Brucchi Vs Cordoni Sandro Santacroce Tricolore e ... - Teramani.info
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<strong>Brucchi</strong> <strong>Vs</strong><br />
<strong>Cordoni</strong><br />
pag. 5<br />
mensile di <strong>info</strong>rmazione in distribuzione gratuita<br />
n. 59 • dicembre 2009<br />
<strong>Sandro</strong><br />
<strong>Santacroce</strong><br />
pag. 6<br />
<strong>Tricolore</strong> e<br />
Stelle e Strisce<br />
pag. 25
dicembre 2009<br />
sommario<br />
3 In-coerenza<br />
4 Pierluigi Troilo<br />
5 <strong>Brucchi</strong> <strong>Vs</strong> <strong>Cordoni</strong><br />
6 <strong>Sandro</strong> <strong>Santacroce</strong><br />
8 Quale identità per Teramo<br />
8 Notte Santa<br />
10 Tempo di bilanci<br />
12 Tra virgolette<br />
14 L’Europa dei pochi<br />
15 Il traffico a Teramo<br />
18 L’oggetto del desiderio<br />
20 Il Signor Giacomo Crolla<br />
20 Il miele<br />
20 Io crollo, tu crolli, egli crolla<br />
21 Dura Lex Sed Lex<br />
21 Note linguistiche<br />
22 Controguerra<br />
24 La ciclopedonale a Teramo<br />
25 <strong>Tricolore</strong> e Stelle e Strisce<br />
25 Commercialisti <strong>info</strong>rmano<br />
27 Lettere dai Caraibi<br />
28 Cinema<br />
29 Coldiretti <strong>info</strong>rmat<br />
30 Basket<br />
è possibile scaricare il pdf<br />
di questo e degli altri numeri dal sito web<br />
www.teramani.<strong>info</strong><br />
scriveteci a<br />
dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />
Direttore Responsabile: Biagio Trimarelli<br />
Redattore Capo: Maurizio Di Biagio<br />
Coordinatore: Maria Grazia Frattaruolo<br />
Hanno collaborato: Mimmo Attanasii, Maurizio Di Biagio,<br />
Maria Gabriella Di Flaviano, Ivan Di Nino, Elvio Fortuna,<br />
Maria Grazia Frattaruolo, Carmine Goderecci,<br />
Chenecco Lanzi, Amilcare Lauria, Nicola Lucci,<br />
Bebè Martorelli, Silvio Paolini Merlo, Francesco Pellecchia,<br />
Leonardo Persia, Sergio Scacchia, Carla Trippini.<br />
Gli articoli firmati sono da intendersi come libera espressione<br />
di chi scrive e non impegnano in alcun modo né la Redazione<br />
né l’Editore. Non è consentita la riproduzione, anche solo<br />
parziale, sia degli articoli che delle foto.<br />
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Periodico Edito da “<strong>Teramani</strong>”, di Marisa Di Marco<br />
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per l’Associazione Culturale Project S. Gabriele<br />
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Fondamentalmente<br />
in-coerenza<br />
Ho provato per un giorno a vedere il mondo con gli occhi di un Talebano.<br />
I Talebani sono dei fondamentalisti, ossia sono fondamentalmente convinti di essere nel giusto. Per<br />
i talebani i popoli occidentali sono infedeli e per questo meritano l’estinzione. L’occidente non condivide la<br />
fede in Allah, i suoi principi e i suoi comandamenti di vita. L’occidente non condivide la mancanza di rispetto<br />
nei confronti delle donne e le violenze che si perpetrano contro le stesse. L’occidente è blasfemo, è di facili<br />
costumi, è dedito alla pornografia e soprattutto non ha morale (la loro morale). Per tutte queste ragioni<br />
l’occidente deve essere eliminato, per tutte queste ragioni gli attentati di New York sono giusti perché fatti nel<br />
nome della giustizia (la loro giustizia). Per tutte queste ragioni la violenza è lecita perché è l’occidente che la<br />
provoca e se la va a cercare con i suoi atteggiamenti deplorevoli agli occhi di Dio (il loro Dio). Per tutte queste<br />
ragioni se non sei talebano o non condividi il loro pensiero allora meriti di morire.<br />
Ormai, però, mi conoscete troppo bene per non sapere che da tutto questo farneticare, da qualche altra parte<br />
voglio andare a parare. Ebbene lo ammetto, voglio parlarvi di tutt’altra storia, ovvero l’aggressione subita dal<br />
Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, lo scorso 13 dicembre a Milano. Devo dire (anche se è brutto farlo),<br />
che l’aggressione in sé non mi ha stupita più di tanto dal momento che ogni giorno accadono atti di violenza,<br />
dal momento che a quanto pare l’aggressore è anche mentalmente instabile. Per cui non dico che sia la<br />
normalità, ma nemmeno un alieno sulla terra dal momento che Berlusconi ci mette del suo con i bagni di folla<br />
e con il “predellino” (anche se pare ci siano state diverse falle nel sistema di protezione). Ciò che invece mi ha<br />
lasciata davvero senza parole sono state le reazioni successive a tale episodio: secondo Di Pietro, Berlusconi<br />
istiga alla violenza (se l’è cercata?), secondo la Bindi, Berlusconi non deve fare la vittima (subire come le<br />
donne talebane’), secondo il popolo dei social Network l’aggressore è un “grande” che ha agito nel nome del<br />
popolo oppresso (come quello talebano?). Ovunque sulla rete si è inneggiato alla violenza, l’aggressione si è<br />
trasformata in un gesto eroico (come quelli dei Kamikaze?) perché Berlusconi (ndr che non si è auto investito<br />
della carica di Presidente ma è stato regolarmente eletto dalla maggioranza degli Italiani) non ha il diritto né<br />
merita di governare (se non la pensate come noi questa è la fine che meritate?).<br />
Ma se è vero che la civiltà di un Paese si misura anche dal suo grado di tolleranza alla violenza allora… mi<br />
sento tanto talebana.<br />
Intanto si stanno avvicinando le feste e a Natale, si sa, siamo tutti più buoni.<br />
Tanti auguri a tutti. u<br />
pag<br />
03
pag<br />
04<br />
nuovi <strong>Teramani</strong><br />
P<br />
ierluigi dice che qui, a Teramo, il suo nome non lo<br />
deve mai ripetere due volte. Che appena dici Troilo,<br />
tutti afferrano al volo, non come a Ferrara che lo devi<br />
sempre pronunciare anche tre volte. Che le grate sistemate<br />
sulle finestre non le ha viste come su a Nord. Che quando va<br />
al supermarket con le sue bimbe non deve avere mille occhi<br />
per tenere lontano i malintenzionati e che l’auto la potresti<br />
anche lasciare aperta. Sua madre sta pensando di venire qua<br />
ad abitare e pure sua sorella che a Roma non troverà mai<br />
appartamenti a buon prezzo come da queste parti. Oggi è<br />
una bella giornata di sole, vivida, di quelle che credi siano ai<br />
confini con la magia e con la malia “e i miei piccoli già parlano<br />
il dialetto del posto - racconta galvanizzato -: Sofia mo’ ci<br />
abbuschi, urlano già”. Pierluigi Troilo è un nuovo teramano,<br />
come lui stesso ama definirsi. Da poco nella nostra città, già<br />
condivide difetti e virtù del popolo tra i due fiumi. Il direttore<br />
della Pentaferte Spa di Campli, una società che produce siringhe<br />
ed esporta in Europa, vive sulla sua pelle la sindrome<br />
di colui che per lavoro è costretto a girare l’Italia ma che<br />
improvvisamente trova il suo karma positivo in un posto, in<br />
dicembre 2009<br />
Una<br />
“iniezione”<br />
di fi ducia<br />
Storia della crisi<br />
economica a Teramo,<br />
vista con gli occhi di<br />
un imprenditore del Nord<br />
› Pierluigi Troilo<br />
di Maurizio Di Biagio<br />
un luogo, in un campanile, soprattutto in un’azienda che pur<br />
avendo fatto le veci dell’abitazione non sarà mai lo “scantinato”<br />
cinese, né per lui e nemmeno per i suoi dipendenti.<br />
Per l’ingegnere Troilo le due cose, territorio e umanità, sono<br />
ormai imprescindibili. E lancia messaggi d’amore verso la<br />
sua nuova gens, e per amore s’intende ovviamente parlare di<br />
essa, consigliarla, riprenderla anche, e pensare alla ricchezza.<br />
Ricchezza, sì. Perché Troilo, tra l’altro membro di Confindustria<br />
a Teramo, vuole dividere il futuro dei suoi pargoletti<br />
con quello dei figli della terra che lo ospita. Non v’è traccia<br />
di saccenteria o di presunzione in lui, ma un’indorata umiltà.<br />
Non impone, consiglia. Non disserta, valuta. “La potenzialità<br />
di questa terra – spiega – è che Teramo a differenza di<br />
altri luoghi non ha raschiato il fondo del barile, e che quindi<br />
potrebbe dare ancora molto”. Ma spesso cozza contro realtà<br />
generazionali combinate di superficialità, come nel caso del<br />
ragazzo che il sabato sera, con la sua Golf, preferisce andare<br />
in discoteca piuttosto che farsi uno straordinario in ditta,<br />
anche se richiesto solo una volta al mese. Ingegnè, lo metta<br />
nel reparto più duro, gli suggerì una volta un amico, perché<br />
afferri il senso del lavoro. Pierluigi stette un po’ a guardarlo.<br />
Meditò in fretta e rispose: “Gianni, se non glielo hai insegnato<br />
tu, chi può farlo!?”. Se un tempo i certificati medici erano<br />
di un giorno, ora sono di cinque. “E in una piccola azienda,<br />
l’assenza di due persone si fa maledettamente sentire”. Il<br />
governatore Chiodi gli ha chiesto di salvaguardare l’occupazione,<br />
ma Troilo deve fare i conti con le siringhe made<br />
in China. Chiodi gli ha anche chiesto qualità ma la qualità<br />
costa, fa capire; Pentaferte non è una multinazionale con<br />
sede in Irlanda, con relativo 13% di tasse sul personale, è<br />
solo un’azienda che con sede a Campli, e a dispetto di tante<br />
altre realtà economiche di altri paesi, sborsa bei bigliettoni<br />
in elettricità, in contributi, in balzelli e voci varie, appesantendo<br />
quindi la competitività. Tuttavia il suo messaggio resta<br />
sempre quello improntato all’ottimismo. Ricorda i suoi<br />
aneddoti. La Pentaferte ora è rimasta l’unica azienda italiana<br />
a produrre siringhe, circa 620 milioni di cui 400 milioni di<br />
modello standard per gli ospedali, quelle che sanno fare i<br />
cinesi e che gli importatori iniziano a mercanteggiare a piene<br />
mani. La contrazione del mercato e l’euro forte hanno fatto<br />
chiudere le filiali africane e sudamericane. Nel pranzo di<br />
Natale in famiglia di qualche anno fa ci si pose la questione<br />
Pentaferte: o vendiamo o continuiamo. Continuarono e dopo<br />
un 2007 con soli 89 addetti (si era a 197) si passò ad un favoloso<br />
2008 con 35 nuovi dipendenti. “Non eravamo più abituati<br />
ad assumere”. Ora Troilo sfida i giganti tedeschi e francesi<br />
anche a casa loro e con buoni risultati. “Ma nel 2008, quando<br />
stavamo respirando, ecco la crisi. Sono due mesi che la<br />
moneta non gira, le banche non concedono credito, e siamo<br />
alla finestra”. Poi c’è la storia del decreto anticrisi rivolto<br />
però a ditte non esposte verso gli enti. Troilo sorride, una<br />
stortura. Chi è che non ha debiti verso le amministrazioni?<br />
Si chiede perplesso. “Sono sempre i soliti a beneficiare di<br />
questi ammortizzatori”. Però l’ingegnere “in punta di piedi”<br />
resta ottimista. Ce la caveremo, dice. Tutti. u
<strong>Cordoni</strong> vs <strong>Brucchi</strong><br />
Gammarana:<br />
uno svincolo<br />
di bugie<br />
Panzane e Progetti<br />
Esistono cinque categorie di bugie: la bugia semplice,<br />
le previsioni del tempo, la statistica, la bugia diplomatica<br />
e il comunicato ufficiale.<br />
George Bernard Shaw.<br />
In tempi in cui i grandi temi dell’universo viario teramano,<br />
almeno quelli che raccolgono più consensi da parte del<br />
lettore, sono scaduti o stanno per<br />
farlo (vedi Teramo mare, Lotto<br />
zero quasi al completamento,<br />
e così via) ci si incarta su di un<br />
semplice ed apparentemente<br />
innocuo svincolo del Lotto zero,<br />
quello della Gammarana, perché<br />
risalga la pressione delle arterie<br />
ai politici e al popolo teramano.<br />
Le bugie hanno le gambe corte, si<br />
dice; le bugie prima o poi vengono<br />
a galla; le bugie più crudeli sono<br />
quelle dette in silenzio; l’unica<br />
maniera per giustificare una bugia<br />
è un’altra bugia; le masse sono<br />
abbagliate più facilmente da una grande bugia che da una<br />
piccola; una bugia ne rende necessarie molte altre; e così<br />
via. Se ne dicono tante di e sulle bugie ma mai come in questi<br />
tempi.<br />
Il sindaco Maurizio <strong>Brucchi</strong> travestito da David Letterman fa<br />
sapere che l’attuale progetto dello svincolo del Lotto zero<br />
in zona Gammarana, attualmente in realizzazione, costa di<br />
meno del progetto iniziale, più corto e situato un poco più a<br />
Est. Facciamo così iniziare un ping pong a distanza tra due<br />
competitor: Siriano <strong>Cordoni</strong> dell’Idv ed appunto il primo<br />
cittadino, di mezzo evidentemente c’è un Pinocchio. Ora sta a<br />
voi lettori eventualmente decidere chi rasenti di più la marionetta<br />
di legno, sempre se ce ne sia una. <strong>Cordoni</strong> replica che<br />
“in base agli atti forniti, a meno che gli uffici non mi abbiano<br />
tirato un bidone, nella delibera approvata dalla giunta Chiodi<br />
(presente <strong>Brucchi</strong>) risulta che nel 2005 lo svincolo costava<br />
914.000 euro: a febbraio-agosto del 2008 la giunta ha modificato<br />
il progetto facendo lievitare i costi a 2,7 milioni”.<br />
dicembre 2009<br />
di Maurizio Di Biagio<br />
L’opera originaria del 2005, quella dello svincolo più corto,<br />
per il sindaco <strong>Brucchi</strong> “conserva una pendenza media<br />
dell’8%, pericolosa quindi in caso di nevicate e ghiacciate,<br />
osteggiata anche dall’Anas”. Il dipietrista <strong>Cordoni</strong> giudica<br />
limitante questa risposta, infatti “resta l’unica avuta sia da<br />
<strong>Brucchi</strong> che da Robimarga riguardo i motivi addotti per la<br />
modifica del progetto originario, per di più le due pendenze<br />
sono sostanzialmente uguali”.<br />
<strong>Brucchi</strong> afferma che “l’attuale svincolo non interferisce col<br />
centro abitato”. “Il problema – precisa <strong>Cordoni</strong> - è se l’opera<br />
debba interferire con l’area a valenza totalmente sportiva e<br />
ambientale, passando ad un metro dal muro dello spogliatoio<br />
del campo di calcio, pregiudicando lo sviluppo di una<br />
cittadella dello sport”.<br />
Il sindaco poi respinge al mittente le accuse di sperpero di<br />
danaro pubblico – formulata dall’Idv in conferenza stampa -<br />
nell’occasione della remunerazione dei progettisti qualora<br />
l’opera stessa saltasse: “In realtà – dichiara <strong>Brucchi</strong> – lo<br />
svincolo rientrava in una proposta pubblica di intervento<br />
Prusst, e la cosa non comporta impegno di spesa”. <strong>Cordoni</strong><br />
si mette sulla difensiva: “Questo è un problema tecnico,<br />
io faccio politica. Anche se poi fa trapelare che al progetto<br />
redatto da un pool di progettisti teramani c’è stato l’avvallo<br />
di Chiodi”. Per il sindaco, alcuni cittadini firmatari del ricorso<br />
“sarebbero gli stessi che avrebbero premura a recarsi<br />
negli uffici comunali a sollecitare i pagamenti dovuti agli<br />
espropri”. “Quei cittadini sono gli<br />
stessi che hanno le proprie terre<br />
espropriate e che poi vanno a<br />
chiedere <strong>info</strong>rmazioni in Comune:<br />
di certo non vogliono l’attuale<br />
svincolo” eccepisce <strong>Cordoni</strong>.<br />
<strong>Brucchi</strong> ormai da tempo dichiara<br />
che il Lotto zero in buona sostanza<br />
per un effettiva funzionalità<br />
ha bisogno dello svincolo della<br />
Gammarana, altrimenti l’opera<br />
diverrebbe un imbuto. “Nel<br />
progetto iniziale – controbatte<br />
<strong>Cordoni</strong> – non era previsto, poi<br />
grazie al centrosinistra, e alla<br />
sua copertura finanziaria, il<br />
progetto è stato inserito nel novero, ma se non fosse stato<br />
per l’ex governatore Del Turco lo svincolo non si sarebbe<br />
realizzato. Ma siccome l’attuale giunta non ha altre argomentazioni,<br />
cerca di addossare le colpe ai cittadini”.<br />
Infine <strong>Brucchi</strong> dal palco del Parco delle scienze sfida “chiunque<br />
a confrontarsi” con le sue verità. <strong>Cordoni</strong> chiaramente<br />
raccoglie però puntualizza: “L’importante che non si giochi<br />
sporco e che non si tirino fuori documenti che non si sono<br />
voluti mostrare in precedenza: so solo che le planimetrie<br />
proposte e presentate non erano complete”. u<br />
pag<br />
05
pag<br />
06<br />
l’opposizione in Comune<br />
<strong>Santacroce</strong><br />
e… delizia:<br />
dico cose di<br />
sinistra<br />
il mio manifesto<br />
F<br />
orse con <strong>Sandro</strong> <strong>Santacroce</strong> al posto di Massimo<br />
D’Alema, Nanni Moretti non avrebbe mai sfoderato il<br />
suo must rimasto scolpito nella storia delle faccende<br />
italiane: “Dì una cosa di sinistra”. E si parlava di giustizia. Forse<br />
con il rifondarolo, il suo baffo poco impertinente, gli occhi<br />
languidi, una risposta a Berlusconi nel film Aprile l’avrebbe<br />
pure data: precisa, puntuale, ma soprattutto educata. Ed è<br />
proprio per questo che <strong>Santacroce</strong> viene stimato ed apprezzato<br />
dai suoi competitor. Non ha peli sulla lingua quando<br />
ingrana la marcia ma di vilipendio gratuito nemmeno l’ombra.<br />
I suoi sono attacchi meramente politici senza cadere nel vezzo<br />
odierno che fa tanto auditel negli attacchi striscianti e vili ad<br />
personam, nei fuori onda, nelle boffanate e ghedinate. Eppure<br />
va giù duro, con la licenza della sana politica da battaglia, con<br />
poca voglia di inciuciare, per la sua strada nell’arido universo<br />
di una sinistra radicale senza florilegio di incarichi, untuosità<br />
ecclesiastiche e senza quel vizio della cura di sé che tanto<br />
opacizza gli animi politici. Gli occhi sono quelli di un cocker<br />
in attesa di una crocchetta dal padrone, ma determinati nella<br />
sua vis vis vis vis bellica che cova sotto le braci per<br />
uscire fuori senza preavviso, eruttiva,<br />
calma, una dolce e manovrata tempesta<br />
di circostanze e luoghi.<br />
Attacca l’attuale giunta “palazzinara<br />
che ha in mente di cementificare la<br />
città, un pezzo alla volta, attraverso<br />
i piani integrati, camuffando le reali<br />
esigenze della città con la realizzazione<br />
di teatri che poi in<br />
cambio danno possibilità ai<br />
costruttori di contropartite<br />
enormi, fin<br />
troppo sbilanciate”.<br />
<strong>Santacroce</strong><br />
sarcasticamente<br />
condivide<br />
dicembre 2009<br />
di Maurizio Di Biagio<br />
l’opera delle due torri che in passato Tancredi senior voleva<br />
sistemare all’entrata della città: sarebbe stato “un emblema<br />
perfetto per questa città”. I quartieri si caricano di metrature,<br />
Viale Crucioli ne è un esempio “con le due palazzine da 60<br />
appartamenti che si realizzeranno in una zona (nei pressi<br />
dell’università) già al limite del collasso”. Il rifondarolo non<br />
sopporta l’uzzolo che hanno le mani pidielline del costruire<br />
dappertutto, nemmeno fossero incalliti manovali bergamaschi,<br />
anche sottoterra, come nel caso dell’Ipogeo: “Fossimo<br />
a New York ci sarebbe una logica ma qui certamente no”.<br />
“L’amministrazione sta mettendo le mani sulla città pensando<br />
che il mattone sia l’unico volano che faccia girare l’economia<br />
di questa città”. Lo fa irritare il gioco delle tre carte del Pdl:<br />
mentre a Roma fanno bella figura abolendo l’Ici, a livello<br />
locale si subiscono altri tipi di balzelli, mentre a Teramo c’è<br />
chi opportunamente s’ammanta di distinguo nello scansare<br />
responsabilità. Non comprende lo strano parallelismo tra i<br />
due statuti (Team e Team Tec) che sono in pratica fotocopia<br />
l’uno dell’altro: “Forse in caso di fallimento della Team Tec<br />
– ipotizza <strong>Santacroce</strong> – si evita che la sorella vada a gambe<br />
all’aria anch’essa”. E ricorda come Di Zio stia diventando fastidioso<br />
come uno sciame di formiche nei pantaloni. Poi senza<br />
tanto gingillarsi, invita <strong>Brucchi</strong> a chiedere scusa ai teramani<br />
“perché non portano l’anello al naso, sanno che Lotto zero e<br />
svincolo della Gammarana sono due cose diverse: non si può<br />
affermare che alcuni cittadini non fanno gli interessi della<br />
città, questa è intimidazione!”.<br />
Nell’universo frastagliato della viabilità teramana, resta<br />
dell’avviso che i parcheggi scambiatori all’ingresso della città<br />
siano la cosa migliore da fare e che i sensi unici diminuirebbero<br />
del 50% i tempi di percorrenza sulle arterie. Vede nel tram<br />
di Circonvallazione Ragusa che va all’incontrario, una cambiale<br />
che Rabbuffo ha dovuto staccare verso alcuni cittadini del<br />
posto che volevano il servizio. “Immaginare poi che il commercio<br />
cittadino si possa rivitalizzare basandosi o meno sulla<br />
presenza delle auto in centro, beh questi operatori non hanno<br />
ben presente come funziona un’attività commerciale, perché<br />
dappertutto, dove sono presenti ztl e isole pedonali il volume<br />
d’affari è incrementato del 35%: perche noi dobbiamo andare<br />
controtendenza quando invece Via Capuani apre al traffico?”.<br />
Continua con le piazze della città: sembra che noi teramani<br />
abbiamo un conflitto irrisolto con queste: “Primal’ gli scempi<br />
compiuti negli slarghi di Porta Madonna e di Piazza S. Anna,<br />
poi l’oscenità del gazebone in Piazza Martiri, ora le grate sopra<br />
la pavimentazione di Piazza Dante che non permette una<br />
buona pedonalizzazione. Ma che gli abbiamo fatto?<br />
Chiude con un tocco di meritocrazia al respiro dipietristico:<br />
“L’amministrazione si avvale di consulenze esterne senza<br />
bandire concorsi pubblici; al di là di alcune figure che devono<br />
essere di stretta fiducia come nel caso di capo gabinetto, lì<br />
ci può stare, ma per il resto occorre seguire ciò che dice la<br />
norma: i concorsi appunto”. u
una scuola di élite<br />
Borsa di Studio<br />
“Vincenzo<br />
dicembre 2006 moriva il<br />
prof. Vincenzo Di Giosaffat-<br />
L’otto<br />
te, dal 1978 al 2003 preside<br />
dell’Istituto Statale d’arte “ F.A.Grue”<br />
di Castelli, artista originale e raffinato,<br />
figura di primo piano nel panorama<br />
dell’arte abruzzese.<br />
A tre anni di distanza dalla sua<br />
scomparsa, la famiglia lo ricorda con<br />
l’istituzione di una borsa di studio<br />
offerta allo studente dell’Istituto che<br />
si diplomerà con i risultati migliori,<br />
con particolare attenzione a quelli<br />
artistici. Vuole essere un ulteriore<br />
arricchimento delle tante opportunità<br />
di crescita offerte dall’Istituto che,<br />
per sua vocazione, cura e valorizza<br />
individualmente i propri studenti.<br />
Vincenzo Di Giosaffatte aveva dedicato<br />
gran parte della sua vita all’Istituto<br />
Statale d’arte per la ceramica di<br />
Castelli e sotto la sua attenta guida,<br />
la scuola ha continuato ad ottenere<br />
risultati e riconoscimenti in Italia e<br />
all’estero, proseguendo l’azione di<br />
ricerca intrapresa fin dal 1906 . Con<br />
il coraggio della competenza e la<br />
consapevolezza di essere alla guida di<br />
una scuola dal forte valore aggiunto,<br />
Di Giosaffatte ha intrapreso numerose<br />
iniziative: attività di educazione<br />
all’arte rivolte alle scuole medie della<br />
regione, mostre didattiche in sede, in<br />
regione e all’estero,convegni,viaggi<br />
di istruzione, stage in loco di artisti di<br />
chiara fama, creazione di una Mostra<br />
Antologica dal 1910 ad oggi. La sua<br />
creatura più importante è sicuramente<br />
la Raccolta Internazionale di Arte<br />
Ceramica Contemporanea, museo<br />
riconosciuto dalla Regione Abruzzo,<br />
che dal 1989 raccoglie opere di oltre<br />
500 artisti provenienti da tutto il mondo,<br />
documentate in preziosi volumi.<br />
dicembre 2009<br />
Di Giosaffatte”<br />
all’Istituto Statale d’Arte di Castelli<br />
L’istituzione di una borsa di studio è<br />
coerente con tutto ciò ; nel suo primo<br />
anno, 2009-2010, essa consentirà<br />
di premiare un talento ed in futuro<br />
di promuovere il miglior lavoro di<br />
ricerca innovativa nella tecnologia<br />
del materiale, nella progettazione del<br />
design e nella rielaborazione della<br />
decorazione. Sarà uno strumento per<br />
dare continuità all’ attenzione, anche<br />
internazionale, verso la ricerca cera-<br />
mica degli artisti castellani.<br />
A settembre 2010 il Ministero avvierà<br />
il profondo rinnovamento dei Licei e<br />
dell’istruzione artistica in particolare.<br />
Indirizzi sperimentali, progetti<br />
assistiti e sperimentazioni verranno<br />
ricondotti a sei tipologie di Liceo.<br />
L’Istituto d’arte “ F.A.Grue” di Castelli<br />
confluirà nel Liceo Artistico ad indirizzo<br />
Architettura, Design Ambiente<br />
con sezione Design. La cultura liceale<br />
, che sempre ha tessuto la trama<br />
formativa offerta da questo Istituto,<br />
verrà approfondita nella sua componente<br />
estetica , fornendo agli studenti<br />
gli strumenti per esprimere la creati-<br />
dalla Redazione<br />
vità tipica dell’età attraverso una solida<br />
competenza progettuale ed una<br />
indiscussa padronanza del materiale<br />
ceramico. Sarà valorizzata la qualità<br />
degli apprendimenti piuttosto che la<br />
quantità delle materie e sarà reso<br />
più forte il rapporto scuola-mondo<br />
del lavoro-università, anche grazie<br />
alla costituzione di un Comitato Tecnico<br />
Scientifico composto da docenti,<br />
esperti del mondo della cultura e del<br />
lavoro.<br />
In tale contesto, la Borsa di Studio”<br />
Vincenzo Di Giosaffatte” è un’opportunità<br />
che completa ed arricchisce una<br />
preziosa realtà scolastica come quella<br />
di Castelli che costantemente stimola<br />
i giovani a coltivare giuste aspettative.<br />
A tale proposito, è il caso di ricordare<br />
che l’ Istituto è stato consultato per<br />
arricchire, con<br />
proprie opere,<br />
la Mostra “<br />
L’Arte del<br />
saper fare bene<br />
italiano. Segni<br />
di Eccellenza<br />
d’Abruzzo” organizzatapresso<br />
la Caserma<br />
della Guardia di<br />
Finanza in occasione<br />
del G8 ,<br />
dal 27 giugno al<br />
6 agosto 2009.<br />
Sono state proposte<br />
18 opere<br />
realizzate dal 1960 al 2009, espressione<br />
dell’arte Contemporanea Italiana,<br />
non solo del divenire della produzione<br />
artigianale castellana e fra di esse<br />
anche alcuni oggetti progettati e<br />
realizzati da studenti appena diplomati<br />
che hanno vinto importanti premi<br />
internazionali.<br />
E’ stato riconosciuto, anche in questa<br />
occasione, all’Istituto “F.A.Grue” il<br />
ruolo di innovatore di tradizioni, di<br />
testimone del raffinato “ saper fare”<br />
che da secoli ha caratterizzato il<br />
nostro territorio e che apparterrà ai<br />
nostri figli se sapremo conservare e<br />
valorizzare. u<br />
pag<br />
07
pag<br />
08<br />
la nostra città<br />
Quale<br />
identità’<br />
per Teramo?<br />
L<br />
a scorsa estate un gruppo di amici bolognesi, che non<br />
avevano mai visitato Teramo, mi ha chiesto di fare loro da<br />
Cicerone. Con piacere li ho portati a vedere la cattedrale,<br />
il teatro e l’anfiteatro di età romana, i tre corsi, le piazze, la porta<br />
“reale” dalla quale pare sia passato Ferdinando I di Borbone.<br />
Giunti al momento dei saluti, uno di loro in confidenza mi ha<br />
chiesto: “Ma per che cosa Teramo è davvero conosciuta”? La<br />
domanda, molto semplice ma chiaramente retorica, mi ha dato<br />
parecchio da riflettere.<br />
Ogni città italiana che si rispetti è nota in virtù di una figura o di un<br />
evento culturale di larga risonanza: Roma per Cesare e S. Cecilia,<br />
Firenze per Michelangelo e il Maggio Musicale, Venezia per Goldoni<br />
e la Biennale, Pesaro per Rossini,<br />
Spoleto per il Festival dei Due Mondi,<br />
Verona per l’Arena e la casa di Giulietta<br />
Capuleti. Per restare in Abruzzo,<br />
L’Aquila ha i Solisti Aquilani, Pescara<br />
D’Annunzio e Flaiano, Sulmona Ovidio.<br />
E Teramo, cosa può vantare? Cos’ha,<br />
Teramo, che la ponga indiscutibilmente<br />
alla ribalta nazionale, che ne faccia<br />
un’attrazione e un polo di interesse<br />
generale? Quale immagine di sé lascia<br />
impressa al visitatore di passaggio, sia esso turista, professionista,<br />
politico, investitore o altro, a parte qualche monumento e la<br />
buona cucina? Poco o nulla, e aggiungerei più nulla che poco.<br />
Bella forza, dirà qualcuno, ma purtroppo il quesito è tutt’altro che<br />
banale. Al contrario, lo ritengo d’importanza centrale. Perché<br />
uno Shakespeare parli di un centro urbano, perché un evento o<br />
una personalità che si impongono a livello mondiale nascano in<br />
un certo posto, non basta il caso o la fortuna. Non c’entrano la<br />
geografia o l’estensione demografica. Ma non bastano neppure,<br />
com’è evidente, qualità come il talento e la laboriosità, che senza<br />
alcun dubbio Teramo, nella sua lunga storia, ha dimostrato in<br />
misura non inferiore a tante altre città italiane, talvolta più talaltra<br />
meno. Battere sul chiodo della “povertà”, nel suo significato meramente<br />
materiale, è poi un colossale errore di prospettiva.<br />
Un territorio non è incapace di crescere perché è povero, ma è povero<br />
quando è incapace di crescere. Perché una città, un territorio,<br />
una popolazione, si rendano degni di ricordo e di ammirazione, è<br />
sempre anzitutto una questione di educazione e di promozione culturale,<br />
di abitudine mentale, e, me lo si lasci sottolineare per l’ennesima<br />
volta, di lungimiranza politica. Se Teramo non è conosciuta<br />
dicembre 2009<br />
di Silvio Paolini Merlo<br />
altro che come un punto sulla cartina, un luogo che s’interpone fra<br />
la costiera adriatica e il Gran Sasso d’Italia, se per il resto essa non<br />
sembra avere nessuna identità, nessuna dignità storica, nessuna<br />
peculiarità, eccetto (forse) per Delfico e la ceramistica di Castelli,<br />
è perché essa non ha trovato in se stessa la spinta a progredire, a<br />
rendersi capace di innovazione autentica, quell’innovazione che,<br />
come sottolineava Pasolini, non sta nello sviluppo, che è il semplice<br />
progresso economico, ma nel progresso delle coscienze. Per essere<br />
più chiari ed empirici, il problema è che Teramo non ha sinora<br />
fatto abbastanza per valorizzare se stessa, ciò che essa è, ciò che<br />
ha avuto e ha. Che essa abbia avuto è fuori discussione. Tanto per<br />
fare due esempi: Luigi Antonelli, il cui premio di narrativa sembra<br />
essere finito nel nulla, o Giovanni Melarangelo, grande pittore<br />
post-impressionista, del quale nel dicembre 2008 sono ricorsi i<br />
trent’anni della scomparsa nel più assordante silenzio, e nel più<br />
totale immobilismo da parte delle istituzioni.<br />
Per tornare all’amico bolognese, dopo aver fatto spallucce non<br />
ho saputo proprio che dirgli, tranne qualche frase di circostanza.<br />
Il suo monito tuttavia resta, come un tarlo, a sollecitare la mia<br />
riflessione. u<br />
Notte Santa<br />
La dolce infermità rallenta i passi<br />
della giovane donna, che s’affretta<br />
al riparo dall’ombre della notte<br />
assieme a quei pastori, ed alle greggi,<br />
della terra di Davide a Betlemme.<br />
Pian piano già s’acquetano i rumori<br />
e il silenzio pervade monti e valli,<br />
le fioche luci, ravvivano la notte<br />
come animelle sparse senza meta<br />
nell’aria alla ricerca dell’Amore.<br />
Notte limpida e fresca, su nel cielo<br />
tutte le stelle son piccole faville,<br />
un dolce suono, come ciaramelle<br />
e canti tutt’intorno in ogni dove,<br />
una profonda quiete si diffonde.<br />
Una fra tutte l’altre, la più bella<br />
stella del cielo brilla come il sole<br />
e vieppiù s’avvicina alla capanna<br />
dove veglian le genti qui adunate<br />
accorse d’ogni dove a meraviglia.<br />
Un vagito si sente nella notte, lieve,<br />
sereno, che <strong>info</strong>nde tanta gioia, dolce<br />
la madre il figlio stringe al petto.<br />
D’intorno è amore, pace e serenità.<br />
Venite tutti, il Redentore è nato!<br />
Girolamo Galluccio<br />
Teramo, 27 Novembre 2009
pag<br />
10<br />
vacanze di Natale<br />
Dicembre,<br />
andiamo.<br />
È tempo<br />
di bilanci.<br />
pandori, palestre<br />
e marionette<br />
Considerando che siamo alla fine dell’anno viene naturale<br />
parlare di bilanci ma io so già che, lasciando il pensiero<br />
libero di vagare per associazione di idee, correrò il rischio<br />
di saltare di palo in frasca. Non me ne voglia colui che preferisce il<br />
discorso incastrato all’interno di schemi predefiniti.<br />
Dunque, anch’io ho intenzione di parlare di bilanci, ma<br />
subito mi viene in mente la bilancia, dove il pandoro<br />
va a sedersi con tutto il suo burro. D’accordo, in questa<br />
sede escluderò la bilancia, antico strumento a<br />
due bracci oggi modificato in un aggeggio malefico<br />
che ti ricorda con voce metallica: «Sei ingrassato di<br />
due chili, datti una regolata!».<br />
Si fa presto a prendere due chili durante il periodo<br />
di Natale, soprattutto se si è costretti a separarsi<br />
almeno per qualche giorno dal bilanciere, nota<br />
sbarra di acciaio su cui si assicurano dischi<br />
di vario peso ma, soprattutto, sulla quale si<br />
ripongono tutte le aspettative di un corpo<br />
perfetto ignorando però il fatto che la perfezione<br />
non esiste.<br />
Tuttavia sono qui per parlare di cose serie e dunque sono costretta<br />
a lasciar perdere anche la bilancia, intesa come settimo segno<br />
dello zodiaco, il cui oroscopo del 2010 non mi interessa, essendo io<br />
dell’ariete.<br />
Ecco. Sto per scrivere: “questo è il periodo preferito dai bambini”,<br />
penso alla mia infanzia, al teatro dei burattini. Ci sono. Credo di<br />
aver imboccato finalmente la strada giusta per un articolo decente,<br />
strappalacrime, ma... disgraziatamente mi viene in mente il bilancino,<br />
ovvero l’impugnatura a forma di croce cui sono collegati i fili che<br />
muovono le marionette. Di colpo l’immagine cambia ed appese a<br />
quei fili non vedo più marionette, ma persone manovrate dall’alto.<br />
E poi vedo noi, comuni mortali che, come bambini a teatro, siamo<br />
qui a berci tutte le storie che ci raccontano.<br />
Non va, troppo triste. Torno all’argomento principale.<br />
Ho deciso. Scriverò del bilancio di fine anno, inteso come vero e<br />
proprio conteggio delle entrate e delle uscite. Ma la mano si blocca.<br />
dicembre 2009<br />
di Carla Trippini<br />
Non mi va di affliggere chi legge e che, come me, in questo<br />
periodo di crisi conosce benissimo il colore del bilancio. Rosso.<br />
Un rosso che purtroppo non ha nulla a che fare con le decorazioni<br />
natalizie.<br />
Insomma, tentando faticosamente di bilanciare, cioè di mantenere<br />
in equilibrio questa stessa digressione... arrivo al bilancio<br />
scolastico il quale, perlomeno in questa prima fase, per alcuni<br />
ragazzi (facenti parte della categoria dei trimestrati) si conclude<br />
prima di Natale, per altri (più fortunati, i quadrimestrati) invece si<br />
prolunga fino a gennaio.<br />
Quegli “sfigati” dei trimestrati devono affrontare una partenza<br />
veloce e poi correre, sovraccaricarsi di interrogazioni e compiti da<br />
cui necessariamente verrà fuori solo un estratto di <strong>info</strong>rmazioni,<br />
un surrogato di nozioni che, nell’attimo esatto della fine della performance<br />
si volatilizzerà nell’aula senza lasciare alcuna traccia<br />
nella memoria.<br />
Allora, scusate, ma alcune domande sorgono spontanee (ed ora<br />
ho finalmente messo a fuoco il bilancio di cui volevo discutere!).<br />
Innanzi tutto, se i programmi sono gli stessi, se gli obiettivi da raggiungere<br />
sono i medesimi, se la scuola inizia per tutti a settembre<br />
e fi-nisce a giugno, perché in questa prima fase alcuni ragazzi<br />
hanno minor tempo a disposizione per dimostrare cosa hanno<br />
imparato?<br />
Perché gran parte di questi “sfigati” dovranno necessariamente<br />
mettere sotto l’albero anche la pagella (e, credetemi, non<br />
sempre i numeri, soprattutto del primo quadrimestre... oh,<br />
scusate... del trimestre, sono superiori al cinque) e vedere<br />
le loro vacanze irrimediabilmente rovinate? Perché<br />
con l’avvento del Bambinello, invece di scartare regali,<br />
vedranno scattare immediatamente la punizione e,<br />
magicamente, vedranno sparire cose che invece avevano<br />
già, tipo la play-station, il telefonino, lo scooter<br />
o, peggio, gli allenamenti di pallavolo o di basket?<br />
Insomma, perché ’stì ragazzi non si possono godere<br />
le vacanze di Natale come tutti?<br />
Se tanto mi dà tanto appare chiaro che, per differenza,<br />
dall’altra parte c’è invece una popolazione<br />
giovanile che potrà assaporare le feste di Natale<br />
in santa pace, che se la godrà ancora un po’ e che<br />
scarterà dei regali ancora da meritare.<br />
D’accordo, sulla fiducia, voglio credere che i quadrimestrati si<br />
stanno già attivando per recuperare le insufficienze, hanno intenzione<br />
di avvisare i genitori che ad anno nuovo arriverà una pagella<br />
da incubo e sono coscienti del fatto che a gennaio dovranno<br />
restituire i doni ricevuti, ma questa è un’altra storia. Ci penseranno<br />
domani. Per il momento... vuoi mettere l’emozione collegata<br />
alla sorpresa?!<br />
È vero, è tempo di bilanci, ed ognuno di noi ha il suo da fare ma, mi<br />
raccomando, nel calcolare le entrate e le uscite, i pro e i contro,<br />
il bello e il brutto dell’anno passato, cercate di non pensare alla<br />
bilancia intesa anche come simbolo e attributo della giustizia (che<br />
ovviamente non è mai bilanciata), altrimenti vi rovinate le feste.<br />
Non resta dunque che augurare a tutti un buon anno e che<br />
ognuno di noi faccia in modo che il 2010 sia migliore dell’anno<br />
precedente. u
pag<br />
12<br />
nuovi linguaggi<br />
Tra<br />
virgolette,<br />
bocca<br />
sulla<br />
di tutti<br />
Come cambia il linguaggio,<br />
la storia del “tra virgolette”<br />
e del (tra parentesi)<br />
L<br />
a vera creatività comincia spesso dove termina<br />
il linguaggio. O meglio, dove ha fine il<br />
verbo istituzionale ed inizia il metalinguaggio,<br />
in pratica una sorta di codice che cerca di analizzare<br />
e descriverne un altro. In concreto: se si scrive sul<br />
display del cellulare TVTB (Ti Voglio Tanto Bene)<br />
diretto alla propria compagna di banco, la più carina,<br />
la più cretina, come cantava Venditti, significa prima di tutto un sentimento,<br />
poi l’esecuzione la più rapida possibile di funzioni semantiche,<br />
effettuata nell’era della velocità a tutti i costi, chiaramente alla<br />
faccia della direzione. Allora, in un periodo in cui tutto deve essere il<br />
più immediato, diretto ed efficace possibile, da blitzkrieg, si tende ad<br />
un tipo di comunicazione il più possibile visiva , all’immagine diretta<br />
(il sole che ride sulle messaggerie per compendiare un sentimento).<br />
La comunicazione prevalente dunque è quella dell’immagine, in un<br />
linguaggio ovviamente trasversale, più comunicativo e semantizzato<br />
(denso di significati). Pertanto, anche nello scritto s’intende convogliare<br />
un sistema di segni che enfatizzi il concetto, che l’accentui<br />
in modo da renderlo visivo e percepibile. Per fare un esempio,<br />
l’uso smodato che si fa nella lingua corrente della locuzione “tra<br />
virgolette”, imitata talvolta dagli americani con l’oscillazione delle<br />
due+due dita interessate, viene a potenziare il significato del concetto<br />
indicato, come se fosse rafforzato ed accresciuto il suo campo<br />
semantico, reso anzi ridondante. Ciò corrisponde ad<br />
un altro imperativo categorico della comunicazione<br />
odierna, oltre a quella della velocità: l’economia<br />
linguistica. Infatti, si esprime di più con un minore<br />
impiego di parole; l’abbreviazione, l’ellissi, l’ammissione,<br />
il sottinteso, sono affidati a segni di un codice<br />
trasversale in un uso soprattutto nei mezzi telematici,<br />
computer e cellulari, diffusisi poi rapidamente in<br />
tutti i contesti di scrittura, infine nel parlato. Dal web<br />
alle labbra, il passo è breve. È un fenomeno che getta<br />
un ponte ideale tra i media tecnologico-scientifico,<br />
dicembre 2009<br />
di Maurizio Di Biagio<br />
basati sull’efficacia visiva di azioni comunicative non verbali, e le<br />
varie tipologie e modalità di scrittura più o meno tradizionali, incentrate<br />
sull’espressività verbale. Sicuramente, le virgolette usate<br />
in funzione enfatizzante, esaltano quella che Jakobson (Linguistica<br />
e poetica, 1972) ha definito “la funzione espressiva” del linguaggio,<br />
e non solo, anche la sua funzione “conativa” e “fàtica”. Nel parlato<br />
si tende a riprodurre la stessa funzionalità che si attribuisce alla<br />
parola scritta, con i medesimi obiettivi; ne è testimonianza quella<br />
serie di espressioni, di frasi fatte, che derivano dai segni scritti:<br />
“punto e basta”, “puntini puntini”, senza cambiare una virgola,<br />
(detto) fra parentesi, (detto) fra virgolette ecc.<br />
Si tratta di un uso metalinguistico (si usa la lingua per parlare<br />
della lingua) che riflette, in fondo, un atteggiamento sociale molto<br />
diffuso: essere autoreferenziali, un po’ individualisti e un po’<br />
narcisi, prendendo se stessi come punto di riferimento e oggetto<br />
del discorso. Dunque, i segni linguistici diventano indicatori sociali<br />
ed antropologici. Ad esempio, la tendenza a trasferire i segni da un<br />
codice all’altro, e dallo scritto al parlato, letta in chiave sociologica,<br />
può essere assunta come spia di un’abitudine ad omologare, ad<br />
unificare. La trasversalità come segno del fenomeno<br />
dell’interscambialità tipica della società di<br />
massa.<br />
Altra chiave di lettura per la locuzione “tra virgolette”<br />
è sicuramente quella di una sorta di rifugio, di zona<br />
franca, dove poter celare eventuali offese che non si<br />
ha il coraggio di esternare, ricorrendo appunto alla più<br />
tranquilla e vigliacca funzione semantica, smorzando<br />
così le eventuali proteste che potrebbero derivare da<br />
tali enunciazioni: l’ho detto tra virgolette, quindi se vogliamo, l’offesa<br />
perde anche di consistenza espressiva. Con “tra virgolette”, dunque,<br />
si cerca di indorare la pillola, si cerca di dire quello che non si potrebbe<br />
dire; una moderna vigliaccheria, in fondo.<br />
Per quanto riguarda l’uso delle parentesi, esso riflette l’esigenza<br />
un po’ schizofrenica della nostra società, intendendo da una parte<br />
velocizzare la comunicazione, e dall’altra rispondere ai canoni<br />
della retorica classica di cui siamo ancora i figli. Figli di Cicerone<br />
e di Ovidio, per cui ci portiamo dietro la tendenza a precisare, ad<br />
essere quasi filologici, posizionando tra parentesi quello che soddisfa<br />
quest’ultima esigenza, che però, messo di seguito nel discorso,<br />
andrebbe contro l’obiettivo primario della rapidità.<br />
Vogliamo includere in meno tempo possibile un numero maggiore<br />
di concetti e precisazioni. Anche se, come dichiarava Giuseppe<br />
Prezzolini, il tempo è la cosa che più abbonda in Italia, visto lo<br />
spreco che se ne fa. u
L’AZIENDA E LA SUA MISSION<br />
La Julia Servizi Più è una società, con capitale pubblico, specializzata nella fornitura di gas metano ad uso civile e industriale, con<br />
10.000 clienti già serviti e 14 milioni di metri cubi annui erogati nella provincia di Teramo.<br />
La società è nata nel 2004, a seguito della liberalizzazione del mercato del gas naturale, disposta dal Decreto Legislativo 23 maggio 2000 n. 164.<br />
L’obiettivo primario della Julia Servizi Servizi Più Più è rispondere rispondere alle esigenze di gas metano nel territorio, garantendo garantendo un servizio efficiente efficiente e<br />
qualificato a costi convenienti.<br />
Si tratta di una società di proprietà del Comune di Giulianova che svolge, in in collaborazione con l’amministrazione comunale, anche<br />
un importante importante ruolo ruolo in ambito ambito sociale, attraverso una serie serie di agevolazioni agli utenti che vivono in condizioni economicamente<br />
disagiate.<br />
L’attività di Julia Servizi Più si basa su:<br />
• rapporto diretto con la clientela;<br />
• sconti tariffari sul costo del gas;<br />
• fatturazione mensile o bimestrale;<br />
• fatturazione costante dei consumi con conguaglio di fine anno;<br />
• rateizzazione dei pagamenti;<br />
• pagamento tramite domiciliazione bancaria o postale;<br />
• pagamento tramite sportelli provinciali della SOGET Spa senza costi aggiuntivi,<br />
e altre soluzioni personalizzate per favorire e agevolare le famiglie e le imprese clienti.<br />
JULIA SERVIZI PIÙ ARRIVA A TERAMO<br />
Con lo stesso spirito e i medesimi obiettivi aziendali e sociali, Julia Servizi Più si affaccia sul mercato della città di Teramo,<br />
proponendo le proprie offerte commerciali a privati, imprese ed enti, con servizi innovativi e personalizzati, in grado di soddisfare<br />
le esigenze di tutti.<br />
L’offerta di Julia Servizi Più agli utenti di Teramo porterà RISPARMIO e QUALITÀ nei servizi; sarà sempre possibile il contatto<br />
diretto con il personale dell’azienda, nonchè concordare tempi e modalità di pagamento delle bollette, per rispondere al meglio alle<br />
esigenze di ognuno.<br />
I clienti di Julia Servizi Più hanno a disposizione un sito internet per ricevere <strong>info</strong>rmazioni specifiche, richiedere un appuntamento o<br />
contattare l’azienda, proporre variazioni al contratto o alla gestione dell’utenza, richiedere ulteriori preventivi, segnalare inefficienze<br />
o proporre iniziative utili al miglioramento del servizio, ecc. Ciò nell’ottica del CONTATTO DIRETTO e quotidiano tra l’azienda di<br />
erogazione e l’utente.<br />
Per essere CLIENTI di Julia Servizi Più è sufficiente sottoscrivere un contratto, senza apportare alcuna modifica al proprio impianto<br />
in casa o in azienda. L’erogazione del gas metano continuerà come sempre, ma avverrà a opera di un altro fornitore, Julia Servizi Più,<br />
con un significativo risparmio e migliori servizi.<br />
Julia Servizi Più<br />
Corso Garibaldi, 65 - 64021 Giulianova (Teramo)<br />
Tel. 085 8001111 - 085 8007651 • Fax 085 8025783<br />
commerciale@juliaservizi.it<br />
www.juliaservizi.it
pag<br />
14<br />
In Europa<br />
…l’Europa<br />
dei pochi<br />
e noi contiamo: niente!<br />
Siamo rimasti indignati quando abbiamo saputo che lo<br />
zuccherificio “Sadam” di Celano ha chiuso i battenti; così<br />
anche quello di Fermo e molti altri ancora.<br />
Beh, si dirà, la crisi colpisce ovunque. Sicuramente, ma c’è<br />
dell’altro. Più avanti la spiegazione.<br />
Siamo rimasti sorpresi quando la candidatura a “Mister PESC” ,<br />
l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea,<br />
dell’On. Massimo D’Alema è naufragata malamente.<br />
La carica<br />
è andata<br />
a tale<br />
Catherine<br />
Ashton, una<br />
carneade<br />
britannica<br />
che non è<br />
mai stata né<br />
Premier del<br />
suo Paese,<br />
né ministro<br />
degli esteri,<br />
come invece ha fatto “il duro”.<br />
L’attuale Primo Ministro inglese, Gordon Brown, ha candidamente<br />
ammesso in conferenza stampa che la signora Ashton<br />
farà gl’interessi dell’Inghilterra! Grazie! Complimenti!<br />
Qualcuno gli spieghi che l’UE è composta di altri ventisei Stati!<br />
No, non è questa l’Europa che avrebbe voluto Alcide De Gasperi:<br />
oggi guai a parlare della tanto strombazzata Costituzione<br />
europea, si è ripiegato sul Trattato di Lisbona.<br />
Le grandi decisioni passano tutte sopra le nostre peninsulari<br />
teste: l’asse franco-anglo-tedesco, con qualche intromissione<br />
di Olanda e Belgio, è la colonna de-portante di questa strana<br />
opera di colonizzazione.<br />
Così la grande potenza industriale italiana, mentre i nostri<br />
politici litigano fra di loro sul sesso degli angeli, vede sfilarsi da<br />
sotto il muso ogni decisione importante.<br />
L’On. Casini ha affermato che “in Europa contiamo pochino”;<br />
altri hanno risposto che in cinque anni di Presidenza della<br />
Camera dei Deputati avrebbe potuto fare qualcosa per farci<br />
contare “un massimino” in più.<br />
A livello monetario l’UE è quasi fatta, tuttavia… perché l’Inghilterra<br />
ha mantenuto la sterlina?<br />
Perché molti trattati sono passibili di tantissime eccezioni?<br />
dicembre 2009<br />
di Ivan Di Nino<br />
Perché si è avuta paura di inserire nella Costituzione, ormai<br />
poco più di un esercizio stilistico, le radici giudaico-cristiane<br />
dell’Europa?<br />
Perché, mentre si parla di liberalizzazione delle arti e dei<br />
mestieri da praticare in tutti e ventisette i Paesi qualunque sia<br />
quello di provenienza, un avvocato di Martinsicuro ha bisogno<br />
di un collega “corrispondente” se deve tenere un’udienza a San<br />
Benedetto?<br />
Perché si parla di una sola Comunità quando poi alle Poste, se<br />
una raccomandata deve andare in Francia, ci danno in mano un<br />
“cedolino” diverso dal solito, perché “va all’estero”?<br />
Come si vede, dalla macroeconomia ai semplici servizi quotidiani,<br />
sono molte le cose risibili.<br />
Inutile scrivere poi dei Regolamenti europei i quali sono di<br />
gerarchia superiore alle leggi statali.<br />
Le seguenti idiozie sono vere: definizione di cosa sia una vestaglia<br />
da notte; quanto deve essere alto un bassotto dal garrese<br />
all’ano per definirsi tale; come deve essere la curvatura delle<br />
banane.<br />
Mai più senza: a fronte di queste importantissime normative è<br />
ovvio che questi signori non abbiano tempo per stipulare interessanti<br />
accordi commerciali con l’Africa, così come ha fatto la<br />
Cina, o con la ricchissima penisola arabica.<br />
Pericolosissimo anche addentrarsi negli sprechi degli organi<br />
comunitari che spendono la maggior parte del denaro a loro<br />
destinato in auto sopravvivenza, nonché di quelli dei Paesi<br />
Membri, Italia in testa, nel non saper richiedere o sfruttare i<br />
finanziamenti graziosamente concessi dall’Unione.<br />
Ancora, quando i quattrocento milioni di elettori si recano alle<br />
urne per eleggere il parlamento di Strasburgo, mandano in<br />
questa gigantesca aula 732<br />
persone gentilmente pagate<br />
dalle nostre tasse: i signori<br />
europarlamentari sono<br />
stipendiati in base a quello<br />
che prendono gli onorevoli<br />
“nazionali” dei Paesi d’origine.<br />
Chi prende di più? Che<br />
domande…gl’italiani, ovvio!!!<br />
“Adesso c’è l’Unione Europea!<br />
Un disoccupato di Teramo può andare a fare il disoccupato a<br />
Bonn!!!” (B.Grillo)<br />
P.S. Sono il solito sbadato! Gli zuccherifici italiani sono stati<br />
chiusi per imposizione della Polonia la quale, ancor prima di<br />
entrare nell’UE, ha dettato le sue regole: non tollereremo la<br />
messa in discussione dei nostri stabilimenti. Il problema è che<br />
a farne le spese non sono stati i politici nostrani ma numerosi<br />
ed onesti lavoratori. Non è vero che valiamo pochino; in realtà<br />
non contiamo un c…avolino di Bruxelles!<br />
Un salutone a tutti gli amici di ‘<strong>Teramani</strong>’:<br />
che le cose migliori di quest’anno<br />
possano essere le peggiori del 2010! u
le quattro frecce<br />
Facciamo<br />
finta<br />
…che sia un alibi<br />
Nel corso dei millenni,<br />
per far fronte ed agire<br />
contro le aggressioni<br />
di ambienti naturali ostili e<br />
sfavorevoli alla sopravvivenza,<br />
oltre che alla variabilità<br />
genetica, l’uomo, per la<br />
propria permanenza in vita,<br />
ha dovuto far ricorso inevitabilmente<br />
anche alla variabilità<br />
culturale. Un esempio vale<br />
tanto: le misure di previdenza<br />
applicate al concetto e<br />
natura della forza d’attrazione<br />
gravitazionale. Ed ecco qua<br />
spuntare, ovunque, dalla<br />
mattina alla sera, le mensole.<br />
Tante consolle, ripiani e scaffali a governare il nostro piccolo<br />
universo quotidiano fatto di cose da non lasciare cadere a terra.<br />
Trascorsi i secoli all’ombra delle crociate, della caccia alle<br />
streghe, dell’oscurantismo, si è così giunti ad una situazione<br />
più matura. Il secolo della rivoluzione industriale, del riscatto<br />
dall’oppressione, della disfatta delle arretratezze mentali. Le<br />
idee geniali hanno contribuito da sempre a cambiare il mondo<br />
che ci circonda. Premere l’indice della mano sulla tempia,<br />
scaglia un’immagine netta dentro la testa: una lampadina<br />
accesa ad indicare che finalmente hai trovato la soluzione che<br />
cercavi.<br />
Scaltro come nessun altro, all’automobilista evoluto, in…zzato<br />
come una bestia, le lampadine non mancano di certo. Le quattro<br />
frecce hanno risolto tutti i suoi problemi. Un animale in<br />
pena, ingabbiato dentro una scatola di lamiera ad imprecare<br />
divinità insospettabili, seppure con l’aria condizionata. E, una<br />
volta girata la chiave sul cruscotto, non importa se sei leone o<br />
gazzella: sicuramente, è meglio che cominci a correre.<br />
Una pedata sull’acceleratore e via andare. Alle Poste ci metti<br />
un minuto, tanto lasci le frecce accese. Non essere sciocco,<br />
mica ci vuole un anno per il caffè al bar?! Aspetta in macchina<br />
ché ci ho le frecce messe. In seconda fila non ci parcheggio<br />
mai. Piuttosto, la lascio in mezzo alla strada; tanto a quest’ora<br />
non passa nessuno. Scusa, non vedi le luci: se viene qualcuno,<br />
digli di non rompere. Torno subito!<br />
Basta un pugno di lampadine intermittenti, come a Natale, e<br />
dicembre 2009<br />
di Mimmo Attanasii<br />
qualsiasi comportamento inopportuno si legittima magicamente.<br />
A volte, però, il pugno se lo tirano sul muso, durante<br />
i diverbi simulati ad arte, nei teatrini inscenati lungo la via.<br />
Risolvere contrasti di opinioni su un immaginario codice della<br />
strada, redatto all’impronta, a seconda delle esigenze personali.<br />
Fino a che non arriva, provvidenzialmente, quel qualcuno<br />
da lontano, che sa tutto di tutto, ad infiammare gli animi, per il<br />
gran finale della scena madre.<br />
Risalita furibonda in macchina. La portiera da sbattere, non<br />
prima di aver invitato i commedianti ad andare, in fila tutti<br />
e di corsa, a quel paese. Fuori dal finestrino, il braccio teso<br />
con il palmo della mano ad indicare lassù e l’altro di forza a<br />
controsterzo, lasciando sull’asfalto quattro dita di sgommata<br />
puzzolente. Giusto così, per far sentire l’aria che tira.<br />
Facciamo finta di non aver capito come stanno veramente le<br />
cose. Facciamo finta che non tutti si comportano allo stesso<br />
modo. Facciamo finta che noi invece certe cose non le faccia-<br />
mo mai. Facciamo finta di non esserci resi conto di quanto sia<br />
poco ingegnoso affidarsi a banali espedienti luminosi pur di<br />
calpestare liberamente i diritti degli altri.<br />
Ed infine, facciamo finta pure di non esserci accorti che quelle<br />
benedette quattro frecce di posizione sono, in realtà, rigorosamente<br />
sei.<br />
E adesso, a quei furbacchioni al volante, chi glielo dice che<br />
non sanno nemmeno contare? u<br />
pag<br />
15
pag<br />
16<br />
il traffico<br />
Una giocata disperata di un euro al Superenalotto e vieni<br />
preso, se ti va bene, per uno sprovveduto, incapace di<br />
calcolare l’irrisoria percentuale di vincita che il Monopolio<br />
di Stato ti elemosina. Una su un milione o su un miliardo. Se poi<br />
però ti azzardi a dire che non ce la fai più a vivere in una società<br />
divisa, rissosa, fortemente individualista, pronta a svendere i<br />
minimi valori di solidarietà<br />
e di onestà, in cambio di un<br />
riconoscimento degli interessi<br />
personali, di prebende<br />
discutibili; di carriere feroci<br />
fatte su meriti inesistenti, a<br />
meno che non sia un merito<br />
l’affiliazione, politica, di clan,<br />
familistica (Pier Luigi Celli, direttore<br />
generale della Luiss, Lettera al figlio,<br />
La Repubblica, del 30 novembre 2009)<br />
e perciò quasi quasi te ne<br />
vorresti proprio scappare<br />
all’estero, allora ti accusano<br />
di pusillanimità, di vigliaccheria, senza che nessuno tenga più<br />
conto di quelle irritanti equazioni sulle probabilità impossibili di<br />
riuscita nei giochi d’azzardo, sulle scempiaggini di provare da<br />
soli a cambiare questo mondo. Ed è qui che entrano in gioco i<br />
sistemisti. Gli strozzini della morale, gli usurai del finto pudore a<br />
mandare inceneriti, sugli altari illusori della speranza, i patrimoni<br />
degli animi semplici.<br />
Mattina presto, per la calata di San Giuseppe, l’autista di uno<br />
scuolabus si accalora con un collega, in mezzo alla strada: “…ma<br />
allora? Il servizio è buono… dimmi, è buono o no?<br />
dicembre 2009<br />
Fischia…<br />
che ti passa!<br />
tolleranza zero!<br />
di Mimmo Attanasii<br />
Questo gli dobbiamo dire! E poi… ma quando ce lo dai lo stipendio?!”<br />
Mentre, dall’altro lato della strada, un automobilista risponde<br />
con magnificata cortesia ad un saluto, strombazzando come<br />
da corteo nuziale. Il pensionato con la paletta rossa sulle strisce<br />
pedonali a far attraversare i bambini delle elementari gesticola<br />
energicamente complimentandosi con un inchino impertinente<br />
a chi vorrebbe entrare con la macchina nell’aula del figlioletto,<br />
ché ormai gli si è fatto troppo tardi. Qualcun altro, con l’amaro in<br />
bocca della prima sigaretta, e ce la vuole sempre dopo il caffè, se<br />
la ride di gusto dinanzi all’improvvisato siparietto di strada, prima<br />
di correre a spostare l’automobile parcheggiata a casaccio, tra<br />
un passo carrabile e un vaso monumentale di piante secche e<br />
immondizie varie. Una giornata che il Mulino bianco difficilmente<br />
pubblicizzerebbe, ma un paio di litri di Tavernello potrebbe essere<br />
sufficiente a mandare giù i rospi inghiottiti vivi, da non farti bastare<br />
una scatola di Maalox.<br />
Raccontare ancora su queste pagine della situazione disastrosa<br />
del traffico cittadino sarebbe come dire che non abbiamo più<br />
argomenti, quindi dobbiamo ripeterci in cose già mille volte dette.<br />
Ma a dire, a proclamare, non siamo soli. Il nostro Borgomastro,<br />
in tempi assai sospetti, ha pubblicato solennemente l’annuncio<br />
indeclinabile sulla Tolleranza zero! Guai a chi non rispetterà le<br />
regole del codice stradale. Quali guai? Forse quelli mai capitati<br />
tra capo e collo ad un pubblico amministratore che, ogni giorno<br />
che ha fatto Dio, parcheggia il suo Suv metallizzato in una via del<br />
centro, di fianco a un edificio storico, indubitabilmente richiamato<br />
da improrogabili impegni, tanto da fargli esibire sul cruscotto di<br />
radica un permesso comunale, che andrebbe negato a chiunque<br />
in quella zona, soprattutto a chi poi corre in tv a contestare le proprie<br />
infrazioni a debito degli altri cittadini. Gli annunci incaponiti<br />
di chi ci governa, che si rincorrono sulla stampa, sui media, assomigliano<br />
sempre di più a quelle effimere, fragili brochure design<br />
alla teramana, condite d’allegorie, parabole eccessive, simboli e<br />
figure mai pertinenti alla realtà delle cose.<br />
Chi si ricorda del MagnaTeramo? Una rassegna enogastronomica<br />
di qualche anno fa, che non ha avuto, diciamolo pure, una<br />
buona riuscita. Ma se adesso mostrassimo ad un forestiero
l’enfatizzante pamphlet a colori di quella<br />
manifestazione sulla cucina tradizionale,<br />
questi penserebbe immancabilmente ad<br />
un avvenimento inenarrabile, da non farsi<br />
sfuggire dalle mani. Un’altra efficace brochure<br />
design alla teramana è stata la solenne<br />
notificazione in un nostrano salotto<br />
televisivo sull’apertura al pubblico, i primi<br />
di dicembre, del parcheggio sotterraneo di<br />
Piazza Dante: stanno ancora scavando con<br />
le mani! E la gente che fa? Parcheggia.<br />
Ovunque.<br />
In ogni dove, basta che ci si entri e ci sia lo<br />
spazio, comodo, per poter scendere senza<br />
strusciare il culo sul muro stonacato. Un<br />
reportage della Rai, che ammoniva motociclisti<br />
indisciplinati che sostavano sopra i<br />
marciapiedi, ostacolando il passaggio dei<br />
pedoni e l’accesso ai negozi, è stato trasmesso<br />
in coda al tg qualche sera fa, fra lo<br />
stupore e la rassegnazione dello speaker<br />
nel constatare l’arroganza di un individuo<br />
sorpreso nell’infrazione, che minacciava<br />
di denunciare il giornalista se insisteva<br />
nelle riprese. Ai margini dell’inquadratura,<br />
Lettera di<br />
una mamma<br />
Ciò che accade la mattina all’entrata di scuola in Via Veneto.<br />
Incrocio Via dei Funari – Porta Romana, scuola<br />
elementare San Giuseppe, ore 8,15…<br />
Strombazza violentemente un clacson: Poh! Poh! Poh!...<br />
Dall’altro lato della strada una giovane donna risponde al<br />
saluto della signora alla guida del veicolo<br />
strombazzante… e parcheggia con prepotenza<br />
“in mezzo alla strada”. Un signore<br />
dal lato della giustizia le dice: “Ma tanta<br />
pust ssavvicine prubbie ‘ssammezz ti<br />
mass signò?”<br />
Escono dall’elegante auto tre vecchie ragazze<br />
che sottolineano come il loro antico<br />
sonno debba essere interrotto da un bel<br />
caffè al bar a fianco ed invitano il bravo<br />
transitavano indifferenti i tutori dell’ordine.<br />
A Teramo, hanno riconsegnato al Corpo<br />
della Polizia Municipale fondina e rivoltella;<br />
un sicuro deterrente per chi si mette<br />
in doppia fila o passa col rosso: finire impallinati<br />
per una multa da 50 euro pare a<br />
tutti eccessivo. Qualcuno, però, crede che<br />
forse sarebbe il caso di comprare dei nuovi<br />
fischietti alle nostre guardie di piazza: un<br />
trillo energico, che ti entra nel cervello a<br />
svegliare antichi timori, a scoprirti i nervi,<br />
a farti notare, e ciò che è peggio a farlo<br />
notare anche agli altri, che stai sbagliando<br />
alla grande. Riportarti indietro a quando<br />
signore,<br />
sostenitore<br />
di parcheggi<br />
regolari, ad<br />
unirsi a loro.<br />
Riesco ad<br />
arrivare sulle<br />
eri bambino e ti sporcavi le mani con la<br />
marmellata della nonna. Arrossendo<br />
in volto. Un rossore che di rado compare<br />
sulle guance, in questo strano<br />
tempo che ci tocca di vivere insieme.<br />
«Giuva’, Giuva’… m’arpurte nu fischiatte<br />
mo che vi a Rome?».<br />
«…mo vedame, Carlu’, mo vedame».<br />
«Giuva’, Giuva’… ecchete li solde, m’arpurte<br />
nu fischiatte?».<br />
«Tu scì ca fischie, Pasqua’! Tu scì ca<br />
fischie!». u<br />
strisce destreggiandomi con zaino in spalla e bimbo a fianco,<br />
tra l’ingorgo aggrovigliato e puzzolente; attraverso la strada<br />
ed a nulla vale il segnale di Alt della paletta del signore che<br />
con tanta buona volontà prova a fermare la Panda azzurra<br />
guidata da una mamma come me ed una bimba al suo<br />
fianco. Indietreggio con attenzione affinché la signora non mi<br />
investa e nello stesso tempo mi preoccupo di non infastidire<br />
la Twingo dietro di me che parcheggiata sulle strisce fa<br />
scendere il pargolo per condurlo a scuola. Mi becco lo sguardo<br />
trucido della signora con la Panda che sembra dirmi:<br />
“Ma guarda questa che maleducata!”<br />
Tutto ciò accade regolarmente ogni mattina quando accompagno<br />
mio figlio a scuola. Mi chiedo se<br />
quella bambina con la mamma pirata,<br />
un giorno seguirà o meno il suo esempio;<br />
se quelle vecchie ragazze da bambine<br />
o da adolescenti abbiano o meno<br />
imparato magari facendo i cruciverba il<br />
vivere civile e mi chiedo con più profonda<br />
tristezza se quel signore, che ogni giorno<br />
puntualmente accompagna dai dintorni<br />
di Teramo i nostri bambini come un<br />
orologio svizzero per nove mesi, del<br />
pulmino, che ripassa come una poesia<br />
la domanda da fare al suo datore dei lavoro quando avrà ciò<br />
che gli spetta, se da piccolo abbia avuto il papà ad insegnargli<br />
onestà e rispetto per gli altri. Il suo capo di certo no. Mi chiedo<br />
anche, ogni giorno, con quale nome chiamare l’epoca che<br />
stiamo vivendo. Sempre più mi domando se faccio bene o<br />
male a far crescere i miei figli in un ambiente così retrogrado<br />
e maleducato.<br />
Marilena Gelsumino u<br />
pag<br />
17
pag<br />
18<br />
l’oggetto del desiderio<br />
L’anello di<br />
fidanzamento<br />
L’ oggetto del desiderio di questo Santo Natale è:<br />
“L’anello di fidanzamento “.<br />
Knut Hamsun, poeta e romanziere norvegese, ci regala un<br />
breve racconto sull’anello di fidanzamento. Un racconto arguto, piacevole<br />
e non privo di una sottile vena di umorismo.<br />
«Vidi una volta in società una giovane dama innamorata.<br />
I suoi occhi erano allora due volte azzurri e due volte brillanti e essa non<br />
riusciva a nascondere il suo sentimento.<br />
Chi amava? Quel giovane signore là presso la finestra, il figlio del padrone<br />
di casa, un uomo in uniforme e con una voce di leone. E, Dio! come gli occhi<br />
di lei carezzavano quel giovane e quant’era turbata, seduta sulla sedia.<br />
Quando a notte andammo a casa dissi, perché la conoscevo bene:<br />
- Che splendida nottata, cara! Ti sei divertita stasera? - E per andare<br />
incontro al suo desiderio mi trassi dal dito l’anello di fidanzamento e<br />
continuai:<br />
- Guarda, questo tuo anello s’è fatto per me troppo stretto, mi stringe. Se<br />
me lo facessi allargare?.. Essa stese la mano e bisbigliò: dammelo, così<br />
lo si potrà ingrandire. E le detti l’anello.<br />
Un mese dopo la incontrai di nuovo. Le volevo chiedere l’anello, ma<br />
lasciai perdere. Non c’è urgenza, pensai, lasciamole un po’ di tempo, più<br />
di un mese. Poi ella guarda per la strada e dice: - vero: l’anello.<br />
Sono stata sfortunata con quell’anello, l’ho lasciato in qualche posto, l’ho<br />
dicembre 2009<br />
SERA<br />
EMOZIONI D’ARREDO<br />
Rende più caldo il tuoNatale o<br />
di Carmine Goderecci<br />
di Oro e Argento<br />
perduto. E sta ad aspettar la mia risposta.- Sei in collera<br />
con me? - chiede turbata. No, - rispondo. Oh, come se ne<br />
andò leggera, perché non ero in collera. Cosi passò un anno<br />
intero. Ritornai nelle vecchie strade; e una sera andavo attorno<br />
per una nota, una ben nota via. Allora essa mi venne incontro, ed<br />
aveva gli occhi tre volte azzurri e tre volte brillanti; ma la sua bocca<br />
s’era fatta molto grossa e tanto pallida. Ella mi gridò per la via: - Ecco<br />
il tuo anello, l’anello di fidanzamento. L’ho ritrovato, amor mio, e l’ho<br />
fatto ingrandire. Ora, non ti stringerà più. - Detti un’occhiata alla donna<br />
abbandonata e alla sua bocca, grande, pallida E guardai l’anello.<br />
- Oh - dissi. e feci un profondo inchino - siamo proprio disgraziati con<br />
l’anello. Ora è troppo largo. -»<br />
L’anello di fidanzamento, si sa, è un pegno d’amore, significa abbandono<br />
e promessa, sta lì a simboleggiare sentimenti veri, desiderio di<br />
famiglia, progetti condivisi per la vita. L’anello di fidanzamento è il dono<br />
simbolo per antonomasia della promessa di matrimonio che la futura<br />
sposa indosserà all’anulare della mano sinistra. Secondo la tradizione<br />
popolare, da quel dito si credeva partisse una vena collegata al cuore.<br />
Gli anelli più classici sono il solitario, la riviera con brillanti o il trilogy,<br />
composto da tre diamanti simbolo di amore passato, presente e futuro.<br />
La tradizione di regalare un diamante come anello di fidanzamento è<br />
rimasta viva nei secoli. Il solitario è diventato quasi una tappa fissa nel<br />
cammino del matrimonio stesso: basti pensare che oggi circa l’80%<br />
delle future spose riceve un diamante come anello di fidanzamento!<br />
La futura sposa potrà a sua volta ricambiare il gesto, offrendo al suo<br />
principe azzurro un orologio da polso o da taschino, un paio di gemelli,<br />
ad esempio, anche se di famiglia Le possibilità sono diverse, purché si<br />
ratti di un oggetto destinato a rimanere nel tempo. u
pag<br />
20<br />
dicerie<br />
Palazzo<br />
Crolla<br />
esercizi di…equilibrismo<br />
I<br />
n una nota diffusa nei giorni scorsi dalle agenzie di stampa, il<br />
cavalier Giacomo Crolla, conosciuto imprenditore della zona,<br />
ha dichiarato di aver provveduto ad avviare le procedure occorrenti<br />
per le opere di rifacimento e risanamento dell’immobile di<br />
proprietà in questione, situato nei pressi del centro storico.<br />
La ristrutturazione ed il restyling, che interesseranno nei prossimi<br />
mesi tutto l’edificio, saranno posti sotto la direzione e coordinamento<br />
della Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici. Inoltre, visto<br />
che all’interno di tale ambito urbanistico sono ammessi esclusivamente<br />
interventi funzionali all’esercizio dell’attività svolta nel<br />
rispetto di indici e parametri adeguati alle esigenze e, ribadito oltre<br />
a ciò, laddove ce ne fosse stato ancora bisogno, che nell’area di<br />
rispetto non è lo stesso consentita alcuna nuova fabbricazione o<br />
extra note linguistiche<br />
Io crollo,<br />
tu crolli,<br />
egli crolla<br />
di Chenecco Lanzi<br />
La caratteristica del linguaggio giornalistico nelle locandine<br />
dei giornali (cosiddetti “strilli”) è di essere a metà tra la<br />
lingua colta e la lingua parlata, ma soprattutto destinato a colpire<br />
l’attenzione del lettore su fatti accaduti o che si ipotizza possano<br />
accadere. Ciò, però, non deve prevaricare le regole basilari della<br />
lingua italiana, soprattutto quelle che regolano l’uso dei modi finiti<br />
e indefiniti dei verbi. Ad esempio non posso scrivere:<br />
“Crolla palazzo in centro”<br />
usando l’indicativo, quando questo palazzo è in piedi o magari è<br />
stato solo puntellato. Così facendo si presenta strumentalmente<br />
l’azione come reale, oggettiva. Accaduta!<br />
Sarebbe corretto scrivere:<br />
“Pericolo di crollo: puntellato palazzo in centro”<br />
A meno che l’espressione usata per diffondere la notizia,<br />
<strong>info</strong>ndata, dell’”avvenuto crollo”, negli intenti di chi ha scritto<br />
sarebbe dovuta servire ad altri scopi che non siamo in grado di<br />
congetturare. u<br />
dicembre 2009<br />
Tratto da<br />
“Il Miele”<br />
di Tonino<br />
Guerra<br />
Maggioli Editore<br />
Canto Trentacinquesimo<br />
di Mimmo Attanasii<br />
innalzamento e superfetazioni varie,<br />
l’imprenditore ci tiene a puntualizzare<br />
prontamente su dubbi e problemi<br />
degli argomenti, già sollevati a tempo<br />
indebito da altri soggetti, con punte<br />
di polemica spicciola e fastidiosa. Ed<br />
è per questo che ora invita tutta la<br />
cittadinanza a non lasciarsi più suggestionare<br />
da notizie e strilli giornalistici<br />
su ipotizzabili e soprastanti sconvolgimenti<br />
del quadro territoriale: “Palazzo Crolla - lungo il corso<br />
vecchio della città.” Punch lines! u<br />
Acqua, fuoco e poi la cenere<br />
e le ossa dentro la cenere,<br />
l’aria trema attorno alla Terra.<br />
Dove sono le foglie verdi, l’erba, i piselli<br />
col dito delle donne che li staccava dalla buccia?<br />
Dove sono le rose e la chitarra, i cani e i gatti,<br />
i sassi e le siepi di confine,<br />
le bocche che cantavano, i calendari, i fiumi,<br />
e le tette piene di latte? Dove sono le favole<br />
se le candele spente non fanno più lume?<br />
Dov’è il Tempo con tutti i giorni della settimana,<br />
le ore e i secondi che battono?<br />
Il Sole gira e si muovono le ombre<br />
della roba che sta ferma.<br />
E io dove sono? Dov’è il tale?<br />
Venezia che si è affogata<br />
è un mucchio di ossa bianche sotto il mare.<br />
Ma verrà il giorno che dalla porta del cielo<br />
cadrà giù una voce dentro la polvere.<br />
Comanderà che venga fuori l’uomo<br />
che ha inventato tutto quanto:<br />
la ruota, gli orologi, i numeri,<br />
e le bandiere per le strade.<br />
Allora si alzerà Adamo e a testa alta<br />
andrà sotto quella Luce Grande<br />
per dire che il miele che ci ha dato<br />
era in cima a una spada.
dura lex sed lex<br />
delle festività natalizie ci offre lo spunto<br />
di commentare una gustosa e spiritosa vicenda giudi-<br />
L’approssimarsi<br />
ziaria, il cui oggetto del contendere è stato “ lesioni per<br />
lancio di piatti durante un cenone di fine d’anno”.<br />
Questi i fatti che hanno dato adito alla controversia.<br />
Durante il cenone di fine anno del 1983, scoccata<br />
la mezzanotte, alcuni avventori, memori<br />
di un celebre film di Totò (Totò, Peppino e i<br />
fuorilegge. Ndr), cominciarono a lanciarsi<br />
reciprocamente i piatti da mensa. Purtroppo<br />
uno degli avventori, colpito di rimbalzo da una<br />
scheggia di un piatto frantumatosi a terra, festeggiò<br />
il nuovo anno con il ricovero al pronto<br />
soccorso per ricevere le prime cure ad un<br />
occhio rimasto offeso. Lo sfortunato cliente<br />
accusò delle lesioni arrecategli la titolare del<br />
ristorante per “aver fornito i piatti al danneggiante”.<br />
Accolta la domanda in primo grado e condannata la ristoratrice a<br />
risarcire l’attore dei danni occorsi in quella memorabile serata,<br />
la decisione fu totalmente ribaltata dalla Corte di appello che<br />
ha escluso qualsiasi responsabilità della ristoratrice, dovendo<br />
la causa del sinistro ascriversi unicamente in capo a colui che<br />
materialmente lanciò il piatto.<br />
La sentenza del giudice di appello, portata all’esame della<br />
dicembre 2009<br />
Avviso ai<br />
festeggianti<br />
storie di fine anno<br />
note linguistiche<br />
di Maria Gabriella Di Flaviano<br />
Le Interiezioni<br />
Avolte, parlando, noi mettiamo in mezzo al discorso<br />
(messo in mezzo, frapposto, in latino si diceva<br />
proprio “interiectus”) delle parole isolate che esprimono in<br />
forma esclamativa, i nostri sentimenti di gioia, di dolore, di<br />
sorpresa, di paura, di desiderio, ecc…<br />
Nel gruppo delle esclamazioni distinguiamo tre sottogruppi:<br />
- Le interiezioni proprie costituite praticamente solo da<br />
suoni, raggruppati intorno alle vocali su cui si appoggia<br />
la voce:<br />
a cura di<br />
Amilcare Laurìa ed Elvio Fortuna<br />
avvocati associati<br />
Corte di Cassazione, è stata ritenuta esente dai vizi denunciati<br />
dallo sfortunato commensale. Questi ha tentato di sovvertire la<br />
decisione di secondo grado, appellandosi a due norme previste<br />
nel sistema della responsabilità civile, ossia l’art. 2049 sulla<br />
responsabilità dei padroni e committenti e l’art. 2051 sulla responsabilità<br />
dei danni cagionati dalle cose in custodia. Il ricorrente,<br />
in altri termini, ha cercato di addossare alla ristoratrice la<br />
responsabilità del danno occorsogli, sia perché il fatto sarebbe<br />
stato cagionato dal comportamento omissivo dei camerieri nel<br />
locale, di cui dovrebbe appunto rispondere la proprietaria del<br />
ristorante; sia perché la proprietaria del locale, essendo anche<br />
custode dei piatti, sarebbe responsabile anche dei danni arrecati<br />
dal loro uso.<br />
Giustamente i Giudici del Palazzaccio hanno respinto il ricorso<br />
osservando, innanzitutto, che nessuna responsabilità<br />
potesse ascriversi ai camerieri,<br />
e dunque alla loro padrona, avendo, nella<br />
specie, esaudito una specifica richiesta di<br />
piatti vuoti proveniente da tutti commensali,<br />
ivi compreso il ferito, senza minimamente<br />
immaginare quale battaglia si sarebbe<br />
scatenata tra i festeggianti. In secondo luogo,<br />
i Giudici hanno ritenuto inapplicabile la norma<br />
di cui all’art. 2051 cc sul danno da cose in<br />
custodia rilevando che “tra la consegna dei<br />
piatti e l’evento dannoso è sopravvenuto un<br />
fatto, ulteriore, assolutamente imprevedibile<br />
e estraneo all’uso che normalmente si fa dei piatti nei ristoranti<br />
e, in particolare, il loro lancio sul pavimento (Cass. Civ. III sez. 15<br />
febbraio 2003 n. 2312)” .<br />
In definitiva, l’unico responsabile delle lesioni poteva individuarsi<br />
nell’autore del lancio criminale che, tuttavia, nonostante una<br />
lunga attività istruttoria tenuta in primo grado, è rimasto ignoto.<br />
Per concludere, nell’augurare a tutti Buon anno Vi invitiamo…<br />
all’uso di piatti di carta! u<br />
Ah!, Ahi!, Ahi noi!, Oh!, Ohi!, Ohibò!, Ohimè!, Eh!, Ehi!, Ih!,<br />
Uh!, Bah!, Mah!, Deh!, Olà!;<br />
- Le interiezioni improprie costituite da altre parti del discorso,<br />
come avverbi, aggettivi, nomi ecc…, usate isolatamente,<br />
con forma esclamativa:<br />
Bene!, Su!, Avanti!, Bravo!, Fermo!, Forza!, Evviva!, Abbasso!,<br />
Caspita!, Addio!, Ciao!, Salve!;<br />
- Le locuzioni esclamative formate da più parole, usate<br />
isolatamente rispetto al resto del discorso, in funzione<br />
esclamativa:<br />
Mamma mia!, Per amor del cielo!, Me misero!, Alto la!,. Alla<br />
larga!<br />
Un tipo particolare di interiezione possono essere considerate<br />
le parole onomatopeiche, cioè quei segni verbali che<br />
riproducono, con i loro fonemi, i rumori, i suoni o i versi<br />
degli animali:<br />
din, don, driin, splash, miao, bee, cri cri, chicchirichì… u<br />
pag<br />
21
pag<br />
22<br />
in giro<br />
Alla corte<br />
di Bacco<br />
Viaggio affascinante,<br />
lungo la Strada del Vino<br />
Il tavolo è apparecchiato con calici di diversa foggia, attorniati<br />
da preziose bottiglie che emanano un profumo intenso. Il<br />
nettare ruota nel bicchiere grazie alla sapiente mano del<br />
sommelier, liberando all’olfatto<br />
tutte le sue qualità più nascoste. Le<br />
labbra si avvicinano: è il momento<br />
emozionante in cui il palato assapora<br />
la terra del Vibrata. Il sindaco<br />
ci guarda, attende il nostro giudizio.<br />
Giancarlo ed io, rimaniamo senza<br />
parole, rapiti dalla degustazione<br />
dell’ottimo rosso, felice connubio<br />
tra uve Montepulciano, Merlot e<br />
Cabernet. “Dovete assaggiare anche<br />
il nostro bianco- incalza il primo<br />
cittadino - sentirete che sapore”!<br />
Qualcuno, sorseggiando un calice, si<br />
diverte a scorrere con la memoria le<br />
migliori annate che questa terra ha<br />
regalato alla produzione.<br />
Capisco subito perché da queste parti la vendemmia, benché<br />
spossante, rappresenti una festa, una doverosa riconoscenza per<br />
i frutti rigogliosi che la terra nobile dona a profusione. Una buona<br />
raccolta non è percepita solamente come occasione di guadagno,<br />
ma nell’arcaico rituale entrano in profondità i valori di tradizione<br />
e il forte legame alle proprie origini. La nobiltà<br />
non è soltanto un titolo di famiglia ma vuol dire<br />
dicembre 2009<br />
di Controguerra › Il Sindaco Mauro Scarpantonio<br />
di Sergio Scacchia<br />
anche poggiare la propria vita sul lavoro quotidiano tra i tralci<br />
delle viti.<br />
Controguerra è al centro di un territorio generoso, lingua di confine<br />
tra Abruzzo vibratiano e Marche ascolane. L’uomo, attraverso<br />
secoli di lavoro tenace, ha modificato l’ambiente creando un luogo<br />
dove dominano i colori delle vigne e dei campi di grano.<br />
Qui si produce una DOC giovane ma che annovera vini di grande<br />
pregio realizzati in un quadrilatero di località, Torano Nuovo, Corropoli,<br />
Colonnella, Sant’Omero, dove c’é forte l’orgoglio di essere<br />
depositari di saperi e sapori antichi. Nelle campagne controguerresi<br />
si possono ancora ammirare<br />
esemplari di “pinciaie”, case rurali<br />
in argilla prive di fondazioni, fatte di<br />
terra mescolata ad acqua, paglia,<br />
avena, impastata a mano ed essiccata<br />
all’aria.<br />
Le radici delle viti affondano in un<br />
terreno ricco di storia.<br />
Il Primo Cittadino è Mauro Scarpantonio,<br />
tra i più giovani sindaci<br />
d’Italia.<br />
Davanti al palazzo comunale e dal<br />
belvedere mostra con enfasi le<br />
colline da quadro<br />
impressionista,<br />
tra pergolati di viti<br />
ormai arrossite.<br />
Alla mia domanda<br />
su cosa sia più<br />
bello a Controguerra,<br />
sembra<br />
non avere potere di<br />
sintesi: “…perché<br />
la bellezza qui - mi<br />
dice ammiccando<br />
furbescamente - è<br />
la leggerezza del vivere, la tranquillità delle giornate, i profumi<br />
che si sprigionano dalle cucine delle case, la cordialità vera del<br />
mondo antico forte e gentile di Gabriele D’Annunzio”.<br />
Il sindaco ci conduce in giro e l’impressione è di vivere in una<br />
sorta di dolce arrendevolezza, come se gli abitanti avessero assimilato,<br />
dentro, la quiete dei vicoli. La vita qui ha un valore diverso<br />
da esistenze urlate e portate oltre ogni limite.<br />
“Dietro Controguerra c’è un’idea! Quella di vivere in un centro a<br />
misura d’uomo”.<br />
Secondo l’entusiasta amministratore, il paese è un perfetto<br />
esempio di equilibrio tra storia, cultura, gastronomia e vivere<br />
sano.<br />
Nei secoli, Controguerra è stata un crocevia di popolazioni, dai<br />
Siculi ai Viburni, dagli Umbri agli Etruri fino ad arrivare ai Romani.<br />
Dopo la rovinosa caduta dell’Impero, ha conosciuto la lunga<br />
dominazione barbara con Visigoti, e Longobardi a turno pronti al<br />
saccheggio e alla distruzione.<br />
“La nostra è una storia millenaria- continua il sindaco - che è
testimoniata da numerosi ritrovamenti, in<br />
particolare quelli della località Belvedere,<br />
di antichi vassoi, anfore, pezzi di colonne,<br />
frammenti di epigrafi. Abbiamo rinvenuto<br />
anche delle interessanti cisterne romane<br />
in località Pignotti, non lontano dal centro.<br />
Oggi, molti di questi reperti sono custoditi<br />
nel museo archeologico di Campli, ma<br />
siamo intenzionati ad allestire, quanto<br />
prima, dei locali dove poter far ammirare<br />
la nostra storia”.<br />
Un’interessante epigrafe romana rinvenuta<br />
nel 1878 in contrada S. Croce, oggi è<br />
conservata nell’interno del rinascimentale<br />
Palazzo Rossi-Barcaroli.<br />
Il sindaco svela l’imminente progetto di<br />
nuovi arredi urbani nel centro storico. Presto<br />
troveremo nuovi lampioni d’illuminazione,<br />
dei numeri civici in pietra, il meglio<br />
per valorizzare l’antico borgo.<br />
Mostra, con evidente orgoglio, l’Enoteca<br />
Comunale, dove sarà possibile degustare<br />
e acquistare i famosi vini “Controguerra<br />
DOC” rosso e bianco e quelli delle “Colline<br />
teramane”.<br />
“La struttura sarà gestita dall’associazione<br />
dei produttori del vino, coadiuvati dalla<br />
cooperativa dei sommelier d’Abruzzo”.<br />
L’intento è di sviluppare un eccellente<br />
turismo enogastronomico, proponendo un<br />
grande cartellone di manifestazioni estive.<br />
L’amministrazione s’interroga sul come<br />
incentivare l’offerta turistica e trasformare<br />
le risorse in benessere sociale per i circa<br />
tremila abitanti disseminati nel territorio<br />
comunale.<br />
L’enoteca si trova<br />
davanti al caratteristico<br />
“Torrione” di epoca<br />
medioevale. Fu costruito nel trecento, su<br />
resti di edifici romani. Collocato sul culmine<br />
di un’altura, domina tutto il paese ed è<br />
costituito da un complesso in laterizio con<br />
torrione a pianta quadrata, denominato<br />
Palazzo Ducale, riferimento alla passata<br />
signoria degli Acquaviva.<br />
Nella seicentesca parrocchiale di San<br />
Benedetto<br />
Abate, essendo<br />
il Parroco<br />
Don Dario<br />
Lucantoni in<br />
visita pastorale,<br />
incontro<br />
il fratello<br />
Luigi. La<br />
pregiata tela<br />
dell’”Ultima<br />
Cena”, motivo<br />
per una<br />
visita, è stata<br />
trafugata.<br />
“Quei birbanti hanno lasciato le cornici di<br />
legno, portando via solo la tela” mi dice<br />
sconsolato!<br />
Con lui ripercorro a ritroso il borgo per<br />
visitare Santa Maria delle Grazie. Divisa<br />
in tre navate, la chiesa ha<br />
una facciata in laterizio. Il minuscolo<br />
campanile a vela innestato sul muro<br />
settentrionale, risale a restauri<br />
seicenteschi dell’edificio più antico<br />
L’interno offre un altare ligneo dorato<br />
e dipinto a piccole colonne tortili, al<br />
centro un altorilievo in terracotta raffigurante<br />
la Madonna con il Bambino.<br />
La volta fu affrescata da un certo<br />
Flaviani, artista emigrato in Argentina,<br />
morto suicida anni dopo.<br />
Si è alzato il vento che soffia dal vicino<br />
Adriatico. Nell’aria frizzante, le narici paiono<br />
percepire l’umore asprigno e dolciastro<br />
della vigna. Forse è solo suggestione! u<br />
Se credete, scrivete a mens2000@gmail.com<br />
o cercate il mio profi lo su Facebook<br />
pag<br />
23
pag<br />
24<br />
ciclopedonale<br />
La città<br />
del pedone<br />
e della bici<br />
La gita sotto casa!<br />
Per la fine del mese<br />
di gennaio 2010, sarà<br />
completato il percorso<br />
naturalistico per pedoni e bici,<br />
del piccolo anello intorno alla<br />
città di Teramo, che unirà i fiumi<br />
Tordino e Vezzola<br />
con il nord di via<br />
del Castello e la<br />
Cona di Piano<br />
Solare. L’opera<br />
doveva essere<br />
terminata entro il<br />
mese di novembre<br />
2009, ma una<br />
perizia di variante<br />
ha reso necessaria<br />
una proroga<br />
alla data di<br />
consegna di 60 giorni. Il tracciato è importantissimo per la città.<br />
Potrebbe dare una svolta ambientale alla nuova Teramo destinata<br />
a pedoni e ciclisti, collegando più quartieri cittadini e aiutando a<br />
risalire la china delle classifiche sulla vivibilità tra le città italiane.<br />
È un progetto di viabilità ciclo pedonale al quale l’amministrazione<br />
<strong>Brucchi</strong> tiene moltissimo. Il percorso naturalistico parte di sotto<br />
dicembre 2009<br />
di Sergio Scacchia<br />
Collaborazione e foto di<br />
Lucio De Marcellis<br />
del parcheggio San Gabriele e arriva fino in località “Terra calata”,<br />
bivio Scapriano palasport, risale attraverso viale Bovio, percorre il<br />
“boschetto”, scendendo a Fonte Baiano e poi a Piano Solare, nella<br />
località conosciuta anche come “casa Scarselli”, immettendosi<br />
sulla pista del fiume Tordino. Manca all’attualità, l’ultimo tratto,<br />
quello che collega il quartiere Piano Solare. Sono terminati i lavori<br />
per lo spazio “agility dog”, verde attrezzato dedicato agli animali<br />
da compagnia e ai loro proprietari. È stato anche completato il tragitto<br />
che risale la collina del boschetto dalla parte culminante Viale<br />
Bovio fino all’imbocco di via Saragat, di fronte al quartiere Fonte<br />
Baiano. Si tratta di un gradevole sentiero sbrecciato con ampie<br />
vedute sul centro di Teramo e le colline circostanti. La descrizione<br />
del percorso con relative foto si trova all’indirizzo internet:<br />
http://www.abruzzoinbici.it/anello/pagina2tris.htm sito di riferimento<br />
per la nostra provincia sul turismo a due ruote, curato dal<br />
professor Lucio De Marcellis. Sono iniziati anche i lavori della<br />
ricostruzione<br />
dell’antica<br />
casa cantoniera<br />
nel cuore<br />
del “Boschetto”.<br />
Pare che<br />
l’edificio possa<br />
essere adibito<br />
a punto di<br />
servizio del<br />
percorso come<br />
bar o luogo di<br />
sosta. I problemi<br />
da risolvere<br />
non mancano ma il comune di Teramo con<br />
l’assessore Di Giovangiacomo e i tecnici del<br />
progetto, stanno lavorando alacremente per<br />
risolverli. Anzitutto, la parte del tracciato sul<br />
Vezzola a nord, proprio sotto il viale Bovio,<br />
correndo sull’alveo del fiume ha subito in<br />
alcuni punti, parziali esondazioni. Verificata<br />
l’impossibilità di allontanarsi dall’argine, si<br />
opterà, d’accordo con il Genio Civile che si<br />
occupa del Demanio, per la realizzazione di<br />
opere d’ingegneria naturalistica preservando<br />
l’ambiente e ripulendo il tratto di fiume.<br />
Altro problema è la viabilità dove è impossibile evitare il traffico, ad<br />
esempio il tratto che dal bivio per Fonte Baiano attraversa la carreggiata<br />
per scendere a Piano Solare. Tramontata, per l’enormità<br />
della spesa, la possibilità di un ponte soprastante la strada, si utilizzeranno<br />
i marciapiedi con percorsi verniciati su asfalto, paralleli<br />
alla carreggiata e relativamente protetti per ciclisti e pedoni, con<br />
delimitazioni rosse e catarifrangenti. È auspicabile che il percorso,<br />
in futuro non abbia solo un utilizzo sportivo ma serva anche per<br />
collegare in sicurezza i cittadini alle varie parti della città, un ecologico<br />
nodo di collegamento con tutti i quartieri di Teramo.<br />
(continua il prossimo mese) u<br />
Se volete, scrivete a mens2000@gmail.com<br />
o cercate il mio profilo su Facebook
cose Italo…Americane<br />
“<strong>Tricolore</strong>”<br />
e “Stelle<br />
e Strisce”<br />
A voi l’ardua sentenza<br />
di Maria Grazia<br />
Frattaruolo<br />
Vi è mai capitato di fare una sciocchezza e di esclamare:<br />
“che cretino che sono!”? A me capita spesso (ma tu guarda!).<br />
Così come capita spesso che mi lamenti della mia<br />
città perché fa schifo, perché non mi diverto abbastanza, perché<br />
mi manca questo o quello. Nonostante ciò quando qualcuno mi<br />
viene a parlar male del posto in cui vivo, ecco che tiro fuori gli<br />
artigli. Io posso lamentarmi, io posso darmi della stupida ma guai<br />
se a farlo è qualcun altro.<br />
Questo è ciò che mi viene in mente, ripensando a quello che la<br />
sentenza di condanna di Amanda Knox ha suscitato negli animi di<br />
molti Americani.<br />
Che si siano creati movimenti a favore della famiglia va bene, che<br />
Hilary Clinton abbia detto che vigilerà insieme al Consolato americano<br />
affinché tutto si svolga nel modo più corretto e che siano<br />
rispettati i diritti dell’accusata, va bene. È<br />
giusto che uno Stato si preoccupi dei propri<br />
cittadini all’estero!<br />
Ciò che invece trovo sbagliato è il fatto che<br />
la Senatrice americana Maria Cantwell,<br />
definisca ingiusto il verdetto e parli di<br />
antiamericanismo. Ciò che trovo sbagliato<br />
è che una giornalista si permetta di dire che<br />
il fatto che i giudici indossassero la fascia<br />
tricolore, sia già indice di antiamericanismo,<br />
per cui sicuramente si tratta di un verdetto ingiusto. (Cos’è, volete<br />
toglierci pure la bandiera?)<br />
Posso anche ammettere che il sistema giudiziario Italiano abbia<br />
qualche pecca ma che mi si venga a fare la morale e puntare il<br />
dito da “fuori” proprio non lo tollero. Non lo concedo soprattutto<br />
perché il pulpito da cui viene la predica non è certo immacolato.<br />
Parliamo di un Paese dove se puoi permetterti di pagare una<br />
cauzione resti fuori fino alla sentenza, altrimenti te ne vai dritto<br />
in carcere. Parliamo di un Paese dove diversi Italiani, così come<br />
ha ricordato il nostro Ministro degli Esteri Frattini, da anni non<br />
riescono nemmeno a presentare le prove a loro discarico in un<br />
processo, e per questo continuano ad essere rinchiusi (forse<br />
ingiustamente) in un carcere. Parliamo di una Nazione dove per<br />
rendere “più umana” la pena di morte (il che è già una contraddizione<br />
in termini), si è deciso di ammazzare i condannati come<br />
le bestie, iniettando un potente farmaco usato normalmente per<br />
abbattere gli animali. E voi volete venire a giudicare noi?<br />
A quanto mi risulta, Amanda Knox è stata assistita da uno stuolo<br />
di legali, si è potuta avvalere di perizie scientifiche, non ha mai<br />
ORDINE DEI DOTTORI COMMERCIALISTI<br />
ED ESPERTI CONTABILI DI TERAMO<br />
VIA Melchiorre Delfi co n. 6 - 64100 TERAMO<br />
Tel 0861 - 245541 • FAX 0861 - 245651<br />
A cura della FONDAZIONE DEI DOTTORI<br />
COMMERCIALISTI E DEGLI ESPERTI CONTABILI DI TERAMO,<br />
con sede in Teramo, alla via Melchiorre Delfico n. 6,<br />
si comunicano:<br />
LE PRINCIPALI SCADENZE RELATIVE AL<br />
MESE DI GENNAIO 2010<br />
VENERDI’ 15<br />
• Regolarizzazione delle omissioni e irregolarità relative<br />
al versamento del saldo ICI da corrispondere entro il 16<br />
dicembre 2009.<br />
• Ravvedimento - tardivo versamento ritenute e IVA<br />
mensile relative al mese precedente.<br />
LUNEDI’ 18<br />
• IVA liquidazione e versamento dovuto dai contribuenti<br />
mensili relativo al mese di precedente.<br />
• Ritenute sui redditi di lavoro autonomo, dipendente e<br />
su provvigioni - Versamento relativo alle somme corrisposte<br />
nel mese precedente.<br />
• INPS - versamento dei contributi relativi alle retribuzioni<br />
dei dipendente corrisposte nel mese precedente.<br />
• INPS - versamento contributi gestione separata.<br />
• Versamento addizionale regionale IRPEF sulle competenze<br />
del mese precedente.<br />
• Versamento addizionale comunale IRPEF in forma di<br />
acconto e di saldo.<br />
• Versamento delle ritenute sugli importi corrisposti nel<br />
mese precedente relativi a prestazioni su contratti di appalto<br />
di opere o servizi effettuate nell’esercizio di imprese<br />
da Condomini in qualità di sostituti d’imposta.<br />
MERCOLEDI’ 20<br />
• Presentazione modello INTRASTAT per operatori intracomunitari<br />
con obbligo mensile.<br />
MERCOLEDI’ 27<br />
• REGOLARIZZAZIONE delle omissioni e delle irregolarità<br />
relative al versamento dell’acconto IVA da corrispondere<br />
entro il 28 dicembre 2009.<br />
subito violenze, né in alcun modo sono stati violati i suoi diritti. Ma<br />
soprattutto Amanda Knox non finirà su una sedia elettrica, perché<br />
per noi gli esseri umani non sono bestie.<br />
Per quanto concerne poi le accuse di antiamericanismo, di fronte<br />
alle migliaia di bandiere a stelle e strisce che sventolano nelle<br />
città americane si dovrebbe pensare che quello sia il Paese più<br />
razzista del mondo? Ma noi non lo pensiamo. u<br />
pag<br />
25
lettere dai Caraibi<br />
Punti di vista<br />
dominanti<br />
Non riesco a ricordare che anno era né chi vinse quella partita,<br />
però io c’ero e ricordo che durante quell’Ascoli - Lazio, Giordano<br />
stoppò la palla di petto a centro area ed era con le spalle<br />
alla porta. A un certo punto cadde all’indietro e vidi benissimo: era<br />
rigore netto! Vidi che Gasperini lo trattenne per la maglia che si allungò<br />
dalla schiena dell’attaccante che cadde. L’arbitro lasciò correre, un<br />
fallo nettissimo con tanto di maglia tirata in maniera evidente: nulla.<br />
Ero sicuro che alla Domenica Sportiva avrebbero mostrato l’episodio<br />
e l’errore arbitrale, e così fu! Nel senso che lo mostrarono, ma anche<br />
Pizzul disse che non c’era niente e che l’arbitro aveva fatto bene a lasciar<br />
proseguire. L’unica telecamera al Del Duca era piazzata in tribuna<br />
stampa (non come ora che Sky mette una telecamerina in ognuna delle<br />
mutande dei giocatori e finanche in quella del 4° uomo!), all’epoca ce<br />
n’era una sola che diede ragione al direttore di gara. Eppure cavoli io<br />
quel rigore l’avevo visto: era netto! Vidi la maglia che Gasperini stava<br />
tirando. Ma tutta l’Italia, fu <strong>info</strong>rmata male perché il punto di vista della<br />
telecamera era lo stesso dell’arbitro. Eh si, molte volte dipende dal<br />
punto di vista dell’osservatore valutare un fatto, un episodio che può<br />
sembrare bianco e invece è nero o, per non essere troppo estremista,<br />
grigio. Ho vissuto trentotto anni all’occidentale maniera, in Europa e<br />
quando c’erano i blocchi era l’Europa buona, non quella degli orchi<br />
dicembre 2009<br />
di Francesco Pellecchia<br />
agente.havana@yahoo.it<br />
comunisti. Quando ho viaggiato nei paesi in via di sviluppo l’ho fatto<br />
sempre da turista, mai da viaggiatore. Quest’ultima forma l’ho sperimentata<br />
solo in paesi a cultura occidentale (in Gran Bretagna e negli<br />
Usa), paesi del primo mondo, industrializzati, paesi che contano, quelli<br />
la cui politica è dominante. Dominante… una parola che rende l’idea,<br />
ma che è solo un punto di vista. Da quando vivo all’Avana prendo atto<br />
quotidianamente che nel valutare i rigori, i fatti della storia e della<br />
vita, esistono diversi punti di vista e non sempre il dominante è quello<br />
giusto. Non voglio dire neanche che i punti di vista che vivo adesso<br />
siano quelli corretti, questo no. Ma aprono gli occhi, mi fanno capire<br />
che chi è di sinistra e continua a leggere l’Unità non si fa un gran<br />
regalo: guarda sempre le cose dalla stessa prospettiva come quella<br />
dei forzisti che sfogliano Libero. Quali novità insegnano l’Unità o Belpietro?<br />
Uno ti dirà che il rigore c’era, l’altro che giustamente l’arbitro<br />
ha lasciato correre. E i due lettori sono sicuri di sapere la verità come<br />
quelle che avevo io prima di venire a conoscenza di tanti eventi che da<br />
noi semplicemente non dicono, forse perché sono scomode verità o<br />
perché sono avvenimenti che succedono nel terzo mondo. Semplicemente<br />
non si dicono, si lascia correre come fece quell’arbitro. L’ho già<br />
scritto in passato: non dispongo di un sistema radio-televisivo soddisfacente<br />
anzi, ma a Cuba ho delle <strong>info</strong>rmazioni preziose che integrate<br />
alle <strong>info</strong>rmazioni “dominanti” aiutano a riflettere, a ragionare da un<br />
altro punto di vista. Non mi riferisco necessariamente alla politica, ma<br />
alla storia, agli avvenimenti comuni, agli eventi di cultura in generale;<br />
una cultura che nella dottissima Europa è forse considerata di serie<br />
B. Qualche volta mi chiedo da chi, ma se a rispondermi è il Pizzul di<br />
quella domenica sera, allora posso dormire tranquillo...<br />
Hasta la proxima. u<br />
pag<br />
27
pag<br />
28<br />
cinema<br />
La Morte ti<br />
fa Giovane<br />
Zemeckis e<br />
i fantasmi del Natale<br />
I<br />
l Natale è una festa dark. È l’avvento del nuovo e ogni novità<br />
sulla terra fa proliferare nel vecchio tutte le sue resistenze.<br />
Per questo è così difficile cambiare le cose e, paradossalmente,<br />
si tende in ogni caso a (ri)gettare il vecchio. Perché<br />
facciamo fatica a comprendere che il nuovo è nel vecchio. Cioè<br />
più si invecchia più si è nuovi (rispetto a quel nuovo ormai vecchio:<br />
altro io).<br />
Simbolicamente, il 12 è l’unità perfetta (Dio, ma anche il principio<br />
di piacere) che evolve nell’altra dimensione: in un duale ormai<br />
principio di realtà. E’ il bambino (Gesù o il Sole) che si sostituisce,<br />
non senza dolore, all’autorità del Padre. Ogni ritualismo d’attacco<br />
si muove verso questa indispensabile divisione (in greco: diaballo,<br />
da cui diavolo), alla base delle evoluzioni personali e sociali,<br />
edipiche. O della «tragedia» del santuario di Diana Nemorensis di<br />
cui parla James Frazer ne Il ramo d’oro. Lo scenario, ricordato da<br />
Coppola in Apocalypse Now, dove un sacerdote si guarda attorno,<br />
spaventato, in attesa del necessario nemico/sostituto/figlio.<br />
Come festa pagana prima che cristiana, il Natale dovrebbe<br />
caratterizzarsi per l’inversione dei ruoli posta come naturale<br />
ordine cosmico. Nei Saturnali, per esempio, al pari dei nobili che<br />
indossavano le vesti dei pezzenti (da cui l’immagine del re dei<br />
re nato in una stalla), i bambini si facevano vescovi, cioè anziani<br />
sapienti, elargendo doni. Quei bambini sono diventati poi Babbo<br />
Natale, un vecchio buono. Bimbo e vegliardo sono consustanziali,<br />
come passato e futuro. Molta iconografia africana raffigura su uno<br />
stesso piano piccoli e anziani, fatti della stessa sostanza, lo si vedeva<br />
anche in Kirikù e gli animali selvaggi. In Occidente, invece,<br />
la frattura è sempre in agguato. Spezzare questa congiunzione<br />
naturale è l’incubo-fantasma che attanagliava i racconti di Natale<br />
dicembre 2009<br />
di Leonardo Persia<br />
di Dickens, intrisi soprattutto del nuovo terrore che la rivoluzione<br />
industriale avrebbe portato in termini di cancellazione di sentimento,<br />
crescita affettiva, evoluzione autentica. Terrore fondato,<br />
purtroppo. Rimozione della morte, del tempo e del nuovo. Innaturale<br />
aspirazione a un eterno presente oggi raggiunto in pieno dal<br />
post-moderno putrefatto di merci.<br />
Robert Zemeckis ha sempre esplorato con ostinazione questo<br />
sentimento, pur nell’eclettismo continuo della sua forma-cinema.<br />
Si trattasse di esplorare, edipicamente, il confronto padre/figlio<br />
(Ritorno al futuro, Polar Express), del nuovo ordine che trasforma<br />
il vecchio caos (Beowulf) o dell’attrito dei “tempi”: il tempo<br />
sociale e quello individuale (Castaway), il conflitto, in termini estetici<br />
fisici, di vecchio e nuovo (La morte ti fa bella). L’esplorazione<br />
è sempre avvenuta a tutto campo, coinvolgendo in pieno l’aspetto<br />
formale nonché il look tecnologico delle sue opere. Paradossi<br />
temporali, viaggi mentali (Contact, Le verità nascoste), ibridi<br />
contro-natura (Roger Rabbitt, Forrest Gump). Adesso, con gli<br />
ultimi tre film in performance picture, classicità e iper-modernità<br />
tecnologica (morto e futuro) si sono fusi, convivono come l’anziano<br />
Ebenezer Scrooge e il piccolo Tiny Tim nel fermo-fotogramma<br />
finale di Disney’s A Christmas Carol.<br />
Il nuovo film è significativamente incorniciato tra questa immagine<br />
trionfante e risolutiva che interrompe una serie assortita di<br />
roboanti scene action (corse, scivoli, voli e capitomboli) e l’incipit<br />
con il primo piano di un morto dentro una bara (Marley), immagine<br />
statica da cui origina il movimento/motion del racconto (e i<br />
volatili movimenti dei titoli di testa). E’ la dichiarazione d’intenti<br />
che riscrive radicalmente lo spazio-tempo, affermando perentoria<br />
che lento è veloce e morto è vivo. E viceversa. Tutta la storia è la<br />
cronaca di un viaggio interiore, un incubo in tempo reale che dilata<br />
in un’ora e mezzo di film (o in un centinaio di pagine di racconto)<br />
quei 3 o 4 minuti di sogno che rendono la coscienza espansa. E’<br />
un trip di immagini-simbolo. Avviene sette Natali dopo il prologo.<br />
7 è il numero della reintegrazione e della salvezza nonché del<br />
compimento.<br />
Pasolini diceva che non esiste un dizionario cinematico. Al<br />
cinema, l’immagine di un cane è già enunciativa: «ecco un<br />
cane, questo cane». Vero, ma solo in parte. Le immagini, come<br />
il linguaggio, non sono (sempre) realistiche. Un cane è anche il<br />
cane, come un vecchio è il vecchio (non necessariamente tale).<br />
Scrooge è quindi un soggetto universale: personaggio/vecchio<br />
che non si adatta al nuovo/altro, odia i bambini/gli altri perché<br />
crede ci siano già troppi esseri umani sulla terra, vorrebbe avere/<br />
essere tutto per sé. E’ tirchio, è anale, è l’archetipo dell’uomo<br />
industriale e globale: autosufficiente, arido, irriproduttivo, felice<br />
nella sua infelicità. Lo dovreste già conoscere: è proprio l’uomo<br />
di oggi. Più evidente tra i politici e i potenti, come ci ha mostrato il<br />
Michael Moore di Capitalism: A Love Story, è tuttavia dappertutto.<br />
Anche (soprattutto) tra i giovani, persino ahimè tra i poveri. Aver<br />
avvolto tale personaggio unidimensionale nella scelta espressiva<br />
del 3D appare ironico ma pure coerente. I tre fantasmi di<br />
passato, presente e futuro che conducono il taccagno patologico<br />
a un viaggio gotico dentro il proprio sé inscrivono la vicenda in un<br />
preludio di cambiamento. Racconto di Natale, di Dickens come<br />
di Zemeckis, coglie in termini di fabula la percezione che precede
coldiretti <strong>info</strong>rma<br />
Made<br />
In Italy<br />
per gli italiani vale<br />
il 30 per cento<br />
in piu’ degli altri<br />
Quasi la metà degli italiani ritiene<br />
che un alimento realizzato con prodotti<br />
coltivati o allevati interamente<br />
in Italia valga almeno il 30 per cento in più.<br />
E’ quanto emerge dalla presentazione dei<br />
risultati della prima indagine che studia<br />
il contributo del Made in Italy alla ripresa<br />
economica, realizzata da Coldiretti-Swg<br />
a ottobre 2009 e presentata nel corso del<br />
Forum Internazionale dell’Agricoltura<br />
e dell’Alimentazione organizzato dalla<br />
Coldiretti a Cernobbio.<br />
L’attenzione all’origine del prodotto è<br />
evidenziata dal fatto che la maggior parte<br />
degli italiani ritiene che dovrebbe essere<br />
sempre indicato il luogo di allevamento<br />
o coltivazione dei prodotti contenuti negli<br />
alimenti. Si tratta di un riconoscimento<br />
dell’impegno degli imprenditori italiani nel<br />
ogni trasformazione. L’attimo in cui sta per<br />
giungere (e giunge) il visitatore notturno.<br />
Il momento epifanico. Prima del IV secolo,<br />
il 6 gennaio era considerato il giorno della<br />
nascita di Cristo.<br />
In un film poco noto degli anni ’90, Prelude<br />
to a Kiss (in italiano, Doppia anima) tra una<br />
coppia perfetta (Alec Baldwin e Meg Ryan)<br />
si insinuava un vecchio, ovvero, in termini<br />
generali, il vecchio. Dal punto di vista<br />
narrativo, il bacio dell’anziano alla giovane<br />
sposa creava un paradosso spazio-temporale<br />
e spazio-biologico. Lui diventava lei e<br />
viceversa. Era il bacio che trasforma, come<br />
nelle favole. In realtà (metaforica, psichica)<br />
si parlava della consapevolezza dell’invecchiamento<br />
– dello scorrere del tempo<br />
– insinuatasi gradatamente all’interno di<br />
quell’illusione di eterno presente che è<br />
dicembre 2009<br />
garantire la leadership qualitativa nella<br />
produzione agricola.<br />
Ma dall’indagine presentata al Forum<br />
della Coldiretti sono emersi altri elementi<br />
interessanti:<br />
- Il Made in Italy ha valore solo per tavola<br />
e moda<br />
L’alimentazione e la moda sono i due settori<br />
dove più elevata è la fiducia nel Made<br />
in Italy degli italiani che<br />
invece sono più diffidenti<br />
quando si tratta di altri<br />
prodotti<br />
- Per gli italiani il cibo locale<br />
batte grandi marche<br />
Una maggioranza assoluta<br />
degli italiani preferisce<br />
acquistare prodotti alimentari<br />
locali e artigianali<br />
che battono nettamente le grandi marche.<br />
La vittoria del prodotto legato al territorio<br />
è confermata dal fatto che quasi due terzi<br />
degli italiani si sentirebbero più garantiti<br />
da un marchio degli agricoltori italiani<br />
rispetto al marchio industriale e a quello<br />
della distribuzione commerciale.<br />
- L’aumento dei prezzi? Colpa di ricarichi<br />
e grande distribuzione<br />
Le cause della moltiplicazione dei prezzi<br />
dal campo alla tavola sono da imputare,<br />
nell’ordine, a tutti i passaggi intermedi, ai<br />
l’amore. Una volta accettata tale consapevolezza,<br />
l’incantesimo si scioglieva.<br />
Arrivava la vera felicità, che non può che<br />
incorporare in sé l’evidenza del proprio<br />
limite, del suo scorrere verso la vecchiaia/<br />
morte. La morte ti fa bella. La morte ti fa<br />
giovane. Ti espande. Ti fa riprodurre.<br />
La trasformazione di cui ci parla Dickens<br />
è proprio quella del Vecchio-Tempo-Kronos-Saturno<br />
detronizzato da Giove-Splendore-Gesù-Bambino.<br />
E’ l’auspicio che il<br />
vecchio malefico, il pianeta malinconico<br />
diventino davvero «il grande benefattore»<br />
e il piombo si trasformi alchemicamente<br />
in oro. Ma l’uno nasce dall’altro, il secondo<br />
è derivazione del primo. Un recente e<br />
bellissimo film inedito di John Sayles,<br />
Honeydripper, lo spiegava scegliendo<br />
come punto d’osservazione la cultura<br />
di Nicola Lucci<br />
Coldiretti Teramo<br />
ricarichi eccessivi applicati dalla distribuzione<br />
e alle speculazioni. Per alcuni la<br />
soluzione migliore da adottare per contenere<br />
questa moltiplicazione è quella di<br />
incentivare gli acquisti diretti dal produttore<br />
agricolo o nei farmers market, mentre<br />
altri ritengono che occorra promuovere<br />
la presenza di prodotti locali e di stagione<br />
sugli scaffali di negozi e supermercati.<br />
Solo una minoranza si<br />
esprime a favore di una<br />
maggiore concentrazione<br />
della distribuzione<br />
commerciale.<br />
- Tipico e biologico resistono<br />
alla crisi<br />
I prodotti di qualità<br />
resistono alla crisi con<br />
un italiano su tre che<br />
acquista regolarmente prodotti a denominazione<br />
di origine e il 14 per cento quelli<br />
biologici. “La crisi non incide sul bisogno<br />
di sicurezza alimentare dei cittadini che<br />
continuano ad esprimere un forte interesse<br />
per le produzioni ad elevato contenuto<br />
salutistico, identitario ed ambientale”, a<br />
dimostrarlo “è la crescita degli acquisti<br />
diretti dal produttore che hanno raggiunto<br />
il valore di 2,7 miliardi di euro ed interessano<br />
ormai 60mila imprese agricole tra<br />
cantine, cascine e malghe”. u<br />
africana-americana, da sempre privilegiata<br />
nel porsi come spazio in between,<br />
all’incrocio tra bene e male, sapendo che<br />
ogni scelta definitiva deve passare attraverso<br />
il suo contrario. Anche l’illustrazione<br />
zemeckisiana è cupa e luminosa, gioiosa<br />
e tetra, movimentatissima e statica,<br />
artefatta e autentica allo stesso tempo.<br />
Ha la suprema coerenza dell’incoerenza.<br />
Come Polar Express, riscrive la parabola<br />
natalizia nei termini ambigui, horror e<br />
mentali (Jim Carrey interpreta Scrooge e<br />
i fantasmi) che gli pertengono. Sono forse<br />
la fedeltà al testo di appartenenza e la<br />
produzione Disney a impedirgli di spostare<br />
esplicitamente il tema verso una più stimolante<br />
attualizzazione. Ma si tratta solo<br />
di apparenza. Zemeckis sa molto bene che<br />
l’attuale nuovo è solo vecchio. u<br />
pag<br />
29
pag<br />
30<br />
basket<br />
I<br />
n quest’intenso mese, grosse novità si sono avute in seno<br />
alla nostra squadra di pallacanestro. Tutti sanno che BancaTercas<br />
Teramo si trova impegnata su due fronti, il campionato<br />
italiano e la competizione europea, e non è poco. Ora<br />
cerchiamo di esaminare, separatamente, i due tornei in corso.<br />
Iniziamo dalla settima del girone d’andata, dove BancaTercas<br />
è uscita ancora perdente negli ultimi secondi finali di fronte ad<br />
una delle formazioni più quotate, l’Armani Jeans Milano, con<br />
il risultato di 81 a 83, che l’anno scorso ci eliminò dai play off<br />
scudetto. Da quest’anno, due abruzzesi Doc figurano nelle fila<br />
di questa compagine; al teramano Mordente si è aggiunto il<br />
teatino Mancinelli, ex Fortitudo Bologna. In questo incontro, si<br />
è vista di nuovo una BancaTercas dai due volti, come spesso è<br />
accaduto in queste prime giornate del girone di andata: ad un<br />
primo periodo giocato in confusione, fa riscontro una ripresa<br />
giocata bene, dove grinta e volontà non fanno difetto ma, sul<br />
più bello, quando si tratta di chiudere la gara a proprio favore,<br />
Poeta e compagni perdono la lucidità necessaria. Teramo<br />
aveva avuto la possibilità di pareggiare la partita e andare ai<br />
supplementari solo, se gli ultimi due tiri liberi fossero andati<br />
a segno. Così, dopo sette giornate, il bilancio di BancaTercas<br />
non è certo positivo. Il gruppo sta facendo di tutto pur di uscire<br />
da questo trend negativo, ma è da considerare che non era<br />
affatto pensabile che i ruoli lasciati da Moss, Carrol e Brown,<br />
potessero essere riequilibrati in breve tempo. I nuovi arrivati<br />
hanno bisogno di tempo per entrare nei meccanismi del credo<br />
di Capobianco. In questa giornata è da segnalare l’imbattibilità<br />
d’Avellino che si ferma a Bologna contro la Virtus e Biella,<br />
prossima avversaria di Teramo, espugna Cantù e porta a<br />
cinque le proprie vittorie, contro le due sole perse. Finalmente<br />
è arrivata la prima vittoria esterna di questo campionato.<br />
Ottava giornata da incorniciare, 81 a 89 il risultato. Teramo<br />
espugna Biella, piazza non molto prodiga nel concedere punti<br />
agli avversari, ma i teramani, per tradizione, hanno avuto la<br />
meglio. Partita efficace in tutti i sensi, si è rivista una buona<br />
circolazione di palla e, di conseguenza, precise finalizzazioni<br />
di Hoover, Jones, Amoroso e Diener. Eccellente la prova del<br />
giovane Marino, entrato in campo in un momento delicato della<br />
gara, bene Jurak, Stanescu e Poeta che sembra aver superato<br />
un periodo d’appannamento. Biella si è dannata l’anima pur di<br />
evitare una battuta d’arresto nel momento più brillante del suo<br />
campionato; il cecchino Aradori, il tedesco Schultze, nella sua<br />
ottobre 2009<br />
Tra<br />
Campionato<br />
e Eurocup<br />
di Bebè Martorelli<br />
nuova veste di tiratore scelto e l’ottimo giovane Chessa nulla<br />
hanno potuto contro la determinazione di Teramo. I segnali di<br />
ripresa avuti a Biella, dalla BancaTercas hanno dato la loro<br />
conferma, con il secondo successo consecutivo, conseguito<br />
al PalaScapriano sull’Air Avellino, per 98 a 78, nella nona<br />
giornata, merito di una prestazione autoritaria e spettacolare,<br />
effettuata specialmente all’ultimo quarto. Poeta mi ha<br />
confidato in una mini intervista, di essere tornato a dirigere la<br />
squadra com’è nelle sue abuitudini migliori. Tutti i compagni<br />
ne hanno beneficiato: accanto alla prestazione super del play,<br />
va menzionata quella di Stanescu, atleta che in poco tempo ha<br />
trovato una condizione fisica eccellente e ha saputo inserirsi<br />
con personalità negli schemi dettati da Capobianco. L’Avellino<br />
di Pancotto che solo qualche settimana fa era al comando<br />
della classifica, imbattuta e in compagnia di Siena, ha lasciato<br />
trasparire, dopo la sua terza sconfitta consecutiva, un principio<br />
di crisi che forse, nemmeno i pur bravi Nelson e Brown potranno<br />
risolvere in breve tempo. Netta affermazione a Roma della<br />
BancaTercas, cinica al punto giusto, in questa decima giornata<br />
d’andata, con il risultato di 80 a 61. Vincere in campo esterno<br />
è sempre difficile, anche quando la squadra da affrontare sta<br />
attraversando un periodo poco felice. Non dimentichiamo che<br />
i capitolini costituiscono un club dalle mille risorse e, quindi,<br />
l’impresa di BancaTercas non ha alibi. La vittoria è stata ottenuta<br />
in virtù di una prestazione limpida e poderosa: Teramo,<br />
più forte sui rimbalzi 32 contro i 28 di Roma, Goran Jurak<br />
dominante anche nei tiri effettuati in percentuale superiore<br />
rispetto ai romani, Poeta, Diener, Hoover e Amoroso, artefici<br />
principali nel centrare il canestro in continuità, con pochi errori.<br />
La Lottomatica Roma si è presentata in campo senza il suo<br />
allenatore Gentile dimessosi in settimana e la squadra è stata<br />
affidata al suo secondo, ma anche questo non è servito a dare<br />
alla squadra la sferzata necessaria che la dirigenza si aspettava.<br />
Per la BancaTercas, terzo risultato consecutivo e grosso<br />
balzo verso la testa della classifica. Senza voler anticipare gli<br />
eventi futuri, i biancorossi soni di nuovo in corsa per le finali<br />
di Coppa Italia che si svolgeranno in Febbraio ad Avellino ed ai<br />
Play off scudetto.<br />
E u r o c u p<br />
Anche in questa competizione è senz’altro positiva la partecipazione<br />
della BancaTercas Teramo. Al giro di boa occupa la<br />
seconda piazza in classifica generale con punti 4, dopo le tre<br />
gare disputate del girone A, una marcia invidiabile in virtù della<br />
prima partita persa sfortunatamente a Berlino contro l’Alba, a<br />
soli tre decimi alla fine dell’incontro per 75 a 73; della seconda,<br />
giocata al PalaScapriano e vinta contro il blasonato Cafè Crown<br />
Galatasaray per 95 a 87; infine della terza, giocata di nuovo al<br />
PalaScapriano contro la Bc Azovmash Campione d’Ucraina,<br />
anche questa vinta per 85 a 77. Il prossimo martedì di coppa, il<br />
15 dicembre, la BancaTercas si recherà in Ucraina per disputare<br />
la gara di ritorno. Altro obiettivo eccezionale si prospetta<br />
per la Teramo Basket con la partecipazione europea dei top<br />
16. Auguro Buone Feste a tutti. u