CRAC - Altervista

Omaggio a primule romane
Fu
una liturgia di corpi ammaccati, di campanelle tibetane, di capre
belanti in forma di poeti, di apparizioni colorate a strappi,
di trafitture rinnovate e strade
di monaci danzanti – ch‟unì nel loto il passero del nord, timoroso
d‟incidere il creato con la presenza balbettante, e Roma la solare,
la proterva matrice del potere, gonfia di tette e di bagliori ardenti.
Giullaresca ed inerte, luogo d‟esposizioni, col Vaticano
farfugliante oscene definizioni dell‟amore casto,
città dove la merda e l‟arroganza spargevano sul mondo acuti odori
di morte, di tristizia, di insipienza,
nei vicoli sottratti agli occhi e al sole
ospitò cespi gialli di primule veraci – voci di disaccordo, corpi d‟esuberanza.
Ma subito assordante ecco il boato del Sistema assonnato
che si sveglia coi chierici muniti di flagelli, d‟ideologìa
tarlata, di sentenze – spazio non c‟è per Paola e Federica,
per Giordano, per Aldo e per quei lumi che brillarono un poco
in fantasia contro l‟occhiuta clericale norma
che impose la condanna e l‟afasìa.
Nel numero dei Giusti, magra schiera, la memoria v‟esalta –
di là della frontiera temporale, quali figure rinascimentali,
continuate il discorso: un rosario di spezie, d‟erbe rare,
un profumo di quiete e d‟armonìa, come la Jenny volle
e così sia.
2002 Gianni Milano
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