sommario
EDITORIALE 3
GIUSTIZIA E PACE
India: “Con un cuor solo e un’anima sola,
salvaguardare il creato” 4
Italia: “Custodire il creato, per coltivare
la pace“ 6
UGANDA
Notizie dall’Uganda 8
INDIA
Nalavazhvu Illam: casa di gioia e di pace 10
BOLIVIA
I Servi di Maria a Oruro sessant’anni 13
I frati del Socavon 15
ARGENTINA
Avellaneda: miniatura di Unifas 16
Riparto contento 16
CILE
Unifas 17
Risultati a Koinomadelfia:
sanando le ferite dell’infanzia 18
La Madonna Pellegrina passò per Aysén 20
Coyhaique: Gustavo Llerena diacono 21
Un lungo e complesso viaggio:
in luoghi lontani 22
Fioretti di un missionario: il sordo mansilla 23
In copertina: Mamma e bimbo nella missione di Mozambico.
Retro copertina: Fr. Bernardino con i bambini dell’adozione
a distanza. Oruro (Bolivia).
Bimestrale di informazione e animazione missionaria dei frati
Servi di Maria della Provincia di Lombardia e Veneto.
N. 5 - Settembre/Ottobre 2010 - Anno LXXXVI
Aut. Trib. Vicenza n° 150 del 18-12-1979
Corrispondente e amministratore:
Edson M. Choque Véliz - e-mail: e.choque@hotmail.it
Direttore Responsabile: Sessolo Giovanni
Redattori: Ganassin Eugenio, Sartori Domenico, Predonzani Bruno
Recapito: Istituto Missioni Monte Berico - Viale E. Cialdini, 2
36100 Vicenza - Tel. 0444/559550 - Fax 0444/559557.
Per invio di offerte usufruire del c.c.p. 14519367 intestato a:
Provincia Veneta Ordine Servi di Maria “La Missione della Madonna”,
Viale Cialdini, 2 - 36100 Vicenza
Stampa: Edizioni Zaltron, Vicenza - Tel. 0444/505542
Questo periodico è associato all’USPI Unione Stampa
Periodica Italiana
Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003
(conv. In L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB Vicenza
Contiene inserto redazionale
Editoriale
Da alcuni anni il 1° settembre si celebra
nella Chiesa Italiana la Giornata
della salvaguardia del creato.
Quest’anno sarà la Quinta Giornata caratterizzata
dal tema: Custodire il creato per coltivare
la pace.
Certamente è un’occasione preziosa da
accogliere, un incentivo importante per
approfondire “il legame che intercorre
fra la convivenza umana e la custodia
della terra”. Questa è la finalità della giornata
additata dai vescovi italiani nel messaggio
diramato affinché davvero si ridesti
e cresca l’attenzione per la salvaguardia
del creato.
“La Sacra Scrittura – si legge nel testo, a
firma della Commissione episcopale per i
problemi sociali e il lavoro, la giustizia e
la pace e della Commissione episcopale per
l’ecumenismo e il dialogo – ha uno dei punti
focali nell’annuncio della pace, evocata
dal termine shalom nella sua realtà articolata:
essa interessa tanto l’esistenza personale
quanto quella sociale e giunge a coinvolgere
lo stesso rapporto col creato”. L’uno
e l’altro Testamento convergono “nel
sottolineare lo stretto legame che esiste
tra la pace e la giustizia”. Nella prospettiva
biblica, dunque, “l’abbondanza dei doni
della terra offerti dal Creatore fonda la
possibilità di una vita sociale caratterizzata
da un’equa distribuzione dei beni”.
È impossibile, secondo i vescovi, “parlare
oggi di bene comune senza considerarne
la dimensione ambientale, come pure garantire
il rispetto dei diritti fondamentali
della persona trascurando quello di vivere
in un ambiente sano”. Si tratta di “un impegno
di vasta portata, che tocca le grandi
scelte politiche e gli orientamenti macro-economici,
ma che comporta anche una
radicale dimensione morale: costruire la
pace nella giustizia significa, infatti, orientarsi
serenamente a stili di vita personali e
comunitari più sobri, evitando i consumi
superflui e privilegiando le energie rinnovabili.
È un’indicazione da realizzare a tutti
i livelli, secondo una logica di sussidiarietà:
ogni soggetto è invitato a farsi operatore
di pace nella responsabilità per il
creato, operando con coerenza negli ambiti
che gli sono propri”.
Oggi, si legge ancora nel messaggio, “la stessa
pace con il creato è parte di quell’impegno
contro la violenza che costituirà il
punto focale della grande convocazione
ecumenica prevista nel 2011 a Kingston,
in Giamaica”. “Celebriamo, dunque, la Quinta
Giornata per la salvaguardia del creato
– concludono i vescovi – in spirito di fraternità
ecumenica, nel dialogo e nella preghiera
comune con i fratelli delle altre confessioni
cristiane, uniti nella custodia della
creazione di Dio”.
Fra Edson M. Choque Véliz
www.missionimonteberico.it N. 5 - Settembre - Ottobre 2010
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giustizia e pace
VICARIATO PROVINCIALE IN INDIA
CAPITOLO VICARIALE 2010
I frati Servi di Maria in India costituiscono un ‘vicariato’, cioè sono collegati alla Provincia
Veneta in attesa di crescere in numero e comunità onde diventare essi stessi nuova Provincia
religiosa dell’Ordine. Lo scorso mese di giugno hanno celebrato il loro capitolo, riunione di
quasi tutti i frati insieme al priore provinciale Veneto fra Ferdinando M. Perri e il socio provinciale
fra Ermes M. Rochi. Dagli atti di quella assise raccogliamo il messaggio e impegno
proprio in ambito di ‘custodia del creato’, che hanno intitolato con queste parole
“con un cuor solo e un’anima sola,
salvaguardare il creato”
Gli antichi abitanti di tutti i continenti
hanno venerato con riverenza la terra
come una Madre. I nostri fratelli indiani
l’hanno considerata Sacra.
È su questa terra che noi abbiamo l’esperienza
del divino.
È da questa terra che l’uomo fu creato.
È su questa terra che il Signore ha sparso il
suo sangue.
È a questa terra che la nostra esistenza è legata
dal grembo materno alla tomba.
È da questa terra che noi saremo risuscitati.
[Noi Servi di Santa Maria] da secoli abbiamo
la fortuna di possedere Monte Senario,
la culla del nostro Ordine, tuttora
eredità visibile della sensibilità ecologica
dei nostri Sette Padri.
Perciò, in linea con i decreti del Capitolo
Generale 2007 (nn. 16 e 17), come proseguimento
dell’incontro dei frati di Asia
e Oceania l’anno 2009, alla luce delle molteplici
informazioni a nostra disposizione,
noi, frati del Vicariato Indiano Aikiya
Annai, radunati per il terzo capitolo elettivo,
ci impegniamo a muoverci per mettere
in pratica a livello personale, comunitario
e vicariale un progetto che crediamo
fattibile, pratico e degno di fede.
LIVELLO PERSONALE
Ci informiamo adeguatamente con l’aiu-
to della mass media (notizie, articoli, giornali,
documenti, riviste, eccetera) [sulla
situazione ecologica].
Ci modereremo nell’uso dell’acqua, elettricità,
mezzi, apparecchiature elettriche
ed elettroniche, prodotti in plastica eccetera.
LIVELLO COMUNITARIO
Ci prendere cura di alberi e piante che
abbiamo nel nostro luogo e possibilmente
ne pianteremo ancora di più.
Promuoveremo, tramite la nostra predicazione
ed insegnamento, l’abitudine di
piantare e curare alberi, cosicché la gente
attivamente si impegni a questo scopo.
Limiteremo l’uso delle materie plastiche
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quanto possibile e troveremo il modo di
favorire il riciclo.
Celebreremo a volte i momenti fraterni
(capitolo, preghiera, eucaristia, pasti, eccetera)
nell’ambiente della natura (giardino,
prato, eccetera).
Inculcheremo negli studenti delle nostre
scuole la “responsabilità ecologica”
(cfr. Il messaggio di Benedetto XVI, 1 gennaio
2010), organizzando qualche attività
fuori del programma accademico, estendendo
lo stesso spirito anche ai loro genitori.
Faremo attenzione a mantenere la pulizia
negli ambienti della comunità (cucina,
bagni, eccetera).
Elaboreremo scritti su tematiche concernenti
l’ambiente da mettere a disposizione
nelle nostre scuole, parrocchie e comunità.
Coltiveremo alcune piante medicinali nei
nostri giardini.
giustizia e pace
Cercheremo di modernizzare le nostre
cucine per poter evitare l’uso del legno
da ardere.
LIVELLO VICARIALE
Pubblicheremo articoli sul tema dell’ecologia
nella nostra rivista Aagattum per
i prossimi due anni, oppure un fascicolo
unico tutto dedicato al tema dell’ecologia.
Celebreremo in modo significativo la giornata
mondiale della terra (22 aprile).
Collaboreremo con le organizzazioni di
volontari non-governative (NGO: Non Government
Organizations) nel programmare
pubblici raduni, conferenze, eccetera,
finalizzati a protezione e salvaguardia
della creazione.
Integreremo l’iter della formazione iniziale
dei nostri studenti con un programma
di lezioni, esposizioni sociale, analisi delle
questioni ecologiche, eccetera.
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giustizia e pace
“Custodire il creato, per coltivare la pace”
I vescovi italiani, tramite la commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo e quella per
i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, lo scorso 1° maggio ha affidato ai cattolici
il proprio messaggio in vista della appena rammentata quinta Giornata per la salvaguardia
del creato l’1 settembre venturo: in verità, le parole dei vescovi non possono venire
ignorate da nessuna personale che abbia o che occorra stimolare perché abbia sensibilità verso
la natura, la terra, il mondo. Questo è il testo.
Il dono della pace
La Sacra Scrittura ha uno dei punti focali
nell’annuncio della pace, evocata dal termine
shalom nella sua realtà articolata: essa
interessa tanto l’esistenza personale quanto
quella sociale e giunge a coinvolgere lo
stesso rapporto col creato. L’assenza di guerre
costituisce, infatti, solo un elemento di
una dinamica che investe la vita umana in
tutte le sue dimensioni e che, secondo l’Antico
Testamento, si realizzerà in pienezza
nel tempo messianico (cfr Isaia 11,1-9). Anche
il Nuovo Testamento evidenzia tale
ricchezza di significato, collegando strettamente
la pace alla Croce del Signore, da
cui sgorga come dono prezioso di riconciliazione:
Cristo stesso, secondo le parole
dell’apostolo Paolo, “è la nostra pace” (Efesini
2,14).
L’uno e l’altro Testamento convergono, poi,
nel sottolineare lo stretto legame che esiste
tra la pace e la giustizia, messo in forte
rilievo dal profeta Isaia: “praticare la
giustizia darà pace, onorare la giustizia darà
tranquillità e sicurezza per sempre” (Isaia
32,17). Nella prospettiva biblica, l’abbondanza
dei doni della terra offerti dal Creatore
fonda la possibilità di una vita sociale
caratterizzata da un’equa distribuzione dei
beni. È la logica della manna: “colui che
ne aveva preso di più, non ne aveva di
troppo; colui che ne aveva preso di meno,
non ne mancava” (Esodo 16,18).
La pace minacciata
Benedetto XVI ha segnalato più volte quanti
ostacoli incontrino oggi i poveri per accedere
alle risorse ambientali, comprese
quelle fondamentali come l’acqua, il cibo
e le fonti energetiche. Spesso, infatti, l’am-
biente viene sottoposto a uno sfruttamento
così intenso da determinare situazioni
di forte degrado, che minacciano
l’abitabilità della
terra per la generazione
presente e ancor più
per quelle future. Questioni
di apparente portata
locale si rivelano connesse
con dinamiche più
ampie, quali per esempio
il mutamento climatico,
capaci di incidere sulla
qualità della vita e sulla
salute anche nei contesti
più lontani.
Bisogna anche rimarcare
il fatto che in anni recenti
è cresciuto il flusso di risorse
naturali ed energetiche
che dai Paesi più poveri
vanno a sostenere le
economie delle Nazioni
maggiormente industrializzate.
La recente Assembla
Speciale del Sinodo
dei Vescovi per l’Africa
ha denunciato con
forza la grave sottrazione
di beni necessari alla
vita di molte popolazioni
locali operata da imprese
multinazionali, spesso col supporto
di élites locali, al di fuori delle regole democratiche.
Come osserva il Papa nell’Enciclica
Caritas in veritate, “l’incetta delle
risorse naturali, che in molti casi si trovano
proprio nei Paesi poveri, genera sfruttamento
e frequenti conflitti tra le Nazioni
e al loro interno” (n. 49). Anche le
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guerre – come del resto la stessa produzione
e diffusione di armamenti, con il
costo economico e ambientale che comportano
– contribuiscono pesantemente
al degrado della terra, determinando altre
vittime, che si aggiungono a quelle che
causano in maniera diretta. Pace, giustizia
e cura della terra possono crescere solo
insieme e la minaccia a una di esse si riflette
anche sulle altre: “Il libro della natura
è uno e indivisibile, sul versante dell’ambiente
come sul versante della vita, della
sessualità, del matrimonio,
della famiglia, delle
relazioni sociali, in una
parola dello sviluppo
umano integrale” (n. 51).
Un dovere gravissimo
È in questo contesto che
va letto il richiamo del Papa
a una responsabilità
ad ampio raggio, al “dovere
gravissimo (…) di
consegnare la terra alle
nuove generazioni in uno
stato tale che anch’esse
possano degnamente abitarla
e ulteriormente coltivarla”
(n. 50). Tale dovere
esige una profonda
revisione del modello di
sviluppo, una vera e propria
“conversione ecologica”.
La famiglia umana
è chiamata a esercitare
un responsabile governo
dell’ambiente, nel segno
di “una solidarietà che
si proietti nello spazio e
nel tempo” (messaggio
per la 43ª Giornata Mondiale
della Pace, n. 8), guardando alla generazione
presente e a quelle future. È
impossibile, infatti, parlare oggi di bene comune
senza considerarne la dimensione
ambientale, come pure garantire il rispetto
dei diritti fondamentali della persona
trascurando quello di vivere in un ambiente
sano.
giustizia e pace
Si tratta di un impegno di vasta portata, che
tocca le grandi scelte politiche e gli orientamenti
macro-economici, ma che comporta
anche una radicale dimensione morale:
costruire la pace nella giustizia significa
infatti orientarsi serenamente a stili di
vita personali e comunitari più sobri, evitando
i consumi superflui e privilegiando
le energie rinnovabili. È un’indicazione
da realizzare a tutti i livelli, secondo una
logica di sussidiarietà: ogni soggetto è invitato
a farsi operatore di pace nella responsabilità
per il creato, operando con
coerenza negli ambiti che gli sono propri.
Contemplare la creazione di Dio
Tale impegno personale e comunitario per
la giustizia ambientale potrà trovare consistenza
– lo sottolinea ancora Benedetto
XVI – contemplando la bellezza della creazione,
spazio in cui possiamo cogliere Dio
stesso che si prende cura delle sue creature.
Siamo, dunque, invitati a guardare con
amore alla varietà delle creature, di cui la
terra è tanto ricca, scoprendovi il dono
del Creatore, che in esse manifesta qualcosa
di sé. Questa spiritualità della creazione
potrà trarre alimento da tanti elementi
della tradizione cristiana, a partire
dalla Celebrazione eucaristica, nella quale
rendiamo grazie per quei frutti della terra
che in essa divengono per noi pane di vita
e bevanda di salvezza.
Già nel 1983 l’Assemblea di Vancouver
del Consiglio Ecumenico delle Chiese invitava
i cristiani a una “visione eucaristica”,
capace di abbracciare la vita personale
e sociale, che si realizza nel creato. Oggi
la stessa pace con il creato è parte di quell’impegno
contro la violenza che costituirà
il punto focale della grande Convocazione
ecumenica prevista nel 2011 a Kingston,
in Giamaica. Celebriamo, dunque,
la 5ª Giornata per la salvaguardia del creato
in spirito di fraternità ecumenica, nel
dialogo e nella preghiera comune con i fratelli
delle altre confessioni cristiane, uniti
nella custodia della creazione di Dio. Siamo
certi, infatti, che Dio, “tramite il creato,
si prende cura di noi” (Ib., n. 13).
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uganda
Notizie dall’Uganda
Neo- professi temporali e fra Philliam, profeso solenne (a destra) dopo la cerimonia
nella parrocchia della Madonna di Fatima a Jinja.
Cari amici e lettori di questo bollettino,
scrivo qualche riga per comunicare
un po’ di cronaca e qualche
piccola riflessione sulla realtà che ci riguarda
e cioè la fondazione dell’Ordine dei Servi
di Maria in Africa, precisamente Uganda e
Kenia dove sono presenti per ora quattro
comunità, tutte impegnate anche nella animazione
vocazionale e nella formazione dei
giovani che si accostano all’Ordine.
Il 19 luglio scorso abbiamo avuto la celebrazione
della prima professione dei voti
di sei novizi ed assieme, nella stessa cerimonia,
abbiamo assistito alla professione solenne
del fratello Philliam Dramuke Tiedezu
(ugandese). È stata una bella cerimonia
che ha avuto luogo nella chiesa della parrocchia
della Madonna di Fatima a Jinja.
Eran presenti il padre Ferdinando M. Perri,
priore provinciale, tutti I frati delle quattro
comunità, alcuni preti diocesani e moltissimi
fedeli, parenti, amici e conoscenti
dei frati. La cerimonia era animata dal canto
dei nostri studenti di teologia e filosofia;
l’atmosfera era quella di una festa gioiosa
e molto partecipata da tutti.
Un paio di giorni dopo (21 luglio) ebbe
luogo una Assemblea generale dei frati
della Delegazione dell’East-Africa, presenti
il priore provinciale e fra Rémi M. Yao.
Nella mattinata hanno partecipato anche i
frati studenti di teologia di Nairobi e i frati
studenti di filosofia a Jinja, quando il priore
provinciale ha esposto la situazione della
Provincia Veneta e dell’Ordine dei Servi
e si aperse un vivace dialogo. Nel pomeriggio
i priori ed i maestro di formazione
fecero una esposizione della situazione della
propria comunità, con osservazioni e
interventi dell’Assemblea. Infine verso sera
abbiamo condiviso alcune idee riguardanti
la possibile nuova formazione delle
nostre comunità.
Il giorno 26 luglio cinque nuovi prenovizi
8 N. 5 - Settembre - Ottobre 2010 www.missionimonteberico.it
hanno fatto il loro ingresso nel noviziato,
che si prolunga per un anno, ancora era
presenti il priore provinciale e i frati delle
due comunità di Jinja; alla celebrazione ha
fatto seguito un pranzo all’aperto, offerto
dalla comunità del noviziato.
Il giorno 14 Agosto nella cattedrale di Kampala
ricevette
l’ordinazione sacerdotale
il nostro
fratello Francis
Kawuki per
l’imposizione
della mani dell’arcivescovo
Lwanga Kizito.
Quattro ore e
mezzo durò la
cerimonia, molto
solenne e molto
partecipata.
Insieme a Francis
vennero ordinati
altri sei sacerdoti
e sette
diaconi. Anche
questa festa fu
occasione di
grande gioia e di
partecipazione
da parte di tutti
i frati e gli stu-
Fr. Francis Kaw uki,
neo-presbitero.
denti che hanno gioiosamente partecipato.
Sono passati esattamente dodici anni da
quando il 2 gennaio 1999 raccoglievamo
uganda
le consegne dai frati Biagioli e O’Connell
(della Provincia dell’Annunziata) ed iniziavamo
l’avventura come Servi in Uganda
ed ora vediamo che i frati locali solenni
(ugandesi) sono otto: credo che questo è
il vero miracolo che dobbiamo riconoscere,
fatto dalla Provvidenza del Signore e
dalla protezione della Nostra Signora Santa
Maria, che ancora guarda e accompagna
il suo Ordine di frati, anche qui in
East-Africa.
Inoltre ci sono studenti di teologia ormai vicini
alla fine degli studi istituzionali; ci sono
fratelli che studiano filosofia; ci sono cinque
novizi e ci sono prenovizi che sembrano
impegnati nel discernimento della vocazione
alla vita religiosa. E tutto questo è
ancora il miracolo che la Provvidenza ci presenta
sotto gli occhi, se vogliamo riconoscerlo.
Ci sono state molte delusione sulla strada
percorsa, ma ci sono state anche molte
consolazioni e la realtà davanti ai nostri
occhi è chiara e patente. Certo, per far entrare
nelle attitudini e nella pratica una
tradizione e una mentalità di vita religiosa
in Africa ci sarà bisogno di un arduo lavoro
e richiederà molti altri anni, anche perché
bisognerà verificare la consistenza di
questa presenza dei frati in Africa. Ma la speranza
non manca e non manca neppure la
confidenza nella Provvidenza e nella protezione
materna della Vergine santa.
fra Giuseppe M. Xotta
Il Priore Provinciale, fra Ferdinando M. Perri con la comunità e gli studenti di Nairobi e Jinja.
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9
india
Nalavazhvu Illam
casa di gioia e di pace
Nelle
famiglie
tradizionali i
bambini indiani
sono
considerati
un dono di
Dio e gli anziani
la saggezza
di Dio.
Fino a pochi
decenni fa le
famiglie comunemente
erano costituite
da padre,
madre,
suocero, suocera, i fratelli con le loro mogli
e i loro figli. Con l’indipendenza dell’India
e l’industrializzazione ogni cosa
ha cominciato a cambiare. Anche le famiglie
hanno subito l’influsso dei cambiamenti
diventando famiglie nucleari.
I bambini sono meno in contatto con
gli anziani per attingere da loro la saggezza.
Gli anziani, soprattutto, hanno dovuto
soffrire molto. Coloro che avevano
dei mezzi in qualche modo sono riusciti
ad organizzare la loro vita. Coloro invece
che, non hanno pensione o mezzi di
sussistenza, sono per le strade a chiedere
la carità. Con questo scenario sono sorti
molti orfanotrofi e case di riposo. Il
grande cuore di Madre Teresa di Calcutta
ha cercato di dare una risposta a questo
dramma. Molte congregazioni religiose
ed organizzazioni sociali si sono prese cura
degli anziani come loro ministero per
ridare a questa porzione di umanità una
maggiore dignità.
I frati Servi di Maria sono arrivati in India
nel 1974 e nel corso degli anni han-
no aperto comunità
in vari
luoghi. Una
delle prima
comunità è
stata Jegan
Matha Priory
nella città di
Trichy. Prima
era solo una
casa di formazione
e
c’era una cappellacollegata
ad essa per
le esigenze
della comunità.Lentamente
la gente ha iniziato a partecipare
alle attività liturgiche. Vedendo le necessità
del popolo e la disponibilità dei frati per
l’attività pastorale è stata eretta la parrocchia
nel 1992. Nel 1995 si è costituito
il primo gruppo dell’Ordine Secolare
in India sotto la guida spirituale dei frati
della comunità di Jegan Matha Priory.
Il gruppo era composto da 22 membri;
successivamente, nel corso degli anni, è
cresciuto fino a raggiungere le 45 unità.
Questi fratelli e sorelle dell’Ordine Secolare
si riuniscono per momenti di preghiera
e di formazione spirituale, si impegnano
nella visita agli ammalati e di
persone sole, nell’essere vicine alle famiglie
in lutto; partecipano con la comunità
dei frati alle varie celebrazioni e
con essi hanno creato un bellissimo clima
di famiglia. Questo, però, non ha soddisfatto
la loro sete di servire il popolo.
Hanno discusso tra loro per avviare un
progetto concreto ed essere, come la beata
Vergine Maria, ai piedi delle infinite
croci degli uomini. Si sono guardati at-
Una giornata di preghiera con le persone anziane a Jegan Matha
Priory organizzato da un cuoco, un infermiere e i membri
dell’Ordine Secolari.
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torno ed hanno visto la condizione infelice
di molte persone anziane. È venuto
loro in mente il comandamento di Yaweh:
‘Alzati davanti a chi ha i cappelli bianchi,
onora la persona del vecchio e temi
il tuo Dio’ (Levitico 19,32). E così i membri
dell’Ordine Secolare hanno espresso
la loro desiderio di servire gli anziani,
soprattutto gli abbandonati e quanti
che vivono soli. Hanno condiviso la loro
idea con i frati della Comunità di Trichy
e questi, dopo una lunga riflessione,
hanno pensato che era una grande opportunità
di avere accanto alla comunità
questa iniziativa concreta per vivere
il Vangelo della Carità. È stato deciso allora
di avviare l’accoglienza per gli anziani
e le spese maggiori le avrebbero
sostenute i frati, mentre l’Ordine Secolare
si sarebbe preoccupato della manutenzione
ordinaria e la cura della casa.
Il 12 gennaio 2002 Servite Nalavazhvu Illam
(casa per anziani dei Servi) ha avuto
il suo inizio in una umile casa in affitto
vicino a Jegan Matha Priory. L’allora consigliere
generale Patrick M. Carroll ha benedetto
la casa. Si è iniziato con sette persone
tra uomini e donne. Ci sono un cuoco
e un infermiere e i membri dell’Ordine
Secolare organizzano la giornata e
cercano di andare incontro alle esigenze
delle persone anziane. Questi hanno
ritrovato la gioia perduta e la pace in
casa ed un gran senso di famiglia. Sebbene
fosse gestita da cattolici, tutti coloro
che hanno bisogno, fossero anche di
altre tradizioni religiose, vengono accolti.
Ci sono indù, musulmani, cristiani. Fin
dall’inizio ci sono state numerose richieste,
ma a causa della mancanza di spazio non
potevano essere ammessi. Vista la bella
esperienza che si stava portando avanti,
nel 2005 il Consiglio Vicariale dei Servi
di Maria ha deciso di mettere in piedi una
nuova costruzione all’interno del terreno
di Jegan Matha Priory. L’11 marzo
2005 venne posta la prima pietra da fra
india
Susaimani, allora responsabile del Vicariato.
Venne benedetto l’edificio nuovo il
23 novembre 2006 dal Priore generale dei
Servi di Maria fra Ángel M. Ruiz Garnica
e da fra Lourdusamy consigliere generale.
Il nuovo edificio può ospitare fino
a 40 persone anziane. C’è anche una
bellissima cappella, una cucina, sala da
pranzo, sala ricreazione e l’ambulatorio.
È stato possibile realizzare l’edificio con
l’importante contributo di amici di fra
Giuseppe Bernardi, uno dei pionieri della
Fondazione Indiana dei Servi di Maria.
La gente di Trichy e frati del Vicariato
Indiano hanno un grande ricordo
e profonda ammirazione per fra Mariano
Martinello, primo frate Servo di Maria
in India e così la sala di ricreazione
porta il suo nome e si chiama fra Mariano
Hall.
Il 1° gennaio 2007 la nuova casa ha iniziato
la sua vita. Venne chiusa la casa affittata
per accogliere i primi anziani, portati
a godere spazi più luminosi e ampi.
Da subito ci sono state richieste di essere
ammessi nella nuova struttura. I frati,
insieme con i membri dell’Ordine Secolare,
hanno cercato di valutare caso per
caso, cercando di non accogliere indiscriminatamente
ma dialogando con le
famiglie di origine degli anziani che eventualmente
venivano accolti per continuare
a mantenere rapporti di forte legame
affettivo tra di loro. Viene programmata
anche la possibilità per questi anziani di
trascorrere qualche tempo nelle loro famiglie.
Come direttore di questa casa
negli ultimi quattro anni ho avuto l’opportunità
di essere accanto a queste sapienti
persone e posso dire che questo
è uno dei successi della nostra presenza
di servizio tra questa gente.
“Non è quanto facciamo, ma quanto amore
mettiamo nel fare. Non è quanto diamo, ma
quanto amore mettiamo nel dare” ha detto
madre Teresa.
Per gli anziani residenti nella struttura,
www.missionimonteberico.it N. 5 - Settembre - Ottobre 2010 11
india
per quanto è possibile, forniamo loro tutto
il necessario gratuitamente. Tutte le
funzioni religiose si celebrano in modo
che nessuna religione venga esclusa. Cerchiamo
di offrire una sana alimentazione.
Si cerca di tenere pulito l’ambiente
circostante. Quanti vengono a far visita
restano ammirati per la pulizia e la serenità
del luogo. Ogni pomeriggio alle
ore 16 c’è un momento di preghiera comunenella
cappella:
in genere
quasi tutti
partecipano.
Coloro
che desiderano,
tutti i giorni
possono
partecipare
alla messa
in parrocchia.
Il
primo sabato
del
mese la
santa mes-
sa viene celebratanella
loro cappella.
Finora sono morte quattro persone
nella nostra struttura e tre, invece,
sono spirate nelle loro case tra le braccia
dei loro cari. Attualmente ci sono 22
persone accolte in questa nostra casa: 8
uomini e 14 donne. Ci sono molte richieste,
ma non siamo in grado accoglierne
di più a causa del gravoso impegno
finanziario. Le spese per il cibo, le
cure mediche e per la manutenzione della
casa sono enormi. Fortunatamente il
personale amministrativo e sanitario sta
offrendo gratuitamente il suo servizio.
Questa “casa di amore” non fa alcuna
distinzione, tutti vengono accolti senza
discriminazione di casta, religione o altro.
I membri dell’Ordine Secolare so-
prattutto, i signori Selvaraj, Amalraj, Melchior,
Britto, sono a tempo pieno a disposizione
per la casa. Altri membri dell’Ordine
Secolare vengono saltuariamente,
soprattutto per pulizie straordinarie o per
altre ragioni. I frati della comunità e i prenovizi
spesso fanno visita a questi nostri
anziani e ammalati. Viene offerta una bella.
testimonianza dei Servi in questo settore.
Ciò significa che, quando più mani
si unisconoinsieme,
si
possono
compiere
meraviglie.
La vivace
e
cordiale
collaborazione
tra i
membri
Ordine
Secolare
e i frati segna
una
nuova era
di presen-
zareligiosa e di
servizio.
Attraverso di esso ancora una volta abbiamo
l’opportunità di comunicare l’amore
di Cristo a tutti e far sentire loro
la presenza materna della Vergine Maria.
Anziani della casa per anziani dei Servi con fra Sahayaraj
e l’Ordine Secolari.
“Madre dei discepoli, ispiraci a servire.
Insegnaci a stare con te ai piedi di quelle
infinite croci dove il Figlio dell’uomo
è ancora crocifisso; a vivere e testimoniare
l’amore cristiano, accogliendo in ogni uomo
un fratello; a rinunciare all’opaco
egoismo, per seguire Cristo, sola luce dell’uomo”
(2° schema della Vigilia de Domina).
fra Sagay M. Raju
12 N. 5 - Settembre - Ottobre 2010 www.missionimonteberico.it
I Servi di Maria a Oruro
sessant’anni
Stemma andino dei Servi di Maria, dipinto da Alberto Medina Mendieta e donata
al Santuario del Socavon nel 2005.
Il 26 settembre di quest’anno I frati
Servi di Maria della comunità di Oruro
in Bolivia celebreranno il sessantesimo
anniversario della loro prima messa
nel Santuario della Vergine del Socavon,
patrona della città, con una solenne
eucaristia animata dall’Orchestra Sinfonica
di Oruro, diretta dal maestro Vito
Chambi.
I Servi di Maria approdarono a Oruro nel
1946 con un ridotto ma selezionato gruppo
dei frati, composto dai ‘missionari’ Agostino
M. Gobbo, Domenico M. Polo, Filippo
M. Mondin, Sostegno M. Parise, tutti
accompagnati da fra Costantino M. Zarantonello
e dal Commissario Provinciale
Antonio M. Ferin.
In un primo momento, svolgevano il pro-
bolivia
prio servizio religioso nella chiesa cattedrale
di Oruro, accolti dal vescovo Ricardo
Chavez, purtroppo deceduto il 30 settembre
di quello stesso anno. Sarà l’amministratore
apostolico che affiderà il santuario
mariano ai frati Servi di Maria.
Il 27 settembre 1950, i Servi di Maria celebrarono
la loro prima messa solenne
nel Santuario della Vergine del Socavon,
evento che si trova iscritto nella storia di
Oruro e della Santa Sede.
Il tempio era ancora ristretto e privo di servizi
sociali. Così cominciò la crociata delle
opere, per le quali hanno contribuito
tanti volontari e benefattori, tra questi in
particolare i signori Armando Ferrari, Marcellino
Murillo e Mirtha Quevedo.
L’insigne artefice di queste opere fu fra
Alfonso M. Massignani. Egli nel 1986 ne
www.missionimonteberico.it N. 5 - Settembre - Ottobre 2010 13
olivia
avviò l’espansione e il rimodellamento, conclusi
nell’anno 2000 con la consacrazione
del Santuario da parte del vescovo Braulio
Saez G. il 4 novembre; il giorno dopo
ebbe luogo la solenne coronazione dell’immagine
della Vergine, presieduta dal
nunzio apostolico Jozef Wesolowsky. Pochi
giorni il padre Alfonso morì con la soddisfazione
di aver veduto conclusa la sua
opera.
Attualmente il Santuario è tutto un complesso,
esempio di onestà, lavoro silenzioso
e buoni risultati. Sarebbe bello che fossi
elevata a Basilica Minore.
Il padre Alfonso M. Massignani fu il tronco
dorsale di tutto quello che abbiamo per
cui il suo spirito ci accompagna tutte le
giornate.
Lo stesso spirito ispirò i frati e sacerdoti
Domenico M. Sartori, Ricardo M. Silva, Bernardino
M. Zanella attuale rettore Jairo de
Jesus M. Salazar a continuare questa missione
che accogli tutti i boliviani trasmet-
Santuario del Socavon nel 1895. In alto: Altare attuale della Vergine del Socavon.
14 N. 5 - Settembre - Ottobre 2010 www.missionimonteberico.it
tendo i principi supremi
della solidarietà sotto
lo sguardo della Vergine
K’achamoza (in italiano
“giovane bella”),
che protegge e consacra
la città di Oruro come
popolo con vocazione al
lavoro, ospitalità e universalismo.
I Servi di Maria guada-
P. Alfonso M. Massignani
gnarono la stima dei cittadini
con i loro esempi
e l’azione promozionale..
La comunità di Oruro oggi è composta dai
frati Bernardino M. Zanella padovano,
Jairo de Jesus M. Salazar, Juan Antonio
M. Chavez e Gianbattista M. Pesci bresciano.
Auguri cari frati Servi di Maria di Oruro.
Elias Delgado Morales, giornalista
membro del Consiglio del Santuario
Vista panoramica della scuola del Santuario;
al primo piano è la mensa dei poveri.
Comunità dei Servi di Maria di Oruro.
bolivia
I frati del Socavon
Un santuario sul costone della montagna,
dove la Madonna ha incontrato un ladrone,
quando piove in città l’acqua ristagna,
qui invece il sale lo trovi dovunque.
Anche il silenzio è tanto di casa,
ma i frati sono sempre a disposizione,
sotto lo sguardo dei sette Santi Fondatori,
perenne guida della loro missione.
Mai parlare prima di pensare,
mente serena, non alzano mai la voce,
la risposta giusta sanno sempre dare,
portando, convinti, la loro croce.
L’alloggio per i pellegrini è un po’ spartano,
qualche stanzetta non vede mai la luce,
- noi abituati alla televisione e al divano -
per lo meno il letto non è un tavolato.
Sotto la chiesa c’è ancora la miniera,
ricordo di una vita di duri sacrifici,
si invoca la Madonna con una preghiera,
così dentro si lavora con meno paura.
Guardando in alto son convinto
che certamente qualcuno ci pensava
e quante volte sotto il suo manto
con le lagrime agli occhi la invocava.
Danilo Mason
poesia in dialetto veneto
tradotta da fra Mario M. Zanella
www.missionimonteberico.it N. 5 - Settembre - Ottobre 2010 15
argentina
Avellaneda:
miniatura di unifas
Qui in Argentina, il convento dei Servi
di Maria più vicino a Las Toscas
sta a 900 chilometri. Ma a 100
chilometri, ad Avellaneda, abbiamo le suore
Serve di Maria Riparatrici, con le quali
ristoriamo il reciproco desiderio di intercomunitarietà.
La Madre Generale, Nadia, accompagnata
dalla Consigliera Suor Anna, ci vennero
a trovare il 4 luglio. La visita fu breve,
troppo breve, e restammo con la voglia
di più tempo insieme, quindi accettammo
volentieri il gentile invito di sostare
alla mensa in casa loro ad Avellaneda.
La Mamma nostra e i nostri Santi, uomini
e donne, ci ispiravano la fraternità e ci
fecero godere quel paio d’ore assieme. Suor
Loredana e Suor Mirta, di casa, prepararono
il pranzo, semplice e squisito. Se sapessimo
latino diremmo:“ecce quam bonum
et quam jucundum...”, ma ci accontentiamo
con la costatazione di fatto: “guarda
com’é bello e gradito il convivere tra fratelli e
sorelle”. Questo l’ha fatto il Signore ed é
ammirevole ai nostri occhi desiderosi di
pace familiare e sociale.
Per questo ci ha chiamato nostra Signora,
la Madre di Cristo, e in questo vogliamo
far consistere il nostro servizio: dar mostra
e prova che la fraternità é garanzia di
vita evangelica. Siamo coscienti che sentirci
fratelli in un pranzetto é facile, ma il
pranzetto non sarebbe possibile e non
avrebbe senso se non fossimo contenti uno
per l’altro nella vita ordinaria.
Al ritorno a Las Toscas, p. Carlo guidava
l’auto e pensava e io – per non perdere
tempo – dormivo e sognavo. E continuo
a sognare.
fra Bruno M. Predonzani
Fr. Carlo M. Serpelloni con le Serve
di Maria Riparatrici fotografati da fra Bruno.
Riparto
contento
Ancora una volta
riparto come
missionario.
Questa mia visita
in Italia, da me
programmata per
due mesi, fu da
Dio modificata.
Tutto è stato
bontà e provvi-
denza divina. Sono missionario da 39 anni:
20 in Cile, 16 in Bolivia ed ora in Argentina.
La scoperta di un tumore nel
rene destro e la conseguente operazione
ben riuscita hanno leggermente modificato
il mio programma; ma hanno fatto
bene al mio spirito.
Ora riparto, contento, con tanta voglia
di donare il resto della mia vita (ho 72
anni!) a quella porzione di gregge che il
Signore ha posto nelle mie mani.
Ringrazio le numerose persone, soprattutto
confratelli religiosi, che mi hanno
accompagnato nella malattia e convalescenza.
Benedico tutti.
Fr. Nico rientra gioioso
alle missioni.
fra Nico M. Sartori
16 N. 5 - Settembre - Ottobre 2010 www.missionimonteberico.it
Unifas
Lo scorso 15 agosto, solennità dell’Assunzione
della Vergine Maria, la
famiglia dei Servi di Mari in Santiago
di Cile si è riunita per l’Assemblea
UNIFAS. Questa sigla equivale a Unione
della Famiglia Servitana, diffusa dovunque
sono presenti frati, monache, suore, sorelle
degli Istituiti Secolari, laici dell’Ordine
Secolare dei Servi di Maria.
Al centro dell’assemblea stava il tema seguente:
“L’Ordine oggi, cammino alla Santità,
lettera del Priore Generale su sant’Alessio”,
a cura di fra Herminio M. Manea.
L’equipe di UNIFAS-Cile è composto da
fra Marcelo M. Henriquez, suor Marta (serve
di maria addolorata), Juan Luis Tapia,
Angélica Abalos (amici dei Servi di Maria),
Adriana Oyanedel (coordinatrice dell’Ordine
Secolare dei Servi di Maria), Monica
Hernandez (laica consacrata).
I gruppi che hanno partecipato sono: Servi
di Maria delle comunità di Santa Bernardita
e Santa Teresita, Serve di Maria Addolorata,
laiche consacrate, le 6 fraternità
secolari, l’equipe del Koinomadelfia, amici
dei Servi di Maria della parrocchia Santa
Teresita, Fundacion Educacional Santa
Teresita e la Scuola Mater Addolorata di
Huechuraba.
cile
www.missionimonteberico.it N. 5 - Settembre - Ottobre 2010 17
cile
Risultati a Koinomadelfia
sanando le ferite dell’infanzia
Koinomadelfia, è riconosciuta dal Sename (Servizio Nazionale dei Minori)
come un modello di gestione per la maniera professionale in cui in essa si opera,
in vista del benessere dei bambini che vivono in una realtà a ‘gestione familiare’.
Koinomadelfia e costituita da dieci case
in cui vivono otto ragazzetti piú
piccoli, e da altre due case per ragazzi
piú grandi (che si trovano in stato di abbandono
totale) per prepararli ad una vita
autonoma ed indipendente. Vengono accuditi
da 14 zie-mamà (educatrici), le quali
vegliano su di coro. Queste zie-mamà sono
abilitate per dare affetto e sostegno ed accogliere
con capacità questo tipo di bambini
che hanno sofferto abusi sessuali. Koinomadelfia
ha l’obbiettivo di mantenere il riconoscimento
da parte della “corporazione
Simón de Cirene”, la quale redige annualmente
una valutazione ed analizza la gestione
dei servizi offerti dal centro. Per questa
ragione a Koinomadelfia é importantante
tenere alto il livello di attenzione ed efficienza
di cui questi bambini hanno bisogno. Questa
caratteristica di sviluppo attento ai bambini
e agli adolescenti, sommata all’intento
Monica e Lider con i bambini di Koinomadelfia
concreto di provvedere una residenza di tipo
familiare, implica la disponibilità di metodologie
indirizzate ad ottenere collaborazione
e aiuti da parte di imprese private, come
i collegi ed altre istituzioni, affinché si possa
raggiungere il meglio da ogni situazione
per conseguire un miglioramento nella qualità
di vita di questi bambini.
1. Koinomadelfia ha mantenuto finora il suo
ISO sociale (garanzia di qualitá sociale).
Beneficiari sono i bambini che la Fondazione
ha accolto in un sistema di convivenza
familiare, con il contributo del personale
che li assiste nella loro casa, nello
studio, nello svago, nel loro stato di salute
oltre a tutte le altre loro necessita.
2. Con i bambini vittime di maltrattamento
fisico e sessuale si inizia un progetto di
intervento riparatore. Sono il 63 per cento
quelli che arrivano con questi tipi di pro-
18 N. 5 - Settembre - Ottobre 2010 www.missionimonteberico.it
lemi. Per costoro è richiesta una terapia
psicologica di tipo particolare, guidata dalla
presenza di una psicologa e di una psichiatra
con specializzazione: dal mese si ottobre
questo progetto sarà finanziato da
una impresa privata.
3. Quest’anno hanno lasciato il centro 25 bambini,
cioè più del 30 per cento (17 con famiglie
di origine, 6 con affidamento e 2
verso un tipo di vita indipendente). Questi
bambini vengono
seguiti anche fuori
dal centro del personale
incaricato.
4. Tutti i bambini di
Koinomadelfia sono
inseriti in un sistema
educativo. Per l’anno
2009 non pochi di essi
hanno usufruito di
aiuto supplementare:
13 con lezioni di lingua
inglese, 8 per matematica,
39 per la conoscenza
del computer.
Il risultato finale e conta il 95 per
cento di bambini promossi.
5. Il team tecnico di Koinomadelfia lavora per
valutare le varie possibilità di un avvicinamento
alle famiglie d’origine: questa incombenza
viene effettuata ad opera di specialisti
in lavoro sociale.
6. Si realizzano altresì incontri con particolare
attenzione ai bambini abusati sessualmente,
ai quali partecipano anche le ziemamà
nelle case in cui i bambini vivono
per prepararle a captare immediatamente
eventuali segni di abusi.
7. Con l’aiuto di studenti praticanti si eseguono
corsi di formazione alle zie-mamà,
per prepararle ad insegnare ai bambi.
8. I bambini ricevono le cure mediche mediante
la disponibilità di medici volontari
che frequentano il centro; usufruiscono
anche godono di un’attenzione dentistica.
9. Per migliorare la convivenza tra i bambini,
lo sviluppo personale, l’autostima, si
effettuano corsi di teatro, e per la parte
sportiva una scuola di calcio e di hockeyprato
con l’aiuto di Chile Sport.
Tutti noi in questo mondo siano a conoscenza
del fatto che bisogna denunciare gli abusi
L’amore, affetto ed accoglienza di una zia- mamma.
cile
ed i maltrattamenti di cui i bambini sono le
vittime. Però come nel caso del Cile c’è ancora
molto da fare. Il più delle volte questi
abusi vengono commessi nell’ambito familiare
(padri-zii-etc.). Questi abusi però vengono
tenuti nascosti sia per la vergogna sia
per il timore di rappresaglie da parte degli
autori. È arrivato il momento di denunciare
e non colpevolizzare gli abusati e fare capire
che c’è gente che può dare l’aiuto necessario,
affinché non vengano
puniti. Alle volte
é difficile rendersi canto
di eventuali abusi, ma
è pure altrettanto facile
se l’ultimo abuso è denunciato
dalla madre,
anche con l’assenza di
eventuali testimoni. Generalmente
si riscontrano
nei bambini abusati
lesioni difficili da
giustificare un po’ per
l’età e un po’ per la localizzazione
sul corpo.
Altri segnali che si presentano sono la malnutrizione,
la poca igiene e la trascuratezza
dei modi. Tutte le ferite o danni nell’area
genitale a volte non possono essere riconosciute
immediatamente ed a volte non lasciano
tracce fisiche evidenti. Il più delle volte il bambino
comincia a soffrire di turbe emotive, psichiche,
disturbi del sonno, iperattività e cambi
nell umore e abitudini alimentari: questo
è il momento di intervenire con diagnosi precoci
e professionali.
Le statistiche in ambito internazionale dimostrano
che nell’80 per cento dei casi, i
violatori sono persone vicine e conosciute dai
bambini. È provato, che per ogni caso di abuso
sessuale denunciato, ci sano sei casi non
denunciati e qui sta la gravità del problema.
La sintesi di tutto questo è che i padri, gli educatori
e i professionisti de Koinomadelfia che
sono a contatto con questo tipo di bambini,
devono sempre mantenere un’attenzione costante
per evitare e prevenire questi fatti ed
avere la consapevolezza che i bambini sano
vittime facili ed inermi.
Mónica Hernández L.
laica consacrada OSM
direttrice di Koinomadelfia
www.missionimonteberico.it N. 5 - Settembre - Ottobre 2010 19
cile
La Madonna Pellegrina passò per Aysén
La Madonna Pellegrina accolta al suo arrivo a Porto Cisnes.
Cari Amici delle Missioni della Madonna,
sentiamo sempre il bisogno di comunicarci
con voi, darvi notizie belle
o meno belle, condividendo con voi le
varie iniziative, il nostro lavoro, giacché
molti missionari Servi Maria passarono per
questa terra isolata e tanto inospitale nel passato,
lasciando tante opere (cappelle, assistenza
pastorale in luoghi lontani e quasi senza
strade…), con l’aiuto di molti benefattori.
Siamo nel profondo Sud del Cile, in Aysén.
In queste pagine vorrei parlarvi della Madonna
Pellegrina che ha percorso tutto il
Paese, una bella iniziativa dei vescovi dei
nostri. Come buona Madre, ha cominciato
in marzo il suo pellegrinaggio nei luoghi
colpiti dal terremoto e dallo tsunami nella
notte del 27 febbraio, per consolare e dare
speranza a tanta gente rimasta senza casa,
senza lavoro, cominciando tutto da capo.
Nella nostra regione di Aysén si é realizzata
dal 2 al 9 maggio una visita rapida per
tutti gli angoli possibili, per mille chilometri,
paesetti dispersi, dove ci si fermava per
un’ora o per passare la notte. In ogni luo-
go la gente ricevette l’immagine della Madonna
con gioia e sacrificio. Gli aneddoti sono
molti. In Porto Cisnes, invece di arrivare
alle 9 di sera, per qualche errore e le
strade di ghiaia e ripide, è arrivata alle 2,30
di notte. La gente la stava aspettando nella
chiesa fredda e ha voluto una celebrazione
subito dopo l’arrivo, in piena notte. Il giorno
seguente passò lungo il porto, benedicendo
sotto una severa pioggia invernale le
povere barche dei pescatori. Affinché non
si guastasse niente, la statua viaggiava in un
baule smontando i pezzi uno per uno e fissandoli
con guide ed altri strumenti, chiedendo
abbastanza tempo per quella strana
operazione. C’era bisogno di un falegname.
Perfino i carabinieri si. offrivano per aiutare.
Il parroco della cattedrale di Coyhaique
ricevette la statua dalle mani del vescovo
di Chiloé Juan M. Augurto, frate Servo
di Maria, il quale anni addietro fu parroco
proprio a Coyhaique. Durante il viaggio disse
alla Madonna: “È pericolosa questa strada
stretta e di ghiaia, però non possiamo
arrivare alle 5 del mattino. Fammi da copi-
20 N. 5 - Settembre - Ottobre 2010 www.missionimonteberico.it
lota se corro più di quanto sarebbe conveniente”.
E la gente disse che la Madonna
si faceva il segno di croce, raccomandandosi
a Dio…
A Coyhaique passò per varie scuole, applaudita
da migliaia di bambini e di giovani.
Al suo passaggio la Pellegrina suscitava
entusiasmo e tenera devozione, specialmente
tra la gente semplice e povera,
perché vedeva in lei il volto materno di Dio.
Questa è la nostra missione di Servi: aiutare
la gente affinché comprenda che la
bontà di Gesù ci arriva più facilmente attraverso
il cuore della Madre sua Maria.
Per di più, in consonanza con l’orientamento
del concilio Vaticano II, la Madonna
viaggiava insieme con la Parola di Dio.
L’anno scorso in tutte le diocesi, anche
nei luoghi più remoti, rappresentanti di tutti
i ceti sociali del Cile trascrissero a mano
gli 8 mila versetti del Nuovo Testamento.
Raccolti in tre volumi, adornati con disegni
artistici, accompagnarono la Madonna
Pellegrina, in modo che era chiara l’unione
tra la Madre e il Figlio con la bibbia.
Si realizza così il vecchio lemma: “Per
Maria a Gesú e al suo Vangelo”. Per noi Servi
di Maria in Aysén è stata una ottima occasione,
per manifestare in modo concreto
e molto vicino alla gente, soprattutto nei
luoghi più lontani, il servizio specifico alla
Madonna e ai suoi fedeli.
fra Agostino M. Poier
L’immagine della Pellegrina in direzione
alla Cattedrale di Coyhaique.
Coyhaique
Gustavo Llerena diacono
Sabato 14 agosto 2010 fra Gustavo M. Llerena,
peruviano, Servo di Maria è stato consacrato diacono,
in vista del
sacerdozio, per
le imposizione
delle mani di fra
Luis M. Infanti,
vescovo nel VicariatoApostolico
di Aysén.
La cerimonia si
è svolta in un’atmosfera
di solennità
e di commozione,
ma anche
di grande
gioia. Al termine,
i frati e gli
Mons. Luis Infanti imporre le mani
a fra Gustavo M. Llerena, diacono.
cile
amici hanno voluto
salutare il
nuovo diacono.
“Sono stato ordinato diacono – dice fra Gustavo
– con la finalità di seguire i passi di Gesù in
comunità, sviluppando i miei doni e servizi per
la costruzione de Regno dei Cieli, oggi insieme
alla presenza piena di Maria”. Poi aggiunge: “la
decisione non è stata facile, perché ogni opzione
esige che si lascino tutte le altre cose per
Cristo, il quale ci chiama e ci invita a lavorare
per la sua vigna dalla nostra quotidianità”.
Fra Gustavo M. Llerena prima di entrare in convento
ha studiato disegno grafico in Perù. Più tardi
conobbe i frati Bernardino M. Zanella, Giuseppe
M. Sartori e Ugo M. Vargas che lo incoraggiano a
fare un’esperienza con i Servi di Maria, prima a
Lima in Perù e poi a Santiago in Cile, riuscendo a
studiare filosofia e teologia nell’Istituto di Teologia e
Pastorale Alfonsiano. Completò l’anno di pastorale
a Lima. Emise la professione solenne nel 2008. Arrivò
a Coyhaique lo stesso anno per collaborare nella
pastorale del Liceo San Filippo Benizi e nelle aree
delle comunicazioni, pastorale giovanile e vocazionale
del Vicariato Apostolico.
www.missionimonteberico.it N. 5 - Settembre - Ottobre 2010 21
cile
Un lungo e complesso viaggio:
in luoghi lontani
Finalmente, dopo tanti rinvii e superata
ogni perplessità, sotto la convinta spinta
dei figli in ossequio alla scadenza dei
50 anni di matrimonio, è maturata la comune
decisione di affrontare un lungo viaggio.
E così è stato deciso di visitare il Cile, terra
di missione di padre
Ivo Solarini dell’Ordine
dei Servi di Maria,
nostro fratello e cognato.
Siamo partiti il 15 marzo
per arrivare in un
primo momento a Santiago
di Cile, poi alla
Regione dell’Aysén a
1800 km a sud di San-
tiago. All’aeroporto di
Balmaceda siamo stati
accolti da padre Ivo,
priore e vicario nella Regione. Da lì è proseguito
il trasferimento verso la città capoluogo
Coyhaique dove siamo stati ospitati presso
la comunità parrocchiale di “Nostra Signora
dei Dolori”. Qui, con padre Ivo operano:
i padri Vittorino Bertocco, Agostino
Poier, Sebastiano Sandoval, Miro Memo, Giuseppe
Zolla e Gustavo Llerena che si appresta
a diventare sacerdote. Il loro impegno
pastorale si estende su dodici comunità, tre
zone rurali con servizi di assistenza e consulenza
in zone esterne distanti 300/400 e più
chilometri con strade per la maggioranza sterrate.
Le varie attività pastorali vengono condivise
con il supporto di quattro diaconi permanenti,
ministri straordinari per la comunione,
catechisti, gruppi religiosi/e e operatori
vari per la preparazione e gestione delle
liturgie.
Durante il nostro soggiorno siamo riusciti a
visitare il centro di accoglienza per bambine
e ragazze che ha finalità rieducative sotto il
profilo psicologico ed affettivo. Di questo,
suor Mariuccia, responsabile del centro, ne
va fiera e ringrazia di cuore ogni benefattore
che si prodiga per le necessità della sua
opera.
Altri centri educativi nella Regione sono le
Fr. Ivo M. Solarini con la sua sorella Attilia
e Vittorio Cocetta.
scuole elementari e media “Mater Dei”, sotto
la guida di suor Evangelista, le quali una
presenza di 1.100 alunni con un organico
di 70 dipendenti. Il liceo umanistico “San
Filippo Benizi” è frequentato da circa 900
studenti con un organico di 40 docenti e
20 personale non docente.
Nel prosieguo delle visite
guidate in località
“Porto Aysén”, siamo
stati accolti presso l’orfanotrofio
gestito sotto
l’amorevole guida
di suor Augusta. In
quei giorni all’ultimo
neonato arrivato, è sta-
to imposto il nome di
Gesù in ossequio al
suo ritrovamento, sull’uscio
dell’istituto, la notte di natale.
Durante l’incontro riservato con il vescovo
Luis Infanti De La Mora, frate Servo di Maria,
Vicario Apostolico della Regione dell’Aysén,
originario di Teor (UD) e dunque
friulano come noi che siamo nativi di Jalmicco
di Palmanova, abbiamo avuto consapevolezza
del suo grande impegno pastorale e della
sua particolare attenzione per la difesa e
tutela del patrimonio di risorse e bellezze
naturali custodite nella Patagonia cilena.
Non sono mancate visite al centro turistico
ai Tre Laghi, a Coleta Tortel, alla Cattedrale
di Marmo, al lago General Carrera, al Rio
Baker e a molte famiglie per varie circostanze
o inviti specifici e sempre abbiamo sperimentato
la spontanea accoglienza, la cordialità,
la dignità di appartenenza e senso di
patria.
Per l’affettuosa e premurosa accoglienza che
ci è stata riservata durante il periodo di soggiorno
nei distinti conventi di Santiago e
Coyhaique, vada un sentito e sincero grazie
a tutti i padri conventuali e alle collaboratrici
Fabiola, Maria e Juanita.
Attilia Solarini & Vittorio Cocetta
nel cinquantesimo di matrimonio
22 N. 5 - Settembre - Ottobre 2010 www.missionimonteberico.it
Come succede, credo, a tutti agli anziani,
spesso e volentieri nella mia
mente si rincorrono mille ricordi
della vita passata, specialmente quelli trascorsi
nella terra di missione, laggiù nella
Patagonia cilena. Oggi, per esempio, ho
trascorso ore rivivendo episodi vissuti in
Chile Onice, che é un paesino simpaticissimo,
sorto sulle sponde australi del Lago
General Carrera, nel cuore dell’undicesima
regione del Cile, quella dell’Aysén. Gente
molto povera. Ai miei tempi non c’era
luce elettrica, nè acqua potabile, nè fognature;
c’era però una scuola elementare
e un piccolo ospedale, con due medici,
dove facevano riferimento gli abitanti
della vasta zona dei Baker.
La vita era difficile. Ancora non so spiegarmi
da dove ricavassero il cibo per vivere.
Quando si é poveri tutto é difficile;
anche l’educazione, in particolare quella
morale. Era impostata quasi esclusivamente
sulla paura e, quindi, ricorrendo a racconti
mitologici o caricando la fantasia su personaggi
caratteristici, che non mancano
mai in nessun paese. A questo riguardo c’era
là un vecchio barbone, di cognome Mansilla,
sordo e randagio, che tutti sfuggivano
perché incuteva timore. Parlava da solo
e sempre forte, come se stesse litigando
con qualcuno. Tutti lo conoscevano
come “il sordo Mansilla” e quando le mamme
o le nonne volevano tener quieti i bambini,
minacciavano di chiamare il sordo
Mansilla. Era come un toccasana perché
gli applicavano la causa di tutti i mali e lo
facevano capace di farne molti altri ancora,
perché non sarebbe mai morto.
Stava allora con me laggiù p. Ferdinando
Milan, una bravo frate di Isola Vicentina,
che faceva il missionario volante; infatti erano
poche le settimane che trascorrevamo
fioretti di un missionario
il sordo mansilla
cile
insieme, perché lui percorreva e visitava in
continuazione le sei o sette comunità cristiane
disseminate lungo le coste del lago.
Poco appassionati di cucina, noi due
si andava a mangiare dalla buonissima famiglia
Cuevas, dove c’erano tanti bambini,
nipotini della signora Cagnita (diminutivo
di Candeiaria), moglie di Don Miguel.
Una coppia ideale, come ci vorrebbe
in ogni parrocchia: gente sempre disponibile
e disponibile al “tutto fare”.
Ora questo p. Milan, che era un “calvinista”
precoce, giocava volentieri con una
simpatica bambina, un po’ handicappata,
nipote della signora “Cagni”, di nome Anita;
e questa, a sua volta, sembrava avesse
un debole per la testa calva del p. Ferdinando;
infatti l’accarezzava frequentemente,
ma con una certa aria di curiosità. Di questo
nessuno ci faceva caso, ma un giorno
si smascherarono le attenzioni della bimba
quando gli disse: “lo so chi ti ha strappato
i capelli: é stato il ‘sordo Mansilla’”.
Una solenne risata é stata spontanea ed era
d’obbligo. A me è sorto spontaneo un pensiero:
però, quanta attenzione dobbiamo
avere per questi piccoli, eredi del Regno!
fra Mario M. Zanella
IMPORTANTE PER I LETTORI
Avvisare la Redazione:
- se il Bollettino non arriva regolarmente;
- se i nominativi dei destinatari non corrispondono
a quelli scritti sulla buca delle
lettere;
- se l’indirizzo non è esatto o completo;
- se la persona a cui è indirizzato il bollettino
è defunta;
- se non si desidera più ricevere la rivista.
Grazie
www.missionimonteberico.it N. 5 - Settembre - Ottobre 2010 23
ADOZIONI A DISTANZA
“Per un figlio in più“
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