Angelo Picco Barilari: Vendo la vita eterna a soli 100 euro!.pdf
Angelo Picco Barilari: Vendo la vita eterna a soli 100 euro!.pdf
Angelo Picco Barilari: Vendo la vita eterna a soli 100 euro!.pdf
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
esiste), o su quello dell’intelligenza o del<strong>la</strong> dialettica (che non ha), o su quello del<strong>la</strong><br />
creatività (nessuna) o del<strong>la</strong> personalità (malinconicamente: quel<strong>la</strong> di un bambino di 6 anni<br />
dall’aria frastornata che tutti i compagni prendono a flip nelle orecchie). Chi scrive è un<br />
intellettuale, o più semplicemente, se questa prudente litote non significasse già qualcosa<br />
di addirittura più impegnativo, uno che “pensa”. Bene, fatta questa precisazione, che spero<br />
possa almeno mettere al riparo il sottoscritto dall’accusa di foraggiare idealmente il più<br />
“vile e tiepido agnosticismo” del<strong>la</strong> società consumistica, vediamo di analizzare questo<br />
problematico, ma sul piano psicologico interessantissimo soggetto. <strong>Angelo</strong> <strong>Picco</strong> <strong>Bari<strong>la</strong>ri</strong>,<br />
dicevamo, è, clinicamente, un incapace. Osservandolo nei filmati che ri<strong>la</strong>scia lo si vede<br />
torcersi le mani, il suo eloquio è bleso e abburattato, impastato dal<strong>la</strong> scarsa salivazione;<br />
quando risponde non guarda quasi mai il suo interlocutore, tiene lo sguardo basso, il viso<br />
arrossisce; conclude sempre il discorso con un sorrisino sforzato e goffo. Ma perché<br />
insistiamo su questa sua povera e martoriata immagine pubblica? Perché insistervi<br />
quando, in fondo, ognuno ha il carattere che ha (anche se, sospetto, sempre quello che si<br />
merita…)? Il motivo è semplice: un uomo è <strong>la</strong> somma di diversi aspetti, di molteplici<br />
caratteristiche, psicofisiche, comportamentali, re<strong>la</strong>zionali, ma anche, naturalmente,<br />
professionali, <strong>la</strong>vorative, intellettuali, ecc., che costituiscono <strong>la</strong> realtà comprensiva di un<br />
uomo e, aggiungiamo, son tutte cose che si vedono, che stanno lì, sotto gli occhi di tutti<br />
(tutti sanno tutto di tutti, più o meno consapevolmente). I concetti e gli obiettivi che si<br />
assumono, gli ambienti che si scelgono e le professioni che si portano avanti, gli studi che<br />
si intraprendono e le re<strong>la</strong>zioni che si intrecciano non sono semplici accessori del<strong>la</strong> <strong>vita</strong> di<br />
ciascuno di noi. Sono fattori che condeterminano il nostro rapporto con le cose e con noi<br />
stessi, il nostro modo di vedere il mondo, di capirlo e di “decodificarlo”, e questo in virtù di<br />
una adeguazione inconsapevole delle aspettative, delle proiezioni, delle identificazioni<br />
egoistiche e autoremunerative ai domini emotivi e agli orizzonti pratici che l’esistenza<br />
permette di volta in volta. Adesso, <strong>la</strong> domanda che vien lecito porsi è <strong>la</strong> seguente:<br />
nell’ipotesi che questa “presa fenomenologica” sia universale, che cioè quello che<br />
sembriamo siamo, o siamo anche, e che <strong>la</strong> realtà si dia sempre attraverso e dentro i “segni”,<br />
nello spessore e nel<strong>la</strong> grana del<strong>la</strong> voce, dello sguardo, del movimento, come non chiedersi<br />
se effettivamente una personalità schizotimica e introvertita, visibilmente a disagio, non<br />
connetta una sua esperienza parziale a tutto il proprio universo personale, trovando così il<br />
modo, per quanto inconfessabile, di riscattare un passato doloroso, magari pieno di<br />
sonore scoppole e di delusioni cocenti, attraverso <strong>la</strong> spersonalizzazione in una figura<br />
angelica, forte e intelligente che faccia così da ponte, da tramite, diciamo, tra <strong>la</strong><br />
disperazione e <strong>la</strong> trasfigurazione? Ma vogliamo spingerci persino oltre. Anche ammesso<br />
che esista Kryon, che l’unico “canale” italiano di questa energia sia <strong>Bari<strong>la</strong>ri</strong>, ammesso che il<br />
potente angelo abbia scelto l’impotente <strong>Angelo</strong> come contenitore, come vuoto a perdere,<br />
come nul<strong>la</strong> esistenziale o spazio desertico in cui e attraverso cui agire (cosa questa che<br />
ratificherebbe <strong>la</strong> letteratura agiografica sul “santo” come “ultimo”, “derelitto”, “debole”, e<br />
perciò meritevole di “grazia”), non è possibile che, ogni tanto e di straforo, esca fuori, al<strong>la</strong><br />
ribalta, il piccolo ego mortificato del perito tecnico <strong>Bari<strong>la</strong>ri</strong>? Come non contemp<strong>la</strong>re <strong>la</strong><br />
possibilità che questo squallido e anonimo omuncolo, scarsamente coltivato, con il carisma<br />
di Fantozzi e il carattere di uno che chiede scusa al water prima di tirare lo sciacquone, non<br />
stia agendo sotto l’epidermide, sotto le viscere, sotto il “Grande messaggio” angelico, sotto,<br />
sempre e comunque, il grande Kryon? Poi c’è <strong>la</strong> questione del vile denaro… Questo tizio, lo<br />
dicevamo all’inizio, si fa pagare per i suoi messaggi, messaggi, i suoi, che non sono suoi, ma<br />
di Kryon, che non credo faccia pagare <strong>Bari<strong>la</strong>ri</strong>. Ma vorrei sottoporvi questa acrobatica<br />
riflessione: <strong>Bari<strong>la</strong>ri</strong>, che è, tecnicamente, una “nullità”, si fa pagare per il nul<strong>la</strong> che è, in<br />
quanto, cosa divertentissima, è il nul<strong>la</strong> che è, e non per l’appunto perché è qualcuno e non<br />
nessuno, perché è lui, perché son suoi i messaggi. Un signor nessuno, che si fa pagare come