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“Era una<br />
terra<br />
che ti<br />
avvolgeva<br />
e ti<br />
proteggeva...”<br />
4<br />
Si aveva la sensazione di non essere soli, di<br />
entrare in una storia infinita di battaglie e di<br />
guerre e di tragedie di cui si era la continuità.<br />
Era una terra che ti avvolgeva e ti proteggeva…<br />
Pochi di noi conoscevano la storia di Valdo,<br />
il suo movimento popolare contro i<br />
privilegi di classe, le persecuzioni che<br />
subirono, che certo non si insegnano<br />
nelle scuole.<br />
Una terra che per secoli aveva conosciuto<br />
quanto stavamo facendo e subendo noi<br />
partigiani e la popolazione del posto.<br />
Perseguitati dai Papi e dai Savoia.<br />
Movimenti di resistenza e di guerriglia.<br />
Tragedie, torture, morte, case bruciate, deportazione.<br />
Nulla di nuovo sotto il sole!!!<br />
Durò allora decenni. Solo motivi religiosi?<br />
Se i motivi religiosi servono a mantenere ricchezza e privilegi, allora sì!!<br />
Eravamo poco più di trenta partigiani, con ‘Petralia’ e ‘Romanino’,<br />
ufficiali di Cavalleria e portavamo l’esperienza di un primo<br />
combattimento vero e relativi problemi, ma con una coesione data da<br />
un periodo di vita in comune, dal dolore della perdita di due dei migliori<br />
amici, dall’aver conosciuto il nemico.<br />
‘La prova del fuoco’ aveva dimostrato che questi ragazzi erano motivati<br />
e sapevano combattere.<br />
Furono la base della futura 105^ Brigata Garibaldi ‘Carlo Pisacane’.<br />
In seguito capisquadra di distaccamento o con compiti operativi delicati<br />
ed importanti.<br />
Bisogna anche ricordare che di questo primo distaccamento i caduti<br />
furono moltissimi: a Torino giungemmo in meno di dieci a<br />
dimostrazione dell’impegno e della durezza del tipo di guerra<br />
combattuta e della convinzione di combattere una guerra giusta con un<br />
ideale di costruire un qualcosa di più giusto, anche socialmente.<br />
Tornando ai primi giorni della Galiverga, che era diventata la base del<br />
Distaccamento, cominciò ad arruolarsi qualche elemento locale, primo<br />
fra tutti ‘Tolone’, poi Nino Campasso, Piero Giacchero e altri ancora.<br />
Ricordo una frase di uno di noi che aveva capito tutto: “Adesso che il<br />
brutto è passato vengono a fare bella figura”.<br />
Ebbe tempo di morire in seguito in combattimento.<br />
pattuglie.<br />
Non fanno in tempo a reagire che sono colpiti entrambi.<br />
Feriti i tedeschi li portano a Barge e li gettano sotto i portici del<br />
Municipio discutendo se fucilarli subito o a Saluzzo.<br />
Mobilitazione dei civili, il Podestà, il medico e soprattutto Camilla<br />
l'ostetrica di Barge, nostra collaboratrice.<br />
Discussioni e trattative e riescono ad ottenere di curare o almeno<br />
fasciare i feriti.<br />
“I tedeschi<br />
fuggono<br />
abbandonando<br />
una camionetta<br />
e il materiale<br />
elettrico e<br />
telefonico...”<br />
Spezia ha anche una gamba rotta.<br />
Nel frattempo sono avvertite le squadre<br />
di Balestrieri, Lampo, e Prut, che<br />
arrivano sulla piazza e vi è uno scontro<br />
breve e violento.<br />
I tedeschi fuggono abbandonando una<br />
camionetta e il materiale<br />
elettrico e telefonico per la<br />
riparazione dai sabotaggi.<br />
Festa in piazza, se festa possiamo<br />
chiamarla.<br />
Purtroppo Vito è grave e morirà il<br />
giorno dopo. Spezia ritornerà a<br />
combattere a primavera.