Bimestrale di informazione religiosa,
cultura e attualità
Nuova serie - Parrocchia Maria SS. Annunziata
Piazza F. Spallitta - 90030 Mezzojuso (Pa) - Italia - ecobrigna@libero.it
Spedizione in abb. post. art. 2 comma 20/c legge 662/96 - Filiale di Palermo
Numero 54
Novembre 2006
• San Demetrio, Patrono dell’Eparchia • Con Maria verso Cristo • U cinima ra palestra
• Carnevali storici a Palermo • Quell’amore sognato, durato una vita
• Sicilia, terra di immigrati che emigrano • La nostra scuola, luci ed ombre
• In Nigeria con Solaria • L’impegno per gli altri • Lassù ci è rimasto Dio!
2
eNelle
Parrocchie
e in Diocesi
di Sotìr Ferrara, vescovo
«
L’ecumene ha trovato in te nei
pericoli, o vittorioso, un grande
difensore che mette in rotta le genti.
Come dunque hai abbattuto la boria di
Lieo, incoraggiando Nestore nello stadio,
così o Santo Megalomartire
Demetrio, supplica Cristo Dio, perché
ci doni la grande misericordia..» Così
canta l’apolitìkion del Megalomartire.
San Demetrio visse a Salonicco
sotto il regno di Diocleziano e Massimino
(284-305). Apparteneva ad una
delle più nobili famiglie della provincia
di Macedonia ed era ammirato dai
concittadini, non solamente per la
nobiltà delle origini e la grazia del
portamento, ma anche per la sua virtù,
la sua saggezza e la sua bontà, che lo
mostravano più maturo degli anziani.
Esperto nell’arte militare, era stato
nominato, nonostante l’età, ufficiale
delle armate di Tessaglia e proconsole
di Grecia da Massimino Galerio, il
Cesare per la Grecia e la Macedonia.
Tali uomini tuttavia non riuscirono a
far perdere a Demetrio il senso delle
realtà più essenziali. Il cuore colpito
dalla fede in Cristo, ritenuta vana tutta
la gloria di questo mondo, Demetrio
usava trascorrere la maggior parte del
tempo ad insegnare ed a praticare pubblicamente
la Parola di Dio. La sua
parola così convincente e la vita, tutta
giustizia, pace e amore per i fratelli,
costituivano una pratica applicazione
della fede vissuta, e permisero ad un
grande numero di pagani di convertirsi
al cristianesimo, nonostante la persecuzione
lanciata dall’imperatore
contro i cristiani.
Massimino, di ritorno dalle vittorie
riportate sugli Sciiti nel viaggio verso
Roma, si fermò a Salonicco per farsi
Il 26 ottobre,
memoria del santo
e Megalomartire Demetrio,
il Mirovlita,
Patrono dell’Eparchia
acclamare dalla folla e per offrire
sacrifici agli idoli. Alcuni pagani della
città, gelosi dei successi di Demetrio,
profittarono della presenza dell’imperatore
per denunciarlo come cristiano.
La meraviglia del tiranno si tramutò
in violenta collera quando apprese che
Demetrio non si accontentava di
appartenere alla fede dei discepoli di
Cristo, ma la propagava con successo
approfittando del posto che occupava
nelle riunioni ufficiali. Fece convocare
Demetrio e lo fece rinchiudere in
una cella posta nel sottosuolo malsano
di una segreta che si trovava vicino.
Entrato Demetrio nella cella, uno
scorpione gli si avvicinò al piede,
accingendosi a pungerlo mortalmente;
ma, con un semplice segno di croce, il
santo lo fece sparire. Lo si lasciò allora
solo, nell’umidità e negli odori nauseabondi.
Demetrio tuttavia non vi
pose attenzione, ripieno di gioia al
pensiero di comunicare pienamente
alla Passione salutare del Signore;
l’unica tristezza consisteva nel dover
attendere la fine delle feste organizzate
per il trionfo dell’imperatore, per
poter andare incontro al martirio.
Come si usava in tali circostanze,
Massimino aveva organizzato nell’anfiteatro
di Salonicco giochi e combattimenti
di gladiatori. Aveva portato
con lui una specie di gigante, dalla
forza erculea, chiamato Lieo, della
tribù dei Vandali. Costui era così forte
ed abile nella tenzone singolare, che
nessuno poteva resistergli. Un ragazzo
cristiano della città, di nome Nestore,
colpito dal vano orgoglio di cui era
tronfio l’imperatore che godeva delle
vittorie del suo protetto, decise di
mostrare che solamente al Cristo
apparteneva la vera potenza. Corse
verso la cella dove era chiuso Demetrio
per chiedergli la protezione della
sua preghiera prima di affrontare il
gigante. Il martire gli impose il segno
della croce sulla fronte e sul cuore e
l’inviò, come Davide contro Golia.
Giunse all’anfiteatro al momento in
cui i banditori gridavano dappertutto
“chi volesse affrontare Lieo”. Nestore
s’avanzò davanti all’imperatore e, gettando
la tunica a terra, gridò: «Dio di
Demetrio, vieni in mio aiuto!» Al
primo assalto, allorché il gigante si
scagliò sul ragazzo, questi schivò e lo
colpì mortalmente al cuore col pugnale.
Tutti furono colpiti da stupore alla
vista di tale prodigio e si domandavano
come mai l’invincibile barbaro
fosse subito caduto sotto i colpi di un
ragazzo che non confidava né sulla
forza né sulle armi. Nestore aveva
posto la sua speranza nel Signore, il
«Maestro della lotta», Lui che consegna
i nemici nelle mani dei suoi fedeli.
Invece di sottomettersi alla sovrana
potenza di Dio, l’imperatore scoppiò
d’ira ed ordinò che si prendesse sul
campo Nestore e che fosse decapitato
al di fuori della città . Avendo udito
Nestore invocare il Dio di Demetrio,
Massimino suppose che questo fosse
ricorso a qualche sortilegio e comandò
ai soldati d’andare ad ucciderlo con le
loro lance nella sua cella, senza parvenza
alcuna di processo. Alcuni cristiani
presenti all’esecuzione del
santo, attesero la partenza dei soldati e
seppellirono il corpo con devozione.
Lupo, servitore di san Demetrio,
era tra i presenti. Prima della tumulazione,
prese la tunica del martire
intrisa del suo sangue e mise al suo
dito l’anello reale che Demetrio portava.
Per l’intermediazione di questi
due trofei, Lupo compì un gran
numero di miracoli e di guarigioni.
Venutolo a sapere Massimino, inviò
ben presto dei soldati per decapitare
il fedele servitore.
Dio non volle lasciare inerte dopo la
sua morte, la grazia effusa su san
Demetrio; fece stillare dai suoi sacri
resti, reliquie venerate del martire, il
myron, delizioso fluido profumato,
che aveva la proprietà di procurare la
guarigione a tutti quelli che con fede
se ne detergevano, per l’intercessione
del santo.
A più riprese dopo milleseicento
anni, il Megalomartire ha mostrato la
sua benevola protezione sulla città e
sugli abitanti di Tessalonica. Li ha
protetti dagli assalti dei barbari, combattendo
per loro sui bastioni; li ha
salvati dalle epidemie e dalle carestie;
ha guarito i malati e consolato gli
afflitti I suoi miracoli sono così numerosi
che chi volesse enumerarli somiglierebbe
all’insensato che vuole contare
i granelli di sabbia.
La medesima devozione attraversa i
fedeli della nostra Eparchia, eretta
dalla Santa Sede il 26 ottobre 1937,
festività del Megalomartire: voglia in
ogni circostanza accogliere le nostre
suppliche e presentarle Lui, il nostro
Patrono ed invitto Mirovlita, al Trono
della Trinità. Amìn.
San Demetrio
Completata la nuova iconostasi
della chiesa parrocchiale greca
FESTA DI SAN GIUSEPPE
Domenica 24 settembre 2006 - Sfilata delle “retini” di muli riccamente bardati
che trasportano il grano raccolto per la festa.
Notizie da Contessa Entellina a cura di Calogero Raviotta
È stata completata la installazione delle
nuove icone con la collocazione della
Madonna Platitera nella parete dietro
l’altare, dove era esposta dal 1938 la platitera
(in finto mosaico), dipinta da padre
Giorgio Stassi, jeromonaco di Grottaferrata,
nato a Piana degli Albanesi.
Sono state inoltre recentemente sostituite
la Madonna ed il Cristo accanto alla
porta centrale dell’iconostasi. Le 12
icone piccole, poste in alto, 6 a destra e 6
a sinistra, rappresentano le seguenti festività
(guardando l’iconostasi a cominciare
da sinistra): Domenica delle Palme,
Crocifissione, Resurrezione, Donne
Mirofore, S. Tomaso, Ascensione, Pentecoste,
Natale, Battesimo di Gesù, Presentazione
al Tempio di Gesù, Trasfigurazione,
Dormizione della Madre di Dio.
La nuova iconostasi certamente é da
annoverare tra i principali eventi artistici
e religiosi di Contessa nel 2006.
Madonna della Favara, Odigitria e
Paraclisis, Brevi notizie storiche e culturali
Paraclisis - Originale inno di supplica e
bellissima composizione poetica in onore
della Madre di Dio, la “Paraclisis” viene
cantata nella quaresima della Dormizione
(1-15 agosto) e recitata “in ogni afflizione
spirituale e difficoltà”. Molto
conosciuta e praticata nelle Chiese
d’Oriente, come il “Rosario” nella Chiesa
d’Occidente, dai fedeli di rito orientale
a Contessa viene cantata, nella chiesa
della Madonna della Favara, dal 1° al 15
agosto, ogni giorno nel tardo pomeriggio.
Forse in passato questa antica ufficiatura,
era recitata la sera e per questo a
Contessa è nota anche col nome di
“Compieta”.
Anche nella chiesa di rito romano, in particolare
in Sicilia, nella quindicina della
festa dell’Assunzione della Madonna,
vengono recitate delle particolari preghiere,
come il “Rosario” in dialetto siciliano,
recitato nella cappella della
Madonna del Balzo a Contessa (via s.
Nicolò).
Madonna della Favara - La “Paraclisis”
quindi é una ufficiatura tipicamente
orientale ed é stata a Contessa sempre
praticata dai fedeli di rito bizantino nella
chiesa della Madonna della Favara, sia
prima che dopo l’anno 1698, quando fu
istituita la parrocchia latina. Inizialmente
gli albanesi, che ripopolarono il casale di
Contessa, cantavano la “Paraclisis”
dinanzi all’immagine della Madonna,
dipinta su una lastra di pietra, trovata,
secondo la tradizione, vicino alla fontana
Favara. L’immagine predetta, chiamata
anche Madonna del Muro, non va confusa
con la statua ancor oggi venerata, scolpita
da Benedetto Marabitti di Chiusa
Sclafani nel 1652.
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eNelle
Parrocchie
e in Diocesi
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eNelle
Parrocchie
e in Diocesi
“Con Maria verso Cristo”
Missione popolare a Mezzojuso
Con Maria verso Cristo è stato il
tema fondante della missione cittadina
che noi missionari della Comunità
delle Beatitudini siamo stati chiamati ad
animare in vista della festa della Natività
della Vergine Maria, che a Mezzojuso
è molto onorata con il titolo di “Madonna
dei Miracoli”. Siamo stati molto contenti
di avere trascorso una settimana in
questo bellissimo paese che è veramente
ricco di doni, di storia e di tradizioni.
Innanzitutto ci ha molto colpiti l’accoglienza
premurosa della gente e, in
modo particolare, del parroco Don
Enzo, del comitato del Santuario che,
nella persona della signora Salvatrice, ci
hanno fatto sentire a casa nostra.
Per una comunità come la nostra, che
nella spiritualità e soprattutto nelle
liturgie, attinge alle due fonti della tradizione
latina e bizantina, è stato molto
interessante conoscere un paese come
Mezzojuso, dove queste due riti convivono
normalmente nello stesso luogo.
Ci ha colpito anche la straordinaria
vivacità religiosa e devozionale che
diventa per questo paese fonte di vita
relazionale e occasione di preghiera
comunitaria. Veramente questo paese è
ricco di doni e Dio non fa mancare di
certo le occasioni per crescere e alimentare
la fede cristiana, grazie anche
ad un buon numero di chiese ancora
“vive”, di sacerdoti, di religiose e di
persone dalla fede robusta e temperata
dalle dure prove della vita. E proprio
perché il Signore ha fatto tanti doni a
questo paese, pensiamo e siamo convinti
anche che bisogna corrisponder-
Gli con un amore più grande e più
generoso: «Amerai il Signore Dio tuo
con tutto il tuo cuore, con tutta la tua
anima, con tutta la tua forza e con tutta
la tua mente e il prossimo tuo come te
stesso». (Lc 10,27). Ma come si fa ad
amare Dio? Gesù stesso ci risponde:
“Chi accoglie i miei comandamenti e li
osserva, questi mi ama. Chi mi ama
sarà amato dal Padre mio e anch’io lo
amerò e mi manifesterò a lui» (Gv
14,21). Per amare Dio bisogna conoscerlo,
frequentarlo, un po’ come si fa
nei nostri rapporti umani. Dio vuole
instaurare un rapporto di profonda amicizia
e confidenza e tutto questo è possibile
attraverso i mezzi che il Signore
ci da per incontrarlo, che sono la preghiera,
l’ascolto e lo studio della Parola
di Dio, la frequenza dei Sacramenti, in
particolare la Confessione e la Comunione,
l’amore verso il prossimo. Spesso
invece queste cose mancano o sono
presenti in maniera superficiale, a volte
tutta la nostra vita di fede si riduce alla
sola abitudine di andare a Messa, ma
poi manca quell’intimità di preghiera
quotidiana fatta con il cuore, a tu per tu
con il Signore che aspetta di manifestarsi
nel nostro cuore e nella nostra
vita ogni giorno; spesso manca la frequenza
quotidiana della Parola di Dio,
che per essere compresa e amata necessita
di una lettura attenta e meditata; a
volte ci accostiamo al Sacramento della
Comunione senza una adeguata preparazione
spirituale, dimenticando che
per accogliere il Signore Gesù nel tempio
del nostro cuore è necessario purificarlo
attraverso il sacramento della
confessione, che ci aiuta tanto a realizzare
l’amore verso il prossimo, che
costituisce un vero e proprio “metro”
per misurare il nostro amore verso Dio.
Diceva il Beato Giacomo Cusmano,
uomo di grande carità, una frase molto
interessante: “ci sono molti modi per
amare il prossimo, ma c’è un solo
modo per amare Dio: amare il prossimo”.
Può sembrare un gioco di parole,
ma in realtà esprime una profonda verità
che S.Giovanni apostolo riporta nella
sua lettera: “Se uno dicesse: «Io amo
Dio», e odiasse il suo fratello, è un
mentitore. Chi infatti non ama il proprio
fratello che vede, non può amare
Dio che non vede” (1Gv 4,20). Allora ci
rendiamo conto che per amare Dio
abbiamo bisogno di riconciliarci con i
nostri fratelli attraverso il perdono e
Nella pagina accanto, alcuni membri della Comunità delle Beatitudini dinanzi la chiesa della Madonna dei Miracoli;
In alto, alcuni momenti della Celebrazione Eucaristica dell’8 settembre.
attraverso la Confessione che è veramente
il Sacramento della guarigione
interiore, che ci fa sperimentare la
Misericordia di Dio e nello stesso
tempo ci forma, a poco a poco, un
cuore misericordioso verso i nostri fratelli.
Poi se Dio ci comanda di perdonare
è perché ci darà la grazia necessaria
per farlo e soprattutto non dimentichiamo
che noi per primi abbiamo bisogno
del perdono di Dio.
Durante la missione, spesso padre Isaia,
nelle sue omelie ricordava che Dio ci ha
creati perché diventassimo santi: siamo
tutti chiamati da Dio, chiamati alla santità,
una santità unica per ciascuno di
noi. Ma che cos’è la chiamata?
La Chiamata è innanzitutto un dono di
Dio: “Non voi avete scelto me, ma io ho
scelto voi e vi ho costituiti perché
andiate e portiate frutto e il vostro frutto
rimanga” (Gv 15,16).
La chiamata è, ancora, una proposta
significativa da parte del Signore che
rivolge a ciascuno di noi il suo invito:
“Seguimi..”. I “cammini” della santità
sono numerosi e diversi come numerosi
e diversi siamo noi, ma tutti sono un
dono di Dio che però esige una risposta
libera da parte nostra. Come nel corpo
umano ci sono diverse membra, così
nel Corpo mistico di Cristo, cioè la
Chiesa, vi sono tante vocazioni diverse.
Tuttavia lo scopo è lo stesso per tutte:
“rendere gloria a Dio e avere la vita in
abbondanza in Lui”.
Ma che cos’è la “santità”?
- È l’obbedienza alla volontà di Dio:
“Siate santi, perché io, il Signore, Dio
vostro, sono santo.” (Lv 19,2).
È la grazia del Battesimo vissuta fino
alla fine nella fedeltà e nella verità, cioè
”portata al culmine”.
Allora l’augurio che noi vi rivolgiamo
e la preghiera che innalziamo a Dio
insieme a voi è che il nostro cammino
verso Dio sia sempre sostenuto da un
desiderio vivo di accogliere e vivere
l’esigenza del Vangelo con la Grazia di
Dio. Facciamoci santi!
CHI SIAMO
La Comunità delle Beatitudini è stata
fondata nel 1973 in Francia da due coppie
di sposi e fa parte delle “Nuove
Comunità” nate dopo il Concilio Vaticano
II. Essa raggruppa fedeli di ogni
condizione: laici sposati o non sposati,
chierici, fratelli e sorelle consacrati nel
celibato, in un’unica realtà, immagine
del popolo di Dio nella sua unità e nella
diversità delle sue chiamate. I suoi
membri hanno in comune il desiderio di
imitare il più possibile il modello della
prima comunità cristiana attraverso la
vita in comune, la condivisione dei
beni, la povertà volontaria, una vita
sacramentale e liturgica intensa, come
pure un impegno attivo nel servizio ai
poveri e nell’annuncio del Vangelo.
Oggi la comunità conta più di 70 case
nei 5 continenti, di cui 3 in Italia.
SPIRITUALITÀ
In principio quando il Signore ha
messo nel cuore di queste due prime
coppie di vivere in comunità, Efraim
intuì che la Comunità era chiamata a
vivere il mistero della Trasfigurazione
attraverso l’unione a Gesù nel Suo
mistero Pasquale. Efraim ricevette
l’immagine di tre alberi a forma di tre
croci corrispondenti alle tre persone
trasfigurate sul monte Tabor: Gesù,
Mosè ed Elia. Ciascuno manifesta un
fondamento della spiritualità Comunitaria.
Nel nostro desiderio di anticipare
il cielo, ci è stato mostrato il mistero
della Croce svelato sotto tre modalità
inseparabili, che esprimono anche
i tre consigli evangelici. Gesù rappresenta
tutta la dimensione della Preghiera,
vocazione centrale della
Comunità. Mosè esprime l’Obbedienza
in tutte le sue forme: ai comandamenti
di Dio - ai superiori - ai fratelli
e alle sorelle - alla Chiesa. Elia ci
introduce all’esistenza profetica con la
dimensione della Povertà, del distacco
dai beni di questo mondo, dalla volontà
propria ma anche alla preoccupa-
zione di cercare la gloria di Dio, perché
il discepolo fa le stesse opere del
Maestro: evangelizzazione e compassione.
Questa povertà può condurre al
martirio d’amore per Cristo…
LA CASA
La Casa “Madonna della Consolazione”
è stata fondata l’11 Dicembre 1999 dietro
richiesta di Mons. Francesco Miccichè,
Vescovo di Trapani, per rispondere
al progetto diocesano “Erice, Montagna
del Signore”. La Casa è stata fondata
sotto la responsabilità del Diacono Maurizio
Ruffino insieme alla moglie Antonella
Crapisi. Attualmente é responsabile
una sorella, suor Caterina Angela.
Il corpo comunitario è formato da circa
20 persone: 1 giovane coppia con una
bambina, 1 famiglia con due bambini, 4
sorelle consacrate con voti definitivi, 5
fratelli consacrati con voti definitivi, di
cui un Sacerdote, 2 sorelle consacrate
con voti temporanei, 2 sorelle con impegni
temporanei, 1 sorella postulante, 1
fratello probante e altri fratelli e sorelle
che vivono un tempo di discernimento
alla vocazione comunitaria.
MEZZI DI SOSTENTAMENTO
L’abbandono alla Provvidenza divina è
il modo che la Comunità ha scelto per
vivere quotidianamente la fiducia in
Dio, Nostro Padre, mettendo nelle Sue
Mani e al servizio dei fratelli tutti i doni
di cui Egli ci ha colmati. Viviamo, dunque,
in gran parte delle offerte del
nostro lavoro apostolico (missioni, animazioni,
accoglienza, ritiri e artigianati),
senza mettere una tariffa a ciò che
facciamo.
Comunità delle Beatitudini
Madonna della Consolazione
Via Sales 23 - 91016 Erice
Tel: 0923 860108 - Fax: 0923869821
E-mail: erice@beatitudinitalia.it
www.erice.beatitudinitalia.it
c/c bancario n° 410051081
Associazione le Beatitudini Erice
c/c postale n° 34997882
Associazione le Beatitudini Erice
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eNelle
Parrocchie
e in Diocesi
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eTradizioni
“CARNEVALI STORICI” A PALERMO
Un lungo corteo
di suoni, ritmi e colori,
una bella occasione
per “esportare”
le proprie tradizioni
foto Doriana Bua
di Doriana Bua
L
’opposizione cittàcampagna,
dovuta a
ragioni economiche,
sociali e culturali, ha rappresentato
da sempre un punto cruciale
nella storia di ogni Paese. Ancora oggi,
nei piccoli centri, sentiamo l’eco e il
peso di questo divario; ma nonostante
tutto l’“isolamento” che spesso si è
venuto a determinare e il vivere all’ombra
delle città, hanno permesso a questi
paesi di poter preservare buona parte
del proprio patrimonio culturale. Nell’odierna
società, in cui tutto cambia
rapidamente, si è esposti a continue e
talvolta radicali innovazioni; i piccoli
centri, perciò, devono difendere le loro
antiche tradizioni da questo processo
vorticoso che altrimenti ingoierebbe il
loro patrimonio, negando così la tra-
smissione alle generazioni future.
Negli ultimi anni, quindi, si è diffusa
una tendenza orientata in questo senso,
in cui le parole chiave sono: conservazione
e valorizzazione. Questo, infatti,
è l’obiettivo principale del progetto
“Carnevali storici di Sicilia”, che unisce
comuni di diverse province con le
loro tradizioni carnevalesche, spesso
secolari, che vogliono tutelare e far
conoscere. Di questo gruppo fanno
parte: Mezzojuso con il Mastro di
Campo, Bisacquino con i Dominò,
Cinisi con la sfilata di cavalli e cavalieri,
Corleone con i Riavulicchi, Novara
di Sicilia con il gioco del Maiorchino,
Rodì Milici con i Mesi dell’anno, Salemi
con i Giardinieri, Saponara con la
sfilata dell’orso e la corte principesca,
Termini Imerese con u nannu e a
nanna.
Una bella occasione, per “esportare” le
foto Doriana Bua
In alto da sinistra, “i riavulicchi” di Corleone, “i giardinieri” di Salemi, “l’orso” di Saponara, “u nannu e a nanna di Termini Imerese.
In basso, “i maghi” del Mastro di Campo di Mezzojuso “seduti” in Via Roma a Palermo.
proprie tradizioni, è stata offerta a questi
paesi il 1° ottobre a Palermo. Un
lungo corteo di suoni, ritmi e colori,
partito da Piazza Pretoria e giunto sino
a Piazza Politeama, ha letteralmente
invaso la città, concludendosi, poi, con
l’esibizione di ogni gruppo.
Queste manifestazioni contribuiscono,
in parte, a far uscire dall’ombra i piccoli
centri di provincia e dimostrano che
anche questi sono una tessera della storia
che ci accomuna e che vogliono
contribuire a scriverne altri pezzi. Bisogna,
però, senza abbassarsi alle regole
del consumo o ai compromessi del
politico di turno, riuscire a valorizzare
e rafforzare il legame delle tradizioni
principalmente con il proprio territorio;
del resto soltanto qui, nella nostra piazza
ricca di odori, suoni e colori, il
Mastro di Campo ogni anno potrà vincere
la sua battaglia.
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eTradizioni
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eCultura
Nel pomeriggio rimase sola in
casa e davanti allo specchio
cominciò a darsi dei consigli.
Se le fosse capitato di rivedere il suo
Cavaliere avrebbe voluto avere
addosso abiti da gran dama, e quindi
bisognava provvedere rovistando
nella cascia o chiedendo a qualche
amica per acconciarsi. Non si sa da
dove venne fuori un tailleurino da
sposina uscita all’ottuiorna, completo
di cappellino e veletta; agli accessori
provvide legando ai perciaricchia
d’oro, che portava dalla nascita,
tutto quello che trovò di luccicante e
appendibile. Nel tempo questa sua
pratica avrebbe trasformato i buchi
dei lobi in vere e proprie asole, dentro
cui passava dei nastrini colorati
atti a sorreggere i più stravaganti
orecchini che si fossero mai potuti
inventare.
Andò in giro sperando che lui la
vedesse e in qualche modo si manifestasse.
Non lo trovava mai. Però
più tempo passava e più cresceva la
sua dedizione: ogni suo gesto, ogni
azione che lei compiva aveva il solo
scopo di risultare gradita, elegante
ed affascinante al momento in cui
avrebbe riavuto il sorriso dei suoi
sogni.
In realtà non lo rivide mai più e
passò la vita a cercare spiegazioni
per sé e per il suo povero amore.
Per un certo tempo si convinse che
delle persone cattive lo tenessero prigioniero;
poi pervenne al convincimento
che l’accompagnò tutta la
vita: era stato costretto a partire per
l’Argentina, ma sarebbe tornato
appena possibile. Lei lo aspettava e
passava la vita a creare per sè addobbi
idonei all’evento.
Via via che il tempo passava, in
paese, come nel resto del mondo,
cadevano alcuni stereotipi e venivano
meno obblighi e rigidità legati ai
dettami della moda. Per lei fu una
vera fortuna, perché abbandonò cappellino
e veletta, smise di portare
scarpe con i tacchi e tailleurs; come
se ispirata dal tocco dei grandi
impressionisti, ogni volta, prima di
uscire, si rendeva sempre più eterea,
con veli, tulle e nastrini colorati. In
testa si metteva un cappellino di
paglia con nastri e foulards variopinti,
e quando il sole la illuminava con
il bianco bagliore della piazza a fare
da contraltare, sembrava un personaggio
uscito dalla cornice di un
Renoir. Non mancava di stare attenta
alle stagioni, per cui nei mesi di giugno
e luglio i colori dominanti erano
il bianco ed il giallo; le spighe di
grano ornavano il suo cappellino di
paglia, sulle cui falde cuciva un tulle
giallo oro. A primavera dominavano
invece il verde e i fiori di campo.
di Lillo Pennacchio
Tutto il suo tempo era dedicato a
fantastici allestimenti della sua
immagine.
Intanto i giorni passavano e lei
diventava più vecchia, ma sempre
più sicura che un giorno avrebbe
potuto rispondere al sorriso del suo
Cavaliere.
A volte a Natale, per sopravvivere
nei momenti di maggior sofferenza,
faceva come noi da bambini quando
costruivamo il “paradiso”. Scostava
delicatamente la polvere di realtà che
ricopriva i suoi sogni ed entrava nel
suo, di paradiso: faceva una spesa
ricchissima, nonostante i tentativi di
dissuasione dei negozianti, poi tornava
a casa e si addobbava per uscire.
Arrivata in chiesa, si sedeva
facendo in modo che nessuno si
sedesse accanto a lei. Seguiva con
attenzione la funzione della Nasciuta
ru Bamminu e ogni tanto si aggiustava
sulle spalle una pelliccia sintetica
di color azzurro elettrico, scostava i
fili argentati da albero di Natale che
aveva messo sul suo cappellino e che
le cadevano davanti agli occhi; poi,
proteggendo con una mano le palline
dorate di vetro soffiato che si era
legata alle orecchie, e con l’altra
mano, portandosi un fazzolettino alla
bocca, bisbigliava qualcosa al suo
amore che le sedeva accanto, sulla
panca vuota.
Tutto il suo tempo
era dedicato
a fantastici allestimenti
della sua immagine
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eCultura
e10
Cultura
di Nicola Perniciaro
AMezzojuso c’era un cinema,
denominato “Silvio Pellico” o
comunemente detto “A PALESTRA”,
con licenza parrocchiale, era ubicato in
via Barone Schiros, e gestito dal sig.
Giacomo Dorsa, da tutti chiamato Giacuminu.
Nel primo pomeriggio alle ore 17,00 il
sig. Dorsa, provvedeva a far appendere
in p.zza Umberto I, nel prospetto del
salone Bua, angolo via Accascina, il
cartellone pubblicitario.
L’ingresso dell’ex cinema
“ ...Nel primo pomeriggio
alle ore 17,00 il sig. Dorsa,
provvedeva a far appendere
in Piazza Umberto I°,
nel prospetto del salone Bua,
angolo via Accascina,
il cartellone pubblicitario.
Il ragazzo incaricato
poteva considerarsi
privilegiato, dato che la sera
entrava gratis al cinema...
“
Il ragazzo incaricato di appendere il
cartellone pubblicitario, poteva considerarsi
privilegiato, dato che la sera
entrava gratis al cinema. Contemporaneamente,
il sig. Dorsa, esponeva una
locandina nel bar Caffè Roma.
Noi ragazzi eravamo divisi in due gruppi:
il gruppo dell’Azione Cattolica
“Silvio Pellico”, e il gruppo del “Cristo
Re”. I ragazzi del “Silvio Pellico”,
godevano tutti dello sconto per entrare
al cinema; invece i ragazzi del “Cristo
Re” avevano la possibilità di entrare
gratis, in base ad un elenco, che il parroco,
padre Frank Verecondia, dava al
sig. Dorsa.
Il pomeriggio, in una bacheca esposta
nella Madrice latina, padre Frank,
segnalava a noi ragazzi, se era consentita
la visione dei films, facendo una graduatoria:
tutti sottolineato blu, adulti o
adulti con riserva colore giallo, sconsigliato
in rosso. La prima cosa che facevamo
noi ragazzi era di andare in chiesa
e vedere la bacheca, leggere la graduatoria,
e capire se era consentito
andare al cinema usufruendo delle agevolazioni.
Negli anni Sessanta e inizi anni Settanta,
la Palestra era un locale dove gruppi
familiari, potevano assistere alla proiezione
dei films. La domenica o i giorni
festivi, di solito il sig. Dorsa faceva due
proiezioni; la prima alle ore 17,00, dove
assistevano i bambini e le famiglie, e
l’altra alle ore 20,30.
Il locale era composto da un piccolo
ingresso - biglietteria, la sala e un gabinetto
unico, sia per uomo che per
donna. Vicino al gabinetto vi era l’uscita
di sicurezza.
Dietro lo schermo vi era ricavato un
piccolo locale adibito a deposito; alla
cabina di proiezione vi si accedeva
dalla sala, mediante una piccola scala.
Il soffitto era ricoperto con tela di iuta.
Il locale poteva contenere 152 spettatori,
ed era così diviso: le prime tre file,
circa 40-50 posti, sedili in legno non
imbottiti, riservate ai ragazzi; le altre
file, costituite da sedili imbottiti, riservate
agli adulti.
Il costo del biglietto era differenziato. I
ragazzini avevano il biglietto ridotto,
circa 50 lire; gli adulti, circa 100 lire,
biglietto intero. I ragazzi potevamo
prendere posto solo nelle prime tre file,
guai se qualcuno si azzardava a sedere
negli altri posti, non appena arrivava un
adulto era costretto ad alzarsi; anzi era
Prima di iniziare la
proiezione e durante
l’intervallo, in sala
passava una persona
che vendeva le aranciate
e le gazzose.
Famose erano le aranciate
a caffè, una bevanda
simile al chinotto.
proprio il sig. Dorsa a farlo alzare.
Dentro il locale venivano appese diverse
locandine per propagandare i films
che si dovevano proiettare, e in alcune
veniva indicato, a caratteri cubitali, la
data della proiezione. Addirittura quando
era un film di grido la locandina
veniva appesa un paio di mesi prima.
Prima di iniziare la proiezione e durante
l’intervallo, in sala passava una persona
che vendeva le aranciate e le gazzose.
Famose erano le aranciate a caffè,
una bevanda simile al chinotto.
L’inizio della proiezione avveniva in
questo modo: si sentiva un suono di
campanello e subito iniziava la proiezione
della “La settimana INCOM”
(una rubrica culturale settimanale), a
seguire proiettavano la pubblicità dei
films, che noi chiamavamo “a rappresentazione”,
poi si accendevano nuovamente
le luci della sala, passava qualche
minuto, si sentiva di nuovo il suono
del campanello, si accendevano delle
luci colorate attorno allo schermo e
iniziava la proiezione del film.
Gli operatori più importanti, sono stati:
Pietro Cannizzaro, Ciccio Vittorino,
Totò Barone e Nino Cosentino.
Per la proiezione dei “I Dieci Coman-
damenti”, (data l’importanza), il sig.
Dorsa si è fatto aiutare dai fratelli Cuttitta,
i figli di “mastro” Matteo. I fratelli
Cuttitta, anche loro cineoperatori,
se non ricordo male, sono stati i primi
ad iniziare l’attività nella sala della
“Palestra”.
Per la cronaca, alla fine degli anni cinquanta,
a Mezzojuso vi era un altro
operatore, il sig. La Gattuta Salvatore,
però operava solo in piazza.
I film che appassionavano gli spettatori
erano quelli di Maciste, Ercole, Sansone,
cappa e spada.
Negli anni ‘70 andavano di moda i
film western, come: Per un pugno di
dollari, Il buono il brutto e il cattivo,
ecc.
Erano seguiti anche i films comici, di
Totò, Franchi e Ingrassia, e quelli muiscali
(In ginocchio da te, Nel sole, ecc).
Verso la fine degli anni Settanta con
l’avvento della televisione a colori,
andava scemando l’interesse per il
cinema. Nelle grande città alcune sale
chiudevano, molti locali cominciarono
a cambiare genere di film, nella maggior
parte incominciarono a proiettare
film sex, e anche nel nostro cinema si
incominciano a proiettare questo genere
di pellicole.
Ormai la palestra è frequentata solo da
persone che vanno a vedere esclusivamente
questi films. Qualcuno, forse
preso dalla vergogna di farsi notare, si
recava al cinema a spettacolo iniziato e
andava via un po’ prima della fine, così,
secondo lui non veniva notato, non
sapendo che si sapeva tutto e di tutti.
Così come tutti gli altri locali, anche la
Palestra è costretta a chiudere. Nel film
“Nuovo Cinema Paradiso” il cinema
viene demolito, facendolo saltare in
aria, per creare un posteggio. A Mezzojuso,
i proprietari del locale lo frazionano
e lo dividono in diverse parti adibendoli
a magazzini.
Quanti ricordi belli, come posso
dimenticare quelle serate d’inverno in
cui la sala era piena zeppa, si aspettava
solo, con ansia, l’inizio della proiezione,
malgrado l’aria era resa irrespirabile
dal fumo di sigarette e i vestiti
restavano impregnati per diversi mesi.
Ma malgrado tutto, trascorrevamo le
serate in compagnia con allegra spensieratezza,
a differenza dei ragazzi di
oggi che chiusi nelle loro stanzette
dialogano solo con il computer e i
telefonini.
11
eCultura
12
eAttualità
SICILIA,
TERRA DI IMMIGRATI CHE EMIGRANO
La Sicilia, in virtù della sua posizione
geografica, che la pone al centro
del Mediterraneo, è diventata il terminale
dei viaggi della disperazione
affrontanti dagli immigrati clandestini.
L’isola di Lampedusa e le coste meridionali
sono diventate teatro di una
tragedia globale, che ci vede nostro
malgrado costretti ad operare in situazione
di continua emergenza per accogliere
ed assistere giovani, donne e
bambini, che emigrano alla ricerca di
condizioni di vita migliore.
La Sicilia è rimasta quasi da sola a
fronteggiare una emergenza complessa
ed interminabile, anche perché nel
recente passato le relazioni diplomatiche
con la Libia, dalle cui coste salpano
le fatiscenti barche, sono state
impostate e gestite in maniera alquanto
superficiale.
Tutta la gestione degli sbarchi è oggi
affrontata alla stregua di una operazione
di ordine pubblico e di polizia,
mentre sarebbe opportuno inquadrare
il fenomeno, da un punto di vista normativo,
concependo il fenomeno
come una grande questione sociale e
culturale, come una importante risorsa
per la Sicilia e l’Italia. La maggior
parte di questi immigrati non restano
in Sicilia, per cui ritengo che oggi
viviamo una fase delicata, nella quale,
grazie alla mancata adozione di scelte
di indirizzo in materia di politica
occupazionale, assistiamo, quasi
impotenti ad una doppia migrazione:
dei nostri giovani e degli immigrati.
In tutto il territorio europeo, solamente
in Sicilia si verifica una contraddizione
così vistosa, come se
l’Isola fosse diventata una terra invivibile
da cui partono tutti, anche
quelli che arrivano, e solo pochi si
fermano.
Le ragioni di tanto malessere trovano
la loro origine nella mancanza di una
seria politica di sviluppo dell’Isola: nel
settore agricolo è prevalsa la politica
dell’assistenza a danno di una seria
impostazione incentivante, tale da
porre i nostri prodotti nelle condizioni
di poter sfidare il mercato globale; nel
settore industriale non siamo stati in
di Sandro Miano
grado di attrarre capitali dal Nord e
dall’Estero per dotare la Regione di un
tessuto industriale basato sulla creazione
di piccole e medie imprese, inseguendo
un sogno industriale che ha
garantito le grosse imprese dell’automobile
e della lavorazione e raffinazione
del petrolio, con tutti i guai che
ne sono derivati, sia di degrado
ambientale che di gravi crisi occupazionali,
per non parlare poi della chimera
del polo chimico, che ha divorato
una valanga di risorse pubbliche
senza essere mai neppure decollato;
nel settore turistico non siamo stati in
grado di coniugare le emergenze storico-archeologiche
e l’amenità delle
nostre coste con la penetrazione verso
l’interno, alla riscoperta di territori
altrettanto belli e suggestivi sia da un
punto di vista ambientale che storico.
A tutto questo dobbiamo aggiungere
che esiste una certa classe imprenditoriale
che non ama assumere lavoratori,
tecnici ed amministrativi come legge
impone, ma vuole solo servi a mezzo
stipendio.
In un tale scenario è normale che
fuggano tutti, pure gli immigrati ma
è doveroso aprire degli spunti di
riflessione su quali possono essere i
correttivi da apportare.
Ritengo che la questione riguardante
gli immigrati clandestini debba essere
posta come questione prioritaria da
parte del Governo Nazionale, per definire
un quadro giuridico e legislativo
mirato all’eliminazione della tratta
clandestina e che possa garantire agli
immigrati i diritti, ma anche i doveri,
di uomini liberi, adottando provvedimenti
che favoriscano un approccio
più civile ed umano del fenomeno.
Interessante sembra, a tale proposito,
la volontà di garantire la cittadinanza
italiana a tutti coloro che dimostrano
di avere soggiornato almeno per cinque
anni consecutivi nella nostra
nazione, perché sicuramente gli immigrati,
oltre che ad ampliare la base
sociale attiva e a rimpinguare il tessuto
demografico, sono risorse portatrici
di culture e mentalità nuove, animate
dalla tenace forza di volontà che gene-
ralmente caratterizza i nuovi arrivati.
E tutto questo potrebbe aiutarci a rompere
certe incrostazioni, a delineare
nuovi orizzonti, ad attivare dinamiche
inedite capaci di fare uscire l’economia
siciliana dal pantano della spesa
pubblica e del parassitismo.
Alla nostra Regione spetta il compito
importante di individuare nuovi percorsi
di sviluppo, ripensando e ridisegnando
modelli di integrazione
all’interno della complessa dinamica
internazionale che ci vede in posizione
di vantaggio e privilegio per
ragioni geografiche rispetto alle altre
regioni europee.
È necessario recuperare il terreno perduto
attraverso una radicale inversione
di mentalità nell’approccio alla distribuzione
delle risorse europee. Risorse
che altrove hanno creato sviluppo per
le popolazioni residenti, uscendo dalla
logica assistenzialistica e clientelare
che notoriamente crea ricchezza per
pochi e povertà per tutti gli altri che
devono combattere per resistere alla
tentazione della emigrazione per man-
tenere condizioni di vita dignitosa.
È necessario porre rimedio alla grave
carenza infrastrutturale che penalizza la
circolazione delle merci da una parte
all’altra dell’Isola, ristrutturando il tessuto
viario e potenziandolo, adeguando
porti, aeroporti e ferrovie per garantire
un più funzionale e rapido movimento
di persone e merci. Condizioni queste
indispensabili per essere concorrenziali
e potenzialmente con le carte in regola
per intercettare il flusso che inevitabilmente
si verificherà fra quattro anni con
l’apertura del libero scambio che vede il
Mediterraneo come terminale più vicino
considerata l’ascesa della Cina e dell’Estremo
Oriente nel campo della produzione
mondiale.
Se a tutto questo si coniugherà una
seria politica di rivisitazione per un
rilancio dei tre settori vitali per l’economia:
l’agricoltura, l’industria ed il
turismo, allora veramente potremo gridare
forte che la Sicilia è una terra libera.
Diversamente potremo solo dire che
in Sicilia si è liberi di… emigrare, tutti
in partenza, anche quelli che arrivano.
13
eAttualità
e14
Volontariato
IN NIGERIA CON “SOLARIA”
U n viaggio dall’Europa all’Africa.
Un viaggio che parte da Mezzojuso,
Palermo, Sicilia, Italia, per giungere
a Nnewi, Lagos, Nigeria. Due mondi
distanti, due culture diverse, apparentemente
lontani che sembrano non avere
nulla in comune. Ma la realtà delle cose
è sempre diversa da ciò che emerge in
superficie. E queste due città sono accomunate
oltre che da un amore per la
propria terra, per il proprio popolo e la
propria cultura (non a caso la Sicilia
viene denominata l’Africa del Nord!),
anche dalla volontà di sostegno espressa
da alcuni volontari, come il dottore di
Mezzojuso Giacomo Vernengo, che
anche quest’anno ha intrapreso il suo
iter in posti che non hanno
la fortuna
di essere
bene-
stanti come i paesi occidentali.
Dalla testimonianza del dottore, emerge
che nei villaggi della Nigeria mancano i
beni di prima necessità, acqua e cibo,
così come mancano le infrastrutture (le
strade, i ponti, le fogne), i servizi più
importanti per la sopravvivenza (gli
ospedali) e quelli per l’ingresso nella
vita civile (le scuole). Alcune di queste
strutture sono formalmente presenti, se
si considera solo la fisicità dei fabbricati,
ma nei fatti è quasi del tutto dolorosamente
assente ogni loro funzione.
Per questo motivo il dottore Vernengo
ha voluto far ritorno in Africa, in Nigeria,
a distanza di un anno, in rappresentanza
della piccola associazione Solaria,
associazione da lui voluta e fondata
proprio per cercare di portare un po’ di
respiro a quelle persone che non ne
hanno la possibilità.
E quindi il viaggio comincia di nuovo,
quest’anno il 3 settembre, dall’aeroporto
di Punta Raisi “Falcone-Borsellino”
di Palermo, in compagnia di Gioacchino
Napoli. Un volo porterà i due volontari
prima a Milano, e da qui un altro
volo li farà arrivare a Lagos.
Da Lagos in poi, sarà un mezzo solo
vagamente assimilabile ad un pullman
il mezzo di trasporto che farà giungere i
due compaesani a Nnewi, capitale del
Anambra State.
Quindi da qui ha inizio l’avventura.
350 visite, la costruzione di un pozzo e
due interventi chirurgici di rilevanza
sono il risultato di questa missione, che,
al di là dei numeri, ha raggiunto un altro
importantissimo obiettivo (che detto
così potrebbe sembrare retorica, ma che
si deve invece intendere nel suo vero
senso), quello di portare la speranza in
posti che sembrano essere stati quasi
dimenticati, la speranza di poter avere
una possibilità, qualunque essa sia, ma
pur sempre una possibilità!
E la possibilità di migliorare realmente
la qualità della vita l’Associazione
“Solaria”, rappresentata dai due volontari,
è riuscita a offrirla concretamente
agli abitanti del villaggio AKWAIHE-
DY, villaggio fino ad oggi sprovvisto di
acqua potabile, che si è sempre servito
di quella infetta che scorreva lungo
qualche vecchio letto di fiume inariditosi
nel tempo.
Quindici giorni di tempo per un costo
complessivo di circa 3.000 euro per
a cura di Francesca Brancato
arrivare a scavare un pozzo d’acqua
pulita a 80 metri circa di profondità, con
l’ausilio di una ditta che ha lavorato
solo con braccia umane e tubi. Un lavoro
immenso, ma che non è costato poi
chissà quanto in termini economici e di
tempo, e che ci fa capire quanto aiutare
può essere molto più semplice di quanto
si pensi.
A questo punto acquisiamo dal dottore
le informazioni sulle malattie più
frequenti riscontrate durante le visite
in quei villaggi. Con grande sorpresa
si scopre che si tratta di malattie non
tanto diverse da quelle che conosciamo
noi: diabete, ipertensioni, malattie
epidermiche, da funghi, ma soprattutto
malattie infettive quali la malaria, la
tubercolosi, le salmonellosi, le malattie
parassitarie, che comunque, al di là
della gravità prodotta al di fuori di
adeguate cure mediche, possono di
certo essere tranquillamente combattute
e debellate.
A tal proposito preme citare l’esperienza
presso il villaggio di Oraifite, in
cui si è concentrato il maggior numero
di visite ed interventi medici realizzati
durante questa missione. Fra i
tanti va ricordato l’intervento chirurgico
a cui è stata sottoposta una ragazza
di 16 anni. Grazie anche al prezioso
aiuto di un chirurgo di Nnewi,
durante tale intervento è stato asportato
un tumore di tipo filloide, cresciuto
già da 4 anni nel seno della giovane
paziente. Il peso del tumore procurava
un tale handicap per cui la ragazza riusciva
a stento a camminare.
Occorre ricordare un altro momento
molto importante, la nascita di Gioacchina,
una bambina nata da madre che
aveva provato, già per ben tre volte, a
dare alla luce un figlio, ma che non
aveva in tutti e tre i casi potuto veder
rimanere in vita i propri figli, a causa
di una probabile eritroblastosi fetale,
procurata da incompatibilità di sangue,
causata forse da trasfusioni senza
controlli o dall’utilizzo di sangue sconosciuto.
Ma Gioacchina è stata più
fortunata dei suoi tre fratelli, perché al
momento della nascita, si trovavano in
missione presso il suo villaggio due
volontari italiani: un pediatra e un suo
caro amico. Così, dopo venti minuti di
rianimazione, Gioacchina ce l’ha
fatta: ha aperto gli occhi e ha comin-
Accanto, il Dr. Giacomo Vernengo e il nostro amico Gioacchino Napoli nei luoghi della
missione, a destra la piccola Gioacchina con la mamma.
Riportiamo di seguito il numero di C/C postale dell’Associazione
SOLARIA, per chi desidera offrire un contributo per le iniziative
umanitarie in Africa.
C/C n° 63919625 intestato a SOLARIA Associazione di volontariato
ciato a piangere!
Il nome alla bimba fortunata, è stato
dato in onore proprio di Gioacchino
Napoli, accompagnatore del dottore
Vernengo, e per l’occasione suo assistente.
Certo questi sono solo i pochi esempi di
quella che è stata un’attività durata
poco più di un mese e che purtroppo ha
sostenuto solo una piccolissima fetta
dei bisogni gravi, quotidiani e quasi
sempre irrisolti di quelle popolazioni.
Sono solo pochi barlumi di luce, poichè
come ci raccontano sia il dottore che
Gioacchino, la situazione in Nigeria in
quest’ultimo anno trascorso non è cambiata,
la povertà delle città e dei villaggi
è ancora disastrosa.
Ogni giorno che arriva è un giorno in
più. È vero, le tradizioni di questa terra
sono forti, affascinanti, come la festa
che fanno a chi muore, festa che dura
mesi e mesi. Ma, per affrontare la vita
di tutti i giorni, le persone hanno davvero
bisogno del nostro aiuto.
Un aiuto concreto è possibile!
L’esperienza del dottore Giacomo Vernengo
e di Gioacchino Napoli ne è la
prova tangibile!
15
eVolontariato
16
eServizio
Civile
Il Servizio Civile e l’impegno per gli altri
Questa mattina, alle prime luci dell’alba,
l’ennesima “carretta del
mare” è approdata sulle coste di Lampedusa.
50 i clandestini a bordo della
barca, sopravvissuti alla traversata; 7
le vittime che, invece, sono cadute in
mare.”
Siamo ormai abituati a sentire queste
notizie. Di queste persone che molto
spesso lasciano tutto nel loro paese per
scappare dalla povertà e dalla fame, o
soltanto per cercare una vita migliore.
Persone che decidono di attraversare
mille peripezie pur di riuscire nei loro
intenti. Alcuni non hanno la più pallida
idea di quello che troveranno una volta
arrivati. Anzi pensano che la traversata
sia l’ostacolo più grande per poi arrivare
in questa famigerata terra del benessere.
Altri, invece, sono ben consapevoli
di non essere diretti in terre così
paradisiache, ma scappano da situazioni
molto gravi che di paradisiaco non
hanno proprio niente.
Questi sono problemi che non toccano
neanche, la maggior parte di noi sici-
liani ed anzi molti sono contrari
all’aiutare queste povere persone, perché
c’è la tendenza a pensare che chi
aiuta questi poveri disgraziati lo faccia
per soli scopi di lucro.
Bene la Caritas mi ha dato l’opportunità
di confrontarmi in modo diretto con
questi problemi e soprattutto con queste
persone. Tutto ciò grazie al Servizio
Civile. Questo anno di servizio, svolto
all’interno del centro di prima accoglienza
di S. Cristina Gela, mi ha aperto
gli occhi. Nata più per necessità
(purtroppo sappiamo tutti che la situazione
dell’occupazione e del lavoro in
Sicilia è piuttosto tragica…) che per
puro spirito di volontariato, la mia partecipazione
a questo progetto di servizio
civile, si è tramutata col tempo in
un vero e proprio desiderio di aiutare
queste persone. Mi sono reso conto di
aver la possibilità di confrontarmi con
culture, religioni e usanze molto varie,
ma soprattutto molto affascinanti e di
farne tesoro, facendomi crescere tanto.
Mi sono ritrovato a far parte di una
grande famiglia, composta da membri
provenienti dalle parti più disparate
dell’Africa e dell’Asia. Certo, come in
tutte le famiglie, ci sono sia i momenti
di pace e piena collaborazione che i
momenti più difficili, ma questo è normale
ed il centro è attivo ed attento ad
osservare eventuali problemi per poi
poterli risolvere insieme. Sono rimasto
subito stupefatto dall’atmosfera di
amicizia che regna all’interno del centro:
non pensavo che persone tanto
diverse fra loro potessero instaurare
subito un rapporto tale. Ho, invece,
imparato che è proprio dalle diversità
che dobbiamo trarre vantaggio: il confronto
continuo con queste persone è
importantissimo perché hanno da condividere
con noi esperienze e culture
uniche che ci possono fare crescere
culturalmente ed eticamente. È stato un
anno in cui ho ricevuto molto di più di
quello che invece ho dato con il mio
volontariato.
Antonio Di Carlo
Nella pagina accanto, foto di gruppo dei volontari del progetto di Servizio Civile 2005-2006;
Sopra, il Centro di Prima Accoglienza “Oasi del Viandante” di Santa Cristina Gela (Pa) e alcuni bambini ospiti.
Si è concluso l’anno di volontariato sociale presso la Caritas diocesana
di Piana degli Albanesi. La testimonianza di due volontari.
Ci sono esperienze nella vita che
cambiano, la formano, aiutano a
crescere, a vedere il mondo come non
lo si era mai visto, Per me una di queste
esperienze è stata quella del servizio
civile svolto presso un centro Caritas di
prima accoglienza per immigrati.
Con tale progetto si conoscono culture e
tradizioni diverse, diverse tra loro,
strappate dal loro ambiente tradizionale
e che si trovano in un mondo diverso
dove la parola d’ordine è adattarsi perdendo
il suo significato originale.
Durante tale esperienza ho capito ancora
di più quel senso di appartenenza ad
una cultura e quanto sia ingiusto chiedere
agli immigrati di abbandonare le
loro tradizioni per acquisirne di nuove.
Riassumendo la prima cosa che ho
imparato è stata quella che l’integrazione
è essenziale ma solo quando avviene
nel rispetto delle altrui culture.
Le persone che ho conosciuto durante
tale esperienza erano persone con problemi
che andavano dalla mancanza di
un posto dove vivere alla difficoltà di
trovare il cibo necessario per sfamare se
stessi e a volte anche i figli.
L’impatto con tale situazioni è stato
molto duro e le difficoltà sono state
tante, dai problemi più semplici di
comunicazione a quelli derivanti dalle
normali incomprensioni che possono
nascere in ogni famiglia, mi sono trovata
in una grande famiglia dove l’obiettivo
primario era aiutare.
Con il passare dei giorni l’iniziale
senso di disorientamento è stato sostituito
da una forte volontà di capire,
oltre i confini della lingua stessa, di
comprendere e aiutare.
Estremamente importante a mio avviso
è stato lo spirito di collaborazione tra
gli operatori e noi ragazzi del servizio
civile perché è stato ciò che mi ha permesso
di capire come comportarmi e
cosa fare per rendermi utile in qualsiasi
situazione. Non sempre è stato facile
perché diverse erano le difficoltà che si
proponevano ogni giorno, proprio perché
all’interno della struttura vi erano
ospiti non solo di culture diverse ma
ovviamente con caratteri diversi.
Proprio perché vi era uno spirito di collaborazione
non avevo un ruolo preciso
e predeterminato, di volta in volta svolgevo
compiti diversi dal normale aiuto
in cucina all’aiutare alcuni ospiti alla
comprensione della nostra lingua,
oppure mi occupavo dei bambini.
Concludo affermando che a mio avviso
tale progetto ha realizzato davvero un
processo formativo essenziale per la
mia vita e che secondo me ognuno
almeno una volta nella vita dovrebbe
svolgere.
Angela La Barbera
17
eServizio
Civile
18
eScuola
Iniziamo da questo numero la pubblicazione
del progetto “memorie di pietra”
e “chiazzi, strati e vaneddi”, un viaggio
attraverso le strade, le piazze, i vicoli e
le lapidi di Mezzojuso, realizzato dagli
alunni delle classi quarte A e B dell’Istituto
Comprensivo “G. Buccola” di Mezzojuso
e coordinato dai docenti Lidia
Lala, Lina Musacchia, Sara Schillizzi,
Giuseppe Di Miceli.
Il progetto che abbiamo svolto in IV elementare
è nato per conoscere le vie, le
piazze e i vicoli di Mezzojuso.
Inizialmente ci hanno spiegato con precisione
come era organizzato e cosa dovevamo
fare. In seguito abbiamo esaminato
le schede che, durante i pomeriggi,
avremmo dovuto compilare. Il primo
giorno che siamo usciti si sono formati tre
gruppi e ad ognuno è stata assegnata una
zona del paese da esaminare. Ogni volta,
in una via, osservavamo i numeri civici,
gli elementi particolari, in che condizioni
era la strada e, facendo un lavoro di ricerca
grazie ai libri e alle enciclopedie, conoscevamo
i personaggi, le date o gli avvenimenti
storici da cui ogni via prendeva il
nome. Infine abbiamo ricostruito la
mappa di Mezzojuso e così abbiamo prodotto
un cd rom intitolato “Chiazzi, strati
e vaneddi”, dove sono rappresentate con
varie fotografie tutte le vie del paese, ogni
via illustrata è accompagnata da una scheda
descrittiva.
L’anno successivo abbiamo completato il
lavoro precedente esaminando nei minimi
particolari le lapidi. Il metodo che abbiamo
usato è molto simile, quasi uguale, a
quello utilizzato per le vie. Tutti insieme
scrivevamo nelle schede quando le lapidi
erano state posizionate, di che materiale
erano, in che lingua erano state scritte, a
chi o a che cosa erano state dedicate e in
quale posto si trovavano. Poi, sul modello
del progetto precedente, abbiamo prodotto
un secondo cd, “Memorie di pietra”,
anch’esso completo di foto. Realizzando
questi progetti ci siamo divertiti molto e
collaborando insieme abbiamo imparato a
condividere con piacere il lavoro di gruppo.
Inoltre i progetti sono stati anche utili
perché ci hanno insegnato ad orientarci
meglio nel nostro paese e ci hanno fatto
scoprire nuovi personaggi che fanno parte
della storia di Mezzojuso.
Progetto realizzato dalle classi quarte A e B dell’Istituto Comprensivo “G. Buccola” di Mezzojuso - Anno scolastico 2004-2005
e coordinato dai docenti Lidia Lala, Lina Musacchia, Sara Schillizzi e Giuseppe Di Miceli
Giovanni Nuccio I B
Sito: Piazza Umberto I
(esterno Palazzo Comunale)
Materiale: Marmo
Stato di conservazione: Mediocre
Lingua: Italiano
Note: contiene un medaglione in bassorilievo
con il ritratto del Bentivegna eseguito
dallo scultore Benedetto De Lisi. Il testo
della lapide è di Luigi Mercantini.
A FRANCESCO BENTIVEGNA
INSORTO CON MEZZOJUSO IL 20
NOV. 1856 QUI NEL DICEMBRE
DELLO STESSO ANNO PRELUDEN-
DO A FATTI CHE MATURARONO NEL
1860 DA VILE PAUROSA TIRANNIDE
MOSCHETTATO
Sito: Corso Vittorio Emanuele (casa natale)
Materiale: marmo
Stato di conservazione: buono
Anno di scoprimento: 2005
Occasione scoprimento: centenario della morte
Lingua: Italiano
IN QUESTA CASA IL 28 GENNAIO
1903 NACQUE IGNAZIO GATTUSO
ILLUSTRE STUDIOSO DELLA STO-
RIA E DELLE TRADIZIONI POPOLARI
DI MEZZOJUSO LA SUA OPERA
COSTITUIRA’ PER LE FUTURE GENE-
RAZIONI PREZIOSO AUSILIO E
PERENNE STIMOLO NELLA STRADA
DEL PROGRESSO CULTURALE I
CONCITTADINI MEMORI POSERO
NELL’ANNO 2005
Sito: via Gabriele Buccola
Materiale: marmo
Stato di conservazione: pessimo
Anno di scoprimento: 1898
Lingua: italiano
Note: la lapide si trova davanti alla casa
natale del Buccola
IN QUESTA CASA NACQUE IL 24 FEB-
BRARO DEL 1854 GABRIELE BUCCO-
LA FONDATORE DELLA PSICOLOGIA
SPERIMENTALE IN ITALIA INTERPRE-
TE ARDITO E LUMINOSO DEL SAPE-
RE PSICHIATRICO AMMIRATO IN
EUROPA DAGLI INGEGNI PIÙ INSIGNI
CHE L’INFAUSTA MORTE AVVENUTA
A TORINO IL 5 MARZO DEL 1885 COM-
PIANSERO DEPLORANDO TANTA
PERDITA DELLA SCIENZA 1898
La nostra scuola: luci ed ombre
Giorno 18 settembre è iniziato il
nuovo anno scolastico. È già il terzo
anno che noi alunni della scuola secondaria
di primo grado (ex scuola media)
siamo nel nuovo edificio.
Il primo giorno di scuola la nostra Dirigente,
prof.ssa C. Bova, è venuta a trovarci
per augurarci un buon anno scolastico.
Assieme a lei c’era il nostro Sindaco, dott.
S. Miano, anche lui venuto ad augurarci
un buon anno scolastico. Noi alunni della
classe II A abbiamo approfittato dell’occasione
per fargli alcune domande e
richieste inerenti la situazione della nostra
sede scolastica.
In questo articolo vogliamo esprimere
alcune nostre osservazioni e riflessioni su
quella che è la nostra “casa” per 5-8 ore
al giorno e, nello stesso tempo, parlare
anche del breve colloquio che abbiamo
avuto con il nostro Sindaco.
Vogliamo iniziare dalle cose positive.
Sicuramente una è quella di avercela la
nostra sede, non tutte le scuole, infatti,
sono dotate di edifici propri. Abbiamo
un’aula informatica ben attrezzata e
moderna, anche se le postazioni sono solo
12 mentre noi alunni per classe siamo
mediamente 20. Ma ci accontentiamo.
Abbiamo anche un’aula di musica, dove
possiamo svolgere le lezioni con la strumentazione
adatta.
C’è una biblioteca che quest’anno verrà
riorganizzata per renderla funzionante e
più facilmente fruibile a noi alunni.
L’impianto di riscaldamento c’è ed è
funzionante.
Ci sono gli insegnanti, i collaboratori
scolastici e la Dirigente scolastica che
con la loro inventiva e buona volontà
riescono ad ovviare a tanti di quei problemi
piccoli e grandi che giornalmente
si presentano e che ci aiutano, giorno
dopo giorno, a vivere serenamente nella
nostra scuola. E, cosa fondamentale, ci
siamo anche noi alunni.
Andiamo ora a puntualizzare alcune
cose negative.
Principalmente ci preme ricordare che la
nostra scuola è priva di una palestra.
Siamo costretti a fare attività motoria in
spazi non idonei e non in sicurezza (zona
esterna adiacente l’edificio scolastico, la
piccola “palestra” presente nella scuola
primaria, uno dei corridoi presenti nel
nostro edificio). Ciò limita anche la tipologia
delle attività motorie che si possono
effettuare, e questo è un ulteriore fattore
penalizzante perché il nostro paese non
offre purtroppo altre strutture dove poter
praticare attività sportive al di fuori della
scuola, fatta eccezione per quella di calcio
rivolta esclusivamente ai ragazzini.
Altra nota dolente la via di accesso all’edificio,
posizionata in una curva pericolosa.
Inoltre la spazio che circonda la parte
bassa dell’edificio (quella non completata)
è in stato di abbandono, manca di
recinzione perciò anche gli animali vi
hanno accesso; è uno spettacolo poco
piacevole confrontato con il bel panorama
naturalistico che possiamo ammirare
di fronte.
Un’altra cosa di cui vogliamo lamentarci
è l’arredamento, piuttosto incompleto e
molto variegato; mancano le tende, necessarie
perché nelle ore mattutine il sole
inonda di luce e di calore la totalità delle
aule. In attesa ci siamo arrangiati mettendo
della carta, “materiale ignifugo”.
Nel piano superiore non riusciamo a
capire perché vi siano due stanze allo
stato grezzo e, quindi, inutilizzabili.
Manca anche un’aula mensa, necessaria
nei giorni in cui abbiamo le attività laboratoriali
pomeridiane.
Ci fermiamo qui.
Caro signor Sindaco, nel breve incontro
che abbiamo avuto, lei non ci ha fatto promesse,
ma si è augurato che noi entro la
primavera possiamo avere la nostra palestra.
Noi, invece, chiediamo a lei e a tutti
coloro che amministrano il nostro paese
di adoperarsi perché a primavera ci siano
realmente almeno la palestra e una via di
accesso più sicura. Per il futuro l’impegno
a portare a completamento tutta la
struttura scolastica e una maggiore attenzione
ai bisogni della nostra età.
Gli alunni della classe IIA
Scuola secondaria di primo grado
19
eScuola
20
eAttualità
Lassù
ci è
rimasto
Dio!
Splendidi ed eccessivi
giochi pirotecnici,
cantanti famosi,
scintillanti coreografie
di luci, servono forse
a poco se non
accompagnati
dall’Essere veramente
buoni Cristiani
di Concetta Lala
Non so se si possa con certezza
affermare che il vero
significato di «Sacro» molto
spesso viene frainteso, trasformato
e oserei dire anche dimenticato.
Alla luce di quanto apprendiamo dai più
noti mezzi di comunicazione, ciò non può
che infierire sui conflitti (mondiali) già
esistenti, accentuandoli. Pensiamo che
alcuni avvenimenti, negativi peraltro, non
ci riguardino, perché molto spesso, peccando
di presunzione, ci sentiamo “a
posto con la nostra coscienza”; dei buoni
Cristiani insomma. A distruggere questa
bella immagine c’è una piccola parola
che, però, vuol dire tanto: Coerenza. Si
perché non basta apparire ma bisogna
Essere, come tante volte abbiamo detto,
pensato o peggio solo sentito dire. L’apparenza,
purtroppo, fa parte del nostro tempo
ma bisogna vedere che ruolo si attribuisce
ad essa. Guardando tale fenomeno da un
punto di vista spirituale e religioso, il problema,
se così si può definire, non dovrebbe
sussistere, eppure spesso esso riesce ad
intrufolarsi per vie secondarie e con vuote
giustificazioni in ciò che di più Sacro ci
può essere. Vi assicuro, non è un’eresia.
Ma quanto detto, riporta alla mente episodi
che, proprio per le suddette caratteristiche,
appaiono talmente normali da non
causare alcuna preoccupazione. Esteriorizzare
un valore, non vuol dire ridurlo a
chissà cosa, paragonarlo a ciò a cui non
dovrebbe essere mai, o ancora modernizzarlo,
cogliendo il lato più negativo che di
ciò possa esistere.
Chissà se, allora, la stretta convivenza (se
non addirittura fusione) di sacro e profano
non scandalizza più nessuno. Proprio
oggi, che bisogna far attenzione ad ogni
messaggio, a tutto ciò che può essere
frainteso e addirittura scatenare insensate
ribellioni! (Basti ricordare la citazione di
Michele il Paleologo del Papa nel discorso
di Ratisbona). Non si può certo generalizzare,
per fortuna! Rimango dell’idea
che, comunque, molti sono gli avvenimenti
che rendono poco chiara tale distinzione.
Sono sicura che ognuno di voi
potrebbe citarne diversi, tutti molto rappresentativi
di quanto ho appena detto.
Anch’io vorrei fare lo stesso, ma in questa
sede mi soffermerò su quello che mi ha
fatto più riflettere, e che dunque reputo
importante e drastico nello stesso tempo.
Partiamo dal nostro paesino, a proposito
di apparenza: mi chiedevo, sempre riferendomi
al contesto religioso, quante cose
vengono fatte o realizzate ed hanno poca
attinenza con esso. Risposta: tante, troppe!
A cominciare dagli spettacolari, punti di
vista naturalmente, festeggiamenti in
onore di un Santo, che, tra l’altro, convergono
nettamente con quanto si legge da
ogni singolo statuto delle confraternite
stesse: vero significato? Tradizione?
Fanatismo? Egocentrismo? Divertimento?
Quanto può esserci di religioso in tutto
ciò?… Essi, insomma, si prestano bene a
tutte le varie letture che ogni comune mortale
può dare, da quella in difesa della tradizione
popolare, a quella critica, che vede
in ciò solo speculazione e poca attinenza
con ciò che di religioso e sacro si vuol fare
apparire. Per non dire del malcontento
della maggior parte dei Fedeli, riguardo
all’utilizzo che viene fatto delle offerte
pecuniarie raccolte, visto che ormai sembra
una scelta dovuta che esse debbano
concretizzarsi, nella serata di intrattenimento,
con il e/o la cantante di turno
costretti ad imparare la chilometrica lista
dei ringraziamenti, da fare obbligatoriamente.
Mi viene da dire: con tutti i bisogni
che ci sono! Poi, per richiamare alla mente
i ricordi dei più grandi, tali festeggiamenti,
una volta, erano tra le poche occasioni
per uscire di casa, incontrarsi, vedere o
sentire qualcosa nuova. Ma oggi? Tutto
ciò non ci appartiene perché rientra nella
normalità!
Un’altra cosa che colpisce negativamente:
se vi capita, in queste occasioni, chiedete
della vita e dei miracoli del Santo in onore
di cui si svolgono tali festeggiamenti.
Chissà quanti e soprattutto cosa risponderanno!
Sicuramente ci saranno delle eccezioni.
Poche!
E allora, forse sarebbe il caso di soffermarsi
a riflettere, perchè dalle piccole cose
nascono le più grandi, dalle più semplici
le più belle, dalla fede la più grande festa.
Splendidi ed eccessivi giochi pirotecnici,
cantanti famosi, scintillanti coreografie di
luci, che richiamano alla mente scene di
alcuni films di altra “fede”, servono forse
a poco se non accompagnati dall’Essere
veramente buoni Cristiani; anche perché i
Santi che festeggiamo, (tutti poveri materialmente
ma non di spirito) è questo che
vogliono: seguire il loro esempio forse li
farebbe più contenti. La grandezza dei
festeggiamenti, non serve a compensare la
povertà di spirito, causa di tanti mali. Non
sarebbe una cattiva idea tornare all’antico
e più significativo voto popolare per grazia
ricevuta…
Vorrei chiudere con una provocazione,
citando appunto, uno dei più bei brani di
un grande gruppo musicale, qual è quello
dei Nomadi, che dice: «… soldi in tasca
non ne ho, ma lassù mi è rimasto Dio…»
e lasciando a voi tutto il suo significato.
4° Meeting sulla castagna
Meeting della castagna è il titolo
della manifestazione promossa
dall’Amministrazione Comunale in
collaborazione con l’Assessorato
all’Agricoltura della Regione Siciliana
e delle Pro-Loco di Mezzojuso, che
si è svolta martedì 31 Ottobre in C/da
Croce.
Il meeting nasce con il doppio intento
di far riscoprire un prodotto profondamente
radicato nel passato della
comunità locale, attraverso un’iniziativa
che, oltre a permettere la degustazione
delle castagne, vuole conservare
usanze, gesti e profumi che il tempo
lentamente sta portando via dalle
nostre memorie. Non bisogna dimenticare
che se negli anni passati la
castagna ha sfamato intere popolazioni
durante guerre e carestie, ora è
divenuta l’ingrediente principe di raffinate
ricette che soddisfano anche i
palati più esigenti, esaltando i sapori
in un vero trionfo di dolcezza.
Ma l’obiettivo principale della manifestazione
è stato quello di coinvolgere
le scolaresche al fine di promuovere
comportamenti e stili di vita rispettosi
dell’Ambiente.
La giornata si è aperta con la classica
passeggiata all’interno del castagneto
di C/da Croce che ha permesso il contatto
diretto con la regina dell’autunno;
è proseguita con la liberazione di
una poiana curata nel centro di recupero
della fauna selvatica di Ficuzza,
per poi concludersi con la visita allo
stand dei funghi allestito presso lo
spiazzo antistante il caseggiato delle
suore collegine e con l’assaggio delle
gustosissime caldarroste fumanti e le
stuzzicanti prelibatezze delle aziende
Mamola (funghi e patè) e La Barbera
(formaggi).
foto Carlo Parisi
Alcuni alunni e insegnanti partecipanti al meeting, in alto un momento della degustazione.
OFFERTE RICEVUTE
Bellone Andrea, USA € 30,00
Burriesci Nicolò, Latina € 20,00
Burriesci Nicolò, Castelforte € 20,00
Caravella Rosa Maria, Palermo € 50,00
C.I.S.L. sezione di Mezzojuso € 20,00
Comandè/Billone, Piana d. Alb. € 20,00
Cusintino Antonino, Leinì TO € 25,00
Cusintino Giuseppe, Leinì TO € 25,00
D’Orsa Caterina, Mezzojuso € 20,00
Di Giacomo Giuseppe, Palermo € 50,00
Di Grigoli Anna, TO € 25,00
Gambino Santa, Palermo € 20,00
Gebbia Vittoriano, Palermo € 50,00
La Barbera Simone, Mezzojuso € 20,00
La Gattuta Carmelo, USA $ 100,00
Lo Bue Giuseppe, Mezzojuso € 10,00
Lo Piccolo Giuseppe, USA € 20,00
Martin Morales-Kathy Morales, USA $ 100,00
Meli Giuseppa Mezzojuso € 25,00
Muscarello Andrea e Margherita PA € 50,00
Nick Valenti Giovanna Valenti, USA $ 30,00
L. L. € 10,00
Nuccio Anna, Villafranca VR € 25,00
Rizzo, PA € 25,00
Scianna Santina, PA € 20,00
Spata Carmela, TO € 25,00
Tantillo Francesca € 50,00
Terrano Antonino, Castagnole TV € 25,00
Treppiedi-La Gattuta, USA $ 50,00
I NUOVI ARRIVATI
MIRYAM DE VINCENZI
di Raffaele e Katia Sucato
IGNAZIO BISULCA
di Giovanni e Giuseppa Gallina
ANTONINO TANTILLO
di Giuseppe e Filippina Margarese
GAIA ILARDI
di Vincenzo e Maria Plescia
GABRIELE MORALES
di Pietro e Nicoletta Sucato
GIANLUCA SUNZERI
di Giuseppe e Maria R. Cacciatore
FRANCESCA ACHILLE
di Domenico e Rita Maria La Barbera
RIPOSANO NEL SIGNORE
Salvatore BARCIA
26-07-1928 / 3-03-2006
Antonino BONANNO
14-08-1930 / 05-09-2006
Anna MILITELLO
13-11-1916 / 11-09-2006
Luciano ARATO
16-09-1938 / 20-09-2006
Giuseppa INGRAFFIA
30-01-1926 / 25-09-2006
Nicolò SCHIRO’
04-03-1944 / 02-10-2006
Antonino NAPOLI
28-09-1914 / 17-10-2006
21
eVarie
22
eVarie
BREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVI
SETTEMBRE
Venerdì 1
Apertura della missione popolare animata
dalla Comunità delle Beatitudini di Erice.
La missione, organizzata in occasione dei
festeggiamenti per la Madonna dei Miracoli
si svolgerà fino al 9 settembre.
Lunedì 4
Festa liturgica in onore di Santa Rosalia:
alle 11:00 il parroco don Enzo celebra la
Divina Liturgia presso il Santuario di
Santa Rosalia. In serata si snoda per la vie
del paese la processione con il simulacro
della “Santuzza”.
Mercoledì 6
In occasione dei festeggiamenti della
Madonna dei Miracoli si è svolta la 1 a Rassegna
bandistica di Mezzoiuso, alla quale
hanno partecipato i complessi bandistici
di: Città di Terme Vigliatore (Me); Città di
Paceco (Tp); Città di Gualtieri Sicaminò
(Me); Città di Aliminusa (Pa). Alle ore
17:00 i quattro complessi bandistici sfilano
per le vie del paese; alle ore 22:00, in
piazza Umberto I°, si esibiscono in un
concerto di musica sinfonica ed operistica.
Giovedì 7
In serata, in piazza Umberto I°, i festeggiamenti
in onore della Madonna dei
Miracoli continuano con Edoardo Vianello
che si esibisce in uno spettacolo di musica
leggera.
Edoardo Vianello in Concerto
Venerdì 8
Giornata di festeggiamenti per la natività
della Beata Vergine Maria: alle 11:00, la
Messa Solenne è celebrata dal parroco don
Enzo davanti al Santuario della Madonnna
dei Miracoli, la Messa è animata dai canti dei
missionari della Comunità delle Beatitudini
di Erice. Al termine della Messa si snoda per
le via del paese “A Cunnutta”: la processione
delle torce. In serata si svolge la processione
con il simulacro della Vergine.
Venerdì 15
In mattina viene appeso, presso il campanile
della chiesa dell’ Annunziata il palio
di San Giuseppe.
Sabato 16
Con la Messa alle 20.30 ha inizio il novenario
in onore di San Giuseppe. L’ intero
novenario è stato predicato dal diacono
Salvatore Ruffino.
Lunedì 18
Inizio dell’anno scolastico per gli alunni
delle scuole di Mezzojuso.
Venerdì 22
Alle ore 20:00, in piazza Principe Corvino,
è celebrata dal parroco don Enzo la Santa
Messa nel ricordo del Transito di San Pio
da Pietralcina.
Sabato 23
In occasione dei festeggiamenti in onore di
San Giuseppe, è celebrata, alle 17:30, la
Liturgia Eucaristica presso la “Cappelluzza
russa”, in contrada Cursa. Alle ore
20:30 si celebrano, in Parrocchia, i Primi
Vespri Solenni di San Giuseppe. Alle ore
22:00, in piazza Umberto I° si svolge uno
spettacolo di musica leggera.
Domenica 24
Festa di Gesù Maria e Giuseppe: alle
07:30 l’alborata annuncia al paese la giornata
di festa. Alle ore 11:00 il parroco don
Enzo celebra la Liturgia Eucaristica. Dopo
la Messa, si snoda per la vie del paese, con
partenza dal sagrato della chiesa Maria SS.
Annunziata, “A Cunnutta” delle torce e la
sfilata delle “retini di San Giuseppe”. In
serata si svolge la processione con il simulacro
della Sacra Famiglia.
OTTOBRE
Sabato 7
Presso l’oratorio “padre Pino Puglisi”, si
tiene il primo incontro del nuovo anno associativo
dell’ A.C.R. il tema di quest’anno
associativo si intitola “Bello vero?” e gli
incontri si svolgono ogni sabato pomeriggio
presso il suddetto oratorio.
Domenica 15
Alle ore 20:30, presso la sala del Castello
Comunale di Mezzojuso ha luogo uno
spettacolo comico offerto dal gruppo di
attori di “Ci… risiamo”.
Lunedì 16
Il parroco don Enzo stipula il contratto per il
restauro dell’antico organo della chiesa dell’Immacolata
(ex Convento Latino) e per
l’organo della parrocchia Maria SS. Annunziata
con la ditta ARTIGIANA ORGANI
SNC di Aci S. Antonio (CT).
Il costo del restauro dell’organo del Convento
Latino è di € 74.244,40; il costo per l’organo
della parrocchia è di € 6.259,35.
Entrambi i progetti sono stati finanziati dall’
Assessorato BB.CC.AA. della Regione Siciliana.
Un ringraziamento va ai nostri compaesani
Agostino Carnesi e Gimmi Schillizzi
che hanno seguito l’iter burocratico necessario
al finanziamento dei progetti.
Giovedì 26
A Piana degli Albanesi, e nei Comuni dell’Eparchia,
si celebra la Festa Liturgica in
onore di San Demetrio Megalomartire,
patrono della Diocesi.
Venerdì 27
In mattinata vengono inaugurati i locali
ristrutturati dell’Ufficio Postale di Mezzojuso.
Sabato 28
Presso il Castello Comunale di Mezzojuso
è inaugurata la mostra pittorica di Titti Ferlisi
dal titolo “Introspezione naturale”. La
mostra rimarrà aperta fino al 4 novembre.
Martedì 31
IV Meeting sulla castagna a Mezzojuso:
alle 8:30 le scolaresche di Mezzojuso si
ritrovano in piazza Umberto I° per recarsi
poi in contrada Croce, presso il caseggiato
delle suore del Collegio di Maria. Durante
la mattinata, dopo il saluto delle autorità, la
scolaresche di Mezzojuso, Campofelice di
Fitalia e alcune di Palermo visitano il castagneto.
Segue poi la mostra dei funghi a cura
dell’ associazione “Micelia Onlus” con la
partecipazione del prof. Ennio Genduso.
Alla fine della mattinata i bambini assistono
alla liberazione di alcuni rapaci curati
nel Centro LIPU di Ficuzza.
Riaperto l’ufficio postale
Finalmente Mezzojuso ha un nuovo
Ufficio Postale…o quasi. Infatti i
locali sono sempre in Via A. Reres 3,
ma totalmente ristrutturati e con un
restyling veramente adeguato ai tempi e
alle nuove esigenze aziendali.
Ci sono stati alcuni mesi di disagi sia
per la popolazione che per gli impiegati
stessi, infatti dal 27 maggio al 24 ottobre
è stato adibito a Ufficio Postale un
prefabbricato installato in Via Anna
Accascina, nello spazio antistante la
stazione dei carabinieri, ma a parte la
distanza dal centro abitato, questa si è
rivelata la soluzione migliore, in attesa
della consegna dei locali ristrutturati.
Grande è stata la disponibilità del Sin-
In alto, un momento dell’inaugurazione;
In basso, il nostro Condirettore Carlo Parisi che ha
avuto il privilegio di essere il primo utente dell’ufficio
ristrutturato.
daco e dell’Ufficio Tecnico comunale a
permetterci di utilizzare l’area di via A.
Accascina con i conseguenti lavori di
adattamento alla struttura prefabbricata.
Altrettanto importante è stata la collaborazione
delle Forze dell’Ordine, che
con la loro presenza anche geografica
24 ore su 24 hanno contribuito a dare la
serenità necessaria a noi impiegati per
lavorare in una struttura priva di sicurezza
durante le ore d’ ufficio.
Comunque adesso questi problemi sono
solo un ricordo e la mattina del 27 ottobre
u.s. è avvenuta l’inaugurazione dei
locali, alla presenza delle autorità civili
e militari.
Sono intervenuti infatti il sindaco dott.
Sandro Miano, il Maresciallo della Stazione
Carabinieri di Mezzojuso Luigi
Passero, il Direttore della Filiale Poste
di Palermo 2 dott. Riccardo D’Amico,
con il responsabile dell’area commerciale
Carmelo Lo Mino e il parroco don
Enzo Cosentino, che, dopo una breve
funzione, ha benedetto i locali… e noi
impiegati. Alla fine è stato offerto un
piccolo rinfresco al quale hanno preso
parte anche i primi clienti arrivati in
Ufficio. Un grazie particolare va al
nostro Direttore di filiale, dott. D’Amico,
che con il suo impegno e la sua sensibilità
alle nostre esigenze, si è prodigato,
con la collaborazione dei tecnici
della filiale e del polo tecnologico, per
la realizzazione di una struttura veramente
bella, sicura e confortevole.
Bartolomeo Tantillo
Riceviamo e pubblichiamo
IL MATRIMONIO
Il matrimonio è il perno
della nostra vita.
Chi l’indovina rinasce,
chi lo sbaglia si seppellisce.
Esso è come un melone da spaccare
può riuscire buono
può riuscire da buttare.
Se il carattere si somiglia
la vita scorre a maraviglia.
Ma se il carattere non è uguale
hanno sempre da litigare.
Sono sempre disaccordo
tu mi pungi e io ti mordo.
In tal caso quella è una coppia infelice,
in quella casa ci sono sempre voce e lite.
E non si possono rassegnare,
per avere firmato sull’altare.
Poesia scritta da Vincenzo Pinnola
nato a Mezzojuso il 27.06.1910,
ed ivi residente in via Simone Cuccia 19.
LAUREA
Il 13 Ottobre 2006, presso l’Università
degli Studi di Palermo, Giuseppina
Di Marco ha conseguito la laurea in
Comunicazione Internazionale con la
votazione di 110 e lode, discutendo la
tesi immagini dell’Albania in Francia
(sec. XIX). A Giuseppina le congratulazioni
di Eco della Brigna.
ERRATA CORRIGE
In relazione al nuovo incarico assunto da
papàs Ignazio Ceffalia, notificato nel precedente
numero del nostro giornale, si precisa
che il reverendo papàs è stato nominato
Addetto di Nunziatura presso la Rappresentanza
Pontificia in Ecuador, senza ricevere
alcuna nomina a Cappellano di Sua
Santità.
23
eVarie
eECO
BRIGNA
della
24
eNelle
eNelle
Parrocchie
e in diocesi
Nigeria, Settembre 2006
In copertina:
Il Dott. Giacomo
Vernengo in
missione nigeriana
PERIODICO BIMESTRALE - PARROCCHIA MARIA SS. ANNUNZIATA - MEZZOJUSO
Nuova Serie, Registrato presso il Tribunale di Palermo al n. 33 del 15.10.97
Direttore Responsabile: Vincenzo Cosentino
Condirettore: Carlo Parisi
Redazione: Francesca Brancato, Doriana Bua, Loredana Canzoneri, Vincenzo Cuttitta, Laura D’Orsa, Concetta Lala, Giovanni Lascari, Giusi Napoli
Indirizzo: Piazza Francesco Spallitta - 90030 Mezzojuso (Pa) - tel e fax 091.8203179 - ccp n. 20148904 - e-mail: ecobrigna@libero.it
Grafica ed impaginazione: Gianni Schillizzi
Stampa: Tipografia Alba, Palermo.