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Regione Veneto Provincia di Belluno RELAZIONE GEOLOGICA

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TITOLO:<br />

<strong>RELAZIONE</strong><br />

<strong>GEOLOGICA</strong><br />

ALLEGATO:<br />

R/02<br />

DATA: OTTOBRE 2010<br />

Revisione: 00<br />

Co<strong>di</strong>ce progetto: 05FUN1001<br />

File: Cartiglio R-02geologica.doc<br />

Esecutore: P.Z.<br />

<strong>Regione</strong> <strong>Veneto</strong> <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Belluno</strong><br />

Comune <strong>di</strong> Comune <strong>di</strong><br />

San Vito <strong>di</strong> Cadore Selva <strong>di</strong> Cadore<br />

PROGETTO PER LO SVILUPPO<br />

DEL NUOVO COMPRENSORIO SCIISTICO<br />

VAL BOITE - VAL FIORENTINA - BL<br />

PROGETTO PRELIMINARE<br />

STUDIO FATTIBILITA'<br />

Committente:<br />

Progettista:<br />

Ing. FRANCESCO MENEGUS<br />

Galleria Roma, n.° 10 – Albignasego - PD<br />

Collaboratori:<br />

SOCIETA’ IMPIANTI SCOTER<br />

Corso Italia , n.° 23<br />

San Vito <strong>di</strong> Cadore - BL<br />

Geologia e ambiente : Dr. Geol. Piera ZANIN<br />

Dr. Geol. Daniela GRIGOLETTO<br />

Ingegneria: Dr. Ing. Alberto GASPARI<br />

Aspetti forestali: Dr For. Clau<strong>di</strong>o FRESCURA<br />

Dr. For. Thomas ZINATO<br />

Urbanistica Dr. Arch. Pietro MENEGUS


In<strong>di</strong>ce parte generale<br />

1 PREMESSA.................................................................................................1<br />

2 INQUADRAMENTO GEOGRAFICO................................................................1<br />

3 INQUADRAMENTO GEOLOGICO..................................................................2<br />

3.1 STRATIGRAFIA.......................................................................................3<br />

3.2 TETTONICA ...........................................................................................5<br />

3.3 ASPETTI GEOMORFOLOGICI E STRUTTURALI..............................................6<br />

4 INQUADRAMENTO IDROGEOLOGICO..........................................................7<br />

5 CONSIDERAZIONI SULLA FATTIBILITÀ DEGLI INTERVENTI.......................9<br />

5.1 DISSESTI..............................................................................................9<br />

5.2 VALANGHE.............................................................................................9<br />

6 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE CON CENNI SUGLI ASPETTI DA<br />

APPROFONDIRE.......................................................................................11<br />

ALLEGATO 1: DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA<br />

INDICE


1 PREMESSA<br />

La presente relazione geologica è relativa al “Progetto per lo sviluppo del nuovo<br />

comprensorio sciistico Val Boite – Val Fiorentina”; il progetto preliminare <strong>di</strong><br />

fattibilità, compreso nei comuni <strong>di</strong> San Vito <strong>di</strong> Cadore e Selva <strong>di</strong> Cadore, viene<br />

eseguito dallo Stu<strong>di</strong>o Alpiconsult, Ing. F. Menegus, su incarico della Società<br />

Impianti Scoter <strong>di</strong> San Vito <strong>di</strong> Cadore (BL).<br />

La relazione ha lo scopo <strong>di</strong> delineare le principali caratteristiche geologiche e<br />

idrogeologiche dell'area interessata dal nuovo comprensorio ed evidenziare le<br />

eventuali problematiche connesse alla realizzazione degli impianti, delle piste e<br />

delle relative strutture accessorie.<br />

Fanno parte integrante della relazione i seguenti elaborati:<br />

T-GEO/01: Carta geolitologica e geomorfologica – scala 1:10.000<br />

T-GEO/02: Carta idrogeologica generale – scala 1:10.000<br />

T-GEO/03: Carta delle valanghe e della<br />

propensione al rischio valanghivo – scala 1:10.000<br />

ALLEGATO 1: Documentazione fotografica.<br />

Le aree interessate dagli interventi <strong>di</strong> progetto (impianti e piste) sono state<br />

oggetto <strong>di</strong> specifico rilevamento <strong>di</strong> campagna, mentre per l'inquadramento<br />

generale dell'area si è fatto riferimento alla bibliografica esistente, in<br />

particolare si citano:<br />

Carta geologica d'Italia – Foglio 029 Cortina d'Ampezzo – scala 1:50.000<br />

e relative note illustrative (redatta all'interno del progetto CARG –<br />

cartografia geologica e geotematica)<br />

Carta geologica del Foglio Cortina - scala 1:10.000 (pubblicata nel sito<br />

della <strong>Regione</strong> <strong>Veneto</strong> http://gisgeologia.regione.veneto.it - shape file<br />

gentilmente forniti dalla “Direzione Geologia della <strong>Regione</strong> <strong>Veneto</strong>”)<br />

Carta <strong>di</strong> localizzazione probabile delle valanghe dei comuni <strong>di</strong> Selva <strong>di</strong><br />

Cadore, Borca e San Vito <strong>di</strong> Cadore – Scala 1:25.000, e<strong>di</strong>ta dalla <strong>Regione</strong><br />

<strong>Veneto</strong> – Dipartimento foreste – Centro Sperimentale Valanghe e Difesa<br />

Idrogeologica.<br />

Viel G. (1979) - Litostratigrafia la<strong>di</strong>nica: una revisione. Ricostruzione<br />

paleogeografica e paleostrutturale dell'area Dolomitico – Cadorina (Alpi<br />

Meri<strong>di</strong>onali). Riv.It.Paleont. Strat. v.85, Milano.<br />

Lo stu<strong>di</strong>o geomorfologico e idrogeologico è stato inoltre supportato da<br />

un'indagine foto - interpretativa, sia me<strong>di</strong>ante l'impiego <strong>di</strong> foto ortorettificate<br />

sovrapposte, in ambiente gis, alla cartografia tecnica, sia con il classico<br />

impiego <strong>di</strong> stereocoppie per la visualizzazione in 3D me<strong>di</strong>ante stereoscopio.<br />

2 INQUADRAMENTO GEOGRAFICO<br />

Come in<strong>di</strong>cato nel titolo del progetto, l'area in esame si sviluppa da ovest verso<br />

est tra la Valle del Boite e la Val Fiorentina; essa comprende una fascia<br />

dell'ampiezza <strong>di</strong> circa 1,5 km, che, a partire dalla zona <strong>di</strong> Geralba (San Vito),<br />

si snoda lungo il versante meri<strong>di</strong>onale delle Rocchette, passa a sud del Col<br />

R02- <strong>RELAZIONE</strong> <strong>GEOLOGICA</strong> - parte generale 1


Duro (q. 2332 m s.l.m.) attraverso il Col de la Steles (q. 2286 m s.l.m.), entra<br />

nella Valle del Rio Cordon (tributario del T. Fiorentina) e mantenendosi<br />

prevalentemente in sinistra idrografica <strong>di</strong> questo, raggiunge l'abitato <strong>di</strong> Pescul<br />

(Selva <strong>di</strong> Cadore).<br />

Illustrazione 2.1: Corografia dell'area in stu<strong>di</strong>o con in<strong>di</strong>cazione delle piste e<br />

degli impianti - base cartografica IGMI 1:50.000<br />

3 INQUADRAMENTO GEOLOGICO<br />

La zona in oggetto si situa nel settore centro orientale delle Alpi Meri<strong>di</strong>onali,<br />

più precisamente all’interno del “thrust belt” (area caratterizzata da numerosi<br />

sovrascorrimenti) che costituisce la <strong>Regione</strong> Dolomitica (cfr. fig. 3.1).<br />

Illustrazione 3.1: Sezione N- S delle Dolomiti centrali - è evidenziata<br />

la struttura del sinclinorio dolomitico ( DOGLIONI ,1987)<br />

Tale struttura è limitata a nord e a sud da due importanti lineamenti <strong>di</strong><br />

carattere regionale, rispettivamente la Linea della Pusteria, una faglia<br />

2 R02- <strong>RELAZIONE</strong> <strong>GEOLOGICA</strong> - parte generale


transpressiva neogenica destra e la Linea della Valsugana, un importante<br />

sovrascorrimento sud vergente. Quest’ultima, assieme ai retroscorrimenti nord<br />

vergenti ad essa coniugati, rappresentati dalla Linea <strong>di</strong> Funes e dalle sue<br />

vicarianti, delimita l’ampio sinclinorio della <strong>Regione</strong> Dolomitica.<br />

3.1 STRATIGRAFIA<br />

La successione stratigrafica presente nell’area comprende formazioni rocciose<br />

<strong>di</strong> natura se<strong>di</strong>mentaria <strong>di</strong> età Triassica, più precisamente comprese<br />

nell’intervallo La<strong>di</strong>nico inferiore – Carnico (cfr. fig. 3.1.1). Come si può notare<br />

da un rapido sguardo alla carta geolitologica, gli affioramenti maggiori<br />

corrispondono ai litotipi dolomitici e calcarei <strong>di</strong> ambiente <strong>di</strong> scogliera, mentre<br />

sono assai più rari e meno estesi quelli appartenenti alle formazioni bacinali,<br />

che sono più frequentemente mascherati dalla presenza <strong>di</strong> depositi sciolti <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>versa natura (glaciale, detritica, colluviale ecc.). Ciò è da imputarsi<br />

<strong>di</strong>rettamente alla reologia e al chimismo dei <strong>di</strong>versi litotipi, che, come descritto<br />

<strong>di</strong>ffusamente nel seguito, favoriscono o meno l'azione erosiva e/o l'alterazione<br />

da parte degli agenti esogeni.<br />

Illustrazione 3.1.1: Schema<br />

della successione stratigrafica<br />

affiorante nell’area <strong>di</strong> Cortina<br />

(C.N.R. Istituto <strong>di</strong> Geologia<br />

Applicata, Padova)<br />

Di seguito si riportano le caratteristiche delle formazioni lapidee affioranti<br />

nell’area (dal basso):<br />

R02- <strong>RELAZIONE</strong> <strong>GEOLOGICA</strong> - parte generale 3


Formazione <strong>di</strong> Livinallongo (Anisico sommitale – La<strong>di</strong>nico inferiore):<br />

questa unità è composta da calcari prevalentemente selciosi e nodulari<br />

associati a tufi, tufiti e arenarie <strong>di</strong> origine esogena. Il materiale vulcano<br />

detritico acido deriva dalla rise<strong>di</strong>mentazione <strong>di</strong> prodotti piroclastici e dallo<br />

smantellamento <strong>di</strong> apparati vulcanici subaerei. Intercalazione <strong>di</strong> tufiti acide <strong>di</strong><br />

colore verde (Pietra verde Auct.) sono presenti in tutta la formazione. Nell'area<br />

in esame è visibile in affioramento solo nei pressi del Col del Termine (Selva <strong>di</strong><br />

Cadore).<br />

Arenarie <strong>di</strong> Zoppè (La<strong>di</strong>nico):<br />

si tratta <strong>di</strong> arenarie torbi<strong>di</strong>tiche, <strong>di</strong> colore grigio e grigio scuro, con quarzo <strong>di</strong><br />

derivazione sia magmatica sia metamorfica, con frammenti litici derivanti da<br />

metamorfiti; a queste si alternano intervalli <strong>di</strong> arenarie arcosiche in banchi<br />

plurimetrici e livelli <strong>di</strong> peliti grigio scure con resti <strong>di</strong> piante.<br />

Nell'area in esame le Arenarie <strong>di</strong> Zoppè affiorano lungo il crinale che collega il<br />

Col del Termine e il Col de la Steles.<br />

Formazione dell'Acquatona (La<strong>di</strong>nico):<br />

questa unità è caratterizzata da calcisiltiti e micriti silicee <strong>di</strong> colore grigio<br />

scuro , a laminazione piano parallela, con intercalazioni <strong>di</strong> tufiti verdastre e<br />

subor<strong>di</strong>nati livelli <strong>di</strong> arenarie grigie nella parte alta. Nella cartografia ufficiale<br />

questa formazione, <strong>di</strong> ridottissimo spessore (10 – 30 m) è in<strong>di</strong>cata lungo il<br />

versante meri<strong>di</strong>onale del Col de la Steles, tuttavia nel corso dei sopralluoghi<br />

eseguiti, forse per la presenza superficiale <strong>di</strong> depositi colluviali, non è stata<br />

rilevata. La presente descrizione è stata inserita solo per completezza.<br />

Formazione del monte Fernazza (La<strong>di</strong>nico superiore):<br />

si tratta <strong>di</strong> arenarie vulcanoclastiche nerastre, talora con intercalazioni fini,<br />

calcisiltiti e calcilutiti; questa formazione è l'espressione se<strong>di</strong>mentaria in bacino<br />

della fase parossistica del vulcanesimo basico la<strong>di</strong>nico (Viel, 1979). La<br />

formazione costituisce la testata della valle del Rio Cordon, il M. Corvo Alto<br />

(detto anche Mondeval), il col de Sorarù (detto anche Col de Ruoibes) e la<br />

cresta de La Sentinella.<br />

Formazione <strong>di</strong> Wengen (La Valle) (La<strong>di</strong>nico superiore):<br />

questa unità è composta <strong>di</strong> arenarie torbi<strong>di</strong>tiche grigio scure o nerastre,<br />

derivanti principalmente dall'erosione delle vulcaniti, alternate a siltiti e peliti<br />

marnose nere; sono presenti livelli a paraconglomerati vulcanoclastici.<br />

Nell'area in esame affiora lungo il Ru de la Frates, in prossimità <strong>di</strong><br />

Ciampolongo, lungo la cresta <strong>di</strong> Forcella Roan, sul Col Duro e sul Col de La<br />

Steles.<br />

Formazione <strong>di</strong> San Cassiano (Carnico inferiore):<br />

Questa formazione è costituita da alternanze <strong>di</strong> arenarie, peliti, biocalcareniti e<br />

calcari micritici, con carattere flyschoide, derivanti, in parte, dallo<br />

smantellamento <strong>di</strong> residui accumuli <strong>di</strong> vulcaniti. Nell'area in esame affiora in<br />

maniera piuttosto limitata, ai pie<strong>di</strong> delle ripide pareti dolomitiche delle<br />

Rocchette, in particolare tra la Rocchetta de Sorarù e la Rocchetta de<br />

Ciampolongo; altri affioramenti sono presenti nella valle del Rio Cordon, in<br />

4 R02- <strong>RELAZIONE</strong> <strong>GEOLOGICA</strong> - parte generale


prossimità dello sbocco sul T. Fiorentina.<br />

Dolomia Cassiana e Formazione <strong>di</strong> Dürrenstein (Carnico inferiore e me<strong>di</strong>o)<br />

Si tratta <strong>di</strong> due unità carbonatiche, la prima <strong>di</strong> piattaforma, costituita da<br />

dolomia microcristallina bianco grigiastra, in genere massiccia o con<br />

stratificazione mal <strong>di</strong>stinta, la seconda bacinale, costituita da dolomie chiare<br />

ben stratificate, con locali intercalazioni pelitiche e calcari micritici grigio<br />

chiaro. Tali formazioni caratterizzano il corpo principale del massiccio delle<br />

Rocchette.<br />

Di seguito si descrivono sinteticamente le principali caratteristiche litologiche<br />

dei depositi sciolti rilevati nell'area:<br />

Depositi morenici :<br />

<strong>di</strong>amicton (deposito eterometrico non selezionato contenente frazioni <strong>di</strong> ghiaia,<br />

sabbia e “fini”) a supporto <strong>di</strong> matrice limo – sabbiosa – argillosa, localmente<br />

organizzata in argini morenici; nel bacino del Boite prevalgono i clasti<br />

dolomitici, mentre in quello del Fiorentina, sono più eterogenei.<br />

Depositi detritici, coni e falde detritiche, nivomorena:<br />

si tratta prevalentemente <strong>di</strong> ghiaie, ghiaie e ciottoli con subor<strong>di</strong>nati blocchi, a<br />

tessitura da parzialmente aperta ad aperta, con elementi angolosi <strong>di</strong><br />

provenienza locale; la percentuale <strong>di</strong> frazione fine (generalmente sabbia<br />

grossolana) varia in funzione dell'area <strong>di</strong> alimentazione.<br />

Rock glacier:<br />

detriti con scarsa matrice nella porzione superiore, caratterizzati da cordoni o<br />

rughe arcuate in<strong>di</strong>canti un'origine per lento flusso <strong>di</strong> materiali in presenza <strong>di</strong><br />

ghiaccio interstiziale collegato ad antiche con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> permafrost.<br />

Depositi colluviali ed eluviali:<br />

sono costituiti generalmente da <strong>di</strong>amicton o limi sabbiosi e argillosi con scarso<br />

o assente scheletro ghiaioso<br />

Corpi <strong>di</strong> frana per scivolamento rotazionale e per colamento:<br />

si tratta generalmente <strong>di</strong> <strong>di</strong>amicton , con matrice sabbioso – limosa e clasti che<br />

possono essere anche <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni metriche, in prevalenza subangolosi.<br />

Depositi alluvionali:<br />

ghiaie e sabbie con ciottoli e blocchi subarrotondati - arrotondati con<br />

spora<strong>di</strong>che intercalazioni <strong>di</strong> livelli sabbioso – limose.<br />

3.2 TETTONICA<br />

Come precedentemente accennato l’area si trova all’interno del sinclinorio<br />

Dolomitico. Più precisamente essa ricade in prossimità del margine meri<strong>di</strong>onale<br />

<strong>di</strong> tale struttura ed è notevolmente con<strong>di</strong>zionata dal forte raccorciamento<br />

verificatosi in corrispondenza della Linea della Valsugana che, con un<br />

andamento WSW - ENE passa pochi chilometri a sud, nei pressi <strong>di</strong> Venas <strong>di</strong><br />

Cadore.<br />

L’attuale assetto tettonico dell’area è il risultato <strong>di</strong> più eventi orogenetici, <strong>di</strong> cui<br />

però l’ultimo, quello Alpino, è sicuramente il più importante; fermo restando il<br />

R02- <strong>RELAZIONE</strong> <strong>GEOLOGICA</strong> - parte generale 5


fatto che gli eventi tettonici precedenti hanno definito strutture che sono state<br />

riprese in epoca Alpina.<br />

Schematicamente le fasi orogenetiche Alpine si possono così riassumere:<br />

- la deformazione eoalpina, nel Cretaceo superiore ha interessato la porzione<br />

settentrionale della <strong>Regione</strong> Dolomitica, con sovrascorrimenti sud - vergenti, <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>rezione est - ovest;<br />

- la compressione “Dinarica” mesoalpina ha coinvolto le Dolomiti con<br />

sovrascorrimenti ovest - vergenti, sviluppatisi in due fasi successive secondo<br />

due <strong>di</strong>rezioni <strong>di</strong> massima compressione, una NE - SO (N 58°), la seconda<br />

NNE - SSO (N 26°) (CAPUTO, 1996);<br />

- con la compressione neoalpina le Dolomiti sono andate a costituire la parte<br />

interna <strong>di</strong> un thrust-belt sud vergente, che ha coinvolto anche il basamento<br />

della regione, <strong>di</strong>slocandolo verso sud per almeno 10 chilometri sopra la<br />

copertura delle Prealpi Venete e provocando, contemporaneamente, un<br />

generale sollevamento delle Dolomiti <strong>di</strong> circa 3 - 5 chilometri. La <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong><br />

compressione principale <strong>di</strong> questa fase varia da nord a N40°W e perciò la<br />

<strong>di</strong>rezione dei sovrascorrimenti e delle pieghe ad essa associati varia da N50°E<br />

a est. In letteratura questa fase deformativa è attribuita al Neogene<br />

(Serravalliano - Tortoniano) ed è nota anche come fase Valsuganese. La<br />

successiva fase compressiva (nota in letteratura come fase scledense), questa<br />

volta <strong>di</strong> carattere trascorrente, con <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> massima compressione N 307°,<br />

ha originato, nelle Dolomiti orientali, due sistemi coniugati <strong>di</strong> faglie<br />

trascorrenti, verticali o subverticali, uno con <strong>di</strong>rezione NNE - SSO e<br />

<strong>di</strong>slocazione sinistra, il secondo con <strong>di</strong>rezione ESE - ONO e <strong>di</strong>slocazione destra<br />

(CASTELLARIN et alii, 1996).<br />

La principale struttura tettonica alpina dell'area è costituita dal sistema <strong>di</strong><br />

sovrascorrimenti Selva <strong>di</strong> Cadore – Antelao; si tratta <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong><br />

sovrascorrimenti sud vergenti, orientati circa ENE – OSO che attraversano<br />

l'intera area in stu<strong>di</strong>o, e si sviluppano all'interno <strong>di</strong> formazioni <strong>di</strong> facies<br />

bacinale, a comportamento duttile alla meso e macro scala; ciò da luogo a una<br />

fascia <strong>di</strong> deformazione <strong>di</strong>ffusa, che rende <strong>di</strong>fficile la valutazione dell'entità dei<br />

raccorciamenti. A questa struttura fanno capo anche le strutture subverticali,<br />

orientate circa N - S e o NNO – SSE che caratterizzano la piattaforma<br />

carbonatica delle Rocchette, e che manifestano un carattere transtensivo.<br />

3.3 ASPETTI GEOMORFOLOGICI E STRUTTURALI<br />

Come accennato in precedenza, le caratteristiche litologiche del substrato<br />

roccioso si ripercuotono sensibilmente sulla morfologia del rilievo. Nella carta<br />

geologica il substrato roccioso è stato rappresentato raggruppando in tal senso<br />

le formazioni; si <strong>di</strong>stinguono <strong>di</strong> fatto due gran<strong>di</strong> gruppi: le rocce dolomitiche<br />

(Dolomia Cassiana e Formazione <strong>di</strong> Dürrenstein) e quelle costituite da<br />

alternanze (dalla Fm. <strong>di</strong> Livinallongo a quella <strong>di</strong> S.Cassiano).<br />

Le prime sono caratterizzate da un aspetto morfologico piuttosto aspro, in cui<br />

la roccia presenta pareti subverticali, attraversate da frequenti fratture e<br />

spesso incise da gole e canaloni.<br />

Le seconde, nonostante la variabilità litologica, che comprende jaloclastiti,<br />

tufiti, arenarie tufacee, conglomerati ad elementi vulcanici e poligenici e, in via<br />

subor<strong>di</strong>nata arenarie grossolane, arenarie quarzose peliti e calcari marnosi,<br />

6 R02- <strong>RELAZIONE</strong> <strong>GEOLOGICA</strong> - parte generale


manifestano tuttavia un carattere litotecnico simile: tendono ad alterarsi e<br />

argillificare, dando origine a materiali detritici con granulometria assai varia,<br />

dai blocchi alle ghiaie fino alle sabbie. L'estrema alterabilità <strong>di</strong> tali formazioni fa<br />

sì che spesso il substrato sia coperto da una coltre colluviale – eluviale; inoltre<br />

la stratificazione appare evidente solo nei casi in cui prevalgono i se<strong>di</strong>menti<br />

arenaceo, marnoso calcarei in successione <strong>di</strong> tipo flyschoide.<br />

Localmente l'alternanza <strong>di</strong> litotipi arenacei (più competenti) e marnoso - pelitici<br />

(più ero<strong>di</strong>bili), può dare luogo a morfologie caratteristiche, come gli hogback<br />

visibili sul crinale tra il Col del la Steles e il Col del Termine, in cui la<br />

stratificazione più inclinata del versante, verso O – NO, fa sì che le testate <strong>di</strong><br />

strato nei litotipi arenacei risultino in rilievo rispetto ai livelli più ero<strong>di</strong>bili; una<br />

struttra analoga si manifesta anche più a sud, sul Col della Puina (fuori carta).<br />

Da un punto <strong>di</strong> vista morfo<strong>di</strong>namico le due unità litologiche manifestano, quin<strong>di</strong><br />

un comportamento assai <strong>di</strong>verso: i fenomeni gravitativi più rilevanti, ma anche<br />

meno frequenti, sono i crolli; dalle ripide pareti dolomitiche il <strong>di</strong>stacco lapideo è<br />

invece continuo, più marcato durante il <strong>di</strong>sgelo e durante i fenomeni<br />

meteorologici più intensi, ed è testimoniato dalla presenza delle falde e delle<br />

conoi<strong>di</strong> <strong>di</strong> detrito ai pie<strong>di</strong> delle pareti dolomitiche.<br />

Localmente, soprattutto in corrispondenza dello sbocco dei principali canaloni<br />

in roccia, i materiali detritici possono essere rimobilizzati durante gli eventi<br />

meteorici più intensi e prolungati, dando luogo a colate detritiche, più note<br />

come debris flow.<br />

Le unità bacinali, invece, sono maggiormente soggette all'erosione <strong>di</strong>retta da<br />

parte dell'acqua: il reticolo idrografico è infatti ben sviluppato, con solchi<br />

piuttosto incisi, che seguono la <strong>di</strong>rettrice delle principali strutture tettoniche<br />

locali (si veda ad esempio l'andamento del bacino del Ru de la Frates o della<br />

parte alta del Ru de Faon, paralleli alla <strong>di</strong>rezione del fascio <strong>di</strong> sovrascorrimenti<br />

“Selva <strong>di</strong> Cadore – Antelao”). La scarsa permeabilità e la tendenza ad<br />

argillificare <strong>di</strong> questi litotipi, favorisce lo sviluppo <strong>di</strong> fenomeni gravitativi quali le<br />

frane per scivolamento rotazionale (<strong>di</strong> cui l'esempio più fresco e rilevante è<br />

quella del Col de Sacoi del maggio 1992) e quelle <strong>di</strong> colamento. Le nicchie <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>stacco e i relativi corpi <strong>di</strong> frana, anche se prevalentemente stabilizzati, si<br />

in<strong>di</strong>viduano facilmente sia dalla topografia, sia dalla foto aerea e caratterizzano<br />

gran parte del territorio in esame.<br />

Vi sono infine morfologie legate ad azioni erosive sviluppatesi in un ambiente<br />

meteoclimatico non più attuale: si tratta delle le forme glaciali e crionivali. Il<br />

passaggio dei ghiacciai, nell'area in stu<strong>di</strong>o, è testimoniato da un lato dalla<br />

presenza <strong>di</strong>ffusa <strong>di</strong> depositi morenici, dall'altro da forme ben evidenti quali i<br />

cordoni morenici nelle vicinanze <strong>di</strong> Malga Prendera, o in località Ciampe; meno<br />

evidenti, anche per la presenza del bosco, sono invece quelli che caratterizzano<br />

la parte inferiore del bacino del Rio Cordon.<br />

4 INQUADRAMENTO IDROGEOLOGICO<br />

L'area in esame è caratterizzata da un reticolo idrografico ben sviluppato; la<br />

linea <strong>di</strong> cresta che, con andamento quasi NS, collega la Rocchetta <strong>di</strong> Prendera<br />

(q. 2296 m s.l.m.), con la forcella <strong>di</strong> Roan (q. 2075 m s.l.m.), la Forcella della<br />

Puina (q. 2034 m s.l.m.) e la Punta della Puina (q. 2254 m s.l.m.), costituisce<br />

R02- <strong>RELAZIONE</strong> <strong>GEOLOGICA</strong> - parte generale 7


lo spartiacque locale tra il bacino del torrente Boite a Est e il bacino del<br />

Torrente Fiorentina a Ovest.<br />

I principali corsi d'acqua dell'area appartenenti al bacino del Boite sono il Ru de<br />

La Frates che nasce poco a valle dell'omonimo Taulà, intorno a quota 1700 m<br />

s.l.m.; il Rio Aunedes (che nei tratti successivi è denominato anche Ru Laes e<br />

poi Rio Ciauzia), che nasce circa alla stessa quota, a sud <strong>di</strong> Ciampolongo; e il<br />

Rio Faon, che nasce a monte del Taula de Ruoibes, a ovest del col de Sacoi,<br />

circa a quota 2050 m s.l.m.; è inoltre ben sviluppata anche una rete <strong>di</strong> corsi<br />

d'acqua minori afferente a quelli principali. Appare evidente un andamento<br />

preferenziale OSO - ENE dell'idrografia principale, circa parallelo al fronte<br />

delle Rocchette mentre per quella secondaria la <strong>di</strong>rezione preferenziale è NNO<br />

– SSE, con evidente influenza della struttura dei sovrascorrimenti <strong>di</strong> Selva e<br />

delle relative strutture transtensive.<br />

Per quanto riguarda il bacino del Fiorentina, i principali corsi d'acqua sono il rio<br />

Cordon, le cui numerose sorgenti sono situate a quote piuttosto elevate (2200<br />

m s.l.m. circa) all'interno dei depositi detritici e morenici che giacciono ai pie<strong>di</strong><br />

dei Lastoni <strong>di</strong> Formin, della Punta d'Ambrizola e del Becco <strong>di</strong> Mezzodì; il Rio<br />

Avazzé (o Lavazze), che ha le sue prime emergenze poco sotto il Col de la<br />

Steles, intorno a quota 2050 m s.l.m ; il Rio d'Entramont le cui sorgenti più<br />

elevate sono tra il Col Duro e Malga Prendera intorno a q. 2150 m s.l.m..<br />

I tre corsi d'acqua hanno un andamento quasi parallelo, nel primo tratto circa<br />

NS, per poi piegare a sud est: anche in questo caso appare evidente<br />

l'impronta strutturale che ne ha guidato l'evoluzione.<br />

I due gruppi litologici in<strong>di</strong>viduati al paragrafo precedente sono estremamente<br />

significativi anche per quanto riguarda i caratteri idrogeologici dell'area: le<br />

dolomie, la cui permeabilità secondaria (per fratturazione e/o carsismo) può<br />

essere anche elevata, sono da considerarsi dei potenziali serbatoi idrogeologici;<br />

al contrario, le rocce arenacee, marnoso e pelitiche, possono considerarsi, a<br />

gran<strong>di</strong> linee, degli orizzonti pressoché impermeabili.<br />

Analogamente i depositi detritici derivanti dalle dolomie (falde detritiche, corpi<br />

<strong>di</strong> frana per crollo), manifestano una permeabilità, questa volta primaria,<br />

elevata, mentre i prodotti <strong>di</strong> <strong>di</strong>sfacimento delle rocce arenacee, marnoso e<br />

pelitiche, manifestano una permeabilità generalmente ridotta.<br />

All'interno <strong>di</strong> questa schematizzazione, i depositi morenici, possono collocarsi,<br />

in termini <strong>di</strong> permeabilità, in una posizione interme<strong>di</strong>a, con una permeabilità<br />

primaria variabile, soprattutto in <strong>di</strong>pendenza dalla granulometria e dalla<br />

tessitura dei depositi stessi.<br />

A gran<strong>di</strong> linee si può quin<strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare un modello idrogeologico in cui la<br />

circolazione idrica sotterranea avviene all'interno delle rocce del substrato<br />

appartenenti al primo litotipo (dolomie) e all'interno dei depositi detritici e<br />

morenici; man mano che ci si approssima ai litotipi bacinali la circolazione<br />

idrica viene progressivamente a giorno, andando a costituire un reticolo<br />

idrografico superficiale ben sviluppato e definito.<br />

A confermare la bontà <strong>di</strong> tale modello si può osservare come i principali corsi<br />

d'acqua della zona abbiano origine tutti a quote piuttosto elevate, nella zona <strong>di</strong><br />

contatto tra i massicci dolomitici (con i relativi depositi detritici) e le formazioni<br />

8 R02- <strong>RELAZIONE</strong> <strong>GEOLOGICA</strong> - parte generale


acinali.<br />

Complessivamente, data la presenza <strong>di</strong>ffusa <strong>di</strong> depositi sciolti, l'area in esame<br />

risulta particolarmente ricca <strong>di</strong> riserve idriche; la presenza <strong>di</strong> un substrato<br />

prevalentemente impermeabile favorisce la venuta a giorno <strong>di</strong> emergenze<br />

idriche particolarmente numerose in tutto il territorio. L'abbondanza d'acqua,<br />

unita alla presenza <strong>di</strong> terreni sciolti poco permeabili, crea localmente, in<br />

corrispondenza delle aree meno acclivi, delle zone umide, <strong>di</strong> ristagno idrico,<br />

particolarmente favorevoli allo sviluppo <strong>di</strong> torbiere. Tra le principali aree umide<br />

si citano quella in prossimità dei Taulà de la Ruoibes, quella lungo il tratto<br />

interme<strong>di</strong>o del Rio Cordon e quella <strong>di</strong> Funes.<br />

5 CONSIDERAZIONI SULLA FATTIBILITÀ DEGLI INTERVENTI<br />

5.1 DISSESTI<br />

Sulla base <strong>di</strong> quanto sopra esposto, appare evidente che l'area in esame è, dal<br />

punto <strong>di</strong> vista geologico, piuttosto articolata; tuttavia gli elementi che possono<br />

presentare controin<strong>di</strong>cazioni riguardo alla realizzazione delle piste e degli<br />

impianti sono limitati. Se si esclude la fascia ai pie<strong>di</strong> delle pareti delle<br />

Rocchette, ove sussiste la possibilità <strong>di</strong> caduta <strong>di</strong> materiale detritico e ove si<br />

sviluppano localmente fenomeni <strong>di</strong> debris flow, il principale elemento in grado<br />

<strong>di</strong> innescare fenomeni <strong>di</strong> instabilità è legato alla mancata regimazione delle<br />

acque.<br />

Nella carta geomorfologica sono evidenziati i numerosi corpi <strong>di</strong> frana,<br />

prevalentemente stabilizzati, che caratterizzano l'area in esame: si tratta<br />

principalmente <strong>di</strong> frane per colata o scivolamento rotazionale, dove il<br />

deca<strong>di</strong>mento delle caratteristiche geotecniche dei terreni è determinato dalla<br />

eccessiva presenza d'acqua. Una corretta regimazione delle acque superficiali è<br />

in<strong>di</strong>spensabile e determinante non solo per la realizzazione delle opere in<br />

progetto, ma anche per un miglioramento generale delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> stabilità<br />

dei versanti. Particolare attenzione va posta al mantenimento dell'integrità del<br />

cotico erboso superficiale, e/o alla ricostituzione dello stesso ove mancante,<br />

anche con una corretta gestione delle aree a pascolo, limitando l'accesso del<br />

bestiame alle aree più acclivi: spesso le tracce <strong>di</strong> pascolamento, che tagliano a<br />

mezzacosta il versante, provocano contemporaneamente la rottura del cotico e<br />

pre<strong>di</strong>spongono al locale ristagno idrico, entrambi presupposti per l'innesco <strong>di</strong><br />

piccoli <strong>di</strong>ssesti che, su questi terreni, non vanno trascurati.<br />

A meno degli in<strong>di</strong>spensabili interventi <strong>di</strong> regimazione delle acque superficiali e<br />

<strong>di</strong> drenaggio dei terreni <strong>di</strong> fondazione delle strutture degli impianti, si ritiene,<br />

che, in via preliminare, la scelta dei tracciati in<strong>di</strong>viduati sia compatibile con le<br />

caratteristiche geotecniche e geomeccaniche dei terreni. Ovviamente, in sede<br />

<strong>di</strong> progetto definitivo dovrà essere attentamente valutata la scelta ottimale<br />

dell'ubicazione dei sostegni <strong>di</strong> linea, in particolare per l'impianto <strong>di</strong><br />

“trasferimento” denominato “Ciampolongo – Col del Sacoi”, che presenta le<br />

maggiori criticità.<br />

5.2 VALANGHE<br />

Nella “Carta delle valanghe e <strong>di</strong> propensione al rischio valanghivo (T-GEO/03)”<br />

R02- <strong>RELAZIONE</strong> <strong>GEOLOGICA</strong> - parte generale 9


si è riportata la “Carta <strong>di</strong> localizzazione probabile delle Valanghe” (realizzata<br />

dal Centro Sperimentale Valanghe e Difesa Idrogeologica del <strong>Veneto</strong>), che<br />

evidenzia le aree soggette a valanga, in<strong>di</strong>viduate sia me<strong>di</strong>ante inchiesta sul<br />

terreno, sia me<strong>di</strong>ante fotointerpretazione.<br />

Un secondo elaborato, denominato “Propensione alla valanga”, è stato invece<br />

redatto sulla base delle caratteristiche <strong>di</strong> copertura vegetale e pendenza del<br />

terreno.<br />

Per la copertura vegetale, a partire dalla carta degli Habitat (cfr. T_FOR/2<br />

allegata al progetto), si è schematizzato il territorio in tre classi <strong>di</strong> copertura:<br />

bosco, arbusteto e prato (comprensivo delle aree prive <strong>di</strong> copertura vegetale),<br />

alle quali sono stati rispettivamente attribuiti valori <strong>di</strong> propensione 1, 2 e 3.<br />

Per la pendenza si sono schematizzate quattro classi secondo la tabella<br />

seguente:<br />

Definizione Pendenza Classe<br />

Propensione per <strong>di</strong>stacco molto elevata 35° - 45° 3<br />

Propensione per <strong>di</strong>stacco elevata 28° - 35° 2<br />

Propensione per scorrimento 17° - 28° 1<br />

Nessuna propensione 45° 0<br />

(Tabella 5.2 .1)<br />

Le due carte tematiche così ottenute sono state sovrapposte, moltiplicando i<br />

valori cella per cella, ottenendo quin<strong>di</strong> una nuova griglia <strong>di</strong> valori (cfr.Tabella<br />

5.2 .2), sulla base dei quali si è ottenuta la classe <strong>di</strong> propensione alla valanga:<br />

Classe <strong>di</strong><br />

pendenza<br />

Classi <strong>di</strong> vegetazione Classe <strong>di</strong><br />

Bosco<br />

1<br />

Arbusteto<br />

2<br />

Prato / assenza<br />

3<br />

propensione<br />

alla valanga<br />

3 3 6 9 alta<br />

2 2 4 6 me<strong>di</strong>a<br />

1 1 2 3 bassa<br />

0 0 0 0 nulla<br />

(Tabella 5.2 .2)<br />

Infine le aree <strong>di</strong> localizzazione probabile delle valanghe (CVSDI) sono state<br />

rie<strong>di</strong>tate (per la porzione interessante l'area <strong>di</strong> progetto), e adattate alla Carta<br />

Tecnica Regionale (l'originale è su base 25.000 IGMI), per consentirne la<br />

corretta sovrapposizione con gli eleborati <strong>di</strong> progetto (i tracciati delle piste e<br />

degli impianti sono stati definiti sulla CTR a scala 1:5000).<br />

Osservando la carta <strong>di</strong> propensione alla valanga così ottenuta, si può rilevare<br />

come gli impianti e le piste in progetto siano stati in<strong>di</strong>viduati in modo da<br />

limitare l'interferenza con le aree a rischio più elevato (si segnalano in<br />

particolare parte del bacino del Rio Cordon, i versanti meri<strong>di</strong>onale e orientale<br />

del Col de la Steles, i versanti meri<strong>di</strong>onali delle Rocchette e del col de Sorarù).<br />

Per tali aree (in<strong>di</strong>cate con maggiore dettaglio nella parte speciale della<br />

10 R02- <strong>RELAZIONE</strong> <strong>GEOLOGICA</strong> - parte generale


presente relazione geologica), sarà in<strong>di</strong>spensabile pre<strong>di</strong>sporre opportune opere<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa e/o contenimento, da <strong>di</strong>mensionarsi con esattezza nelle fasi<br />

successive <strong>di</strong> progettazione.<br />

6 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE CON CENNI SUGLI ASPETTI DA<br />

APPROFONDIRE<br />

Sulla base <strong>di</strong> quanto sopra esposto , l'analisi preliminare del contesto geologico<br />

dell'area <strong>di</strong> interesse ha delineato le seguenti caratteristiche:<br />

I terreni interessati dalle opere <strong>di</strong> progetto sono piuttosto variabili, con<br />

netta prevalenza <strong>di</strong> depositi quaternari; tuttavia le aree in <strong>di</strong>ssesto<br />

attivo sono piuttosto limitate e interessano solo marginalmente le<br />

strutture in progetto;<br />

L'assetto geomorfologico e idrogeologico dell'area rispecchia l'assetto<br />

strutturale / tettonico dell'area, dominato dal sistema <strong>di</strong> sovrascorrimenti<br />

Selva <strong>di</strong> Cadore – Antelao (sud vergenti, orientati circa ENE – OSO) e<br />

dalle associate strutture sub verticali a carattere transtensivo (orientate<br />

circa N - S e o NNO – SSE);<br />

Data la presenza <strong>di</strong>ffusa <strong>di</strong> depositi sciolti, l'area in esame risulta<br />

particolarmente ricca <strong>di</strong> riserve idriche; la presenza <strong>di</strong> un substrato<br />

prevalentemente impermeabile favorisce la venuta a giorno <strong>di</strong> numerose<br />

sorgenti perenni che alimentano un reticolo idrografico ben sviluppato;<br />

I principali fenomeni <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssesto sono legati alla mancata regimazione<br />

delle acque superficiali, che interessano terreni ricchi <strong>di</strong> frazione fine;<br />

attualmente le aree in <strong>di</strong>ssesto attivo sono, come detto, piuttosto ridotte,<br />

tuttavia non va trascurata la propensione al <strong>di</strong>ssesto <strong>di</strong> tali terreni, che,<br />

al <strong>di</strong> là della realizzazione o meno degli interventi <strong>di</strong> progetto, andrebbe<br />

tenuta sotto controllo per evitare l'instaurarsi <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni “scatenanti”.<br />

La pianificazione e la realizzazione del nuovo comprensorio sciistico<br />

potrebbe essere l'occasione per mettere in atto una più corretta e sicura<br />

gestione del territorio;<br />

Il secondo fattore <strong>di</strong> rischio presente nell'area è rappresentato dal<br />

fenomeno <strong>di</strong> <strong>di</strong>stacco valanghivo; una prima selezione dei tracciati<br />

ottimali delle piste e degli impianti ha consentito <strong>di</strong> evitare gran parte<br />

delle zone più esposte, tuttavia restano dei settori vulnerabili che<br />

necessitano <strong>di</strong> interventi <strong>di</strong> messa in sicurezza, adeguatamente<br />

supportatati da uno stu<strong>di</strong>o valanghivo <strong>di</strong> dettaglio.<br />

Complessivamente si ritiene che la scelta dei tracciati delle piste e delle<br />

linee degli impianti in<strong>di</strong>viduati sia compatibile con le caratteristiche<br />

geotecniche e geomeccaniche dei terreni; saranno ovviamente<br />

in<strong>di</strong>spensabili locali interventi <strong>di</strong> drenaggio per il consolidamento dei<br />

terreni <strong>di</strong> fondazioni delle strutture e <strong>di</strong> regimazione generale delle acque<br />

superficiali.<br />

Nella seconda parte dello stu<strong>di</strong>o verranno analizzati in dettaglio i tracciati delle<br />

piste e degli impianti, con particolare attenzione alle aree interessate dalle<br />

stazioni, in<strong>di</strong>viduando i principali interventi atti a garantire la sicurezza e la<br />

stabilità delle opere; inoltre si approfon<strong>di</strong>rà maggiormente l'aspetto<br />

R02- <strong>RELAZIONE</strong> <strong>GEOLOGICA</strong> - parte generale 11


idrogeologico, con riferimento alla possibilità <strong>di</strong> realizzare un bacino artificiale<br />

per l'innevamento programmato.<br />

12 R02- <strong>RELAZIONE</strong> <strong>GEOLOGICA</strong> - parte generale


DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA<br />

N.B.:La presente documentazione fotografica viene allegata con lo scopo <strong>di</strong><br />

offrire un panoramica delle principali forme presenti sul terreno in esame, con<br />

particolare riferimento ai processi morfogeo<strong>di</strong>namici in atto; si sono<br />

volutamente escluse le immagini relative alle aree più stabili, coperte dal<br />

bosco, sia perché meno problematiche, sia perché meno “parlanti”


Foto 1: Vista panoramica del nuovo comprensorio<br />

ripresa dalla parte <strong>di</strong> San Vito<br />

Foto 2: Ripresa da elicottero della parte centrale del<br />

comprensorio, si noti la stratificazione delle Rocchette<br />

immergente vero NNO (destra della foto)<br />

Foto 3: Vista panoramica dell'area circostante Malga<br />

Prendera


Foto 4: Hogback sulla cresta che conduce dal Col del la<br />

Steles al Col del Termine<br />

Foto 5: Colata detritica "<strong>di</strong>dattica" a monte del Col del<br />

Sorarù<br />

Foto 6: Falde detritiche attive ai pie<strong>di</strong> delle Rocchette,<br />

tra Sorarù e Sacoi


Foto 7: Canale <strong>di</strong> valanga e <strong>di</strong> debris flow inciso nei<br />

depositi <strong>di</strong> colata detritica, a est del Col del Sacoi<br />

Foto 8: Esempio <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssesto corticale incipiente sulle<br />

formazioni <strong>di</strong> facies bacinale, sul versante meri<strong>di</strong>onale<br />

del Col de Sacoi<br />

Foto 9: La frana <strong>di</strong> Sacoi del maggio 1992 ripresa dal<br />

sentiero CAI a ovest del Col de Sorarù


Foto 10: Depositi morenici in sinistra idrografica del Rio<br />

Cordon; sullo sfondo il Col Duro (a sinistra) e il Col de<br />

la Steles (al centro)<br />

Foto 11: Frana <strong>di</strong> colamento stabilizzata nel bacino del<br />

Rio Cordon<br />

Foto 12: Corpo <strong>di</strong> frana per colata, tra la Forcella della<br />

Puina e quella <strong>di</strong> Roan: il ristagno idrico favorisce lo<br />

sviluppo <strong>di</strong> aree umide


Foto 13: Il taulà de la Ruoibes: luogo <strong>di</strong> intersezione <strong>di</strong><br />

antichi corpi <strong>di</strong> frane <strong>di</strong> colamento, l'abbondanza idrica<br />

nei terreni ricchi <strong>di</strong> frazione fine si intuisce dalle<br />

ondulazioni del terreno e si evidenzia nelle numerose<br />

emergenze idriche che compaiono dove si approssima il<br />

substrato roccioso


In<strong>di</strong>ce parte speciale<br />

INTRODUZIONE.............................................................................................1<br />

1. AREA GERALBA – CIAMPOLONGO....................................................................2<br />

1.1 CARATTERIZZAZIONE DELL'AREA..............................................................................2<br />

1.2 DETTAGLIO PISTE............................................................................................2<br />

1.3 DETTAGLIO IMPIANTI........................................................................................3<br />

SEGGIOVIA GERALBA - FUNES - CIAMPOLONGO.........................................................3<br />

SEGGIOVIA TAULÀ DE LA FRATES – CIAMPOLONGO.......................................................4<br />

2. AREA COLLEGAMENTO ROCCHETTE..................................................................5<br />

2.1CARATTERIZZAZIONE DELL'AREA...............................................................................5<br />

2.2 DETTAGLIO PISTE............................................................................................6<br />

2.3 DETTAGLIO IMPIANTI........................................................................................6<br />

SEGGIOVIA CIAMPOLONGO – COL DE SACOI.............................................................6<br />

3. AREA PRENDERA – RUOIBES...........................................................................7<br />

3.1CARATTERIZZAZIONE DELL'AREA...............................................................................7<br />

3.2 DETTAGLIO PISTE............................................................................................8<br />

3.3 DETTAGLIO IMPIANTI........................................................................................9<br />

SEGGIOVIA TOULÀ DE LA RUOIBES – COL DE SACOI.....................................................9<br />

SEGGIOVIA TOULÀ DE LA RUOIBES – COL DE LA STELES...............................................10<br />

4. AREA RIO CORDON......................................................................................11<br />

4.1 CARATTERIZZAZIONE DELL'AREA............................................................................11<br />

4.2 DETTAGLIO PISTE..........................................................................................12<br />

4.3 DETTAGLIO IMPIANTI.......................................................................................13<br />

SEGGIOVIA RIO CORDON – COL DE LA STELES........................................................13<br />

SEGGIOVIA PESCUL – COL DEL TERMEN................................................................14<br />

5. CONSIDERAZIONI RELATIVE ALL'INNEVAMENTO PROGRAMMATO........................15<br />

6. CONCLUSIONI.............................................................................................17<br />

INDICE PARTE SPECIALE


INTRODUZIONE<br />

In questa seconda parte dello stu<strong>di</strong>o verranno analizzati in dettaglio i tracciati delle<br />

piste e degli impianti, con particolare attenzione alle aree interessate dalle stazioni,<br />

in<strong>di</strong>viduando i principali interventi atti a garantire la sicurezza e la stabilità delle<br />

opere; inoltre si approfon<strong>di</strong>rà maggiormente l'aspetto idrogeologico, con riferimento<br />

alla possibilità <strong>di</strong> realizzare un bacino artificiale per l'innevamento programmato.<br />

Per una migliore chiarezza espositiva il comprensorio viene sud<strong>di</strong>viso in quattro aree<br />

(cfr. Illustrazione 1.1) caratterizzate da una certa omogeneità dal punto <strong>di</strong> vista dei<br />

principali caratteri geologici e delle problematiche connesse:<br />

AREA GERALBA – CIAMPOLONGO: comprendente le cabinovie Geralba – Funes<br />

e Funes - Ciampolongo e la seggiovia Toulà de la Frates – Ciampolongo e le 6<br />

piste ad esse asservite;<br />

AREA COLLEGAMENTO ROCCHETTE: comprendente la seggiovia Ciampolongo –<br />

Col de Sacoi e la relativa pista <strong>di</strong> soccorso;<br />

AREA PRENDERA – RUOIBES: comprendente le seggiovie Toulà de la Ruoibes –<br />

Col de Sacoi e Toulà de la Ruoibes – Col de la Steles e le 2 piste ad esse<br />

asservite;<br />

AREA RIO CORDON: comprendente la seggiovia Rio Cordon - Col de la Steles e<br />

la cabinovia Pescul – Pian de le Sale e le 8 piste ad esse asservite.<br />

Illustrazione 1.1: Corografia delle aree in<strong>di</strong>viduate<br />

R02- <strong>RELAZIONE</strong> <strong>GEOLOGICA</strong> – parte speciale 1


1 AREA GERALBA – CIAMPOLONGO<br />

1.1 CARATTERIZZAZIONE DELL'AREA<br />

Descrizione: l'area, totalmente compresa in Comune <strong>di</strong> San Vito <strong>di</strong> Cadore, interessa<br />

il versante destro (idrografico) del Torrente Boite e si estende all'incirca<br />

tra quota 1000 e 2000 m s.l.m; allungata in senso sud ovest – nord est,<br />

comprende le zone <strong>di</strong> Ciampolongo, Funes, Pian de la Storta, Salvaniera,<br />

i Pras de Ize, Geralba e il Pian de la Pausa; interessa inoltre parte della<br />

valle del Ru de la Frates.<br />

Substrato: l'area è caratterizzata dalla presenza quasi ubiquitaria <strong>di</strong> depositi<br />

quaternari <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa natura, da quelli morenici, a quelli alluvionali a<br />

quelli <strong>di</strong> origine gravitativa, comprendendo ovviamente anche le<br />

tipologie miste. Pur nella variabilità della genesi, in questi depositi si<br />

riconosce una prevalenza <strong>di</strong> tessitura caotica e una estrema<br />

eterogeneità granulometrica, che va dai massi ciclopici (or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong><br />

grandezza delle decine <strong>di</strong> metri cubi) ai limi e alle argille. La natura dei<br />

clasti quantunque eterogenea, manifesta una decisa preponderanza dei<br />

termini carbonatici. In relazione agli spessori, basandosi sulle scarpate<br />

localmente messe a nudo, si ipotizzano valori compresi tra qualche<br />

metro e la decina <strong>di</strong> metri, ove gli spessori maggiori si manifestano nelle<br />

zone altimetricamente inferiori.<br />

Il substrato roccioso affiora solo in corrispondenza del segmento<br />

inferiore dell'incisione del Ru de la Frates, con la Formazione <strong>di</strong> Wengen<br />

(La Valle – cfr. descrizione nella parte generale della relazione).<br />

Morfologia: quest'area è caratterizzata da una esposizione prevalente verso est –<br />

nord est, con pendenza generalmente comprese tra 15 e 30° (27 –<br />

58%). Le forme principali sono legate all'azione erosiva delle acque<br />

meteoriche e si manifestano in un reticolo <strong>di</strong> incisioni a sviluppo<br />

subparallelo, orientato in senso sud ovest – nord est, <strong>di</strong> cui la principale<br />

è quella del Ru de la Frates; prevalgono tuttavia le forme minori, con<br />

avvallamenti e dossi che localmente si susseguono (in senso<br />

trasversale) a intervalli dell'or<strong>di</strong>ne della decina <strong>di</strong> metri.<br />

Complessivamente si tratta <strong>di</strong> un versante stabile privo <strong>di</strong> rilevanti<br />

fenomeni morfo<strong>di</strong>namici in rapida evoluzione.<br />

Valanghe: l'area denominata Geralba – Ciampolongo, secondo la “Carta <strong>di</strong><br />

Localizzazione Probabile delle Valanghe” e<strong>di</strong>ta dalla <strong>Regione</strong> <strong>Veneto</strong>, a<br />

scala 1:25.000, risulta esente da valanghe. L'acclività dei versanti e la<br />

prevalente copertura forestale determinano una bassa propensione allo<br />

sviluppo dei fenomeni valanghivi.<br />

1.2 DETTAGLIO PISTE<br />

Piste interessate: ricadono all'interno <strong>di</strong> quest'area le piste Olimpionica, I Taulà,<br />

Cauriol, Ciampolongo, Frates <strong>di</strong>retta e Camposcuola, per una<br />

lunghezza topografica totale <strong>di</strong> circa 10,5 km.<br />

Punti critici: nel complesso l'area in esame risulta favorevole alla realizzazione delle<br />

piste, sia per l'assenza <strong>di</strong> fenomeni <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssesto, sia per la natura dei<br />

terreni (depositi quaternari), che rendono meno onerosa la modellazione<br />

del se<strong>di</strong>me <strong>di</strong> pista.<br />

2 R02- <strong>RELAZIONE</strong> <strong>GEOLOGICA</strong> – parte speciale


1.3 DETTAGLIO IMPIANTI<br />

La presenza locale <strong>di</strong> blocchi ciclopici, soprattutto nelle zone prossime ai<br />

pie<strong>di</strong> delle Rocchette, nonché la morfologia complicata dai numerosi<br />

solchi <strong>di</strong> ruscellamento potranno incidere sull'entità dei movimenti<br />

terra: la scelta ottimale dei tracciati andrà perciò adeguatamente<br />

valutata a partire da un rilievo topografico <strong>di</strong> dettaglio.<br />

In relazione alla presenza <strong>di</strong> numerose emergenze idriche e sorgenti,<br />

dovrà esser particolarmente curato l'aspetto della regimazione idrica,<br />

onde evitare l'instaurarsi <strong>di</strong> fenomeni erosivi che possano innescare<br />

fenomeni <strong>di</strong> instabilità.<br />

SEGGIOVIA GERALBA - FUNES - CIAMPOLONGO<br />

Caratteristiche: si tratta in realtà due impianti, con due motori collegati tramite una<br />

stazione interme<strong>di</strong>a, ad ammorsamento automatico, con cabine chiuse<br />

ad otto posti, ad elevata portata (2400 p/h – inizialmente<br />

eventualmente ridotti a 1800 p/h). Il primo tronco (Geralba Funes) è<br />

lungo circa 2250 m, mentre il secondo (Funes – Ciampolongo) è pari a<br />

circa 1426 m. Alla stazione interme<strong>di</strong>a sarà realizzato il magazzino<br />

veicoli, mentre l'area della stazione <strong>di</strong> valle ospiterà la rimessa per i<br />

mezzi battipista, entrambi in interrato; è prevista inoltre la<br />

realizzazione <strong>di</strong> un ponte sul Torrente Boite, che collegherà la<br />

partenza degli impianti all'area parcheggio prevista invece in sinistra<br />

Boite.<br />

Stazione <strong>di</strong> valle: l'area della stazione <strong>di</strong> valle è caratterizzata da una ridotta acclività,<br />

adatta quin<strong>di</strong> ad ospitare le strutture in oggetto; le maggiori criticità sono senza<br />

dubbio legate alle prossimità sia con il Torrente Boite, sia con gli alvei del Ru de La<br />

Frates e del Ru Salvaniera.<br />

Gli interventi previsti nell'area della stazione <strong>di</strong> valle interesseranno terreni sciolti, <strong>di</strong><br />

natura detritica, morenica e alluvionale, generalmente dotate <strong>di</strong> <strong>di</strong>screte<br />

caratteristiche geotecniche, tuttavia tali caratteristiche dovranno essere puntualmente<br />

verificate in fase <strong>di</strong> progettazione esecutiva, anche, come detto, in relazione della<br />

prossimità con il Torrente Boite, per la possibile presenza <strong>di</strong> terreni argillosi / torbosi,<br />

non rilevabili in superficie; viste le caratteristiche geologiche e morfologiche locali, si<br />

ritiene improbabile che con il piano <strong>di</strong> fondazione delle strutture, si possa raggiungere<br />

il substrato roccioso.<br />

L'aspetto della regimazione idrica dovrà essere particolarmente curato, sia in relazione<br />

alla stabilità dei fronti <strong>di</strong> scavo durante le fasi <strong>di</strong> cantiere, sia in relazione alla<br />

realizzazione <strong>di</strong> un adeguato sistema <strong>di</strong> drenaggio e <strong>di</strong> smaltimento idrico, tra il<br />

terreno e le strutture interrate, per evitare l'insorgenza <strong>di</strong> sovrappressioni in grado<br />

danneggiare le strutture stesse.<br />

Stazione interme<strong>di</strong>a: l'area della stazione interme<strong>di</strong>a è caratterizzata da un'acclività<br />

me<strong>di</strong>a (11 – 15°), e dalla presenza superficiale <strong>di</strong> depositi quaternari sciolti; le criticità<br />

maggiori in relazione alla realizzazione delle strutture in progetto, riguardano la<br />

presenza, poco a monte, <strong>di</strong> una zona umida, in<strong>di</strong>catrice da un lato <strong>di</strong> una circolazione<br />

idrica sotterranea significativa e prossima alla superficie, dall'altro della presenza <strong>di</strong><br />

terreni limoso argillosi fini, eventualmente anche torbosi e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> caratteristiche<br />

geotecniche scadenti; anche in questo caso si ritiene improbabile la possibilità <strong>di</strong><br />

fondare le strutture in roccia.<br />

R02- <strong>RELAZIONE</strong> <strong>GEOLOGICA</strong> – parte speciale 3


Lo stu<strong>di</strong>o geologico propedeutico alla progettazione esecutiva dell'impianto dovrà<br />

quin<strong>di</strong> verificare le caratteristiche geotecniche dei terreni <strong>di</strong> fondazione delle strutture,<br />

valutandone la capacità portante e la stabilità complessiva del versante in relazione ai<br />

carichi applicati. In<strong>di</strong>spensabile sarà la realizzazione <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong> drenaggio e<br />

smaltimento idrico che, oltre a minimizzare l'eventualità dello sviluppo <strong>di</strong> pressioni<br />

neutrali significative, porterà a un generale miglioramento delle caratteristiche<br />

geotecniche dei terreni.<br />

Stazione <strong>di</strong> monte: l'area della stazione <strong>di</strong> monte è ampia, poco acclive e stabile ed è<br />

quin<strong>di</strong> adatta ad ospitare le strutture in esame; i terreni affioranti sono ancora una<br />

volta <strong>di</strong> natura morenica / detritica, ma in questo caso, essendo più probabilmente gli<br />

spessori ridotti, non si esclude la possibilità <strong>di</strong> fondare le strutture in roccia. In ogni<br />

caso le caratteristiche dei terreni <strong>di</strong> fondazione dovranno essere determinate per la<br />

progettazione esecutiva.<br />

Linea dell'impianto: per quanto riguarda la linea dell'impianto l'unico elemento <strong>di</strong><br />

criticità è determinato dall'attraversamento del Ru de la Frates, in particolare nel<br />

tratto in cui il versante sinistro (idrografico) è molto ripido, inciso e manifesta<br />

erosione attiva (circa tra le quote 1180 e 1350 m s.l.m.); in questo tratto è forte<br />

anche la pendenza trasversale, per cui dovrà essere valutata attentamente la quota<br />

d'imposta dei plinti <strong>di</strong> fondazione dei sostegni. Si dovrà ovviamente evitare<br />

l'ubicazione dei sostegni in asse alveo (sia per il Ru del la Frates, sia per i corsi<br />

d'acqua minori), così come l'eccessiva prossimità ai cigli ripi<strong>di</strong>; inoltre in funzione della<br />

natura puntuale dei terreni, andrà curata la realizzazione <strong>di</strong> drenaggi al contatto<br />

terreno – fondazione.<br />

SEGGIOVIA TAULÀ DE LA FRATES – CIAMPOLONGO<br />

Caratteristiche: si tratta <strong>di</strong> una seggiovia biposto fissa, della lunghezza <strong>di</strong> circa<br />

734 m, con motrice a monte, e portata <strong>di</strong> 1200p/h.<br />

Stazione <strong>di</strong> valle: l'area della stazione <strong>di</strong> valle è situata in una zona me<strong>di</strong>amente<br />

acclive e tuttavia stabile, adatta ad accogliere le strutture previste; i terreni affioranti<br />

sono <strong>di</strong> natura morenica e si ritiene improbabile la possibilità <strong>di</strong> fondare le strutture in<br />

roccia. Le caratteristiche geotecniche puntuali dei terreni andranno verificate<br />

localmente in fase <strong>di</strong> progettazione esecutiva; non si evidenziano, comunque,<br />

particolari criticità nella realizzazione delle strutture in progetto.<br />

Stazione <strong>di</strong> monte: il progetto prevede la realizzazione della stazione <strong>di</strong> monte in<br />

prossimità <strong>di</strong> quella della seggiovia Geralba - Funes - Ciampolongo; per evitare inutili<br />

ripetizioni, si rimanda perciò alle considerazioni sopra descritte.<br />

Linea dell'impianto: si tratta <strong>di</strong> una linea piuttosto breve, che interessa un versante<br />

acclive (che raggiunge anche i 30° pari a circa 58%) e tuttavia stabile. Data la<br />

regolarità del versante e l'assenza <strong>di</strong> pendenza trasversale, non si ravvedono<br />

particolari criticità nella realizzazione dei sostegni <strong>di</strong> linea; è possibile che nella parte<br />

alta, più acclive, dell'impianto, i piani <strong>di</strong> posa delle fondazioni possano raggiungere il<br />

substrato roccioso, tuttavia ciò andrà valutato puntualmente in fase <strong>di</strong> progettazione<br />

esecutiva.<br />

La presenza <strong>di</strong> locali aree <strong>di</strong> ristagno idrico, lungo il versante, in particolare in<br />

corrispondenza del cambio <strong>di</strong> pendenza, suggerisce <strong>di</strong> curare sempre con attenzione il<br />

drenaggio e la regimazione idrica a monte e sotto le strutture <strong>di</strong> fondazione.<br />

4 R02- <strong>RELAZIONE</strong> <strong>GEOLOGICA</strong> – parte speciale


2 AREA COLLEGAMENTO ROCCHETTE<br />

2.1 CARATTERIZZAZIONE DELL'AREA<br />

Descrizione: l'area, totalmente in Comune <strong>di</strong> San Vito <strong>di</strong> Cadore, interessa il versante<br />

meri<strong>di</strong>onale delle Rocchette ed è compresa all'incirca tra quota 1900 e<br />

2100 m s.l.m; allungata in senso circa est - ovest, si estende da<br />

Ciampolongo al Col de Sacoi, superando anche il crinale del Col de<br />

Sorarù.<br />

Substrato: l'area è caratterizzata dalla presenza preponderante <strong>di</strong> depositi<br />

quaternari <strong>di</strong> origine prevalentemente gravitativa, localmente, tuttavia il<br />

substrato roccioso è in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> subaffioramento; nell'area ai pie<strong>di</strong><br />

della Rocchetta de Ciampolongo - testata del Ru da Faon (Ru dei<br />

Ciampe), affiorano infatti le Formazioni <strong>di</strong> Wengen e <strong>di</strong> San Cassiano.<br />

Procedendo verso ovest invece si incontrano depositi morenici/nivo<br />

morenici, falde detritiche <strong>di</strong> versante e conoi<strong>di</strong> da debris flow.<br />

La natura dei depositi è quasi esclusivamente carbonatica, derivando<br />

dalle pareti dolomitiche che costituiscono le Rocchette; anche in questo<br />

caso si riconosce una prevalenza <strong>di</strong> tessitura caotica e una estrema<br />

eterogeneità granulometrica, che va dai massi ciclopici (or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong><br />

grandezza delle decine <strong>di</strong> metri cubi) alle sabbie. In relazione agli<br />

spessori, basandosi sulle scarpate localmente messe a nudo, si<br />

ipotizzano valori compresi tra qualche metro e alcune decine <strong>di</strong> metri;<br />

gli spessori maggiori interessano il versante orientale del Col de Sacoi.<br />

Morfologia: quest'area è caratterizzata da una esposizione prevalente verso sud –<br />

sud est, con pendenza piuttosto variabile (da meno <strong>di</strong> 5° a oltre 30°),<br />

ma con netta prevalenza dei valori compresi tra 20 e 30° (36 – 58%).<br />

Per quanto riguarda le forme, l'area presenta una certa complessità: se<br />

da un lato sono ancora attivi i fenomeni <strong>di</strong> caduta <strong>di</strong> detrito dalle pareti<br />

delle Rocchette, dall'altro sono molto evidenti anche le forme <strong>di</strong><br />

erosione, operate sia dalle acque meteoriche, sia dall'azione delle<br />

valanghe. Procedendo da est verso ovest si evidenziano forme <strong>di</strong><br />

erosione che danno luogo a scoscen<strong>di</strong>menti superficiali su substrato<br />

roccioso <strong>di</strong> natura terrigena, che evolvono in colate; falde detritiche non<br />

completamente stabilizzate su cui si innescano fenomeni <strong>di</strong> scivolamento<br />

rotazionale e a cui si sovrappongono piccoli fenomeni <strong>di</strong> debris flow; un<br />

imponente cono da debris flow, in corrispondenza dello sbocco del<br />

canalone in roccia che separa la Rocchetta de Sorarù dalla Rocchetta de<br />

Ruoibes, attualmente in erosione attiva e sede <strong>di</strong> importanti<br />

scaricamenti valanghivi.<br />

Complessivamente si tratta <strong>di</strong> un versante che manifesta una stabilità a<br />

grande scala, tuttavia è interessato da numerosi fenomeni superficiali<br />

attivi, che non possono assolutamente essere trascurati in fase <strong>di</strong><br />

progettazione (cfr. Schema geomofologico area Rocchette – allegato al<br />

testo)<br />

Valanghe: l'area denominata Collegamento Rocchette, secondo la “Carta <strong>di</strong><br />

Localizzazione Probabile delle Valanghe” e<strong>di</strong>ta dalla <strong>Regione</strong> <strong>Veneto</strong>, a<br />

scala 1:25.000, risulta essere interessata da numerose zone <strong>di</strong><br />

scaricamento valanghivo che interessano <strong>di</strong>rettamente le strutture in<br />

oggetto; più in generale, il versante manifesta una certa propensione<br />

R02- <strong>RELAZIONE</strong> <strong>GEOLOGICA</strong> – parte speciale 5


2.2 DETTAGLIO PISTE<br />

allo sviluppo <strong>di</strong> fenomeni valanghivi. Trattandosi in questo caso <strong>di</strong> una<br />

pista <strong>di</strong> soccorso, a servizio dell'impianto, gli interventi messi in atto<br />

per la <strong>di</strong>fesa dell'impianto saranno sufficienti anche a tutelare la<br />

sicurezza della pista.<br />

Piste interessate: all'interno <strong>di</strong> quest'area non è prevista la realizzazione <strong>di</strong> piste da<br />

<strong>di</strong>scesa, ma solamente della pista <strong>di</strong> soccorso a servizio della<br />

seggiovia Ciampolongo - Col del Sacoi<br />

Punti critici: complessivamente l'area non è particolarmente favorevole alla<br />

realizzazione della pista in esame, sia per l'acclività elevata <strong>di</strong> alcuni<br />

tratti, sia per la presenza, come precedentemente scritto, <strong>di</strong> fenomeni<br />

morfo<strong>di</strong>namici attivi. Per quanto possibile è consigliabile che il tracciato<br />

ricalchi la traccia del sentiero CAI esistente; tuttavia data la larghezza<br />

della pista (6 m), nei tratti ove il versante manifesta l'acclività più<br />

elevata, sarà in<strong>di</strong>spensabile prevedere opere <strong>di</strong> sostegno delle scarpate,<br />

in prima analisi potrebbe trattarsi <strong>di</strong> scogliere in massi e/o gabbionate,<br />

realizzate con materiale reperito in loco.<br />

2.3 DETTAGLIO IMPIANTI<br />

In generale, vista la presenza <strong>di</strong> fenomeni geo<strong>di</strong>namici attivi, la pista<br />

dovrà essere oggetto <strong>di</strong> manutenzione perio<strong>di</strong>ca; particolarmente<br />

delicato sarà il tratto <strong>di</strong> attraversamento del canalone <strong>di</strong> valanga che si<br />

origina tra la Rocchetta de Ruoibes e quella de Sorarù, ove è preve<strong>di</strong>bile<br />

la necessità <strong>di</strong> manutenzione annuale.<br />

Il tratto che attraversa la testata del Ru de Faon (o Ru dei Ciampe<br />

secondo la toponomastica locale), ove il substrato roccioso è sub<br />

affiorante, è interessato dalla presenza <strong>di</strong> venute idriche, che dovranno<br />

essere adeguatamente regimate, onde evitare che, con la realizzazione<br />

della pista, si creino punti <strong>di</strong> ristagno, possibili precursori <strong>di</strong> fenomeni <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>ssesto.<br />

SEGGIOVIA CIAMPOLONGO – COL DE SACOI<br />

Caratteristiche: si tratta <strong>di</strong> una seggiovia fissa quadriposto, della lunghezza <strong>di</strong> circa<br />

1520 m, che potrebbe avere portata massima variabile sui due rami a<br />

seconda <strong>di</strong> flussi preve<strong>di</strong>bili; in alternativa si potrà realizzare un<br />

impianto ad ammorsamento automatico “leggero” senza magazzino<br />

(magazzino seggiole in stazione); con quest’ultima soluzione, senza<br />

aumentare la portata dell’impianto, si potranno contenere i tempi <strong>di</strong><br />

trasporto (5.0 m/sec).<br />

Stazione <strong>di</strong> valle: il progetto prevede la realizzazione della stazione <strong>di</strong> valle in<br />

prossimità <strong>di</strong> quella <strong>di</strong> monte della seggiovia Geralba Funes Ciampolongo; per evitare<br />

inutili ripetizioni, si rimanda perciò alle considerazioni sopra descritte.<br />

Stazione <strong>di</strong> monte: l'area della stazione <strong>di</strong> monte, localizzata nella zona <strong>di</strong> raccordo tra<br />

il Col de Sacoi e la Rocchetta de la Ruoibes, pur non essendo molto ampia, è<br />

relativamente poco acclive e adatta ad ospitare la struttura in oggetto. I terreni<br />

affioranti appartengono alle falde detritiche ormai stabilizzate, ai pie<strong>di</strong> della Rocchetta<br />

de Ruoibes, <strong>di</strong> buone caratteristiche geotecniche, ma caratterizzati da abbondanza <strong>di</strong><br />

6 R02- <strong>RELAZIONE</strong> <strong>GEOLOGICA</strong> – parte speciale


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2330,2<br />

2300<br />

1995,55<br />

2250<br />

2234,82<br />

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o<br />

1948,04<br />

0 50 100 200 300 400 500<br />

metri<br />

2250<br />

2200<br />

2150<br />

C<br />

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Forzela<br />

de Soraru<br />

2095,47<br />

R<br />

1960,57<br />

?<br />

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2245,47<br />

? ? ? ?<br />

2300<br />

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2259,34<br />

2050<br />

2076,49<br />

2250<br />

? ? ?<br />

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2384,97<br />

2350<br />

1871,38<br />

1900<br />

?<br />

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2411,51<br />

2397,51<br />

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Rocheta<br />

de Soraru<br />

2000<br />

1800<br />

2250<br />

? ?<br />

?<br />

?<br />

? ? ? ?<br />

1999,49<br />

1784,48<br />

1850<br />

1950<br />

2150<br />

?<br />

7 7<br />

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2100<br />

2200<br />

7 7 7 7 7<br />

7 7<br />

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7 7<br />

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2202,5<br />

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2297,09<br />

1902,53<br />

?<br />

2100<br />

?<br />

? ?<br />

? ? ?<br />

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7 7 7 7 7 7<br />

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1984,55<br />

1750<br />

Legenda<br />

? ? canaloni attivi in roccia<br />

1830,68<br />

71905,35 7 orlo <strong>di</strong> frana complessa<br />

orlo <strong>di</strong> solco molto inciso<br />

1841,86<br />

orlo scarpata frana <strong>di</strong> Sacoi (1992)<br />

? ? solco da ruscellamento concentrato / canalone <strong>di</strong> valanga<br />

2073,52<br />

?<br />

1966,59<br />

?<br />

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S E R A D U O R E<br />

U'<br />

R<br />

A<br />

Piccoli scoscen<strong>di</strong>menti superficiali<br />

O<br />

1904,74<br />

R<br />

grande parete in roccia soggetta a <strong>di</strong>stacci lapidei<br />

O<br />

cono da debris flow<br />

S<br />

1900<br />

2078,76<br />

area in degradazione attiva<br />

1750<br />

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1950<br />

I<br />

1850<br />

2046,71<br />

SCHEMA GEOMORFOLOGICO AREA ROCCHETTE<br />

1985,07<br />

1967,67


locchi e massi ciclopici. In relazione agli spessori si ritiene improbabile l'eventualità<br />

<strong>di</strong> fondare la struttura in roccia. In ogni caso le caratteristiche dei terreni <strong>di</strong> fondazione<br />

dovranno essere determinate per la progettazione esecutiva.<br />

Linea dell'impianto: per quanto riguarda la linea dell'impianto i principali elementi <strong>di</strong><br />

criticità sono determinati dalla presenza <strong>di</strong> numerose zone <strong>di</strong> scaricamento<br />

valanghivo, locali zone interessate da colate detritiche, un canale <strong>di</strong> valanga molto<br />

inciso e in erosione attiva, pendenza trasversale generalmente elevata. Si<br />

suggeriscono pertanto, in linea generale, i seguenti accorgimenti in relazione alla<br />

ubicazione dei sostegni <strong>di</strong> linea:<br />

• ridurre il più possibile il numero dei sostegni <strong>di</strong> linea;<br />

• evitare i punti più critici <strong>di</strong> scaricamento valanghivo e detritico;<br />

• approfon<strong>di</strong>re adeguatamente il piano <strong>di</strong> posa delle fondazioni per limitare<br />

l'effetto della pendenza trasversale;<br />

• ricorrere se necessario alla protezione dei sostegni con cunei deviatori<br />

adeguatamente <strong>di</strong>mensionati;<br />

• verificare perio<strong>di</strong>camente lo stato delle strutture, monitorando gli eventuali<br />

episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> colata detritica che dovessero arrivare ad interessare <strong>di</strong>rettamente i<br />

sostegni <strong>di</strong> linea.<br />

3 AREA PRENDERA – RUOIBES<br />

3.1 CARATTERIZZAZIONE DELL'AREA<br />

Descrizione: l'area, totalmente in Comune <strong>di</strong> San Vito <strong>di</strong> Cadore, interessa il Col de<br />

la Steles, l'area <strong>di</strong> Malga Prendera, la Ruoibes e il versante sud orientale<br />

del Col de Sacoi; essa è compresa all'incirca tra quota 1860 (presso i<br />

Taulà de la Ruoibes), e 2285 m s.l.m (Col de la Steles).<br />

Substrato: il substrato roccioso che caratterizza l'intera area appartiene alle<br />

formazioni terrigene / vulcanoclastiche la<strong>di</strong>niche (Arenarie <strong>di</strong> Zoppè, Fm.<br />

Dell'Acquatona, Formazione del M. Fernazza, Formazione <strong>di</strong> Wengen);<br />

esso è in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> affioramento / subaffioramento sul Col de La<br />

Steles, sul crinale che collega la Forcella <strong>di</strong> Roan con la Rocchetta <strong>di</strong><br />

Prendera e su quello che dal Col del Sacoi <strong>di</strong>scende verso il Taulà de la<br />

Ruoibes.<br />

Nell'area <strong>di</strong> Malga Prendera sono presenti cospicui depositi detritici <strong>di</strong><br />

origine nivomorenica, caratterizzati da massi ciclopici <strong>di</strong> natura<br />

carbonatica, a tessitura caotica aperta, con matrice prevalentemente<br />

ghiaioso sabbiosa.<br />

Nell'area della Ruoibes sono invece presenti corpi <strong>di</strong> frana per colamento<br />

o <strong>di</strong> tipo complesso: si tratta <strong>di</strong> depositi caotici <strong>di</strong> natura eterogenea,<br />

costituiti in parte dai depositi detritici provenienti dalle pareti delle<br />

Rocchette, in parte dai prodotti <strong>di</strong> <strong>di</strong>sfacimento del substrato <strong>di</strong> natura<br />

terrigena / vulcanoclastica del substrato roccioso. Gli spessori sono<br />

estremamente variabili da luogo a luogo e possono raggiungere<br />

verosimilmente anche la decina <strong>di</strong> metri.<br />

Morfologia: da un punto <strong>di</strong> vista morfologico quest'area è piuttosto variabile, non<br />

solo in relazione ai caratteri morfometrici, quali pendenza, altimetria ed<br />

R02- <strong>RELAZIONE</strong> <strong>GEOLOGICA</strong> – parte speciale 7


3.2 DETTAGLIO PISTE<br />

esposizione, ma anche per quanto riguarda gli aspetti più strettamente<br />

geomorfologici. In tal senso è utile schematizzare ulteriormente l'area in<br />

tre zone: la Ruoibes , la zona <strong>di</strong> Malga Prendera e il col del la Steles.<br />

La zona della Ruoibes si caratterizza per valori <strong>di</strong> pendenza me<strong>di</strong>o<br />

elevati generalmente compresi tra 15 e 30°, esposizione compresa tra<br />

sud ed est. Nell'area sono presenti numerose emergenze idriche, in gran<br />

parte effimere, attive prevalentemente durante e il <strong>di</strong>sgelo e nei perio<strong>di</strong><br />

più piovosi, determinate dal contatto tra i depositi detritici relativamente<br />

permeabili e il substrato roccioso impermeabile. I prodotti <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>sfacimento del substrato roccioso, prevalentemente limi e argille,<br />

favoriscono lo sviluppo <strong>di</strong> fenomeni <strong>di</strong> colata, anche lenta, in forma <strong>di</strong><br />

creeping; inoltre favoriscono, nelle aree meno acclivi, il ristagno idrico,<br />

dando luogo a zone umide e paludose.<br />

La zona <strong>di</strong> malga Prendera è invece caratterizzata da una pendenza<br />

piuttosto contenuta che si aggira su valori prevalentemente inferiori a<br />

10°; mentre l'esposizione prevalente è a sud – sudest con limitate aree<br />

a sudovest. Non sono presenti nell'area fenomeni morfo<strong>di</strong>namici attivi,<br />

tuttavia si riconoscono chiaramente le forme <strong>di</strong> un rock glacier (lett:<br />

ghiacciaio <strong>di</strong> pietra), con la caratteristica forma lobata dei cordoni<br />

principali. Si tratta senza dubbio <strong>di</strong> un area <strong>di</strong> pregio paesaggistico e<br />

geomorfologico che deve essere valorizzata e tutelata.<br />

Il col de la Steles presenta una forma trilobata, caratterizzata da tre<br />

creste che si <strong>di</strong>partono dalla cima in <strong>di</strong>rezione circa est sudest – ovest<br />

nordovest, nord – sud e sud sudest – nord nordovest; esso sviluppa<br />

pertanto tre versanti, uno con esposizione a sud, uno esposto circa a<br />

ovest e il terzo esposto circa est nordest. Tutti i versanti manifestano un<br />

acclività piuttosto elevata, compresa prevalentemente tra 30 e 50°,<br />

mentre le aree <strong>di</strong> cresta si aggirano su valori decisamente inferiori,<br />

compresi me<strong>di</strong>amente tra 2 e 15°. La morfologia è legata alla presenza<br />

<strong>di</strong> un substrato roccioso caratterizzato da alternanze <strong>di</strong> litotipi arenacei<br />

(più competenti) e marnoso – pelitici (più ero<strong>di</strong>bili), cosa che favorisce<br />

l'emergenza delle testate <strong>di</strong> strato più tenaci. In questo caso, come già<br />

detto nella parte generale della relazione geologica, la cresta allungata<br />

in senso circa nord – sud, costituisce una classica forma a hogback (cfr.<br />

foto 4 parte generale), che rappresenta una interessante singolarità<br />

geologica locale.<br />

Sulla base <strong>di</strong> quanto sopra esposto le zone <strong>di</strong> malga Prendera e del Col<br />

de la Steles manifestano una generale stabilità e l'assenza <strong>di</strong> fenomeni<br />

geo<strong>di</strong>namici attivi in grado <strong>di</strong> interferire negativamente con gli interventi<br />

in progetto; per quanto riguarda la zona della Ruoibes, la presenza<br />

attiva <strong>di</strong> circolazione idrica superficiale e sub superficiale, richiede una<br />

particolare attenzione: la stabilità degli interventi in esame è<br />

subor<strong>di</strong>nata alla realizzazione e alla manutenzione <strong>di</strong> una adeguata rete<br />

<strong>di</strong> drenaggio.<br />

Piste interessate: ricadono all'interno <strong>di</strong> quest'area le piste Sorarù e Prendera, per<br />

una lunghezza topografica totale <strong>di</strong> circa 2,8 km.<br />

Punti critici: nel complesso l'area in esame risulta favorevole alla realizzazione delle<br />

8 R02- <strong>RELAZIONE</strong> <strong>GEOLOGICA</strong> – parte speciale


piste, per la quasi totale assenza <strong>di</strong> copertura vegetale arborea, per la<br />

generale assenza <strong>di</strong> fenomeni <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssesto attivi e per la morfologia che<br />

non richiede o quasi movimenti terra.<br />

Per i tracciati che ricadono nella zona della Ruoibes si raccomanda <strong>di</strong><br />

curare con particolare attenzione la realizzazione e la manutenzione<br />

delle canalette <strong>di</strong> sgrondo delle acque meteoriche, e più in generale tutti<br />

gli aspetti inerenti la regimazione idrica, onde evitare l'instaurarsi <strong>di</strong><br />

fenomeni erosivi che possano innescare fenomeni <strong>di</strong> instabilità. In<br />

particolare, soprattutto nei tratti più acclivi, si dovrà evitare il<br />

pascolamento del bestiame (in particolare quello <strong>di</strong> grossa taglia), le cui<br />

tracce, come già accennato nella parte generale della relazione,<br />

provocano la rottura del cotico e pre<strong>di</strong>spongono al locale ristagno idrico,<br />

entrambi presupposti per l'innesco <strong>di</strong> piccoli <strong>di</strong>ssesti che, in questi<br />

terreni, soprattutto nelle zone più acclivi, non devono essere trascurati.<br />

Più in generale si ritiene che la realizzazione <strong>di</strong> una rete <strong>di</strong> smaltimento<br />

idrico, completa <strong>di</strong> drenaggi per le aree a ristagno idrico, sarebbe<br />

auspicabile, per evitare l'instaurarsi <strong>di</strong> situazioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssesto<br />

idrogeologico, come quello verificatosi nel maggio del 1992 sul versante<br />

orientale del Col de Sacoi.<br />

Per il tratto <strong>di</strong> pista che ricade nella zona <strong>di</strong> malga Prendera, vista la<br />

bellezza dell'ambiente geomorfologico, caratterizzata dalla presenza <strong>di</strong><br />

un rock glacier, si raccomanda <strong>di</strong> ridurre massimo i movimenti terra,<br />

preservando ove possibile i massi ciclopici, eventualmente <strong>di</strong>segnando il<br />

tracciato della pista sud<strong>di</strong>viso su più rami, in modo da mantenere il più<br />

possibile la naturalità dei luoghi; per il tratto in traverso della pista<br />

Prendera (già previsto <strong>di</strong> larghezza ridotta), che passa ai pie<strong>di</strong><br />

dell'argine più esterno del rock glacier, vista la limitata pendenza<br />

longitu<strong>di</strong>nale, che non consente elevate velocità agli sciatori, è<br />

auspicabile evitare qualsiasi movimento terra, sia per non interrompere<br />

il cotico erboso, <strong>di</strong> lenta ricostituzione alle quote elevate, sia per<br />

intaccare al minimo la naturalità dei luoghi.<br />

Le considerazioni appena esposte valgono anche per la parte <strong>di</strong> tracciato<br />

che interessa il Col de la Steles.<br />

Valanghe: l'area denominata Prendera Ruoibes, secondo la “Carta <strong>di</strong> Localizzazione<br />

Probabile delle Valanghe” e<strong>di</strong>ta dalla <strong>Regione</strong> <strong>Veneto</strong>, a scala 1:25.000,<br />

risulta essere interessata da alcune zone a rischio per valanga, che<br />

tuttavia riguardano in misura molto limitata i tracciati <strong>di</strong> pista in esame;<br />

si ritiene che il semplice uso dei mezzi battipista possa scongiurare<br />

l'instaurarsi <strong>di</strong> fenomeni <strong>di</strong> <strong>di</strong>stacco in tali aree. In relazione agli<br />

impianti <strong>di</strong> risalita si dovrà ricorrere, in alcuni punti all'impiego <strong>di</strong><br />

strutture paravalanghe (cfr. R03_ Relazione preliminare valanghiva -<br />

allegata al progetto).<br />

3.3 DETTAGLIO IMPIANTI<br />

SEGGIOVIA TOULÀ DE LA RUOIBES – COL DE SACOI<br />

Caratteristiche:<br />

si tratta <strong>di</strong> una seggiovia fissa quadriposto, della lunghezza <strong>di</strong> circa<br />

560 m, con motrice a monte e portata oraria <strong>di</strong> 1800p/h.<br />

R02- <strong>RELAZIONE</strong> <strong>GEOLOGICA</strong> – parte speciale 9


Stazione <strong>di</strong> valle: la stazione <strong>di</strong> valle è prevista in un'area poco acclive, ai pie<strong>di</strong> del<br />

Col de Sacoi, nei pressi del Toulà de la Ruoibes, dal quale è separato da un modesto<br />

corso d'acqua (Ru de la Monte del Fen – fonte CTR o Ru da Faon – toponomastica<br />

locale); la morfologia è favorevole alla realizzazione della struttura in esame, mentre<br />

in relazione ai terreni <strong>di</strong> fondazione, considerata la presenza <strong>di</strong> terreni sciolti ricchi in<br />

frazione fine (argille – limi) <strong>di</strong> spessore non noto e la <strong>di</strong>ffusa presenza <strong>di</strong> emergenze<br />

idriche, in fase esecutiva sarà in<strong>di</strong>spensabile:<br />

• verificare la natura puntuale dei terreni <strong>di</strong> fondazione e, se possibile, fondare le<br />

strutture in roccia;<br />

• realizzare un sistema <strong>di</strong> drenaggio e smaltimento idrico che, oltre a minimizzare<br />

l'eventualità dello sviluppo <strong>di</strong> pressioni neutrali significative, porterà a un<br />

generale miglioramento delle caratteristiche geotecniche dei terreni;<br />

• prevedere manutenzioni e controlli perio<strong>di</strong>ci del sistema <strong>di</strong> drenaggio;<br />

• evitare il pascolamento del bestiame nell'area circostante, e in particolare a<br />

monte delle strutture (cfr. quanto detto per le piste).<br />

Stazione <strong>di</strong> monte: l'area della stazione <strong>di</strong> monte è localizzata sulla cima del Col de<br />

Sacoi che, pur non essendo molto ampia, è poco acclive e adatta ad ospitare la<br />

struttura in oggetto. I terreni affioranti appartengono alle falde detritiche ormai<br />

stabilizzate, ai pie<strong>di</strong> della Rocchetta de Ruoibes, <strong>di</strong> buone caratteristiche geotecniche,<br />

ma caratterizzati da abbondanza <strong>di</strong> blocchi e massi ciclopici. In relazione agli spessori<br />

si ritiene improbabile l'eventualità <strong>di</strong> fondare la struttura in roccia. In ogni caso le<br />

caratteristiche dei terreni <strong>di</strong> fondazione dovranno essere determinate per la<br />

progettazione esecutiva e, vista la morfologia della cima del Col de Sacoi,<br />

caratterizzata da una cresta stretta e aguzza, saranno particolarmente significative le<br />

verifiche alla stabilità globale in relazione ai fenomeni sismici.<br />

Linea dell'impianto: per quanto riguarda la linea dell'impianto non si ravvedono<br />

particolari elementi <strong>di</strong> criticità, fatte salve le considerazioni già illustrate relativamente<br />

alla stazione <strong>di</strong> valle, per quanto concerne lo smaltimento idrico.<br />

SEGGIOVIA TOULÀ DE LA RUOIBES – COL DE LA STELES<br />

Caratteristiche: si tratta <strong>di</strong> una seggiovia esaposto ad ammorsamento automatico,<br />

della lunghezza <strong>di</strong> circa 1675 m, con motrice a monte e portata oraria<br />

<strong>di</strong> 1800 p/h.<br />

Stazione <strong>di</strong> valle: la stazione <strong>di</strong> valle è prevista in un'area poco acclive, nei pressi del<br />

Toulà de la Ruoibes, interessata da evidenti fenomeni <strong>di</strong> ristagno idrico; vista la<br />

morfologia locale, si esclude la possibilità <strong>di</strong> fondare le strutture su substrato roccioso.<br />

La morfologia è favorevole alla realizzazione della struttura in esame, mentre in<br />

relazione ai terreni <strong>di</strong> fondazione, considerata la presenza <strong>di</strong> terreni sciolti ricchi in<br />

frazione fine (argille – limi) <strong>di</strong> spessore non noto e la <strong>di</strong>ffusa presenza <strong>di</strong> emergenze<br />

idriche in fase esecutiva sarà in<strong>di</strong>spensabile:<br />

• verificare la natura puntuale dei terreni <strong>di</strong> fondazione ;<br />

• realizzare un sistema <strong>di</strong> drenaggio e smaltimento idrico che, oltre a minimizzare<br />

l'eventualità dello sviluppo <strong>di</strong> pressioni neutrali significative, porterà a un<br />

generale miglioramento delle caratteristiche geotecniche dei terreni;<br />

• prevedere manutenzioni e controlli perio<strong>di</strong>ci del sistema <strong>di</strong> drenaggio.<br />

Stazione <strong>di</strong> monte: l'area della stazione <strong>di</strong> monte è localizzata sulla cima del Col de la<br />

10 R02- <strong>RELAZIONE</strong> <strong>GEOLOGICA</strong> – parte speciale


Steles che è poco acclive e adatta ad ospitare la struttura in oggetto. Il substrato<br />

roccioso è in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> sub affioramento su tutta le vetta, pertanto le strutture<br />

saranno fondate in roccia, le cui caratteristiche geomeccaniche, in linea generale<br />

<strong>di</strong>screte, andranno comunque verificate in fase esecutiva.<br />

Linea dell'impianto: la linea dell'impianto si presenta piuttosto varia sia per quanto<br />

riguarda la pendenza, sia in relazione ai terreni <strong>di</strong> fondazione dei sostegni <strong>di</strong> linea; in<br />

particolare quelli ricadenti nell'area del Col de la Steles e in quella della Malga<br />

Prendera, è probabile possano essere fondati in roccia, nella zona della Ruoibes,<br />

invece, è possibile che alcuni sostegni interessino invece terreni più scadenti.<br />

Le caratteristiche puntuali dei terreni <strong>di</strong> fondazione andranno ovviamente verificate in<br />

fase esecutiva, mentre in generale si consiglia <strong>di</strong>:<br />

• stu<strong>di</strong>are la linea dell'impianto in modo da evitare, per quanto possibile, <strong>di</strong><br />

ubicare i sostegni <strong>di</strong> linea in corrispondenza delle aree caratterizzate dai terreni<br />

più scadenti;<br />

• qualora non sia possibile evitare le aree più scadenti, realizzare un sistema <strong>di</strong><br />

drenaggio e smaltimento idrico che, oltre a minimizzare l'eventualità dello<br />

sviluppo <strong>di</strong> pressioni neutrali significative, porterà a un generale miglioramento<br />

delle caratteristiche geotecniche dei terreni;<br />

• approfon<strong>di</strong>re adeguatamente i piani posa delle fondazioni per limitare l'effetto<br />

della pendenza trasversale.<br />

Si ricorda che parte della linea dell'impianto è situata in una zona a rischio <strong>di</strong> valanga<br />

(in particolare lungo il versante orientale del Col de la Steles), pertanto andranno<br />

realizzate adeguate strutture <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa (cfr. R03_ Relazione preliminare valanghiva -<br />

allegata al progetto).<br />

In generale, comunque, rimane verificata, con gli opportuni accorgimenti, la fattibilità<br />

geologica dell'impianto.<br />

4 AREA RIO CORDON<br />

4.1 CARATTERIZZAZIONE DELL'AREA<br />

Descrizione: l'area ricade in parte nel territorio comunale <strong>di</strong> San Vito <strong>di</strong> Cadore e in<br />

parte in quello <strong>di</strong> Selva <strong>di</strong> Cadore; essa si sviluppa prevalentemente<br />

sul versante sinistro (idrografico) del Rio Cordon, nel tratto compreso tra<br />

il Col de la Steles, fino all'immissione nella val Fiorentina; comprende<br />

inoltre la zona de “Le Vare” in località Pescul e parte del versante che<br />

dal Pian de le Sale scende fino al Rifugio Aquileia.<br />

S ubstrato:<br />

L'area è altimetricamente compresa all'incirca tra quota 1400 (Pescul), e<br />

2285 m s.l.m. (Col de la Steles).<br />

il substrato roccioso che caratterizza l'intera area appartiene alle<br />

formazioni terrigene / vulcanoclastiche la<strong>di</strong>niche (Arenarie <strong>di</strong> Zoppè, Fm.<br />

Dell'Acquatona, Formazione del M. Fernazza, Formazione <strong>di</strong> Wengen);<br />

esso è in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> affioramento / subaffioramento sul Col de La<br />

Steles, sul Col del Termen e lungo il versante meri<strong>di</strong>onale della Costa da<br />

Storn.<br />

Il versante sinistro (idrografico) del Rio Cordon (nel tratto interessato<br />

dalle piste in progetto) è invece caratterizzato dalla presenza<br />

R02- <strong>RELAZIONE</strong> <strong>GEOLOGICA</strong> – parte speciale 11


preponderante <strong>di</strong> copertura morenica o detritico - morenica, spesso<br />

evidenziata dalla presenza <strong>di</strong> trovanti e massi ciclopici <strong>di</strong> natura<br />

carbonatica. Depositi caotici costituenti corpi <strong>di</strong> frana per colamento,<br />

ormai stabilizzati, si in<strong>di</strong>viduano invece sul versante destro del Rio<br />

Cordon, a quote superiori ai 1850 m. Gli spessori delle coperture, sulla<br />

base delle scarpate esposte e <strong>di</strong> dati bibliografici su sondaggi effettuati<br />

(quaderno <strong>di</strong> ricerca n. 13 – Il bacino attrezzato del Rio Cordon – CSVDI<br />

1992), sono stimabili dell'or<strong>di</strong>ne della decina <strong>di</strong> metri sui versanti e fino<br />

a oltre 50 m sul fondovalle.<br />

Morfologia: l'area in esame è caratterizzata da una prevalente esposizione verso<br />

ovest con limitate zone esposte a sud – sudovest. In relazione alla<br />

pendenza, i valori più alti si raggiungono sul versante occidentale del Col<br />

de la Steles, caratterizzato da valori prevalentemente compresi tra 20 e<br />

30°, con punte superiori a 30°; nella rimanente parte dell'area la<br />

pendenza si riduce su valori prevalentemente compresi tra 15 e 20°.<br />

Per la descrizione dell'area del Col de La Steles si rimanda al capitolo 3,<br />

onde evitare inutili ripetizioni; la restante area può essere schematizzata<br />

in due zone, una a monte e una a valle del ponte sul Rio Cordon (q.<br />

1760 m s.l.m. circa).<br />

La zona a monte del ponte sul Rio Cordon (denominata anche come<br />

località Mondeval de Sote) è caratterizzata da limitata presenza <strong>di</strong><br />

bosco, abbondanza <strong>di</strong> zone umide, ricchezza d'acqua e da un reticolo<br />

idrografico ben sviluppato e inciso, lungo cui localmente sono presenti<br />

scarpate in erosione attiva; a valle del ponte sul Rio Cordon prevale<br />

invece la copertura boscosa, il reticolo idrografico è meno articolato,<br />

anche se non mancano le emergenze idriche.<br />

Nel complesso si tratta <strong>di</strong> aree stabili, ove non sono presenti fenomeni<br />

geo<strong>di</strong>namici attivi <strong>di</strong> portata rilevante, tale da inficiare la fattibilità<br />

geologica delle opere in progetto.<br />

Valanghe: l'area denominata Rio Cordon, secondo la “Carta <strong>di</strong> Localizzazione<br />

Probabile delle Valanghe” e<strong>di</strong>ta dalla <strong>Regione</strong> <strong>Veneto</strong>, a scala 1:25.000,<br />

risulta essere interessata da alcune zone a rischio per valanga,<br />

localizzate a monte del ponte sul Rio Cordon che tuttavia riguardano in<br />

misura limitata i tracciati <strong>di</strong> pista e uno dei due impianti in esame; in<br />

relazione a quest'ultimo si dovrà ricorrere, in alcuni punti all'impiego <strong>di</strong><br />

strutture paravalanghe, mentre per le piste si potrà, più semplicemente<br />

ricorrere a piani operativi <strong>di</strong> chiusura temporanea (cfr. R03_ Relazione<br />

preliminare valanghiva - allegata al progetto).<br />

4.2 DETTAGLIO PISTE<br />

Piste interessate: ricadono all'interno <strong>di</strong> quest'area le piste La Negres, Variante<br />

Mondoval, Le Vares, Costa del Lares, Rio Cordon, Storn, Pelmo,<br />

Variante Fiorentina, per complessivi km 12,8.<br />

Punti critici: nel complesso l'area in esame risulta favorevole alla realizzazione delle<br />

piste e non presenta rilevanti elementi <strong>di</strong> criticità <strong>di</strong> origine geologica.<br />

Per i tracciati che interessano il Col de La Steles, in particolare al <strong>di</strong>sopra<br />

del limite del bosco (2100 m s.l.m. circa), si raccomanda <strong>di</strong> limitare i<br />

movimenti terra sia per non interrompere il cotico erboso, <strong>di</strong> lenta<br />

12 R02- <strong>RELAZIONE</strong> <strong>GEOLOGICA</strong> – parte speciale


4.3 DETTAGLIO IMPIANTI<br />

ricostituzione alle quote elevate, sia per intaccare al minimo la naturalità<br />

dei luoghi; la morfologia locale è tale da favorire questa scelta e,<br />

inoltre, si ricorda la presenza <strong>di</strong> particolarità geomorfologiche (hogback),<br />

che meritano <strong>di</strong> essere preservate.<br />

Nell'area <strong>di</strong> Mondeval de Sote, si raccomanda <strong>di</strong> curare con particolare<br />

attenzione la realizzazione e la manutenzione delle canalette <strong>di</strong> sgrondo<br />

delle acque meteoriche, e più in generale tutti gli aspetti inerenti la<br />

regimazione idrica, onde evitare l'instaurarsi <strong>di</strong> fenomeni erosivi che<br />

possano innescare fenomeni <strong>di</strong> instabilità. Si dovrà inoltre prevedere la<br />

sistemazione e manutenzione delle piccole scarpate in erosione che<br />

caratterizzano il reticolo idrografico locale e che dovessero essere<br />

prossime o interessare le piste in progetto.<br />

Per i rimanenti tracciati <strong>di</strong> pista non si ravvedono particolari in<strong>di</strong>cazioni<br />

e/o accorgimenti da suggerire in questa fase; la presenza quasi<br />

ubiquitaria <strong>di</strong> copertura morenica superficiale renderà meno onerosa, in<br />

generale, la modellazione del se<strong>di</strong>me <strong>di</strong> pista, fatto salvo per le zone<br />

ove possono rinvenirsi massi ciclopici.<br />

Si segnala infine che per la realizzazione della pista Storn, che dopo<br />

aver percorso l'omonima Costa, raggiunge Pescul, sono previste, già in<br />

questa fase, delle strutture accessorie: ponte sul Rio Cordon, ponte sul<br />

Torrente Fiorentina e sottopasso della SS. 251. Uno stu<strong>di</strong>o geologico e<br />

geotecnico specifico dovrà essere redatto in sede <strong>di</strong> progettazione<br />

esecutiva, a supporto delle scelte tecniche e <strong>di</strong>mensionali che esulano<br />

dal presente stu<strong>di</strong>o.<br />

SEGGIOVIA RIO CORDON – COL DE LA STELES<br />

Caratteristiche: si tratta <strong>di</strong> una seggiovia esaposto ad ammorsamento automatico,<br />

della lunghezza <strong>di</strong> circa 1600 m, con motrice a monte e portata oraria<br />

<strong>di</strong> 1800 p/h. L'area della stazione <strong>di</strong> valle ospiterà anche il magazzino<br />

seggiole (sia <strong>di</strong> questo impianto sia <strong>di</strong> quello La Ruoibes – Col de la<br />

Steles), previsto parzialmente interrato.<br />

Stazione <strong>di</strong> valle: la stazione <strong>di</strong> valle è prevista in un'area debolmente acclive, in<br />

sinistra idrografica del Rio Cordon, in prossimità del ponte sulla strada Comunale circa<br />

a quota 1766 m s.l.m.. L'area è stabile e la morfologia è favorevole alla realizzazione<br />

della struttura in esame, tuttavia, vista la vicinanza con il Rio Cordon e i sui tributari<br />

minori, l'aspetto del drenaggio e della regimazione idrica, soprattutto in relazione alla<br />

presenza <strong>di</strong> strutture interrate (magazzino seggiole), sarà particolarmente rilevante.<br />

In relazione ai terreni <strong>di</strong> fondazione, è possibile che, soprattutto per le strutture<br />

interrate, possa raggiungersi il substrato roccioso; tuttavia la natura e le<br />

caratteristiche puntuali dei terreni <strong>di</strong> fondazione andranno verificate in sede <strong>di</strong><br />

progetto esecutivo.<br />

Stazione <strong>di</strong> monte: l'area della stazione <strong>di</strong> monte è localizzata sulla cima del Col de la<br />

Steles che è poco acclive e adatta ad ospitare la struttura in oggetto. Il substrato<br />

roccioso è in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> sub affioramento su tutta le vetta, pertanto le strutture<br />

saranno fondate in roccia, le cui caratteristiche geomeccaniche, in linea generale<br />

<strong>di</strong>screte, andranno comunque verificate in fase esecutiva.<br />

R02- <strong>RELAZIONE</strong> <strong>GEOLOGICA</strong> – parte speciale 13


Linea dell'impianto: la linea dell'impianto è piuttosto regolare, per quanto riguarda la<br />

pendenza; in relazione ai terreni <strong>di</strong> fondazione, solo in prossimità della vetta del Col<br />

de la Steles i sostegni saranno sicuramente fondati in roccia: un accurato stu<strong>di</strong>o della<br />

linea, in fase <strong>di</strong> progettazione esecutiva, consentirà <strong>di</strong> evitare le aree caratterizzate<br />

dai terreni più scadenti.<br />

In linea generale, vista la significativa circolazione idrica superficiale e sotterranea, si<br />

raccomanda sempre la cura del sistema <strong>di</strong> drenaggio e smaltimento idrico in<br />

corrispondenza delle strutture.<br />

Si ricorda che parte della linea dell'impianto è situata in una zona a rischio <strong>di</strong> valanga<br />

(lungo il versante occidentale del Col de la Steles), pertanto andranno realizzate<br />

adeguate strutture <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa (cfr. R03_ Relazione preliminare valanghiva - allegata al<br />

progetto).<br />

SEGGIOVIA PESCUL – COL DEL TERMEN<br />

Caratteristiche: si tratta <strong>di</strong> un impianto ad ammorsamento automatico, con cabine<br />

chiuse ad otto posti, ad elevata portata (2400 p/h – inizialmente<br />

eventualmente ridotti a 1800 p/h), della lunghezza <strong>di</strong> circa 2500 m. Il<br />

magazzino veicoli, interrato, verrà realizzato nell'area della stazione <strong>di</strong><br />

valle.<br />

Stazione <strong>di</strong> valle: l'area della stazione <strong>di</strong> valle, in sinistra idrografica del torrente<br />

Fiorentina, è ampia e semi pianeggiante, adatta quin<strong>di</strong> ad ospitare le strutture in<br />

oggetto.<br />

Gli interventi previsti nell'area della stazione <strong>di</strong> valle interesseranno verosimilemente<br />

terreni sciolti, <strong>di</strong> natura detritica, e alluvionale, generalmente dotate <strong>di</strong> <strong>di</strong>screte<br />

caratteristiche geotecniche, tuttavia tali caratteristiche dovranno essere puntualmente<br />

verificate in fase <strong>di</strong> progettazione esecutiva. Non si esclude che, per le strutture<br />

interrate, il piano <strong>di</strong> posa delle fondazioni possa raggiungere il substrato roccioso.<br />

In relazione alla prossimità con il Torrente Fiorentina e vista la presenza locale <strong>di</strong><br />

emergenze idriche, l'aspetto della regimazione idrica dovrà essere particolarmente<br />

curato, sia in relazione alla stabilità dei fronti <strong>di</strong> scavo durante le fasi <strong>di</strong> cantiere, sia in<br />

relazione alla realizzazione <strong>di</strong> un adeguato sistema <strong>di</strong> drenaggio e <strong>di</strong> smaltimento<br />

idrico tra il terreno e le strutture interrate, per evitare l'insorgenza <strong>di</strong> sovrappressioni<br />

in grado danneggiare le strutture stesse.<br />

Stazione <strong>di</strong> monte: l'area della stazione <strong>di</strong> monte è localizzata in un'area che , pur non<br />

essendo molto ampia, è poco acclive e adatta ad ospitare la struttura in oggetto. I<br />

terreni affioranti sono prevalentemente depositi morenici o detritico morenici, <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>screte caratteristiche geotecniche, ma caratterizzati da abbondanza <strong>di</strong> blocchi e<br />

massi ciclopici. In relazione agli spessori non si esclude l'eventualità <strong>di</strong> fondare la<br />

struttura in roccia. In ogni caso le caratteristiche dei terreni <strong>di</strong> fondazione dovranno<br />

essere determinate per la progettazione esecutiva; in relazione alla morfologia <strong>di</strong><br />

cresta dell'area, saranno particolarmente significative le verifiche alla stabilità globale<br />

in relazione ai fenomeni sismici.<br />

Linea dell'impianto: la linea dell'impianto interessa un'area stabile e prevalentemente<br />

coperta <strong>di</strong> bosco; l'unico elemento <strong>di</strong> criticità, <strong>di</strong> natura non prettamente geologica,<br />

ma tecnica, è determinato dall'attraversamento del Rio Cordon e del Torrente<br />

Fiorentina. Si dovrà ovviamente evitare l'ubicazione dei sostegni in asse alveo, così<br />

come l'eccessiva prossimità ai cigli ripi<strong>di</strong>; inoltre in funzione della natura puntuale dei<br />

terreni, andrà curata la realizzazione <strong>di</strong> drenaggi al contatto terreno – fondazione.<br />

14 R02- <strong>RELAZIONE</strong> <strong>GEOLOGICA</strong> – parte speciale


5 CONSIDERAZIONI RELATIVE ALL'INNEVAMENTO PROGRAMMATO<br />

Il progetto <strong>di</strong> un comprensorio sciistico moderno non può esimersi dal prevedere<br />

anche l'innevamento programmato. In tal senso è in<strong>di</strong>spensabile verificare la<br />

<strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> un'adeguata risorsa idrica; in questa fase si faranno solo delle<br />

considerazioni preliminari relative alla sostenibilità idrogeologica dell'impianto, mentre<br />

per un vero e proprio bilancio idrogeologico si rimanda ovviamente allo stu<strong>di</strong>o<br />

propedeutico alla progettazione esecutiva.<br />

Come accennato nella parte generale della relazione, data la presenza <strong>di</strong>ffusa <strong>di</strong><br />

depositi sciolti, l'area in esame risulta particolarmente ricca <strong>di</strong> riserve idriche; il<br />

substrato prevalentemente impermeabile favorisce la venuta a giorno <strong>di</strong> emergenze<br />

idriche particolarmente numerose in tutto il territorio.<br />

All'interno dell'area del comprensorio sono presenti tre principali corsi d'acqua a<br />

regime perenne: il Rio Cordon, il Ru de Faon e Ru de la Frates. Vi è inoltre una rete <strong>di</strong><br />

corsi d'acqua minori, il cui bacino idrografico è meno definito, che rappresenta<br />

comunque una risorsa idrica rilevante, tra questi si possono citare il Ru de Salvaniera,<br />

e il Ru de la Pausa, entrambi afferenti al bacino del Boite.<br />

Pur in assenza <strong>di</strong> misure <strong>di</strong>rette <strong>di</strong> portata, viste le caratteristiche idrogeologiche<br />

locali, si ritiene percorribile l'ipotesi <strong>di</strong> captazioni <strong>di</strong>rette dai corsi d'acqua, così come<br />

ipotizzate in prima analisi per il <strong>di</strong>mensionamento (tecnico ed economico) del progetto<br />

<strong>di</strong> innevamento programmato (cfr. T04 <strong>di</strong> progetto).<br />

In relazione alla necessità <strong>di</strong> realizzare un bacino <strong>di</strong> accumulo in quota, a integrazione<br />

delle portate <strong>di</strong>rettamente captate dai corsi d'acqua, una possibile ubicazione potrebbe<br />

coincidere con l'area del rock glacier situato in prossimità <strong>di</strong> malga Prendera<br />

(Illustrazione 5.1). La conca naturale delimitata dal cordone <strong>di</strong> valle, a morfologia<br />

arcuata, potrebbe ospitare un piccolo bacino <strong>di</strong> accumulo, della superficie <strong>di</strong> circa<br />

5600 mq, con un volume idrico dell'or<strong>di</strong>ne dei 30.000 mc.<br />

Sulla base dei dati climatici <strong>di</strong>sponibili (Cfr. Inquadramento climatico - Relazione<br />

forestale R04 <strong>di</strong> progetto) nell'area in esame le precipitazioni me<strong>di</strong>e annue sono<br />

dell'or<strong>di</strong>ne dei 1100 mm/a; considerando la temperatura me<strong>di</strong>a annua a quota 2100 m<br />

s.l.m., pari a 3,5°, si possono stimare le precipitazioni efficaci locali.<br />

Le precipitazioni efficaci (PE), rappresentano la quantità <strong>di</strong> acqua delle precipitazioni<br />

(P) <strong>di</strong>sponibili alla superficie del suolo, dopo la per<strong>di</strong>ta per evapotraspirazione reale<br />

(ETR); essendo quest’ultima la quantità d’acqua che viene <strong>di</strong>rettamente restituita in<br />

atmosfera per evaporazione (fenomeno fisico) e traspirazione delle piante (fenomeno<br />

biologico).<br />

PE = P – ETR<br />

La formula empirica <strong>di</strong> L. Turc (1954)<br />

ETR =<br />

P<br />

O,<br />

9 +<br />

consente <strong>di</strong> valutare l’ETR me<strong>di</strong>a annua a partire dai seguenti dati:<br />

P = precipitazione me<strong>di</strong>a annua (mm)<br />

T = temperatura me<strong>di</strong>a annua (°C)<br />

L = potere evaporante dell’atmosfera = 300 +25T+0,05T 3<br />

Nel nostro caso con P = 1100 mm e T = 3,5 °C, si ottiene ETR = 370 mm,<br />

R02- <strong>RELAZIONE</strong> <strong>GEOLOGICA</strong> – parte speciale 15<br />

P<br />

L<br />

2<br />

2


da cui le PE = 1100 - 370 = 730 mm/anno.<br />

Si può considerare che tutte le precipitazioni efficaci ricadenti nell'area del bacino<br />

(massima estensione pari a 6000 mq) rappresentino volume idrico utile; pertanto si<br />

ottengono circa 4000 mc d'acqua per precipitazione <strong>di</strong>retta.<br />

Illustrazione 5.1<br />

Il bacino idrografico sotteso al nostro bacino <strong>di</strong> accumulo ha un'estensione globale <strong>di</strong><br />

circa 301000 mq. Esso è tuttavia caratterizzato da rocce e depositi ad elevato tasso <strong>di</strong><br />

infiltrazione potenziale, perciò il volume utile effettivo è rappresentato dal 10 – 12%<br />

delle precipitazioni efficaci, per un volume utile compreso tra 21.000 e 26.000 mc<br />

16 R02- <strong>RELAZIONE</strong> <strong>GEOLOGICA</strong> – parte speciale


d'acqua.<br />

Complessivamente quin<strong>di</strong> si otterrebbe un volume utile totale compreso tra 25.000 e<br />

30.000 mc, che risulterebbe dell'or<strong>di</strong>ne del volume <strong>di</strong> progetto in<strong>di</strong>cato (30.000 mc).<br />

Considerato che per realizzare le strutture previste nell'area della Ruoibes dovrà<br />

essere creata una rete <strong>di</strong> drenaggio, in<strong>di</strong>spensabile per la stabilità delle strutture<br />

stesse, si potrebbero recuperare le acque <strong>di</strong> tale rete, creando un serbatoio (vascone<br />

interrato) <strong>di</strong> raccolta, adeguatamente <strong>di</strong>mensionato, dal quale, tramite la stessa rete<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione idrica dell'innevamento programmato, si potrebbe, in base alla<br />

necessità, attingere (me<strong>di</strong>ante sistema <strong>di</strong> pompaggio) e arrivare a completare il<br />

riempimento del bacino in quota.<br />

Si sottolinea che i volumi appena calcolati rappresentano stime <strong>di</strong> larga massima, atte<br />

essenzialmente a valutare la fattibilità degli interventi, che andranno ovviamente<br />

approfon<strong>di</strong>ti con uno specifico stu<strong>di</strong>o idrogeologico nelle successive fasi <strong>di</strong><br />

progettazione.<br />

Appare evidente che, nell'ipotesi <strong>di</strong> realizzare un bacino in un'area così singolare dal<br />

punto <strong>di</strong> vista paesaggistico e geomorfologico, dovrà essere particolarmente curato<br />

l'inserimento ambientale, cercando <strong>di</strong> mascherare il più possibile l'artificialità<br />

dell'opera.<br />

In alternativa si potrebbe realizzare il bacino proprio nell'area della Ruoibes, magari<br />

un po' più piccolo, ma certamente meno impattante dal punto <strong>di</strong> vista paesaggistico e<br />

<strong>di</strong> più facile alimentazione.<br />

6 CONCLUSIONI<br />

La presente relazione geologica è relativa al “Progetto per lo sviluppo del nuovo<br />

comprensorio sciistico Val Boite – Val Fiorentina”; il progetto, preliminare <strong>di</strong> fattibilità,<br />

compreso nei comuni <strong>di</strong> San Vito <strong>di</strong> Cadore e Selva <strong>di</strong> Cadore, viene eseguito dallo<br />

Stu<strong>di</strong>o Alpiconsult, Ing. F. Menegus, su incarico della Società Impianti Scoter <strong>di</strong> San<br />

Vito <strong>di</strong> Cadore (BL).<br />

La relazione ha avuto lo scopo <strong>di</strong> delineare le principali caratteristiche geologiche e<br />

idrogeologiche dell'area interessata dal nuovo comprensorio ed evidenziare le<br />

eventuali problematiche connesse alla realizzazione degli impianti, delle piste e delle<br />

relative strutture accessorie.<br />

Essa si compone <strong>di</strong> due parti: la prima, generale, atta a illustrare le principali<br />

caratteristiche geologiche, geomorfologiche e idrogeologiche del territorio in esame;<br />

la seconda, “speciale”, mirata ad analizzare le eventuali criticità legate alla<br />

realizzazione delle strutture in progetto.<br />

In estrema sintesi il territorio interessato dalle strutture in esame è caratterizzato da:<br />

• substrato roccioso <strong>di</strong> natura prevalentemente terrigena - vulcanoclastica,<br />

caratterizzato da alternanze <strong>di</strong> tipo flyshoide;<br />

• estesa <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> depositi quaternari <strong>di</strong> origine prevalentemente gravitativa e<br />

morenica, caratterizzati da spessori anche rilevanti (decine <strong>di</strong> metri);<br />

• reticolo idrografico ben sviluppato e rilevante circolazione idrica superficiale e<br />

sotterranea;<br />

• se si esclude la fascia ai pie<strong>di</strong> delle pareti delle Rocchette, ove sussiste la<br />

possibilità <strong>di</strong> caduta <strong>di</strong> materiale detritico e ove si sviluppano localmente<br />

fenomeni <strong>di</strong> debris flow, il principale elemento in grado <strong>di</strong> innescare fenomeni <strong>di</strong><br />

R02- <strong>RELAZIONE</strong> <strong>GEOLOGICA</strong> – parte speciale 17


instabilità è legato alla mancata regimazione delle acque (si ricorda la già citata<br />

frana <strong>di</strong> Sacoi del 1992);<br />

Gli interventi in progetto, raggruppati per aree per como<strong>di</strong>tà espositiva, sono stati<br />

analizzati nel dettaglio, in<strong>di</strong>cando <strong>di</strong> volta in volta gli elementi <strong>di</strong> criticità e gli<br />

accorgimenti tecnici <strong>di</strong> base per affrontarli. L'area più critica, a tutti gli effetti, è quella<br />

delle Rocchette, sia per la situazione morfo<strong>di</strong>namica, sia in or<strong>di</strong>ne alla presenza <strong>di</strong><br />

zone a rischio per valanga.<br />

In generale lo stu<strong>di</strong>o ha messo in luce come l'abbandono progressivo del territorio,<br />

cui si sta assistendo dal secondo dopoguerra, sia deleterio in or<strong>di</strong>ne allo sviluppo <strong>di</strong><br />

fenomeni <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssesto. Nell'area in esame, così ricca <strong>di</strong> risorsa idrica, l'incuria del bosco,<br />

la mancata pulizia degli alvei, l'assenza <strong>di</strong> regimazione idraulica e il pascolamento<br />

senza confini del bestiame sono tutti presupposti allo sviluppo <strong>di</strong> fenomeni <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssesto<br />

e degrado dell'ambiente. Il recente inserimento delle Dolomiti ( e nello specifico anche<br />

<strong>di</strong> parte dell'area in oggetto) come patrimonio dell'Unesco, non deve essere un<br />

ulteriore motivo <strong>di</strong> “abbandono” del territorio alla sua naturalità. L'obiettivo degli<br />

strumenti <strong>di</strong> tutela deve anche essere quello <strong>di</strong> una gestione consapevole, che miri<br />

alla conservazione del territorio.<br />

In generale resta verificata la fattibilità geologica <strong>di</strong> tutti gli interventi in oggetto,<br />

fermo restando che le aree interessate da ciascuna struttura, in fase esecutiva<br />

dovranno essere oggetto <strong>di</strong> modellazione geologica e geotecnica dei siti e <strong>di</strong> relativa<br />

classificazione sismica, secondo quanto previsto dalla normativa vigente (D.M.<br />

14/01/2008 “Norme tecniche per le costruzioni” OPCM 20/03/2003 n.°3274 “Primi<br />

elementi in materia <strong>di</strong> criteri generali per la classificazione sismica del territorio<br />

nazionale e <strong>di</strong> normative tecniche per le costruzioni in zona sismica” - succ.<br />

integrazioni e mo<strong>di</strong>fiche).<br />

18 R02- <strong>RELAZIONE</strong> <strong>GEOLOGICA</strong> – parte speciale

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