L'educazione al riciclo del legno. - Frusco

L’educazione al riciclo del legno.
Guida alla scoperta
del mondo del legno, del recupero
e dello sviluppo sostenibile.

© 2012 Rilegno, Cesenatico.
Progetto editoriale, progetto grafico,
illustrazioni
Studio Pleiadi, Cesena
Testi
Giovanni Barbieri
Supporto Matematico
Alice Ventrucci
Consulenza Scientifica
Antonella Izzo
L’educazione al riciclo del legno.
Guida alla scoperta del mondo
del legno, del recupero
e dello sviluppo sostenibile.
Introduzione pag. 5
Chi è Rilegno pag. 6
www.frusco.it
3
pag. 8
pag. 8
pag. 20
pag. 32
pag. 44
pag. 56
pag. 68

Perché una Guida per gli insegnanti
È il 2002 quando Rilegno decide di avviare un’intensa attività di comunicazione rivolta
ai bambini, consapevole che da loro si debba partire per costruire un più equilibrato
rapporto con il nostro pianeta e le sue risorse, in particolare il legno.
Perché su imballaggi di legno si muovono ancora oggi la maggioranza delle merci,
di derivati del legno sono fatti la maggioranza di mobili e infissi, dal legno si ricava carta,
energia, materiali per la bioedilizia.
Ambasciatore di Rilegno presso i bambini è Frusco, creato dal cartoonist Riccardo Crosa
e protagonista di albi a fumetti, gadget, poster, concorsi a premio, giochi elettronici e
da tavolo, sito internet, eventi ed esposizioni. È un progetto che coinvolge migliaia di
bambini in tutta Italia, portando nelle scuole, con un sorriso, le tematiche dello sviluppo
sostenibile.
Oggi Rilegno rinnova i propri sforzi verso le nuove generazioni, offrendo a insegnanti
ed educatori della scuola primaria uno strumento di didattica esperienziale.
La Guida si propone come un percorso affascinante e multidisciplinare per conoscere,
capire e soprattutto fare. Perché dai banchi di scuola il sapere venga trasferito nella vita
di tutti i giorni, Rilegno ha bisogno di voi, insegnanti ed educatori.
A voi e al vostro prezioso, quotidiano impegno è dedicata questa guida, con la speranza
che diventi un ausilio e uno stimolo per voi e i vostri alunni.
Buon lavoro!
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Chi è Rilegno
Rilegno è un Consorzio senza fini di lucro nato per il recupero e riciclo degli imballaggi,
operante sull’intero territorio nazionale in sinergia con Conai (Consorzio Nazionale
Imballaggi). A Rilegno partecipano le imprese produttrici di imballaggi di legno, i fornitori
di materia prima per la produzione degli imballaggi, gli importatori di materiale
o di imballaggi legnosi ed anche le aziende riciclatrici.
Il Consorzio ha il compito di raggiungere gli obiettivi normativi, garantendo il recupero
degli imballaggi post-consumo quali pallet, cassette per ortofrutta, casse, gabbie e bobine
per cavi provenienti sia dalla raccolta differenziata messa in atto dalle Amministrazioni
Comunali, sia dalla raccolta effettuata da operatori privati presso le industrie e la grande
distribuzione. In base agli accordi pluriennali assunti con Anci (Associazione Nazionale
dei Comuni Italiani) Rilegno può assicurare al riciclo anche altri rifiuti in legno provenienti
dal circuito cittadino, quali mobili e arredi in legno.
Rilegno nasce nel 1998 in seguito all’entrata in vigore del D.Lgs. n. 22 del 1997, che
prevede un nuovo sistema di gestione basato sulla raccolta differenziata e non più
sulla discarica. Ha sede a Cesenatico, in Emilia Romagna, da cui gestisce, con uno staff
numericamente ristretto, quasi 2.200 Consorziati e oltre 380 piattaforme di ritiro
in tutta Italia.
Con la sua azione, Rilegno ha raggiunto e superato gli obiettivi fissati dal legislatore
(riciclo pari al 35%) e ormai il recupero complessivo di imballaggio di legno – pallet,
cassette per ortofrutta e industriali – giunti a fine vita è assestato al 55-60% dell’immesso
al consumo. Il Consorzio impedisce che ogni anno quasi 2 milioni di tonnellate di rifiuti
legnosi (imballaggi ed altro) vadano a finire in discarica, avviandoli alla produzione
di nuovi manufatti. In questo modo il legno si trasforma da rifiuto in risorsa.
Frusco e Rilegno
Frusco, il feligno, un po’ gatto e un po’ folletto, è l’ambasciatore di Rilegno presso
i bambini. È protagonista di coloratissime storie a fumetti. A lui sono dedicati un ricco
kit didattico per le scuole, un gioco multimediale in 3D, un aggiornatissimo sito pieno
di sorprese, notizie e giochi, www.frusco.it, e un concorso per le scuole elementari,
Vincifrusco. E per divertirsi si può giocare a Frusco Adventure, il grande gioco da tavolo
di Frusco. Con Rilegno e il feligno, l’avventura del legno non finisce mai.
FRUSCO
il Feligno
Frusco è un
Feligno, razza
misteriosa di
animaletti che
popolano boschi
e foreste. Frusco ha
lasciato il magico
Boscoprofondo in
cerca di avventure
e ha conosciuto
Anita. Allegro
e vivace, Frusco
è anche un po’
birbante, capace
di far ammattire
gli uomini con i
suoi scherzetti
e monellerie.
BALULE
il baule
Il Balule, come
lo chiama Frusco,
è un baule
magico senza
fondo, dove si può
trovare veramente
di tutto. Se ne ha
voglia, può anche
mostrare denti
bianchi e lingua
rosata, o lavare
e stirare magica-
mente! Poteri e
vita li deve ai
sapienti incantesimi
di riciclo
del buon Mago
Rilegno.
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ANITA
Vespita
Anita Vespita,
soprannominata
La Stecca, è la
vispa e curiosa
ragazzina il cui
regno è il solaio
di casa, che condi-
vide con Frusco e
il Balule. Unica in
famiglia a sapere
dell’esistenza del
feligno, Anita
ne è diventata
l’inseparabile
compagna
d’avventure e
amica per la
pelle.
RILEGNO
il Mago
Mago Rilegno
vive nel cuore di
Boscoprofondo, la
foresta incantata
che sorge intorno
alla città. Sul suo
conto tantissime
sono le voci che
circolano, tanto
che ormai è diventato
un personaggio
mitico.
Frusco e Anita,
però, sanno bene
quanto sia reale
e quanto sia
importante per
le loro avventure.

UNITà 1
Legno
Dalle grandi foreste preistoriche all’Arca di Noè,
dalla storia alla leggenda, un percorso che approfondisce
quanto c’è da sapere sul primo materiale usato dall’uomo
per costruire, trasportare, proteggere.
USCITA DIDATTICA
Per fare un albero
Visita a un vivaio di piante per imparare a conoscerne i diversi tipi
e il ciclo vitale.
STORIA
Legno epico
I grandi manufatti in legno fra storia e leggenda.
INGLESE
Apple Man
La storia di Johnny Appleseed, il primo protettore degli alberi.
ARTE
Dipingere con il legno
Le pitture rupestri e l’uso del carboncino.
SCIENZE
Vita verde
Com’è fatto un albero, la fotosintesi.
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VEDI ANCHE
Per approfondire
gli argomenti
di questa unità,
consultate
il Manualegno,
la guida pratica
al legno a cura
di Consorzio
Rilegno.

Per fare un albero
Come nascono gli alberi? Qual è il loro ciclo vitale?
È giusto abbatterli? Proviamo a rispondere a queste domande
accompagnando gli studenti a visitare un vivaio.
Organizzare la visita
La visita a un vivaio è un momento importante per fare esperienza diretta del mondo
vegetale. Sempre più tecnologizzati, i bambini hanno bisogno di sperimentare con tutti
i sensi il ciclo vitale delle piante. Devono poter toccare il terriccio, le sementi, le foglie
e i fiori, odorare le piante aromatiche, ascoltare le fronde mosse dal vento.
Devono potersi meravigliare e incuriosire, in modo che sia più facile riprendere
gli argomenti una volta tornati in classe.
Occorrente
UNITà 1 - USCITA DIDATTICA UNITà 1 - USCITA DIDATTICA
Ogni bambino dovrà essere dotato di bloc notes, matita
e pastelli colorati. In questo modo potrà osservare e riprodurre
sulla carta le varietà vegetali più curiose, oltre a prendere appunti.
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Sempre più vivai si attrezzano per ricevere
visite di scolaresche, offrendo percorsi
guidati e laboratori: informatevi sui vivai
della vostra località e programmate una
visita di mezza giornata.
Appoggiate un foglio di carta bianca
sulla superficie di una corteccia e
strofinategli sopra un pastello a cera,
avendo cura di non stracciare la carta.
L’immagine che ne risulta rappresenta
l’impronta digitale dell’albero.
La varietà è ricchezza
La visita al vivaio introduce il concetto di biodiversità, ovvero la grande varietà di specie,
habitat, ecosistemi e corredo genetico offerta dalla vita. Preservare la biodiversità aiuta
a mantenere sano il pianeta ed è anche una risorsa economica. Gli alberi, ad esempio, a
seconda del luogo in cui si sono diffusi, hanno sviluppato importanti differenze fra loro,
prestandosi ai più diversi utilizzi da parte dell’uomo: la quercia da sughero per i tappi
del vino; il teak, un albero asiatico dal legno solido e resistente all’acqua, per la nautica;
la balsa, un albero americano dal legno leggerissimo, per l’aeromodellismo.
Se tutti gli alberi di balsa scomparissero, nessun bambino potrebbe più far volare un
modellino di aereo. Ecco perché la perdita di una specie vivente è sempre da scongiurare.
Con l’aiuto degli alunni, portate in classe
i diversi tipi di legno: l’ebano degli
scacchi, il pioppo e il faggio delle
cassette di frutta, il sughero dei tappi,
lo stecco del gelato e così via. Potrete così
apprezzare l’estrema varietà del legno e dei
suoi utilizzi. Se vi sono falegnami attivi in
zona, invitateli in classe a illustrare come si
lavorano le diverse essenze di legno.
La vita degli alberi
Con la visita al vivaio si affronta un altro argomento importante, quello dello sviluppo
sostenibile. Non è pensabile smettere di abbattere gli alberi, perché il legname
serve all’industria di lavorazione del legno. C’è però una sostanziale differenza fra
l’abbattimento di una quercia secolare, che impiegherebbe molti decenni per ricrescere,
e quello di un pioppo, che di anni ne impiega meno di dieci. Il riciclo “allunga la vita”
al legno, perché permette di impiegare la risorsa innumerevoli volte, attraverso un
processo di lavorazione a basso impatto ambientale. Nel frattempo, la crescita di nuovi
alberi assicura la disponibilità di nuovo legname. I pioppeti italiani, concentrati al 70%
in Pianura Padana, per un totale di circa 100.000 ettari, consentono insieme alle grandi
industrie del riciclo che questo circolo virtuoso funzioni. Lo sviluppo sostenibile permette
all’economia di crescere senza sprecare una delle più preziose materie prime naturali:
il legno, appunto.
Al vivaio fatevi consegnare i semi di un albero e fate partecipare la classe alle varie fasi
della coltura: dalla germinazione dei semi sotto vetro allo sviluppo della piantina, fino al
trapianto all’aperto, nel giardino della scuola o altro luogo idoneo.
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Legno epico
UNITà 1 - STORIA
I grandi manufatti in legno fra storia, leggenda e sacralità.
Il Cavallo di Troia e l’Arca di Noè.
Una città conquistata con l’inganno
“Cavallo di Troia” è una locuzione entrata nel linguaggio comune a indicare un diversivo
capace di superare le difese del campo avverso. Trae la sua origine dall’Odissea di
Omero, in cui si narra di come l’esercito assediante degli Achei, gli odierni greci, riuscisse
a penetrare entro le mura di Troia con uno stratagemma ideato dall’astuto Ulisse: un
gigantesco cavallo di legno entro cui nascondere i più abili guerrieri. Fingendo di ritirarsi,
l’esercito greco lasciò sulla spiaggia il cavallo, che fu portato entro le mura dai troiani.
Ma nottetempo da esso scesero gli achei, aprendo le porte al resto dell’esercito,
nel frattempo tornato indietro. Troia fu così conquistata e data alle fiamme.
La leggenda del Cavallo di Troia ha, secondo alcuni studi recenti, un fondamento di
verità storica. Si trattava probabilmente di una macchina da guerra in legno in grado
di contribuire in modo determinante all’assedio della città di Troia, in Turchia nel 1200
circa a.C. Forse era dotata di sembianze equine, poiché al tempo il cavallo era una novità
in Asia Minore, dove fu importato dagli Ittiti, e pertanto la sua effige assumeva un valore
leggendario se non divino. Secondo altri studiosi si trattava di una torre mobile con le ruote
protette da pelle d’equino bagnata, atta a respingere gli attacchi di frecce infuocate.
Il Cavallo di Troia esercita da sempre
un grande fascino sui bambini.
Fate loro disegnare l’episodio narrato
nell’Odissea – e non nell’Iliade, che termina
con la morte di Ettore – e nell’Eneide.
Il cavallo o macchina da guerra era fatto probabilmente di abete rosso, rovere, acero
e pino. L’abete rosso o peccio, alto fino a 60 metri, è la conifera più longeva al mondo.
Dal peccio si ricava legno per le casse armoniche degli strumenti musicali a corda.
Il rovere è una quercia alta fino a 40 metri con profonde radici che le permettono
di sopravvivere alla siccità. Il suo legno è spesso usato per contenere
vini e liquori. L’acero o sicomoro, ha un legno indicato per la costruzione
di liuti ed è impiegato in arboricoltura, ovvero in piantagioni finalizzate
alla produzione di legname. Il pino è un sempreverde il cui legno,
facile da lavorare, è in uso nella fabbricazione di imballaggi.
UNITà 1 - STORIA
Una nave per tutti gli animali
L’Arca di Noè è l’imbarcazione entro cui Noè portò alla salvezza le specie animali
durante il Diluvio Universale. Quest’ultimo compare nelle tradizioni di popoli
anche molto distanti fra loro, dagli africani ai popoli dell’America meridionale, tanto
che si è ipotizzata l’esistenza di un’antichissima catastrofe naturale che sommerse gran
parte del pianeta. La stessa figura di Noè è comune alle tre grandi religioni monoteiste:
ebraismo, cristianesimo e islamismo. L’esistenza storica dell’Arca è ancora oggi molto
dibattuta. Il suo relitto si troverebbe sul monte Ararat, in Turchia, al confine con Armenia,
Azerbaijan e Iran, in zona militarizzata. Nonostante alcune foto e resoconti di spedizioni,
non è stata data ad oggi una prova conclusiva sulla sua reale esistenza. Dal punto di
vista storico, non vi è certezza neppure sul legno che avrebbe potuto costituire il mitico
vascello. L’Antico Testamento parla genericamente di legno ricoperto di bitume, in cui
alcuni hanno voluto vedere il cedro, e altri il cipresso. La lunghezza dell’Arca è indicata
nella Bibbia pari a 300 cubiti, che corrispondono circa a 137 metri, facendo dell’Arca la più
grande imbarcazione in legno mai costruita. Le conoscenze ingegneristiche dell’epoca,
tuttavia, secondo quanto a noi noto, non erano sufficienti per costruire un’imbarcazione
di quelle dimensioni in grado di navigare.
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Il cedro è un albero di grandi dimensioni,
che può toccare i 60 metri d’altezza,
diffuso in tutto il bacino del Mediterraneo.
Grazie al tronco lungo, massiccio e ricco
di resina, il cedro veniva usato dai Fenici
per costruire grandi imbarcazioni.
Il cipresso, invece, è alto e affusolato,
con radici a sviluppo prevalentemente
verticale, e per questo molto diffuso
nei cimiteri, poiché esse non
penetrano nelle sepolture
circostanti.

Apple Man
La storia e la leggenda di Johnny Appleseed,
“Giovanni Semedimela”, il padre della coltivazione del melo
negli Stati Uniti.
Una vita leggendaria
La vita di John Chapman, nato nel 1774 e morto nel 1845, è ammantata di leggenda
negli Stati Uniti. Giardiniere, vivaista, predicatore, attraversò in povertà gli Stati Uniti
d’America, diffondendo la coltivazione della mela in Ohio, Illinois e Indiana.
Allevato in Massachusetts, appena diciottenne raggiunge la frontiera americana,
il mitico West, dove inizia una vita errante diffondendo la coltura dei meli.
Amico dei pellirosse, dei pionieri e degli animali, vegetariano e profondamente religioso,
Johnny morì intorno al 1845, diventando una figura leggendaria, spesso ritratta con un
tegame in testa come copricapo (Tin Cap). Il suo compleanno è celebrato il 26 settembre.
Apple = mela
Apple core = torsolo di mela
Stipe = picciolo
Tree = albero
Bark = corteccia
UNITà 1 - INGLESE
Trunk = tronco
Log = ceppo di legno
Branch = ramo
Orchard = frutteto
Roots = radici
Leaf (plurale: leaves) = foglia
Earth = terra
UNITà 1 - INGLESE
Johnny Appleseed Grace
Questo è l’inno religioso che secondo la leggenda Johnny Appleseed intonava
nelle sue peregrinazioni e che ancora oggi viene cantato in molte famiglie americane
prima del pasto.
Oh, the Lord’s been good to me.
And so I thank the Lord
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For giving me the th ings I need:
The sun, the rain and the appleseed;
Oh, the Lord’s been good to me.
Oh, and every seed I sow
Will grow into a tree.
And someday there’ll be apples there
For everyone in the world to share.
Oh, the Lord is good to me.
Oh, here I am ‘neath the blue, blue s k y
Doing as I please.
Singing with my feathered friends
Humming with the bees.
I wake up every day,
As happy as can be,
Because I know that with His care
My apple trees, they will still be there.
The Lord’s been good to me.

Dipingere con il legno
La pittura rupestre e la tecnica artistica
del carboncino.
Arte magica
UNITà 1 - ARTE
L’esigenza di dipingere ha nell’uomo radici antichissime, che risalgono alla
preistoria. Nel paleolitico superiore, fra i 40 e i 35 mila anni fa, si diffuse la
rappresentazione sulle pareti di grotte di scene di caccia, probabilmente intese
a rendere propizia questa attività. Al riparo da luce solare e agenti atmosferici,
le grotte conservano ancora oggi questi antichissimi dipinti, dove sono riconoscibili orsi,
cervi, bisonti e cavalli. Le figure umane sono per lo più stilizzate, mentre sono visibili
impronte di mani umane. Le pitture rupestri più famose si trovano a Lascaux,
La Marche e Pont d’Arc, in Francia, ad Altamira, Spagna e in Sudafrica.
Per realizzare le loro opere, gli uomini primitivi usavano tinte di origine minerale.
Ocra gialla (limonite) o rossa (ematite), manganese e carbone erano i più diffusi, usati
direttamente sulla pietra oppure triturati e mescolati a materiali leganti, come ad esempio
grasso animale. Questa mistura liquida veniva stesa con le dita oppure con pennelli
rudimentali di pelo animale o ciuffi d’erba. Erano in uso anche tamponi di muschio
e cannucce di legno con cui il colore veniva spruzzato sulla pietra.
L’arte del Neolitico abbandona via via le scene di vita quotidiana e diventa arte sacra,
con rappresentazioni di simboli magici che sono un tramite con il divino.
Con la nascita dei sacerdoti quali custodi del rapporto con le divinità, la pittura diventa
decorativa nell’età del bronzo, preludendo all’invenzione della scrittura.
Il carboncino non è altro che legno
carbonizzato. Proprio per la semplicità con
cui si ottiene, è uno degli strumenti di disegno
più antichi che si conoscano.
La durezza del carboncino è legata alla
maggiore o minore carbonizzazione del legno.
Le moderne matite a carboncino utilizzano
carbone legato con argilla.
UNITà 1 - ARTE
Disegniamo a carboncino
Il carboncino è una tecnica artistica che, a causa dell’estrema friabilità dello strumento
di disegno, non consente grande precisione e richiede perciò ampie superfici.
D’altra parte, offre un’ampia varietà e profondità di sfumature, particolarmente adatte
a delineare luci e volumi.
Occorrente
• carboncino
• foglio da disegno in grande formato
• gomma pane
• cotone idrofilo
• fissativo spray
Procedimento
Provate a disegnare una figura umana o animale. Iniziate con segni leggeri e proseguite
via via con segni più decisi. Una volta impostato il disegno principale, le sfumature
possono essere rese più uniformi e graduali agendo sul pigmento con la punta delle dita
o con un batuffolo di cotone idrofilo. Per dare colpi di luce, si può utilizzare la gomma
pane per togliere delicatamente segni o campiture. Per evitare che il disegno finito subisca
danni, può essere protetto con un fissativo spray.
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Attenzione alla polvere che si deposita
durante il disegno, che va lasciata cadere
inclinando il foglio. Se si tenterà di
asportarla con le mani, lascerà vistosi segni
neri. Attenzione anche a non sfregare
inavvertitamente parti della mano o del
braccio sul foglio, creando scie.
Nell’uso del fissativo, mantenete una
distanza dal foglio di 20-30 centimetri
e distribuite uniformemente il prodotto,
evitando accumuli. Quando il primo strato è
asciutto, procedete con il secondo.
Effettuate l’operazione all’aria aperta.

Vita verde
UNITà 1 - SCIENZE
L’albero, un perfetto organismo vivente che ci aiuta a respirare.
Anatomia di un albero
L’albero è un organismo vivente a cui si deve rispetto e attenzione.
Staccare rami, foglie o pezzi di corteccia può danneggiarlo.
È composto di radici, tronco (fusto legnoso) e chioma, ovvero l’insieme di rami e foglie.
La chioma può variare molto secondo la specie e l’habitat: ci sono alberi a forma
di ombrello come il pino marittimo, cono come l’abete, fuso come il cipresso
o palla come il melo.
Lo strato più esterno del tronco, la “pelle” dell’albero, è la corteccia.
Sotto di essa si trova il libro, uno strato importante perché qui circolano i nutrimenti
prodotti dalle foglie, la cosiddetta linfa. Lo strato successivo, il cambio, è un po’ il cuore
dell’albero, una sottilissima superficie di cellule che regola le principali funzioni vitali.
Nell’alburno, o legno attivo, viaggiano acqua e nutrimenti assorbiti dalle radici e trasferiti
a ogni parte della pianta. Il legno inattivo, infine, è duro, ricco di oli e resina, con la
funzione di sostenere tutto l’albero.
Alburno
Legno inattivo
Cambio
Collocate un gambo di sedano in un contenitore alto di vetro, come ad esempio un
barattolo per conserve. Versate acqua fino a riempirlo per metà, poi aggiungete alcune
gocce d’inchiostro scuro. Il giorno successivo estraete il sedano: vedrete che l’inchiostro
è risalito lungo sottili venature, come nel sistema linfatico degli alberi.
Corteccia
Libro
UNITà 1 - SCIENZE
Alberi golosi
In natura, gli alberi sono in grado di procurarsi da soli il cibo
di cui hanno bisogno, senza dover andare a caccia o spostarsi.
Fondamentalmente sono golosi, poiché il loro nutrimento è il glucosio,
uno zucchero. Ma come riescono a trovarlo? Semplicemente, se lo fabbricano.
Attraverso le radici assorbono l’acqua che è presente nel terreno, e da qui raggiunge
le foglie, dove entra in contatto con la clorofilla.
Questa sostanza, che dà alle foglie il caratteristico colore verde, è capace
di trasformare l’energia del sole in energia chimica, necessaria a trasformare l’acqua
in idrogeno e ossigeno. Le foglie assorbono anidride carbonica attraverso minuscole
aperture chiamate stomi. Questo gas, combinandosi con idrogeno e ossigeno, permette
all’albero di creare il glucosio che gli serve, mentre l’ossigeno in eccesso è liberato
in atmosfera. È come se l’albero respirasse al contrario, rispetto a noi: aspira anidride
carbonica ed espira ossigeno.
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Da dove respira un albero?
Dagli stomi, piccolissimi fori sulla superficie
delle foglie. Per osservarli, è sufficiente
passare una lente d’ingrandimento sulla
superficie di una foglia.
Ponete in un recipiente di vetro alcune
foglie verdi e versatevi sopra abbondante
alcol denaturato. Chiudete il contenitore
e osserverete l’alcol diventare sempre più
verde giorno dopo giorno, man mano che
assorbe la clorofilla contenuta nelle foglie.

UNITà 2
Imballaggi di legno
Un percorso fra storia, matematica, giochi e pittura
per scoprire perché ancora oggi questa materia prima
è largamente usata per il trasporto.
STORIA
Legno da trasporto
Navi, carri, botti, pallet: piccola storia dell’imballaggio.
MATEMATICA
I numeri del legno
Esercizi per conoscere i numeri degli imballaggi in legno.
LAVORO DI GRUPPO
A ciascuno il suo
Un gioco a squadre per imparare a distinguere
i diversi tipi di imballaggio e il loro utilizzo.
SCIENZE
Di legno è meglio
Le caratteristiche e proprietà
che rendono il legno la materia ideale
per tutti gli imballaggi.
ARTE
Dipingere la tavola
Tutto sulla pittura su legno.
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VEDI ANCHE
Per approfondire gli argomenti
di questa unità, potete consultare
il sito ufficiale del Consorzio
Rilegno www.rilegno.org

UNITà 2 - STORIA
Legno da trasporto
Merci, alimenti, olio e vino: la lunga storia e il brillante
presente del legno da imballaggio.
Il legno, il miglior amico dell’uomo
Da quando l’uomo ha abbandonato le caverne, intorno al 10.000 a.C., il materiale
principale adoperato per costruire la propria dimora è stato il legno, per la sua flessibilità,
insieme alla pietra, per la sua durabilità. Lavorato per innalzare capanne o palafitte,
ma anche per intagliare utensili, semplici slitte per il trasporto, contenitori e sculture,
il legno diventa materia prima per ruote e carri nell’antica Babilonia, intorno
al 3.000 a.C. Alla fine del Neolitico risale il primo uso del legno nella nautica,
con rozze imbarcazioni ricavate da tronchi scavati. L’introduzione del calafataggio,
ovvero l’impermeabilizzazione del legno mediante bitume, tecnica introdotta
dagli antichi Sumeri, favorì il diffondersi della navigazione lungo i grandi fiumi
e per mare intorno al 3.500 a.C. Gli Egizi navigavano sul Nilo a bordo di grandi
barche a vela, oltre a utilizzare il legno per l’arredamento, mentre i Fenici
aprivano nuove rotte commerciali in tutto il Mediterraneo.
Proprio il diffondersi del commercio rese necessaria la creazione
degli imballaggi, cioè dei contenitori per il trasporto
e l’immagazzinamento delle merci.
Anche il sughero è legno, leggero, resistente,
isolante e impermeabile. Per un divertente
gioco di gruppo, fate portare in classe dagli
alunni tappi usati di sughero e bandierine
da tartine (in alternativa, potete costruirle
con carta colorata e stuzzicadenti).
Tagliate longitudinalmente i tappi e
piantate al centro della parte piatta la vela.
Ponete le barchette in un grande recipiente
con un po’ d’acqua: soffiando sulla vela
del loro vascello, i bambini competeranno
fra loro per chi raggiungerà per primo
il traguardo.
Di bene in legno
UNITà 2 - STORIA
I primi imballaggi erano ceste di vimini intrecciato, fiasche ricavate da pellame animale,
anfore e vasi di terracotta, sacche in tessuto, orci in bronzo, contenitori in vetro.
Per carichi più pesanti, il legno era il materiale più diffuso, trasportando i beni in slitte
e casse in legno di vario tipo e dimensione.
Alle anfore, assai diffuse per il trasporto di olio e vino, succedono le botti in legno,
introdotte dai Celti e diffuse dalla Gallia Cisalpina a tutto il Mediterraneo in epoca
romana.
Il pallet, la classica pedana in legno per la movimentazione delle merci nota anche
come pancale o bancale, è invece giovanissimo. Fu introdotto dall’esercito statunitense
nella Seconda Guerra Mondiale, partendo dalla constatazione che le merci erano molto
più facili da spostare e immagazzinare se sistemate su pedane di legno, che provvedevano
anche a un adeguato isolamento da terra.
Il legno è sempre stato usato in edilizia,
soprattutto per tetti e coperture dagli
antichi popoli mediterranei. La capriata,
l’elemento portante a triangolo, fu
inventato dai romani nel IV secolo d.C. A
loro si deve anche la tecnica dei pali per
fondazioni, cioè il sistema che ancora
oggi assicura stabilità agli edifici mediante
fondamenta. I pavimenti in legno erano
in uso fin dall’antichità, ma conobbero
il massimo splendore in Francia dalla fine
del Seicento e nel secolo successivo,
da cui l’odierno termine “parquet”.
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I numeri del legno
UNITà 2 - matematica
Conosciamo meglio i numeri del legno in Italia attraverso
alcune esercitazioni pratiche.
Legno e Rilegno
Rilegno è il Consorzio Nazionale per la raccolta, il recupero e il riciclaggio degli
imballaggi di legno in Italia. Conta in tutta Italia oltre 2.200 Consorziati tra produttori
di imballaggi e fornitori di materiali ed ha attivato un network di 380 piattaforme
consortili in tutte le regioni italiane e così suddivise: 223 al Nord, 67 al Centro, 90 al Sud.
Il Consorzio ha attivato collaborazioni con circa 5.000 Comuni, pari al 60% del totale,
servendo complessivamente 42 milioni di abitanti (circa il 75% del totale).
Sul totale di oltre 2.300.000 tonnellate di imballaggi di legno circa immesse al consumo
nel 2011, in Italia grazie all’attività di Rilegno quasi il 60% viene sottratta alle discariche.
La parte prevalente è inviata a impianti nazionali e la trasformano in agglomerati lignei,
ovvero pannelli truciolari, da destinarsi poi alle industrie del mobile e dell’arredo.
Quote inferiori vengono impiegate invece nella produzione di paste per l’industria
cartaria e per la produzione di blocchi in legno-cemento per applicazioni di bio-edilizia:
una ulteriore quota residuale sarà destinata alla produzione di compost per agricoltura.
Si sta sempre più diffondendo la pratica di riparare imballaggi usati per destinarli
nuovamente alla loro funzione originaria (quasi esclusivamente per i pallet).
Infine una quota in aumento di anno in anno viene bruciata per la produzione
di energia elettrica e termica.
Sul totale annuo di legno
mandato in discarica in Italia..
..la maggior parte viene recuperato da Rilegno e trasformato in:
Legno per
il riciclo
Legno
rigenerato
Compost
Fonte
energetica
UNITà 2 - matematica
Esercizi per la classe terza
In Italia sono distribuite su tutto il territorio nazionale delle piattaforme per la raccolta
del legno. Di queste, 220 si trovano al Nord, 65 al Centro e 65 al Sud. Quante sono in tutto?
In un magazzino sono contenute 250 casse in legno, mentre nel magazzino a fianco
i pallet sono 60 in meno. Quanti sono i pallet? Quanti sono in tutto gli imballaggi
in legno?
Un centro di spedizioni deve inviare dei pacchi a 9 destinatari diversi.
Arrivano 6 pallet con 3 scatole ciascuno, 6 pallet con 15 scatole e 27 scatole.
Quante scatole sono arrivate in tutto? Se le scatole vanno divise in parti uguali,
quante ne riceverà ciascun destinatario?
Esercizi per la classe quarta
Una cassa di pesche pesa 15 kg al lordo.
Se la scatola vuota pesa 900 g, qual è il peso delle pesche? Calcolalo sia in kg che in g.
Una cassa di mele pesa 16 kg al lordo. Se il peso netto delle mele è 155 hg, qual è il peso
della cassa vuota? Calcolalo sia in kg che in hg.
La mamma va al mercato e compra 3 kg di pesce al prezzo di 10.5 euro al kg e 3 kg di
mele al prezzo di 2 euro al kg. Quanto spende in tutto? Se paga con una carta da 50 euro,
quanto riceve di resto?
Esercizi per la classe quinta
Rilegno, grazie alla sua attività, serve 42000000 di abitanti italiani, pari al 75%
(75/100) dell’intera popolazione. Quanti sono gli italiani?
La superficie di un pallet EUR ha la base e l’altezza di 80 cm e 120 cm.
Calcola perimetro ed area.
Il pallet più diffuso nella distruzione dei prodotti ortofrutticoli
ha la base e l’altezza di 100 cm e 120 cm.
Calcola perimetro ed area.
24 25

A ciascuno il suo
UNITà 2 - lavoro di gruppo
Le merci viaggiano ancora oggi, in larga misura, entro
imballaggi in legno. Ecco un gioco a squadre che aiuterà a
distinguerli per funzione d’uso.
Identikit dell’imballaggio in legno
L’imballaggio è un oggetto che ha la funzione di contenere, sostenere e proteggere
un bene durante il suo trasporto, spostamento o immagazzinamento. Il legno, per le sue
caratteristiche, è ancora oggi ampiamente impiegato nella produzione di imballaggi,
che si dividono principalmente nei seguenti tre tipi (sebbene ne esistano anche altri,
tra cui quelli in sughero come i tappi):
Imballaggi industriali
Gli imballaggi industriali
possono avere svariate
forme e dimensioni e
sono generalmente
utilizzati per contenere e
trasportare beni destinati
alle aziende produttrici.
Giungono al consumo
domestico quelli contenenti
elettrodomestici, cristalli,
sculture, ecc, mentre altri
terminano la loro vita nel
circuito della produzione
e della distribuzione.
Imballaggi ortofrutticoli
Sono impiegati nelle fasi di
raccolta, confezionamento,
immagazzinamento,
trasporto e vendita di
frutta e verdura. Destinati
principalmente a mercati
generali e centri di grande
distribuzione (super e
iper-mercati), giungono in
parte anche ai venditori al
dettaglio (negozi di frutta
e verdura o alimentari
in genere) e più raramente
entrano nelle case dei
consumatori finali di frutta
e verdura (la cassetta
di fragole acquistata
al mercato).
Pallet
Il pallet, l’imballaggio
di legno più diffuso
in circolazione, anche
conosciuto come pedana
o bancale, è una
piattaforma di legno
con dimensioni compatibili
per lo spostamento con
carrelli a forche, i
cosiddetti “muletti”.
È usato dalle aziende per
l’immagazzinamento, lo
spostamento e il trasporto
di merci e carichi di tutti
i generi.
Per far memorizzare i tre principali tipi di imballaggio, fateli disegnare anche sommariamente.
Mostrate i disegni più riusciti a tutta la classe e fate loro ripetere il nome dell’imballaggio.
Giochiamo!
UNITà 2 - lavoro di gruppo
Per giocare con gli imballaggi in legno, preparate o fate preparare agli alunni dei
bigliettini di carta. In ciascuno di essi sarà indicato e/o raffigurato con un disegno, uno dei
soggetti di cui alla tabella sottostante.
Piegate i bigliettini e metteteli in una scatola o sacchetto.
Dividete la classe in due o tre squadre e fate sorteggiare a ogni alunno un bigliettino.
Indicate per nome o disegnate alla lavagna i tre tipi di imballaggio: industriali,
ortofrutticoli, pallet.
Stabiliti i turni, fate assegnare a ogni alunno la merce all’imballaggio giusto.
Vince la squadra che compie il maggior numero di abbinamenti corretti.
Tubi di grandi dimensioni
Cavi elettrici
Cavi telefonici
Cavi metallici
Imbarcazioni
Damigiane
Mele
Melanzane
Insalata
Cestini di fragole
Cestini di kiwi
Televisore
Acqua minerale
Scatole di cereali
Libri
Lavatrice
Motori per automobili
Grandi attrezzi per
palestre
Pali
Componenti di aerei
Zucchine
Ciliegie
Limoni
Banane
Pomodori
Mobili
Lettore DVD
Personal Computer
Vestiti
Detersivi
Se il gioco si svolge all’aperto, potete disegnare o scrivere il nome delle merci su pezzi di stoffa
e dividere la classe in due squadre. Il pezzo di stoffa dovrà essere conquistato da una delle
squadre secondo le regole del “Gioco del Fazzoletto”.
Una volta preso, dovrà essere abbinato al giusto imballaggio. Vince la squadra che compie
il maggior numero di abbinamenti corretti.
26
27
Imballaggi
industriali
Imballaggi
ortofrutticoli
Pallet

Di legno è meglio
UNITà 2 - scienze
Per millenni, il legno è stato adoperato per gli imballaggi.
Scopriamone i motivi scientifici, approfondendo le qualità
di questo materiale.
Il legno vive!
Il legno è composto da fibre di cellulosa unite fra loro da lignina.
La cellulosa è una fibra molto resistente da cui si ricava principalmente
carta e cartone, ma anche cellophane e rayon. La lignina è una sostanza
molto complessa che serve alla pianta per trasportare acqua e nutrimento,
acquisire robustezza e resistenza agli urti, flessibilità e capacità di contrastare
l’azione di microorganismi esterni. Quando cresce, l’albero diventa più grosso,
aumenta cioè di diametro. Questo sviluppo avviene per strati che crescono
fra la parte più interna e quella più esterna, la corteccia.
L’albero cresce mediamente di uno strato o anello per anno: contando
gli anelli è possibile stimare in modo attendibile l’età della pianta.
Dal legno si ricava la polpa, principale ingrediente della
carta. La presenza di lignina, sensibile alla luce, fa ingiallire
la carta. Inoltre, il legno è ancora usato come materiale
per l’edilizia e come combustibile.
Fate portare in classe due quotidiani uguali ed estraete la stessa
pagina da ognuno di essi. Mettete una pagina dentro una scatola
da scarpe e affiggete l’altra a una finestra in cui batte il sole durante
la giornata. Dopo qualche giorno, mettete a confronto le due pagine
di giornale: una sarà ancora bianca, l’altra sarà ingiallita per la
presenza di lignina.
Le virtù legnose
UNITà 2 - scienze
L’ampia diffusione del legno per contenere e sostenere prodotti alimentari è dovuta
ad alcune sue virtù davvero uniche:
È elastico e resistente, in larga parte facile da lavorare.
È igienico: l’impermeabilità del legno impedisce alla sporcizia di penetrare nelle fibre.
Basta lavarlo per pulirlo, ecco perché è così usato in cucina per battilarde e utensili.
È isolante: non conduce il calore. Basta pensare al cucchiaio di legno che si usa per
cucinare, il cui manico non si scalda mai. O alle cassette delle pesche, dove la frutta si
mantiene più a lungo.
È igroscopico: il legno può assorbire e cedere umidità, quindi conserva meglio gli alimenti.
È biodegradabile al 100%: può essere usato per il compostaggio, ovvero diventare
ingrediente per concimi.
È riciclabile: se correttamente raccolto può essere interamente impiegato nella produzione
di manufatti quali i pannelli truciolari, ampiamente utilizzati in Italia nella fabbricazione
di mobili e arredi in legno.
È disinquinante: l’albero assorbe anidride carbonica, che entra a far parte delle fibre
del legno. Il processo di riciclo preserva le fibre, impedendo la liberazione di anidride
carbonica in atmosfera.
Elastico e resistente
Igroscopico
Per verificare la proprietà isolante del legno, fate portare in classe un cucchiaio di legno, uno
di metallo e uno di plastica. Lasciateli al sole o esposti a una fonte di calore per circa un’ora.
Poi fateli toccare agli alunni, che potranno constatare come il cucchiaio in legno si sia scaldato
meno degli altri utensili e si raffreddi più velocemente.
28 29
Igienico
Biodegradabile
e riciclabile
Isolante
Disinquinante

UNITà 2 - arte
Dipingere la tavola
Cos’è e come si realizza la pittura su legno.
Quadri di legno
Prima che la pittura fiamminga del XV secolo introducesse la tela come superficie su
cui dipingere, rendendo così i quadri più leggeri e facili da trasportare, il supporto più
usato era il legno, fin dal mondo antico. Lo attestano i numerosi esempi di pittura lignea
dell’Antico Egitto, ottimamente conservati per il clima secco del deserto, e la produzione
bizantina, pervenuta in forma estremamente ridotta a causa degli iconoclasti del secolo
VIII. Durante il Medioevo, fra il XII e il XIV secolo, la pittura lignea conobbe un periodo
di grande splendore attraverso i trittici o polittici che adornavano gli altari delle chiese,
le celebri pale d’altare dalle splendide cornici. Per realizzarle si sceglievano legni molto
stagionati per garantire la necessaria stabilità alla superficie da dipingere (il legno
giovane è infatti soggetto a deformazioni) e privi di nodi. Le essenze più diffuse erano
pioppo, tiglio e cipresso, mentre controindicato era il legno di castagno, che a causa
della presenza di tannino dava origine a efflorescenze in grado di danneggiare lo strato
dipinto. Tiglio, larice e abete erano invece i legni più adoperati per la produzione di icone,
raffigurazioni sacre su tavolette molto diffuse in Russia e nei paesi dell’est europeo.
Pioppo Tiglio Cipresso
I nodi del legno sono zone del tronco
in cui si è sviluppato l’inizio di un ramo.
La crescita avviene a partire dal midollo
e per successivi strati esterni, proprio come
il tronco. A volte il ramo si secca e cade,
lasciando visibile il nodo. L’irregolarità della
superficie del nodo ne rende sconsigliabile
l’utilizzo per la pittura lignea.
UNITà 2 - arte
Dipingiamo sul legno!
La preparazione della tavola su cui dipingere era lunga e complessa, con successivi strati
di colla, tela e gesso applicati sulla superficie accuratamente levigata.
Il colore a tempera veniva steso per velature successive, dalle più scure a quelle più chiare.
Gli sfondi dorati erano ottenuti con foglia d’oro e il colore fissato con gommalacca.
Naturalmente per la nostra pittura su legno useremo una tecnica semplificata.
Occorrente
• cassette ortofrutticole usate e pulite
• carta vetrata
• straccetto
• colla vinilica (vinavil)
• gesso acrilico (in vendita in tutti i negozi
di Belle Arti)
• tempere, pennelli e acqua
Procedimento
Levigate il legno con carta vetrata fino a ottenere una superficie liscia e omogenea,
che pulirete dai residui con lo straccetto.
Se usate le tempere direttamente sul legno, il colore tenderà a essere assorbito e a
spandere. Con un pennello, stendete quindi uno strato di una mistura leggermente
appiccicosa di colla e acqua, che fungerà da isolante. Una volta asciutta, procedete
con un secondo strato. Ora stendete il gesso acrilico, creando la base su cui dipingere.
Partite dalle tinte più scure e proseguite via via con le più chiare.
Per i fondi dorati potete usare della carta da collage color oro. Infine, fissate il colore
con un fissativo spray, all’aria aperta.
Potete creare piccoli quadri già provvisti di cornice dipingendo direttamente sul fondo della
cassetta. Oppure potete decorare i lati esterni per creare vivaci scatole portaoggetti.
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UNITà 3
Quand’è che una cosa diventa un rifiuto?
Un itinerario fra storia, scienza e musica per scoprire
cosa sono davvero i rifiuti e come gestirli.
SCIENZE
In natura non si butta via niente
Perché gli animali non hanno bisogno di discariche?
I rifiuti che la natura è in grado di smaltire.
MUSICA
Suoniamole ai rifiuti
Costruire degli strumenti musicali con alcuni comuni rifiuti in legno.
EDUCAZIONE AMBIENTALE
Ripensare ai rifiuti
Non è detto che il cassonetto sia l’unico destino dei rifiuti.
Scopriamo quali sono le altre opzioni.
ITALIANO/EDUCAZIONE CIVICA
Le buone pratiche
Una guida ai comportamenti virtuosi
per limitare i rifiuti.
STORIA
Al tempo dei rifiuti
Piccola storia dei rifiuti, dal mondo
antico ad oggi.
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VEDI ANCHE
Per approfondire gli argomenti di
questa unità, potete coinvolgere gli
alunni nei giochi e attività
contenuti nelle raccolte degli albi
di Frusco realizzate da Rilegno.

UNITà 3 - scienze
In natura non si butta via niente
Come vengono gestiti i rifiuti in natura?
E qual è il ruolo del legno?
Da rifiuto a risorsa
In natura non esistono i rifiuti: quello che non serve più a un organismo è utilizzato
come risorsa da un altro, in una catena in cui nulla va perso o scartato.
La catena alimentare inizia con i vegetali, gli unici in grado di produrre cibo da soli,
a partire da sole, acqua, aria e terra. Attraverso la fotosintesi clorofilliana (vedi Unità 1)
le piante sintetizzano gli elementi necessari per crescere e riprodursi.
Al secondo posto nella catena alimentare ci sono gli erbivori, che si nutrono dei vegetali.
Al terzo posto ci sono i carnivori, che si nutrono degli erbivori.
Al quarto posto si collocano i carnivori che si nutrono di altri carnivori.
Quando un animale muore, altri animali si nutrono del suo corpo, mentre resti ed
escrementi vengono decomposti dai microrganismi sul terreno, per la maggior parte
batteri e funghi. Questi trasformano i composti organici in minerali, che scendono
nel terreno a nutrire le piante, le quali li trasformano nuovamente in sostanze organiche.
Il rifiuto è lo scarto prodotto dall’uomo che la natura non riesce a inserire all’interno
di questo ciclo.
Vegetali Erbivori Carnivori
Fate portare in classe diversi tipi di rifiuto: cassetta di legno, scarti di cucina, carta di giornale,
vetro, alluminio, plastica. Seppellite ciascun gruppo in buche diverse nel giardino della scuola
o altro luogo idoneo. Segnalate con cartellini la collocazione dei diversi materiali.
Dopo circa due mesi, procedete a estrarre i gruppi di rifiuti dal terreno. Potrete così constatare
i diversi gradi di decomposizione di ogni tipo di rifiuto.
UNITà 3 - scienze
Ogni rifiuto a suo tempo
Quanto ci mette la natura ad assorbire e trasformare in sostanze utili i rifiuti che
produciamo? In alcuni casi, molto, moltissimo tempo. Per esempio, è giunto intatto fino
a noi del vetro impiegato dai nostri antenati di 4.000 anni fa! Ecco quanto dura il ciclo
vitale di alcuni fra i più comuni rifiuti:
Fazzoletto di carta: 4 settimane. Quotidiano: 6 settimane. Chewing-gum: 5 anni.
Mozzicone di sigaretta: tabacco e carta ci mettono 3-4 mesi, ma il filtro può impiegare
fino a 8 anni. Barattolo di alluminio (bibite e birra): l’alluminio impiega fino a 100
anni. Sacchetto di plastica: fino a 500 anni. Bottiglia di plastica: fino a 1.000 anni.
Bottiglia di vetro: migliaia di anni.
È facile capire che gettare i rifiuti per terra è la soluzione peggiore, non tanto per
l’ambiente, ma per la salute e quindi la sopravvivenza del genere umano. Bisogna cercare
perciò di agire all’origine del problema, limitando la produzione di rifiuti e avviando
il riciclo delle materie prime con la raccolta differenziata.
34 35
Il legno naturale è biodegradabile al 100%.
Quando un ramo secco si stacca, diventa
habitat per insetti, funghi e batteri. Alcuni
organismi si nutrono del legno, come le
termiti, digerendolo e trasformandolo
in sostanze nutritive. Il tempo di
decomposizione varia molto secondo il
tipo di legno e di clima: per legni teneri
e habitat caldi con buona percentuale di
umidità, il processo può impiegare pochi
anni; per conifere in ambienti freddi
possono volerci migliaia di anni. In ogni
caso, il legno naturale – anche quello
impiegato per produrre imballaggi – non
libera alcun tipo di sostanze nocive durante
la decomposizione.

UNITà 3 - musica UNITà 3 - musica
Suoniamole ai rif iuti
Una guida alla costruzione di semplici strumenti
musicali in legno.
Legni musicali
Con il termine “legni”, in campo musicale, s’intendono di solito alcuni strumenti a fiato
come l’oboe, il flauto dolce e altri, che erano originariamente in legno, oggi rimpiazzato
da altri materiali. Il legno fa parte in realtà di moltissimi strumenti musicali, perché
è in grado di creare casse armoniche di grande pregio. I famosi violini Stradivari devono
le loro straordinarie qualità anche al legno di abete rosso della Val di Fiemme di cui sono
composti. Questo è dovuto al fatto che il legno è un cattivo conduttore del suono, ma
lo riflette arricchendolo. Secondo le caratteristiche di durezza, compattezza, peso
e orientamento delle fibre del legno d’origine, potremo avere suoni anche molto diversi
fra loro. La tavola armonica dei pianoforti restituisce ad esempio un suono profondo
attraverso la risonanza e la vibrazione delle corde all’interno della cassa.
Oltre all’abete rosso, in campo musicale si utilizzano anche il cedro rosso, l’acero,
il mogano e altri legni, secondo il timbro che si desidera ottenere.
I Legnetti, anche noti come claves, producono una base ritmica per gli altri
strumenti. Potete realizzarli utilizzando un vecchio manico di scopa in legno.
Tagliatene due sezioni di circa 15-20 cm di lunghezza e levigatene bene superficie e orlo di
taglio aiutandovi con carta vetrata. Per suonarle, tenete un elemento steso sulla mano a coppa
e percuotetelo con l’altro elemento. Potete produrre suoni diversi avendo a disposizione
manici di legno di durezza e diametro diversi.
Chitarra al vino
Realizziamo una chitarra a tre corde, sufficienti a illustrare il funzionamento
di una vera chitarra: più lunga è la corda, più grave sarà il suono;
più sottile è la corda, più acuto sarà il suono; più tesa è la corda, più acuto sarà
il suono.
Occorrente
• una cassetta in legno per vini, provvista
di coperchio
• tre viti
• tre viti ad anello
• tre corde di nylon
• pezzetto di legno a sezione triangolare lungo
8 cm e alto 4
• traforo o seghetto per legno
• colla per legno
• compasso
Procedimento
Dividete la lunghezza del coperchio in tre parti uguali
e la larghezza in due. Con il compasso prendete la
distanza dal bordo al centro del primo dei segmenti
corti, dividetela a metà e tracciate un cerchio in
corrispondenza. Con il traforo segate via il disco ottenuto.
A 2 cm di distanza dalla mediana, tracciate una riga parallela e fate lo stesso dall’altra
parte. Fate proseguire le tre linee nei lati corti della scatola. Sul lato più lontano dal foro,
a circa metà, piantate le tre viti in corrispondenza delle tre linee. Sul lato opposto fissate
le tre viti ad anello ad altezze diverse, in diagonale, sulle tre linee. Prendete il pezzetto di
legno e incollatelo a circa 1,5 cm dal foro, nella parte più corta. Con lo scalpellino, ricavate
tre fessure in corrispondenza delle tre linee. Ora fissate le corde ai tasselli e alle viti,
facendole passare dalle fessure sul “ponte”.
36 37
Regolate la tensione delle corde
per accordare lo strumento,
avvolgendo le corde intorno
alle viti ad anello.

UNITà 3 - educazione ambientale UNITà 3 - educazione ambientale
Ripensare ai rif iuti
Non è detto che il cassonetto sia l’unico destino dei rifiuti.
Scopriamo quali sono le altre opzioni.
Rifiuti? No, grazie.
Il primo passo per raggiungere una migliore gestione dei rifiuti è sicuramente quello di
produrne di meno. La spinta al consumismo, con un sempre maggior ricorso a prodotti
usa e getta, va sicuramente arginata, soprattutto quando è rivolta alle fasce più
vulnerabili alle sirene della pubblicità: i bambini, appunto. Il primo passo da compiere
è perciò la Prevenzione: consumare meno, scegliere i prodotti anche in base al loro
impatto sull’ambiente, al tipo di imballaggio, alle loro componenti riciclabili.
Consumare meno significa allungare la vita ai prodotti: riparandoli, ad esempio,
oppure scambiandoli o cedendoli a chi ne ha bisogno. Dobbiamo insomma cercare
di guardare alla natura, dove gli scarti di un organismo diventano la risorsa di un
altro, secondo la logica del Riutilizzo.
La Rigenerazione è invece l’insieme delle attività e dei processi che, a partire da materiali
di scarto, crea nuovi prodotti dello stesso materiale. Ad esempio, gli pneumatici
rigenerati, cioè ricavati da quelli usati, o le cartucce per stampanti o gli oli motore.
Anche alcuni imballaggi in legno quali
i pallet possono essere riutilizzati molte
volte, grazie alla loro struttura e resistenza.
Quando non sono più in grado di assolvere
alla loro funzione, possono essere
rigenerati, ovvero riparati sostituendo
le componenti rotte con elementi nuovi,
ripristinandoli per l’uso originario.
Ogni anno sono alcune centinaia di
migliaia di tonnellate i pallet di legno usati
rigenerati.
Fate portare in classe dagli alunni prodotti ancora imballati, ad esempio confezioni
di merendine, bottiglie di acqua naturale o scatole di giocattoli.
Esaminate insieme gli imballaggi: sono troppo grandi rispetto al contenuto e quindi
sprecano risorse? È indicata la loro riciclabilità? Dove vanno gettati una volta usati?
Riciclaggio e recupero
Il Riciclaggio permette di recuperare il rifiuto intercettato attraverso la raccolta
differenziata e di impiegarlo, in sostituzione di materie prime, per produrre nuovi
prodotti. I rifiuti, altrimenti smaltiti in maniera indifferenziata nelle discariche, possono
diventare nuove risorse. Legno, vetro, plastica, alluminio, acciaio, carta, adeguatamente
trattati, possono così tornare a vivere. Perché il sistema funzioni, tutti siamo chiamati a
differenziare i rifiuti, secondo le modalità in vigore nel luogo in cui viviamo (differenziata
porta a porta o stradale con cassonetti e campane, o ancora come nel caso del legno,
tramite le aree ecologiche comunali attrezzate).
Dai rifiuti si può ricavare energia: in questo caso parliamo di Recupero energetico.
Ad esempio gli inceneritori, anche noti come termovalorizzatori, consentono
di produrre energia elettrica e termica a partire dalla combustione dei rifiuti.
Nel caso del legno esistono inoltre numerose centrali alimentate esclusivamente a
biomasse. Anche lo sfruttamento del biogas è una forma di recupero energetico.
Il biogas è prodotto dai rifiuti in fase di decomposizione ed è in larga parte formato
da metano. Nelle discariche di rifiuti controllate, questo gas viene intercettato
e trasformato in energia.
IMPIANTO IMPIANTO
38 39
Il processo di riciclo del legno genera
pochissimi scarti ed è per la maggior
parte meccanico, quindi a basso impatto
ambientale e non impiega sostanze
nocive per l’ambiente.
SCUOLA
Se nelle vicinanze della scuola esistono discariche controllate o inceneritori
o impianti di cernita – cioè dove i rifiuti vengono smistati per tipo di
materia – informatevi se sia possibile visitarli con la classe. Niente è più
efficace dell’esperienza diretta per superare i pregiudizi sui rifiuti.

UNITà 3 - Italiano/Educazione Civica
Le buone pratiche
Consigli e norme da seguire nella vita di tutti i giorni
per migliorare la gestione dei rifiuti.
Produciamo meno rifiuti…
“Prevenire è meglio che curare” è uno slogan sempre valido, anche per i rifiuti.
Prima di pensare a come smaltirli correttamente, proviamo a pensare a come produrne
di meno! Prima di tutto, valutando bene gli acquisti, poi evitando gli sprechi, ad esempio
imballaggi troppo grandi o in materiali difficili da smaltire. In alcune città, ad esempio,
è possibile acquistare prodotti “alla spina”, portando i contenitori da casa.
Le borse di plastica, ancorché biodegradabili, possono essere sostituite da borse in tela
lavabili e riutilizzabili. Le batterie che azionano apparecchiature elettroniche possono
essere sostituite da batterie ricaricabili, rigenerabili anche 500 volte!
Coinvolgete gli alunni in un’indagine
sulla spesa al supermercato di mamma
e papà. I bambini partecipano?
Possono influenzare le scelte d’acquisto?
Fate inoltre notare che la maggior
concentrazione di prodotti per bambini
è in prossimità delle casse. Che prodotti
sono? Provate ad analizzarne insieme
le caratteristiche.
Dove vanno a finire i contenitori in legno
che si usano ai mercati generali?
Pallet e cassette vengono presi e portati
alle piattaforme di raccolta più vicine,
grazie all’attività del Consorzio Rilegno.
UNITà 3 - Italiano/Educazione Civica
…e gestiamoli meglio!
Il più grosso contributo che tutti possiamo dare alla migliore gestione dei rifiuti è
compiere la raccolta differenziata. Attraverso questo sistema, semplice e relativamente
economico, si può riciclare gran parte della materia prima contenuta nei rifiuti, con
l’obiettivo di diminuire il ricorso allo smaltimento in discarica. Informatevi quindi sulle
modalità di raccolta differenziata nella vostra città e assicuratevi che gli alunni siano in
grado di partecipare attivamente a questa importante attività (vedi anche Unità 6).
Usiamo i cestini pubblici: mai gettare i rifiuti per terra, soprattutto in parchi, spiagge,
giardini. Se andate in luoghi in cui non ci sono contenitori per la spazzatura, portatevi
un sacchetto in cui raccoglierli e al ritorno gettate i rifiuti recuperabili negli appositi
contenitori per la differenziata e il residuo nel bidone dell’indifferenziato.
Limitiamo gli sprechi di risorse, prima fra tutte l’acqua. Laviamo i denti usando un solo
bicchiere d’acqua, senza tenere il rubinetto aperto, e stiamo sotto la doccia solo per il
tempo necessario a lavarci: in 10 minuti se ne vanno circa 100 litri d’acqua! Attenzione
anche all’energia elettrica: usiamo lampade a basso consumo energetico, ricordiamoci di
spegnere sempre le luci e spegniamo del tutto TV, console per videogiochi, lettori di DVD
o Blu-Ray, senza lasciarli in stand-by con la lucetta rossa accesa.
Sottraendo quasi 2.000.000 tonnellate di legno alle discariche ogni anno, Rilegno evita che
venga immessa in atmosfera l’anidride carbonica presente nelle sue fibre, liberata nel naturale
processo di decomposizione.
40 41

UNITà 3 - storia
Al tempo dei rif iuti
Come si smaltivano i rifiuti nel mondo antico? E nel Medioevo?
Ecco un divertente viaggio nel tempo dei rifiuti.
Antichi rifiuti
Ossa, cenere, gusci di conchiglia: erano davvero pochi i rifiuti nella preistoria!
Non appena diventarono stanziali, però, i nostri antenati si trovarono a dover gestire
il problema rifiuti. La soluzione che escogitarono è ancora oggi piuttosto diffusa:
scavarono delle buche nel terreno in cui gettare i rifiuti lontano dai luoghi in cui vivevano.
Con la nascita delle prime città, il problema si rivelò più difficile da risolvere.
Era necessario trasportare i rifiuti lontano, ma questo non bastava in città che contavano
migliaia di abitanti. Fu così che nacquero i primi acquedotti e reti fognarie, ma solo
per i cittadini più facoltosi. La Roma imperiale contava più di un milione di abitanti,
ma di questi solo poco più di un decimo aveva il bagno in casa e la possibilità di scaricare
gli escrementi nella Cloaca Maxima, la rete fognaria.
Tutti gli altri potevano contare solo su fontane e bagni pubblici, vivendo ammassati
in case a più piani e gettando rifiuti ed escrementi dalla finestra! I romani cercarono di
regolamentare la gestione dei rifiuti, anche con l’aiuto dei privati, dando l’esempio
a tutto il mondo antico.
Ossa Cenere Gusci di conchiglia
Il legno, da sempre usato dall’uomo per gli scopi più diversi, non è mai stato fonte
d’inquinamento. Anche i resti della sua combustione, ovvero la cenere, avevano un utilizzo:
servivano a lavare i panni.
Rifiuti moderni
UNITà 3 - storia
Le invasioni barbariche contribuirono in modo determinante alla caduta dell’impero
romano, ma anche al sostanziale peggioramento della gestione dei rifiuti, distruggendo
acquedotti e canali di scarico negli assedi alle città. Nel Medioevo rifiuti ed escrementi si
gettavano in strada, con un puzzo insopportabile e l’inquinamento dell’acqua dei pozzi.
Questo favorì il moltiplicarsi di epidemie di peste, colera e tifo, che fecero stragi.
Non c’erano leggi a disciplinare i rifiuti ed era uso comune convivere con gli animali.
Le cose iniziarono a migliorare nel Rinascimento, con il ripristino o la creazione di
adeguati impianti fognari. Chi buttava i rifiuti in strada pagava una multa o era
sottoposto a pene corporali. Le cose non cambiarono poi molto nei secoli seguenti,
almeno finché l’invenzione della macchina a vapore, nel 1765, non diede inizio
all’era industriale. Grandi fabbriche sorsero vicino ai fiumi, dove scaricavano i loro rifiuti,
provocando gravi epidemie di tifo e colera.
Lo sviluppo delle città e la crescita quantitativa dei rifiuti resero necessarie discariche
sempre più grandi e fecero nascere i primi inceneritori e depuratori.
Verso la fine del XX secolo si fece strada la consapevolezza che non era possibile
continuare ad ammassare rifiuti, ma che si doveva cominciare a limitare i consumi,
riutilizzare, rigenerare, riciclare. Basti pensare che i nostri nonni producevano circa 75 chili
a testa di spazzatura domestica l’anno, mentre noi oggi superiamo i 200 chili, quasi 800
negli USA!
Nasce Rilegno!
Per recuperare la materia prima degli imballaggi, che contribuiscono in buona
percentuale alla quantità complessiva di rifiuti prodotti, nasce il Conai, Consorzio
Nazionale Imballaggi, sulla scorta del Decreto Ronchi, il provvedimento legislativo
del 1997 che disciplina la gestione dei rifiuti in Italia. Di Conai fa parte Rilegno,
il Consorzio che si occupa degli imballaggi di legno.
42
43
www.rilegno.org

UNITà 4
Raccolta del legno
Come si raccolgono i rifiuti? Una guida alla raccolta
differenziata dei materiali, legno compreso.
EDUCAZIONE AMBIENTALE
Fare la differenza
Saper separare i rifiuti è il primo passo per aiutare l’ambiente.
LAVORO DI GRUPPO
Unisci e separa!
Un divertente gioco a squadre per imparare la raccolta differenziata
degli imballaggi di legno.
MUSICA
Un suono per ogni legno
Le diverse essenze del legno e la musica.
GEOGRAFIA
Atlante dei rifiuti
Una mappa per conoscere quali sono
i paesi più rispettosi dell’ambiente.
USCITA DIDATTICA
Il viaggio del legno
Visita a una piattaforma
di raccolta del legno.
45
Vedi anche
Per aiutare a capire e ricordare
gli argomenti di questa unità,
potete far usare agli alunni
i mini bloc-notes con Frusco,
testimonial di Rilegno, per
prendere appunti e fare disegni.

UNITà 4 - Educazione Ambientale
Fare la differenza
C’è il posto giusto per ogni rifiuto: scopriamolo insieme.
Trova le differenze
La raccolta differenziata è il contributo più importante che possiamo dare per risolvere
il problema rifiuti. Perché differenziando riduciamo la quantità di spazzatura che andrà
in discarica e permettiamo a tante materie di tornare a essere usate per nuovi prodotti.
Dobbiamo quindi fare ogni sforzo perché la raccolta differenziata (RD) sia fatta con criterio.
Separiamo
La differenziazione va compiuta prima di
tutto in casa, destinando un contenitore
a ogni tipo di materiale. Solitamente le
materie da differenziare sono imballaggi
in plastica, vetro, carta, metalli (alluminio
e acciaio), organico. Tutto quello che non
rientra in queste categorie va gettato
nel bidone dell’indifferenziato. In alcune
località imballaggi di plastica e metalli
(lattine) sono raccolti insieme.
Per l’organico, ovvero avanzi di cibo,
residui di frutta e verdura, sfalci di
giardinaggio, eccetera è corretto utilizzare
sacchetti in materiale compostabile.
In alcuni comuni è possibile trattenere
l’organico per trasformarlo in giardino
nel proprio giardino, tramite contenitori
denominati composter.
U4 pag 46 47 E il legno?
Informiamoci
La RD ha modalità diverse nelle varie
località, e possono cambiare anche i colori
di cassonetti e campane, ma gli obiettivi di
riciclaggio sono decisi a livello nazionale
da precise leggi. La prima cosa da fare è
prendere contatto con la società incaricata
della gestione rifiuti e farsi consegnare
materiale informativo. Esistono due
tipologie principali di RD: raccolta stradale,
in cui è il cittadino a portare i rifiuti nei
contenitori; raccolta porta a porta, in cui
sono gli incaricati a ritirare periodicamente
a domicilio i diversi tipi di rifiuto.
Verificate quale tipo di raccolta è effettuata
presso gli alunni. Usualmente per la raccolta
del legno non vengono adottate modalità
porta a porta o contenitori stradali. I rifiuti
di legno di cui intendiamo disfarci devono
essere conferiti presso le stazioni ecologiche
attrezzate del Comune in cui viviamo: in
alternativa sempre più Comuni stanno
garantendo il servizio di ritiro a domicilio
dei rifiuti ingombranti, previa prenotazione
al gestore del servizio di igiene urbana.
I piccoli imballaggi in legno, come gli stecchi del gelato, possono essere raccolti nell’organico,
dato che il legno è completamente biodegradabile. Usualmente per la raccolta del legno
non vengono adottate modalità porta a porta o contenitori stradali. I rifiutI di legno di
cui intendiamo disfarci devono essere conferiti presso le stazioni ecologiche attrezzate del
Comune in cui viviamo: in alternativa sempre più Comuni stanno garantendo il servizio di
ritiro a domicilio dei rifiuti ingombranti, previa prenotazione al gestore del servizio di igiene
urbana. Per ulteriori informazioni consultate il sito Rilegno www.rilegno.org
Specialmente rifiuti
UNITà 4 - Educazione Ambientale
Per una buona RD è importante avere elenchi precisi di cosa si può differenziare e cosa no.
Esistono diversi tipi di plastica, ad esempio, non tutti riciclabili, e a volte gli imballi sono
composti di diversi elementi, difficili da separare. Alcune bottiglie di plastica per bevande,
ad esempio, hanno un’etichetta di plastica di tipo diverso che le ricopre interamente
e che andrebbe tolta perché non riciclabile. Il tetrapak è un altro imballaggio formato
da materiali diversi, prevalentemente carta e alluminio, ma in alcuni comuni è possibile
raccoglierlo insieme alla carta.
Altri rifiuti prodotti dalle famiglie hanno un forte potenziale inquinante e perciò sono
destinati a percorsi diversi. Fra questi, di uso comune ci sono le batterie, le comuni pile,
da gettare negli specifici contenitori. Una sola pila, abbandonata al suolo, può inquinare
e rendere imbevibili fino a 1.000 litri di una falda acquifera. Gli olii vegetali di frittura
non devono essere dispersi nell’ambiente e gettati nei lavandini o nei wc.
Anche i medicinali vanno raccolti negli speciali contenitori che si trovano solitamente nei
pressi delle farmacie. Attenzione anche all’inchiostro per le stampanti di casa, il toner:
quando la cartuccia è finita, va raccolta a parte e non gettata nell’indifferenziato.
Sulla base delle informazioni che avete raccolto, fate preparare agli alunni un cartellone che
individua per ogni rifiuto il corretto conferimento (cassonetto, stazione ecologica).
Servirà loro per aiutare i genitori nella raccolta differenziata.
46 47

Unisci e separa!
UNITà 4 -lavoro di gruppo
La raccolta differenziata può essere divertente come un gioco.
Parte 1: Unisci le coppie
Ecco un gioco semplice che aiuta a memorizzare i tipi di rifiuto della raccolta differenziata.
Sulla base dei materiali informativi resi disponibili dalla società incaricata della raccolta
rifiuti, fate preparare agli alunni un mazzo di 40 carte in cui ogni carta raffigura un rifiuto
domestico. Ad esempio: gusci di uova, giornali, lattine, bottiglie di detersivo eccetera.
Ogni carta dovrà misurare 10x7 cm, in modo che un comune foglio per fotocopie possa
contenere 4 carte. Raggruppate le carte in 10 fogli e fate una fotocopia per ogni foglio,
in modo da ottenere un mazzo finale di 80 carte.
Ora dividete la classe in due squadre e mescolate bene le carte, poi disponetele, rovesciate,
in 8 file da dieci carte in modo che siano ben visibili da entrambe le squadre.
Con il lancio di una moneta, stabilite quale squadra inizia la partita. A ogni turno, la squadra
può girare due carte del tabellone. Se trova due immagini uguali, può tenere le due carte e
rovesciarne altre due. Questa fase di gioco termina nel momento in cui non ci sono più carte
sul tabellone.
Per una migliore tenuta delle carte, potete incollarle su cartoncino
rigido colorato. Per permettere a tutti di vedere le carte
esposte, potete fissarle a una lavagna di sughero
con delle comuni puntine da disegno.
UNITà 4 -lavoro di gruppo
Parte 2: Separa i rifiuti
Ora fate disegnare alla lavagna i contenitori della raccolta differenziata. A turno, ogni
squadra dovrà assegnare al giusto contenitore il rifiuto raffigurato nella carta conquistata
al gioco precedente. Se la squadra sbaglia contenitore, quella avversaria conquista la
carta. Vince il gioco la squadra che totalizza il maggior numero di abbinamenti corretti.
Per rendere il gioco più difficile, potete far disegnare alcune carte con immagini di rifiuti
che non vanno nei contenitori della differenziata, ma seguono percorsi specifici, come gli
ingombranti (mobili, elettrodomestici, porte e finestre), pallet e cassette per ortofrutta,
batterie, computer o monitor, telefoni cellulari. Solitamente, i rifiuti di questo tipo sono
da consegnare alle stazioni ecologiche, da cui partono per essere destinati ai centri
di riciclaggio specializzati. Nella fase degli abbinamenti, aggiungete perciò la stazione
ecologica alle possibili destinazioni dei rifiuti.
Il legno in uso nella quotidianità è
davvero poco: spiedini, tappi di sughero,
stuzzicadenti, stecchi di gelato, casse per vini
e liquori, cassette di frutta e verdura, pallet.
Quelli di piccole dimensioni possono essere
raccolti insieme all’organico; i più voluminosi
devono essere invece consegnati alla
stazione ecologica comunale, che in alcune
città ha anche il contenitore dedicato per
la raccolta tappi di sughero!
48 49
Una volta ultimato il gioco, potete
far indicare agli alunni su ogni carta
il contenitore in cui va gettato il rifiuto.
Incollate le 40 carte così completate
su un cartellone e tenetelo esposto
in classe come aiuto per la raccolta
differenziata.

Un suono per ogni legno
Impariamo quali sono i tipi di legno più usati
per gli strumenti musicali.
Musica, maestro… falegname!
UNITà 4 - Musica UNITà 4 - Musica
Il legno è da sempre un materiale fondamentale nella creazione di strumenti musicali
(vedi Unità 3). Non è un buon conduttore di suoni, ma li riflette in modi che possono variare
molto da legno a legno, o addirittura, a partire dalla stessa essenza di legno, da strumento
a strumento. Questo dipende anche dalla stagionatura, ovvero dal naturale processo
d’invecchiamento del legno una volta reciso dal tronco.
L’abete rosso della Val di Fiemme, dei boschi di Paneveggio, Tarvisio e Latemar è
particolarmente ricercato dai maestri liutai perché presenta caratteristiche armoniche
davvero uniche. Questo abete ha infatti dei sottili vasi entro cui scorre la resina.
Durante la stagionatura, la resina residua cristallizza, distribuendosi sulle pareti interne
dei vasi. Durante l’esecuzione, l’aria vibra all’interno di questi micro canali proprio come
all’interno di canne d’organo, restituendo un suono più pieno e profondo.
Ecco perché questo legno è molto ricercato e contribuì alla fortuna dei violini Stradivari.
L’abete rosso richiede molta pazienza, perché per raggiungere le dimensioni
sufficienti a essere lavorate, ovvero un tronco di almeno 60 cm di diametro,
impiega anche due secoli. Le altre caratteristiche ideali riguardano le fibre,
che devono essere prive di torsioni, e l’assenza di nodi e sacche resinose,
che pregiudicherebbero la resa acustica dei suoni.
Legno a colori
In uno strumento musicale il legno può avere varie funzioni, tutte collegate alla resa
finale dell’esecuzione di un brano musicale. Le varie essenze di legno sono usate
alternativamente per stabilizzare, rinforzare, decorare, migliorare il suono. L’estrema
varietà del legno è testimoniata anche dal suo colore, oltre a peso, resistenza e flessibilità.
Ecco una breve panoramica delle principali essenze in uso per gli strumenti musicali:
Acero
Duro, compatto, chiaro, liscio e lucido.
Si usa anche per l’impiallacciatura.
Bosso
Estremamente duro, di colore chiaro fino
al giallo, è facilmente lavorabile al tornio.
Ebano
Nero e pesante, al punto di non
galleggiare, si caratterizza anche per
il profumo. Usato solo per alcune
componenti degli strumenti musicali.
Palissandro
Legno esotico, originario dell’India e del
Brasile, è rosso scuro e facile da rifinire, molto
diffuso nella costruzione di pianoforti.
Lo xilofono – dalle parole greche “legno” e “suono” – è uno strumento a percussione in
cui vengono colpiti con martelletti, su una cassa di risonanza, elementi di legno di diversa
lunghezza. Maggiore è la lunghezza dell’elemento, più grave è la nota che se ne ricava.
Se disponete dell’aiuto di un falegname, fatevi preparare uno xilofono con legni di essenze
diverse, sperimentandone le diverse sonorità.
50 51
Pero
Rossiccio e compatto, non si deforma
nel tempo ed è perciò l’ideale per gli
strumenti di precisione.
Pioppo
Legno chiaro e molto tenero, anche
usato per fiammiferi e imballaggi.
Tiglio
Legno che tende al giallognolo, facile
e tenero da intagliare, è usato per
la meccanica degli strumenti musicali
a tastiera.
Salice
Legno chiaro e tenero, spesso
usato per l’estrazione di cellulosa.

Atlante dei rif iuti
UNITà 4 - Geografia UNITà 4 - Geografia
Primi della classe, ripetenti o irrecuperabili “somari”:
la pagella ambientale dei principali paesi del mondo.
La mappa del rispetto ambientale
Si può dare la pagella ai diversi paesi del mondo in base al loro comportamento verso
l’ambiente? Ci provano gli esperti dell’università di Yale e Columbia, che redigono dal 2006,
ogni due anni, l’EPI – Environmental Performance Index, ovvero l’indice della performance
ambientale. È un documento che prende in esame 25 indicatori per 10 categorie principali,
fra cui salute ambientale, qualità dell’aria, gestione dell’acqua, biodiversità (vedi Unità 1)
ed ecosistema, foreste, pesca, agricoltura e cambiamenti climatici.
In base a questi dati, l’EPI mette in classifica 163 paesi.
Nella graduatoria 2010 sono evidenti luci e ombre, con gli Stati Uniti al 61° posto e la Cina al
121°. L’Europa se la cava meglio, ma i paesi più poveri, dove anche la democrazia latita, sono
fanalino di coda, specie l’Africa. L’Italia si piazza al diciottesimo posto, ma perde circa l’1,1%
di foreste rispetto al biennio precedente.
i primi della classe Buono (7/8) sufficiente (6/7) insufficiente (5/6) (6/7) gravemente
insufficiente (3/4)
52 53
La pagella
ambientale 2010
I primi della classe:
Islanda, Svizzera, Costa Rica, Svezia
Buono (fra il 7 e l’8): Norvegia, Mauritius, Francia,
Austria, Cuba, Colombia, Malta, Finlandia, Slovacchia,
Regno Unito, Nuova Zelanda, Cile, Germania, Italia, Portogallo,
Giappone, Lettonia, Repubblica Ceca, Albania, Panama, Spagna.
Sufficiente/Discreto (fra il 6 e il 7): Belize, Antigua e Barbados, Singapore, Serbia
e Montenegro, Ecuador, Perù, Danimarca, Ungheria, El Salvador, Croazia, Repubblica
Domenicana, Lituania, Nepal, Suriname, Butan, Lussemburgo, Algeria, Messico, Irlanda,
Romania, Canada, Paesi Bassi, Maldive, Figi, Filippine, Australia, Marocco, Bielorussia,
Malaysia, Slovenia, Siria, Estonia, Sri Lanka, Georgia, Paraguay, Stati Uniti, Brasile,
Polonia, Venezuela, Bulgaria, Israele, Tailandia, Egitto, Russia, Argentina, Grecia, Brunei,
Macedonia, Tunisia, Gibuti, Armenia, Turchia, Iran, Kirghizistan, Laos, Namibia, Guyana,
Uruguay, Azerbaijan, Vietnam, Moldavia, Ucraina, Belgio, Giamaica, Libano, Sao Tome,
Kazakistan, Nicaragua, Corea del Sud, Gabon, Cipro, Giordania, Bosnia, Arabia Saudita.
Insufficiente (fra il 5 e il 6): Eritrea, Swaziland, Costa d’Avorio, Trinidad e Tobago,
Guatemala, Congo, Repubblica Democratica del Congo, Malawi, Kenya, Ghana, Myanmar,
Tagikistan, Mozambico, Kuwait, Isole Salomone, Sud Africa, Gambia, Libia, Honduras,
Uganda, Madagascar, Cina, Qatar, India, Yemen, Pakistan, Tanzania, Zimbabwe, Burkina
Faso, Sudan, Zambia, Oman, Guinea-Bissau, Camerun, Indonesia, Ruanda, Guinea, Bolivia,
Papua Nuova Guinea, Bangladesh, Burundi, Etiopia, Mongolia, Senegal, Uzbekistan,
Bahrain, Guinea Equatoriale, Corea del Nord, Cambogia, Botswana, Iraq, Chad, Emirati
Arabi, Nigeria.
Gravemente insufficiente (fra il 3 e il 4): Benin, Haiti, Mali, Turkmenistan, Niger, Togo,
Angola, Mauritania, Repubblica Centrale Africana, Sierra Leone.

UNITà 4 - Uscita Didattica
Il viaggio del legno
Dove vanno a finire casse e bancali in legno quando non sono più
utilizzabili? Scopriamolo visitando una piattaforma di raccolta
del legno.
Destinazione legno
In molte piazze d’Italia si tengono ancora oggi i mercati generali, con vendite di ortofrutta
e alimentari in genere. È facile, a mercato finito, trovarsi di fronte a imballaggi di legno
lasciati al suolo. Si tratta di cassette, pallet (i cosiddetti bancali) che, se trattati come comuni
rifiuti, rischiano di finire in discarica, occupando spazio e marcendo lentamente, inutilizzati.
Grazie all’operato di Rilegno, tutti questi imballaggi oggi vengono raccolti da chi gestisce i
rifiuti per conto dei Comuni, con i quali Rilegno ha stretto accordi. I cittadini possono invece
servirsi delle stazioni ecologiche comunali. Il legno accuratamente separato viene caricato
a bordo di automezzi e trasportato sino alle Piattaforme. Ce ne sono circa 380 in tutta
Italia e raccolgono annualmente circa 2.000.000 tonnellate di legno. Le aziende possono
portare direttamente i loro rifiuti di imballaggio di legno a queste piattaforme: è un servizio
gratuito garantito da Rilegno.
1
43
16
1
48
46
15
45
5
18 17
5
28
12
33
0
24
10
1
10
Chi produce imballaggi in legno aderisce al Consorzio Rilegno, il quale si occupa, per conto
loro, di individuare luoghi di ritiro (le piattaforme), nonché il successivo recupero e il riciclo
dei rifiuti di imballaggi giunti a fine vita disfatti dalle aziende utilizzatrici.
Parte dei rifiuti di imballaggio, assieme ad altri rifiuti legnosi, terminano il loro percorso in
ambito urbano: per assicurarne la raccolta differenziata e il recupero, Rilegno stringe accordi
con Comuni e aziende incaricate del servizio pubblico. Con questa operatività Rilegno
impedisce che circa 2.000.000 tonnellate di legno finiscano annualmente in discarica.
Con oltre il 55% di legno avviato a riciclo, Rilegno ha superato ampiamente gli obblighi di legge.
Il legno che verrà
UNITà 4 - Uscita Didattica
Cosa succede in una piattaforma del legno? Il legno, conferito con numerosi automezzi
e proveniente da aziende, supermercati e Comuni, è scaricato in piazzale, selezionato
quando contiene frazioni estranee e ridotto di volume: viene infatti rotto in parti anche
molto piccole, in modo che occupi meno volume. Così trattato, è poi caricato su altri mezzi
di trasporto, diretti questa volta alle grandi industrie del riciclo, concentrate nel Nord
Italia, per la trasformazione principalmente in panelli truciolari.
Parallelamente, Rilegno ha attivato un progetto pilota per il riciclaggio dei tappi in
sughero. L’iniziativa Tappo a chi? nasce in collaborazione con i comuni che già effettuano
la raccolta differenziata del legno, individuando localmente modalità e punti di raccolta.
Il progetto, partito in alcune zone del Nord Italia, permette di produrre pannelli isolanti o
granulato per la bioedilizia, partendo dai tappi a chiusura delle bottiglie di vetro.
Organizzare una visita
Per sapere qual è la piattaforma più vicina a voi e prendere accordi per una visita,
consultate il sito istituzionale Rilegno (www.rilegno.org). Altrettanto istruttiva può essere
la visita presso la stazione ecologica comunale per vedere come viene gestita la raccolta
differenziata del legno.
Occorrente
Per consentire agli alunni una visita ottimale, fate loro portare un
bloc-notes per prendere appunti e almeno una macchina fotografica
digitale per documentare le fasi di raccolta e compattazione del legno.
A visita ultimata, dividete gli alunni in gruppi e fate raccontare la visita anche con l’ausilio
delle fotografie. Potete organizzare la relazione attorno ad alcune domande fondamentali:
- Perché è importante raccogliere il legno?
- Chi si occupa di far sì che il legno venga raccolto?
- Quale tipo di oggetto in legno viene maggiormente accolto in Piattaforma o in stazione
ecologica?
- Quali trasformazioni subisce?
- Dove va a finire il legno una volta portato alla Stazione ecologica o in Piattaforma?
54 55

UNITà 5
Il mondo del riciclo
Da cosa rinasce cosa: le mille vite del legno
fanno bene all’economia e all’ambiente.
SCIENZE
Una corteccia speciale
Anche il sughero è legno: conosciamolo meglio
e impariamo a riciclarlo.
INGLESE
Wood Words
Guida alle parole del legno.
GEOGRAFIA
L’Italia del legno
Una mappa dei luoghi in cui cresce,
si lavora e si ricicla il legno.
LAVORO DI GRUPPO
Da legno a Ri-legno
Cosa si può fare con il legno riciclato.
ITALIANO
Racconto e ri-racconto
La scrittura che ricicla personaggi
e situazioni
57
MATERIALI
Avventura, gioco e divertimento
possono diventare un momento di
apprendimento? Provate per
credere: organizzate una partita a
Frusco Adventure, il gioco da tavolo
realizzato da Rilegno con le
divertenti immagini del cartoonist
Riccardo Crosa.

UNITà 5 - Scienze
Una corteccia speciale
Dall’albero al tappo di bottiglia: perché riciclare sughero
è importante.
Anche il sughero è legno
La quercia da sughero è un grande albero centenario che cresce nell’area del Mediterraneo,
in particolare in Portogallo, Francia Meridionale e Corsica, Spagna, Nord Africa e Italia,
soprattutto in Sardegna. Dalla corteccia di questa maestosa pianta si ricava il sughero,
un legno particolarmente elastico dalle fibre ricche d’aria. Per questo è usato come isolante
termico e acustico, anche in edilizia. Per la sua leggerezza lo troviamo spesso impiegato
nelle calzature, ma l’uso principale è ancora per la produzione industriale di tappi da vino.
Come il legno, il sughero è materia viva, capace di gestire in modo ottimale gli scambi fra
il vino e l’aria circostante, favorendo i processi d’invecchiamento e rendendo il vino ancora
più pregiato.
Il sughero è raccolto manualmente nelle sugherete. Per un primo raccolto, chiamato
“decortica”, bisogna aspettare che la quercia raggiunga una circonferenza di almeno 60 cm,
cosa che avviene solitamente intorno ai 25-30 anni d’età della pianta.
La prima decortica produce un sughero di qualità non sufficiente per la produzione di tappi.
La quercia richiede pazienza: la decortica successiva va compiuta almeno 9 anni dopo, ma
per il sughero da tappi bisognerà attendere la terza, dopo altri 9 anni!
Da questo momento in poi, la quercia produce ottimo sughero per circa un secolo e mezzo,
equivalente a 15 o 16 decortiche.
Fate portare in classe tappi usati
in sughero, da vino o spumante.
Fate disegnare nella parte piatta
semplici motivi decorativi – stella, cuore,
lettere dell’alfabeto… - e con l’aiuto di
un taglierino fateli emergere in rilievo
togliendo il sughero in eccesso.
Ora potete stendere il colore a tempera
sulla parte in rilevo e usare il tappo
3
come timbro.
Attenzione al taglierino.
Rischio di taglio se fatto !
usare dai bambini.
4
2
1
UNITà 5 - Scienze
Anche il sughero si ricicla
Le prime notizie di tappi in sughero risalgono già all’epoca romana, quando erano
in uso per sigillare anfore in terracotta. Bisognerà attendere parecchi secoli prima
che i francesi, verso la fine del XVII secolo, lo utilizzino per tappare pregiate
bottiglie in vetro di champagne.
Dopo tanti secoli di storia, oggi il sughero, completamente naturale, riutilizzabile
e riciclabile, rischia di essere soppiantato dal più economico tappo in materiale
sintetico, entrato in uso negli anni Novanta. Quest’ultimo non è soggetto a muffe
– responsabili del cosiddetto “sapore di tappo” – ma fa mancare al vino il fondamentale
rapporto con l’aria, il cosiddetto “affinamento in bottiglia”, e non ha le stesse
caratteristiche di biodegradabilità e facilità di riciclo offerte dal sughero. Priva inoltre
un’intera regione di un’importante risorsa economica: delle 15.000 tonnellate di sughero
annualmente prodotte in Italia, l’80% proviene dalla Sardegna.
A tutela del sughero, Rilegno si è impegnato nel progetto “Tappo a chi?”
(www.tappoachi.it). I tappi raccolti con l’aiuto di Rilegno verranno interamente destinati
a riciclaggio. Il sughero riciclato mantiene infatti le stesse caratteristiche e prestazioni
dell’originale e può essere pertanto usato per la fabbricazione di pannelli isolanti.
Potete costruire un semplice presepe
in classe a partire da materiale di scarto:
sacchetti di carta marrone per modellare
le montagne, spugne da cucina per prati
verdi, tappi di bottiglia ricoperti di carta
colorata per le figure umane.
58 59

Wood Words
UNITà 5 - Inglese
Un piccolo dizionario del legno in inglese.
Gli inglesi e il legno
La Gran Bretagna ha sempre usato in modo estensivo il legno, sia per l’edilizia, con le
tipiche case inglesi in legno, sia e soprattutto per la nautica. La potenza navale britannica
richiedeva ingenti quantità di legname. Le foreste presenti sull’isola non erano sufficienti al
fabbisogno nazionale e spinsero gli inglesi a importare crescenti quantità di legno già dopo
il Medioevo, finendo con il dipendere prima dai Paesi Bassi, poi da quelli baltici.
Nonostante la legna da ardere fosse sostituita dal carbone nell’età industriale e il mattone
avesse sostituito il legno in edilizia, la Gran Bretagna continuò le massicce importazioni
fino al XIX secolo.
Cassa di legno = wooden crate
Falegname = carpenter
Imballaggio in legno = wood packaging
Legna da ardere = firewood
Legnaia = woodshed
Legname (per costruzioni
o falegnameria) = timber, lumber
(negli Stati Uniti)
Legno compensato = plywood
Legno truciolare = particleboard
Legno stagionato = seasoned wood
Pallet (bancale) = pallet
Riciclare = to recycle
Rifiuti = waste
Stufa a legna = wood-stove
Sughero = cork
Taglialegna = woodcutter, lumberjack
(negli Stati Uniti)
L’epopea dei taglialegna di Canada e Nord America si è profondamente radicata
nell’immaginario statunitense attraverso la mitica figura del gigantesco Paul Bunyan, a cui
fa eco il caratteristico grido “Timber!”, lanciato per avvisare della caduta di un albero
appena reciso.
UNITà 5 - Inglese
Il gigante spaccalegna
Il folklore americano, decisamente più giovane di quello europeo, conta anche un titanico
taglialegna barbuto di nome Paul Bunyan, forse ispirato a un vero “lumberjack” di fine
Ottocento, accompagnato da un gigantesco bue blu di nome “Babe”.
Secondo alcuni storici, Paul Bunyan e la sua leggenda nacquero dalla pubblicità di una
ditta di legname, la Red River Lumber Company. Qualunque sia la sua vera origine,
Paul è diventato un personaggio amato da milioni di americani, che gli hanno dedicato
colossali statue e attrazioni in diversi stati degli USA. Si narra che fu Paul a creare il Grand
Canyon in Colorado, usando un aratro trainato da Babe, e sempre a loro si dovrebbe
la nascita dei grandi laghi, creati da Paul per abbeverare il gigantesco bue!
Abete = Fir
Abete canadese = Hemlock
Abete rosso (Picea) = Spruce
Acero = Maple
Betulla = Birch
Bosso = Boxwood
Castagno = Chestnut
Cedro = Cedar
Ciliegio = Cherry
Cipresso = Cypress
Ebano = Ebony
Faggio = Beech
Frassino = Ash
Larice = Larch
Mogano = Mahogany
Noce = Walnut
Olmo = Elm
Ontano = Alder
Palissandro = Rosewood
Pino = Pine
Pioppo = Poplar
Pioppo tremulo = Aspen
Quercia = Oak
Salice = Willow
Sicomoro = Sycamore
Sequoia = Redwood
Tiglio = Basswood
60 61
Potete far disegnare ai bambini il gigantesco
spaccalegna e il suo bue, indicando i colori
del disegno in inglese, oppure fornendo il
nome in inglese di ciascuno degli elementi
raffigurati.

L’Italia del legno
UNITà 5 - Geografia UNITà 5 - Geografia
La mappa geografica dei luoghi del legno in Italia.
Il paese dei boschi
L’Italia è il paese del mare, del sole e… dei boschi. Questi ultimi crescono di circa 100.000
ettari l’anno, per un totale di circa 10 milioni di ettari. Questo è dovuto al progressivo
abbandono dei terreni destinati all’agricoltura e al pascolo, specie nelle zone montagnose,
che lascia spazio alla crescita di nuovi alberi. Praticamente un terzo dell’Italia è coperto
da boschi, pari al 5% degli alberi europei. Il 65% delle foreste è di proprietà privata,
mentre il resto appartiene ai singoli Comuni.
La ricchezza di boschi non è tuttavia sufficiente a coprire le necessità dell’industria del
legno. I distretti industriali del mobile e dell’arredamento si concentrano in poche regioni:
nel Triveneto (Veneto, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige), Piemonte, Lombardia,
Emilia Romagna, Marche, Toscana, Puglia. Si tratta in larga parte di piccole e medie imprese
che contano per il 6% sul totale dell’industria manifatturiera italiana.
Anche se spesso “nascosto” da rivestimenti colorati, il legno è ancora l’ingrediente
fondamentale dei mobili. La forma più diffusa non è il legno in tavole (massello), ma
il pannello truciolare, in altre parole composto da piccole schegge di legno tenute
insieme da colle e ricoperto da strati protettivi: lamine plastiche, oppure legnose
(impiallacciatura) o di carta. Nella produzione del pannello truciolare vengono
impiegate ingenti quantità di rifiuti di legno, raccolte in maniera differenziata
dalle famiglie e dalle industrie. Fate descrivere agli alunni il mobilio di casa
e scoprite insieme a loro con quale materiale è stato realizzato.
Il paese del riciclo del legno
Grazie all’intervento di Rilegno, che ha sede a Cesenatico in Emilia Romagna, il riciclo
degli imballaggi di legno in Italia ha già superato gli obiettivi indicati dalla legge.
Complessivamente, tutto il legno sottratto allo smaltimento in discarica è quasi 2.000.000
tonnellate l’anno. Rilegno ottiene questi risultati collaborando con circa 5.000 Comuni,
e con 380 piattaforme sparse in tutte le Regioni d’Italia. Dalle piattaforme, il legno
raggiunge le industrie del riciclo – principalmente pannellifici, che sono purtroppo
concentrate nel Nord Italia. Questo comporta un enorme sforzo logistico e ingenti costi
per il trasporto, soprattutto dalle regioni meridionali, ancora comunque le più arretrate
nella raccolta differenziata. Una piccola parte del rifiuto di legno viene impiegata nella
produzione di compost: un’ulteriore quota diventa invece combustibile per la produzione
di energia elettrica e termica.
Il riciclo del legno sostiene l’industria del mobile italiana, una delle più importanti al
mondo, destinando i rifiuti di legno alla produzione di manufatti - pannelli truciolari -
di ottima qualità, limitando il ricorso all’importazione di legname dall’estero.
2.000.000
tonnellate all’anno
5.000
380
Insieme agli alunni, scoprite dove si trovano le piattaforme di raccolta del legno
più vicine a voi. È sufficiente consultare il sito Rilegno alla pagina “Piattaforme”.
Poi calcolate quanto siete distanti dalle industrie dell’arredamento in legno,
dalle piattaforme di ritiro e dagli impianti di riciclo e dai boschi, costruendo così
la vostra mappa del legno.
62 63
legno sottratto
allo smaltimento
in discarica
Comuni che
collaborano
con Rilegno
Piattaforme
sparse in
tutta Italia

Da legno a Ri-legno
UNITà 5 - Lavoro di gruppo UNITà 5 - Lavoro di gruppo
Riciclare legno fa bene all’economia e all’ambiente.
Il bello del riciclo
Cosa succede al legno raccolto in tutta Italia grazie alle piattaforme e al sostegno di
Rilegno? Triturato o macinato per occupare meno spazio, è caricato su idonei mezzi di
trasporto e condotto alle industrie del riciclo, al Nord Italia. Qui il legno viene ulteriormente
ripulito e macinato finemente meccanicamente, fino a togliere ogni impurità, ottenendo
i chips, piccole scaglie di legno. È un processo che non impiega sostanze pericolose o nocive,
garantendo il massimo rispetto per l’ambiente. Inoltre il legno trattiene nelle proprie fibre
l’anidride carbonica che ha assorbito quando era parte di un albero.
Il processo di riciclo non libera questo gas in atmosfera, cosa che invece succederebbe in caso
di combustione, contribuendo perciò a limitare l’effetto serra.
Il processo di riciclo dei chips ha come risultato il pannello truciolare, largamente utilizzato,
una volta nobilitate le pareti esterne, per fabbricare mobili e arredi, ma non solo.
Dividete la classe in gruppi di lavoro, assegnando a ciascuno il compito di realizzare un
cartellone che sintetizzi il ciclo del legno. Dall’albero all’imballaggio in legno, dal prodotto
al rifiuto, dal rifiuto alla piattaforma di raccolta. Da questa si diramano le possibili
destinazioni: il riciclo, per la realizzazione di nuovi manufatti, il compostaggio, ovvero
miscelato alla frazione organica per l’ottenimento di concime, la rigenerazione, ovvero
sostituzione nei pallet di elementi rotti per ripristinarne la funzione di imballaggio.
Ma anche combustione per produrre energia. Ogni cartellone potrà essere realizzato con
tecniche diverse: disegni, collage, diagrammi eccetera.
Da cosa rinasce cosa
A partire dai chips impiegati nel processo di riciclo possono essere creati nuovi prodotti,
per la maggior parte pannelli in truciolare per l’industria del mobile.
Insieme a sostanze leganti, comunque non nocive per l’ambiente, i chips formano
una pasta solida che viene poi rivestita da lamine e vernici protettive, andando a formare
pannelli che, opportunamente tagliati, comporranno armadi, tavoli, pensili, librerie
e arredi in genere. Questi mobili, quando avranno esaurito la loro funzione e saranno
gettati come rifiuti, potranno essere nuovamente riciclati.
I rifiuti di legno ridotti in chips, in misura quantitativamente minore, sono utilizzati
dalle cartiere come ingrediente per la pasta cellulosica, da cui si ricava carta di ottima
qualità. Oppure, mettendo a frutto le capacità isolanti, elastiche e resistenti del legno,
contribuiranno a formare mattoni in legno-cemento, usati con crescente successo
nella bioedilizia.
Chips Pannelli in truciolare
64 65
Nel cartellone vanno evidenziati gli usi
dei rifiuti legnosi: creazione di pannelli
in truciolare; recupero energetico,
ossia usati come combustibile per la
produzione di energia; pasta
cellulosica per la produzione di carta;
legno-cemento per la bioedilizia,
compostaggio per ottenere concime
organico. Il cartellone più creativo
e completo potrà essere appeso in
classe.

Racconto e ri-racconto
La letteratura e il riciclaggio.
C’era una volta, anzi due!
UNITà 5 - Italiano UNITà 5 - Italiano
La forma più comune di riciclaggio in letteratura è la parodia, parola di origine greca
che si compone di parà, “accanto”, e oidè, “canto”. Questa etimologia svela già gli intenti
della parodia, ovvero quelli di mettere accanto ai componimenti ufficiali una sorta
di “controcanto” con intenti satirici o semplicemente umoristici. L’origine del genere è
antichissima, dato che i primi poemi a essere parodiati furono quelli attribuiti a Omero.
La Batracomiomachia metteva in scena una guerra fra topi e rane che prendeva
bonariamente in giro la guerra fra achei e troiani così mirabilmente cantata da Omero.
Il successo del poemetto ebbe numerosi epigoni lungo i secoli, fra cui Giacomo Leopardi
che ne scrisse un ideale seguito. La parodia è sempre stata ben presente in letteratura,
spesso prendendo in giro le pomposità o le esagerazioni sentimentali della narrativa
di successo.
La parodia è una forma narrativa di relativa semplicità, proprio perché ricalca, deformandole,
situazioni e avvenimenti di un testo preesistente. Allo stesso tempo, permette ai bambini
di acquisire la giusta distanza emotiva dal testo, diventando capaci di riderne e, in taluni
casi, di riconoscerne i meccanismi. Per sperimentare la parodia in classe è consigliabile partire
dalle favole, che offrono una solida costruzione narrativa attorno a cui lavorare.
Riciclaggi moderni
L’attitudine a prendere personaggi fittizi noti e a far loro vivere nuove avventure è tipica
dell’età moderna. Si iniziò fra il XVII e il XVIII secolo con il pastiche o centone, un’opera
lirica che raccoglieva brani tratti da altre opere, spesso in chiave di satira.
Una tendenza a “riciclare” personaggi ed eventi che continuerà anche in letteratura, fino
a diventare diffusissima come vero e proprio orientamento alla scrittura in generale nel
post-modernismo, dagli anni Ottanta ad oggi. Con esso si vuole indicare il superamento
della distinzione fra letteratura alta e bassa, ossia di genere, e la contaminazione con i
linguaggi di oggi, come quello televisivo, cinematografico, fumettistico, giornalistico.
Un ulteriore modo di parodiare le favole consiste
nell’utilizzare il linguaggio di altri media, oggi molto
familiari ai bambini. Ad esempio, raccontare
Biancaneve come se fosse un reality show a cui
prendono parte i sette nani e la strega cattiva,
oppure Cappuccetto Rosso come se fosse un talk
show in cui si confrontano i sostenitori di
Cappuccetto e quelli del lupo.
O ancora, raccontare la storia di Cenerentola
attraverso un finto blog. Per i più piccoli, l’esercizio
potrebbe partire da alcuni disegni che parodiano
i personaggi, come ad esempio un Pollicino super-eroe
o un gatto con gli stivali pistolero del west.
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UNITà 6
Recupero del legno
Impariamo cosa succede alla materia dopo la raccolta dei rifiuti.
SCIENZE
Materie prime e materie seconde
Le trasformazioni da rifiuti a risorse.
EDUCAZIONE AMBIENTALE
Scegliere i rifiuti
Gli impianti che trasformano i rifiuti.
ITALIANO
Racconto io
Le avventure di un oggetto, dalla nascita al recupero finale.
MATEMATICA
Facciamo i conti
con gli imballaggi
Esercitazioni sul tema.
ARTE
Recuperi ad arte
La tecnica del collage come forma
di recupero delle immagini.
69
VEDI ANCHE
Per consultare a colpo d’occhio
e memorizzare i principali
argomenti di questa unità, potete
affiggere in classe il poster
didattico di Rilegno.

UNITà 6 - Scienze UNITà 6 - Scienze
Materie prime e materie seconde
Scopriamo cosa succede ai rifiuti dopo la raccolta differenziata.
C’è materia e materia
I rifiuti che produciamo nella vita quotidiana si chiamano RSU, una sigla che significa
Rifiuti Solidi Urbani. Per impedire che si accumulino nelle discariche, è nata la Raccolta
Differenziata (RD). Separando i diversi tipi di rifiuti e gettandoli nei contenitori giusti,
facciamo sì che il materiale che li compone possa essere utilizzato nuovamente in modo
proficuo e compatibile con l’ambiente.
Ma cosa succede ai rifiuti “differenziati”? Sostanzialmente, esistono due percorsi:
il riciclaggio, in cui la materia è trasformata in componente per nuovi prodotti
(vedi Unità 6), e il recupero energetico, in cui la materia diventa energia attraverso
la combustione. I materiali da differenziare sono scelti in base alla loro diffusione,
alla fattibilità e al costo del processo di recupero e/o riciclo.
La plastica, nata fra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, è in realtà il nome
collettivo che comprende tante materie plastiche diverse, ciascuna identificata da una
sigla. Bottiglie, bottigliette e flaconi contraddistinti dalle sigle PE, PET e PVC si possono
mettere nei contenitori della RD. Da qui sono inviati ai centri di raccolta e smistati
per tipo. A questo punto, raggiungono i centri di riciclaggio oppure diventano energia
C O N SOR Z IO RE C U P ERO V ETR O
negli inceneritori.
Per dare nuova vita ai rifiuti da imballaggio, che rappresentano buona parte dei rifiuti in
generale, sono stati creati i Consorzi di materia: Rilegno per il legno, Corepla per la plastica,
Comieco per la carta, Coreve per il vetro, Cial per l’alluminio, e Consorzio Nazionale Acciaio.
Tutti fanno capo a Conai, il Consorzio Nazionale Imballaggi.
C O N SOR Z IO RE C U P ERO V ETR O
C O N SOR Z IO RE C U P ERO V ETR O
C O N SOR Z IO RE C U P ERO V ETR O
C O N SOR Z IO RE C U P ERO V ETR O
C O N SOR Z IO RE C U P ERO V ETR O
C O N SOR Z IO RE C U P ERO V ETR O
C O N SOR Z IO RE C U P ERO V ETR O
Materia d’imballaggio
La carta è composta in gran parte da cellulosa, una sostanza presente nel legno.
Prelevata dai contenitori della RD, la carta viene messa in depositi, separata dal cartone e
avviata alle cartiere per essere trasformata in nuova materia. Solo il 15% circa finisce negli
inceneritori per diventare energia.
Il vetro fu inventato dai Fenici intorno al terzo millennio a.C. a partire dalla sabbia.
Le bottiglie di vetro “vuoto a perdere” vanno in RD e, una volta frantumate, ripulite e
trattate, raggiungono le vetrerie dove diventano componenti di nuovi prodotti in vetro.
Attenzione però: lampadine, specchi, tubi al neon, tazze e piattini in porcellana, pyrex,
oggetti di cristallo, schermi televisivi o di PC, fialette di farmaci non sono di vetro e non
vanno perciò raccolti insieme ad esso.
L’alluminio è presente in natura sotto forma di minerale, la bauxite.
Fu creato alla fine dell’Ottocento ed è molto usato per una grande varietà di oggetti di
uso quotidiano, come i tubetti di dentifricio, la carta d’alluminio per alimenti, i coperchi
dello yogurt, caffettiere eccetera.
L’alluminio che arriva ai contenitori della RD, spesso insieme alla plastica, viene
separato e indirizzato al riciclaggio.
Carta Vetro Alluminio
La percentuale di imballaggi di legno che arriva in discarica è piuttosto
bassa, grazie all’azione di Rilegno. Per il 50% circa il legno raccolto
nelle piattaforme (vedi Unità 4) viene a riciclaggio in Italia (vedi Unità 6),
sostituendo materie prime nella produzione di nuovi manufatti.
Il 10% degli imballaggi raccolti è rigenerato, ovvero riparato e
rimesso in uso per la funzione originaria; il 3% è usato come
combustibile negli inceneritori e nelle centrali per produrre energia;
una quota minimale è impiegata nei processi di compostaggio, ossia
entra a far parte di concime organico. Infine una curiosità!
Una ulteriore importante quota non arriva né ai processi di
recupero, né a smaltimento: viene utilizzata in ambito domestico
per alimentare camini e per accendere fuochi.
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Scegliere i rif iuti
UNITà 6 - Educazione Ambientale
Guida agli impianti che trasformano i rifiuti.
Dove rinascono i rifiuti
La parte che vediamo della raccolta differenziata dei rifiuti è solo la frazione di un sistema
più ampio ed esteso, che coinvolge diversi tipi di impianti.
Impianto di selezione. Spesso i rifiuti della RD non sono in condizioni di poter
essere subito riciclati, perché ancora mescolati tra loro. Negli impianti di selezione
si provvede quindi alla separazione meccanica o manuale dei diversi tipi di rifiuto.
I materiali omogenei vengono compattati in grandi balle o triturati, poi avviati a ulteriori
trasformazioni o direttamente a riciclo, come nel caso del legno, mentre la parte residua
va a smaltimento in discarica.
Discarica controllata. I rifiuti che sfuggono alla Raccolta Differenziata (RD) vanno smaltiti
in una discarica. Si tratta in generale di una grande buca nel terreno in cui viene reso
impermeabile il fondo con speciali teloni. I camion portano qui i rifiuti, che vengono
pressati e ridotti di volume, infine coperti con terriccio. La parte liquida del rifiuto, il
percolato, cola in fondo alla discarica, dove viene aspirato e condotto a depurazione.
La parte gassosa del rifiuto può essere ugualmente aspirata: è composta in larga parte
da un gas, il metano, che può essere impiegato come combustibile per produrre energia
elettrica. Una discarica non dura per sempre: quando il buco è pieno e il rifiuto ha
smesso di decomporsi, viene chiusa. Sulla sua superficie vengono piantate erbe e arbusti,
ripristinando l’aspetto iniziale. Attualmente in Italia circa il 50% dei rifiuti urbani
è smaltito in discarica.
IMPIANTO DI SELEZIONE
riciclo
o altre
lavorazioni
discarica
Il legno può essere riciclato, bruciato per avere elettricità e calore, ovvero energia, e portato
a compostaggio: per questo non va mai buttato nell’indifferenziato!
UNITà 6 - Educazione Ambientale
Energia e terra fertile
Inceneritore. Questo impianto brucia i rifiuti in un grande forno ad alta temperatura,
sfruttando il calore della combustione per produrre energia elettrica.
La cenere residua viene smaltita come rifiuto speciale, mentre i fumi di scarico sono
depurati da filtri. In Italia circa il 15% dei rifiuti è incenerito. Non è la soluzione migliore,
dato che genera ulteriori rifiuti (le ceneri) e immette gas in atmosfera, ma necessario
per completare il ciclo dei rifiuti: meglio comunque avviare prima riutilizzo e riciclaggio,
laddove possibili.
Impianto di Compostaggio. Questo impianto trasforma i rifiuti organici provenienti dalla
RD in concime da usare in agricoltura. I rifiuti compostabili sono gli scarti di cucina – gusci,
bucce, ossa, avanzi di cibo eccetera – di giardinaggio/orticoltura – foglie, rami, arbusti
eccetera - , oltre a piccoli imballaggi di legno quali cassette per ortofrutta e tappi di
sughero. Molti di queste materiali hanno un alto contenuto di liquidi e vengono anche
chiamati “rifiuti umidi”. Negli impianti di compostaggio, i rifiuti organici vengono separati
da eventuali impurità e lasciati fermentare in vasche o silos secondo i tipi di impianto, fino
all’ottenimento di una sostanza omogenea da usare come concime.
In Italia circa il 10% dei rifiuti è trattato in impianti di questo tipo, ma con alcune semplici
attrezzature è possibile produrre compost anche in casa per il proprio orto o giardino.
raccolta
indifferenziata
raccolta impianti combustione
differenziata biomasse
raccolta
raccolta
indifferenziata
inceneritori
raccolta
indifferenziata
inceneritori
elettricità e
riscaldamento
72
indifferenziata
73
raccolta
differenziata
Fate disegnare agli alunni alcune immagini di rifiuti, assegnando
a ciascuno l’impianto di destinazione. elettricità e
riscaldamento
raccolta
differenziata
raccolta
differenziata
inceneritori
raccolta impianti combustione
differenziata biomasse
inceneritori
impianti combustione
biomasse
elettricità e
riscaldamento
raccolta
differenziata
compostatori
compostatori
fertilizzanti
compostatori
fertilizzanti
fertilizz

Racconto io
UNITà 6 - italiano
La biografia di un rifiuto per raccontare se stessi.
Mi racconto, quindi sono!
L’autobiografia letteraria ha origini molto antiche. Pare che il primo sia stato Sinhue
l’egiziano, mille anni prima dell’anno zero. Da allora, l’autobiografia non è poi cambiata
molto, velandosi ora di romanzesco come nella Vita di Benvenuto Cellini, di religioso
come nelle Confessioni di Sant’Agostino, ora calandosi negli abissi dell’anima come le
Confessioni di Rousseau oppure, in tempi più recenti, mettendo in relazione vita vissuta
e memoria come in Alla ricerca del tempo perduto di Proust fino all’autobiografismo
digitale dei blog.
Se da un lato il biografismo letterario è un genere che non tramonta, adattandosi
ai tempi che corrono – oggi le biografie di serial killer e cantanti adolescenti hanno
rimpiazzato quelle di imperatori e condottieri – l’autobiografismo nasce forse per
raccontare l’unica storia che si conosce davvero bene: la propria.
Anche le lettere e i diari sono forme di autobiografismo, forse più sincere perché
non finalizzate alla pubblicazione. Il pubblico, consumatore di storie, in fondo non
fa troppa differenza fra il racconto di un’esistenza vera e una fittizia, purché gli faccia
provare emozioni. Una vita mediocre, raccontata bene, può diventare un classico.
Vita, Benvenuto Cellini Confessioni, Rousseau
Leggete in classe alcuni brani di autobiografie e commentateli insieme
agli alunni. Gli autori vogliono dire o dimostrare qualcosa con il racconto
della loro vita? Parlano di loro stessi in prima o in terza persona?
Gli autori raccontano proprio tutto o nascondono qualcosa?
Alla ricerca
del tempo perduto
di Proust
UNITà 6 - italiano
Ero un prodotto, ora sono un rifiuto
La crescita dei bambini è un processo spesso non lineare, in cui la personalità si forma
in momenti anche di crisi. Il rapporto con gli altri, l’emarginazione dal gruppo, sentirsi
accettati o rifiutati hanno un grosso peso nella formazione della personalità. Proponiamo
un’esercitazione che, attraverso la metafora dei rifiuti, metta l’alunno in condizione di
raccontare di sé e delle relazioni con coetanei e adulti. Il tema “Storia di un rifiuto” si
propone di far raccontare in prima persona all’alunno la vicenda di un prodotto che, non
più utilizzabile, diventa un rifiuto.
Si può scegliere fra rifiuti che vanno a riciclo – lattine di alluminio, pallet di legno,
riviste, bottiglie di vetro o plastica – o a rigenerazione, smaltimento in discarica o
termovalorizzazione. Il tema diventa un modo sia per verificare le competenze acquisite
nelle diverse unità didattiche, sia per offrire il pretesto a un racconto in prima persona:
cosa prova un oggetto che non è più utile e viene buttato via? E uno che invece torna a
essere utile attraverso il riciclaggio?
Potete modulare il tema secondo le diverse età degli alunni. Per i più piccoli potrà bastare
un disegno o l’immagine da colorare di un rifiuto, con successiva esposizione orale della sua
storia. Per i più grandi potrà essere svolto un vero e proprio tema scritto.
74 75

UNITà 6 - Matematica
Facciamo i conti con gli imballaggi
Conosciamo meglio il pallet ed esercitiamoci con la geometria.
L’importanza della forma
Con il termine imballaggi s’intendono tutti i contenitori atti a trasportare o
immagazzinare un bene. Gli imballaggi in legno sono fra i più antichi al mondo,
data la disponibilità e facilità di lavorazione della materia prima (vedi Unità 2).
Ancora oggi gli imballaggi in legno sono diffusi in tutto il mondo, anche perché si possono
riciclare in modo economico e rispettoso dell’ambiente.
L’imballaggio di legno più diffuso è il pallet, anche noto come pedana o bancale.
Si tratta di una piattaforma in legno rialzata mediante piedini, facilmente sollevabile
e spostabile dalle “forchette” dei carrelli elevatori. Il pallet permette di poggiare le merci
su una superficie stabile e isolata dal terreno, oltre a essere facilmente impilabile senza
sprechi di spazio.
Siccome è un prodotto “giovane”, diffusosi dopo la seconda guerra mondiale, la sua
standardizzazione ha ancora margini di miglioramento. In Europa è diffuso il pallet
EUR-EPAL, che misura 800x1200 mm. Queste dimensioni consentono di occupare in modo
ottimale gli spazi dei più comuni mezzi di trasporto, mentre sono critiche per il trasporto
in container intercontinentali.
Per resistenza, durabilità, facilità di movimentazione (può essere inforcato da tutti e
quattro i lati), economicità e facilità di riciclaggio, il pallet in legno è destinato a tenerci
compagnia ancora a lungo.
UNITà 6 - Matematica
Esercizi di geometria
per le classi quarta e quinta
La superficie di un pallet EUR misura 80x120 cm. Calcola area e perimetro.
Un magazzino misura 40x60 metri. Quanti pallet possono stare sul suo pavimento?
Un camion scarica 2 pallet, cioè i 2/13 del totale.
Quanti pallet restano da scaricare?
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Recuperi ad arte
Creare con forbici, carta, colla e riviste.
Tagli e ritagli
UNITà 6 - arte UNITà 6 - arte
Il collage, dal francese coller, incollare, è una tecnica artistica introdotta agli inizi
del Novecento dalle avanguardie artistiche, sperimentata da Braque e Picasso.
Si trattava inizialmente di ritagli di giornali e altri materiali cartacei, ma presto entrarono
in uso anche collage fatti con oggetti e fotomontaggi, spesso con intenti satirici.
Cubisti, dadaisti e surrealisti fanno ampio ricorso al collage, che diventerà una delle
tecniche preferite della Pop Art.
Anche le avanguardie artistiche italiane si cimentano nel collage, a partire dai futuristi.
Costoro inseriscono nei loro quadri ritagli di carta stampata per diversificare la
superficie del dipinto o per attribuirgli significati – massiccio in questo senso è l’uso
di lettere o intere frasi ritagliate da varie pubblicazioni. In questo ambito si segnala
l’opera del futurista Enrico Prampolini, mentre negli anni Cinquanta sarà Mimmo Rotella
a introdurre il décollage, ovvero lo strappo di manifesti e pubblicità.
Provate a unire i concetti di recupero dei rifiuti alla tecnica del collage. Fate portare in
classe riviste o stampati pubblicitari o altre pubblicazioni e stimolate gli alunni a ritagliare
le immagini che vogliono “recuperare”, inserendole in un collage. Ad esempio, ritagliare
l’immagine di un personaggio che si ammira e fargli fare le cose che si desiderano attraverso il
collage. Commentate insieme le opere più significative.
Collage al legno
Applichiamo la tecnica del collage alla creazione di maschere che potranno essere usate
per feste carnevalesche o recite scolastiche. Usiamo però materiali di recupero, in modo da
sensibilizzare gli alunni sulle tematiche del riuso.
Occorrente
• Piccoli rifiuti in legno (mollette per bucato,
stecchi di gelato, tappi di sughero, fasciame
da cassette…)
• Asticelle di legno (anche comuni spiedini
vanno bene)
• Cartone da imballaggio (gli scatoloni vanno
benissimo)
• Piccoli rifiuti in plastica (tappi, penne,
piattini…)
• Colla vinilica (vinavil)
• Forbici per cartone
• Tempere, pennelli e acqua
• Fissativo
Procedimento
Ripulite accuratamente da eventuali impurità gli oggetti portati in classe e divideteli
per tipo o dimensione. Ricavate dagli scatoloni dei pezzi di circa 20x20 cm e disegnateci
sopra le sagome di maschere provviste di fessure per gli occhi: potete tracciare la classica
maschera alla Zorro oppure sbizzarrirvi con forme più creative (farfalle, orecchie
da topo, gatto…). Fate ritagliare accuratamente le maschere e decoratele con
i piccoli oggetti, da fissare sul cartone con la colla. Lasciate liberi gli
alunni di ispirarsi al mondo animale o ai personaggi dei cartoni
animati per la creazione della loro maschera. Per dare al tutto un
aspetto più omogeneo, fate colorare con le tempere, usando al
massimo tre colori diversi. Incollate a un lato un’asticella di circa 15
cm: servirà al bambino per tenere la maschera sul viso.
Infine, all’aperto, fissate il tutto con un fissativo spray e lasciate
asciugare.
Per rendere le maschere ancora più vistose, procuratevi del glitter (brillantini) e applicateli
sulle maschere già dipinte, fissandoli alla superficie con lo spray.
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Sede
Via Aurelio Saffi, 83
47042 Cesenatico FC
tel. 0547 672 946
fax 0547 675 244
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e-mail: info@rilegno.org