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finalmente godermela e fare tutto quello che avevo sempre sognato. Donne, donne,<br />
soprattutto donne.<br />
Di colpo il pensiero di Betty mi raggeló, possessiva e gelosa come era, mi avrebbe<br />
mantenuto sotto controllo per ventiquattrore al giorno, non avrei avuto piú<br />
nemmeno il pretesto di dovermi recare al lavoro per poter uscire di casa.<br />
Guidavo sovrappensiero mentre le idee formavano ghirigori nella mia mente.<br />
Quasi senza accorgermene ero finito nella periferia, una piazzetta ombrosa, oasi<br />
miracolosamente calma nel caos urbano, mi invitó a fermarmi.<br />
Seduto su di una durissima panchina di cemento, generosamente donata alla<br />
cittadinanza dalla Compagnia Paulista Commercio Non So Che, stando a quel che<br />
diceva la scritta sulla spalliera, cominciai a riordinare le idee.<br />
Giunsi rapidamente alla conclusione che la piú grande sciocchezza sarebbe stata<br />
quella di far sapere a Betty di aver vinto una fortuna, se l’avessi fatto sarei divenuto<br />
prigioniero a vita, nella mia stessa casa, sia pure in un ergastolo dorato. Mia moglie mi<br />
avrebbe controllato perfino nel pensiero.<br />
No, non le avrei detto nulla, avrei continuato ad uscirmene ogni mattina per recarmi<br />
al lavoro e mi sarei ritirato solamente di sera. Almeno questo avrei fatto credere a<br />
Betty.<br />
Me ne sarei andato invece in giro alla cattura di farfalle, quelle farfalle che piacciono a<br />
me, senza ali ma con cosce lunghe e polpose.<br />
Avrei inventato una promozione, da semplice venditore a Superintendente e per di<br />
piú con una grossa percentuale sulle vendite, almeno per giustificare il flusso di<br />
danaro che da allora in avanti avrebbe rinforzato il bilancio domestico.<br />
Non é che non la amassi, tutt’altro, era una buona moglie e anche bella, gustosa a<br />
letto, senza dubbio, ma gelosa, gelosa in maniera ossessionante.<br />
Non aveva tutti i torti del resto, modestamente ero un bell’uomo, anzi lo sono<br />
tuttora, simpatico, dalla parlantina sciolta e suadente. Mi piacevano le donne, come ad<br />
ogni uomo normale, o forse un pochino di piú, il problema era che anche io piacevo a<br />
loro e Betty giá dall’inizio aveva capito che avrebbe dovuto star bene attenta e<br />
difendersi il marito colle unghie e coi denti dall’attacco delle altre.<br />
Aveva stabilito regole ben chiare, per non dire ferree, casa e lavoro, lavoro e casa,<br />
cronometro alla mano, ogni minuto di ritardo esigeva una ben dettagliata<br />
giustificazione.<br />
Aveva finito col dominarmi completamente, e questo proprio non mi andava giú.<br />
Fu relativamente facile organizzarmi a modo mio. Betty, felice alla notizia della<br />
promozione e cominciando a godere di un tenor di vita ben migliore, aveva chiuso un<br />
pó gli occhi lasciandomi una certa libertá, i regali che le avevo fatto, abiti nuovi,<br />
nuovo arredamento della casa, tutti gli elettrodomestici possibili ed immaginabili,<br />
vittima dell’eterna vanitá femminile, si pavoneggiava con le amiche soddisfattissima<br />
dell’invidia che suscitava e aveva finito con l’abbassare la guardia.<br />
Continuavo ad uscire ogni mattina immancabilmente alla solita ora,<br />
ufficialmente per recarmi al lavoro. Me ne andavo invece a rifugiarmi in quel che<br />
chiamavo il mio quartier generale, una casa che avevo affittato ben lontano,<br />
all’estremo opposto della cittá, l’avevo ammobiliata a gusto mio e ci passavo tutto il