Bilancio Sociale 2009 - ATC Torino
Bilancio Sociale 2009
CIT - CONSORZIO INTERCOMUNALE TORINESE
CIT - CONSORZIO INTERCOMUNALE TORINESE
Bilancio Sociale 2009
a cura del gruppo di lavoro per il Bilancio Sociale
Presentazione del Presidente dell’Assemblea del C.I.T.
In tempi in cui gli Enti pubblici sono con sempre più frequenza afflitti da crisi
economica e da bilanci che stentano a mantenere il pareggio non si può che
esprimere soddisfazione nel constatare che il C.d.A. del Consorzio Intercomunale
Torinese nella gestione degli ultimi otto anni, anche con una nuova stipulazione
della convenzione con l’A.T.C., non solo ha portato l’Ente ad avere un bilancio
in attivo ma, superando le non poche difficoltà, burocratiche e amministrative,
è riuscito a portare avanti la politica di vendita degli alloggi agli assegnatari,
individuata dall’Assemblea dei Comuni come strumento prioritario del C.I.T.
Infatti, essendo da tempo conclusa la fase operativa degli interventi di edilizia
economico-popolare, lo scopo prioritario del Consorzio non poteva che essere
quello di intervenire, con un importante effetto sociale, nel dare la possibilità a
molti cittadini aventi diritto di diventare proprietari della casa a suo tempo loro
assegnata con contratto di affitto agevolato.
Il futuro dei Consorzi è oggi molto incerto dopo che la legge nazionale ha di
fatto ridimensionato l’attività e la sopravvivenza dei Consorzi, ma sarà cura
dell’Assemblea dei Comuni Consorziati individuare quale strada intraprendere
per non perdere un patrimonio sociale e amministrativo che ha rappresentato nel
tempo uno strumento significativo per le classi meno abbienti.
Roberto Tricarico
Delegato del Sindaco di Torino
Presidente dell’Assemblea consortile
Presentazione della Presidente del C.d.A. del C.I.T.
L’intento di questo Bilancio Sociale dell’anno 2009 è di rendere noto in modo
trasparente e chiaro l’operato del Consiglio di Amministrazione ai propri
interlocutori. In particolare agli utenti ed ai Comuni consorziati viene evidenziato
come l’amministrazione del Consorzio risulti in coerente sintonia con le scelte
politiche assunte non solo per l’anno in esame, ma anche durante questi ultimi
otto anni di attività in attuazione di quanto a suo tempo approvato in sede di
Relazione Previsionale e Programmatica.
Una sentita esigenza di offrire un riscontro sui risultati acquisiti, sull’affidabilità
dei dati contenuti nei documenti contabili che, da soli, non sempre esprimono
significatività sulla rilevanza delle informazioni e sull’attendibilità del processo di
realizzazione degli obiettivi prefissati.
In quanto agli esiti ottenuti emerge chiaro il conseguimento di un buon trend
del mantenimento ordinario del patrimonio immobiliare, a cui si aggiungono
apprezzabili risultati anche nella manutenzione straordinaria, a tutto vantaggio
della qualità abitativa.
Ma il provvedimento più significativo di questo mandato amministrativo, che
peraltro ha registrato una sostanziale revisione e modifica della Convenzione
tra C.I.T. e A.T.C., è certamente da ricercare nel Piano Vendite che ha consentito
e consentirà l’acquisto degli alloggi occupati a una fascia di utenti spesso in
condizioni disagiate che altrimenti ben difficilmente avrebbero potuto realizzare
le loro aspirazioni di possedere una propria casa.
Peraltro dal presente documento si evince come, definitivamente esaurito il
ruolo iniziale teso a promuovere il processo urbanistico-immobiliare, l’attività
amministrativa del C.I.T. si sia oggi spostata sulla gestione del patrimonio abitativo.
Attraverso la stessa si sono verificate in questi anni consistenti entrate dovute
agli attivi della riscossione degli affitti, successivamente messi a disposizione dei
comuni, e a quelle dei proventi delle vendite da finalizzare in nuovi interventi di
edilizia residenziale pubblica.
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Infine un ultimo aspetto che avalla l’opportunità di questo primo “rendiconto
sociale”: proprio in considerazione del fatto che allo stato attuale non esistono
prospettive certe per il C.I.T. e che pertanto non si è potuto adottare un preventivo
Piano Strategico con relativo Piano Generale di Sviluppo, si rendeva oltre
modo necessaria una rilettura aggiornata dell’attività del Consorzio oltre alla
presentazione di possibili scenari futuri.
Scenari che vanno da una provocatoria ipotesi di un rilancio, leggi permettendo,
a supporto del recente “Programma Casa: 10.000 alloggi entro il 2012”, fino allo
scioglimento-liquidazione del Consorzio con riassegnazione ai Comuni del
patrimonio edilizio e riutilizzo dei fondi esistenti per ulteriori interventi che
abbiano attinenza con l’edilizia pubblica.
Questo in sintesi è il presente Bilancio Sociale, rendicontazione sulle quantità e
sulle qualità di relazione tra il C.I.T. ed i soggetti di riferimento, mirante a delineare
un quadro omogeneo, puntuale, completo e trasparente della complessa
interdipendenza tra i fattori economici e quelli socio-politici connaturati e
conseguenti alle scelte fatte. Ed al tempo stesso, è anche documentazione del
passato amministrativo, riepilogo dei traguardi raggiunti ed enunciazione delle
evoluzioni possibili. Una presentazione dell’attività svolta da sottoporre a comuni,
enti sovra comunali, istituzioni e a tutti gli utenti che desiderano comprendere
meglio l’azione amministrativa del C.I.T.
Liliana Cavigioli
Presidente del C.d.A.
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Il Consiglio di Amministrazione
Presidente Liliana Cavigioli
Vice Presidente Bernardino Orrù
Consiglieri Rinaldo Accornero
Donato Cocomero
Aldo Grasso
Franco Rolfo
Antonio Soldo
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Nota metodologica
Il Bilancio Sociale, anche in ottemperanza a quanto disposto dalla “Direttiva del Ministro
della Funzione Pubblica - del 17 febbraio 2006 - sulla rendicontazione sociale nelle
amministrazioni pubbliche” è un processo utile principalmente nella definizione del
sistema di rendicontazione socio-economica e di rilevazione delle informazioni.
Le finalità sono l’elaborazione di strumenti innovativi di gestione amministrativa e la
rappresentazione, in un quadro unitario, del rapporto tra programma politico, sistema
istituzionale, obiettivi, risorse, risultati rendendo conto del complesso delle attività
dell’ente.
L’esperienza consolidata ha permesso di elaborare una prassi operativa fortemente
condivisa che è stata sintetizzata nel Manuale “Metodo Piemonte per il Bilancio Sociale” e
che ha costituito il riferimento metodologico per la gestione del progetto.
Il Gruppo di Lavoro e il Coordinatore scientifico, che hanno visto coinvolti unitamente
all’ente gestore A.T.C., il Dipartimento di Economia Aziendale dell’Università di Torino -
Facoltà di Economia, l’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Ivrea,
Pinerolo, Torino (ODCEC Torino), hanno gestito l’elaborazione del presente bilancio.
Chiavi di rendicontazione sono le due aree di intervento dell’Ente che permettono di
rappresentare funzionalmente le attività realizzate e gli obiettivi raggiunti nell’esercizio
2009 durante il governo dell’Amministrazione.
Il Gruppo di lavoro ha realizzato le fasi operative in conformità alle indicazioni del manuale
curando gli stadi della rilevazione delle informazioni, redazione del documento e della
comunicazione del Bilancio Sociale.
Il controllo di processo, in conformità ai principi del “Metodo Piemonte” in materia di
Bilancio Sociale, è stato effettuato mediante supervisione del Coordinatore e confronto,
sul piano scientifico-metodologico, con il professionista incaricato della validazione
professionale che ha attuato la verifica di processo attestandone la rispondenza ai canoni
metodologici adottati.
L’analisi del risultato è stata realizzata mediante l’approfondimento interno con gli attori
istituzionali e mediante l’attivazione di un processo di coinvolgimento degli stakeholder
che ha realizzato un confronto collaborativo finalizzato al miglioramento continuo del
processo di rendicontazione.
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Indice
Presentazione del Presidente dell’Assemblea
Presentazione della Presidente del C.d.A.
Il Consiglio di Amministrazione
Nota metodologica
Premessa sull’edilizia Residenziale Pubblica
ATC Agenzia Territoriale per la Casa della Provincia di Torino
Il Consorzio Intercomunale Torinese: l’identità
Origini e sviluppo
La missione
Gli organi politici e l’organizzazione del C.I.T.
Gli Stakeholder
Le recenti scelte politiche dell’Amministrazione
La dismissione del patrimonio
Problematiche relative al Piano Vendite
Rendiconto Economico
Le entrate e le spese
I risultati di gestione
La destinazione della spesa a favore dei soggetti interessati
La Relazione Sociale
Le politiche
Area di intervento A - Gestione degli alloggi
Area di intervento B - Vendita del patrimonio immobiliare
Le proposte per il futuro
Validazione del processo
Glossario
Bibliografia e sitografia
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La promozione del “bene casa” nel sistema sociale, è fattore
determinante per un omogeneo sviluppo economico
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Premessa sulle origini
dell’Edilizia Residenziale Pubblica
Con particolare riferimento al territorio torinese
La storia dell’Edilizia Residenziale Pubblica è indissolubilmente legata e si fonde a quella degli
Enti che, a partire dagli inizi del 1900, ne sono i gestori. Si tratta degli Istituti Autonomi per le
Case Popolari, ora variamente denominati a seconda delle regioni italiane di appartenenza,
che sono stati istituiti con la prima legge promulgata in Italia per facilitare la costruzione di
case popolari (la legge n.254 del 31.5.1903 per iniziativa dell’on. Luigi Luzzatti).
Il provvedimento si inseriva nel quadro di una politica sociale che, al principio del secolo,
diffuse in Italia forme nuove di enti economici e l’intervento dello Stato a beneficio dei
ceti popolari, senza trascurare l’effetto indotto sia su scala più propriamente sociale, sia
come fattore di sviluppo economico.
Si voleva con tale dispositivo trasformare e migliorare le condizioni di vita delle popolazioni,
in specie dei ceti meno abbienti, applicando nel rapporto sociale il principio di solidarietà,
informato a precise esigenze di giustizia distributiva.
Questo principio di solidarietà e di giustizia sociale emergeva chiaramente dalla lettura
dell’art. 22 della citata legge, che improntava l’iniziativa degli Istituti Autonomi: non
un interesse prettamente economico o esigenze di profitto, ma una precisa volontà ad
intervenire nel sistema sociale, avendo come oggetto solo ed esclusivamente il “bene casa”.
Con Legge 31 maggio 1903 n. 254 e successivi regolamenti, lo Stato Italiano emise il
primo provvedimento organico inteso a ricercare un rimedio all’assillante problema
delle abitazioni minime, e con il nuovo Testo Unico del 27 febbraio 1908 n. 85 ed il
successivo Regolamento 12 agosto 1908 n. 528, incoraggiò le costruzioni residenziali
con benefici di carattere fiscale e finanziario. Gettate così le basi dell’edilizia economicopopolare,
nacque nelle principali città italiane, l’Istituto per le Case Popolari.
Per poter delineare in maniera approfondita la materia dell’Edilizia Residenziale
Pubblica è indispensabile soffermarsi sulla natura dell’Istituto per le Case Popolari e su
come esso, sia a livello nazionale che locale, abbia avuto ed abbia tutt’ora una funzione
fondamentale per la gestione delle attività legate all’edilizia economico/popolare. In
particolare ci soffermeremo sulla realtà della Città di Torino.
Per iniziativa del Comune e con l’ausilio della Cassa di Risparmio di Torino e dell’Istituto
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Opere Pie del San Paolo, sorse l’Istituto Case Popolari, riconosciuto come Ente Morale con
Regio Decreto 8 dicembre 1907, “filantropico nei fini ed economico nei mezzi, attrezzato e
specializzato nell’organismo tecnico amministrativo e finanziario per la costruzione di un vasto
demanio di stabili di carattere economico da concedersi in locazione senza scopo speculativo”.
Gli Enti fondatori, contribuendo ciascuno con 1 milione, dotarono l’Istituto del primo capitale
di Lire 3 milioni. Inoltre il Comune assegnò gratuitamente 6 lotti di terreno e i due Istituti di
Credito accordarono la concessione di mutui a condizioni particolarmente favorevoli.
La dislocazione dei quartieri realizzati nel primo periodo avvenne in zone industriali
seguendo, nello sviluppo, l’allargamento e la trasformazione dell’intera città di Torino.
Nel periodo che va dal 1907 al 1912 sorsero 8 quartieri (o gruppi come erano allora
denominati) con un totale di 2.398 alloggi e con 4.449 camere affittabili.
Le esigenze dell’urbanesimo sopra ricordate, collegate al costo delle costruzioni ed
alla scarsa disponibilità di capitale non consentirono di orientarsi verso un tipo ideale
di costruzione. L’Istituto dovette ricorrere invece alla costruzione intensiva di caseggiati
estremamente semplici ed economici a 4 o 5 piani fuori terra.
Dopo questo iniziale periodo di attività cominciarono a manifestarsi i primi sintomi di
un rallentamento nella richiesta di alloggi, sintomo che determinò una crisi con sensibili
perdite di bilancio dovute agli alloggi sfitti.
Tale situazione contingente si protrasse fino al 1917 quando le popolazioni del Veneto
furono costrette dalla guerra con l’Austria a lasciare le loro terre invase e a trovare
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sistemazione negli alloggi sfitti delle case popolari. Risorse così impellente il problema
delle costruzioni e si fece nuovamente sentire la penuria di case, aggravata dall’aumento
vertiginoso del costo dei materiali da costruzione.
Nella primavera del 1919 ebbe inizio un secondo ciclo di attività edilizia nell’ambito di
un programma concordato con il Comune di Torino, il quale concesse gratuitamente le
aree occorrenti alla realizzazione di altre 3.500 camere e assegnò il proprio contributo
nel rimborso degli interessi dei capitali mutuati, oltre alla fidejussione a garanzia dei
medesimi; questo consentì di praticare fitti relativamente contenuti .
Il secondo ciclo di attività dell’Istituto risultò come il più travagliato e il più critico. Con
Regio Decreto 15 luglio 1923 numero 1714, si costituì l’Istituto per le Case Economiche
proprio con lo scopo di costruire alloggi da cedersi in proprietà. Nel periodo che va dal
1921 al 1928, furono realizzati 3 gruppi di quartieri con un totale di 2.226 alloggi; dal
1930 al 1940 sorsero altri quartieri con un totale di 1.253 alloggi.
Nel 1929 fu riscattato il patrimonio della Società Anonima Cooperativa “Ente Nazionale
Della Città Giardino”, la cui proprietà era costituita da 21 palazzine a 2 piani f.t. in regione
S. Francesco di Mirafiori, che furono cedute agli occupanti già soci della Cooperativa,
col patto di futura vendita. Successivamente nel 1931 l’Istituto riscattò le attività della
Società Torinese Abitazioni Popolari in liquidazione e nel 1934, in applicazione del
Regio Decreto n. 881/34, ebbe luogo la fusione tra il patrimonio immobiliare cittadino e
l’Istituto Case Economiche, forte di ben 7 quartieri. Nello stesso anno vennero concluse
le trattative per il passaggio in gestione delle case municipali, costituite da 6 gruppi
comprendenti 917 alloggi.
La Legge 6 giugno 1935 n. 1129 stabilì la trasformazione degli Istituti Case Popolari in
enti provinciali, riuniti per l’unità di interessi in Consorzi, alle dirette dipendenze del
Ministero dei Lavori Pubblici e un successivo decreto sancì il riconoscimento dell’Istituto
Autonomo Case Popolari della Provincia di Torino approvando il nuovo Statuto.
Gli anni che separarono questi ultimi avvenimenti dallo scoppio della seconda guerra
mondiale videro l’Istituto impegnato con i primi cantieri in provincia, in virtù dei
contributi dei Comuni e del finanziamento dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale.
Il terzo ciclo è direttamente e conseguentemente collegato agli avvenimenti del
secondo conflitto mondiale.
La stasi in dipendenza degli avvenimenti bellici fu soltanto interrotta da piccole
costruzioni, perchè la mancanza di fondi e la scarsità di materie prime impedirono ogni
serio programma edilizio; l’attività dell’Istituto fu comunque intensa, con la creazione
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di ricoveri antiaerei e la costruzione di baracche e di alloggi di fortuna (le cosiddette
casermette) per i danneggiati dagli eventi bellici. Alla fine del conflitto le perdite
risultarono gravissime: 252 furono gli alloggi totalmente distrutti e 3.425 quelli sinistrati.
I primi anni del dopoguerra videro l’Istituto impegnato ad affrontare il lavoro di
ricostruzione e di riparazione dei danni bellici e qualche anno dopo fu progettato il
completamento del Quartiere di Mirafiori con un significativo miglioramento qualitativo
degli alloggi realizzati.
Vennero anche edificate case da assegnare a riscatto e a locazione, in virtù di alcune
provvidenze legislative quali la legge INA-Casa e la Legge per i profughi e i baraccati. Il
numero degli alloggi costruiti fu in quel periodo di 1.810.
La vera e propria ripresa edilizia cominciò tuttavia nel 1953 ed allora la città di Torino e la
Provincia si arricchirono di case e di quartieri costruiti dall’Istituto in proprio o per conto
di altri Enti. Iniziarono a sorgere così i grandi complessi del Regio Parco, della Falchera, di
Lucento, corso Sebastopoli.
Contemporaneamente vennero assegnati in amministrazione gli stabili delle case
statali e della Gestione INA-Casa. Nel 1958 venne posta la prima pietra del grande
quartiere residenziale delle Vallette, realizzato per conto del comitato di coordinamento
dell’edilizia popolare (C.E.P.), che prevedeva la realizzazione di 16.469 vani.
Nel dicembre del 1962 venne appaltato per conto della Gestione INA-Casa il nuovo
complesso residenziale di Mirafiori Sud, che consentì la costruzione di 798 alloggi per
4.494 vani oltre all’edificio per il centro commerciale. La consistenza del patrimonio al
dicembre 1962 era di 22.307 alloggi.
In quegli anni particolare importanza per l’edilizia pubblica, e conseguentemente per lo
IACP, assunsero le Leggi n. 167 del 18 aprile 1962 e n. 60 del 14 febbraio 1963.
Mentre con la prima Legge, visto l’esaurirsi del patrimonio di aree disponibili di
proprietà dell’Ente o del Comune, si assicurava il reperimento di nuove aree per ulteriori
insediamenti abitativi economici-popolari, con la seconda si istituiva la Gestione Case
per Lavoratori (Gescal), con la liquidazione del patrimonio della gestione INA-Casa.
Gli anni settanta segnarono un’altra pietra miliare nella storia dell’edilizia residenziale
pubblica con la Legge n.865/71, che di fatto trasformò gli Istituti Autonomi Case Popolari
da Enti Pubblici Economici a non Economici, con prevalenza pertanto dell’attività
pubblico-assistenziale. Fu l’avvio di una trasformazione progressiva della disciplina del
settore tanto nella programmazione nazionale e regionale degli interventi quanto nel
decentramento delle funzioni amministrative, in particolare nel ruolo delle regioni, ma
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soprattutto con una gestione unitaria delle risorse disponibili.
Tra il 1972 e il 1977 alcuni D.P.R. introdussero principi di integrazione della politica della
casa, di sviluppo del territorio e di una disciplina unitaria dei canoni. Si mise anche in
atto il primo tassello del decentramento burocratico con trasferimento di deleghe alle
Regioni e si disciplinarono le assegnazioni nonchè l’organizzazione degli Enti Pubblici
operanti nel settore dell’edilizia residenziale pubblica.
A seguito dell’emanazione di nuove leggi e della soppressione di enti quali la Gescal,
il patrimonio fino ad allora costruito fu in parte ceduto agli assegnatari aventi diritto
ed in parte trasferito agli I.A.C.P., che divennero gli unici soggetti attuatori dell’edilizia
residenziale pubblica.
Il più importante provvedimento di quel periodo è costituito dal cosiddetto Piano
Decennale per l’Edilizia (Legge n.457 del 5.8.1978) che, affiancandosi alla disciplina dei
suoli (Legge n.10 del 28.1.1977) e
a quella dell’equo canone (Legge
n. 392 del 27.7.1978), contribuì a
delineare un quadro organico di
vasto respiro.
Il piano decennale del 1978 è
un documento programmatico
di base per l’insieme dell’edilizia
residenziale pubblica, nel quale
trovano posto sia gli interventi di
edilizia sovvenzionata (realizzata
con il contributo dello Stato con
mutui in conto capitale), sia quelli
di edilizia convenzionata (realizzata
grazie alla convenzione tra vari enti pubblici, istituti di credito e imprese costruttrici per
alloggi in sola locazione a canone fisso per periodi determinati), sia quelli di edilizia
agevolata (realizzata con contributi dello Stato in conto interessi), sia gli interventi
di recupero del patrimonio edilizio esistente, sia infine quelli per l’acquisizione e
l’urbanizzazione delle aree necessarie alle edificazioni.
Il governo dell’edilizia residenziale pubblica è affidato al Comitato Interministeriale per
la Programmazione Economica (CIPE), al Comitato regionale per l’Edilizia Residenziale
(CER) e alle Regioni. Il Ministero dei Lavori Pubblici viene così a perdere gran parte della
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posizione ricoperta in precedenza. L’organo centrale della programmazione del settore è
il CER (organismo ora disciolto), che opera in modo collegato alle scelte generali del CIPE;
viene istituito un Fondo Unico per l’edilizia popolare presso la Cassa Depositi e Prestiti che
ha il compito di procedere alle erogazioni agli enti richiedenti (Regioni) in relazione allo
svolgimento dei programmi prestabiliti.
Il sistema finanziario è rigidamente accentrato e pone in essere un delicato intreccio di
procedimenti che si condizionano reciprocamente e che devono attuarsi secondo una serrata
scansione dei tempi. Fu così che il deficit abitativo aumentò, con conseguenze anche gravi nelle
aree metropolitane, e si verificò un sostanziale ristagno dell’intervento pubblico nell’edilizia.
Si resero indispensabili nuove normative sulle modalità di finanziamenti (Legge 25/1980
e Legge 94/1982) che permisero nuovamente l’intensificarsi dell’attività costruttiva, alla
quale si unì anche quella del recupero abitativo.
Gli I.A.C.P., potendo contare su sovvenzioni per la realizzazione della programmazione
pluriennale, ripresero ad operare efficacemente, nonostante i bassi ricavi derivanti da
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canoni di locazioni stabiliti per legge li penalizzassero con nuovi interventi abitativi ed
una proficua serie di iniziative di assistenza a favore delle famiglie locatarie.
Come già per il 1° e 2° settennio INA-Casa, anche il piano decennale Gescal, venne
finanziato da un “polmone centrale” a cui affluirono i contributi dello Stato, dei lavoratori
dipendenti e dei datori di lavoro.
Con questo disposto legislativo, pur essendo la programmazione degli interventi di
edilizia residenziale pubblica demandati ad un Comitato Centrale con sede in Roma,
l’Istituto assunse vasti e nuovi impegni con compiti esecutivi, direzionali e di vigilanza sul
programma decennale per la generalità dei lavoratori, per Cooperative, Aziende ed Enti.
Negli anni settanta inoltre, l’inasprimento della cosiddetta “bolletta energetica”
causata dall’aumento del costo del petrolio, con i conseguenti negativi riflessi sociali
ed il perdurare del flusso migratorio, riproposero con cadenze spesso drammatiche
il problema casa, che esplose con le occupazioni di massa di abitazioni intervenute
nell’autunno del 1974. E questo malgrado l’approvazione da parte dello I.A.C.P. di Torino,
in accordo con la F.I.A.T., di un piano straordinario per la realizzazione di abitazioni
riservate prevalentemente ai dipendenti dell’Azienda. Sui 4.000 alloggi previsti se
ne realizzarono soltanto 2.542 ubicati in Torino, Orbassano, Crescentino e Volvera.
Contestualmente, venne attivato un intervento straordinario finanziato dalla Gescal e
localizzato a Falchera Nuova (n. 1370 alloggi), Mirafiori Sud (n. 830 alloggi), Altessano-
Venaria (n. 800 alloggi) ed in altri centri della Provincia.
L’attività dell’Istituto - divenuto con la Legge di riforma n. 865/71 unico Ente attuatore
dei programmi di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata dallo Stato - non si fermò
però alle nuove costruzioni, ma con i finanziamenti delle Leggi n. 513 del 77 e n. 457/78,
predispose un vasto piano d’intervento di risanamento per i quartieri costituiti prima del
1925 che interessò 1644 alloggi, anche per porre freno ad una preoccupante crescita
di morosità totale e autoriduzioni dei canoni. Nonostante le innumerevoli difficoltà,
l’Istituto tra gli anni ‘70 e ‘80 riuscì a costruire e risanare 13.116 abitazioni, sicché il
patrimonio in gestione, pur ridottosi per gli alloggi venduti agli inquilini, annoverò in
quel periodo ben 30.788 alloggi (di cui 18.625 in proprietà, 9.929 dei Comuni, 2.234 dello
Stato). I locali commerciali e comunque non ad uso abitativo in gestione erano 2.937. Nel
frattempo e nella prospettiva dei decentramenti operativi del riordino delle autonomie
locali nel tempo seguite, con legge regionale n. 11 del 26/4/93, l’Istituto trasformato in
Agenzia Territoriale per la Casa (ATC), è divenuto ente regionale operante nel campo
dell’edilizia pubblica e delle relative infrastrutture.
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A.T.C. – Agenzia Territoriale per la Casa
L’Agenzia Territoriale per la Casa della Provincia di Torino è un soggetto pubblico
che persegue il pubblico interesse, identificato con l’obbligo sociale di fornire
appartamenti economici da porre a disposizione delle categorie di cittadini meno
abbienti e di provvedere all’amministrazione e gestione del proprio patrimonio e di
quello ad essa affidato da altri Enti Pubblici.
L’iniziativa legislativa regionale, nell’introdurre una nuova denominazione (Agenzie
Territoriali per la Casa) ha inteso, in particolare, riconoscere ai nuovi enti un allargamento
della loro capacità di intervento al fine anche di garantire, stante la rigidità delle entrate
finanziarie derivanti dai canoni degli alloggi, ulteriori possibili risorse per il perseguimento
dei fini statutari e con l’obiettivo di raggiungere le economicità di gestione.
Costituisce quindi obiettivo centrale della legge una razionalizzazione ed un
forte rilancio delle Aziende preposte all’attuazione di una politica per la casa, che
sempre maggiormente si deve connotare nel perseguimento di obiettivi volti alla
riqualificazione dei tessuti urbani periferici. E’ qui, infatti, che la proprietà pubblica è
più forte, mentre più debole è - oggettivamente - la qualità “urbanistica”.
Anche l’incremento del patrimonio abitativo rientra nei fini statutari, attivando canali
di finanziamento diversi rispetto a quelli tradizionali dell’e.r.p.s.
Da segnalare, infine, la Legge 560/93, che consentendo la vendita di una cospicua
parte del patrimonio immobiliare degli enti Pubblici, costituisce la base per un
rilancio dell’edilizia residenziale, prevedendo espressamente il reinvestimento dei
ricavi per l’incremento e la riqualificazione della stessa.
Ed è proprio grazie a tale legge che sarà realizzata la vendita del patrimonio
immobiliare del C.I.T., argomento per il quale si rende necessaria una più dettagliata
esposizione nella seconda parte della presente relazione.
In chiusura di questo cenno storico, e tornando all’attualità dei nostri giorni, emerge una
connotazione positiva: l’A.T.C., superata una gravissima crisi finanziaria e di credibilità
operativa che l’aveva condotto a due distinte gestioni commissariali, a far tempo dall’1/7/96
ha avuto gli organi deliberanti ed esecutivi ricostituiti con l’insediamento di una nuova
Presidenza, di una nuova Direzione e di un rinnovato Consiglio di Amministrazione che
per la prima volta, dopo cinquant’anni, ha risanato il bilancio dell’Ente.
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Il Consorzio Intercomunale Torinese:
l’identità
Origini e sviluppo
Tra la metà degli anni settanta ed i primi degli anni ottanta, il fabbisogno abitativo
per le classi meno abbienti si manifestò ancora una volta nell’area torinese
con particolare rilevanza. La 1ª e 2ª cintura registrarono un notevole flusso di
immigrazione, prevalentemente dalle regioni meridionali, ma anche da zone
sottosviluppate del centro-nord nonché da aree marginali dello stesso Piemonte,
prevalentemente generato dal comparto automobilistico (Fiat) in quegli anni in
notevole espansione.
Conseguentemente l’edilizia residenziale pubblica dovette attrezzarsi per
rispondere alla crescente domanda di abitazioni a canoni di locazione contenuti,
essendo i nuovi nuclei, spesso gravati da notevoli carichi familiari e con redditi
molto vicini al limite della sussistenza.
L’esigenza di ritrovare nuove aree idonee e di programmare in forma coordinata ed
efficiente la progettazione e la costruzione di nuove abitazioni, anche e soprattutto
al di fuori dei confini torinesi, portò ad un accordo tra 17 comuni dell’hinterland
che si consorziarono per dar vita al Consorzio Intercomunale Torinese.
Con Decreto del Presidente della Giunta Regionale 30.5.1980 n. 4223 aderivano
al C.I.T. i seguenti Comuni: Alpignano (quota partecipativa 1,70%), Beinasco (q.p.
1,70%), Bruino (q.p. 1,25%), Borgaro Torinese (q.p. 1,70%), Caselle Torinese (q.p.
1,70%), Collegno (q.p. 2,20%), Grugliasco (q.p. 2,20%), Leinì (q.p. 1,70%), Moncalieri
(q.p. 2,20%), Nichelino (q.p. 2,20%), Orbassano (q.p. 1,70%), Piossasco (q.p. 1,70%),
Rivalta di Torino (q.p. 1,70%), Rivoli (q.p. 2,20%), San Mauro (q.p. 1,70%), Settimo
Torinese (q.p. 2,20%), Torino (q.p. 70,25%).
La missione
La logica di rendicontazione alla base di questo bilancio sociale è volta a ricostruire
un modello interpretativo che ci permette di rendere comprensibile tanto la missione
quanto il senso dell’agire dell’Amministrazione del C.I.T. quale valore creato per gli utenti.
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Il C.I.T., dieci anni dopo la sua costituzione, vide ampliato il proprio oggetto sociale
a seguito dell’entrata in vigore della Legge 142/90 trasformandosi in “Consorzio di
Servizi” finalizzato alla promozione della formazione di programmi di riqualificazione
urbana, alla redazione di progetti di opere pubbliche con coordinamento dei
relativi appalti, alla pianificazione e gestione urbanistica, alla costituzione di un
Visione
e
missione
Politiche
e
obiettivi
Risorse
allocate
Interventi
realizzati
Modello interpretativo della Gestione Integrata della Accountability
Risultati
Ottenuti
osservatorio della situazione abitativa, nonché alla programmazione manutentiva
del proprio patrimonio, realizzato o in fase di costruzione.
Tra gli obiettivi programmatici assegnati al consorzio, vanno evidenziati:
• una funzione di organismo di concentrazione e di raccordo delle politiche
a scala metropolitana dei diversi livelli di governo presenti sul territorio, per
quanto attiene il settore abitativo e dei servizi connessi
• un ruolo di supporto tecnico per la programmazione, la progettazione, il recupero di
risorse e l’attuazione dei grandi progetti a scala sovracomunale, in stretto raccordo con
la Provincia, a cui è demandata dalla Legge 142/90, la promozione e il coordinamento
dei processi di ampliamento e riqualificazione dell’area metropolitana
Il C.I.T. per far fronte ai compiti affidatigli dallo statuto, operò così significative modifiche
organizzative e di bilancio che gli permisero di monitorare da un lato, con centri di costo
e spesa autonomi, i costi attinenti l’attività di gestione e di manutenzione ordinaria e
straordinaria del proprio patrimonio immobiliare - costi finanziati pro/quota da tutti
i Comuni consorziati - e dall’altra i costi attinenti l’attività di progettazione, svolta per
conto di alcuni Comuni e dagli stessi interamente finanziata.
Il ruolo del C.I.T. subì un primo notevole depotenziamento con la Legge Regionale
46/95 e s.m. che mise l’assegnazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica
in capo ai Sindaci dei Comuni nel cui territorio è ubicato il patrimonio. Ciò rese
di fatto indisponibili per alcuni soci del Consorzio, ed in primis per il Comune di
20
Eetti
prodotti
Torino, gli alloggi che, pur rientrando nella quota di loro proprietà, sono dislocati
sul territorio di altri Comuni consorziati e conseguentemente venne a cessare lo
scopo che, alla base dell’operazione, mirava alla soluzione dell’emergenza abitativa
della allora nascente Città Metropolitana, mediante l’assegnazione di alloggi di
proprietà consortile, a prescindere dall’ubicazione degli immobili medesimi.
Alcuni anni dopo un ulteriore provvedimento legislativo ridusse ulteriormente il
ruolo del C.I.T. sancendo il passaggio del personale dipendente del Consorzio ad
altri Enti Pubblici e imponendo di fatto il contemporaneo trasferimento all’ATC, a
partire dal 1° gennaio 1999, dell’attività di gestione e manutenzione del proprio
patrimonio immobiliare, mediante apposita convenzione quinquennale con
mandato di rappresentanza. Scelta peraltro favorita dalla ripresa di operatività e
alla riorganizzazione dell’Istituto Autonomo avvenuta grazie alla Legge finanziaria
del 1997, con cui riuscì a ricontrattare i mutui con le banche, i debiti e i crediti, a
comprimere le spese di gestione, a risanare e a ripianare gli squilibri finanziari che
aveva accumulato nel tempo.
Gli obiettivi economici prefissati con il trasferimento della gestione e manutenzione
del patrimonio consortile all’A.T.C., sono così riassumibili:
1. non far gravare più alcun onere sui comuni consorziati per la gestione del
proprio patrimonio immobiliare, ottenendo per contro da A.T.C. congrue
garanzie in ordine a modalità, tempi, costi e qualità del servizio di gestione
ordinaria e straordinaria del patrimonio immobiliare
2. destinare ad investimenti in manutenzione straordinaria degli immobili
C.I.T. parte del gettito prelevato dagli affitti, fermo restando che i Comuni
continuino a farsi carico dell’onere dei mutui, a suo tempo contratti con la
Cassa Depositi e Prestiti
3. trasferire ad A.T.C. tutto il personale in organico, compreso quello dirigenziale
4. mantenere in capo al C.I.T. l’attività inerente l’assegnazione degli alloggi da ripartirsi
secondo i criteri dell’apposito regolamento adottato dall’Assemblea dei sindaci
5. contenere le spese per gli interventi di manutenzione ordinaria fino alla
concorrenza massima di una cifra concordata con A.T.C. (specificamente
complessive Lire 9.350 vano/mese convertite in € 4,82)
6. contenere le spese relative alla prosecuzione dell’attività amministrativa e
finanziaria, che è rimasta in capo al C.I.T., in una cifra forfetaria annua concordata
21
con A.T.C. (specificamente Lire 9.500 vano/mese convertite in € 4,91)
7. far rientrare le somme per il pagamento della fiscalità generale e dell’I.C.I.
all’interno dell’ammontare degli affitti introitati dall’A.T.C. per conto del C.I.T.
8. evitare il deficit delle morosità, colpevoli ed incolpevoli, riferendosi ai conti
derivati dall’incassato e non dal bollettato, dando facoltà al C.I.T. di decidere
quanto impegnare per manutenzione straordinaria
Di conseguenza risulta sostanzialmente esaurito lo scopo primario del Consorzio dal
momento che l’organismo a suo tempo costituito dalla volontaria adesione degli Enti
Locali viene a perdere:
• il ruolo strategico connesso alla funzione di attore per le politiche territoriali
sovra comunali legate alle funzioni residenziali e alla qualità dei servizi di
valorizzazione degli stessi ambiti residenziali
• il ruolo di supporto strumentale in termini di collaborazione per la definizione e
l’elaborazione dei programmi di intervento dell’E.R.P.
• la funzione di osservatorio sui problemi dell’abitazione e della qualità della vita
nelle aree urbane segnate da forte disagio
• il ruolo di promozione delle politiche di rinnovo e riqualificazione mediante
l’utilizzo di finanziamenti offerti dai regolamenti dell’Unione Europea
La sottoscrizione della convenzione con A.T.C. nel 1999 ha di fatto garantito in questi
anni il mantenimento del patrimonio consortile a buoni livelli di manutenzione
ordinaria e straordinaria, grazie all’utilizzo diretto delle riscossione degli affitti, e non
22
Nuova costruzione
40 alloggi in Nichelino - Via Castello
facendo gravare quindi alcun tipo di spesa sui bilanci dei comuni consorziati.
Un passaggio importante per il CIT ,che peraltro nel frattempo si e’orientato verso
una gestione esterna di tutte le sue attività, e’ rappresentato dall’approvazione del
“Piano Vendita” del patrimonio consortile, ad opera del suo nuovo C.d.A., insediatosi
nel 2002. Una scelta che segna significativamente l’attivita’ del Consorzio in questa
ultima fase e che potrebbe anche portare allo scioglimento o quanto meno alla
trasformazione del Consorzio stesso.
L’anno successivo vede il rinnovo della Convenzione con l’ATC. Si introducono importanti
condizioni migliorative per il Consorzio sul piano gestionale, con particolari garanzie
per la collaborazione permanente di personale qualificato e l’assistenza della Direzione
Patrimonio ATC proprio per quanto attiene alla realizzazione del piano vendite consortile.
Da segnalare che la nuova sede legale del CIT viene collocata al di fuori della sede A.T.C.
Negli anni 2003-2004, tra l’altro, con la costruzione di 40 alloggi in Nichelino e la
sopraelevazione di 16 alloggi, su uno stabile esistente a Leinì, (i progetti sono degli
anni ‘90) si esaurisce definitivamente il periodo di edificazione del C.I.T.
Gli organi politici e l’organizzazione del C.I.T.
Gli organi del consorzio sono:
• l’Assemblea Consortile - composta dai rappresentanti dei comuni consorziati
nella persona del Sindaco, o di suo delegato, ciascuno con la responsabilità
pari alla quota di partecipazione al consorzio
23
• il Consiglio di Amministrazione, composto da 3 a 7 membri, di cui la metà
più 1 in rappresentanza della Città di Torino, quale maggiore socio aderente
(compresi il Presidente e il Vice Presidente del Consiglio stesso qualora gli
stessi siano espressione del Comune medesimo)
• il Presidente dell’Assemblea consortile, rappresentato dal sindaco della Città
di Torino, o suo delegato
• il Presidente del Consiglio di Amministrazione, eletto dall’Assemblea
• il Direttore, organo monocratico, nominato dalla rappresentanza politica, a
cui viene affidata la gestione del consorzio
• il Collegio dei Revisori dei Conti, i cui componenti - tre - sono nominati
dall’Assemblea Consortile e durano in carica tre anni
Come già accennato, pur continuando ad operare giuridicamente, dal ‘99 il C.I.T
non dispone più di una struttura organica essendo stato trasferito il personale
dipendente in altri enti pubblici.
Dalla nascita del C.I.T. si sono succeduti ben 7 consigli di amministrazione che, in
funzione del diverso momento politico-gestionale, hanno sempre operato per la
più corretta ed efficiente amministrazione del Consorzio:
dal 1980 al 1984 Presidente Marcello Vindigni
dal 1984 al 1986 Domenico Russo
dal 1986 al 1991 Gianpaolo Zanetta
dal 1991 al 1993 Domenico Mercurio
dal 1993 al 1998 Giorgio Rosental
dal 1999 al 2002 Marta Levi
dal 2002 ad oggi Liliana Cavigioli
Gli stakeholder
Come detto, il C.I.T. per realizzare la propria missione,
ha affidato le sue attività ad A.T.C., che può considerarsi
dunque suo principale stakeholder. Tuttavia l’assolvimento
del proprio connaturato compito di ente pubblico impone
di assicurare direttamente a tutti gli utenti -famiglie, giovani
coppie, anziani, ecc. - il giusto grado di soddisfazioni dei
bisogni socio-abitativi che si presentano, anche nell’attuale
Anche per meglio definire la domanda
emergente di abitazioni e le sue peculiarità
può risultare interessante soffermarci
sul recente “focus” del 16.06.2010
sulla composizione dei nuclei famigliari,
limitandoci ai residenti in Torino, e sui
flussi migratori.
(fonte Città di Torino)
24
Monogenitori
Persone sole
Coppie con gli
Coppie senza gli
Altre tipologie
Totale nuclei
fase di vendita del patrimonio immobiliare .
I partner pubblici: (Comuni, ASL, Provincia, Regione, Stato) sono considerati
stakeholder imprescindibili per l’Amministrazione del C.I.T. Grazie ad essi infatti,
una sinergica collaborazione permette di creare un sistema integrato di interventi.
In questo modo è possibile valorizzare le forze presenti, per meglio gestire tutte le
iniziative già in atto ed attivare nuove forme di intervento, sempre più rispondenti
alle esigenze di una società che cambia velocemente.
Nel 2009 risultano registrate nei registri anagrafici della Città complessivamente
442.277 nuclei familiari (+0,2% rispetto al 2008). Ad aumentare in particolare le
famiglie monogenitoriali (+1,8%) che rappresentano il 9,3% del totale. Le persone
sole registrano un aumento pari allo 0,8% e rappresentano il 42% del totale. Si
conferma il trend che vede nella crisi della famiglia tradizionale, la più significativa
tendenza nella evoluzione dei nuclei familiari residenti. In calo di 1,8 punti
percentuali le famiglie con figli (composte da due genitori e almeno un figlio) e di
0,8% punti le coppie senza figli. Anche nel 2009 (così come lo era stato nel 2007 e
nel 2008) i singles, con complessivi 185.656 unità, superano le coppie con o senza
figli (in totale n. 173.047).
L’analisi dei dati complessivi rileva nel 2009, in controtendenza rispetto agli anni passati,
la preponderanza dei movimenti immigratori (il 55% del totale dei movimenti) rispetto
25
2006 2007 2008 2009 Variazioni % 08/09
39.528
178.357
101.006
79.101
37.088
435.080
40.038
181.845
99.254
78.904
39.896
439.937
40.596
96.939
78.457
41.323
441.551
41.326
184.236 185.656
95.204
77.843
42.248
442.277
+ 1,8
+ 0,8
- 1,8
- 0,8
+ 2,2
+ 2,2
ai movimenti emigratori. Nel 2008 l’incidenza dei movimenti immigratori rispetto al
totale dei movimenti era del 34%, nel 2007 del 39% e nel 2006 del 40%.
Il saldo immigrazione/emigrazione nel 2009 è positivo ( + 9,46%) e pari a n. 3.852
unità.
N. immigrati dall'area metropolitana
e dai comuni contermini 2009
22.288
N. emigrati nell'area metropolitana
e nei comuni contermini 2008
18.436
SALDO I/E = + 9,46%
Le recenti scelte politiche dell’Amministrazione
L’analisi di nuove prospettive politiche e operative per il futuro del C.I.T., ovviamente
conseguenti alle scelte ed ai provvedimenti precedentemente illustrati, ha
rappresentato il primo e piu’ importante impegno del C.d.A. insediatosi nel 2002.
Il quadro delle opzioni possibili individuato dal Consiglio di Amministrazione, da
sottoporre successivamente all’Assemblea, per individuare le strategie operative
future era il seguente:
• sciogliere il C.I.T.
• trasformarlo in una S.P.A. a prevalente capitale pubblico (con il Comune di
Torino quale maggiore azionista)
• cartolarizzare il patrimonio
• vendere agli aventi diritto, ai sensi della Legge 560/93
Come prima fase si sono presi in considerazione gli scenari di riferimento entro i
quali collocare le azioni necessarie al superamento del Consorzio e la liquidazione/
trasferimento del patrimonio dello stesso. Nell’ambito delle analisi possibili per la
riorganizzazione della struttura C.I.T., e per quanto concerne la determinazione
della redditività del Consorzio ed in generale della solidità della sua struttura
finanziaria, si è fatto riferimento ai fondamenti economico/giuridici del T.U.E.L.
(D.Lgs. 18.8.2000 n.267 e s. i e m.) ed anche a confronti di natura privatistica per la
riorganizzazione della configurazione del C.I.T. medesimo.
26
Il lungo ed articolato lavoro, posto in essere dalla Presidenza del consiglio di
amministrazione, (vedere a tal proposito la delibera C.d.a. n.5 del 20/03/2003, ad
oggetto “Approvazione documento conclusivo relativo allo studio di fattibilita’ per
la trasformazione del consorzio”) ha portato alla stesura di un progetto strategico
strutturato secondo le seguenti ipotesi di scelta:
1. Scioglimento – liquidazione
2. Trasformazione – conferimento
Tale lavoro si è esplicitato nella ricognizione del patrimonio da un punto di vista
catastale, del valore patrimoniale, delle opere di manutenzioni straordinarie
intervenute nel corso degli anni ed incidenti sul valore finale degli immobili e nella
proposta di un primo crono programma di attività.
Scioglimento - liquidazione
L’art. 32 dello Statuto del C.I.T. prevede che in caso di scioglimento del Consorzio, il
patrimonio consortile sia ripartito tra i Comuni partecipanti in rapporto ai rispettivi
conferimenti. Occorre altresì tenere in considerazione che in questo contesto si
sono prese in esame tre fattispecie:
a. Scioglimento del Consorzio seguendo le procedure del codice civile e della
Legge 1404/56 o del DPR 902/86, con conferimento dei beni ai soci (Comuni)
b. Scioglimento e liquidazione del Consorzio con cessione dei beni a Ente terzo
(non socio) interessato alla cessione (A.T.C.)
c. Messa in liquidazione del patrimonio immobiliare del Consorzio con
vendita agli assegnatari e successivamente scioglimento del Consorzio
tramite conferimento di liquidità ai soci proporzionalmente alle quote di
partecipazione al Consorzio stesso
Commenti e considerazioni
ipotesi a: In questo caso, in conformità a quanto previsto dalla Legge e dallo
Statuto, la procedura di scioglimento si esplica sostanzialmente attraverso il
seguente schema:
• redazione dello stato di consistenza patrimoniale e redazione di un progetto
di liquidazione con il riparto dei beni
• proposta di deliberazione del Consiglio di Amministrazione ed approvazione
da parte dell’Assemblea Consortile
27
• approvazione dello scioglimento del Consorzio da parte dei Comuni Consorziati
(è sufficiente che si esprima favorevolmente la maggioranza degli Enti)
• riparto dei beni del Consorzio e loro trasferimento ai Comuni consorziati in
proporzione alle quote possedute
Ipotesi b: Si segue sostanzialmente la procedura di cui al punto A), con la differenza
che il trasferimento dei beni avviene anziché ai Comuni consorziati all’A.T.C. di Torino
(soggetto d’imposta ai fini IRES) che corrisponde al C.I.T. un prezzo “di liquidazione”
per assumere non solo la gestione, ma la proprietà di tutti gli immobili.
Ipotesi c: Ferma restando la necessità di una verifica puntuale sull’alienabilità in
tutto o in parte del patrimonio del Consorzio, occorre esaminare anche la fattibilità
della messa in liquidazione agli assegnatari del patrimonio immobiliare, in forma
preventiva allo scioglimento del Consorzio stesso, al fine di semplificare sia gli
aspetti fiscali (la liquidità non è tassabile), sia quelli relativi al frazionamento.
Trasformazione - conferimento
In questo caso sono state approfondite le seguenti ipotesi:
a. Trasformazione del Consorzio (inteso come azienda consortile) in una S.p.A.
secondo quanto previsto e regolato dall’articolo 115 del D. Lgs. 267/2000.
In tal caso i soci rimarrebbero (in tutto o in parte) i Comuni, i quali si
troverebbero comunque costretti a riaffrontare il tema della ragione sociale
del nuovo strumento societario.
L’operazione godrebbe di un bonus fiscale (seppure di durata temporanea) ai
sensi dell’art. 3 comma 69 della Legge 28/12/95 n. 549.
b Costituzione di una nuova società composta dai Comuni ed eventualmente
da A.T.C. a cui il consorzio conferisce, come capitale di dotazione gli immobili
di sua proprietà e l’A.T.C. capitale o servizi (prestazioni accessorie).
Successivamente alla cessione del ramo di azienda il Consorzio si scioglie,
non avendo da affrontare il problema della liquidazione del patrimonio
immobiliare (utilizzo della procedura richiamata nel caso di scioglimento -
liquidazione).
Commenti e considerazioni
Ipotesi a: Ha più il carattere di un caso di studio che non quello di una vera e propria
possibilità operativa. Se infatti ha senso percorrere la strada dell’approfondimento
28
normativo e fiscale della proposta, resta di difficile comprensione la ragione che
porta a costituire una società per azioni in sostituzione di un consorzio se le finalità
e la composizione societaria rimangono le stesse.
Ipotesi b: Assume le stesse forme del caso A) ma è sostanziata da una
partecipazione diretta di A.T.C. e quindi potrebbe rappresentare uno strumento
idoneo ad affrontare il tema dell’allocazione del patrimonio in capo ad una società
(immobiliare) partecipata dal gestore del patrimonio.
L’approfondimento dovrebbe prendere in esame anche la scelta tra la costituzione
di una società di capitali o di una fondazione, manovra -questa- fiscalmente più
vantaggiosa.
Cartolarizzazione
L’ultima ipotesi presa in esame è stata quella della cartolarizzazione del patrimonio
degli Enti Locali regolata dall’art. 84 della Legge Finanziaria 2003 (L. n. 289 del 27
dicembre 2002).
Tale articolo estende alle Regioni, agli Enti Locali e ad altri Enti Pubblici l’applicabilità
dei procedimenti di dismissione degli immobili di proprietà pubblica.
L’art. 84 autorizza pertanto le Regioni e gli Enti Locali (mentre per gli altri enti
prevede che essi possano trasferire i propri immobili a titolo oneroso alle Regioni o
agli Enti Locali, affinché siano questi ultimi a compiere le operazioni di dismissione)
a costituire una società a responsabilità limitata specificatamente deputata alle
operazioni di cartolarizzazione. E’ tuttavia stato sottolineato che lo scopo di tale
norma sia consentire agli enti proprietari di immobili di dismetterli per “far cassa”,
introitando liquidità, in modo da compensare la scarsa remuneratività derivante
dalla gestione ordinaria degli stessi, non rilevando l’impiego delle risorse così
introitate. La normativa in questione non supera peraltro il dispositivo della Legge
560/93, che prevede, viceversa, il riutilizzo delle somme derivanti dalla vendita nel
…”reinvestimento in edifici ed aree edificabili, per la riqualificazione e l’incremento
del patrimonio abitativo pubblico…” e vincola con puntuali procedure il
versamento, l’utilizzo e il reimpiego delle somme stesse.
La norma infatti si rivolge al patrimonio pubblico, di generico carattere immobiliare,
non già agli immobili di edilizia residenziale pubblica, in quanto gli stessi sono
sottoposti a precisi vincoli normativi.
29
Dopo un susseguirsi di analisi e considerazioni, sia politiche che tecniche,
anche allo scopo di poter superare l’istituto consortile in quanto tale, non più
corrispondente alle ragioni per le quali era stato fondato, l’Assemblea dei Sindaci
del C.I.T. con deliberazione 26.11.2003 n. 4 ha deciso ,con il 96,10 % di quote a
favore, di procedere alla vendita del patrimonio secondo quanto previsto dalla
Legge 560/93, concedendo contestualmente l’opportunità ai Comuni di poter
recedere dal Consorzio e quindi di essere liquidati fino alla concorrenza della
quota partecipativa. E’ da sottolineare inoltre che dal piano vendite venivano
esclusi gli immobili ubicati nel Comune di Torino, e che e’ stato stabilito che il piano
vendite sarà da considerare concluso, decorso il termine di 3 anni dalla data di
approvazione dello stesso da parte della Regione Piemonte.
L’Assemblea consortile quindi ha condiviso la strategia proposta dal C.d.A., pur all’interno
di un quadro di ipotesi più complesso, di procedere alla vendita agli assegnatari del
patrimonio immobiliare in forma preventiva alla trasformazione del Consorzio stesso.
E questo anche al fine di semplificare sia gli aspetti fiscali (la liquidità non è
tassabile), sia quelli relativi al frazionamento.
La positiva ricaduta sociale di questa politica è assolutamente da evidenziare in
termini di possibilità, da parte degli assegnatari, di poter vedere realizzata la grande
aspettativa dell’acquisto della loro casa, dall’investimento economicamente
sopportabile ed anzi con la possibilità messa a disposizione di forme di rateizzazione
a tasso d’interesse legale (1,5%).
Questa scelta ha permesso di mantenere l’auspicato equilibrio fra le aspettative
dei comuni consorziati, la città di Torino quale socio di maggioranza e gli utenti,
garantendo concrete ed uniformi possibilità di acquisto.
Si può sottolineare a questo punto che le scelte strategiche sono state orientate, oltre
che da aspetti squisitamente finanziario/patrimoniali, anche da quelli sociali. Infatti lo
scopo del CIT è di garantire l’abitazione ai ceti meno abbienti e, in questa particolare fase
di trasformazione, di agevolare gli aventi diritto all’acquisto della propria abitazione.
Il grado di libertà, nell’esercitare pienamente la facoltà di vendita, si inserisce nei
fatti nel quadro di riferimento normativo già definito dalla Legge 560/93. Al di là
degli aspetti definiti dal prezzo di cessione (quello di mercato con un determinato
sconto minimo), dalle garanzie da dare agli assegnatari (prelazione o diritto
esclusivo) e dal reimpiego delle risorse derivate, resta in ogni caso il dovere di
30
Comuni
Alpignano 1.493.391
Beinasco
Borgaro
Bruino
Caselle
Collegno
Grugliasco
Leinì
Moncalieri
Nichelino
Orbassano
Piossasco
Rivalta
Rivoli
San Mauro
Settimo
Torino
Totale 87.846.508
offrire adeguate opportunità di acquisto a questa fascia di popolazione.
La dismissione del patrimonio
Da un punto di vista operativo (patrimoniale e contabile) si è proceduto a verificare la
consistenza dei valori immobiliari nonché la situazione debitoria/creditoria dei comuni
consorziati desumibile dal conto consuntivo (Rendiconto di Gestione) dell’esercizio 2002.
E’ stato predisposto il seguente quadro riepilogativo del valore del patrimonio C.I.T.
al fine di poter procedere all’approvazione del piano di vendita ed incaricare l’A.T.C.
ad istruire le pratiche di alienazione in favore degli aventi diritto:
Totale
patrimonio
Da rilevare che nell’anno 2004 sono usciti dal consorzio i comuni di Nichelino,
Settimo T.se, Rivoli, Piossasco, Leinì e Rivalta; nel 2005 ne hanno seguito l’esempio
i comuni di Alpignano, Orbassano e Beinasco.
Per statuto, le quote dei comuni receduti sono state assorbite dalla Città di Torino,
che ha visto così crescere la propria percentuale di proprietà all’87,05%. Il sistema
di rimborso, previsto dalla deliberazione assembleare n. 5 del 26/11/2003 e
successivamente modificata con atto n. 9 del 14/11/2007, prevede che le spettanze
di rimborso vengano messe a disposizione dei comuni sul conto presso la Banca
d’Italia, tenuto da A.T.C., e che gli stessi possano utilizzarle mediante interventi di
31
1.493.391
1.493.391
1.098.081
1.493.391
1.932.623
1.932.623
1.493.391
1.932.623
1.932.623
1.493.391
1.493.391
1.493.391
1.932.623
1.493.391
1.932.623
61.712.172
Percentuale proprietà originaria
I comuni evidenziati sono quelli in cui non insistono alloggi
1,70% Alpignano
1,70% Beinasco
1,70% Borgaro
1,25% Bruino
1,70% Caselle
2,20% Collegno
2,20% Grugliasco
1,70% Leinì
2,20% Moncalieri
2,20% Nichelino
1,70% Orbassano
1,70% Piossasco
1,70% Rivalta
2,20% Rivoli
1,70% San Mauro
2,20% Settimo
70,25% Torino
edilizia residenziale pubblica previsti dalla Legge 560/1993, i cui progetti siano
approvati dalla commissione tecnico consultiva di A.T.C.
Di conseguenza a ciò si è ridisegnata l’assegnazione percentuale di proprietà del
consorzio secondo il seguente schema:
Comuni
Alpignano 1.542.856
Beinasco
Borgaro
Bruino
Caselle
Collegno
Grugliasco
Leinì
Moncalieri
Nichelino
Orbassano
Piossasco
Rivalta
Rivoli
San Mauro
Settimo
Torino
Totale
patrimonio
1.542.856
1.535.891
1.129.331
1.535.891
1.987.623
1.987.623
1.544.893
1.987.623
1.999.273
1.542.856
1.544.893
1.544.893
1.999.273
1.535.891
1.999.273
63.468.422
Totale 90.429.359
Percentuale proprietà attuale
I Comuni evidenziati sono quelli che sono ancora consorziati, mentre i restanti sono
quelli che hanno aderito al recesso nel corso degli anni 2004 e 2005. Il risultato
totale del patrimonio si è incrementato in seguito alla costruzione di nuovi alloggi
siti nei Comuni di Nichelino ( n. 40 unità) e Leinì (n. 16 unità).
A partire dall’esercizio 2007 si sono realizzate le prime vendite. Le unità immobiliari
alienate, pari a n. 57 alloggi del 2007, n. 59 alloggi nel 2008 ed n. 54 nel 2009,
così per complessive n. 170 unità hanno prodotto incassi, per contanti, per un
totale di circa 6,6 milioni di euro di cui 4,1 già versati in Banca d’Italia e messi a
disposizione dei comuni consorziati per il loro riutilizzo in interventi di E.R.P.S.
Le attuali normative, infatti, dispongono che i fondi pervenuti da alienazioni di
edilizia pubblica vengano versati semestralmente in banca centrale, per il tramite
di A.T.C., e riutilizzate esclusivamente per interventi vincolati all’edilizia residenziale
pubblica sovvenzionata.
32
0,00% Alpignano
0,00% Beinasco
1,70% Borgaro
1,25% Bruino
1,70% Caselle
2,20% Collegno
2,20% Grugliasco
0,00% Leinì
2,20% Moncalieri
0,00% Nichelino
0,00% Orbassano
0,00% Piossasco
0,00% Rivalta
0,00% Rivoli
1,70% San Mauro
0,00% Settimo
87,05% Torino
Problematiche relative al piano vendite
Al momento la strategia programmatica del Consorzio è focalizzata sulle ope-
razioni di vendita degli alloggi e sul monitoraggio di queste attività svolte dagli
uffici preposti A.T.C. La tempistica auspicata e regolamentata dalla convenzione
con l’A.T.C., che prevedeva quale data di realizzazione dell’intero piano vendita il
31.12.2010, è stata rimodulata dall’Assemblea del C.I.T. in tempi più ampi con una
nuova scadenza fissata al 31.12.2013. Occorre sottolineare, a tal proposito, come la
situazione catastale del patrimonio immobiliare attualmente necessita di una profonda
rivisitazione in quanto molte regolarizzazioni di abusi o carenze di agibilità,
sono tutt’ora in corso di istruttoria.
Da ciò deriva la difficoltà a procedere alla stipula di nuovi atti notarili. E cio’ nonostante
gli uffici A.T.C. preposti alla vendita si siano attivati da tempo per regolarizzare,
sia direttamente, sia tramite le società del gruppo, tutte le pratiche ancora
in sospeso. Data la mole di lavoro le tempistiche previste, ancorchè monitorate
nel nuovo cronoprogramma, saranno purtroppo difficilmente osservabili. Un ulteriore
approfondimento è rivolto al trend di adesione al piano vendite. L’attuale
dato evidenzia infatti una percentuale di vendite pari al 20-25% ma il dato va letto
tenendo conto sia delle difficoltà derivanti dalla recente normativa, nazionale
Andamento delle vendite nel triennio 2007-2009 (Legge 560/1993)
33
Anno Vendite in contanti Vendite rateali Totale
2007 2.087.212,90 524.799,92 2.612.012,82
2008 1.896.718,96 667.978,49 2.564.697,45
2009 2.619.106,01 312.891,94 2.931.997,95
Totali 6.603.037,87 1.505.670,35 8.108.708,22
3.500.000,00
3.000.000,00
2.500.000,00
2.000.000,00
1.500.000,00
1.000.000,00
500.000,00
2007 2008 2009
Vendite rateali Vendite in contanti Totale
e regionale, che ha prodotto iniziali incertezze e conseguente sospensione delle
vendite nell’attesa dei richiesti chiarimenti regolamentari, sia dell’attuale difficile
situazione economica. Alla luce di tale situazione il Consiglio di Amministrazione
ha proceduto ad attivare una ulteriore campagna di sensibilizzazione, mirata a tutti
gli assegnatari degli alloggi, affinché venga rinnovato l’interesse all’acquisto.
Utilizzo fondi della Legge 560/1993 (Norme in materia di alienazione degli alloggi
di edilizia residenziale pubblica): i Comuni di Piossasco e Orbassano hanno
richiesto nell’anno 2010 l’utilizzo dei fondi per i seguenti interventi e importi, a
seguito della presentazione di relativi “progetti” all’apposita Commissione dell’ATC:
• Comune di Orbassano
• € 260.000,00 per la sistemazione dei giardini di via De Gasperi inseriti in
quartiere di E.R.P. e pertanto rientranti nell’utilizzo dei fondi vincolati
all’edilizia pubblica
• Comune di Piossasco
• € 385.000,00 per la realizzazione della piazza/giardino nel quartiere di
E.R.P. di Viale Ferruccio Parri
• € 165.401,23 per la realizzazione parco giochi Largo Andruetto
• € 58.638,60 per la fornitura e posa attrezzature ludiche parco giochi in
Largo Andruetto
Si ricorda che i comuni che hanno aderito al recesso dal C.I.T. verranno liquidati,
per la loro quota di compartecipazione, secondo le regole adottate dall’Assemblea
dei sindaci.
Nel caso in specie i comuni di Orbassano e Piossasco, grazie all’utilizzo dei fondi
come sopra indicato, hanno recuperato parte della loro quota di partecipazione
consortile.
A tal proposito pare opportuno sottolineare come anche per i restanti comuni
ancora consorziati, si possa delineare l’opportunità di accedere ai fondi della L.
560/93, proprio utilizzando l’istituto del recesso.
Tale linea strategica, unitamente ad altre, verrà meglio analizzata nella “Relazione
Sociale” al successivo paragrafo 3.2 ‘Proposte per il futuro’.
34
35
La capacità di spesa degli enti pubblici
è condizionata dalla misura delle loro entrate
anno Titolo I Titolo II Titolo III Titolo IV Titolo V Titolo VI Totale
2005 - 3.500 3.820.900 439.000 209.000 265.000 4.737.400
2006 - - 3.913.000 25.439.000 209.000 175.000 29.736.000
2007 - - 4.085.000 10.439.000 209.000 175.000 14.908.000
2008 - - 3.962.000 10.439.000 209.000 175.000 14.785.000
2009 - 15.000 3.930.000 10.439.000 209.000 175.000 14.768.000
Valori in Euro - Fonte : dati a consuntivo dei vari anni (stanziamenti definitivi di bilancio)
36
Rendiconto economico
Le entrate e le spese
Come già esplicitato in precedenza, i rapporti economici e patrimoniali del Consorzio
con i suoi stakeholders sono regolati dalla convenzione stipulata con A.T.C.
in data 11/12/1998, e successivamente modificata per adeguarla alle mutate esigenze
di mercato, la quale provvede a redigere un’apposita contabilità separata
per gli immobili gestiti in nome e per conto di C.I.T. sia per quelli ad uso abitativo di
edilizia residenziale pubblica, sia per i locali adibiti ad uso diverso dall’abitazione.
I principi contabili di riferimento sono contenuti nel T.U.E.L. 267/2000 e ad essi è
riconducibile il seguente quadro riepilogativo della sezione “Entrate”, che condizionano
la capacità di spesa degli Enti Locali (e quindi anche del Consorzio Intercomunale
Torinese) e della sezione “Spese”.
Nei grafici che seguono si evidenziano gli andamenti del periodo 2005-2009.
ENTRATE
Le entrate si articolano in:
Titolo I Entrate tributarie derivanti da tributi, tasse e imposte
Titolo II Entrate da contributi e trasferimenti correnti derivanti da trasferimenti che lo Stato e
la Regione destinano agli Enti Locali
Titolo III Entrate extratributarie derivanti dai servizi pubblici forniti (tariffe, rette, etc.)
Titolo IV Entrate da alienazioni e trasferimenti di capitale derivanti dalle cessioni
Titolo V Entrate da accensioni di prestiti derivanti dall’assunzione di mutui
Titolo VI Entrate per servizio in conto di terzi
Titolo I: Entrate tributarie derivanti da tributi, tasse e imposte
Il C.I.T. non avendo potere impositivo, non possiede entrate tributarie.
Titolo II: Entrate da contributi e trasferimenti correnti derivanti da trasferimenti
che lo Stato e la Regione destinano agli Enti Locali
In questo Titolo sono allocate le entrate derivanti dal contributo erogato dalla Tesoreria
per il sostegno di attività istituzionali.
Con il contratto di convenzione di tesoreria, stipulato nel 2005, l’Istituto di Credito
37
Intesa-San Paolo S.p.A., aggiudicatario del servizio, si è impegnato ad erogare un
contributo di € 3.500 per il triennio 2005-2006-2007: detto importo è stato accertato
nella sua interezza nell’anno 2005.
Con la nuova Convenzione, per il periodo 1/1/2009 – 31/12/2011 Intesa-San Paolo
S.p.A. ha offerto condizioni più vantaggiose e si è impegnata ad erogare un contributo
“una tantum” di € 15.000 per il triennio, da destinare come in precedenza
ai fini istituzionali perseguiti dall’ente; tale importo è stato imputato interamente
all’esercizio finanziario 2009.
Titolo III: Entrate extratributarie
Le entrate che caratterizzano le attività gestionali di un ente pubblico si trovano
in questa parte del bilancio. Nel caso in specie del C.I.T., le risorse predominanti
derivano dai canoni degli immobili di E.R.P.
4.100.000,00
4.050.000,00
4.000.000,00
3.950.000,00
3.900.000,00
3.850.000,00
3.800.000,00
3.750.000,00
3.700.000,00
3.650.000,00
2005 2006 2007 2008 2009 Entrate - Titolo III
Di questa voce fanno parte:
• gli affitti riversati da A.T.C. per canoni
• i proventi derivanti dall’utilizzo del patrimonio
• gli interessi su fondi di cassa disponibili
• introiti e rimborsi diversi
La voce “affitti riversati da A.T.C. per canoni” segue la variabilità delle entrate relative
ai canoni incassati e alla morosità degli inquilini e di conseguenza delle politiche
per il recupero dei crediti che adotta A.T.C. Il picco dell’anno 2007 deriva
proprio da un forte recupero della morosità.
38
Affitti riversati da A.T.C.
Proventi derivanti
dall’utilizzo di patrimonio
La voce “proventi derivanti dall’utilizzo del patrimonio” indica il diritto di utilizzo
che alcuni gestori di reti telefoniche hanno acquistato per posizionare alcune antenne
per la ricezione del segnale su immobili di proprietà del C.I.T. I contratti di
locazione hanno durata novennale. L’utilizzo di questi introiti finanzia le manutenzioni
dello stabile in cui sono poste (manutenzioni ordinarie e/o straordinarie).
L’andamento di questa voce è da ritenersi stabile.
La voce “interessi su fondi di cassa disponibili” indica gli interessi che la “Banca
d’Italia” corrisponde a C.I.T. per le risorse che il consorzio tiene sul conto fruttifero.
Gli interessi seguono la giacenza media del venduto. Questa voce ha avuto un
andamento stabile negli esercizi 2006, 2007 e 2008, mentre nel 2009 è cresciuta
notevolmente in quanto sono stati versati complessivamente gli introiti derivanti
dalle vendite, pari a n. 170 alloggi al 31/12/2009, per euro 6,6 milioni.
39
4.100.000,00
4.000.000,00
3.900.000,00
3.800.000,00
3.700.000,00
3.600.000,00
32.000,00
31.000,00
30.000,00
29.000,00
28.000,00
27.000,00
26.000,00
2005
2005
2006
2006
2007
2007
2008
2008
2009
2009
80.000,00
70.000,00
60.000,00
50.000,00
40.000,00
30.000,00
20.000,00
10.000,00
0,00
La voce “introiti e rimborsi diversi” è una categoria di risorsa residuale e ha seguito
un andamento stabile nel quinquennio in questione (2005/2009).
2.500,00
2.000,00
1.500,00
1.000,00
500,00
0,00
2005
2005
2006
2006
2007
2007
2008
2008
2009
2009
Titolo IV: Entrate da alienazioni e trasferimenti di capitale derivanti dalle
cessioni
In questa parte di bilancio vengono allocate le entrate derivanti dalle alienazioni
degli immobili, nonché il trasferimento di fondi, da parte di A.T.C. per finanziare le
manutenzioni straordinarie degli immobili
Il titolo IV, qui complessivamente rappresentato, ricomprende quanto sopra descritto
per i seguenti valori:
• valore locativo degli affitti, pari allo 0,50% che la legge sull’ERP impone di investire
in manutenzioni straordinarie, pari ad € 439.000. L’anno 2009, inoltre,
è stato integrato mediante l’applicazione dell’avanzo di amministrazione per
€ 600.000,0
40
Interessi su fondi cassa
disponibili
Entroiti e rimborsi diversi
Entrate - Titolo IV
Quota canoni riversata
per finanziamento
manutenzione straordinaria
Proventi derivanti da vendite
alloggi e da trasferimento ai
comuni consorziati
• gli introiti derivanti dalle vendite nel 2006 sono stati stanziati con valori di
alienazioni che, in una prima fase di previsione, riportavano 25 milioni; successivamente
detti importi sono stati ridimensionati in funzione dell’effettiva
adesione all’acquisto.
41
30.000.000,00
25.000.000,00
20.000.000,00
15.000.000,00
10.000.000,00
5.000.000,00
0,00
1.200.000,00
1.000.000,00
800.000,00
600.000,00
400.000,00
200.000,00
0,00
30.000.000
25.000.000
20.000.000
15.000.000
10.000.000
5.000.000
0
2005
2005
2005
2006
2006
2006
2007
2007
2007
2008
2008
2008
2009
2009
2009
Titolo V: Entrate da accensioni di prestiti derivanti dall’assunzione di mutui
Vengono riportati i trasferimenti regionali in quota capitale di mutui accesi per le
edificazioni in Settimo e Orbassano in stabili di edilizia convenzionata.
250.000,00
200.000,00
150.000,00
100.000,00
50.000,00
0,00
Questa voce rappresenta il trasferimento in conto capitale di fondi che la Regione
versa al C.I.T. quale contributo di mutui accesi negli anni ‘90 e finanziati con Legge
Regionale n. 28/76. Il Consorzio, a sua volta, trasferisce pro-quota ai comuni consorziati
l’importo spettante a ciascuno. Nel corso del quinquennio questa voce ha
mantenuto un andamento stabile.
Titolo VI: Servizi per conto di terzi
Questa voce rappresenta delle partite di giro che sono formate da tre fonti di entrata:
• ritenute previdenziali ed assistenziali
• ritenute erariali
• rimborso spese per servizi per conto di terzi
300.000,00
250.000,00
200.000,00
150.000,00
100.000,00
50.000,00
0,00
2005
2005
2006
2006
2007
2007
2008
2008
2009
2009
42
Entrate - Titolo V
Entrate - Titolo VI
SPESE
Le spese si articolano in:
Titolo I Spese correnti destinate all’acquisto dei fattori produttivi necessari allo svolgimento dei
diversi servizi (personale, acquisto di beni, prestazioni di servizi, oneri finanziari, etc.)
Titolo II Spese in conto capitale destinate all’acquisto di beni durevoli (immobili, attrezzature,
etc.) e alla realizzazione di opere
Titolo III Spese per rimborso di prestiti destinate al rimborso della quota capitale dei mutui contratti
Titolo IV Spese per servizi in conto di terzi
anno Titolo I Titolo II Titolo III Titolo IV Totale
2005 3.824.400 648.000 - 265.000 4.737.400
2006 3.913.000 25.648.000 - 175.000 29.736.000
2007 4.085.000 10.648.000 - 175.000 14.908.000
2008 4.387.000 11.388.000 - 175.000 15.950.000
2009 3.945.000 11.248.000 - 175.000 15.368.000
Titolo I: Spese correnti
Le spese correnti sono caratterizzate dagli impegni per la gestione del patrimonio
consortile suddiviso, in funzione della natura della spesa medesima, nei rispettivi
interventi previsti a bilancio.
Nell’anno 2008 si è avuto un picco del totale delle spese correnti dovuto dall’applicazione
di parte dell’avanzo di amministrazione, per complessive € 1.165.000,
di cui 425.000, trasferite per la gestione corrente ai comuni consorziati, alla voce
di spesa “gestione dei beni demaniali – trasferimenti”. Tale opzione è stata prevista
nel novellato Statuto, art. 30.
Più precisamente:
• 300.000,00 euro alla Città di Torino
• 45.000,00 euro al Comune di Collegno
• 45.000,00 euro al Comune di Grugliasco
• 35.000,00 euro al Comune di San Mauro
43
Valori in Euro - Fonte : dati a consuntivo dei vari anni (stanziamenti definitivi di bilancio)
4.400.000,00
4.200.000,00
4.000.000,00
3.800.000,00
3.600.000,00
3.400.000,00
2005
2006
2007
2008
2009
Titolo 1 - Spese correnti - Funzione 1 2005 2006 2007 2008 2009
Organi ist., partec. e decentramento. Prestazioni di serivizi 159.000,00 159.000,00 76.000,00 76.000,00 76.000,00
Segr. generale, pers. e org.. Personale 27.000,00 27.000,00 27.000,00 27.000,00 27.000,00
Segr. gen., pers. e org.. Utilizzo di beni di terzi 91.500,00 103.256,00 124.000,00 124.000,00 124.000,00
Gest. econ., finanz., program.. Prestazione di servizi - - - - 10.000,00
Gest. dei beni demaniali e patr.. Prestazione di servizi 2.587.700,00 2.664.544,00 2.215.800,00 2.158.800,00 2.358.800,00
Gest. dei beni demaniali e patr.. Utilizzo di beni di terzi 3.000,00 3.000,00 3.000,00 3.000,00 3.000,00
Gest. dei beni demaniali e patr.. Trasferimenti - - - 425.000,00 -
Altri servizi generali. Ac.i di beni di cons. e/o di mat. prime 8.700,00 8.700,00 8.700,00 8.700,00 8.700,00
Altri servizi generali. Prest. di servizi 50.000,00 50.000,00 50.000,00 50.000,00 50.000,00
Altri servizi generali. Trasferimenti 2500,00 2500,00 2500,00 2500,00 2.500,00
Altri servizi generali. Imposte e tasse 635.000,00 635.000,00 465.000,00 465.000,00 65.000,00
Altri servizi generali. Oneri straord. della gest. corrente 186.000,00 186.000,00 186.000,00 186.000,00 355.000,00
Altri servizi generali. Fondo svalutazione crediti 852.000,00 829.700,00 830.000,00
Altri servizi generali. Fondo di riserva 74.000,00 74.000,00 75.000,00 31.300,00 35.000,00
TOTALE TITOLO 1 3.824.400,00 3.913.000,00 4.085.000,00 4.387.000,00 3.945.000,00
Valori in Euro - Fonte : dati a consuntivo dei vari anni (stanziamenti definitivi di bilancio)
La restante parte di avanzo di amministrazione applicata al bilancio d’esercizio
2008, pari a € 740.000 ha finanziato spese di investimento in Titolo II, come più
avanti specificato.
Titolo II: Spese in conto capitale
La peculiarità delle attività consortili si focalizza sulle opere di investimenti in manutenzioni
straordinarie. Inoltre, con l’approvazione del piano vendite, si sono inserite
a bilancio nuove voci afferenti i trasferimenti ai comuni receduti delle quote
loro spettanti.
Nell’anno 2006 si è avuto un picco del totale della spesa in conto capitale dovuta
alla voce di spesa “Edilizia Residenziale Pubblica Locale e piani di edilizia economico
popolare – trasferimenti di capitale” per euro 25.648.000,00 che è nettamente
44
Spese - Titolo I
Spese - Titolo II
superiore ai successivi anni in quanto nella prima fase di attuazione del piano vendite
si erano previste più adesioni e, conseguentemente, più introiti.
Tuttavia a causa delle notevoli attività di regolarizzazioni catastali perseguite da
A.T.C., non si è potuto realisticamente realizzare quanto indicato in fase di previsione.
Negli anni successivi, infatti, lo stanziamento si è assestato dagli iniziali 10
milioni ai successivi 5.
Il trasferimento della restante quota parte di avanzo di amministrazione, pari ad €
740.000 utilizzato per investimenti, è stato erogato ai comuni consorziati secondo
le seguenti quote, rappresentative della percentuale di proprietà:
• Comune di Borgaro Torinese per € 35.000,00
• Comune di Bruino per € 25.000,00
• Comune di Caselle Torinese per € 35.000,00
• Comune di Moncalieri per € 45.000,00
• Comune di Torino per € 600.000,00
45
30.000.000,00
25.000.000,00
20.000.000,00
15.000.000,00
10.000.000,00
5.000.000,00
0,00
2005
2006
2007
2008
2009
Titolo 2: Spese in conto capitale 2005 2006 2007 2008 2009
Funzione 1
Gest. dei beni dem.. Acquis. di beni immobili 439.000,00 439.000,00 439.000,00 439.000,00 1.039.000,00
Gest. dei beni demaniali.Trasferimenti di capitale 209.000,00 209.000,00 209.000,00 209.000,00 209.000,00
Totale Funzione 1 648.000,00 648.000,00 648.000,00 648.000,00 1.248.000,00
Funzione 9
Urbanistica e gest. del territorio. Acquis. di beni
immobili
- - - - -
E.R.P.L. e piani di edil. econ.-popol.. Acquis. di beni
immobili
- - - - -
E.R.P.L. e piani di edil. econ.-popol.. Trasferim. di
capitale
- 25.000.000,00 10.000.000,00 10.740.000,00 10.000.000,00
Totale Funzione 9 25.000.000,00 10.000.000,00 10.740.000,00 10.000.000,00
TOTALE TITOLO 2 648.000,00 25.648.000,00 10.648.000,00 11.388.000,00 11.248.000,00
Valori in Euro - Fonte : dati a consuntivo dei vari anni (stanziamenti definitivi di bilancio)
Titolo III: Spese per rimborso di prestiti
Non esistono mutui intestati a C.I.T. in quanto i Comuni del Consorzio provvedo-
no, pro quota, direttamente al pagamento delle rate semestrali dei mutui ancora
accesi relativi al finanziamento di costruzioni di stabili siti in Settimo Torinese ed
Orbassano. Tali mutui andranno a scadere a dicembre 2015.
Titolo IV: Spese per servizi per conto di terzi
Questa voce rappresenta delle partite di giro che sono formate da quattro tipologie di spesa:
• ritenute previdenziali ed assistenziali
• ritenute erariali (I.R.Pe.F.)
• restituzione di depositi cauzionali
• spese per servizi per conto terzi
300.000,00
250.000,00
200.000,00
150.000,00
100.000,00
50.000,00
0,00
2005
2006
2007
2008
2009
Nel corso dell’ultimo quadriennio ha seguito un andamento stabile. Dal 2005 al 2006 questa
voce è diminuita in quanto le spese si sono stabilizzate su criteri di previsione standard.
Titolo IV - spese per servizi
per conto di terzi 2005 2006 2007 2008 2009
Ritenute previdenziali e
assistenziali al personale 15.000 15.000 15.000 15.000 15.000
Ritenute erariali 150.000 150.000 150.000 150.000 150.000
Spese per servizi per conto
terzi 100.000 10.000 10.000 10.000 10.000
Totale Titolo IV 265.000 175.000 175.000 175.000 175.000
46
Spese - Titolo IV
Anno
1999 3.567.600,00
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
I risultati di gestione
Con la presa in carico del patrimonio consortile dal 1 gennaio 1999, A.T.C. ha ade-
guato il criterio del calcolo dei redditi uniformandolo alla metodologia adottata
per gli altri alloggi gestiti ed ha successivamente provveduto ad effettuare il censimento
socio/economico attraverso il quale sono state aggiornate le situazioni
reddituali ferme al 1997, compreso.
Dal 1999 inoltre ai Comuni consorziati non viene più attribuito alcun onere relativo
a ripiani finanziari , ma , anzi, viene riconosciuto annualmente un avanzo economico
di gestione che, seppur non materialmente distribuito dato il vincolo di
destinazione, rappresenta un utile per il consorzio che confluisce nell’avanzo di
amministrazione.
Da segnalare che le nuove costruzioni abitative hanno contribuito, anche se in minima
misura, a determinare maggiori entrate da canoni in quanto il patrimonio del C.I.T.
si è incrementato di 56 unità (40 nuove unità in Nichelino e 16 in Leinì) dall’anno 2005.
Va rilevato infine che dall’anno 2007 sono iniziate le vendite del patrimonio consortile
e che, pertanto, il decremento di n.170 unità abitative ha inciso sulla minore
riscossione dei canoni, mentre il recupero della morosità (pari circa al 20%) ne ha
determinato un incremento.
Viene di seguito evidenziato, tramite tabella e grafico, l’andamento del gettito dei
canoni di affitto:
Canoni
d’atto
3.607.400,00
3.593.000,00
3.938.000,00
3.728.000,00
4.030.000,00
4.072.700,00
4.780.000,00
5.073.600,00
4.813.000,00
5.006.700,00
Per quanto concerne i costi, invece, come si evince dalla sotto riportata tabella,
l’andamento si può considerare subordinato alle scelte strategiche previste nella
nuova convenzione. Si sono infatti realizzati maggiori costi relativi a maggiori in-
47
6.000,00
5.000,00
4.000,00
3.000,00
2.000,00
1.000,00
0,00
1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009
terventi manutentivi, a fronte di una riduzione dei costi amministrativi, in quanto
razionalizzati secondo una stima forfetaria annua e non più in funzione del sistema
“vano/mese”. Questa scelta ha comportato economie gestionali a favore di positive
Anno n.alloggi costi di manutenzione
ordinaria
2009
2008
2007
2006
2005
costi di gestione
amministrativa
imposte (I.C.I.) Totale costi
2005 1.968 1.071.589,56 1.343.773,69 413.730,47 2.829.093,72
2006 1.968 1.699.472,72 1.203.907,49 433.838,67 3.337.218,88
2007 1.911 1.872.791,12 1.136.176,64 433.178,00 3.442.145,76
2008 1.852 2.161.159,93 1.084.855,43 39.259,00 3.285.274,36
2009 1.798 2.734.108,47 1.080.551,00 44.712,00 3.859.371,47
Confronto andamento anni 2005-2009
Costi per alloggio
Anno medio generale medio per manutenzione ordinaria medio per gestione amministrativa
2005 1437,55 544,51 682,81
2006 1695,74 863,55 611,74
2007 1801,23 980,01 594,55
2008 1773,91 1166,93 585,78
2009 2146,48 1520,64 600,97
200 400 600 800 1000 1200 1400 1600 1800 2000 2100
Costo medio generale Costo medio per manutenzione ordinaria Costo medio di gestione amministrativa
48
Avanzi di gestione
riconosciuti a C.I.T.
ricadute sulla riqualificazione immobiliare del patrimonio posto in vendita.
In relazione all’analisi dei risultati di amministrazione, si ricorda che l’A.T.C. riconosce
annualmente al C.I.T. un consistente avanzo di gestione, già al netto delle spese
generali, di amministrazione e di manutenzioni ordinarie, che permette al Consorzio
di coprire ampiamente le spese di manutenzione straordinaria e di distribuire
parte dell’avanzo di amministrazione ai comuni consorziati.
Utilizzando le quote così accantonate il Consiglio di Amministrazione, alla guida
dell’attuale Presidente, ha realizzato dal 2002 ad oggi svariati e importanti interventi
per la riqualificazione del patrimonio immobiliare C.I.T. (come evidenziato
per il periodo 2005-2009 nell’elenco di pag. 48-49).
49
2005
Ricavi Costi Avanzi di gestione
4.072.702,87 2.829.093,72 1.243.609,15
2006 4.780.011,90 3.337.218,88 1.442.793,02
2007 5.073.646,74 3.442.145,76 1.631.500,98
2008 4.813.414,82 3.285.274,36 1.528.140,46
2009 5.006.735,84 3.859.371,47 1.147.364,37
1.800
1.600
1.400
1.200
1.000
800
600
400
200
0
Grafico rappresentativo dell’andamento
2005
2006
2007
2008
2009
La destinazione della spesa a favore dei soggetti interessati
I principali interlocutori del Consorzio, come già accennato in precedenza,oltre all’ente
gestore A.T.C., sono fra gli altri, i comuni – sia quelli tuttora soci che quelli receduti
– ed, in primis, gli assegnatari degli alloggi. Gli indirizzi politici di intervento sul patrimonio,
sono infatti quasi esclusivamente, rivolti ad utilizzare le risorse disponibili per
il miglioramento edilizio ed per il soddisfacimento dei fabbisogni degli assegnatari.
Proprio in questa direzione è stata sottoscritta la Convezione con A.T.C. che, in
un’ottica di garantire una costante efficienza dei beni utilizzati, si impegna ad assicurare
la sicurezza dell’inquilinato. Nello specifico l’art.7 della convenzione prevede
che, a titolo di rimborso per i costi relativi all’attività di gestione (compresi gli
oneri del personale addetto alla manutenzione e gli oneri riflessi), C.I.T. riconosce
ad A.T.C. annualmente il costo vano/mese delle manutenzioni ordinarie del patrimonio
consortile (al 30/04/2010 pari a 11.813 vani) fino alla concorrenza massima
complessiva di € 5,76 oltre I.V.A. dove applicabile e comunque fino ad un massimo
degli incassi provenienti dagli affitti. Il C.I.T. può integrare con fondi propri.
L’ente gestore A.T.C. decide le priorità di interventi di gestione ordinaria.
La proprietà C.I.T. interviene, invece, sulle priorità di manutenzioni straordinarie
3.000.000,00
2.500.000,00
2.000.000,00
1.500.000,00
1.000.000,00
500.000,00
0,00
2005
2006
2007
2008
2009
deliberando, annualmente, l’elenco degli interventi proposti da A.T.C.
Lo 0,50 % degli affitti incassati è per legge destinata agli interventi di manutenzione
straordinaria; A.T.C. provvede alla programmazione dei fabbisogni di manutenzione
straordinaria che sottopone annualmente all’approvazione del C.d.A
consortile.
50
Interventi di manutenzione
ordinaria 2005 - 2009
Riepilogo interventi di manutenzione straordinaria.
Anni 2005 - 2009
Anno Comune Tipo di intervento importo
2005 Borgaro - Via Gramsci 79/97 ripassamento tetto in tegole, revisione faldaleria, canali di gronda e pluviali 189.000,00
2005 Borgaro - Via Torrazza 20/26 rifacimento impermeabilizzazione tetto piano 200.000,00
2005 Borgaro - Via Martiri della Libertà 30 ripassamento tetto in tegole, revisione faldaleria, canali di gronda e pluviali,
creazione di vespai aerati al piano terreno e creazione di barriere anti risalita su
murature ai piani terreni
200.000,00
2005 Collegno - Via Parri 1 sostituzione impianto addolcimento acqua potabile 9.000,00
2005 Alpignano - Via Rossini 3, Via Pianezza 29, Via
Cavour 40
messa a norma canne fumarie e sostituzione impianto addolcimento acqua potabile 152.000,00
2005 Torino - Via Bligny 16 coimbentazione sottotetto, ripasso tetto 20.000,00
2005 Alpignano - Via Rossini 3, Borgaro - Via Torrazza
20/26, Caselle Piazza Borsellino 1 e 2, Moncalieri
- Via Juglaris 66, Via Pasubio 40, Orbassano
- Via Calvino 31, Rivalta - Via Adamello 11,
Rivoli - Via Tevere dal 39 al 45
adeguamento alla Legge 46/1990 degli impianti ascensori 39.000,00
2006 Alpignano - Via Rossini 3 intervento di messa a norma autorimesse interrate 59.000,00
2006 Caselle Torinese - Via Generale Dalla Chiesa 6/12 revisione impianti elettrici, aperture prese di ventilazione 176.000,00
2006 Rivoli - Via Tevere dal 39 al 45 aperture di ventilazione, revisione tetti falderie e cornicioni 148.000,00
2006 Nichelino - Via Del Pascolo 50 aperture di ventilazione 8.000,00
2007 Borgaro - Via Gramsci sostituzione avvolgibili 13.400,00
2007 Borgaro - Via Torrazza ripristino facciate 60.000,00
2007 Collegno - Via Parri 1 e 3 tinteggiature vani scale 136.000,00
2007 Orbassano - Via Marconi 22 rifacimento autoclave, citofoni e cancello automatico 55.000,00
2007 Torino - Strada Verna 29 ripristino facciate danneggiate da incendio, ripassamento tetto ed installazione
antenne
247.000,00
2007 Torino - Strada del Meisino ripassamento tetti 100.000,00
2008 Alpignano - Via Pianezza 29/a, Via Cavour 40/a sistemazione pozzetti impianto elettrico di illuminazione cortile e ripristino
pavimentazione cortili, sistemazione rampre per disabili
101.000,00
2008 Torino - Strada del Meisino 33/a ripassamento leggero tetti e installazione TV satellitare e terrestre, ripristino pannelli
in facciata, coloritura ringhiere in acciaio
362.000,00
2009 Grugliasco - Via Riesi, 20 sostituzione dei bow windows 320.000,00
2009 Moncalieri - Via Pasubio, 40 ripristino facciate, revisione impianto elettrico parti comuni, ripristino pannelli solari
e ripassamento tetto
300.000,00
2009 Torino - Via Bligny 16 ripresa facciate per gravi distacchi, realizzazione di cappottatura causa ponti termici
con presenza grave di muffe interno alloggi, revisione impianto elettrico parti
comuni e revisione tetto
300.000,00
TOTALE QUINQUENNIO 3.194.400,00
51
Le pubbliche amministrazioni devono comunicare con
veridicità e trasparenza. Devono pensare, parlare e scrivere
con chiarezza.
Noi ci siamo impegnati a farlo.
52
La relazione sociale
Le politiche
I principi dettati dal “Metodo Piemonte” vengono qui ripresi e condivisi in partico-
lare laddove si esplicita che, nella visione umanistica, il Bilancio Sociale esprime so-
prattutto la capacità dell’Ente di declinare in azioni concrete i valori e principi in cui
si riconosce, a partire dalla centralità della persona, che rappresentano la propria
cultura di riferimento e qualificano gli elementi della propria mission istituzionale.
Nell’altra visione, non alternativa ma sinergica alla precedente, fondata sul principio
di responsabilità, il Bilancio Sociale esprime l’ampliamento della dimensione
del rendiconto dai confini della contabilità finanziaria agli ambiti della rendicontazione
sociale. In questo senso, il Bilancio Sociale evolve verso un vero e proprio
bilancio di sostenibilità, capace di rendere fra loro complementari, in una prospettiva
omogenea, gli elementi in cui si declina l’impegno dell’Ente nei confronti degli
stakeholder: la responsabilità sociale, la responsabilità ambientale, la responsabilità
connessa all’impiego accorto, efficace ed efficiente delle risorse (responsabilità
economico-finanziaria).
Si tratta di due concezioni di bilancio che, come detto, non appaiono incompatibili,
anzi nella definizione dei principi del Bilancio Sociale è bene che vengano
entrambe prese in considerazione, così come attuato da C.I.T., in quanto vanno
comunque incontro alle aspettative degli stakeholder che si attendono dagli enti
coinvolgimento, opportunità di partecipazione, coerenza nel perseguire i propri
obiettivi, nonché un forte impegno alla trasparenza, completezza e attendibilità
dei bilanci e dei rendiconti.
Per la redazione del presente bilancio si è utilizzato l’approccio operativo endogeno,
nel senso che la gestione del processo e la redazione del documento è stata
affidata alla struttura interna dell’ente, assegnando a soggetti esterni la supervisione
scientifica e metodologica nonchè la validazione del processo professionale.
Prevale, in questo tipo di approccio, la valenza del Bilancio Sociale quale strumento
di governance che, tuttavia, definiremo atipica in quanto la gestione indiretta del
53
patrimonio consortile caratterizza la strategia di relazioni con gli stakeholders in
forma traslata da A.T.C.
E’ stato creato un sistema adeguato di indicatori qualitativi, quantitativi e finanziari
in grado di rendere conto della capacità dell’Ente di individuare rapporti qualificati
e duraturi con gli stakeholder ed incentrati su principi della sostenibilità. La relazione
sociale è articolata in due assi di governo: la gestione degli alloggi (Area di
intervento A) e la vendita del patrimonio immobiliare (Area di intervento B).
Per l’“Area di intervento A” sono stati individuati i seguenti elementi, secondo lo
schema proposto dal “metodo Piemonte”:
• l’obiettivo
• l’attività svolta
• direzione A.T.C. coinvolta
• gli stakeholder e le modalità di partecipazione
• le risorse introitate ed impiegate
• il risultato raggiunto
• l’indicatore
Per l’ ”Area di intervento B” si sono, invece, personalizzati gli elementi di cui sopra
secondo le seguenti voci:
• l’obiettivo
• l’attività svolta
• direzione A.T.C. coinvolta
• gli stakeholder e le modalità di partecipazione
• le unità immobiliari poste in vendita
• le unità immobiliari vendute
• l’indicatore
Area di intervento A – Gestione degli alloggi
Obiettivo: monitorare la gestione di A.T.C. al fine di verificare l’effettiva efficienza
nelle operazioni di bollettazione ed incasso dei canoni d’affitto, nonchè nelle attività
di programmazione ed intervento delle manutenzioni ordinarie;
Attività svolta: controllo trimestrale dei rendiconti forniti da A.T.C. (incasso canoni,
impiego fondi), eventuali autorizzazioni, previa valutazione ed analisi da parte del
C.d.A., di cambi alloggi relativi a soggetti in particolari condizioni di disagio;
54
Direzioni A.T.C. coinvolte: Innovazione e Risorse, Gestione Abitativa, Servizio Ma-
nutenzioni, U.R.P.
Stakeholder:
• soggetti: assegnatari degli alloggi CIT
• modalità di partecipazione: Call Center ATC., Amministratori d’area nominati
per i singoli quartieri
Risorse introitate: (esercizio 2009)
• Canoni incassati pari a € 5.006.700 per n. 1.798 alloggi (di cui n.188 di edilizia
agevolata che prevede canoni di locazione maggiori)
• canone medio annuo per alloggio 5.006.700/1.798 = € 2.785
Risorse impiegate: (esercizio 2009)
• Costo annuo per interventi di manutenzione ordinaria e spese di gestione e
amministrazione pari a € 3.866.700
• Costo medio di gestione per alloggio = 3.866.700/1.798 = € 2.151
Risultato raggiunto: (esercizio 2009)
• redditività media annua per alloggio € 634
Indicatore:
espresso in percentuale di redditività
Area di intervento B – Vendita del patrimonio immobiliare
Obiettivo:l’attività propedeutica alla trasformazione/scioglimento del C.I.T. si sostanzia
nella dismissione del patrimonio immobiliare. In seguito a questa scelta voluta
dall’Amministrazione è stato sottoscritto con A.T.C. un “Accordo di programma
per la vendita del patrimonio CIT”. Nel cronoprogramma, contenuto nell’Accordo,
si sono stabiliti gli stadi di attuazione del piano, su un patrimonio complessivo iniziale
di n. 1.968 unità immobiliari di cui n.188 in Edilizia agevolata non rientranti
nel piano vendite regolamentato dalla Legge 560/1993 (Edilizia sovvenzionata).
L’obiettivo ottimale del Piano prevedeva la vendita di n.200 alloggi per anno; obiettivo
che alla data del 31.12.2009 non si è potuto raggiungere appieno, in quanto le
problematiche relative alle regolarizzazione degli abusi edilizi (tecnico/catastali) e
la mancanza di agibilità per alcune unità immobiliari, nonche’ alcune lentezze pro-
55
3.866.700
100 - * 100 = 22,76%
5.006.700
cedurali delle societa’ specificatamente incaricate dall’A.T.C. nella predisposizione
degli atti, hanno comportato tempi di soluzione più lunghi del previsto.
Attività svolte: approvazione regolamenti di condominio e documentazione di
adesione all’acquisto da inviare agli assegnatari; monitoraggio delle attività preliminari
svolte da A.T.C. e dalle società ad essa collegate, programmazione atti di
vendita per i quartieri sanati, presenza del CIT alla stipula degli atti notarili.
Direzione A.T.C. coinvolta: Gestione Abitativa, Servizio utenza e patrimonio, U.R.P.
Stakeholder :
• soggetti: assegnatari degli alloggi C.I.T.
• modalità di partecipazione: telefonate interlocutorie da parte degli inquilini
per ottenere informazioni più specifiche, adesioni offerte di vendita, pagamento
spese tecniche, stipula degli atti
Unità immobiliari poste in vendita: (obiettivo 2009) n. 200
Unità immobiliari vendute: (nel 2009) n. 54
Indicatore:
54
200
* 100 = 27%
Considerazioni generali sull’utilizzo fondi della legge 560/1993
I Comuni di Piossasco e Orbassano (receduti dal C.I.T. rispettivamente nell’anno
2004 e 2005) hanno presentato progetti di utilizzo di fondi E.R.P.S rispettivamente
per euro 609.039,83 ed euro 260.000,00 per progetti esplicitati nel precedente
paragrafo 1.7. L’importo complessivo, pari a euro 869.039,83, rappresenta il 13% di
utilizzo sul totale incassato dalle vendite dal 2007 al 2009, pari a euro 6.603.037,87.
Dall’analisi dei risultati ad oggi rilevati appare evidente come sia auspicabile una
maggiore sensibilizzazione per attivare nuove politiche di investimento in ambito
E.R.P., considerando che il capitale disponibile ammonta ad euro 5.733.998,04.
Indicatore di reinvestimento fondi E.R.P.
(espresso in percentuale di utilizzo sul totale incassato)
869.039,83
6.603.037,87
* 100 = 13%
Considerazioni sulla customer satisfaction
Un’ulteriore analisi sul raggiungimento degli obiettivi in termini di efficacia, e cioè
sulla capacità di soddisfare i bisogni degli utenti, ci porta ad evidenziare come sia
56
stata più che soddisfacente l’azione amministrativa sull’attività istituzionale pre-
valente: la manutenzione ordinaria del patrimonio consortile. I dati desunti dalla
banca dati A.T.C. si riferiscono al 2010 in quanto non rilevati prima dell’entrata in
vigore del D.Lgs. n. 150/2009 che ne ha determinato l’obbligatorietà. Essi comprendono
tutto il patrimonio amministrato dall’ente e pertanto anche quello del C.I.T.
La rilevazione telefonica della customer satisfaction effettuata da A.T.C. relativamente
alle manutenzioni ordinarie operate nell’anno 2010, su richiesta dell’inquilinato, ha riguardato
una banca dati di 5882 utenti, dei quali ne sono stati presi a campione 2550.
Ad essi sono state poste 5 domande attraverso la seguente intervista telefonica:
1 L’intervento è stato eseguito?
Gli ordini che hanno ricevuto come risposta “NO” sono stati segnalati direttamente
ad A.T.C. per le verifiche conseguenti.
2 Quando è terminato l’intervento?
57
Comunicato ATC del 25.01.2011
Positivo il parere degli assegnatari sugli interventi di manutenzione ordinaria.
Positivo il parere degli assegnatari delle case Atc che hanno chiesto, nel corso del 2010, un intervento di
manutenzione ordinaria nel proprio appartamento. Lo ha rilevato l’indagine di customer satisfaction sugli 8.422
interventi di piccola manutenzione (serramenti, citofoni, perdite d’acqua, ecc.) eseguiti da Atc lo scorso anno.
Su un campione di 2.550 utenti che si sono sottoposti all’intervista telefonica il 74,4 per cento ha dichiarato di
essere soddisfatto, il 17,4 per cento ha giudicato il lavoro sufficiente, mentre 149 persone, pari all’8,2 per cento ha
espresso un parere negativo. Oltre al giudizio complessivo sull’intervento (positivo, sufficiente, negativo), gli utenti
sono stati interrogati anche per sapere se il guasto segnalato è stato eliminato. A questa domanda il 90,8 per cento
ha confermato la risoluzione del problema. Soddisfazione anche per il cartellino identificativo: l’81,3 per cento
degli intervistati ricorda di averlo visto sulla tuta dei i tecnici.
Risposte Previste n. %
Sì 1820 71,40
No 730 28,60
TOTALE 2550 100,00
Risposte previste n. %
oltre 3 giorni prima della data di chiusura prevista 213 39,40
3 giorni prima 24 4,40
2 giorni prima 23 4,30
1 giorno prima 30 5,50
data prevista 55 10,20
TOTALE interventi eseguiti entro il termine previsto 345 63,80
Risposte previste n. %
1 giorno dopo 29 5,40
2 giorni dopo 24 4,40
3 giorni dopo 19 3,50
oltre 3 giorni dopo la data di chiusura prevista 124 22,90
TOTALE interventi eseguiti oltre il termine previsto 196 36,20
TOTALE interventi di cui l’utente ricorda la tempistica (su 1820) 541 100,00
Si evidenzia come 1279 utenti su 1820 (70,3%) abbiano risposto “NON RICORDO”
3 Gli operai erano muniti di cartellino di identificazione?
Risposte Previste n. %
Sì 1479 81,30
No 341 18,70
TOTALE 1820 100,00
4 L’intervento ha eliminato il guasto?
Risposte Previste n. %
Sì 1652 90,80
No 168 9,20
TOTALE 1820 100,00
5 Giudizio complessivo sulla realizzazione dell’intervento
Risposte Previste n. %
Positivo 1354 74,40
Sufficiente 317 17,40
Negativo 149 8,20
TOTALE 1820 100,00
Indicatori di efficacia (Raggiungimento degli obiettivi in termini sia quantitativi
che qualitativi. Capacità di soddisfare i bisogni degli utenti)
74,4% 17,4% 8,2%
58
Le proposte per il futuro
Le disposizioni normative introdotte dalla Legge Finanziaria 2010 (Legge
23.12.2009 n. 191 e successive modifiche introdotte dalla Legge n.42/2010 convertita
con modifiche nel D.L. n.2/2010) prevedono la “… soppressione dei consorzi di
funzioni tra gli enti locali, facendo salvi i rapporti di lavoro a tempo indeterminato
esistenti, con assunzione delle funzioni già esercitate dai consorzi soppressi e delle
relative risorse e con successione ai medesimi consorzi in tutti i rapporti giuridici e
ad ogni altro effetto”.
Il C.I.T è, come visto, un consorzio di servizi istituzionali e non già un consorzio di
funzioni. La normativa vigente non prevede la funzione di “Edilizia residenziale Pubblica”,
bensì il servizio con ad esso correlato un patrimonio immobiliare, non previsto
invece nel trasferimento di funzioni dai comuni ai consorzi. Escludendo pertanto la
perentorietà della normativa, che produce effetti in concomitanza con il primo rinnovo
del consiglio di amministrazione successivo al 1° gennaio 2011, occorre analizzare
le diverse opzioni a disposizione del Consorzio per i possibili orientamenti.
La strategia perseguibile più aderente ai fini istituzionali dell’Ente Consorzio potrebbe
essere quella di riorganizzare il C.I.T. , eventualmente riallargando il numero
degli aderenti, proponendo una nuova linea gestionale/societaria di attività , peraltro
in coerenza con il “Programma Casa: 10.000 alloggi entro il 2012” della Regione
che sollecita una politica attuativa di intervento ed erogazioni di contribuiti per
il rilancio dell’edilizia sovvenzionata ed agevolata.
Pur essendo la proposta in qualche modo provocatoria e difficilmente realizzabile
allo stato attuale, non è comunque da sottovalutare la potenzialità economica
del consorzio che, come ampiamente descritto nelle precedenti sezioni, produce
annualmente un utile superiore al milione di euro. L’ipotesi di nuovi investimenti,
nuove attività di progettazione e costruzione grazie al reimpiego degli avanzi di
amministrazione accumulati negli anni, potrebbero dunque essere un interessante
spunto di riflessione per delineare un nuovo futuro del C.I.T.
Al momento però la stessa continuità di funzionamento e deliberativa del CIT, e ancor
di più l’innesco di nuova progettualità, almeno per quanto attiene al suo Consiglio
di Amministrazione, si scontrano con le nuove disposizioni introdotte dalla
Legge 30.7.2010 n.122 “Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di
competitività economica”, che stabiliscono, all’art.5 comma 7, : “…Agli amministra-
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tori di comunità montane e di unioni di comuni e comunque di forme associative
di enti locali aventi per oggetto la gestione di servizi e funzioni pubbliche non possono
essere attribuite retribuzioni, gettoni, indennità o emolumenti in qualsiasi
forma siano essi percepiti”.
L’attuale C.d.A., pur non avendo più percepito a partire dall’entrata in vigore della
norma alcun tipo di indennità, ha finora lodevolmente e regolarmente proseguito
nelle proprie attività consiliari assumendo gli atti deliberativi e delineando le
strategie utili alla gestione dell’ente. Tuttavia il protrarsi degli effetti legislativi su
menzionati comporta indubbiamente una seria riflessione sugli effetti di ricaduta,
che con il tempo potrebbero aggravarsi, sull’operatività del C.d.A. con pesanti
ripercussioni sulle fasi decisionali e rischi evidenti di immobilismo e disimpegno.
A quel punto, a fronte di paralisi dell’organo di programmazione ed indirizzo, si
imporrebbe un intervento politico delle amministrazioni consorziate con diverse
ipotesi operative, a partire dal Commissariamento del Consorzio fino all’assunzione
diretta delle funzioni nel C.d.A. degli stessi Amministratori (Assessori alla casa ?)
in rappresentanza dei vari Comuni consorziati.
Mentre nel primo caso l’Assemblea dovrebbe nominare un commissario per il
tempo necessario quanto meno alla realizzazione/conclusione del piano vendite,
secondo le direttive poste dalla stessa Assemblea con deliberazione n. 4 del
26.11.2003 e successivamente modificate con atto n. 9 del 14.11.2007, nel secondo
caso va ricordato che si renderebbe indispensabile l’apporto di alcune modifiche
allo Statuto dell’Ente, sia per l’individuazione dei requisiti alla nomina dei nuovi
consiglieri sia per quelli degli organi di presidenza.
Valutata negativamente l’eventualità di dare continuità funzionale all’Ente non
rimarrebbe che concordare sul recesso contemporaneo di tutti i Comuni ancora
presenti nella compagine consortile ( Torino,Borgaro, Bruino, Caselle, Collegno,
Grugliasco, Moncalieri e San Mauro) pervenendo conseguentemente allo scioglimento
dello stesso. Sempre che la Città di Torino non opti per un recesso limitato
agli altri comuni, risultando così unico socio proprietario del consorzio , pervenendo
successivamente allo scioglimento .
Tra l’altro questa scelta comporterebbe per i comuni receduti la possibilità di utilizzare
direttamente i proventi della Legge 560/93 derivanti dalle vendite reinvestendo
in nuovi progetti di E.R.P.
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Glossario
Accountability - Il termine esprime l’impegno e l’azione a “rendere conto”, cioè a mo-
tivare le ragioni delle scelte politiche e delle azioni, rappresentando i risultati raggiunti
e il valore creato per gli stakeholder.
Customer satisfaction - E’ la misurazione della qualità percepita da cittadini,
associazioni ed imprese rispetto alle azioni realizzate ed ai servizi offerti dall’ente
locale. Misurando e conoscendo i bisogni dei destinatari le amministrazioni pubbliche
possono progettare politiche e servizi efficaci.
Efficacia - Efficienza - Economicità - Per efficacia si intende la misura in cui l’ente
raggiunge i propri obiettivi, in particolare la capacità di soddisfare i bisogni e di apportare
un cambiamento nel livello di benessere della comunità. L’efficienza indica
il corretto impiego delle risorse in rapporto ai servizi ottenuti. L’economicità rappresenta
la capacità di un’organizzazione di perdurare nel tempo, senza incorrere
in situazione di insolvenza o di dissesto.
Missione - La missione è una sorta di manifesto che esprime in modo chiaro la ragion
d’essere di un’organizzazione e il sistema di valori che guida le sue azioni. Per
l’ente locale rappresenta il “progetto sociale” e i valori sulla base dei quali vengono
assunte le scelte.
Partecipazione - Le Amministrazioni che attivano il percorso di redazione del bilancio
sociale partono dalla convinzione che questo sia lo strumento attraverso cui
esporsi alla valutazione dei propri stakeholder affinché possa realizzarsi una reale
partecipazione dei medesimi alle scelte amministrative.
Politiche - Le politiche rappresentano le aree di bisogno rispetto alle quali l’Amministrazione
si assume la responsabilità di intervenire per raggiungere gli obiettivi
che si è prefissata. Dalle politiche scaturiscono specifici interventi e servizi rivolti
alla comunità.
Sistema di valori - È la dichiarazione della cultura che guida i comportamenti di
un’organizzazione, influenza le decisioni che prende, le azioni e i progetti che realizza.
Progettare, realizzare e presentare il bilancio sociale significa anche presen-
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tare i valori in cui l’ente crede e ai quali si ispira nell’amministrazione della propria
comunità.
Stakeholder (portatori di interessi) - Gli stakeholder sono l’elemento caratterizzante
e fondante del bilancio sociale. Per un ente pubblico sono tutti coloro che
risultano influenzati dalle scelte dell’Amministrazione o riescono ad influenzare le
scelte della stessa. In tale accezione si considerano stakeholder non solo i cittadini,
ma tutte le realtà nei confronti delle quali l’Amministrazione attua delle politiche,
come ad esempio il territorio, inteso come enti (Regioni, province, comuni, società
di capitale pubblico – A.R.P.A./A.T.O. ecc.)
Bibliografia e sitografia
• Bilanci Finanziari e Rendiconti di Gestione del C.I.T. degli anni dal 2005 al 2009;
• Deliberazioni del Consiglio di Amministrazione e dell’Assemblea Consortile
del C.I.T.
• Manuale Metodo Piemonte per il Bilancio Sociale – Ed. Regione Piemonte 2010
• VI Rapporto – anno 2009 – Osservatorio Condizione Abitativa della Città di
Torino – Ed. Civico Centro Stampa della Città di Torino
• Report A.T.C./GETICA s.r.l. su customer satisfaction relativo alle manutenzioni
ordinarie – Ed. 17.1.2011
• Bilancio Sociale e di mandato 2004-2009 Comune di Rivarossa – Ed. Aprile 2009
• www.atc.torino.it
• www.comune.torino.it
• www.regione.piemonte.it
• www.bilanciosociale.it
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Coordinamento generale Giannicola Marengo – Direttore C.I.T.
Coordinamento tecnico-organizzativo Bianca Nicola – Funzionaria incaricata A.T.C.
Coordinamento scientifico Enrico Sorano – Dipartimento di Economia Aziendale della
Facoltà di Economia dell’Università di Torino
Coordinamento di processo Bianca Nicola – Funzionaria incaricata A.T.C.
Alberto Millaci - Facoltà di Economia, indirizzo
Management Pubblico, dell’Università di Torino
Validazione di processo Davide Barberis – Ordine dei Dottori commercialisti ed
esperti contabili di Ivrea, Pinerolo e Torino
Progetto grafico Gianpiero Xuereb - Xg Communication Design - Chieri (TO)
Stampa Intergraph - Mappano di Caselle (TO)
C.I.T. - Consorzio Intercomunale Torinese
Sede Legale Via Corte d’Appello n. 10
presso Assessorato alla Casa della Città di Torino
10124 Torino
Tel. 011 4424264
Sede Amministrativa Corso Dante n. 14
presso A.T.C.
10134 Torino
Tel. 011 3130222
Fax 011 3130223
email cit@atc.torino.it