Le poesie di Ossian

Scese il vento fremente , ei saltellando
Sopra l'onde volò : nel tei-eo giorno
Di mezzo il mar, come ceruleo scudo,
Tromato sorse , e contro i scogli suoi
L' infranta rimugghiava onda canuta.
Sola e dolente sul deserto lito
Sedeva Oitona , ed agguardava il mare ,
Molle di larga lagrimosa vena :
Ma Gaido ravvisò : scossesi, altrove
Rivolse il guardo suo 3 rossor le infoca
L'amabil faccia, e gliel' atterra ; un tremito
Per le membra trascorrele: fuggirne
Tentò tre volte, le raancaro i passi.
Fugge Oitona da Gaulo? oimè, dagli occhi
M' escon fiamme di morte? o mi s'offusca
U odio nell'alma, e mi traspira in volto?
Raggio dell'oriente agli occhi miei,
Cara, sei tu, che i«; regione ignota
llisplende al peregrin . . . ma tu ricopri
Di tristezza il bel volto : il tuo nemico
Forse è qui presso? il cuor m' avvampa e freme
Di scontrarlo in battaglia , e già la spada
Trema al fianco di Gaulo, e impaziente
Di scintillarmi nella man si strugge.
Ah calma il tuo dolor: rispondi , o cara $
T&on vedi il pianto mio ? Perchè venisti,
Sospirando la giovine rispose,
Perchè venisti tu , Signor di Strumo ,
Sopra 1' onde cerulee all' infelice
Inconsolabilmente lagrimosa
Figlia di JNua? Che non mi strussi innanzi.
Lassa ! che non svanii qual fior di rupe
Che non veduto il suo bei capo inalza
E non veduto inaridisce, e more ?
Così spenta foss' io ! Venisti , o Gaulo ,
Ad accor dunque r ultimo sospiro