042-049 dossier zattere
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FOTO SEA & SEE ITALIA<br />
Un celebre scatto dalla tempesta<br />
che devastò la Sydney-Hobart<br />
1998, con l’equipaggio dello yacht<br />
disalberato Stand Aside con la<br />
zattera di emergenza aperta a<br />
poppa. Pagina a fianco: un<br />
modello da 6 posti della Eurovinil<br />
D O S S I E R<br />
TUTTO SULLE ZATTERE<br />
PRODUZIONE, USO E REVISIONE DI UN ACCESSORIO INDISPENSABILE<br />
La via<br />
della salvezza<br />
Siete sicuri di sapere cosa contiene e come si<br />
usa la zattera di bordo? Andiamo alla scoperta di<br />
quel po’ di gomma che può anche assicurarci la vita<br />
di PIERO BALSI e GIORGIO DE VECCHI<br />
Un ammasso di gomma a brandelli, con i pacchetti delle dotazioni<br />
di soccorso sommersi dalla muffa. Questo è ciò che un<br />
armatore italiano ha trovato in una delle <strong>zattere</strong> di emergenza<br />
del suo yacht dopo una lunga e difficile crociera nella quasi inaccessibile<br />
costa orientale dell’isola settentrionale della Nuova Zelanda.<br />
Dopo 700 miglia di mare, di cui<br />
avete letto nel reportage pubblicato<br />
su Fare Vela di giugno, e non pochi<br />
momenti rischiosi, il nostro skipper<br />
ha deciso di rivolgersi ai responsabili<br />
della sicurezza nautica neozelandese<br />
per constatare lo stato dei<br />
suoi apparati di sicurezza, in quel<br />
momento pienamente dentro le<br />
scadenze di revisione. Il risultato è<br />
stato sconcertante, con il conseguente<br />
acquisto di una nuova zattera<br />
omologata nel paese dei kiwi e<br />
non pochi brividi sulla schiena per<br />
quello che poteva succedere se<br />
quella stessa zattera fosse stata aperta<br />
- per cause di emergenza -<br />
durante la difficile navigazione dei<br />
giorni precedenti la verifica.<br />
Quell’episodio ha originato poi<br />
una serie di azioni e un comunicato stampa della ditta produttrice - la<br />
Raimar di Lucca - che invitava gli utenti a ulteriori controlli (i cui termini<br />
potete leggere più avanti in questo <strong>dossier</strong>).<br />
Il problema - ci siamo detti in redazione - non è di poco conto e vale<br />
la pena investigarlo. Alla vigilia della stagione delle crociere, poi, tale<br />
argomento è di primaria importanza per ogni possessore di imbarcazione<br />
da diporto e, in senso più ampio, per ogni navigante. L’uso effettivo<br />
di tali <strong>zattere</strong> anche in Tirreno - durante l’ultima tormentata edizione<br />
della Roma per 2 - ha reso poi tangibile, anche a noi mediterranei,<br />
un problema e una pratica a volte dimenticata. La sicurezza in barca<br />
non può prescindere dalla conoscenza e dal corretto utilizzo degli appa-<br />
rati a essa preposti. La zattera di salvataggio ha, tra questi, un peso specifico<br />
formidabile, proprio perché a quello strumento affideremo, in<br />
caso di evento estremamente sfavorevole e inevitabile - la nostra stessa<br />
sopravvivenza. Quindi: siamo sicuri che tutti i diportisti e regatanti la<br />
sappiano usare correttamente? Che gli stessi la collochino nel luogo più<br />
idoneo? Che i principi del suo utilizzo d’emergenza siano noti a tutto<br />
l’equipaggio e non al solo skipper? Che la bomboletta di gonfiaggio<br />
gonfi effettivamente? Che le dotazioni interne necessarie e previste per<br />
legge siano tutte in buono stato? Che le caratteristiche tecniche dei<br />
modelli in commercio siano effettivamente rispondenti alle necessità di<br />
un naufrago? Che, infine, tutta la procedura di revisione ex legge sia<br />
effettivamente seguita e praticata da clienti e aziende produttrici?<br />
Queste e altre domande ci hanno<br />
indotto a spedire i nostri inviati<br />
nella zona industriale a nord di<br />
Grosseto. Lì, a due passi dai capannoni<br />
dove sono nate le Luna Rossa<br />
di nazional velica memoria, opera<br />
l’Eurovinil, la principale azienda italiana<br />
del settore. Grazie all’ospitalità<br />
dei dirigenti Eurovinil abbiamo<br />
seguito tutto il processo di produzione<br />
e revisione delle <strong>zattere</strong> della<br />
loro gamma, testato alcuni modelli<br />
ormai superati ma ancora normativamente<br />
ammessi e verificato lo<br />
stato delle dotazioni.<br />
Ai primi di giugno, poi, abbiamo<br />
approfittato dell’esercitazione organizzata<br />
al largo di Civitavecchia<br />
dalla Sail Adventure della Spezia,<br />
per verificare in mare quanto avevamo<br />
visto a terra, anche qui con apparati e mezzi forniti dall’Eurovinil.<br />
In coda all’inchiesta troverete anche l’aggiornamento normativo sulla<br />
materia, con l’immagine del nuovo apparato galleggiante (questo sì, una<br />
vera zatterina), che per legge sostituirà l’atollo gonfiabile fin’ora obbligatorio<br />
per la navigazione entro le 12 miglia. Nel dettaglio, offriamo poi<br />
anche un confronto tra i modelli attualmente commercializzati in Italia,<br />
con la speranza che tutto ciò possa chiarire i dubbi di utenti e lettori in<br />
una materia a volte un po’ sottovalutata. Buona lettura, quindi, nella certezza<br />
che non capiterà più di imbarcarci su una barca da charter e trovare<br />
la zattera rinchiusa in un gavone, sepolta sotto metri e metri di<br />
pesanti cime da tonneggio. (Michele Tognozzi)<br />
LUGLIO<br />
43
Spinti dalle inquietanti segnalazioni di diportisti che hanno aperto<br />
la loro zattera, per mera (o sospettosa) curiosità, abbiamo deciso<br />
di “andare a fondo” all’argomento per chiarire aspetti spesso oscuri<br />
legati al mezzo di salvataggio. La nostra inchiesta è partita da una visita allo<br />
stabilimento Eurovinil, i cui dirigenti ci hanno accompagnato per l’intera<br />
giornata nel ciclo di lavoro che sta dietro la nascita e la revisione di una<br />
zattera. L’azienda grossetana nasce alla fine degli Anni 60’ con la produzione<br />
di oggetti in plastica gonfiabile e gommoni per il diporto. Alla<br />
ricerca di nuove soluzioni tecniche per primi, nel 1977, sperimentano<br />
con successo un nuovo processo di saldatura per sigillare i tubolari gonfiabili.<br />
Fino ad allora, e in alcuni casi ancora oggi, queste parti venivano<br />
incollate con saldature a calore o con mastici particolari, la cui tenuta<br />
era compromessa da mille fattori. L’incollaggio era un processo di tipo<br />
artigianale, con troppe variabili incontrollabili: la temperatura ambiente,<br />
la quantità e la qualità del collante e da ultimo la “mano” dell’operaio<br />
di turno. Da allora, invece, si adotta una saldatura elettronica che<br />
tramite degli elettrodi a contatto con le parti da unire emette delle<br />
microonde che determinano una compenetrazione delle particelle sino<br />
a formare una materia unica. La notevole esperienza in questo settore ha<br />
portato l’Eurovinil ad essere fornitrice, fin dagli Anni ‘80, del ministero<br />
della difesa e della protezione civile diventando una tra le prime 10<br />
I MODELLI DISPONIBILI IN ITALIA<br />
MARCA<br />
MODELLO<br />
PORTATA PERSONE<br />
CONTENITORE<br />
PESO<br />
OMOLOGAZIONE<br />
PREZZO IVA ESCL.<br />
SITO/TELEFONO<br />
44 LUGLIO<br />
EUROVINIL<br />
ISO 9650 4P ISO 9650 6P ISO 9650 8P ISO 9650 10P ISO 9650 12P<br />
4 persone 6 persone 8 persone 10 persone 12 persone<br />
valigia/rigido valigia/rigido valigia/rigido valigia/rigido rigido vetrores.<br />
47 kg 53 kg 65 kg 75 kg 88 kg<br />
ISO 9650 ISO 9650 ISO 9650 ISO 9650 ISO 9650<br />
e1.760 e 1.860 e 2.010 e 2.200 e 2.520<br />
www.eurovinil.it - Tel. 0564 487300<br />
aziende certificate in Italia. La loro<br />
produzione si differenzia in parti<br />
uguali tra la nautica e la logistica<br />
campale: strutture gonfiabili, han-<br />
Una fase dell’esercitazione di salvataggio<br />
in mare a Civitavecchia<br />
gar per i caccia Tornado, ospedali da campo, tende ricovero per mezzi e<br />
truppe, dotazioni salvataggio per aerei...Al mondo - ci fanno osservare i<br />
dirigenti dell’azienda - vi sono più disastri naturali che conflitti e le organizzazioni<br />
di soccorso sono altrettanto esigenti.<br />
Nella nautica l’Eurovinil è azienda leader nella produzione di <strong>zattere</strong><br />
fino a 50 persone per la marina mercantile e <strong>zattere</strong> da diporto certificate<br />
per Italia, Grecia, Spagna, Francia e Stati Uniti. La loro produzione si<br />
aggira sulle 8.000 unità annue, equamente suddivise tra diporto e mercantile.<br />
L’azienda lavora su due turni con un personale che può raggiungere<br />
le 200 persone nei momenti di grandi commesse. Le materie<br />
prime vengono fornite da ditte italiane e tedesche. I materiali e le lavorazioni<br />
sono testati in un laboratorio per la verifica della resistenza a<br />
tutte le possibili condizioni di usura e climatiche. Le <strong>zattere</strong> da diporto<br />
ad esempio devono resistere ad escursioni termiche da -30° a +66 °C.<br />
In Italia non c’è ovviamente solo Eurovinil. Nel dettaglio qui sotto trovate<br />
le schede di confronto dei modelli commercializzati e diffusi nella<br />
nautica da diporto italiana.<br />
ARIMAR<br />
Nautilus 4 Nautilus 6 Nautilus 8 Nautilus 10<br />
4 persone 6 persone 8 persone 10 persone<br />
valigia/rigido valigia/rigido valigia/rigido valigia/rigido<br />
41 kg 48 kg 52 kg 71 kg<br />
ISO 9650 ISO 9650 ISO 9650 ISO 9650<br />
e 1.740 e 1.840 e 1.990 e 2.180<br />
www.arimar.com - Tel. 0544 965466<br />
FOTO BALSI<br />
COSA C’È A BORDO...?<br />
1 sacchetti per il mal di mare<br />
2 ancora galleggiante<br />
3 acqua potabile (1,5 litri a persona)<br />
4 anello galleggiante<br />
5 kit pesca<br />
6 kit riparazioni<br />
7 spugne<br />
8 protezioni termiche<br />
9 gonfiatore<br />
10 sassola<br />
11 razioni viveri (10.000 Kj a persona)<br />
12 razzi a paracadute<br />
13 fuochi a mano a luce rossa<br />
14 manuale di sopravvivenza<br />
15 torcia stagna con batterie<br />
e lampadina di riserva<br />
16 eliografo<br />
17 fischietto per segnalazioni<br />
18 coltello galleggiante<br />
19 bicchiere graduato<br />
20 cassetta pronto soccorso<br />
21 pagaie<br />
Anche le navi affondano...<br />
I grandi naufragi hanno sempre insegnato qualcosa, soprattutto quando<br />
l’aspetto salvataggio si rivelava di volta in volta carente. I mezzi<br />
adoperati fino a pochi decenni fa si dimostrarono superati e utili solo<br />
in parte. Calare le scialuppe di salvataggio è operazione lenta e difficile.<br />
Se la nave si inclina su un fianco la metà di queste è inservibile e le<br />
possibili perdite aumentano. L’Andrea Doria (nella foto), per esempio,<br />
affondò con le scialuppe di<br />
sinistra ancora al loro<br />
posto e quelle di dritta<br />
che non riuscivano ad<br />
imbarcare i naufraghi per<br />
la forte inclinazione: 1.500 persone si salvarono solo per l’intervento<br />
di altre navi. Non è facile risalire sopra una scialuppa e rimanervi con<br />
i vestiti bagnati, in climi freddi è una condanna. Dagli Anni ‘60, anche<br />
sulle navi si inizia a diffondere la zattera che occupa meno spazio e si<br />
aziona automaticamente, i superstiti sono più protetti ed è più facile<br />
salirci. Oggi le grandi navi si servono di scivoli pneumatici per l’evacuazione<br />
che accedono direttamente alle <strong>zattere</strong>, che possono contenere<br />
anche 150 persone, come è evidente nello schema a fianco.<br />
VELERIA SAN GIORGIO<br />
4P 6P 8P 10P<br />
4 persone 6 persone 8 persone 10 persone<br />
valigia/rigido valigia/rigido valigia/rigido valigia/rigido<br />
41 kg 48 kg 52 kg 71 kg<br />
ISO 9650 ISO 9650 ISO 9650 ISO 9650<br />
e 2.966 e 3.077 e 3.465 e 3.742<br />
www.veleriasangiorgio.com - Tel. 0185 467701<br />
2<br />
3<br />
TUTTO SULLE ZATTERE<br />
4<br />
5<br />
1<br />
7<br />
21<br />
OSCULATI<br />
6P 8P 10P<br />
6 persone 8 persone 10 persone<br />
valigia/rigido valigia/rigido valigia/rigido<br />
48 kg 52 kg 71 kg<br />
ISO 9650 ISO 9650 ISO 9650<br />
nc nc nc<br />
www.osculati.com - Tel. 02 2699111<br />
6<br />
20<br />
FIANCATA NAVE<br />
8<br />
18<br />
10<br />
19 17<br />
9<br />
15<br />
16<br />
SCIVOLI PNEUMATICI<br />
OGNI ZATTERA<br />
È DA 150 POSTI<br />
14<br />
12<br />
LUGLIO<br />
11<br />
13<br />
45
La costruzione inizia con il<br />
prelevamento della<br />
materia prima dalla<br />
zona di stoccaggio dove viene<br />
immagazzinata e contrassegnata in<br />
partite differenziate per poterne rintracciare<br />
l’origine. Si passa quindi al<br />
FIG. 1<br />
taglio delle pezze che compongono<br />
le varie parti della zattera.<br />
Ad ogni pezza vengono quindi applicati tutti i relativi accessori (fig. 1),<br />
passacime, supporti, parti di congiunzione, tasche, valvole, etc.. Su alcuni<br />
accessori durante la saldatura viene impresso un numero di riconoscimento<br />
che indica il lotto di produzione (fig. 2), per poter risalire in caso<br />
di difetti a tutti i materiali e mezzi prodotti. Nella fase successiva viene<br />
saldato il tubolare inferiore che ripiegato e saldato alle estremità assumerà<br />
la forma rettangolare. Per ogni saldatura esiste un’apposita macchina<br />
con gli elettrodi della forma necessaria ad ogni pezzo. A questo<br />
punto viene saldato al tubolare inferiore il telo del fondo della zattera<br />
e vengono rifilati gli eccessi di materiale (fig. 3). La fase successiva<br />
46 LUGLIO<br />
TUTTO SULLE ZATTERE<br />
Come nasce la sicurezza<br />
In visita alla linea di produzione<br />
dello stabilimento<br />
Eurovinil di Grosseto<br />
FIG. 4<br />
FIG. 5 FIG. 6 FIG. 7<br />
FIG. 2<br />
FIG. 3<br />
è quella della saldatura del tubolare superiore con quello inferiore e<br />
l’applicazione della tenda di copertura con il suo tubolare di sotegno. Si<br />
procede quindi con l’armamento delle sagole (fig. 4), della scaletta,<br />
della piattaforma di risalita, della bombola opportunamente testata (fig. 5)<br />
e delle cime necessarie. Si passa quindi alla fase più importante, il collaudo.<br />
In un locale separato, le <strong>zattere</strong> vengono gonfiate a 0,40 bar per un’ora,una<br />
pressione doppia rispetto a quella di esercizio: si verifica così la tenuta della<br />
valvola di sovrapressione che serve proprio a garantire l’esatta e costante pressione<br />
del gas all’interno dei tubolari. In caso di variazioni climatiche, infatti,<br />
si determina un’espansione del gas (CO2 e azoto) interno con conseguente<br />
aumento di pressione. Le <strong>zattere</strong> vengono poi riportate alla<br />
pressione di esercizio (0,20 bar) e controllate nelle 6 ore successive<br />
(fig. 6). Superato il collaudo si passa alla fase di piegatura con l’inserimento<br />
della bombola e delle dotazioni previste dalla normativa. Una<br />
volta piegata la zattera viene inserita in un sacco protettivo sottovuoto<br />
per renderla perfettamente stagna. Un particolare accorgimento consente<br />
la trasmissione del comando di apertura, che ovviamente non può<br />
attraversare il sacco pena la perdita del vuoto. Ora il pacco viene posto in<br />
una pressa che serve a compattarlo e una macchina aspira l’aria dal sacco.<br />
Si procede quindi all’applicazione del cordino di azionamento, si inserisce<br />
la zattera nel contenitore in plastica da cui viene fatto fuoriuscire il<br />
cordino, si chiude il contenitore, si sigilla il tutto, e si mette la valigia<br />
esterna in tela. La zattera è pronta (fig. 7),vengono preparti i necessari<br />
documenti (istruzioni in tessuto impermeabile) di accompagnamento e<br />
viene emessa una card identificativa per le future operazioni di revisione.<br />
A corredo di tutto un cd con le modalità di utilizzo.<br />
La linea di revisione<br />
FIG. 1 FIG. 2<br />
In un’altra zona dello stabilimento avviene la revisione delle <strong>zattere</strong><br />
che giungono giornalmente con i corrieri da tutta Italia.<br />
Vengono depositate all’interno (fig. 1) secondo l’ordine di arrivo<br />
e viene fatto un vero e proprio processo di accettazione via computer<br />
per risalire, tramite il numero di matricola, alla storia del mezzo<br />
ed è anche possibile verificare se esso è stato oggetto di un furto (fig.<br />
2).Viene quindi assegnato un codice a barre che seguirà la zattera nel<br />
ciclo di revisione. Le <strong>zattere</strong> arrivano nelle condizioni più disparate,<br />
alcune aperte perché il<br />
proprietario si è di- FIG. 6<br />
vertito(intelligentemente) a vedere almeno<br />
una volta come è fatto il<br />
lasciapassare per la salvezza.<br />
La zattera viene<br />
aperta e dispiegata<br />
(fig. 3).Ci siamo divertiti<br />
ad aprire una zattera<br />
che non vedeva revisioni<br />
da 8 anni, tutto ok. Nel<br />
prato esterno abbiamo avuto modo di vedere una “nonnina” di 27 anni<br />
in perfette condizioni a parte qualche macchia dovuta ad improprio stivaggio<br />
(fig. 4).Vengono quindi rimosse le dotazioni,la bombola viene<br />
verificata e vengono lavati (o sostituiti) i contenitori esterni e nel caso anche<br />
la zattera. Si passa poi alla verifica del gonfiaggio, con prova della valvola<br />
di sovrapressione al 30% in più della pressione di esercizio (0,20) per<br />
FIG. 7 FIG. 8<br />
FIG. 3<br />
FIG. 4 FIG. 5<br />
un’ora. Si porta poi a pressione di esercizio e si tiene sotto osservazione<br />
per altre 6 ore (fig. 5). Si eseguono riparazioni o sostituzioni se<br />
necessarie. Si passa alla fase di piegatura (fig. 6) ed inserimento delle<br />
nuove dotazioni: in questa fase possono essere inseriti anche medicinali<br />
o attrezzature a richiesta e fornitura del cliente, ad esempio<br />
un epirb o insulina per diabetici. Si dice che in alcuni posti del sud Italia<br />
la chiusura delle <strong>zattere</strong> avveniva sotto l’occhio della Guardia di Finanza<br />
perché si era scoperto un traffico di ben altre “dotazioni”…<br />
Si procede quindi con il riconfezionamento secondo le specifiche<br />
originali di omologazione della zattera in revisione (già, perché le normative<br />
sono cambiate nel tempo) ripristinando le dotazioni di origine.<br />
Viene predisposto un sacco a vuoto (fig. 7) e la chiusura segue le<br />
modalità delle <strong>zattere</strong> nuove utilizzando il vecchio contenitore se buono<br />
ma sostituendo la valigia esterna in tela (fig. 8).Viene qundi predisposta<br />
la documentazione tecnica originaria del periodo di produzione<br />
e quella identificativa per le future revisioni.Per il futuro sono previsti<br />
sviluppi sul tema <strong>zattere</strong> di cui l’Eurovinil si sta facendo portavoce.<br />
LUGLIO<br />
47
Dopo aver visto i processi di<br />
produzione e revisione abbiamo<br />
avuto modo di provare in acqua<br />
le simulazioni di un naufragio.<br />
La prove a cui abbiamo assistito<br />
fanno parte di un utilissimo corso<br />
di salvataggio tenuto dalla<br />
Adventure Sail con la collaborazione<br />
della Eurovinil che ha messo<br />
a disposizione le <strong>zattere</strong>. La XIII<br />
edizione di questo evento ha<br />
avuto luogo nelle acque antistanti<br />
Civitavecchia con la partecipazione<br />
di mezzi della Capitaneria di<br />
Porto, dei Vigili del Fuoco e dei<br />
Carabinieri del posto. Sono state<br />
simulate 4 tipologie di eventi.<br />
1 Abbandono della barca alle<br />
5 del mattino e recupero dopo<br />
circa tre ore e mezza.<br />
2 Abbandono della barca<br />
e recupero dopo breve tempo<br />
COSA DICE LA LEGGE<br />
Nell’ottobre 2002 la normativa sulle <strong>zattere</strong> autogonfiabili di salvataggio<br />
è cambiata. Il nuovo decreto si riferisce esclusivamente alle<br />
<strong>zattere</strong> autogonfiabili previste come mezzo collettivo di salvataggio<br />
nella navigazione da diporto oltre le 12 miglia ed aventi capacità tra<br />
4 e 12 persone. Ne sono quindi esclusi gli apparecchi galleggianti<br />
(atolli) obbligatori entro le 12 miglia (ed oltre le 6) per i quali restano<br />
in vigore le norme emanate con il decreto 412 del settembre<br />
1999. L’attuale normativa riguardante le <strong>zattere</strong> riprende le norme<br />
ISO 9650 che uniforma la materia a livello europeo, ed è stata adottata<br />
o in corso di adozione nei vari paesi della Comunità.<br />
Esistono però delle differenze imposte dai singoli Stati e questo<br />
rende, quindi, non immediatamente utilizzabili le <strong>zattere</strong> costruite<br />
negli altri paesi comunitari su unità da diporto battenti bandiera italiana.Vediamo<br />
cosa cambia nella costruzione/dotazione delle <strong>zattere</strong><br />
e che fine debbono fare quelle costruite e revisionate con la normativa<br />
precedente ancora in uso sulle unità da diporto.<br />
Le <strong>zattere</strong> imbarcate che rispondono alla precedente norma possono<br />
ancora essere utilizzate purché effettuino, entro il 16 ottobre<br />
2004, una visita speciale analoga a quella prevista ogni sei anni per le<br />
TUTTO SULLE ZATTERE<br />
Prove di sopravvivenza<br />
3 Abbandono della barca con<br />
due uomini senza salvagente (sul<br />
serio) che non riescono a raggiungere<br />
la zattera e restano in mare.<br />
4 Abbandono della barca senza<br />
zattera e successivo recupero.<br />
La giornata è stata caratterizzata<br />
dal brutto tempo che ha reso la<br />
prova ancora più realistica e difficoltosa.<br />
Gli equipaggi hanno<br />
La Guardia Costiera sorveglia<br />
le fasi dell’esercitazione di<br />
Civitavecchia. Sotto, da sinistra:<br />
si segnala la posizione con il<br />
fumogeno in dotazione; si<br />
procede al trasbordo dei<br />
naufraghi; gli uomini in mare<br />
segnalano la loro presenza;<br />
lo stato della zattera dopo sole<br />
4 ore di permanenza a bordo<br />
PROCEDURA DI APERTURA<br />
1 Collegare la zattera ad un punto<br />
fisso della barca tramite la sagola<br />
2 Gettare la zattera fuoribordo<br />
e tirare la sagola energicamente<br />
3 Ad apertura completata recuperare<br />
indumenti e viveri dalla barca<br />
4 Saltare sopra il tettuccio della<br />
zattera per ammortizzare la caduta.<br />
5 Con l’apposito coltello tagliare<br />
la sagola, che comunque è studiata<br />
per rompersi senza che la barca<br />
affondi trascinando la zattera<br />
così avuto modo di sperimentare<br />
dal vero le difficoltà e gli<br />
inconvenienti che accompagnano<br />
l’abbandono di una barca. Ci<br />
auguriamo che simili iniziative<br />
vengano inserite nei programmi<br />
di preparazione alla patente nautica<br />
e soprattutto vengano spontaneamente<br />
frequentate da chi<br />
(come i partecipanti che abbiamo<br />
incontrato) decide di completare<br />
la propria esperienza e possibilità<br />
di sopravvivenza in mare.<br />
Sail Adventure si occupa di corsi di<br />
vela e di sicurezza in mare e ricerche<br />
sulla sopravvivenza.<br />
www.sailadventure.it<br />
<strong>zattere</strong> di nuovo modello. La periodicità delle revisioni di tutte<br />
le <strong>zattere</strong>, vecchie o nuove che siano, diventa biennale,e con<br />
cadenza di sei anni, in occasione della revisione dovrà essere effettuata<br />
la visita speciale. La prova idraulica delle bombole, invece, deve<br />
essere effettuata almeno ogni 5 anni, tuttavia se la scadenza di tale<br />
periodo è precedente alla successiva revisione biennale, la prova deve<br />
essere effettuata durante la revisione. La normativa stabilisce anche,<br />
La proposta Eurovinil per la zattera costiera confrontata con l’atollo<br />
Un’amara sorpresa<br />
Come riportavamo in apertura, l’armatore dello Swan 53<br />
Galadriel, dopo una impegnativa navigazione in Nuova<br />
Zelanda sul finire della scorsa estate australe, ha proceduto<br />
alla verifica di una delle due<br />
<strong>zattere</strong> di bordo. Questo<br />
che vedete nelle due foto è<br />
il desolante spettacolo che<br />
si è trovato davanti agli<br />
occhi. La zattera, i cui tubolari<br />
erano perlatro alti solo<br />
una trentina di cm, aveva il<br />
pianale sfondato, era piena<br />
di muffa, con il telo di protezione<br />
ugualmente in condizioni<br />
insufficienti. Così per le dotazioni. In pratica, la zattera,<br />
in validità di revisione, era inutilizzabile.<br />
La Raimar Srl, azienda produttrice di quella zattera, ha subito<br />
diffuso, su richiesta dello stesso armatore, un comunicato<br />
stampa in cui: “Invita i propri Clienti che sono proprietari delle<br />
<strong>zattere</strong> che siano state acquistate e/o revisionate prima del<br />
novembre 2002, ad inviarle quanto prima presso il proprio stabilimento<br />
sito in Lucca,Via E. Mattei, n.721/f, al fine di consentire l’espletamento<br />
della sopra riferita speciale revisione. Ciò in riferimento<br />
al decreto Legislativo n.219 del 12.8.02 che ha disposto,<br />
a partire dal 01-01-2003, una speciale revisione delle <strong>zattere</strong> di<br />
salvataggio prodotte e/o revisionate antecedentemente al 19-10-<br />
2002, da effettuarsi entro e non oltre il 19-10-2004”.<br />
tramite allegati tecnici, le caratteristiche, le dotazioni ed accessori<br />
delle <strong>zattere</strong> di salvataggio che sono state implementate rispetto a<br />
quelle molto scarne della precedente legge. Tutto ciò, però, si è<br />
riflesso sia sul peso finale del manufatto sia sul suo costo. E in tema<br />
di costi anche la revisione annuale comporta un aggravio di spesa per<br />
l’utente. Si tenga ben presente che, secondo la legge, sulle imbarcazioni<br />
immatricolate dopo il 18 ottobre 2003 non è permesso l’utilizzo<br />
delle <strong>zattere</strong> di vecchio modello (perché non potrebbero trovarsi<br />
già a bordo in quanto non più commercializzabili dopo tale data)<br />
ma solo di quelle di nuovo tipo, approvate secondo il citato D.M. 219.<br />
Con le nuove norme introdotte, la zattera dev’essere corredata di<br />
una serie di documenti quali manuale del proprietario e carta<br />
d’identificazione, e anche all’interno della zattera, stampato su<br />
materiale resistente all’acqua, deve trovarsi il libretto d’uso.<br />
È utile richiamare l’attenzione sulla necessità, sancita anche dalla<br />
legge, che la zattera sia immediatamente attivabile e non venga<br />
riposta in inaccessibili gavoni o peggio sottocoperta, da dove,<br />
in caso di emergenza sarebbe molto difficile estrarla.<br />
Le nuove <strong>zattere</strong> prevedono una sola barbetta di azionamento,ma<br />
quelle costruite con la vecchia normativa ne hanno due di cui<br />
una corta di colore rosso per l’attivazione immediata di emergenza.<br />
Salvataggi di carta<br />
La letteratura marinaresca fornisce molti titoli dedicati<br />
alle <strong>zattere</strong> e alla sopravvivenza in mare. Questi i più famosi:<br />
LA ZATTERA Ambrogio Fogar<br />
Dopo l’affondamento del Surprise speronato da un cetaceo, Fogar e<br />
Mauro Mancini lottano per sopravvivere. Rimarranno per 74 giorni in<br />
balia dell’oceano prima di essere salvati da una nave greca. Mancini<br />
morirà poco dopo aver raggiunto quella che sembrava la salvezza.<br />
76 GIORNI NAUFRAGO NELL’ATLANTICO Steven Callaghan<br />
Il Solo, probabilmente speronato da un cetaceo, affonda in poco meno<br />
di un minuto. Callaghan riuscirà a salire sulla zattera dopo aver<br />
arraffato la sacca d’emergenza. Sopravviverà per 76 giorni con<br />
3 litri d’acqua e due kg di cibo. Percorrerà 1.800 miglia avvistando<br />
inutilmente varie navi, verrà ritrovato vicino a un’isola da pescatori<br />
locali increduli, aveva perso circa 50 chili. Una lezione di vita per tutti.<br />
117 GIORNI ALLA DERIVA Maurice e Maralyn Bailey<br />
Al largo delle Galapagos i coniugi Bailey abbandonano l’Araulyn<br />
che si inabissa, speronato da un capodoglio. Sopravviveranno per<br />
4 mesi in una zattera prima di essere recuperati, la capacità di<br />
sopravvivenza, la forza di volontà e l’unione hanno decretato la<br />
salvezza dove chiunque sarebbe impazzito o si sarebbe arreso.<br />
NAUFRAGO VOLONTARIO Alain Bombard<br />
Il giovane medico francese parte volontariamente su un gommoncino<br />
scoperto (l’Heretique) senza viveri o acqua per dimostrare le sue teorie<br />
sui metodi di sopravvivenza in mare. Berrà acqua piovana e succo estratto<br />
dai pesci con uno “spremipesci” di sua invenzione. Un’avventura scientifica<br />
di 65 giorni che rivoluzionerà le teorie sino ad allora conosciute.<br />
IL NAUFRAGIO DELLA MEDUSE Georges Bordonove<br />
Nel 1816 al largo del Senegal affonda le fregata francese Meduse,<br />
147 disgraziati si ammassano su una zattera di fortuna. Abbandonati<br />
dal resto dell’equipaggio, iniziano un’odissea di 17 giorni dove il peggio e<br />
il meglio dell’essere umano si fondono nella disperazione e l’orrore.<br />
Dopo essersi uccisi e divorati tra di loro, solo in 15 vedranno la salvezza<br />
per raccontare gli orrori durante un processo. Il pittore Gericault<br />
ne trarrà uno dei quadri più drammatici della marineria.<br />
Sarebbe buona regola assicurare la barbetta di attivazione di<br />
colore bianco (l’unica sulle <strong>zattere</strong> di nuovo modello) all’imbarcazione,<br />
in modo che, al momento dell’eventuale utilizzo, non si abbia<br />
altro da fare che gettare la zattera fuori bordo sapendola già assicurata<br />
alla barca e quindi azionare la barbetta stessa (che ha un<br />
carico di rottura inferiore alla spinta di galleggiamento della zattera,<br />
che quindi non può essere trascinata a fondo dalla barca). L’intero<br />
dispositivo del Decreto 12 agosto 2002, n. 219 è consultabile sul sito<br />
della Guardia Costiera: www.trasportinavigazione.it/cp/<br />
Per la navigazione entro le 12 miglia vale ancora l’uso dell’inutile<br />
atollo, che dovrebbe garantire la sopravvivenza in caso di naufragio<br />
in prossimità (ma siamo sicuri che 12 miglia siano considerabili<br />
come prossimità?) della costa. Purtroppo molti credono che tale<br />
apparato possa offrire un rifugio al naufrago, e in caso di necessità<br />
restano sorpresi dal constatare che si tratta di un grande salvagente<br />
cui aggrapparsi stando completamente immersi nell’acqua. Da più<br />
parti si è invocata una diversa normativa che abolisse l’atollo o lo<br />
confinasse ad un utilizzo realmente sottocosta. La soluzione potrebbe<br />
essere una zattera di tipo costiero che sia semplice nella realizzazione,<br />
leggera nel peso e nelle dotazioni e ultimo ma non minore<br />
anche nel costo.Alcuni produttori hanno realizzato dei prototipi.<br />
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FOTO VILLATA