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Brucchi Vs Cordoni Sandro Santacroce Tricolore e ... - Teramani.info

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<strong>Brucchi</strong> <strong>Vs</strong><br />

<strong>Cordoni</strong><br />

pag. 5<br />

mensile di <strong>info</strong>rmazione in distribuzione gratuita<br />

n. 59 • dicembre 2009<br />

<strong>Sandro</strong><br />

<strong>Santacroce</strong><br />

pag. 6<br />

<strong>Tricolore</strong> e<br />

Stelle e Strisce<br />

pag. 25


dicembre 2009<br />

sommario<br />

3 In-coerenza<br />

4 Pierluigi Troilo<br />

5 <strong>Brucchi</strong> <strong>Vs</strong> <strong>Cordoni</strong><br />

6 <strong>Sandro</strong> <strong>Santacroce</strong><br />

8 Quale identità per Teramo<br />

8 Notte Santa<br />

10 Tempo di bilanci<br />

12 Tra virgolette<br />

14 L’Europa dei pochi<br />

15 Il traffico a Teramo<br />

18 L’oggetto del desiderio<br />

20 Il Signor Giacomo Crolla<br />

20 Il miele<br />

20 Io crollo, tu crolli, egli crolla<br />

21 Dura Lex Sed Lex<br />

21 Note linguistiche<br />

22 Controguerra<br />

24 La ciclopedonale a Teramo<br />

25 <strong>Tricolore</strong> e Stelle e Strisce<br />

25 Commercialisti <strong>info</strong>rmano<br />

27 Lettere dai Caraibi<br />

28 Cinema<br />

29 Coldiretti <strong>info</strong>rmat<br />

30 Basket<br />

è possibile scaricare il pdf<br />

di questo e degli altri numeri dal sito web<br />

www.teramani.<strong>info</strong><br />

scriveteci a<br />

dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />

Direttore Responsabile: Biagio Trimarelli<br />

Redattore Capo: Maurizio Di Biagio<br />

Coordinatore: Maria Grazia Frattaruolo<br />

Hanno collaborato: Mimmo Attanasii, Maurizio Di Biagio,<br />

Maria Gabriella Di Flaviano, Ivan Di Nino, Elvio Fortuna,<br />

Maria Grazia Frattaruolo, Carmine Goderecci,<br />

Chenecco Lanzi, Amilcare Lauria, Nicola Lucci,<br />

Bebè Martorelli, Silvio Paolini Merlo, Francesco Pellecchia,<br />

Leonardo Persia, Sergio Scacchia, Carla Trippini.<br />

Gli articoli firmati sono da intendersi come libera espressione<br />

di chi scrive e non impegnano in alcun modo né la Redazione<br />

né l’Editore. Non è consentita la riproduzione, anche solo<br />

parziale, sia degli articoli che delle foto.<br />

Ideazione grafica ed impaginazione: Antonio Campanella<br />

Periodico Edito da “<strong>Teramani</strong>”, di Marisa Di Marco<br />

Via Carlo Forti, 41/43 - 64100 - Teramo - Tel 0861.250930<br />

per l’Associazione Culturale Project S. Gabriele<br />

Organo Ufficiale di <strong>info</strong>rmazione<br />

dell’Associazione Culturale Project S. Gabriele<br />

Via Carlo Forti, 41/43 - 64100 - Teramo - Tel 0861.250930<br />

Registro stampa Tribunale di Teramo n. 1/04 del 8.1.2004<br />

Stampa Bieffe - Recanati<br />

Per la pubblicità: Tel. 0861 250930<br />

347.4338004 - 333.8298738 - 320.0455180<br />

<strong>Teramani</strong> è distribuito da:<br />

Pegaso Distribuzioni di Roberto Cerasi - 389.7822574<br />

di Maria Grazia Frattaruolo<br />

oggimordo@teramani.<strong>info</strong><br />

Fondamentalmente<br />

in-coerenza<br />

Ho provato per un giorno a vedere il mondo con gli occhi di un Talebano.<br />

I Talebani sono dei fondamentalisti, ossia sono fondamentalmente convinti di essere nel giusto. Per<br />

i talebani i popoli occidentali sono infedeli e per questo meritano l’estinzione. L’occidente non condivide la<br />

fede in Allah, i suoi principi e i suoi comandamenti di vita. L’occidente non condivide la mancanza di rispetto<br />

nei confronti delle donne e le violenze che si perpetrano contro le stesse. L’occidente è blasfemo, è di facili<br />

costumi, è dedito alla pornografia e soprattutto non ha morale (la loro morale). Per tutte queste ragioni<br />

l’occidente deve essere eliminato, per tutte queste ragioni gli attentati di New York sono giusti perché fatti nel<br />

nome della giustizia (la loro giustizia). Per tutte queste ragioni la violenza è lecita perché è l’occidente che la<br />

provoca e se la va a cercare con i suoi atteggiamenti deplorevoli agli occhi di Dio (il loro Dio). Per tutte queste<br />

ragioni se non sei talebano o non condividi il loro pensiero allora meriti di morire.<br />

Ormai, però, mi conoscete troppo bene per non sapere che da tutto questo farneticare, da qualche altra parte<br />

voglio andare a parare. Ebbene lo ammetto, voglio parlarvi di tutt’altra storia, ovvero l’aggressione subita dal<br />

Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, lo scorso 13 dicembre a Milano. Devo dire (anche se è brutto farlo),<br />

che l’aggressione in sé non mi ha stupita più di tanto dal momento che ogni giorno accadono atti di violenza,<br />

dal momento che a quanto pare l’aggressore è anche mentalmente instabile. Per cui non dico che sia la<br />

normalità, ma nemmeno un alieno sulla terra dal momento che Berlusconi ci mette del suo con i bagni di folla<br />

e con il “predellino” (anche se pare ci siano state diverse falle nel sistema di protezione). Ciò che invece mi ha<br />

lasciata davvero senza parole sono state le reazioni successive a tale episodio: secondo Di Pietro, Berlusconi<br />

istiga alla violenza (se l’è cercata?), secondo la Bindi, Berlusconi non deve fare la vittima (subire come le<br />

donne talebane’), secondo il popolo dei social Network l’aggressore è un “grande” che ha agito nel nome del<br />

popolo oppresso (come quello talebano?). Ovunque sulla rete si è inneggiato alla violenza, l’aggressione si è<br />

trasformata in un gesto eroico (come quelli dei Kamikaze?) perché Berlusconi (ndr che non si è auto investito<br />

della carica di Presidente ma è stato regolarmente eletto dalla maggioranza degli Italiani) non ha il diritto né<br />

merita di governare (se non la pensate come noi questa è la fine che meritate?).<br />

Ma se è vero che la civiltà di un Paese si misura anche dal suo grado di tolleranza alla violenza allora… mi<br />

sento tanto talebana.<br />

Intanto si stanno avvicinando le feste e a Natale, si sa, siamo tutti più buoni.<br />

Tanti auguri a tutti. u<br />

pag<br />

03


pag<br />

04<br />

nuovi <strong>Teramani</strong><br />

P<br />

ierluigi dice che qui, a Teramo, il suo nome non lo<br />

deve mai ripetere due volte. Che appena dici Troilo,<br />

tutti afferrano al volo, non come a Ferrara che lo devi<br />

sempre pronunciare anche tre volte. Che le grate sistemate<br />

sulle finestre non le ha viste come su a Nord. Che quando va<br />

al supermarket con le sue bimbe non deve avere mille occhi<br />

per tenere lontano i malintenzionati e che l’auto la potresti<br />

anche lasciare aperta. Sua madre sta pensando di venire qua<br />

ad abitare e pure sua sorella che a Roma non troverà mai<br />

appartamenti a buon prezzo come da queste parti. Oggi è<br />

una bella giornata di sole, vivida, di quelle che credi siano ai<br />

confini con la magia e con la malia “e i miei piccoli già parlano<br />

il dialetto del posto - racconta galvanizzato -: Sofia mo’ ci<br />

abbuschi, urlano già”. Pierluigi Troilo è un nuovo teramano,<br />

come lui stesso ama definirsi. Da poco nella nostra città, già<br />

condivide difetti e virtù del popolo tra i due fiumi. Il direttore<br />

della Pentaferte Spa di Campli, una società che produce siringhe<br />

ed esporta in Europa, vive sulla sua pelle la sindrome<br />

di colui che per lavoro è costretto a girare l’Italia ma che<br />

improvvisamente trova il suo karma positivo in un posto, in<br />

dicembre 2009<br />

Una<br />

“iniezione”<br />

di fi ducia<br />

Storia della crisi<br />

economica a Teramo,<br />

vista con gli occhi di<br />

un imprenditore del Nord<br />

› Pierluigi Troilo<br />

di Maurizio Di Biagio<br />

un luogo, in un campanile, soprattutto in un’azienda che pur<br />

avendo fatto le veci dell’abitazione non sarà mai lo “scantinato”<br />

cinese, né per lui e nemmeno per i suoi dipendenti.<br />

Per l’ingegnere Troilo le due cose, territorio e umanità, sono<br />

ormai imprescindibili. E lancia messaggi d’amore verso la<br />

sua nuova gens, e per amore s’intende ovviamente parlare di<br />

essa, consigliarla, riprenderla anche, e pensare alla ricchezza.<br />

Ricchezza, sì. Perché Troilo, tra l’altro membro di Confindustria<br />

a Teramo, vuole dividere il futuro dei suoi pargoletti<br />

con quello dei figli della terra che lo ospita. Non v’è traccia<br />

di saccenteria o di presunzione in lui, ma un’indorata umiltà.<br />

Non impone, consiglia. Non disserta, valuta. “La potenzialità<br />

di questa terra – spiega – è che Teramo a differenza di<br />

altri luoghi non ha raschiato il fondo del barile, e che quindi<br />

potrebbe dare ancora molto”. Ma spesso cozza contro realtà<br />

generazionali combinate di superficialità, come nel caso del<br />

ragazzo che il sabato sera, con la sua Golf, preferisce andare<br />

in discoteca piuttosto che farsi uno straordinario in ditta,<br />

anche se richiesto solo una volta al mese. Ingegnè, lo metta<br />

nel reparto più duro, gli suggerì una volta un amico, perché<br />

afferri il senso del lavoro. Pierluigi stette un po’ a guardarlo.<br />

Meditò in fretta e rispose: “Gianni, se non glielo hai insegnato<br />

tu, chi può farlo!?”. Se un tempo i certificati medici erano<br />

di un giorno, ora sono di cinque. “E in una piccola azienda,<br />

l’assenza di due persone si fa maledettamente sentire”. Il<br />

governatore Chiodi gli ha chiesto di salvaguardare l’occupazione,<br />

ma Troilo deve fare i conti con le siringhe made<br />

in China. Chiodi gli ha anche chiesto qualità ma la qualità<br />

costa, fa capire; Pentaferte non è una multinazionale con<br />

sede in Irlanda, con relativo 13% di tasse sul personale, è<br />

solo un’azienda che con sede a Campli, e a dispetto di tante<br />

altre realtà economiche di altri paesi, sborsa bei bigliettoni<br />

in elettricità, in contributi, in balzelli e voci varie, appesantendo<br />

quindi la competitività. Tuttavia il suo messaggio resta<br />

sempre quello improntato all’ottimismo. Ricorda i suoi<br />

aneddoti. La Pentaferte ora è rimasta l’unica azienda italiana<br />

a produrre siringhe, circa 620 milioni di cui 400 milioni di<br />

modello standard per gli ospedali, quelle che sanno fare i<br />

cinesi e che gli importatori iniziano a mercanteggiare a piene<br />

mani. La contrazione del mercato e l’euro forte hanno fatto<br />

chiudere le filiali africane e sudamericane. Nel pranzo di<br />

Natale in famiglia di qualche anno fa ci si pose la questione<br />

Pentaferte: o vendiamo o continuiamo. Continuarono e dopo<br />

un 2007 con soli 89 addetti (si era a 197) si passò ad un favoloso<br />

2008 con 35 nuovi dipendenti. “Non eravamo più abituati<br />

ad assumere”. Ora Troilo sfida i giganti tedeschi e francesi<br />

anche a casa loro e con buoni risultati. “Ma nel 2008, quando<br />

stavamo respirando, ecco la crisi. Sono due mesi che la<br />

moneta non gira, le banche non concedono credito, e siamo<br />

alla finestra”. Poi c’è la storia del decreto anticrisi rivolto<br />

però a ditte non esposte verso gli enti. Troilo sorride, una<br />

stortura. Chi è che non ha debiti verso le amministrazioni?<br />

Si chiede perplesso. “Sono sempre i soliti a beneficiare di<br />

questi ammortizzatori”. Però l’ingegnere “in punta di piedi”<br />

resta ottimista. Ce la caveremo, dice. Tutti. u


<strong>Cordoni</strong> vs <strong>Brucchi</strong><br />

Gammarana:<br />

uno svincolo<br />

di bugie<br />

Panzane e Progetti<br />

Esistono cinque categorie di bugie: la bugia semplice,<br />

le previsioni del tempo, la statistica, la bugia diplomatica<br />

e il comunicato ufficiale.<br />

George Bernard Shaw.<br />

In tempi in cui i grandi temi dell’universo viario teramano,<br />

almeno quelli che raccolgono più consensi da parte del<br />

lettore, sono scaduti o stanno per<br />

farlo (vedi Teramo mare, Lotto<br />

zero quasi al completamento,<br />

e così via) ci si incarta su di un<br />

semplice ed apparentemente<br />

innocuo svincolo del Lotto zero,<br />

quello della Gammarana, perché<br />

risalga la pressione delle arterie<br />

ai politici e al popolo teramano.<br />

Le bugie hanno le gambe corte, si<br />

dice; le bugie prima o poi vengono<br />

a galla; le bugie più crudeli sono<br />

quelle dette in silenzio; l’unica<br />

maniera per giustificare una bugia<br />

è un’altra bugia; le masse sono<br />

abbagliate più facilmente da una grande bugia che da una<br />

piccola; una bugia ne rende necessarie molte altre; e così<br />

via. Se ne dicono tante di e sulle bugie ma mai come in questi<br />

tempi.<br />

Il sindaco Maurizio <strong>Brucchi</strong> travestito da David Letterman fa<br />

sapere che l’attuale progetto dello svincolo del Lotto zero<br />

in zona Gammarana, attualmente in realizzazione, costa di<br />

meno del progetto iniziale, più corto e situato un poco più a<br />

Est. Facciamo così iniziare un ping pong a distanza tra due<br />

competitor: Siriano <strong>Cordoni</strong> dell’Idv ed appunto il primo<br />

cittadino, di mezzo evidentemente c’è un Pinocchio. Ora sta a<br />

voi lettori eventualmente decidere chi rasenti di più la marionetta<br />

di legno, sempre se ce ne sia una. <strong>Cordoni</strong> replica che<br />

“in base agli atti forniti, a meno che gli uffici non mi abbiano<br />

tirato un bidone, nella delibera approvata dalla giunta Chiodi<br />

(presente <strong>Brucchi</strong>) risulta che nel 2005 lo svincolo costava<br />

914.000 euro: a febbraio-agosto del 2008 la giunta ha modificato<br />

il progetto facendo lievitare i costi a 2,7 milioni”.<br />

dicembre 2009<br />

di Maurizio Di Biagio<br />

L’opera originaria del 2005, quella dello svincolo più corto,<br />

per il sindaco <strong>Brucchi</strong> “conserva una pendenza media<br />

dell’8%, pericolosa quindi in caso di nevicate e ghiacciate,<br />

osteggiata anche dall’Anas”. Il dipietrista <strong>Cordoni</strong> giudica<br />

limitante questa risposta, infatti “resta l’unica avuta sia da<br />

<strong>Brucchi</strong> che da Robimarga riguardo i motivi addotti per la<br />

modifica del progetto originario, per di più le due pendenze<br />

sono sostanzialmente uguali”.<br />

<strong>Brucchi</strong> afferma che “l’attuale svincolo non interferisce col<br />

centro abitato”. “Il problema – precisa <strong>Cordoni</strong> - è se l’opera<br />

debba interferire con l’area a valenza totalmente sportiva e<br />

ambientale, passando ad un metro dal muro dello spogliatoio<br />

del campo di calcio, pregiudicando lo sviluppo di una<br />

cittadella dello sport”.<br />

Il sindaco poi respinge al mittente le accuse di sperpero di<br />

danaro pubblico – formulata dall’Idv in conferenza stampa -<br />

nell’occasione della remunerazione dei progettisti qualora<br />

l’opera stessa saltasse: “In realtà – dichiara <strong>Brucchi</strong> – lo<br />

svincolo rientrava in una proposta pubblica di intervento<br />

Prusst, e la cosa non comporta impegno di spesa”. <strong>Cordoni</strong><br />

si mette sulla difensiva: “Questo è un problema tecnico,<br />

io faccio politica. Anche se poi fa trapelare che al progetto<br />

redatto da un pool di progettisti teramani c’è stato l’avvallo<br />

di Chiodi”. Per il sindaco, alcuni cittadini firmatari del ricorso<br />

“sarebbero gli stessi che avrebbero premura a recarsi<br />

negli uffici comunali a sollecitare i pagamenti dovuti agli<br />

espropri”. “Quei cittadini sono gli<br />

stessi che hanno le proprie terre<br />

espropriate e che poi vanno a<br />

chiedere <strong>info</strong>rmazioni in Comune:<br />

di certo non vogliono l’attuale<br />

svincolo” eccepisce <strong>Cordoni</strong>.<br />

<strong>Brucchi</strong> ormai da tempo dichiara<br />

che il Lotto zero in buona sostanza<br />

per un effettiva funzionalità<br />

ha bisogno dello svincolo della<br />

Gammarana, altrimenti l’opera<br />

diverrebbe un imbuto. “Nel<br />

progetto iniziale – controbatte<br />

<strong>Cordoni</strong> – non era previsto, poi<br />

grazie al centrosinistra, e alla<br />

sua copertura finanziaria, il<br />

progetto è stato inserito nel novero, ma se non fosse stato<br />

per l’ex governatore Del Turco lo svincolo non si sarebbe<br />

realizzato. Ma siccome l’attuale giunta non ha altre argomentazioni,<br />

cerca di addossare le colpe ai cittadini”.<br />

Infine <strong>Brucchi</strong> dal palco del Parco delle scienze sfida “chiunque<br />

a confrontarsi” con le sue verità. <strong>Cordoni</strong> chiaramente<br />

raccoglie però puntualizza: “L’importante che non si giochi<br />

sporco e che non si tirino fuori documenti che non si sono<br />

voluti mostrare in precedenza: so solo che le planimetrie<br />

proposte e presentate non erano complete”. u<br />

pag<br />

05


pag<br />

06<br />

l’opposizione in Comune<br />

<strong>Santacroce</strong><br />

e… delizia:<br />

dico cose di<br />

sinistra<br />

il mio manifesto<br />

F<br />

orse con <strong>Sandro</strong> <strong>Santacroce</strong> al posto di Massimo<br />

D’Alema, Nanni Moretti non avrebbe mai sfoderato il<br />

suo must rimasto scolpito nella storia delle faccende<br />

italiane: “Dì una cosa di sinistra”. E si parlava di giustizia. Forse<br />

con il rifondarolo, il suo baffo poco impertinente, gli occhi<br />

languidi, una risposta a Berlusconi nel film Aprile l’avrebbe<br />

pure data: precisa, puntuale, ma soprattutto educata. Ed è<br />

proprio per questo che <strong>Santacroce</strong> viene stimato ed apprezzato<br />

dai suoi competitor. Non ha peli sulla lingua quando<br />

ingrana la marcia ma di vilipendio gratuito nemmeno l’ombra.<br />

I suoi sono attacchi meramente politici senza cadere nel vezzo<br />

odierno che fa tanto auditel negli attacchi striscianti e vili ad<br />

personam, nei fuori onda, nelle boffanate e ghedinate. Eppure<br />

va giù duro, con la licenza della sana politica da battaglia, con<br />

poca voglia di inciuciare, per la sua strada nell’arido universo<br />

di una sinistra radicale senza florilegio di incarichi, untuosità<br />

ecclesiastiche e senza quel vizio della cura di sé che tanto<br />

opacizza gli animi politici. Gli occhi sono quelli di un cocker<br />

in attesa di una crocchetta dal padrone, ma determinati nella<br />

sua vis vis vis vis bellica che cova sotto le braci per<br />

uscire fuori senza preavviso, eruttiva,<br />

calma, una dolce e manovrata tempesta<br />

di circostanze e luoghi.<br />

Attacca l’attuale giunta “palazzinara<br />

che ha in mente di cementificare la<br />

città, un pezzo alla volta, attraverso<br />

i piani integrati, camuffando le reali<br />

esigenze della città con la realizzazione<br />

di teatri che poi in<br />

cambio danno possibilità ai<br />

costruttori di contropartite<br />

enormi, fin<br />

troppo sbilanciate”.<br />

<strong>Santacroce</strong><br />

sarcasticamente<br />

condivide<br />

dicembre 2009<br />

di Maurizio Di Biagio<br />

l’opera delle due torri che in passato Tancredi senior voleva<br />

sistemare all’entrata della città: sarebbe stato “un emblema<br />

perfetto per questa città”. I quartieri si caricano di metrature,<br />

Viale Crucioli ne è un esempio “con le due palazzine da 60<br />

appartamenti che si realizzeranno in una zona (nei pressi<br />

dell’università) già al limite del collasso”. Il rifondarolo non<br />

sopporta l’uzzolo che hanno le mani pidielline del costruire<br />

dappertutto, nemmeno fossero incalliti manovali bergamaschi,<br />

anche sottoterra, come nel caso dell’Ipogeo: “Fossimo<br />

a New York ci sarebbe una logica ma qui certamente no”.<br />

“L’amministrazione sta mettendo le mani sulla città pensando<br />

che il mattone sia l’unico volano che faccia girare l’economia<br />

di questa città”. Lo fa irritare il gioco delle tre carte del Pdl:<br />

mentre a Roma fanno bella figura abolendo l’Ici, a livello<br />

locale si subiscono altri tipi di balzelli, mentre a Teramo c’è<br />

chi opportunamente s’ammanta di distinguo nello scansare<br />

responsabilità. Non comprende lo strano parallelismo tra i<br />

due statuti (Team e Team Tec) che sono in pratica fotocopia<br />

l’uno dell’altro: “Forse in caso di fallimento della Team Tec<br />

– ipotizza <strong>Santacroce</strong> – si evita che la sorella vada a gambe<br />

all’aria anch’essa”. E ricorda come Di Zio stia diventando fastidioso<br />

come uno sciame di formiche nei pantaloni. Poi senza<br />

tanto gingillarsi, invita <strong>Brucchi</strong> a chiedere scusa ai teramani<br />

“perché non portano l’anello al naso, sanno che Lotto zero e<br />

svincolo della Gammarana sono due cose diverse: non si può<br />

affermare che alcuni cittadini non fanno gli interessi della<br />

città, questa è intimidazione!”.<br />

Nell’universo frastagliato della viabilità teramana, resta<br />

dell’avviso che i parcheggi scambiatori all’ingresso della città<br />

siano la cosa migliore da fare e che i sensi unici diminuirebbero<br />

del 50% i tempi di percorrenza sulle arterie. Vede nel tram<br />

di Circonvallazione Ragusa che va all’incontrario, una cambiale<br />

che Rabbuffo ha dovuto staccare verso alcuni cittadini del<br />

posto che volevano il servizio. “Immaginare poi che il commercio<br />

cittadino si possa rivitalizzare basandosi o meno sulla<br />

presenza delle auto in centro, beh questi operatori non hanno<br />

ben presente come funziona un’attività commerciale, perché<br />

dappertutto, dove sono presenti ztl e isole pedonali il volume<br />

d’affari è incrementato del 35%: perche noi dobbiamo andare<br />

controtendenza quando invece Via Capuani apre al traffico?”.<br />

Continua con le piazze della città: sembra che noi teramani<br />

abbiamo un conflitto irrisolto con queste: “Primal’ gli scempi<br />

compiuti negli slarghi di Porta Madonna e di Piazza S. Anna,<br />

poi l’oscenità del gazebone in Piazza Martiri, ora le grate sopra<br />

la pavimentazione di Piazza Dante che non permette una<br />

buona pedonalizzazione. Ma che gli abbiamo fatto?<br />

Chiude con un tocco di meritocrazia al respiro dipietristico:<br />

“L’amministrazione si avvale di consulenze esterne senza<br />

bandire concorsi pubblici; al di là di alcune figure che devono<br />

essere di stretta fiducia come nel caso di capo gabinetto, lì<br />

ci può stare, ma per il resto occorre seguire ciò che dice la<br />

norma: i concorsi appunto”. u


una scuola di élite<br />

Borsa di Studio<br />

“Vincenzo<br />

dicembre 2006 moriva il<br />

prof. Vincenzo Di Giosaffat-<br />

L’otto<br />

te, dal 1978 al 2003 preside<br />

dell’Istituto Statale d’arte “ F.A.Grue”<br />

di Castelli, artista originale e raffinato,<br />

figura di primo piano nel panorama<br />

dell’arte abruzzese.<br />

A tre anni di distanza dalla sua<br />

scomparsa, la famiglia lo ricorda con<br />

l’istituzione di una borsa di studio<br />

offerta allo studente dell’Istituto che<br />

si diplomerà con i risultati migliori,<br />

con particolare attenzione a quelli<br />

artistici. Vuole essere un ulteriore<br />

arricchimento delle tante opportunità<br />

di crescita offerte dall’Istituto che,<br />

per sua vocazione, cura e valorizza<br />

individualmente i propri studenti.<br />

Vincenzo Di Giosaffatte aveva dedicato<br />

gran parte della sua vita all’Istituto<br />

Statale d’arte per la ceramica di<br />

Castelli e sotto la sua attenta guida,<br />

la scuola ha continuato ad ottenere<br />

risultati e riconoscimenti in Italia e<br />

all’estero, proseguendo l’azione di<br />

ricerca intrapresa fin dal 1906 . Con<br />

il coraggio della competenza e la<br />

consapevolezza di essere alla guida di<br />

una scuola dal forte valore aggiunto,<br />

Di Giosaffatte ha intrapreso numerose<br />

iniziative: attività di educazione<br />

all’arte rivolte alle scuole medie della<br />

regione, mostre didattiche in sede, in<br />

regione e all’estero,convegni,viaggi<br />

di istruzione, stage in loco di artisti di<br />

chiara fama, creazione di una Mostra<br />

Antologica dal 1910 ad oggi. La sua<br />

creatura più importante è sicuramente<br />

la Raccolta Internazionale di Arte<br />

Ceramica Contemporanea, museo<br />

riconosciuto dalla Regione Abruzzo,<br />

che dal 1989 raccoglie opere di oltre<br />

500 artisti provenienti da tutto il mondo,<br />

documentate in preziosi volumi.<br />

dicembre 2009<br />

Di Giosaffatte”<br />

all’Istituto Statale d’Arte di Castelli<br />

L’istituzione di una borsa di studio è<br />

coerente con tutto ciò ; nel suo primo<br />

anno, 2009-2010, essa consentirà<br />

di premiare un talento ed in futuro<br />

di promuovere il miglior lavoro di<br />

ricerca innovativa nella tecnologia<br />

del materiale, nella progettazione del<br />

design e nella rielaborazione della<br />

decorazione. Sarà uno strumento per<br />

dare continuità all’ attenzione, anche<br />

internazionale, verso la ricerca cera-<br />

mica degli artisti castellani.<br />

A settembre 2010 il Ministero avvierà<br />

il profondo rinnovamento dei Licei e<br />

dell’istruzione artistica in particolare.<br />

Indirizzi sperimentali, progetti<br />

assistiti e sperimentazioni verranno<br />

ricondotti a sei tipologie di Liceo.<br />

L’Istituto d’arte “ F.A.Grue” di Castelli<br />

confluirà nel Liceo Artistico ad indirizzo<br />

Architettura, Design Ambiente<br />

con sezione Design. La cultura liceale<br />

, che sempre ha tessuto la trama<br />

formativa offerta da questo Istituto,<br />

verrà approfondita nella sua componente<br />

estetica , fornendo agli studenti<br />

gli strumenti per esprimere la creati-<br />

dalla Redazione<br />

vità tipica dell’età attraverso una solida<br />

competenza progettuale ed una<br />

indiscussa padronanza del materiale<br />

ceramico. Sarà valorizzata la qualità<br />

degli apprendimenti piuttosto che la<br />

quantità delle materie e sarà reso<br />

più forte il rapporto scuola-mondo<br />

del lavoro-università, anche grazie<br />

alla costituzione di un Comitato Tecnico<br />

Scientifico composto da docenti,<br />

esperti del mondo della cultura e del<br />

lavoro.<br />

In tale contesto, la Borsa di Studio”<br />

Vincenzo Di Giosaffatte” è un’opportunità<br />

che completa ed arricchisce una<br />

preziosa realtà scolastica come quella<br />

di Castelli che costantemente stimola<br />

i giovani a coltivare giuste aspettative.<br />

A tale proposito, è il caso di ricordare<br />

che l’ Istituto è stato consultato per<br />

arricchire, con<br />

proprie opere,<br />

la Mostra “<br />

L’Arte del<br />

saper fare bene<br />

italiano. Segni<br />

di Eccellenza<br />

d’Abruzzo” organizzatapresso<br />

la Caserma<br />

della Guardia di<br />

Finanza in occasione<br />

del G8 ,<br />

dal 27 giugno al<br />

6 agosto 2009.<br />

Sono state proposte<br />

18 opere<br />

realizzate dal 1960 al 2009, espressione<br />

dell’arte Contemporanea Italiana,<br />

non solo del divenire della produzione<br />

artigianale castellana e fra di esse<br />

anche alcuni oggetti progettati e<br />

realizzati da studenti appena diplomati<br />

che hanno vinto importanti premi<br />

internazionali.<br />

E’ stato riconosciuto, anche in questa<br />

occasione, all’Istituto “F.A.Grue” il<br />

ruolo di innovatore di tradizioni, di<br />

testimone del raffinato “ saper fare”<br />

che da secoli ha caratterizzato il<br />

nostro territorio e che apparterrà ai<br />

nostri figli se sapremo conservare e<br />

valorizzare. u<br />

pag<br />

07


pag<br />

08<br />

la nostra città<br />

Quale<br />

identità’<br />

per Teramo?<br />

L<br />

a scorsa estate un gruppo di amici bolognesi, che non<br />

avevano mai visitato Teramo, mi ha chiesto di fare loro da<br />

Cicerone. Con piacere li ho portati a vedere la cattedrale,<br />

il teatro e l’anfiteatro di età romana, i tre corsi, le piazze, la porta<br />

“reale” dalla quale pare sia passato Ferdinando I di Borbone.<br />

Giunti al momento dei saluti, uno di loro in confidenza mi ha<br />

chiesto: “Ma per che cosa Teramo è davvero conosciuta”? La<br />

domanda, molto semplice ma chiaramente retorica, mi ha dato<br />

parecchio da riflettere.<br />

Ogni città italiana che si rispetti è nota in virtù di una figura o di un<br />

evento culturale di larga risonanza: Roma per Cesare e S. Cecilia,<br />

Firenze per Michelangelo e il Maggio Musicale, Venezia per Goldoni<br />

e la Biennale, Pesaro per Rossini,<br />

Spoleto per il Festival dei Due Mondi,<br />

Verona per l’Arena e la casa di Giulietta<br />

Capuleti. Per restare in Abruzzo,<br />

L’Aquila ha i Solisti Aquilani, Pescara<br />

D’Annunzio e Flaiano, Sulmona Ovidio.<br />

E Teramo, cosa può vantare? Cos’ha,<br />

Teramo, che la ponga indiscutibilmente<br />

alla ribalta nazionale, che ne faccia<br />

un’attrazione e un polo di interesse<br />

generale? Quale immagine di sé lascia<br />

impressa al visitatore di passaggio, sia esso turista, professionista,<br />

politico, investitore o altro, a parte qualche monumento e la<br />

buona cucina? Poco o nulla, e aggiungerei più nulla che poco.<br />

Bella forza, dirà qualcuno, ma purtroppo il quesito è tutt’altro che<br />

banale. Al contrario, lo ritengo d’importanza centrale. Perché<br />

uno Shakespeare parli di un centro urbano, perché un evento o<br />

una personalità che si impongono a livello mondiale nascano in<br />

un certo posto, non basta il caso o la fortuna. Non c’entrano la<br />

geografia o l’estensione demografica. Ma non bastano neppure,<br />

com’è evidente, qualità come il talento e la laboriosità, che senza<br />

alcun dubbio Teramo, nella sua lunga storia, ha dimostrato in<br />

misura non inferiore a tante altre città italiane, talvolta più talaltra<br />

meno. Battere sul chiodo della “povertà”, nel suo significato meramente<br />

materiale, è poi un colossale errore di prospettiva.<br />

Un territorio non è incapace di crescere perché è povero, ma è povero<br />

quando è incapace di crescere. Perché una città, un territorio,<br />

una popolazione, si rendano degni di ricordo e di ammirazione, è<br />

sempre anzitutto una questione di educazione e di promozione culturale,<br />

di abitudine mentale, e, me lo si lasci sottolineare per l’ennesima<br />

volta, di lungimiranza politica. Se Teramo non è conosciuta<br />

dicembre 2009<br />

di Silvio Paolini Merlo<br />

altro che come un punto sulla cartina, un luogo che s’interpone fra<br />

la costiera adriatica e il Gran Sasso d’Italia, se per il resto essa non<br />

sembra avere nessuna identità, nessuna dignità storica, nessuna<br />

peculiarità, eccetto (forse) per Delfico e la ceramistica di Castelli,<br />

è perché essa non ha trovato in se stessa la spinta a progredire, a<br />

rendersi capace di innovazione autentica, quell’innovazione che,<br />

come sottolineava Pasolini, non sta nello sviluppo, che è il semplice<br />

progresso economico, ma nel progresso delle coscienze. Per essere<br />

più chiari ed empirici, il problema è che Teramo non ha sinora<br />

fatto abbastanza per valorizzare se stessa, ciò che essa è, ciò che<br />

ha avuto e ha. Che essa abbia avuto è fuori discussione. Tanto per<br />

fare due esempi: Luigi Antonelli, il cui premio di narrativa sembra<br />

essere finito nel nulla, o Giovanni Melarangelo, grande pittore<br />

post-impressionista, del quale nel dicembre 2008 sono ricorsi i<br />

trent’anni della scomparsa nel più assordante silenzio, e nel più<br />

totale immobilismo da parte delle istituzioni.<br />

Per tornare all’amico bolognese, dopo aver fatto spallucce non<br />

ho saputo proprio che dirgli, tranne qualche frase di circostanza.<br />

Il suo monito tuttavia resta, come un tarlo, a sollecitare la mia<br />

riflessione. u<br />

Notte Santa<br />

La dolce infermità rallenta i passi<br />

della giovane donna, che s’affretta<br />

al riparo dall’ombre della notte<br />

assieme a quei pastori, ed alle greggi,<br />

della terra di Davide a Betlemme.<br />

Pian piano già s’acquetano i rumori<br />

e il silenzio pervade monti e valli,<br />

le fioche luci, ravvivano la notte<br />

come animelle sparse senza meta<br />

nell’aria alla ricerca dell’Amore.<br />

Notte limpida e fresca, su nel cielo<br />

tutte le stelle son piccole faville,<br />

un dolce suono, come ciaramelle<br />

e canti tutt’intorno in ogni dove,<br />

una profonda quiete si diffonde.<br />

Una fra tutte l’altre, la più bella<br />

stella del cielo brilla come il sole<br />

e vieppiù s’avvicina alla capanna<br />

dove veglian le genti qui adunate<br />

accorse d’ogni dove a meraviglia.<br />

Un vagito si sente nella notte, lieve,<br />

sereno, che <strong>info</strong>nde tanta gioia, dolce<br />

la madre il figlio stringe al petto.<br />

D’intorno è amore, pace e serenità.<br />

Venite tutti, il Redentore è nato!<br />

Girolamo Galluccio<br />

Teramo, 27 Novembre 2009


pag<br />

10<br />

vacanze di Natale<br />

Dicembre,<br />

andiamo.<br />

È tempo<br />

di bilanci.<br />

pandori, palestre<br />

e marionette<br />

Considerando che siamo alla fine dell’anno viene naturale<br />

parlare di bilanci ma io so già che, lasciando il pensiero<br />

libero di vagare per associazione di idee, correrò il rischio<br />

di saltare di palo in frasca. Non me ne voglia colui che preferisce il<br />

discorso incastrato all’interno di schemi predefiniti.<br />

Dunque, anch’io ho intenzione di parlare di bilanci, ma<br />

subito mi viene in mente la bilancia, dove il pandoro<br />

va a sedersi con tutto il suo burro. D’accordo, in questa<br />

sede escluderò la bilancia, antico strumento a<br />

due bracci oggi modificato in un aggeggio malefico<br />

che ti ricorda con voce metallica: «Sei ingrassato di<br />

due chili, datti una regolata!».<br />

Si fa presto a prendere due chili durante il periodo<br />

di Natale, soprattutto se si è costretti a separarsi<br />

almeno per qualche giorno dal bilanciere, nota<br />

sbarra di acciaio su cui si assicurano dischi<br />

di vario peso ma, soprattutto, sulla quale si<br />

ripongono tutte le aspettative di un corpo<br />

perfetto ignorando però il fatto che la perfezione<br />

non esiste.<br />

Tuttavia sono qui per parlare di cose serie e dunque sono costretta<br />

a lasciar perdere anche la bilancia, intesa come settimo segno<br />

dello zodiaco, il cui oroscopo del 2010 non mi interessa, essendo io<br />

dell’ariete.<br />

Ecco. Sto per scrivere: “questo è il periodo preferito dai bambini”,<br />

penso alla mia infanzia, al teatro dei burattini. Ci sono. Credo di<br />

aver imboccato finalmente la strada giusta per un articolo decente,<br />

strappalacrime, ma... disgraziatamente mi viene in mente il bilancino,<br />

ovvero l’impugnatura a forma di croce cui sono collegati i fili che<br />

muovono le marionette. Di colpo l’immagine cambia ed appese a<br />

quei fili non vedo più marionette, ma persone manovrate dall’alto.<br />

E poi vedo noi, comuni mortali che, come bambini a teatro, siamo<br />

qui a berci tutte le storie che ci raccontano.<br />

Non va, troppo triste. Torno all’argomento principale.<br />

Ho deciso. Scriverò del bilancio di fine anno, inteso come vero e<br />

proprio conteggio delle entrate e delle uscite. Ma la mano si blocca.<br />

dicembre 2009<br />

di Carla Trippini<br />

Non mi va di affliggere chi legge e che, come me, in questo<br />

periodo di crisi conosce benissimo il colore del bilancio. Rosso.<br />

Un rosso che purtroppo non ha nulla a che fare con le decorazioni<br />

natalizie.<br />

Insomma, tentando faticosamente di bilanciare, cioè di mantenere<br />

in equilibrio questa stessa digressione... arrivo al bilancio<br />

scolastico il quale, perlomeno in questa prima fase, per alcuni<br />

ragazzi (facenti parte della categoria dei trimestrati) si conclude<br />

prima di Natale, per altri (più fortunati, i quadrimestrati) invece si<br />

prolunga fino a gennaio.<br />

Quegli “sfigati” dei trimestrati devono affrontare una partenza<br />

veloce e poi correre, sovraccaricarsi di interrogazioni e compiti da<br />

cui necessariamente verrà fuori solo un estratto di <strong>info</strong>rmazioni,<br />

un surrogato di nozioni che, nell’attimo esatto della fine della performance<br />

si volatilizzerà nell’aula senza lasciare alcuna traccia<br />

nella memoria.<br />

Allora, scusate, ma alcune domande sorgono spontanee (ed ora<br />

ho finalmente messo a fuoco il bilancio di cui volevo discutere!).<br />

Innanzi tutto, se i programmi sono gli stessi, se gli obiettivi da raggiungere<br />

sono i medesimi, se la scuola inizia per tutti a settembre<br />

e fi-nisce a giugno, perché in questa prima fase alcuni ragazzi<br />

hanno minor tempo a disposizione per dimostrare cosa hanno<br />

imparato?<br />

Perché gran parte di questi “sfigati” dovranno necessariamente<br />

mettere sotto l’albero anche la pagella (e, credetemi, non<br />

sempre i numeri, soprattutto del primo quadrimestre... oh,<br />

scusate... del trimestre, sono superiori al cinque) e vedere<br />

le loro vacanze irrimediabilmente rovinate? Perché<br />

con l’avvento del Bambinello, invece di scartare regali,<br />

vedranno scattare immediatamente la punizione e,<br />

magicamente, vedranno sparire cose che invece avevano<br />

già, tipo la play-station, il telefonino, lo scooter<br />

o, peggio, gli allenamenti di pallavolo o di basket?<br />

Insomma, perché ’stì ragazzi non si possono godere<br />

le vacanze di Natale come tutti?<br />

Se tanto mi dà tanto appare chiaro che, per differenza,<br />

dall’altra parte c’è invece una popolazione<br />

giovanile che potrà assaporare le feste di Natale<br />

in santa pace, che se la godrà ancora un po’ e che<br />

scarterà dei regali ancora da meritare.<br />

D’accordo, sulla fiducia, voglio credere che i quadrimestrati si<br />

stanno già attivando per recuperare le insufficienze, hanno intenzione<br />

di avvisare i genitori che ad anno nuovo arriverà una pagella<br />

da incubo e sono coscienti del fatto che a gennaio dovranno<br />

restituire i doni ricevuti, ma questa è un’altra storia. Ci penseranno<br />

domani. Per il momento... vuoi mettere l’emozione collegata<br />

alla sorpresa?!<br />

È vero, è tempo di bilanci, ed ognuno di noi ha il suo da fare ma, mi<br />

raccomando, nel calcolare le entrate e le uscite, i pro e i contro,<br />

il bello e il brutto dell’anno passato, cercate di non pensare alla<br />

bilancia intesa anche come simbolo e attributo della giustizia (che<br />

ovviamente non è mai bilanciata), altrimenti vi rovinate le feste.<br />

Non resta dunque che augurare a tutti un buon anno e che<br />

ognuno di noi faccia in modo che il 2010 sia migliore dell’anno<br />

precedente. u


pag<br />

12<br />

nuovi linguaggi<br />

Tra<br />

virgolette,<br />

bocca<br />

sulla<br />

di tutti<br />

Come cambia il linguaggio,<br />

la storia del “tra virgolette”<br />

e del (tra parentesi)<br />

L<br />

a vera creatività comincia spesso dove termina<br />

il linguaggio. O meglio, dove ha fine il<br />

verbo istituzionale ed inizia il metalinguaggio,<br />

in pratica una sorta di codice che cerca di analizzare<br />

e descriverne un altro. In concreto: se si scrive sul<br />

display del cellulare TVTB (Ti Voglio Tanto Bene)<br />

diretto alla propria compagna di banco, la più carina,<br />

la più cretina, come cantava Venditti, significa prima di tutto un sentimento,<br />

poi l’esecuzione la più rapida possibile di funzioni semantiche,<br />

effettuata nell’era della velocità a tutti i costi, chiaramente alla<br />

faccia della direzione. Allora, in un periodo in cui tutto deve essere il<br />

più immediato, diretto ed efficace possibile, da blitzkrieg, si tende ad<br />

un tipo di comunicazione il più possibile visiva , all’immagine diretta<br />

(il sole che ride sulle messaggerie per compendiare un sentimento).<br />

La comunicazione prevalente dunque è quella dell’immagine, in un<br />

linguaggio ovviamente trasversale, più comunicativo e semantizzato<br />

(denso di significati). Pertanto, anche nello scritto s’intende convogliare<br />

un sistema di segni che enfatizzi il concetto, che l’accentui<br />

in modo da renderlo visivo e percepibile. Per fare un esempio,<br />

l’uso smodato che si fa nella lingua corrente della locuzione “tra<br />

virgolette”, imitata talvolta dagli americani con l’oscillazione delle<br />

due+due dita interessate, viene a potenziare il significato del concetto<br />

indicato, come se fosse rafforzato ed accresciuto il suo campo<br />

semantico, reso anzi ridondante. Ciò corrisponde ad<br />

un altro imperativo categorico della comunicazione<br />

odierna, oltre a quella della velocità: l’economia<br />

linguistica. Infatti, si esprime di più con un minore<br />

impiego di parole; l’abbreviazione, l’ellissi, l’ammissione,<br />

il sottinteso, sono affidati a segni di un codice<br />

trasversale in un uso soprattutto nei mezzi telematici,<br />

computer e cellulari, diffusisi poi rapidamente in<br />

tutti i contesti di scrittura, infine nel parlato. Dal web<br />

alle labbra, il passo è breve. È un fenomeno che getta<br />

un ponte ideale tra i media tecnologico-scientifico,<br />

dicembre 2009<br />

di Maurizio Di Biagio<br />

basati sull’efficacia visiva di azioni comunicative non verbali, e le<br />

varie tipologie e modalità di scrittura più o meno tradizionali, incentrate<br />

sull’espressività verbale. Sicuramente, le virgolette usate<br />

in funzione enfatizzante, esaltano quella che Jakobson (Linguistica<br />

e poetica, 1972) ha definito “la funzione espressiva” del linguaggio,<br />

e non solo, anche la sua funzione “conativa” e “fàtica”. Nel parlato<br />

si tende a riprodurre la stessa funzionalità che si attribuisce alla<br />

parola scritta, con i medesimi obiettivi; ne è testimonianza quella<br />

serie di espressioni, di frasi fatte, che derivano dai segni scritti:<br />

“punto e basta”, “puntini puntini”, senza cambiare una virgola,<br />

(detto) fra parentesi, (detto) fra virgolette ecc.<br />

Si tratta di un uso metalinguistico (si usa la lingua per parlare<br />

della lingua) che riflette, in fondo, un atteggiamento sociale molto<br />

diffuso: essere autoreferenziali, un po’ individualisti e un po’<br />

narcisi, prendendo se stessi come punto di riferimento e oggetto<br />

del discorso. Dunque, i segni linguistici diventano indicatori sociali<br />

ed antropologici. Ad esempio, la tendenza a trasferire i segni da un<br />

codice all’altro, e dallo scritto al parlato, letta in chiave sociologica,<br />

può essere assunta come spia di un’abitudine ad omologare, ad<br />

unificare. La trasversalità come segno del fenomeno<br />

dell’interscambialità tipica della società di<br />

massa.<br />

Altra chiave di lettura per la locuzione “tra virgolette”<br />

è sicuramente quella di una sorta di rifugio, di zona<br />

franca, dove poter celare eventuali offese che non si<br />

ha il coraggio di esternare, ricorrendo appunto alla più<br />

tranquilla e vigliacca funzione semantica, smorzando<br />

così le eventuali proteste che potrebbero derivare da<br />

tali enunciazioni: l’ho detto tra virgolette, quindi se vogliamo, l’offesa<br />

perde anche di consistenza espressiva. Con “tra virgolette”, dunque,<br />

si cerca di indorare la pillola, si cerca di dire quello che non si potrebbe<br />

dire; una moderna vigliaccheria, in fondo.<br />

Per quanto riguarda l’uso delle parentesi, esso riflette l’esigenza<br />

un po’ schizofrenica della nostra società, intendendo da una parte<br />

velocizzare la comunicazione, e dall’altra rispondere ai canoni<br />

della retorica classica di cui siamo ancora i figli. Figli di Cicerone<br />

e di Ovidio, per cui ci portiamo dietro la tendenza a precisare, ad<br />

essere quasi filologici, posizionando tra parentesi quello che soddisfa<br />

quest’ultima esigenza, che però, messo di seguito nel discorso,<br />

andrebbe contro l’obiettivo primario della rapidità.<br />

Vogliamo includere in meno tempo possibile un numero maggiore<br />

di concetti e precisazioni. Anche se, come dichiarava Giuseppe<br />

Prezzolini, il tempo è la cosa che più abbonda in Italia, visto lo<br />

spreco che se ne fa. u


L’AZIENDA E LA SUA MISSION<br />

La Julia Servizi Più è una società, con capitale pubblico, specializzata nella fornitura di gas metano ad uso civile e industriale, con<br />

10.000 clienti già serviti e 14 milioni di metri cubi annui erogati nella provincia di Teramo.<br />

La società è nata nel 2004, a seguito della liberalizzazione del mercato del gas naturale, disposta dal Decreto Legislativo 23 maggio 2000 n. 164.<br />

L’obiettivo primario della Julia Servizi Servizi Più Più è rispondere rispondere alle esigenze di gas metano nel territorio, garantendo garantendo un servizio efficiente efficiente e<br />

qualificato a costi convenienti.<br />

Si tratta di una società di proprietà del Comune di Giulianova che svolge, in in collaborazione con l’amministrazione comunale, anche<br />

un importante importante ruolo ruolo in ambito ambito sociale, attraverso una serie serie di agevolazioni agli utenti che vivono in condizioni economicamente<br />

disagiate.<br />

L’attività di Julia Servizi Più si basa su:<br />

• rapporto diretto con la clientela;<br />

• sconti tariffari sul costo del gas;<br />

• fatturazione mensile o bimestrale;<br />

• fatturazione costante dei consumi con conguaglio di fine anno;<br />

• rateizzazione dei pagamenti;<br />

• pagamento tramite domiciliazione bancaria o postale;<br />

• pagamento tramite sportelli provinciali della SOGET Spa senza costi aggiuntivi,<br />

e altre soluzioni personalizzate per favorire e agevolare le famiglie e le imprese clienti.<br />

JULIA SERVIZI PIÙ ARRIVA A TERAMO<br />

Con lo stesso spirito e i medesimi obiettivi aziendali e sociali, Julia Servizi Più si affaccia sul mercato della città di Teramo,<br />

proponendo le proprie offerte commerciali a privati, imprese ed enti, con servizi innovativi e personalizzati, in grado di soddisfare<br />

le esigenze di tutti.<br />

L’offerta di Julia Servizi Più agli utenti di Teramo porterà RISPARMIO e QUALITÀ nei servizi; sarà sempre possibile il contatto<br />

diretto con il personale dell’azienda, nonchè concordare tempi e modalità di pagamento delle bollette, per rispondere al meglio alle<br />

esigenze di ognuno.<br />

I clienti di Julia Servizi Più hanno a disposizione un sito internet per ricevere <strong>info</strong>rmazioni specifiche, richiedere un appuntamento o<br />

contattare l’azienda, proporre variazioni al contratto o alla gestione dell’utenza, richiedere ulteriori preventivi, segnalare inefficienze<br />

o proporre iniziative utili al miglioramento del servizio, ecc. Ciò nell’ottica del CONTATTO DIRETTO e quotidiano tra l’azienda di<br />

erogazione e l’utente.<br />

Per essere CLIENTI di Julia Servizi Più è sufficiente sottoscrivere un contratto, senza apportare alcuna modifica al proprio impianto<br />

in casa o in azienda. L’erogazione del gas metano continuerà come sempre, ma avverrà a opera di un altro fornitore, Julia Servizi Più,<br />

con un significativo risparmio e migliori servizi.<br />

Julia Servizi Più<br />

Corso Garibaldi, 65 - 64021 Giulianova (Teramo)<br />

Tel. 085 8001111 - 085 8007651 • Fax 085 8025783<br />

commerciale@juliaservizi.it<br />

www.juliaservizi.it


pag<br />

14<br />

In Europa<br />

…l’Europa<br />

dei pochi<br />

e noi contiamo: niente!<br />

Siamo rimasti indignati quando abbiamo saputo che lo<br />

zuccherificio “Sadam” di Celano ha chiuso i battenti; così<br />

anche quello di Fermo e molti altri ancora.<br />

Beh, si dirà, la crisi colpisce ovunque. Sicuramente, ma c’è<br />

dell’altro. Più avanti la spiegazione.<br />

Siamo rimasti sorpresi quando la candidatura a “Mister PESC” ,<br />

l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea,<br />

dell’On. Massimo D’Alema è naufragata malamente.<br />

La carica<br />

è andata<br />

a tale<br />

Catherine<br />

Ashton, una<br />

carneade<br />

britannica<br />

che non è<br />

mai stata né<br />

Premier del<br />

suo Paese,<br />

né ministro<br />

degli esteri,<br />

come invece ha fatto “il duro”.<br />

L’attuale Primo Ministro inglese, Gordon Brown, ha candidamente<br />

ammesso in conferenza stampa che la signora Ashton<br />

farà gl’interessi dell’Inghilterra! Grazie! Complimenti!<br />

Qualcuno gli spieghi che l’UE è composta di altri ventisei Stati!<br />

No, non è questa l’Europa che avrebbe voluto Alcide De Gasperi:<br />

oggi guai a parlare della tanto strombazzata Costituzione<br />

europea, si è ripiegato sul Trattato di Lisbona.<br />

Le grandi decisioni passano tutte sopra le nostre peninsulari<br />

teste: l’asse franco-anglo-tedesco, con qualche intromissione<br />

di Olanda e Belgio, è la colonna de-portante di questa strana<br />

opera di colonizzazione.<br />

Così la grande potenza industriale italiana, mentre i nostri<br />

politici litigano fra di loro sul sesso degli angeli, vede sfilarsi da<br />

sotto il muso ogni decisione importante.<br />

L’On. Casini ha affermato che “in Europa contiamo pochino”;<br />

altri hanno risposto che in cinque anni di Presidenza della<br />

Camera dei Deputati avrebbe potuto fare qualcosa per farci<br />

contare “un massimino” in più.<br />

A livello monetario l’UE è quasi fatta, tuttavia… perché l’Inghilterra<br />

ha mantenuto la sterlina?<br />

Perché molti trattati sono passibili di tantissime eccezioni?<br />

dicembre 2009<br />

di Ivan Di Nino<br />

Perché si è avuta paura di inserire nella Costituzione, ormai<br />

poco più di un esercizio stilistico, le radici giudaico-cristiane<br />

dell’Europa?<br />

Perché, mentre si parla di liberalizzazione delle arti e dei<br />

mestieri da praticare in tutti e ventisette i Paesi qualunque sia<br />

quello di provenienza, un avvocato di Martinsicuro ha bisogno<br />

di un collega “corrispondente” se deve tenere un’udienza a San<br />

Benedetto?<br />

Perché si parla di una sola Comunità quando poi alle Poste, se<br />

una raccomandata deve andare in Francia, ci danno in mano un<br />

“cedolino” diverso dal solito, perché “va all’estero”?<br />

Come si vede, dalla macroeconomia ai semplici servizi quotidiani,<br />

sono molte le cose risibili.<br />

Inutile scrivere poi dei Regolamenti europei i quali sono di<br />

gerarchia superiore alle leggi statali.<br />

Le seguenti idiozie sono vere: definizione di cosa sia una vestaglia<br />

da notte; quanto deve essere alto un bassotto dal garrese<br />

all’ano per definirsi tale; come deve essere la curvatura delle<br />

banane.<br />

Mai più senza: a fronte di queste importantissime normative è<br />

ovvio che questi signori non abbiano tempo per stipulare interessanti<br />

accordi commerciali con l’Africa, così come ha fatto la<br />

Cina, o con la ricchissima penisola arabica.<br />

Pericolosissimo anche addentrarsi negli sprechi degli organi<br />

comunitari che spendono la maggior parte del denaro a loro<br />

destinato in auto sopravvivenza, nonché di quelli dei Paesi<br />

Membri, Italia in testa, nel non saper richiedere o sfruttare i<br />

finanziamenti graziosamente concessi dall’Unione.<br />

Ancora, quando i quattrocento milioni di elettori si recano alle<br />

urne per eleggere il parlamento di Strasburgo, mandano in<br />

questa gigantesca aula 732<br />

persone gentilmente pagate<br />

dalle nostre tasse: i signori<br />

europarlamentari sono<br />

stipendiati in base a quello<br />

che prendono gli onorevoli<br />

“nazionali” dei Paesi d’origine.<br />

Chi prende di più? Che<br />

domande…gl’italiani, ovvio!!!<br />

“Adesso c’è l’Unione Europea!<br />

Un disoccupato di Teramo può andare a fare il disoccupato a<br />

Bonn!!!” (B.Grillo)<br />

P.S. Sono il solito sbadato! Gli zuccherifici italiani sono stati<br />

chiusi per imposizione della Polonia la quale, ancor prima di<br />

entrare nell’UE, ha dettato le sue regole: non tollereremo la<br />

messa in discussione dei nostri stabilimenti. Il problema è che<br />

a farne le spese non sono stati i politici nostrani ma numerosi<br />

ed onesti lavoratori. Non è vero che valiamo pochino; in realtà<br />

non contiamo un c…avolino di Bruxelles!<br />

Un salutone a tutti gli amici di ‘<strong>Teramani</strong>’:<br />

che le cose migliori di quest’anno<br />

possano essere le peggiori del 2010! u


le quattro frecce<br />

Facciamo<br />

finta<br />

…che sia un alibi<br />

Nel corso dei millenni,<br />

per far fronte ed agire<br />

contro le aggressioni<br />

di ambienti naturali ostili e<br />

sfavorevoli alla sopravvivenza,<br />

oltre che alla variabilità<br />

genetica, l’uomo, per la<br />

propria permanenza in vita,<br />

ha dovuto far ricorso inevitabilmente<br />

anche alla variabilità<br />

culturale. Un esempio vale<br />

tanto: le misure di previdenza<br />

applicate al concetto e<br />

natura della forza d’attrazione<br />

gravitazionale. Ed ecco qua<br />

spuntare, ovunque, dalla<br />

mattina alla sera, le mensole.<br />

Tante consolle, ripiani e scaffali a governare il nostro piccolo<br />

universo quotidiano fatto di cose da non lasciare cadere a terra.<br />

Trascorsi i secoli all’ombra delle crociate, della caccia alle<br />

streghe, dell’oscurantismo, si è così giunti ad una situazione<br />

più matura. Il secolo della rivoluzione industriale, del riscatto<br />

dall’oppressione, della disfatta delle arretratezze mentali. Le<br />

idee geniali hanno contribuito da sempre a cambiare il mondo<br />

che ci circonda. Premere l’indice della mano sulla tempia,<br />

scaglia un’immagine netta dentro la testa: una lampadina<br />

accesa ad indicare che finalmente hai trovato la soluzione che<br />

cercavi.<br />

Scaltro come nessun altro, all’automobilista evoluto, in…zzato<br />

come una bestia, le lampadine non mancano di certo. Le quattro<br />

frecce hanno risolto tutti i suoi problemi. Un animale in<br />

pena, ingabbiato dentro una scatola di lamiera ad imprecare<br />

divinità insospettabili, seppure con l’aria condizionata. E, una<br />

volta girata la chiave sul cruscotto, non importa se sei leone o<br />

gazzella: sicuramente, è meglio che cominci a correre.<br />

Una pedata sull’acceleratore e via andare. Alle Poste ci metti<br />

un minuto, tanto lasci le frecce accese. Non essere sciocco,<br />

mica ci vuole un anno per il caffè al bar?! Aspetta in macchina<br />

ché ci ho le frecce messe. In seconda fila non ci parcheggio<br />

mai. Piuttosto, la lascio in mezzo alla strada; tanto a quest’ora<br />

non passa nessuno. Scusa, non vedi le luci: se viene qualcuno,<br />

digli di non rompere. Torno subito!<br />

Basta un pugno di lampadine intermittenti, come a Natale, e<br />

dicembre 2009<br />

di Mimmo Attanasii<br />

qualsiasi comportamento inopportuno si legittima magicamente.<br />

A volte, però, il pugno se lo tirano sul muso, durante<br />

i diverbi simulati ad arte, nei teatrini inscenati lungo la via.<br />

Risolvere contrasti di opinioni su un immaginario codice della<br />

strada, redatto all’impronta, a seconda delle esigenze personali.<br />

Fino a che non arriva, provvidenzialmente, quel qualcuno<br />

da lontano, che sa tutto di tutto, ad infiammare gli animi, per il<br />

gran finale della scena madre.<br />

Risalita furibonda in macchina. La portiera da sbattere, non<br />

prima di aver invitato i commedianti ad andare, in fila tutti<br />

e di corsa, a quel paese. Fuori dal finestrino, il braccio teso<br />

con il palmo della mano ad indicare lassù e l’altro di forza a<br />

controsterzo, lasciando sull’asfalto quattro dita di sgommata<br />

puzzolente. Giusto così, per far sentire l’aria che tira.<br />

Facciamo finta di non aver capito come stanno veramente le<br />

cose. Facciamo finta che non tutti si comportano allo stesso<br />

modo. Facciamo finta che noi invece certe cose non le faccia-<br />

mo mai. Facciamo finta di non esserci resi conto di quanto sia<br />

poco ingegnoso affidarsi a banali espedienti luminosi pur di<br />

calpestare liberamente i diritti degli altri.<br />

Ed infine, facciamo finta pure di non esserci accorti che quelle<br />

benedette quattro frecce di posizione sono, in realtà, rigorosamente<br />

sei.<br />

E adesso, a quei furbacchioni al volante, chi glielo dice che<br />

non sanno nemmeno contare? u<br />

pag<br />

15


pag<br />

16<br />

il traffico<br />

Una giocata disperata di un euro al Superenalotto e vieni<br />

preso, se ti va bene, per uno sprovveduto, incapace di<br />

calcolare l’irrisoria percentuale di vincita che il Monopolio<br />

di Stato ti elemosina. Una su un milione o su un miliardo. Se poi<br />

però ti azzardi a dire che non ce la fai più a vivere in una società<br />

divisa, rissosa, fortemente individualista, pronta a svendere i<br />

minimi valori di solidarietà<br />

e di onestà, in cambio di un<br />

riconoscimento degli interessi<br />

personali, di prebende<br />

discutibili; di carriere feroci<br />

fatte su meriti inesistenti, a<br />

meno che non sia un merito<br />

l’affiliazione, politica, di clan,<br />

familistica (Pier Luigi Celli, direttore<br />

generale della Luiss, Lettera al figlio,<br />

La Repubblica, del 30 novembre 2009)<br />

e perciò quasi quasi te ne<br />

vorresti proprio scappare<br />

all’estero, allora ti accusano<br />

di pusillanimità, di vigliaccheria, senza che nessuno tenga più<br />

conto di quelle irritanti equazioni sulle probabilità impossibili di<br />

riuscita nei giochi d’azzardo, sulle scempiaggini di provare da<br />

soli a cambiare questo mondo. Ed è qui che entrano in gioco i<br />

sistemisti. Gli strozzini della morale, gli usurai del finto pudore a<br />

mandare inceneriti, sugli altari illusori della speranza, i patrimoni<br />

degli animi semplici.<br />

Mattina presto, per la calata di San Giuseppe, l’autista di uno<br />

scuolabus si accalora con un collega, in mezzo alla strada: “…ma<br />

allora? Il servizio è buono… dimmi, è buono o no?<br />

dicembre 2009<br />

Fischia…<br />

che ti passa!<br />

tolleranza zero!<br />

di Mimmo Attanasii<br />

Questo gli dobbiamo dire! E poi… ma quando ce lo dai lo stipendio?!”<br />

Mentre, dall’altro lato della strada, un automobilista risponde<br />

con magnificata cortesia ad un saluto, strombazzando come<br />

da corteo nuziale. Il pensionato con la paletta rossa sulle strisce<br />

pedonali a far attraversare i bambini delle elementari gesticola<br />

energicamente complimentandosi con un inchino impertinente<br />

a chi vorrebbe entrare con la macchina nell’aula del figlioletto,<br />

ché ormai gli si è fatto troppo tardi. Qualcun altro, con l’amaro in<br />

bocca della prima sigaretta, e ce la vuole sempre dopo il caffè, se<br />

la ride di gusto dinanzi all’improvvisato siparietto di strada, prima<br />

di correre a spostare l’automobile parcheggiata a casaccio, tra<br />

un passo carrabile e un vaso monumentale di piante secche e<br />

immondizie varie. Una giornata che il Mulino bianco difficilmente<br />

pubblicizzerebbe, ma un paio di litri di Tavernello potrebbe essere<br />

sufficiente a mandare giù i rospi inghiottiti vivi, da non farti bastare<br />

una scatola di Maalox.<br />

Raccontare ancora su queste pagine della situazione disastrosa<br />

del traffico cittadino sarebbe come dire che non abbiamo più<br />

argomenti, quindi dobbiamo ripeterci in cose già mille volte dette.<br />

Ma a dire, a proclamare, non siamo soli. Il nostro Borgomastro,<br />

in tempi assai sospetti, ha pubblicato solennemente l’annuncio<br />

indeclinabile sulla Tolleranza zero! Guai a chi non rispetterà le<br />

regole del codice stradale. Quali guai? Forse quelli mai capitati<br />

tra capo e collo ad un pubblico amministratore che, ogni giorno<br />

che ha fatto Dio, parcheggia il suo Suv metallizzato in una via del<br />

centro, di fianco a un edificio storico, indubitabilmente richiamato<br />

da improrogabili impegni, tanto da fargli esibire sul cruscotto di<br />

radica un permesso comunale, che andrebbe negato a chiunque<br />

in quella zona, soprattutto a chi poi corre in tv a contestare le proprie<br />

infrazioni a debito degli altri cittadini. Gli annunci incaponiti<br />

di chi ci governa, che si rincorrono sulla stampa, sui media, assomigliano<br />

sempre di più a quelle effimere, fragili brochure design<br />

alla teramana, condite d’allegorie, parabole eccessive, simboli e<br />

figure mai pertinenti alla realtà delle cose.<br />

Chi si ricorda del MagnaTeramo? Una rassegna enogastronomica<br />

di qualche anno fa, che non ha avuto, diciamolo pure, una<br />

buona riuscita. Ma se adesso mostrassimo ad un forestiero


l’enfatizzante pamphlet a colori di quella<br />

manifestazione sulla cucina tradizionale,<br />

questi penserebbe immancabilmente ad<br />

un avvenimento inenarrabile, da non farsi<br />

sfuggire dalle mani. Un’altra efficace brochure<br />

design alla teramana è stata la solenne<br />

notificazione in un nostrano salotto<br />

televisivo sull’apertura al pubblico, i primi<br />

di dicembre, del parcheggio sotterraneo di<br />

Piazza Dante: stanno ancora scavando con<br />

le mani! E la gente che fa? Parcheggia.<br />

Ovunque.<br />

In ogni dove, basta che ci si entri e ci sia lo<br />

spazio, comodo, per poter scendere senza<br />

strusciare il culo sul muro stonacato. Un<br />

reportage della Rai, che ammoniva motociclisti<br />

indisciplinati che sostavano sopra i<br />

marciapiedi, ostacolando il passaggio dei<br />

pedoni e l’accesso ai negozi, è stato trasmesso<br />

in coda al tg qualche sera fa, fra lo<br />

stupore e la rassegnazione dello speaker<br />

nel constatare l’arroganza di un individuo<br />

sorpreso nell’infrazione, che minacciava<br />

di denunciare il giornalista se insisteva<br />

nelle riprese. Ai margini dell’inquadratura,<br />

Lettera di<br />

una mamma<br />

Ciò che accade la mattina all’entrata di scuola in Via Veneto.<br />

Incrocio Via dei Funari – Porta Romana, scuola<br />

elementare San Giuseppe, ore 8,15…<br />

Strombazza violentemente un clacson: Poh! Poh! Poh!...<br />

Dall’altro lato della strada una giovane donna risponde al<br />

saluto della signora alla guida del veicolo<br />

strombazzante… e parcheggia con prepotenza<br />

“in mezzo alla strada”. Un signore<br />

dal lato della giustizia le dice: “Ma tanta<br />

pust ssavvicine prubbie ‘ssammezz ti<br />

mass signò?”<br />

Escono dall’elegante auto tre vecchie ragazze<br />

che sottolineano come il loro antico<br />

sonno debba essere interrotto da un bel<br />

caffè al bar a fianco ed invitano il bravo<br />

transitavano indifferenti i tutori dell’ordine.<br />

A Teramo, hanno riconsegnato al Corpo<br />

della Polizia Municipale fondina e rivoltella;<br />

un sicuro deterrente per chi si mette<br />

in doppia fila o passa col rosso: finire impallinati<br />

per una multa da 50 euro pare a<br />

tutti eccessivo. Qualcuno, però, crede che<br />

forse sarebbe il caso di comprare dei nuovi<br />

fischietti alle nostre guardie di piazza: un<br />

trillo energico, che ti entra nel cervello a<br />

svegliare antichi timori, a scoprirti i nervi,<br />

a farti notare, e ciò che è peggio a farlo<br />

notare anche agli altri, che stai sbagliando<br />

alla grande. Riportarti indietro a quando<br />

signore,<br />

sostenitore<br />

di parcheggi<br />

regolari, ad<br />

unirsi a loro.<br />

Riesco ad<br />

arrivare sulle<br />

eri bambino e ti sporcavi le mani con la<br />

marmellata della nonna. Arrossendo<br />

in volto. Un rossore che di rado compare<br />

sulle guance, in questo strano<br />

tempo che ci tocca di vivere insieme.<br />

«Giuva’, Giuva’… m’arpurte nu fischiatte<br />

mo che vi a Rome?».<br />

«…mo vedame, Carlu’, mo vedame».<br />

«Giuva’, Giuva’… ecchete li solde, m’arpurte<br />

nu fischiatte?».<br />

«Tu scì ca fischie, Pasqua’! Tu scì ca<br />

fischie!». u<br />

strisce destreggiandomi con zaino in spalla e bimbo a fianco,<br />

tra l’ingorgo aggrovigliato e puzzolente; attraverso la strada<br />

ed a nulla vale il segnale di Alt della paletta del signore che<br />

con tanta buona volontà prova a fermare la Panda azzurra<br />

guidata da una mamma come me ed una bimba al suo<br />

fianco. Indietreggio con attenzione affinché la signora non mi<br />

investa e nello stesso tempo mi preoccupo di non infastidire<br />

la Twingo dietro di me che parcheggiata sulle strisce fa<br />

scendere il pargolo per condurlo a scuola. Mi becco lo sguardo<br />

trucido della signora con la Panda che sembra dirmi:<br />

“Ma guarda questa che maleducata!”<br />

Tutto ciò accade regolarmente ogni mattina quando accompagno<br />

mio figlio a scuola. Mi chiedo se<br />

quella bambina con la mamma pirata,<br />

un giorno seguirà o meno il suo esempio;<br />

se quelle vecchie ragazze da bambine<br />

o da adolescenti abbiano o meno<br />

imparato magari facendo i cruciverba il<br />

vivere civile e mi chiedo con più profonda<br />

tristezza se quel signore, che ogni giorno<br />

puntualmente accompagna dai dintorni<br />

di Teramo i nostri bambini come un<br />

orologio svizzero per nove mesi, del<br />

pulmino, che ripassa come una poesia<br />

la domanda da fare al suo datore dei lavoro quando avrà ciò<br />

che gli spetta, se da piccolo abbia avuto il papà ad insegnargli<br />

onestà e rispetto per gli altri. Il suo capo di certo no. Mi chiedo<br />

anche, ogni giorno, con quale nome chiamare l’epoca che<br />

stiamo vivendo. Sempre più mi domando se faccio bene o<br />

male a far crescere i miei figli in un ambiente così retrogrado<br />

e maleducato.<br />

Marilena Gelsumino u<br />

pag<br />

17


pag<br />

18<br />

l’oggetto del desiderio<br />

L’anello di<br />

fidanzamento<br />

L’ oggetto del desiderio di questo Santo Natale è:<br />

“L’anello di fidanzamento “.<br />

Knut Hamsun, poeta e romanziere norvegese, ci regala un<br />

breve racconto sull’anello di fidanzamento. Un racconto arguto, piacevole<br />

e non privo di una sottile vena di umorismo.<br />

«Vidi una volta in società una giovane dama innamorata.<br />

I suoi occhi erano allora due volte azzurri e due volte brillanti e essa non<br />

riusciva a nascondere il suo sentimento.<br />

Chi amava? Quel giovane signore là presso la finestra, il figlio del padrone<br />

di casa, un uomo in uniforme e con una voce di leone. E, Dio! come gli occhi<br />

di lei carezzavano quel giovane e quant’era turbata, seduta sulla sedia.<br />

Quando a notte andammo a casa dissi, perché la conoscevo bene:<br />

- Che splendida nottata, cara! Ti sei divertita stasera? - E per andare<br />

incontro al suo desiderio mi trassi dal dito l’anello di fidanzamento e<br />

continuai:<br />

- Guarda, questo tuo anello s’è fatto per me troppo stretto, mi stringe. Se<br />

me lo facessi allargare?.. Essa stese la mano e bisbigliò: dammelo, così<br />

lo si potrà ingrandire. E le detti l’anello.<br />

Un mese dopo la incontrai di nuovo. Le volevo chiedere l’anello, ma<br />

lasciai perdere. Non c’è urgenza, pensai, lasciamole un po’ di tempo, più<br />

di un mese. Poi ella guarda per la strada e dice: - vero: l’anello.<br />

Sono stata sfortunata con quell’anello, l’ho lasciato in qualche posto, l’ho<br />

dicembre 2009<br />

SERA<br />

EMOZIONI D’ARREDO<br />

Rende più caldo il tuoNatale o<br />

di Carmine Goderecci<br />

di Oro e Argento<br />

perduto. E sta ad aspettar la mia risposta.- Sei in collera<br />

con me? - chiede turbata. No, - rispondo. Oh, come se ne<br />

andò leggera, perché non ero in collera. Cosi passò un anno<br />

intero. Ritornai nelle vecchie strade; e una sera andavo attorno<br />

per una nota, una ben nota via. Allora essa mi venne incontro, ed<br />

aveva gli occhi tre volte azzurri e tre volte brillanti; ma la sua bocca<br />

s’era fatta molto grossa e tanto pallida. Ella mi gridò per la via: - Ecco<br />

il tuo anello, l’anello di fidanzamento. L’ho ritrovato, amor mio, e l’ho<br />

fatto ingrandire. Ora, non ti stringerà più. - Detti un’occhiata alla donna<br />

abbandonata e alla sua bocca, grande, pallida E guardai l’anello.<br />

- Oh - dissi. e feci un profondo inchino - siamo proprio disgraziati con<br />

l’anello. Ora è troppo largo. -»<br />

L’anello di fidanzamento, si sa, è un pegno d’amore, significa abbandono<br />

e promessa, sta lì a simboleggiare sentimenti veri, desiderio di<br />

famiglia, progetti condivisi per la vita. L’anello di fidanzamento è il dono<br />

simbolo per antonomasia della promessa di matrimonio che la futura<br />

sposa indosserà all’anulare della mano sinistra. Secondo la tradizione<br />

popolare, da quel dito si credeva partisse una vena collegata al cuore.<br />

Gli anelli più classici sono il solitario, la riviera con brillanti o il trilogy,<br />

composto da tre diamanti simbolo di amore passato, presente e futuro.<br />

La tradizione di regalare un diamante come anello di fidanzamento è<br />

rimasta viva nei secoli. Il solitario è diventato quasi una tappa fissa nel<br />

cammino del matrimonio stesso: basti pensare che oggi circa l’80%<br />

delle future spose riceve un diamante come anello di fidanzamento!<br />

La futura sposa potrà a sua volta ricambiare il gesto, offrendo al suo<br />

principe azzurro un orologio da polso o da taschino, un paio di gemelli,<br />

ad esempio, anche se di famiglia Le possibilità sono diverse, purché si<br />

ratti di un oggetto destinato a rimanere nel tempo. u


pag<br />

20<br />

dicerie<br />

Palazzo<br />

Crolla<br />

esercizi di…equilibrismo<br />

I<br />

n una nota diffusa nei giorni scorsi dalle agenzie di stampa, il<br />

cavalier Giacomo Crolla, conosciuto imprenditore della zona,<br />

ha dichiarato di aver provveduto ad avviare le procedure occorrenti<br />

per le opere di rifacimento e risanamento dell’immobile di<br />

proprietà in questione, situato nei pressi del centro storico.<br />

La ristrutturazione ed il restyling, che interesseranno nei prossimi<br />

mesi tutto l’edificio, saranno posti sotto la direzione e coordinamento<br />

della Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici. Inoltre, visto<br />

che all’interno di tale ambito urbanistico sono ammessi esclusivamente<br />

interventi funzionali all’esercizio dell’attività svolta nel<br />

rispetto di indici e parametri adeguati alle esigenze e, ribadito oltre<br />

a ciò, laddove ce ne fosse stato ancora bisogno, che nell’area di<br />

rispetto non è lo stesso consentita alcuna nuova fabbricazione o<br />

extra note linguistiche<br />

Io crollo,<br />

tu crolli,<br />

egli crolla<br />

di Chenecco Lanzi<br />

La caratteristica del linguaggio giornalistico nelle locandine<br />

dei giornali (cosiddetti “strilli”) è di essere a metà tra la<br />

lingua colta e la lingua parlata, ma soprattutto destinato a colpire<br />

l’attenzione del lettore su fatti accaduti o che si ipotizza possano<br />

accadere. Ciò, però, non deve prevaricare le regole basilari della<br />

lingua italiana, soprattutto quelle che regolano l’uso dei modi finiti<br />

e indefiniti dei verbi. Ad esempio non posso scrivere:<br />

“Crolla palazzo in centro”<br />

usando l’indicativo, quando questo palazzo è in piedi o magari è<br />

stato solo puntellato. Così facendo si presenta strumentalmente<br />

l’azione come reale, oggettiva. Accaduta!<br />

Sarebbe corretto scrivere:<br />

“Pericolo di crollo: puntellato palazzo in centro”<br />

A meno che l’espressione usata per diffondere la notizia,<br />

<strong>info</strong>ndata, dell’”avvenuto crollo”, negli intenti di chi ha scritto<br />

sarebbe dovuta servire ad altri scopi che non siamo in grado di<br />

congetturare. u<br />

dicembre 2009<br />

Tratto da<br />

“Il Miele”<br />

di Tonino<br />

Guerra<br />

Maggioli Editore<br />

Canto Trentacinquesimo<br />

di Mimmo Attanasii<br />

innalzamento e superfetazioni varie,<br />

l’imprenditore ci tiene a puntualizzare<br />

prontamente su dubbi e problemi<br />

degli argomenti, già sollevati a tempo<br />

indebito da altri soggetti, con punte<br />

di polemica spicciola e fastidiosa. Ed<br />

è per questo che ora invita tutta la<br />

cittadinanza a non lasciarsi più suggestionare<br />

da notizie e strilli giornalistici<br />

su ipotizzabili e soprastanti sconvolgimenti<br />

del quadro territoriale: “Palazzo Crolla - lungo il corso<br />

vecchio della città.” Punch lines! u<br />

Acqua, fuoco e poi la cenere<br />

e le ossa dentro la cenere,<br />

l’aria trema attorno alla Terra.<br />

Dove sono le foglie verdi, l’erba, i piselli<br />

col dito delle donne che li staccava dalla buccia?<br />

Dove sono le rose e la chitarra, i cani e i gatti,<br />

i sassi e le siepi di confine,<br />

le bocche che cantavano, i calendari, i fiumi,<br />

e le tette piene di latte? Dove sono le favole<br />

se le candele spente non fanno più lume?<br />

Dov’è il Tempo con tutti i giorni della settimana,<br />

le ore e i secondi che battono?<br />

Il Sole gira e si muovono le ombre<br />

della roba che sta ferma.<br />

E io dove sono? Dov’è il tale?<br />

Venezia che si è affogata<br />

è un mucchio di ossa bianche sotto il mare.<br />

Ma verrà il giorno che dalla porta del cielo<br />

cadrà giù una voce dentro la polvere.<br />

Comanderà che venga fuori l’uomo<br />

che ha inventato tutto quanto:<br />

la ruota, gli orologi, i numeri,<br />

e le bandiere per le strade.<br />

Allora si alzerà Adamo e a testa alta<br />

andrà sotto quella Luce Grande<br />

per dire che il miele che ci ha dato<br />

era in cima a una spada.


dura lex sed lex<br />

delle festività natalizie ci offre lo spunto<br />

di commentare una gustosa e spiritosa vicenda giudi-<br />

L’approssimarsi<br />

ziaria, il cui oggetto del contendere è stato “ lesioni per<br />

lancio di piatti durante un cenone di fine d’anno”.<br />

Questi i fatti che hanno dato adito alla controversia.<br />

Durante il cenone di fine anno del 1983, scoccata<br />

la mezzanotte, alcuni avventori, memori<br />

di un celebre film di Totò (Totò, Peppino e i<br />

fuorilegge. Ndr), cominciarono a lanciarsi<br />

reciprocamente i piatti da mensa. Purtroppo<br />

uno degli avventori, colpito di rimbalzo da una<br />

scheggia di un piatto frantumatosi a terra, festeggiò<br />

il nuovo anno con il ricovero al pronto<br />

soccorso per ricevere le prime cure ad un<br />

occhio rimasto offeso. Lo sfortunato cliente<br />

accusò delle lesioni arrecategli la titolare del<br />

ristorante per “aver fornito i piatti al danneggiante”.<br />

Accolta la domanda in primo grado e condannata la ristoratrice a<br />

risarcire l’attore dei danni occorsi in quella memorabile serata,<br />

la decisione fu totalmente ribaltata dalla Corte di appello che<br />

ha escluso qualsiasi responsabilità della ristoratrice, dovendo<br />

la causa del sinistro ascriversi unicamente in capo a colui che<br />

materialmente lanciò il piatto.<br />

La sentenza del giudice di appello, portata all’esame della<br />

dicembre 2009<br />

Avviso ai<br />

festeggianti<br />

storie di fine anno<br />

note linguistiche<br />

di Maria Gabriella Di Flaviano<br />

Le Interiezioni<br />

Avolte, parlando, noi mettiamo in mezzo al discorso<br />

(messo in mezzo, frapposto, in latino si diceva<br />

proprio “interiectus”) delle parole isolate che esprimono in<br />

forma esclamativa, i nostri sentimenti di gioia, di dolore, di<br />

sorpresa, di paura, di desiderio, ecc…<br />

Nel gruppo delle esclamazioni distinguiamo tre sottogruppi:<br />

- Le interiezioni proprie costituite praticamente solo da<br />

suoni, raggruppati intorno alle vocali su cui si appoggia<br />

la voce:<br />

a cura di<br />

Amilcare Laurìa ed Elvio Fortuna<br />

avvocati associati<br />

Corte di Cassazione, è stata ritenuta esente dai vizi denunciati<br />

dallo sfortunato commensale. Questi ha tentato di sovvertire la<br />

decisione di secondo grado, appellandosi a due norme previste<br />

nel sistema della responsabilità civile, ossia l’art. 2049 sulla<br />

responsabilità dei padroni e committenti e l’art. 2051 sulla responsabilità<br />

dei danni cagionati dalle cose in custodia. Il ricorrente,<br />

in altri termini, ha cercato di addossare alla ristoratrice la<br />

responsabilità del danno occorsogli, sia perché il fatto sarebbe<br />

stato cagionato dal comportamento omissivo dei camerieri nel<br />

locale, di cui dovrebbe appunto rispondere la proprietaria del<br />

ristorante; sia perché la proprietaria del locale, essendo anche<br />

custode dei piatti, sarebbe responsabile anche dei danni arrecati<br />

dal loro uso.<br />

Giustamente i Giudici del Palazzaccio hanno respinto il ricorso<br />

osservando, innanzitutto, che nessuna responsabilità<br />

potesse ascriversi ai camerieri,<br />

e dunque alla loro padrona, avendo, nella<br />

specie, esaudito una specifica richiesta di<br />

piatti vuoti proveniente da tutti commensali,<br />

ivi compreso il ferito, senza minimamente<br />

immaginare quale battaglia si sarebbe<br />

scatenata tra i festeggianti. In secondo luogo,<br />

i Giudici hanno ritenuto inapplicabile la norma<br />

di cui all’art. 2051 cc sul danno da cose in<br />

custodia rilevando che “tra la consegna dei<br />

piatti e l’evento dannoso è sopravvenuto un<br />

fatto, ulteriore, assolutamente imprevedibile<br />

e estraneo all’uso che normalmente si fa dei piatti nei ristoranti<br />

e, in particolare, il loro lancio sul pavimento (Cass. Civ. III sez. 15<br />

febbraio 2003 n. 2312)” .<br />

In definitiva, l’unico responsabile delle lesioni poteva individuarsi<br />

nell’autore del lancio criminale che, tuttavia, nonostante una<br />

lunga attività istruttoria tenuta in primo grado, è rimasto ignoto.<br />

Per concludere, nell’augurare a tutti Buon anno Vi invitiamo…<br />

all’uso di piatti di carta! u<br />

Ah!, Ahi!, Ahi noi!, Oh!, Ohi!, Ohibò!, Ohimè!, Eh!, Ehi!, Ih!,<br />

Uh!, Bah!, Mah!, Deh!, Olà!;<br />

- Le interiezioni improprie costituite da altre parti del discorso,<br />

come avverbi, aggettivi, nomi ecc…, usate isolatamente,<br />

con forma esclamativa:<br />

Bene!, Su!, Avanti!, Bravo!, Fermo!, Forza!, Evviva!, Abbasso!,<br />

Caspita!, Addio!, Ciao!, Salve!;<br />

- Le locuzioni esclamative formate da più parole, usate<br />

isolatamente rispetto al resto del discorso, in funzione<br />

esclamativa:<br />

Mamma mia!, Per amor del cielo!, Me misero!, Alto la!,. Alla<br />

larga!<br />

Un tipo particolare di interiezione possono essere considerate<br />

le parole onomatopeiche, cioè quei segni verbali che<br />

riproducono, con i loro fonemi, i rumori, i suoni o i versi<br />

degli animali:<br />

din, don, driin, splash, miao, bee, cri cri, chicchirichì… u<br />

pag<br />

21


pag<br />

22<br />

in giro<br />

Alla corte<br />

di Bacco<br />

Viaggio affascinante,<br />

lungo la Strada del Vino<br />

Il tavolo è apparecchiato con calici di diversa foggia, attorniati<br />

da preziose bottiglie che emanano un profumo intenso. Il<br />

nettare ruota nel bicchiere grazie alla sapiente mano del<br />

sommelier, liberando all’olfatto<br />

tutte le sue qualità più nascoste. Le<br />

labbra si avvicinano: è il momento<br />

emozionante in cui il palato assapora<br />

la terra del Vibrata. Il sindaco<br />

ci guarda, attende il nostro giudizio.<br />

Giancarlo ed io, rimaniamo senza<br />

parole, rapiti dalla degustazione<br />

dell’ottimo rosso, felice connubio<br />

tra uve Montepulciano, Merlot e<br />

Cabernet. “Dovete assaggiare anche<br />

il nostro bianco- incalza il primo<br />

cittadino - sentirete che sapore”!<br />

Qualcuno, sorseggiando un calice, si<br />

diverte a scorrere con la memoria le<br />

migliori annate che questa terra ha<br />

regalato alla produzione.<br />

Capisco subito perché da queste parti la vendemmia, benché<br />

spossante, rappresenti una festa, una doverosa riconoscenza per<br />

i frutti rigogliosi che la terra nobile dona a profusione. Una buona<br />

raccolta non è percepita solamente come occasione di guadagno,<br />

ma nell’arcaico rituale entrano in profondità i valori di tradizione<br />

e il forte legame alle proprie origini. La nobiltà<br />

non è soltanto un titolo di famiglia ma vuol dire<br />

dicembre 2009<br />

di Controguerra › Il Sindaco Mauro Scarpantonio<br />

di Sergio Scacchia<br />

anche poggiare la propria vita sul lavoro quotidiano tra i tralci<br />

delle viti.<br />

Controguerra è al centro di un territorio generoso, lingua di confine<br />

tra Abruzzo vibratiano e Marche ascolane. L’uomo, attraverso<br />

secoli di lavoro tenace, ha modificato l’ambiente creando un luogo<br />

dove dominano i colori delle vigne e dei campi di grano.<br />

Qui si produce una DOC giovane ma che annovera vini di grande<br />

pregio realizzati in un quadrilatero di località, Torano Nuovo, Corropoli,<br />

Colonnella, Sant’Omero, dove c’é forte l’orgoglio di essere<br />

depositari di saperi e sapori antichi. Nelle campagne controguerresi<br />

si possono ancora ammirare<br />

esemplari di “pinciaie”, case rurali<br />

in argilla prive di fondazioni, fatte di<br />

terra mescolata ad acqua, paglia,<br />

avena, impastata a mano ed essiccata<br />

all’aria.<br />

Le radici delle viti affondano in un<br />

terreno ricco di storia.<br />

Il Primo Cittadino è Mauro Scarpantonio,<br />

tra i più giovani sindaci<br />

d’Italia.<br />

Davanti al palazzo comunale e dal<br />

belvedere mostra con enfasi le<br />

colline da quadro<br />

impressionista,<br />

tra pergolati di viti<br />

ormai arrossite.<br />

Alla mia domanda<br />

su cosa sia più<br />

bello a Controguerra,<br />

sembra<br />

non avere potere di<br />

sintesi: “…perché<br />

la bellezza qui - mi<br />

dice ammiccando<br />

furbescamente - è<br />

la leggerezza del vivere, la tranquillità delle giornate, i profumi<br />

che si sprigionano dalle cucine delle case, la cordialità vera del<br />

mondo antico forte e gentile di Gabriele D’Annunzio”.<br />

Il sindaco ci conduce in giro e l’impressione è di vivere in una<br />

sorta di dolce arrendevolezza, come se gli abitanti avessero assimilato,<br />

dentro, la quiete dei vicoli. La vita qui ha un valore diverso<br />

da esistenze urlate e portate oltre ogni limite.<br />

“Dietro Controguerra c’è un’idea! Quella di vivere in un centro a<br />

misura d’uomo”.<br />

Secondo l’entusiasta amministratore, il paese è un perfetto<br />

esempio di equilibrio tra storia, cultura, gastronomia e vivere<br />

sano.<br />

Nei secoli, Controguerra è stata un crocevia di popolazioni, dai<br />

Siculi ai Viburni, dagli Umbri agli Etruri fino ad arrivare ai Romani.<br />

Dopo la rovinosa caduta dell’Impero, ha conosciuto la lunga<br />

dominazione barbara con Visigoti, e Longobardi a turno pronti al<br />

saccheggio e alla distruzione.<br />

“La nostra è una storia millenaria- continua il sindaco - che è


testimoniata da numerosi ritrovamenti, in<br />

particolare quelli della località Belvedere,<br />

di antichi vassoi, anfore, pezzi di colonne,<br />

frammenti di epigrafi. Abbiamo rinvenuto<br />

anche delle interessanti cisterne romane<br />

in località Pignotti, non lontano dal centro.<br />

Oggi, molti di questi reperti sono custoditi<br />

nel museo archeologico di Campli, ma<br />

siamo intenzionati ad allestire, quanto<br />

prima, dei locali dove poter far ammirare<br />

la nostra storia”.<br />

Un’interessante epigrafe romana rinvenuta<br />

nel 1878 in contrada S. Croce, oggi è<br />

conservata nell’interno del rinascimentale<br />

Palazzo Rossi-Barcaroli.<br />

Il sindaco svela l’imminente progetto di<br />

nuovi arredi urbani nel centro storico. Presto<br />

troveremo nuovi lampioni d’illuminazione,<br />

dei numeri civici in pietra, il meglio<br />

per valorizzare l’antico borgo.<br />

Mostra, con evidente orgoglio, l’Enoteca<br />

Comunale, dove sarà possibile degustare<br />

e acquistare i famosi vini “Controguerra<br />

DOC” rosso e bianco e quelli delle “Colline<br />

teramane”.<br />

“La struttura sarà gestita dall’associazione<br />

dei produttori del vino, coadiuvati dalla<br />

cooperativa dei sommelier d’Abruzzo”.<br />

L’intento è di sviluppare un eccellente<br />

turismo enogastronomico, proponendo un<br />

grande cartellone di manifestazioni estive.<br />

L’amministrazione s’interroga sul come<br />

incentivare l’offerta turistica e trasformare<br />

le risorse in benessere sociale per i circa<br />

tremila abitanti disseminati nel territorio<br />

comunale.<br />

L’enoteca si trova<br />

davanti al caratteristico<br />

“Torrione” di epoca<br />

medioevale. Fu costruito nel trecento, su<br />

resti di edifici romani. Collocato sul culmine<br />

di un’altura, domina tutto il paese ed è<br />

costituito da un complesso in laterizio con<br />

torrione a pianta quadrata, denominato<br />

Palazzo Ducale, riferimento alla passata<br />

signoria degli Acquaviva.<br />

Nella seicentesca parrocchiale di San<br />

Benedetto<br />

Abate, essendo<br />

il Parroco<br />

Don Dario<br />

Lucantoni in<br />

visita pastorale,<br />

incontro<br />

il fratello<br />

Luigi. La<br />

pregiata tela<br />

dell’”Ultima<br />

Cena”, motivo<br />

per una<br />

visita, è stata<br />

trafugata.<br />

“Quei birbanti hanno lasciato le cornici di<br />

legno, portando via solo la tela” mi dice<br />

sconsolato!<br />

Con lui ripercorro a ritroso il borgo per<br />

visitare Santa Maria delle Grazie. Divisa<br />

in tre navate, la chiesa ha<br />

una facciata in laterizio. Il minuscolo<br />

campanile a vela innestato sul muro<br />

settentrionale, risale a restauri<br />

seicenteschi dell’edificio più antico<br />

L’interno offre un altare ligneo dorato<br />

e dipinto a piccole colonne tortili, al<br />

centro un altorilievo in terracotta raffigurante<br />

la Madonna con il Bambino.<br />

La volta fu affrescata da un certo<br />

Flaviani, artista emigrato in Argentina,<br />

morto suicida anni dopo.<br />

Si è alzato il vento che soffia dal vicino<br />

Adriatico. Nell’aria frizzante, le narici paiono<br />

percepire l’umore asprigno e dolciastro<br />

della vigna. Forse è solo suggestione! u<br />

Se credete, scrivete a mens2000@gmail.com<br />

o cercate il mio profi lo su Facebook<br />

pag<br />

23


pag<br />

24<br />

ciclopedonale<br />

La città<br />

del pedone<br />

e della bici<br />

La gita sotto casa!<br />

Per la fine del mese<br />

di gennaio 2010, sarà<br />

completato il percorso<br />

naturalistico per pedoni e bici,<br />

del piccolo anello intorno alla<br />

città di Teramo, che unirà i fiumi<br />

Tordino e Vezzola<br />

con il nord di via<br />

del Castello e la<br />

Cona di Piano<br />

Solare. L’opera<br />

doveva essere<br />

terminata entro il<br />

mese di novembre<br />

2009, ma una<br />

perizia di variante<br />

ha reso necessaria<br />

una proroga<br />

alla data di<br />

consegna di 60 giorni. Il tracciato è importantissimo per la città.<br />

Potrebbe dare una svolta ambientale alla nuova Teramo destinata<br />

a pedoni e ciclisti, collegando più quartieri cittadini e aiutando a<br />

risalire la china delle classifiche sulla vivibilità tra le città italiane.<br />

È un progetto di viabilità ciclo pedonale al quale l’amministrazione<br />

<strong>Brucchi</strong> tiene moltissimo. Il percorso naturalistico parte di sotto<br />

dicembre 2009<br />

di Sergio Scacchia<br />

Collaborazione e foto di<br />

Lucio De Marcellis<br />

del parcheggio San Gabriele e arriva fino in località “Terra calata”,<br />

bivio Scapriano palasport, risale attraverso viale Bovio, percorre il<br />

“boschetto”, scendendo a Fonte Baiano e poi a Piano Solare, nella<br />

località conosciuta anche come “casa Scarselli”, immettendosi<br />

sulla pista del fiume Tordino. Manca all’attualità, l’ultimo tratto,<br />

quello che collega il quartiere Piano Solare. Sono terminati i lavori<br />

per lo spazio “agility dog”, verde attrezzato dedicato agli animali<br />

da compagnia e ai loro proprietari. È stato anche completato il tragitto<br />

che risale la collina del boschetto dalla parte culminante Viale<br />

Bovio fino all’imbocco di via Saragat, di fronte al quartiere Fonte<br />

Baiano. Si tratta di un gradevole sentiero sbrecciato con ampie<br />

vedute sul centro di Teramo e le colline circostanti. La descrizione<br />

del percorso con relative foto si trova all’indirizzo internet:<br />

http://www.abruzzoinbici.it/anello/pagina2tris.htm sito di riferimento<br />

per la nostra provincia sul turismo a due ruote, curato dal<br />

professor Lucio De Marcellis. Sono iniziati anche i lavori della<br />

ricostruzione<br />

dell’antica<br />

casa cantoniera<br />

nel cuore<br />

del “Boschetto”.<br />

Pare che<br />

l’edificio possa<br />

essere adibito<br />

a punto di<br />

servizio del<br />

percorso come<br />

bar o luogo di<br />

sosta. I problemi<br />

da risolvere<br />

non mancano ma il comune di Teramo con<br />

l’assessore Di Giovangiacomo e i tecnici del<br />

progetto, stanno lavorando alacremente per<br />

risolverli. Anzitutto, la parte del tracciato sul<br />

Vezzola a nord, proprio sotto il viale Bovio,<br />

correndo sull’alveo del fiume ha subito in<br />

alcuni punti, parziali esondazioni. Verificata<br />

l’impossibilità di allontanarsi dall’argine, si<br />

opterà, d’accordo con il Genio Civile che si<br />

occupa del Demanio, per la realizzazione di<br />

opere d’ingegneria naturalistica preservando<br />

l’ambiente e ripulendo il tratto di fiume.<br />

Altro problema è la viabilità dove è impossibile evitare il traffico, ad<br />

esempio il tratto che dal bivio per Fonte Baiano attraversa la carreggiata<br />

per scendere a Piano Solare. Tramontata, per l’enormità<br />

della spesa, la possibilità di un ponte soprastante la strada, si utilizzeranno<br />

i marciapiedi con percorsi verniciati su asfalto, paralleli<br />

alla carreggiata e relativamente protetti per ciclisti e pedoni, con<br />

delimitazioni rosse e catarifrangenti. È auspicabile che il percorso,<br />

in futuro non abbia solo un utilizzo sportivo ma serva anche per<br />

collegare in sicurezza i cittadini alle varie parti della città, un ecologico<br />

nodo di collegamento con tutti i quartieri di Teramo.<br />

(continua il prossimo mese) u<br />

Se volete, scrivete a mens2000@gmail.com<br />

o cercate il mio profilo su Facebook


cose Italo…Americane<br />

“<strong>Tricolore</strong>”<br />

e “Stelle<br />

e Strisce”<br />

A voi l’ardua sentenza<br />

di Maria Grazia<br />

Frattaruolo<br />

Vi è mai capitato di fare una sciocchezza e di esclamare:<br />

“che cretino che sono!”? A me capita spesso (ma tu guarda!).<br />

Così come capita spesso che mi lamenti della mia<br />

città perché fa schifo, perché non mi diverto abbastanza, perché<br />

mi manca questo o quello. Nonostante ciò quando qualcuno mi<br />

viene a parlar male del posto in cui vivo, ecco che tiro fuori gli<br />

artigli. Io posso lamentarmi, io posso darmi della stupida ma guai<br />

se a farlo è qualcun altro.<br />

Questo è ciò che mi viene in mente, ripensando a quello che la<br />

sentenza di condanna di Amanda Knox ha suscitato negli animi di<br />

molti Americani.<br />

Che si siano creati movimenti a favore della famiglia va bene, che<br />

Hilary Clinton abbia detto che vigilerà insieme al Consolato americano<br />

affinché tutto si svolga nel modo più corretto e che siano<br />

rispettati i diritti dell’accusata, va bene. È<br />

giusto che uno Stato si preoccupi dei propri<br />

cittadini all’estero!<br />

Ciò che invece trovo sbagliato è il fatto che<br />

la Senatrice americana Maria Cantwell,<br />

definisca ingiusto il verdetto e parli di<br />

antiamericanismo. Ciò che trovo sbagliato<br />

è che una giornalista si permetta di dire che<br />

il fatto che i giudici indossassero la fascia<br />

tricolore, sia già indice di antiamericanismo,<br />

per cui sicuramente si tratta di un verdetto ingiusto. (Cos’è, volete<br />

toglierci pure la bandiera?)<br />

Posso anche ammettere che il sistema giudiziario Italiano abbia<br />

qualche pecca ma che mi si venga a fare la morale e puntare il<br />

dito da “fuori” proprio non lo tollero. Non lo concedo soprattutto<br />

perché il pulpito da cui viene la predica non è certo immacolato.<br />

Parliamo di un Paese dove se puoi permetterti di pagare una<br />

cauzione resti fuori fino alla sentenza, altrimenti te ne vai dritto<br />

in carcere. Parliamo di un Paese dove diversi Italiani, così come<br />

ha ricordato il nostro Ministro degli Esteri Frattini, da anni non<br />

riescono nemmeno a presentare le prove a loro discarico in un<br />

processo, e per questo continuano ad essere rinchiusi (forse<br />

ingiustamente) in un carcere. Parliamo di una Nazione dove per<br />

rendere “più umana” la pena di morte (il che è già una contraddizione<br />

in termini), si è deciso di ammazzare i condannati come<br />

le bestie, iniettando un potente farmaco usato normalmente per<br />

abbattere gli animali. E voi volete venire a giudicare noi?<br />

A quanto mi risulta, Amanda Knox è stata assistita da uno stuolo<br />

di legali, si è potuta avvalere di perizie scientifiche, non ha mai<br />

ORDINE DEI DOTTORI COMMERCIALISTI<br />

ED ESPERTI CONTABILI DI TERAMO<br />

VIA Melchiorre Delfi co n. 6 - 64100 TERAMO<br />

Tel 0861 - 245541 • FAX 0861 - 245651<br />

A cura della FONDAZIONE DEI DOTTORI<br />

COMMERCIALISTI E DEGLI ESPERTI CONTABILI DI TERAMO,<br />

con sede in Teramo, alla via Melchiorre Delfico n. 6,<br />

si comunicano:<br />

LE PRINCIPALI SCADENZE RELATIVE AL<br />

MESE DI GENNAIO 2010<br />

VENERDI’ 15<br />

• Regolarizzazione delle omissioni e irregolarità relative<br />

al versamento del saldo ICI da corrispondere entro il 16<br />

dicembre 2009.<br />

• Ravvedimento - tardivo versamento ritenute e IVA<br />

mensile relative al mese precedente.<br />

LUNEDI’ 18<br />

• IVA liquidazione e versamento dovuto dai contribuenti<br />

mensili relativo al mese di precedente.<br />

• Ritenute sui redditi di lavoro autonomo, dipendente e<br />

su provvigioni - Versamento relativo alle somme corrisposte<br />

nel mese precedente.<br />

• INPS - versamento dei contributi relativi alle retribuzioni<br />

dei dipendente corrisposte nel mese precedente.<br />

• INPS - versamento contributi gestione separata.<br />

• Versamento addizionale regionale IRPEF sulle competenze<br />

del mese precedente.<br />

• Versamento addizionale comunale IRPEF in forma di<br />

acconto e di saldo.<br />

• Versamento delle ritenute sugli importi corrisposti nel<br />

mese precedente relativi a prestazioni su contratti di appalto<br />

di opere o servizi effettuate nell’esercizio di imprese<br />

da Condomini in qualità di sostituti d’imposta.<br />

MERCOLEDI’ 20<br />

• Presentazione modello INTRASTAT per operatori intracomunitari<br />

con obbligo mensile.<br />

MERCOLEDI’ 27<br />

• REGOLARIZZAZIONE delle omissioni e delle irregolarità<br />

relative al versamento dell’acconto IVA da corrispondere<br />

entro il 28 dicembre 2009.<br />

subito violenze, né in alcun modo sono stati violati i suoi diritti. Ma<br />

soprattutto Amanda Knox non finirà su una sedia elettrica, perché<br />

per noi gli esseri umani non sono bestie.<br />

Per quanto concerne poi le accuse di antiamericanismo, di fronte<br />

alle migliaia di bandiere a stelle e strisce che sventolano nelle<br />

città americane si dovrebbe pensare che quello sia il Paese più<br />

razzista del mondo? Ma noi non lo pensiamo. u<br />

pag<br />

25


lettere dai Caraibi<br />

Punti di vista<br />

dominanti<br />

Non riesco a ricordare che anno era né chi vinse quella partita,<br />

però io c’ero e ricordo che durante quell’Ascoli - Lazio, Giordano<br />

stoppò la palla di petto a centro area ed era con le spalle<br />

alla porta. A un certo punto cadde all’indietro e vidi benissimo: era<br />

rigore netto! Vidi che Gasperini lo trattenne per la maglia che si allungò<br />

dalla schiena dell’attaccante che cadde. L’arbitro lasciò correre, un<br />

fallo nettissimo con tanto di maglia tirata in maniera evidente: nulla.<br />

Ero sicuro che alla Domenica Sportiva avrebbero mostrato l’episodio<br />

e l’errore arbitrale, e così fu! Nel senso che lo mostrarono, ma anche<br />

Pizzul disse che non c’era niente e che l’arbitro aveva fatto bene a lasciar<br />

proseguire. L’unica telecamera al Del Duca era piazzata in tribuna<br />

stampa (non come ora che Sky mette una telecamerina in ognuna delle<br />

mutande dei giocatori e finanche in quella del 4° uomo!), all’epoca ce<br />

n’era una sola che diede ragione al direttore di gara. Eppure cavoli io<br />

quel rigore l’avevo visto: era netto! Vidi la maglia che Gasperini stava<br />

tirando. Ma tutta l’Italia, fu <strong>info</strong>rmata male perché il punto di vista della<br />

telecamera era lo stesso dell’arbitro. Eh si, molte volte dipende dal<br />

punto di vista dell’osservatore valutare un fatto, un episodio che può<br />

sembrare bianco e invece è nero o, per non essere troppo estremista,<br />

grigio. Ho vissuto trentotto anni all’occidentale maniera, in Europa e<br />

quando c’erano i blocchi era l’Europa buona, non quella degli orchi<br />

dicembre 2009<br />

di Francesco Pellecchia<br />

agente.havana@yahoo.it<br />

comunisti. Quando ho viaggiato nei paesi in via di sviluppo l’ho fatto<br />

sempre da turista, mai da viaggiatore. Quest’ultima forma l’ho sperimentata<br />

solo in paesi a cultura occidentale (in Gran Bretagna e negli<br />

Usa), paesi del primo mondo, industrializzati, paesi che contano, quelli<br />

la cui politica è dominante. Dominante… una parola che rende l’idea,<br />

ma che è solo un punto di vista. Da quando vivo all’Avana prendo atto<br />

quotidianamente che nel valutare i rigori, i fatti della storia e della<br />

vita, esistono diversi punti di vista e non sempre il dominante è quello<br />

giusto. Non voglio dire neanche che i punti di vista che vivo adesso<br />

siano quelli corretti, questo no. Ma aprono gli occhi, mi fanno capire<br />

che chi è di sinistra e continua a leggere l’Unità non si fa un gran<br />

regalo: guarda sempre le cose dalla stessa prospettiva come quella<br />

dei forzisti che sfogliano Libero. Quali novità insegnano l’Unità o Belpietro?<br />

Uno ti dirà che il rigore c’era, l’altro che giustamente l’arbitro<br />

ha lasciato correre. E i due lettori sono sicuri di sapere la verità come<br />

quelle che avevo io prima di venire a conoscenza di tanti eventi che da<br />

noi semplicemente non dicono, forse perché sono scomode verità o<br />

perché sono avvenimenti che succedono nel terzo mondo. Semplicemente<br />

non si dicono, si lascia correre come fece quell’arbitro. L’ho già<br />

scritto in passato: non dispongo di un sistema radio-televisivo soddisfacente<br />

anzi, ma a Cuba ho delle <strong>info</strong>rmazioni preziose che integrate<br />

alle <strong>info</strong>rmazioni “dominanti” aiutano a riflettere, a ragionare da un<br />

altro punto di vista. Non mi riferisco necessariamente alla politica, ma<br />

alla storia, agli avvenimenti comuni, agli eventi di cultura in generale;<br />

una cultura che nella dottissima Europa è forse considerata di serie<br />

B. Qualche volta mi chiedo da chi, ma se a rispondermi è il Pizzul di<br />

quella domenica sera, allora posso dormire tranquillo...<br />

Hasta la proxima. u<br />

pag<br />

27


pag<br />

28<br />

cinema<br />

La Morte ti<br />

fa Giovane<br />

Zemeckis e<br />

i fantasmi del Natale<br />

I<br />

l Natale è una festa dark. È l’avvento del nuovo e ogni novità<br />

sulla terra fa proliferare nel vecchio tutte le sue resistenze.<br />

Per questo è così difficile cambiare le cose e, paradossalmente,<br />

si tende in ogni caso a (ri)gettare il vecchio. Perché<br />

facciamo fatica a comprendere che il nuovo è nel vecchio. Cioè<br />

più si invecchia più si è nuovi (rispetto a quel nuovo ormai vecchio:<br />

altro io).<br />

Simbolicamente, il 12 è l’unità perfetta (Dio, ma anche il principio<br />

di piacere) che evolve nell’altra dimensione: in un duale ormai<br />

principio di realtà. E’ il bambino (Gesù o il Sole) che si sostituisce,<br />

non senza dolore, all’autorità del Padre. Ogni ritualismo d’attacco<br />

si muove verso questa indispensabile divisione (in greco: diaballo,<br />

da cui diavolo), alla base delle evoluzioni personali e sociali,<br />

edipiche. O della «tragedia» del santuario di Diana Nemorensis di<br />

cui parla James Frazer ne Il ramo d’oro. Lo scenario, ricordato da<br />

Coppola in Apocalypse Now, dove un sacerdote si guarda attorno,<br />

spaventato, in attesa del necessario nemico/sostituto/figlio.<br />

Come festa pagana prima che cristiana, il Natale dovrebbe<br />

caratterizzarsi per l’inversione dei ruoli posta come naturale<br />

ordine cosmico. Nei Saturnali, per esempio, al pari dei nobili che<br />

indossavano le vesti dei pezzenti (da cui l’immagine del re dei<br />

re nato in una stalla), i bambini si facevano vescovi, cioè anziani<br />

sapienti, elargendo doni. Quei bambini sono diventati poi Babbo<br />

Natale, un vecchio buono. Bimbo e vegliardo sono consustanziali,<br />

come passato e futuro. Molta iconografia africana raffigura su uno<br />

stesso piano piccoli e anziani, fatti della stessa sostanza, lo si vedeva<br />

anche in Kirikù e gli animali selvaggi. In Occidente, invece,<br />

la frattura è sempre in agguato. Spezzare questa congiunzione<br />

naturale è l’incubo-fantasma che attanagliava i racconti di Natale<br />

dicembre 2009<br />

di Leonardo Persia<br />

di Dickens, intrisi soprattutto del nuovo terrore che la rivoluzione<br />

industriale avrebbe portato in termini di cancellazione di sentimento,<br />

crescita affettiva, evoluzione autentica. Terrore fondato,<br />

purtroppo. Rimozione della morte, del tempo e del nuovo. Innaturale<br />

aspirazione a un eterno presente oggi raggiunto in pieno dal<br />

post-moderno putrefatto di merci.<br />

Robert Zemeckis ha sempre esplorato con ostinazione questo<br />

sentimento, pur nell’eclettismo continuo della sua forma-cinema.<br />

Si trattasse di esplorare, edipicamente, il confronto padre/figlio<br />

(Ritorno al futuro, Polar Express), del nuovo ordine che trasforma<br />

il vecchio caos (Beowulf) o dell’attrito dei “tempi”: il tempo<br />

sociale e quello individuale (Castaway), il conflitto, in termini estetici<br />

fisici, di vecchio e nuovo (La morte ti fa bella). L’esplorazione<br />

è sempre avvenuta a tutto campo, coinvolgendo in pieno l’aspetto<br />

formale nonché il look tecnologico delle sue opere. Paradossi<br />

temporali, viaggi mentali (Contact, Le verità nascoste), ibridi<br />

contro-natura (Roger Rabbitt, Forrest Gump). Adesso, con gli<br />

ultimi tre film in performance picture, classicità e iper-modernità<br />

tecnologica (morto e futuro) si sono fusi, convivono come l’anziano<br />

Ebenezer Scrooge e il piccolo Tiny Tim nel fermo-fotogramma<br />

finale di Disney’s A Christmas Carol.<br />

Il nuovo film è significativamente incorniciato tra questa immagine<br />

trionfante e risolutiva che interrompe una serie assortita di<br />

roboanti scene action (corse, scivoli, voli e capitomboli) e l’incipit<br />

con il primo piano di un morto dentro una bara (Marley), immagine<br />

statica da cui origina il movimento/motion del racconto (e i<br />

volatili movimenti dei titoli di testa). E’ la dichiarazione d’intenti<br />

che riscrive radicalmente lo spazio-tempo, affermando perentoria<br />

che lento è veloce e morto è vivo. E viceversa. Tutta la storia è la<br />

cronaca di un viaggio interiore, un incubo in tempo reale che dilata<br />

in un’ora e mezzo di film (o in un centinaio di pagine di racconto)<br />

quei 3 o 4 minuti di sogno che rendono la coscienza espansa. E’<br />

un trip di immagini-simbolo. Avviene sette Natali dopo il prologo.<br />

7 è il numero della reintegrazione e della salvezza nonché del<br />

compimento.<br />

Pasolini diceva che non esiste un dizionario cinematico. Al<br />

cinema, l’immagine di un cane è già enunciativa: «ecco un<br />

cane, questo cane». Vero, ma solo in parte. Le immagini, come<br />

il linguaggio, non sono (sempre) realistiche. Un cane è anche il<br />

cane, come un vecchio è il vecchio (non necessariamente tale).<br />

Scrooge è quindi un soggetto universale: personaggio/vecchio<br />

che non si adatta al nuovo/altro, odia i bambini/gli altri perché<br />

crede ci siano già troppi esseri umani sulla terra, vorrebbe avere/<br />

essere tutto per sé. E’ tirchio, è anale, è l’archetipo dell’uomo<br />

industriale e globale: autosufficiente, arido, irriproduttivo, felice<br />

nella sua infelicità. Lo dovreste già conoscere: è proprio l’uomo<br />

di oggi. Più evidente tra i politici e i potenti, come ci ha mostrato il<br />

Michael Moore di Capitalism: A Love Story, è tuttavia dappertutto.<br />

Anche (soprattutto) tra i giovani, persino ahimè tra i poveri. Aver<br />

avvolto tale personaggio unidimensionale nella scelta espressiva<br />

del 3D appare ironico ma pure coerente. I tre fantasmi di<br />

passato, presente e futuro che conducono il taccagno patologico<br />

a un viaggio gotico dentro il proprio sé inscrivono la vicenda in un<br />

preludio di cambiamento. Racconto di Natale, di Dickens come<br />

di Zemeckis, coglie in termini di fabula la percezione che precede


coldiretti <strong>info</strong>rma<br />

Made<br />

In Italy<br />

per gli italiani vale<br />

il 30 per cento<br />

in piu’ degli altri<br />

Quasi la metà degli italiani ritiene<br />

che un alimento realizzato con prodotti<br />

coltivati o allevati interamente<br />

in Italia valga almeno il 30 per cento in più.<br />

E’ quanto emerge dalla presentazione dei<br />

risultati della prima indagine che studia<br />

il contributo del Made in Italy alla ripresa<br />

economica, realizzata da Coldiretti-Swg<br />

a ottobre 2009 e presentata nel corso del<br />

Forum Internazionale dell’Agricoltura<br />

e dell’Alimentazione organizzato dalla<br />

Coldiretti a Cernobbio.<br />

L’attenzione all’origine del prodotto è<br />

evidenziata dal fatto che la maggior parte<br />

degli italiani ritiene che dovrebbe essere<br />

sempre indicato il luogo di allevamento<br />

o coltivazione dei prodotti contenuti negli<br />

alimenti. Si tratta di un riconoscimento<br />

dell’impegno degli imprenditori italiani nel<br />

ogni trasformazione. L’attimo in cui sta per<br />

giungere (e giunge) il visitatore notturno.<br />

Il momento epifanico. Prima del IV secolo,<br />

il 6 gennaio era considerato il giorno della<br />

nascita di Cristo.<br />

In un film poco noto degli anni ’90, Prelude<br />

to a Kiss (in italiano, Doppia anima) tra una<br />

coppia perfetta (Alec Baldwin e Meg Ryan)<br />

si insinuava un vecchio, ovvero, in termini<br />

generali, il vecchio. Dal punto di vista<br />

narrativo, il bacio dell’anziano alla giovane<br />

sposa creava un paradosso spazio-temporale<br />

e spazio-biologico. Lui diventava lei e<br />

viceversa. Era il bacio che trasforma, come<br />

nelle favole. In realtà (metaforica, psichica)<br />

si parlava della consapevolezza dell’invecchiamento<br />

– dello scorrere del tempo<br />

– insinuatasi gradatamente all’interno di<br />

quell’illusione di eterno presente che è<br />

dicembre 2009<br />

garantire la leadership qualitativa nella<br />

produzione agricola.<br />

Ma dall’indagine presentata al Forum<br />

della Coldiretti sono emersi altri elementi<br />

interessanti:<br />

- Il Made in Italy ha valore solo per tavola<br />

e moda<br />

L’alimentazione e la moda sono i due settori<br />

dove più elevata è la fiducia nel Made<br />

in Italy degli italiani che<br />

invece sono più diffidenti<br />

quando si tratta di altri<br />

prodotti<br />

- Per gli italiani il cibo locale<br />

batte grandi marche<br />

Una maggioranza assoluta<br />

degli italiani preferisce<br />

acquistare prodotti alimentari<br />

locali e artigianali<br />

che battono nettamente le grandi marche.<br />

La vittoria del prodotto legato al territorio<br />

è confermata dal fatto che quasi due terzi<br />

degli italiani si sentirebbero più garantiti<br />

da un marchio degli agricoltori italiani<br />

rispetto al marchio industriale e a quello<br />

della distribuzione commerciale.<br />

- L’aumento dei prezzi? Colpa di ricarichi<br />

e grande distribuzione<br />

Le cause della moltiplicazione dei prezzi<br />

dal campo alla tavola sono da imputare,<br />

nell’ordine, a tutti i passaggi intermedi, ai<br />

l’amore. Una volta accettata tale consapevolezza,<br />

l’incantesimo si scioglieva.<br />

Arrivava la vera felicità, che non può che<br />

incorporare in sé l’evidenza del proprio<br />

limite, del suo scorrere verso la vecchiaia/<br />

morte. La morte ti fa bella. La morte ti fa<br />

giovane. Ti espande. Ti fa riprodurre.<br />

La trasformazione di cui ci parla Dickens<br />

è proprio quella del Vecchio-Tempo-Kronos-Saturno<br />

detronizzato da Giove-Splendore-Gesù-Bambino.<br />

E’ l’auspicio che il<br />

vecchio malefico, il pianeta malinconico<br />

diventino davvero «il grande benefattore»<br />

e il piombo si trasformi alchemicamente<br />

in oro. Ma l’uno nasce dall’altro, il secondo<br />

è derivazione del primo. Un recente e<br />

bellissimo film inedito di John Sayles,<br />

Honeydripper, lo spiegava scegliendo<br />

come punto d’osservazione la cultura<br />

di Nicola Lucci<br />

Coldiretti Teramo<br />

ricarichi eccessivi applicati dalla distribuzione<br />

e alle speculazioni. Per alcuni la<br />

soluzione migliore da adottare per contenere<br />

questa moltiplicazione è quella di<br />

incentivare gli acquisti diretti dal produttore<br />

agricolo o nei farmers market, mentre<br />

altri ritengono che occorra promuovere<br />

la presenza di prodotti locali e di stagione<br />

sugli scaffali di negozi e supermercati.<br />

Solo una minoranza si<br />

esprime a favore di una<br />

maggiore concentrazione<br />

della distribuzione<br />

commerciale.<br />

- Tipico e biologico resistono<br />

alla crisi<br />

I prodotti di qualità<br />

resistono alla crisi con<br />

un italiano su tre che<br />

acquista regolarmente prodotti a denominazione<br />

di origine e il 14 per cento quelli<br />

biologici. “La crisi non incide sul bisogno<br />

di sicurezza alimentare dei cittadini che<br />

continuano ad esprimere un forte interesse<br />

per le produzioni ad elevato contenuto<br />

salutistico, identitario ed ambientale”, a<br />

dimostrarlo “è la crescita degli acquisti<br />

diretti dal produttore che hanno raggiunto<br />

il valore di 2,7 miliardi di euro ed interessano<br />

ormai 60mila imprese agricole tra<br />

cantine, cascine e malghe”. u<br />

africana-americana, da sempre privilegiata<br />

nel porsi come spazio in between,<br />

all’incrocio tra bene e male, sapendo che<br />

ogni scelta definitiva deve passare attraverso<br />

il suo contrario. Anche l’illustrazione<br />

zemeckisiana è cupa e luminosa, gioiosa<br />

e tetra, movimentatissima e statica,<br />

artefatta e autentica allo stesso tempo.<br />

Ha la suprema coerenza dell’incoerenza.<br />

Come Polar Express, riscrive la parabola<br />

natalizia nei termini ambigui, horror e<br />

mentali (Jim Carrey interpreta Scrooge e<br />

i fantasmi) che gli pertengono. Sono forse<br />

la fedeltà al testo di appartenenza e la<br />

produzione Disney a impedirgli di spostare<br />

esplicitamente il tema verso una più stimolante<br />

attualizzazione. Ma si tratta solo<br />

di apparenza. Zemeckis sa molto bene che<br />

l’attuale nuovo è solo vecchio. u<br />

pag<br />

29


pag<br />

30<br />

basket<br />

I<br />

n quest’intenso mese, grosse novità si sono avute in seno<br />

alla nostra squadra di pallacanestro. Tutti sanno che BancaTercas<br />

Teramo si trova impegnata su due fronti, il campionato<br />

italiano e la competizione europea, e non è poco. Ora<br />

cerchiamo di esaminare, separatamente, i due tornei in corso.<br />

Iniziamo dalla settima del girone d’andata, dove BancaTercas<br />

è uscita ancora perdente negli ultimi secondi finali di fronte ad<br />

una delle formazioni più quotate, l’Armani Jeans Milano, con<br />

il risultato di 81 a 83, che l’anno scorso ci eliminò dai play off<br />

scudetto. Da quest’anno, due abruzzesi Doc figurano nelle fila<br />

di questa compagine; al teramano Mordente si è aggiunto il<br />

teatino Mancinelli, ex Fortitudo Bologna. In questo incontro, si<br />

è vista di nuovo una BancaTercas dai due volti, come spesso è<br />

accaduto in queste prime giornate del girone di andata: ad un<br />

primo periodo giocato in confusione, fa riscontro una ripresa<br />

giocata bene, dove grinta e volontà non fanno difetto ma, sul<br />

più bello, quando si tratta di chiudere la gara a proprio favore,<br />

Poeta e compagni perdono la lucidità necessaria. Teramo<br />

aveva avuto la possibilità di pareggiare la partita e andare ai<br />

supplementari solo, se gli ultimi due tiri liberi fossero andati<br />

a segno. Così, dopo sette giornate, il bilancio di BancaTercas<br />

non è certo positivo. Il gruppo sta facendo di tutto pur di uscire<br />

da questo trend negativo, ma è da considerare che non era<br />

affatto pensabile che i ruoli lasciati da Moss, Carrol e Brown,<br />

potessero essere riequilibrati in breve tempo. I nuovi arrivati<br />

hanno bisogno di tempo per entrare nei meccanismi del credo<br />

di Capobianco. In questa giornata è da segnalare l’imbattibilità<br />

d’Avellino che si ferma a Bologna contro la Virtus e Biella,<br />

prossima avversaria di Teramo, espugna Cantù e porta a<br />

cinque le proprie vittorie, contro le due sole perse. Finalmente<br />

è arrivata la prima vittoria esterna di questo campionato.<br />

Ottava giornata da incorniciare, 81 a 89 il risultato. Teramo<br />

espugna Biella, piazza non molto prodiga nel concedere punti<br />

agli avversari, ma i teramani, per tradizione, hanno avuto la<br />

meglio. Partita efficace in tutti i sensi, si è rivista una buona<br />

circolazione di palla e, di conseguenza, precise finalizzazioni<br />

di Hoover, Jones, Amoroso e Diener. Eccellente la prova del<br />

giovane Marino, entrato in campo in un momento delicato della<br />

gara, bene Jurak, Stanescu e Poeta che sembra aver superato<br />

un periodo d’appannamento. Biella si è dannata l’anima pur di<br />

evitare una battuta d’arresto nel momento più brillante del suo<br />

campionato; il cecchino Aradori, il tedesco Schultze, nella sua<br />

ottobre 2009<br />

Tra<br />

Campionato<br />

e Eurocup<br />

di Bebè Martorelli<br />

nuova veste di tiratore scelto e l’ottimo giovane Chessa nulla<br />

hanno potuto contro la determinazione di Teramo. I segnali di<br />

ripresa avuti a Biella, dalla BancaTercas hanno dato la loro<br />

conferma, con il secondo successo consecutivo, conseguito<br />

al PalaScapriano sull’Air Avellino, per 98 a 78, nella nona<br />

giornata, merito di una prestazione autoritaria e spettacolare,<br />

effettuata specialmente all’ultimo quarto. Poeta mi ha<br />

confidato in una mini intervista, di essere tornato a dirigere la<br />

squadra com’è nelle sue abuitudini migliori. Tutti i compagni<br />

ne hanno beneficiato: accanto alla prestazione super del play,<br />

va menzionata quella di Stanescu, atleta che in poco tempo ha<br />

trovato una condizione fisica eccellente e ha saputo inserirsi<br />

con personalità negli schemi dettati da Capobianco. L’Avellino<br />

di Pancotto che solo qualche settimana fa era al comando<br />

della classifica, imbattuta e in compagnia di Siena, ha lasciato<br />

trasparire, dopo la sua terza sconfitta consecutiva, un principio<br />

di crisi che forse, nemmeno i pur bravi Nelson e Brown potranno<br />

risolvere in breve tempo. Netta affermazione a Roma della<br />

BancaTercas, cinica al punto giusto, in questa decima giornata<br />

d’andata, con il risultato di 80 a 61. Vincere in campo esterno<br />

è sempre difficile, anche quando la squadra da affrontare sta<br />

attraversando un periodo poco felice. Non dimentichiamo che<br />

i capitolini costituiscono un club dalle mille risorse e, quindi,<br />

l’impresa di BancaTercas non ha alibi. La vittoria è stata ottenuta<br />

in virtù di una prestazione limpida e poderosa: Teramo,<br />

più forte sui rimbalzi 32 contro i 28 di Roma, Goran Jurak<br />

dominante anche nei tiri effettuati in percentuale superiore<br />

rispetto ai romani, Poeta, Diener, Hoover e Amoroso, artefici<br />

principali nel centrare il canestro in continuità, con pochi errori.<br />

La Lottomatica Roma si è presentata in campo senza il suo<br />

allenatore Gentile dimessosi in settimana e la squadra è stata<br />

affidata al suo secondo, ma anche questo non è servito a dare<br />

alla squadra la sferzata necessaria che la dirigenza si aspettava.<br />

Per la BancaTercas, terzo risultato consecutivo e grosso<br />

balzo verso la testa della classifica. Senza voler anticipare gli<br />

eventi futuri, i biancorossi soni di nuovo in corsa per le finali<br />

di Coppa Italia che si svolgeranno in Febbraio ad Avellino ed ai<br />

Play off scudetto.<br />

E u r o c u p<br />

Anche in questa competizione è senz’altro positiva la partecipazione<br />

della BancaTercas Teramo. Al giro di boa occupa la<br />

seconda piazza in classifica generale con punti 4, dopo le tre<br />

gare disputate del girone A, una marcia invidiabile in virtù della<br />

prima partita persa sfortunatamente a Berlino contro l’Alba, a<br />

soli tre decimi alla fine dell’incontro per 75 a 73; della seconda,<br />

giocata al PalaScapriano e vinta contro il blasonato Cafè Crown<br />

Galatasaray per 95 a 87; infine della terza, giocata di nuovo al<br />

PalaScapriano contro la Bc Azovmash Campione d’Ucraina,<br />

anche questa vinta per 85 a 77. Il prossimo martedì di coppa, il<br />

15 dicembre, la BancaTercas si recherà in Ucraina per disputare<br />

la gara di ritorno. Altro obiettivo eccezionale si prospetta<br />

per la Teramo Basket con la partecipazione europea dei top<br />

16. Auguro Buone Feste a tutti. u

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