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Storie e testimonianze dal carcere - Calomelano

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completamente lo spirito della Gozzini, escludendo del tutto dai<br />

benefici chi si era reso colpevole di alcuni crimini di particolare<br />

allarme sociale e prolungando i tempi d’accesso ai benefici<br />

medesimi per gli autori di altri, numerosi reati.<br />

Non solo l’area dei benefici si restringeva notevolmente (in molti<br />

casi addirittura annullandosi), ma si infrangeva di fatto il principio<br />

della individualità del trattamento, che era stato uno dei cardini<br />

della legge Gozzini. A contare, e a determinare la “qualità” della<br />

pena, ora era soltanto il tipo di reato; ragion per cui se<br />

disgraziatamente venivi coinvolto anche marginalmente, e con<br />

responsabilità personali minime, in uno dei reati che prevedevano<br />

l’annientamento dei benefici o l’allungamento dei tempi necessari<br />

per potervi accedere, ti ritrovavi – e in effetti ancora ti ritrovi –<br />

catapultato nei circuiti chiusi della carcerazione “cieca”, quella che<br />

ti taglia fuori <strong>dal</strong> mondo senza offrirti neppure una finestra di<br />

comunicazione con la vita esterna per un lunghissimo periodo, o<br />

addirittura fino al termine della pena.<br />

Da allora l’Ordinamento Penitenziario ha subito piccole ma<br />

costanti modifiche, che hanno finito per allontanarlo ulteriormente<br />

<strong>dal</strong> suo spirito originario, basato appunto sul carattere individuale<br />

della pena e del trattamento rieducativo. Ormai si ragiona<br />

praticamente soltanto in termini di tipologia di reato, e questo<br />

atteggiamento – che non tiene conto della singolarità di ogni<br />

persona, delle sue responsabilità ma anche delle sue potenzialità di<br />

recupero – viene rinfocolato ogni qual volta un fatto di cronaca<br />

particolarmente odioso o efferato scuote l’opinione pubblica,<br />

facendo prevalere la furia punitiva sul ragionamento e<br />

sull’oggettiva valutazione dei fatti. Il risultato è che le carceri di<br />

oggi, salvo rare eccezioni (le cosiddette “isole felici”, che poi<br />

davvero felici non sono, ma semmai soltanto “normali”), sono<br />

tornate a essere molto simili a quelle che la legge Gozzini si<br />

proponeva di “umanizzare”: buona parte dei detenuti non mette<br />

infatti il naso fuori fino al giorno della scarcerazione, e sono<br />

davvero pochi quelli a cui è concesso imboccare e percorrere con

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