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cittadinanza attiva - Archivio "Pace diritti umani"

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forme di criminalità organizzata internazionale. Tale protezione della sicurezza dei cittadini a livello europeo non deve<br />

ridurre le salvaguardie individuali. Per molti di noi ciò presuppone un ulteriore ricorso a istituzioni e procedure comuni,<br />

nonché criteri comuni. Richiede pure che i Parlamenti nazionali esercitino un controllo politico su coloro che gestiscono<br />

tale azione comune.<br />

Molti di noi ritengono che, per agire con maggiore efficacia, dobbiamo far pienamente rientrare nella competenza comunitaria<br />

le questioni concernenti i cittadini dei Paesi terzi – quali la politica in materia di immigrazione, asilo e visti e<br />

regole comuni per i controlli alle frontiere esterne. […]”<br />

Anche a questo proposito il Gruppo di riflessione, nella sua maggioranza, condivideva dunque la<br />

proposta del PE per una sostanziale riduzione del terzo “pilastro” dell’UE ossia della CSGAI al<br />

primo “pilastro” di essa ossia alla CE.<br />

Per quanto riguarda il secondo dei problemi più sentiti dai cittadini dell’Unione ossia<br />

l’”occupazione”, la relazione affermava tra l’altro:<br />

“Noi siamo tutti concordi nel ritenere che le disposizioni per la moneta unica decise a Maastricht e ratificate dai nostri<br />

Parlamenti debbano restare immutate.<br />

Pur sapendo che i posti di lavoro non saranno creati unicamente con emendamenti del trattato, molti di noi desiderano<br />

che il trattato contenga sia un più chiaro impegno dell’Unione di pervenire a una maggior integrazione e coesione economica<br />

e sociale, atta a promuovere l’occupazione, sia disposizioni che permettano all’Unione di intraprendere<br />

un’azione coordinata per la creazione di posti di lavoro. […] In ogni caso la maggior parte di noi sottolinea la necessità<br />

di un maggior coordinamento delle politiche economiche all’interno dell’Unione.”<br />

Anche in questo caso il Gruppo di riflessione, nella sua maggioranza, condivideva la forte preoccupazione<br />

espressa dal PE che a un perfetto meccanismo di realizzazione dell’unione monetaria e della<br />

moneta unica, nonché della politica monetaria gestita dalla futura BCE, non corrispondesse alcuna<br />

seria ed effettiva realizzazione di un’unione economica e di un’economia unica, nonché di una<br />

politica economica gestita dalle istituzioni “politiche” dell’UE.<br />

Per quanto riguarda il terzo dei problemi più sentiti dai cittadini dell’Unione ossia l’”ambiente”, il<br />

Gruppo di riflessione si limitava ad assegnare alla stessa CIG il compito di formulare proposte concrete.<br />

Per quanto riguarda la necessità di “un’Unione più trasparente”, la relazione affermava tra l’altro:<br />

“I cittadini hanno il diritto di essere meglio informati sull’Unione e sul suo funzionamento.<br />

Molti di noi propongono che il diritto di accesso all’informazione sia riconosciuto nel trattato come un diritto dei cittadini<br />

dell’Unione. […]<br />

Prima di ogni importante proposta legislativa, si dovrebbero raccogliere le debite informazioni presso i settori interessati,<br />

gli esperti e la società in genere. Gli studi che conducono a proposte dovrebbero essere resi pubblici.<br />

Quando viene fatta una proposta, se ne dovrebbero debitamente informare i Parlamenti nazionali, fornendo loro documenti<br />

– redatti nelle rispettive lingue ufficiali – in tempo utile per permettere loro di discuterne adeguatamente fin<br />

dall’inizio del processo legislativo.<br />

Siamo tutti concordi nel ritenere che il diritto dell’Unione debba essere più accessibile. La Conferenza del 1996 dovrebbe<br />

sfociare in un trattato più semplice.”<br />

Anche in questo caso il Gruppo di riflessione, nella sua maggioranza, indicava, con la proposta<br />

dell’inserimento dell’informazione come di un vero e proprio diritto nel trattato, la via d’uscita<br />

dall’adamantino legame UE-governi nazionali in direzione di un rapporto diretto UE-cittadini, potentemente<br />

avvalorato dal dovere delle istituzioni UE, nell’atto di ideare una proposta legislativa, di<br />

una preventiva raccolta delle “debite informazioni” presso la “società in genere”, strana espressione<br />

che tuttavia confermava la necessità d’instaurare una nuova “democrazia partecipativa europea”<br />

nell’ambito della legislazione UE. Infine veniva confermata la necessità di mettere in grado pure i<br />

Parlamenti nazionali di partecipare in qualche modo all’iter legislativo europeo.<br />

Per quanto riguarda, infine, la “sussidiarietà”, il Gruppo di riflessione, molto intelligentemente, intuiva<br />

il carattere fondamentalmente ambiguo o equivoco di tale principio, in quanto leggibile in<br />

modi inversi tra loro, limitandosi tuttavia a precisare ciò che esso non avrebbe dovuto essere:<br />

“L’Unione sarà più vicina al cittadino se si concentra su quelli che dovrebbero essere i suoi compiti.

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