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Le poesie di Ossian

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CASTO SESTO ©9<br />

Mei <strong>di</strong>fen<strong>di</strong> così ? rampogna atroce !<br />

Su s' affronti il nemico : Brina , Crina ,<br />

Mi scaglio sopra te godo al rimbombo<br />

5<br />

Dell' oste armata ; nel tuo seti la tomba<br />

Grata ini fia 1'<br />

; inferocito sguardo<br />

Sol si fugga del padre . . . Oli. là dal Mora<br />

Non ascolto uni \oce? egli è Fiugallo ,<br />

Che chiama ambi i suoi figli: io veguo. o padre,<br />

10 vegno a te nel mio cordog'io amaro.<br />

Aquila sembro , cui notturna fiamma<br />

Scontrò là nei deserto , e lasciò spoglia<br />

Delia metà <strong>di</strong> sue robuste penne.<br />

Già Morven scompigliata in rotte bande<br />

Vien respinta sul Mora : ognun confuso ,<br />

Dagli altri , e più dal r? stassi in <strong>di</strong>sparte ;<br />

Ognun torbido e tacito s : . curva<br />

Sulla lancia <strong>di</strong> frassino : sta muto<br />

Fingallo in mezzo a' suoi: dentro il suo spirto<br />

Pensier sopra pensier volvesi , come<br />

Onda sovr' onda in su romito lago<br />

Gol suo dorso <strong>di</strong> spuma : ei guarda intorno,<br />

Né scorge il figlio sollevar la lancia<br />

Lungo-raggiante : alto da! petto e grave<br />

Gli esce un sospir , ma lo reprime : io venni,<br />

Sotto una quercia mi gettai , né u<strong>di</strong>ssi<br />

La voce mia: che <strong>di</strong>r poteva al padre<br />

In quel punto d' affanno ? Ei parla alfine,<br />

E il popolo prolendesi ad u<strong>di</strong>rlo .<br />

<strong>Le</strong>nto, aggrottato., tra vergogna e doglia.<br />

Ov' è il tiglio <strong>di</strong> Selma , il gutzon prode<br />

Condottici- <strong>di</strong> battaglia ? io no! riveggo<br />

Tornir a me fra le festose grida<br />

Del popol mio: dunque cadéo trafitto<br />

11 maestoso cavilo! leggiadro,<br />

Onor de' nostii poggi ! ei cadde al certo,<br />

Poiché siete à muti ; infranto giace

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