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GIOVANNI MARIO VERDIZZOTTI UN FAVOLISTA ITALIANO DEL ...

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Verdizzotti presentino qualche analogia con alcuni testi del corpus<br />

favolistico al quale facciamo riferimento, non ci è stato possibile reperire<br />

antecedenti; pensiamo segnatamente alla favola terza, Dell’aquila, e ‘l Guffo,<br />

e alla XLII, Del Lupo, & le Pecore. Possiamo quindi azzardare di supporre<br />

che si tratti di creazioni originali, le quali, più che riferirsi ad un modello<br />

ben preciso, sfruttano alcune situazioni o moralità variamente presenti nel<br />

patrimonio favolistico. A questa ipotesi siamo giunti confrontando alcune<br />

edizioni annotate delle favole di La Fontaine, le quali indicano come fonte<br />

il solo Verdizzotti.<br />

Da queste brevi osservazioni possiamo vedere come le Cento favole<br />

morali del Veneziano, non siano semplicemente trasposizioni o traduzioni<br />

da altri autori, ma presentino pure dei caratteri originali, che cercheremo<br />

di mettere in luce.<br />

Da un punto di vista formale, quanto viene espresso nel titolo «Favole<br />

[...] scielte, & trattate in varie maniere di versi volgari», e cioè la varietà dei<br />

metri utilizzati, può essere rapportata alla raccolta del Faerno, la quale<br />

pure utilizzava strutture metriche diverse. Il Verdizzotti usa<br />

sistematicamente l’endecasillabo, ma impiega tale verso in quattro<br />

combinazioni differenti: endecasillabo sciolto, terza rima, ottava rima e<br />

sonetto. Il primo schema formale è di gran lunga il più usato giacché si<br />

ritrova in ottantaquattro favole; in molte di esse tuttavia l’autore ricorre ad<br />

un accorgimento che, in uno stesso schema possa anche risultare<br />

diversificante. La parte narrativa della favola è esposta in endecasillabi<br />

sciolti, mentre la morale conclusiva è spesso racchiusa in una quartina a<br />

rima chiusa, o in un distico a rima baciata. Gli altri schemi ricorrono molto<br />

meno frequentemente: dieci favole sono in terza rima, sei in ottava rima e<br />

una sola, Del Serpente e Giove, è un sonetto. Per quanto riguarda la forma,<br />

sebbene il numero delle soluzioni metriche sia in fondo limitato, la<br />

raccolta del Verdizzotti, rispetto ad altre, presenta quella che potremmo<br />

chiamare una sorta di innovazione. È tuttavia nel modo di trattare una<br />

materia, pressoché codificata, che si manifesta l’apporto personale<br />

dell’autore. A questo scopo, analizzeremo brevemente alcune favole, dove<br />

cercheremo di mettere in luce il modo con cui Verdizzotti tratta i vari<br />

soggetti, comparandole sia al modello a lui più vicino, ossia quelle di<br />

Gabriele Faerno, sia a quelle di altri autori che lo hanno preceduto.<br />

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