psicosomatiche analitiche (individuali, di coppia e gruppali)
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ATTI DEL CONVEGNO: “CORPO REALE E CORPO IMMAGINARIO. L'APPROCCIO OLISTICO IN PSICOSOMATICA”<br />
ORGANIZZATO DALL’ORDINE DEGLI PSICOLOGI DELLA REGIONE ABRUZZO - Seminario ECM (4 Cre<strong>di</strong>ti)<br />
Teoria e Pratica attraverso gruppi esperienziali <strong>di</strong> Training Autogeno con Visualizzazioni Guidate e Addestramento<br />
alle relazioni interpersonali attraverso i Gruppi Balint - AULA MAGNA Facoltà <strong>di</strong> Psicologia Università “G. d'Annunzio”<br />
Chieti / Sabato 4 settembre 2010 - ore 9,00 - ore 18,00<br />
➤ M.V. Costantini: Introduzione al Convegno ................................................................................................... Pag. 2<br />
➤ F. Agresta: Il corpo - sintomo, i sogni e il processo <strong>di</strong> mentalizzazione nelle psicoterapie<br />
<strong>psicosomatiche</strong> <strong>analitiche</strong> (<strong>in<strong>di</strong>viduali</strong>, <strong>di</strong> <strong>coppia</strong> e <strong>gruppali</strong>) .............................................................. » 5<br />
➤ A.M. Rotondo: L’unità mente-corpo nelle terapie corporee .............................................................. » 20<br />
➤ A. Serroni: Sintomi e simboli nell’esperienza del training autogeno psicosomatico<br />
con visualizzazione guidate ......................................................................................................................................... » 27<br />
➤ Intervista a Domenico Nesci e Tommaso Poliseno “Sull’in<strong>di</strong>viduo, sul gruppo,<br />
la relazione... il sogno” (a cura <strong>di</strong> Domenico Agresta e Fausto Agresta) .................................................... » 34<br />
➤ G. Lai e P. Lavanchy: La consulenza come “bilateral verbal trade” ................................................. » 43<br />
QUESTIONI FONDAZIONALI DELLE SCIENZE UMANE<br />
➤ E. Faretta, P. Parietti: Ipnosi come tecnica integrata ed integrabile nella piiec in ambito<br />
psicosomatico ....................................................................................................................................................................... » 53<br />
COSCIENZA/ESPERIENZA: MEDICINA E PSICOLOGIA SUL CAMPO:<br />
➤ F. Agresta, S. Iansante, C. Pelusi, A. Bianconi, M. Cavallo, A. D’Amato, R. De Luca,<br />
B. Feliziani, I. Furno, A. Giannandrea, C. Mangifesta, M.A. Martelli, R. Rastelli, P. Silvestri:<br />
“La famiglia Addams (dal vomito - sintomo del figlio - alla terapia <strong>di</strong> <strong>coppia</strong>).<br />
Un Approccio Familiare-psicoanalitico”. Esperienze <strong>di</strong> Tirocinio con Studenti ..........................<br />
ABBIAMO RICEVUTO:<br />
➤ E. Giusti, A. Bonessi, V. Garda: Psicosomatica nel mondo occidentale ed orientale:<br />
» 64<br />
dal significato agli sviluppi teorici (parte I) ......................................................................................................... » 77<br />
➤ PROSPETTIVE IN LIBRERIA .......................................................................................................................................... » 92<br />
➤ NOTIZIE - XXIII CONGRESSO NAZIONALE SIMP - Parma 19-22 maggio 2011 ..................... » 95
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ATTI DEL CONVEGNO:<br />
“CORPO REALE E CORPO IMMAGINARIO.<br />
L’APPROCCIO OLISTICO IN PSICOSOMATICA”<br />
ORGANIZZATO DALL’ORDINE DEGLI PSICOLOGI DELLA REGIONE ABRUZZO<br />
- Seminario ECM (4 Cre<strong>di</strong>ti)<br />
Teoria e Pratica attraverso gruppi esperienziali <strong>di</strong> Training Autogeno con Visualizzazioni Guidate<br />
e Addestramento alle relazioni interpersonali attraverso i Gruppi Balint<br />
AULA MAGNA Facoltà <strong>di</strong> Psicologia Università “G. d’Annunzio” CHIETI<br />
Sabato 4 settembre 2010 - ore 9,00 - ore 18,00<br />
* * *<br />
INTRODUZIONE AL SEMINARIO:<br />
“CORPO REALE E CORPO IMMAGINARIO:<br />
L’APPROCCIO OLISTICO IN PSICOSOMATICA”<br />
Maria Vincenza Costantini°<br />
Il tema proposto è originale e molto stimolante. Ci sarà una parte teorica<br />
e una parte in cui l’esperienza della pratica clinica avrà lo scopo <strong>di</strong> illustrare<br />
la metodologia. Essa riguarderà l’approccio alla clinica psicosomatica<br />
attraverso l’uso dell’immaginario, area simbolica sostitutiva dei sogni non<br />
ricordati, per arrivare a contattare lo spazio occupato dal sintomo.<br />
Oltre a questo, l’esperienza del gruppo Balint sarà vissuta da voi come<br />
area <strong>di</strong> ascolto allargato, dove la singola percezione <strong>di</strong>venta l’armonia <strong>di</strong> più<br />
percezioni con<strong>di</strong>visibili.<br />
Il seminario ci offrirà una ipotesi <strong>di</strong> lettura <strong>di</strong> ciò che si intende per<br />
corpo reale (sintomi con un loro significato) e corpo immaginario (fantasie,<br />
fantasmi, sogni non ricordati, etc.).<br />
Credo che da questa <strong>di</strong>fferenziazione è partita l’idea <strong>di</strong> S. Freud per la<br />
teorizzazione clinica della psicoanalisi.<br />
Seminari come questi hanno lo scopo <strong>di</strong> abituare i giovani professionisti<br />
ad avere una capacità <strong>di</strong> ascolto psico<strong>di</strong>namico, l’ “imparare ad ascoltare”<br />
<strong>di</strong> Balint, la con<strong>di</strong>tio sine qua non che si apprende dall’esperienza,<br />
nel momento in cui la psicoterapia è <strong>di</strong>ventata lo strumento veloce per la<br />
remissione del sintomo e non l’attenta valutazione dello stesso come veicolo<br />
<strong>di</strong> meccanismi <strong>di</strong>fensivi non adeguati.<br />
Il sintomo psicosomatico in molte situazioni è una decostruzione <strong>di</strong> un<br />
processo che la mente ha adattato a sé per far fronte agli urti emotivi dei<br />
cicli vitali non ben assimilati dal sistema egoico. Così Freud, per eccellenza,<br />
ha intuito quanto sia forte il legame tra “sintomo corpo” e “sintomo mente”,
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perché entrambi legati da un continuo <strong>di</strong>namicizzarsi e oggetto <strong>di</strong> inafferrabili<br />
procedure <strong>di</strong> assestamento continuo e variabile.<br />
Da questo pilastro, Freud ha spostato la sua attenzione al sogno perché<br />
è una strada attraverso cui si manifesta l’inconscio se e solo se la parte<br />
delle cinque sensorialità è aperta.<br />
Nel sogno la vista c’è perché il sognatore vede immagini, l’u<strong>di</strong>to c’è<br />
perché ci sono parole che raccontano la storia del sogno stesso, il gusto<br />
c’è perché il sognatore vive emozioni amare o dolci, (risveglio improvviso),<br />
l’odorato c’è come impressione <strong>di</strong> profumi così come il tatto è organizzato<br />
attraverso il contatto tra i personaggi. Certamente le aree sensoriali meno<br />
operative come: sapore, odore, tatto, bisogna ricavarle dall’atmosfera del<br />
sogno (transfert del terapeuta) perché sono le prime vie sensoriali e quin<strong>di</strong><br />
più oggetto <strong>di</strong> un rimosso a favore <strong>di</strong> quelle più evolute, quali vista e u<strong>di</strong>to.<br />
Se la porta è semiaperta ci sono tratti <strong>di</strong> ricordo del sogno; se è quasi<br />
chiusa ci sono ricor<strong>di</strong> flash e, se è completamente chiusa, la memoria sensoriale<br />
è spenta.<br />
Le strategie che il terapeuta ha non sono molte, la parola è una <strong>di</strong><br />
queste e bisogna saperla usare perché può essere la chiave <strong>di</strong> apertura o<br />
<strong>di</strong> ulteriore chiusura visto che la stessa <strong>di</strong>ce dell’inconscio del terapeuta. Il<br />
terapeuta stesso può fare solo proposte e non secche considerazioni sul materiale<br />
perché può capitare che la chiusura della porta è data da contenziosi<br />
evolutivi del sé per mancanza o assenza <strong>di</strong> buone relazioni genitoriali.<br />
A proposito <strong>di</strong> questo mi sentirei <strong>di</strong> <strong>di</strong>re che nell’atmosfera psicosomatica<br />
ci può essere la presenza <strong>di</strong> più nuclei autistici (momenti <strong>di</strong> ritiro del sé<br />
dalla relazione) che, a seconda del livello evolutivo <strong>di</strong>fficile, si presentano in<br />
metameri corporei <strong>di</strong>versi.<br />
I sintomi viscerali sono più vicini a frainten<strong>di</strong>menti relazionali del primo<br />
livello dello sviluppo del sé. Più ci si allontana dai primitivi nuclei del sé<br />
e più troviamo sintomi sostitutivi a prevalenza psichica. Quin<strong>di</strong>, la <strong>di</strong>fferenza<br />
è nel registro della memoria sensoriale, che specularmente può o non può<br />
proiettare sul corpo la <strong>di</strong>fesa.<br />
Riflettendo un po’ <strong>di</strong> più basta spostare l’attenzione sulla teoria dei<br />
neuroni specchio per vedere quanto l’attivazione <strong>di</strong> alcune aree corticali<br />
dotate <strong>di</strong> proprietà specchio, producono un meccanismo <strong>di</strong> ac<strong>coppia</strong>mento<br />
<strong>di</strong>retto tra informazioni visive con rappresentazioni motorie ad esse corrispondenti...<br />
Tale sistema è con<strong>di</strong>zione necessaria ma non sufficiente per imitare,<br />
perché altra proprietà dei neuroni specchio è quella <strong>di</strong> partecipare al controllo<br />
regolatore tra “S” e “R”.<br />
Il regolatore non è più la teoria imitativa del bambino per cui il trauma<br />
genera il sintomo, ma va visto come l’eccessiva e ripetuta esposizione<br />
all’evento traumatico.<br />
E allora come “stimolare”, o meglio come preparare il corpo spesso<br />
così “compresso” e sofferente (il corpo sintomatico) e il “corpo ferito” (malattia<br />
psicosomatica) a recuperare le proprie emozioni, le fantasie represse<br />
in loco, e tutto il materiale intrapsichico che P. Sifneos ha sintetizzato nella<br />
parola “alessitimia”?<br />
Cosa fare quando le emozioni bloccano la “persona”? Come si può<br />
aiutare il paziente “somatico” a sciogliersi? Soltanto dopo questa prima fase
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è possibile che il paziente “somatico” cominci a ricordare i primi sogni che<br />
non aveva mai ricordati o, se li aveva ricordati qualche volta, si presentavano,<br />
come hanno scoperto gli psicoanalisti francesi P. Marty, L. Kreisler, S.<br />
Lebovici e M. Soulé, come sogni qualitativamente “poveri”, “cru<strong>di</strong>” e “ari<strong>di</strong>”<br />
<strong>di</strong> emozioni. Al tempo stesso, i vissuti e i ricor<strong>di</strong> sono “in-carnati” nel corpo<br />
“malato”, e “meccanizzato”. Questi fatti si possono ascoltare dai pazienti che<br />
raccontano i primi sogni e che somatizzano, per esempio ai visceri (rettocolite<br />
ulcerosa), allo stomaco (ulcera duodenale), o come “attacco asmatico”<br />
sempre durante il sogno (sonno). Accade che, durante il lavoro analitico <strong>di</strong><br />
interpretazione, essi ri-vivono le stesse emozioni e sintomi uguali (nello stesso<br />
organo) a quando stavano sognando (dormivano).<br />
A questo punto, sul filone <strong>di</strong> M. Balint e <strong>di</strong> B. Luban-Plozza, il corpo in<br />
psicoterapia analitica riprende così quella funzione attiva e “sognante” tanto<br />
che si potrebbe <strong>di</strong>re, parafransando M. Sapir, “nel sogno il corpo parla” allor<br />
quando scopriamo “il corpo a corpo” in psicoterapia.<br />
Possiamo <strong>di</strong>re che stimolare il corpo, rispettare il corpo e permettere<br />
al corpo <strong>di</strong> ritrovare quell’unità somatopsichica, o psicosomatica che <strong>di</strong>r si<br />
voglia, rappresenta il primo obiettivo dello psicologo e psicoterapeuta oggi.<br />
Chiaramente, nel prosieguo delle terapie, l’approfon<strong>di</strong>mento con il lavoro<br />
onirico nella relazione terapeutica resta l’obiettivo qualitativamente valido.<br />
E’ importante, però, sottolineare che, il sogno quando non c’è, bisogna<br />
attivarlo capendo però perché farlo e valutando attentamente se la<br />
presenza eccessiva della corporeità va rispettata. Forse la strategia delle<br />
visualizzazioni guidate può, lo <strong>di</strong>ranno gli specialisti del settore, essere uno<br />
strumento organizzativo, perché accada ciò che suggeriva Bion, ovvero l’inconscio<br />
può essere nella coscienza, il sogno può stare nel sonno, ma nella<br />
coscienza il sogno c’è perché chiunque sa quanto nei momenti <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà<br />
ciò che salva è la possibilità <strong>di</strong> immaginare.<br />
° Dott.ssa Maria Vincenza Costantini, Psicologa, Psicoterapeuta <strong>di</strong> formazione analitica, è<br />
Consigliere Or<strong>di</strong>ne Regionale degli Psicologi<br />
In<strong>di</strong>rizzo dell’Autore: Dott.ssa Maria Vincenza Costantini<br />
Via Silvino Olivieri, 93<br />
66100 - Chieti
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IL CORPO - SINTOMO, I SOGNI E IL PROCESSO<br />
DI MENTALIZZAZIONE NELLE PSICOTERAPIE<br />
PSICOSOMATICHE ANALITICHE<br />
(INDIVIDUALI, DI COPPIA E GRUPPALI)°<br />
Fausto Agresta°<br />
1. Introduzione: Mente-corpo e il sogno nell’unità psicosomatica<br />
La tesi sostenuta in questo lavoro è la scoperta sempre più viva che i<br />
sogni, almeno dal racconto che ne fanno i nostri pazienti, toccano il corpo<br />
più <strong>di</strong> quanto si pensi o venga ricordato da molti articoli e ricerche sui sogni.<br />
E’ pur vero che l’adozione <strong>di</strong> tecniche corporee <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzo analitico,<br />
durante la terapia, stimola il sistema olistico “mente - corpo” a reagire e a<br />
produrre dei ricor<strong>di</strong>, delle emozioni e, poi, dei sogni legati al corpo, alle<br />
sensazioni e ai fatti “duri” della vita, insomma, a quel contatto primigenio<br />
madre – bambino. Nei <strong>di</strong>sturbi somatoformi e ancora <strong>di</strong> più nelle malattie<br />
<strong>psicosomatiche</strong> - dove i tratti alessitimici <strong>di</strong> pazienti psicosomatici sono più<br />
marcati e i sogni sono particolarmente “inibiti”, “bloccati” (“crus”: cru<strong>di</strong>,<br />
ari<strong>di</strong>) e quasi mai ricordati - tali tecniche risultano essere molto utili e in<strong>di</strong>spensabili<br />
per favorire lo sblocco del mondo dell’immaginario e onirico<br />
(Agresta F., 2002; 2010; Bion<strong>di</strong> M., 2001; Parietti P., 2008; Di Donato R.,<br />
1985; 2002; Sapir M., 1986; 2000; Sifneos P., 1990; 2002). Sappiamo che “il<br />
sogno riesce a dare una forma simbolica ad esperienze pre - verbali, a vissuti<br />
originariamente presimbolici per cui – come scrive M. Mancia – permette<br />
anche <strong>di</strong> esprimere a parole ciò che faceva parte della storia preverbale. In<br />
virtù <strong>di</strong> questo processo, il sogno può rendere pensabili, anche senza il ricordo,<br />
emozioni passate depositate nella memoria implicita e parti strutturali <strong>di</strong><br />
un inconscio non rimosso” (2003). Se il corpo, all’inizio della vita del neonato<br />
è un tutt’uno con la mente, e se l’attività onirica è già pronta per esprimere<br />
il suo linguaggio che sarà senz’altro corporeo, l’adulto in analisi usa il<br />
proprio corpo, quando “rivive” alcune esperienze preverbali che la situazione<br />
analitica ripropone e comunica il dolore, la gioia, l’aggressività, le emozioni.<br />
E’ acquisito, ormai, che durante i sogni (che identifichiamo nelle fasi<br />
del sonno REM) si producano, allo stesso tempo e paradossalmente, uno o<br />
più scenari onirici saturi <strong>di</strong> immagini e <strong>di</strong> fantasmi emotivi, e una situazione<br />
corporea molto particolare: movimenti oculari rapi<strong>di</strong>, calo <strong>di</strong> temperatura,<br />
battito car<strong>di</strong>aco e pressione sanguigna irregolari, ipotonia muscolare, (talora)<br />
pene in erezione, irrorazione sanguigna del cervello in aumento; infine,<br />
mo<strong>di</strong>ficazioni neurormonali. Questa complessa struttura paradossale (sonno<br />
paradosso o “REM”) <strong>di</strong>mostra in maniera assoluta che il mondo dei sogni<br />
me<strong>di</strong>a e costruisce una unione, quella più sofisticata, tra soma e psiche, tra<br />
corpo e mente (Agresta F., 1986; 1988; 2001; 2002; Mancia M., 1994; 2003)<br />
che si ripropone a livelli meno accentuati nelle tecniche corporee.<br />
Accade, qualche volta, che i pazienti raccontano “quei” sogni in cui i<br />
corpi sono, o sono stati investiti, o toccati, in quel determinato sogno, in maniera<br />
non tanto e non solo “immaginifica” – cioè quando il paziente racconta
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che sogna un qualcosa che riguarda l’idea <strong>di</strong> un cambiamento, <strong>di</strong> uno stato<br />
psichico particolare nel o del suo corpo – quanto, invece racconta <strong>di</strong> una certa<br />
o <strong>di</strong> una forte, mo<strong>di</strong>ficazione corporea reale, <strong>di</strong> una percezione concreta, non allucinatoria,<br />
al risveglio, <strong>di</strong> uno stato oggettivo <strong>di</strong> “violenza” che accade durante il sogno<br />
e “dentro” il proprio corpo, al <strong>di</strong> là delle mo<strong>di</strong>ficazioni fisiologiche del sonno REM,<br />
sopra descritte. Anche nel racconto dei sogni i pazienti stessi sono testimoni, al<br />
risveglio, <strong>di</strong> vari acca<strong>di</strong>menti, paurosi e piacevoli: “Mi sono svegliato <strong>di</strong> colpo<br />
con una angoscia, seduto sul letto, il cuore mi batteva a mille all’ora”; “avevo<br />
un nodo alla gola...mi sembrava <strong>di</strong> strozzarmi: avevo sognato <strong>di</strong> essere stato<br />
sgozzato” (giocatore d’azzardo pentito...); “ho sognato <strong>di</strong> avere un rapporto<br />
anale con un donna e mi sono svegliato <strong>di</strong> soprassalto pensando, come altre<br />
volte, <strong>di</strong> prenderlo io...avevo un dolore fitto fitto nell’ano, mentre ho avuto<br />
un’eiaculazione anche nel sogno” (era venuto perché impotente); “nel<br />
sogno una forza mi spingeva a trasgre<strong>di</strong>re, un’altra mi <strong>di</strong>ceva <strong>di</strong> no...un fortissimo<br />
mal <strong>di</strong> testa...e un’angoscia come se fossi stata frustrata da un’azione<br />
interrotta violentemente...mi sono svegliata con la pressione molto alta...l’ho<br />
misurata e mi fischiavano le orecchie! (me<strong>di</strong>co)”.<br />
2. Freud e le relazioni d’oggetto<br />
In questa relazione può essere colto quello che da anni è il nucleo<br />
della concettualizzazione postfreu<strong>di</strong>ana del “modello relazionale della mente”,<br />
rispetto al primo modello pulsionale. “Tale trasformazione ha valorizzato la<br />
storia personale, affettiva ed emozionale del soggetto a partire dalla relazione<br />
primaria che il bambino ha con la madre e con l’ambiente in cui cresce.<br />
Queste prime esperienze sono legate alla sensorialità e al corpo attraverso<br />
cui la madre trasmette al neonato affetti ed emozioni in<strong>di</strong>spensabili per la<br />
sua crescita mentale” (Mancia M., 1994; 2003). Le ultime ricerche, dagli<br />
psicoanalisti ai costruttivisti, hanno fatto convergere tutti gli stu<strong>di</strong>osi in un<br />
risultato concreto e chiaro: nei primi tempi <strong>di</strong> vita esiste ancora quella simbiosi<br />
totale tra madre e bambino, i cui corpi biologici anche se sono stati<br />
separati alla nascita, non si sono separati dai corpi “mentali”, né dalle forti<br />
emozioni <strong>di</strong> entrambi, né, tantomeno, nei rispettivi funzionamenti psichici<br />
della madre e del bambino. Non abbiamo la possibilità <strong>di</strong> conoscere il contenuto<br />
del sogno del bambino piccolissimo, questo sì. Ma conosciamo l’origine<br />
delle prime esperienze legate ai sensi, alle emozioni, ai primi costrutti<br />
fantasmatici e del pensierio (Dolto F., 1984; Gilliéron E., 1995; Onnis L. et<br />
alii, 2001). Oggi, però, già i bimbi <strong>di</strong> 2/3 anni, se stimolati, raccontano i<br />
primi brevi sogni.<br />
A questo riguardo M. Mancia precisa che “queste prime esperienze<br />
sono legate alla sensorialità e al corpo attraverso cui la madre trasmette<br />
al neonato affetti ed emozioni in<strong>di</strong>spensabili per la sua crescita mentale”<br />
(2003). Dobbiamo ricordare anche che tutto il preverbale e il presimbolico<br />
è incamerato e depositato nella memoria che Mancia chiama implicita,<br />
“perché non possiamo averne il ricordo, dato che le strutture necessarie alla<br />
memoria esplicita o autobiografica non maturano prima dei 2 - 3 anni <strong>di</strong> vita.<br />
Pertanto queste esperienze preverbali e presimboliche verranno a formare<br />
un ‘nucleo inconscio del Sé non rimosso’ che con<strong>di</strong>zionerà la vita affettiva, emozionale,<br />
cognitiva e persino sessuale dell’adulto” (Mancia M., 2003).<br />
Nelle nostre esperienze, seguendo il filone che prospetta una psico-
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terapia <strong>di</strong> tipo <strong>di</strong>namico psicosomatico e relazionale a più livelli (verbale,<br />
non verbale, corporeo, analogico, simbolico e onirico, secondo il mio modello<br />
<strong>di</strong>namico – psicosomatico: Agresta F., 1997; 2002), abbiamo la possibilità <strong>di</strong><br />
seguire molti racconti <strong>di</strong> sogni <strong>di</strong> più “istanze soggettive” (in<strong>di</strong>viduo, <strong>coppia</strong>,<br />
famiglie e gruppi) e, al tempo stesso, <strong>di</strong> osservare e registrare la risposta<br />
dei pazienti al cambiamento del setting, in fase <strong>di</strong> “regressione corporea”. Come<br />
reagisce il soggetto col corpo (sintomi e <strong>di</strong>sturbi psicosomatici), ai cambiamenti <strong>di</strong>namici<br />
e a quelli strutturali nel quadro analitico? Qual è il transfert dei pazienti? Come<br />
reagiscono i corpi nei sogni e come sono i sogni <strong>di</strong> alcuni tipi <strong>di</strong> personalità? (Marty<br />
P., 1991). Come cambiano le loro immagini mentali chiamate “sovrastrutture<br />
psichiche dell’immaginario” dei soggetti in analisi (Sapir M., 1986; Uva V., 1992;<br />
Agresta F., 1997; 2001; 2001; 2003)?<br />
A tal proposito ricor<strong>di</strong>amo che Freud, in una lettera del 6 novembre<br />
del 1917 all’allievo e collega S. Ferenczi, definisce “sintomi groddeckiani” le<br />
sofferenze somatiche che non hanno cause <strong>di</strong>rettamente organiche ma vengono<br />
“provocate” da fantasie inconsce. Il Maestro ufficialmente negava le<br />
“malattie somatiche” ma, nella corrispondenza con alcuni allievi, ascoltava<br />
e leggeva il linguaggio del corpo, del corpo che parla e al quale allo stesso<br />
tempo si parla- come accade nelle forme isteriche. Poi, al tempo stesso, ha<br />
negato il corpo nelle “malattie neurotiche”.<br />
Comunque, in accordo col metodo clinico, l’osservazione e l’ascolto<br />
terapeutico rappresentano la via regia da seguire: l’osservazione non è asettica,<br />
non è neutra ma è intrisa <strong>di</strong> una relazione speciale, contrad<strong>di</strong>stinta dal<br />
transfert e dal controtransfert e dall’interpretazione analitica del terapeuta.<br />
E’ proprio nella situazione transferale che il soggetto può rappresentare nel<br />
sogno stesso la sua situazione personale, conflittuale, in cui egli, spesso, ri<br />
- attraversa il “corpo bambino”, quando la <strong>di</strong>mensione intrapsichica e <strong>di</strong>fensiva<br />
della struttura dell’Io, non riesce a contenere, strutturalmente e olisticamente,<br />
il conflitto stesso. O, più a ragione, il corpo ripropone i conflitti preverbali e<br />
simbolici che si erano già strutturati nei due - tre anni <strong>di</strong> vita. Così, quando il corpo<br />
“vive” il sogno, anche drammaticamente, significa che prima era tenuto<br />
“scisso” da una parte della mente: era una “cellula dormiente”; ri-costituire<br />
una migliore <strong>di</strong>mensione unitaria del sistema mente - corpo, nell’attualità<br />
della relazione terapeutica, risulta utile e necessario, in una visione globale<br />
delle malattie <strong>psicosomatiche</strong> (Bion<strong>di</strong> M., Mantua V., 2001). Dobbiamo considerare<br />
che è “pur vero che i pensieri, le percezioni e le emozioni del sogno<br />
sono specifici per ciascun soggetto permettendogli <strong>di</strong> fare da tramite fra le<br />
più arcaiche esperienze dell’infanzia attivate dal transfert e quelle attuali<br />
presenti nel transfert” (Mancia M., 1994).<br />
Gli in<strong>di</strong>vidui con Disturbo Borderline <strong>di</strong> Personalità possono avere<br />
una modalità <strong>di</strong> boicottaggio <strong>di</strong> se stessi nel momento in cui l’obiettivo è sul<br />
punto <strong>di</strong> essere realizzato (per esempio, ritirarsi da scuola quando sono in<br />
procinto <strong>di</strong> <strong>di</strong>plomarsi, <strong>di</strong>struggere una relazione proprio quando è chiaro<br />
che potrebbe durare).<br />
A ben vedere le caratteristiche <strong>di</strong> base proprie <strong>di</strong> questi <strong>di</strong>sturbi appartengono<br />
ad un modo <strong>di</strong> essere dell’uomo contemporaneo che vive alla<br />
ricerca <strong>di</strong> emozioni, possibilmente “forti”. L’emozione forte è quella alla<br />
quale si crede e ad essa si affida una momentanea ed effimera sicurezza, che<br />
si è anche in grado <strong>di</strong> comunicare ad altri. Questa emozione effimera copre
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spesso una con<strong>di</strong>zione “alessitimica”, intesa come incapacità a percepire<br />
le sensazioni, le emozioni e la gioia, provenienti dal corpo, che potrebbe<br />
essere inquadrata come caratteristica comune in molti casi <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo border-line.<br />
Questo spiegherebbe il tentativo <strong>di</strong> “risvegliare” un corpo non percepito<br />
perché anestetizzato, me<strong>di</strong>ante agiti anche cruenti (rapporti sessuali<br />
agiti o subiti in modo violento, graffiarsi, ferirsi, automutilarsi) (Agresta F.,<br />
Di Donato R., 2004).<br />
3. Psicosomatica clinica in<strong>di</strong>viduale: il corpo a corpo<br />
Alfia, 37 anni, era venuta in cura per uno stato confusionale, per depressione<br />
e stati ansiosi <strong>di</strong>ffusi. Sino all’adolescenza aveva sofferto <strong>di</strong> attacchi<br />
<strong>di</strong> asma. Il suo problema era rappresentato da un suo legame terribilmente<br />
conflittuale con la propria madre tanto che era convinta della “bontà” matriarcale<br />
della sua famiglia (compresi i nonni materni); avendo lei ricevuto<br />
una educazione libertaria, <strong>di</strong> tipo femminista – così come la nonna e la<br />
madre – nella vita familiare viveva una prassi sociale libertaria e <strong>di</strong> famiglia<br />
aperta, anni settanta, ottanta. In verità, nell’ambito del rapporto madre<br />
- figlia, la madre controllava intrusivamente e seduttivamente tutta la vita<br />
<strong>di</strong> Alfia (stessi amici, stessi locali, stessi party, ecc.). Dopo la nascita <strong>di</strong> sua<br />
figlia Beba, <strong>di</strong> 3 anni, Alfia si sentiva ancora più soffocata da sua madre. Durante<br />
la psicoterapia prende coscienza <strong>di</strong> questo conflitto paradossale e, nel<br />
momento in cui <strong>di</strong>ce alla madre – con <strong>di</strong>fficoltà e paura – <strong>di</strong> non venire più<br />
a casa sua senza un suo assenso, cominciando così a mettere dei limiti più<br />
rigi<strong>di</strong> in vista <strong>di</strong> una separazione “normale” fra lei e la madre, Alfia fa <strong>di</strong>versi<br />
sogni. Uno è particolare: “Stavo sul balcone con mia figlia, eravamo abbracciate;<br />
una donna mi <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> volare - Vola, vola - . Io mi accorgo che c’è un<br />
vento forte che ci può portare in alto, come un turbine. La voce continua:<br />
vola, vola. Nel sogno, penso al suici<strong>di</strong>o mio e della bambina, poi il volto <strong>di</strong><br />
mia madre mi appare come un flash. Mi sveglio con un sussulto, ansimando,<br />
con forti attacchi <strong>di</strong> asma, <strong>di</strong> forte dolore al torace, sono angosciata, ma<br />
<strong>di</strong>co: Od<strong>di</strong>o, è solo un sogno! Realizzo che è una cosa <strong>di</strong> testa, penso alla<br />
terapia e mi calmo, e il mio attacco <strong>di</strong> asma <strong>di</strong>minuisce, questa volta senza<br />
farmaci. Nella realtà adesso io e Beba ci abbracciamo spesso”.<br />
Beba ha cominciato a parlare da quando Alfia si sta staccando da sua<br />
madre e le ha aperto uno spazio mentale; in contemporanea, Beba non vuol<br />
rimanere da sola con la nonna.<br />
Alberto, 15 anni, malato <strong>di</strong> rettocolite ulcerosa emorragica e con struttura<br />
alessitimica, senza sogni e fantasie, somatizzava la sua aggressività e i suoi<br />
sensi <strong>di</strong> colpa sull’intestino, alla luce dei dati psico<strong>di</strong>agnostici e clinici (Agresta<br />
F., 2001; 2003). Inviato dai me<strong>di</strong>ci dell’Ospedale, è trattato anche con la<br />
psicoterapia analitica <strong>di</strong> rilassamento corporeo perché ha molta <strong>di</strong>fficoltà<br />
ad aprirsi e a ricordare i sogni. Dopo otto mesi <strong>di</strong> psicoterapia è più facile<br />
capire il suo funzionamento psichico da una serie <strong>di</strong> sogni particolari: essi<br />
sono pieni <strong>di</strong> “sensi <strong>di</strong> colpa”: infatti, Alberto si aspetta sempre una punizione<br />
a lungo termine (riparazione dalla colpa che lo tiene in tensione) e c’è un<br />
<strong>di</strong>vario netto tra i suoi fantasmi e il principio <strong>di</strong> realtà. A perio<strong>di</strong>, ricorda sogni<br />
sullo stesso tema (colpa e punizione, senza somatizzare). Alberto dorme<br />
molto, mentre prima, per anni, e durante i <strong>di</strong>versi ricoveri in Ospedale, ha<br />
sofferto d’insonnia. Un sogno tipo (gennaio): “Mi sono sognato che era il
- 9 -<br />
mese <strong>di</strong> giugno ed ero andato a scuola a vedere i quadri e ho visto che ero<br />
stato bocciato e mio padre per punizione mi ha chiuso dentro la cameretta<br />
per tutta l’estate, senza mangiare ma solo a stu<strong>di</strong>are”. Nella realtà, la famiglia<br />
non è affatto così, e a scuola Alberto non ha gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà. La sua storia<br />
clinica mette in luce i suoi sensi <strong>di</strong> colpa che si riferiscono – ora che può<br />
mentalizzarli senza somatizzazione – al forte legame pre - e<strong>di</strong>pico che aveva<br />
con la madre (ha dormito con loro fino a <strong>di</strong>eci anni) e per la punizione<br />
“sempre attesa” dal padre. Diciamo che, in questo caso, il corpo non soffre<br />
più, non perde più sangue, l’aggressività repressa non è più scaricata in basso,<br />
ma in “alto”: Alberto, mentalizzando, “può” sognare senza soffrire. Paradossalmente<br />
il corpo si è “staccato” dalla mente. Per questo, e altri casi con<br />
<strong>di</strong>agnosi simile, la <strong>di</strong>namica intrapsichica e relazionale è abbastanza chiara:<br />
una inconscia “fusione” con la figura materna e un profondo senso <strong>di</strong> colpa<br />
inconscio: questo conflitto tra simbiosi e separazione crea una tensione inconscia<br />
che si esplica col senso <strong>di</strong> colpa verso la figura paterna (autorità). L’aggressività che<br />
ne consegue è rimossa e somatizzata a livello intestinale (Agresta F., 1997; 2001;<br />
2002). Il livello <strong>di</strong> mentalizzazione, in mancanza <strong>di</strong> sogni, può essere ottenuto<br />
soltanto con l’appoggio <strong>di</strong> tecniche <strong>di</strong> rilassamento con visualizzazioni: infatti,<br />
all’inizio della psicoterapia, come per altri casi con <strong>di</strong>agnosi simile, si è<br />
rivelato vincente lavorare per circa un anno con le tecniche <strong>di</strong> rilassamento<br />
e con le visualizzazioni guidate, specialmente con un pre – adolescente, alessitimico<br />
e con forti sensi <strong>di</strong> colpa inconsci relativi al suo legame genitoriale<br />
(Agresta F., 2001; 2003). Dalle mie esperienze (2003) la <strong>di</strong>namica inconscia<br />
della rettocolite ulcerosa è la seguente: sensi <strong>di</strong> colpa pree<strong>di</strong>pici (aggressività<br />
orale ed anale) – tensione e attesa per la punizione – aggressività scaricata<br />
sulla parete intestinale. La rabbia è inesprimibile perché manifestarla implica<br />
la ribellione che può causare il castigo dell’abbandono. Sotto l’effetto dei<br />
sensi <strong>di</strong> colpa, la rabbia accumulata, con il suo carico <strong>di</strong> <strong>di</strong>struttività, si trasforma<br />
in autoaggressività e viene incorporata. L’incorporazione esprime<br />
un vissuto inconscio che si “somatizza” a livello intestinale. Dopo due anni,<br />
continuando il rilassamento guidato – ora è proposto in maniera abbastanza<br />
regressiva, Alberto arriva tutto depresso e racconta un sogno (i sogni li porta<br />
ogni due mesi circa): sogna <strong>di</strong> aver ucciso il padre in maniera camuffata (è<br />
il padre che uccide l’altra parte del padre stesso) e iniziamo ad affrontare<br />
l’aggressività repressa e somatizzata verso la figura paterna, tra l’altro, molto<br />
autoritaria. Durante questo sogno ha avuto dolori fortissimi all’intestino e<br />
la terapia <strong>di</strong> rilassamento proposta durante la seduta, dopo il racconto del<br />
sogno, affievolisce ora una depressione da sensi <strong>di</strong> colpa che è più mentalizzata<br />
e meno somatizzata. Il processo <strong>di</strong> desomatizzzazione in psicoterapia<br />
psicoanalitica, almeno all’inizio, deve essere affiancato dalle tecniche <strong>di</strong> rilassamento,<br />
sia per favorire nel paziente la ripresa del sonno naturale, come<br />
primo obiettivo, sia per abbassare il livello <strong>di</strong> ansia, e sia per favorire l’affievolimento<br />
delle <strong>di</strong>fese rigide inconsce che non permettono all’immaginario<br />
<strong>di</strong> “esplodere” come “ricordo del sogno”(Assoun P., 1997; Agresta F., 2003).<br />
Infine, questo approccio terapeutico favorisce l’emergere del linguaggio del<br />
corpo intero e quello sintomatologico interpretato a livello simbolico; favorisce<br />
il recupero del sistema “corpomente”, cioè la persona intera il cui corpo<br />
parla con le emozioni una volta represse e negate, col linguaggio non verbale<br />
e comincia, con grande resistenza, a ricordare i pochi sogni che all’inizio
- 10 -<br />
non vengono assolutamente memorizzati. Questa negazione onirica è spesso<br />
così dalla nascita (Amore M., 1991; Di Donato R., 2006; Agresta F., 2003):<br />
infatti, i sogni sono “incastonati” e “depositati” nel corpo. E senza il messaggio<br />
onirico non ci sarà mai cambiamento intrapsichico e strutturale.<br />
4. I sogni “nel” corpo<br />
Quando possiamo osservare i sogni “nel corpo”? Forse, nel momento<br />
in cui rompono la barriera delle <strong>di</strong>fese. E quando registriamo questi sogni<br />
che inondano il corpo? Possiamo affermare che questi tipi <strong>di</strong> sogni si<br />
registrano soltanto in momenti <strong>di</strong> conflitto e <strong>di</strong> regressione: avvengono in<br />
momenti particolari della cura, momenti intrinseci al soggetto (resistenze ai<br />
cambiamenti, <strong>di</strong>fesa dai cambiamenti) ed estrinseci al soggetto stesso (fatti<br />
reali, problemi a scuola, morte <strong>di</strong> un familiare, cambiamento nel setting:<br />
per es., due gruppi in analisi hanno cambiato il setting per iniziare il rilassamento<br />
analitico). Nelle giornate precedenti e in quelle successive c’è stata<br />
una regressione significativa per ogni partecipante del gruppo e ognuno ha<br />
reagito con sogni che esprimevano, in alcuni casi, solo un <strong>di</strong>sagio psichico<br />
con immagini intorno al corpo e, in altri, più sogni dove erano riproposti i<br />
sintomi fisici che avevano indotto il paziente ad iniziare la cura. In questa<br />
nuova esperienza e durante la terapia <strong>di</strong> rilassamento, si ri - crea uno status<br />
psicologico ed affettivo <strong>di</strong> tipo materno - infantile (Di Donato R., 2002; Sapir<br />
M., 1984) in cui l’in<strong>di</strong>fferenziazione mente - corpo viene riprodotta e, al<br />
tempo stesso, analizzata. Scrive M. Mancia: “Alla base <strong>di</strong> questa concettualizzazione<br />
c’è l’idea <strong>di</strong> una in<strong>di</strong>fferenziazione mente corpo […] <strong>di</strong> una loro<br />
identità che corrisponde a momenti della vita intrauterina, a partire dai quali<br />
la mente si <strong>di</strong>fferenzierebbe dal corpo, anche se la formazione <strong>di</strong> una vita<br />
mentale separata dal corpo avviene dopo l’esperienza della nascita” (1994).<br />
Ricor<strong>di</strong>amo solo che nel primo anno <strong>di</strong> vita il neonato “vive” nella fase REM<br />
per circa 16 ore su 24.<br />
5. Psicoterapia <strong>di</strong> Rilassamento <strong>di</strong> Gruppo (A)<br />
Gruppo composto da sette persone, due maschi e cinque donne.<br />
Rileviamo alcuni sogni raccontati nella seduta precedente l’inizio del rilassamento<br />
(i partecipanti che erano stati sempre seduti sulle se<strong>di</strong>e, nella seduta<br />
successiva dovevano <strong>di</strong>stendersi per terra, su piccoli lettini da palestra,<br />
in una posizione circolare <strong>di</strong> gruppo e in cui i loro corpi, che non erano<br />
mai stati toccati, venivano toccati dalla mano del Terapeuta, sulla fronte,<br />
sulla mano, secondo la tecnica del Rilassamento analitico <strong>di</strong> Sapir). Mary,<br />
36 anni, ha forti mal <strong>di</strong> testa, dolori alla gamba e alla schiena. Da tutti gli<br />
esami clinici non risultano problemi organici. Mary porta <strong>di</strong>versi sogni che<br />
riguardano <strong>di</strong>verse parti del proprio corpo. Prima <strong>di</strong> allora, i sogni erano <strong>di</strong><br />
contenuto “ossessivo”, <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa psichica, e il corpo non era mai stato investito.<br />
Sogno n. 1: “Avevo sulla schiena e sulla pancia molti brufoli. Chiedo a<br />
mio marito <strong>di</strong> passarmi una spugna, ma lui non lo vuole fare. Allora, mi <strong>di</strong>co<br />
che avrei dovuto chiederlo al Dott. Agresta”. Sogno n. 2: “Mi passo la mano<br />
<strong>di</strong>etro la nuca e mi si stacca un neo molto grande che mi resta in mano e mi<br />
lascia una ferita <strong>di</strong>etro la nuca”. Sogno n. 3: “Mia suocera mi taglia, contro<br />
la mia volontà, i capelli <strong>di</strong>etro la nuca”. Sogno n. 4: “Vado dal mio me<strong>di</strong>co<br />
(lo stesso che l’ha inviata al T.) per far vedere la gamba che mi fa male. Lui
- 11 -<br />
mi ci infila uno spillo più volte ed io non sento dolore. Il dottore mi <strong>di</strong>ce<br />
che non c’è niente da fare, quin<strong>di</strong> me la devo tenere così. Poi vado in bagno<br />
perché avevo le mestruazioni che in quel momento erano abbondanti.<br />
Oltre il sangue espello una massa strana che io osservo e penso che sia un<br />
feto appena abbozzato”. La gamba era la sinistra, mentre nella realtà quella<br />
che le faceva male era la destra! Nella realtà le sono tornate le mestruazioni<br />
abbondanti, con forti per<strong>di</strong>te e “pezzi” <strong>di</strong> sangue, come <strong>di</strong>ce lei. Dopo la<br />
seduta, le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong>minuiscono quasi subito, lei se ne accorge e poi si sente<br />
meglio. Licia, 37 anni, presentava vomito psicogeno, dolori gastrici e attacchi <strong>di</strong><br />
panico con gravi <strong>di</strong>sturbi della personalità. Avendo sposato un cugino <strong>di</strong> primo<br />
grado, il padre, in particolare, non aveva mai accettato questa situazione<br />
tanto che, per do<strong>di</strong>ci anni, aveva rifiutato <strong>di</strong> vederla. Poi si incontrano, il<br />
padre rimane qualche mese a casa <strong>di</strong> un parente che abitava vicino la casa<br />
della figlia (il padre viveva in Argentina) e si riconciliano. Quando il padre<br />
riparte <strong>di</strong>ce alla figlia <strong>di</strong> tornare con lui, lasciando il marito. Dopo tre mesi il<br />
papà comincia a star male e si ammala <strong>di</strong> tumore ai polmoni e Licia, per un<br />
periodo, l’assiste laggiù in Ospedale. Dopo la morte del padre, Licia rientra<br />
in terapia e porta un sogno che la sconvolge: sogna che il padre era vivo e<br />
lei aveva un forte orgasmo, irrefrenabile, e pensa, appunto nel sogno, che<br />
faceva l’amore col padre. Si sveglia in preda all’angoscia, ha ancora l’orgasmo,<br />
ed è in preda agli incubi: “E’ proprio un incesto”- racconta. Proprio <strong>di</strong><br />
questo era stata accusata dal padre, quando aveva condannato il suo matrimonio<br />
con suo nipote, figlio <strong>di</strong> sua sorella. Ma anche il padre aveva sposato<br />
sua cugina <strong>di</strong> secondo grado, la madre della paziente!<br />
6. Psicosomatica e Psicoterapia <strong>di</strong> Rilassamento <strong>di</strong> Gruppo (B)<br />
Gruppo composto da otto persone: tre maschi e cinque donne. Tecla,<br />
31 anni, con gravi <strong>di</strong>sturbi della personalità e con attacchi <strong>di</strong> panico. Da<br />
bambina aveva subìto seduzioni da parte <strong>di</strong> uno zio e da una persona anziana.<br />
La sua <strong>di</strong>namica era questa: darsi ai maschi per farsi accettare. Da tempo<br />
ha sviluppato fortissimi dolori alla schiena. Dopo ripetute visite specialistiche,<br />
sono state escluse cause organiche. Le tecniche <strong>di</strong> rilassamento corporeo <strong>di</strong><br />
senso analitico vengono proposte come integrazione approfon<strong>di</strong>ta dell’esperienza<br />
analitica e psicoterapeutica. Si lavora molto sul significato simbolico<br />
dei sintomi rappresentati dal mal <strong>di</strong> schiena e sui sogni raccontati. Ecco<br />
alcuni sogni: “Mi trovavo in una piazza ed era notte fonda; sono seduta su<br />
uno sgabello da bar davanti ad un bancone per servire, come cameriera,<br />
caffè e birra; non ero sola perché vedevo dei miei amici avvolti nei sacchi a<br />
pelo che dormivano; mi ritrovo a pensare al mio mal <strong>di</strong> schiena e alla soluzione<br />
per poterlo guarire: dovevo fare l’amore con un mio carissimo amico,<br />
<strong>di</strong>rettore <strong>di</strong> un’azienda, il quale nell’atto sessuale era posto sotto lo sgabello<br />
e io seduta sopra. Al risveglio ho avuto un fortissimo mal <strong>di</strong> schiena!”. Altro<br />
sogno: “Mio padre e mia madre erano nella mia camera e assistevano ad un<br />
cambiamento, dovevo indossare un abito bianco <strong>di</strong> lana che a me non piaceva<br />
perché avrebbe esaltato i miei fianchi, ma nell’indossarlo vado in un’altra<br />
camera e mio padre mi segue e io so che mi sta sbirciando. Mi sveglio con<br />
un fortissimo mal <strong>di</strong> schiena e devo rimanere tutta la giornata a letto”. Altro<br />
sogno: “Ero in casa, e mia madre e mio zio mi <strong>di</strong>cevano che mio padre era<br />
morto in aereo; non provavo nessuna emozione e <strong>di</strong>ssi loro che almeno po-
- 12 -<br />
tevamo andare al funerale”. Un altro sogno: “Immaginavo <strong>di</strong> desiderare sessualmente<br />
Gianni, una guar<strong>di</strong>a giurata; e solo all’idea, il mio corpo dava sintomi<br />
<strong>di</strong> spavento, svenimento e mal <strong>di</strong> schiena”. Altro sogno: “Ero in un’aula<br />
scolastica ma buia e con me c’erano ragazzi e ragazze, illuminavo la stanza<br />
con il palmo della mano, e improvvisamente entra nella stanza un uomo che<br />
forse era il nostro professore dallo sguardo profondo ma molto cattivo; ho<br />
capito che voleva uccidermi ma io ero pronta ad affrontarlo. Così, mi <strong>di</strong>rigo<br />
verso <strong>di</strong> lui ma, nel combatterlo, lui mi fa cadere per terra e con dei chio<strong>di</strong><br />
messi nelle mani mi costringe a non muovermi: mi sveglio con fortissimi dolori<br />
alle mani. Mi sveglio e ho un prurito fortissimo che si è esteso su tutta la<br />
mano e poi fino alle braccia”. Dopo una settimana un altro sogno: “Ero nella<br />
mia camera da letto con una donna anziana accompagnata da un cagnolino,<br />
ma poco dopo la faccio uscire perché si <strong>di</strong>mostrava invadente; dopo<br />
aver chiusa la porta, un uomo violento, a tutti i costi, voleva far l’amore con<br />
me e vedo dal buco della serratura il suo pene. Io ero spaventata dalla sua<br />
irruenza, ma accetto <strong>di</strong> farmi penetrare attraverso un buco posto al centro<br />
della porta. Ero schifata e <strong>di</strong>sgustata dallo sperma che mi usciva anche dalla<br />
schiena, lungo la colonna vertebrale. Mi sono rincuorata nel vedere sul mio<br />
cellulare i miei desideri scritti sotto forma <strong>di</strong> SMS: CASA, AEROPORTO,<br />
VASO DI FIORI”. Al risveglio Tecla ha un fortissimo mal <strong>di</strong> schiena, mentre<br />
per tutta la settimana era stata bene. La donna col cane rappresentava sua<br />
madre e l’uomo violento, il padre. Nel lavoro <strong>di</strong> gruppo la simbologia ha<br />
rappresentato, rispettivamente, quello che rientra nei desideri e negli obiettivi<br />
<strong>di</strong> Tecla: andare a vivere da sola, partire (“utero con fiori e rinvigorito”).<br />
Nella simbologia psicosomatica del lavoro <strong>di</strong> gruppo si è detto che la schiena<br />
rappresenta “il peso della vita” e la colonna vertebrale simboleggia la figura<br />
paterna, appunto come “colonna della vita”, sulla quale Tecla non ha mai<br />
potuto appoggiarsi. Nella relazione analitica transfert – controtransfert, si<br />
ripropone il conflitto paterno ogni volta che Tecla deve prendere decisioni<br />
“reali”, <strong>di</strong> lavoro, <strong>di</strong> in<strong>di</strong>pendenza (patente <strong>di</strong> guida, andare a vivere da sola,<br />
risparmiare i sol<strong>di</strong> che guadagna) nella <strong>di</strong>namica corpo a corpo <strong>di</strong> gruppo.<br />
7. Riflessioni<br />
E’ proprio vero che il corpo, come recita il libro dei morti egiziano e<br />
tibetano, è pieno <strong>di</strong> “dei”. Noi <strong>di</strong>ciamo <strong>di</strong> fantasmi, <strong>di</strong> emozioni, <strong>di</strong> affetti.<br />
Lo scopo della psicoterapia analitica con in<strong>di</strong>rizzo psicosomatico è anche<br />
quello <strong>di</strong> “far ri - vivere” gli “dei” che si annidano dentro il corpo, <strong>di</strong> dar loro<br />
un senso e un tono. E questo è anche più significativo allorquando la parola<br />
non è sufficiente a dar voce alle sofferenze e ai sensi <strong>di</strong> colpa inconsci. In tal<br />
caso, il rilassamento analitico si è <strong>di</strong>mostrato un valido aiuto in questo tipo<br />
<strong>di</strong> approccio, specialmente nel campo delle psicosomatosi dell’infanzia e dell’adolescenza<br />
e in quelle malattie che coinvolgono massicciamente il corpo (Assoun, P. - L.,<br />
1997). Altre volte, in accordo con Sapir, per preparare una psicoterapia analitica<br />
proprio per quei pazienti troppo chiusi nel proprio guscio corporeo e<br />
alessitimico (Sami - Ali, 1987; Mc Dougall J., 1988; Sifneos P., 2007).<br />
8. Esperienze con studenti <strong>di</strong> psicologia<br />
Da alcuni anni (2000-2009) portiamo avanti come Conduttori in <strong>coppia</strong><br />
(M/F) <strong>di</strong>verse esperienze <strong>di</strong> Training Autogeno (TA) con Visualizzazioni
- 13 -<br />
Guidate (VG) con gruppi <strong>di</strong> studenti e laureati in Psicologia (10-12 p.),<br />
nell’ambito delle attività della SIMP Pescarese. Il processo <strong>di</strong> mentalizzazione<br />
che rimane bloccato con altre terapie verbali, si sblocca, proprio negli<br />
interventi con TA con VG: i sogni aumentano, i ricor<strong>di</strong> ad essi collegati riemergono,<br />
le emozioni e l’aggressività, che una volta erano ‘stati mentali’<br />
repressi e inibiti, nell’ iter terapeutico, trovano uno spazio più attivo e <strong>di</strong>namico.<br />
Inoltre, riaffiorano i “ricor<strong>di</strong>” <strong>di</strong> acca<strong>di</strong>menti, con fantasie e sogni che<br />
riemergono con un simbolismo sempre più <strong>di</strong>namico, mentre la memoria si<br />
riattiva in maniera globale. Le Visualizzazioni Guidate sono il trait d’union tra la<br />
mente e il corpo nella misura in cui i pazienti psicosomatici alessitimici “scaricano”<br />
sul corpo l’aggressività scissa dall’emozione e l’angoscia ad essa legata. Quando Carlo,<br />
sofferente <strong>di</strong> rettocolite ulcerosa (Agresta F. et alii, 2006; 2010), riferisce<br />
<strong>di</strong> alcune forti emozioni legate alla sua prima infanzia, somatizza durante la<br />
<strong>di</strong>stensione, oppure durante la presentazione <strong>di</strong> Visualizzazioni che “toccano”<br />
subito il corpo, proprio per mancanza <strong>di</strong> simboli che hanno la funzione<br />
<strong>di</strong> “<strong>di</strong>fendere” il corpo, attraverso la mente attiva e <strong>di</strong>namica, <strong>di</strong>ciamo creativa<br />
e simbolica. Il miglioramento si avrà quando Carlo ricorderà più sogni<br />
(con un’altra Terapeauta) e dai sogni emerge il conflitto pre-e<strong>di</strong>pico che<br />
si canalizzava tout cour sul corpo. La pratica terapeutica ci ha permesso <strong>di</strong><br />
verificare l’importanza e l’efficacia della funzione del simbolo nelle visualizzazioni<br />
guidate come “confronto tra fantasma e realtà”. Questo nuovo approccio<br />
vuole in<strong>di</strong>care un avvicinamento, un punto <strong>di</strong> contatto tra un ricordo<br />
ancora “coperto” e un “fantasma” che, nella ri-attivazione regressiva del T.A.,<br />
si presenta o come sintomo, o come simbolo “intrecciato” ad un “conflitto<br />
intrapsichico”, legato ad una reminiscenza ancora repressa e/o somatizzata,<br />
a seconda della struttura <strong>di</strong> personalità. Lo scopo primario non è quello <strong>di</strong> scoprire,<br />
ma quello <strong>di</strong> “far sentire” a livello concettuale “quel” fatto o “quel” ricordo che è intimamente<br />
legato al sintomo del corpo o a qualcosa legato alla sofferenza del corpo, un<br />
linguaggio del corpo ri-attivato proprio in quella seduta con “quella” visualizzazione.<br />
Il soggetto si “meraviglia” <strong>di</strong> questa emozione, legata al corpo e al “fatto” <strong>di</strong> “allora”;<br />
può ri-vivere, attivamente e concretamente il qui e ora e il lì e allora, nella <strong>di</strong>mensione<br />
balintiana dell’unità mente-corpo, attraverso la <strong>di</strong>mensione parola-corpo. La <strong>coppia</strong><br />
dei Terapeuti, come nella terapia <strong>di</strong> rilassamento <strong>di</strong> Sapir, evoca la <strong>coppia</strong> genitoriale<br />
fantasmatica e in particolare il fantasma materno rimanda al vissuto legato alla<br />
regressione uterina e alla madre uroborica, mentre il fantasma paterno al fantasma<br />
della castrazione.<br />
I risultati raggiunti con i gruppi (più <strong>di</strong> 100 partecipanti) sono stati:<br />
miglioramento della qualità della vita in rapporto alla sensibilizzazione<br />
dell’unità mente- corpo, esperienza catartica personale, maggiore riconoscimento<br />
e vissuto soggettivo riguardo al simbolo (e al simbolismo mente-corpo),<br />
migliore capacità <strong>di</strong> percezione dei vissuti emozionali in rapporto alle<br />
varie somatizzazioni, più capacità <strong>di</strong> ascolto degli altri; ricor<strong>di</strong>/affetti, allargamento<br />
della coscienza creativa, abbassamento dell’ansia e dell’angoscia e<br />
scomparsa <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse somatizzazioni. Contemporaneamente aumenta il processo <strong>di</strong><br />
mentalizzazione che permetterà un allentamento delle <strong>di</strong>fese e un maggiore<br />
ricordo dei sogni che <strong>di</strong>ventano più pregnanti rispetto alla <strong>di</strong>namica personale.<br />
Il punto nuovo che abbiamo rilevato e che mettiamo in atto – dopo alcune<br />
V.G., così come avviene nei primi colloqui <strong>di</strong> consultazione sottoforma<br />
<strong>di</strong> “interpretazione <strong>di</strong> prova” (E. Gilliéron) – è rappresentato dagli “Interventi
- 14 -<br />
<strong>di</strong> prova” , tra il VII e l’VIII incontro <strong>di</strong> ogni livello. Gli “interventi <strong>di</strong> prova”<br />
sono proposti dopo la verbalizzazione del vissuto del partecipante al gruppo e<br />
al Terapeuta. Gli interventi del T. sono “focalizzati” e brevi (1 o 2 per ogni<br />
livello) e hanno lo scopo <strong>di</strong> una “prova” verificabile riguardo ad un’ipotesi<br />
interpretativa - in chiave psico<strong>di</strong>namica e simbolica - che il soggetto potrà<br />
“datare e ricordare” rispetto alla propria storia personale e familiare (eventi<br />
traumatici, vissuti, ricor<strong>di</strong>). Lo scopo è anche quello <strong>di</strong> “saggiare” il tipo <strong>di</strong><br />
intervento psicoterapeutico più appropriato e/o il grado <strong>di</strong> profon<strong>di</strong>tà della<br />
ipotetica interpretazione adatta al setting e al soggetto. Inoltre, questo stato<br />
“suggestivo” aiuta il paziente somatico così <strong>di</strong>fficile da trattare ad aver “più<br />
fiducia” non solo nella “terapia della parola”, ma anche nel “linguaggio del<br />
corpo” che nel Nostro è sempre negato, razionalizzato e non compreso (“relazione<br />
bianca” con i “pazienti Fujsiama”). L’intervento “focalizzato” riguarda<br />
il legame del sintomo (problema/emozione particolare) presentato, il vissuto<br />
pre-e<strong>di</strong>pico (come fantasma) e l’atteggiamento intrafamiliare nascosto che sottende<br />
alla ipotetica <strong>di</strong>namica familiare primitiva e, <strong>di</strong> conseguenza, come legame<br />
e problema “sintomatologico”. Così, per alcuni tratti, possiamo “scoprire”<br />
una verità “in <strong>di</strong>retta”. Il partecipante ri-propone in chiave somatica e/o<br />
simbolica, nella <strong>di</strong>namica relazionale con la <strong>coppia</strong> terapeutica, la <strong>di</strong>namica<br />
del suo problema “primario”, come conflitto intrapsichico- relazionale. Non<br />
si va oltre, ma si può verificare quel fatto, quella situazione, partendo dall’hic<br />
et nunc della <strong>di</strong>namica relazionale del gruppo e chiedendo al partecipante<br />
“la verifica” reale illinc et tunc del “suo” problema. La “verità psicosomatica”<br />
viene appena sfiorata. Questa “apertura” è molto suggestiva e “tocca” le <strong>di</strong>fese<br />
e l’insight della persona che prende coscienza che alcune <strong>di</strong>fese troppo<br />
rigide si vanno sciogliendo e si prepara, con maggiore “fiducia <strong>di</strong> base”, alla<br />
via del cambiamento intrapsichico, interpersonale, somatico e simbolico<br />
per il livello successivo. Esempi. I Livello. Visualizzazione: Il piccolo lago. La<br />
visualizzazione descrive un sentiero <strong>di</strong> montagna in una splen<strong>di</strong>da giornata<br />
primaverile in cui piano piano si arriva ad un piccolo lago soffermandosi ad<br />
ammirare la natura rinata. Federica: “Ho avvertito la pesantezza e il calore<br />
solo a pezzi, la voce femminile mi ha aiutato a sentire il cuore, che prima<br />
non avevo mai ascoltato. Nel plesso solare ho sentito freddo. Nella visualizzazione<br />
ho visto una strada con i pini alti, non riuscivo a vedere il sole. Ho visto<br />
la salita, la <strong>di</strong>scesa e infine il lago, ma non vedevo mai il sole. Poi quando<br />
lei ha detto <strong>di</strong> andare via, sono scappata subito; era una situazione che non<br />
mi piaceva”. Intervento: “E’ lei che non vede il sole, il sole è calore, comunica<br />
emozioni, parole...se lo rifiuta, ha paura <strong>di</strong> comunicare. Qui però è l’albero<br />
che copre il sole, lei si <strong>di</strong>fende dal caldo, inconsciamente ha sentito troppo<br />
caldo e poi ha smesso.....(posso chiedere se c’è un problema somatico a<br />
livello della pancia? Problema intrapsichico?)”. Federica: “Sì, soffro sempre<br />
<strong>di</strong> colite”. Visualizzazione. Colline inglesi: Questa visualizzazione descrive la<br />
penisola <strong>di</strong> Cornovaglia (Inghilterra) con tutta la sua meravigliosa natura<br />
circostante… Mary: “Ho sentito il cuore che mi batteva nello stomaco”. Intervento:<br />
“E’ contenta, ha scoperto qualcosa a livello sentimentale? (...) Manca<br />
la verità, quella reale...”. Mary: “No, nessuna novità. Nella visualizzazione ho<br />
visto tutto, ma non trovavo elementi miei, seguivo la lezione (lapsus), ma…”.<br />
Intervento: “Lezione? La lezione mi fa pensare a un insegnante... c’entra un<br />
professore d’inglese!”. Lei: (tossisce...tenta <strong>di</strong> parlare...): “E’ vero, ricordo il
- 15 -<br />
mio professore <strong>di</strong> inglese delle superiori che ha sempre avuto una grande<br />
ammirazione per me, era sempre molto protettivo nei miei riguar<strong>di</strong> e spesso<br />
mi faceva battere il cuore!”.<br />
Un’altra partecipante che chiameremo Lisa su questa visualizzazione<br />
riferisce: “All’inizio mi sentivo persa…ho iniziato a sentire l’odore <strong>di</strong> candele<br />
spente”. Intervento: “L’odore <strong>di</strong> candele spente farebbe pensare alla morte<br />
intesa come mancanza del tocco del padre. Si può pensare al senso <strong>di</strong> colpa<br />
per la separazione della madre rispetto al padre…si può <strong>di</strong>re che nel suo<br />
immaginario è come se lei durante la notte non abbia permesso ai suoi genitori <strong>di</strong><br />
stare a lume <strong>di</strong> candela mentre lei era in cameretta”. Lisa: “Sì, succedeva che mio<br />
padre viaggiava <strong>di</strong> notte e quando tornava io, che in sua assenza stavo nel<br />
lettone <strong>di</strong> mamma, dovevo tornare nel mio lettino con grande paura: spesso,<br />
mia nonna che stava con noi, in una camera più grande, accendeva i lumini<br />
quando tornava il mio papà, suo figlio”. Visualizzazione: La lotta contro la piovra.<br />
La visualizzazione descrive gli abissi del mare, e si chiede <strong>di</strong> affrontare<br />
una grossa piovra, un mostro marino che semina terrore e morte. Dopo un<br />
lungo lottare, si chiede <strong>di</strong> colpire l’animale fino alla sua morte, e <strong>di</strong> trascinarlo<br />
in superficie. Alla luce del sole, questo animale si ri<strong>di</strong>mensiona, fino<br />
a trasformarsi prima in una strega maligna, poi in una vecchia, e si chiede<br />
<strong>di</strong> seguirla in una oscura foresta. Il paesaggio lentamente si trasforma, e si<br />
chiede <strong>di</strong> salire le pen<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> una montagna. Arrivati alla vetta, la vecchia<br />
si trasforma in una fata e tutto è splendente…Clara: “Nella visualizzazione<br />
volevo <strong>di</strong>re ‘basta’, volevo muovermi ma il corpo era pesante, quasi bloccato.<br />
È come se l’istinto <strong>di</strong> uccidere la piovra e la ragione combattessero… Poi ho<br />
ucciso la piovra, stavo male”. Intervento: “Forse per i sensi <strong>di</strong> colpa? Però c’è<br />
la sua liberazione con lo stare male…Uccidere la piovra non rappresenta<br />
una liberazione! E’ la liberazione dalla “madre piovra”. “Sì, è vero- aggiunge<br />
Clara- quante volte mi sento <strong>di</strong> “colpire mia madre e mi si paralizzano le<br />
braccia”. Visualizzazione: Lotta contro il drago. La visualizzazione descrive un<br />
sentiero <strong>di</strong> montagna che porta ad una foresta, e si chiede <strong>di</strong> sentirsi come<br />
Sigfrido, che porta con sé una spada. Poco dopo compare un drago <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni<br />
enormi, e si chiede <strong>di</strong> ucciderlo, conficcandogli la spada dritto<br />
al cuore. Terminata questa grande impresa, si chiede <strong>di</strong> lavarsi del sudore<br />
e del sangue presso una fonte…l’acqua fresca rigenera e toglie ogni fatica,<br />
purifica…Luca: “È stato bellissimo, nella visualizzazione ho sentito molto<br />
calore per tutto il corpo soprattutto quando ho ammazzato il drago. Poi,<br />
dopo averlo ammazzato, ho visto una fontana <strong>di</strong> pietra circolare da dove<br />
fuoriusciva dell’acqua che mi bagnava…Mi sentivo purificato, mi sentivo<br />
bene…”. Intervento: “Quando il calore non fa più paura è una lotta tra la<br />
vita e la morte, tra l’eccitazione e la morte” (simbolicamente l’uccisione<br />
del drago rappresenta l’uccisione del padre). Luca: “Ho ripensato, mentre<br />
lei parlava, a quante volte ho <strong>di</strong>scusso con mio padre...una volta, avevo 5-6<br />
anni, gli ho lanciato una scarpa da tennis che lo ha colpito sul petto. E mi<br />
sono sentito perso...Papà mi ha preso in braccia e mi ha sculacciato e mi<br />
ha detto che non lo dovevo fare più...è stato un padre buono (piange)...<br />
purtroppo l’ho perso 5 anni fa”. Nelle ultime sedute del III Livello le parti<br />
dell’inconscio si aprono e “comincerà a parlare” o attraverso il corpo o a<br />
ricordare sogni (che non possono essere raccontati), o nelle visualizzazioni,<br />
a raccontare la storia della propria infanzia, della relazione con i genitori, i
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conflitti, l’aggressività e la sessualità. Emergeranno la mancanza <strong>di</strong> risposte,<br />
<strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione del piacere relazionale, forti <strong>di</strong>fese e<strong>di</strong>piche e sublimazione,<br />
risomatizzazioni super egoiche, senso <strong>di</strong> colpa tra il pree<strong>di</strong>pico e l’e<strong>di</strong>pico,<br />
freddo, impressioni glaciali, <strong>di</strong>fese, ristrutturazioni, confronto con la realtà<br />
del fantasma. Successivamente non compaiono più somatizzazioni, il corpo<br />
è sollevato.<br />
Visualizzazioni: con musica (Ninne-nanne). Angelo riferisce: “Esercizi corporei<br />
benissimo…peso concentrato su spalle e testa….non riuscivo a chiudere<br />
gli occhi….mi ha fatto piacere sentire la musichetta…ho visto mia madre<br />
che pensava a me, lontana...la madre <strong>di</strong>ceva: “Ti voglio bene” e il bambino era<br />
troppo piccolo per rispondere…”. Intervento: “Cos’è? Una mancanza <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione<br />
del piacere relazionale? Problemi <strong>di</strong> allontanamento?”. Angelo: “Sì,<br />
da piccolo sono stato spesso in Ospedale per vari ricoveri e interventi...quando<br />
non c’era mia madre che faceva i turni <strong>di</strong> notte, c’era un’amica o la zia...<br />
la madre mi cantava le canzoncine per bambini; le altre non mi cantavano<br />
nulla”. Liliana: “A me è piaciuta…molto carina…la seconda musica era quella<br />
<strong>di</strong> mia madre…le mani erano ghiacciate...il corpo caldo…però mi sono<br />
rilassata…ho ricordato quand’ero piccola…ma anch’io non ho risposto a<br />
mia madre” (mancanza <strong>di</strong> risposta). Linda: ”Mi sono rilassata tantissimo…mi<br />
sono quasi addormentata…sentivo freddo…avevo brivi<strong>di</strong> <strong>di</strong> freddo a tutto il<br />
corpo…ho visto la chiesa...era un eremo sulla roccia…il suono era come un<br />
mio occhio che mi scrutava dentro…(occhio incarnato)...non l’ho visto… lo<br />
sentivo io che mi scrutavo…un momento <strong>di</strong> raccoglimento sulla mia vita…su<br />
quello che sto facendo adesso….Sentivo questo occhio dentro…”. Intervento:<br />
“Come mai questa trasformazione dal suono arcaico alla religione? C’è una<br />
forte <strong>di</strong>fesa e<strong>di</strong>pica e sublimazione religiosa dalla ninna-nanna alle musiche<br />
religiose. Perché questa sublimazione? Le voleva cantare il rock e non glielo<br />
hanno permesso?”. Linda: (S<strong>coppia</strong> a ridere): “E’ pazzesco...io suonavo in<br />
un gruppo con sole ragazze metal...e i miei, dopo tante liti, mi hanno permesso<br />
<strong>di</strong> suonare soltanto in chiesa...allora l’occhio era mia madre?”.<br />
Visualizzazione: Il faro. Marilena: “Il corpo bene.. le <strong>di</strong>ta tagliate dal freddo<br />
a metà…ho visualizzato il porto...non volevo entrare dal basso…dall’alto<br />
vedevo un fascio <strong>di</strong> luce che usciva dalla vetrata...la luce mi veniva davanti,<br />
ma non mi toccava…poi l’ho sentito allo stomaco questo fascio <strong>di</strong> luce, mi<br />
sono avvicinata, mi sono girata e ho lasciato la barca che mi aveva portato<br />
lì…il faro come una guida alla salvezza...mi sono addormentata, poi mi sono<br />
svegliata con un dolore alla nuca…ho pensato <strong>di</strong> andare verso...ho pensato<br />
a Ulisse che ho ritrovato”. Intervento: “C’è un problema <strong>di</strong> meta, <strong>di</strong> viaggi<br />
e <strong>di</strong> ritrovare il “faro”, un simbolo fallico, paterno...Pensava <strong>di</strong> averlo perso<br />
dopo un viaggio?”. Marilena: “Mi sto emozionando...sì, dottore, mio padre,<br />
quando avevo 10 anni, era partito all’estero e ha subito un incidente vicino<br />
al porto <strong>di</strong> Marsiglia...ha avuto le gambe rotte da una macchina <strong>di</strong> servizio<br />
che lui non aveva visto...ed è stato tre mesi in Ospedale e siamo andati più<br />
volte a trovarlo...lui lavorava lì”.<br />
9. Conclusioni<br />
Gli interventi <strong>di</strong> prova del T. A. sono “focalizzati” e brevi (1° e 2° per<br />
ogni livello), a <strong>di</strong>fferenza delle risposte “<strong>di</strong>alogiche”, <strong>di</strong> rinforzo e <strong>di</strong> ascolto<br />
del Terapeuta, rispetto alla maggior parte delle verbalizzazioni <strong>di</strong> ogni
- 17 -<br />
soggetto. Gli interventi, come vedremo nella parte clinica, hanno lo scopo<br />
<strong>di</strong> trovare un riscontro “reale”, una “prova”, approfon<strong>di</strong>mento riguardo<br />
alla capacità <strong>di</strong> insight del soggetto stesso; un incontro da costruire tra ciò<br />
che è “interpretabile” da parte del Terapeuta e ciò che viene verbalizzato<br />
in <strong>di</strong>verse maniere (simbolica, analogica e/o sintomatologica) da parte del<br />
soggetto. Ciò che viene coniugato come intervento <strong>di</strong> prova può essere verificato<br />
soltanto dal partecipante. Si tratta <strong>di</strong> un’ipotesi interpretativa che il soggetto<br />
potrà “datare e ricordare” riguardo alla propria storia personale e/o<br />
familiare (eventi traumatici, vissuti, ricor<strong>di</strong>, per<strong>di</strong>ta, conquista, conflitto in<br />
atto). Quin<strong>di</strong>, particolare risalto viene dato alle verbalizzazioni specialmente<br />
alla fine <strong>di</strong> ogni livello. Questo tipo <strong>di</strong> intervento ci dà un aiuto anche per<br />
sostenere la possibilità <strong>di</strong> proseguire, senza incontri supplementari, il prosieguo<br />
regolare dei livelli. L’intervento “focalizzato” riguarda il legame del sintomo/<br />
problema/emozione- quello particolare che è stato presentato - e il<br />
vissuto pre-e<strong>di</strong>pico, come fantasma/ atteggiamento intrafamiliare “nascosto”<br />
che sottende alla ipotetica <strong>di</strong>namica familiare primitiva e, <strong>di</strong> conseguenza,<br />
come legame “sintomatologico”. Così, per alcuni tratti, possiamo “scoprire”<br />
una verità “in <strong>di</strong>retta”. Il partecipante ri-propone in chiave somatica e/o<br />
simbolica il suo problema relazionale come “matrice” (un po’ nascosta) del<br />
suo passato, e come “conflitto intrapsichico” in atto che il Conduttore può<br />
“legare” al passato. Non si va oltre, non si approfon<strong>di</strong>sce <strong>di</strong> più, come si fa in<br />
psicoterapia analitica. Partendo dall’hic et nunc della <strong>di</strong>namica relazionale<br />
del gruppo il Conduttore chiede al partecipante “la verifica” reale (“illinc et<br />
tunc” del “suo” problema). La “verità viene appena toccata. Questa “apertura”<br />
è molto suggestiva e “tocca” le <strong>di</strong>fese e l’insight della persona che<br />
subito ha più fiducia nell’esperienza emozionale che sta vivendo, come nel<br />
G. Balint, anche se con una tecnica <strong>di</strong>versa. Tutto ciò permette <strong>di</strong> sciogliere<br />
maggiormente alcune <strong>di</strong>fese troppo rigide e preparare, attraverso un “tocco<br />
<strong>di</strong> interpretazione”, ad una eventuale psicoterapia attraverso una maggiore<br />
“fiducia <strong>di</strong> base” che è la via del cambiamento sia per il livello successivo, sia<br />
per ulteriori approfon<strong>di</strong>menti che esulano dalla pagina razionale.<br />
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°Fausto Agresta è Psicologo, Psicoterapeuta analista, Gruppoanalista, Libero Professionista.<br />
Direttore Centro Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Psicologia e Psicosomatica Clinica (CSPP) e Direttore Responsabile<br />
della Rivista N. Prospettive in Psicologia e Coor<strong>di</strong>natore della SIMP Pescarese. Prof. a<br />
c. <strong>di</strong> Psicosomatica e Compiti vitali, Cattedra <strong>di</strong> Psicologia Clinica (Prof. M. Fulcheri), Facoltà<br />
<strong>di</strong> Psicologia, Università “G. d’Annunzio” Chieti-Pescara. Ha insegnato all’Università<br />
<strong>di</strong> L’Aquila Psicologia Generale, Psicosomatica e Psicologia Sociale. E’ Docente e Didatta<br />
<strong>di</strong> Psicosomatica all’IPAAE e presso altre Scuole <strong>di</strong> Specializzazione.
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L’UNITA’ MENTE-CORPO<br />
NELLE TERAPIE CORPOREE°<br />
AnnaMaria Rotondo°<br />
1. Terapie corporee e processi mentalizzazione e desomatizzazione<br />
Terapia è un termine che ci fa pensare ad una “malattia”. Cos’è “malato”<br />
il corpo o la mente? O la mente e il corpo insieme?<br />
Oggi parliamo del corpo che soffre e del linguaggio del corpo, da una<br />
parte e, dell’equilibrio psichico, dall’altra. Il corpo, quando viene investito<br />
da una sofferenza carica <strong>di</strong> emozioni, <strong>di</strong> angoscia, <strong>di</strong> aggressività o <strong>di</strong> inibizioni-<br />
e questo stato tende a cronicizzarsi- può essere in un qualche modo<br />
trattato con tecniche psico-corporee, in combinazione e/o come supporto<br />
ad una eventuale psicoterapia? Nella me<strong>di</strong>cina organicistica anche le malattie<br />
multifattoriali sono ormai considerate da tempo <strong>di</strong> natura cosiddetta<br />
“psicosomatica”. Il tipo <strong>di</strong> psicoterapia che proponiamo, secondo il modello<br />
“<strong>di</strong>namico psicosomatica”, proposto da F. Agresta sin dal 1994 e pubblicato<br />
come trattato <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina psicosomatica e Psicoterapia analitica (1997), si specifica<br />
sia nel lavoro <strong>di</strong> integrazione <strong>di</strong> e interpretazione dei nessi tra i vari<br />
livelli <strong>di</strong> comunicazione - livello longitu<strong>di</strong>nale - (parole, non verbale, sintomi,<br />
lapsus, metafore, simboli, linguaggio analogico, sogni), sia nell’analisi<br />
psico<strong>di</strong>namica dei rapporti comunicazionali e interpersonali nella <strong>coppia</strong>,<br />
nella famiglia e nel gruppo - livello trasversale. In questa visione olistica e<br />
integrata rileviamo che uno o più membri <strong>di</strong> una famiglia presentano turbe<br />
<strong>psicosomatiche</strong> (senza lesioni, cioè <strong>di</strong>sturbi funzionali, come emicranie, coliti,<br />
lombalgie, somatizzazioni multiple) e/o malattie <strong>psicosomatiche</strong> (con lesioni,<br />
come ulcera, asma, gastroduodenite, colite ulcerosa ed emorragica, <strong>di</strong>abete,<br />
ipertensione essenziale, neurodermatiti) o, anche, altre “malattie” del<br />
corpo organizzate in senso più “perverso”, come l’anoressia e la bulimia,<br />
la tossico<strong>di</strong>pendenza e l’alcolismo. In questo modello <strong>di</strong> Fausto Agresta è<br />
inserito come struttura <strong>di</strong> base l’approccio teorico – clinico denominato<br />
“appoggio oggettuale” <strong>di</strong> E. Gilliéron (1990 -1994) che, riprendendo la teoria<br />
biopsicosociale (Engel G.A.,1967), considera l’apparato psichico legato sia all’aspetto<br />
biologico che a quello ambientale. Nel suo insieme, esso si enuclea nel lavoro<br />
analitico sul setting e sui legami tra l’intrapsichico e l’interpersonale, da una parte e<br />
tra quelli infrastrutturali per ogni in<strong>di</strong>viduo, dall’altra (analisi dei cinque livelli in<br />
rapporto <strong>di</strong>namico). Il vantaggio <strong>di</strong> questa interpretazione complessa e globale<br />
della relazione analitica è che la richiesta d’aiuto e, conseguentemente, la<br />
psicoterapia <strong>di</strong> tipo analitico può iniziare da un qualsiasi punto <strong>di</strong> partenza<br />
riguardo alla domanda e alla richiesta d’aiuto dell’interlocutore, che sarà<br />
più o meno esplicita, mascherata o sintomatica, o proprio <strong>di</strong> tipo corporea<br />
(“Dottore, ho sempre il mal <strong>di</strong> testa”; “soffro <strong>di</strong> attacchi d’ansia...mi prende<br />
il cuore il respiro...il mal <strong>di</strong> stomaco”, “soffro <strong>di</strong> rettocolite ulcerosa”, ecc.).<br />
Lo sviluppo della psicoterapia psico<strong>di</strong>namica-psicosomatica ha come<br />
obiettivo il processo <strong>di</strong> mentalizzazione sempre più evoluto che è in stretto<br />
rapporto al percorso inverso, nella <strong>di</strong>mensione olistica dell’uomo (unità
- 21 -<br />
mente-corpo), che è quello della desomatizzazione: infatti, la mentalizzazione<br />
del conflitto inconscio si concretizza nel precipuo lavoro <strong>di</strong> interpretazione<br />
simbolica, analogica e onirica (4° e 5° livello) che parte dall’analisi dei livelli<br />
conflittuali del mondo dei fantasmi originari somatizzati nel corpo e delle<br />
relazioni interpersonali e tra i corpi (1°, 2° e 3° livello), fino ad arrivare ad<br />
un “cambiamento intrapsichico” con “nuove rappresentazioni” <strong>in<strong>di</strong>viduali</strong>, <strong>di</strong><br />
<strong>coppia</strong>, <strong>di</strong> gruppo. Le “nuove rappresentazioni psichiche” (Agresta F., 1997),<br />
<strong>di</strong> conseguenza, favoriscono sia la <strong>di</strong>minuzione del senso <strong>di</strong> colpa inconscio,<br />
sia quelli dei vissuti e<strong>di</strong>pici e pre - e<strong>di</strong>pici, man mano ri - vissuti durante la terapia.<br />
Più sogni, più desomatizzazione: il processo <strong>di</strong> mentalizzazione porta l’in<strong>di</strong>viduo,<br />
la <strong>coppia</strong> e il gruppo ad un <strong>di</strong>stacco dai conflitti e dalle angosce<br />
che partono dal corpo portatore <strong>di</strong> sofferenze e <strong>di</strong> somatizzazioni multiple<br />
verso una organizzazione psichica sempre più “isterica” seguendo le nuove<br />
costruzioni delle “sovrastrutture psichiche dell’immaginario” che si vanno<br />
evidenziando nei sogni. Di conseguenza, anche le relazioni interpersonali e la<br />
struttura <strong>di</strong> carattere subiranno, nel tempo, un cambiamento “visibile”. Il corpo parlerà<br />
un nuovo linguaggio, non più quello <strong>di</strong> malattia. L’originalità <strong>di</strong> questo<br />
modello permette <strong>di</strong> intraprendere un lavoro psico<strong>di</strong>namico psicosomatico<br />
a tutti i livelli considerandolo alla luce dell’unità psicosomatica dell’uomo.<br />
In questi contesti e in questo setting (laboratorio sperimentale) si vanifica<br />
ogni eventuale visione solo psichica o solo corporea dell’in<strong>di</strong>viduo, ovvero<br />
solo sintomatica o solo relazionale della richiesta d’aiuto. Questo approccio<br />
olistico rappresenta la sintesi tra la psicoanalisi e la terapia sistemico - relazionale<br />
in<strong>di</strong>rizzata ai <strong>di</strong>sturbi e alle malattie <strong>psicosomatiche</strong> specialmente nelle<br />
psicoterapie <strong>analitiche</strong> brevi.<br />
Accanto a questi pazienti somatici, accanto a quelli più propriamente alessitimici<br />
che non ricordano mai sogni e che non hanno una vita fantasmatica, né una<br />
capacità <strong>di</strong> simbolizzare, il corpo soffre in una maniera molto più evidente e il sintomo<br />
assume un valore accentuato <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa e <strong>di</strong> vantaggio secondario.<br />
Inoltre, la maggior parte <strong>di</strong> queste patologie non ha eziologia precisa<br />
od unica perchè anche per quelle <strong>di</strong> origine autoimmune non se ne conosce<br />
la motivazione “d’innesco”; <strong>di</strong> conseguenza, spesso, sono identificate o<br />
nell’area della genetica, in quella microbiologica (ve<strong>di</strong> l’ulcera), nell’area<br />
stress / <strong>di</strong>stress (!) e nella cattiva alimentazione (senza che ci si chieda le<br />
motivazioni inconsce della pulsione a mangiare o del rifiuto del cibo, giocare,<br />
ecc.).<br />
2. Ricerche sui “Neuroni specchio” nell’unità mente- corpo<br />
Molte sono le tecniche sperimentate e usate per comprendere meglio<br />
le “malattie <strong>psicosomatiche</strong>” attraverso il corpo: dall’ipnosi classica a quella<br />
psico<strong>di</strong>namica, dal rilassamento progressivo <strong>di</strong> Jacobson, al biofeedback<br />
elettromiografico sviluppata da M. Bion<strong>di</strong>; la relaxation <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzo psicoanalitico<br />
<strong>di</strong> M. Sapir, la <strong>di</strong>stensione immaginativa <strong>di</strong> P. Parietti, il T. A. con<br />
visualizzazioni guidate <strong>di</strong> Widmann e le esperienze ormai classiche <strong>di</strong> R. Di<br />
Donato e <strong>di</strong> F. Agresta, <strong>di</strong> senso analitico. In effetti, le predette tecniche si<br />
basano sulla comprensione da parte del paziente del proprio stato <strong>di</strong> tensione<br />
muscolare dovuto allo stress, specifica <strong>di</strong> alcune patologie come la<br />
cefalea muscolo-tensiva, l’insonnia, i <strong>di</strong>sturbi d’ansia e con la conseguente<br />
possibilità <strong>di</strong> produrre uno stato <strong>di</strong> rilassamento dopo l’acquisizione delle
- 22 -<br />
tecniche specifiche, così da poter attivare il rilassamento attivo nel momento<br />
della necessità come una tecnica cognitivo-comportamentale con in più le<br />
visualizzazioni guidate.<br />
Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzo neurologico sono stati fatti per cercare <strong>di</strong> trovare un riscontro<br />
più oggettivo e per dare una risposta alla perenne “questio”, cioè all’unità mente- corpo:<br />
come interpretare la “<strong>di</strong>sunità” della sintomatologia del “corpo malato e la mente<br />
sofferente”: una risposta l’abbiamo con le ricerche sui “NEURONI SPECCHIO”.<br />
Sin dal 1950 i ricercatori Gastaut e Bert iniziarono a osservare i cambiamenti<br />
nell’elettroencefalogramma (EEG) <strong>di</strong> persone che assistevano a<br />
rappresentazioni cinematografiche; la spiegazione <strong>di</strong> questi cambiamenti<br />
sono state comprese attraverso gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Giacomo Rizzolati il quale ha scoperto,<br />
nel 1990, che la stessa parte <strong>di</strong> cervello si attivava sia quando un in<strong>di</strong>viduo<br />
osservava un’azione compiuta da un suo simile, sia quando la compiva<br />
<strong>di</strong>rettamente. Il dato interessante era che quell’azione era stata vista per la<br />
prima volta dal soggetto-controllo (es. macaco) durante gli esperimenti. La<br />
spiegazione, sempre osservando i cambiamenti dell’attività cerebrale, era<br />
che la vista, il pensiero senza azione e l’azione davano lo stesso risultato,<br />
quin<strong>di</strong> “percezione, azione e cognizione non possono essere più concepite<br />
come funzioni separate” affermano Antonelli e Luchetti (2007). Un rilievo<br />
importante è la <strong>di</strong>mostrazione che “neuroni specchio” negli uomini, situati nella<br />
zona fronto-parieto-temporale cerebrale, intervengono anche nell’empatia,<br />
definita come “il processo con cui rappresentiamo il comportamento degli<br />
altri dentro noi stessi, ed è uno strumento <strong>di</strong> comprensione del vissuto estraneo...<br />
Il concetto <strong>di</strong> empatia implica l’integrazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi aspetti, quali<br />
percezioni, esperienze, emozioni, comunicazioni non-verbali e linguaggio,<br />
relazioni; e poi, visione del mondo, storia ed è quin<strong>di</strong> molto più ampio del<br />
semplice concetto <strong>di</strong> simpatia che implica la capacità come modo <strong>di</strong> vivere,<br />
gioire e soffrire insieme” (Antonelli C., Luchetti M., 2007).<br />
“La vera comunicazione esiste solo quando c’è la volontà da parte del<br />
soggetto a scambiare qualcosa ovvero <strong>di</strong> mettere in comune qualcosa”, <strong>di</strong>cono<br />
ancora i due Autori. Esempio: si è ipotizzato che i bambini autistici non<br />
riescono ad entrare in sintonia con il mondo che li circonda perchè non<br />
hanno un “sistema specchio” normofunzionante.<br />
Il libro <strong>di</strong> G. Gastaldo e M. Ottobre del 2002, “Dottore, posso guarire?”,<br />
riporta gli esperimenti eseguiti dal neurochirurgo W. Penfield, il quale durante<br />
alcuni interventi chirurgici, in anestesia locale, stimolava parti del lobo<br />
temporale <strong>di</strong> pazienti che così ricordavano avvenimenti della loro vita infantile<br />
che erano stati rimossi. Non solo i pazienti ricordavano le situazioni vissute,<br />
ma anche le emozioni. Questa è una situazione vissuta da tutti noi: ogni<br />
tanto “sentiamo” emozioni tipo rabbia, paura, sensi <strong>di</strong> colpa, fobie, senza<br />
causa apparente ma, evidentemente, qualche situazione ci ha stimolato tanto<br />
da far riaffiorare alla mente il ricordo dell’emozione. Gastaldo e Ottobre spiegano<br />
che le paure e le fobie possono ricondursi ad un passato ancestrale, in cui<br />
il corpo si preparava all’incontro con il “leone” con... tachicar<strong>di</strong>e, aumento<br />
dell’attività respiratoria, contrazione muscolare: il tutto per essere pronti a<br />
<strong>di</strong>fendersi dal pericolo. Così ognuno <strong>di</strong> noi prepara il proprio corpo nelle<br />
situazioni <strong>di</strong> pericolo, ma se il pericolo reale non c’è e il corpo reagisce alla stessa<br />
maniera, allora parliamo <strong>di</strong> fobie. Perché accade questo? Perché il pericolo è<br />
nell’inconscio, cioè nella <strong>di</strong>mensione più profonda della nostra mente, della nostra
- 23 -<br />
<strong>di</strong>mensione esistenziale e matriciale e non sappiamo quando può comparire ed è questo<br />
che ci fa ancora più paura.<br />
La paura può essere quella della morte – non quella insita naturalmente<br />
nell’uomo – ma una paura “patologica” che come una rabbia esagerata,<br />
cioè non correlata alla situazione vissuta <strong>di</strong>venta un meccanismo che<br />
“scatta”, “come se” ci fosse un terribile pericolo, un danno mortale, una<br />
per<strong>di</strong>ta incolmabile; allora tali circuiti e meccanismi, <strong>di</strong>ventano inadeguati,<br />
ci rendono <strong>di</strong>fficile – se non impossibile – l’esistenza.<br />
Tutto ciò è scritto dai citati autori per spiegare come queste reazioni,<br />
comportamenti e mo<strong>di</strong>fiche del nostro essere psicofisico vengano organizzati<br />
in tempi molto precoci della nostra infanzia quando, e se, è mancata una<br />
adeguata protezione genitoriale o “per gravi <strong>di</strong>storsioni del rapporto con le<br />
figure genitoriali”.<br />
In psicoanalisi attuale ricor<strong>di</strong>amo le ricerche sull’ infant research<br />
(Stern); in antropologia da ricordare la teoria mimetica (René Girard): entrambi<br />
<strong>di</strong>mostrano come a livello osservativo- clinico per il primo, sociale/<br />
culturale nel secondo- l’uomo trova il suo equilibrio nei processi <strong>di</strong> rispecchiamento<br />
e <strong>di</strong> mimesi (copiare) riscontrabili; infine, in profon<strong>di</strong>tà, nella<br />
gruppoanalisi (rispecchiamento <strong>di</strong> parti <strong>di</strong> sè e dell’altro da sè). Persino<br />
nella letteratura si ha lo stesso tipo <strong>di</strong> riflessione sul <strong>di</strong>scorso dello specchio<br />
(il ritratto <strong>di</strong> Dorian Gray <strong>di</strong> Oscar Wilde).<br />
L’unica soluzione per queste <strong>di</strong>storsioni psichiche e perciò comportamentali<br />
e relazionali sembra essere la psicoterapia ma, spesso, c’è una paura<br />
al cambiamento anche se il desiderio <strong>di</strong> ritrovare un equilibrio è forte; ora,<br />
se il nostro equilibrio <strong>di</strong>pende anche dal mondo circostante, specie quello<br />
familiare, se questo equilibrio rischia <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare non più adattivo, come<br />
superare questa <strong>di</strong>namica <strong>di</strong>sfunzionale? Forse la tecnica può essere quella <strong>di</strong><br />
far comprendere al paziente da se stesso come cambiare, rilassarsi e prendere<br />
coscienza dei sintomi fisici, se ci sono, ma soprattutto trovare la correlazione<br />
tra il <strong>di</strong>sagio <strong>di</strong> vivere e il nostro mondo intrapsichico ed interpersonale.<br />
La tecniche corporee, quin<strong>di</strong>, sono essenziali per sciogliere le <strong>di</strong>fese<br />
psichiche tanto da far affiorare il mondo intrapsichico e quin<strong>di</strong> pian piano<br />
far lavorare la <strong>di</strong>mensione profonda: per esempio, attraverso il ricordo e<br />
l’analisi dei sogni che, specialmente nelle malattie <strong>psicosomatiche</strong>, sono fondamentali<br />
nella cura e nella visione globale della personalità. Chiaramente<br />
queste tecniche, è come se “toccassero”, in fase regressiva, parti del cervello:<br />
mano e parola ci riportano al maternage e al suo vissuto primitivo, alla qualità<br />
delle relazioni interpersonali che, in ultima analisi, sono la base <strong>di</strong> ciò che<br />
nella relazione terapeutica si rappresenta nel qui e ora.<br />
Come ha detto M. Sapir queste tecniche possono preparare ad una<br />
psicoterapia verbale là dove manca la possibilità <strong>di</strong> esprimere emozioni con<br />
parole adatte e con fantasie e simboli.<br />
3. Teoria della tecnica del Training Autogeno con Visualizzazioni Guidate<br />
A questo punto possiamo introdurre il <strong>di</strong>scorso sul TRAINING AUTO-<br />
GENO con visualizzazioni guidate che, come molte volte spiegato, agisce sul<br />
campo e sull’unità “mente-corpo”, allentando la tensione muscolare con<br />
gli esercizi della pesantezza e del calore; le tachicar<strong>di</strong>e con gli esercizi del<br />
cuore; il respiro con gli esercizi specifici. Il <strong>di</strong>scorso dell’immaginario con
- 24 -<br />
le simbolizzazioni e con le visualizzazioni recitate ad hoc completano tale<br />
tecnica. La lettura simbolica del corpo, quella delle visualizzazioni, il <strong>di</strong>alogo<br />
empatico e un tocco <strong>di</strong> “interpretazione” seguendo il linguaggio delle visualizzazioni<br />
stesse porta il rimosso a galla, in superficie, stimolando la mente<br />
alla desomatizzazione e alla mentalizzazione in un processo elaborativo<br />
delle emozioni e degli affetti e dei ricor<strong>di</strong> veri e/o <strong>di</strong>storti ad esse legate. Si<br />
può quin<strong>di</strong> affermare che il Training Autogeno con visualizzazioni guidate<br />
“sensibilizza l’unità mente-corpo, crea un’esperienza catartica personale;<br />
con tale tecnica c’è maggiore riconoscimento e vissuto soggettivo riguardo<br />
al simbolo, migliore capacità <strong>di</strong> riconoscimento dei vissuti emozionali in<br />
rapporto alle varie somatizzazioni, e più ascolto degli altri”, come ha scritto<br />
Fausto Agresta.<br />
Per la riuscita <strong>di</strong> esercizi <strong>di</strong> T.A. è la costanza, perché all’inizio c’è la<br />
relazione con il terapeuta, ma poi è il paziente che concentrandosi passivamente,<br />
pensando con la propria mente ai “coman<strong>di</strong>” e non, “riascoltando”<br />
la voce del terapeuta arriverà alla COMMUTAZIONE, cioè alla capacità <strong>di</strong><br />
arrivare ad uno stato <strong>di</strong> <strong>di</strong>stensione passiva simile al sonno. Si parte, come<br />
scriveva J. H. SCHULTZ, dalla muscolatura del braccio con il quale si scrive<br />
e che viene vissuto in modo “pesante e rilassato”; quin<strong>di</strong> è associato alla<br />
calma che è raffigurata dalla parola, poi come pensiero, come rappresentazione<br />
del vissuto.<br />
AUTOGENICITA’: ciò che viene da sé. E’ importante questa parte del<br />
T. A. perché come <strong>di</strong>ce Heinrich Wallnofer nel libro “Sani con il T.A. e la<br />
psicoterapia autogena” nella persona ammalata o <strong>di</strong>sturbata, la cui personalità<br />
è oppressa non solo dai limiti dell’ambiente, ma anche dalle tensioni<br />
del mondo interiore, il lavoro autogeno equivale con il suo potenziamento<br />
dell’io, ad un’autentica liberazione interiore” (2008).<br />
Riassumendo. La COMMUTAZIONE AUTOGENA è la con<strong>di</strong>zione in<br />
cui ognuno può <strong>di</strong>sporsi a rilassarsi, a tranquillizzarsi in maniera autonoma.<br />
Ancora Wallnofer parla <strong>di</strong> “IDEOPLASIA” cioè della capacità del corpo <strong>di</strong><br />
credere che quello che si immagina sia vero. E’ stato già detto che il T.A. con<br />
visualizzazioni guidate facilmente e con empatia, riporta alla mente in maniera<br />
simbolica, ricor<strong>di</strong> del passato e se la tecnica viene usata come psicoterapia<br />
può esserci anche “interpretazione”. Le simbologie usate nelle visualizzazioni<br />
sono fondamentalmente quelle usate dai sogni e dagli archetipi, dai<br />
miti e dalle fiabe; spesso sono rimaste nascoste nel nostro mondo interiore<br />
provocando conflitti e quin<strong>di</strong> una sintomatologia o <strong>di</strong>sagio psichico; se usate<br />
con il T.A. possono finalmente apparire come riscoperta <strong>di</strong> un passato doloroso,<br />
ma finalmente meno pauroso perché si può leggere come un qualcosa<br />
<strong>di</strong> non reale: è qualcosa che, se interpretato nel modo giusto e nel momento<br />
giusto, ci fa rappresentare una realtà <strong>di</strong>versa vissuta nello spazio del setting.<br />
Se si chiede ad un paziente perché per es. durante la visualizzazione della<br />
“ninna nanna” c’è stata una forte emozione e magari il pianto...si cerca <strong>di</strong><br />
tornare in<strong>di</strong>etro nella memoria e i ricor<strong>di</strong> ci riportano ai ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong> mamme<br />
che sembravano tristi mentre le cantavano, ma poi si scopre che la tristezza<br />
era la nostra; o nonne che non ci sono più e che hanno lasciato un dolore<br />
che non avevamo ancora ascoltato...il passato, quasi sempre, lo possiamo<br />
rileggere <strong>di</strong>versamente e accettare una lettura catartica, più <strong>di</strong>staccata, più<br />
matura.
- 25 -<br />
L’interpretazione, nella posizione transferale e controtransferale del<br />
terapeuta o dei terapeuti, in queste tecniche, a sua volta aiuta il soggetto a<br />
mentalizzare e gli facilita il ricordo dei sogni: <strong>di</strong> conseguenza, facendo conoscere<br />
il proprio mondo interiore (inconscio) il soggetto <strong>di</strong>venta più libero,<br />
somatizza <strong>di</strong> meno e le <strong>di</strong>fese patologiche dell’Io si ri<strong>di</strong>mensionano e si rafforzano<br />
quelle più deboli.<br />
Esistono molte ricerche sperimentali (tratti dalle riviste internazionali<br />
come Psychosomatic and Psychotherapy e Me<strong>di</strong>cina Psicosomatica) sugli effetti<br />
positivi del rilassamento funzionale come ad esempio lo stu<strong>di</strong>o effettuato nel 2009 da<br />
C. Lahmann, M. Nickel, T. Schuster e collaboratori, dal titolo: “Functional Relaxation<br />
and Guided Imagery as Complementary Therapy in Asthma: A Randomized<br />
Controlled Clinical Trial” (Rilassamento funzionale e visualizzazioni<br />
guidate come terapia complementare nell’asma: uno stu<strong>di</strong>o clinico randomizzato<br />
con gruppo <strong>di</strong> controllo). Tale ricerca ha <strong>di</strong>mostrato che - su 64 persone trattate<br />
per quattro settimane ed esaminate dopo 4 mesi- le 16 trattate con rilassamento<br />
funzionale avevano dei miglioramenti fisiologici a lungo termine. Lo<br />
stu<strong>di</strong>o quin<strong>di</strong> ha confermato l’effetto positivo del rilassamento sui parametri<br />
respiratori e ha suggerito benefici a lungo termine significativi e clinicamente<br />
rilevanti del rilassamento come opzione terapeutica complementare non<br />
farmacologica.<br />
Altri stu<strong>di</strong> fatti in vari anni (dal 1991 al 2087 da autori <strong>di</strong>versi: M.<br />
Bion<strong>di</strong>, C. Widman, J. Hoyer, K. Beesdo, es. Psychotherapy and Psychosomatic,<br />
2007; 2008; 2009) riguardano sia l’ansia generalizzata che la cefalea<br />
muscolo tensiva o l’ipertensione arteriosa; anche in questi casi, controlli a<br />
lungo termine rispondevano bene alle terapie <strong>di</strong> rilassamento. Nel lavoro <strong>di</strong><br />
J. Hoyer, K. Beesdo e collaboratori del 2009 dal titolo “Worry Exposure versus<br />
Applied Relaxation in the Treatment of Generalized Anxiety Disorder”<br />
(La Worry Exposure in confronto al Rilassamento Applicato nel trattamento<br />
del <strong>di</strong>sturbo d’ansia generalizzata), il rilassamento viene utilizzato quale elemento<br />
<strong>di</strong> paragone ad alta efficacia per il trattamento dell’ansia rispetto alla<br />
cosiddetta Worry Exposure: è stato messo in evidenza come quest’ultima,<br />
elemento chiave della terapia cognitivo comportamentale per il trattamento<br />
del <strong>di</strong>sturbo d’ansia generalizzato, abbia le medesime capacità terapeutiche<br />
del rilassamento. In questi stu<strong>di</strong> non si parla <strong>di</strong> sogni o <strong>di</strong> ricor<strong>di</strong> ma solo <strong>di</strong><br />
aspetti psicofisiologici; però, la risposta del corpo è spesso la stessa: c’è una<br />
<strong>di</strong>stensione e un miglioramento del contatto con se stessi, col proprio passato<br />
e una speranza <strong>di</strong> qualità del futuro.<br />
Degli aspetti <strong>di</strong>namici e simbolici e più squisitamente psichici, nella <strong>di</strong>mensione<br />
relazionale e psicosomatica, aspetti questi che rimandano ai cosiddetti esercizi “superiori”<br />
delle Visualizzazioni guidate, parleranno sia la Dott. A. Serroni sia, in maniera<br />
più analitica, il dott. F. Agresta.<br />
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°Anna Maria Rotondo è me<strong>di</strong>co, psicoterapeuta analista, membro del CSPP, SIMP e<br />
Prospettive in Psicologia, Pescara.<br />
In<strong>di</strong>rizzo dell’autore: Dott. Anna Maria Rotondo<br />
Via Dante n. 43, Pescara<br />
e-mail: rotondo.annamaria@tiscali.it
- 27 -<br />
SINTOMI, SIMBOLI E VISUALIZZAZIONI GUIDATE<br />
NELL’ESPERIENZA DEL TRAINING AUTOGENO<br />
PSICOSOMATICO CON VISUALIZZAZIONE GUIDATE<br />
Angela Serroni°<br />
Cenni storici<br />
Tra il 1880 e il 1915 si svilupparono verso la fine del <strong>di</strong>ciottesimo<br />
secolo, l’ipnosi, in Francia, con Charcot (1870-1890) e con H. Bernheim<br />
(1884 - 1886) e la psicanalisi, a Vienna, con Freud (Stu<strong>di</strong> sull’isteria 1893-1895;<br />
L’Interpretazione dei sogni, 1900). Tra il 1908 e il 1912 in Austria e in Germania<br />
si sviluppò, invece, come metodo il Training Autogeno <strong>di</strong> J. H. Schultz,<br />
neurologo berlinese. J. H. Schultz è stato me<strong>di</strong>co e allievo dell’ipnotista<br />
Oskar Vogt. Stu<strong>di</strong>ando e applicando l’ipnosi con alcuni pazienti, osservò che<br />
molti <strong>di</strong> essi nelle “verbalizzazioni” avvertivano “sensazioni <strong>di</strong> peso e calore,<br />
un ritmo respiratorio e car<strong>di</strong>aco calmo, calore all’addome e fresco alla fronte”.<br />
Schultz pensò d’indurre <strong>di</strong>rettamente queste sensazioni tramite formule<br />
verbali ed esercizi da ripetere a casa ai fini dell’appren<strong>di</strong>mento. In questo<br />
modo nasce il metodo del Training Autogeno. Gli allievi hanno sviluppato<br />
<strong>di</strong>verse mo<strong>di</strong>fiche valide anche per bambini e adolescenti allargando le sfere<br />
che riguardano l’immaginario e la psicosomatica (Eberlein G., 1998; Widmann<br />
C., 1986; Wallnöfer H., 2007).<br />
Agli inizi degli anni ‘60, in Francia, M. Sapir, psichiatra e psicoanalista<br />
fondatore della Società Francese <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Psicosomatica, allievo <strong>di</strong> J.H.<br />
Schultz e <strong>di</strong> M. Balint, ha sviluppato la tecnica del “rilassamento analitico”:<br />
una tecnica che Sapir ha definito “psicoterapia breve” con un significato<br />
analitico, in<strong>di</strong>rizzato, primariamente, per pazienti “somatici” che erano,<br />
in genere, rifiutati dagli psicoanalisti cosiddetti ortodossi e non potevano<br />
accedere al metodo psicoanalitico. “Come preparazione e come sensibilizzazione”<br />
alla psicoanalisi, <strong>di</strong>ceva Sapir. Fra gli altri Autori <strong>di</strong> riferimento della<br />
psico<strong>di</strong>namica psicosomatica, tra i vari in<strong>di</strong>rizzi, citiamo F. Alexander, M. Balint,<br />
P. Sifneos, J. Cremerius, E. Gillièron, B. Luban-Plozza, K. Rohr e, in Italia,<br />
M. Bion<strong>di</strong>, P. Parietti, R. Di Donato, F. Agresta, L. Peresson, C. Widman.<br />
Introduzione al metodo<br />
Il Training Autogeno con Visualizzazioni Guidate è una terapia corporea<br />
elaborata dal Dott. F. Agresta e dai suoi collaboratori costituita dagli<br />
esercizi base <strong>di</strong> Schultz e da Tavole <strong>di</strong> visualizzazioni guidate <strong>di</strong> I°, II°, III° Livello,<br />
che variano da seduta a seduta. Per quanto riguarda le problematiche<br />
sul simbolismo e la psicosomatica, e gli aspetti relazionali si fa riferimento<br />
alle ricerche <strong>di</strong> L. Peresson, C. Widman, M. Sapir, P. Parietti, R. Di Donato e<br />
F. Agresta.<br />
Gli esercizi base hanno una finalità psicofisiologica e si propongono<br />
l’attenuazione del sintomo e l’abbassamento dei livelli <strong>di</strong> ansia, mentre le<br />
visualizzazioni guidate si occupano più dell’aspetto catartico, psicologico,<br />
relazionale e sono finalizzate a <strong>di</strong>namizzare l’inconscio e a favorire la desomatizzazione<br />
<strong>di</strong> vari <strong>di</strong>sturbi psicosomatici. Il T. A. con V. G. viene proposto
- 28 -<br />
in tre perio<strong>di</strong> modulari d’approfon<strong>di</strong>mento, già standar<strong>di</strong>zzati e con <strong>di</strong>verso<br />
grado d’elaborazione (I°,II°, e III° Livello), <strong>di</strong> 10 sedute ciascuno, più tre incontri<br />
introduttivi all’inizio del Corso. Il metodo è costituito da tre momenti:<br />
1) esercizi base; 2) visualizzazioni; 3) verbalizzazioni e interpretazione dei<br />
vissuti nella <strong>di</strong>mensione balintiana relazionale.<br />
Elementi <strong>di</strong> setting<br />
Tutti i partecipanti del gruppo occupano una stanza nella quale sono<br />
previsti 5/6 materassini a terra per 5/6 partecipanti, 5/6 comode se<strong>di</strong>e per<br />
gli altri; due sgabelli per i conduttori ed una/due se<strong>di</strong>e in <strong>di</strong>sparte per l’osservatore<br />
(i) che vi rimarrà seduto (e in continuo silenzio). I partecipanti si alternano<br />
sui materassini per poter svolgere gli esercizi e sulle se<strong>di</strong>e per vederli<br />
svolti da altri. I conduttori (in genere una <strong>coppia</strong> e, se in<strong>di</strong>viduale, un solo<br />
Terapeuta), si pongono in relazione impartendo le istruzioni degli esercizi e<br />
verificando personalmente alcuni parametri fisiologici, come sollevare brevemente<br />
le mani e lasciarle ricadere e toccando, poi, i partecipanti, durante<br />
i vari esercizi, alle mani, al petto, all’addome ed alla fronte, nelle zone nominate,<br />
con una sequenza fissa, all’inizio. Si instaura così una doppia comunicazione<br />
basata sul verbale e sul corporeo (mano e parola). Questo doppio messaggio<br />
aumenta e stimola la regressione e pre<strong>di</strong>spone il paziente al “fantasma” del<br />
passato quando la figura materna, in particolare, lo coccolava, lo accarezzava<br />
o lo rimproverava, specialmente nell’ora dell’addormentamento (...o non<br />
avveniva tutto ciò?).<br />
I conduttori danno le consegne verbalmente. Il conduttore comunica<br />
qualcosa attraverso il tocco e i partecipanti riferiranno vissuti e sensazioni<br />
del contatto dando luogo così ad una vera <strong>di</strong>alettica. Mano e parola, tono<br />
della voce, momenti particolari del “tocco” e poi, il toccare come “intrusione”,<br />
come “partecipazione”, come comunicazione “corpo a corpo” e infra-<br />
verbale/verbale sono tutti elementi della comunicazione tra terapeuta e paziente<br />
(Sapir M., 1980; Agresta F., 2002; 2007). Gli esercizi si <strong>di</strong>vidono in due<br />
parti: quelli inferiori e quelli superiori: gli esercizi inferiori sono somatici e<br />
quelli superiori sono “mentali”. I primi hanno il fine <strong>di</strong> apportare un rilassamento<br />
corporeo e si basano sulle in<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong> Schultz: 1. pesantezza; 2.<br />
calore degli arti; 3. battito del cuore calmo e forte; 4. respiro calmo e regolare;<br />
5. plesso solare caldo; 6. fronte leggermente fredda; gli esercizi superiori<br />
seguono sempre quelli inferiori e consistono nel visualizzare una scena con<br />
caratteristiche visive, proposta e descritta dai conduttori. Il terapeuta sceglie<br />
un “tema”, un simbolo, tratto dal mondo della natura, dalla vita simbolica e<br />
da quella onirica, dagli archetipi. Attorno al simbolo scelto si costruisce una<br />
scena o una trama verso cui il paziente proietta il proprio mondo interno e<br />
vi partecipa in prima persona (o si rifiuta, o sfugge o rimuove, ecc.). Il partecipante<br />
viene accompagnato, con le parole “recitate” da uno dei Terapeuti,<br />
ad entrare nella scena, a guardare “con gli occhi della mente”, a provare e<br />
riprovare sensazioni ed emozioni; infine, pian piano, ad uscire dalle visualizzazione<br />
guidate. Al termine della visualizzazione, ai partecipanti viene chiesto<br />
<strong>di</strong> riportare l’attenzione prima sul corpo e, successivamente, sono stimolati a<br />
riprendersi, lentamente, dallo stato <strong>di</strong> passività del corpo e dall’attività della<br />
mente: la ripresa, lenta e graduata.<br />
Dopo qualche minuto, seduti sul tappetino e appoggiati ad una parete,
- 29 -<br />
o seduti in gruppo, i partecipanti, verbalmente e uno per volta, a turno, fanno<br />
un resoconto della loro esperienza partendo dalle sensazioni corporee e<br />
non, concomitanti agli esercizi inferiori, per poi passare al vissuto associato<br />
alla visualizzazione. Su questi elementi si basa il colloquio verbale, con il<br />
conduttore leader (<strong>coppia</strong>): vissuti, emozioni, somatizzazioni varie, fughe<br />
dalle visualizzazione, benessere, malessere. Non c’è una relazione vera tra i<br />
partecipanti (<strong>di</strong> gruppo), ma solo tra i singoli ed il conduttore leader (uno<br />
ad uno). Ogni <strong>di</strong>namica laterale viene bloccata non essendo questa tecnica<br />
corporea una psicoterapia analitica <strong>di</strong> gruppo.<br />
Esercizi base e metafore<br />
Gli esercizi base sono sei: pesantezza, calore, cuore, respiro, plesso<br />
solare e fronte fresca; sono orientati sul soma e permettono l’affiorare <strong>di</strong><br />
vissuti, sensazioni, emozioni del corpo. Le parole del terapeuta “comunicano”<br />
col paziente a tre livelli, per ogni esercizio: 1. prima anatomicamente;<br />
2. fisiologicamente; 3. metaforicamente. Per esempio nell’esercizio della pesantezza:<br />
la formula è: “Il mio braccio destro è pesante” (da ripetere, mentalmente,<br />
come se si vedesse un film sottotitolato, 5 o 6 volte). L’esercizio<br />
della pesantezza ha come finalità la <strong>di</strong>stensione muscolare. Ad ogni esercizio<br />
base, accanto alla comunicazione dell’effetto psicofisiologico dell’esercizio,<br />
il terapeuta accompagna la spiegazione con una semplice analogia o metafora<br />
che cambia, specialmente all’inizio. L’esercizio della pesantezza ha come<br />
finalità la <strong>di</strong>stensione muscolare. L’analogia potrebbe essere: un “tronco d’albero<br />
abbattuto”. E così per tutti gli esercizi.<br />
Il corpo pesante. 1° esercizio, viene associato, analogicamente, “ad un<br />
blocco <strong>di</strong> cemento”o “ad un sacco pieno <strong>di</strong> sabbia”; il corpo caldo, 2° esercizio,<br />
“ad un bagno caldo”o “come se sfiorassi la sabbia calda”; il battito del<br />
cuore, 3° esercizio, “al tic tac <strong>di</strong> un orologio” o “al rintocco <strong>di</strong> una campana”;<br />
il ritmo respiratorio, 4° esercizio, “all’ondeggiare <strong>di</strong> un campo <strong>di</strong> grano mosso<br />
dalla brezza estiva” o “alla chioma <strong>di</strong> un albero mosso dal vento, dalla bufera”,<br />
la pancia calda (plesso solare irra<strong>di</strong>a calore), 5°esercizio, ad “una borsa <strong>di</strong><br />
acqua calda sulla pancia” o “come se stessi bevendo una bibita calda”; la fronte<br />
fresca, 6°esercizio, ad “un batuffolo <strong>di</strong> cotone imbevuto <strong>di</strong> acqua fredda”o<br />
“ad una leggera brezza sulla fronte”. L’analogia aiuta il paziente ad accostare<br />
due immagini lontane per somiglianza, ma basate su libere associazioni <strong>di</strong><br />
pensiero, <strong>di</strong> sensazioni, piuttosto che <strong>di</strong> nessi logici. Questo lavoro mentale aiuta<br />
la capacità creativa e simbolica del paziente.<br />
Visualizzazioni e simboli<br />
Le Tavole <strong>di</strong> visualizzazioni vengono proposte sin dalla prima seduta<br />
e saranno <strong>di</strong> I°, II°, e III° livello in relazione ai tre perio<strong>di</strong> modulari <strong>di</strong> 10<br />
sedute ciascuno (tra un livello e un altro c’è un intervallo che va da tre a<br />
cinque mesi). Si parte da immagini simboliche a carattere generale, <strong>di</strong>stensive<br />
e rilassanti, tratte dal mondo della natura <strong>di</strong> I° Livello (mare, montagna,<br />
primavera, sorgente, fiume, bosco-radura, deserto-oasi), per poi, passare,<br />
gradualmente, a scene a carattere più specifico e più profondo sia sul piano<br />
psicologico che catartico <strong>di</strong> II° e III° Livello (caverna, Cenerentola, Alice<br />
nel paese delle meraviglie, lo specchio, il castello, il silenzio interiore, la<br />
passeggiata immaginaria, grotta e ricerca della madre e del padre, lotta con
- 30 -<br />
il drago, lotta con la piovra).<br />
Le visualizzazioni rappresentano, secondo R. Desoille, “un’altra via<br />
d’accesso all’inconscio”, oltre a quelle descritte da Freud e da Jung come<br />
il sogno e le associazioni libere. I simbolismi, proposti nelle visualizzazioni,<br />
hanno in sé un effetto terapeutico e catartico (G. Durand). Il contenuto<br />
simbolico delle immagini, proposte nelle visualizzazioni, è ampiamente<br />
noto: l’acqua rimanda alla madre (liquido amniotico) come il fiume, il lago,<br />
il mare, la foresta, il bosco, la caverna, l’oceano, la sorgente, la luna. Tra i<br />
simboli paterni, proposti nelle visualizzazioni, ricor<strong>di</strong>amo: il sole, il serpente,<br />
il drago, il pesce, il vecchio saggio e l’elefante ecc. Tra i simboli dell’inconscio<br />
troviamo i seguenti “temi” <strong>di</strong> scene simboliche: il pozzo, la folla, la<br />
miniera, il vulcano, la cantina (Serroni, 2008). I temi della Primavera (I°<br />
livello), dell’Uovo (II° Livello) e della Crisalide (III° Livello) possono essere<br />
proposti come simboli della rinascita e della separazione. Le visualizzazioni<br />
“viaggio nello spazio” e “viaggio in aerostato” <strong>di</strong> I° livello simboleggiano la<br />
separazione. Visualizzazioni come “lotta con il drago” (simbolo paterno),<br />
“ragno e ragnatela” (simbolo materno) <strong>di</strong> II° livello e “lotta con la piovra”<br />
(simbolo materno) <strong>di</strong> III° livello favoriscono l’espressione dell’aggressività e<br />
permettono al paziente <strong>di</strong> affrontare il fantasma paterno e materno.<br />
I° Livello<br />
Nel I livello della tecnica vengono proposti gli esercizi base secondo<br />
la meto<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> Schultz e visualizzazioni guidate graduali e leggere tratte dal<br />
mondo della natura con finalità <strong>di</strong>stensive, catartiche e ristrutturanti. Si lavora<br />
più sul corpo che sulle visualizzazioni. Il terapeuta, ad un I° livello, dopo i<br />
temi introduttivi (3), “piccolo lago” (simbolo materno), “montagna” (simbolo<br />
paterno) e “mare”, propone “la sorgente”, “il fiume”, (simbolo materno,<br />
liquido amniotico), “caverna” (simbolo materno, utero), “colline inglesi” (la<br />
roccia) al padre, “la primavera” che rimanda alla “nascita” e alla “rinascita”.<br />
L. Peresson propone temi a carattere esistenziale quali: “radura” e “fiume”<br />
(1983), C. Widman propone tra le visualizzazioni ad azione ristrutturante,<br />
“La Primavera” come simbolo <strong>di</strong> rigenerazione (1980). La visualizzazione<br />
del “mare” viene per prima proposta da R. Desoille (1974) dove il soggetto<br />
viene invitato a immaginare <strong>di</strong> <strong>di</strong>scendere in fondo al mare, più in basso possibile.<br />
Al soggetto viene offerta così la possibilità <strong>di</strong> “re-incontrare la madre”<br />
e <strong>di</strong> “ri-sperimentare” in chiave proiettiva e simbolico-relazionale il rapporto<br />
con la figura “reale” della madre. Anche la visualizzazione della “montagna”<br />
viene proposta per primo da R. Desoille che, con formule appropriate, invita<br />
il paziente a scalare una montagna (1970). La montagna, rimanda simbolicamente<br />
e archetipicamente al padre e quin<strong>di</strong> evoca nel soggetto tutte le<br />
conflittualità e non presenti nel suo legame con il padre (Serroni A., 2003).<br />
II° Livello<br />
Nel II Livello si riduce un po’ il tempo per gli esercizi base e, dal 6° esercizio, si<br />
propongono visualizzazioni guidate più ampie e profonde. Le visualizzazioni affronteranno<br />
temi quali “deserto-oasi”(<strong>di</strong>fficoltà della vita), “il piccolo anatroccolo”<br />
(la trasformazione interiore), “Alice nel paese delle meraviglie” (viaggio<br />
alla scoperta dell’inconscio), “ragno e ragnatela” (simbolo materno), “il<br />
castello” (personalità: Super-io, Io, Es), “i labirinti della mente” (situazione
- 31 -<br />
nevrotica attuale), “viale alberato” (percorso della nostra vita), “Vecchio<br />
saggio” (incontro con il fantasma paterno), “Silenzio interiore” (ascolto<br />
interiore), “occhio interiore” (lo sguardo del Super-Io), la “Passeggiata immaginaria”<br />
(le scelte da compiere nella vita). L. Peresson propone tra i temi<br />
me<strong>di</strong>tativi il “Silenzio interiore” (approfon<strong>di</strong>mento interiore) e “Vecchio<br />
saggio” (incontro con il fantasma paterno). Nella visualizzazione “I labirinti<br />
della mente” (situazione nevrotica attuale, in<strong>di</strong>viduazione) si riesce a passare<br />
attraverso “il labirinto”, luogo privilegiato della lotta tra l’Io e l’Inconscio,<br />
per avviarsi “senza paura” verso il processo d’in<strong>di</strong>viduazione. L. Peresson<br />
propone tra i temi delle visualizzazioni “Il Labirinto” come simbolo della<br />
“situazione nevrotica attuale” (1983).<br />
Ci si allontana gradualmente dal corpo e con le visualizzazioni c’è<br />
un’introspezione, approfon<strong>di</strong>mento e riflessione interiori. Il soggetto somatizza<br />
<strong>di</strong> meno e inizia a pensare e a riflettere <strong>di</strong> più all’interno delle stesse<br />
visualizzazioni.<br />
III° Livello<br />
Nel III livello si riducono ulteriormente gli esercizi base a formule più<br />
globali, mentre nelle visualizzazioni, sempre più simboliche e metaforiche,<br />
c’è un “rispecchiamento” della persona e si “reincontra” il fantasma come in<br />
queste metafore: “grotta e ricerca del padre”, “grotta e ricerca della madre”<br />
(esplorazione della conflittualità e<strong>di</strong>pica del soggetto). Si propongono visualizzazioni<br />
come: “il porcellino <strong>di</strong> terracotta” (gli antichi legami), “crisalide”<br />
(rinascita), “la rosa che sboccia” (l’espansione), “guardarsi allo specchio”<br />
(sub-personalità), “lotta con il drago” (figura paterna castratrice), “lotta con<br />
la piovra” (simbolo materno). R. L. Carrozzini in<strong>di</strong>ca tra i temi legati alla<br />
me<strong>di</strong>tazione “Il Mosè”, “La ninfea”, “Il porcellino <strong>di</strong> terracotta”, “il <strong>di</strong>amante”<br />
e “La crisalide” (1991). L. Peresson propone tra le visualizzazioni a tema<br />
transpersonale “la Crisalide” e “ricerca dell’uomo addormentato” (1983).<br />
Widman in<strong>di</strong>ca tra i temi analitici: lo “Specchio” (le varie sub-personalità), e<br />
“Immagine riflessa nell’acqua” (immagine ideale <strong>di</strong> sé) (1980). Nella visualizzazione<br />
“Lotta con il drago” (III° Livello) si affronta il tema dell’aggressività,<br />
connesso all’archetipo del “male” (Peresson L., 1980), alle “immagini<br />
minacciose dell’inconscio” (Widman C., 2004), ai “fantasmi originari” (Gilliéron<br />
E., 1997) e quin<strong>di</strong> alla problematica e<strong>di</strong>pica e pre - e<strong>di</strong>pica (Agresta F.,<br />
2010; Serroni A., 2007).<br />
Conclusioni<br />
Per quanto riguarda l’uso del linguaggio musicale in queste tecniche<br />
precisiamo che questo tipo <strong>di</strong> comunicazione, molto importante, è limitato<br />
ad una, max due sequenze per ogni livello. L’inserimento <strong>di</strong> brani musicali<br />
o <strong>di</strong> ninne-nanne (stabilite con largo anticipo), avviene nel primo livello tra<br />
la 6 a e la 7 a seduta; poi, nel secondo livello e nel terzo si propongono brani<br />
musicali (conosciuti e non) dove la regressione è maggiore, a seconda delle<br />
musiche proposte e del ritmo, dalle omofonie e dal timbro della voce del<br />
“padre” e della “madre” presentati. In queste esperienze, possiamo dedurre<br />
che tutto ciò che è ritmo, melo<strong>di</strong>a, e ciò che rientra nelle ecolalie, nei cenni,<br />
nelle omofonie tutto contribuisce a formare quel colore e quel calore che è<br />
caratteristica tipica del rapporto madre-bambino.
- 32 -<br />
Vorrei concludere con le parole <strong>di</strong> Jung che, in una relazione tenuta<br />
ad Ascona (CH) e riportata da B. Luban-Plozza (1986), a proposito del<br />
linguaggio musicale, ha detto: “Ciò che la musica esprime coi suoni è identico<br />
a ciò che i fantasmi e le visioni esprimono con le immagini...Io posso<br />
soltanto suggerirvi che la musica rappresenta il movimento, lo sviluppo ed<br />
il cambiamento dei motivi nell’inconscio collettivo. Di forma musicale è<br />
l’espressione del carattere ciclico dei processi inconsci”. Certamente in queste<br />
esperienze <strong>di</strong> rilassamento <strong>di</strong> tipo psicosomatico, ogni prassi, ogni tipo <strong>di</strong><br />
linguaggio del corpo ed ogni atto, qualsiasi forma <strong>di</strong> contatto, nel momento<br />
stesso del rilassamento, assume un senso profondamente simbolico e una<br />
lettura psico<strong>di</strong>namica e psicosomatica e interpersonale. Non c’è nulla della<br />
“messa in atto” in quanto atto “trasgressivo”, proponendosi esso come terapia<br />
corporea, con i propri canoni e con proprie regole: nel metodo stesso è<br />
insito “il toccare, il movimento, la parola, il silenzio, il suono”; a tutto ciò bisogna<br />
“dare un senso analitico”, come ci ha insegnato Sapir, e un significato<br />
simbolico, sintomatico e relazionale, secondo la nostra prassi terapeutica e<br />
seguendo la tra<strong>di</strong>zione della Società Italiana <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Psicosomatica: olistica,<br />
psicosomatica e somatopsichica della Sezione Pescarese.<br />
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°Angela Serroni è Psicologa, Psicoterapeuta, Analista e libero professionista. Specializzata<br />
in Psicoterapia ad in<strong>di</strong>rizzo psicoanalitico nella Scuola Quadriennale <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Psicosomatica<br />
Psicoanalitica della SIMP Abruzzese (Direttore: Dott. R. Di Donato). Ulteriore<br />
formazione SIMP Pescarese (Dott. F. Agresta). Ha conseguito un Training <strong>di</strong> formazione<br />
in Psicoterapia <strong>di</strong> Rilassamento Analitico (Relaxation <strong>di</strong> M. Sapir) presso ASSIR (Associazione<br />
<strong>di</strong> Rilassamento Analitico), (Direttore Dott. R. Di Donato). Conduttrice <strong>di</strong> gruppi <strong>di</strong><br />
Training Autogeno con Visualizzazioni guidate presso CSPP (PE). Didatta CSPP (Centro<br />
Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Psicologia e Psicosomatica clinica), (Direttore: Dott F. Agresta). Ha ricoperto un<br />
incarico professionale, come conduttrice <strong>di</strong> gruppi <strong>di</strong> Training Autogeno Respiratorio<br />
presso il Reparto Ostetrico dell’Ospedale Civile <strong>di</strong> Teramo.<br />
In<strong>di</strong>rizzo dell’autore: Dott. Angela Serroni<br />
Via della Fonte, n. 1, Teramo<br />
Cell.3386262287<br />
e-mail: angelaserroni@virgilio.it
- 34 -<br />
INTERVISTA A DOMENICO ARTURO NESCI<br />
E TOMMASO ACHILLE POLISENO<br />
A cura <strong>di</strong> Fausto Agresta e Domenico Agresta<br />
Domenico Arturo Nesci è Psichiatra, specializzato anche in Criminologia<br />
Clinica e Psichiatria Forense. Come Psicoanalista (Full Member della<br />
International Psychoanalytic Association – IPA - e della Cana<strong>di</strong>an Psychoanalytic<br />
Society) ha dato vita insieme ad 11 Colleghi <strong>di</strong> varie parti del mondo<br />
ad un’associazione senza scopi <strong>di</strong> lucro, The International Institute for<br />
Psychoanalytic Research and Training of Health Professionals (IIPRTHP)<br />
<strong>di</strong> cui è Presidente dal 1999. Membro della Direzione Scientifica della Scuola<br />
Internazionale <strong>di</strong> Psicoterapia nel Setting Istituzionale (riconosciuta con<br />
D.M. del 12 Febbraio 2002), coor<strong>di</strong>na dal 1993 i Corsi in Psico-Oncologia<br />
dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. E’ Ricercatore Confermato dell’Istituto<br />
<strong>di</strong> Psichiatria e Psicologia della Facoltà <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina e Chirurgia<br />
della stessa Università, nonché Dirigente Me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> I Livello del Servizio<br />
<strong>di</strong> Consultazione Psichiatrica del Policlinico Universitario “A. Gemelli”. E’<br />
autore ed E<strong>di</strong>tor <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi volumi e <strong>di</strong> oltre 100 lavori in inglese, francese<br />
ed italiano su riviste scientifiche. Docente <strong>di</strong> numerosi insegnamenti presso<br />
i Corsi <strong>di</strong> laurea triennali e le Scuole <strong>di</strong> Specializzazione della Facoltà <strong>di</strong><br />
Me<strong>di</strong>cina e Chirurgia della Cattolica, ha insegnato a Stanford (Psicologia)<br />
e UCLA (Psichiatria) dal 1983 ad oggi, nei mesi estivi. E’ stato insignito<br />
del titolo <strong>di</strong> Distinguished Visiting Professor per l’attività <strong>di</strong>dattica svolta<br />
dal 1999 al 2001 presso il Dpt. of Psychiatry della University of California<br />
Los Angeles. Il più venduto dei suoi libri è stato pubblicato nel 1991 da<br />
Armando E<strong>di</strong>tore “La notte bianca - stu<strong>di</strong>o etnopsicoanalitico del suici<strong>di</strong>o<br />
collettivo”.<br />
Tommaso Achille Poliseno è psichiatra, specializzato anche in Criminologia<br />
Clinica e Psichiatria Forense. Gruppoanalista, Membro Or<strong>di</strong>nario<br />
del Laboratorio <strong>di</strong> Gruppoanalisi <strong>di</strong> Roma (C.O.I.R.A.G.), lavora come<br />
responsabile <strong>di</strong> una Comunità Terapeutico - Riabilitativa della ASL Roma E.<br />
Insegna “Igiene Mentale” presso il Corso <strong>di</strong> Laurea in Scienze Infermieristiche<br />
del Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Sanitarie – Polo Infermieristico “Padre<br />
Luigi Monti” – Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Roma “Tor Vergata”. Inoltre è<br />
Docente e Conduttore dei gruppi <strong>di</strong> lavoro dei Corsi <strong>di</strong> Perfezionamento<br />
e dei Corsi <strong>di</strong> Formazione in Psico-Oncologia dell’Università Cattolica del<br />
S. Cuore <strong>di</strong> Roma. Insieme al Dr. Nesci ed alla Dr.ssa Simonetta Averna (ginecologa<br />
ecografista) ha fondato “The International Institute for Psychoanalytic<br />
Research and Training of Health Professionals” <strong>di</strong> cui è il Segretario.<br />
Insieme al Dr. Nesci è membro della Direzione Scientifica della “Scuola<br />
Internazionale <strong>di</strong> Psicoterapia nel Setting Istituzionale” ed è curatore del<br />
volume “Metamorfosi e cancro: stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> psico–oncologia” (Società E<strong>di</strong>trice<br />
Universo, Roma 1997), <strong>di</strong> capitoli in libri, monografie (con altri autori) e
- 35 -<br />
oltre 70 articoli in riviste o atti <strong>di</strong> Convegni. E’ Direttore Responsabile della<br />
rivista telematica “Doppio Sogno” www.doppio-sogno.it.<br />
Nota redazionale.<br />
Chieti, 20 Novembre 2010.<br />
In occasione del Convegno “Le terapie <strong>di</strong> Gruppo”, organizzato dall’Or<strong>di</strong>ne<br />
degli Psicologi d’Abruzzo e coor<strong>di</strong>nato dalla Dott.ssa M.V. Costantini,<br />
abbiamo avuto modo <strong>di</strong> intervistare i Dottori Nesci e Poliseno riguardo<br />
ai loro ultimi ed interessanti lavori nella clinica psicoterapeutica, senza<br />
trascurare alcuni punti chiave riguardanti la psicoanalisi e la gruppoanalisi.<br />
Per quanto riguarda i lavori del Convegno suddetto abbiamo registrato una<br />
larga partecipazione e un interesse crescente degli Psicologi sul sogno, sulla<br />
psicoanalisi, sulla <strong>di</strong>mensione psicosomatica e sul Social Dreaming. L’incontro<br />
si è animato con i contributi del Dott. Domenico Agresta e la relazione<br />
della Dott.ssa Silvia Ingal<strong>di</strong>.<br />
Da <strong>di</strong>versi anni ormai sia Nesci sia Poliseno si occupano <strong>di</strong> clinica,<br />
<strong>di</strong> formazione e <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> in ambito oncologico. Grazie ad una ormai più<br />
che quin<strong>di</strong>cinale esperienza sul campo, si svolgono molte ricerche sulle<br />
più innovative modalità <strong>di</strong> lavoro nella psicoterapia <strong>di</strong> stampo analitico e<br />
gruppoanalitico, attraverso il “The International Institute for Psychoanalytic<br />
Research and Training of Health Professionals”, ente gestore della Scuola<br />
Internazionale <strong>di</strong> Psicoterapia nel Setting Istituzionale (S.I.P.S.I.), <strong>di</strong>retta<br />
proprio dal Dr. Domenico A. Nesci e dal Dr. Tommaso A. Poliseno, nel quadro<br />
<strong>di</strong> un protocollo <strong>di</strong> intesa con l’Università Cattolica.<br />
Per quanto riguarda i lavori del Convegno suddetto abbiamo registrato<br />
una larga partecipazione e un interesse crescente sul sogno, sulla psicoanalisi,<br />
sulla <strong>di</strong>mensione corporea e sul Social Dreaming.<br />
“SULL’INDIVIDUO, SUL GRUPPO,<br />
LA RELAZIONE...IL SOGNO!”<br />
a cura <strong>di</strong> Domenico Agresta e Fausto Agresta<br />
D. AGRESTA: La prima domanda è quella <strong>di</strong> rito: quale è stato il vostro<br />
percorso formativo e culturale all’interno del movimento psicoanalitico e gruppoanalitico?<br />
D. A. NESCI: Sia io che Tommaso ci siamo formati stu<strong>di</strong>ando Me<strong>di</strong>cina<br />
all’Università Cattolica, nel Policlinico “Agostino Gemelli” con una impronta<br />
precisa: quella <strong>di</strong> padre Gemelli che era contemporaneamente un me<strong>di</strong>co,<br />
uno psicologo e un frate francescano. L’atmosfera culturale nella quale noi<br />
ci siamo formati era aperta a considerare l’uomo in tutte le sue espressioni
- 36 -<br />
vitali: il corpo, la psiche, ma anche lo spirito! Al Gemelli abbiamo avuto la<br />
fortuna dell’incontro con Leonardo Ancona, uno dei cui meriti scientifici è<br />
quello <strong>di</strong> aver cambiato l’atteggiamento della Chiesa Cattolica nei confronti<br />
della psicoanalisi. Prima <strong>di</strong> Leonardo Ancona, la psicoanalisi era sostanzialmente<br />
rifiutata dalla Chiesa. Dopo Leonardo Ancona, la psicoanalisi è <strong>di</strong>ventata<br />
qualcosa rispetto a cui ad<strong>di</strong>rittura la Chiesa ha potuto concepire l’idea<br />
<strong>di</strong> avere un debito, un debito <strong>di</strong> gratitu<strong>di</strong>ne... sto pensando all’ultimo libro<br />
<strong>di</strong> Leonardo Ancona: “Il debito della Chiesa alla Psicoanalisi”.<br />
D. AGRESTA: Un cambiamento molto importante per gli sviluppi scientifico<br />
culturali del periodo ed una innovazione osservabile nell’attualità, giusto?”.<br />
NESCI: Direi proprio <strong>di</strong> sì. Leonardo Ancona, così aperto a tutto, ha<br />
fatto venire alla Cattolica ad insegnare figure come Ignacio Matte Blanco e<br />
Salomon Resnik che erano portatori dell’apertura del pensiero psicoanalitico<br />
a tutte le scienze, a tutte le <strong>di</strong>scipline: la matematica, l’antropologia,<br />
la storia dell’arte. In questa prospettiva tutte le <strong>di</strong>scipline che riguardano<br />
l’uomo davano un contributo al pensiero psicoanalitico, oltre ad esserne a<br />
loro volta fecondate. Abbiamo avuto la fortuna <strong>di</strong> formarci in un clima culturale<br />
<strong>di</strong> grande respiro. Tommaso ha scelto la gruppoanalisi ed io ho scelto<br />
la psicoanalisi, abbiamo fatto entrambi un percorso formativo istituzionale,<br />
nelle rispettive società scientifiche, ma entrambi ci siamo ritrovati stretti in<br />
queste stesse società a cui continuiamo, comunque ad appartenere con un<br />
legame profondo e quin<strong>di</strong> senza preoccuparci delle così dette “ortodossie”.<br />
Abbiamo visto infatti che, molto spesso, i pazienti, soprattutto i pazienti<br />
gravi, quelli che si incontrano in setting istituzionali, gli psicotici nei Servizi<br />
psichiatrici territoriali, i malati <strong>di</strong> cancro negli ospedali generali, avevano<br />
bisogno <strong>di</strong> qualcosa che non rientrava né nell’ortodossia del setting rigidamente<br />
inteso (gruppoanalitico o psicoanalitico che fosse), né nell’ortodossia<br />
<strong>di</strong> un approccio teorico univoco. La nostra Scuola <strong>di</strong> Psicoterapia (in cui insegnano<br />
o hanno insegnato Resnik, Badaracco, Scarfone, Oremland, e molti<br />
altri psicoanalisti <strong>di</strong> livello internazionale) nasce quin<strong>di</strong> dal riconoscimento<br />
della centralità del paziente e del suo bisogno <strong>di</strong> essere accolto ed aiutato<br />
ad elaborare le sue angosce, nei limiti del possibile per quella persona e per<br />
quel contesto <strong>di</strong> cura istituzionale (anche lo stu<strong>di</strong>o privato è un’istituzione,<br />
pur se molti se ne <strong>di</strong>menticano). L’obiettivo del nostro insegnamento della<br />
psicoterapia psicoanalitica non è quello <strong>di</strong> formare psicoterapeuti che selezionano<br />
“pazienti da psicoterapia per il loro stu<strong>di</strong>o privato” ma operatori<br />
sanitari (soprattutto psicologi) che riescano ad inserirsi in équipes <strong>di</strong> cura<br />
multiprofessionali, a <strong>di</strong>alogare con Colleghi <strong>di</strong> altre Scuole psicoterapeutiche,<br />
ad aiutare i pazienti che si rivolgono al Servizio Sanitario Nazionale per<br />
ricevere un aiuto psicologico al loro profondo malessere. Siamo convinti che<br />
questo tipo <strong>di</strong> formazione darà “una marcia in più” ai nostri psicoterapeuti<br />
anche nel setting dello stu<strong>di</strong>o privato, un setting che concepiamo come<br />
qualcosa che si costruisce, nel tempo, insieme al paziente, in modo transizionale...<br />
trasformando quegli elementi che sono <strong>di</strong>ventati non più funzionali e<br />
che, se trasformati in un feticcio, rischiano <strong>di</strong> bloccare la terapia invece che<br />
promuoverla.
- 37 -<br />
D. AGRESTA: Vi chiedo, quin<strong>di</strong>, come si possono coniugare, anche rispetto ai<br />
corsi <strong>di</strong> formazione che svolgete alla Cattolica, o alla scuola <strong>di</strong> specializzazione della<br />
S.I.P.S.I., ma anche rispetto all’esperienza clinica <strong>di</strong> supervisione, il lavoro <strong>di</strong> un<br />
gruppoanalista con uno psicoanalista e viceversa?<br />
T. A. POLISENO: Questa congiunzione particolare è altamente simbolica:<br />
lo abbiamo capito con gli anni, proprio lavorando insieme. Il fatto<br />
<strong>di</strong> poter continuamente confrontare due para<strong>di</strong>gmi (il cerchio del gruppo<br />
ed il lettino dello psicoanalista, su cui Domenico ha scritto un bellissimo stu<strong>di</strong>o<br />
etnopsicoanalitico http://www.doppio-sogno.it/numero8/etno.htm) e<br />
continuamente sperimentarli nella pratica del lavoro ci rende <strong>di</strong>sponibili ad<br />
avventurarci in nuove sperimentazioni (come lo stu<strong>di</strong>o ecografico della vita<br />
prenatale, negli anni Novanta, l’uso dei Balint-like groups e dello psicodramma<br />
<strong>di</strong> scene cliniche nei Corsi <strong>di</strong> Psico-Oncologia, la produzione del format<br />
televisivo “Doppio Sogno” in collaborazione con RAISAT Cinema e poi con<br />
l’Istituto <strong>di</strong> Stato per la Cinematografia e la Televisione “Roberto Rossellini”<br />
<strong>di</strong> Roma) ed a coltivare sempre, grazie ai nostri allievi/Colleghi, la pratica<br />
<strong>di</strong> osservare le nostre modalità <strong>di</strong> intervento, oltre che delle caratteristiche<br />
del campo nel quale si opera. Queste <strong>di</strong>verse culture, quella gruppoanalitica<br />
e quella psicoanalitica, ci hanno aperto tutta una serie <strong>di</strong> orizzonti che sono<br />
del tutto nuovi. Direi che, per riprendere proprio il <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> Domenico,<br />
l’orizzonte nuovo, scoperto essenzialmente nella clinica, è quello della centralità<br />
del paziente e non quello delle teorie. Una visione complessa non<br />
solo del paziente (che può essere concepito come un gruppo) ma più in<br />
generale (nel caso della formazione) dell’interlocutore che si ha <strong>di</strong> fronte e<br />
che è per noi la figura centrale e rimanda così nello sfondo la propria teoria<br />
<strong>di</strong> riferimento. La teoria è <strong>di</strong>ventata, negli anni, per noi, qualcosa <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso,<br />
non una fonte identitaria assolutistica e ideologica, ma uno strumentario<br />
che poteva attingere ad una serie <strong>di</strong> altri contributi; come anche Ancona<br />
ci aveva insegnato, gli altri riferimenti potevano essere la filosofia, l’antropologia,<br />
l’arte... qualunque cosa mantenesse viva la capacità <strong>di</strong> pensare del<br />
terapeuta o del conduttore.<br />
D. AGRESTA: Mi sembra che stiate parlando <strong>di</strong> una prospettiva <strong>di</strong> lavoro che<br />
contempli l’in<strong>di</strong>viduo ed il gruppo in<strong>di</strong>stintamente ma in funzione della relazione e<br />
perciò del setting. Può essere letta in questo modo?<br />
POLISENO: Non in<strong>di</strong>stintamente ma contemporaneamente. In effetti<br />
è da questa prospettiva <strong>di</strong> lavoro, a partire da culture <strong>di</strong>verse ma non per<br />
questo contrapposte, che noi abbiamo compreso che era fondamentale concepire<br />
in maniera relativistica l’assetto del lavoro. Lavorare in questo modo,<br />
ci ha permesso <strong>di</strong> de<strong>di</strong>carci molto, molto <strong>di</strong> più <strong>di</strong>rei, all’emergere ed alle<br />
emergenze nell’ambito sia formativo che terapeutico dell’analisi del setting,<br />
della domanda e della relazione terapeutica, del funzionamento della mente<br />
e dei processi inconsci. È da lì che poi, devo <strong>di</strong>re, si è sviluppato probabilmente<br />
il <strong>di</strong>scorso del Social Dreaming mo<strong>di</strong>ficato con il “Workshop <strong>di</strong><br />
Cinema e Sogni”, perché attraverso queste variazioni <strong>di</strong> meto<strong>di</strong>, <strong>di</strong> tecniche,<br />
si restituisce centralità, ad esempio, al sogno. E là dove, appunto, il sogno è
- 38 -<br />
la parte centrale, ci si rende conto che si tratta <strong>di</strong> una emergenza. Il sogno<br />
è un’emergenza <strong>di</strong> un nuovo pensiero, una rielaborazione <strong>di</strong> quanto la<br />
memoria ha se<strong>di</strong>mentato al suo interno, la sovrapposizione dei resti <strong>di</strong>urni<br />
con la memoria più antica. E questo continuo affacciarsi dell’emergente nel<br />
campo terapeutico ha bisogno <strong>di</strong> essere accolto in un nido culturale che è<br />
una specie <strong>di</strong> “humus”...<br />
D. AGRESTA: ‘Humus’ può voler <strong>di</strong>re anche il modo <strong>di</strong> lavorare della mente<br />
e dell’inconscio, cioè la matrice ed il sistema <strong>di</strong> riferimento affettivo e culturale dei pazienti?<br />
Vorrei domandare, pensando alla <strong>di</strong>mensione clinica, come deve essere questo<br />
‘humus’ per il terapeuta, e come può lavorarci per aiutare il paziente?<br />
POLISENO: Questo “humus” deve mantenere la sua caratteristica <strong>di</strong> libertà,<br />
altrimenti lo stato nascente non può produrre, <strong>di</strong> fatto, nuove aperture<br />
e nuovi sviluppi al pensiero e alla cultura. Quin<strong>di</strong> devo <strong>di</strong>re che la nostra<br />
<strong>di</strong>versità è stata e rimane fondamentale: un modello che è anche un ‘modello’<br />
<strong>di</strong> scuola che ci fa <strong>di</strong>re con molta semplicità, con una battuta: “mai da soli<br />
in questo lavoro”, soprattutto quando si tratta <strong>di</strong> un lavoro <strong>di</strong> confine e <strong>di</strong><br />
frontiera con le patologie gravi o con la Psico-Oncologia. “Mai da soli” vale<br />
anche per il terapeuta in<strong>di</strong>viduale, quello che lavora nello stu<strong>di</strong>o privato,<br />
perché abbia chiaro che è necessario avere sempre il suo contesto <strong>di</strong> riferimento<br />
come altro polo della sua mente con cui continuamente si confronta<br />
e, quin<strong>di</strong>, è una <strong>di</strong>alettica che si annuncia a chi ci ascolta, al paziente o agli<br />
allievi, o ai gruppi <strong>di</strong> formazione; è una <strong>di</strong>alettica che annuncia già il superamento<br />
<strong>di</strong> un’ottica prettamente <strong>in<strong>di</strong>viduali</strong>stica e <strong>di</strong> laboratorio così come<br />
è quella con cui è stata inizialmente concepita la psicoanalisi. La psicoanalisi<br />
io la considero qui come una metafora dell’operazione scientifica, tra la fine<br />
dell’Ottocento ed i primi del Novecento, che è la stessa che ha portato a<br />
costruire il vetrino in anatomia patologica. È un artefatto <strong>di</strong> laboratorio, che<br />
è fonte <strong>di</strong> una notevole conoscenza, ma non esaurisce la conoscenza in sé se<br />
quel vetrino non è riferito ad un organo, ad un organismo e ad una clinica<br />
dei sintomi; preso in sé, come vetrino, è assolutamente inutilizzabile. Quin<strong>di</strong>,<br />
questi nostri laboratori <strong>in<strong>di</strong>viduali</strong>, sono importantissimi, ma il terapeuta<br />
deve sapere che la sua conoscenza non si esaurisce così, non finisce così.<br />
D. AGRESTA: In questo senso non è casuale che il sogno, <strong>di</strong> nuovo, rientra<br />
come lo strumento più utilizzabile sia nel lavoro in<strong>di</strong>viduale che <strong>di</strong> gruppo, ma soprattutto<br />
come strumento universale vista la convergenza delle varie scienze umane e<br />
sociali, antropologiche e psicologiche e, non ultimo, le neuroscienze.<br />
NESCI: Assolutamente sì! Il sogno è fondamentale. Nel “Workshop Cinema<br />
e Sogni”, in fondo, si è andata a recuperare la <strong>di</strong>mensione antropologica<br />
del sogno e del sognare. Le culture orali primarie, cioè quelle che non<br />
conoscevano la scrittura, quelle che tramandavano oralmente il loro sapere,<br />
quelle che erano costituite da in<strong>di</strong>vidui <strong>gruppali</strong>, come li chiamava Briffault,<br />
il group-in<strong>di</strong>vidual della preistoria da cui solo successivamente si sarebbe<br />
evoluto l’in<strong>di</strong>viduo come noi lo conosciamo oggi, sognavano, con<strong>di</strong>videvano<br />
i sogni e si muovevano in un universo armonico e simbiotico, gli eterni del<br />
sogno stu<strong>di</strong>ati da Ròheim (gli aborigeni australiani) lungo linee <strong>di</strong> miti, <strong>di</strong>
- 39 -<br />
canti e <strong>di</strong> sogni. Nell’inconscio tutto questo è profondamente ra<strong>di</strong>cato e tutto<br />
questo va recuperato se ci si occupa della psiche umana.<br />
F. AGRESTA: Io che mi occupo <strong>di</strong> problemi del corpo e quin<strong>di</strong> più o meno<br />
<strong>di</strong> malattie <strong>psicosomatiche</strong> ho potuto rilevare che la psicoterapia o in<strong>di</strong>viduale o <strong>di</strong><br />
gruppo è comunque legata alla domanda propria della mente e del corpo e viceversa;<br />
pensando al sogno ciò è ancora più visibile. Ho notato comunque, dalla mia esperienza,<br />
che è la richiesta sempre più pressante <strong>di</strong> persone, <strong>di</strong> famiglie per bambini, <strong>di</strong><br />
coppie che vengono per il corpo “sofferente”. Vorrei sapere quanto la vostra Scuola <strong>di</strong><br />
Specializzazione in Psicoterapia (SIPSI) è aperta anche alla visione ‘balintiana’ della<br />
psicosomatica?<br />
POLISENO: Io <strong>di</strong>rei che nasciamo con la psicosomatica, nasciamo con<br />
le riflessioni <strong>di</strong> Gad<strong>di</strong>ni, sulla relazione mente-corpo e poi sull’esperienza<br />
clinica concreta dell’aiuto agli operatori nei Balint-like groups dei Corsi <strong>di</strong><br />
Psico-Oncologia. O forse nasciamo all’inverso, non dalla psicosomatica ma<br />
dalla somatopsichica. Ci occupavamo delle stomie, verso la fine degli anni<br />
Settanta. L’enterostomia è un evento somatico estremamente complesso perché<br />
una funzione normalmente nascosta, viene portata alla vista; non solo,<br />
l’antica incontinenza del bambino, superata nel corso dello sviluppo, viene<br />
drammaticamente riattualizzata dalla per<strong>di</strong>ta degli sfinteri. Noi, quin<strong>di</strong>, abbiamo<br />
aperto la nostra ricerca ponendoci proprio questa domanda: come<br />
cambia la mente quando cambia il corpo? Come può avere, e per quali strade<br />
accade che ci sia, un potere trasformativo dell’assetto psichico, in virtù <strong>di</strong><br />
un’alterazione grave dello schema corporeo? E, quin<strong>di</strong>, l’esperienza con gli<br />
operatori, che sono degli ottimi me<strong>di</strong>atori <strong>di</strong> questi vissuti per i pazienti che<br />
avevano subito uno stoma - quin<strong>di</strong> l’apertura sulla pancia <strong>di</strong> un buco che<br />
rendeva pervio il confine tra mondo interno e mondo esterno, che li faceva<br />
regre<strong>di</strong>re alla fase anale e che suscitava una serie <strong>di</strong> <strong>di</strong>namiche relazionali<br />
con i familiari e con gli operatori - ci ha aperto tutto un mondo che era, a<br />
quell’epoca, poco esplorato. Il mondo della somatopsicosi, potremmo <strong>di</strong>re.<br />
Questa nuova apertura ci è stata <strong>di</strong> grande aiuto per mantenere in <strong>di</strong>alettica<br />
il <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> prima, che non è solo mente-corpo ma anche corpo-mente,<br />
in un continuum inelu<strong>di</strong>bile che oggi ha preso la strada del sogno come<br />
elemento chiave, probabilmente... chissà, dei processi psicosomatici? L’idea<br />
suggerita da Bion, il pensiero onirico della veglia, è una forte guida in questo<br />
senso, è quello che forse ci permette <strong>di</strong> rintracciare quanto <strong>di</strong> psicosensoriale<br />
viene prodotto in ogni stato affettivo ed emotivo dei gruppi e delle<br />
persone e che viene tradotto in una narrazione. E questo derivato narrativo,<br />
sostanzialmente, che è il frutto della rielaborazione degli elementi psicosensoriali,<br />
secondo me ne costituisce, <strong>di</strong> fatto, non solo una prospettiva teorica,<br />
ma anche una vera e propria terapia, qualcosa che consente ai pazienti <strong>di</strong> risolvere<br />
le loro tensioni che hanno trovato soluzioni somatiche. Il corpo può<br />
essere visto implicato pienamente nel percorso <strong>di</strong> vita <strong>di</strong> una persona, può<br />
consentire alla mente <strong>di</strong> funzionare, attraverso il recupero della sua <strong>di</strong>namicità<br />
onirica, che è un fenomeno psicosomatico ma anche somatopsichico, e<br />
che per questo, credo, sia fondamentale anche come scenario ed orizzonte<br />
prospettico proprio <strong>di</strong> ogni azione terapeutica.
- 40 -<br />
NESCI: L’ultima creatura della nostra scuola <strong>di</strong> pensiero, e cioè la<br />
Psicoterapia Multime<strong>di</strong>ale (Nesci, 2009, http://www.psychome<strong>di</strong>a.it/psiconco/n4-09/villella2.htm)<br />
è come se continuasse questo <strong>di</strong>scorso narrativo<br />
psicosensoriale: dal sogno al cinema, dal mondo delle immagini a quello<br />
dei suoni. Nella Psicoterapia Multime<strong>di</strong>ale si aiuta il caregiver, quello che è<br />
rimasto bruciato dalla relazione <strong>di</strong> cura con un malato oncologico dopo che<br />
muore e che, da solo, deve poi rimanere a vivere un lutto che, oltre a privarlo<br />
<strong>di</strong> un affetto, lo priva anche <strong>di</strong> un ruolo che si era andato costruendo nel<br />
tempo: occuparsi <strong>di</strong>... Per questo il lutto oncologico è spesso un complicated<br />
grief, un “lutto complicato”. Questo nuovo metodo <strong>di</strong> psicoterapia che aiuta<br />
il paziente a costruire “oggetti della memoria” che ripercorrono, con le immagini<br />
e con una canzone (una musica che richiama alla mente la persona<br />
cara che è stata perduta), tutta la vita <strong>di</strong> chi ci ha lasciato, costruisce una<br />
sorta particolare <strong>di</strong> Art Therapy, sia attraverso le sedute in cui si elaborano<br />
i ricor<strong>di</strong>, sia attraverso la costruzione dell’oggetto che poi può essere messo<br />
anche online, in rete, su un sito internet creato appositamente dal nostro<br />
Istituto internazionale e che consente ai familiari, con una password riservata,<br />
<strong>di</strong> accedere a questa memoria in qualunque momento e da qualunque<br />
luogo. In quel mondo virtuale che è internet (e che sembra una versione<br />
contemporanea dell’arcaica cultura sinciziale del group in<strong>di</strong>vidual) questo<br />
nuovo tipo <strong>di</strong> psicoterapia può andare a collocare in uno spazio neutrale<br />
quell’ambivalenza verso l’oggetto d’amore perduto che ci ha lasciati, che ci<br />
ha tra<strong>di</strong>to, che ci ha abbandonato, e risolvere in modo impreve<strong>di</strong>bile, anche<br />
rapido, situazioni che altrimenti possono cronicizzarsi e determinare delle<br />
depressioni croniche che invalidano profondamente queste persone che<br />
prima si sono de<strong>di</strong>cate al malato e che poi, dopo la sua scomparsa, si ammalano<br />
loro stessi.<br />
F. AGRESTA: Ricordando un attimo il sogno visto come ‘comunicazione’, per<br />
riprendere, in parte, una parola <strong>di</strong> un titolo <strong>di</strong> un libro <strong>di</strong> Lai “la conversazione del<br />
sogno”, siamo passati, come è stato pure detto, oggi, al Convegno, dalla interpretazione<br />
alla narrazione onirica. Si può <strong>di</strong>re così?<br />
POLISENO: Sì, specialmente nei gruppi lo possiamo riformulare così:<br />
l’interpretazione è un fatto che almeno noi abbiamo abbandonato completamente,<br />
che neanch’io, nella mia attività <strong>di</strong> gruppoanalista, utilizzo. Non<br />
interpreto quasi mai.<br />
F. AGRESTA: L’analista non deve indovinare più niente...<br />
POLISENO: Non c’è più niente da indovinare, ma come <strong>di</strong>ce Freud in<br />
“Costruzioni in analisi”, c’è da costruire l’interpretazione, casomai. Questa è<br />
un’attività che oggi noi concettualizziamo ancora più in maniera complessa<br />
nel concetto <strong>di</strong> campo. E’ una produzione del campo terapeutico.<br />
F. AGRESTA: Direi più Foulkes che Bion, in questo senso, no?<br />
POLISENO: In questo senso più Foulkes che Bion, perché la mia
- 41 -<br />
matrice <strong>di</strong> formazione è Foulkes. E allora poter sviluppare e catalizzare,<br />
come funzione del conduttore, questo tipo <strong>di</strong> attività del gruppo consente<br />
la soluzione <strong>di</strong> no<strong>di</strong> conflittuali in maniera molto creativa e molto utile anche<br />
per chi ascolta, per chi non è membro apparentemente e <strong>di</strong>rettamente<br />
interessato in quel processo. In effetti, questa modalità <strong>di</strong> lavoro la usiamo<br />
anche nei gruppi <strong>di</strong> formazione. Il nostro metodo appunto non è interpretativo<br />
in senso assoluto perché è ovvio che l’assetto è formativo e non terapeutico<br />
ma, sto pensando, che si è sviluppata negli anni anche una particolare<br />
attenzione a chi è assente, a chi non voleva partecipare. Quin<strong>di</strong>, sia nel<br />
piccolo gruppo terapeutico che nei gran<strong>di</strong> gruppi formativi, sostanzialmente<br />
io e Domenico omettiamo assolutamente <strong>di</strong> costringere le persone ad essere<br />
presenti, a parlare, e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> costringere il gruppo ad indagare quello che<br />
<strong>di</strong> inconscio è depositato altrove. No, si tratta invece <strong>di</strong> un consentire a ciò<br />
che è rimosso, probabilmente, <strong>di</strong> svolgere la sua funzione <strong>di</strong> equilibratore,<br />
<strong>di</strong> retroazione, <strong>di</strong> feedback, <strong>di</strong> possibilità, anche per chi si è esposto in prima<br />
persona, <strong>di</strong> poter fantasticare, <strong>di</strong> poter fuggire; e viceversa per chi è fuggito,<br />
non essendo sanzionato, <strong>di</strong> poter tornare per ricominciare a parlare. A noi<br />
interessa <strong>di</strong> più poter ristabilire la <strong>di</strong>alettica interna, piuttosto che sanzionare<br />
le persone facendo presupporre che ci sia un’idealità, uno stato ideale<br />
psichico da raggiungere, mentre lo stato ideale, tra virgolette, per noi, non<br />
può che essere il conflitto. Ma un conflitto <strong>di</strong>namico che costantemente<br />
chiude e riapre il <strong>di</strong>scorso o la narrazione, perché effettivamente questo, nei<br />
sogni, si vede molto bene.<br />
NESCI: Ma questo si vede anche nella Psicoterapia Multime<strong>di</strong>ale, dove<br />
<strong>di</strong> fatto si realizza una narrazione per immagini e con i suoni. La musica in<br />
questo senso è meravigliosa perché è un linguaggio universale ed arcaico,<br />
perché la musica può essere apprezzata da tutti. La musica <strong>di</strong>ssolve i confini<br />
<strong>in<strong>di</strong>viduali</strong> e ci riaccosta al group in<strong>di</strong>vidual simbiotico, privo <strong>di</strong> limiti/confini<br />
<strong>in<strong>di</strong>viduali</strong>. Noi sappiamo che il feto sviluppa una competenza acustica<br />
molto prima <strong>di</strong> qualunque altra competenza psicosensoriale e questo è un<br />
dato fondamentale per capire la regressione e per imparare a valorizzare<br />
suoni e immagini nel processo narrativo <strong>di</strong> una terapia.<br />
F. AGRESTA: Una battuta finale: transfert e controtransfert, da una parte,<br />
controtransfert e transfert, dall’altra. Cosa ancora c’è ‘<strong>di</strong>etro’?<br />
NESCI: Transfert e controtransfert ci sono sempre e sono la base <strong>di</strong><br />
tutto. E’ proprio l’emozione che il terapista sente dentro <strong>di</strong> sé nella relazione<br />
con il paziente che lo può guidare. Ma transfert e controtransfert si<br />
delineano in una situazione <strong>di</strong> triangolazione che va al <strong>di</strong> là della <strong>coppia</strong><br />
analitica, come si <strong>di</strong>ceva un tempo. La <strong>coppia</strong> analitica ha sempre alle spalle<br />
altri gruppi, altri setting, il paziente vive in una famiglia e il terapista ha una<br />
scuola, un gruppo <strong>di</strong> riferimento. Noi oggi non facciamo più le supervisioni<br />
come una volta. Oggi, a scuola, quando un allievo vuole portare un caso<br />
clinico lo fa in un clima associativo e <strong>di</strong> sospensione del giu<strong>di</strong>zio, poi si va<br />
a dormire e il giorno dopo ci raccontiamo e con<strong>di</strong>vi<strong>di</strong>amo i sogni stimolati<br />
dall’incontro tra quel paziente e quel terapista, e quin<strong>di</strong> c’è una triangola-
- 42 -<br />
zione gruppale, una circolarità, che si unisce al lavoro della <strong>coppia</strong> analitica.<br />
E’ il workshop “Clinica e Sogni” – ultima versione dell’idea originaria del<br />
workshop “Cinema e Sogni” che è riassunta in un breve cortometraggio<br />
<strong>di</strong> Filippo Arturo Nesci, pubblicato sul numero 9 della rivista on line www.<br />
doppio-sogno.it. Con l’unica <strong>di</strong>fferenza che invece <strong>di</strong> un film, per stimolare i<br />
sogni della notte, si utilizza la presentazione <strong>di</strong> un caso clinico.<br />
POLISENO: Anche io una battuta brevissima; transfert e controtransfert?<br />
Io scelgo ciò che lega il transfert al controtransfert e posso chiamare il<br />
controtransfert il mio transfert per il paziente.<br />
F. AGRESTA e D. AGRESTA: Grazie anche da parte dei Lettori della Rivista.<br />
Università <strong>di</strong> Chieti: Aula Magna, Facoltà <strong>di</strong> Psicologia. Alcuni tra i Relatori, da sinistra:<br />
Dott. D. Nesci, Dott. T. Poliseno, Dott. D. Agresta.<br />
Il dopo-Convegno all’Università <strong>di</strong> Chieti (da sin.): Dott.ssa S. Ingal<strong>di</strong>, D. Nesci, Dott. D. Agresta,<br />
Dott.ssa M. V. Costantini, Dott. T. Poliseno, Dott. F. Agresta.
- 43 -<br />
LA CONSULENZA<br />
COME BILATERAL VERBAL TRADE*<br />
Giampaolo Lai°, Pierrette Lavanchy°°<br />
La nostra presentazione ha l’obiettivo <strong>di</strong> offrirvi, per <strong>di</strong>scuterne, il modello<br />
<strong>di</strong> consulenza aziendale che utilizziamo. Il modello che vi offriamo si<br />
basa sulla teoria del bilateral verbal trade. Il bilateral verbal trade è un mercato<br />
bilaterale <strong>di</strong> parola, tra due mercanti che convengono sulla Piazza del Mercato<br />
<strong>di</strong> Parola. I due mercanti sono due agenti complementari: un ven<strong>di</strong>tore e<br />
un compratore. Il compratore è il manager aziendale, spinto sulla Piazza del<br />
mercato a comprare dalla triade: 1) un debito, 2) una mancanza, 3) un male.<br />
Il ven<strong>di</strong>tore è il consulente o fornitore, come lo chiameremo d’ora in avanti,<br />
che sulla Piazza del mercato aspetta il compratore per vendergli i suoi beni <strong>di</strong><br />
parola. L’incontro dei due agenti è la convergenza <strong>di</strong> una doppia speranza: la<br />
speranza <strong>di</strong> guadagno. Il guadagno è la remissione del debito, il riempimento<br />
della mancanza, la bonificazione del male. La speranza <strong>di</strong> guadagno si declina,<br />
consapevolmente o non, nella formula dell’espérance de gain, derivata da<br />
Pascal e in qualche modo simile alla expected utility <strong>di</strong> Milton Friedman.<br />
P(c s , d , I) =<br />
1 1 1<br />
Tav. 1. - Formula della speranza <strong>di</strong> guadagno, espérance de gain.<br />
s è uno degli eventi dello spazio S degli eventi o stati incerti portati<br />
1<br />
dal trader compratore o manager. Per esempio, nella clinica psicoanalitica,<br />
s potrebbe in<strong>di</strong>care il racconto da parte del paziente <strong>di</strong> una ‘crisi <strong>di</strong> panico’.<br />
1<br />
d è una delle azioni dello spazio D delle azioni verbali compiute o<br />
1<br />
delle decisioni eseguite dal trader ven<strong>di</strong>tore o fornitore consulente. Sempre<br />
nella clinica, d potrebbe in<strong>di</strong>care una interpretazione.<br />
1<br />
c è il risultato o la conseguenza dell’azione d nello spazio C delle<br />
1 1<br />
conseguenze della Piazza del Mercato <strong>di</strong> Parola. P è una probabilità della<br />
formula aperta. Detto questo possiamo così leggere la formula della speranza<br />
<strong>di</strong> guadagno:<br />
qual è la probabilità che, ascoltando il racconto s del trader<br />
1<br />
compratore manager, se il trader ven<strong>di</strong>tore fornitore decide<br />
l’azione <strong>di</strong> parola d , ottenga il risultato c , avendo a <strong>di</strong>sposizione le<br />
1 1<br />
informazioni I?<br />
Tav. 2. - Translitterazione della formula dell’espérance de gain.<br />
Chiariremo la teoria del bilateral verbal trade <strong>di</strong>scutendo le sue tre<br />
principali caratteristiche. Mostreremo concretamente come il trader ven<strong>di</strong>tore<br />
fornitore consulente maneggia l’apparato teorico pratico del bilateral<br />
verbal trade sulla Piazza del Mercato <strong>di</strong> Parola con l’ausilio <strong>di</strong> alcune vignette<br />
<strong>di</strong> situazioni <strong>di</strong> incontro con trader compratori manager. Anticipiamo una<br />
curiosità. I trader compratori manager delle vignette, due appartenenti a<br />
una medesima multinazionale, il terzo a una cre<strong>di</strong>t bank, presentano una<br />
identica struttura <strong>di</strong> domanda, ovvero <strong>di</strong> debito, <strong>di</strong> mancanza, <strong>di</strong> male: la<br />
<strong>di</strong>lazione, la procrastinazione. Ma forse non dovremmo parlare <strong>di</strong> curiosità,
- 44 -<br />
se teniamo conto del fatto che la procrastinazione è uno dei comportanti e<br />
delle tendenze più <strong>di</strong>ffuse <strong>di</strong> cui tutti noi, come in<strong>di</strong>vidui e come membri <strong>di</strong><br />
un’Azienda, partecipiamo a livelli più o meno forti o più o meno costosi per<br />
noi e per gli altri. Accenneremo, insieme a voi, sia pure a volo <strong>di</strong> uccello,<br />
alle principali teorie che cercano <strong>di</strong> spiegare il fenomeno della procrastinazione<br />
e le proposte <strong>di</strong> risolvere il problema economico, esistenziale e clinico<br />
che pone. Poi mostreremo il nostro modo <strong>di</strong> considerare il medesimo problema<br />
dalla prospettiva del bilateral verbal trade che, a nostro avviso, presenta<br />
notevoli vantaggi rispetto ai precedenti trattamenti.<br />
Chi siamo?<br />
Ma ora, dopo aver situato la scena sulla Piazza del Mercato <strong>di</strong> Parola<br />
occupata dai due attori principali, che sono il trader compratore manager e<br />
il trader ven<strong>di</strong>tore fornitore consulente, conviene spendere due parole per<br />
presentare i due screenwriter, sceneggiatori, che sono Pierrette Lavanchy and<br />
your humble servant. Siamo entrambi me<strong>di</strong>ci, laureati, Pierrette all’Università<br />
<strong>di</strong> Losanna, e your humble servant all’Università <strong>di</strong> Bologna, psicoanalisti,<br />
membri or<strong>di</strong>nari della Società Svizzera <strong>di</strong> Psicoanalisi e della International<br />
Psychoanalytical Association, IPA. Il nostro core business, cioè la principale attività<br />
volta a produrre fatturato, è l’attività psicoanalitica in<strong>di</strong>viduale, che<br />
ciascuno <strong>di</strong> noi svolge con clienti o customers in genere sdraiati sul lettino <strong>di</strong><br />
analisi. Accanto a questo core business, ci siamo occupati <strong>di</strong> formazione nelle<br />
strutture psichiatriche <strong>di</strong> giovani allievi e nelle strutture aziendali <strong>di</strong> consulenza<br />
aziendale, che consideriamo un marginal or incremental business con una<br />
leggera forzatura del significato che questo sintagma ha originariamente<br />
nella economia e finanza. Ricordo con piacere, perché allora ero molto<br />
giovane, il mio primo lavoro come consulente aziendale a Milano, nella Rinascente,<br />
nel 1967 o 1968. Attualmente lavoriamo Pierrette e io, in<strong>di</strong>pendentemente,<br />
come fornitori aziendali (fornitori è il titolo che ci viene dato nelle<br />
fatturazioni) <strong>di</strong> due aziende multinazionali.<br />
L’algoritmo della sequenza sulla Piazza del Mercato <strong>di</strong> Parola<br />
Diciamo subito che il primo incontro con il Manager aziendale avviene<br />
sulla Piazza del Mercato <strong>di</strong> Parola costituito dallo stu<strong>di</strong>o del trader ven<strong>di</strong>tore<br />
fornitore consulente. L’incontro dura circa un’ora e mezza, secondo procedure<br />
che non è necessario ricordare qui, anche per proteggere il copyright.<br />
Dopo qualche giorno man<strong>di</strong>amo un rapporto <strong>di</strong> come sono andate le cose<br />
al manager incontrato, che rive<strong>di</strong>amo dopo due settimane, in un incontro<br />
chiamato <strong>di</strong> restituzione, per <strong>di</strong>scutere sulla domanda se si riconosce o non<br />
nella istantanea snapshot che gli abbiamo inviato. Infine ci accor<strong>di</strong>amo su<br />
quelle che sono la o le criticità del suo profilo e concor<strong>di</strong>amo sei incontri,<br />
a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> un mese l’uno dall’altro, per parlarne assieme sulla Piazza del<br />
Mercato. Questo pacchetto <strong>di</strong> azioni, che si estende su sette-otto mesi, dura<br />
da più o meno venti anni, con le multinazionali attuali, da circa trenta o<br />
quaranta se consideriamo altre aziende nazionali, del servizio pubblico sanitario<br />
in particolare.<br />
Esempio n 1. Alessia, Sales Management <strong>di</strong>rector<br />
Cominciamo da Alessia, Sales Management Director, che, trovandosi a Parigi<br />
per ragioni <strong>di</strong> lavoro, stabilisce la Piazza del Mercato on line anziché nello
- 45 -<br />
stu<strong>di</strong>o del fornitore consulente. L’incontro, uno dei sei previsti dal contratto,<br />
avviene sotto forma <strong>di</strong> chat, cioè per messaggi istantanei tramite Skype.<br />
Alessia inizia scrivendo che le cose vanno bene, quanto a progetti futuri<br />
o appena iniziati che <strong>di</strong>pendono da lei, per il resto sta “nicchiando un<br />
po’”, perché c’è un’altra cosa che deve fare. Ha avuto la notizia che un suo<br />
articolo verrà pubblicato in una raccolta <strong>di</strong> scritti economici da una casa e<strong>di</strong>trice<br />
nota, con <strong>di</strong>ffusione assicurata. Le verrà pagato molto bene. «È bello»,<br />
scrive, ed è molto contenta. Tuttavia il curatore della rassegna le ha chiesto<br />
mo<strong>di</strong>fiche. La scadenza è vicina, eppure lei non ha ancora aperto il file.<br />
Invece è uscita a lavorare, seduta a una terrasse de café, su un nuovo progetto<br />
per il lancio <strong>di</strong> un prodotto; tornata a casa ha cucinato; poi ha sbrigato un<br />
lavoro <strong>di</strong> routine e ha rinviato la correzione. Ora dovrà fare tutto più rapidamente,<br />
perché non ne ha voglia. Riconosce che è scattato proprio in lei un<br />
impulso <strong>di</strong> “<strong>di</strong>mostrare loro che sbagliano”: «anziché fare subito una cosa<br />
noiosa in cui devo assumere una posizione reattiva, un “sì sì sì correggo”,<br />
ho preso e sono andata a mettermi in qualcosa che - al momento - controllo<br />
completamente, pura creazione».<br />
Questi doni <strong>di</strong> parola da parte del trader compratore Alessia, esprimono<br />
la s 1 della formula della espérance de gain che conosciamo, e si configurano<br />
come il debito che spinge il trader compratore manager a recarsi sulla Piazza<br />
del mercato. Il problema per il trader ven<strong>di</strong>tore fornitore è <strong>di</strong> decidere quale<br />
sua azione d 1 avrà la maggiore probabilità <strong>di</strong> trasformare s 1 in c 1 , cioè <strong>di</strong><br />
rimettere il debito, <strong>di</strong> colmare la mancanza, <strong>di</strong> bonificare il Male del trader<br />
compratore manager Alessia. Ma prima <strong>di</strong> rispondere a questa domanda<br />
passiamo a un altro esempio.<br />
Esempio n. 2. Federico Chief Risk Officer in una banca<br />
Appena arrivato alla Piazza del Mercato, Federico esor<strong>di</strong>sce <strong>di</strong>cendo<br />
che da tre giorni è in una tensione crescente, da quando ha ricevuto dal<br />
responsabile della sua sezione la consegna <strong>di</strong> iniziare e portare a termine<br />
per la metà <strong>di</strong> ottobre, cioè fra poco più <strong>di</strong> tre settimane, un’operazione importante<br />
in collaborazione con un suo pari grado <strong>di</strong> una banca olandese. Da<br />
lunedì ha rinviato a martedì la presa <strong>di</strong> contatto con il collega, da martedì<br />
a mercoledì, e ancora oggi non è sicuro se domani deciderà <strong>di</strong> iniziare la<br />
pratica. Il suo <strong>di</strong>lazionare lo ascrive al fatto che il lavoro che gli si prospetta<br />
gli sembra <strong>di</strong>fficile e complicato, con una pagina <strong>di</strong> trenta item da prendere<br />
in esame. E poi perché il responsabile gli ha fatto capire che deve attenersi<br />
all’algoritmo abituale, mentre invece Federico vorrebbe utilizzare procedure<br />
<strong>di</strong>fferenti che gli hanno dato buoni risultati in situazioni recenti. Con il tempo<br />
che passa si rende conto dei rischi che corre a presentare un lavoro tirato<br />
via in fretta, non solo per sé, ma anche per il coinvolgimento del collega<br />
austriaco. Mentre se invece riuscisse a mandare la sua impresa a buon fine e<br />
entro i tempi stabiliti ciò potrebbe avere un peso forse decisivo per una sua<br />
eventuale promozione economica alla fine dell’anno.<br />
Come nelle parole dette da Alessia al suo ingresso sulla Piazza del<br />
Mercato, così anche in queste <strong>di</strong> Federico il trader ven<strong>di</strong>tore fornitore legge<br />
il debito, la mancanza, il Male che hanno spinto il trader compratore Federico<br />
al mercato, la s 1 della formula della speranza. E questa s 1 ha la struttura<br />
della paralisi, dell’immobilità, della passione a rinviare a domani le cose che
- 46 -<br />
Federico potrebbe fare oggi, pur essendo convinto che, nella bilancia costi<br />
benefici, dal rinvio deriveranno solo <strong>di</strong>sagi e danni. Anche qui con Federico<br />
come prima con Alessia ci confrontiamo con un paradosso delle teorie classiche<br />
della economia, costruite sull’ipotesi del mercante come in<strong>di</strong>viduo razionale<br />
guidato nelle sue azioni dalla regola della massimizzazione dell’utile,<br />
utility function. Qui, al contrario, sia Alessia sia Federico sembrano seguire la<br />
regola della massimizzazione della per<strong>di</strong>ta, loss function.<br />
Esempio 3. Stanislao, country sales manager<br />
Dopo il nostro primo incontro sulla Piazza del Mercato e il successivo<br />
incontro <strong>di</strong> restituzione della istantanea allora scattata, avevamo fissato il<br />
primo della serie <strong>di</strong> sei incontri che si sarebbero scaglionati a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> un<br />
mese l’uno all’altro con il programma <strong>di</strong> focalizzarci su quella che Stanislao<br />
riteneva essere l’area <strong>di</strong> sua maggiore criticità, ovvero le relazioni con gli altri,<br />
il saperci fare, fossero pari grado e sottoposti. Ma due giorni prima della<br />
data dell’appuntamento Stanislao lo <strong>di</strong>s<strong>di</strong>ce in nome <strong>di</strong> un impegno <strong>di</strong> lavoro<br />
in un paese straniero, fissandone uno successivo <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci giorni. All’ora<br />
fissata, mi telefona molto cor<strong>di</strong>almente <strong>di</strong>cendomi che si trova in un ingorgo<br />
<strong>di</strong> traffico e che arriverà con <strong>di</strong>eci minuti <strong>di</strong> ritardo. Arriva con un ritardo<br />
<strong>di</strong> mezz’ora. Parla con naturalezza del ritardo. Dice che è una sua <strong>di</strong>fficoltà<br />
personale, perché è spesso in ritardo, ma anche che è conseguente alla molteplicità<br />
dei meeting, che sono uno dopo l’altro e non lasciano respiro, fino<br />
a 5, 6, 7 in un giorno, ciò che rende la puntualità abbastanza complicata.<br />
Lascia cadere il tema del ritardo e chiede: “Come sta? Sta bene?”, “Grazie,<br />
<strong>di</strong>co, e lei?”; “Bene”, ribatte. Comunque ripren<strong>di</strong>amo a parlare della sua gestione<br />
del tempo, che viene trattato come s , un suo debito, una mancanza,<br />
1<br />
un Male. La gestione del tempo gli riesce <strong>di</strong>fficile soprattutto quando si tratta<br />
<strong>di</strong> chiudere un meeting, che tende a prolungare <strong>di</strong> molto oltre il dead line,<br />
con il risultato <strong>di</strong> accumulare ritar<strong>di</strong> per i successivi meeting.<br />
Esempio 4. Mario<br />
Solo a volo <strong>di</strong> uccello per <strong>di</strong>re che è un manager del reparto ven<strong>di</strong>te,<br />
la cui <strong>di</strong>fficile gestione del tempo riguarda il ritardo con cui si alza al<br />
mattino e il conseguente ritardo con cui arriva in sede. Sente la sveglia, sa<br />
che dovrebbe alzarsi, ma sceglie <strong>di</strong> restare nella cuccia. Poi quando si alza<br />
e verifica il ritardo è preso da accessi <strong>di</strong> ansia, per cui prende ansiolitici.<br />
Interessa <strong>di</strong>re che ha 40 anni, è un bell’uomo, magro, alto, sportivo, ma non<br />
sposato. Aumenta via via le dosi <strong>di</strong> ansiolitici.<br />
Procrastinazione<br />
La s nello spazio degli eventi naturali variabili, cioè delle parole dette<br />
1<br />
dal trader compratore manager, sia per Alessia, sia per Federico, si configura<br />
nella caratteristica immagine del debito, della mancanza, del male, che<br />
prende il nome <strong>di</strong> <strong>di</strong>lazione, procrastinazione.<br />
La procrastinazione è l’atto del <strong>di</strong>fferire a domani, del rimandare.<br />
Latino procrastinare, composto parasintetico con pro- <strong>di</strong> crastinus ‘<strong>di</strong><br />
domani’ (da cras ‘domani’).<br />
Tav. 3. - Def. <strong>di</strong> procrastinazione. Dizionario etimologico della lingua italiana, Cortellazzo<br />
Zolli.
- 47 -<br />
La procrastinazione è un fenomeno ubiquitario che, dal punto <strong>di</strong> vista<br />
epidemiologico sembra in costante aumento negli ultimi anni. Dal mio<br />
osservatorio limitato <strong>di</strong> psicoanalista e <strong>di</strong> fornitore consulente mi sento <strong>di</strong><br />
con<strong>di</strong>videre questa affermazione. Ne hanno trattato articoli e libri <strong>di</strong> psicologi<br />
e <strong>di</strong> filosofi, ma, pertinente al nostro incontro <strong>di</strong> oggi, ne ha trattato in<br />
un articolo del 1991, su The American Economics Review, vol. 81, Issue 2, pp.<br />
1-19, con il titolo Procrastination and Obe<strong>di</strong>ence, il premio Nobel per la fisica<br />
del 2001 George A. Akerlof [premio spartito con Michael Spence e Joseph<br />
Stiglitz, con la seguente motivazione: for their analysis of markets with asimmetric<br />
information. Sono gli autori che hanno lanciato la teoria della information in<br />
economics, affermando che information affects decisions in every context.]<br />
Aneddoto <strong>di</strong> un rinvio all’infinito<br />
L’articolo Procrastination and obe<strong>di</strong>ence <strong>di</strong> Akerlof comincia con un aneddoto<br />
personale. Akerelof e Stiglitz, che avrebbero con<strong>di</strong>viso il Premio Nobel<br />
qualche anno più tar<strong>di</strong>, si trovavano entrambi in In<strong>di</strong>a. Stiglitz torna in America<br />
e chiede a Akerlof <strong>di</strong> inviargli per posta alcuni abiti che non avevano<br />
trovato posto nella valigia. Akerlof naturalmente accetta l’incarico, non sapendo<br />
in quale dramma l’avrebbe precipitato. Infatti comincia a pensare che<br />
data la complicazione della burocrazia in<strong>di</strong>ana e la sua propria inattitu<strong>di</strong>ne a<br />
svolgere incombenze pratiche, ci avrebbe dovuto spendere un giorno <strong>di</strong> lavoro.<br />
Così rinvia <strong>di</strong> giorno in giorno, <strong>di</strong> settimana in settimana, per più <strong>di</strong> otto<br />
mesi, fino al momento in cui viene a sapere <strong>di</strong> un collega americano che stava<br />
tornando in patria al quale affida gli abiti <strong>di</strong> Stiglitz. Questo è il problema <strong>di</strong><br />
Akerlof, che fa piacere naturalmente a tutti noi e a tutti i manager nel vedere<br />
che anche un premio Nobel può essere un procrastinatore. Per Akerlof, il<br />
suo piccolo episo<strong>di</strong>o è importante nel senso che la procrastinazione <strong>di</strong>mostra<br />
come il principio <strong>di</strong> Socrate e poi dell’economia che un in<strong>di</strong>viduo razionale<br />
si muove secondo la regola della massimizzazione dell’utile è violata. Mostra<br />
insomma i limiti del pensiero razionale. Il fenomeno della procrastinazione<br />
appare poi alla base <strong>di</strong> altri fenomeni correlati pur se <strong>di</strong>versi, come l’abuso<br />
<strong>di</strong> droga, <strong>di</strong> alcol, tutte le ad<strong>di</strong>ction insomma, le <strong>di</strong>pendenze, (“smetto domani”),<br />
i drammi <strong>di</strong> persone anziane in America che rinviano le assicurazioni<br />
per la vecchiaia, i pericoli delle persone affette da glaucoma e che rischiano<br />
la cecità perché rinviano l’uso delle gocce necessarie, i rischi delle donne che<br />
rinviano i controlli perio<strong>di</strong>ci tipo pap test e mammografia, e via <strong>di</strong> seguito.<br />
Quanto alla procrastinazione nelle Aziende, c’è un libro <strong>di</strong> Alex Taylor: Sixty<br />
to 0: An inside look at the collapse of General Motors and the Detroit auto industry,<br />
dove gli autori raccontano dei danni economici conseguenti alla procrastinazione<br />
nel collasso <strong>di</strong> colossi come General Motors, che sarebbe stata provocato,<br />
non tanto o soltanto dalla crisi del mercato globale, quanto dalla condotta<br />
self defeating <strong>di</strong> manager procrastinatori. Chi si occupa un po’ della politica<br />
americana, ha in Obama e nella sua Amministrazione un esempio perfetto<br />
<strong>di</strong> procrastinazione, nella forma <strong>di</strong> un Presidente “soldato riluttante”, che non<br />
vuol <strong>di</strong>re pacifista, ma <strong>di</strong> commander in chief che rinvia gli aiuti militari richiesti<br />
dai generali che poi saranno dati ma con ritardo. Comunque, il modello della<br />
procrastinazione tutti noi l’abbiamo stu<strong>di</strong>ato nell’Amleto <strong>di</strong> Shakespeare(cfr<br />
articolo <strong>di</strong> Pierrette Lavanchy “Asimmetria e Procrastinazione in Hamlet” su<br />
Tecniche conversazionali n°. 41, 2009, www.tecnicheconversazionali.it).
- 48 -<br />
Spiegazioni del fenomeno. Le spiegazioni date del fenomeno sono<br />
tutte razionali, e parlano <strong>di</strong> ignoranza, <strong>di</strong> perfezionismo e scarsa fiducia <strong>di</strong><br />
sé, <strong>di</strong> planning fallacy, <strong>di</strong> incoerente gestione del tempo, <strong>di</strong> akrasia o <strong>di</strong>fetto<br />
<strong>di</strong> volontà, in linea con il razionalismo <strong>di</strong> Socrate il quale <strong>di</strong>ceva che l’uomo<br />
non fa il male ma solo non conosce il bene. Le Terapie che vengono proposte<br />
sono corollari della tesi razionalista. Alcuni propongono un rafforzamento<br />
della volontà, considerata un po’ come un muscolo che si rafforza con<br />
l’esercizio, secondo il punto <strong>di</strong> vista aristotelico dell’addestramento delle virtù.<br />
Interessante è il concetto <strong>di</strong> extended will, cioè delle stampelle delle tecniche<br />
e degli strumenti esterni all’anima, come per esempio quando Ulisse si<br />
fa legare all’albero della nave per evitare <strong>di</strong> fare ciò che non vorrebbe fare,<br />
pur volendolo, ovvero buttarsi nelle braccia delle sirene e sfracellarsi contro<br />
gli scogli. Un altro esempio <strong>di</strong> extended will è fissare dei dead line, delle scadenze<br />
brevi, cioè tornare alle interrogazioni obbligatorie nella scuola invece<br />
che agli esami all’università che si possono rinviare. Su un tutt’altro piano si<br />
situa il progetto <strong>di</strong> cura psicoanalitica, che però non tratta il fenomeno della<br />
procrastinazione nel suo isolamento ma inserito nella complessità della vicenda<br />
<strong>di</strong> E<strong>di</strong>po che vuole e non vuole uccidere il padre e quin<strong>di</strong> tergiversa.<br />
La teoria del bilateral verbal trade<br />
L’attività basica sulla Piazza del Mercato alla quale partecipa la <strong>coppia</strong><br />
<strong>di</strong> due mercanti, <strong>di</strong> un ven<strong>di</strong>tore e un compratore, <strong>di</strong> uno psicoanalista e il<br />
suo analizzante, o del fornitore ven<strong>di</strong>tore consulente e il compratore manager<br />
è uno scambio <strong>di</strong> parole. Le parole sono i verbal assets, i beni verbali che i<br />
due mercanti, ven<strong>di</strong>tore e compratore, si scambiano, comprano e vendono.<br />
Le parole del trader compratore esprimono sempre una domanda legata alla<br />
triade: debito, mancanza, Male. Le parole del fornitore consulente rimettono<br />
il debito, riempiono la mancanza, bonificano il male, in caso <strong>di</strong> fair<br />
trade, <strong>di</strong> mercato felice. Che è adeguatamente rappresentato dalla Tav. 4, che<br />
abbiamo ricavato dal premio Nobel per l’economia del 2007 Myerson, motivata<br />
dalla sua teoria del mechanism design, che stabilisce the optimal allocation<br />
of scarce resources. Un fair trade si ha quando [ve<strong>di</strong> Tav. 4] il prezzo, p, effettivamente<br />
pagato alla fine <strong>di</strong> una transazione è più basso <strong>di</strong> quanto il trader<br />
compratore pensasse <strong>di</strong> dover pagare all’ingresso <strong>di</strong> mercato e più alto del<br />
minimo al <strong>di</strong>sotto del quale il trader ven<strong>di</strong>tore non intendesse scendere all’ingresso<br />
<strong>di</strong> mercato. La formula che rende conto <strong>di</strong> questa descrizione è la<br />
seguente:<br />
A ---------x -------p --------------y ---------- B<br />
Tav. 4. - Entrambi i trader, trader ven<strong>di</strong>tore A, e trader compratore B, ci guadagnano.<br />
Se an<strong>di</strong>amo a saturare nella Tav. 4 le tre variabili insature con numeri<br />
car<strong>di</strong>nali, x e y esprimendo il valore soggettivo <strong>di</strong> ciascuno trader che alle<br />
variabili li attribuisce, e la variabile p che esprimerà il prezzo effettivamente<br />
pagato alla fine della negoziazione, arriviamo alla formula 5:<br />
A ---------x [=0.4]-------p [=0.5] ------y [=0.7] ---------- B<br />
Tav. 5. - Fair trade. Le variabili sono state saturate da numeri car<strong>di</strong>nali che ne definiscono<br />
il valore matematico.
- 49 -<br />
Se il trader compratore B, in arrivo <strong>di</strong> conversazione si aspettava <strong>di</strong><br />
pagare 0.7, e <strong>di</strong> fatto paga 0.5, avrà guadagnato y-p = 0.7-0.5 = 0.2. Dal canto<br />
suo, se il trader ven<strong>di</strong>tore A si aspettava <strong>di</strong> spuntare almeno un prezzo <strong>di</strong> 0.4,<br />
e <strong>di</strong> fatto ottiene 0.5, guadagnerà p-x = 0.5-0.4= 0.1. Il guadagno del mercato,<br />
cioè <strong>di</strong> tutti e due gli agenti implicati nel bilateral trade, sarà dato da [y-p]<br />
+ [p-x] = [y – x] = [0.2+0.1] = 0.3. Il che è la misura <strong>di</strong> un fair trade, <strong>di</strong> un<br />
mercato in attivo per entrambi i trader, che rappresentiamo nella figura 3.<br />
[y-p] + [p-x] = [y – x] = [0.7– 0.5]+[0.5-0.4] = 0.3<br />
Tav. 6. - Fair trade. Calcolo per un mercato in attivo per entrambi i trader.<br />
Non sempre un trade funziona bene. Quando un trade non funziona<br />
bene <strong>di</strong> ha un bad trade. Un bad trade, un mercato infelice, un mercato in<br />
per<strong>di</strong>ta, si ha quando il prezzo effettivamente pagato si situa alla sinistra del<br />
prezzo preventivato per il trader ven<strong>di</strong>tore. La formula è la seguente:<br />
A --------- p [= 0.3] --------x [= 0.4] ----------- y [= 0.7] --------- B<br />
Tav. 7. - Modello <strong>di</strong> un bad trade. Quando il trader ven<strong>di</strong>tore A ci perde. Lo spostamento<br />
della p a sinistra della x rappresenta il movimento della per<strong>di</strong>ta del trader ven<strong>di</strong>tore A.<br />
Il valore «-1» misura lo sbilanciamento del mercato a sfavore del ven<strong>di</strong>tore<br />
A. Il trader ven<strong>di</strong>tore A, invece <strong>di</strong> guadagnarci, come si aspettava, ci<br />
perde. Il prezzo pagato, p, è al <strong>di</strong> fuori dell’intervallo virtuoso, tra la x e la y<br />
della Tav. 14; in particolare per il trader ven<strong>di</strong>tore ha un valore minore (0.3)<br />
del limite minimo (0.4) sotto il quale non intendeva scendere in ingresso <strong>di</strong><br />
mercato. Graficamente, questa situazione viene caratterizzata dalla posizione<br />
<strong>di</strong> p a sinistra <strong>di</strong> x come evidenzia bene la Tav. 16. Dal canto suo, il trader<br />
compratore, essendo entrato nel mercato con l’aspettativa <strong>di</strong> non spendere<br />
più <strong>di</strong> 0.7, e trovandosi a pagare 0.3, ben al <strong>di</strong> sotto del massimo oltre il<br />
quale non intendeva andare, appunto 0.7, ci guadagna 0.7-0.3=0.4, secondo<br />
i calcoli mostrati nelle Tavole 14 e 15. Si capisce quin<strong>di</strong> che qui parliamo <strong>di</strong><br />
bad trade dalla prospettiva del trader ven<strong>di</strong>tore.<br />
Gli incentivi del trader ven<strong>di</strong>tore fornitore, il d 1 della formula della<br />
espérance de gain<br />
Obiettivo <strong>di</strong> un incentivo d 1 da parte del trader ven<strong>di</strong>tore è <strong>di</strong> spostare<br />
la p del prezzo tra x e y<br />
A --------- p [= 0.3] --------x [= 0.4] ----------- y [= 0.7] --------- B<br />
Tav. 8. - Modello <strong>di</strong> un bad trade. Quando il trader ven<strong>di</strong>tore A ci perde. Lo spostamento<br />
della p a sinistra della x rappresenta il movimento della per<strong>di</strong>ta del trader ven<strong>di</strong>tore A.<br />
Ê<br />
La risposta alla procrastinazione e all’invi<strong>di</strong>a da parte del fornitore<br />
che adotta il bilateral verbal trade si sviluppa secondo un algoritmo<br />
in quattro passi:<br />
1) Il primo passo del trader fornitore è <strong>di</strong> trasformare l’oggetto che il<br />
manager crede essere una sua proprietà, una proprietà dannosa o patologica,<br />
come la procrastinazione, in una <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> debito nei confronti <strong>di</strong><br />
Ê
- 50 -<br />
un’altra persona. Il manager Federico non procrastina in una campana <strong>di</strong> vetro.<br />
Ma procrastina nel mondo compiendo azioni relativamente al suo <strong>di</strong>rettore<br />
che gli ha chiesto <strong>di</strong> compiere un’azione. Non solo, ma procrastina in relazione<br />
a sé stesso, infliggendosi un danno in una self defeating action, un’azione<br />
<strong>di</strong> attacco contro <strong>di</strong> sé. La procrastinazione implica un danno <strong>di</strong> immagine<br />
e <strong>di</strong> ritorno economico anche per il suo <strong>di</strong>rettore, quin<strong>di</strong> per l’azienda.<br />
2) Il secondo passo successivo che il trader fornitore compirà sarà<br />
molto semplice, e consiste nel confrontare il trader manager compratore<br />
sulla relazione non cooperativa ostile alla base della procrastinazione: “Ma,<br />
mi <strong>di</strong>ca, se lei infligge un danno non soltanto a se stesso ma anche al suo<br />
<strong>di</strong>rettore, allora ce l’ha con lui”. A volte il manager assicura che con il suo<br />
superiore tutto procede bene. Poi però, come con Federico, salta fuori che<br />
il suo <strong>di</strong>rettore, assieme al quale è partito allo stesso livello, successivamente<br />
lo ha scavalcato raggiungendo una posizione <strong>di</strong> preminenza. Federico poi è<br />
anche irritato perché il <strong>di</strong>rettore vuole fargli percorrere cammini che a lui<br />
non vanno bene. Ce n’è abbastanza per giustificare il conflitto tra Federico<br />
e il <strong>di</strong>rettore, che, nella procrastinazione, assume sempre la forma dell’invi<strong>di</strong>a.<br />
Quin<strong>di</strong> il trader ven<strong>di</strong>tore mostra la situazione <strong>di</strong> una relazione non<br />
cooperativa anzi ostile del trader compratore verso il suo referente <strong>di</strong>retto,<br />
impregnata dalla passione ubiquitaria in ogni gruppo e in ogni azienda, la<br />
passione dell’invi<strong>di</strong>a che trova nella procrastinazione il veicolo spesso più<br />
adatto per raggiungere il suo bersaglio <strong>di</strong>struttivo e auto<strong>di</strong>struttivo.<br />
Invi<strong>di</strong>a est o<strong>di</strong>um felicitatis alienae<br />
‘l’invi<strong>di</strong>a è l’o<strong>di</strong>o della felicità degli altri’.<br />
Tav. 9. - def. <strong>di</strong> invi<strong>di</strong>a da parte <strong>di</strong> Agostino.<br />
Invi<strong>di</strong>a est tristitia de felicitate vel gloria alterius<br />
‘l’invi<strong>di</strong>a consiste nella tristezza per la felicità o per la gloria <strong>di</strong> un altro’.<br />
Tav. 10. - Da Tommaso, De Malo.<br />
Secondo Gregorio Magno, l’invi<strong>di</strong>a ha cinque figlie, che sono l’o<strong>di</strong>o,<br />
la mal<strong>di</strong>cenza, la <strong>di</strong>ffamazione, l’esultanza per le avversità altrui, l’afflizione<br />
per la prosperità altrui:<br />
Afflictio in prosperis, exultatio in adversis<br />
Tav. 11.<br />
Sed invi<strong>di</strong>a, cum sit tristizia, non proce<strong>di</strong>t ex libi<strong>di</strong>ne, quae est appetitus<br />
delectationis<br />
‘Ora l’invi<strong>di</strong>a, essendo una tristezza, non procede dalla libi<strong>di</strong>ne, che<br />
è desiderio del piacere.’<br />
Tav. 12. - Agostino<br />
3) Il terzo passo dell’algoritmo del conversante che adotta la procedura<br />
del bilateral verbal trade si appoggia alla Theory of repeated games, messa a<br />
punto dal premio Nobel per l’economia del 2005 Robert Aumann al quale il
- 51 -<br />
Premio è stato conferito for the works on conflicts and cooperation. La lecture rilasciata<br />
da Aumann ha il titolo War and Peace, e in sostanza <strong>di</strong>ce che per passare<br />
da una relazione <strong>di</strong> non cooperazione a una <strong>di</strong> cooperazione occorrono<br />
ripetute azioni, non ne basta una sola. Nel corso delle ripetute azioni, noi<br />
personalmente pensiamo, che si aumenti tra i due trader, tra trader compratore<br />
e trader ven<strong>di</strong>tore, la quota <strong>di</strong> common knowledge che all’inizio è sempre<br />
ristretta e dubbiosa.<br />
I vantaggi del modello del bilateral verbal trade<br />
I vantaggi del modello del bilateral verbal trade sono a nostro avviso<br />
numerosi e consistenti, in particolare su due o tre campi <strong>di</strong> riflessione e<br />
lavoro.<br />
1) L’uso del lessico e dei concetti del mercato. L’uso del lessico del<br />
mercato aiuta a ridurre le stereotipie del linguaggio psicologico quando gli<br />
psicologi lo applicano alle Aziende. L’uso del modello del mercato costringe<br />
sia il fornitore ven<strong>di</strong>tore sia il manager compratore a considerare l’incontro<br />
sulla Piazza del mercato <strong>di</strong> parola come una precisa relazione tra un ven<strong>di</strong>tore<br />
e un compratore, dove la posta in gioco sono verbal assets, beni <strong>di</strong> parola<br />
lanciati dai due trader, ciascuno in cerca <strong>di</strong> una speranza <strong>di</strong> guadagno. Dove<br />
uno va per comprare parole e l’altro per vendere parole. In tal modo si contribuisce<br />
a separare il ruolo del fornitore da quello <strong>di</strong> uno psicoanalista che<br />
cura il manager o <strong>di</strong> un supermanager che indottrina il manager.<br />
2) Il modello del bilateral verbal trade costringe il manager ven<strong>di</strong>tore a<br />
uscire dall’indeterminatezza <strong>di</strong> sapere che cosa va a fare da questa persona<br />
strana dalla quale aspettarsi non si sa che cosa. Il manager compratore deve<br />
avere chiara l’idea che se va alla Piazza del mercato vuol <strong>di</strong>re che si trova in<br />
una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> debito, che le parole che <strong>di</strong>ce, s 1 , hanno sempre il valore<br />
<strong>di</strong> Male, un male da bonificare, <strong>di</strong> un debito da estinguere. Con la speranza<br />
<strong>di</strong> trasformare il male in un preferibile bene futuro, cioè <strong>di</strong> far passare s 1 a<br />
c 1 . Se non ha debiti e vuoti e mali, il manager se ne sta a casa sua.<br />
3) La proiezione sulla Piazza del Mercato <strong>di</strong> Parola <strong>di</strong> ciò che la psicologia<br />
classica fa abitare dentro l’anima dell’in<strong>di</strong>viduo, permette <strong>di</strong> cogliere<br />
imme<strong>di</strong>atamente che il comportamento <strong>di</strong> un in<strong>di</strong>viduo è orientato sempre<br />
su un’altra persona. Più precisamente, la procrastinazione <strong>di</strong> un manager<br />
non sarà la proprietà patologica <strong>di</strong> un in<strong>di</strong>viduo, che un qualche psicoanalista<br />
o coach o guru potrà guarire, ma la posta in gioco <strong>di</strong> una negoziazione<br />
complessa <strong>di</strong> mercato che il manager in una situazione <strong>di</strong> debito inizia e<br />
intrattiene con un fornitore ven<strong>di</strong>tore esperto sulla Piazza del mercato, dal<br />
quale potrà ricevere beni <strong>di</strong> parola epistemici o pratici, attraverso i quali<br />
estinguere il suo debito o almeno rendersi conto <strong>di</strong> che cosa si tratta.<br />
4) Tutto questo passa attraverso esercizi ripetuti, repeated games, incontri<br />
ripetuti sulla Piazza del mercato <strong>di</strong> parola, che aumentano la sempre scarsa<br />
all’inizio quota <strong>di</strong> common knowledge, snodo inelu<strong>di</strong>bile per il passaggio da<br />
una relazione non cooperativa ostile a una relazione cooperativa.<br />
In conclusione. Sulla Piazza del Mercato <strong>di</strong> Parola si incontrano due trader,<br />
il trader fornitore ven<strong>di</strong>tore e il trader manager compratore. È bene che il trader fornitore<br />
<strong>di</strong>sponga dei talenti più raffinati e sperimentati per vendere al trader compratore<br />
manager le parole più adatte per estinguere il debito, la mancanza, il male che l’hanno
- 52 -<br />
spinto al Mercato. Il manager dal canto suo è in genere un capitano coraggioso pieno<br />
<strong>di</strong> talenti che naviga su mari colmi <strong>di</strong> insi<strong>di</strong>e e infestati spesso dalla nebbia della<br />
incertezza, della impreve<strong>di</strong>bilità. L’incontro sulla Piazza del Mercato <strong>di</strong> Parola può<br />
essergli <strong>di</strong> aiuto, a volte, nel <strong>di</strong>sincagliare i talenti dai tentacoli del debito e del male.<br />
*”La consulenza tra complessità e impresa”. Seminario <strong>di</strong> Alta Formazione per Impren<strong>di</strong>tori, Manager,<br />
Professionisti e consulenti. Organizzato da AAC Consulting, Maria Grazia Mazzali e Armando<br />
Caroli, Parma, sabato 16 ottobre 2010.<br />
Questa Relazione ci è stata inviata da G. Lai che ringraziamo.<br />
°G. Lai è me<strong>di</strong>co e psicoanalista, membro or<strong>di</strong>nario della Società Svizzera <strong>di</strong> Psicoanalisi e<br />
dell’International Psychoanalitic Association (IPA). Dirige la Scuola <strong>di</strong> Specializzazione del<br />
“Conversazionalismo” <strong>di</strong> Parma. E’ Direttore Responsabile della Rivista “Tecniche conversazionali”<br />
on line, www.tecnicheconversazionali.it. E’ autore <strong>di</strong> numerosi volumi e articoli<br />
scientifici.<br />
°° P. Lavanchy, me<strong>di</strong>co e psicoanalista e membro or<strong>di</strong>nario della Società Svizzera <strong>di</strong> Psicoanalisi,<br />
Direttore scientifico della Scuola <strong>di</strong> Specializzazione del “Conversazionalismo”<br />
<strong>di</strong> Parma. E’ Redattore capo della Rivista “Tecniche”. Ha scritto <strong>di</strong>versi articoli scientifici e<br />
alcuni libri, tra cui: Il corpo in fame, Rizzoli, Milano, 1994.<br />
ABBONAMENTO A<br />
“N. PROSPETTIVE IN PSICOLOGIA”<br />
• Il costo <strong>di</strong> UN SOLO NUMERO della Rivista è <strong>di</strong> DIECI (10) Euro.<br />
• L'Abbonamento annuale A DUE (2) NUMERI della Rivista “N. PROSPETTIVE<br />
IN PSICOLOGIA” è <strong>di</strong> SEDICI (16) Euro.<br />
• L’Abbonamento per L’ESTERO è <strong>di</strong> VENTI (20) Euro.<br />
L'importo relativo (abbonamento, numero singolo o altro) deve essere versato<br />
sul CC POSTALE N. 32 93 70 96 ed intestato: ASSOCIAZIONE CULTURALE ITA-<br />
LIANA N. PROSPETTIVE IN PSICOLOGIA - Via Bologna, 35 - 65121 PESCARA (I).<br />
P.S. Specificare bene la causale del versamento.<br />
ON-LINE: http://www.prospettiveinpsicologia.com/index.html
- 53 -<br />
QUESTIONI FONDAZIONALI DELLE SCIENZE UMANE<br />
IPNOSI COME TECNICA INTEGRATA<br />
ED INTEGRABILE NELLA PIIEC<br />
IN AMBITO PSICOSOMATICO*<br />
Piero Parietti°, Elisa Faretta°°<br />
*Abbiamo voluto inserire i lavori della Dott.ssa Faretta e del Prof. Parietti nella<br />
Rubrica “Questioni Fondazionali della Scienze Umane”...sembrerebbe “strano” e ci<br />
si aspetterebbe, invece, un lavoro filosofico, da epistemologo, da antropologo come è<br />
sempre stato...ma abbiano pensato ma, più “scientifico e fondazionale” dell’Ipnosi? E,<br />
poi... più “umano” della comunicazione interattiva “sotto” ipnosi e con tutto ciò che<br />
comporta il ricordare, l’elaborare, il primo Freud...quanti traumi, lutti e casi risolti.<br />
Così, abbiano chiesto alla Dott.ssa Faretta e al Dott. Parietti <strong>di</strong> continuare la<br />
loro attiva collaborazione con noi ed essi ci hanno gentilmente inviato questo lavoro<br />
che rappresenta la prima parte sulla Tecnica dell’Ipnosi che si collega al lavoro che<br />
già in precedenza pubblicato sul Fasc. n. 39 <strong>di</strong> Prospettive in Psicologia e che tratta<br />
della PIIEC. Quin<strong>di</strong> l’Ipnosi, quale tecnica integrata ed integrabile, va inserita nel<br />
contesto più ampio rigurdante la PIIEC, il loro metodo specifico <strong>di</strong> intervento”(nota<br />
della Redazione).<br />
Premessa<br />
L’ipnosi ha una sua storia, che non va <strong>di</strong>menticata, comporta delle<br />
modalità pratiche operative che utilizza nelle sue applicazioni terapeutiche<br />
attuali.<br />
La storia<br />
La storia è caratterizzata dalle teorie che si sono succedute nel corso<br />
degli anni e dalle molteplici tecniche elaborate ed impiegate nella pratica<br />
clinica.<br />
L’approccio in<strong>di</strong>retto<br />
L’attualità applicativa è costituita dalla rivoluzione determinata dall’introduzione<br />
<strong>di</strong> tecniche induttive in<strong>di</strong>rette, conseguenti agli stu<strong>di</strong> e alle<br />
esperienze condotte da M.H.Erickson e quanti hanno collaborato con lui<br />
(E.L.Rossi, S.I. Rossi, Haley, Bandler, Bateson, ed altri.)<br />
Ipnosi come tecnica integrabile<br />
Grazie a ciò nel corso degli ultimi tempi l’ipnosi, in quanto possibile<br />
strumento psicoterapeutico, ha riscontrato un nuovo interesse, <strong>di</strong>mostrando<br />
<strong>di</strong> sapersi arricchire attraverso il confronto con altri approcci clinici.<br />
Le prospettive<br />
L’evoluzione degli stu<strong>di</strong> potrà derivare dalle esperienze della pratica<br />
clinica essendo costituita anche dalla possibile e reciproca integrazione con<br />
altre tecniche e dalle scoperte della neurofisiologia, in particolare quelle
- 54 -<br />
relative alla memoria traumatica (Van der Kolk, stu<strong>di</strong> sulle neuroimmagini<br />
della memoria traumatica).<br />
Ipnosi ed integrazione nella PIIEC<br />
Nel presente lavoro presentiamo l’ipnosi secondo una prospettiva<br />
particolare, quella <strong>di</strong> una possibilità <strong>di</strong> utilizzazione in ambito psicosomatico<br />
e più precisamente come tecnica integrata nel contesto della Psicoterapia<br />
Integrata Immaginativa ad Espressione Corporea (PIIEC).<br />
Cioè, <strong>di</strong> quella tecnica che abbiamo elaborato alla ricerca <strong>di</strong> modalità<br />
pratiche <strong>di</strong> operare nell’ambito psicosomatico ove si manifesta una relativa<br />
inefficacia delle terapie solo verbali e <strong>di</strong> quelle ad esclusiva focalizzazione<br />
corporea (rilassamento). E della conseguente necessità <strong>di</strong> avere a <strong>di</strong>sposizione<br />
modalità in grado <strong>di</strong> agire sia a livello corporeo che mentale. La nostra<br />
scelta è stata quella <strong>di</strong> elaborare una modalità operativa che potesse integrare<br />
tra loro tecniche <strong>di</strong>verse ma compatibili con possibilità specifiche <strong>di</strong> intervento<br />
in con<strong>di</strong>zioni e situazioni <strong>di</strong>verse e molteplici ed abbiamo denominato<br />
tale modalità <strong>di</strong> intervento psicoterapeutico con l’acronimo <strong>di</strong> PIIEC.<br />
Ma che cosa è la PIIEC ?<br />
Ne abbiamo già scritto nel fascicolo 39 del maggio 2008 su Prospettive in<br />
Psicologia, a cui pertanto riman<strong>di</strong>amo il lettore. In questa sede, come abbiamo<br />
in precedenza enunciato ci soffermeremo particolarmente su una<br />
specifica modalità tecnica tra quelle integrate: l’ipnosi che consideriamo nel<br />
contesto degli stati mo<strong>di</strong>ficati della coscienza in relazione alla terapia psicosomaticamente<br />
orientata.<br />
Stati mo<strong>di</strong>ficati della coscienza<br />
Tali stati o con<strong>di</strong>zioni possono essere ottenuti attraverso l’utilizzazione<br />
<strong>di</strong> tecniche specifiche che possono prevedere <strong>di</strong>fferenti modalità:<br />
w Sia ricercando con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> attenzione <strong>di</strong>ffusa quali quelle che si possono<br />
ottenere con il rilassamento per ottenere la costruzione <strong>di</strong> immaginative<br />
(Tecnica Breve).<br />
w Sia realizzando forme <strong>di</strong> focalizzazione consapevole secondo una particolare<br />
utilizzazione della Me<strong>di</strong>tazione Mindfulness anche nelle sue attuali espressioni<br />
occidentali della Mindfulness-Based Cognitive Terapy (MBCT) e della<br />
Mindfulness-Based Stress Reduction (MBSR).<br />
w Sia, ancora, inducendo con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> monoideismo plastico (trance ipnotica)<br />
secondo le tra<strong>di</strong>zionali modalità induttive <strong>di</strong>rette ed in<strong>di</strong>rette sulla base <strong>di</strong><br />
quella che viene in<strong>di</strong>cata come l’ipnosi moderna <strong>di</strong> derivazione ericksoniana.<br />
La tecnica ipnotica<br />
La tecnica ipnotica, secondo la nostra impostazione, è fondamentalmente<br />
basata su <strong>di</strong> un approccio psico<strong>di</strong>namico, le cui modalità operative<br />
vanno comunque sempre personalizzate ed inserite nel contesto relazionale<br />
terapeuta /paziente (T/P).<br />
Il contesto relazionale va inteso quale cornice al cui interno si svolge il<br />
lavoro psicoterapeutico attivato dalla domanda <strong>di</strong> aiuto del paziente sofferente<br />
e dalla risposta tecnica (ma non solo) del terapeuta. In questa prospettiva<br />
possono essere scelte ed applicate tecniche che sono sorte ed utilizzate
- 55 -<br />
secondo modelli teorici molteplici. Ciò anche per la considerazione che la<br />
focalizzazione del lavoro psicoterapeutico può avvenire in riferimento alla<br />
storia del paziente o alle prospettive future dello stesso. Una focalizzazione<br />
del lavoro centrato quin<strong>di</strong> su carenze, debolezze, blocchi, conflitti inconsci<br />
irrisolti del paziente utilizzando anche tecniche ipnotiche alla ricerca delle<br />
loro origini, causalità e senso (tecniche tra<strong>di</strong>zionali <strong>di</strong> ipnoanalisi).<br />
La focalizzazione del lavoro può però essere anche centrata sulla scoperta<br />
e la in<strong>di</strong>viduazione delle potenzialità o risorse non conosciute o non<br />
utilizzate o bloccate del paziente (modalità <strong>di</strong> derivazione ericksoniana)<br />
Questo senza <strong>di</strong>menticare le possibili correlazioni esistenti:<br />
ß da una lato tra le componenti psicoemotive e le strutture e funzioni cerebrali<br />
ß dall’altro tra i meccanismi relazionali e i meccanismi <strong>di</strong> destrutturazione<br />
/ ristrutturazione psico-neuro-fisiologica e funzionale che è propria dello<br />
stato/relazione ipnotica.<br />
Su queste basi cerchiamo quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> attuare un approccio terapeutico<br />
che, partendo dai sintomi portati e/o dalle problematiche vissute dal paziente,<br />
cerca <strong>di</strong> agire, contemporaneamente:<br />
ß sia sul versante psicologico/relazionale<br />
ß sia su quello neurofunzionale.<br />
Nessun cultore della terapia con mezzi psicologici e nessun professionista<br />
del settore, può ignorare come l’ipnosi, pure nella sua travagliata<br />
esistenza, dal 1700 ad oggi abbia sempre svolto un ruolo significativo, in<br />
riferimento alle con<strong>di</strong>zioni ed alle conoscenze del momento, nelle possibilità<br />
<strong>di</strong> curare o almeno aiutare i sofferenti <strong>di</strong> molte forme patologiche, non<br />
solamente <strong>di</strong> quelle psichiche.<br />
Questo sia riferito alle <strong>di</strong>scutibili esibizioni mondane <strong>di</strong> Mesmer (ma<br />
in quel periodo non vi era nulla, al <strong>di</strong> là della arrogante presunzione <strong>di</strong><br />
una certa casta me<strong>di</strong>ca, che potesse aiutare al momento chi soffriva <strong>di</strong> certi<br />
<strong>di</strong>sturbi), sia alle attuali sofisticate applicazioni ad impostazione neo-ericksoniana.<br />
Ma fu soprattutto nella seconda metà dell’ottocento che lo stu<strong>di</strong>o<br />
della fenomenologia ipnotica acquisì una significativa importanza clinica, e<br />
fu alla base del sorgere e del progressivo evolvere, della tecnica psicoanalitica...Freud,<br />
infatti, ebbe occasione <strong>di</strong> apprendere, attraverso la frequentazione<br />
<strong>di</strong> Charcot a Parigi oltre che <strong>di</strong> Liebault e Bernheim a Nancy, ciò che<br />
allora si conosceva dell’ ipnosi. Fu proprio praticando l’ipnosi che Freud<br />
ne riconobbe i limiti per superare i quali fu costretto, quasi, ad inventarsi la<br />
psicoanalisi. Va pertanto anche ricordato che se ogni forma <strong>di</strong> psicoterapia<br />
ad orientamento <strong>di</strong>namico è, in qualche maniera, comunque debitrice della<br />
psicoanalisi, quest’ultima è sorta dai tentativi <strong>di</strong> terapia delle pazienti affette<br />
da isteria. A sua volta l’isteria, quale forma morbosa riconosciuta, e non<br />
come manifestazione simulatoria, nella storia della clinica, appare collegata<br />
all’ipnosi, quale possibile tecnica terapeutica.<br />
Tutto questo grazie, particolarmente, al pionieristico anche se a volte<br />
criticato lavoro <strong>di</strong> Charcot. Ed ancora va ricordato come proprio alla <strong>di</strong>stinzione<br />
pre-psicoanalitica freu<strong>di</strong>ana tra psiconevrosi (isteria) e nevrosi attuali<br />
(equivalenti d’ansia), possano ritrovarsi le origini <strong>di</strong> quella che negli anni<br />
venti iniziò a qualificarsi come psicosomatica.
- 56 -<br />
Poiché, né il malato, né il terapeuta, né le <strong>di</strong>verse forme morbose, in<br />
particolare quelle psichiche, fanno parte <strong>di</strong> un mondo a sé stante, ma risentono,<br />
anche con<strong>di</strong>zionandolo, del contesto socio-culturale in cui agiscono o<br />
si manifestano, abbiamo ritenuto utile presentare, seppure sinteticamente<br />
alcuni aspetti non solo della fenomenologia ipnotica, ma anche della sua<br />
storia. Conoscendo alcuni <strong>di</strong> tali aspetti e, magari approfondendoli, si potrà<br />
ricostruire una certa continuità nel progressivo svilupparsi delle conoscenze<br />
e delle pratiche psicoterapeutiche sino ad oggi. E in tutte queste con<strong>di</strong>zioni,<br />
l’ipnosi è sempre presente, anche se non sempre come modalità tecnicamente<br />
strutturata. Attualmente, soprattutto dopo Erickson, l’ipnosi, anche<br />
se continua ad essere chiamata in questo modo, ha rinunciato alla ritualità<br />
suggestiva e si è andata costituendo quale una particolare forma <strong>di</strong> comunicazione,<br />
dotata <strong>di</strong> proprie modalità ed attribuzioni che, apprese, possono<br />
essere opportunamente applicate in contesti comunicativi molteplici e non<br />
soltanto in quelli ritualizzati della clinica. Le potenzialità <strong>di</strong> questa modalità<br />
comunicativa, rende inoltre possibile la integrazione con molteplici<br />
altre forme <strong>di</strong> terapia, potenziandone gli effetti ed essendone a sua volta<br />
potenziata. Questo è l’ambito in cui espletiamo la nostra ricerca e il nostro<br />
operare professionale che, a partire dalla Distensione Immaginativa, si è concretizzato<br />
nella Psicoterapia Immaginativa ad Espressione Corporea [P.I.I.E.C.],<br />
quale modalità <strong>di</strong> psicoterapia integrata.<br />
Ma che cosa è e a che cosa serve l’ipnosi?<br />
Potremmo abbozzare una risposta partendo in negativo e cioè chiarendoci:<br />
che cosa non è ipnosi, soprattutto in riferimento a pregiu<strong>di</strong>zi e a<br />
conoscenze non adeguate. Non vanno definite come ipnotiche tutte quelle<br />
con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> “torpore” della coscienza causate da mezzi chimici o fisici<br />
(farmaci - traumi) che, seppure fenomenologicamente assimilabili a comportamenti<br />
ipnotici, non sono caratterizzati da una psicogenesi rappresentativa<br />
suggestiva e riproduttiva del fenomeno [Granone]. Pertanto, l’ipnosi non è,<br />
nonostante certi suoi trascorsi e le manipolatorie modalità <strong>di</strong> presentazione<br />
fattane dalla televisione, qualche cosa <strong>di</strong> “fascinoso” e, nello stesso tempo<br />
<strong>di</strong> “preoccupante”. Cioè qualche cosa che rimanda a mon<strong>di</strong> colorati <strong>di</strong><br />
“magico e <strong>di</strong> misterioso”. Mon<strong>di</strong> nei quali agirebbero in<strong>di</strong>vidui a loro volta<br />
“strani e misteriosi” in possesso <strong>di</strong> “poteri particolari”. In<strong>di</strong>vidui che fissando<br />
il proprio sguardo in quello dell’altro [“a me gli occhi”] possono, attraverso<br />
il loro cosiddetto “fluido magnetico”, fargli fare, soggiogandone la volontà,<br />
cose strane, pericolose o vergognose delle quali, il soggetto ipnotizzato, non<br />
conserverebbe il ricordo.<br />
Ma che cosa può essere invece l’ipnosi<br />
L’ipnosi può invece essere una tecnica, o la risultante della applicazione<br />
<strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> modalità tecniche, in contesti terapeutici, da parte <strong>di</strong> professionisti<br />
seri, preparati e responsabili. In questa prospettiva non va considerata<br />
“ipnosi” (seria) tutto ciò che, a livello spettacolare, ci viene propinato<br />
con tale nome su palcoscenici teatrali o su schermi televisivi.<br />
Qualche tentativo <strong>di</strong> definizione<br />
Tuttavia, accertato quanto detto, non possiamo ancora <strong>di</strong>re in che cosa<br />
consista questa benedetta ipnosi. E, in realtà, nessuno sembra essere attual-
- 57 -<br />
mente in grado, e chissà se e quando lo sarà in seguito, <strong>di</strong> spiegare in maniera<br />
esauriente la realtà <strong>di</strong> questa strana con<strong>di</strong>zione. Dell’ipnosi, la cui storia si<br />
perde nei tempi, sono state offerte definizioni ed interpretazioni molteplici<br />
e <strong>di</strong>fferenti, quando non ad<strong>di</strong>rittura contrastanti. Ognuna <strong>di</strong> queste definizioni<br />
ed interpretazioni va considerata come una delle possibili prospettive<br />
dalla quale osservare le molteplici sfaccettature del fenomeno ipnotico. Una<br />
possibile prospettiva è quella che definisce l’ipnosi come:<br />
ÿ un particolare stato psicofisico<br />
ÿ che, evocato da un soggetto (“induttore”) in un altro soggetto (“indotto”)<br />
ÿ decorre, si svolge, si mo<strong>di</strong>fica e si intensifica<br />
ÿ nel corso del rapporto tra i due soggetti (“induttore” e “indotto”). [Guantieri]<br />
Si tratta <strong>di</strong> uno “Stato” che può variare, in relazione:<br />
ß alla tecnica adottata (modalità induttiva e <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento),<br />
ß alla <strong>di</strong>sponibilità del soggetto “indotto”,<br />
ß alla abilità dell’ “induttore”,<br />
passando:<br />
ß da una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> “sonnolenza”,<br />
ß ad una <strong>di</strong> apparente “integrità <strong>di</strong> coscienza”,<br />
ß sino alla con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> maggiore “profon<strong>di</strong>tà” (“sonnambulismo”).<br />
La Fenomenologia dello stato ipnotico: può variare in relazione:<br />
ß alle tecniche induttive adottate<br />
ß alla suscettibilità ipnotica del soggetto “indotto”<br />
ß al tipo <strong>di</strong> relazione instaurata tra i soggetti coinvolti (“induttore” e “indotto”)<br />
ß alla eventuale patologia presentata dal paziente.<br />
Questa fenomenologia può interessare vari organi, apparati, funzioni,<br />
del soggetto “indotto” e, in particolare:<br />
l’apparato muscolare<br />
attraverso variazioni, spontanee o indotte, del suo tono che vengono definite<br />
con i termini <strong>di</strong>:<br />
ß catalessia o con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> rigi<strong>di</strong>tà muscolare non controllabile volontariamente<br />
dal soggetto indotto (es., senso <strong>di</strong> peso che impe<strong>di</strong>sce il movimento)<br />
ß flessibilità cerea costituita da una attività motoria che porta ad assumere le<br />
posizioni in<strong>di</strong>cate dall’operatore (in particolare posture degli arti) e che,<br />
lasciate a sé, tendono a mantenere, per un certo tempo, e senza sensazioni<br />
soggettive <strong>di</strong> fatica, la posizione assunta (es: un braccio sollevato)<br />
ß Inibizione o stimolazione dei movimenti (in particolare degli arti) vissuti<br />
dal soggetto indotto “come se” agissero da soli, cioè in<strong>di</strong>pendentemente<br />
da impulsi coscientemente e volontariamente inviati (es: sollevamento o<br />
“levitazione” <strong>di</strong> un arto o, al contrario, impossibilità ad effettuare movimenti<br />
o “paralisi”.<br />
Organi <strong>di</strong> senso<br />
Le prestazioni sensitive e sensoriali possono mo<strong>di</strong>ficarsi nel senso della loro:<br />
ß intensificazione,<br />
ß <strong>di</strong>minuzione,<br />
ß abolizione,<br />
ß <strong>di</strong>storsione.
- 58 -<br />
Memoria<br />
Possono aversi manifestazioni sia spontanee sia indotte espresse come:<br />
ß accentuazione “ipermnesie”<br />
ß riduzione “ipo o amnesie” (globali o focali, cioè relative solo ad aspetti o<br />
eventi specifici).<br />
Funzioni vegetative<br />
Possono essere mo<strong>di</strong>ficate tramite induzioni esterne quali i suggerimenti<br />
dell’induttore che attivano nel soggetto indotto, delle rappresentazioni<br />
mentali relative a situazioni specifiche collegate, ad esempio, a sensazioni<br />
<strong>di</strong> calore, freddo, sforzo ecc.<br />
IPNOSI: UNO STATO DI COSCIENZA PARTICOLARE<br />
Tra le <strong>di</strong>verse e molteplici angolazioni da cui la con<strong>di</strong>zione ipnotica<br />
può essere considerata, quella relativa allo stato della coscienza risulta essere<br />
essenziale. Granone ha definito l’ipnosi come “uno stato <strong>di</strong> coscienza particolare”<br />
durante il quale sono possibili notevoli “mo<strong>di</strong>fiche comportamentali” e/o<br />
“somato viscerali”, per l’instaurarsi <strong>di</strong> un “monoideismo plastico” auto ed etero<br />
indotto. Si tratterebbe quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> “un particolare modo <strong>di</strong> essere dell’organismo”<br />
che si instaura ogni qualvolta intervengano speciali stimoli <strong>di</strong>ssociativi, prevalentemente<br />
emozionali (“eterogeni o autogeni”). La risposta a tali stimolazioni<br />
porterebbe alla realizzazione <strong>di</strong> quella che è stata in<strong>di</strong>cata come stato<br />
<strong>di</strong> “trance ipnotica”.<br />
Ci troveremmo così <strong>di</strong> fronte, sempre citando Granone, a<br />
ß “una sindrome clinica specifica e a se stante” (nella nosografia delle sindromi<br />
conosciute)<br />
ß con possibilità <strong>di</strong> comunicazione anche a livello non verbale<br />
ß con una regressione a comportamenti che possono essere definiti “parafisiologici”.<br />
Una sindrome che “si instaura ogni volta che si suscitano”:<br />
ß un certo grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssociazione psichica e <strong>di</strong> regressione<br />
ß dei fenomeni <strong>di</strong> ideoplasia con conseguente trasformazione<br />
q in realtà subiettiva (somato - viscerale)<br />
q od obiettiva (deformazioni percettive e allucinazioni <strong>di</strong> tipo ipnagogiche o<br />
ipnopompiche) <strong>di</strong> quanto viene intensamente immaginato.<br />
Va ricordato che questo autore opera una <strong>di</strong>stinzione tra “trance” e<br />
“ipnosi”.<br />
La “trance”<br />
Sarebbe costituita da una “<strong>di</strong>ssociazione dell’Io” (con <strong>di</strong>stacco dal tempo<br />
e dallo spazio circostante) che, a seconda delle peculiarità costituzionali<br />
del soggetto, può sfociare, come da una porta <strong>di</strong> ingresso:<br />
ß in una situazione mistica (producente “stigmate” o allucinazioni varie)<br />
ß messianica,<br />
ß o creativo artistica,<br />
ß o ipnotica con “ideoplasie” proprie <strong>di</strong> questo stato e riguardanti<br />
ÿ la percezione,
ÿ la memoria,<br />
ÿ l’ideazione ecc...<br />
- 59 -<br />
L’ipnosi<br />
Sarebbe invece una “regressione dell’Io al servizio dell’Io” con un funzionamento<br />
ed un comportamento primor<strong>di</strong>ale atavico, sensibilizzante i sistemi <strong>di</strong><br />
metacomunicazione [ed aggiunge]:<br />
“Ma se essa è una regressione al servizio dell’Io vuol <strong>di</strong>re che insorgono precisi limiti<br />
al suo impiego “. Poi si chiede: “Che cosa un ipnotizzatore può fare compiere a un<br />
soggetto?”<br />
E si risponde:<br />
“tutto quello che si accorda con la sua (del soggetto) personalità profonda istintivo -<br />
affettiva; per cui non potremo fare mai, con l’ipnosi, <strong>di</strong> un criminale un galantuomo<br />
o viceversa; a meno <strong>di</strong> non ricorrere all’inganno, alterando però le sue percezioni ma<br />
non la sua personalità”.<br />
Ed aggiunge ancora che:<br />
“…anche l’alterazione delle percezioni ha dei limiti o delle facilitazioni che <strong>di</strong>pendono<br />
dalla specifica sensorialità del soggetto”.<br />
Soggetto che, facendo riferimento alla P.N.L. (Programmazione Neuro<br />
Linguistica) “...può essere<br />
q un ‘visivo’<br />
q un ‘u<strong>di</strong>tivo’ o<br />
q un ‘cenestesico’<br />
per cui a una persona pre<strong>di</strong>sposta a recepire l’esperienza del mondo esterno<br />
più attraverso l’u<strong>di</strong>to che non la vista, sarà più facile che sperimenti delle<br />
allucinazioni negative visive piuttosto che u<strong>di</strong>tive….”.<br />
Suggestionabilità costituzionale <strong>di</strong> apparato<br />
Un aspetto interessante, ancora messo in luce da Granone, tramite la<br />
formulazione terminologica <strong>di</strong> “suggestionabilità costituzionale <strong>di</strong> apparato”‘<br />
sta ad in<strong>di</strong>care una maggiore o minore pervietà della ideoplasia ipnotica verso<br />
una determinata struttura organico – viscerale (<strong>di</strong>gerente, respiratorio, sessuale<br />
ecc…). Con ciò facendo rilevare che: “insorgono altri limiti alle realizzazioni<br />
ipnotiche, in rapporto alla specifica costituzione del soggetto per cui in una<br />
persona potremo provocare un “ponte catalettico” (che interessa l’apparato<br />
motore) mentre questo stesso soggetto potrà non sopportare la puntura <strong>di</strong><br />
un ago”. Di conseguenza “…riteniamo un errore parlare <strong>di</strong> ipnosi più o meno<br />
profonda” come si fa comunemente, con riferimento alla intensità dello stimolo<br />
risvegliante dal sonno, mentre invece si tratta del livello <strong>di</strong> responsività<br />
del soggetto agli imput ipnotici ricevuti.<br />
Stato Relazione passante per il corpo<br />
L’Istituto “Bernheim“ ha adottato una definizione elaborata da Guantieri<br />
secondo cui l’ipnosi viene considerata come “uno stato e una relazione<br />
interpersonale particolare” a cui dovrebbe fare da corollario l’espressione,<br />
proposta da Parietti, “passante per il corpo”, in tal modo coinvolgendo molteplici<br />
risposte corporee auto ed etero indotte. Definizione che potrebbe<br />
essere rappresentata graficamente con la formula:
- 60 -<br />
I = S/R x C<br />
I = ipnosi<br />
S = stato<br />
R = relazione<br />
C = corpo<br />
Si tratta degli aspetti o elementi che sono propri della con<strong>di</strong>zione<br />
ipnotica e che ‘<strong>di</strong> per sé, in quanto tali, o inseriti nel contesto <strong>di</strong> forme <strong>di</strong><br />
terapia strutturate, rendono possibile il ricorso all’ipnosi in psicoterapia...<br />
una questione <strong>di</strong> termini.<br />
Cerchiamo quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> meglio definire significato, ruolo e funzioni dei<br />
termini impiegati:<br />
Stato<br />
Inteso come stato <strong>di</strong>namico “<strong>di</strong> coscienza mo<strong>di</strong>ficata”, caratterizzato da<br />
un incremento della “attività immaginativa” che porta al manifestarsi <strong>di</strong> una<br />
prevalenza <strong>di</strong> “rappresentazioni mentali” del mondo interiore nei confronti<br />
della percezione sensoriale esterna.<br />
Da ciò ne deriverebbe la capacità, da parte del soggetto, <strong>di</strong> realizzare<br />
rappresentazioni mentali ‘autonome’ nei confronti delle percezioni sensoriali<br />
oggettive.<br />
Questo stato viene anche definito, in relazione ai livelli <strong>di</strong> vigilanza<br />
identificati, come “quarto stato” (detto anche <strong>di</strong> “non sonno-non veglia”) mentre<br />
gli altri ‘stati’ corrispondendo:<br />
ß il primo allo stato <strong>di</strong> ‘veglia’;<br />
ß il secondo a quello <strong>di</strong> ‘sonno profondo’;<br />
ß il terzo a quello <strong>di</strong> ‘sonno rem’ o dei movimenti oculari rapi<strong>di</strong> collegati all’attività<br />
sognante.<br />
Relazione<br />
Intesa come una particolare modalità comunicativa che si svolge su <strong>di</strong><br />
un duplice livello (razionale ed emotivo) in cui l’induttore:<br />
ß ‘<strong>di</strong>ce’<br />
ß ‘informa’<br />
ß ‘propone’<br />
ß ‘or<strong>di</strong>na’….<br />
al soggetto <strong>di</strong><br />
ß ‘fare’ o ‘non fare’<br />
determinate azioni (es: alzare o non potere alzare le braccia o aprire gli<br />
occhi).<br />
I mezzi utilizzati per ottenere tutto ciò sono:<br />
ß il linguaggio verbale caratterizzato da ‘informazioni prescrittive’ (fai cosìnon<br />
fare così…)<br />
ß il linguaggio non verbale costituito tanto dalla parola nelle sue componenti<br />
espressive (tonalità - modulazione - ritmo), quanto da manipolazioni corporee<br />
(‘passi’)<br />
ß la strutturazione del contesto che si declina particolarmente nelle componenti<br />
‘spaziali’ e ‘corporali’ (prossimità - <strong>di</strong>stanza - incombenza).<br />
Si tratta <strong>di</strong> una modalità relazionale comunque ‘regressiva’che si
- 61 -<br />
svolge ad un duplice livello razionale ed affettivo tra un in<strong>di</strong>viduo che è supposto<br />
sapere (l’induttore) e un altro, sofferente, che chiede aiuto (colui che<br />
è indotto).<br />
Questo in terapia. Tale relazione si viene a strutturare<br />
ß in base al tipo <strong>di</strong> induzione adottata<br />
ß ed agli aspetti della quale su cui, a sua volta interferisce.<br />
Ricor<strong>di</strong>amo che le ‘tecniche induttive’ si costruiscono attraverso una<br />
articolata integrazione <strong>di</strong> ‘stimoli’ che sono in grado <strong>di</strong> avviare i processi<br />
‘psico-neuro-fisiologico-relazionali’ che sono caratteristici della con<strong>di</strong>zione<br />
ipnotica.<br />
Queste tecniche possono essere sud<strong>di</strong>vise in:<br />
Manipolazioni fisiche<br />
Caratterizzate da limitazioni sensoriali – motorie – ideative che si verificano<br />
in seguito a stimoli che tendono a<br />
ß ‘restringere l’ampiezza‘ del campo percettivo<br />
ß e, nel contempo, ad aumentarne la profon<strong>di</strong>tà.<br />
Ciò in quanto focalizzano l’attenzione del soggetto, facendola convergere<br />
su questi stimoli e sulla loro sorgente (l’attività - le parole - i gesti<br />
- dell’induttore).<br />
Questi stimoli, a loro volta, possono presentarsi come:<br />
ß improvvisi e violenti (a me gli occhi-compressione delle giugulari-soffio in<br />
faccia)<br />
ß deboli e continui (monotonia e ripetitività delle formulazioni dell’operatore).<br />
Fattori relazionali e motivazionali<br />
Sono caratterizzati dagli atteggiamenti e dalle espressioni mimiche e<br />
verbali dell’induttore attraverso i quali vengono:<br />
ß ‘sod<strong>di</strong>sfatti bisogni’<br />
ß ‘attivate capacità’<br />
del soggetto indotto, portando lo stesso ad adottare delle condotte imitative<br />
nei confronti del soggetto induttore (il terapeuta).<br />
Passante per il corpo<br />
A questo proposito possiamo <strong>di</strong>re, con Santini e Campanella, che il<br />
corpo è costantemente presente nell’esperienza ipnotica.<br />
Si tratta, infatti, <strong>di</strong> una ‘esperienza globale’ a cui concorrono:<br />
ß sia elementi psichici (sensazioni-emozioni- attività immaginative)<br />
ß sia elementi che provengono dal corpo (percezioni sensoriali - movimenti)<br />
che sono articolati tra <strong>di</strong> loro in un contesto relazionale definito ‘rapport’.<br />
Il corpo e l’ipnosi<br />
Nell’ipnosi il corpo interviene e si manifesta:<br />
ß sia come tale nella sua realtà <strong>di</strong> ‘corpo anatomico’ [il corpo cosa che occupa<br />
spazio e che si può vedere, toccare, odorare…(il koerper dei fenomenologi<br />
<strong>di</strong> lingua tedesca)]<br />
ß ma anche come corpo vissuto, capace <strong>di</strong> sensazioni (il ‘leib’ degli autori<br />
tedeschi).
- 62 -<br />
Nella esperienza ipnotica è come se si realizzasse una specie <strong>di</strong> sintesi<br />
tra:<br />
ß il “corpo che si ha” e il “corpo che si è”<br />
ß il “corpo che appare” e il “corpo che si vorrebbe avere”<br />
in ipnosi<br />
l’esperienza corporea assume aspetti <strong>di</strong>fferenti in relazione a fasi <strong>di</strong>verse:<br />
Nella fase induttiva<br />
è come se il corpo si ponesse quale ‘me<strong>di</strong>atore’ del processo <strong>di</strong> transizione tra<br />
lo stato <strong>di</strong> ‘coscienza normale’ e quello ‘mo<strong>di</strong>ficato’ che caratterizza il vissuto<br />
dell’ipnosi. La fenomenologia che si manifesta in tale fase sembra correlabile<br />
a una serie <strong>di</strong> variabili quali:<br />
ß ‘la postura’ eretta con caduta nelle induzioni ‘dure’;<br />
ß la postura seduta con induzioni morbide e progressive;<br />
ß la postura sdraiata nelle induzioni evocative <strong>di</strong> ricor<strong>di</strong> ed emozioni;<br />
ß ‘le <strong>di</strong>spercezioni corporee’ costituite da sensazioni soggettive spontanee o<br />
indotte <strong>di</strong> variazioni <strong>di</strong> volume - forma - peso - calore - collocazione spaziale<br />
del corpo e dei suoi vari <strong>di</strong>stretti;<br />
ß ‘la motilità’ che può essere attivata (levitazione) o inibita (blocchi-paralisi);<br />
ß le ‘mo<strong>di</strong>ficazioni fisiologiche’ nelle soggettive percezioni <strong>di</strong> sensazioni<br />
neuro-vegetative sia a carico <strong>di</strong> organi e apparati (car<strong>di</strong>ovascolare - respiratorio<br />
- <strong>di</strong>gerente - escretorio);<br />
ß in certe componenti biochimico-ematiche.<br />
Nella fase induttiva<br />
il corpo non scompare e non è passivo ma assume una parte attiva.<br />
La mente, infatti, a seguito delle stimolazioni (verbali e non) dell’induttore<br />
viene in<strong>di</strong>rizzata a focalizzarsi sulle sensazioni che le provengono<br />
dal corpo in una esperienza, tanto comune quanto insolita, trattandosi <strong>di</strong><br />
sensazioni certamente comuni ma <strong>di</strong>fficilmente percepite nella quoti<strong>di</strong>anità<br />
delle esperienze vissute.<br />
Si tratta delle sensazioni indotte <strong>di</strong>:<br />
ß ‘pesantezza’<br />
ß ‘contrazione e detensione muscolare,<br />
ß atteggiamenti posturali che si realizzano nella fase induttiva.<br />
Potremmo sostenere che la ‘senso-percezione’ del corpo “accompagna la<br />
mente” durante tutta la fase induttiva sino a quando:<br />
ß la sensazione soggettiva del corpo vissuto<br />
ß e l’immaginazione del corpo (rappresentata mentalmente)<br />
ß introducono la nuova esperienza definibile come ipnotica.<br />
Nella fase <strong>di</strong> ‘stato’<br />
Il corpo è in grado <strong>di</strong> fare movimenti con ciò recuperando, seppure in<br />
modo peculiare e caratteristico, quella mobilità variamente ridotta o inibita<br />
dalle tecniche induttive.<br />
Si tratta <strong>di</strong> movimenti che, al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> quelli automatici e <strong>di</strong> quelli riflessi<br />
per recuperi posturali <strong>di</strong> como<strong>di</strong>tà, possono essere indotti:<br />
ß sia <strong>di</strong>rettamente da impurt dell’operatore (es: cammina - muoviti),
- 63 -<br />
ß sia in<strong>di</strong>rettamente quale espressione <strong>di</strong> processi immaginativi attivati (es:<br />
immagina <strong>di</strong> salire o scendere una scala).<br />
Approccio pluri<strong>di</strong>mensionale<br />
L’approccio appena descritto può essere definito come ‘pluri<strong>di</strong>mensionale’<br />
in quanto attraverso questo possono scaturire una serie <strong>di</strong> correlazioni<br />
ed integrazioni tra esperienze e teorie neurofisiologiche – psicologiche – <strong>di</strong>namico<br />
relazionali che conducono a quella definizione <strong>di</strong> ipnosi precedentemente<br />
enunciata e che possiamo risintetizzare come :<br />
Stato (<strong>di</strong> coscienza mo<strong>di</strong>ficata) e rapporto interpersonale:<br />
ß definibili come regressivi<br />
ß e interpretabili in termini neuro-psico<strong>di</strong>namici<br />
ß e attivabili in conformità con determinati principi<br />
ß e ad opera <strong>di</strong> stimoli adeguati<br />
ß che inducono deprivazione sensorio-motoria<br />
ß attivando un’ evoluzione motivazionale<br />
ß che può tradursi e realizzarsi in fenomeni specifici (indotti o spontanei)<br />
ß che possono essere, come sono, ampiamente utilizzati a fini sperimentali e<br />
clinici sia <strong>di</strong>agnostici che terapeutici. È sulla base <strong>di</strong> questi dati e sulla loro<br />
articolata integrazione che il terapeuta induttore elaborerà le sue <strong>di</strong>verse<br />
modalità operative, che troveranno nell’approccio induttivo adottato l’elemento<br />
orientativo del suo intervento.<br />
(FINE Prima Parte. La II parte sarà pubblicata sul prossimo numero: 45). La Bibliografia sarà<br />
pubblicata alla fine del lavoro).<br />
Piero Parietti°<br />
Psichiatra, Psicoterapeuta, Presidente Società Italiana <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Psicosomatica. Direttore<br />
scientifico Centro Stu<strong>di</strong> Psicoterapia Integrata Immaginativa ad Espressione Corporea.<br />
Direttore Scuola <strong>di</strong> Specializzazione ad orientamento psicosomatico dell’Istituto Riza <strong>di</strong><br />
Milano.<br />
In<strong>di</strong>rizzo dell’Autore: Piero Parietti<br />
Via L. Anelli,1- 20122- Milano<br />
p.parietti@piiec.com<br />
Società Italiana <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Psicosomatica<br />
via L. Anelli 1 - 20122 Milano<br />
www.simpitalia.com<br />
Elisa Faretta°°<br />
Psicologa Psicoterapeuta, Responsabile e Coor<strong>di</strong>natrice Centro PIIEC -Milano. Cotrainer<br />
e Superviore EMDR Italia ed Europa. Direttivo SIMP e EMDR. Responsabile per la SIMP<br />
area Psicoterapie integrate e Psicotraumatologia.<br />
In<strong>di</strong>rizzo dell’Autore: Elisa Faretta<br />
E. faretta@piiec.com
- 64 -<br />
COSCIENZA / ESPERIENZA<br />
MEDICINA E PSICOLOGIA SUL CAMPO<br />
LA FAMIGLIA ADDAMS<br />
(DAL VOMITO E DALLA INSONNIA DEL FIGLIO ALLA<br />
VISIONE GLOBALE, SISTEMICO-PSICOANALITICA E<br />
ALLA TERAPIA INTEGRATA DI COPPIA)*<br />
Fausto Agresta°, Sabrina Iansante°°, Carmela Pelusi°, Alessio<br />
Bianconi°°°, Manuela Cavallo, Alessandra D’Amato, Rosa De Luca,<br />
Barbara Feliziani, Ilary Furno, Alessandro Giannandrea, Caterina<br />
Mangifesta, M.Antonietta Martelli, Roberta Rastelli, Paola Silvestri<br />
Antefatto<br />
L’altro anno ricevo una telefonata a casa dal Signor Antonio (una<br />
persona che mi conosce). Mi chiede se posso parlare con una sua amica che<br />
ha bisogno <strong>di</strong> consultarmi. Gli rispondo che, anche se sono molto occupato,<br />
non posso <strong>di</strong>re <strong>di</strong> no ad Antonio e che la signora avrebbe potuto telefonarmi<br />
nel pomeriggio allo stu<strong>di</strong>o. La telefonata arriva puntuale, io le <strong>di</strong>co che mi<br />
aveva telefonato il Signor Antonio e la signora mi accenna al problema del<br />
figlio Gianni, <strong>di</strong> 14 anni, che vomita spesso, non dorme e non vuole andare<br />
a scuola. Io le fisso un appuntamento alla famiglia per il lunedì successivo<br />
(il giorno della telefonata era giovedì), ma lei sottolinea che <strong>di</strong>fficilmente il<br />
figlio sarebbe venuto insieme con loro. Le rispondo che, in tutti casi, avrei<br />
desiderato parlare con i genitori: o la <strong>coppia</strong> o tutta la famiglia. Lei acconsente<br />
e mi <strong>di</strong>ce che sarebbe venuta lei insieme col marito, così avrei potuto<br />
“consigliare” riguardo alla problematica. Io rispondo che ero d’accordo:<br />
comunque sarebbe stato meglio se fossero venuti tutti. Non chiedo, per la<br />
fretta, se c’erano altri componenti della famiglia: (lapsus del Terapeuta).<br />
Inizio<br />
Il giorno stabilito si presentano, con 5 minuti <strong>di</strong> anticipo, in quattro:<br />
la signora Elena, <strong>di</strong> 39 anni, il marito, Stefano, <strong>di</strong> 40 anni, il ragazzo, Gianni<br />
<strong>di</strong> 14 ed una ragazzina, Giovanna, <strong>di</strong> 10 anni. Prima <strong>di</strong> entrare la signora<br />
fa come per <strong>di</strong>re che la ragazzina può aspettare fuori, nel corridoio. Io, un<br />
po’ stupefatto e sorridendo, li faccio accomodare, naturalmente, tutti nella<br />
stanza della consultazione. Io sto per finire una seduta, in un’altra stanza.<br />
Entro e vedo che sono “schierati” uno <strong>di</strong> fronte agli altri: la ragazzina alla<br />
mia destra, poi il papà, la mamma e <strong>di</strong> fronte, da solo il ragazzo, come un<br />
“imputato”, tutto rosso in viso (vedere figura pag. 5). La madre, musicista, è<br />
una bella donna, indossa i jeans ed è ben truccata; il papà, rappresentante<br />
in una <strong>di</strong>tta, somiglia ad un “orso” buono: lui ed i figli sono un po’ robusti e<br />
cicciotelli, come sottolineerà nel corso del primo colloquio. Il papà ha anche<br />
una Azienda Agricola in una grossa citta<strong>di</strong>na, vicino al loro paese, che gestisce<br />
insieme con un fratello e una sorella. Praticamente è sempre al lavoro.
- 65 -<br />
La signora Elena esor<strong>di</strong>sce <strong>di</strong>cendo che il problema è il ragazzo che<br />
vomita spesso, e che prima era più grasso: adesso è <strong>di</strong>magrito ed ha perso<br />
tre taglie. Io chiedo <strong>di</strong> spiegarmi meglio come conoscono il Signor Antonio<br />
e come è avvenuto l’invio. La signora risponde che non è stato Antonio a<br />
mandarli da me, ma il suo me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> famiglia, il dott. Rossi, il me<strong>di</strong>co <strong>di</strong><br />
famiglia del paese, al quale aveva raccontato a più riprese il problema del ragazzo.<br />
All’inizio non ricordavo <strong>di</strong> conoscere questo dottore, ma dopo ho capito<br />
che si trattava <strong>di</strong> un compagno conosciuto tramite altri amici, nei primi<br />
anni <strong>di</strong> università e che non lo vedevo da molto tempo. La signora prosegue<br />
spiegando che ha chiesto il nome <strong>di</strong> un bravo psicologo al dott. Rossi e lui le<br />
ha fatto il mio nome. In più, ha chiesto ad Antonio. Così Antonio ha deciso<br />
<strong>di</strong> raccomandarmi la sua amica. Elena continua a parlare dei problemi del<br />
ragazzo (è ancora la signora ad intervenire), del fatto che lui non voleva<br />
venire e insiste a parlare del sintomo: il cibo. Il ragazzo vomita appena dopo<br />
aver mangiato. Chiedo al giovane il suo nome e così Gianni prende la parola<br />
per la prima volta e racconta subito della nonna materna, Anna (che vive<br />
con loro), la quale è molto insistente per quel che riguarda il cibo, lo forza<br />
sempre a mangiare, così lui dopo ogni pasto va in bagno e vomita. Continua<br />
e <strong>di</strong>ce che non ce la fa più a <strong>di</strong>re alla nonna e alla mamma che non vuole<br />
mangiare, così pian piano ha cominciato a parlare <strong>di</strong> questo “abbuffarsi”,<br />
“riempirsi”, anche se la signora giustifica subito sua madre Anna. Infatti,<br />
<strong>di</strong>ce: “Lo fa perché gli vuole bene”. Tra l’altro, entrambi i figli sono un po’<br />
robusti e ritengo che il problema del cibo abbia un significato primor<strong>di</strong>ale<br />
e sintomatico nella comunicazione della famiglia. Gianni, comunque, insiste<br />
nel <strong>di</strong>re che non ce la fa più a ripetere che la nonna lo forza fino all’inverosimile.<br />
Il papà si tira fuori da questi problemi e afferma che esagerano tutti;<br />
lui capisce il figlio e non gli <strong>di</strong>ce niente, anche perché sono tutti un po’<br />
pienotti. La madre nega con la testa e comincia a criticare il padre per la sua<br />
assenza: “Tu non ci stai mai, che ne sai; tu fai due lavori e non ci stai mai!”<br />
- aggiunge arrabbiata.<br />
Osservando il padre e la ragazzina, noto che c’è un’intesa particolare:<br />
durante il colloquio entrambi giocano con le <strong>di</strong>ta, Giovanna intreccia le sue<br />
<strong>di</strong>ta tra quelle del padre. Penso subito ad un’ alleanza inconscia con una<br />
comunicazione non verbale molto collusiva. A questo punto chiedo cosa<br />
ne pensa il padre della situazione, e lui risponde: “Io preferisco non immischiarmi,<br />
è meglio che lascio stare, loro esagerano. Se intervengo dovrei<br />
stare sempre a <strong>di</strong>scutere, e comunque il problema non è grave, siamo tutti<br />
un po’ obesi in famiglia”. Nelle sue parole ho notato un po’ d’ironia, che<br />
chiaramente va interpretata come <strong>di</strong>fesa. Egli non entra nella lotta. A questo<br />
punto faccio notare che dalle parole <strong>di</strong> Gianni tutti hanno ascoltato che la<br />
nonna, che vive con loro, forse è un po’ opprimente verso tutti. Chiedo se<br />
sono d’accordo sul fatto che le pressioni sul cibo siano da intendersi come<br />
un modo per “controllare” tutti i membri della famiglia: d’altronde, Gianni,<br />
<strong>di</strong> notte, non riesce a dormire...<strong>di</strong>ce che pensa a quello che gli succede <strong>di</strong><br />
giorno...e gira per casa!<br />
La signora Elena a questo punto prende <strong>di</strong> nuovo la parola, racconta<br />
che sono andati a vivere in un grosso paese <strong>di</strong> montagna da sua madre in<br />
occasione della nascita della figlia, perché proprio allora lei aveva trovato un
- 66 -<br />
posto <strong>di</strong> lavoro e non sapeva a chi lasciare i bambini, visto che suo marito a<br />
casa non c’è mai. Poi aggiunge: “Poi Dottore le devo confessare che soffro da<br />
13 anni <strong>di</strong> attacchi <strong>di</strong> panico, prendo psicofarmaci e sono in cura da uno psichiatra,<br />
nella Clinica [...]”. Parla un po’ del suo problema. Io prendo le parti del<br />
ragazzo e gli <strong>di</strong>co ironicamente che forse è stato lui a portare in terapia la<br />
madre e non il contrario, dopo che la mamma, al telefono, <strong>di</strong>ceva che non<br />
il figlio desiderava venire. Chiedo al marito cosa ne pensa dei problemi <strong>di</strong><br />
sua moglie, e lui <strong>di</strong>ce che, se deve proprio parlare, ci sarebbe anche la zia<br />
Giu<strong>di</strong>tta, la sorella della signora che vive vicino a loro, che entra sempre all’improvviso<br />
in casa e comanda; lei si affaccia e <strong>di</strong>ce: “Beh, avete mangiato?”;<br />
così torna a prendere spazio <strong>di</strong> nuovo il sintomo del ragazzo. Poi la madre<br />
<strong>di</strong>ce che Gianni anche l’anno scorso non stu<strong>di</strong>ava, si era lasciato andare....<br />
ora non vuole più andare a scuola!<br />
Chiedo al papà Stefano qualcosa riguardo alla sua famiglia d’origine.<br />
La nonna paterna vive con uno dei suoi figli e il ragazzo <strong>di</strong>ce che con loro<br />
si trova benissimo, perché non gli chiedono mai niente, come suo padre,<br />
che è “molto inattivo e se ne tira fuori”, mentre dalla parte dei parenti della<br />
mamma c’è una iperattività. Sia il nonno materno, che il nonno paterno<br />
vivono in campagna. La <strong>di</strong>namica si comincia ad allargare: c’è un conflitto tra<br />
madre e figlio ed una accon<strong>di</strong>scendenza tra padre e figlia. Nella <strong>coppia</strong> non c’è<br />
un’alleanza forte: la signora accusa il marito <strong>di</strong> essere assente come figura<br />
paterna, perché non prende posizione. C’è un <strong>di</strong>saccordo latente, poi ci<br />
sono nonna e zia che interferiscono pesantemente sulle decisioni della famiglia.<br />
Il ragazzo è il paziente designato, ma il vero paziente è la famiglia che non<br />
funziona, e (<strong>di</strong>s) funzionano i membri sostituti: la zia e la nonna materna. Faccio<br />
in modo <strong>di</strong> stimolare la riflessione sulla necessità <strong>di</strong> restituire il potere alla<br />
<strong>coppia</strong>, <strong>di</strong>cendo che Anna e Giu<strong>di</strong>tta hanno tanto più potere su <strong>di</strong> loro,<br />
quanto più la <strong>coppia</strong> è percepita come <strong>di</strong>sunita e senza potere. Anche Gianni<br />
è d’accordo, infatti <strong>di</strong>ce: “Sono come cani che quando vedono un pezzo <strong>di</strong> carne<br />
si azzannano tutti quanti, invece io <strong>di</strong>co che se andate più d’accordo gli altri non vi<br />
azzannano”. Bisogna ridare un po’ <strong>di</strong> “potere” al padre... Ma se la signora va<br />
contro il marito, lui si alleerà sempre <strong>di</strong> più con l’altra femmina, la figlia.<br />
T: IPOTESI: “Bisogna conflittualizzare la <strong>coppia</strong>, bisogna che litighino,<br />
o meglio che <strong>di</strong>aloghino”. Si va avanti ancora a parlare del sintomo del<br />
figlio, mentre il padre e la ragazzina continuano i loro giochi con le <strong>di</strong>ta.<br />
Presto, però, il <strong>di</strong>scorso torna sui problemi della signora, che anche<br />
oggi al lavoro era svenuta. Elena <strong>di</strong>ce: “Io sto male, dottore, devo viaggiare ogni<br />
giorno, ho gli attacchi <strong>di</strong> panico”. Io le rispondo che è importante che lei ha<br />
parlato dei suoi problemi e che mi preoccuperei più per lei che per il figlio:<br />
è lei una “vittima” della famiglia, perché il perno della famiglia è la signora<br />
Anna che comanda tutti.<br />
T: Alla fine, ho proposto che avrei avuto bisogno <strong>di</strong> parlare con la<br />
<strong>coppia</strong>, poi avrei rivisto il ragazzo; loro erano d’accordo. Probabilmente i<br />
sistemici avrebbero preferito continuare a vedere tutta la famiglia, ma c’è un<br />
problema <strong>di</strong> <strong>coppia</strong> in cui la mamma sta male, è in una situazione delicata e<br />
prende psicofarmaci; inoltre la <strong>coppia</strong> non ha mai parlato da sola.<br />
Bisogna capire perché ci sia stata proprio adesso l’origine della crisi.
- 67 -<br />
Non l’ho chiesto, lo chiederò più avanti. Posso solo ipotizzare un’origine<br />
della crisi a livello e<strong>di</strong>pico, ma non mi è ancora chiaro. Se accettano <strong>di</strong> venire<br />
in <strong>coppia</strong>, allora vogliono lavorare sulla <strong>coppia</strong>; se non avessero voluto<br />
continuare la terapia non avrei potuto fare niente, e ci sarebbe stata una<br />
rottura.<br />
Chiedo al figlio se è preoccupato della salute della madre e lui <strong>di</strong>ce:<br />
“Si, dottore, sono molto preoccupato per mia madre, se penso a questo,<br />
spesso, vomito”. Quin<strong>di</strong>, il vomito esprime soprattutto il rifiuto <strong>di</strong> quella situazione<br />
familiare. Chiedo alla ragazzina: “Com’è andata?” e lei, che è stata in silenzio<br />
tutto il tempo, mi risponde che è andata bene, che è proprio cosi che stanno<br />
le cose. Io aggiungo: “Anche papà ha parlato bene”. “Si, è così”. A questo<br />
punto la madre ripropone il figlio e aggiunge: “Però, dottore, lei mi deve<br />
vedere mio figlio, anche se lui non vuole venire”. “Siete d’accordo che ci ve<strong>di</strong>amo<br />
prima noi e poi rivedremo tutta la famiglia?” entrambi i coniugi sono<br />
d’accordo. Sulla porta, prima <strong>di</strong> uscire, la signora mi ringrazia, “Non ho mai<br />
fatto un colloquio così, sono stata bene. Dallo psichiatra non ho mai potuto<br />
parlare cosi” mi <strong>di</strong>ce.<br />
Dopo una settimana richiamano, poi <strong>di</strong>s<strong>di</strong>cono l’appuntamento per<br />
questioni <strong>di</strong> lavoro. Poi, dopo due settimane, vengono per il secondo colloquio.<br />
T:[[Commento]: Possiamo <strong>di</strong>re che con questo metodo della teoria<br />
dei sistemi complessi e della psicanalisi <strong>di</strong> gruppo, il problema del singolo<br />
<strong>di</strong>venta il problema della famiglia, il sintomo è ricondotto nel sintomo della<br />
famiglia: il nodo è parte della rete, per <strong>di</strong>rla alla Foulkes. Perché l’errore<br />
che spesso si fa soprattutto con i ragazzi è <strong>di</strong> tentare <strong>di</strong> curare il sintomo, ma<br />
non <strong>di</strong> ristrutturare le <strong>di</strong>namiche familiari.<br />
In questo caso particolare c’è una signora <strong>di</strong> 41 anni che prende psicofarmaci<br />
da molto tempo, quin<strong>di</strong> non posso fare la psicoterapia singola alla<br />
signora, perché salterebbe tutto il sistema. Ammesso che siamo ancora in<br />
tempo per ristrutturare tutta la persona, non è facile con un marito con cui<br />
non va d’accordo, il figlio con il suo sintomo, la figlia “alleata” con il padre,<br />
nonna e zia che opprimono tutti. Ricor<strong>di</strong>amo che la cultura è quella <strong>di</strong> un<br />
paesino, dove bisogna prendere atto <strong>di</strong> una certa struttura matriarcale e culturale<br />
che con<strong>di</strong>ziona la famiglia. Quando lei ha chiesto cosa dovessero fare, le<br />
ho detto che devono imparare a <strong>di</strong>fendersi dagli attacchi esterni. Le ho detto: “E’<br />
vostro compito controllare i vostri figli, e lei deve avere il coraggio <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendersi da<br />
sua madre”. Così ho ridato il “potere al padre”, criticando in<strong>di</strong>rettamente la<br />
suocera; ho detto ad Elena <strong>di</strong> avere il coraggio <strong>di</strong> accettare la madre, perché<br />
ne è vittima, ed il ragazzo ha capito che sono d’accordo con lui. Anche Giovanna<br />
è d’accordo con me: la volevano tenere fuori la porta, io l’ho fatta entrare,<br />
ed ho rispettato il suo silenzio. Alla fine tutta la famiglia è alleata con<br />
il Terapeuta (tranne la nonna). La signora ha accettato ciò che è stato detto<br />
del ruolo negativo <strong>di</strong> sua madre e <strong>di</strong> sua sorella che nella famiglia sono persone<br />
opprimenti. Alla fine Elena ha aggiunto: “In ogni caso, dottore, non<br />
posso sospendere le me<strong>di</strong>cine?” Ho chiarito che ne avremmo parlato con<br />
più calma nel colloquio successivo e che il mio compito non poteva interferire<br />
con quello dello psichiatra. Doveva chiedere al suo psichiatra e al suo
- 68 -<br />
me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> famiglia che è in contatto con lo specialista. Ha tentato, alla fine,<br />
<strong>di</strong> farmi “colludere”. Possiamo <strong>di</strong>re ancora che siamo passati dal sintomo<br />
alla simbologia del sintomo. Dalla richiesta per un paziente designato alla<br />
visione globale della famiglia e quin<strong>di</strong> della <strong>coppia</strong> per altri due-tre colloqui,<br />
prima <strong>di</strong> decidere se chiudere l’intervento o aprirlo con una finalità da definire.<br />
Questo è un progetto minimo].<br />
FAMIGLIA ADDAMS: SECONDO COLLOQUIO<br />
Riprendendo il filo del primo colloquio, nella strategia psico<strong>di</strong>namica<br />
e sistemico-familiare e seguendo il mio modello <strong>di</strong> intervento <strong>di</strong>namico - psicosomatico<br />
(Agresta F., 1997; 2001; 2007) si tende a spostare il problema dal<br />
sintomo al sistema (in questo caso il gruppo <strong>di</strong> famiglia). Per cui il sintomo<br />
non è mai la malattia da curare, da sopprimere, ma è un messaggio che ha<br />
<strong>di</strong>versi significati. Sappiamo, senza <strong>di</strong>rlo apertamente, che, simbolicamente,<br />
il vomito del ragazzo esprime il rifiuto più o meno cosciente della situazione<br />
esistenziale e del mondo esterno (gruppo familiare), ma, soprattutto, del<br />
proprio Sé (proiezione inconscia <strong>di</strong> un “quid” che il ragazzo non accetta<br />
e in cui il corpo <strong>di</strong>venta un mezzo <strong>di</strong> comunicazione). Altrove (Agresta F.,<br />
2002; 2002), ho descritto casi estremi <strong>di</strong> anoressia dove c’è un rifiuto totale<br />
<strong>di</strong> parti del proprio inconscio e del proprio corpo. Quin<strong>di</strong>, se noi leggiamo<br />
il sintomo in una rete relazionale <strong>di</strong>namica-gruppale familiare possiamo<br />
pensare che esso esprima, senz’altro, un <strong>di</strong>sagio del gruppo familiare che<br />
tende a coprire il <strong>di</strong>sagio interiore, col “mangiare” sempre <strong>di</strong> più (abbuffarsi,<br />
fame da bue: bulimia).
- 69 -<br />
Rispettando gli accor<strong>di</strong>, alla seduta successiva è venuta soltanto la<br />
<strong>coppia</strong>, ma con molto ritardo (circa 15 minuti il che è da ritenersi una resistenza).<br />
In questi casi, si può scegliere <strong>di</strong> essere <strong>di</strong>rettivi o non <strong>di</strong>rettivi, come<br />
prevede l’in<strong>di</strong>rizzo psico<strong>di</strong>namico. L’appuntamento era fissato per le 9:15,<br />
ma soltanto alle 9:30 mi citofona la signora, scusandosi per il ritardo dovuto<br />
al traffico e <strong>di</strong>cendo che il marito stava ancora cercando il parcheggio, cosicché<br />
la terapia è iniziata con altri 7 minuti <strong>di</strong> ritardo, nell’attesa che arrivasse<br />
anche il marito. Essi si giustificano <strong>di</strong>cendo che sono partiti alle 8:30 dal<br />
paese vicino e non sapevano che ci fosse il problema del parcheggio. . . (è<br />
una buona scusa per la resistenza). La prima cosa che devo pensare è <strong>di</strong> far<br />
rispettare il setting: faccio notare loro che, in<strong>di</strong>pendentemente dagli altri appuntamenti,<br />
ho cercato <strong>di</strong> far recuperare 5 minuti, perché vengono da fuori<br />
ed ho preso coscienza che stanno molto male. La posizione della <strong>coppia</strong> era<br />
sbilanciata: la moglie era protesa in avanti verso il Terapeuta e parlava solo<br />
con me, mentre il marito stava più in<strong>di</strong>etro e tra <strong>di</strong> loro non comunicavano.<br />
C’era una <strong>di</strong>sposizione a “triangolo scaleno”.<br />
Elena ha cominciato a parlare dei suoi sintomi, <strong>di</strong>cendo: “Dottore sono<br />
stata molto male questa settimana, proprio questa mattina sono svenuta, sono molto<br />
apprensiva. Ho accumulato tanta ribellione contro tutti, però ho i sensi <strong>di</strong> colpa” La<br />
signora continuava a parlare col Terapeuta, parlava sempre lei e il marito<br />
“un po’ sulle sue” stava <strong>di</strong>etro col corpo, così le ho fatto notare la <strong>di</strong>sposizione<br />
spaziale: “Signora, vede, le faccio notare che lei parla soltanto con me, non con<br />
suo marito”. E lei: “No, parlo anche con lui” e si girava. Alla fine sono riuscito a<br />
farli parlare tra <strong>di</strong> loro ed ho riportato la comunicazione a “triangolo isoscele”<br />
al cui vertice stavo io e loro alla base.<br />
Subito dopo, lei si è tirata un po’ <strong>di</strong>etro, il marito un po’ avanti e hanno<br />
cominciato a <strong>di</strong>scutere ed ho fatto questa focalizzazione, chiedendo loro:<br />
“Posso chiedervi quante altre volte avete parlato da soli?”. E lei: “In 17 anni<br />
mai, solo <strong>di</strong> notte per litigare, perché ci sono mia madre ed i figli”.<br />
T: Questo è l’obiettivo del secondo colloquio: stabilire un <strong>di</strong>alogo nella<br />
<strong>coppia</strong> e fare in modo che lo “sfogo” del sintomo abbia termine dando la<br />
possibilità <strong>di</strong> parlare e <strong>di</strong> farsi ascoltare alla <strong>coppia</strong> stessa. La posizione del<br />
Terapeuta è <strong>di</strong>namicamente attiva: infatti, li lascio parlare ed ascolto.<br />
Si accusano a vicenda <strong>di</strong> non essere mai in casa: il marito prende la<br />
parola con <strong>di</strong>fficoltà, la perde, poi riesce a prenderla <strong>di</strong> nuovo, incolpando<br />
la moglie <strong>di</strong> essere sempre fuori casa e lei a sua volta rimprovera il marito<br />
<strong>di</strong>cendo: “Sei stato sempre in giro a lavorare, va bene, non ho mai potuto<br />
fare affidamento su <strong>di</strong> te. Non pren<strong>di</strong> mai posizione, io mi sono dovuta appoggiare<br />
molto a mia madre”.<br />
C’è sempre <strong>di</strong>fficoltà con queste persone che non hanno mai tempo<br />
per se stesse tranne che per il lavoro: è una resistenza. Stefano così le rispon-
- 70 -<br />
de: “Io sono stato fuori, ma ho riportato sempre lo stipen<strong>di</strong>o con gli straor<strong>di</strong>nari…<br />
potevamo mangiare anche un po’ <strong>di</strong> meno (ridendo)”.<br />
C’è stato solo un piccolo accenno al ragazzo ed al suo tentativo <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>magrire, perché si era ingrassato negli ultimi mesi; adesso dorme <strong>di</strong> più,<br />
prima andava in giro per la casa, <strong>di</strong> notte!<br />
Faccio notare che è importante che il padre abbia un rapporto positivo<br />
col figlio, perché ho notato che la madre <strong>di</strong>aloga un po’ <strong>di</strong> più con lui, ma il<br />
padre nega subito la triangolazione e <strong>di</strong>ce: “Con mio figlio ci vado d’accor<strong>di</strong>ssimo,<br />
tanto che an<strong>di</strong>amo al bar insieme”. Quando c’è la negazione non<br />
insisto, non li devo convincere; sto cercando soltanto <strong>di</strong> stimolarli per saggiare<br />
le loro <strong>di</strong>fese: sono avvicinamenti <strong>di</strong>namici ed interpretazioni <strong>di</strong> prova.<br />
Alla fine Stefano <strong>di</strong>ce: “Comunque dottore, io sono molto preoccupato per mia<br />
moglie” e lei d’istinto: “Si, è preoccupato e poi <strong>di</strong>glielo che sei geloso”. Lui: “Si, ma la<br />
colpa è tua che non stai mai a casa, perché sei impegnata in politica, a scuola...” “.<br />
Lui: “Ma il problema non è grave, perché non è una gelosia patologica... lo so che non<br />
mi tra<strong>di</strong>sci.., è che ti vorrei più a casa… forse scappi perché c’è tua madre?” Lei: “Può<br />
darsi... ma ora ho anche le vertigini, oltre agli attacchi <strong>di</strong> panico!”<br />
Successivamente la signora Elena ha ripresentato il problema delle<br />
me<strong>di</strong>cine e le ho chiesto perché lo stesse chiedendo al Terapeuta. . . mi <strong>di</strong>ce<br />
che lo psichiatra le ha detto che deve continuare a prenderle, anche se non<br />
curano la personalità.., ma lei vorrebbe lasciare. Le faccio notare che alla<br />
fine della consultazione non si può affrontare un problema così importante<br />
e che è già oggetto <strong>di</strong> chiarificazione da parte <strong>di</strong> altri.<br />
Al momento <strong>di</strong> pagare, il marito mette una parte, la moglie un’ altra, ma non<br />
avendo il resto <strong>di</strong>co loro <strong>di</strong> pagare la prossima volta. Quin<strong>di</strong>, questo fa capire che è<br />
una famiglia che non progetta, non programma; l’abbiamo visto nel tempo, nel parcheggio<br />
e nei sol<strong>di</strong>. Li dovevo salutare, stavamo quasi sulla porta, era tar<strong>di</strong> e alla fine<br />
i sol<strong>di</strong> la signora non me Ii ha dati… siamo sempre al “limite”, nell’ area del limite,<br />
nel momento del passaggio del confine.<br />
T: [[Commento]. A <strong>di</strong>fferenza della prima seduta, quando la signora,<br />
davanti al marito geloso, ha tentato <strong>di</strong> entrare nell’ area della seduzione<br />
(“Non ho mai fatto un colloquio così”) e ringraziandomi per il colloquio<br />
stesso, questa volta mi ha squalificato, non accordandosi con il marito per<br />
pagare normalmente: questo è il doppio messaggio. Tutte le coppie “spezzate”,<br />
scisse fanno così: non preparano a casa i sol<strong>di</strong> prima, perché in genere<br />
non mentalizzano prima e perché nessuno dei due chiede all’altro: “Hai i<br />
sol<strong>di</strong> per la seduta?”.<br />
I punti fondamentali del secondo colloquio sono:<br />
1 - non si è parlato del sintomo, se non una volta sola: questa è la <strong>di</strong>mostrazione<br />
che non è quello il problema fondamentale;<br />
2 - è una <strong>coppia</strong> sbilanciata che non ha mai parlato da sola;<br />
3 - alla fine c’è stata una squalifica verso il terapeuta, non mettendo<br />
l’altro pezzo dei sol<strong>di</strong>: la signora ha fatto un lapsus, non voleva pagare e<br />
quin<strong>di</strong> non ha accettato la seduta, perché sa che piano piano arriverà il “conto”,<br />
ma d’altro canto arriverà il conto anche al marito; comunque, al <strong>di</strong> là<br />
della “frenata”, hanno accettato <strong>di</strong> tornare per altri 2, 3 colloqui;
- 71 -<br />
4 - il ritardo (anche alla fine, con le due chiamate) va interpretato<br />
come resistenza.<br />
La mia strategia dei primi colloqui non è sistematicamente sempre<br />
uguale. Alla fine dei colloqui si dà una in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong>agnostica; dopo si propone<br />
un programma <strong>di</strong> massima e se accettano, si inizia; se non accettano, si<br />
accetta la loro decisione (il rifiuto). Non abbiamo deciso niente, per il momento:<br />
sto ascoltando la <strong>coppia</strong> e sto lavorando sulla <strong>di</strong>namica del sintomo<br />
come vantaggio secondario. Loro sono venuti per risolvere il vomito psicogeno<br />
del figlio, che può essere anche ossessivo, ma il sintomo nasconde molte<br />
altre cose; il ragazzo non ha più armi per esprimere il suo <strong>di</strong>sagio e deve<br />
ricorrere ad una forma anomala per comunicare che non ce la fa più.<br />
La <strong>coppia</strong> più parla tra sé, più vomita parole; quin<strong>di</strong> come sintomo<br />
della <strong>coppia</strong> si crea il “vomito <strong>di</strong> parole”: questo accade, spostando così la<br />
“persecuzione” sulla <strong>di</strong>namica interattiva <strong>di</strong> <strong>coppia</strong>. Più si lascia respirare,<br />
con un nuovo spazio, più la <strong>coppia</strong> respira nel “luogo” generalmente e<br />
simbolicamente occupato dal SINTOMO del figlio, tanto più il figlio stesso<br />
vomiterà <strong>di</strong> meno. Spazio del sintomo, spazio delle parole e dei lamenti somatici.<br />
In questo caso siamo partiti dal 3° livello (soma); non trattandosi <strong>di</strong><br />
una <strong>coppia</strong> nevrotica, è ancora troppo presto per introdurre i sogni.]<br />
Nota sul vomito:<br />
Da <strong>di</strong>eci anni ho in cura una signora con una struttura mentale perversa,<br />
che un anno prima <strong>di</strong> consultarmi, ha presentato il sintomo del vomito,<br />
è andata dai me<strong>di</strong>ci, ha preso le me<strong>di</strong>cine, ma il sintomo si ripresentava, e<br />
alla fine si è convinta che si trattasse <strong>di</strong> un problema psicologico. Questa<br />
signora ha un problema con gli uomini: non riesce ad avere rapporti sessuali<br />
e prova piacere solo nell’ autopunirsi e nella masturbazione. Dopo un anno<br />
ha sognato una donna che le passava vicino e le <strong>di</strong>ceva “tu sei omosessuale”<br />
e lei rispondeva: “no, come ti permetti? Non è vero”. Ne è seguito un<br />
battibecco nel sogno. Ho forzato un po’ l’interpretazione e ho detto: “Probabilmente<br />
c’è una parte omosessuale in lei”, ma lei, contrariata, ha negato.<br />
Nella seduta successiva è tornata arrabbiata e piangendo, gridava: “io non<br />
sono omosessuale”; sembrava il primo giorno <strong>di</strong> terapia e quin<strong>di</strong> ho dovuto<br />
farle capire che questa parte omosessuale, omoaffettiva, rimasta ingabbiata<br />
in uno strato arcaico dell’inconscio che finalmente stava venendo fuori, non<br />
è congiunta con la parte eterosessuale; il rifiuto <strong>di</strong> questa situazione porta il<br />
vomito, che ha un significato relazionale e <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa, per cui lei, quando si<br />
deve avvicinare ad un uomo, non ha abbastanza energie per affrontarlo. Alla<br />
fine della seduta mi ha confessato che quella settimana non aveva vomitato<br />
per niente.<br />
FAMIGLIA ADDAMS: TERZO COLLOQUIO<br />
Ha richiamato il marito dopo due settimane. Ci troviamo al terzo colloquio<br />
e questa volta sono venuti con cinque minuti <strong>di</strong> anticipo. La parte<br />
iniziale del colloquio si è focalizzata <strong>di</strong> nuovo sulla problematica del cibo,<br />
perché Gianni ha vomitato per tre giorni <strong>di</strong> seguito e poi per <strong>di</strong>eci giorni,<br />
per la prima volta, non ha più rimesso il cibo; quin<strong>di</strong> ho inserito queste
- 72 -<br />
equazioni: cibo=affettività, cibo=madre, cibo=latte, cosicché alla base del<br />
cibo c’è il controllo della madre. A questo punto ho proposto questa lettura:<br />
“Mi rendo conto che il cibo nella vostra famiglia assume un ruolo fondamentale”. E<br />
lei: “bisogna andare molto in<strong>di</strong>etro per capire i <strong>di</strong>fetti <strong>di</strong> oggi”. Questa frase<br />
<strong>di</strong>mostra che è avvenuto l’ insight.<br />
T: Dovete sapere che nei primi colloqui c’è sempre questa matrice che<br />
si riproduce: dai sintomi alle resistenze e poi ad un’ attenzione più approfon<strong>di</strong>ta<br />
al sintomo, in questo caso il vomito del figlio, che se si riesce a spostare,<br />
fa emergere la <strong>di</strong>namica della relazione madre-figlio e la storia della madre;<br />
dal punto <strong>di</strong> vista psicanalitico ci si arriva con l’associazione libera.<br />
La signora Elena ripercorre la sua vita saltando dalla nascita fino ai<br />
vent’anni; racconta <strong>di</strong> aver avuto una gravidanza bruttissima, perché non<br />
aveva più il liquido amniotico quando stava nascendo Gianni, e non ha più<br />
dormito per i successivi due/tre anni, perché il piccolino strillava sempre e<br />
stava sveglio. I me<strong>di</strong>ci <strong>di</strong>cevano che era sano. Le chiedo : “Allora eravate da<br />
soli?”. E lei: “Si, però avevo bisogno della presenza <strong>di</strong> mia madre”. Anche i fatti<br />
obiettivi con<strong>di</strong>zionano la vita psichica: il bambino e la mamma che non<br />
dormivano, il padre che non c’era mai e, da un punto <strong>di</strong> vista logico, l’aiuto<br />
della nonna, che abitava a 200 metri da loro, era in<strong>di</strong>spensabile; dal punto<br />
<strong>di</strong> vista psicanalitico possiamo <strong>di</strong>re che, nelle con<strong>di</strong>zioni in cui si trovava,<br />
Elena non ha mai tagliato il cordone ombelicale con la propria mamma.<br />
Ripren<strong>di</strong>amo la storia del cibo: “Dottore, lei deve sapere che mio figlio dalla nascita<br />
ha sofferto <strong>di</strong> stomatite per due/tre mesi... per farlo mangiare aveva bisogno delle<br />
me<strong>di</strong>cine; così, è stato in Ospedale un mese, poi non ha dormito per due/tre anni, e<br />
abbiamo avuto grossi problemi per farlo mangiare”. Insomma la colpa è stata data<br />
alla stomatite. Il marito ha sottolineato che hanno sofferto, che ci sono stati<br />
problemi. . . “Forse, anch’io ho viziato mio figlio e non gli <strong>di</strong>co niente ...non lo rimprovero,<br />
sono passivo”. Poi Elena non è tornata al sintomo, ma ha parlato un<br />
po’ <strong>di</strong> sé e ha detto: “La morte <strong>di</strong> mio padre mi ha molto segnata, mi ha cambiata<br />
completamente e mi ha ri<strong>di</strong>mensionata”. Elena, dai primi anni <strong>di</strong> vita, è risalita<br />
fino a 18 anni quando è morto il padre, e ricorda che qualche anno dopo<br />
sono venuti a mancare anche i nonni, quin<strong>di</strong> due anni <strong>di</strong> morti. “Poi, la mia<br />
gravidanza è stata una trage<strong>di</strong>a ...l’ho vissuta male ...anch ‘io vomitavo, adesso<br />
mi ricordo, caspita... vomitavo mi girava anche la testa. ..mio padre. Forse non l’ho<br />
superato il trauma? Cosa mi può <strong>di</strong>re, dottore?” T: “Sì, probabilmente, ora lei<br />
comincia a ricordare i fatti, ma avvicina anche le emozioni… vede Signora,<br />
lei stava già male secondo un certo modo <strong>di</strong> leggere la sofferenza”. Ora, fondamentalmente,<br />
è la signora che parla <strong>di</strong> più <strong>di</strong> se stessa; non c’è ancora una<br />
<strong>di</strong>namica <strong>di</strong> <strong>coppia</strong> se non ogni tanto, nessuno scambio <strong>di</strong> parole tra <strong>di</strong> loro.<br />
C’è una triangolazione bilaterale senza uno sviluppo della base.
- 73 -<br />
“Anche io stavo male”, <strong>di</strong>ce lui, “perchè gli stessi problemi che avevo allora con<br />
il datore <strong>di</strong> lavoro, li ho oggi con la mia attività e per non addolorarla non le <strong>di</strong>cevo<br />
niente”. Usa la tecnica dell’evitamento del conflitto e già comincia ad inserirsi<br />
nel <strong>di</strong>alogo <strong>di</strong> <strong>coppia</strong>. Lei recrimina <strong>di</strong> non essere mai stata compresa dal<br />
marito, però parlano sempre a triangolo aperto verso il Terapeuta, con due<br />
binari, senza entrare in conflitto aperto! C’è passività in tutte le cose. Lei è sempre<br />
un vulcano: si <strong>di</strong>fende e riprende l’attacco al marito, rivolgendosi, non<br />
al marito stesso, ma <strong>di</strong> nuovo al Terapeuta: “Lui esce, va al bar, si fa qualche<br />
bicchiere con gli amici; io sto in politica e lui è geloso... anche se è stato lui a<br />
spingermi in questa attività, perché doveva occuparsene lui, ma essendo un<br />
impiegato benestante, nel piccolo paese, per non essere accusato e criticato<br />
dalla gente ci ha messo me”. La moglie Elena continuava a parlare “contro”<br />
Stefano ed il Terapeuta le ha fatto notare questo movimento <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa: “Signora,<br />
lei parla con me, si rivolge solo a me... forse dovrebbe virare verso<br />
suo marito, non le pare?”. Elena: “Si, è così, dottore, ma non ce la faccio a<br />
guardarlo in faccia” (e lo guarda).<br />
T.: “Poi, un altro punto, Signora…. Lei non mi fa parlare, mi precede<br />
sempre. L’intuizione <strong>di</strong> prima va bene, però se mi precede sempre, non mi<br />
dà la possibilità <strong>di</strong> esprimermi. Quin<strong>di</strong> se interpreta il pensiero del bambino che ha<br />
fame, va bene, ma se il bambino non avesse fame?”<br />
T: [Sappiamo, dagli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Gilliéron e dalle nostre ricerche in psicosomatica<br />
che se la mamma anticipa troppo i bisogni del bambino, gli causerà<br />
problemi <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza che possono sfociare nell’ossessione del cibo, nella<br />
tossico<strong>di</strong>pendenza e nell’alcol (Agresta F., 2007)].<br />
Elena: “Dottore, però lei, forse, lei ci sta allarmando... io non ci penso a tutto<br />
questo”.<br />
T.: “Allora Signora come mai lei dopo molti anni capisce tutto...se lei sa qual è<br />
l’origine della crisi, come mai è venuta adesso e non prima?”.<br />
Lei: “Perché sono andata dal me<strong>di</strong>co che mi ha mandato dal neurologo e io<br />
avevo svenimenti, tachicar<strong>di</strong>a, mal <strong>di</strong> pancia, mi mancava l’aria e poi gli attacchi<br />
d’angoscia; quando stavo sola mi sentivo male, poi non mi sono mai sentita capita”.<br />
T: [[Commento]. L’obiettivo è cercare <strong>di</strong> dare la possibilità <strong>di</strong> riequilibrare<br />
un po’ la comunicazione della <strong>coppia</strong>. Tra l’altro nessuno ha parlato<br />
del figlio, del sintomo, sembra che sia sparito tutto.]<br />
Elena: “Sì, sto riflettendo su quello che mi ha detto...forse corro troppo, sì,<br />
quando sono angosciata”.<br />
E’ venuto fuori un altro problema. Stefano prende la parola e <strong>di</strong>ce<br />
apertamente con gli occhi un po’ bassi: “Devo parlare, però ...mi vergogno...sto<br />
sempre solo perché il mio più caro amico mi ha chiesto <strong>di</strong> mettermi in un’altra lista in<br />
contrapposizione a mia moglie... quin<strong>di</strong> ho dovuto scegliere e adesso mi evita”.<br />
T: [[Commento]. C’è un triangolo in cui l’ex amico lo mette contro la<br />
moglie e viene un po’ isolato. Se lui dà man forte agli amici si allontana dalla<br />
moglie, se si riavvicina alla moglie lo evitano. Fanno <strong>di</strong> tutto per non farli<br />
andare d’accordo, per tenersi quell’ amicizia infantile-adolescenziale. Interpretandolo<br />
dal <strong>di</strong> fuori, vedo che questo amico vuol tagliare il legame con la<br />
moglie nel momento in cui stanno crescendo.]
- 74 -<br />
Alla fine sbotta Elena, dopo che il marito si è aperto. Elena: “Dottore,<br />
devo proprio confessarlo: il padre <strong>di</strong> quest’uomo (dell’amico Ndr) mi ha violentata<br />
da piccola, era alcolista”. Il Terapeuta la guarda, ascolta e non <strong>di</strong>ce niente<br />
con le parole... solo una grande partecipazione emozionale. Il Terapeuta ha<br />
preferito non approfon<strong>di</strong>re <strong>di</strong>rettamente e ha interpretato la <strong>di</strong>namica adolescenziale<br />
in questo modo: “Signora, riflettiamo su questo pensiero... deve capire<br />
che per questa amicizia adolescenziale suo marito sta male”. Il Terapeuta ha <strong>di</strong>feso,<br />
interpretando, un po’ la posizione del marito (ferito) e ha cercato <strong>di</strong> far<br />
comprendere alla moglie che ci vuole del tempo per capire che quest’amico<br />
è geloso <strong>di</strong> loro due. A questo punto, Stefano si avvicina fisicamente alla<br />
moglie, ma lei non ne vuole sapere. Terapeuta: “Signor Stefano, lei può riflettere<br />
ed accettare questa posizione <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong> sua moglie. “Lei, Signora Elena può riflettere<br />
ed accettare un po’ <strong>di</strong> più che suo marito è addolorato per questa scelta. Come volevasi<br />
<strong>di</strong>mostrare è un problema <strong>di</strong> <strong>coppia</strong>”.<br />
Al terzo colloquio non hanno parlato affatto del sintomo. Alla fine chiedo<br />
loro, ad entrambi: “Allora il ragazzo come va col cibo?”. - “Ah, io non gli <strong>di</strong>co più<br />
niente, mangia quello che vuole, però continua a lamentarsi della nonna che<br />
insiste sempre” - <strong>di</strong>ce la mamma. Stefano: “Eh, si proprio così, mia suocera<br />
è pesante”. Al momento dei saluti li invito a telefonarmi la settimana successiva<br />
per prendere appuntamento, perché sono impegnatissimo nelle successive<br />
settimane. Ma come spesso succede, si presentano le resistenze: lei non<br />
vuole smettere <strong>di</strong> parlare e torna ad attaccare il marito, ma a quel punto ho<br />
dovuto chiudere la seduta: l’ho interrotta e ho dato un’altra volta la frustrazione<br />
alla signora Elena. Hanno pagato anche per il colloquio precedente,<br />
ma lei se n’è andata un po’ frustrata e non compresa, mentre il marito Stefano<br />
ha detto: “se non fossi venuto qui dal dottore non avrei mai potuto parlare”.<br />
T: [[Commento] Ho avuto anche la sensazione che la Signora si sia<br />
sentita troppo attaccata... può darsi anche che non telefonino più, perché<br />
non mi hanno confermato che mi avrebbero richiamato, inoltre probabilmente<br />
già hanno capito dentro <strong>di</strong> sé il problema. Se per sopravvivere hanno<br />
bisogno <strong>di</strong> un sintomo, lo riprodurranno; se hanno capito il messaggio e<br />
sono capaci <strong>di</strong> affrontarlo ritorneranno, ma la moglie ha molti <strong>di</strong>sturbi gravi<br />
<strong>di</strong> personalità, i cosiddetti attacchi <strong>di</strong> panico (che coprono una forte angoscia<br />
<strong>di</strong> separazione dalla mamma), che implicherebbero una psicoterapia<br />
analitica in<strong>di</strong>viduale, che però non ha senso in quanto sconvolgerebbe tutto!<br />
Deve continuare, comunque, a prendere i farmaci.<br />
L’ideale sarebbe fare per sei mesi due colloqui al mese (visto che vengono<br />
da fuori), l’obiettivo è <strong>di</strong> riequilibrare la comunicazione e <strong>di</strong> ridare potere<br />
alla <strong>coppia</strong> nel senso psico<strong>di</strong>namico, riflettere su <strong>di</strong> loro e sul passato,<br />
insomma farli sfogare soprattutto a livello catartico…]<br />
RIFLESSIONI E DOMANDE DEI TIROCINANTI<br />
D - Perché lei non dà l’appuntamento, ma si fa richiamare?<br />
R - Dal mio punto <strong>di</strong> vista do la responsabilità e la possibilità alla famiglia<br />
<strong>di</strong> scegliere se venire o no; è il prezzo della libertà, del favorire l’in<strong>di</strong>pendenza<br />
e la presa <strong>di</strong> coscienza. Parto dal presupposto che la persona può
- 75 -<br />
scegliere. Molti mi chiedono <strong>di</strong> fissare l’appuntamento, ma non lo faccio,<br />
perché la prassi è questa. Con questa <strong>coppia</strong> avrei dovuto farmi richiamare<br />
anche per il quarto colloquio, comunque adesso devono decidere loro, devono<br />
farsi i conti, vedere se sono preoccupati, se hanno sol<strong>di</strong> e tempo per<br />
venire in terapia, devono parlare. Il vantaggio è che se decidono <strong>di</strong> tornare,<br />
portano a termine la terapia: lascio sempre la porta aperta. E’ importante<br />
osservare e sentire emozionalmente le resistenze e come funziona la <strong>coppia</strong>,<br />
non solo a livello interpersonale, ma anche nella loro <strong>di</strong>namica inconscia.<br />
Per ora, mentre lui nasconde tutto, lei non sta mai zitta. Se lui non parla,<br />
vuoi <strong>di</strong>re che ha molte cose da <strong>di</strong>re, probabilmente riguardo al suo rapporto<br />
con la madre.<br />
D - Se non continuassero la terapia il sintomo comparirebbe <strong>di</strong> nuovo?<br />
R - Se non tornano molto probabilmente il sintomo si ripresenterà, ma<br />
sono nevrotici gravi, non psicotici, l’insight l’hanno avuto e hanno capito.<br />
Bisogna che la moglie <strong>di</strong>a al marito la possibilità <strong>di</strong> parlare <strong>di</strong> più. Il nostro<br />
obiettivo è che se il sintomo cibo è una <strong>di</strong>sfunzione della comunicazione<br />
conscia e inconscia della <strong>coppia</strong>, dobbiamo prima riequilibrare il livello conscio<br />
e reale e poi decidere con loro se vogliono lavorare sul livello inconscio.<br />
Se loro accettano <strong>di</strong> lavorare più in profon<strong>di</strong>tà, propongo <strong>di</strong> cominciare con<br />
il lavoro sui sogni che è un lavoro <strong>di</strong>namico psicosomatico. A questo punto il<br />
sintomo non ha più ragione <strong>di</strong> essere.. . ma il sintomo <strong>di</strong> chi?<br />
D - Lo propone lei <strong>di</strong> cominciare a parlare dei sogni?<br />
R - Si, perché se il sintomo è troppo forte non ne parlano. Questa <strong>coppia</strong><br />
ha un funzionamento borderline e c’è un <strong>di</strong>sturbo relazionale grave.<br />
D - Se non chiamassero più, ce la potrebbero fare da soli a risolvere i<br />
problemi?<br />
R - Penso <strong>di</strong> no... presentano ancora una resistenza, perché <strong>di</strong>cono <strong>di</strong><br />
non avere mai tempo: se fosse così realmente sarebbe meglio che non tornassero,<br />
chi si vuol curare trova spazio per la terapia. Io ho detto loro che<br />
ho bisogno <strong>di</strong> quattro/cinque colloqui... se loro mi daranno questa possibilità,<br />
io potrò dar loro una risposta più chiara; ma se non accettano, hanno un<br />
problema con la figura paterna, con l’autorità, a livello inconscio. Poi c’è da<br />
<strong>di</strong>re che per tre<strong>di</strong>ci anni lei ha negato i problemi andando dal neurologo e<br />
se adesso abbandonasse i sintomi cadrebbero le <strong>di</strong>fese della famiglia psicosomatica<br />
(cosa c’è <strong>di</strong>etro una “famiglia <strong>di</strong> facciata”?)<br />
D - Se le cose si risolvono all’interno della <strong>coppia</strong>, la nonna in casa è<br />
sempre una minaccia?<br />
R - Non si può rivoluzionare l’assetto familiare, ma se loro continuano<br />
la terapia tolgono potere alla nonna. Bisogna dare più spazio a lui e meno a<br />
lei, così possono riavvicinarsi, anche se lei si tira un po’ in<strong>di</strong>etro, perché lo<br />
accusa giustamente <strong>di</strong> averla trascurata per troppo tempo; le recriminazioni<br />
ci sono sempre, ma è normale. Lei si sentirà meno in colpa quando litiga<br />
con la madre e si sapranno <strong>di</strong>fendere <strong>di</strong> più. Vivono in un paese piccolo da<br />
tanto tempo con la nonna: è <strong>di</strong>fficile andarsene ora. La gente, la vox populi,<br />
la nonna... questa matrix <strong>di</strong>venterebbe un pensiero persecutorio!
- 76 -<br />
D - Il marito che rapporti ha con la suocera?<br />
R - Lui evita, non conflittualizza, ma dovrà anche lui entrare in gioco.<br />
Lui ha scelto una linea <strong>di</strong> neutralità, credendo che non sia una comunicazione.<br />
Adotta il meccanismo <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa dell’isolamento: si ritrova solo anche con<br />
gli amici, ha paura della sua aggressività. Se accetteranno <strong>di</strong> fare un lavoro<br />
sull’immaginario cresceranno.<br />
N.B. La <strong>coppia</strong> non si farà sentire per circa due mesi. La signora richiamerà - c’è stato un<br />
ricovero <strong>di</strong> una settimana della Signora (il Terapeuta parla con entrambi i genitori) perché<br />
essi desiderano intraprendere una terapia Familiare - Psicoanalitica (andranno tutti e quattro<br />
da una Terapeuta della Famiglia). Il ragazzo, invece, dopo le prime sedute, chiederà,<br />
anche un approccio in<strong>di</strong>viduale da un altro terapeuta come da Terapia integrata. Questo<br />
testo è stato oggetto <strong>di</strong> Lezione agli studenti della Facoltà <strong>di</strong> Psicologia <strong>di</strong> Chieti per l’esame<br />
<strong>di</strong> “Compiti vitali e Psicosomatica” (Prof. F. Agresta).<br />
° Fausto Agresta, Carmela Pelusi, Direzione Scientifica.<br />
°° Sabrina Iansante, Comitato <strong>di</strong> Redazione.<br />
°°° Membri della redazione<br />
*Il presente lavoro è frutto <strong>di</strong> “integrazione” e apporti sia delle teorie sistemico - familiari, sia del<br />
modello “<strong>di</strong>namico psicosomatico”. Gli apporti degli specializzan<strong>di</strong> e dei tirocinanti sono stati utili<br />
al <strong>di</strong>battito e al lavoro <strong>di</strong> formazione dello psicologo in generale, in rapporto sia all’analisi della<br />
domanda, sia alla tecnica dei primi colloqui, fondamentali per gli psicologi “<strong>di</strong> base”.
- 77 -<br />
ABBIAMO RICEVUTO<br />
PSICOSOMATICA NEL MONDO OCCIDENTALE<br />
ED ORIENTALE: DAL SIGNIFICATO<br />
AGLI SVILUPPI TEORICI*<br />
Edoardo Giusti°, Bonessi Alessandra°°, Garda Virginia°°<br />
Il concetto <strong>di</strong> psicosomatica è sempre esistito, la me<strong>di</strong>cina ippocratica<br />
è da duemila anni il modello “psicosomatico” che racchiude la complessità<br />
della malattia e riproduce all’unità il “misterioso salto dalla mente al corpo”<br />
(Lalli, 1997). E’ <strong>di</strong>fficile identificare la paternità del termine psicosomatico,<br />
che è stato utilizzato nella letteratura me<strong>di</strong>ca e psicologica con significati<br />
molto <strong>di</strong>versi tra loro; sembra che la sua origine sia piuttosto recente e risalga<br />
agli inizi del 1800, quando, fallito il tentativo <strong>di</strong> creare una me<strong>di</strong>cina unitaria,<br />
si ra<strong>di</strong>cava una sempre più netta <strong>di</strong>stinzione tra psichico e somatico.<br />
Nel 1818 J.C. Heinroth, esponente della me<strong>di</strong>cina ad orientamento psicologico,<br />
conia il termine “psicosomatico” per reagire alla tendenza eccessiva<br />
alla separazione mente-corpo che si stava affermando nella cultura dell’epoca<br />
(Trombini, Baldoni, 2001). Nel 1822 K.W. Jacobi, esponente della me<strong>di</strong>cina<br />
organicista, propone il termine “somato-psichico”, una sorta <strong>di</strong> inversione<br />
delle parti, segno dell’improduttività del riduzionismo esclusivamente al somatico<br />
o allo psichico. In entrambi i casi si avvertiva l’esigenza <strong>di</strong> riunire ciò<br />
che era stato separato e che nasceva proprio dalla tendenza opposta, ovvero<br />
dalla separazione tra psiche e soma. Non è un caso che per un lungo periodo<br />
i due termini siano sempre stati scritti separati da un trattino “psico-somatico”,<br />
per sottolineare la necessità <strong>di</strong> scindere ma anche la necessità <strong>di</strong><br />
riunire. Attualmente la tendenza al trait-d’union è scomparsa; perché, al <strong>di</strong><br />
là dell’aspetto linguistico-grammaticale, c’è la tendenza a riunire realmente<br />
le due componenti nell’ottica del superamento del dualismo psiche-soma<br />
(Lalli, 1997). Infatti, la psico-somatica (scritta con il trattino) postula a priori<br />
la scissione del somatico dallo psichico. L’essere umano viene <strong>di</strong>stinto in<br />
due gran<strong>di</strong> insiemi: lo psichico ed il somatico, secondo un’antropologia dualistica<br />
in cui le due funzioni, pur trovandosi unite in un unico essere, sono<br />
reciprocamente <strong>di</strong>stinte, governate da meccanismi e leggi <strong>di</strong>fferenti. La psicosomatica<br />
(scritta senza il trattino) fa capo, invece, ad un’antropologia <strong>di</strong><br />
globalità secondo cui viene postulata a priori un’unità inscin<strong>di</strong>bile, olistica.<br />
Non esistono confini interni tra psichico e somatico e le due componenti<br />
svolgono una stessa funzione inglobante sa cui deriva una scambievole reciprocità.<br />
Le orgini dell’uomo sono nella psicosomatica (scritta senza trattino).<br />
Negli anni il termine “psicosomatico” è stato utilizzato nei contesti più<br />
<strong>di</strong>sparati rischiando <strong>di</strong> assumere significati vaghi e ambigui; è quin<strong>di</strong> necessario<br />
chiarire alcuni dei significati che esso assume quando viene utilizzato<br />
nei contesti clinici o <strong>di</strong> ricerca. C. Trombini e F. Baldoni (2001) ne hanno<br />
evidenziato alcuni, come riportato qui <strong>di</strong> seguito. Può riferirsi alla convinzio-
- 78 -<br />
ne o al sospetto che un <strong>di</strong>sturbo corporeo abbia un’origine psichica. Con il<br />
concetto <strong>di</strong> malattia psicosomatica si è in<strong>di</strong>cato per lungo tempo una categoria<br />
<strong>di</strong> patologie me<strong>di</strong>che che si riteneva avessero una causa psicologica, per<br />
<strong>di</strong>stinguerle dalle altre la cui origine era organica. Si tratta <strong>di</strong> una concezione<br />
del rapporto causa-effetto <strong>di</strong> tipo lineare che risulta molto semplicistica e<br />
che ancora oggi, purtroppo, molti me<strong>di</strong>ci e psicologi adottano nel trattare<br />
<strong>di</strong> psicosomatica. In realtà non esiste una malattia che sia solo psichica o<br />
solo somatica; può in<strong>di</strong>care l’influenza <strong>di</strong> fattori psicologici <strong>di</strong> processi corporei,<br />
e si parla in questo caso <strong>di</strong> sintomi psicofisiologici. Gli aspetti psicologici<br />
vengono stu<strong>di</strong>ati in relazione a quelli corporei, insieme ad altri <strong>di</strong> natura<br />
sociale o ambientale, in una prospettiva multifattoriale, anche se ancora<br />
legata ad una concezione causale <strong>di</strong> tipo lineare; può riguardare l’influenza<br />
che i processi corporei, sani o patologici, possono avere sulla psiche; ad<br />
esempio, una malattia cronica può avere effetti sulla qualità della vita e favorire<br />
l’insorgenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi psicologici ed emotivi. Il termine più appropriato<br />
è somatopsichico. Può essere utilizzato per riferirsi a quelle con<strong>di</strong>zioni<br />
patologiche nelle quali le funzioni <strong>di</strong> un organo o <strong>di</strong> un apparato risultano<br />
alterate, senza che sia identificabile una base biologica. Si parla allora <strong>di</strong> sintomi<br />
funzionali o fenomeni <strong>di</strong> somatizzazione, con la conseguenza <strong>di</strong> una<br />
sofferenza psichica ed emotiva. Può essere utilizzato per in<strong>di</strong>care un tipo <strong>di</strong><br />
personalità che pre<strong>di</strong>spone allo sviluppo <strong>di</strong> malattie: la personalità psicosomatica,<br />
ad esempio, viene riferita a pazienti con caratteristiche <strong>di</strong> alessitimia,<br />
che manifestano una <strong>di</strong>fficoltà a riconoscere ed esprimere le proprie emozioni<br />
e che tendono a viverle sul piano somatico. Può in<strong>di</strong>care lo stile comunicativo<br />
o la modalità <strong>di</strong> relazione tipica <strong>di</strong> una famiglia all’interno della<br />
quale uno o più membri sono pre<strong>di</strong>sposti ad ammalarsi somaticamente: le<br />
famiglie <strong>psicosomatiche</strong>. Può descrivere una modalità <strong>di</strong> approccio al paziente<br />
nella quale si tengano presenti sia le componenti corporee sia quelle<br />
psicologiche, ambientali e sociali. L’esempio è il modello biopsicosociale,<br />
che è uno degli orientamenti più influenti della psicosomatica moderna. I<br />
<strong>di</strong>versi significati che può assumere il termine psicosomatico rendono l’idea<br />
delle contrad<strong>di</strong>zioni che si incontrano affrontando questa problematica che<br />
se non si specifica il quadro teorico <strong>di</strong> riferimento. F. Antonelli, presidente<br />
della Società italiana <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Psicosomatica, in un famoso articolo, “Le<br />
nuove frontiere della me<strong>di</strong>cina psicosomatica” (Me<strong>di</strong>cina Psicosomatica,<br />
1980) sottolinea che la psicosomatica, come ogni <strong>di</strong>sciplina scientifica, necessita<br />
<strong>di</strong> modelli teorici <strong>di</strong> riferimento che propongono sempre nuovi mo<strong>di</strong><br />
<strong>di</strong> comprendere le <strong>di</strong>namiche <strong>di</strong> un fenomeno e testimoniano il progre<strong>di</strong>re<br />
della ricerca scientifica. La SIMP (Società Italiana <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Psicosomatica)<br />
nel maggio del 1997 ha approvato un consensus statement sulla psicosomatica<br />
a cura <strong>di</strong> Ferruccio Antonelli e Massimo Bion<strong>di</strong> che, anche se non un<br />
animante adottato e <strong>di</strong>scutibile su alcuni punti, è comunque un ampio punto<br />
<strong>di</strong> riferimento per chi si interessa <strong>di</strong> psicosomatica. Con tali professionisti<br />
come portavoce, la me<strong>di</strong>cina psicosomatica si pone come obbiettivo <strong>di</strong> riumanizzare<br />
il rapporto me<strong>di</strong>co-paziente, <strong>di</strong> recuperare il vissuto <strong>di</strong> malato e<br />
delle sue emozioni, piuttosto che focalizzare l’attenzione sulla malattia, e <strong>di</strong><br />
integrare, tra i fattori <strong>di</strong> rischio delle malattie fisiche, le variabili <strong>di</strong> personalità,<br />
gli stili <strong>di</strong> vita, i modelli comportamentali, le relazioni interpersonali.
- 79 -<br />
Ciò non significa sminuire l’importanza della malattia né pretendere che attraverso<br />
questa via si “guarisca” la malattia, ma dare importanza al malato e<br />
alla relazione me<strong>di</strong>co-paziente per fare in modo che il paziente accetti meglio<br />
ciò che nella sua malattia è inevitabile. In tale ottica, la psicosomatica<br />
moderna, tenendo conto delle vane <strong>di</strong>fficoltà a cui va incontro, deve adottare<br />
un modello multi<strong>di</strong>mensionale dell’essere umano che permetta <strong>di</strong> integrare<br />
para<strong>di</strong>gmi <strong>di</strong>versi che considerino gli aspetti <strong>di</strong> natura psicologica,<br />
biologica, relazionale, sociale e ambientale, tollerandone le <strong>di</strong>fferenze e le<br />
contrad<strong>di</strong>zioni. Prima ancora <strong>di</strong> Cartesio nel mondo greco presocratico e<br />
sofista sapienti della maggior parte delle culture del Me<strong>di</strong>o ed Estremo<br />
Oriente cercarono <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare un principio unico che spiegasse la vita. In<br />
Omero, ed ancora <strong>di</strong> più in Platone ed in Aristotele, seppur con una <strong>di</strong>versa<br />
impostazione <strong>di</strong> pensiero, possiamo rilevare alcuni spunti <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina psicosomatica<br />
antica. Omero, padre della poesia e del pensiero mitico greco, con<br />
“psiche” e “soma” spiega rispettivamente “l’anima” e il “corpo”, i quali assumono<br />
un significato completamente <strong>di</strong>verso da quello teorizzato in Platone<br />
e in Aristotele, che hanno segnato il pensiero filosofico fino al Me<strong>di</strong>oevo.<br />
Per Omero il soma è il corpo privo <strong>di</strong> potenzialità, quin<strong>di</strong> morto. L’anima,<br />
invece, è strettamente collegata alla corporeità e allo stesso tempo, separata<br />
dal corpo, è un’ombra che solo reincarnandosi potrà riacquistare memoria.<br />
Platone nella sua filosofia separa il mondo delle idee (èidos) da quello della<br />
materia in<strong>di</strong>stinta (caos). Egli ritiene che solo il mondo delle idee sia immutabile<br />
e fonte <strong>di</strong> conoscenza, mentre quello concreto, della materia in<strong>di</strong>stinta,<br />
può essere solo oggetto <strong>di</strong> opinioni. Platone vede l’origine <strong>di</strong> tutte le cose<br />
nell’anima, intesa come principio unitario <strong>di</strong> ogni possibile senso umano,<br />
che esiste <strong>di</strong> per sé e trascende il corpo: L’idea. Questa <strong>di</strong>stinzione tra idee e<br />
mondo materiale è rimasta nei secoli alla base del pensiero occidentale, <strong>di</strong>ventando<br />
il cuore della nostra visone scientifica. Aristotele riprende il pensiero<br />
del suo maestro Platone e parla <strong>di</strong> dualismo intrinseco (isomorfismo =<br />
unità <strong>di</strong> forma e materia), con un prevalere dell’anima sul corpo, dove l’anima<br />
nulla sembra poter patire né fare senza il corpo (Agresta, 1997). La filosofia<br />
<strong>di</strong> Cartesio (Descartes, 1596-1650) segna ufficialmente la nascita della<br />
scienza moderna e la separazione netta tra spirito e materia, definendo le<br />
due realtà in corpo (res extensa) e spirito (res cogitans). Il corpo ed il mondo<br />
della realtà sono concreti, possono essere scomposti in parti e stu<strong>di</strong>ati me<strong>di</strong>ante<br />
l’osservazione; il pensiero, invece, il carattere, le emozioni, restano<br />
dominio assoluto della filosofia, non hanno estensione e non sono <strong>di</strong>visibili<br />
(Trombini, Baldoni, 2001). Cartesio, con la famosa frase cogito ergo sum, ha<br />
separato la mente dal corpo ed ha affidato alla mente il compito <strong>di</strong> controllare<br />
il corpo invece che identificare l’uomo occidentale con l’organismo intero<br />
(Capra, 1999). La chiave per stu<strong>di</strong>are la mente si trova nella riflessione<br />
su sé stessi e nel <strong>di</strong>alogo con gli altri; la chiave per stu<strong>di</strong>are il corpo consiste<br />
nell’analizzarlo come un lavoro <strong>di</strong> biomeccanica. Per conoscere ciò che è<br />
complesso, <strong>di</strong>ceva Cartesio, stu<strong>di</strong>ate ciò che è semplice. Stu<strong>di</strong>ate un germe e<br />
alla fine saprete qualcosa sulla malattia che vi è associata. Egli, infatti, sviluppa<br />
una visione molto elaborata dell’essere umano, ritenendo che possa essere<br />
stu<strong>di</strong>ato come una macchina nel suo funzionamento corporeo e come<br />
tale essere descritto. Secondo Cartesio l’anima dell’uomo risiede nella
- 80 -<br />
ghiandola pineale, oggi nota come sede <strong>di</strong> produzione della melatonina, al<br />
centro del cervello, punto nel quale si ha un contatto, ovvero dove particelle<br />
<strong>di</strong> materia trasportate dai nervi comunicherebbero all’anima i mutamenti<br />
del corpo (tuttavia spirito e materia sono come due ingranaggi nella stessa<br />
macchina ma senza una possibile interazione). Questa visione interna frammentata<br />
dell’uomo rispecchia anche la sua concezione del mondo esterno,<br />
visto come un insieme <strong>di</strong> oggetti ed eventi separati. Il concetto <strong>di</strong> uomomacchina<br />
<strong>di</strong> Cartesio ha favorito il prevalere della visone meccanicistica e<br />
deterministica che è alla base della scienza occidentale, molto vicina all’uomo<br />
stu<strong>di</strong>ato dalla nostra me<strong>di</strong>cina. Il funzionamento corporeo è descritto<br />
come conseguenza <strong>di</strong> un rapporto lineare causa-effetto in cui il sistema nervoso<br />
centrale e i me<strong>di</strong>atori neuroendocrini assumono molta importanza. Lo<br />
spirito occidentale, con Cartesio ed altri come portavoce (Spinoza, Leibniz.<br />
Galileo, Newton), focalizzandosi sulla ricerca della scientificità a tutti i costi,<br />
me<strong>di</strong>ante la conoscenza razionale, l’obbiettività del metodo, l’approccio sperimentale,<br />
ha finito col perdere <strong>di</strong> vista i bisogni umani, le emozioni, le esperienze<br />
soggettive, relegandole al luogo del mistero, inaccessibile allo stu<strong>di</strong>o<br />
scientifico. L’essere umano, in tale visione meccanicistica, finisce per <strong>di</strong>ventare<br />
troppo analitico, oggettivo, concettuale, impersonale e concepito come<br />
un insieme <strong>di</strong> organi e funzioni, allontanandosi dal senso <strong>di</strong> unicità e dalla<br />
complessità del reale (Frigoli, Cavalleri, Otolenghi, 2000). Ciò ha portato<br />
all’insod<strong>di</strong>sfazione della scienza ufficiale e <strong>di</strong> conseguenza alla nascita <strong>di</strong> meto<strong>di</strong><br />
<strong>di</strong> cura non tra<strong>di</strong>zionali, nel tentativo <strong>di</strong> trovare risposte ai bisogni dell’uomo<br />
all’interno <strong>di</strong> una visione multi<strong>di</strong>sciplinare e complessa che vede<br />
nell’integrità psicosomatica le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> salute e malattia. Lo spirito<br />
orientale si fa portavoce <strong>di</strong> una visione organicistica dove tutte le cose sono<br />
collegate tra loro, sono solo <strong>di</strong>fferenti aspetti della stessa realtà ultima. La<br />
concezione mistica orientale è sintetica, integrativa, non sistematica, intuitiva,<br />
soggettiva, imme<strong>di</strong>ata ed agisce sotto la spinta emozionale primor<strong>di</strong>ale.<br />
In Oriente e nella società primitive, anche se con modalità <strong>di</strong>verse, anima e<br />
corpo non sono considerate entità separate l’una dall’altra; l’uomo è il microcosmo<br />
dell’universo. Questo modo <strong>di</strong> essere nel mondo dell’uomo esprime<br />
l’intrinseca ricerca <strong>di</strong> unificazione degli opposti, l’Unità al <strong>di</strong> sopra <strong>di</strong><br />
tutto che permette la convivenza armonica degli stessi (Frigoli, Cavallari,<br />
Ottolenghi, 2000). Gli aspetti <strong>di</strong> relazione tra l’uomo ed il cosmo (ambiente),<br />
tra anima e corpo, delineano un iniziale punto d’incontro <strong>di</strong> temi che<br />
saranno poi sviluppati ai nostri tempi. Forse, se avessimo una visione più ampia<br />
del mondo, volgendo lo sguardo all’Oriente, capiremmo meglio l’Occidente.<br />
In Oriente l’uomo, come tutto il cosmo, rappresenta la manifestazione<br />
dell’energia creatrice in una visione unitaria <strong>di</strong> mente-corpo. Qualunque<br />
sia la patologia il sintomo che manifestiamo, il nostro stato naturale è quello<br />
dell’incertezza e della salute. Il principio fondamentale della me<strong>di</strong>cina tibetana,<br />
infatti, è che non si può curare il corpo separandolo dallo spirito. La<br />
me<strong>di</strong>cina tra<strong>di</strong>zionale cinese fa dell’uomo un microcosmo energetico in interscambio<br />
continuo con il macrocosmo. L’Ayurveda, la scienza degli antichi<br />
In<strong>di</strong>ani, afferma la purezza del corpo, della mente, del linguaggio come fondamento<br />
del benessere umano; le stesse basi concettuali e applicative valgono<br />
per l’agopuntura, lo yoga, la riflessologia, lo shiatzu, il reiki, l’omeopatia,
- 81 -<br />
la fitoterapia, la macrobiotica, che nel loro concetto <strong>di</strong> salute fanno propria<br />
una visione olistica dell’uomo, e quin<strong>di</strong> della me<strong>di</strong>cina. La finalità <strong>di</strong> queste<br />
pratiche è <strong>di</strong> rispondere al bisogno terapeutico <strong>di</strong> cura e più profondamente<br />
<strong>di</strong> risolvere il vuoto esistenziale proprio dell’uomo moderno, lacerato da<br />
una <strong>di</strong>mensione corporea sempre più estranea e una psiche sempre più in<br />
grado <strong>di</strong> proporsi come garante della sod<strong>di</strong>sfazione dei bisogni più imme<strong>di</strong>ati.<br />
Anche agli inizi della cultura occidentale la tra<strong>di</strong>zione ippocratica, con<br />
la sua interrelazione fra corpo, mente e ambiente, aveva orientato lo stu<strong>di</strong>o<br />
delle malattie in modo totalizzante. Rispetto all’arte della guarigione, Ippocrate<br />
aveva evidenziato l’importanza delle forze risanatrici intrinseche agli<br />
organismi viventi; il ruolo del me<strong>di</strong>co era quello <strong>di</strong> aiutare le persone, con<br />
sostanze tratte dalla terra, ad esempio minerali specifici, a sviluppare il processo<br />
<strong>di</strong> guarigione senza arrecare danno al malato. Secondo Ippocrate la<br />
malattia è un’entità unica che invade tutto l’organismo e si manifesta con<br />
sintomi dell’organo più colpito; l’organismo poi, con le sue emozioni, passioni,<br />
umori, è legato così strettamente alla natura da creare un’unità inscin<strong>di</strong>bile.<br />
Ogni malattia che si manifesta nel corpo doveva essere stu<strong>di</strong>ata nelle<br />
sue cause psicologiche, così come ogni <strong>di</strong>fficoltà emotiva doveva essere<br />
esplorata nei suoi effetti somatici. Questo approccio olistico <strong>di</strong> tipo me<strong>di</strong>co e<br />
terapeutico, con le varie filosofie e scoperte innovative che si sono man<br />
mano affermate nella storia, ha subito profon<strong>di</strong> cambiamenti. Con Cartesio,<br />
come si è detto, assistiamo a concezioni innovative nello stu<strong>di</strong>o dell’uomo:<br />
anatomia, fisiologia e patologia. Da allora la me<strong>di</strong>cina, definita scientifica si<br />
è andata sempre più affermando non solo come metodo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, ma anche<br />
come approccio all’uomo e alle sue problematiche. La moderna psicosomatica,<br />
all’interno <strong>di</strong> questa cornice filosofica-scientifica, si è andata sempre<br />
più delineando in una pluralità <strong>di</strong> orientamenti teorici che vanno dalle<br />
scienze biologiche fino alle <strong>di</strong>scipline sociali. Tra questi, la concezione psicosomatica<br />
ispirata alla psicoanalisi riveste ancora oggi un ruolo <strong>di</strong> fondamentale<br />
importanza. La psicoanalisi nacque nel periodo a cavallo tra il XIX e XX<br />
secolo, con gli stu<strong>di</strong> e l’opera <strong>di</strong> un giovane neurologo viennese, Sigmund<br />
Freud, che la propose come metodo <strong>di</strong> trattamento dei <strong>di</strong>sturbi mentali.<br />
Freud utilizzò il metodo della cura con le parole, uno strumento totalmente<br />
<strong>di</strong>verso da quello <strong>di</strong> natura chimica, fisica, biologica, usato fino ad allora<br />
dalla pratica me<strong>di</strong>ca. Anche se con enormi <strong>di</strong>fficoltà, riuscì a crearsi spazio<br />
all’interno del mondo me<strong>di</strong>co e scientifico e soprattutto nel contesto razionalista<br />
che caratterizzava la me<strong>di</strong>cina d’inizio Novecento. Le straor<strong>di</strong>narie<br />
osservazioni sui <strong>di</strong>sturbi isterici <strong>di</strong> Freud costituirono una pietra miliare nella<br />
costruzione del pensiero psicosomatico. Era l’epoca in cui la neurologia<br />
scopriva che a determinati sintomi, ad esempio una paralisi motoria, corrispondeva<br />
una precisa lesione in una determinata area del cervello; Freud,<br />
con i suoi stu<strong>di</strong> pioneristici sull’isteria, rivelò una importante verità scientifica,<br />
ovvero che le pazienti isteriche con la loro sintomatologia, violano le<br />
leggi della me<strong>di</strong>cina. L’apparato psichico aveva il potere <strong>di</strong> indurre mo<strong>di</strong>ficazioni<br />
e sintomi anche gravi a livello corporeo e un trattamento <strong>di</strong> tipo psicologico<br />
come quello della parola poteva curare i <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> tipo somatico.<br />
Un altro elemento importante che il pensiero psicoanalitico introdusse nella<br />
concezione psicosomatica, oltre alla cura della parola come strumento tera-
- 82 -<br />
peutico, fu una concezione simbolica della malattia. L’isteria aveva un preciso<br />
significato all’interno della vita del malato; i sintomi, oltre ad avere<br />
un’origine psicologica, erano correlati anche a situazioni specifiche della<br />
vita emotiva, istintuale e relazionale del malato; ciò voleva <strong>di</strong>re che se il conflitto<br />
psicologico era centrato, ad esempio, intorno al fatto che un paziente<br />
non voleva “vedere” una determinata situazione, il sintomo isterico si presentava<br />
sotto forma <strong>di</strong> una cecità isterica (Frigoli, Cavallari, Ottolenghi,<br />
2000). Gli stu<strong>di</strong> sull’isteria fornirono un’ottima chiave <strong>di</strong> lettura per altre<br />
forme <strong>di</strong> malattia, andando oltre la rivoluzionaria scoperta delle cause psicologiche<br />
dell’isteria e affermando oggi che esiste una <strong>di</strong>fferenza tra una malattia<br />
che colpisce, ad esempio, l’apparato car<strong>di</strong>o-circolatorio e una che colpisce<br />
l’apparato <strong>di</strong>gerente. Un ulteriore fattore <strong>di</strong> grande rilevanza che contribuì<br />
alla nascita della moderna concezione psicosomatica è la scoperta<br />
dell’inconscio, il più importante contributo che la psicoanalisi ha dato al<br />
pensiero moderno. Freud scoprì che tutto ciò che è rimosso dalla coscienza<br />
ha un effetto rilevante, “<strong>di</strong>namico” sulla personalità, e che gli avvenimenti<br />
<strong>di</strong>menticati a livello <strong>di</strong> coscienza agiscono poi a livelli più profon<strong>di</strong>. La parte<br />
sommersa, non <strong>di</strong>rettamente visibile, può essere conosciuta attraverso lo stu<strong>di</strong>o<br />
<strong>di</strong> fenomeni come i lapsus, gli atti mancati, i sogni, le fantasie inconsce,<br />
il transfert e i sintomi delle malattie, che se adeguatamente interpretati possono<br />
rendere conscio ciò che l’inconscio cela. Freud parlò per la prima volta<br />
<strong>di</strong> pulsione definendola una sorta <strong>di</strong> spinta, <strong>di</strong> carica energetica che fa tendere<br />
l’organismo verso una meta; egli scoprì come la pulsione nascesse dal<br />
corpo e dovesse poi trovare uno sbocco. Se tale sbocco si scontrava con le<br />
inibizioni, le angosce, i conflitti nevrotici <strong>di</strong> cui soffriva il paziente, si presentava<br />
la malattia psichica e/o fisica. Anche l’originaria concezione <strong>di</strong> Freud<br />
della malattia, che nel corso dell’evoluzione del pensiero psicoanalitico è<br />
stata mo<strong>di</strong>ficata, precisata, corretta, contiene una grande verità psicosomatica:<br />
la frustrazione delle esigenze del corpo si manifesta nell’uomo sotto forma<br />
<strong>di</strong> malattia (Frigoli, Cavallari, Ottolenghi, 2000). Il pensiero <strong>di</strong> Freud fu<br />
enormemente con<strong>di</strong>zionato dalle osservazioni <strong>di</strong> Groddeck, che interpretava<br />
tutte le malattie organiche alla luce dei conflitti inconsci e come linguaggio<br />
dell’Es (Lalli, 1997). Ogni malattia, secondo Groddeck, è causata da noi<br />
stessi come mezzo simbolico <strong>di</strong>fensivo per scaricare le nostre angosce. L’Es<br />
esprimeva l’esistenza <strong>di</strong> una “forza da cui veniamo vissuti” anche in una polmonite,<br />
in un cancro o in una car<strong>di</strong>opatia; esprime il concetto <strong>di</strong> “inconscio<br />
allargato” dove psiche e soma sono una cosa sola (Cagli, 2002). L’inconscio<br />
parla attraverso il corpo, <strong>di</strong>ceva Groddeck, esprimendo anche ciò che l’Io, la<br />
parte più evoluta dell’uomo, non <strong>di</strong>rebbe mai, in quanto soggetto alla censura.<br />
Egli riteneva che tutte le malattie rappresentassero segnali del corpo<br />
attraverso cui l’inconscio comunica all’esterno l’esistenza <strong>di</strong> un conflitto<br />
emotivo irrisolto e non razionalizzato. Influenzato dai contributi <strong>di</strong> Reich<br />
sulla “corazza caratteriale” e i meccanismi <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa, Groddeck parla del corpo<br />
come <strong>di</strong> un libro aperto in cui è possibile leggere le paure, i desideri, le<br />
esperienze, le lotte e le sconfitte. Egli ha più <strong>di</strong> tutti valorizzato la centralità<br />
dell’Es, inteso come origine della vita istintuale, del corpo e delle sue manifestazioni,<br />
considerandolo come espressione <strong>di</strong> una libido che la psicoanalisi<br />
classica aveva elaborato solo dal punto <strong>di</strong> vista psichico (Frigoli, Cavallari,
- 83 -<br />
Ottolenghi, 2000). Si deve però a F. Alexander, uno psicoanalista ungherese,<br />
il tentativo <strong>di</strong> mettere a punto il primo modello psicosomatico con l’introduzione<br />
del concetto <strong>di</strong> nevrosi vegetativa (termine che in<strong>di</strong>ca i <strong>di</strong>sturbi dell’equilibrio<br />
omeostatico) e le nuove ricerche sull’effetto degli stati <strong>di</strong> attivazione<br />
fisiologica cronica generata da emozioni inappropriate agli stimoli.<br />
Egli ha posto le fondamenta della scuola psicosomatica americana, attiva<br />
negli Stati Uniti intorno agli anni Trenta; fondò il “Chicago Institute for<br />
Psychoanalysis” (Agresta, 1997), continuando il lavoro intrapreso da Freud e<br />
insieme ad H. F. Dunbar fondò l’influente rivista Psycosomatic Me<strong>di</strong>cine,<br />
che <strong>di</strong>venne un prestigioso punto <strong>di</strong> riferimento per le pubblicazioni scientifiche<br />
in questo campo ed anche per le terapie brevi (Trombini, Baldoni,<br />
2001). Ad Alexander si deve l’aver sottolineato il ruolo, nell’ambito dei <strong>di</strong>sturbi<br />
psicosomatici, del sistema nervoso autonomo, detto anche sistema<br />
nervoso vegetativo, sull’impronta degli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Walter Cannon, il primo che<br />
concluse che l’organismo gode <strong>di</strong> una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> auto mantenimento<br />
della salute, l’omeostasi, e che molte sue funzioni sono controllate dal sistema<br />
nervoso centrale. La grande intuizione <strong>di</strong> Alexander riguarda la funzione<br />
<strong>di</strong> regolatore del sistema nervoso autonomo, <strong>di</strong>viso in “simpatico” e “parasimpatico”,<br />
agendo il primo sull’attività, il secondo sulla “passività” (Frigoli,<br />
Cavallari, Ottolenghi, 2000). L’attività riguarda fenomeni come: aumento<br />
della frequenza car<strong>di</strong>aca, della pressione arteriosa, del ritmo respiratorio in<br />
situazioni che richiedono meccanismi <strong>di</strong> attivazione, come ad esempio la<br />
lotta o la fuga; si ha invece passività o risparmio fisiologico quando non essendo<br />
più necessaria l’attivazione, l’organismo deve ritornare nello stato <strong>di</strong><br />
quiete e risparmiare dal punto <strong>di</strong> vista adattivo le energie fisiche preziose<br />
alla sua sopravvivenza. Secondo Alexander, se l’azione è inibita, ovvero se<br />
cronicamente l’organismo si trova in “preparazione” o in una “situazione <strong>di</strong><br />
allarme”, il sistema stimolato è in continua iperattività e ciò può portare a<br />
<strong>di</strong>sturbi funzionali e a lesioni organiche. Ciò avviene, ad esempio, quando<br />
una determinata situazione esterna suscita una reazione emotiva come ansia,<br />
rabbia, paura ed il corpo subisce delle rapide mo<strong>di</strong>ficazioni fisiologiche,<br />
come l’aumento dei battiti car<strong>di</strong>aci, l’accelerazione del respiro ed altre più<br />
profonde e non visibili (ghiandole endocrine che rilasciano ormoni utili per<br />
sostenere le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> allarme, inibizione delle funzioni alimentari, e<br />
così via). Se le con<strong>di</strong>zioni esterne, le nostre inclinazioni personali, i vincoli<br />
sociali e culturali ci impe<strong>di</strong>scono <strong>di</strong> eliminare la causa della reazione emotiva,<br />
l’attivazione fisiologica viene costantemente mantenuta, si cronicizza<br />
provocando alterazioni organiche. Alexander classifica i <strong>di</strong>sturbi psicosomatici<br />
a seconda che <strong>di</strong>pendano da una situazione cronica <strong>di</strong> iperstimolazione<br />
del sistema simpatico o del sistema parasimpatico, rappresentando tali situazioni<br />
il punto <strong>di</strong> partenza per l’insorgenza della patologia psicosomatica. All’iperstimolazione<br />
cronica del sistema simpatico appartengono i <strong>di</strong>sturbi<br />
car<strong>di</strong>aci, vascolari, il <strong>di</strong>abete, le cefalee, l’ipertensione arteriosa; all’iperstimolazione<br />
cronica del sistema parasimpatico appartengono le coliti, l’ulcera,<br />
l’asma e i <strong>di</strong>sturbi intestinali. Nel primo caso c’è un’inibizione dell’aggressività,<br />
nel secondo caso un’inibizione dei bisogni <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza (Agresta,<br />
1997). Il punto fondamentale <strong>di</strong> questo modello è che il comportamento<br />
aggressivo determina un’iperattivazione del sistema neuroendocrino (ipota-
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lamo-ipofisi-surrene/sistema simpatico) con un coinvolgimento, in particolare,<br />
del sistema circolatorio. L’inibizione esterna, impedendo il manifestarsi<br />
<strong>di</strong> impulsi aggressivi, produrrebbe nei soggetti un ulteriore innalzamento<br />
del sistema circolatorio, determinando la comparsa <strong>di</strong> forme <strong>di</strong> patologia<br />
come, ad esempio, l’ipertensione arteriosa ed altre patologie soprain<strong>di</strong>cate.<br />
Il bisogno <strong>di</strong> nutrimento inappagato e la percezione della propria <strong>di</strong>pendenza<br />
infantile comporta, invece, un’iperattivazione, secondo Alexander, si<br />
esprimerebbe attraverso una ipersecrezione ghiandolare ed una ipercontrattilità<br />
delle pareti gastriche. Il risultato <strong>di</strong> questa continua iperattività secretoria<br />
può manifestarsi con ulcera gastrica, coliti, asma, <strong>di</strong>sturbi intestinali riguardanti<br />
l’iperstimolazione del sistema parasimpatico. Le teorie <strong>di</strong> Alexander<br />
rivoluzionarono gli stu<strong>di</strong> sulla psicosomatica affrontando per la prima<br />
volta il problema dell’origine delle malattie in una prospettiva “multifattoriale”.<br />
Egli, infatti, riteneva che i fattori emotivi svolgessero un importante<br />
ruolo, interagendo con gli altri elementi somatici e ambientali all’interno <strong>di</strong><br />
un unico processo. Fedele alle teorie <strong>di</strong> Freud, Alexander sottolineò che<br />
sono le prime esperienze infantili che determinano modelli <strong>di</strong> risposte <strong>di</strong>verse:<br />
i traumi legati alla nascita, il clima emotivo in cui vive il soggetto nell’infanzia,<br />
il bagaglio ere<strong>di</strong>tario e le malattie organiche patite nell’infanzia<br />
potrebbero aumentare la vulnerabilità <strong>di</strong> determinati organi. Nasce così<br />
spontanea la domanda: perché, allora, nell’in<strong>di</strong>viduo si manifesta una patologia<br />
specifica tra le varie del gruppo; ovvero, perché ad esempio, un blocco<br />
nell’aggressività può portare un in<strong>di</strong>viduo a soffrire <strong>di</strong> emicrania e un altro<br />
<strong>di</strong> artrite? Per rispondere a questi interrogativi Alexander sviluppò la teoria<br />
del conflitto specifico, secondo la quale ciò che genera una patologia ed un<br />
processo <strong>di</strong> somatizzazione non è solo la natura dell’emozione dominata da<br />
stati <strong>di</strong> attività o passività, ma soprattutto l’intensità del conflitto che il soggetto<br />
sperimenta rispetto a tali stati, quin<strong>di</strong> i tratti qualitativi della sua personalità.<br />
Alexander, e forse questo è il punto debole del suo pensiero, definì i<br />
conflitti specifici per ciascuna delle malattie classiche sulla base del tipo <strong>di</strong><br />
personalità, utilizzando non solo i profili <strong>di</strong> personalità della Dunbar, ma<br />
due importanti costrutti che caratterizzano due aree della patologia contemporanea<br />
nei paesi occidentali: il profilo <strong>di</strong> tipo A (Friedman e Rosenman,<br />
1959), che caratterizzava le persone che presentano problemi nell’area car<strong>di</strong>ovascolare<br />
(competizione, irritabilità, aggressività, ostilità, <strong>di</strong>ffidenza,<br />
ecc.); il profilo <strong>di</strong> tipo C (Temoshok, 1985), che caratterizza le persone con<br />
<strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> cancro (negazione delle proprie emozioni, proiezione dei propri<br />
bisogni negli altri, passività, ecc.) (Tomassoni, Solano, 2003). Oggi, la<br />
teoria della specificità del conflitto formulata da Alexander conserva ancora<br />
un notevole valore, anche se la sua importanza è stata considerevolmente ri<strong>di</strong>mensionata.<br />
F. Dunbar, me<strong>di</strong>co e psicoanalista, ha lasciato numerosi scritti<br />
sulla psicosomatica e ha lavorato molto su casi clinici attraverso l’uso della<br />
<strong>di</strong>agnosi psico<strong>di</strong>namica, costruendo profili <strong>di</strong> personalità dei pazienti ulcerosi,<br />
car<strong>di</strong>opatici, asmatici, ecc.; ogni profilo si riferiva a pazienti con caratteristiche<br />
personologiche simili “una sorte <strong>di</strong> cliché caratteriale per ogni malattia<br />
psicosomatica” (Agresta, 1997). La Dunbar ha parlato così <strong>di</strong> una personalità<br />
car<strong>di</strong>opatica, una personalità dell’iperteso, una personalità pre<strong>di</strong>sposta<br />
agli incidenti e così via, ritenendo che ci fosse nella personalità psico-
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somatica una sorta <strong>di</strong> fragilità specifica, come un punto debole sul quale si<br />
scaricherebbero le situazioni stressanti che la persona incontra nel corso<br />
della vita. Si ricollega così ad Alexander, ritenendo che qualsiasi emozione<br />
possa contribuire a produrre un <strong>di</strong>sturbo organico e che solo la vulnerabilità<br />
dell’organo leso sia responsabile della localizzazione della malattia, non negando<br />
che anche altri fattori, non emotivi, possano determinare la qualità<br />
della risposta fisiologica. Il lavoro della Dunbar, anche se importante dal<br />
punto <strong>di</strong> vista clinico, ha molti limiti. Fu accusata, infatti, <strong>di</strong> focalizzarsi solo<br />
sugli aspetti del comportamento osservabile a livello esteriore, senza analizzare<br />
i vissuti inconsci da cui, secondo la prospettiva psico<strong>di</strong>namica, traggono<br />
origine le emozioni umane (Canali, Pani, 2003). Alle innovazioni pioneristiche<br />
<strong>di</strong> Freud e <strong>di</strong> Groddeck, algi stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Alexander e a quelli della Dunbar<br />
seguirono stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> altri specialisti <strong>di</strong> formazione psicoanalitica. Tra i più eminenti<br />
citiamo L. A. Chiozza, della scuola argentina, il quale ritiene che alla<br />
base <strong>di</strong> ogni <strong>di</strong>sturbo psicosomatico ci sia una specifica fantasia inconscia.<br />
Le idee o le fantasie inconsce sono chiavi <strong>di</strong> innervazione degli affetti ed il<br />
sintomo somatico costituisce lo sviluppo <strong>di</strong> tale idea inconscia (Lalli, 1997).<br />
Il sintomo che si manifesta nel paziente non è casuale, ma è caricato <strong>di</strong> un<br />
senso che in<strong>di</strong>ca una specifica <strong>di</strong>namica inconscia collegata al fallimento <strong>di</strong><br />
un rapporto interpersonale significativo, soprattutto nei primi anni <strong>di</strong> vita,<br />
che si manifesta come conversione nel somatico. Corpo e anima, pertanto,<br />
vanno considerati come un insieme che li rende paragonabili a due facce<br />
della stessa medaglia. Questi concetti rappresentano un contributo importante,<br />
in quanto un sintomo va inserito all’interno del ciclo vitale del paziente<br />
e proprio in questo senso ogni patologia dovrebbe essere vista come “patobiografica”,<br />
cioè una sorta <strong>di</strong> biografia me<strong>di</strong>ca che racchiude la storia delle<br />
malattie <strong>di</strong> un paziente e si intreccia con la storia della persona intesa in senso<br />
tra<strong>di</strong>zionale. Stu<strong>di</strong>are la patobiografia <strong>di</strong> un paziente significa anche leggere<br />
la sua patologia non come un’arida sequenza <strong>di</strong> fatti biologici, ma<br />
come un susseguirsi <strong>di</strong> eventi problematici legati alle <strong>di</strong>namiche conflittuali<br />
della psiche (Frigoli, Cavallari, Ottolenghi, 2000). Pur nell’ambito <strong>di</strong> un<br />
orientamento strettamente psicoanalitico, Chiozza propone un <strong>di</strong>verso approccio<br />
al problema psicosomatico fornendo una “risignificazione” della<br />
malattia nel contesto dell’esistenza, fino a comprendere che la malattia non<br />
può che presentarsi in quel momento e in quel modo. Quello <strong>di</strong> Chiozza<br />
non è solo un modello <strong>di</strong> comprensione, ma anche e soprattutto un modello<br />
operativo, in quanto l’interpretazione e la restituzione <strong>di</strong> senso al paziente<br />
è <strong>di</strong> per sé terapeutica. J. Mc Dougall, tra i più noti psicoanalisti francesi<br />
contemporanei, ha parlato del corpo come del teatro dove si svolgono le<br />
trame della vita psichica; il corpo gioca il suo dramma analitico come in una<br />
rappresentazione teatrale. Ritiene che negli stati psicosomatici il corpo è<br />
come se <strong>di</strong>ventasse folle, iperfunziona oppure inibisce le funzioni somatiche<br />
normali, suggendo anche ai processi fisiologici. Mc Dougall sostiene che le<br />
emozioni precoci intense minacciano l’integrità psicofisica e costringono la<br />
persona ad erigere una barriera <strong>di</strong>fensiva potentissima (rimozione primaria)<br />
per preservare la sopravvivenza psichica e rendere il campo inaccessibile alla<br />
consapevolezza (désaffection) - (Mc Dougall, 1990). A tal proposito, approfon<strong>di</strong>sce<br />
lo stu<strong>di</strong>o dell’alexitimia ritenendola la caratteristica fondamentale
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del malato psicosomatico, e sostiene che l’in<strong>di</strong>viduo psicosomatico-alessitimico<br />
utilizza il tipo <strong>di</strong> <strong>di</strong>fese simile a quelle utilizzate dal soggetto psicotico<br />
<strong>di</strong> fronte alla frammentazione fisica e mentale e alla confusione riguardo al<br />
corpo come contenitore. Sono persone che hanno innalzato barriere <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa<br />
per prevenire il ritorno <strong>di</strong> esperienze traumatiche che minacciano il<br />
senso <strong>di</strong> identità ed integrità, tant’è che la Mc Dougall parla <strong>di</strong> désaffection<br />
nel caso del paziente che non è capace <strong>di</strong> restare in contatto con le proprie<br />
emozioni (Agresta, 1997). Insieme ai fenomeni psicosomatici, considera<br />
ogni attacco alla salute o all’integrità fisica in cui entra in gioco un fattore<br />
psicologico, ad esempio le pre<strong>di</strong>sposizioni agli incidenti fisici, sottolineando<br />
la tendenza a “rompere” con molti aspetti della vita, ma che non potendo<br />
sempre farlo, le persone rompono inconsapevolmente loro stessi; l’inclinazione<br />
ad ammalarsi, la tossico<strong>di</strong>pendenza stessa come un tentativo “psicosomatico”<br />
<strong>di</strong> venire a capo del dolore mentale ricorrendo a sostanze esterne<br />
che tranquillizzano la mente e aboliscono in via provvisoria il conflitto psichico<br />
(Mc Dougall, 1990). Quanto espresso da Mc Daougall non è altro che<br />
la scia degli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Winnicott e del modello psico<strong>di</strong>namico in cui si sottolinea<br />
come il mentale si costituisca progressivamente come evoluzione del somatico.<br />
Nel corso dello sviluppo, il neonato che precedentemente considerava<br />
il proprio corpo, il mondo interno ed il mondo esterno come un insieme<br />
non organizzato, impara a <strong>di</strong>fferenziare le sensazioni interne da quelle<br />
esterne e le espressioni affettive. Man mano che le funzioni cognitive si autonomizzano<br />
da quelle affettive il bambino comincia ad elaborare gli affetti in<br />
unità dotate <strong>di</strong> significato. Questo processo interno <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenziazione dal<br />
somatico allo psichico non avviene secondo una spinta puramente fisiologica<br />
innata, ma è modulato dalla relazione primaria con la figura materna,<br />
quella che Winnicott chiama hol<strong>di</strong>ng. Sulla base del modello psico<strong>di</strong>namico<br />
in psicosomatica si afferma, così, che il <strong>di</strong>sturbo psicosomatico è un deficit<br />
evolutivo, in quanto le funzioni mentali non consentono al soggetto <strong>di</strong> elaborare<br />
adeguatamente le proprie emozioni a livello simbolico. Conseguentemente<br />
si puntualizza che il <strong>di</strong>sturbo psicosomatico non è solo un deficit intrapsichico<br />
ma soprattutto un deficit relazionale. Nella prospettiva cognitivocomportamentale<br />
il <strong>di</strong>sturbo psicosomatico viene letto come il risultato del<br />
modo in cui il soggetto elabora le sensazioni corporee, in base alle cognizioni<br />
e alle esperienze passate e al conseguente comportamento. Il soggetto<br />
che avverte un comune sintomo somatico (affaticamento, cefalea, insonnia,<br />
ecc.), in determinate circostanze e sotto l’influenza <strong>di</strong> fattori associativi<br />
come aspettative, ansie, paure, può essere indotto a prestare attenzione a<br />
determinati stimoli provenienti dal proprio corpo e ad amplificarli. Barsky &<br />
Klerman (1983) definiscono questa modalità somatic amplification (amplificazione<br />
somatica), la tendenza, cioè, ad amplificare selettivamente il livello fisiologico<br />
delle sensazioni fisiche e ad attribuire loro un significato <strong>di</strong> sintomo.<br />
Il filtro <strong>di</strong> attenzione selettiva, insieme ad altri filtri associati, possono<br />
condurre ad assunti <strong>di</strong> base (credenze e pensieri automatici) che, non coscienti,<br />
sfuggono al controllo volontario e si inse<strong>di</strong>ano automaticamente. La<br />
persona comincia a pensare in maniera catastrofica, stabilendo connessioni<br />
<strong>di</strong> tipo associativo e non logico fra gli eventi, riportando sensazioni fisiche<br />
comuni a cui dà un significato <strong>di</strong> malattia. La cristallizzazione dei meccanismi
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alla base dell’attenzione selettiva e dei pensieri automatici può portare alla<br />
formazione degli stili <strong>di</strong> coping, ovvero modalità cognitive e comportamentali<br />
<strong>di</strong> reagire agli stimoli in modo stereotipato senza adattarsi alle <strong>di</strong>verse con<strong>di</strong>zioni<br />
<strong>di</strong> realtà. Uno degli stili <strong>di</strong> coping più utilizzati in campo psicosomatico<br />
è l’abnormal ilness behavior (il comportamento <strong>di</strong> malattia), ovvero il persistente<br />
stile <strong>di</strong>sadattivo della persona che si vive come malata nonostante non<br />
ci siano evidenti riscontri organici e/o clinici (Porcelli, Todarello, 2004).<br />
L’in<strong>di</strong>viduo vive immerso in una molteplicità <strong>di</strong> stimoli che tendono a mo<strong>di</strong>ficare<br />
le sue con<strong>di</strong>zioni precedenti e che richiedono un’azione continua <strong>di</strong><br />
riadattamento. L’apparato cognitivo funge da filtro nei confronti degli stressor<br />
esterni ed interni facendo in modo che si verifichi solo in alcuni casi<br />
un’attivazione emozionale, con i suoi correlati comportamentali e biologici.<br />
Sia nel caso <strong>di</strong> eventi che <strong>di</strong> situazioni stressanti, la reazione emozionale che<br />
ne consegue <strong>di</strong>pende, oltre che dall’intensità dello stressor, da <strong>di</strong>versi fattori<br />
quali il ricordo <strong>di</strong> esperienze precedenti e delle relative modalità <strong>di</strong> controllo,<br />
associazioni a livello simbolico con altri eventi o situazioni, inferenze anticipative<br />
sulle conseguenze dell’evento e consapevolezza delle conseguenze<br />
delle proprie reazioni sulla rete <strong>di</strong> rapporti sociali ed interpersonali. Tutti<br />
questi fattori con<strong>di</strong>zionano sia il comportamento che la reazione biologica<br />
che si accompagna all’attivazione emozionale. La terapia cognitivo-comportamentale,<br />
nata verso la metà del secolo scorso, analizza gli schemi comportamentali<br />
e cognitivi del paziente cercando <strong>di</strong> identificare e mo<strong>di</strong>ficare quelli<br />
<strong>di</strong>sfunzionali appresi sulla base <strong>di</strong> una pre<strong>di</strong>sposizione genetica e costituzionale.<br />
Il presupposto è che la sofferenza ha origine dall’appren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong><br />
comportamenti e schemi mentali nocivi e <strong>di</strong>storti che producono la malattia.<br />
L’intervento, centrato sul paziente, mira a mo<strong>di</strong>ficare schemi <strong>di</strong> reazione<br />
stimolo-risposta formulando un programma che rinforzi il cambiamento<br />
spesso con l’ausilio della tecnologia (videoregistrazioni, macchine per il biofeedback,<br />
ecc.). La psicoterapia cognitiva-comportamentale è una procedura<br />
metodologica che ha <strong>di</strong>mostrato la sua efficacia specie nel trattamento<br />
della depressione e dei <strong>di</strong>sturbi ossessivi-compulsivi. Un’importante <strong>di</strong>fferenza<br />
tra il modello psico<strong>di</strong>namico e quello cognitivista è che l’origine del <strong>di</strong>sturbo<br />
psicosomatico nel modello psico<strong>di</strong>namico avviene alla base, ovvero<br />
nel deficit evolutivo delle funzioni <strong>di</strong> simbolizzazione e <strong>di</strong> elaborazione degli<br />
affetti; nel modello cognitivista, invece l’origine del <strong>di</strong>sturbo psicosomatico<br />
avviene successivamente, sulla base del modo <strong>di</strong> pensare e <strong>di</strong> comportarsi in<br />
seguito ad una particolare sensazione somatica o vissuto <strong>di</strong> malattia. Le prime<br />
teorie del comportamentismo (Watson, Skinner, Wolpe, ecc.) non tenevano<br />
conto della libera volontà dell’in<strong>di</strong>viduo e delle variabili interne, intrapsichiche,<br />
non <strong>di</strong>rettamente osservabili. Successivamente, con l’approccio<br />
cognitivo (Ellis, Beck, Kelly, ecc.), si considerava la funzione svolta dai processi<br />
<strong>di</strong> pensiero nel regolare i comportamenti <strong>in<strong>di</strong>viduali</strong>. Sono stati evidenziati,<br />
ad ogni modo, alcuni limiti: spesso, l’approccio cognitivo-comportamentale<br />
risulta troppo focalizzato sul sintomo e <strong>di</strong>venta <strong>di</strong>fficile lavorare sul<br />
superamento dei conflitti profon<strong>di</strong>. Tale approccio, inoltre, utilizza un modello<br />
prevalentemente “educativo” dove al cliente viene insegnato l’abilità<br />
ad affrontare problemi reali, ponendosi non come guaritori ma come insegnanti,<br />
addestratori. Sul versane dell’applicazione sociale della formazione il
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risultato è chiaro ed efficare, ma non si può <strong>di</strong>re lo stesso sul versante clinico<br />
(Goldfried, 2002). La poca attenzione che si dà alle variabili relazionali, all’ascolto<br />
della persona piuttosto che del sintomo, rende <strong>di</strong>fficile la terapia<br />
ed una migliore qualità della vita (Giusti, Montanari, Montanarella, 1997).<br />
Volgendo lo sguardo ancora più lontano nell’ampliare i presupposti teorici<br />
della visione psicosomatica, consideriamo il filone della ricerca psicofisiologica,<br />
che, già dagli anni ’40, si sviluppa soprattutto in America, ed è promosso<br />
da illustri esponenti <strong>di</strong> quegli anni come Wolf, Hinkle ed altri. Wolf, insieme<br />
ad Hinkkle, riprende il concetto <strong>di</strong> stress <strong>di</strong> Selye, il primo ad usare in<br />
senso moderno tale concetto e a definirlo come una risposta adattiva e <strong>di</strong>fensiva<br />
non specifica dell’organismo ad ogni richiesta dell’ambiente. Lo<br />
stress non è necessariamente un fattore negativo, tant’è che si è soliti <strong>di</strong>stinguere<br />
te eustress, attivazione positva delle energie, dal <strong>di</strong>stress, attivazione<br />
negativa vissuta come <strong>di</strong>sagio e sintomo della malattia. Le reazioni non specifiche<br />
<strong>di</strong> cui parla Selye si esplicano in tre fasi: reazione <strong>di</strong> allarme, resistenza,<br />
esaurimento; queste tre fasi caratterizzano la sindrome generale <strong>di</strong> adattamento<br />
(Frigolo, Cavallari, Ottolenghi, 2000). Durante la fase <strong>di</strong> allarme<br />
vengono stimolati il sistema nervoso simpatico (SAM: sympatho-adrenomedullary),<br />
e il sistema HPA (Hypothalamo-pituitary-adrenocortisol). Durante<br />
la fase <strong>di</strong> resistenza <strong>di</strong> ha l’iperstimolazione degli stessi sistemi, dal momento<br />
che il meccanismo omeostatico del corpo cerca <strong>di</strong> compensare gli effetti fisiologici<br />
degli stressor. Se, invece, l’organismo non riesce a fronteggiare gli<br />
stressor si ha l’esaurimento. I sintomi dell’esaurimento si possono manifestare<br />
come malattia o morte, in caso <strong>di</strong> prolungata esposizione agli stressor<br />
(Bolle et al., vol. 2, 2002). Wolf, a partire da questi stu<strong>di</strong>, afferma che la malattia<br />
psicosomatica implica una risposta ad una situazione <strong>di</strong> stress continuo.<br />
L’organismo reagisce naturalmente ad uno stimolo dannoso con specifici<br />
meccanismi <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa; il problema, infatti, nasce quando le richieste sono<br />
eccessive o quando sono troppo prolungate nel tempo; se la stimolazione<br />
<strong>di</strong>venta cronica, anche la reazione lo <strong>di</strong>venterà e ciò porta a lungo termine<br />
ad alterazioni patologiche. Questi stu<strong>di</strong>, anche se con dei limiti derivanti da<br />
una concezione meccanicistica dell’in<strong>di</strong>viduo o da una riduzione allo stimolo-risposta<br />
rispetto alla complessità delle reazioni <strong>in<strong>di</strong>viduali</strong>, sono interessanti<br />
perché focalizzano l’attenzione sulla relazione psicofisiologica della<br />
persona con l’ambiente, a <strong>di</strong>fferenza della psicoanalisi che si era limitata,<br />
invece, all’esame delle componenti emotive <strong>di</strong> essa. Più tar<strong>di</strong>, le ricerche<br />
sulla psiconeuroendecrinoimmunologia (PNEI), sviluppatasi negli anni ’80,<br />
mettono in evidenza l’interazione dei vissuti psichici con il funzionamento<br />
del sistema nervoso, che agisce attraverso il sistema endocrino ed il sistema<br />
immunitario; le basi dell’unità olistica psicofisica danno una migliore comprensione<br />
delle relazione tra mente e corpo. Una visione olistica in cui la<br />
psiche, ossia il pensiero, la coscienza e l’emozione <strong>di</strong>ventano elementi flui<strong>di</strong><br />
e <strong>di</strong>namici <strong>di</strong>rettamente implicati in ogni processo nervoso, endocrino e immunitario.<br />
Queste ricerche <strong>di</strong>sconfermano ciò che fino a tempi recenti si<br />
era sempre ritenuto, ovvero che il sistema immunitario agisce in maniera<br />
piuttosto in<strong>di</strong>pendente. Tali stu<strong>di</strong>, infatti, descrivono le svariate connessioni<br />
neuroanatomiche, neurochimiche e neuroendocrine tra il cervello e il sistema<br />
immunitario stabilendo che tra questi esistono strette relazioni e che
- 89 -<br />
alterazioni in un sistema evocano alterazioni nell’altro (Boll et al., vol. 3,<br />
2002). In tale circolarità <strong>di</strong> complessi meccanismi legati allo stress, la malattia<br />
psicosomatica deriva sia da un effetto locale <strong>di</strong>retto, sia dalla risposta degli<br />
“organi bersaglio” ai sitemi coinvolti, sia dagli squilibri delle loro reciproche<br />
interazioni. Questo approccio si rifà alle ricerche <strong>di</strong> Alexander e alla<br />
concezione dell’uomo come un organismo costituito da strati, che corrispondono<br />
a veri e propri filtri (filtro cognitivo e filtro emozionale), in cui la<br />
risposta allo stress è data dalla progressiva azione <strong>di</strong> strati o filtri sempre più<br />
profon<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa che hanno una funzione <strong>di</strong> adattamento e contemporaneamente<br />
possono rendere complessa una risposta ad un evento stressante<br />
semplice. Il dato più sconcertante, infatti, è la produzione contemporanea<br />
<strong>di</strong> neuro pepti<strong>di</strong>, particolari proteine, sia a livello centrale da parte del sistema<br />
nervoso, con funzioni <strong>di</strong> neuromodulazione, sia a livello periferico da<br />
parte <strong>di</strong> cellule appartenenti a sistemi <strong>di</strong>versi quali il sistema endocrino o<br />
immunitario, ponendo il problema del significato funzionale <strong>di</strong> questa doppia<br />
rappresentazione polipepti<strong>di</strong>ca centrale e periferica. Le scoperte della<br />
neurofisiologa Can<strong>di</strong>ce Pert (1988) sui neuro pepti<strong>di</strong> in<strong>di</strong>cano che essi devono<br />
essere considerati delle molecole “psichiche”, in quanto non trasmettono<br />
solo informazioni ormonali e metaboliche, ma “emozioni” e segnali psicofisici:<br />
ogni stato emotivo (amore, paura, piacere, dolore, ansia, ira, ecc.),<br />
con le sue complesse sfumature chiamate sentimenti, è veicolato nel corpo<br />
da specifici neuro pepti<strong>di</strong>. Prima si supponeva che le sostanze chimiche<br />
coinvolte nella trasmissione nervosa fossero <strong>di</strong> un solo tipo, i neurotrasmettitori,<br />
molecole semplici, eccitatrici o inibitrici, a struttura non plipepti<strong>di</strong>ca e<br />
a rapida inattivazione, attualmente identificate in noradrenalina, adrenalina,<br />
serotonina, acetilcolina, Gaba (acido gamma amino butirrico), dopamina.<br />
Ora si sa che la stessa cellula nervosa libera anche neuro pepti<strong>di</strong> (fenomeno<br />
chiamato “cotrasmissione”), molecole più grosse e più complesse.<br />
Con una vita più lunga, così che ogni impulso, durante il suo tragitto, viene<br />
modulato dai neurotrasmettitori, dai neuro pepti<strong>di</strong> e dal tipo dei recettori<br />
coinvolti. I neuro pepti<strong>di</strong> e i loro recettori sono stati rinvenuti in ogni parte<br />
del corpo e non soltanto nel sistema nervoso e la meccanica dell’attivazioneinibizione<br />
è stata soppiantata dalla logica più complessa della “neuromodulazione”.<br />
Lo psicologo francese Jean-Francois Lambert, riguardo al processo<br />
<strong>di</strong> neuromodulazione, ha valutato le possibili variazioni <strong>di</strong> comunicazione in<br />
una singola sinapsi <strong>di</strong> un neurone fino alle migliaia <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenti possibilità.<br />
Egli ha <strong>di</strong>mostrato che in questo nuovo modello del sistema nervoso, mentre<br />
i neurotrasmettitori classici servono a trasmettere segnali alquanto aspecifici<br />
ed elementari, i neuromodulatori neuropepti<strong>di</strong>ci hanno durata relativamente<br />
lunga, sono numerosi, e con funzioni integrate, tanto che si parla<br />
<strong>di</strong> sistemi neuro pepti<strong>di</strong>ci, ed esercitano la loro azione su aree sinaptiche assai<br />
vaste modulando le centinaia <strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> impulsi elementari che attraversano<br />
le vie nervose, così da influenzare funzioni sempre più complesse e il<br />
comportamento stesso. Egli ha affermato che l’intero corpo “pensa” che<br />
ogni cellula o parte del corpo “sente” e prova “emozioni”, elabora le proprie<br />
informazioni psicofisiche e le trasmette ad ogni parte attraverso una fittissima<br />
rete <strong>di</strong> comunicazioni (Pert, 1988). Finalmente la me<strong>di</strong>cina scopre<br />
che il corpo non è una macchina e l’antica <strong>di</strong>visione tra mente e corpo non
- 90 -<br />
ha più ragione <strong>di</strong> sussistere: al vecchio concetto bisogna sostituire quello <strong>di</strong><br />
psicosoma (bodymind), in cui ogni aspetto psicofisico umano è visto come<br />
parte <strong>di</strong> un’unica organica realtà. Alla base <strong>di</strong> questo modello costruttivista<br />
l’essere umano è considerato come un’unità inscin<strong>di</strong>bile <strong>di</strong> corpo (sistemi:<br />
endocrino ed immunitario) e mente (aspetti neurologici o cognitivi) passando<br />
biologicamente da coinvolgimenti emotivi a risposte più profonde ra<strong>di</strong>cate<br />
nel corpo come il cancro, le malattie reumatiche, il <strong>di</strong>abete e così via. Si<br />
può così comprendere come un grave <strong>di</strong>sturbo mentale non possa essere<br />
separato da un’uguale alterazione dell’identità corporea. Uno degli aspetti<br />
più significativi delle ricerche sulla psiconeuroimmunologia è che le variabili<br />
psicosociali quali esperienze <strong>di</strong> stress, depressione, scarso supporto sociale,<br />
<strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> <strong>coppia</strong>, e nelle relazioni ed altre influenzano i processi <strong>di</strong> malattia<br />
attraverso il loro effetto sul sistema immunitario (Boll et alii. Vol. 3,<br />
2002). La maggior parte degli esperti in PNEI, smitizzano le conoscenze tra<strong>di</strong>zionali<br />
sullo stress, ad<strong>di</strong>rittura cercano <strong>di</strong> evitare totalmente l’uso del termine<br />
“stress” e parlano <strong>di</strong> “fattori psicosociali” nella malattia. Questri fattori<br />
comprendono un’ampia gamma <strong>di</strong> aspetti: lo stile <strong>di</strong> vita della persona, il<br />
suo lavoro, il luogo <strong>di</strong> residenza, il sesso, la razza, lo status sociale, la personalità<br />
dell’in<strong>di</strong>viduo, tutti fattori che sembrano notevolmente coinvolti nell’insorgere<br />
delle malattie. Le ricerche del dottor Ishigami dell’Istituto Ishigami<br />
<strong>di</strong> Osaka, in Giappone, che ha lavorato prevalentemente con pazienti<br />
affetti da tubercolosi, hanno evidenziato, inoltre, un importante aspetto: le<br />
persone non sono organi bersaglio in<strong>di</strong>fesi <strong>di</strong> qualsiasi evento stressante che<br />
incontrano nella vita, ma il modo in cui percepiscono questi attacchi alla<br />
loro salute mentale e fisica produce una grande <strong>di</strong>fferenza per la risposta<br />
corporea. Altre ricerche <strong>di</strong> Seligman evidenziano che lo stress acuto, <strong>di</strong> breve<br />
durata, può indebolire il sistema immunitario più che gli stress prolungati<br />
nel tempo che possono cessare <strong>di</strong> avere effetti negativi oltre un certo limite.<br />
Non solo le persone possono abituarsi a colpi durissimi, ma è possibile che<br />
<strong>di</strong>ventino più resistenti a causa <strong>di</strong> essi. Tali ricerche sono state approfon<strong>di</strong>te<br />
anche da altri stu<strong>di</strong>osi. Spielberg Crier parlano <strong>di</strong> “stress minimo”, cioè <strong>di</strong><br />
elementi costanti della vita quoti<strong>di</strong>ana che non prevedono incontri con la<br />
morte o con gli stress maggiori della vita, ma sono meno drammatici come:<br />
lavorare con colleghi con i quali è <strong>di</strong>fficile porsi in relazione, il ritardo <strong>di</strong> un<br />
volo aereo, essere impreparati <strong>di</strong> fronte a imprevisti quoti<strong>di</strong>ani, contrattempi<br />
più banali, importanti oppure no, che sono fattori <strong>di</strong> indebolimento del<br />
sistema immunitario (Locke, Colligan, 2001). Nonostante negli ultimi<br />
vent’anni sia stato approfon<strong>di</strong>to lo stu<strong>di</strong>o dell’immunologia, si è ancora lontani<br />
da una piena comprensione, data la complessità del sistema immunitario<br />
e delle sue componenti. Le ricerche attuali cercano soprattutto <strong>di</strong> determinare<br />
i meccanismi immunologici specificatamente coinvolti; in particolare,<br />
cercano <strong>di</strong> risalire a quale tipi <strong>di</strong> stressor influenzano il sistema immunitario,<br />
quanti cambiamenti sono calcolabili e quali sono le <strong>di</strong>fferenze <strong>in<strong>di</strong>viduali</strong><br />
sensibili alla vulnerabilità del sistema immunitario (Boll et alii, vol. 3,<br />
2002). Capire questi meccanismi aiuta la ricerca ad identificare i fattori più<br />
vulnerabili allo stress e a definire il tempo <strong>di</strong> azione per capirne meglio il rischio.<br />
Anche se è noto che gli interventi psicosociali mirano a ridurre lo<br />
stress e a valorizzare gli stili <strong>di</strong> coping migliorando la qualità della vita, la ri-
- 91 -<br />
cerca attuale in PNEI sta ancora cercando <strong>di</strong> valutare l’estensione degli<br />
effetti sul sistema immunitario e l’influenza sulla saluta psichica.<br />
(fine prima parte) (La seconda parte verrà pubblicata sul n. 45).<br />
Bibliografia: consultare il volume.<br />
* Questo testo è tratto dal volume: Salute e malattia psicosomatica: significato, <strong>di</strong>agnosi<br />
e cura, Giusti E., Bonessi A., Garda V., (2006), Capitolo 3 pag. 97 - 127, E<strong>di</strong>trice Sovera,<br />
Roma.<br />
Ringraziamenti: Si ringrazia il Prof. E. Giusti per la pubblicazione <strong>di</strong> questo interessantissimo<br />
lavoro, tratto dall’importante pubblicazione.<br />
°Edoardo Giusti è Presidente dell’AISPEC e <strong>di</strong>rettore della scuola <strong>di</strong> specializzazione in<br />
Psicoterapia Integrata autorizzata con Decreto Ministeriale. E’ professore a contratto presso<br />
la Scuola <strong>di</strong> specializzazione in Psicologia Clinica dell’Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Padova.<br />
Svolge attività <strong>di</strong> ricerca clinica e <strong>di</strong> supervisone <strong>di</strong>dattica per i psicoterapeuti.<br />
In<strong>di</strong>rizzo dell’Autore: Prof. Edoardo Giusti<br />
°°Alessandra Bones,si è Psicologa psicoterapeuta e consulente in sessuologia clinica. Svolge<br />
attività privata ed opera in ambito scolastico sia con lo sportello d’ascolto sia conducendo<br />
gruppi <strong>di</strong> educazione socio-affettiva. Inoltre ha approfon<strong>di</strong>to la tematica del fenomeno<br />
dell’introversione come possibile fenomeno <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio.<br />
°°°Virginia Garda è Psicologa e psicoterapeuta, svolge attività privata a Roma e Salerno.<br />
Collabora con la Società Italiana <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Psicosomatica, sezione Salernitana. Si occupa<br />
<strong>di</strong> formazione e della conduzione dei gruppi esperienziali all’interno dei corsi ECM per<br />
me<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina <strong>di</strong> base.
- 92 -<br />
PROSPETTIVE IN LIBRERIA<br />
FAUSTO AGRESTA<br />
IL LINGUAGGIO DEL CORPO IN PSICOTERAPIA<br />
Glossario <strong>di</strong> Psicosomatica<br />
(Prefazione: Piero Parietti)<br />
Alpes Italia, Roma: I E<strong>di</strong>zione, marzo 2010, pagg. 272; Euro:19,00<br />
“Il linguaggio del corpo in psicoterapia”: Libreria “E<strong>di</strong>son”, Pescara: Presentazione Libro <strong>di</strong> F. Agresta<br />
il 20 giugno 2010. Da sin: Franco Farias, M.V. Costantini, F. Agresta, E. Faretta. e P. Parietti.<br />
DALLA PREFAZIONE <strong>di</strong> Piero Parietti<br />
“La psicosomatica è una <strong>di</strong>sciplina dai significati ambigui e dalle attribuzioni molteplici<br />
e spesso apparentemente antitetiche. Il collega Fausto Agresta è uno stu<strong>di</strong>oso serio ed<br />
appassionato che ha preso sul serio la psicosomatologia <strong>di</strong>ffondendone la conoscenza e<br />
cercando <strong>di</strong> strutturarne, per quanto possibile, i concetti esplicativi, sia nell’ambito della<br />
propria attività professionale <strong>di</strong> docente e <strong>di</strong> psicoterapeuta in<strong>di</strong>viduale e <strong>di</strong> gruppo, sia<br />
nel contesto della Società Italiana <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Psicosomatica quale organizzatore <strong>di</strong> Corsi,<br />
Convegni, come Coor<strong>di</strong>natore della Sezione <strong>di</strong> Pescare e <strong>di</strong> responsabile dell’ “area <strong>di</strong><br />
attività” degli Psicologi. È però anche l’autore <strong>di</strong> pubblicazioni interessanti ed originali <strong>di</strong><br />
cui gli esempi più significativi sono, a mio parere, il testo pubblicato nel 1997 “Malattie<br />
Psicosomatiche e Psicoterapia Analitica” e la rivista semestrale “Nuove Prospettive in Psicologia”<br />
giunta ormai al XXIII anno dalla sua fondazione ed al quarantesimo fascicolo. Il<br />
libro citato illustra infatti in maniera chiara, tanto la storia della Me<strong>di</strong>cina Psicosomatica,<br />
quanto la critica elencazione delle teorie e dei modelli teorici progressivamente elaborati,<br />
sempre con il supporto esplicativo <strong>di</strong> situazioni cliniche affrontate. Un testo che dovrebbe<br />
essere letto e stu<strong>di</strong>ato da quanti si occupano <strong>di</strong> psicosomatica. La “rivista”, tramite contributi<br />
originali e interviste a tutto campo a livello nazionale ed internazionale, ha trattato e<br />
tratta, <strong>di</strong> tutte le impostazioni <strong>di</strong> lavoro teoriche e pratiche tra<strong>di</strong>zionali, ma anche attuali<br />
in ambito psicologico (ma non solo) secondo un’ottica psicosomatologica. L’attuale pubblicazione<br />
costituisce un ulteriore importante contributo all’attività svolta, con merito<br />
e successo, dall’autore nella sua costante <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> conoscenza della psicosomatica,<br />
con una modalità pratica ed originale bene espressa dal suo titolo “IL LINGUAGGIO DEL<br />
CORPO IN PSICOTERAPIA” e dal sottotitolo: Glossario <strong>di</strong> Psicosomatica. Ritengo che il dare<br />
particolare risalto alla <strong>di</strong>mensione corporea in psicoterapia, ove comunemente predomina<br />
la <strong>di</strong>mensione del mentale, costituisca una precisa scelta dettata dall’orientamento psicosomatista<br />
dell’autore. Questo in quanto la chiamata in campo del “corpo” pone in primo
- 93 -<br />
piano la duplice caratterizzazione dello stesso tra “corpo reale” fondato sul co<strong>di</strong>ce biologico<br />
e focalizzato sulla oggettività della osservazione clinica, e “corpo vissuto” o fantasmatico,<br />
basato su <strong>di</strong> un co<strong>di</strong>ce simbolico ed espresso dalla soggettività in<strong>di</strong>viduale della persona sofferente.<br />
Differenziazione bene espressa dai fenomenologi <strong>di</strong> lingua tedesca, con i termini<br />
rispettivi <strong>di</strong> “koerper” [corpo biologico] e <strong>di</strong> “Leib” [corpo vissuto], che costituisce una<br />
artificiosa separazione sostanzialmente messa in atto nella operatività clinica dalla “me<strong>di</strong>cina”<br />
focalizzata sul koerper e dalla “psichiatria” centrata sul leib, e che la psicosomatica<br />
tende invece ad unificare soprattutto attraverso il coinvolgimento dei soggetti implicati in<br />
quella particolare relazione terapeutica che Michel Sapir ha in<strong>di</strong>cato con l’espressione <strong>di</strong><br />
“corpo a corpo tra me<strong>di</strong>co e paziente”. Formulazione che richiama l’influenza balintiana<br />
sulla impostazione culturale <strong>di</strong> questo autore francese che ha avuto un ruolo fondamentale<br />
assieme a quello <strong>di</strong> Boris Luban - Plozza nella scelta balintiana fatta dalla SIMP negli<br />
anni settanta del secolo scorso, per l’attività formativa dei propri soci. Due amici scomparsi<br />
quelli citati, il francese Michel e lo svizzero Boris, entrambi <strong>di</strong> origine russa e il maestro<br />
<strong>di</strong> origine ungherese Michael Balint, che hanno fortemente e positivamente influenzato<br />
l’atmosfera culturale della SIMP <strong>di</strong> cui Fausto Agresta è un autorevole esponente. Ma la<br />
chiamata in causa del corpo, secondo la prospettiva in<strong>di</strong>cata, comporta anche una possibilità<br />
<strong>di</strong> integrazione pratica tra le due componenti culturali, sorte nell’ambito della<br />
psicosomatica e della sua storia evolutiva, costituite da quelle che lo psichiatra Carlo<br />
Lorenzo Cazzullo, riconosciuto maestro e pioniere della me<strong>di</strong>cina psicosomatica in Italia,<br />
in<strong>di</strong>cava come “nosografica” e “metodologica”. La prima, quella “nosografica” prende<br />
(prendeva) in considerazione alcune particolari forme <strong>di</strong> malattia, definite appunto come<br />
“<strong>psicosomatiche</strong>”, la cui origine sarebbe da in<strong>di</strong>viduare in <strong>di</strong>namiche conflittuali psichiche<br />
inconsce somatizzate. La seconda, quella “metodologica” (più attuale), centrata non<br />
tanto sull’aspetto nosografico della malattia, quanto invece sul tipo <strong>di</strong> approccio da parte<br />
del terapeuta all’in<strong>di</strong>viduo comunque sofferente, considerato secondo una prospettiva<br />
globale comprendente anche la relazione terapeutica attivata. La chiamata in causa della<br />
relazione interpersonale tra l’in<strong>di</strong>viduo sofferente e l’in<strong>di</strong>viduo (professionista) che lo<br />
IL LINGUAGGIO<br />
DEL CORPO<br />
IN PSICOTERAPIA<br />
Glossario <strong>di</strong> Psicosomatica<br />
<strong>di</strong> FAUSTO AGRESTA<br />
Volume <strong>di</strong> 272 pagine<br />
Prezzo <strong>di</strong> copertina: € 19,00<br />
É possibile or<strong>di</strong>nare il volume<br />
a € 19,00 (+ spese <strong>di</strong> spe<strong>di</strong>zione):<br />
– scrivendo a: ALPES ITALIA srl,<br />
Via Cipro 77 - 00136 Roma<br />
– mandando una e-mail con i propri<br />
dati a: info@alpesitalia.it<br />
– telefonando o inviando un fax<br />
al numero: 06.39738315<br />
oppure<br />
– sul sito www.alpesitalia.it<br />
(€ 19,00 + 3,00 per spese <strong>di</strong><br />
spe<strong>di</strong>zione)<br />
Su richiesta presso le librerie
- 94 -<br />
assume in cura appare come un superamento della artificiale ed assurda sud<strong>di</strong>visione tra<br />
forme <strong>psicosomatiche</strong> e non <strong>di</strong> malattia. Nel glossario, che comporta la illustrazione <strong>di</strong><br />
terminologie molteplici con la citazione <strong>di</strong> modalità terapeutiche derivate da modelli teorici<br />
<strong>di</strong>versi ed arricchite dalla esemplificazione <strong>di</strong> casi clinici ricavati sia dalla letteratura,<br />
sia dalla esperienza clinica personale le problematiche prima in<strong>di</strong>cate trovano adeguata<br />
espressione. Al termine del libro nell’appen<strong>di</strong>ce “NUOVO TIPO DI INTERVENTO<br />
IN PSICOSOMATICA: Gruppoanalisi e Psicosomatica”, Agresta esplicita, anche con la<br />
citazione <strong>di</strong> esperienze cliniche affrontate, la propria modalità operativa esponendola,<br />
coraggiosamente (in quanto non spesso avviene), alle valutazioni ed alle critiche dei Lettori,<br />
quale base per riflessioni e possibili elementi <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussione tra addetti ai lavori ed<br />
anche questo è motivo <strong>di</strong> merito. Come ulteriore motivo <strong>di</strong> merito è l’avere voluto fornire<br />
un utile strumento <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o e <strong>di</strong> lavoro tramite l’elencazione <strong>di</strong> oltre mille in<strong>di</strong>cazioni<br />
bibliografiche sull’argomento.Tutti motivi quelli citati per cui ho accettato <strong>di</strong> buon grado<br />
<strong>di</strong> fornire una presentazione al lavoro dell’amico Fausto che ringrazio affettuosamente<br />
per la sua richiesta”.<br />
°Piero Parietti,<br />
Psichiatra, Psicoterapeuta, è Presidente della Società Italiana <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Psicosomatica<br />
(SIMP) e Responsabile della Formazione. È Direttore della Scuola ad in<strong>di</strong>rizzo Psicosomatico<br />
Riza, Milano.<br />
Ø Ø Ø<br />
NOTIZIE<br />
A Pescara le “DUE GIORNATE DI GRUPPI BALINT”<br />
(13/14 novembre, 2010) condotto da K. Rohr<br />
Si sono svolte a Pescara le “Due Giornate <strong>di</strong> Gruppi Balint” condotto da Klaus<br />
Rohr, psichiatra e psicoterapeuta svizzero, allievo <strong>di</strong> M. Bleuler, M. Boss, G. Bally<br />
e <strong>di</strong> M. Balint. Ricor<strong>di</strong>amo che il Dott. Rohr è stato Past President della Società<br />
Svizzera <strong>di</strong> Psicosomatica e Società Svizzera <strong>di</strong> Psicoterapia Me<strong>di</strong>ca; Conduttore<br />
Internazionale Federazione Gruppi Balint (Londra) e da poco è Socio Onorario<br />
della Federazione Svizzera Conduttori Gruppi Balint, insieme col Dott. A. Trenkel.<br />
Il Dott. Klaus Rohr tra i partecipanti del Gruppo Balint che ha condotto a Pescara. Ci scusiamo con<br />
alcuni dei partecipanti che non si vedono in foto: Agresta Domenico, Di Maio Luca, Giannandrea<br />
Alessandro, Sigillo Emilia.
- 95 -<br />
C’è stata una larga ed entusiastica partecipazione <strong>di</strong> professionisti psicoterapeuti,<br />
psicologi, me<strong>di</strong>ci, specializzan<strong>di</strong> e studenti. Il X Incontro <strong>di</strong> Gruppo Balint (più due<br />
Incontri a Lucerna, nello stu<strong>di</strong>o del Dott. Rohr, nel 1989 e ‘90), ha avuto luogo nella<br />
Sede del Centro <strong>di</strong> Psicologia, Psicosomatica clinica e Psicoterapia Analitica e<br />
<strong>di</strong> Gruppo (CSPP) <strong>di</strong> Pescara, <strong>di</strong>retta dal Dott. F. Agresta. Organizzazione: SIMP<br />
Pescarese, CSPP e N. Prospettive in Psicologia.<br />
≤ ≤ ≤<br />
CONGRESSO NAZIONALE SIMP del 2011:<br />
“PREGIUDIZIO E TERAPIA”<br />
a partecipazione internazionale<br />
Parma, 19 - 22 maggio 2011<br />
(PRIMO ANNUNCIO)<br />
– XXIII Congresso Nazionale SIMP PARMA: 19-22 maggio 2011 “PREGIUDI-<br />
ZIO E TERAPIA”. Presidenti: Piero Parietti, Giampaolo Lai, Carlo Maggini<br />
SIMP PESCARESE (Coor<strong>di</strong>natore: Dott. Fausto Agresta) - Proposta:<br />
- SIMPOSIO: “Psicoterapia Integrata: il processo terapeutico della Psicosomatica<br />
e della Psichiatra”<br />
1. Fer<strong>di</strong>nando Pellegrino (Salerno): “Psichiatria <strong>di</strong> Liason e Psicosomatica”<br />
2. Maria Vincenza Costantini (Chieti): ”La Rappresentazione del corpo nella mente”<br />
3. Fausto Agresta, AnnaMaria Rotondo (Pescara): “La funzione del sogno in<br />
psicoterapia psicosomatica. Caso Clinico”.<br />
– WORKSHOP: SIMP PESCARESE<br />
Gruppi esperienziali <strong>di</strong> Training Autogeno con Visualizzazioni Guidate.<br />
Conduttori: F. Agresta, A.M. Rotondo, A. Serroni, C. Pelusi<br />
Gruppi Balint con la Partecipazione del Dott. Klaus Rohr (Lucerna).<br />
Quote <strong>di</strong> iscrizione:<br />
Prima del 28 febbraio 2011: 200 euro per i soci SIMP; 300 euro per i non soci;<br />
100 euro per studenti e specializzan<strong>di</strong><br />
Oltre 28 febbraio 2011: 250 euro per i soci SIMP; 350 euro per i non soci; 150<br />
euro per studenti e specializzan<strong>di</strong><br />
Sede: Centro Congressi Camera <strong>di</strong> Commercio - Via Ver<strong>di</strong>, 2 - Parma<br />
Presidenti del Congresso: Piero Parietti, Giampaolo Lai, Carlo Maggini<br />
Comitato scientifico: i membri del <strong>di</strong>rettivo Simp eletto, i coor<strong>di</strong>natori delle sezioni<br />
locali, i responsabili d’area, i rappresentanti delle società scientifiche partner, altri<br />
a vario titolo da segnalare.<br />
Segreteria scientifica: presieduta da Antonino Minervino, composta da: Maria Zirilli,<br />
Fausto Agresta, Massimo Rosselli, Elisa Faretta, Carlo Simionato, Luisa Merati,<br />
Rocco Cacciacarne, Giovanna Bronzini, Massimo Rosselli, Antonio Suman.<br />
Per il programma vedere il Link del Congresso:<br />
“http://it.calameo.com/read/000364640236db109640e”
- 96 -<br />
≤ ≤ ≤<br />
Associazione IL NODO Group - Formazione, Consulenza e Ricerca<br />
TAVISTOCK & Portman NHS Foundation Trust<br />
CESMA <strong>di</strong> Elio Vera - La scuola dei manager<br />
Organizzano dal 24 al 27 Febbraio la 14° e<strong>di</strong>zione della Group<br />
Relations Conference Italiana: “Autorità, leadership e innovazione<br />
per organizzazioni che cambiano”; al Centro Convegni Villa Cagnola -<br />
Gazzada (VA). La Conference ha il compito primario <strong>di</strong> esplorare le relazioni<br />
interpersonali nei gruppi e nei sistemi organizzativi. Il lavoro si basa sul modello<br />
formativo frutto delle ricerche condotte dal Tavistock Clinic & Institute <strong>di</strong><br />
Londra. Si organizzeranno <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> eventi <strong>di</strong> gruppo per riprodurre la vita<br />
<strong>di</strong> un’organizzazione: i partecipanti daranno vita a tutti gli aspetti <strong>di</strong> un sistema<br />
organizzativo sperimentando “dal vivo” le modalità <strong>di</strong> nascita e <strong>di</strong> affermazione<br />
della leadership; in modo da compiere un percorso <strong>di</strong> consapevolezza per<br />
analizzare, trovare e comprendere nuove modalità <strong>di</strong> gestione del proprio ruolo e<br />
delle proprie responsabilità. Le organizzazioni spesso vivono situazioni <strong>di</strong> ansia<br />
e <strong>di</strong> incertezza per i profon<strong>di</strong> cambiamenti culturali e <strong>di</strong> mercato da affrontare,<br />
così “lo stato mentale” delle stesse, cioè quello che avviene “sotto la superficie”,<br />
deve venire stimolato per generare idee nuove. Nel corso <strong>di</strong> questa formazione<br />
i partecipanti impareranno ad usare sia gli strumenti dell’intelligenza analitica,<br />
razionale sia quelli più legati all’intelligenza emotiva. La lingua del Seminario<br />
sarà l’Italiano; l’Inglese potrebbe essere la seconda lingua. I partecipanti stranieri<br />
sono incoraggiati a iscriversi, poiché l’esperienza <strong>di</strong> lavorare con due lingue offre<br />
l’opportunità <strong>di</strong> osservare assunti culturali che altrimenti rimarrebbero nascosti.<br />
Direttore: Franca Fubini; Vice Direttore: Giovanni Foresti; Amministratori:<br />
Giampiero Divotti, Franco Tassone; Consigliere scientifico: Anton Obholzer.<br />
Per maggiori informazioni consultare il sito www.ilnodogroup.it, o inviare una mail<br />
ad ali2011@ilnodogroup.it.