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cittadinanza attiva - Archivio "Pace diritti umani"

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E finalmente, il 1° maggio 2004, entrava in vigore il trattato di adesione di tali dieci Paesi: Cipro<br />

(di fatto limitata alla parte meridionale dell’isola, greco-cipriota), 401 Estonia, Lettonia, Lituania,<br />

Malta, Polonia, Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca, Slovenia e Ungheria entravano<br />

a far parte dell’Unione Europea, che diventava con ciò l’UE a 25 Stati membri.<br />

Il PE procedeva allora, il 5 maggio 2004, alla votazione formale di approvazione dei dieci nuovi<br />

Commissari (provenienti dai dieci nuovi Stati membri) e il Consiglio li nominava formalmente.<br />

Infine si svolgevano, tra il 10 e il 13 giugno 2004, le elezioni del Parlamento Europeo, con la partecipazione<br />

dei cittadini europei dei nuovi dieci Stati membri. Esse vedevano un ulteriore, drammatico,<br />

calo nell’affluenza alle urne, scesa ormai al 45,6%. Si segnalavano in particolare i casi inadeguati<br />

di Lituania (48,38%), Danimarca (47,9%), Spagna (45,1%), Germania (43%), Francia<br />

(42,75%), Austria (42,43%), Lettonia (41,34%), Finlandia (41,1%), ancor più quelli preoccupanti<br />

dei Paesi Bassi (39,3%), del Regno Unito (38,9%), di Portogallo (38,79%), Ungheria (38,5%), Svezia<br />

(37,8%), in particolare quelli allarmanti della Repubblica Ceca e di Slovenia (28,3%), Estonia<br />

(26,89%), Polonia (20,87%) e soprattutto quello sconfortante di Slovacchia (16,96%). Si trattava<br />

dunque di un deludente risultato generale, quanto mai diffuso, coinvolgente Stati membri maggiori<br />

e minori, di vecchia e di nuova acquisizione. Tale risultato complessivo costituiva il più evidente<br />

segnale di una percezione in particolare del PE e in genere dell’UE quali entità vissute come esterne,<br />

estranee, indifferenti, se non addirittura minacciose, in presenza di una crisi economico-sociale<br />

irrisolta o risolvibile solo attraverso duri costi sociali, di un inquietante allargamento massiccio ormai<br />

compiuto e anzi destinato a proseguire a oltranza (con l’ingresso programmato per il 2007 di<br />

Romania e Bulgaria e il possibile accesso di Croazia e persino Turchia) e di un ancor più preoccupante<br />

trattato costituzionale ancora “misterioso”, in quanto tuttora in fase di definizione da parte di<br />

una CIG svolta sostanzialmente a porte chiuse. In ogni caso i risultati vedevano, nell’assegnazione<br />

provvisoria dei nuovi 732 seggi, un’ulteriore vittoria del gruppo PPE-DE come gruppo di maggioranza<br />

relativa (279 seggi), seguito dal PSE (199 seggi), dai LDRE (67 seggi), dai Verdi-ALE (40<br />

seggi), dalla SUE/SVN (39 seggi), dall’UEN (27 seggi) e dall’EDD (15 seggi), con altri 66 seggi<br />

attribuiti a deputati non appartenenti a gruppi politici del PE.<br />

Tuttavia, subito dopo le elezioni del PE, si svolgeva il Consiglio europeo del 17-18 giugno 2004. In<br />

esso si raggiungeva finalmente l’accordo definitivo sul testo del trattato costituzionale, ponendo con<br />

ciò fine ai lavori della CIG. In tal modo cominciava finalmente il conto alla rovescia per il varo del<br />

nuovo trattato costituzionale europeo.<br />

Nel frattempo i capi di Stato e di governo degli Stati membri, riunitisi il 29 giugno 2004 e tenuto<br />

conto dei risultati delle elezioni del PE, nominavano a presidente designato della futura Commissione<br />

europea José Manuel Durão Barroso (presidente del partito socialdemocratico (PSD)<br />

portoghese, facente parte del PPE, e capo del governo del Portogallo), e a segretario generale del<br />

Consiglio e Alto rappresentante per la PESC, nonché (una volta entrato in vigore il previsto trattato<br />

costituzionale) a futuro ministro degli esteri dell’UE Francisco Javier Solana de Madariaga (già esponente<br />

del PSOE e ministro degli esteri spagnolo, poi segretario generale della NATO e infine<br />

segretario generale del Consiglio dell’UE).<br />

L’INIZIO DELLA SESTA LEGISLATURA EUROPEA (2004-2009)<br />

L’inizio dei lavori dell’attuale Parlamento Europeo, la formazione dell’attuale Commissione<br />

europea e la firma del Trattato costituzionale europeo<br />

401 Infatti, il 24 aprile 2004, nell’isola di Cipro si erano svolti due referendum distinti per la comunità turco-cipriota e<br />

quella greco-cipriota sulla riunificazione politica dell’isola, che avevano dato i seguenti risultati rispettivi: 64,90% sì e<br />

35,09% no, nonché 24,17% sì e 75,83% no. Sulla base di quest’ultimo risultato della consultazione della comunità greco-cipriota<br />

falliva pertanto il tentativo di riunificazione politica dell’isola e Cipro entrava quindi nell’UE limitatamente<br />

alla parte meridionale dell’isola, greco-cipriota.

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