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Poste italiane spa - spedizione in a. p. d.l. 353/03 (conv. l. 46/04) art. 1 comma 1, ne/Vr<br />
settimanale diretto da luigi amicone numero 38 | 26 settembre 2012 | 2,00<br />
Venerdì 21 settembre ore 18.30, Sala Congressi di via Corridoni 16, M<strong>il</strong>ano<br />
aspettando<br />
giustizia<br />
Carcerazione preventiva, uso politico delle indagini, gogna mediatica<br />
Interverranno:<br />
Mario Mori, Ottaviano Del Turco, Renato Farina,<br />
Matteo Brigandì, Lodovico Festa, Luigi Amicone<br />
Con la partecipazione straordinaria di antonio simone
EDITORIALE<br />
ASPETTANDO GIUSTIZIA - MILANO, 21 SETTEMBRE, ORE 18.30<br />
Un incontro per <strong>il</strong> Diritto al tempo<br />
dell’inquisizione contro la Costituzione<br />
Un patto di sistema fondato sulla Guerra fredda (1947, Costituzione italiana),<br />
quando democristiani e comunisti misero <strong>il</strong> potere giudiziario nelle<br />
condizioni di massima indipendenza e autonomia (cioè nel controllo<br />
reciproco delle due maggiori correnti politiche della magistratura), a un<br />
certo punto della sua rottura (1992, Mani pulite) ha prodotto la più gigantesca<br />
manomissione della giustizia che l’Europa contemporanea conosca. E, andando<br />
avanti per manomissioni, ha prodotto questi numeri da record mondiale:<br />
al 30 giugno 2011, 3.408.312 (trem<strong>il</strong>ioniquattrocentoottom<strong>il</strong>atrecentododici)<br />
processi penali pendenti contro autori noti; 1.884.605 (unm<strong>il</strong>ioneottocentoottantaquattrom<strong>il</strong>aseicentocinque)<br />
pendenti contro ignoti. Solo questi numeri?<br />
No. Ha prodotto l’agonia della vita politica ed economica italiana, con pubblici<br />
ministeri che con modalità di fatto discrezionali, sottratti al controllo di<br />
superiori gerarchici e senza responsab<strong>il</strong>ità per i loro eventuali errori, possono<br />
aprire inchieste chiudendo nel frattempo<br />
partiti, aziende, cantieri; mettendo sotto<br />
microspie migliaia di cittadini; f<strong>il</strong>trando<br />
intercettazioni ai giornali “amici”; bloccando<br />
leggi votate dal Parlamento; facendo cadere<br />
governi (in vent’anni ne hanno k<strong>il</strong>lerati<br />
ben tre su sei). Eccetera. E volete che con<br />
un organo di autogoverno (Csm) che governa<br />
soltanto <strong>il</strong> potere delle correnti interne alla magistratura, i pm non proseguano<br />
su questa china (che tra l’altro ha prodotto regressione di attitudini investigative<br />
e una qualità sempre più scadente di magistratura inquirente?).<br />
Obbligo dell’azione penale. Imparzialità dei magistrati. Garanzie per gli<br />
indagati. Presunzione di innocenza. Fondamenti della Costituzione italiana<br />
che non esistono più. Cancellati. Sei un magistrato in auge? Anche se dovresti<br />
essere solo un anonimo funzionario statale che amministra la Legge, puoi<br />
sf<strong>il</strong>are da primadonna ai congressi di partito, incendiare le piazze con i tuoi<br />
comizi, scrivere sui giornali che <strong>il</strong> parlamento così non va, presiedere <strong>il</strong> club<br />
dei giornalisti manettari. Tu, invece, cittadino italiano, sei indagato? Allora<br />
sei già colpevole e sei già mostrificato sui giornali. Fino a sentenza definitiva<br />
contraria (che arriverà magari dopo dieci anni). Intanto ti fai la carcerazione<br />
preventiva. Quanta carcerazione? Sei mesi, un anno, due? E chi lo sa. Dipende<br />
da come gira al Gip (e quanto l’inchiesta fa mediaticamente Vip). Intanto tu,<br />
cittadino, sei un delinquente, sputazzato sui web, reprobo della società, morto<br />
che cammina. Sei in quel 40 per cento di galeotti non ancora condannati<br />
in via definitiva o nel 20 per cento dei detenuti che non ha ancora ottenuto<br />
neanche la prima udienza processuale. Dopo di che, saltabeccando per le<br />
procure italiane, trovi che, dopo cinquant’anni di inquinamento indisturbato,<br />
tutto d’un botto un pm decide che l’Ilva si può chiudere, decine di migliaia<br />
di operai a casa, altre decine di migliaia possono morire di fame a Genova<br />
e Novi Ligure. Trovi che <strong>il</strong> Generale Mario Mori, che annientò la mafia e arrestò<br />
Riina, fece tutto per finta, perché, dice <strong>il</strong> pm famoso, aveva una trattativa<br />
con la mafia. Trovi che l’onorevole Farina è peggio di una Pussy Riot e <strong>il</strong> tribunale<br />
di M<strong>il</strong>ano lo castiga peggio che quello di Mosca. Insomma, trovi<br />
la giustizia italiana. Ed è per aspettarne un’altra che ci vediamo venerdì<br />
21 settembre, 18.30, sala della Provincia, via Corridoni 16, M<strong>il</strong>ano.<br />
FOGLIETTO<br />
La nota che manca.<br />
«Il padrone di questo<br />
giornale (la Repubblica)<br />
ha interessi nella sanità.<br />
Anche in Lombardia»<br />
Riprende alla grande la campagna<br />
antiformigoniana di<br />
Repubblica: da mesi sa solo<br />
scrivere di vacanze con Pierangelo<br />
Daccò e di non esibite ricevute dei<br />
bancomat usati per rimborsare qualche<br />
biglietto aereo. Ma non demorde.<br />
Non è improbab<strong>il</strong>e che Carlo De Benedetti,<br />
frustrato perché non riesce a<br />
essere centrale nella politica italiana,<br />
impegnato a mandare al Quirinale<br />
Romano Prodi e a mettere alla testa<br />
della Lombardia l’amichetto Bruno<br />
Tabacci, voglia “liberare” a tutti i costi<br />
la scena nazionale dal buongoverno<br />
lombardo. Certo dispiace che per questo<br />
tipo di manovre si tengano senza<br />
processo persone in galera e se ne<br />
infanghino altre. Comunque i moralisti<br />
pelosi paghino almeno <strong>il</strong> costo minimo<br />
della decenza. <strong>Tempi</strong> ha spiegato di<br />
non avercela con la Kos, società che<br />
offre servizi socio-sanitari con dignità<br />
ed è teste a discarico di Formigoni<br />
quando dice che non ha mai ricevuto<br />
pressioni per sue attività in Lombardia.<br />
La Cir, controllante della Kos, che<br />
ha tentato di piazzare in Borsa e non<br />
c’è riuscita, invece dovrebbe <strong>il</strong>lustrare<br />
le convenzioni della controllata con<br />
le diverse regioni italiane e se quelle<br />
lombarde sono più rigorose di altre.<br />
Perché in quest’ultimo caso vi sarebbe<br />
un evidente conflitto d’interesse con<br />
la campagna dell’altra controllata Repubblica.<br />
Ezio Mauro, infine,<br />
con un’oncia di dignità<br />
professionale, dovrebbe<br />
siglare ogni attacco<br />
a Roberto Formigoni<br />
con un avviso ai<br />
lettori: la proprietà di<br />
questo quotidiano ha<br />
interessi nel campo<br />
della sanità, anche<br />
in Lombardia.<br />
Lodovico Festa<br />
Carlo De Benedetti<br />
| | 26 settembre 2012 | 3
Poste italiane spa - spedizione in a. p. d.l. 353/03 (conv. l. 46/04) art. 1 comma 1, ne/Vr<br />
Aspettando giustizia,<br />
vediamoci noi (anche<br />
con Antonio Simone).<br />
21 settembre tutti a M<strong>il</strong>ano<br />
14<br />
SOMMARIO<br />
20<br />
settimanale diretto da luigi amicone numero 38 | 26 settembre 2012 | 2,00<br />
2 2<br />
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e a è e<br />
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| | |<br />
| | |<br />
INTERNI MEGLIO DEI TEDESCHI<br />
L’unione fa<br />
<strong>il</strong> federalismo<br />
Macro-Land Macroregione<br />
Renania PLEV*<br />
Popolazione<br />
22.136.000 23.797.000<br />
Superficie<br />
53.930 km 90.108 km<br />
Nord-Reno<br />
Westfalia<br />
Düsseldorf<br />
Renania<br />
Palatinato<br />
Magonza<br />
Berlino<br />
*Piemonte,<br />
Lombardia,<br />
Em<strong>il</strong>ia Romagna,<br />
Veneto<br />
L’esecutivo d’emergenza affossa <strong>il</strong> progetto di<br />
decentramento avviato dal governo Berlusconi.<br />
Ma Cota, Formigoni, Tondo e Zaia, Costituzione<br />
alla mano, r<strong>il</strong>anciano: subito una Macroregione per<br />
amministrare in autonomia le eccellenze del Nord<br />
on si parla di secessione non si par- Il Friuli-Venezia Giulia già una Regio- La Macroregione ha avuto diversi padri<br />
la di maxi Lombardia. La proposta ne statuto autonomo da sola provvede molti sostenitori. Si più volte fatta men-<br />
N prende <strong>il</strong> nome di Macroregione alla quasi totalità dei propri servizi ma, zione del gruppo Cisalpino diretto nel<br />
Nord sottindende un percorso di col- «in un momento così grave per l’econo- 1945 dal democristiano comasco Tommalaborazione<br />
tra le Regioni settentrionamia per <strong>il</strong> mercato del lavoro, condiviso Zerbi, professore dell’Università Catto-<br />
Prodotto interno lordo<br />
630 734<br />
m<strong>il</strong>iardi di euro<br />
m<strong>il</strong>iardi di euro<br />
P<strong>il</strong> pro capite<br />
28.490 euro 30.845 euro<br />
Friuli-Venezia<br />
Lombardia<br />
Giulia*<br />
Piemonte<br />
Veneto<br />
M<strong>il</strong>ano<br />
Torino<br />
Venezia Trieste<br />
Em<strong>il</strong>ia Romagna<br />
*già Regione autonoma,<br />
Bologna parteciperà alla<br />
Macroregione Nord<br />
li su tematiche concrete possib<strong>il</strong>i uniodo <strong>il</strong> progetto di un’unione che faccia la lica membro dell’Assemblea costituen-<br />
Dipendenti pubblici<br />
ni tra le realtà più virtuose di Veneto, Pie- forza» annuncia <strong>il</strong> governatore Tondo. Per te. Zerbi era amico di Gianfranco Miglio,<br />
1.140.300 1.098.900<br />
monte, Lombardia Friuli-Venezia Giu- la cronaca, l’Em<strong>il</strong>ia Romagna ha deciso di <strong>il</strong> quale, da membro della Dc, si intereslia.<br />
Un aggregato così forte da costringe- starsene per fatti suoi. La regione goversò alle idee promosse dal gruppo lariano<br />
Dipendenti regionali<br />
re Roma “mollare” alcune competenze nata da Vasco Errani stata più volte invi- approfondendole negli anni fino sv<strong>il</strong>up-<br />
che, se gestite in modo autotata<br />
considerare <strong>il</strong> nuovo pare <strong>il</strong> proprio pensiero federalista: base<br />
nomo, sarebbero più efficien-<br />
aggregato settentrionale, ma ideale della Lega della prima ora rispolti:<br />
due esempi calzanti sono la 350 tra l’emergenza terremoto verato recentemente da Roberto Maroni.<br />
scuola <strong>il</strong> sistema dei traspor- AZIENDE le bagarre nelle varie corren- Sabato 15 settembre, proprio durante un<br />
496.600 270.338*<br />
*Dato comprensivo dei<br />
dipendenti dei sistemi<br />
sanitari regionali<br />
Roma<br />
ti. Queste Regioni da sole reati<br />
nel Pd <strong>il</strong> presidente ritie- “Miglio day”, <strong>il</strong> neo segretario della Lega<br />
Sono 350 le imprese<br />
lizzano buona parte del P<strong>il</strong> itane<br />
la proposta avanzata dai ha esposto <strong>il</strong> suo programma per una<br />
che producono com-<br />
numeri principali delle regioni del Nord<br />
liano in una situazione paraponenti sistemi per suoi vicini non degna di nota. Euroregione. La differenza rispetto all’idea<br />
*Non fanno parte della Macroregione Nord<br />
dossale: ricevono solo <strong>il</strong> 30 per l’auto in Piemonte. È «Peccato», commenta <strong>il</strong> colle- di Formigoni consiste nel passaggio costi-<br />
cento delle tasse generate nei qui fulcro dell’attiviga piemontese Cota, «su Erratuzionale: per Maroni occorre una revisio-<br />
Popolazione<br />
P<strong>il</strong> totale<br />
P<strong>il</strong> a prezzi di mercato per abitante<br />
tà automotive italia-<br />
loro territori ciò nonostante<br />
ni non ho preclusioni, tant’è ne della Carta che predisponga maggior<br />
Lombardia<br />
Lombardia<br />
Lombardia<br />
na, uno tra principali<br />
9,8<br />
sono in grado di offrire ser- distretti al mondo che uno dei maggiori sponsor autonomia al Nord, in particolare riallo-<br />
318<br />
32,4<br />
vizi più efficienti in Italia in<br />
della Macroregione fu Guido cando verso <strong>il</strong> territorio <strong>il</strong> 75 per cento<br />
Europa. Per questo l’argomento Macrore- Fanti, primo presidente dell’Em<strong>il</strong>ia Roma- degli introiti fiscali, contro <strong>il</strong> 30 attuale.<br />
gione incontra l’interesse dei governatogna, un comunista». Della stessa opinio- «Bisogna essere realisti», replica <strong>il</strong> presiri<br />
della parte settentrionale dello stivale, ne <strong>il</strong> presidente del Veneto Zaia: «Per ora dente della Lombardia. «Propongo un’altra<br />
nonostante botta risposta offerti alle <strong>il</strong> progetto comprende quattro Regioni. strada con la volontà di andare più avan-<br />
pagine dei quotidiani, le quattro regioni E in questi casi la concretezza d’obbliti, nella direzione indicata da Maroni. Ma 26,4 795 29,1<br />
sopra menzionate si guardano con interesgo. Naturalmente non abbiamo pregiudi- cominciamo ut<strong>il</strong>izzare gli strumenti che<br />
se per verificare possib<strong>il</strong>i unioni. <strong>Tempi</strong> ha<br />
la Costituzione già ci mette disposizione.<br />
zi nei confronti di nessuno, se gli obiet-<br />
Friuli<br />
Friuli<br />
Friuli<br />
Venezia<br />
Venezia<br />
Venezia<br />
incontrato presidenti Roberto Cota, Luca tivi sono pienamente condivisi». Per For- Ad esempio applichiamo gli articoli 116,<br />
Giulia<br />
Giulia<br />
Giulia<br />
Zaia, Gabriele Tondo Roberto Formigoni migoni, «l’invito Errani sempre vali- 117 132, che permettono di unire le forze<br />
1,2<br />
35<br />
28,0<br />
r<strong>il</strong>evando in tutti quattro la volontà di do». «Partiamo con <strong>il</strong> centrodestra, non su alcuni servizi determinanti senza pas-<br />
M<strong>il</strong>ioni di abitanti Dati in m<strong>il</strong>iardi di euro<br />
Dati in migliaia di euro<br />
perseguire l’obiettivo Macroregione Nord. poco», <strong>il</strong> giudizio di Tondo.<br />
sare dal Parlamento. Altrimenti come<br />
Fonte: Eupolis<br />
14 26 settembre 2012 26 settembre 2012 15<br />
20<br />
COPERTINA STAMPA, MANETTE E REGIME<br />
ASPETTANDO<br />
GIUSTIZIA<br />
Carcerazione preventiva, uso politico delle indagini, gogna mediatica.<br />
Massimo Bordin, voce dei radicali e veterano della battaglia per la<br />
riforma del sistema, squaderna <strong>il</strong> suo archivio delle bestialità italiane<br />
te affrontare <strong>il</strong> tema di una carcerazione me in questo senso, ma se prima c’era un<br />
di Ubaldo Casotto<br />
preventiva che si andava protraendo oltre eccesso di rigore gerarchico che più che<br />
arlare di giustizia con Massimo Bor- ogni logica. Da allora la legislazione sul- l’attenzione dei magistrati al diritto e al<br />
din, storica voce di Radio Radicale, la custodia cautelare è stata praticamen- suo rispetto favoriva un ossequio all’or-<br />
P è come consultare un archivio, ma te un elastico, secondo lo spirito del temdine, ora quella tendenza è stata inver-<br />
senza la fatica della ricerca. Gli diciamo po l’hanno ridotta in alcuni momenti o tita dando un colpo di timone dalla par-<br />
dell’iniziativa di <strong>Tempi</strong>, “Aspettando giu- allungata in altri. Ci sono stati casi, come te opposta.<br />
stizia”, e delle persone che vi partecipa- quello del processo “7 apr<strong>il</strong>e” (1979, con- Perché in Italia è diffic<strong>il</strong>e definirsi gano:<br />
<strong>il</strong> generale Mario Mori, Ottaviano Del tro le presunte “menti” delle Br), dove rantisti, e si passa per i difensori dei<br />
Turco… «Certo. Del Turco, sto seguendo <strong>il</strong> alcuni imputati hanno sopportato una corrotti, quando non dei mafiosi?<br />
suo processo». Il caso dell’ex sindacalista, carcerazione preventiva di quasi sei anni, In questi anni è successa una cosa<br />
poi dirigente del Pd, arrestato nel 2008 a quel punto una condanna a cinque molto singolare, che riguarda i media.<br />
per uno scandalo della sanità abruzzese e anni fa sorgere inevitab<strong>il</strong>mente <strong>il</strong> dubbio Mentre prima <strong>il</strong> processo, nel senso del<br />
dimessosi dalla presidenza della Regione che se ci fosse stata una carcerazione pre- dibattimento, era <strong>il</strong> momento nel qua-<br />
è per i più – anche tra i giornalisti – un ventiva più breve non si sarebbe giunti a le l’opinione pubblica più direttamente<br />
fatto di cronaca del passato, finito prima quella condanna. Dopo che hai tenuto in entrava nel vivo e veniva informata del-<br />
di sapere come è andata realmente a fini- galera uno quasi sei anni senza processo le questioni processuali, oggi l’attenziore.<br />
Bordin sta seguendo <strong>il</strong> processo. non è che gli puoi dire: mi sono sbagliane al dibattimento è quasi scemata: ci<br />
Bordin, da quanto tempo l’Italia è un to, arrivederci e grazie.<br />
sono grandi vicende giudiziarie che ci<br />
paese che “aspetta giustizia”?<br />
I pm d’assalto hanno radici profonde… hanno appassionato e poi non ci ricor-<br />
Da tempo immemorab<strong>il</strong>e. Il proble- Non si è mai trovato un vero equ<strong>il</strong>idiamo più nemmeno come sono finima<br />
dell’amministrazione della giustizia brio fra i vari ruoli della magistratura. te. Il massimo dell’attenzione si concen-<br />
e della carcerazione preventiva si tra- Gli anni Settanta sono stati anni di rifor- tra sulla fase istruttoria durante la quascina<br />
almeno dalla famosa legge<br />
le l’informazione viene quasi dro-<br />
Valpreda (1972, Pietro Valpreda, «Su alcuni punti Berlusconi ha ragione, su gata. Alla fine, per <strong>il</strong> concorso di<br />
l’anarchico accusato della strage<br />
una serie di fenomeni che vanno<br />
di Piazza Fontana, era in carcere<br />
altri è strumentale. Ma se quando qualcuno<br />
quasi per conto loro, resta, comun-<br />
da più di tre anni, fu poi assolto, parla di garanzie fa sorridere, quando altri que vada, uno stato di disagio, una<br />
ndr) che per la prima volta dovet- parlano di applicare la legge fanno paura» certa insoddisfazione per come<br />
20 | 26 settembre 2012 | |<br />
30<br />
esteri NEL CUORE DELLA RIVOLTA<br />
Liguria*<br />
1,6<br />
Piemonte<br />
4,4<br />
Em<strong>il</strong>ia<br />
Romagna*<br />
4,9<br />
4,4<br />
Veneto<br />
Liguria*<br />
43<br />
Piemonte<br />
121<br />
Em<strong>il</strong>ia<br />
Romagna*<br />
142<br />
136<br />
Veneto<br />
Liguria*<br />
26,9<br />
Piemonte<br />
27,2<br />
Em<strong>il</strong>ia<br />
Romagna*<br />
28,9<br />
31,0<br />
Veneto<br />
| | 26 settembre 2012 | 21<br />
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| | |<br />
| | |<br />
«L’esercito è accusato di mettere a segno dei ra, voi di messaggi distorti parole false.<br />
massacri, ma se succede è perché ribelli nei L’esercito accusato di mettere segno<br />
v<strong>il</strong>laggi si fanno scudo dei civ<strong>il</strong>i. Questa è una<br />
dei massacri, ma se succede perché non<br />
riesce distinguere, perché ribelli van-<br />
guerra, <strong>il</strong> sangue non scorre da una parte sola» no rifugiarsi nei v<strong>il</strong>laggi si fanno scudo<br />
dei civ<strong>il</strong>i. Questa una guerra come<br />
in tutte le guerre <strong>il</strong> sangue non scorre da<br />
un parte sola».<br />
A Damasco, rischiando la vita<br />
Dietro le barriere di questa tragedia cristiani<br />
dell’Oronte attendono impotenti<br />
una via d’uscita, un ritorno alla ragione.<br />
«Ora le mie prime preoccupazioni racconta<br />
padre Hanna sono <strong>il</strong> pane per la<br />
mia gente, le medicine per le nostre donne,<br />
<strong>il</strong> latte per nostri bambini, <strong>il</strong> lavoro<br />
per loro padri. Per questo ogni tanto<br />
rischio <strong>il</strong> tutto per tutto vengo Damasco,<br />
tengo contatti con la Custodia di<br />
Terrasanta. Ma questo solo un modo per<br />
sopravvivere. La soluzione vera non passa<br />
da me non neppure all’orizzonte<br />
della politica. Quando parlo con ribelli<br />
o con capi dell’esercito spesso ascolto<br />
parole confuse», ripete rassegnato <strong>il</strong><br />
pastore dell’Oronte. «Del resto neppure la<br />
diplomazia sembra capirci troppo. L’unica<br />
soluzione, non solo per noi cristiani,<br />
ma per tutta la Siria <strong>il</strong> dialogo. La comunità<br />
internazionale dimentica che <strong>il</strong> san-<br />
Non lasceremo<br />
questo inferno<br />
«Non si tratta di un esercito<br />
di liberazione, ma di bande»<br />
dice padre Hanna dei ribelli che<br />
ogni giorno rapiscono figli di<br />
cristiani musulmani moderati.<br />
«Più parlo con loro capi più<br />
capisco quanto loro progetti<br />
siano pericolosi. Moltissimi<br />
sono d’ispirazione integralista,<br />
40 per cento sono dei fanatici<br />
finanziati da paesi stranieri»<br />
gue chiama sangue l’uso della violenza<br />
alimenta l’odio. Pensare che la colpa sia<br />
solo da una parte <strong>il</strong> peggiore degli errori.<br />
Senza misericordia, senza perdono,<br />
questa tragedia non finirà mai».<br />
Ora per padre Hanna tempo d’andare.<br />
Ripiegati paramenti, risale dalla<br />
grotta del Memoriale di san Paolo si<br />
prepara tornare dai cristiani dell’Oronte.<br />
All’andata ha superato posti di blocco<br />
dei ribelli, attraversato v<strong>il</strong>laggi delle<br />
m<strong>il</strong>izie alawiste, visto la morte in faccia<br />
primi cristiani, figli della predicazione di<br />
«Siamo figli di san Paolo. Non abbandoneremo<br />
Da quei giorni però nulla più lo stes- Questa la nostra più grande sventura. In quando una trappola esplosiva ha d<strong>il</strong>a-<br />
san Paolo. Siamo discendenti dei primi<br />
so. L’esercito circonda la zona, chiude in ogni v<strong>il</strong>laggio musulmano c’è qualcuno niato soldati fermi lungo un tratturo. Il<br />
la terra che ha bevuto <strong>il</strong> sangue dei nostri martiri». convertiti sulla strada per Apame l’An-<br />
una morsa le comunità cristiane control- che dopo <strong>il</strong> loro arrivo si proclama “emi- viaggio del ritorno sarà altrettanto diffi-<br />
La fede di padre Hanna Jallouf e dei cristiani<br />
ro” distribuisce ordini. Chi resta neltiochia.<br />
Siamo una presenza m<strong>il</strong>lenaria».<br />
late loro volta dai ribelli. Quest’ultimi<br />
c<strong>il</strong>e. Ma padre Hanna non si preoccupa.<br />
Da mesi quella presenza vive prigio-<br />
sembrano incapaci di governare <strong>il</strong> terr<strong>il</strong>e campagne semina la paura. Nei nostri «Era la terza volta che provavo ad arriva-<br />
dell’Oronte, assediati dall’esercito siriano e<br />
niera. Circondata da violenza ed orrotorio,<br />
poco interessati garantire ordine v<strong>il</strong>laggi rapimenti sono ormai all’ordire. Le altre due avevo dovuto rinunciare<br />
usati come scudi umani dai ribelli «integralisti»<br />
re. «È incominciato tutto quando ribelli<br />
sicurezza. «Come cristiani cerchiamo ne del giorno. figli dei cristiani vengo- metà strada. Ma due giorni fa mi cadu-<br />
scesi dal confine turco hanno massacrato<br />
di restare neutrali, ma credimi, difficino catturati per strada le famiglie ricatta sotto gli occhi una frase del Vangelo.<br />
83 soldati. È stata una strage terrib<strong>il</strong>e io<br />
le avere fiducia. Non sono un esercito di tate. Ogni settimana dobbiamo fare del- “Io recita <strong>il</strong> Signore apro le vostre vie”.<br />
te, <strong>il</strong> fiume ribelle che dal Libano risale la l’ho vista con miei occhi. Hanno taglia-<br />
liberazione, sono delle bande che si muole collette per riuscire riaverli. L’assurdo Allora ho deciso di riprovarci. In fondo la<br />
da Damasco Gian Micalessin<br />
Siria verso nord disegnando le vallate al to la testa al comandante l’hanno issavono<br />
alla rinfusa. Più parlo con loro capi che non rapiscono solo cristiani, ma nostra vita bella solo se possiamo realiz-<br />
appena arrivato Damasco. Stavolta ce confine con la Turchia. Lassù ha lasciato la ta sulla terra dell’orologio, poi ne han-<br />
l’ha fatta. Padre Hanna Jallouf ci sua comunità accerchiata, suoi fedeli prino tagliate altre cinque le hanno depo-<br />
È provava da un mese. Ora asciugagionieri di guerra paura. «Sono <strong>il</strong> parroste davanti alla sede del partito. Ho visto<br />
più comprendo quanto loro progetti sia- anche musulmani moderati. La comunizare la nostra missione vivere in mezzo<br />
no confusi o pericolosi. Molti, moltissità di uno sceicco sunnita non lontana da alla nostra gente. Per questo ho fretta di<br />
mi sono d’ispirazione integralista, alme- noi ha versato diecim<strong>il</strong>a dollari per riaver- tornare al loro fianco. Siamo figli di san<br />
to <strong>il</strong> sudore, ripulita la polvere della sua co superiore di Knaye di un’altra missio- cose che non dimenticherò mai, ma ho<br />
no <strong>il</strong> 40 per cento sono dei fanatici manlo indietro vivo».<br />
Paolo, siamo la testimonianza della pre-<br />
odissea siriana può indossare paramenne. Lassù nella provincia di Idlib raccon- anche dovuto badare alla mia comunità.<br />
dati avanti finanziati da paesi stranie- Il racconto di padre Hanna Jallouf senza cristiana. nostri progenitori sono<br />
ti, alzare <strong>il</strong> calice, recitare messa nella capta siamo quasi 2.000 cristiani divisi fra Ho incontrato <strong>il</strong> capo dei ribelli, ho negori.<br />
Arrivano dai posti più caldi del medio- sembra <strong>il</strong> controcanto di quel che italiani sono morti in quei v<strong>il</strong>laggi noi faremo<br />
pella del Memoriale di san Paolo. Qui ini- le comunità francescane della Custodia di ziato, l’ho fatto salire in macchina sono<br />
riente come lo Yemen, l’Iraq <strong>il</strong> Libano. Si ed europei apprendono da giornali dal- lo stesso. Il cristianesimo non può abbanziò<br />
la predicazione cristiana. Qui torna- Terrasanta quelle greco ortodosse, arme- andato cercare assieme lui fedeli di<br />
danno appuntamento alla frontiera turle televisioni. Ma lui non si stupisce. Sordonare la terra che ha bevuto <strong>il</strong> sangue<br />
to oggi <strong>il</strong> pastore Hanna. È sceso dall’Oronne protestanti. Siamo discendenti dei cui avevamo perso le tracce».<br />
ca da lì scendono verso nostri v<strong>il</strong>laggi. ride. «Noi siamo prigionieri della guer- dei propri martiri».<br />
26 settembre 2012 26 settembre 2012 30 31<br />
40<br />
Venerdì 21 settembre ore 18.30, Sala Congressi di via Corridoni 16, M<strong>il</strong>ano<br />
aspettando<br />
giustizia<br />
Carcerazione preventiva, uso politico delle indagini, gogna mediatica<br />
Interverranno:<br />
Mario Mori, Ottaviano Del Turco, Renato Farina,<br />
Matteo Brigandì, Lodovico Festa, Luigi Amicone<br />
Con la partecipazione straordinaria di antonio simone<br />
CULTURA L’AUDACIA DELLA FEDE<br />
Uscire dal<br />
buco nero<br />
relativista<br />
Una civ<strong>il</strong>tà che non ha <strong>il</strong> coraggio di stare<br />
di fronte a Dio genera violenza e distruzione.<br />
«Solo nell’incontro con <strong>il</strong> proprio orizzonte rivelato<br />
nella storia l’uomo sarà se stesso». La lezione di<br />
Gerhard Müller, custode dell’ortodossia cattolica<br />
attribuita nessuna esistenza reale. Non esi-<br />
di Gerhard Ludwig Müller*<br />
ste alcuna pretesa di verità, una misura<br />
ella lezione da lui tenuta a Ratisbona ultima, un Dio. Ma come è possib<strong>il</strong>e pro-<br />
– un momento magico della storia nunciare, con un atteggiamento agnosti-<br />
N universitaria tedesca – Benedetto co, un sim<strong>il</strong>e giudizio apodittico?<br />
XVI ha nuovamente posto in risalto la sin- Nasce così la dittatura del relativitesi<br />
di fede e ragione e di libertà e amore. smo, di cui parlava <strong>il</strong> cardinale Ratzinger<br />
Quattro concetti che oggi un mondo seco- in apertura del conclave dal quale sareblare<br />
vorrebbe reclamare per sé, al contembe uscito come Benedetto XVI. La negaziopo<br />
disconoscendo alla Chiesa <strong>il</strong><br />
ne della trascendenza reca in sé<br />
diritto di presentarsi come fon-<br />
dei pericoli, che gli avvenimen-<br />
LA RIVISTA<br />
damento portante o sorgente<br />
ti e le tendenze storiche permet-<br />
di una vita sensata della societono<br />
di documentare: l’idolatà.<br />
Chi non crede in Cristo quatria<br />
dell’uomo ha portato e porle<br />
unico e insuperab<strong>il</strong>e mediata<br />
al totalitarismo, e distrugge<br />
tore di salvezza si fa vanto del-<br />
la visione cristiana dell’essere<br />
la propria apertura mentale e<br />
umano attraverso la prepoten-<br />
capacità di tolleranza, accusanza<br />
del più forte. Nulla si è rivedo<br />
al tempo stesso la Chiesa<br />
lato più autoritario del libera-<br />
di costrizione delle coscienze e<br />
lismo relativista del XIX secolo<br />
di imperialismo spirituale. Ma VITA E<br />
con <strong>il</strong> suo furore anticlericale.<br />
quest’assoluta tolleranza, sban- PENSIERO Nessun altro movimento è stato<br />
dierata in una visione plurali- ed. Vita e più ost<strong>il</strong>e all’uomo dell’ateismo<br />
stica del mondo, a quanto pare Pensiero<br />
del XX secolo, con l’atteggia-<br />
vien meno se si tratta del cri-<br />
8,50 euro<br />
mento pseudoreligioso dell’“uostiano<br />
e della sua fondamentale<br />
mo nuovo”. La nomenclatura<br />
deliberazione di fede.<br />
del “superuomo” ha portato allo stermi-<br />
Dietro a tutto ciò si cela sovente l’idea nio di m<strong>il</strong>ioni di persone, causando morte<br />
che l’uomo possa giungere a una più pro- e distruzione in tutto <strong>il</strong> mondo. In nome<br />
fonda cognizione solo in maniera unidi- della libertà, si sono combattute la Chiemensionale,<br />
puramente secolare. Il non sa e la fede.<br />
visib<strong>il</strong>e viene confinato al campo della psi- Il relativismo applicato alla verità non<br />
cologia o della mitologia, come model- è soltanto un ragionamento f<strong>il</strong>osofico,<br />
lo di superamento soggettivo di una real- bensì sfocia inevitab<strong>il</strong>mente nell’intolle-<br />
tà insostenib<strong>il</strong>e: a esso non viene dunque ranza nei confronti di Dio. Gli enuncia-<br />
40 | 26 settembre 2012 | |<br />
| | 26 settembre 2012 | 41<br />
Foto: Infophoto, AP/LaPresse<br />
L’AUTORE<br />
NEL SEGNO DI RATISBONA<br />
Successore di Ratzinger all’ex Sant’Uffizio<br />
Gerhard Ludwig Müller, già vescovo di Ratisbona, <strong>il</strong> 2<br />
luglio 2012 è stato nominato da Benedetto XVI prefetto<br />
della Congregazione per la Dottrina della Fede. Il<br />
testo pubblicato in queste pagine, contenuto nel numero<br />
di luglio-agosto della rivista Vita e Pensiero (nelle librerie<br />
dal 19 settembre), riprende stralci del suo intervento<br />
pronunciato in occasione della presentazione degli atti<br />
del convegno “Dal logos dei Greci e dei Romani al Logos<br />
di Dio. Ricordando Marta Sordi”, presso l’Università<br />
Cattolica del Sacro Cuore <strong>il</strong> 3 novembre 2011.<br />
«M<strong>il</strong>ioni di aborti, manipolazione genetica,<br />
eutanasia. Senza <strong>il</strong> dominio liberatorio di<br />
Cristo, ciò che essenzialmente ci costituisce<br />
diventa una farsa. Senza consistenza<br />
e terrificante per chi non può difendersi»<br />
Anselm ti centrali su Dio – Gesù Cristo – la Chie-<br />
Kiefer, sa sono considerati al massimo come sub-<br />
Athanor<br />
(2007), cultura di un raggruppamento con moti-<br />
Parigi, vazioni religiose. Dio diventa un “ideale”,<br />
Louvre da impiegare per l’edificazione o la pedagogizzazione<br />
degli uomini. Gesù Cristo<br />
diventa un “caso” speciale, che potrebbe<br />
servire da modello esemplare per la morale<br />
della società, e la Chiesa è una libera<br />
associazione – tipo circolo ricreativo – di<br />
persone con le stesse opinioni soggettive<br />
in materia di religione.<br />
Foto: Getty, AP/LaPresse<br />
La verità inaccettab<strong>il</strong>e<br />
Vanno cercati qui i motivi della tabuizzazione<br />
in pubblico delle tematiche religiose;<br />
ma anche della rimozione del messaggio<br />
cristiano e della Chiesa dal dibattito<br />
politico. La Chiesa, si dice, rappresenta<br />
persone motivate religiosamente, che<br />
tuttavia non possiedono alcun diritto di<br />
intervento e compartecipazione nella configurazione<br />
del mondo. Esse sono legate a<br />
un paradigma culturale limitato, che però<br />
non è generalmente vincolante e rientra<br />
anzi nella sfera della soggettività individuale<br />
e collettiva. Anche per l’idea che la<br />
teologia coltiva di se stessa, questa valu-<br />
Mentre l’America liberal di Obama era assediata nelle ambasciate, a<br />
Beirut <strong>il</strong> Papa veniva onorato dagli islamici. Presentato come istigatore<br />
dello scontro tra religioni, Bendetto è stato invece testimone di pace<br />
6 | 26 settembre 2012 | |<br />
Libano. Pellegrino di pace<br />
Mentre l’America liberal di Obama è assediata nelle<br />
ambasciate, Benedetto XVI è accolto dai musulmani.<br />
E Maria diventa simbolo di unità delle diverse religioni<br />
Rodolfo Casadei ........................................................................................................................................................................................................................6<br />
INTERNI<br />
Macroregione. Insieme per <strong>il</strong> federalismo<br />
Una proposta per amministrare le eccellenze del Nord<br />
Massimo Giardina .............................................................................................................................................................................................14<br />
Europa. La demagogia degli ottimati<br />
L’elite dei tecnici che disprezza <strong>il</strong> dissenso democratico<br />
Giorgio Israel ................................................................................................................................................................................................................18<br />
CoPERTINA<br />
Aspettando Giustizia. Stampa, manette e regime<br />
La carcerazione preventiva, l’uso politico delle indagini,<br />
la gogna mediatica. Massimo Bordin, storica voce dei<br />
radicali e veterano della battaglia per la riforma del<br />
sistema, squaderna <strong>il</strong> suo archivio di bestialità italiane<br />
Ubaldo Casotto ......................................................................................................................................................................................................20<br />
ESTERI<br />
Siria. La fede dei figli di san Paolo<br />
«Non abbandoneremo mai la nostra terra»<br />
Gian Micalessin ......................................................................................................................................................................................................30<br />
Pakistan. Qualcosa è cambiato<br />
Paul Bhatti racconta la liberazione di Rimsha Masih<br />
Leone Grotti ...................................................................................................................................................................................................................32<br />
CULTURA<br />
Piazza Maria<br />
Simbolo di unità del popolo libanese<br />
IL SUCCESSO DI UN VIAGGIO<br />
Migliaia di ragazzi cristiani e musulmani<br />
hanno incontrato Benedetto XVI <strong>il</strong> 15<br />
settembre nella spianata antistante<br />
<strong>il</strong> patriarcato maronita sull’altura di Bkerke,<br />
a 5 ch<strong>il</strong>ometri dalla nunziatura di Harissa,<br />
dove <strong>il</strong> Papa ha alloggiato in questi giorni<br />
| | 26 settembre 2012 | 7<br />
Fede e ragione. La verità rivelata<br />
La lezione di Müller, custode dell’ortodossia cattolica......40<br />
Sport. E li chiamano top player<br />
Dove sono i campioni? Inizia l’anno zero della serie A<br />
Fred Perri .............................................................................................................................................................................................................................44<br />
LA SETTIMANA<br />
Foglietto<br />
Lodovico Festa ...................................3<br />
Non sono d’accordo<br />
Oscar Giannino ..............................13<br />
Boris Godunov<br />
Renato Farina .................................27<br />
Le nuove lettere di<br />
Berlicche ....................................................39<br />
Mamma Oca<br />
Annalena Valenti .....................51<br />
Post Apocalypto<br />
Aldo Trento ........................................60<br />
Sport über alles<br />
Fred Perri .................................................62<br />
Cartolina dal Paradiso<br />
Pippo Corigliano .......................63<br />
Diario<br />
Marina Corradi ............................66<br />
RUBRICHE<br />
Green Estate ........................................50<br />
Per Piacere ..............................................53<br />
L’Italia che lavora .....................54<br />
Mob<strong>il</strong>ità 2000 ..................................59<br />
Lettere al direttore ................62<br />
Taz&Bao .....................................................64<br />
Reg. del Trib. di M<strong>il</strong>ano n. 332 dell’11/6/1994<br />
settimanale di cronaca, giudizio,<br />
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Anno 18 – N. 38 dal 20 al 26 settembre 2012<br />
IN COPERTINA Illustrazione: Marco Cirnigliaro<br />
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Mentre l’America liberal di Obama era assediata nelle ambasciate, a<br />
Beirut <strong>il</strong> Papa veniva onorato dagli islamici. Presentato come istigatore<br />
dello scontro tra religioni, Bendetto è stato invece testimone di pace<br />
6 | 26 settembre 2012 | |<br />
Piazza Simbolo di
Maria<br />
unità del popolo libanese<br />
IL SUCCESSO DI UN VIAGGIO<br />
Migliaia di ragazzi cristiani e musulmani<br />
hanno incontrato Benedetto XVI <strong>il</strong> 15<br />
settembre nella spianata antistante<br />
<strong>il</strong> patriarcato maronita sull’altura di Bkerke,<br />
a 5 ch<strong>il</strong>ometri dalla nunziatura di Harissa,<br />
dove <strong>il</strong> Papa ha alloggiato in questi giorni<br />
| | 26 settembre 2012 | 7
di Rodolfo Casadei<br />
Sarà stata ottusità intellettuale conseguenza<br />
di pregiudizio. Oppure<br />
imbarazzo per la realtà fattuale<br />
che ha ribaltato gli schemi. Fatto sta che<br />
sabato e domenica scorsi quasi nessun<br />
giornale aveva <strong>il</strong> viaggio del Papa in Libano<br />
in prima pagina. Eppure lo scenario<br />
che si è creato è stato quanto di più stupefacente<br />
ed eloquente si potesse immaginare.<br />
Il Papa presentato come un fomentatore<br />
dello scontro fra civ<strong>il</strong>tà per <strong>il</strong> suo<br />
discorso di Ratisbona del 2005 che sollevò<br />
le ire di tanti musulmani nel mondo,<br />
onorato e riverito da autorità religiose<br />
e politiche musulmane in un paese<br />
del Medio Oriente dove l’islam è diventa-<br />
8 | 26 settembre 2012 | |<br />
to maggioritario da una ventina d’anni,<br />
soppiantando <strong>il</strong> cristianesimo come prima<br />
religione più praticata; l’amministrazione<br />
presidenziale americana che più ha<br />
fatto per conquistare la fiducia degli arabi<br />
e dei musulmani assediata nelle sue<br />
ambasciate o in fuga davanti a ondate di<br />
manifestanti islamici inferociti. L’America<br />
liberal del discorso di Obama al Cairo,<br />
dell’apertura all’islam politico, del<br />
sostegno alle primavere arabe investita<br />
dal ciclone più o meno spontaneo sca-<br />
Il Papa presentato come un fomentatore<br />
dello scontro fra civ<strong>il</strong>tà per <strong>il</strong> suo discorso di<br />
Ratisbona del 2005 è stato onorato e riverito<br />
da autorità religiose e politiche musulmane<br />
tenato dal f<strong>il</strong>m L’innocenza dei musulmani;<br />
<strong>il</strong> vicario di Cristo sceso in Medio<br />
Oriente a esortare la Chiesa a non rinunciare<br />
alla sua missione e a chiedere che i<br />
cristiani e tutti gli uomini possano professare<br />
la verità che riconoscono senza<br />
patire costrizioni, tranqu<strong>il</strong>lo nella quiete<br />
dell’occhio del ciclone.<br />
Il contrasto e l’inversione dei ruoli<br />
assegnati non potevano essere più suggestivi.<br />
E allora perché la disattenzione<br />
e l’occultamento? Forse perché settimana<br />
scorsa l’ideale di una<br />
libertà assoluta fondata<br />
sulla tolleranza <strong>il</strong>limitata,<br />
e quindi anche sul<br />
diritto alla dissacrazione<br />
e all’offesa della sensibi-
Foto: AP/LaPresse<br />
lità altrui è miseramente crollato, sotto<br />
i colpi degli attacchi portati da manifestanti<br />
furiosi che hanno costretto l’America<br />
di Obama ad abiurare <strong>il</strong> più appariscente<br />
dei suoi valori: la difesa della<br />
libertà di espressione. Il governo ha chiesto<br />
a Google di censurare le immagini<br />
del f<strong>il</strong>m che è servito da pretesto alle violenze,<br />
e la polizia ha trovato un pretesto<br />
per intimidire <strong>il</strong> suo produttore. Mentre<br />
si è rivelata possib<strong>il</strong>e una nuova epifania,<br />
miracolosamente immune a controversie<br />
e opposizioni, della libertà religiosa<br />
fondata sul diritto della persona a<br />
cercare, riconoscere e affermare la verità<br />
intorno a Dio senza che la sua coscienza<br />
sia coartata dall’esterno. Attraverso<br />
<strong>il</strong> messaggio dell’esortazione post-sino-<br />
A sinistra, la Messa del Papa a<br />
Beirut davanti a circa 500 m<strong>il</strong>a<br />
pellegrini. Sotto, con <strong>il</strong> patriarca<br />
della Chiesa maronita, Bechara<br />
el-Rai. A destra, con <strong>il</strong> presidente<br />
del Libano Michel Sleiman<br />
IL VIAGGIO<br />
L’ARRIVO E GLI INCONTRI<br />
«Pellegrino di pace»<br />
«Vengo come pellegrino di pace,<br />
amico di Dio e degli abitanti di<br />
tutti i paesi della regione, di qualsiasi<br />
appartenenza e credo». Con<br />
queste parole pronunciate venerdì<br />
14 settembre all’aeroporto di<br />
Beirut, Benedetto XVI ha aperto<br />
la sua visita pastorale in Libano. Il<br />
Pontefice è arrivato durante un’ondata<br />
di violente proteste in tutto<br />
<strong>il</strong> Medio Oriente scoppiate dopo la<br />
diffusione del f<strong>il</strong>m L’innocenza dei<br />
musulmani, considerato offensivo<br />
nei confronti dell’islam.<br />
Convivenza e dialogo<br />
Dopo avere dialogato con le istituzioni<br />
politiche e religiose, <strong>il</strong> Papa<br />
ha incontrato i giovani a Bkerke,<br />
lanciando un appello per la libertà<br />
religiosa in Medio Oriente. La<br />
visita si è conclusa dopo la Messa<br />
di domenica 16 sul lungo mare<br />
di Beirut a cui hanno partecipato<br />
quasi 500 m<strong>il</strong>a pellegrini.<br />
dale Ecclesia in Medio Oriente e i discorsi<br />
che ha pronunciato, Benedetto XVI ha<br />
fatto proprio questo, senza suscitare nessuna<br />
ost<strong>il</strong>ità nella maggioranza musulmana<br />
libanese né nell’islam in generale,<br />
senza subire alcun attacco, anzi: la risposta<br />
che ha incontrato è stata accoglienza,<br />
simpatia e amicizia. I musulmani che<br />
rigettano la libertà assoluta all’americana<br />
si sono mostrati disponib<strong>il</strong>i alla libertà<br />
religiosa alla cristiana.<br />
Certo, Benedetto XVI ha scelto <strong>il</strong> posto<br />
Il Pontefice ha incontrato accoglienza<br />
e amicizia. «Auguro al Libano di continuare<br />
a permettere la pluralità delle religioni e di<br />
non ascoltare coloro che vogliono impedirla»<br />
IL SUCCESSO DI UN VIAGGIO PRIMALINEA<br />
Sopra, <strong>il</strong> santuario di Nostra Signora<br />
del Libano ad Harissa, simbolo dell’unità<br />
tra cristiani e musulmani. È stata<br />
la prima tappa del viaggio del Pontefice<br />
giusto per rendere possib<strong>il</strong>e l’incredib<strong>il</strong>e<br />
circostanza che si è manifestata: se<br />
<strong>il</strong> Libano non esistesse, la Ecclesia in<br />
Medio Oriente e la persona stessa del<br />
Papa non sarebbero mai state accolte<br />
nel mondo arabo nel modo stupefacente<br />
in cui è avvenuto. D’altra parte <strong>il</strong> Libano<br />
come esperienza storica di convivenza<br />
fra musulmani e cristiani non va indebitamente<br />
idealizzato. Lo ha riconosciuto<br />
e precisato lo stesso Santo Padre sin<br />
dal momento in cui ha messo piede nel<br />
paese, quando ha detto ai<br />
libanesi: «Voi sapete come<br />
me che questo equ<strong>il</strong>ibrio,<br />
che viene presentato<br />
ovunque come un esempio,<br />
è estremamente<br />
| | 26 settembre 2012 | 9
delicato. Esso rischia a volta di rompersi<br />
quando è sottoposto a pressioni interessate».<br />
E lo ha ribadito al momento del commiato:<br />
«Auguro al Libano di continuare<br />
a permettere la pluralità delle tradizioni<br />
religiose e a non ascoltare la voce di coloro<br />
che vogliono impedirla».<br />
Certamente <strong>il</strong> Libano è <strong>il</strong> paese nel<br />
quale convivono da secoli 19 comunità<br />
religiose differenti, ma è anche <strong>il</strong> paese<br />
di una guerra civ<strong>il</strong>e confessionale che<br />
fra <strong>il</strong> 1975 e <strong>il</strong> 1990 ha fatto 120 m<strong>il</strong>a<br />
morti, dove i servizi segreti siriani hanno<br />
fatto e forse fanno ancora <strong>il</strong> bello e<br />
<strong>il</strong> cattivo tempo con l’aus<strong>il</strong>io delle m<strong>il</strong>izie<br />
di Hezbollah, l’unico partito libanese<br />
che ancora dispone di un esercito privato<br />
e che non serve necessariamente l’interesse<br />
nazionale, ma sicuramente quello<br />
del partito e dei suoi alleati internazionali.<br />
Il Libano è <strong>il</strong> paese degli accordi<br />
di Taif, che posero fine a quindici anni di<br />
guerra civ<strong>il</strong>e spogliando i cristiani maroniti<br />
dell’egemonia politica che avevano<br />
esercitato fino ad allora e consegnandola<br />
alla maggioranza musulmana. Ed è<br />
anche un paese che è arrivato agli attuali<br />
assetti istituzionali non solo passando<br />
per le urne, ma soprattutto passando<br />
per le autobombe che fra <strong>il</strong> 2005 e <strong>il</strong> 2008<br />
hanno “ammorbidito” gli avversari della<br />
Siria di Assad e di Hezbollah, cominciando<br />
con quella che uccise l’ex primo<br />
ministro musulmano sunnita Rafic Hariri<br />
e altre 22 persone, seguita da altre che<br />
uccisero ministri e parlamentari.<br />
Ma prima e nonostante tutto questo,<br />
<strong>il</strong> Libano è l’unico paese a maggioranza<br />
musulmana (tolta la teorica eccezione<br />
della Turchia) dove la conversione ad<br />
altra religione non cade sotto i fulmini<br />
di leggi che puniscono l’apostasia. E dove<br />
l’unità fra cristiani e musulmani non si<br />
alimenta solo della fam<strong>il</strong>iarità della vita<br />
quotidiana e del comune interesse per<br />
la pace, ma anche della devozione a una<br />
figura sacra comune alle due religioni: la<br />
Vergine Maria.<br />
Una festa mariana<br />
In Libano è possib<strong>il</strong>e incontrare cristiani<br />
e musulmani che appartengono allo<br />
stesso clan fam<strong>il</strong>iare e che sono in buoni<br />
rapporti fra loro. Ed è possib<strong>il</strong>e incontrare<br />
non solo donne musulmane che<br />
pregano nei santuari mariani cristiani<br />
come quello di Harissa dove si è recato <strong>il</strong><br />
Papa (questa è una cosa che succede un<br />
po’ in tutto <strong>il</strong> mondo arabo e turco), ma<br />
addirittura un primo ministro musulmano,<br />
Saad Hariri, che due anni e mezzo<br />
fa su richiesta di autorità religiose<br />
islamiche e cristiane approvò un decreto<br />
10 | 26 settembre 2012 | |<br />
col quale la ricorrenza dell’Annunciazione<br />
dell’angelo a Maria veniva proclamata<br />
festività nazionale comune di cristiani<br />
e musulmani.<br />
Solo in Libano poteva succedere quello<br />
che è successo giovedì 11 settembre<br />
nella Piazza del Museo di Beirut: una<br />
celebrazione mariana condotta insieme<br />
da cristiani e musulmani, giunti in quattro<br />
processioni provenienti da quartieri<br />
diversi sul luogo dove un tempo correva<br />
la “linea verde”, <strong>il</strong> confine immaginario<br />
fra quartieri cristiani e quartieri musulmani,<br />
a cavallo del quale hanno perduto<br />
la vita migliaia di persone. Lì un imam<br />
sunnita ha letto <strong>il</strong> brano evangelico che<br />
racconta l’Annunciazione e un sacerdote<br />
cattolico, in rito bizantino, ha letto invece<br />
<strong>il</strong> racconto dell’Annunciazione contenuto<br />
nel Corano. E quello che è stato<br />
uno dei luoghi di maggiore sofferenza e<br />
divisione fra i libanesi è stato ribattezzato<br />
seduta stante “Piazza Maria”, in attesa<br />
che questo possa diventare <strong>il</strong> nome uffi-<br />
Nel 2010, su richiesta delle autorità religiose,<br />
l’allora premier Saad Hariri, musulmano, ha<br />
approvato che la ricorrenza dell’Annunciazione<br />
a Maria fosse proclamata festività nazionale<br />
ciale e che <strong>il</strong> decreto del 2010 che ha istituito<br />
la festività ufficiale dell’Annunciazione<br />
diventi effettivo.<br />
I diritti di ogni persona<br />
In un contesto così, <strong>il</strong> Papa ha trovato<br />
la strada spianata per <strong>il</strong> suo messaggio,<br />
destinato sia ai cristiani che ai musulmani<br />
eppure scevro di irenismi e di sincretismi.<br />
Incentrato sulla legge naturale<br />
iscritta da Dio nel cuore di ogni uomo, e<br />
sulla carne di Maria, riconosciuto come<br />
<strong>il</strong> luogo dove l’umano è stato investito<br />
dal divino sia dai cristiani sia dai musulmani,<br />
benché in modi diversi: è muovendosi<br />
su questo duplice binario che Benedetto<br />
XVI ha potuto rivolgersi a tutti.<br />
E nessuno potrà più fare finta che certe<br />
cose non siano state dette o scritte.<br />
Si legge al n. 25 della Ecclesia in Medio<br />
Oriente: «È a motivo di Gesù che i cristiani<br />
sono sensib<strong>il</strong>i alla dignità della persona<br />
umana e alla libertà religiosa che ne<br />
consegue. (…) Per queste ragioni i cristiani<br />
riservano particolare<br />
attenzione ai diritti fondamentali<br />
della persona<br />
umana. Affermare tuttavia<br />
che questi diritti non<br />
sono che diritti cristia
Foto: AP/LaPresse<br />
I FRATELLI MUSULMANI SU TWITTER<br />
«Per fortuna siete salvi»<br />
Ma intanto aizzano i manifestanti<br />
Dopo la diffusione del f<strong>il</strong>m L’innocenza dei musulmani,<br />
le ambasciate americane di mezzo mondo arabo sono state<br />
attaccate da centinaia di manifestanti. È successo in Libia, nello<br />
Yemen, in Egitto, Iran, Iraq, Kuwait, Bangladesh, Gaza e Libano.<br />
In Egitto gli scontri hanno creato un incidente diplomatico su<br />
Twitter. Mentre la polizia cercava di fermare i manifestanti al<br />
Cairo, i Fratelli Musulmani scrivevano in inglese sul loro account<br />
Twitter ufficiale: «Siamo sollevati che nessuno dell’ambasciata<br />
americana sia rimasto ferito». Pronta la risposta degli Stati Uniti,<br />
sempre sul social network: «Grazie. Avete controllato i vostri<br />
tweet in arabo? Spero sappiate che noi leggiamo anche quelli».<br />
Infatti, mentre da una parte i Fratelli Musulmani si mostravano<br />
sollevati per l’incolumità dei diplomatici americani, contemporaneamente<br />
aizzavano la gente a protestare scrivendo in arabo:<br />
«Gli egiziani insorgono per difendere <strong>il</strong> Profeta», chiamandoli a<br />
raccolta per «una marcia venerdì da un m<strong>il</strong>ione di persone». Il<br />
doppio gioco dei Fratelli Musulmani, che da una parte si mostrano<br />
moderati con gli Stati Uniti e dall’altra fomentano gli egiziani<br />
contro di loro, è un concetto presente nella tradizione islamica,<br />
si chiama taqiyya: dissimulazione. Ai musulmani è permesso<br />
mentire con i non credenti, nascondendo <strong>il</strong> proprio reale pensiero<br />
per ottenere dei vantaggi. Se in teoria la sua applicazione è<br />
prevista solo nei casi in cui si rischia di essere perseguitati per la<br />
propria fede, di fatto viene ut<strong>il</strong>izzata in molti altri campi.<br />
Leone Grotti (tratto da tempi.it)<br />
ni dell’uomo non è giusto. Sono semplicemente<br />
diritti connessi alla dignità di<br />
ogni persona umana e di ogni cittadino,<br />
a prescindere dalle origini, dalle convinzioni<br />
religiose e dalle scelte politiche».<br />
E ancora più chiaramente nel discorso<br />
davanti al presidente Sleiman e ai membri<br />
del governo libanese, a proposito delle<br />
fondamenta della pace: «L’efficacia<br />
dell’impegno per la pace dipende dalla<br />
concezione che <strong>il</strong> mondo può avere della<br />
vita umana. Se vogliamo la pace, difendiamo<br />
la vita! Questa logica squalifica<br />
non solo la guerra e gli atti terroristici,<br />
ma anche ogni attentato alla vita dell’essere<br />
umano, creatura voluta da Dio. L’indifferenza<br />
o la negazione di ciò che costituisce<br />
la vera natura dell’uomo impediscono<br />
<strong>il</strong> rispetto di questa grammatica<br />
che è la legge naturale inscritta nel cuore<br />
umano. (…) Il riconoscimento incondizionato<br />
della dignità di ogni essere umano,<br />
di ciascuno di noi, e quella del carattere<br />
sacro della vita implicano la responsab<strong>il</strong>ità<br />
di tutti davanti a Dio».<br />
Consapevole, da vero pastore, che<br />
gli esseri umani a fatica riconoscono la<br />
voce di Dio dentro al loro cuore, Benedetto<br />
XVI ha invitato i libanesi a rivolgersi<br />
a quella presenza umano-divina<br />
IL SUCCESSO DI UN VIAGGIO PRIMALINEA<br />
Sopra, una manifestazione<br />
di protesta nel campo<br />
profughi di Ain el-H<strong>il</strong>weh<br />
(Libano) contro <strong>il</strong> f<strong>il</strong>m<br />
L’innocenza dei musulmani.<br />
A sinistra, l’accoglienza del<br />
Papa nelle strade di Beirut<br />
che unanimemente riconoscono e che<br />
può aiutarli in modo decisivo. Ha detto<br />
al momento del commiato: «La Vergine<br />
Maria, venerata con devozione e tenerezza<br />
dai fedeli delle confessioni religiose<br />
presenti qui, è un modello sicuro per<br />
proseguire con speranza sulla via di una<br />
fraternità vissuta e autentica. Il Libano<br />
l’ha ben compreso proclamando, qualche<br />
tempo fa, <strong>il</strong> 25 marzo come giorno<br />
festivo, permettendo così a tutti i suoi<br />
abitanti di poter vivere maggiormente<br />
la loro unità nella serenità. Che la Vergine<br />
Maria, i cui antichi santuari sono così<br />
numerosi nel vostro paese, continui ad<br />
accompagnarvi e a ispirarvi!».<br />
Tripoli, città turbolenta<br />
Anche in Libano esistono i salafiti, e<br />
anche lì come in tutto <strong>il</strong> mondo musulmano<br />
sono finanziati dall’Arabia Saudita,<br />
come del resto lo sono anche i sunniti<br />
che fanno parte della Coalizione 14<br />
marzo, compreso l’ex premier Saad Hari-<br />
«La Vergine, venerata con devozione dai<br />
fedeli delle confessioni religiose presenti<br />
qui, è un modello sicuro per proseguire con<br />
speranza sulla via di una fraternità autentica»<br />
ri, figlio dell’assassinato Rafic e autore<br />
del decreto che ha istituito la festa<br />
dell’Annunciazione. Eppure solo quelli<br />
di Tripoli, la turbolenta città del nord<br />
dove ciclicamente si scontrano bande<br />
armate sunnite, alawite e palestinesi, si<br />
sono opposti al viaggio del Papa e han-<br />
no ignorato <strong>il</strong> suo messaggio.<br />
Lo sceicco salafita tripolino<br />
Omar Bakri Fostock ha<br />
ben dichiarato, alla vig<strong>il</strong>ia del<br />
viaggio, «Il Papa non è <strong>il</strong> benvenuto<br />
in questo paese. In un<br />
suo discorso pubblico (quello<br />
di Ratisbona, ndr) ha detto<br />
che l’islam è un messaggio del male e<br />
che Maometto l’ha diffuso con la forza».<br />
Il culmine di tutte le libertà<br />
Ma nessuno lo ha seguito, nemmeno fra<br />
i salafiti. Salem Rafei, vicepresidente del<br />
Comitato degli studiosi islamici del Libano,<br />
è un salafita, eppure aveva dichiarato:<br />
«I cristiani sono una componente<br />
importante del tessuto sociale libanese,<br />
è loro diritto essere entusiasti per la visita<br />
del Papa. Per i cristiani i nostri successi<br />
sono positivi, perché i partiti islamisti<br />
rispettano tutte le religioni». Il Papa aveva<br />
bisogno del Libano per trasmettere <strong>il</strong><br />
suo messaggio al mondo, ma ugualmente<br />
<strong>il</strong> Libano, in tutte le sue componenti,<br />
sapeva e sa di avere bisogno del messaggio<br />
del Papa per continuare a esistere.<br />
Per questo ha potuto affermare, attraverso<br />
la Ecclesia in Medio Oriente, che «la<br />
libertà religiosa è <strong>il</strong> culmine di tutte le<br />
libertà. È un diritto sacro e inalienab<strong>il</strong>e.<br />
Include la libertà di scegliere la religione<br />
che si crede essere vera e<br />
di manifestare pubblicamente<br />
la propria credenza».<br />
Nessuno s’è sentito<br />
offeso, nessuno ha promesso<br />
rappresaglie. n<br />
| | 26 settembre 2012 | 11
Foto: AP/LaPresse<br />
COSE CHE SANNO TUTTI DA TEMPO<br />
Il punto non è Fiat a Detroit<br />
ma portare Volkswagen in Italia<br />
di Oscar Giannino<br />
La riesplosione del caso Fiat a me<br />
pare singolarmente patetica.<br />
Nell’ottobre 2011 e nella primavera<br />
2012, personalmente ho realizzato<br />
due puntate della Versione di<br />
Oscar su Radio24 chiedendo ai miei<br />
ospiti di indicare quali tra i cinque<br />
stab<strong>il</strong>imenti italiani Fiat a loro giudizio<br />
sarebbero stati dismessi, poiché<br />
le parole di Marchionne con grande<br />
chiarezza indicavano <strong>il</strong> calcolo esplicito<br />
che almeno uno se non due fossero<br />
ormai di troppo. Ma <strong>il</strong> copione<br />
NON SONO<br />
D’ACCORDO<br />
che si è continuato a recitare è stato un altro, lo stesso a<br />
cui abbiamo assistito nello scontro sulle relazioni industriali,<br />
con Cisl, U<strong>il</strong> e centrodestra vicini all’azienda, che<br />
aveva ottenuto al prezzo di durissime polemiche un’intesa<br />
di produttività sostitutiva del contratto nazionale. Anche<br />
a costo di uscire da Confindustria. Dall’altra parte, ad<br />
attaccare a testa bassa stavano coloro che nel no all’intesa<br />
avevano giocato tutto, cioè la Fiom<br />
e la sinistra antagonista.<br />
Ridurre <strong>il</strong> caso Fiat allo scontro<br />
sull’intesa aziendale si è rivelata però<br />
una colossale cortina fumogena.<br />
Che ha finito per avv<strong>il</strong>uppare politica<br />
e sindacati, rendendoli schiavi dei<br />
sì e dei no che su quell’intesa avevano<br />
pronunciato, e giocoforza meno attenti<br />
alla semplice e trasparente vicenda<br />
industriale. Non so se Marchionne<br />
abbia volutamente impostato la battaglia<br />
sulla produttività al fine di rendere<br />
meno perspicua la sempre maggior<br />
debolezza di Fiat in Italia. C’è chi pensa di sì, la mia esperienza<br />
mi fa propendere per <strong>il</strong> no. Per esempio l’uscita<br />
da Confindustria non è stata studiata a tavolino. Tecnicamente,<br />
era infondata. La Fiat ha sbattuto la porta di una<br />
Confindustria che ha fatto dei contratti nazionali derogati<br />
e dei contratti aziendali sostitutivi una duplice modalità<br />
di relazione industriale a fianco del contratto nazionale<br />
di categoria, in precedenza l’unico modello. E lo<br />
ha fatto prima e a prescindere dal caso Fiat. Firmando le<br />
intese senza Cg<strong>il</strong>, poi aspettando che anche la Cg<strong>il</strong>, l’anno<br />
successivo, maturasse <strong>il</strong> suo sì. È stato allora che Fiat è<br />
Un osservatore che conosca <strong>il</strong> mercato dell’auto<br />
avrebbe chiesto più di un anno fa a Marchionne:<br />
lei come fa a credere ancora di moltiplicare per<br />
quattro la produzione in Italia entro <strong>il</strong> 2014?<br />
L’OBIETTORE<br />
scattata: ma come, reimbarcate la Cg<strong>il</strong> mentre la Fiom a<br />
noi fa la guerra? Sabotaggio! La Marcegaglia è amica dei<br />
comunisti, str<strong>il</strong>larono <strong>il</strong> Pdl, Libero e <strong>il</strong> Giornale. Solenni<br />
fesserie, che spiegano poi perché <strong>il</strong> Pdl, che oggi rimprovera<br />
<strong>il</strong> governo, sia stato <strong>il</strong> primo a restare prigioniero della<br />
scelta iperideologica con cui ha sempre giocato questa<br />
partita. Qualunque osservatore che conosca l’andamento<br />
dell’auto nel mondo avrebbe chiesto più di un anno fa a<br />
Marchionne: lei come fa a credere ancora di moltiplicare<br />
come ha promesso per più di quattro volte la produzione<br />
di auto in Italia entro <strong>il</strong> 2014? A un giornalista, Marchionne<br />
rispose infatti che non ci credeva più. Tanto meno può<br />
crederci oggi, col mercato dell’auto europeo che nel 2012<br />
resterà di 2,5 m<strong>il</strong>ioni sotto quello del 2007, e con le vendite<br />
in Italia tornate ad agosto ai livelli di 40 anni fa.<br />
La vicenda mi sembra riproporre l’inadeguatezza<br />
complessiva delle nostre classi dirigenti. Imprenditoriali,<br />
sindacali e politiche. Imprenditoriali, perché su Fiat l’impresa<br />
italiana si è divisa un anno fa, e adesso Della Valle<br />
e Romiti (che addirittura sostiene la Fiom!) r<strong>il</strong>anciano la<br />
divisione. Chiunque attacchi la libertà dell’impresa di allocare<br />
la produzione dove convenga indebolisce la battaglia<br />
comune per un’Italia più produttiva. Sindacali, perché<br />
un conto era dividersi tra chi – con responsab<strong>il</strong>ità e<br />
coraggio – ha scelto la produttività confutando l’accusa<br />
Fiom di attentato ai diritti, e chi invece su questo ha fatto<br />
battaglia politica. Ma altro conto, a maggior ragione<br />
avendo votato sì, era <strong>il</strong> dovere di incalzare l’azienda sul<br />
fatto che i suoi sv<strong>il</strong>uppi americani e i dati del mercato<br />
euro-italiano rendevano Fabbrica Italia sempre più una<br />
chimera. Quanto alla politica, per un secolo ha sussidiato<br />
l’azienda torinese, per poi negli ultimi anni non porsi<br />
mai <strong>il</strong> problema di fondo: come attirare in Italia altri<br />
produttori a cominciare da Volkswagen? Invece continua<br />
a rivolgersi alla Fiat dicendo mafiosamente: l’Italia ti ha<br />
dato molto, ergo non sei libera di fare quel che vuoi. Fortuna<br />
che, con Marchionne, questo discorso non attacca.<br />
L’unico modo per rimanere tra i big<br />
Due volte Marchionne ha salvato Fiat dal fallimento in<br />
Italia. È meglio una Fiat per la prima volta saldamente<br />
in America, oltre che in Polonia e Bras<strong>il</strong>e e Serbia, perché<br />
solo così avrà chance di produrre anche in Russia, India<br />
e Cina, senza di che la sua partita è comunque al ribasso<br />
tra i big player. Ma porsi <strong>il</strong> problema di un automotive<br />
italiano di eccellenza, che senza Fiat vale ancora 42<br />
m<strong>il</strong>iardi, quello sì che è un problema politico. È aperto<br />
da anni, ma la politica di destra e dei tecnici ha finto di<br />
non vederlo. La soluzione non è mettere soldi pubblici,<br />
all’americana o alla francese o alla tedesca. Ma attirare direttamente<br />
i tedeschi a casa nostra. Scommetto che non<br />
avverrà. Già si pensa a nuovi incentivi, dimenticando che<br />
saranno i concorrenti di Fiat a beneficiarne. E poi mi chiedono<br />
perché ho lanciato <strong>il</strong> movimento Fermare<strong>il</strong>declino!<br />
| | 26 settembre 2012 | 13
INTERNI<br />
MEGLIO DEI TEDESCHI<br />
L’unione fa<br />
<strong>il</strong> federalismo<br />
L’esecutivo d’emergenza affossa <strong>il</strong> progetto di<br />
decentramento avviato dal governo Berlusconi.<br />
Ma Cota, Formigoni, Tondo e Zaia, Costituzione<br />
alla mano, r<strong>il</strong>anciano: subito una Macroregione per<br />
amministrare in autonomia le eccellenze del Nord<br />
Non si parla di secessione e non si parla<br />
di maxi Lombardia. La proposta<br />
prende <strong>il</strong> nome di Macroregione<br />
Nord e sottindende un percorso di collaborazione<br />
tra le Regioni settentrionali<br />
su tematiche concrete e possib<strong>il</strong>i unioni<br />
tra le realtà più virtuose di Veneto, Piemonte,<br />
Lombardia e Friuli-Venezia Giulia.<br />
Un aggregato così forte da costringere<br />
Roma a “mollare” alcune competenze<br />
che, se gestite in modo autonomo,<br />
sarebbero più efficien-<br />
ti: due esempi calzanti sono la<br />
scuola e <strong>il</strong> sistema dei trasporti.<br />
Queste Regioni da sole realizzano<br />
buona parte del P<strong>il</strong> italiano<br />
in una situazione paradossale:<br />
ricevono solo <strong>il</strong> 30 per<br />
cento delle tasse generate nei<br />
loro territori e ciò nonostante<br />
sono in grado di offrire i servizi<br />
più efficienti in Italia e in<br />
Europa. Per questo l’argomento Macroregione<br />
incontra l’interesse dei governatori<br />
della parte settentrionale dello stivale,<br />
e nonostante i botta e risposta offerti alle<br />
pagine dei quotidiani, le quattro regioni<br />
sopra menzionate si guardano con interesse<br />
per verificare possib<strong>il</strong>i unioni. <strong>Tempi</strong> ha<br />
incontrato i presidenti Roberto Cota, Luca<br />
Zaia, Gabriele Tondo e Roberto Formigoni<br />
r<strong>il</strong>evando in tutti e quattro la volontà di<br />
perseguire l’obiettivo Macroregione Nord.<br />
14 | 26 settembre 2012 | |<br />
350<br />
AZIENDE<br />
Sono 350 le imprese<br />
che producono componenti<br />
e sistemi per<br />
l’auto in Piemonte. È<br />
qui <strong>il</strong> fulcro dell’attività<br />
automotive italiana,<br />
uno tra i principali<br />
distretti al mondo<br />
Il Friuli-Venezia Giulia è già una Regione<br />
a statuto autonomo e da sola provvede<br />
alla quasi totalità dei propri servizi ma,<br />
«in un momento così grave per l’economia<br />
e per <strong>il</strong> mercato del lavoro, condivido<br />
<strong>il</strong> progetto di un’unione che faccia la<br />
forza» annuncia <strong>il</strong> governatore Tondo. Per<br />
la cronaca, l’Em<strong>il</strong>ia Romagna ha deciso di<br />
starsene per i fatti suoi. La regione governata<br />
da Vasco Errani è stata più volte invitata<br />
a considerare <strong>il</strong> nuovo<br />
aggregato settentrionale, ma<br />
tra l’emergenza terremoto e<br />
le bagarre nelle varie correnti<br />
nel Pd <strong>il</strong> presidente ritiene<br />
la proposta avanzata dai<br />
suoi vicini non degna di nota.<br />
«Peccato», commenta <strong>il</strong> collega<br />
piemontese Cota, «su Errani<br />
non ho preclusioni, tant’è<br />
che uno dei maggiori sponsor<br />
della Macroregione fu Guido<br />
Fanti, primo presidente dell’Em<strong>il</strong>ia Romagna,<br />
un comunista». Della stessa opinione<br />
<strong>il</strong> presidente del Veneto Zaia: «Per ora<br />
<strong>il</strong> progetto comprende quattro Regioni.<br />
E in questi casi la concretezza è d’obbligo.<br />
Naturalmente non abbiamo pregiudizi<br />
nei confronti di nessuno, se gli obiettivi<br />
sono pienamente condivisi». Per Formigoni,<br />
«l’invito a Errani è sempre valido».<br />
«Partiamo con <strong>il</strong> centrodestra, non è<br />
poco», <strong>il</strong> giudizio di Tondo.<br />
La Macroregione ha avuto diversi padri<br />
e molti sostenitori. Si è più volte fatta menzione<br />
del gruppo Cisalpino diretto nel<br />
1945 dal democristiano comasco Tommaso<br />
Zerbi, professore dell’Università Cattolica<br />
e membro dell’Assemblea costituente.<br />
Zerbi era amico di Gianfranco Miglio,<br />
<strong>il</strong> quale, da membro della Dc, si interessò<br />
alle idee promosse dal gruppo lariano<br />
approfondendole negli anni fino a sv<strong>il</strong>uppare<br />
<strong>il</strong> proprio pensiero federalista: base<br />
ideale della Lega della prima ora e rispolverato<br />
recentemente da Roberto Maroni.<br />
Sabato 15 settembre, proprio durante un<br />
“Miglio day”, <strong>il</strong> neo segretario della Lega<br />
ha esposto <strong>il</strong> suo programma per una<br />
Euroregione. La differenza rispetto all’idea<br />
di Formigoni consiste nel passaggio costituzionale:<br />
per Maroni occorre una revisione<br />
della Carta che predisponga maggior<br />
autonomia al Nord, in particolare riallocando<br />
verso <strong>il</strong> territorio <strong>il</strong> 75 per cento<br />
degli introiti fiscali, contro <strong>il</strong> 30 attuale.<br />
«Bisogna essere realisti», replica <strong>il</strong> presidente<br />
della Lombardia. «Propongo un’altra<br />
strada con la volontà di andare più avanti,<br />
nella direzione indicata da Maroni. Ma<br />
cominciamo a ut<strong>il</strong>izzare gli strumenti che<br />
la Costituzione già ci mette a disposizione.<br />
Ad esempio applichiamo gli articoli 116,<br />
117 e 132, che permettono di unire le forze<br />
su alcuni servizi determinanti senza passare<br />
dal Parlamento. Altrimenti come è
Macro-Land Macroregione<br />
Renania PLEV*<br />
Popolazione<br />
22.136.000 23.797.000<br />
Superficie<br />
2 2<br />
53.930 km 90.108 km<br />
Prodotto interno lordo<br />
630<br />
m<strong>il</strong>iardi di euro<br />
P<strong>il</strong> pro capite<br />
734<br />
m<strong>il</strong>iardi di euro<br />
28.490 30.845<br />
euro euro<br />
Dipendenti pubblici<br />
1.140.300 1.098.900<br />
Dipendenti regionali<br />
Fonte: Eupolis<br />
496.600 270.338*<br />
*Dato comprensivo dei<br />
dipendenti dei sistemi<br />
sanitari regionali<br />
I numeri principali delle regioni del Nord<br />
*Non fanno parte della Macroregione Nord<br />
Popolazione<br />
Lombardia<br />
9,8<br />
Liguria*<br />
1,6<br />
Piemonte<br />
4,4<br />
Friuli<br />
Venezia<br />
Giulia<br />
1,2<br />
Em<strong>il</strong>ia<br />
Romagna*<br />
4,9<br />
4,4<br />
Veneto<br />
Liguria*<br />
43<br />
*Piemonte,<br />
Lombardia,<br />
Em<strong>il</strong>ia Romagna,<br />
Veneto<br />
P<strong>il</strong> totale<br />
Lombardia<br />
318<br />
26,4 795<br />
Piemonte<br />
121<br />
Friuli<br />
Venezia<br />
Giulia<br />
35<br />
Em<strong>il</strong>ia<br />
Romagna*<br />
142<br />
Nord-Reno<br />
Westfalia<br />
Düsseldorf<br />
Renania<br />
Palatinato<br />
Magonza<br />
Lombardia<br />
Piemonte<br />
Veneto<br />
M<strong>il</strong>ano<br />
Torino<br />
Venezia<br />
Em<strong>il</strong>ia Romagna<br />
Bologna<br />
136<br />
Veneto<br />
Roma<br />
M<strong>il</strong>ioni di abitanti Dati in m<strong>il</strong>iardi di euro<br />
Dati in migliaia di euro<br />
Berlino<br />
P<strong>il</strong> a prezzi di mercato per abitante<br />
Lombardia<br />
32,4<br />
Liguria*<br />
26,9<br />
Piemonte<br />
27,2<br />
29,1<br />
Friuli<br />
Venezia<br />
Giulia<br />
28,0<br />
Em<strong>il</strong>ia<br />
Romagna*<br />
28,9<br />
31,0<br />
Veneto<br />
Friuli-Venezia<br />
Giulia*<br />
Trieste<br />
*già Regione autonoma,<br />
parteciperà alla<br />
Macroregione Nord<br />
| | 26 settembre 2012 | 15
INTERNI MEGLIO DEI TEDESCHI<br />
Torino-Lione<br />
Gli obiettivi<br />
del collegamento<br />
possib<strong>il</strong>e costruire una maggioranza che<br />
decreti maggiore autonomia al Nord, con<br />
un governo in scadenza fra pochi mesi?»<br />
Ribadisce Tondo: «Se diciamo alla nostra<br />
gente che ridurremo le tasse non saremo<br />
credib<strong>il</strong>i. Deve partire dal Nord una forza<br />
liberatoria per le imprese».<br />
Basta applicare la Carta<br />
I governatori leghisti guardano con simpatia<br />
Formigoni e sottolineano la problematica<br />
fiscale per le Regioni del Nord sollevata<br />
dal loro partito. Cota racconta che<br />
«tutte le settimane incontro almeno tre<br />
aziende. Tranne qualche eccezione, soffrono<br />
tutte a causa della crisi e di un sistema<br />
centralizzato che non funziona. Il fisco e<br />
la burocrazia romana sono i nodi da sciogliere.<br />
Realizzare sinergie tra le Regioni<br />
che funzionano è un modo per affrontare<br />
la questione settentrionale e per ottenere<br />
maggior peso politico a favore dei nostri<br />
territori, perché a noi interessa che i soldi<br />
del Nord restino dove sono stati generati».<br />
Sulla stessa linea Luca Zaia: «Portiamo<br />
avanti un progetto di lobby del Nord che<br />
sia in grado di fare gli interessi di questi<br />
territori senza negarne le specificità. E che<br />
li spinga a una maggiore condivisione di<br />
tutti gli elementi positivi che vi sono, ma<br />
che oggi vengono penalizzati dalla solita<br />
gestione centralista che premia gli sprechi<br />
e punisce i virtuosi». Ergo la Macroregione<br />
potrà essere <strong>il</strong> motore che permette alle<br />
regioni del Nord di far fronte (comune)<br />
alla situazione di crisi in cui si trovano. E<br />
a fronte dei tagli definiti dalla spending<br />
review di Monti, è una soluzione per non<br />
dover eliminare o ridurre servizi efficienti.<br />
«La Macroregione deve essere una federazione<br />
tra Regioni del Nord per affrontare<br />
insieme questioni comuni e avere mag-<br />
16 | 26 settembre 2012 | |<br />
Parigi<br />
Collegamenti 27internazionali<br />
1,5<br />
M<strong>il</strong>ioni di passeggeri che oggi<br />
M<strong>il</strong>ioni di passeggeri<br />
transitano tra Italia e Francia 3,3 entro <strong>il</strong> 2030<br />
TAV, UNA SVOLTA<br />
Un ponte tra l’Est e<br />
l’Ovest dell’Europa<br />
Con <strong>il</strong> compiersi della<br />
linea ad alta velocità<br />
Torino-Lione, la<br />
Macroregione Nord<br />
diverrà un nodo per<br />
<strong>il</strong> transito di merci<br />
e persone tra i più<br />
importanti in Europa<br />
e sarà in grado di<br />
collegare l’Est europeo<br />
con l’Ovest.<br />
TEMPI RIDOTTI<br />
Da Parigi a M<strong>il</strong>ano<br />
in quattro ore<br />
La nuova linea permetterà<br />
27 collegamenti<br />
internazionali<br />
raddoppiando <strong>il</strong> traffico<br />
dei passeggeri<br />
nei prossimi vent’anni,<br />
ma diminuendo i<br />
tempi di trasporto.<br />
Sarà possib<strong>il</strong>e viaggiare<br />
da Parigi a<br />
M<strong>il</strong>ano in 4 ore e continuare<br />
per Venezia in<br />
altri 90 minuti.<br />
STRADE LIBERE<br />
Un m<strong>il</strong>ione di Tir sui<br />
convogli ferroviari<br />
Grazie al sistema<br />
Eurotunnel sarà possib<strong>il</strong>e<br />
trasferire tutti<br />
i tipi di Tir sui convogli.<br />
L’obiettivo di<br />
utenza è inizialmente<br />
di 600 m<strong>il</strong>a camion<br />
all’anno, un m<strong>il</strong>ione<br />
nel lungo termine,<br />
con un servizio giornaliero<br />
di 50 viaggi<br />
di andata e ritorno.<br />
L’APPROVAZIONE DI MUSUMECI<br />
gior peso politico», riprende Cota. «Per<br />
passare dalle parole ai fatti, servono risorse.<br />
Per questo riteniamo che <strong>il</strong> 75 per cento<br />
dei tributi debba rimanere al territorio.<br />
Altrimenti rischiamo che lo Stato centrale<br />
scarichi su di noi i suoi problemi». E Zaia:<br />
«La Costituzione prevede già la possib<strong>il</strong>ità<br />
che le Regioni acquisiscano maggiori competenze<br />
in diversi ambiti. Si tratta di applicarla<br />
fino in fondo. Sarebbe già un ottimo<br />
punto di partenza».<br />
Quanto a cifre e grandezze fisiche<br />
ed economiche, la Macroregione Veneto-<br />
Lombardia-Piemonte-Em<strong>il</strong>ia secondo uno<br />
«Un’idea che sfida la Sic<strong>il</strong>ia<br />
a cavalcare la sua autonomia»<br />
L’idea della Macroregione è certamente un invito alla<br />
riflessione per chi nel presente e nel futuro sarà chiamato<br />
a svolgere <strong>il</strong> diffic<strong>il</strong>e compito di governare <strong>il</strong> territorio.<br />
La Sic<strong>il</strong>ia, che tante volte è stata oggetto di motivate<br />
osservazioni da parte dei commentatori nazionali, non<br />
deve temere <strong>il</strong> processo di modernizzazione negli assetti<br />
istituzionali. Anzi, in forza della sua Autonomia statutaria,<br />
che deve diventare risorsa e non un peso per <strong>il</strong> sistema Paese,<br />
la nostra Regione può svolgere <strong>il</strong> ruolo di cerniera tra<br />
l’Europa continentale, cui parla <strong>il</strong> progetto di Formigoni, e<br />
<strong>il</strong> bacino euro-mediterraneo verso <strong>il</strong> quale l’Isola è diretta<br />
per vocazione naturale. Cosa è mancato alla Sic<strong>il</strong>ia? È<br />
mancata una classe dirigente capace di interpretare un<br />
progetto nuovo ed è mancata una seria pianificazione per<br />
gli investimenti. Esemplificativa è la gestione fallimentare<br />
dei fondi comunitari che, anche negli ultimi anni, non sono<br />
stati in larga parte neppure spesi. Da questo punto di vista<br />
si è persa l’occasione – e mai più dovrà ripetersi – di pianificare<br />
un nuovo modello di sv<strong>il</strong>uppo e di offrire alle imprese<br />
la possib<strong>il</strong>ità di contribuire a questo sforzo comune.<br />
E di esempi così potrebbero esserne individuati molti altri.<br />
Il nostro compito, accettando le sfide del nostro tempo,<br />
è lasciarci alle spalle l’immagine di una Sic<strong>il</strong>ia immob<strong>il</strong>e e<br />
costosa. La nostra sfida, che non potrà essere raggiunta in<br />
pochi mesi, ma che dovrà essere <strong>il</strong> risultato di una pianificazione<br />
pluriennale, avrà anzitutto l’orizzonte di rideterminare<br />
<strong>il</strong> ruolo della persona nella società. Indicando obiettivi<br />
semplici e restituendo normalità a una istituzione che per i<br />
cittadini deve tornare ad essere un punto di riferimento.<br />
Nello Musumeci<br />
candidato governatore del centrodestra in Sic<strong>il</strong>ia<br />
studio di Eupolis raggiungerebbe <strong>il</strong> 39,2<br />
per cento della popolazione italiana, ma<br />
con un P<strong>il</strong> pari al 47,5 per cento sul valore<br />
nazionale. Anche <strong>il</strong> paragone con l’Europa<br />
è felice: <strong>il</strong> soggetto aggregato potrebbe<br />
competere alla pari con la Macro-Land<br />
Renania, ossia <strong>il</strong> territorio che comprende<br />
i due Länder renani Vestfalia e Palatinato<br />
(ipotesi di fusione allo studio nel dibattito<br />
in merito alla riforma dello Stato tedesco).<br />
Anzi, la Macroregione Nord risulterebbe<br />
economicamente più forte, con 30.850<br />
euro di P<strong>il</strong> a prezzi di mercato per abitante,<br />
contro i 28.490 euro della Renania
Torino* 5,35<br />
M<strong>il</strong>ano* 7,08<br />
Venezia<br />
3,17<br />
4,02<br />
Legenda:<br />
0,00 Tempo di percorrenza attuale<br />
0,00 Tempo stimato nel 2030<br />
Zaia: «Sul fronte dei servizi<br />
sociali si potrebbe creare un<br />
modello che serva davvero i<br />
territori senza dissipare risorse.<br />
Anche <strong>il</strong> sistema dei trasporti<br />
trarrebbe beneficio da un lavoro<br />
di squadra interregionale libero<br />
dal monopolio statale»<br />
unificata. Dall’insieme è escluso <strong>il</strong> Friuli-<br />
Venezia Giulia, che in quanto Regione a<br />
statuto speciale, gode già di una propria<br />
autonomia. Osserva <strong>il</strong> presidente Tondo:<br />
«La cosa che più mi importa non è se <strong>il</strong><br />
Veneto o la Lombardia saranno dominanti<br />
rispetto al Friuli-Venezia Giulia, ma che<br />
un’area importante del paese possa avere<br />
una propria proposta di conduzione verso<br />
una ripresa che solo da qui può partire».<br />
Dalla sanità all’agricoltura<br />
Sul tavolo sono in gioco le eccellenze delle<br />
singole regioni, a partire dai rispettivi<br />
sistemi sanitari, che vantano tutti meno<br />
spesa e più efficienza rispetto al resto<br />
d’Italia, Lombardia e Veneto in testa. In<br />
Friuli la sanità è gestita in proprio e «non<br />
partecipiamo agli assalti della d<strong>il</strong>igenza<br />
statale che si vedono dalle regioni in perdita.<br />
Siamo virtuosi per servizi e infrastrutture»,<br />
chiosa Tondo. Zaia, che definisce<br />
<strong>il</strong> proprio sistema regionale «un esempio<br />
a livello nazionale e internazionale»,<br />
ha anticipato <strong>il</strong> decreto Balduzzi avviando<br />
con un finanziamento di 7 m<strong>il</strong>ioni di<br />
euro l’organizzazione dei medici di famiglia<br />
24 ore al giorno, sette giorni su sette:<br />
a regime costerà 21 m<strong>il</strong>ioni l’anno. Cota<br />
ha invertito la rotta rispetto ai passati<br />
governi piemontesi: se negli ultimi dieci<br />
anni la spesa sanitaria regionale è aumentata<br />
dai 6 m<strong>il</strong>iardi di euro del 2002 agli<br />
8,5 del 2010, nel 2011 è diminuita di 135<br />
m<strong>il</strong>ioni, mantenendo i servizi offerti. In<br />
Lombardia la sanità pubblica ha un peso<br />
pari al 5,4 per cento del P<strong>il</strong>, contro una<br />
media nazionale del 7,2, e i b<strong>il</strong>anci sono<br />
in pareggio da undici anni. Oltre alla sanità,<br />
altri possib<strong>il</strong>i terreni d’azione comune<br />
sono <strong>il</strong> sistema del trasporto locale, l’istruzione,<br />
le centrali uniche per gli acquisti, la<br />
*<br />
Le stime non<br />
considerano future<br />
fermate intermedie<br />
gestione del bacino del Po e la<br />
gestione della navigazione sui<br />
laghi. Senza trascurare l’energia<br />
idroelettrica.<br />
«Sul fronte dei servizi sociali<br />
si potrebbe creare un nuovo<br />
modello che serva davvero<br />
i territori senza dissipare le<br />
risorse», spiega Zaia. «Lo stesso<br />
dicasi per <strong>il</strong> sistema dei trasporti,<br />
che trarrebbe certamente<br />
beneficio da un lavoro<br />
di squadra interregionale<br />
affrancato da un regime di fatto<br />
monopolista e centralista.<br />
Poi la cultura e l’agricoltura<br />
dei territori, in cui <strong>il</strong> Veneto ha<br />
pochi rivali. Si creerebbe una<br />
leadership europea fortemente<br />
competitiva». Rincara Cota:<br />
«Abbiamo diverse eccellenze.<br />
Siamo una regione principalmente<br />
industriale, con una forte<br />
agricoltura e un’importante<br />
attività di trasformazione alimentare.<br />
Poi, grazie a un ottimo<br />
terziario, e all’importante<br />
prospettiva logistica dovuta<br />
alle infrastrutture che si stanno<br />
realizzando, abbiamo una<br />
grande attrazione turistica. Un<br />
bel banco di prova per una<br />
sinergia potrebbe essere l’Expo<br />
2015: con la Lombardia abbiamo<br />
già sottoscritto un protocollo, Novara<br />
è vicinissima al polo di Rho-Pero».<br />
Formigoni r<strong>il</strong>ancia anche sulla “questione<br />
meridionale”: «La Macroregione<br />
Nord può essere un’opportunità anche per<br />
<strong>il</strong> Sud. Se ripartisse <strong>il</strong> Settentrione, <strong>il</strong> Mediterraneo<br />
si ritroverebbe ad essere nuovamente<br />
un luogo centrale dell’economia,<br />
456<br />
MILA<br />
è <strong>il</strong> numero totale<br />
delle imprese attive<br />
oggi in Veneto. La<br />
regione governata da<br />
Luca Zaia è al terzo<br />
posto per numerosità<br />
di aziende in Italia<br />
9,3<br />
PER CENTO<br />
la quota del P<strong>il</strong> nazionale<br />
realizzata in<br />
Veneto, terza regione<br />
in Italia per la produzione<br />
di ricchezza<br />
dopo Lombardia e<br />
Lazio. Più di un terzo<br />
del P<strong>il</strong> regionale proviene<br />
dall’export<br />
31,3<br />
MILA EURO<br />
<strong>il</strong> P<strong>il</strong> pro capite lombardo.<br />
La Regione<br />
amministrata da<br />
Formigoni si colloca<br />
davanti alla Francia<br />
(28,8), alla Germania<br />
(28,8) e al Regno<br />
Unito (26,3)<br />
Firenze<br />
10,50<br />
5,25<br />
10,50<br />
6,02<br />
Da destra a sinistra,<br />
Luca Zaia, Roberto Cota,<br />
Roberto Formigoni,<br />
Andrea Gibelli e Gianluca<br />
Marchi (ex direttore<br />
della Padania) lo scorso<br />
15 settembre alla festa<br />
della Lega a Brescia<br />
visto che i paesi di quelle aree<br />
non sono più sottomessi a egemonie<br />
dittatoriali». Cota sottoscrive:<br />
«Se al Sud mutuassero<br />
<strong>il</strong> modello, potrebbero risolvere<br />
i problemi insieme senza<br />
rivolgersi all’assistenzialismo<br />
di Roma. Certo, fare con meno<br />
risorse significa cambiare<br />
mentalità, ma diciamola tutta:<br />
<strong>il</strong> sistema attuale non gli<br />
ha portato poi tanti benefici».<br />
Assistenzialismo addio<br />
Anche Zaia spera in una svolta<br />
culturale: «Bisogna comprendere<br />
che in Italia esistono<br />
realtà che viaggiano a<br />
velocità diverse. Intere aree<br />
che confidano nell’assistenzialismo<br />
drenando risorse al<br />
Nord senza realizzare un proprio<br />
sv<strong>il</strong>uppo. Insomma, senza<br />
una rivoluzione culturale<br />
e sociale, prima ancora che<br />
politica, non si va da nessuna<br />
parte. E non mi sembra che<br />
questo governo stia promuovendo<br />
questa responsab<strong>il</strong>izzazione,<br />
anzi. Comunque, quel<br />
che preme a noi sono i popoli<br />
del Nord, è a loro che dobbiamo<br />
rendere conto innanzitutto,<br />
e in questo senso ci stiamo<br />
muovendo». La ripartenza del Nord può<br />
essere un’opportunità per tutti, sintetizza<br />
Tondo: «Quando c’è una locomotiva<br />
che spinge, tutti i vagoni seguono, naturalmente<br />
c’è chi arriva prima e chi dopo,<br />
ma l’importante è la forza di chi traina».<br />
Massimo Giardina<br />
twitter: @giardser<br />
| | 26 settembre 2012 | 17
interni i nemici Di BRUXeLLeS<br />
Populista<br />
a chi?<br />
Monti convoca un vertice straordinario per<br />
contrastare i detrattori dell’Unione Europea.<br />
Con che diritto? Troppo fac<strong>il</strong>e seppellire nel<br />
disprezzo ogni forma (non sempre idiota)<br />
di dissenso. La demagogia degli ottimati<br />
di Giorgio Israel<br />
Di recente, Michele Magno, in una lettera<br />
al Foglio, metteva in guardia<br />
contro l’abuso crescente della<br />
parola “populismo”. Nessuno ne ricorda<br />
– osservava Magno – i lontani antecedenti<br />
storici: <strong>il</strong> populismo agrario e romantico<br />
nato in Russia a metà Ottocento e <strong>il</strong><br />
People’s Party nato negli Usa nel 1892.<br />
Ormai <strong>il</strong> termine è diventato l’etichetta<br />
fumosa di una gran quantità di idee e fatti<br />
eterogenei. Quel che conta è che indica<br />
qualcosa di spiacevole. “Populista” sembra<br />
aver preso <strong>il</strong> posto occupato per lungo<br />
tempo dall’epiteto “fascista”, che era<br />
d’uso appioppare non solo ai fascisti veri<br />
e propri quanto a chiunque desse fastidio.<br />
Anche in questo caso la connessione<br />
con l’antecedente storico è dimenticata<br />
o sconosciuta, ma <strong>il</strong> carattere obbrobrioso<br />
dell’epiteto è indiscutib<strong>il</strong>e. Ma ora<br />
c’è di più: la messa all’indice del “populismo”<br />
è un fatto istituzionale, da quando<br />
<strong>il</strong> presidente del Consiglio Mario Monti<br />
ha proposto di convocare un vertice europeo<br />
straordinario per mettere a punto le<br />
strategie di contrasto «al crescente populismo,<br />
che si trasforma fac<strong>il</strong>mente in rigetto<br />
verso l’Europa e sfocia nel tentativo di<br />
“dis-integrazione” dell’Unione».<br />
Un vertice per far cosa? Se è per<br />
18 | 26 settembre 2012 | |<br />
approvare una mozione, vi sono cose ben<br />
più importanti e ut<strong>il</strong>i da fare al vertice<br />
dell’Unione. Se è per prendere decisioni<br />
operative, occorrerà prima dare una definizione<br />
precisa di “populismo” per individuare<br />
chi colpire. E quali provvedimenti<br />
verranno presi? Ostracizzare i partiti che<br />
rientreranno nella definizione di “populismo”?<br />
Come e con che diritto? Se poi<br />
con “populismo” s’intende l’euroscetticismo,<br />
allora sarebbe meglio rimboccarsi<br />
le maniche per risolvere i problemi economico-sociali<br />
che generano questo sentimento<br />
invece di tentare di curare la<br />
malattia rompendo <strong>il</strong> termometro.<br />
È interessante chiedersi quali sarebbero<br />
la natura e le funzioni del “vertice”<br />
chiamato a contrastare <strong>il</strong> “populismo”.<br />
I capi di governo sono espressione delle<br />
realtà politiche nazionali e in questo contesto<br />
già esprimono una visione circa <strong>il</strong><br />
“populismo”: con quale diritto un vertice<br />
del genere potrebbe prendere decisioni<br />
d’intervento nei confronti di forze politiche<br />
nazionali? Il problema dell’Europa<br />
non è proprio quello di essere un’unione<br />
economica priva di strutture politiche<br />
unitarie? Se poi <strong>il</strong> vertice si allargasse<br />
alle figure “tecniche” dell’Unione prive<br />
di legittimazione democratica, la faccenda<br />
diventerebbe ancora più sgradevole.<br />
Qui tocchiamo <strong>il</strong> nodo della questio-<br />
ne: la categoria “democrazia” sembra<br />
essersi smarrita e l’alternativa al “populismo”<br />
pare che sia soltanto <strong>il</strong> vertice degli<br />
ottimati. L’assenza di qualsiasi governo<br />
politico dell’Unione democraticamente<br />
eletto determina un sentimento di distacco<br />
e scetticismo da parte di tanti cittadini<br />
europei? La risposta non è ricercata<br />
nello sforzo di costituire queste strutture<br />
democratiche, bensì nelle azioni di<br />
contrasto del “vertice” <strong>il</strong>luminato. Lo scenario<br />
internazionale offre un contrasto<br />
clamoroso: mentre negli Stati Uniti si<br />
apre una campagna elettorale tutta politica,<br />
tra due candidati politici, in Europa<br />
la politica si dissolve sempre di più per<br />
lasciar posto ai tecnici “<strong>il</strong>luminati”. Ne è<br />
una prova clamorosa l’irr<strong>il</strong>evanza dell’Eu-
Foto: AP/LaPresse<br />
ropa nel contesto irriducib<strong>il</strong>mente politico,<br />
quello internazionale.<br />
La vera questione è se <strong>il</strong> dramma europeo,<br />
piuttosto che <strong>il</strong> “populismo”, non sia<br />
la perdita progressiva dell’attaccamento<br />
alla democrazia. A ben vedere, è proprio<br />
la terminologia a mostrarlo. Qui<br />
tutto si gioca nell’alternativa tra “populismo”<br />
e “vertici europei”. Sarebbe invece<br />
più appropriato ricorrere a due categorie<br />
ben più chiare e precise: demagogia<br />
e democrazia. Sono noti i difetti della<br />
democrazia, tanto da far dire a Church<strong>il</strong>l<br />
che trattasi della «peggior forma di governo»,<br />
salvo però «tutte quelle sperimentate<br />
finora». A chi non è venuto una volta un<br />
senso di fastidio pensando che un idiota,<br />
un inciv<strong>il</strong>e o un mascalzone abbia lo stes-<br />
L’Europa è divenuta una sorta di protettorato<br />
germanico, con un futuro subordinato alle<br />
decisioni del Bundestag e dipartimenti<br />
affidati a tecnici di provata fedeltà. Con quale<br />
coraggio e legittimità lanciare una campagna<br />
contro coloro che criticano questo stato di<br />
cose etichettandoli col termine di “populisti”?<br />
so diritto di voto? È un sentimento non<br />
privo di fondamento ma che viene subito<br />
represso dalla considerazione che <strong>il</strong> diritto<br />
universale di rappresentanza è la condizione<br />
che legittima un’organizzazione<br />
sociale che garantisce poi ai migliori<br />
di eccellere e di conquistare condizioni<br />
preminenti nei vari ambiti di lavoro.<br />
La democrazia è tale se, garantendo a tutti<br />
pari diritti e pari posizioni di partenza,<br />
premia <strong>il</strong> merito. Premiare <strong>il</strong> merito<br />
non è “meritocrazia”, che vorrebbe dire <strong>il</strong><br />
“governo dei meritevoli”, <strong>il</strong> “governo dei<br />
saggi” (<strong>il</strong> “governo dei tecnici”), e anche la<br />
fortuna di questo termine è un sintomo<br />
della confusione mentale in cui viviamo.<br />
L’anticamera della tirannia<br />
Questo è stato sempre un punto diffic<strong>il</strong>e<br />
e controverso: <strong>il</strong> grande pensatore <strong>il</strong>luminista<br />
Condorcet diceva che «una società<br />
che non è governata dai sapienti sarà<br />
governata dai ciarlatani», e in parte aveva<br />
ragione perché un governo senza competenza<br />
non può che portare alla rovina.<br />
Ma aveva anche torto perché sapienza al<br />
governo non può voler dire “governo dei<br />
sapienti”. Come gli fu obbiettato, <strong>il</strong> diritto<br />
dei sapienti al potere non può essere<br />
stab<strong>il</strong>ito o legittimato in alcun modo, se<br />
non in base all’onniscienza, che però non<br />
è di questo mondo. Il governo dei sapienti<br />
è una vecchia idea aristocratica che è l’anticamera<br />
della tirannia.<br />
Pertanto, la democrazia ha due nemici<br />
principali: l’idea che alla fin fine <strong>il</strong><br />
governo deve restare in mano a chi “ne<br />
sa”, agli “ottimati”, a un’“aristocrazia”<br />
del merito; e d’altra parte la demagogia,<br />
che è un’altra forma di disprezzo aristocratico<br />
per <strong>il</strong> popolo. Il demagogo è colui<br />
che, per attuare i propri fini, solletica i<br />
sentimenti più ottusi e bestiali in modo<br />
da rovesciare coloro che considera suoi<br />
nemici e prendere <strong>il</strong> potere.<br />
Basta guardarsi attorno per rendersi<br />
conto che <strong>il</strong> vero pericolo oggi in Europa,<br />
e in particolare in Italia, è dato soprattutto<br />
dalla demagogia. Essa include certamente<br />
alcuni di quei movimenti che si<br />
battono semplicemente contro la “politica”<br />
e contro <strong>il</strong> “sistema”, quelli che vengono<br />
definiti “populisti”, ma anche altri<br />
movimenti e personaggi che si proclamano<br />
campioni della democrazia e addirittura<br />
nemici del “populismo”. È legittimo<br />
chiedersi chi sia più demagogo: <strong>il</strong> “populista”<br />
che ha la colpa di criticare, anche<br />
aspramente, <strong>il</strong> modo con cui la gestione<br />
tutta economica dell’Unione porta a gravi<br />
conseguenze sociali e politiche tagliando<br />
fuori qualsiasi passaggio di legittimazione<br />
democratica; oppure chi incita la<br />
gente a smantellare le attuali strutture<br />
della politica perché soltanto così sarebbe<br />
possib<strong>il</strong>e combattere la mafia? Lascio<br />
la risposta al lettore. Per me è evidente.<br />
Abbiamo davanti un’Unione Europea<br />
che, mentre arranca sul piano economico<br />
come un organismo asmatico, è un<br />
mostro politico: sempre più una sorta di<br />
protettorato germanico, che attende le<br />
decisioni della corte costituzionale e del<br />
parlamento tedesco per indovinare qualcosa<br />
del proprio futuro, e i cui dipartimenti<br />
sono progressivamente affidati a<br />
tecnici di provata fedeltà. Con quale coraggio<br />
e con quale legittimità si può lanciare<br />
una campagna contro coloro che criticano<br />
questo stato di cose etichettandoli col termine<br />
di “populisti”? Non è proprio questa<br />
una forma plateale di demagogia?<br />
| | 26 settembre 2012 | 19
COPERTINA<br />
di Ubaldo Casotto<br />
STAMPA, MANETTE E REGIME<br />
ASPETTANDO<br />
GIUSTIZIA<br />
Carcerazione preventiva, uso politico delle indagini, gogna mediatica.<br />
Massimo Bordin, voce dei radicali e veterano della battaglia per la<br />
riforma del sistema, squaderna <strong>il</strong> suo archivio delle bestialità italiane<br />
Parlare di giustizia con Massimo Bordin,<br />
storica voce di Radio Radicale,<br />
è come consultare un archivio, ma<br />
senza la fatica della ricerca. Gli diciamo<br />
dell’iniziativa di <strong>Tempi</strong>, “Aspettando giustizia”,<br />
e delle persone che vi partecipano:<br />
<strong>il</strong> generale Mario Mori, Ottaviano Del<br />
Turco… «Certo. Del Turco, sto seguendo <strong>il</strong><br />
suo processo». Il caso dell’ex sindacalista,<br />
poi dirigente del Pd, arrestato nel 2008<br />
per uno scandalo della sanità abruzzese e<br />
dimessosi dalla presidenza della Regione<br />
è per i più – anche tra i giornalisti – un<br />
fatto di cronaca del passato, finito prima<br />
di sapere come è andata realmente a finire.<br />
Bordin sta seguendo <strong>il</strong> processo.<br />
Bordin, da quanto tempo l’Italia è un<br />
paese che “aspetta giustizia”?<br />
Da tempo immemorab<strong>il</strong>e. Il problema<br />
dell’amministrazione della giustizia<br />
e della carcerazione preventiva si trascina<br />
almeno dalla famosa legge<br />
Valpreda (1972, Pietro Valpreda,<br />
l’anarchico accusato della strage<br />
di Piazza Fontana, era in carcere<br />
da più di tre anni, fu poi assolto,<br />
ndr) che per la prima volta dovet-<br />
20 | 26 settembre 2012 | |<br />
te affrontare <strong>il</strong> tema di una carcerazione<br />
preventiva che si andava protraendo oltre<br />
ogni logica. Da allora la legislazione sulla<br />
custodia cautelare è stata praticamente<br />
un elastico, secondo lo spirito del tempo<br />
l’hanno ridotta in alcuni momenti o<br />
allungata in altri. Ci sono stati casi, come<br />
quello del processo “7 apr<strong>il</strong>e” (1979, contro<br />
le presunte “menti” delle Br), dove<br />
alcuni imputati hanno sopportato una<br />
carcerazione preventiva di quasi sei anni,<br />
a quel punto una condanna a cinque<br />
anni fa sorgere inevitab<strong>il</strong>mente <strong>il</strong> dubbio<br />
che se ci fosse stata una carcerazione preventiva<br />
più breve non si sarebbe giunti a<br />
quella condanna. Dopo che hai tenuto in<br />
galera uno quasi sei anni senza processo<br />
non è che gli puoi dire: mi sono sbagliato,<br />
arrivederci e grazie.<br />
I pm d’assalto hanno radici profonde…<br />
Non si è mai trovato un vero equ<strong>il</strong>ibrio<br />
fra i vari ruoli della magistratura.<br />
Gli anni Settanta sono stati anni di rifor-<br />
«Su alcuni punti Berlusconi ha ragione, su<br />
altri è strumentale. Ma se quando qualcuno<br />
parla di garanzie fa sorridere, quando altri<br />
parlano di applicare la legge fanno paura»<br />
me in questo senso, ma se prima c’era un<br />
eccesso di rigore gerarchico che più che<br />
l’attenzione dei magistrati al diritto e al<br />
suo rispetto favoriva un ossequio all’ordine,<br />
ora quella tendenza è stata invertita<br />
dando un colpo di timone dalla parte<br />
opposta.<br />
Perché in Italia è diffic<strong>il</strong>e definirsi garantisti,<br />
e si passa per i difensori dei<br />
corrotti, quando non dei mafiosi?<br />
In questi anni è successa una cosa<br />
molto singolare, che riguarda i media.<br />
Mentre prima <strong>il</strong> processo, nel senso del<br />
dibattimento, era <strong>il</strong> momento nel quale<br />
l’opinione pubblica più direttamente<br />
entrava nel vivo e veniva informata delle<br />
questioni processuali, oggi l’attenzione<br />
al dibattimento è quasi scemata: ci<br />
sono grandi vicende giudiziarie che ci<br />
hanno appassionato e poi non ci ricordiamo<br />
più nemmeno come sono finite.<br />
Il massimo dell’attenzione si concentra<br />
sulla fase istruttoria durante la quale<br />
l’informazione viene quasi dro-<br />
gata. Alla fine, per <strong>il</strong> concorso di<br />
una serie di fenomeni che vanno<br />
quasi per conto loro, resta, comunque<br />
vada, uno stato di disagio, una<br />
certa insoddisfazione per come
| | 26 settembre 2012 | 21
COPERTINA STAMPA, MANETTE E REGIME<br />
la giustizia ha funzionato. Già <strong>il</strong> fatto<br />
che si parli di garantismo e giustizialismo<br />
è la prova che qualcosa non funziona.<br />
Il vero garantista è quello che chiede<br />
<strong>il</strong> rispetto delle garanzie per l’imputato<br />
e però anche l’applicazione della legge,<br />
non la non applicazione. La distorsione<br />
è tale per cui lo scontro è tra due scuole<br />
di pensiero che chiedono entrambe l’applicazione<br />
della legge e hanno entrambe<br />
buone ragioni per mostrare che in alcuni<br />
aspetti della faccenda la legge non è<br />
applicata. C’è qualcosa che non va nel<br />
manico, e la situazione non tende minimamente<br />
a migliorare.<br />
Va detto che molti politici quando parlano<br />
di legalità non sembrano molto<br />
credib<strong>il</strong>i.<br />
Facciamo i nomi: su alcuni punti Berlusconi<br />
ha ragione, in altri casi le sue difese<br />
sono evidentemente strumentali. D’altro<br />
canto sul lato opposto della barricata<br />
si ritrovano gli stessi difetti rovesciati. Se<br />
quando qualcuno parla di garanzie fa sorridere,<br />
quando altri parlano di applicazione<br />
della legge mettono paura.<br />
Una tua denuncia costante è che la giustizia<br />
opera ormai prima del processo,<br />
sui media e nel dibattito pubblico, con<br />
la conseguente pena anticipata: carcerazione<br />
preventiva e gogna mediatica.<br />
La giustizia opera addirittura fuori<br />
del processo, ormai si può, quasi in senso<br />
tecnico, parlare di amnistia occulta. La<br />
prescrizione è un modo di fatto per depenalizzare<br />
e non arrivare nemmeno al<br />
dibattimento a causa dell’elefantiasi dei<br />
tempi istruttori, per una serie di motivi<br />
che non possono sempre essere addebitati<br />
a una carenza di risorse. Chi segue<br />
queste faccende da una trentina d’anni<br />
sa che alla magistratura sistematicamente<br />
sono state date risorse in più, molto<br />
più che ad altri settori. È innegab<strong>il</strong>e, non<br />
si può parlare di un settore trascurato<br />
dall’amministrazione, tutt’altro.<br />
Come interrompere <strong>il</strong> cosiddetto circuito<br />
mediatico-giudiziario per cui finisco-<br />
22 | 26 settembre 2012 | |<br />
«Le firme a sostegno delle<br />
indagini di Palermo sulla<br />
“trattativa” Stato-mafia?<br />
Una buffonata che supera<br />
la passeggiata in Galleria<br />
Vittorio Emanuele del pool<br />
di Mani pulite. Un’evidente<br />
pressione sul Gip. Già due<br />
volte le inchieste di Ingroia<br />
su Berlusconi e Dell’Utri<br />
come committenti delle<br />
stragi sono state bocciate»<br />
no puntualmente sui giornali carte coperte<br />
dal segreto istrutorio? Il giudice<br />
Marcello Maddalena propone pene amministrative<br />
significative per i giornalisti<br />
che pubblicano, sei d’accordo?<br />
Perché ci deve andare sempre di mezzo<br />
<strong>il</strong> povero giornalista, che poi alla fine<br />
una firma la deve mettere, mentre chi<br />
gli passa le carte resta anonimo? È anche<br />
poco sportivo. La prima separazione delle<br />
LA REQUISITORIA DI EDOARDO MORI<br />
Un pm contro i colleghi<br />
torturatori e incapaci<br />
Nel 2010, dopo aver indossato la<br />
toga per 42 anni, <strong>il</strong> giudice Edoardo Mori<br />
decise di andare in pensione: «Sarei potuto<br />
rimanere fino al 2014, ma non ce la facevo<br />
più a reggere l’idiozia delle nuove leve che<br />
sui giornali e nei tg incarnano <strong>il</strong> volto della<br />
magistratura». Una carriera con 80 m<strong>il</strong>a<br />
sentenze di cui solo <strong>il</strong> 5 per cento riformato<br />
nei successivi gradi di giudizio. Lo sa perché<br />
lui andava a controllare come finivano i casi<br />
passati fra le sue mani: «Di norma ai giudici<br />
non viene neppure comunicato se le loro<br />
sentenze sono state confermate o meno.<br />
Un giudice può sbagliare per tutta la vita e<br />
nessuno gli dice nulla». Mori è durissimo con<br />
molti colleghi, di cui denuncia <strong>il</strong> pressappochismo<br />
e l’impreparazione, prima che l’uso<br />
politico della funzione: «Dopo aver letto una<br />
relazione scritta per un pm pugliese, con la<br />
quale <strong>il</strong> perito avrebbe fatto condannare un<br />
innocente sulla base di rivoltanti castronerie,<br />
mi permisi di scrivere al procuratore<br />
capo, avvertendolo che quel consulente<br />
carriere da fare nel mondo della giustizia<br />
è quella tra certi giornalisti e certi pubblici<br />
ministeri, perché sono quelle le carriere<br />
intrecciate. Il mio eroe Antonio Ingroia<br />
è riuscito addirittura a sommare le due<br />
parti nella stessa persona, gli hanno dato<br />
pure <strong>il</strong> tesserino da pubblicista e ha fatto<br />
un discorso in cui si definiva magistratogiornalista.<br />
Perfetto, la sintesi ideale. Balza<br />
agli occhi pure di un bambino <strong>il</strong> colle
Foto: Fotogramma<br />
stava per esporlo a una gran brutta figura.<br />
Mi segnalò per un procedimento disciplinare<br />
con l’accusa d’aver “cercato di influenzarlo”.<br />
Ogni volta che ho segnalato mostruosità<br />
tecniche contenute nelle sentenze, mi sono<br />
dovuto poi giustificare di fronte al Csm. E<br />
ogni volta sono stato prosciolto».<br />
Una delle sue critiche, inascoltate, è quella<br />
ai “periti” cui si affidano i tribunali: «Uno dei<br />
pochi che ci capiva veramente era Giovanni<br />
Falcone. Mi portò al Csm a parlare di armi<br />
e balistica. Ma poi non fui più richiamato<br />
perché osai spiegare che molti dei periti<br />
che i tribunali usavano come oracoli non<br />
erano altro che ciarlatani. Uno di loro,<br />
ut<strong>il</strong>izzato anche da un’università romana,<br />
è riuscito a trovare in un residuo di sparo<br />
tracce di promezio, elemento chimico non<br />
noto in natura, individuato solo al di fuori<br />
del sistema solare e prodotto in laboratorio<br />
per decadimento atomico in non più di dieci<br />
grammi». Non gli piace l’uso della «galera<br />
come mezzo di pressione sui sospettati<br />
per estorcere confessioni. Le manette sono<br />
diventate un moderno strumento di tortura<br />
per acquisire prove che mancano e per<br />
gamento tra un network di pubblici ministeri,<br />
gruppi inter-procure, e un network<br />
di giornalisti giudiziari, basta vedere chi<br />
aveva le anticipazioni delle carte e chi no<br />
delle indagini sulla “cricca”, sulla P3, sulla<br />
P4… quella roba lì… Si fa presto a vedere<br />
come funzionano certe f<strong>il</strong>iere, e come<br />
si possono interrompere. Ci vorrebbe una<br />
parola forte da parte della magistratura<br />
nei confronti dei pm, ma anche, se avesse<br />
un senso la sua esistenza, dell’Ordine dei<br />
giornalisti nei confronti dei giornalisti.<br />
Perché non credo che <strong>il</strong> lavoro del giornalista<br />
sia semplicemente quello di fare <strong>il</strong><br />
passacarte delle procure.<br />
In nome del “se ho un documento lo<br />
pubblico” si rischia di diventare una<br />
buca delle lettere.<br />
Questo senz’altro, fermo restando<br />
che se a me viene data una carta che viola<br />
<strong>il</strong> segreto istruttorio, se è una notizia<br />
io la pubblico. Però sta alla mia deontologia<br />
– la parola è inut<strong>il</strong>mente grossa –<br />
fare in modo che io non diventi una buca<br />
delle lettere, e non lo divento se non mi<br />
lego in un sodalizio perverso con chi mi<br />
passa le carte. Perché è evidente che chi<br />
me le passa ha interesse a vedere pubblicizzato<br />
<strong>il</strong> proprio lavoro, e poi non<br />
apprezzerebbe un atteggiamento eventualmente<br />
critico, a quel punto potrebbe<br />
chiudere i rubinetti delle indiscrezioni.<br />
costringere a parlare chi, per legge, avrebbe<br />
invece diritto a tacere». Sulle intercettazioni<br />
pensa che non serva una nuova legge<br />
«per vietare la barbarie della loro indebita<br />
pubblicazione. Quella esistente è perfetta,<br />
perché ordina ai pm di scremare quelle ut<strong>il</strong>i<br />
all’indagine e di distruggere le altre. Tutto<br />
ciò che non riguarda l’indagato va coperto<br />
da omissis in fase di trascrizione. Nessuno lo<br />
fa: troppa fatica». Insiste sulla preparazione<br />
dei magistrati: «In Italia non esiste un testo<br />
che insegni come si conduce un interrogatorio.<br />
La regola fondamentale è che chi<br />
interroga non ponga mai domande che<br />
anticipino le risposte o che lascino intendere<br />
ciò che è noto al pm o che forniscano all’arrestato<br />
dettagli sulle indagini. Guai a fare<br />
una domanda lunga a cui l’inquisito deve<br />
rispondere con un sì o un no. Una regola<br />
inapplicata, ad esempio, nel caso del delitto<br />
di Avetrana. Il primo interrogatorio di Michele<br />
Misseri non ha consentito di accertare<br />
niente perché <strong>il</strong> pm parlava molto più dello<br />
zio di Sarah Scazzi: basta ascoltare gli<br />
scampoli di conversazione incredib<strong>il</strong>mente<br />
messi in onda dai tg». [uc]<br />
Così <strong>il</strong> giornalista diventa non solo una<br />
buca delle lettere ma un pierre, perché<br />
deve in qualche modo anche valorizzare<br />
le carte che <strong>il</strong> pm gli dà apposta. Il circuito<br />
è assolutamente perverso.<br />
Dici che è tutto così evidente, eppure<br />
sembra diffic<strong>il</strong>e denunciarlo. Ci ha<br />
provato <strong>il</strong> presidente dell’Associazione<br />
nazionale magistrati, Rodolfo Sabelli, e<br />
mal gliene incolse.<br />
Ci voleva l’ennesima uscita di Ingroia<br />
per far parlare l’Anm, che in questi<br />
anni, diciamo la verità, ha visto di tutto e<br />
di più ed è sempre stata zitta. Anche questo<br />
è un segnale che non fa ben sperare e<br />
rende evidente che ci sono dei comportamenti<br />
da cui persino l’Anm deve in qualche<br />
modo cercare di dissociarsi.<br />
Tu auspichi un intervento della magistratura,<br />
ma chi potrebbe intervenire<br />
sembra intimidito. Ci è voluto <strong>il</strong> ricorso<br />
del capo dello Stato alla Corte costituzionale<br />
per scuotere in modo deciso le<br />
acque.<br />
I poteri del presidente del Csm ci<br />
sono, ma sono molto relativi, se uno deve<br />
«È chiaro <strong>il</strong> collegamento tra un network di<br />
pm e un network di giornalisti, basta vedere<br />
chi aveva le anticipazioni delle carte e chi no<br />
delle indagini sulla P3, P4… quella roba lì»<br />
Nella foto, l’emblematica<br />
“marcia” del pool di Mani<br />
pulite (Antonio Di Pietro,<br />
Gherardo Colombo e<br />
Francesco Saverio Borrelli)<br />
in un luogo simbolo di M<strong>il</strong>ano<br />
come la Galleria Vittorio<br />
Emanuele, luglio 1993<br />
sbattere <strong>il</strong> pugno sul tavolo, deve alzare i<br />
toni. Tutti ricordiamo quando Francesco<br />
Cossiga, da presidente del Csm oltre che<br />
della Repubblica, arrivò ai ferri corti con<br />
quel consiglio, che fra l’altro era un dei<br />
più tosti e corporativi, minacciò addirittura<br />
di mandare i carabinieri a interrompere<br />
la seduta. Se <strong>il</strong> presidente deve farsi<br />
valere, inevitab<strong>il</strong>mente si arriva a una<br />
drammatizzazione dello scontro.<br />
Giorgio Napolitano è stato coinvolto<br />
nelle intercettazioni per le indagini sulla<br />
cosiddetta trattativa Stato-mafia. Voi<br />
radicali storicamente non siete certo<br />
stati teneri nei confronti delle devianze<br />
degli apparati della Repubblica, perché<br />
quest’indagine non ti convince?<br />
Perché non sta in piedi. Io non ho<br />
alcuna difficoltà a credere che possano<br />
esserci state personalità politiche non<br />
solo colluse ma addirittura in alcuni casi<br />
quasi interne al fenomeno mafioso. Io<br />
questo non ho la minima remora a crederlo.<br />
Così come penso che possano esserci<br />
stati abboccamenti, magari attraverso<br />
intermediari, fra politici e mafiosi anche<br />
nell’epoca delle stragi. È molto probab<strong>il</strong>e,<br />
da cronista dico solo che l’impianto<br />
accusatorio della “trattativa” così come<br />
finora si è mostrato, nelle carte consegnate<br />
al Gip, non regge. La stessa elevazione<br />
dei capi di imputazione è discutib<strong>il</strong>e,<br />
non c’è bisogno di essere docente<br />
di procedura penale per capire la debolezza<br />
della contestazione del reato di<br />
minaccia al corpo dello Stato a Totò Riina;<br />
voglio vedere come ottengono una<br />
condanna per un signore che ha concretato<br />
quella minaccia in alcune stragi per<br />
le quali è già stato mandato all’ergastolo.<br />
Poi è assolutamente evidente, secondo<br />
<strong>il</strong> loro impianto accusatorio, <strong>il</strong> ruolo fondamentale<br />
dell’allora mini-<br />
stro della Giustizia Giovanni<br />
Conso; se è vero quello<br />
che dicono, <strong>il</strong> passaggio<br />
decisivo è stato quello delle<br />
sue scelte sull’attenuazio-<br />
| | 26 settembre 2012 | 23
COPERTINA STAMPA, MANETTE E REGIME<br />
ne del 41 bis a molti mafiosi. Se è così,<br />
primo quei magistrati non hanno alcuna<br />
competenza, perché se non è un reato<br />
ministeriale quello non si vede quale lo<br />
sia, e quindi la competenza è del tribunale<br />
dei ministri; secondo, appare solo una<br />
furbizia quella di stralciare Conso e mantenere<br />
aperta l’indagine su di lui mentre<br />
la si chiude per gli altri. C’è poi <strong>il</strong> paradosso<br />
denunciato da Enrico Deaglio nel suo<br />
libro Il v<strong>il</strong>e agguato: ma<br />
come, avete detto che <strong>il</strong><br />
delitto Borsellino è un passaggio<br />
fondamentale della<br />
trattativa Stato-mafia e<br />
poi nella vostra indagine<br />
del delitto Borsellino manco<br />
ne parlate? Come è possib<strong>il</strong>e? Ci sono<br />
incongruenze talmente palesi che mi fanno<br />
pensare che, come al solito, questa sia<br />
la tipica inchiesta mediatica.<br />
Il sottinteso politico è che <strong>il</strong> tutto<br />
avrebbe spianato la strada alla discesa<br />
in campo di S<strong>il</strong>vio Berlusconi. Riesce<br />
diffic<strong>il</strong>e vedere l’allora presidente della<br />
Repubblica Oscar Luigi Scalfaro nelle<br />
vesti di promoter dell’uomo che ha poi<br />
strenuamente combattuto.<br />
Non ha alcun senso, come molte cose<br />
in questa indagine. C’è un altro paradosso:<br />
si protrae <strong>il</strong> periodo delle stragi<br />
sino alla fine del 1993, e quindi arrivando<br />
in limine alla famosa discesa in campo<br />
di Berlusconi, prospettando l’ipotesi<br />
di un attentato che praticamente non<br />
ha lasciato nessuna traccia: allo Stadio<br />
Olimpico di Roma doveva esplodere una<br />
macchina uccidendo centinaia di carabinieri<br />
e non solo. La macchina non l’hanno<br />
mai trovata, ci fidiamo, tra gli altri,<br />
della parola di un signore, Gaspare Spatuzza,<br />
che dice: la macchina c’era io ho<br />
premuto <strong>il</strong> telecomando, però non ha<br />
funzionato. E allora ce ne siamo andati<br />
a casa, poi la macchina l’hanno rimossa.<br />
L’ultimo attentato che si situa in un<br />
momento cronologico fondamentale per<br />
<strong>il</strong> discorso sulla preparazione della disce-<br />
24<br />
| 26 settembre 2012 | |<br />
A destra, Antonio Ingroia,<br />
<strong>il</strong> pm della procura<br />
di Palermo che indaga<br />
sulla presunta trattativa<br />
Stato-mafia, stringe mani<br />
alla commemorazione della<br />
strage di via D’Amelio in<br />
cui vent’anni fa fu ucciso<br />
Borsellino, 19 luglio 2012<br />
«Al mio eroe Ingroia hanno dato <strong>il</strong> tesserino<br />
da pubblicista, e lui ha fatto un discorso in cui<br />
si definiva magistrato-giornalista. La sintesi<br />
perfetta della commistione delle carriere»<br />
sa in campo di Berlusconi, è un attentato<br />
del quale non c’è traccia.<br />
Il circuito mediatico-giudiziario ha dimostrato<br />
sin qui di saper funzionare<br />
bene. Pensi che la divulgazione della<br />
notizia dell’esistenza delle intercettazioni<br />
del capo dello Stato sia stato un<br />
passo falso?<br />
Hanno esagerato, ma viene <strong>il</strong> dubbio<br />
che non tutto <strong>il</strong> male vien per nuocere.<br />
Non dico che l’abbiano fatto apposta, ma<br />
dall’incidente hanno saputo trarre profitto,<br />
è stata quella la principale cassa<br />
mediatica su un’inchiesta che piano piano<br />
si stava sfarinando. Hanno consegnato<br />
gli incartamenti al Gip, se non ci fosse<br />
stata la notizia delle telefonate, la polemica<br />
che ne è nata, la raccolta delle firme…<br />
oggi la posizione di chi deve giudicare<br />
le carte di Ingroia sarebbe molto più<br />
semplice, potrebbe decidere con maggiore<br />
serenità.<br />
Che effetto ti ha fatto questa operazione<br />
extragiudiziale di raccolta firme a<br />
sostegno di un’indagine?<br />
La consegna delle firme è una buffonata<br />
senza pari, supera quella della passeggiata<br />
in Galleria Vittorio Emanuele a<br />
M<strong>il</strong>ano del pool di Mani pulite all’epoca<br />
di Tangentopoli. C’è una foto che immortala<br />
quella consacrazione popolare, qui<br />
siamo oltre. È una evidente pressione sul<br />
Gip. Ingroia da questo punto di vista ha<br />
un suo palmares, le due inchieste che lui<br />
avviò su Berlusconi e Dell’Utri come committenti<br />
delle stragi sono state per due<br />
volte bocciate dal Gip, non sarebbe clamoroso<br />
se succedesse anche questa volta.<br />
Certo con questo ba<strong>il</strong>amme sulle telefonate<br />
quirinalesche <strong>il</strong> Gip ha un compito<br />
meno fac<strong>il</strong>e.<br />
Il palazzo del potere deve essere di vetro<br />
per poterci guardare dentro. Come<br />
rispondi all’argomento della trasparenza?<br />
È la classica argomentazione che<br />
ti costringe alla difensiva, a evocare la<br />
necessità di una zona grigia del potere<br />
che comunque c’è sempre stata, e fai inevitab<strong>il</strong>mente<br />
la figura di quello che in<br />
qualche modo copre l’omertà di Stato o<br />
chissà che. E questa è un’altra questione<br />
che non si riesce a dirimere. In America<br />
è un fatto normale, dopo un certo numero<br />
di anni, pubblicare libri con documenti<br />
desecretati. C’è una cultura per cui la<br />
trasparenza ha delle eccezioni, la riservatezza<br />
va difesa, ma non è mai assoluta, o<br />
per motivi di tempo o per motivi che la<br />
rendono alla fine inut<strong>il</strong>e. Il problema non<br />
è trasparenza od oscurità, ma regola. In<br />
Ingh<strong>il</strong>terra <strong>il</strong> sistema dei media funziona<br />
anche sulla fiducia, se circolano alcune<br />
notizie ritenute relative alla sicurezza<br />
nazionale, un funzionario convoca i direttori<br />
dei giornali e dice loro: queste notizie<br />
non devono uscire. E non escono. Forse<br />
che la stampa inglese non è libera? n<br />
Foto: AP/LaPresse
Foto: AP/LaPresse<br />
AFASIA PROVVIDENZIALE<br />
Il mio partito è sparito? Ottimo<br />
Tocca a noi persone darci da fare<br />
di Renato Farina<br />
Tutti chiedono: e <strong>il</strong> Pdl? Perché tace, che idee ha? Eccetera. Da ultimo Galli Della<br />
Loggia sul Corriere. Dopo numerose notti di veglia, Boris Godunov si è dato<br />
la sveglia. E ha capito una cosa molto semplice. Il Popolo della Libertà in realtà<br />
è l’unico che, con <strong>il</strong> suo s<strong>il</strong>enzio, parla. Dice qualcosa di vero proprio tacendo. Lo<br />
smarrimento che esiste nel Pdl è la prova che è l’unico partito sincero che c’è. Non<br />
è una battuta, non è nemmeno un paradosso o un giochetto dialettico.<br />
Invito a pensare a che cosa sta succedendo. Tranqu<strong>il</strong>li, Boris non rifà la storia<br />
d’Italia e della crisi mondiale. Butta lì qualche elemento.<br />
1) Berlusconi sceglie di andare via.<br />
2) Il Pdl sceglie di appoggiare <strong>il</strong> governo Monti, esponendosi a critiche formidab<strong>il</strong>i<br />
dei suoi elettori e dei quotidiani di riferimento.<br />
3) Berlusconi decide di mettere nuovamente la faccia.<br />
4) Alfano sceglie di lasciare strada a Berlusconi, continua ad<br />
appoggiare Monti.<br />
5) Alfano, Vignali e altri del Pdl fanno includere nel decreto<br />
sv<strong>il</strong>uppo che le ditte paghino l’Iva quando incassano effettivamente<br />
i denari dai clienti.<br />
6) Il povero Farina insiste nel visitare le carceri e soprattutto<br />
i carcerati. Innumerevoli deputati, consiglieri di ogni ordine<br />
e grado non sanno che cosa dire ma fanno <strong>il</strong> loro dovere di amministratori, di<br />
“ascoltatori” dei lamenti e del dolore della gente, e si danno da fare. (Ho messo al<br />
primo posto Farina per basse ragioni di propaganda).<br />
7) Formigoni sottoposto ad attacchi micidiali resiste e governa.<br />
In conclusione. Si noti: nel momento in cui <strong>il</strong> Pdl palesa <strong>il</strong> massimo di evanescenza<br />
esiste solo la consistenza del fare delle persone. Non esiste <strong>il</strong> Pdl. Esistono le<br />
persone del Pdl. E non come sagome, bensì per ciò che sono davvero. Questo è ovviamente<br />
un limite colossale nella comunicazione, fac<strong>il</strong>ita <strong>il</strong> lavoro dei denigratori.<br />
Eppure tutto ciò rappresenta una chance immensa. Il Pdl non propala nessuna<br />
ideologia, è oggi <strong>il</strong> vero ammortizzatore sociale della protesta e anche della rabbia.<br />
Senza <strong>il</strong> Pdl sarebbe impossib<strong>il</strong>e <strong>il</strong> lavoro di Monti, e saremmo in preda alla pura<br />
lotta di potere del Pd, dove competono a forza di battute due o tre palloncini colorati<br />
come Bersani, Renzi, Vendola. Qualcuno ricorda un contenuto di questa triade<br />
al di fuori dei matrimoni gay? Renzi annuncia: «Mi candido alla guida dell’Italia,<br />
scommessa di coraggio, dignità e bellezza». Potevano dirlo Hitler, Che Guevara,<br />
De Gaulle se fossero vissuti da noi. I contenuti dei partiti in corsa, compresi i gr<strong>il</strong>lini,<br />
sono l’occupazione di una sedia o la cacciata degli altri da quella che adesso ingombrano.<br />
È l’ideologia dei tempi nuovi. Nessuno promette <strong>il</strong> paradiso per <strong>il</strong> prossimo,<br />
ma solo l’inferno per i perdenti e <strong>il</strong> purgatorio per gli amici.<br />
Dinanzi a questo la infermità del Pdl è l’occasione perché <strong>il</strong> fare delle persone<br />
costruisca qualcosa di nuovo e buono, non un contenitore nuovo, ma qualcosa che<br />
spacchi <strong>il</strong> guscio dei contenitori vecchi e scaldi <strong>il</strong> cuore di speranza. Un contenuto?<br />
Uno solo, per favore! Qui tiro <strong>il</strong> sasso e poi nascondo la mano: centom<strong>il</strong>a euro trattab<strong>il</strong>i<br />
per ogni figlio nuovo che nasce. Costa meno dell’Ilva e dell’Alcoa.<br />
BORIS<br />
GODUNOV<br />
IL NOSTRO UOMO<br />
A PALAZZO<br />
I contenuti degli altri, gr<strong>il</strong>lini inclusi,<br />
sono solo la conquista di una sedia<br />
o la cacciata altrui. L’infermità del<br />
Pdl è l’occasione perché <strong>il</strong> fare delle<br />
persone costruisca qualcosa di buono<br />
Angelino Alfano è segretario<br />
del Pdl dal luglio del 2011<br />
| | 26 settembre 2012 | 27
L’INTERVENTO<br />
FIRMATO CARLO GIOVANARDI<br />
Ma io qualche idea da Pdl ce l’ho<br />
Uno: demolire l’idolo tecnocratico<br />
di Carlo Giovanardi<br />
Il crollo del mercato immob<strong>il</strong>iare, della vendita di automob<strong>il</strong>i<br />
e altri beni di consumo, la drastica riduzione<br />
degli ordinativi delle aziende, la crescente disoccupazione,<br />
la delocalizzazione delle imprese, la mancanza<br />
di investimenti esteri, sono tutti indici negativi che<br />
rischiano di essere ulteriormente peggiorati con nuove<br />
manovre che <strong>il</strong> governo Monti si è impegnato ad attuare<br />
con l’Europa. In un paese normale a questo punto<br />
(come in Spagna qualche mese fa e negli Stati Uniti<br />
tra qualche mese) i partiti sarebbero impegnarsi a elaborare<br />
programmi da offrire agli elettori in prossimità della<br />
scadenza del Parlamento e di nuove elezioni. Ma poiché<br />
paese normale non siamo, vengono insistentemente<br />
avanzate teorie, tutte finalizzate a mettere fuori gioco <strong>il</strong><br />
centrodestra e <strong>il</strong> Pdl. Se dovesse vincere <strong>il</strong> centrodestra, si<br />
dice e si scrive, l’Italia si spaccherebbe di nuovo e si ricreerebbero<br />
le condizioni in cui si trovò a operare l’ultimo<br />
governo Berlusconi: in sintesi si teorizza <strong>il</strong> diritto di veto<br />
della sinistra a qualsiasi governo che non la rappresenti<br />
direttamente o che non sia da essa condizionato. Ancora<br />
più radicale è la tesi di coloro che delegittimano in toto<br />
<strong>il</strong> sistema democratico, sostenendo l’inut<strong>il</strong>ità di eleggere<br />
un parlamento che comunque vada <strong>il</strong> voto dovrebbe soltanto<br />
tradurre i diktat europei, di cui i professori si sono<br />
fatti e si faranno zelanti garanti. Perché votare, infatti, se<br />
chiunque vinca sarà costretto a fare le stesse identiche cose?<br />
Ecco pertanto poteri forti e grandi giornali sostenere<br />
che quella dei tecnici proiettati al potere dovrebbe essere<br />
la normalità per almeno <strong>il</strong> prossimo decennio.<br />
Queste anomalie, inaccettab<strong>il</strong>i per chiunque creda<br />
nella democrazia, verrebbero meno se gli italiani tornassero<br />
a essere padroni in casa loro, senza essere costretti<br />
a vivere sotto la spada di Damocle del debito pubblico,<br />
ammontante a duem<strong>il</strong>a m<strong>il</strong>iardi di euro, che ci costa<br />
ogni anno 70 m<strong>il</strong>iardi di soli interessi. Dieci mesi di governo<br />
tecnico non hanno ridotto <strong>il</strong> debito, che anzi è aumentato<br />
a fronte di un crollo del P<strong>il</strong> di quasi <strong>il</strong> 2,6 per<br />
cento. La prima proposta che <strong>il</strong> Pdl deve fare agli italiani<br />
è quindi <strong>il</strong> drastico abbattimento del debito ut<strong>il</strong>izzando<br />
una parte degli ottom<strong>il</strong>a m<strong>il</strong>iardi di euro di risparmio<br />
privato accumulato, <strong>il</strong> più alto di tutti paesi industrializzati.<br />
Per abbattere subito <strong>il</strong> debito di almeno 400 m<strong>il</strong>iardi<br />
di euro è necessario un prestito nazionale, sostitutivo<br />
dell’Imu e di altri prelievi a fondo perduto che finiscono<br />
inceneriti nella fornace del pagamento degli interessi,<br />
prestito la cui restituzione fra alcuni anni deve essere garantita<br />
dall’alienazione oculata del patrimonio pubblico,<br />
che deve avvenire gradualmente nel tempo, non essendoci<br />
oggi le condizioni di mercato per realizzi soddisfacenti.<br />
L’abbattimento del debito, <strong>il</strong> conseguente risparmio di<br />
decine di m<strong>il</strong>iardi di interessi, la possib<strong>il</strong>ità di investirli<br />
nell’economia reale, possono mettere in moto un circui-<br />
28 | 26 settembre 2012 | |<br />
Eletto consiglierecomunale,<br />
regionale<br />
e parlamentare<br />
nella<br />
Dc, <strong>il</strong> senatore<br />
Carlo<br />
Giovanardi<br />
è stato nel<br />
1994 uno<br />
dei fondatori<br />
del Ccd, che<br />
nel 2002 si<br />
scioglierà<br />
nell’Udc.<br />
Ministro e<br />
sottosegretario<br />
nei governi<br />
Berlusconi,<br />
non ha<br />
condiviso la<br />
scelta di Pier<br />
Ferdinando<br />
Casini di aprire<br />
ad alleanze<br />
elettorali con<br />
la sinistra:<br />
con <strong>il</strong> suo<br />
movimento<br />
dei Popolari<br />
Liberali nel<br />
2008 è<br />
confluito nel<br />
Pdl, di cui è<br />
attualmente<br />
membro<br />
dell’ufficio di<br />
presidenza<br />
to virtuoso propedeutico alla fase di cui tutti parlano ma<br />
di cui non si vede traccia, quella della crescita.<br />
Ancora: vogliamo mantenere la nostra qualità della<br />
vita, garantire assistenza sanitaria gratuita per tutti e sostegni<br />
alle famiglie, trovare lavoro stab<strong>il</strong>e per i giovani<br />
che lamentano che gli viene rubato <strong>il</strong> futuro? Bene, allora<br />
bisogna spigare che l’Italia del no, quella maggioritaria<br />
nel referendum sul nucleare e sulla privatizzazione<br />
dei servizi pubblici, è quella che garantisce per <strong>il</strong> futuro<br />
solo declino e miseria. Vogliamo spiegare agli italiani<br />
che <strong>il</strong> no al nucleare, ai rigasificatori, alle trivellazioni costringerà<br />
i nostri figli a cercare lavoro all’estero perché <strong>il</strong><br />
costo dell’energia mette le nostre imprese fuori mercato<br />
e le obbliga a delocalizzarsi in paesi dove la spesa è infinitamente<br />
minore? Vogliamo chiarire che le follie alla Pecoraro<br />
Scanio per le cosiddette fonti alternative ci stanno<br />
costando centinaia di m<strong>il</strong>iardi di euro di incentivi prelevati<br />
dalle nostre tasche, terminati i quali queste alternative<br />
saranno a loro volta totalmente fuori mercato?<br />
Se fossimo più “islamici” sui nostri princìpi<br />
È doveroso aggiungere un elemento politico e non economico.<br />
Quest’Europa dei tecnocrati ha voltato le spalle<br />
alle sue radici giudaico cristiane, non è più l’Europa dei<br />
padri fondatori De Gasperi, Schumann, Adenauer. Eutanasia,<br />
selezione eugenetica, fecondazione eterologa, matrimonio<br />
gay, liberalizzazione della droga, sono le ricette<br />
che l’Europa zapateriana vuol portare avanti <strong>il</strong>ludendosi<br />
di combattere, ma in realtà accentuando, fenomeni di<br />
disgregazione sociale e di sfascio della famiglia sempre<br />
più preoccupanti. Al Festival di Venezia abbiamo assistito<br />
attoniti alla presentazione di un f<strong>il</strong>m dove una donna<br />
si masturba con un crocefisso: che giudizio possono dare<br />
i m<strong>il</strong>ioni di musulmani, che oggi vivono tra di noi, di<br />
quest’Europa e di questa (in)civ<strong>il</strong>tà che dissacra i suoi valori<br />
più sacri? Chi m<strong>il</strong>ita nel centrodestra sa che l’immigrazione<br />
è indispensab<strong>il</strong>e e che l’obiettivo da raggiungere<br />
è che nel tempo gli immigrati si integrino e diventino<br />
come noi: nel vuoto di un’Europa che affossa tutti quei<br />
princìpi che Benedetto XVI definisce “non negoziab<strong>il</strong>i”,<br />
dovremo aspettarci in qualche decennio di diventare noi<br />
come loro, che credono fortemente nei loro valori e per<br />
questi sono disposti a battersi. Assieme al Partito popolare<br />
europeo, di cui siamo parte integrante, è nostro dovere<br />
combattere la battaglia sui contenuti della nostra proposta,<br />
perché i cittadini sappiano che dalle loro scelte elettorali<br />
dipendono scenari futuri totalmente diversi.<br />
La prima proposta che <strong>il</strong> Pdl deve fare agli elettori<br />
è abbattere <strong>il</strong> debito per tornare ad essere padroni<br />
in casa nostra. Come? Con un prestito nazionale<br />
sostitutivo dell’Imu e di altri inut<strong>il</strong>i prelievi
esteri<br />
Non lasceremo<br />
questo inferno<br />
30 | 26 settembre 2012 | |<br />
NEL CUORE DELLA RIVOLTA<br />
«Siamo figli di san Paolo. Non abbandoneremo<br />
la terra che ha bevuto <strong>il</strong> sangue dei nostri martiri».<br />
La fede di padre Hanna Jallouf e dei cristiani<br />
dell’Oronte, assediati dall’esercito siriano e<br />
usati come scudi umani dai ribelli «integralisti»<br />
da Damasco Gian Micalessin<br />
È<br />
appena arrivato a Damasco. Stavolta ce<br />
l’ha fatta. Padre Hanna Jallouf ci<br />
provava da un mese. Ora asciugato<br />
<strong>il</strong> sudore, ripulita la polvere della sua<br />
odissea siriana può indossare i paramenti,<br />
alzare <strong>il</strong> calice, recitare messa nella cappella<br />
del Memoriale di san Paolo. Qui iniziò<br />
la predicazione cristiana. Qui è tornato<br />
oggi <strong>il</strong> pastore Hanna. È sceso dall’Oron-<br />
te, <strong>il</strong> fiume ribelle che dal Libano risale la<br />
Siria verso nord disegnando le vallate al<br />
confine con la Turchia. Lassù ha lasciato la<br />
sua comunità accerchiata, i suoi fedeli prigionieri<br />
di guerra e paura. «Sono <strong>il</strong> parroco<br />
superiore di Knaye e di un’altra missione.<br />
Lassù nella provincia di Idlib – racconta<br />
– siamo quasi 2.000 cristiani divisi fra<br />
le comunità francescane della Custodia di<br />
Terrasanta e quelle greco ortodosse, armene<br />
e protestanti. Siamo i discendenti dei<br />
primi cristiani, i figli della predicazione di<br />
san Paolo. Siamo i discendenti dei primi<br />
convertiti sulla strada per Apame e l’Antiochia.<br />
Siamo una presenza m<strong>il</strong>lenaria».<br />
Da mesi quella presenza vive prigioniera.<br />
Circondata da violenza ed orrore.<br />
«È incominciato tutto quando i ribelli<br />
scesi dal confine turco hanno massacrato<br />
83 soldati. È stata una strage terrib<strong>il</strong>e e io<br />
l’ho vista con i miei occhi. Hanno tagliato<br />
la testa al comandante e l’hanno issata<br />
sulla terra dell’orologio, poi ne hanno<br />
tagliate altre cinque e le hanno deposte<br />
davanti alla sede del partito. Ho visto<br />
cose che non dimenticherò mai, ma ho<br />
anche dovuto badare alla mia comunità.<br />
Ho incontrato <strong>il</strong> capo dei ribelli, ho negoziato,<br />
l’ho fatto salire in macchina sono<br />
andato a cercare assieme a lui i fedeli di<br />
cui avevamo perso le tracce».
Foto: Infophoto, AP/LaPresse<br />
Da quei giorni però nulla è più lo stesso.<br />
L’esercito circonda la zona, chiude in<br />
una morsa le comunità cristiane controllate<br />
a loro volta dai ribelli. Quest’ultimi<br />
sembrano incapaci di governare <strong>il</strong> territorio,<br />
poco interessati a garantire ordine<br />
e sicurezza. «Come cristiani cerchiamo<br />
di restare neutrali, ma credimi, è diffic<strong>il</strong>e<br />
avere fiducia. Non sono un esercito di<br />
liberazione, sono delle bande che si muovono<br />
alla rinfusa. Più parlo con i loro capi<br />
più comprendo quanto i loro progetti siano<br />
confusi o pericolosi. Molti, moltissimi<br />
sono d’ispirazione integralista, almeno<br />
<strong>il</strong> 40 per cento sono dei fanatici mandati<br />
avanti e finanziati da paesi stranieri.<br />
Arrivano dai posti più caldi del medioriente<br />
come lo Yemen, l’Iraq e <strong>il</strong> Libano. Si<br />
danno appuntamento alla frontiera turca<br />
e da lì scendono verso i nostri v<strong>il</strong>laggi.<br />
«L’esercito è accusato di mettere a segno dei<br />
massacri, ma se succede è perché i ribelli nei<br />
v<strong>il</strong>laggi si fanno scudo dei civ<strong>il</strong>i. Questa è una<br />
guerra, <strong>il</strong> sangue non scorre da una parte sola»<br />
«Non si tratta di un esercito<br />
di liberazione, ma di bande»<br />
dice padre Hanna dei ribelli che<br />
ogni giorno rapiscono i figli di<br />
cristiani e musulmani moderati.<br />
«Più parlo con i loro capi più<br />
capisco quanto i loro progetti<br />
siano pericolosi. Moltissimi<br />
sono d’ispirazione integralista,<br />
<strong>il</strong> 40 per cento sono dei fanatici<br />
finanziati da paesi stranieri»<br />
Questa è la nostra più grande sventura. In<br />
ogni v<strong>il</strong>laggio musulmano c’è qualcuno<br />
che dopo <strong>il</strong> loro arrivo si proclama “emiro”<br />
e distribuisce ordini. Chi resta nelle<br />
campagne semina la paura. Nei nostri<br />
v<strong>il</strong>laggi i rapimenti sono ormai all’ordine<br />
del giorno. I figli dei cristiani vengono<br />
catturati per strada e le famiglie ricattate.<br />
Ogni settimana dobbiamo fare delle<br />
collette per riuscire a riaverli. L’assurdo<br />
è che non rapiscono solo i cristiani, ma<br />
anche i musulmani moderati. La comunità<br />
di uno sceicco sunnita non lontana da<br />
noi ha versato diecim<strong>il</strong>a dollari per riaverlo<br />
indietro vivo».<br />
Il racconto di padre Hanna Jallouf<br />
sembra <strong>il</strong> controcanto di quel che italiani<br />
ed europei apprendono da giornali e dalle<br />
televisioni. Ma lui non si stupisce. Sorride.<br />
«Noi siamo prigionieri della guer-<br />
ra, voi di messaggi distorti e parole false.<br />
L’esercito è accusato di mettere a segno<br />
dei massacri, ma se succede è perché non<br />
riesce a distinguere, perché i ribelli vanno<br />
a rifugiarsi nei v<strong>il</strong>laggi e si fanno scudo<br />
dei civ<strong>il</strong>i. Questa è una guerra e come<br />
in tutte le guerre <strong>il</strong> sangue non scorre da<br />
un parte sola».<br />
A Damasco, rischiando la vita<br />
Dietro le barriere di questa tragedia i cristiani<br />
dell’Oronte attendono impotenti<br />
una via d’uscita, un ritorno alla ragione.<br />
«Ora le mie prime preoccupazioni – racconta<br />
padre Hanna – sono <strong>il</strong> pane per la<br />
mia gente, le medicine per le nostre donne,<br />
<strong>il</strong> latte per i nostri bambini, <strong>il</strong> lavoro<br />
per i loro padri. Per questo ogni tanto<br />
rischio <strong>il</strong> tutto per tutto e vengo a Damasco,<br />
tengo i contatti con la Custodia di<br />
Terrasanta. Ma questo è solo un modo per<br />
sopravvivere. La soluzione vera non passa<br />
da me e non è neppure all’orizzonte<br />
della politica. Quando parlo con i ribelli<br />
o con i capi dell’esercito spesso ascolto<br />
parole confuse», ripete rassegnato <strong>il</strong><br />
pastore dell’Oronte. «Del resto neppure la<br />
diplomazia sembra capirci troppo. L’unica<br />
soluzione, non solo per noi cristiani,<br />
ma per tutta la Siria è <strong>il</strong> dialogo. La comunità<br />
internazionale dimentica che <strong>il</strong> sangue<br />
chiama sangue e l’uso della violenza<br />
alimenta l’odio. Pensare che la colpa sia<br />
solo da una parte è <strong>il</strong> peggiore degli errori.<br />
Senza misericordia, senza perdono,<br />
questa tragedia non finirà mai».<br />
Ora per padre Hanna è tempo d’andare.<br />
Ripiegati i paramenti, risale dalla<br />
grotta del Memoriale di san Paolo e si<br />
prepara a tornare dai cristiani dell’Oronte.<br />
All’andata ha superato i posti di blocco<br />
dei ribelli, attraversato i v<strong>il</strong>laggi delle<br />
m<strong>il</strong>izie alawiste, visto la morte in faccia<br />
quando una trappola esplosiva ha d<strong>il</strong>aniato<br />
i soldati fermi lungo un tratturo. Il<br />
viaggio del ritorno sarà altrettanto diffic<strong>il</strong>e.<br />
Ma padre Hanna non si preoccupa.<br />
«Era la terza volta che provavo ad arrivare.<br />
Le altre due avevo dovuto rinunciare a<br />
metà strada. Ma due giorni fa mi è caduta<br />
sotto gli occhi una frase del Vangelo.<br />
“Io – recita <strong>il</strong> Signore – apro le vostre vie”.<br />
Allora ho deciso di riprovarci. In fondo la<br />
nostra vita è bella solo se possiamo realizzare<br />
la nostra missione e vivere in mezzo<br />
alla nostra gente. Per questo ho fretta di<br />
tornare al loro fianco. Siamo i figli di san<br />
Paolo, siamo la testimonianza della presenza<br />
cristiana. I nostri progenitori sono<br />
sono morti in quei v<strong>il</strong>laggi e noi faremo<br />
lo stesso. Il cristianesimo non può abbandonare<br />
la terra che ha bevuto <strong>il</strong> sangue<br />
dei propri martiri».<br />
| | 26 settembre 2012 | 31
ESTERI IDEOLOGIA E FANATISMO<br />
Qualcosa<br />
è cambiato<br />
La liberazione della giovane Rimsha Masih riporta<br />
speranza alle minoranze religiose del Pakistan.<br />
«Tanti musulmani si sono resi conto che la legge<br />
sulla blasfemia è usata per uccidere innocenti».<br />
Paul Bhatti racconta una svolta senza precedenti<br />
ci vergogniamo profondamente<br />
di quello che ha fatto<br />
«Noi<br />
Chisthi. Rimsha è nostra<br />
figlia, è figlia di tutto <strong>il</strong> Pakistan. Non<br />
vogliamo che qualcuno subisca ingiustizie<br />
e lavoreremo perché cessi questo clima<br />
di terrore». È la prima volta nella storia<br />
della repubblica islamica del Pakistan<br />
che un musulmano di spicco come<br />
Allama Tahir Ashrafi, capo del All Pakistan<br />
Ulema Counc<strong>il</strong>, importante gruppo<br />
di religiosi e dottori della legge islamica,<br />
difende pubblicamente una cristiana<br />
accusata di blasfemia. E che l’imam<br />
che l’aveva accusata di aver bruciato pagi-<br />
32 | 26 settembre 2012 | |<br />
ne del Corano, un uomo di nome Hafiz<br />
Mohammed Khalid Chishti, venisse arrestato<br />
per aver manipolato e prodotto ad<br />
arte le prove contro di lei. Infine, è una<br />
novità assoluta che un cristiano accusato<br />
di blasfemia venga scarcerato su cauzione,<br />
prima ancora della fine del processo.<br />
Tutto ciò è accaduto a Rimsha Masih,<br />
ragazzina minorenne, cristiana come i<br />
genitori, che ha sempre vissuto a Mehrabad,<br />
un quartiere povero abitato da circa<br />
100 famiglie cristiane alla periferia della<br />
capitale Islamabad. «Per la prima volta<br />
nella storia del nostro paese tanti musulmani<br />
si sono resi conto che la legge sulla<br />
blasfemia viene ut<strong>il</strong>izzata e manipolata<br />
non per difendere <strong>il</strong> Corano e Maometto,<br />
ma per condannare gli innocenti», dichiara<br />
a <strong>Tempi</strong> Paul Bhatti, consigliere del primo<br />
ministro per l’Armonia nazionale e<br />
fratello di Shahbaz, ministro cattolico per<br />
le Minoranze assassinato nel 2011.<br />
Il 17 agosto scorso Rimsha, che non<br />
è educata e soffre di un ritardo mentale,<br />
viene arrestata con l’accusa di avere strappato<br />
e bruciato <strong>il</strong> giorno prima 10 pagine<br />
del Corano. I genitori protestano assicurando<br />
che è tutto falso, ma come spesso<br />
accade in Pakistan quando una persona<br />
viene accusata di blasfemia, ben prima<br />
dell’inizio del processo, un gruppo di<br />
circa 1.500 estremisti islamici viene aizzato<br />
contro i cristiani per fare giustizia e<br />
minaccia di mettere a ferro e fuoco tutto<br />
<strong>il</strong> quartiere. Per questo, temendo <strong>il</strong> peggio,<br />
le 100 famiglie che vivevano a Mehrabad,<br />
più altre 200 dei quartieri vicini,<br />
scappano dalle loro case.<br />
È chiaro perché i cristiani siano fug-
Foto: AP/LaPresse<br />
LA VICENDA<br />
ACCUSE INFONDATE<br />
Le prove erano state<br />
falsificate dall’imam<br />
Rimsha Masih è una ragazza<br />
quattordicenne con un grave<br />
ritardo mentale. Vive nel sobborgo<br />
di Mehrabad (Pakistan)<br />
e appartiene alla comunità<br />
cristiana. Accusata di blasfemia,<br />
l’adolescente è rimasta per 22<br />
giorni in carcere, fin quando<br />
<strong>il</strong> giudice Muhammad Azam<br />
Khan ne ha ordinato <strong>il</strong> r<strong>il</strong>ascio<br />
venerdì 7 settembre. Per la<br />
giti. Per essersi schierato a difesa di Asia<br />
Bibi – madre cristiana condannata a morte<br />
per blasfemia, in prigione da un anno<br />
e mezzo per avere bevuto nella stessa tazza<br />
di una musulmana e che tra poco più<br />
di un anno affronterà <strong>il</strong> processo di appello<br />
– e per aver proposto di modificare la<br />
legge sulla blasfemia, <strong>il</strong> ministro Shahbaz<br />
Bhatti è stato assassinato nel 2011. La stessa<br />
sorte è toccata al governatore musulmano<br />
del Punjab, Salman Taseer, che<br />
sempre nel 2011 ha definito quella sulla<br />
blasfemia una “legge nera”. Il suo assassino,<br />
cioè la sua guardia del corpo islamica<br />
di nome Mumtaz Qadri, che l’ha ucciso<br />
con 27 colpi di pistola davanti al tribunale<br />
dove doveva essere giudicato, è stato<br />
accolto da una folla che l’ha osannato<br />
per avere compiuto <strong>il</strong> volere di Dio, l’uccisione<br />
di un blasfemo, inneggiando al suo<br />
nome e ricoprendolo di petali di rose.<br />
La legge è tanto intoccab<strong>il</strong>e quanto<br />
controversa. Secondo le sezioni 295b e<br />
295c del codice penale pakistano la bla-<br />
liberazione di Rimsha si è mosso<br />
l’All Pakistan Minority Alliance,<br />
<strong>il</strong> partito di Paul Bhatti, consigliere<br />
del ministro per l’Armonia<br />
nazionale. Ora, a finire dietro<br />
le sbarre è stato l’imam Khalid<br />
Jadood Christi, arrestato perché<br />
indicato da vari testimoni come<br />
l’autore delle false prove. Christi<br />
avrebbe mischiato alcune pagine<br />
bruciacchiate di un compendio<br />
del Corano tra le ceneri con cui<br />
giocava Rimsha nella discarica<br />
accanto alla sua casa.<br />
sfemia, di cui viene accusato chi offende<br />
<strong>il</strong> nome di Maometto, di Allah e dei santi,<br />
viene punita con l’ergastolo o la a morte.<br />
Secondo dati della Commissione nazionale<br />
di giustizia e pace (Ncjp), organo della<br />
Conferenza episcopale cattolica pakistana,<br />
dal 1986, anno in cui <strong>il</strong> dittatore pakistano<br />
Zia ul-Haq ha promulgato la legge,<br />
sono state incriminate almeno 966 persone,<br />
di cui 479 musulmani, 121 cristiani,<br />
340 ahmadi, 14 indù e 10 di religione<br />
sconosciuta. Almeno 50 cristiani sono stati<br />
uccisi. La legge, però, viene abusata da<br />
24 anni come strumento per eliminare<br />
avversari politici o semplici vicini di casa.<br />
I numeri lo dimostrano: dal 1986 al 2009<br />
sono stati registrati 994 fascicoli contro<br />
cristiani colpevoli di blasfemia, <strong>il</strong> 90 per<br />
cento dei quali è risultato infondato.<br />
Non sono solo ideologia, fanatismo<br />
religioso e motivi economici che spingono<br />
molte persone a scagliarsi contro i cristiani.<br />
Come spiega a <strong>Tempi</strong> Peter Jacob,<br />
presidente del Ncjp, c’è un problema edu-<br />
A sinistra e in alto, le scene della liberazione di Rimsha.<br />
Sopra, Paul Bhatti (al centro) e gli avvocati della ragazza<br />
cativo: «La scuola spesso educa all’odio.<br />
Nello Stato del Punjab, dove si registrano<br />
la maggior parte delle denunce per<br />
blasfemia, ci sono 22 testi scolastici che<br />
contengono ben 55 capitoli che istigano<br />
all’odio contro le minoranze religiose<br />
indù e cristiane e distorcono i fatti storici.<br />
I libri sottolineano, contrariamente<br />
a quanto avvenuto storicamente, che<br />
gli indù e i cristiani si sono opposti alla<br />
creazione di un Pakistan indipendente<br />
dall’India e negano che i musulmani<br />
abbiano attaccato violentemente gli<br />
appartenenti alle minoranze religiose. E<br />
la tendenza è in aumento: se nel 2009 nei<br />
libri di testo c’erano 45 invettive contro le<br />
minoranze, nelle versioni del 2012 ce ne<br />
sono ben 122».<br />
«Il problema è che la gente spesso<br />
difende questa legge in buona fede e crede<br />
davvero che le persone accusate siano<br />
blasfeme», dichiara a <strong>Tempi</strong> Paul Bhatti,<br />
che si è trasferito in Pakistan dall’Italia<br />
nel 2011 per continuare l’opera del<br />
| | 26 settembre 2012 | 33
Foto: AP/LaPresse<br />
fratello Shahbaz. «Ma dopo quello che è<br />
successo a Rimsha tante persone si sono<br />
rese conto che la legge viene applicata<br />
male e molti leader religiosi hanno capito<br />
che non serve a proteggere <strong>il</strong> Corano,<br />
anzi lo disonora».<br />
Dopo l’arresto, le voci sull’età e lo stato<br />
di salute di Rimsha si sono rincorse<br />
incontrollate, con gli islamici che hanno<br />
continuato ad accusarla di avere in piena<br />
coscienza bruciato delle pagine del Corano.<br />
«Abbiamo proposto di farla visitare da<br />
un team di medici», spiega Bhatti. «Il certificato<br />
di nascita della ragazzina dice che<br />
ha 11 anni e ne compirà 12 a dicembre.<br />
Secondo i medici ha al massimo 14 anni,<br />
non è educata e la sua età mentale è inferiore<br />
di un paio d’anni rispetto a quella<br />
anagrafica. Queste notizie hanno cominciato<br />
a far vac<strong>il</strong>lare l’opinione pubblica,<br />
sensib<strong>il</strong>izzandola al caso di Rimsha».<br />
Giustizia di Stato oppure divina<br />
Ma non basta <strong>il</strong> parere di un medico per<br />
far cadere un pregiudizio e una prassi<br />
distorta che va avanti da 26 anni. Se da<br />
una parte diversi esponenti e leader islamici<br />
hanno cominciato a difendere pubblicamente<br />
la ragazzina cristiana, dall’altra<br />
non sono mancate le voci contrarie.<br />
Come quella di Rao Abdur Raheem, avvocato<br />
dell’accusa. Per capire che tipo di<br />
persona sia basta dire che nel suo ufficio<br />
tiene appesa una gigantografia di<br />
Mumtaz Qadri. Raheem ha dichiarato<br />
dopo l’uscita dell’accertamento medico:<br />
«La perizia è stata manipolata dallo Stato<br />
e dall’imputata. Se la corte non svolgerà<br />
bene <strong>il</strong> suo compito, allora la gente<br />
non avrà altra scelta che farsi giustizia da<br />
sola. Ci sono così tante prove contro di lei<br />
che una corte ragionevole non può che<br />
dichiararla colpevole. E se lo Stato interferisce<br />
con <strong>il</strong> Tribunale, Dio arruolerà una<br />
persona che svolga <strong>il</strong> lavoro. Ci sono tanti<br />
Mumtaz Qadri in questo paese».<br />
Parole che hanno messo in pericolo<br />
non solo la vita di Rimsha e della sua<br />
famiglia, ma anche di tutti quelli che si<br />
battono per difenderla. Come Paul Bhatti:<br />
«La prima volta che mi hanno parlato<br />
del caso di Rimsha – racconta – mi<br />
sono subito sentito chiamato ad aiutarla<br />
e a fare di tutto per evitare lo scontro tra<br />
cristiani e musulmani. Sapevo bene che<br />
correvo grossi rischi a espormi, mio fratello<br />
Shahbaz è stato ucciso per questo,<br />
ma non potevo tirarmi indietro. E Dio<br />
ci ha aiutati». Pochi gior-<br />
ni dopo, <strong>il</strong> 2 settembre,<br />
l’imam Hafiz Mohammed<br />
Khalid Chishti viene arrestato<br />
con l’accusa di aver<br />
falsificato le prove. L’imam<br />
infatti, dopo aver ricevuto<br />
da Ammad, <strong>il</strong> vicino di casa di Rimsha<br />
e suo principale accusatore, le presunte<br />
pagine che la ragazzina avrebbe bruciato,<br />
ne ha aggiunte delle altre.<br />
«Quello che ha fatto Khalid Chishti<br />
ci riempie di vergogna. Da circa tre mesi<br />
sono a conoscenza che alcune persone<br />
vogliono cacciare la comunità cristiana<br />
per costruire sulle loro proprietà un centro<br />
di studi islamici», ha dichiarato Allama<br />
Tahir Ashrafi, importante guida islamica<br />
del posto. Il movente delle accuse a<br />
Rimsha, quindi, sarebbe puramente economico.<br />
«Molte volte le accuse di blasfemia<br />
vengono inventate per motivi per-<br />
IDEOLOGIA E FANATISMO ESTERI<br />
A sinistra, <strong>il</strong> funerale<br />
di Shahbaz Bhatti,<br />
ministro cattolico per<br />
le Minoranze, ucciso<br />
nel 2011 per aver<br />
proposto di modificare<br />
la legge sulla blasfemia<br />
e per essersi schierato<br />
a difesa di Asia Bibi,<br />
madre cristiana<br />
condannata a morte per<br />
aver bevuto nella tazza<br />
di una musulmana.<br />
Sotto, <strong>il</strong> governatore<br />
del Punjab, Salman<br />
Taseer, assassinato<br />
per aver definito<br />
la legge sulla blasfemia<br />
una “legge nera”.<br />
Al suo fianco Asia Bibi<br />
L’accusa ha sostenuto che la perizia medica<br />
è stata manipolata. «Se lo Stato interferisce<br />
con <strong>il</strong> Tribunale, allora la gente non avrà<br />
altra scelta che farsi giustizia da sola»<br />
sonali», ammette Bhatti. «In questo caso<br />
però, penso che ci sia di più. Io percepisco<br />
molto odio e discriminazione. Anche perché<br />
quasi <strong>il</strong> 90 per cento dei cristiani che<br />
vivono nel quartiere di Mehrabad sono in<br />
affitto: non basta cacciare loro per espropriare<br />
le terre e costruire un nuovo complesso.<br />
Bisogna prima accordarsi con i<br />
proprietari delle case».<br />
L’arresto dell’imam, insieme alla perizia<br />
medica, sono elementi così forti in<br />
favore di Rimsha che <strong>il</strong> 7 settembre, per<br />
la prima volta da quando esiste la legge<br />
sulla blasfemia e grazie all’aiuto delle<br />
istituzioni mob<strong>il</strong>itate da diverse Ong<br />
| | 26 settembre 2012 | 35
ESTERI IDEOLOGIA E FANATISMO<br />
A destra, una manifestazione<br />
in sostegno di Mumtaz Qadri,<br />
la guardia del corpo musulmana<br />
che ha ucciso con 27 colpi<br />
di pistola <strong>il</strong> governatore<br />
del Punjab, Salman Taseer.<br />
Sotto, l’arresto dell’imam<br />
Khalid Chishti, accusato di aver<br />
falsificato le prove che avevano<br />
portato in cella Rimsha<br />
e da Bhatti, <strong>il</strong> tribunale r<strong>il</strong>ascia Rimsha<br />
su cauzione (circa 9 m<strong>il</strong>a euro). La ragazza<br />
viene trasferita dal carcere di massima<br />
sicurezza alla caserma femmin<strong>il</strong>e nel<br />
quartiere generale della polizia in elicottero,<br />
per impedire che qualche fanatico<br />
attenti alla sua vita, come successo<br />
ad esempio nel 2010 a Faisalabad, quando<br />
due fratelli cristiani sono stati uccisi<br />
fuori dal tribunale a colpi di arma da<br />
fuoco, nonostante <strong>il</strong> processo fosse ancora<br />
in corso. Quando è uscita di prigione,<br />
Rimsha ha dichiarato di temere «che qualcuno<br />
mi voglia uccidere» ed è stata trasferita<br />
insieme alla famiglia in un posto sicuro<br />
e segreto. «Quando è uscita dal carcere,<br />
fisicamente l’ho trovata bene», racconta<br />
Bhatti. «La ragazza parla poco, è timida<br />
e ha subìto un grande trauma. Però<br />
non è stata maltrattata e non ha subìto<br />
nessun tipo di violenze come qualcuno<br />
ha detto». Qualcuno ha avanzato l’ipote-<br />
36 | 26 settembre 2012 | |<br />
«La comunità musulmana ha capito che<br />
nella legge sulla blasfemia c’è qualcosa che<br />
non va. A partire da tanti leader religiosi<br />
che si sono detti disponib<strong>il</strong>i a ridiscuterla»<br />
si che lascerà <strong>il</strong> Pakistan. «Non succederà<br />
invece, perché ormai, anche se <strong>il</strong> processo<br />
deve ancora finire, sono ottimista: la<br />
giustizia ha appurato che Rimsha è vittima<br />
di una gravissima ingiustizia. Per questo<br />
parlerò anche con <strong>il</strong> presidente della<br />
Repubblica, perché faccia tutto quello che<br />
è in suo potere perché non le accada nulla.<br />
Lei non deve temere, la proteggeremo».<br />
Uno spiraglio possib<strong>il</strong>e<br />
Anche la situazione delle 300 famiglie cristiane<br />
fuggite dalle loro case sta migliorando:<br />
«La maggior parte di loro è tornata<br />
indietro, qualcuno ha ancora paura ma la<br />
situazione si è normalizzata. Alcuni han-<br />
no chiesto di ricevere dallo Stato un’altra<br />
casa per andarsene definitivamente, ma<br />
questo non deve accadere. La politica si è<br />
mossa per risolvere <strong>il</strong> problema e per fare<br />
giustizia. La soluzione alle loro esigenze<br />
di sicurezza si trova dall’interno, parlando<br />
con le comunità. Cosa che abbiamo<br />
fatto e stiamo continuando a fare», dice<br />
Bhatti. Il processo di Rimsha deve ancora<br />
terminare e la parola fine su questo caso<br />
non è ancora stata detta, ma non è troppo<br />
presto per parlare di una svolta senza precedenti,<br />
quella più grande e inaspettata.<br />
«La comunità musulmana ha finalmente<br />
capito che nella legge sulla blasfemia c’è<br />
qualcosa che non va. Ho parlato con tanti<br />
leader musulmani, mi hanno detto che<br />
queste ingiustizie non devono più succedere<br />
e si sono detti disponib<strong>il</strong>i a ridiscutere<br />
la legge. Nutro forti spe-<br />
ranze in questo senso, perché<br />
ho incontrato tante persone<br />
che mi hanno manifestato<br />
la loro volontà di<br />
intervenire. Ora faremo dei<br />
seminari sulla legge».<br />
Quanto <strong>il</strong> ruolo di Paul Bhatti sia stato<br />
importante nel caso di Rimsha, lo conferma<br />
<strong>il</strong> padre della ragazza, Mizrak, di<br />
professione imbianchino: «Noi rispettiamo<br />
<strong>il</strong> Corano proprio come rispettiamo<br />
la Bibbia. Non possiamo neanche immaginare<br />
di commettere un atto di blasfemia<br />
e i nostri figli neppure. Quando ho<br />
saputo dell’accusa a mia figlia mi è cascato<br />
<strong>il</strong> mondo addosso. Ho avuto paura. Ora<br />
però sono felice. La speranza e la fede in<br />
Cristo sono forti. Dio ci ha portato la salvezza<br />
attraverso <strong>il</strong> grande lavoro di Paul<br />
Bhatti e di quanti si sono impegnati per<br />
ottenere la libertà di mia figlia».<br />
Leone Grotti<br />
Foto: AP/LaPresse
L’ADULAZIONE DI REPUBBLICA PER IL SUO FONDATORE<br />
Sia gloria al Narciso Scalfari<br />
(<strong>il</strong> potere, però, al suo successore)<br />
Mio caro Malacoda, i grandi vecchi possono dire quello che vogliono. E se sono sinceri<br />
riscuotono simpatia, anche a costo di rovinare un’immagine coltivata<br />
tutta la vita. A 88 anni Eugenio Scalfari si permette questa sincerità. Che gli<br />
viene un po’ come l’indicatore di cambiamento di direzione (la freccia), a intermittenza.<br />
Ma non si può avere tutto da un uomo che ci ha dato già così tante soddisfazioni.<br />
Sublime, comunque, in occasione dell’uscita di una raccolta di sue opere, La passione<br />
dell’etica, nei Meridiani Mondadori, la nonchalance con cui, dopo una vita di trionfi,<br />
<strong>il</strong> Fondatore di Repubblica si lascia andare a un «Eviterei trionfalismi».<br />
L’intervista ha i toni di una confessione (più sim<strong>il</strong>e a quella che si rende al prete<br />
che non al pm, anche se in alcune risposte fa capolino la reticenza o l’addomesticamento<br />
della realtà tipico di chi più che confessarsi vuole se non difendersi almeno<br />
giustificarsi). C’è l’ammissione del giornalismo come libido. Qualcuno credeva avesse<br />
a che fare con la ricerca della verità, evidentemente non conoscendo la raccomandazione<br />
dello Scalfari direttore ai suoi cronisti: «Non fate mai l’errore di rovinare una<br />
bella storia con la verità». C’è sprezzatura<br />
per Sigmund Freud: «Occorre essere consapevoli<br />
che senza un viaggio dentro di sé è<br />
diffic<strong>il</strong>e capire chi sei e come ti relazioni<br />
agli altri. Per spiegare questo stato di cose<br />
Freud ha indicato tre figure psichiche: l’Es,<br />
l’Io e <strong>il</strong> Super Io. Personalmente lo ridurrei<br />
a una dialettica tra amore per sé e amore<br />
per gli altri», con rinforzo: «Non credo nella psicoanalisi».<br />
L’acme viene raggiunto quando Scalfari si guarda allo specchio, non sappiamo se<br />
veda o meno la ruga sulla fronte, ma contemplandosi ammette: «Indiscutib<strong>il</strong>mente sono<br />
un narciso di prim’ordine. E consapevole di esserlo». Tanta sincerità mi ha un po’<br />
deluso, e devo dire anche ferito. Mi sono ripreso quando l’Eugenio italico ha accettato<br />
di parlare del potere. L’adulazione dell’intervistatore ha fatto breccia quando gli ha<br />
chiesto: «Tu sei stato un uomo influente come pochi. Come ti sei difeso dagli aspetti<br />
oscuri del potere?». Il Narciso confesso ha avuto un sussulto d’orgoglio, ha paragonato<br />
la tentazione provata a quella di uomini grandi, tenebrosi e terrib<strong>il</strong>i, e ha mentito: «Mi<br />
vengono in mente Macbeth e Re Lear. Shakespeare ha pienamente reso la rappresentazione<br />
del potere come ossessione che divora tutto e tutti. Se non c’è un limite, anche<br />
mentale, all’uso, chi lo esercita è perduto… La mia esperienza è stata di un liberale convinto<br />
che <strong>il</strong> potere, anche quello personale, abbia bisogno dei suoi contrappesi. Quando<br />
hai molto potere, quando la gente ti riconosce un ruolo dominante, devi essere<br />
molto attento all’uso che ne fai. Devi sapere che c’è una linea invisib<strong>il</strong>e oltre la quale <strong>il</strong><br />
potere rischia di trasformarsi in patologia». Per usare le sue stesse parole, «io la ridurrei<br />
così»: <strong>il</strong> potere, quello vero, quello politico, Scalfari non è mai riuscito a conquistarlo<br />
in modo stab<strong>il</strong>e, né direttamente né per interposta persona con tutti i personaggi che<br />
ha via via sponsorizzato a partire da Ciriaco De Mita. Più efficace di lui nell’etero-guidare<br />
la sinistra italiana si è rivelato <strong>il</strong> suo successore. Ma questo era troppo da ammettere,<br />
anche per un Narciso consapevole. Ricorda, nipote, o <strong>il</strong> potere o la gloria. Si possono<br />
avere entrambi, ma in tempi diversi. Il Narciso, in fondo, vuole subito la gloria.<br />
Tuo affezionatissimo zio Berlicche<br />
Sublime, in occasione dell’uscita di<br />
una raccolta di sue opere nei Meridiani<br />
Mondadori, la nonchalance con cui, dopo<br />
una vita di trionfi, l’Eugenio italico si<br />
lascia andare a un «eviterei trionfalismi»<br />
GLI ULTIMI<br />
SARANNO PRIMI<br />
LE NUOVE<br />
LETTERE DI<br />
BERLICCHE<br />
| | 26 settembre 2012 | 39
CULTURA<br />
Uscire dal<br />
buco nero<br />
relativista<br />
Una civ<strong>il</strong>tà che non ha <strong>il</strong> coraggio di stare<br />
di fronte a Dio genera violenza e distruzione.<br />
«Solo nell’incontro con <strong>il</strong> proprio orizzonte rivelato<br />
nella storia l’uomo sarà se stesso». La lezione di<br />
Gerhard Müller, custode dell’ortodossia cattolica<br />
di Gerhard Ludwig Müller*<br />
Nella lezione da lui tenuta a Ratisbona<br />
– un momento magico della storia<br />
universitaria tedesca – Benedetto<br />
XVI ha nuovamente posto in risalto la sintesi<br />
di fede e ragione e di libertà e amore.<br />
Quattro concetti che oggi un mondo secolare<br />
vorrebbe reclamare per sé, al contempo<br />
disconoscendo alla Chiesa <strong>il</strong><br />
diritto di presentarsi come fondamento<br />
portante o sorgente<br />
di una vita sensata della società.<br />
Chi non crede in Cristo quale<br />
unico e insuperab<strong>il</strong>e mediatore<br />
di salvezza si fa vanto della<br />
propria apertura mentale e<br />
capacità di tolleranza, accusando<br />
al tempo stesso la Chiesa<br />
di costrizione delle coscienze e<br />
di imperialismo spirituale. Ma<br />
quest’assoluta tolleranza, sbandierata<br />
in una visione pluralistica<br />
del mondo, a quanto pare<br />
vien meno se si tratta del cristiano<br />
e della sua fondamentale<br />
deliberazione di fede.<br />
Dietro a tutto ciò si cela sovente l’idea<br />
che l’uomo possa giungere a una più profonda<br />
cognizione solo in maniera unidimensionale,<br />
puramente secolare. Il non<br />
visib<strong>il</strong>e viene confinato al campo della psicologia<br />
o della mitologia, come modello<br />
di superamento soggettivo di una realtà<br />
insostenib<strong>il</strong>e: a esso non viene dunque<br />
40 | 26 settembre 2012 | |<br />
L’AUDACIA DELLA FEDE<br />
attribuita nessuna esistenza reale. Non esiste<br />
alcuna pretesa di verità, una misura<br />
ultima, un Dio. Ma come è possib<strong>il</strong>e pronunciare,<br />
con un atteggiamento agnostico,<br />
un sim<strong>il</strong>e giudizio apodittico?<br />
Nasce così la dittatura del relativismo,<br />
di cui parlava <strong>il</strong> cardinale Ratzinger<br />
in apertura del conclave dal quale sarebbe<br />
uscito come Benedetto XVI. La negazione<br />
della trascendenza reca in sé<br />
dei pericoli, che gli avvenimen-<br />
LA RIVISTA<br />
ti e le tendenze storiche permettono<br />
di documentare: l’idolatria<br />
dell’uomo ha portato e porta<br />
al totalitarismo, e distrugge<br />
la visione cristiana dell’essere<br />
umano attraverso la prepotenza<br />
del più forte. Nulla si è rivelato<br />
più autoritario del liberalismo<br />
relativista del XIX secolo<br />
VITA E<br />
con <strong>il</strong> suo furore anticlericale.<br />
PENSIERO Nessun altro movimento è stato<br />
ed. Vita e più ost<strong>il</strong>e all’uomo dell’ateismo<br />
Pensiero<br />
del XX secolo, con l’atteggia-<br />
8,50 euro<br />
mento pseudoreligioso dell’“uomo<br />
nuovo”. La nomenclatura<br />
del “superuomo” ha portato allo sterminio<br />
di m<strong>il</strong>ioni di persone, causando morte<br />
e distruzione in tutto <strong>il</strong> mondo. In nome<br />
della libertà, si sono combattute la Chiesa<br />
e la fede.<br />
Il relativismo applicato alla verità non<br />
è soltanto un ragionamento f<strong>il</strong>osofico,<br />
bensì sfocia inevitab<strong>il</strong>mente nell’intolleranza<br />
nei confronti di Dio. Gli enuncia-
Foto: Getty, AP/LaPresse<br />
L’AUTORE<br />
NEL SEGNO DI RATISBONA<br />
Successore di Ratzinger all’ex Sant’Uffizio<br />
Gerhard Ludwig Müller, già vescovo di Ratisbona, <strong>il</strong> 2<br />
luglio 2012 è stato nominato da Benedetto XVI prefetto<br />
della Congregazione per la Dottrina della Fede. Il<br />
testo pubblicato in queste pagine, contenuto nel numero<br />
di luglio-agosto della rivista Vita e Pensiero (nelle librerie<br />
dal 19 settembre), riprende stralci del suo intervento<br />
pronunciato in occasione della presentazione degli atti<br />
del convegno “Dal logos dei Greci e dei Romani al Logos<br />
di Dio. Ricordando Marta Sordi”, presso l’Università<br />
Cattolica del Sacro Cuore <strong>il</strong> 3 novembre 2011.<br />
«M<strong>il</strong>ioni di aborti, manipolazione genetica,<br />
eutanasia. Senza <strong>il</strong> dominio liberatorio di<br />
Cristo, ciò che essenzialmente ci costituisce<br />
diventa una farsa. Senza consistenza<br />
e terrificante per chi non può difendersi»<br />
Anselm<br />
Kiefer,<br />
Athanor<br />
(2007),<br />
Parigi,<br />
Louvre<br />
ti centrali su Dio – Gesù Cristo – la Chiesa<br />
sono considerati al massimo come subcultura<br />
di un raggruppamento con motivazioni<br />
religiose. Dio diventa un “ideale”,<br />
da impiegare per l’edificazione o la pedagogizzazione<br />
degli uomini. Gesù Cristo<br />
diventa un “caso” speciale, che potrebbe<br />
servire da modello esemplare per la morale<br />
della società, e la Chiesa è una libera<br />
associazione – tipo circolo ricreativo – di<br />
persone con le stesse opinioni soggettive<br />
in materia di religione.<br />
La verità inaccettab<strong>il</strong>e<br />
Vanno cercati qui i motivi della tabuizzazione<br />
in pubblico delle tematiche religiose;<br />
ma anche della rimozione del messaggio<br />
cristiano e della Chiesa dal dibattito<br />
politico. La Chiesa, si dice, rappresenta<br />
persone motivate religiosamente, che<br />
tuttavia non possiedono alcun diritto di<br />
intervento e compartecipazione nella configurazione<br />
del mondo. Esse sono legate a<br />
un paradigma culturale limitato, che però<br />
non è generalmente vincolante e rientra<br />
anzi nella sfera della soggettività individuale<br />
e collettiva. Anche per l’idea che la<br />
teologia coltiva di se stessa, questa valu-<br />
| | 26 settembre 2012 | 41
CULTURA L’AUDACIA DELLA FEDE<br />
tazione della fede non resta senza conseguenze.<br />
Essa costituisce ancora una genuina<br />
indagine su Dio con gli auspici della<br />
ragione, o solamente un programma al<br />
quale si dedicano alcuni aderenti?<br />
Il liberalismo come forma agente del<br />
pluralismo non può tollerare che Dio si sia<br />
effettivamente rivelato all’uomo, poiché in<br />
tal caso si dovrebbe ammettere che l’uomo<br />
non è la misura di tutte le cose, bensì deve<br />
se stesso all’amore divino dispensatore di<br />
libertà. Il liberalismo, che assolutizza piacere<br />
e guadagno, si contrappone all’uomo<br />
eucaristico, che deve a Dio la propria esistenza<br />
e redenzione, e compartecipa della<br />
libertà e gloria dei figli di Dio.<br />
L’unica guida verso la conoscenza<br />
Può avere buon esito un mondo senza Dio?<br />
Questo interrogativo non si pone a livello<br />
puramente teorico. Va collegato alla premessa<br />
che Dio esiste, e che noi lo rimuoviamo<br />
da ciò che è di sua proprietà. Non si<br />
tratta quindi della questione se Dio esista<br />
o meno, ma del netto rifiuto della sua presenza.<br />
Chi riconosce in Dio <strong>il</strong> perno e cardine<br />
della propria vita viene sovente deriso,<br />
non per <strong>il</strong> fatto che non esista un Dio<br />
al quale ci si potrebbe rivolgere,<br />
ma perché si vorrebbe<br />
coscientemente bandirlo<br />
dalla realtà. Una ragione<br />
<strong>il</strong>luminista si autodichiara<br />
Dio e suggerisce che l’uomo<br />
basta a se stesso.<br />
Ma la nostra professione<br />
di fede contiene già <strong>il</strong><br />
germe di un incontro con<br />
Dio orientato secondo la<br />
ragione umana. Ragione e<br />
razionalità non sono concetti<br />
incompatib<strong>il</strong>i con la fede, anche se<br />
questo è <strong>il</strong> ricorrente rimprovero mosso<br />
dalla modernità pluralistica e relativistica.<br />
Noi, in quanto esseri razionali, siamo<br />
concepiti in maniera tale che non nascondiamo<br />
Dio di fronte alla ragione. Egli l’ha<br />
creata, è <strong>il</strong> logos onnicomprensivo, l’unico,<br />
insomma, che possa semmai guidarci<br />
verso l’esperienza e la cognizione. L’uomo<br />
pensa se stesso e <strong>il</strong> mondo, e ne pensa<br />
<strong>il</strong> motivo trascendentale che dà origine<br />
al tutto. Impiega la propria ragione. Ma<br />
come può la ragione pensare se stessa senza<br />
far riferimento a Dio?<br />
Il pluralismo e <strong>il</strong> secolarismo vengono<br />
incontro all’uomo che vorrebbe vivere<br />
senza Dio per non dover sottostare a<br />
delle regole; regole che tuttavia derivano<br />
prorio dal fatto stesso di essere uomo.<br />
Una discussione priva di questo punto di<br />
riferimento scardina l’uomo. Perché non<br />
esiste più una base in grado di mostrargli<br />
42 | 26 settembre 2012 | |<br />
«Chi riconosce in Dio<br />
<strong>il</strong> cardine della propria<br />
vita viene sovente<br />
deriso, non per <strong>il</strong> fatto<br />
che non esista un Dio<br />
al quale ci si potrebbe<br />
rivolgere, ma<br />
perché si vorrebbe<br />
bandirlo dalla realtà»<br />
BANDO ALLE “GUERRE GIUSTE” E AL BUONISMO<br />
Anche contro l’islam estremista<br />
la vittoria passa dalla ragione<br />
Gerhard Ludwig Müller, <strong>il</strong> prefetto dell’ortodossia cattolica,<br />
approfondisce in queste pagine uno dei due corni della lezione<br />
ratisboniana di Ratzinger. Dell’altro corno, quello evocato a<br />
partire dalla citazione del dialogo tra l’imperatore bizantino<br />
Manuele II Paleologo e un musulmano persiano («Dio non si<br />
compiace del sangue; non agire secondo ragione è contrario alla<br />
natura di Dio»), parlarono le reazioni di straordinaria violenza<br />
che si levarono allora dalle piazze (e dai parlamenti) dei paesi<br />
musulmani. E che ricorrono puntualmente quando scatta una<br />
qualsiasi denuncia di “blasfemia”. Nel caso di Ratisbona persino <strong>il</strong><br />
tempio laico del New York Times si accodò alla violenta vulgata<br />
che scambiò un gigantesco pensiero per una misera aggressione<br />
all’islam. E all’unisono, liberal e integralisti, osarono avanzare alla<br />
Santa Sede nientemeno che la richiesta di “scuse formali” per<br />
quel pronunciamento del Santo Padre. Naturalmente nessuna<br />
smentita arrivò e le piazze in ebollizione sbollirono. Periodicamente,<br />
però, dopo <strong>il</strong> massacro delle Torri Gemelle (quando certe<br />
stesse piazze gioirono per la strage di migliaia di civ<strong>il</strong>i innocenti),<br />
<strong>il</strong> rito dello sdegno e delle violenze antioccidentali si ripete. Mentre<br />
con <strong>il</strong> cristianesimo <strong>il</strong> motteggio e la denigrazione sono diventati<br />
uno sport internazionale, con l’islam c’è poco da scherzare.<br />
Dopo di che, quello che <strong>il</strong> mondo musulmano produce nella sua<br />
indignazione lo si vede, non c’è bisogno di spiegarlo. Ora <strong>il</strong> punto<br />
è questo: siamo proprio sicuri di dover scegliere tra la “guerra<br />
giusta” di Bush e <strong>il</strong> “buonismo” di Obama? No. L’alternativa,<br />
come ha ribadito <strong>il</strong> viaggio di Benedetto XVI in Libano, al cuore<br />
della faglia tra Occidente e Umma, è «aprirsi alla vastità della<br />
ragione». Cioé alla ragione sottomessa all’esperienza. Si capisce<br />
allora, e solo allora, che convivenza e frequentazione sono le<br />
condizioni per la ricerca di quella felicità a cui ogni cuore umano<br />
aspira. Qualunque sia la religione e <strong>il</strong> tempo in cui l’uomo vive.<br />
Per questo difendere la presenza cristiana nei paesi<br />
musulmani non è difendere l’Occidente. È difendere la<br />
ricerca della felicità per ciascuno e per tutti.<br />
chi, in sostanza, egli sia. Senza <strong>il</strong> dominio<br />
liberatorio di Gesù Cristo, ciò che essenzialmente<br />
costituisce l’uomo diventa una<br />
farsa. Senza consistenza e terrificante per<br />
coloro che non sono in grado di difendersi.<br />
Gli esempi sono sotto gli occhi di tutti: i<br />
m<strong>il</strong>ioni di aborti, la ricerca sulle staminali<br />
embrionali e l’eutanasia.<br />
Il logos nella nostra natura<br />
Proprio per questo, <strong>il</strong> mondo ha bisogno<br />
di una ragione che non sia sorda nei confronti<br />
del divino. Il logos divino ha assunto<br />
la natura umana in Gesù Cristo. Questa<br />
è la fede che la ragione insegna a<br />
comprendere, e la ragione che perviene<br />
alla fede, e la libertà che agisce secondo<br />
coscienza.<br />
La ragione è autorizzata dalla realtà<br />
stessa ad autoattuarsi in maniera trascendentale<br />
e sovraoggettuale, in un’attuazione<br />
che sola immette nell’esperien-<br />
za sensib<strong>il</strong>e l’unità della coscienza. La realtà<br />
pone la questione del proprio fondamento<br />
incondizionato, del senso dell’esistenza<br />
umana come persona. La sofferenza,<br />
l’amore e la morte, che segnano la<br />
vita, sono momenti essenziali dell’esistenza<br />
spirituale dell’uomo nel mondo. L’uomo,<br />
attuandosi spiritualmente, si sperimenta<br />
come dipendente dall’origine trascendente<br />
e orientato al fine di tutto, a<br />
Dio, all’orizzonte della sua autoattuazione.<br />
L’idea che l’uomo si fa di sé come essere<br />
razionale comporta perciò anche la<br />
qualifica di uditore di una possib<strong>il</strong>e parola<br />
di conforto e di interpellanza da parte<br />
di Dio, a lui rivolta nella mediazione di<br />
una parola umana. Solo nell’incontro con<br />
<strong>il</strong> proprio orizzonte rivelantesi nella storia<br />
lo spirito umano attua la sua capacità<br />
di autotrascendersi.<br />
*prefetto della Congregazione<br />
per la Dottrina della Fede<br />
Foto: AP/LaPresse
Il Free DUCk è un quadriciclo elettrico<br />
leggero, pratico e maneggevole<br />
che costituisce una valida risposta<br />
al problema della mob<strong>il</strong>ità nel pieno<br />
rispetto dell’ambiente.<br />
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SPORT<br />
CALCIO IN CRISI<br />
E li chiamano<br />
top player<br />
Parola d’ordine pareggio di b<strong>il</strong>ancio. È così che<br />
<strong>il</strong> campionato più bello del mondo ha perduto<br />
fascino e competitività. E ha salutato gli ultimi<br />
Grandi Campioni. Puntando tutto sui vari Destro<br />
e Immob<strong>il</strong>e. È iniziato l’anno zero della serie A<br />
di Fred Perri<br />
giorno stavo guardando Skysport24,<br />
<strong>il</strong> canale che ha rivolu-<br />
L’altro<br />
zionato <strong>il</strong> modo di fare informazione<br />
sportiva in Italia, nel bene e nel<br />
male. Nel bene perché fornisce un mucchio<br />
di notizie interessanti, perché sta<br />
dappertutto e copre anche la sagra del<br />
verricello di Savona, se c’è uno straccio<br />
di calciatore o dirigente da intervistare;<br />
nel male perché, per riempire 24 ore di<br />
sport, in certe giornate senza sagre, in<br />
certi momenti in cui i protagonisti del<br />
calcio stanno a casa con i figli o con le<br />
bonazze che la loro condizione permette<br />
loro di cuccare, in certe settimane in<br />
cui c’è la sosta per la nazionale, i ragazzi<br />
di Sky sono costretti a ripetersi o a buttar<br />
dentro qualche carico di pura, semplice,<br />
inevitab<strong>il</strong>e fuffa. Per occupare lo spazio<br />
e perché ha molto successo, adesso si<br />
sono inventati “liberi di”: in pratica i giornalisti<br />
in studio rispondono alle domande<br />
formulate dai telespettatori su twitter.<br />
Io stavo appunto lì a bighellonare e mi è<br />
capitato proprio quello. Beh, <strong>il</strong> 95 per cento<br />
delle domande riguardavano <strong>il</strong> mercato.<br />
Ma come, non si è appena concluso?<br />
Ma come, volete ancora parlarne, ora<br />
che quasi tutte le squadre hanno dovuto<br />
dismettere un sacco di campioni? Ma<br />
44 | 26 settembre 2012 | |<br />
come non siete delusi per gli acquisti, nessuno<br />
dei quali è quello che gli stolti definiscono<br />
“top player”? (Quando sento questa<br />
espressione mi viene in mente Nanni<br />
Moretti in Palombella rossa che strapazza<br />
l’incauta giornalista che ha pronunciato<br />
la parola “trend”). E invece parlare di<br />
mercato è tornato di moda, proprio come<br />
i rotocalchi con le storie di gossip dei divi<br />
e i fotoromanzi che esplosero nel dopoguerra,<br />
quando c’erano ancora le macerie,<br />
e i sogni, come dice Marzullo, aiutavano<br />
a vivere. O a sopravvivere.<br />
Dov’è finito Van Persie?<br />
Ci eravamo lasciati prima dell’estate con<br />
previsioni infauste che si sono pienamente<br />
realizzate. Il campionato italiano si è<br />
impoverito. Il M<strong>il</strong>an, inseguendo <strong>il</strong> pareggio<br />
di b<strong>il</strong>ancio, si è privato di Zlatan Ibrahimovic<br />
e di Thiago S<strong>il</strong>va, i suoi pezzi più<br />
pregiati, abbattendo <strong>il</strong> monte ingaggi per<br />
un risparmio complessivo di 60 m<strong>il</strong>ioni<br />
di euro. L’Inter ha sfoltito i ranghi alla<br />
grande privandosi soprattutto dei bras<strong>il</strong>iani<br />
(Lucio, Maicon, Julio Cesar) o degli<br />
Il M<strong>il</strong>an si è privato di Zlatan Ibrahimovic<br />
e di Thiago S<strong>il</strong>va, i suoi pezzi più pregiati,<br />
abbattendo <strong>il</strong> monte ingaggi di 60 m<strong>il</strong>ioni<br />
di euro. L’Inter ha salutato tutti i bras<strong>il</strong>iani
Sono finiti i tempi dei vari<br />
Ibrahimovic, Eto’o e Mourinho.<br />
In tempi magri e grami le big<br />
del calcio italiano pensano<br />
a ripianare i b<strong>il</strong>anci<br />
e scommettono su giovani<br />
del vivaio o stranieri<br />
ancora da svezzare.<br />
Nella foto, da sinistra, Ph<strong>il</strong>ipe<br />
Coutinho (Inter), Alessandro<br />
Florenzi (Roma) e Stephan<br />
El Shaarawy (M<strong>il</strong>an)<br />
uruguaiani (Forlan) perché<br />
costavano troppo e perché<br />
la cosca vincente,<br />
ad Appiano Gent<strong>il</strong>e,<br />
è quella degli argentini<br />
del boss Zanetti.<br />
Anche <strong>il</strong> Napoli ha<br />
ceduto un pezzo pregiato,<br />
Ezechiele Lavezzi, al<br />
Parigi dello sceicco e di Carlo Ancelotti<br />
che, però, non ha cominciato br<strong>il</strong>lantemente<br />
la stagione.<br />
La Juventus invece, data dai media<br />
sempre lì, sul bordo del Grande Colpo,<br />
alla fine si è ritrovata, a parte alcuni buoni<br />
acquisti iniziali, Isla e Asamoah e <strong>il</strong><br />
ritorno della formica Giovinco (a me non<br />
convince ma piace molto a Conte), l’attaccante<br />
danese Nicklas Bendtner la cui<br />
impresa più famosa è avvenuta ai recenti<br />
Europei di Ucraina e Polonia, quando,<br />
dopo avere segnato un gol contro <strong>il</strong><br />
Portogallo, si è abbassato i pantaloncini<br />
mostrando un paio di boxer con la scritta<br />
“Paddy Power”, l’ennesimo sito di giochi<br />
online e per questo è stato multato di<br />
100 m<strong>il</strong>a euro dall’Uefa. Magari sfonderà<br />
le reti del nostro campionato ma finora<br />
deve ancora dimostrare tutto. E pensare<br />
che dall’Arsenal, gli esperti (ah, ah)<br />
di mercato scrivevano che la Juventus<br />
| | 26 settembre 2012 | 45
avrebbe preso Van Persie (andato invece<br />
al Manchester United).<br />
«Compagni, <strong>il</strong> gioco si fa peso e tetro,<br />
comprate <strong>il</strong> mio didietro io lo vendo per<br />
poco». Il mitico Francesco Guccini, che<br />
fanno imparare a memoria anche nella<br />
elementare cattolica di mio figlio (sono<br />
rimasto piacevolmente sorpreso), ci aiuta<br />
a capire la situazione in cui siamo. Il<br />
calcio italiano è all’anno zero. La crisi c’è<br />
per tutti, pensate agli spagnoli che vogliono<br />
gli aiuti per le loro banche che hanno<br />
foraggiato per anni le follie di Real<br />
Madrid (di più) e Barcellona (di<br />
meno). Però la nostra situazione<br />
è un classico caso di cicala/<br />
formica. Noi avevamo un grande<br />
campionato, con un grande<br />
fascino soprattutto da un punto<br />
di vista dell’immagine, della<br />
competitività. Proprio gli<br />
aspetti che abbiamo perduto.<br />
Negli anni d’oro, dopo<br />
la riapertura delle frontiere<br />
all’inizio degli anni Ottanta, i<br />
grandi campioni, da Platini a<br />
Maradona, da Zico a Rummenigge,<br />
da Boniek a Van Basten,<br />
non sono venuti in Italia solo<br />
per la grana, ma anche per <strong>il</strong><br />
fascino, per la sfida, perché<br />
in Italia si diventava veramente<br />
grandi. Poi è arrivato S<strong>il</strong>vio<br />
Berlusconi con i suoi elicotteri<br />
e i suoi soldi e tutti si<br />
sono dovuti adeguare, persino<br />
la Juventus che non avrebbe<br />
mai speso le cifre che, all’inizio<br />
degli anni Novanta, ha cacciato<br />
per Baggio, Vialli e tanti<br />
altri giocatori più o meno<br />
determinanti. Gianni Agnelli<br />
definì Berlusconi “<strong>il</strong> calmieratore<br />
del mercato”, con la sua<br />
bella erre da Avvocato.<br />
Lo prendeva in giro, certo, ma tutte le<br />
colpe non sono del Berlusca: piuttosto di<br />
tutti quelli che gli sono andati dietro senza<br />
programmare, senza pensare al futuro,<br />
ad esempio investendo su giovani e stadi.<br />
Noi avevamo un grande calcio, ma invece<br />
di fare come i tedeschi, quando venivano<br />
saccheggiati dei loro migliori calciatori,<br />
abbiamo cantato, cantato, cantato fino a<br />
quando non abbiamo perso la voce e non<br />
abbiamo avuto più soldi.<br />
Cioè fino ad ora, fino all’espatrio degli<br />
ultimi Grandi Campioni. L’Inter, che nella<br />
seconda metà del primo decennio del<br />
terzo m<strong>il</strong>lennio era stata la squadra più<br />
potente, quella che ha preso i giocatori<br />
più importanti, che ha speso senza ritegno<br />
(soprattutto in ingaggi), dall’estero<br />
Dream team 2011 (ingaggi, m<strong>il</strong>ioni di euro)<br />
Zanetti<br />
Inter 2,7<br />
Cambiasso<br />
Inter 4<br />
Totti<br />
Roma 5<br />
Buffon<br />
Juventus 6<br />
Thiago S<strong>il</strong>va<br />
M<strong>il</strong>an 6,5<br />
Pirlo<br />
Juventus 3,5<br />
Cavani<br />
Napoli 4,5<br />
De Rossi<br />
Roma 6<br />
Chiellini<br />
Juventus 3<br />
Sneijder<br />
Inter 6<br />
Ibrahimovic<br />
M<strong>il</strong>an 9<br />
ha preso Pereira. Per <strong>il</strong> resto tutti acquisti<br />
italiani, anche se di stranieri. Moratti<br />
ha scelto un allenatore giovane, Stramaccioni,<br />
e speriamo lo difenda, gli dia<br />
fiducia. Il M<strong>il</strong>an galleggia in un rapporto<br />
strano con Allegri, la Juventus gioca<br />
con Antonio Conte nel box con i vetri<br />
fumé. La Roma ha tirato fuori dal dimenticatoio<br />
Zeman, l’ultimo giapponese, uno<br />
di quelli per cui la guerra non è mai finita.<br />
Ricorda quelli che per scelta ideologica<br />
ma anche per campare sono stati anti-<br />
Poi è arrivato <strong>il</strong> Berlusca con i suoi soldi<br />
e tutti si sono adeguati, anche la Juve.<br />
Gianni Agnelli lo definì “<strong>il</strong> calmieratore del<br />
mercato”, con la sua bella erre da Avvocato<br />
CALCIO IN CRISI SPORT<br />
Sopra, in senso anti orario: Ezequiel Lavezzi<br />
è passato dal Napoli al Psg; Julio Cesar<br />
e Ibrahimovic hanno lasciato Inter e M<strong>il</strong>an<br />
per Qpr e Psg; Maicon è volato in Premier<br />
League al Manchester City di Mancini<br />
berlusconiani e anche se <strong>il</strong> Berlusca non<br />
c’è più continuano a rimestare nel torbido,<br />
a essere sempre “contro”. Mi piacciono<br />
le squadre di Zeman, ma sono proprio<br />
a immagine e somiglianza dell’allenatore:<br />
se prendessero qualche gol in meno,<br />
come se lui dicesse qualche parola in<br />
meno, non sarebbe male. Gioverebbe alla<br />
squadra, a lui e al clima generale. Quindi<br />
non è che come allenatori stiamo messi<br />
meglio, siamo alla compagnia di giro,<br />
al valzer dei soliti noti con qualche inserimento<br />
bizzarro (Petkovic alla Lazio). Per<br />
non parlare dei dirigenti, se penso a certi<br />
nomi che vedo da più di vent’anni mi<br />
viene l’angoscia. Il vero rinnovamento<br />
dovrebbe avvenire in Lega, qui si dovrebbero<br />
sfoltire i ranghi, invece siamo al solito<br />
mesto spettacolo.<br />
Ma chi cavolo è Giocondos?<br />
Dopo averli praticamente aboliti, abbiamo<br />
riscoperto “i giovani”. Adesso tira<br />
moltissimo Mattia Destro<br />
di Ascoli Piceno, attaccante<br />
della Roma, fresco di gol<br />
a Malta in nazionale. Però<br />
nella Roma di Zeman dovrà<br />
giocare a destra. Vedremo<br />
| | 26 settembre 2012 | 47
SPORT CALCIO IN CRISI<br />
come se la caverà. Mi piace anche Ciro<br />
Immob<strong>il</strong>e. Insomma qualcosa di buono<br />
in giro c’è, anche se da questo punto di<br />
vista ci si doveva svegliare prima e invece<br />
i vivai, i settori giovan<strong>il</strong>i sono stati praticamente<br />
abbandonati negli anni delle<br />
cicale, in cui tutti quelli che volevano imitare<br />
Berlusconi pagavano stipendi d’oro<br />
ai giocatori medi. Noi scontiamo questo,<br />
ancora oggi, paghiamo per i soldi buttati<br />
non per i campioni. Io non mi scandalizzo<br />
per i m<strong>il</strong>ioni a Ibrahimovic, come prima<br />
non mi scandalizzavo<br />
per quelli dati a Ronaldo<br />
(quello vero, non suo fratello<br />
grasso e infortunato)<br />
o a Maradona. Lo scandalo<br />
non è coprire d’oro la star.<br />
È la legge dello showbiz:<br />
vuoi la stella con <strong>il</strong> nome<br />
grande in cartellone che<br />
seduca <strong>il</strong> pubblico? La devi<br />
pagare. No, <strong>il</strong> vero danno<br />
l’abbiamo fatto offrendo<br />
stipendi d’oro a mediani,<br />
terzinacci, stopper di dubbia<br />
provenienza e di scarso<br />
contributo. Abbiamo buttato<br />
i soldi dalla finestra e<br />
i soldi sono finiti, così ora<br />
è tornato prepotentemente<br />
di moda <strong>il</strong> mercato che<br />
è un po’ come per i ristoranti<br />
e prima ancora per<br />
la nazionale: <strong>il</strong> sonno della<br />
ragione produce mostri<br />
e adesso ha creato una pletora di esperti<br />
attaccati alla televisione o a internet che<br />
danno consigli su giocatori che io non ho<br />
mai sentito nominare e soprattutto che<br />
non voglio neanche nominare. E fanno le<br />
domande ai giornalisti che, giustamente,<br />
strabuzzano gli occhi e loro sono contenti<br />
di averli presi in castagna. No, non so<br />
nulla di un centravanti del Palmeiras di<br />
nome Giocondos, ve lo dico chiaro.<br />
La Juventus come i tedeschi<br />
Ma più che pensare a terzini colombiani<br />
e mezze punte c<strong>il</strong>ene, dovremmo pensare<br />
all’ultimo danno ancora presente<br />
e derivato dalla stagione delle cicale. Le<br />
rose straripanti. Abbiamo cacciato un<br />
mucchio di gente che guadagnava grandi<br />
cifre, ma ci sono squadre che hanno rose<br />
con oltre trenta giocatori, come Lazio,<br />
Bologna e M<strong>il</strong>an, tutta gente che mangia,<br />
incassa e probab<strong>il</strong>mente non vedrà<br />
<strong>il</strong> campo se non raramente. La Juventus<br />
paga, per niente, Iaquinta (3 m<strong>il</strong>ioni).<br />
Alla fine di tutto questo, che conclusioni<br />
tirare? Innanzitutto che la Juventus<br />
si è portata, dopo anni di oblio, in una<br />
48 | 26 settembre 2012 | |<br />
Qui sotto, lo Juventus Stadium,<br />
dove i bianconeri lo scorso anno<br />
non hanno mai perso un match.<br />
Sotto, a sinistra, <strong>il</strong> nuovo<br />
attaccante di Antonio Conte,<br />
<strong>il</strong> danese Nicklas Bendtner<br />
e la giovane punta della Roma<br />
di Zeman, Mattia Destro<br />
posizione che potrebbe permetterle di<br />
dominare la scena per molti anni. La crisi<br />
ha velocemente ribaltato le gerarchie.<br />
La società di Andrea Agnelli ha una grande<br />
forza che è rappresentata dallo stadio<br />
di proprietà. È questo, in tempi magri e<br />
grami, <strong>il</strong> vero “Top Player” (mi insulto da<br />
solo). Io, per dire, <strong>il</strong> giorno che smetterò<br />
di fare questo mestiere in uno stadio italiano<br />
non ci metterò più piede. Forse mi<br />
vedrete all’Allianz Arena di Monaco di<br />
Baviera o all’Anfield Road di Liverpool o<br />
al Camp Nou di Barcellona, ma a San Siro<br />
ci vado solo se mi portano <strong>il</strong> Berlusca o<br />
Moratti nelle loro limousine. L’unico stadio<br />
frequentab<strong>il</strong>e in Italia è lo Juventus<br />
Stadium (se vi becco a dire “stedium” vi<br />
meno). Non è solo comodo per chi ci va. È<br />
fonte di guadagno, un forte viatico per <strong>il</strong><br />
senso di appartenenza dei giocatori. Chi<br />
entra con la maglia della Juve si sente a<br />
casa sua, chi vi arriva da avversario, sen-<br />
Chi entra con la maglia della Vecchia Signora<br />
si sente a casa: è lo stadio della Juve e basta,<br />
con le 3 stelle e i 30 scudetti, con l’ideologia<br />
bianconera che trasuda da ogni scalino<br />
Low cost team 2012 (ingaggi, m<strong>il</strong>ioni di euro)<br />
Legrottaglie<br />
Catania 0,38<br />
Blasi<br />
Pescara 0,3<br />
Destro<br />
Roma 1,5<br />
Perin<br />
Pescara 0,2<br />
Romagnoli<br />
Pescara 0,14<br />
Krhin<br />
Bologna 0,35<br />
Florenzi<br />
Roma 0,03<br />
Bendtner<br />
Juventus 1,5<br />
Lucchini<br />
Atalanta 0,5<br />
Rosina<br />
Siena 0,35<br />
Immob<strong>il</strong>e<br />
Genoa 0,7<br />
te tutta la forza di uno stadio che non è<br />
<strong>il</strong> solito stadio comunale, magari diviso<br />
tra due squadre, ma lo stadio della Juventus<br />
e basta, con le sue tre stelle, con i suoi<br />
trenta scudetti, con l’ideologia bianconera<br />
che trasuda da ogni scalino. Questo<br />
rende veramente la Juve a livello, per dire,<br />
dei club tedeschi. Il calcio tedesco è <strong>il</strong> più<br />
sano d’Europa (beh, sono tedeschi). Stadi<br />
di proprietà sempre pieni, conti a posto,<br />
squadre competitive. Sono sempre lì. La<br />
Juventus è su questa strada, le altre no.<br />
Questo le dà un enorme vantaggio.<br />
L’unico problema per la Juventus è<br />
la squalifica di Antonio Conte. Ma se riuscisse<br />
a vincere anche con l’allenatore in<br />
tribuna, beh, allora, cari miei, non ce ne<br />
sarebbe più per nessuno. Il 2006 sembrava<br />
aver scongiurato <strong>il</strong> pericolo di morire<br />
juventini, ma vi dovrete abituare in fretta<br />
all’ennesimo cambio di rotta. A meno che<br />
l’ultimo Grande Giocatore rimasto in Italia,<br />
cioè Edinson Cavani, non risulti più<br />
determinante, con <strong>il</strong> bel Napoli che vedo<br />
schierato, delle mattane del suo presidente<br />
e dell’eterna piangina del suo allenatore.<br />
Cavani e <strong>il</strong> Napoli, Osvaldo-Totti-<br />
Destro e la Roma di Zeman.<br />
Scommetto su questa coppia<br />
come vera alternativa<br />
alla Juventus.<br />
Ci vediamo alla fine. n
GREEN ESTATE<br />
LOCANDA DA VENTURA, SANSEPOLCRO<br />
Cucina robusta e tradizionale<br />
di Tommaso Farina<br />
A<br />
SanSepolcro (arezzo), terra natale di Piero della Francesca,<br />
in piena Val Tiberina, di questi tempi le grandi<br />
piantagioni di tabacco sono cariche di immense foglie<br />
verdi: siamo in uno dei maggiori distretti di coltivazione tabagifera<br />
della Penisola. Il paese in sé è ricco di stupende vestigia<br />
artistiche, e ha un fascino strepitoso. Per mangiare, fermatevi in un locale dal fascino<br />
delicatamente vecchiotto: la Locanda Da Ventura. Anzitutto, di autentica locanda<br />
si tratta: sono disponib<strong>il</strong>i, infatti, alcune camere sopra la sala da pranzo. La<br />
sala medesima ha l’impronta dei decenni passati, col suo calore dimesso ma ospitale<br />
e simpatico, le bottiglie, <strong>il</strong> legno. Le apparecchiature sono invece pienamente<br />
moderne. La cucina segue canovacci tradizionali, rassicuranti e appaganti. Quelli<br />
che ci si aspetta.<br />
Per gli antipasti, ecco la ricomparsa di un reperto degli anni passati: <strong>il</strong> carrello.<br />
Solo che, anziché banalità stantie da pizzeria, <strong>il</strong> carrello di Ventura ospita una<br />
sventagliata di ghiottonerie, a cominciare dalla panzanella per arrivare ai classici<br />
crostini alla toscana. Di primo, portate robuste come ravioli di magro al ragù;<br />
“Bringoli” al ragù di cinghiale; gnocchi; tagliatelle al tartufo nero; una squisita e<br />
rinfrescante pappa al pomodoro.<br />
Di secondo, ecco prof<strong>il</strong>arsi un altro carrello, che squaderna alcuni piatti: <strong>il</strong> maiale<br />
croccante in porchetta; lo stinco; <strong>il</strong> brasato di manzo al Chianti Classico, di rara<br />
morbidezza e pregnanza gustativa. Altrimenti, la fiorentina alla brace, che qui si<br />
chiama semplicemente “Bistecca”, alla maniera toscana; <strong>il</strong> f<strong>il</strong>etto al lardo di Colonnata;<br />
le semplici uova fritte col tartufo nero. Si chiude col cestino di cialda ai cantuccini,<br />
con la zuppa inglese o col tortino di nocciole. Cantina non ampia ma con<br />
vini adeguati. Servizio simpatico. Prezzi modici: circa 35 euro con quattro portate<br />
normali. Qualcosa di più con fiorentina o tartufi. Starete bene, senza troppi gr<strong>il</strong>li<br />
ma senza brutte sorprese, con una bella cucina robusta, di tradizione.<br />
HUMUS IN FABULA<br />
MORETTI INTERHOLZ<br />
Costruire un recinto<br />
rurale polifunzionale<br />
Il concorso IstantHouse Socia<br />
Club organizzato da FederlegnoArredo<br />
per MADEexpo, in<br />
collaborazione con <strong>il</strong> Politecnico<br />
di M<strong>il</strong>ano, è stato un’opportunità<br />
di sperimentazione nel<br />
cammino destinato a rafforzare<br />
<strong>il</strong> legame tra <strong>il</strong> mondo delle<br />
imprese che fanno riferimento<br />
a FederlegnoArredo e <strong>il</strong> mondo<br />
50 | 26 settembre 2012 | |<br />
IN BOCCA<br />
ALL’ESPERTO<br />
Per informazioni<br />
Locanda Da Ventura<br />
www.albergodaventura.it<br />
Via Aggiunti, 30<br />
Sansepolcro (Arezzo)<br />
Tel. 0575742560<br />
Chiuso domenica sera e lunedì<br />
dei giovani architetti. La Moretti<br />
Interholz, azienda leader nel<br />
settore dell’ed<strong>il</strong>izia industrializzata,<br />
da 40 anni nel settore<br />
del legno lamellare, <strong>il</strong> prossimo<br />
ottobre costruirà in fiera a<br />
Rho (M<strong>il</strong>ano) <strong>il</strong> progetto che ha<br />
vinto <strong>il</strong> concorso nell’edizione<br />
2011. L’architetto che si era aggiudicato<br />
<strong>il</strong> primo premio porta<br />
la firma di Fabrizio Fiscaletti,<br />
laureato alla facoltà di Architettutra<br />
Aldo Rossi di Cesena,<br />
che ha ideato un recinto rurale<br />
polifunzionale, una piccola<br />
struttura idonea a mettere in<br />
comunicazione gli spazi dell’abitare<br />
con quelli dei parchi.<br />
CINEMA<br />
I bambini di Cold rock,<br />
di Pascal Laugier<br />
Jessica Biel, bella<br />
e fenomenale<br />
Le rapiscono <strong>il</strong> figlio ma lei<br />
non molla e si mette sulle<br />
loro tracce.<br />
Bel thr<strong>il</strong>ler, originale, con<br />
un bel finale ma qualche<br />
incongruenza nella parte<br />
HOME VIDEO<br />
La fuga di Martha,<br />
di T. Sean Durkin<br />
Tensione e ambiguità<br />
Scappa da dove era soggiogata.<br />
Ma sarà diffic<strong>il</strong>e ambientarsi<br />
nel mondo normale.<br />
Opera prima molto forte e inquietante.<br />
È <strong>il</strong> racconto – tutto<br />
in flashback – di una ragazza<br />
adescata e praticamente resa<br />
schiava da una comunità pseudoreligiosa.<br />
Il regista esordiente<br />
ha un bello st<strong>il</strong>e: dirige un f<strong>il</strong>m di<br />
tensione, con qualche debolezza<br />
nel ritmo non sempre altissimo,<br />
riponendo l’attenzione sull’ambiguità<br />
della protagonista che fugge<br />
da un mondo a cui rimane ancora<br />
legata.<br />
PER AZIENDE E PRIVATI<br />
Un nuovo corso per<br />
digital prototyping<br />
Digital prototyping: si tratta<br />
di una specializzazione professionale<br />
oggi molto richiesta<br />
sul mercato del lavoro. Treviso<br />
Tecnologia, azienda speciale<br />
per l’innovazione della Camera<br />
di Commercio di Treviso che<br />
punta a supportare le piccole<br />
e medie imprese attraverso<br />
la promozione di una cultura<br />
aziendale orientata all’innovazione,<br />
ha organizzato un corso<br />
di alta formazione pensato per<br />
privati e aziende che punta a<br />
centrale. È diretto con mano<br />
sicura dal francese Pascal<br />
Laugier, lo stesso del<br />
folle, cruento Martyrs. È<br />
una pellicola spiazzante. La<br />
prima mezz’ora è <strong>il</strong> classico<br />
f<strong>il</strong>m di bimbi rapiti: atmosfere<br />
sordide, una cittadina<br />
deserta e i bambini<br />
che spariscono rapiti da<br />
una specie di Uomo Nero.<br />
Poi la svolta, inaspetta-<br />
formare esperti nella progettazione<br />
di prototipi e realizzazione<br />
di prodotti ecocompatib<strong>il</strong>i e<br />
sostenib<strong>il</strong>i dal punto di vista<br />
ambientale, secondo l’approccio<br />
del Ciclo di vita. Il corso partirà<br />
<strong>il</strong> 28 novembre e si articolerà in<br />
200 ore di lezione in aula e 80<br />
dedicate a stage o realizzazione<br />
del project work finale. Per<br />
accedere ai corsi è possib<strong>il</strong>e<br />
richiedere entro le ore 13 del 21<br />
settembre un voucher, ossia un<br />
cofinanziamento che verrà assegnato<br />
a seguito della verifica<br />
dei requisiti e l’inserimento in<br />
graduatoria da parte di ciascuna<br />
Regione finanziatrice.
ta e potente, e <strong>il</strong> f<strong>il</strong>m prende<br />
tutta un’altra strada, un<br />
po’ Shining, Il s<strong>il</strong>enzio degli<br />
innocenti e Twin Peaks<br />
ma tutto giocato al femmin<strong>il</strong>e.<br />
Jessica Biel, che recita<br />
metà f<strong>il</strong>m senza trucco e la<br />
seconda metà col volto tumefatto<br />
è un fenomeno: ci<br />
mette <strong>il</strong> fisico e la faccia, è<br />
sempre credib<strong>il</strong>e e riesce a<br />
far dimenticare le tante in-<br />
COMUNICANDO<br />
IL CASO DANIELE CIPRÌ<br />
Investire nel cinema<br />
Brindisi, quartiere Paradiso, non<br />
eleganti dimore d’epoca o lussuosi<br />
loft ma f<strong>il</strong>e di palazzine<br />
tutte uguali. È questo <strong>il</strong> contesto<br />
del lungometraggio firmato<br />
da Daniele Ciprì: È stato <strong>il</strong> figlio.<br />
Il f<strong>il</strong>m, in realtà ambientato<br />
a Palermo, si presenta come un<br />
dignitoso ritratto in chiave grottesca<br />
di una realtà italiana. Protagonista<br />
è la famiglia Ciraulo, la<br />
verosimiglianze. Ma a funzionare<br />
sono anche altre cose:<br />
la gestione della tensione,<br />
le ambientazioni di un’America<br />
poverissima e dimenticata<br />
da tutti, le facce incredib<strong>il</strong>i<br />
dei comprimari.<br />
visti da Simone Fortunato<br />
Il regista<br />
Pascal Laugier<br />
ANIMALI NELLE FIABE<br />
Per ogni tempo<br />
<strong>il</strong> suo pinguino<br />
di Annalena Valenti<br />
quale trova nella morte della figlia<br />
Serenella una fonte inaspettata<br />
di guadagno, grazie al risarcimento<br />
ricevuto dallo Stato. I<br />
soldi, arrivati dopo una lunga attesa<br />
durante la quale i Ciraulo si<br />
indebitano, vengono usati da Nicola<br />
per acquistare una Mercedes,<br />
grossa quanto inut<strong>il</strong>e, ma<br />
segno, a loro parere, di riscatto<br />
sociale. Riconosciuto di interesse<br />
culturale e realizzato con <strong>il</strong><br />
sostegno del Mibac, <strong>il</strong> f<strong>il</strong>m è una<br />
coproduzione Italia-Francia, prodotto<br />
da Passione, Babe F<strong>il</strong>ms,<br />
in collaborazione con Palomar,<br />
Rai Cinema, Faro F<strong>il</strong>m e Aleteia<br />
Communication, grazie a un’ope-<br />
Gli animali popolano<br />
le fiabe e le storie<br />
di ogni tempo.<br />
Prendiamone uno<br />
alquanto alla moda sui<br />
libri per bambini di og-<br />
STILI DI VITA<br />
MAMMA<br />
OCA<br />
gi, <strong>il</strong> pinguino. All’inizio fu <strong>il</strong> cartone<br />
animato Pablo, <strong>il</strong> pinguino freddoloso,<br />
della Disney, un tipetto diverso<br />
che odia <strong>il</strong> freddo e quando si ritrova<br />
sulle isole caraibiche sente nostalgia<br />
di casa. Oggi si prosegue, protagonista<br />
<strong>il</strong> solito tipetto parecchio fotogenico,<br />
con la serie Pingu. Tra i libri, dopo 365<br />
pinguini, libro cult sulla salvaguardia<br />
dell’ambiente, presenti tutti i pinguini<br />
del titolo nelle <strong>il</strong>lustrazioni, l’editrice<br />
Il Castoro pubblica, ridimensionandosi,<br />
10 piccoli pinguini, sempre<br />
i nostri tipetti che giocano in rima a<br />
scomparire. C’è poi Il pinguino che voleva<br />
diventare grande e c’è sempre Un<br />
pinguino freddoloso. Dopo <strong>il</strong> successo<br />
del f<strong>il</strong>m è stato anche ripubblicato <strong>il</strong><br />
libro I pinguini di Mr. Popper. Oggi,<br />
che uno dei temi principali da inst<strong>il</strong>lare<br />
nelle giovani menti è quello dell’accettazione<br />
non tanto di sé ma della<br />
propria diversità, “diversità” come categoria,<br />
vengono editati Beniamino,<br />
storia di un pinguino maschio che diventa<br />
rosa, e ogni riferimento a orientamenti<br />
sessuali alternativi parrebbe<br />
puramente casuale, e, più secondo natura,<br />
Il pinguino verde, la storia in rima<br />
di un pinguino che si traveste da<br />
rana. Vuole diventare un principe.<br />
mammaoca.wordpress.com<br />
razione di tax credit: strumento<br />
sempre più strategico per <strong>il</strong> futuro<br />
dell’industria cinematografica,<br />
che garantisce agevolazioni<br />
fiscali in favore degli investitori<br />
privati esterni al settore che, con<br />
questo meccanismo, possono diventare<br />
partner nella produzione<br />
di un f<strong>il</strong>m. Ritorno d’immagine<br />
garantito per gli investitori<br />
se, come nel caso di È stato <strong>il</strong> figlio,<br />
<strong>il</strong> f<strong>il</strong>m vince <strong>il</strong> premio per <strong>il</strong><br />
miglior contributo tecnico e <strong>il</strong><br />
premio Marcello Mastroianni –<br />
andato all’attore Fabrizio Falco –<br />
alla 69esima edizione della Mostra<br />
del Cinema di Venezia.<br />
Emanuele Gallo Perozzi<br />
| | 26 settembre 2012 | 51
AMICI MIEI<br />
LIBRO/1<br />
Una vita felice<br />
«Si prospettano giorni felici,<br />
perché ho chiesto al Signore di<br />
poterlo servire». Questo pensiero<br />
di Giovanni Marco Calzone<br />
riassume efficacemente la sua<br />
breve e intensa vita, quella di<br />
studente di f<strong>il</strong>osofia e poi professore<br />
presso un liceo classico<br />
napoletano, quella di un uomo<br />
toccato dalla grazia di una fede<br />
viva. Si prospettano giorni felici<br />
è anche <strong>il</strong> titolo dell’ultimo libro<br />
della Marietti (165 pagine, 12<br />
euro) che riporta i pensieri e le<br />
annotazioni di Giovanni. L’incontro<br />
con <strong>il</strong> movimento di Comunione<br />
e Liberazione nel 1982<br />
ebbe un effetto dirompente<br />
nella sua vita, in quella dei suoi<br />
amici e dei suoi fam<strong>il</strong>iari. Un<br />
incontro che aveva potenziato<br />
tutto in lui. Continuava a fare le<br />
stesse cose di prima, ma tutto<br />
era gravido di ragioni, di scopo<br />
e di letizia. La domenica mattina<br />
del 21 febbraio 1988, sulla<br />
strada che porta a Campitello<br />
Matese, una località sciistica<br />
dove sta accompagnando<br />
alcuni studenti, uno scontro<br />
frontale, per un malore del<br />
conducente dell’altra vettura,<br />
causa la morte di Giovanni,<br />
dell’amico Massimo Cioncadda<br />
e della moglie del conducente<br />
dell’altra vettura. La sua<br />
presenza è stata veramente<br />
decisiva e la sua testimonianza<br />
è tutt’ora di conforto per tanti.<br />
Questo volumetto propone a<br />
tutti l’esperienza di Giovanni<br />
attraverso le sue annotazioni, e<br />
contiene anche gli interventi di<br />
don Luigi Giussani in occasione<br />
della celebrazione del trigesimo<br />
della sua morte, agli esercizi di<br />
Pasqua degli universitari di Comunione<br />
e Liberazione (1988)<br />
e alla équipe del Clu dell’agosto<br />
1992. In chiusura l’omelia di<br />
don Giacomo Tantardini al<br />
funerale del ragazzo.<br />
PADRE ALBERTO CACCARO<br />
Dalla solitudine alle prime scuole<br />
cattoliche. Dieci anni in Cambogia<br />
di Germano di Michele<br />
L<br />
e lettere e gli articoli di Cento specie di amori raccontano <strong>il</strong><br />
tempo di grazia trascorso da padre Alberto Caccaro in Cambogia.<br />
Sacerdote del Pontificio Istituto Missioni Estere, padre<br />
Alberto è stato ordinato sacerdote nel 1995 e dopo cinque anni<br />
di attività pastorale a M<strong>il</strong>ano è stato destinato alla missione della<br />
Cambogia, dove rimane fino al 2011. Attualmente è direttore del<br />
Centro Missionario Pime. Il libro, edito da Lindau (14,50 euro, 200<br />
pagine), comincia dalla sua missione a Prey Veng, piccolo capoluogo<br />
di provincia 100 ch<strong>il</strong>ometri a est dalla capitale di Phnom Penh.<br />
Nessun prete cattolico, prima di padre Alberto, ha abitato quella<br />
città, nessuno lo attendeva. Di questa solitudine ha parlato in<br />
un’intervista a tempi.it: «I primi tempi ero solo. Solo dopo qualche<br />
anno sono venute due suore cambogiane. La solitudine è stata molto<br />
importante, perché mi obbligava a una continua memoria delle<br />
ragioni che mi spingevano lì. Spessissimo, ho celebrato da solo l’Eucarestia,<br />
in alcuni giorni era l’unico segno che mi veniva dato per<br />
riconoscere Cristo. Era l’inizio. Si cominciava tutto da zero».<br />
I testi raccolti sono <strong>il</strong> frutto di «un modo di guardare al creato<br />
e di usare i sensi per cogliere nelle cose quanto più significato<br />
possib<strong>il</strong>e», un senso compiuto alle cose. Alberto Caccaro è stato a<br />
Prey Veng non per fare grandi cose, ma per nominare la ricchezza<br />
che si nasconde nel cuore di ogni uomo. È condividendo con la<br />
gente i problemi quotidiani che «ha preso piede l’ipotesi di creare<br />
una scuola dove l’educazione fosse rimessa al centro delle preoccupazioni»,<br />
ha raccontato a tempi.it. «Ho costruito due scuole elementari<br />
per <strong>il</strong> governo cambogiano, ma mi sono accorto che quando<br />
le costruivo mancava qualcosa. Infatti, non bastano le mura di<br />
una struttura perché ci sia una vera esperienza<br />
educativa. Così, con Hong, un ragazzo che<br />
ho ospitato, ho tradotto in cambogiano Il rischio<br />
educativo di don Luigi Giussani. Perché<br />
è inut<strong>il</strong>e dare a un ragazzo un’educazione, se<br />
poi non gli indichi una strada. Non serve soltanto<br />
un apprendimento nozionistico, ma è<br />
necessario cogliere “<strong>il</strong> sapore massimo di ogni<br />
parola”, perché in qualche modo <strong>il</strong> “sapere” diventi<br />
un “sapore” alla vita.<br />
LIBRO/2<br />
Non c’è differenza tra<br />
etica e professione<br />
Questo libro nasce da una mancanza:<br />
la letteratura sulla comunicazione<br />
è incentrata sull’ambito<br />
aziendale. Da tempo si sentiva<br />
<strong>il</strong> bisogno di offrire una guida<br />
all’impostazione delle relazioni<br />
con i media per tutte quelle<br />
organizzazioni, enti e istituzioni<br />
che non hanno uno scopo di<br />
lucro. La relazione con i media.<br />
L’ufficio stampa delle istituzioni<br />
senza scopo di lucro (Aracne,<br />
288 pagine, 17 euro) «è un vero<br />
manuale sulle relazioni fra isti-<br />
tuzioni e mezzi di comunicazione.<br />
Ma va anche oltre, spingendosi<br />
fino ad aggiornare la visione<br />
dell’ufficio stampa e adattarla<br />
ai cambiamenti che la comunicazione<br />
ha subìto», scrive nella<br />
prefazione Stefano Lucchini. Gli<br />
autori – Marco Carroggio, Bruno<br />
Mastroianni, Francesco Gagliardi,<br />
tutti impegnati presso la<br />
facoltà di comunicazione della<br />
Pontificia Università della Santa<br />
Croce – concepiscono l’ufficio<br />
stampa come luogo d’incontro<br />
fra giornalista e professionista<br />
della comunicazione che lavora<br />
in una istituzione. Ciò che unisce<br />
– o dovrebbe unire – queste due<br />
LIBRI<br />
PER PIACERE<br />
professioni è <strong>il</strong> servizio al cittadino.<br />
Quest’ottica incentrata sulla<br />
persona, ricorrente lungo <strong>il</strong> libro,<br />
offre una prospettiva del<br />
tutto originale e <strong>il</strong>luminante sulle<br />
media relations, con una forte<br />
carica etica e non solo deontologica.<br />
Nel libro infatti non si parla<br />
di codici ma di atteggiamenti<br />
professionali, come se per gli autori<br />
etica e professionalità fossero<br />
finalmente la stessa cosa.<br />
Il libro si divide in tre parti: nella<br />
prima si colloca l’ufficio stampa<br />
nel contesto della comunicazione<br />
istituzionale, con un excursus<br />
storico su nascita ed evoluzione<br />
degli uffici stampa. La seconda<br />
analizza le tappe necessarie per<br />
un proficuo lavoro di relazioni<br />
con i media. La terza parte offre<br />
un vademecum degli strumenti<br />
classici dell’ufficio stampa.<br />
EVENTI<br />
29simo premio<br />
Riviera delle Palme<br />
Sabato 29 settembre alle ore<br />
17.30 presso la Sala cons<strong>il</strong>iare<br />
del Comune di San Benedetto<br />
del Tronto, sarà premiato <strong>il</strong> vincitore<br />
della 29esima edizione del<br />
premio Riviera delle Palme che<br />
quest’anno è andato ad Anna<br />
Kanakis per la narrativa e a Lucio<br />
V<strong>il</strong>lari per la saggistica. Il riconoscimento<br />
valorizza la letteratura<br />
in edizione economica: le<br />
cinquine sottoposte alla votazione<br />
riportano un prezzo di copertina<br />
non superiore ai 16 euro.<br />
| | 26 settembre 2012 | 53
l’italia<br />
che lavora<br />
Uomini che<br />
danno voce<br />
agli angeli<br />
I segreti della Pontificia Fonderia Marinelli,<br />
la dinastia che rinnova con un’arte m<strong>il</strong>lenaria<br />
l’amicizia tra um<strong>il</strong>i artigiani e i Papi della storia.<br />
Da Roma a Pechino, dal Medioevo al Giub<strong>il</strong>eo,<br />
ecco per chi suonano le campane di Agnone<br />
54 | 26 settembre 2012 | |<br />
del forno aveva dato <strong>il</strong><br />
via al getto di colata e subito la<br />
L’apertura<br />
voce del Papa si era levata sicura:<br />
«Santa Maria!». Quante volte la luce di quel<br />
fiume scint<strong>il</strong>lante aveva inondato l’officina<br />
di famiglia, raccogliendo in preghiera<br />
artigiani e garzoni di bottega? Pasquale<br />
Marinelli ricorda di esserselo chiesto<br />
anche quel giorno, quando a invocare la
Madre di tutti, al centro dei suoi fam<strong>il</strong>iari<br />
riuniti insieme agli artigiani in scarponi<br />
e grembiuli da lavoro, abbracciato dalla<br />
stessa tremante brina di calore, era stato<br />
Giovanni Paolo II. Era <strong>il</strong> 19 marzo 1995,<br />
e anche quel giorno ad Agnone, nel cuore<br />
del Molise, veniva benedetto l’ultimo atto<br />
di un’opera che la famiglia Marinelli esegue<br />
da oltre otto secoli: dare, come dicono<br />
Il momento della fusione di una campana: è <strong>il</strong> 19 marzo 1995, e ad invocare <strong>il</strong> nome di Maria,<br />
tra i fam<strong>il</strong>iari e i dipendenti della Pontificia Fonderia Marinelli, è Papa Giovanni Paolo II<br />
da queste parti, la voce agli angeli.<br />
«La Pontificia Fonderia Marinelli è<br />
l’unica sopravvissuta tra le dinastie di fonditori<br />
di campane di Agnone che si tramandano<br />
di padre in figlio l’arte antica<br />
di fondere le campane», racconta Pasquale<br />
Marinelli. Eredi dei laici e dei monaci<br />
di un tempo che costruivano campane<br />
in ferro battuto, ancora oggi Pasquale<br />
e <strong>il</strong> fratello Armando per costruire campane<br />
di bronzo che risuonano in tutto <strong>il</strong><br />
mondo ut<strong>il</strong>izzano le tecniche e i materiali<br />
dei maestri del Medioevo e del Rinascimento,<br />
i procedimenti descritti da Diderot<br />
nell’Encyclopedie e gli appunti di fine<br />
Ottocento per accordare le campane una<br />
volta ultimate. Un’esperienza m<strong>il</strong>lenaria<br />
che tuttavia viene messa in discussione ad<br />
ogni apertura del forno, quando la colata<br />
di bronzo abbraccia i fregi di cera iscritti<br />
sul modello di arg<strong>il</strong>la e inizia a prendere<br />
forma una campana che racchiuderà in<br />
sé sapienze artistiche, tecniche e musicali<br />
affinate nei secoli: in quel preciso momen-<br />
to, dopo mesi di lavorazione, «dobbiamo<br />
tutti fare un passo indietro e affidare <strong>il</strong><br />
nostro lavoro e la muta speranza che tutto<br />
vada bene alla madre di ogni creatura.<br />
Per questo <strong>il</strong> prete, l’acqua santa, la litania.<br />
Già Tommaso Marinelli, nostro avo<br />
del 1700, nel suo Dell’arte delle campane,<br />
memoria di Tommaso Marinelli ai suoi<br />
parenti fonditori annoverava tra le caratteristiche<br />
che deve avere un bravo fonditore<br />
<strong>il</strong> possedere nozioni di fisica, chimica,<br />
musica. Ma soprattutto l’essere un uomo<br />
dabbene, onesto e timorato di Dio».<br />
Res sacrae, benedette e impresse da<br />
iscrizioni che parlano con un linguaggio<br />
diretto e potente di comunione tra Cielo e<br />
terra – tanto da essere state temute ed eliminate<br />
dai campan<strong>il</strong>i da personaggi storici<br />
come Saladino, Maometto o Calvino –, le<br />
campane cristiane devono <strong>il</strong> proprio nome<br />
al bronzo della Campania e alle sue caratteristiche<br />
“vase campane”, a forma di vaso<br />
o di tazza rovesciata, e alla straordinaria<br />
fede di grandi santi e uomini comuni. Si<br />
| | 26 settembre 2012 | 55
<strong>Tempi</strong>.it<br />
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Nazionale di quest’anno»<br />
per la famiglia»<br />
di Luigi Amicone<br />
Bergomi e Spagna ’82: «La forza<br />
era <strong>il</strong> gruppo. Come nella<br />
Nazionale di quest’anno»<br />
di Luigi Amicone<br />
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Bergomi e Spagna ’82: «La forza<br />
era <strong>il</strong> gruppo. Come nella<br />
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Papa: «Come ho vissuto<br />
le magnifiche giornate m<strong>il</strong>anesi<br />
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di Carlo Candiani<br />
Bologna, referundum anti-paritarie.<br />
«Una follia anche economica»<br />
di Antonio Simone<br />
Simone: Il segreto (rivoluzionario)<br />
del nuovo compagno di cella<br />
di Oscar Giannino
dice che la prima campana abbia risuonato<br />
nella città di Nola e che <strong>il</strong> suo inventore<br />
fosse <strong>il</strong> vescovo della città, san Paolino.<br />
Quello che è certo, è che <strong>il</strong> destino delle<br />
campane italiane è andato impastandosi<br />
col rame e lo stagno lavorato nelle officine<br />
di Agnone: nel Museo Storico della<br />
Campana Giovanni Paolo II, nato accanto<br />
alla fonderia in seguito alla visita del Santo<br />
Padre e che ospita oggi la più vasta collezione<br />
al mondo di bronzi sacri, tra manoscritti<br />
e testi rari – come un’edizione olandese<br />
datata 1664 del De tintinnabulis, la<br />
“bibbia” dell’arte campanaria –, fa bella<br />
mostra di sé la “campana dell’anno m<strong>il</strong>le”,<br />
una campana gotica «colata ad Agnone<br />
oltre m<strong>il</strong>le anni fa. Una goccia preziosissima<br />
della “passioncella” che da secoli<br />
ci porta col sorriso sulle labbra a lavorare<br />
in bottega, ad arrampicarci sui campan<strong>il</strong>i<br />
e ad eseguire concerti in tutto <strong>il</strong> mondo».<br />
La guerra oscura <strong>il</strong> fiume<br />
La tempra di questa famiglia di agnonesi<br />
non passò inosservata a Papa Pio XI<br />
che nel 1924, affidando loro i lavori di<br />
costruzione delle campane per <strong>il</strong> santuario<br />
di Pompei – un’opera che li impegnò<br />
sul posto per sei lunghi anni –, concesse<br />
ai Marinelli <strong>il</strong> priv<strong>il</strong>egio di effigiarsi dello<br />
Stemma pontificio. «Un grande onore<br />
e una grande responsab<strong>il</strong>ità», che venne<br />
messa alla prova in capo a vent’anni,<br />
quando la Seconda guerra mondiale<br />
oscurò per un tempo che sembrò infinito<br />
quel fiume scint<strong>il</strong>lante da cui nasceva<br />
la voce degli angeli. La produzione venne<br />
arrestata, le campane distrutte per<br />
costruire col bronzo nuove armi; le truppe<br />
tedesche occuparono casa Marinelli<br />
facendone <strong>il</strong> loro quartier generale, dando<br />
alle fiamme mob<strong>il</strong>i, attrezzi e documenti<br />
per alimentare le stufe.<br />
Quando i tedeschi se ne andarono, ai<br />
Marinelli non era rimasto molto ma quanto<br />
bastava per accettare, nel 1949, <strong>il</strong> compito<br />
di fondere le campane della Badia<br />
di Montecassino: lo Stemma pontificio e<br />
insieme un’irriducib<strong>il</strong>e passioncella che li<br />
avrebbe aiutati a risollevarsi anche quando<br />
un incendio, nel 1950, devastò le loro<br />
proprietà costringendoli a ricostruire la<br />
storica officina alla periferia del paese.<br />
Anche allora i Marinelli continuarono a<br />
fondere campane per le chiese in ricostruzione<br />
e per quelle nascenti, tanto da ricevere<br />
nel 1954 dalle mani del presidente<br />
della Repubblica, la medaglia d’oro alla<br />
Ditta più anziana per attività e fedeltà al<br />
lavoro in campo nazionale. Solo <strong>il</strong> primo<br />
di una lunga serie di premi e onorificenze<br />
che la famiglia molisana è andata conquistando<br />
in tutto <strong>il</strong> mondo fino ad’oggi.<br />
Dalla bas<strong>il</strong>ica di Pompei al santuario<br />
di San Giovanni Rotondo, dall’abbazia di<br />
Assisi al duomo di Orvieto, e ancora New<br />
York, Buenos Aires, Gerusalemme, Sydney,<br />
Pechino: se è impensab<strong>il</strong>e citare tutti<br />
i concerti eseguiti nel mondo dalla Pontificia<br />
Fonderia, sapere quante sono le<br />
campane Marinelli che ogni giorno fanno<br />
udire i propri rintocchi dai campan<strong>il</strong>i<br />
italiani è assolutamente impossib<strong>il</strong>e:<br />
«Io – sorride Pasquale, ricordando quando<br />
a scuola era più semplice rispondere<br />
alla domanda, ricorrentissima, “ma come<br />
fate a portare una campana fin sul campan<strong>il</strong>e?”<br />
– spero di non avere mai <strong>il</strong> tempo<br />
di contarle tutte. Per quanto riguarda<br />
la produzione più recente potremmo<br />
dire che costruiamo circa cinquanta campane<br />
l’anno e che la richiesta è costante,<br />
ma <strong>il</strong> nostro prodotto è estraneo alle<br />
comuni leggi di mercato, storicamente<br />
viene aquistato dai sacrifici della popolazione<br />
e ogni campana ha la sua storia,<br />
ogni dimensione richiede fasi e tempi di<br />
lavorazione differenti. Fare buoni numeri<br />
dipende da noi, la mia famiglia, i nostri<br />
dodici dipendenti».<br />
L’itaLia che Lavora<br />
A lato, Armando e Pasquale Marinelli, alla<br />
guida della più antica fonderia italiana che<br />
dal Medioevo tramanda l’arte di costruire<br />
campane. In basso, alcuni esempi custoditi<br />
nel Museo Storico della Campana Giovanni<br />
Paolo II attiguo alla Pontificia Fonderia<br />
Numeri che diventano eccezionali<br />
quando decisione, pazienza, difficoltà e<br />
passioncella, insieme ovviamente a nozioni<br />
di chimica, fisica, musica, onestà e<br />
timor di Dio, danno forma a una campana.<br />
E forse ci vuole anche questo: ogni singola,<br />
fallib<strong>il</strong>e, umanissima qualità perché<br />
l’uomo possa dare voce agli angeli. «Ricordo<br />
<strong>il</strong> volto di Wojtyla, quel giorno del ‘95,<br />
quando, dopo avere ascoltato mio zio, sorrise<br />
proclamando: “Per un grande Giub<strong>il</strong>eo<br />
abbiamo bisogno di una grande campana”.<br />
Iniziammo subito i lavori. Ci vollero<br />
cinque anni, la campana che avrebbe<br />
fermato la storia, sarebbe pesata 5 tonnellate».<br />
Il 1 gennaio del 2000, <strong>il</strong> suono<br />
di quella monumentale campana risuonò<br />
potente per i giardini vaticani. Cinque<br />
anni più tardi, <strong>il</strong> 2 novembre 2005 Benedetto<br />
XVI benedì e fece rintoccare in piazza<br />
San Pietro un’altra campana di Agnone,<br />
«la campana dell’Anno eucaristico sulla<br />
quale abbiamo scolpito lo stemma di<br />
Ratzinger e <strong>il</strong> giorno del suo pontificato<br />
con <strong>il</strong> motto Cooperatores veritatis, e inciso<br />
un’immagine di Nostro Signore Gesù,<br />
con la scritta “Mane nobiscum domine”».<br />
Una promessa che si rinnova<br />
Rimani con noi signore: in fondo, si chiede<br />
Pasquale Marinelli, non dovrebbe essere<br />
questa la speranza che anima ogni giorno<br />
di lavoro? Lui, questa passioncella che<br />
plasma le campane affidando tutto al cielo,<br />
l’ha imparata in fonderia che ancora<br />
indossava i calzoni corti e ammutoliva<br />
davanti alla colata d’oro; se l’è portata con<br />
sé fin sopra i pont<strong>il</strong>i e le leve di Leonardo<br />
quando, quindicenne, aiutava le maestranze<br />
“itineranti” a lavorare sul posto; ne ha<br />
fatto tesoro una volta grande e diventato<br />
padre, come Armando, di giovanissimi<br />
Marinelli che presto – come toccò a lui e al<br />
fratello altrettanto giovani – dovranno scegliere.<br />
Scegliere se portare avanti un destino<br />
che si è fatto ancora più grande, impastato<br />
come è a rame, stagno, rinsaldato<br />
dalla fede e da un’amicizia speciale. Quella<br />
tra uomini di Chiesa e di bottega che<br />
si rinnova, come una promessa, ogni volta<br />
davanti a un fiume scint<strong>il</strong>lante. Quando,<br />
abbracciati dalla stessa tremante brina<br />
di calore, la famiglia Marinelli e i suoi<br />
artigiani in scarponi e grembiuli da lavoro<br />
fanno un passo indietro e affidano <strong>il</strong> proprio<br />
lavoro alla Madre di ogni creatura.<br />
Caterina Giojelli<br />
| | 26 settembre 2012 | 57
KIT ESTETICO PER LA POPOLARE VETTURA VOLKSWAGEN<br />
Maggiolino R-Line<br />
più bello e pepato<br />
Il Maggiolino tutto Matto, in arte<br />
commerciale Volkswagen Beetle, ha<br />
deciso che correre, come faceva nel<br />
celeberrimo f<strong>il</strong>m, non gli basta più. Vuole<br />
anche un “abito” convenientemente<br />
tagliato per dimostrare di avere la verve<br />
che conta. Ecco allora che per Volkswagen<br />
Beetle, arrivano due pacchetti estetici<br />
capaci di rendere ancora più pepata la<br />
linea dell’icona made in Wolfsburg, catalogati<br />
alla voce “kit estetico R-Line”.<br />
Se per l’abito è possib<strong>il</strong>e scegliere<br />
DI NESTORE MOROSINI<br />
l’acquisto singolo a 1.290 euro, chi decide<br />
di migliorare l’abitacolo dovrà mettere<br />
in conto quasi 3.000 euro per l’acquisto<br />
di entrambi (ma <strong>il</strong> prezzo è per<br />
la Germania).<br />
Esternamente è fac<strong>il</strong>e riconoscere <strong>il</strong><br />
Beetle R-Line al primo sguardo: fascione<br />
paraurti vitaminizzato, prese d’aria maggiorate<br />
e diffusore extralarge al posteriore,<br />
sono solo alcuni dei tratti distintivi. In<br />
più ci sono minigonne rasenti <strong>il</strong> suolo e<br />
cerchi in lega da 18 pollici aumentab<strong>il</strong>i<br />
MOBILITÀ 2000<br />
La nuova estetica<br />
del Maggiolino R-Line<br />
(Volkswagen Beetle)<br />
e sotto i nuovi interni<br />
con sed<strong>il</strong>i sportivi<br />
in tessuto traspirante,<br />
volante a tre razze<br />
e comandi di controllo<br />
fino a quota 19 con un ulteriore esborso.<br />
Il pacchetto numero due, quello dedicato<br />
agli interni, include sed<strong>il</strong>i sportivi<br />
in tessuto traspirante (versione in<br />
pelle optional) con tanto di logo “R”<br />
sul poggiatesta, volante con inserti decorativi<br />
di colore grigio. I due pacchetti<br />
Volkswagen R-Line dovrebbero presto<br />
essere disponib<strong>il</strong>i in tutta Europa<br />
in abbinamento a tre motorizzazioni:<br />
1.4 e 2.0 Tsi (da 160 e 200 cavalli) e 2.0<br />
TDi da 140 cavalli.<br />
| | 26 settembre 2012 | 59
UN ALTRO MONDO<br />
è POSSIBILE<br />
FRANCO, PRESIDENTE DEL PARAGUAY<br />
«Sono figlio<br />
di benedizioni<br />
e lo testimonio»<br />
di Aldo Trento<br />
Medico di professione, <strong>il</strong> dottor Federico<br />
Franco proviene da una famiglia<br />
di dirigenti del Partito Liberale,<br />
<strong>il</strong> secondo gruppo politico più importante<br />
e tradizionale del Paraguay. Il 26 apr<strong>il</strong>e del<br />
2008 è stato eletto vicepresidente del Paraguay<br />
con la lista dell’Alleanza Patriottica per<br />
<strong>il</strong> Cambiamento (APC), accompagnando come<br />
candidato alla presidenza l’ex vescovo Fernando<br />
Lugo. La congiuntura politica ha fatto sì<br />
che lo scorso 22 giugno Franco si trasformasse<br />
in Capo dello Stato paraguaiano, dopo che<br />
<strong>il</strong> Congresso Nazionale ha destituito Lugo per<br />
indegno adempimento delle sue funzioni.<br />
In questa intervista esclusiva per la rivista<br />
<strong>Tempi</strong> in Italia e <strong>il</strong> settimanale cattolico del<br />
Paraguay Observador Semanal, <strong>il</strong> presidente<br />
Franco si riferisce alla situazione del paese<br />
e alla sua emarginazione da parte dei paesi<br />
del Mercosur (<strong>il</strong> mercato comune dell’America<br />
meridionale). Si dichiara devoto della Vergine<br />
Maria e durante i suoi viaggi attraverso <strong>il</strong> paese,<br />
recita <strong>il</strong> Rosario. «Sono figlio di benedizioni<br />
e non credo nella casualità ma nella causalità.<br />
Tutto ciò che accade nella vita è un’occasione<br />
per stare in comunicazione con Dio e con la<br />
Vergine Maria», ha affermato.<br />
paldo.trento@gma<strong>il</strong>.com<br />
La preoccupa l’immagine che <strong>il</strong> suo governo<br />
proietta all’esterno?<br />
Sì. È preoccupante, soprattutto qui, nella zona<br />
del Bras<strong>il</strong>e, Argentina e Uruguay, ma non<br />
nel resto del continente; non abbiamo problemi<br />
in America del Nord, America Centrale e<br />
Caraibi, e questo si è visto nei risultati delle<br />
votazioni dell’Osa (Organizzazione degli Stati<br />
Americani). Nemmeno in Europa e Asia abbiamo<br />
inconvenienti, al contrario: i primi paesi<br />
a riconoscere <strong>il</strong> nostro governo sono stati<br />
quelli europei. È legittima la decisione che <strong>il</strong><br />
Congresso paraguaiano ha preso, così come<br />
la nomina del nuovo governo tenendo conto<br />
che <strong>il</strong> vicepresidente ha solo tre funzioni e<br />
una di esse è quella di sostituire <strong>il</strong> presidente<br />
della Repubblica in caso di malattia, impedimento<br />
o morte e giudizio politico. In questo<br />
caso c’è stato un giudizio politico.<br />
60 | 26 settembre 2012 | |<br />
POST<br />
APOCALYPTO<br />
Federico Franco,<br />
presidente<br />
del Paraguay<br />
dallo scorso 22<br />
giugno quando<br />
ha preso <strong>il</strong> posto<br />
dell’ex vescovo<br />
Fernando Lugo<br />
Che misure intende adottare per risolvere<br />
questa situazione? Prenderà qualche<br />
iniziativa come ricorrere al Tribunale Internazionale<br />
dell’Aia?<br />
Noi non prenderemo nessuna iniziativa. Se<br />
vogliamo razionalizzare le spese dello Stato,<br />
non possiamo spendere 2 o 3 m<strong>il</strong>ioni di<br />
dollari in un ricorso all’Aia. Inoltre, è una situazione<br />
complessa e sarebbe un procedimento<br />
che probab<strong>il</strong>mente durerebbe almeno<br />
dieci, dodici anni. Allora, approfitteremo degli<br />
spazi che ci daranno i media internazionali<br />
per poter essere in contatto con la gente<br />
all’estero; per me è molto importante che<br />
questo messaggio arrivi a tutti i paesi. Ma<br />
noi fino a oggi non abbiamo investito nemmeno<br />
un guaranì per migliorare la nostra<br />
immagine, anche se siamo consapevoli che<br />
dovremmo farlo. Riconosco che è un punto<br />
che dobbiamo migliorare e non lo abbiamo<br />
ancora fatto.<br />
Lei ha avuto l’occasione di incontrare papa<br />
Benedetto XVI; che cosa ha rappresentato<br />
per lei quell’incontro e come sono<br />
i rapporti del Paraguay con <strong>il</strong> Vaticano?<br />
È stata un’esperienza straordinaria. Avevo<br />
già incontrato papa Benedetto XVI in Aparecida<br />
(Bras<strong>il</strong>e), nella Fazenda della Speranza<br />
(2007), e dopo c’è stato l’incontro personale<br />
a Roma. Sapere che si è davanti al vicario<br />
di Cristo, al vescovo di Roma, successore<br />
di san Pietro, Principe di Occidente, emozionerebbe<br />
chiunque e mi ha segnato profondamente.<br />
Si può avere la carica più alta o essere<br />
<strong>il</strong> presidente della nazione più potente, ma<br />
anche così ci si sentirebbe commossi, emozionati<br />
e inadeguati quando si sta in presenza di<br />
una persona come <strong>il</strong> Papa. Inoltre, <strong>il</strong> Vaticano
Foto: AP/LaPresse<br />
è stato <strong>il</strong> primo Stato a riconoscere <strong>il</strong> nostro<br />
governo e questo, come cristiano, aumenta<br />
ancora di più <strong>il</strong> mio impegno e come laico,<br />
considero questo molto importante.<br />
C’è qualche possib<strong>il</strong>ità che <strong>il</strong> Papa venga<br />
in Paraguay <strong>il</strong> prossimo anno?<br />
Abbiamo inviato una nota a Sua Santità chiedendo<br />
di prendere in considerazione la possib<strong>il</strong>ità<br />
di una sua visita in Paraguay. Per noi<br />
sarebbe una trasfusione immensa di coraggio<br />
e di gioia se <strong>il</strong> Sommo Pontefice potesse visitarci<br />
anche soltanto per qualche ora, prima<br />
del suo arrivo in Bras<strong>il</strong>e. Prego Dio affinché si<br />
diano le condizioni per questo viaggio.<br />
Sarebbe venticinque anni dopo la visita di<br />
papa Giovanni Paolo II.<br />
E in ricordo della canonizzazione di san Roque<br />
González di Santa Croce, l’unico santo<br />
che parla e ci difende in guaranì.<br />
Come ha conosciuto padre Aldo Trento?<br />
Ho conosciuto padre Trento quando mi hanno<br />
invitato a vedere quello che si stava facendo<br />
nella parrocchia San Rafael. Ho visto<br />
la sua opera ed essendo allora governatore<br />
ho partecipato a diverse messe; da subito<br />
mi ha sorpreso <strong>il</strong> suo modo originale di vedere<br />
la realtà, soprattutto quando si tratta delle<br />
persone più bisognose; col tempo, l’amicizia<br />
è andata crescendo ed è diventata sempre<br />
più solida. Credo che <strong>il</strong> lavoro che sta facendo<br />
padre Trento sia la dimostrazione di quello<br />
che <strong>il</strong> Signore può fare con ognuno di noi.<br />
Leggiamo la storia di san Francesco, sant’Antonio<br />
e sembrano storie impossib<strong>il</strong>i. Ma quei<br />
santi ai loro tempi sono stati uomini in carne<br />
e ossa come noi, che camminavano e avevano<br />
i nostri stessi sentimenti. Seguendo padre<br />
Aldo Trento sono sicuro che si possa impara-<br />
Federico Franco: «Sono<br />
disposto ad accettare<br />
l’incarico che <strong>il</strong> destino mi<br />
assegnerà senza alcun<br />
problema. È la persona<br />
a onorare la carica e non la<br />
carica a onorare la persona»<br />
re <strong>il</strong> suo modo di vedere la realtà e riconoscere<br />
che anche noi abbiamo quella stessa vocazione<br />
alla santità, e che questa vocazione si<br />
realizza nelle circostanze in cui siamo posti. È<br />
impossib<strong>il</strong>e conoscere padre Aldo e non appassionarsi<br />
e seguirlo.<br />
Cosa significa per lei, come cattolico, lavorare<br />
in politica?<br />
La politica è innanzitutto una vocazione al<br />
servizio. Io mi sento impegnato con quello<br />
che dice <strong>il</strong> Documento di Santo Domingo<br />
(1992), dove Giovanni Paolo II chiedeva<br />
ai laici – e continua a farlo anche Benedetto<br />
XVI perché è un documento tutt’ora vigente<br />
– di impegnarsi in politica, nelle cooperative<br />
e nei sindacati. Questi sono gli spazi nei quali<br />
i laici devono dare testimonianza della propria<br />
fede, non soltanto nelle parrocchie, ma lì<br />
nell’ambiente dove Cristo ha lasciato un mondo<br />
incompiuto. Dipende da noi testimoniare<br />
che vale la pena essere cristiani. Anche in politica<br />
è possiblie, si possono esercitare le proprie<br />
funzioni per <strong>il</strong> bene comune.<br />
Dopo aver assunto la carica più importante<br />
a cui può aspirare un politico, si<br />
sente realizzato?<br />
L’essere umano è sempre un essere insoddisfatto.<br />
Per tutta la vita ho sognato di diventare<br />
presidente della Repubblica, non lo nego<br />
e ora sono qui. Ma non è soltanto <strong>il</strong> fatto di<br />
essere presidente: avrei voluto governare per<br />
cinque anni e non per così poco tempo, ma<br />
questi sono i progetti di Dio e bisogna sapere<br />
accettare e capire <strong>il</strong> Suo messaggio. Il Signore<br />
ha i suoi piani che a volte noi non comprendiamo,<br />
ma spero di essere un servo ut<strong>il</strong>e<br />
a rimettere in carreggiata <strong>il</strong> paese e dopo,<br />
quando mi ritirerò, con la mia professione di<br />
medico aiutare e servire la gente um<strong>il</strong>e e indigente<br />
e se dovessi occupare qualche altra carica<br />
politica, mi auguro di continuare a farlo<br />
con lo stesso entusiasmo, con lo stesso fervore<br />
di oggi. Non penserò mai che <strong>il</strong> fatto di essere<br />
stato presidente mi vieti di occupare un<br />
altro incarico; da medico di un ambulatorio fino<br />
all’incarico che <strong>il</strong> destino mi assegnerà, sono<br />
disposto ad accettarlo senza alcun problema.<br />
Credo sia la persona a onorare la carica e<br />
non la carica a onorare la persona.<br />
Christian Canterv<strong>il</strong>le<br />
| | 26 settembre 2012 | 61
LETTERE<br />
AL DIRETTORE<br />
Il napalm di Repubblica<br />
e qualche domandina<br />
al direttore Ezio Mauro<br />
Desidero ringraziarvi per gli argomenti che trattate.<br />
Veramente bello l’articolo sulla dottoressa Pelizzo:<br />
è proprio un altro punto di partenza per vivere<br />
e guardare la realtà. Come pure quello che pubblicate<br />
sul sistema giustizia in Italia. A questo proposito l’altra sera<br />
stavo ascoltando <strong>il</strong> Tg2 delle 20.30 e leggevo le news<br />
che scorrevano sul video. Sarà stato un errore di digitazione<br />
ma la news diceva proprio così: «L’ex premer è stato<br />
ascoltato come persona informata dai fatti» e mi verreb-<br />
SPORT<br />
ÜBER<br />
ALLES<br />
62 | 26 settembre 2012 | |<br />
be da dire «informata da <strong>il</strong> Fatto quotidiano».<br />
Questo mi ha fatto pensare<br />
che è vero che la giustizia in italia<br />
non è quello che uno può avere fatto<br />
(da dimostrare) o non fatto, e in attesa<br />
di appurare questo finisce in carcere<br />
preventivamente, ma si basa molte<br />
volte sui sentito dire, che a furia di<br />
passare di orecchio in orecchio a volte<br />
assume una conformazione distorta<br />
proprio perché partono da pezzi di<br />
frasi o fatti, da una realtà che non tiene<br />
conto della totalità dei fattori in<br />
gioco e così via. Inoltre volevo dimostrare<br />
<strong>il</strong> mio sostegno a tutta la redazione<br />
(come pure a Cl) per l’attacco<br />
vergognoso de <strong>il</strong> Fatto quotidiano.<br />
Maurizia Fabris via internet<br />
Con Antonio Padellaro ce la vedremo<br />
in tribunale. Quanto al sentito<br />
dire urge un chiarimento con <strong>il</strong><br />
direttore di Repubblica che (forse<br />
per preparare <strong>il</strong> terreno a un annuncio<br />
della procura?) ha ordinato<br />
<strong>il</strong> napalm sulla Lombardia di Roberto<br />
Formigoni.<br />
DISAGIO DA ITALIANO MEDIO<br />
Una domenica in slalom tra i tifosi<br />
in trasferta scortati come portaerei<br />
Domenica mi sono sentito molto Fantozzi con la nuvoletta<br />
dell’impiegato. Mi è successo questo.<br />
Sono andato a trovare un mio amico in una<br />
città vicina. Dopo l’uscita dall’autostrada, ho fatto<br />
per prendere una strada sopraelevata che faccio sempre.<br />
Alt. Ho sbattuto contro un blocco della polizia.<br />
Perché non potevo passare? Perché dovevano transi-<br />
1. Cominciamo con una domanda<br />
fac<strong>il</strong>e fac<strong>il</strong>e: com’è che a Roma<br />
<strong>il</strong> senatore e cassiere della Margherita<br />
Luigi Lusi dice “ho pagato<br />
questo e quello” e risulta a priori<br />
“inattendib<strong>il</strong>e”, mentre a M<strong>il</strong>ano<br />
<strong>il</strong> sentito dire di un tale Gianfranco<br />
Mozzali risulta a priori “attendib<strong>il</strong>e”?<br />
Mozzali, arrestato per <strong>il</strong> caso<br />
Maugeri e al quale sono stati<br />
concessi gli arresti domic<strong>il</strong>iari, viene<br />
presentato così da Repubblica:<br />
«Uomo che non ama i riflettori e interviste<br />
non ne r<strong>il</strong>ascerebbe mai. E<br />
infatti, tecnicamente, questa non<br />
è un’intervista: nello studio del suo<br />
avvocato, Luigi Ferruccio Servi, a<br />
Sesto Calende, località del Varesotto<br />
dove <strong>il</strong> Ticino incontra <strong>il</strong> lago<br />
Maggiore, assistiamo a una conversazione<br />
tra <strong>il</strong> legale e <strong>il</strong> suo cliente».<br />
Capito? “Tecnicamente” parlando,<br />
Repubblica non fa interviste,<br />
“assiste” soltanto a colloqui riservati<br />
tra indagati e avvocati (cos’è,<br />
Ezio, una barzelletta?). E veniamo<br />
al dunque: Lusi, che faceva per mestiere<br />
<strong>il</strong> parlamentare distributore<br />
di soldi (era sì o no <strong>il</strong> “cassiere”<br />
del partito?), risulta “inattendib<strong>il</strong>e”<br />
a priori. Perciò, niente domande<br />
e niente inchieste tignose. Mozzali,<br />
invece, che fa <strong>il</strong> manager, finisce<br />
al gabbio per fondi neri e parla di<br />
Formigoni per relata refero, risulta<br />
subito “attendib<strong>il</strong>e”, scarcerab<strong>il</strong>e e<br />
assistib<strong>il</strong>e col napalm su Formigoni.<br />
Ezio, dov’è l’errore?<br />
2. Fra qualche giorno a M<strong>il</strong>ano devono<br />
condannare un tale, Piero Daccò,<br />
per concorso in bancarotta fraudolenta<br />
ai danni del San Raffaele.<br />
Lasciamo stare che Daccò è in carcere<br />
preventivo da quasi un anno e<br />
che non c’è stata nessuna bancarotta<br />
(tant’è che l’ottimo ospedale è<br />
stato subito acquistato da un signore<br />
che siede nel board della società<br />
che controlla <strong>il</strong> Corriere della Sera),<br />
la domanda è questa: ma se <strong>il</strong> buco<br />
della creatura di don Verzé ammontava<br />
a un m<strong>il</strong>iardo e mezzo e, ammesso<br />
e non ancora sentenziato che<br />
Daccò, secondo la procura, è responsab<strong>il</strong>e<br />
di una quota parte di “bottino”<br />
da 5 m<strong>il</strong>ioni di euro, per gli altri<br />
1.495 m<strong>il</strong>ioni come la mettiamo, non<br />
c’è nessun responsab<strong>il</strong>e? Ezio, è una<br />
domanda che volentieri giriamo alle<br />
tue inchieste “tecniche”.<br />
3. Altro bel mistero della logica.<br />
Daccò e Simone, a detta dei pm,<br />
avrebbero intascato 7 m<strong>il</strong>ioni l’anno,<br />
in dieci anni, dai finanziamenti<br />
regionali alla Fondazione Maugeri.<br />
Lasciamo stare che Daccò rivendica<br />
lo stipendio da lobbista, Simone<br />
nega le accuse e dice che gli viene<br />
impedito di difendersi. Ma se la<br />
Maugeri è solo agli ultimi posti nel<br />
riparto dei finanziamenti, giacché<br />
sono gli ospedali pubblici che hanno<br />
usufruito dei maggiori flussi finanziari<br />
(anche forfettari) regionali,<br />
come dimostrano i rendiconti<br />
pubblici della Regione Lombardia<br />
che Repubblica si vieta di pubblicare<br />
onde rendere arduo ai suoi lettori<br />
l’accesso a un’informazione completa<br />
e corretta, domanda 3A: Ezio,<br />
siccome per le delibere in giunta<br />
regionale ci vuole <strong>il</strong> voto dei componenti<br />
la giunta regionale, come<br />
credi riusciranno a dimostrare che<br />
di Fred Perri<br />
tare, scortati come una portaerei americana durante<br />
l’attacco a Iwo Jima, i tifosi della squadra ospite<br />
quel giorno in città per <strong>il</strong> campionato. Vabbè. Ho fatto<br />
un’altra strada. Ho pranzato con i miei amici, poi<br />
siamo usciti per andare a prendere <strong>il</strong> caffè a casa di<br />
altri amici. Alt. Bloccati. Domenica primo pomerig-<br />
AP/LaPresse<br />
gio, zero traffico. Ho pensato: si è guastato <strong>il</strong> sema- Foto:
Formigoni aveva al soldo tutti, ma<br />
proprio tutti, e gratis (non andavano<br />
neanche in vacanza ai Caraibi)<br />
in Regione Lombardia, visto che la<br />
corruzione per Formigoni vogliono<br />
dimostrarla con i viaggi e le usufruizioni<br />
di case e vacanze in barca,<br />
ma non c’è un euro che l’accusa<br />
possa sostenere sia finito in tasca<br />
al governatore, ai membri della<br />
giunta regionale, ai funzionari, al<br />
direttore della sanità lombarda?<br />
Domanda 3B: Ezio, quando capirai<br />
che quella in corso contro Formigoni,<br />
la sua giunta, i suoi funzionari,<br />
i suoi direttori, è un’inchiesta<br />
che non sarebbe rimasta in piedi un<br />
minuto neanche nella M<strong>il</strong>ano della<br />
manzoniana Colonna Infame e<br />
dell’Inquisizione spagnola?<br />
4. Non deve sfuggire al lettore<br />
l’orizzonte di catastrofe nazionale<br />
in cui si colloca <strong>il</strong> tentativo di sfasciare<br />
l’unica regione che nella sanità,<br />
per quanto perfettib<strong>il</strong>e sia <strong>il</strong><br />
suo sistema, regge la concorrenza<br />
e, in molti settori, è al vertice mondiale<br />
per cure ed efficienza. Scriveva<br />
<strong>il</strong> Corriere della Sera non più di<br />
due mesi orsono, <strong>il</strong> 28 luglio 2012,<br />
quando la Lombardia non aveva (e<br />
non ha a tutt’oggi) un cent di buco<br />
sanitario: «Sei regioni, da sole,<br />
hanno cumulato tra <strong>il</strong> 2008 e <strong>il</strong><br />
2011 un disavanzo di 10,4 m<strong>il</strong>iardi,<br />
pari al 94,5 per cento del totale. Si<br />
tratta, nell’ordine, di Lazio (quasi 5<br />
m<strong>il</strong>iardi, cioè 865 euro per abitante),<br />
Campania (2,3 m<strong>il</strong>iardi), Puglia<br />
(1,1), Sardegna (786 m<strong>il</strong>ioni), Calabria<br />
(632) e Sic<strong>il</strong>ia (592)». Ezio, tu<br />
dirigi un giornale romano, perciò ti<br />
redazione@tempi.it<br />
COSA SUGGERISCE IL CONTATTO CON LA NATURA<br />
M<strong>il</strong>iardi di galassie sono sabbia<br />
rispetto al Suo amore per me<br />
di Pippo Corigliano<br />
CARTOLINA<br />
DAL<br />
PARADISO<br />
domando: perché, dal 1999 ad oggi,<br />
cioè dall’anno in cui <strong>il</strong> governo<br />
D’Alema fece pagare ai contribuenti<br />
italiani <strong>il</strong> ripiano per decreto del<br />
buco ultram<strong>il</strong>iardario del Policlinico<br />
di Roma, al decennio successivo<br />
in cui la sanità in Lazio ha viaggiato<br />
alla media di 1 m<strong>il</strong>iardo di rosso<br />
l’anno, non ti è mai venuto in mente<br />
di far fare un’inchiestina, una<br />
domandina, uno scooppino, intorno<br />
Mi fa riflettere <strong>il</strong> contatto con la natura. La consuetudine della<br />
vita in città – me ne accorgo ancora una volta – restringe<br />
la mia visuale. Oggi è in corso una tempesta con onde grigie<br />
così grosse e furiose da far sembrare minuscola una “cala” che sembra<br />
maestosa quando <strong>il</strong> tempo è bello. Solo l’altro ieri in canoa costeggiavo<br />
le rocce del golfo di Castellammare in Sic<strong>il</strong>ia. Le pareti bianche,<br />
punteggiate di fichi d’India, svettavano sul cielo blu e proseguivano<br />
nel fondale fino a perdersi nell’altro blu del mare. Alghe che sembrano<br />
una moquette viola sulla roccia affiorante, ogni tanto un pomodoro<br />
di mare rosso luccicante e un’efflorescenza arancione subacquea<br />
di cui non conosco l’origine. È uno spettacolo che non stanca, come<br />
guardare <strong>il</strong> fuoco. C’è tanta vita e tanta bellezza, abitualmente nascosta<br />
per me, e mi viene da dire al Signore col salmo 8: «Che cosa è l’uomo<br />
perché te ne ricordi?». Parlo in serata con un amico astrofisico e<br />
mi dice che <strong>il</strong> sole brucia, da m<strong>il</strong>iardi di anni, 7 tonnellate di idrogeno<br />
al secondo, che le stelle che vediamo fanno parte della nostra galassia<br />
mentre esistono altri m<strong>il</strong>le m<strong>il</strong>iardi di galassie; e siamo solo al<br />
4 per cento di conoscenza dell’universo. Eppure tutto questo è sabbia<br />
rispetto all’amore di Dio che sale sulla croce anche per me. Dio mi<br />
ha fatto capace di pensare l’universo e mi ha dato un cuore capace di<br />
amare. Il Dio creatore ha soffiato sul mio fango e Gesù mi ha insegnato<br />
la logica del servizio abnegato. Grazie o mio Dio e abbi pietà di me.<br />
a un ipotetico, solo ipotetico “sistema<br />
corruttivo Lazio”?<br />
5. Quanti posti letto gestisce in<br />
Lazio, per quale giro di affari e<br />
con quanti rimborsi della Regione<br />
l’azienda sanitaria controllata dalla<br />
Cir che controlla Repubblica?<br />
6. Quante domande ha fatto Repubblica<br />
a Piero Marrazzo?<br />
foro. No, andava benissimo. Di nuovo i tifosi della<br />
squadra ospite, perdinci. In pratica, dall’autostrada<br />
li avevano portati in un grande parcheggio, li avevano<br />
trasbordati su bus dell’azienda locale (non possono<br />
andare allo stadio con i loro se no li bombardano)<br />
e li stavano portando allo stadio.<br />
Questa è l’Italia, bellezze. Questa è l’Italia che non<br />
risolve mai i problemi e li fa pagare sempre ai soliti<br />
noti, questa è l’Italia delle corporazioni e dei clan.<br />
Questa è l’Italia che quando <strong>il</strong> gioco si fa duro, invece<br />
di giocare duramente, cerca di aggirare <strong>il</strong> problema.<br />
E voi fessi parlate di calcio-mercato: dovreste parlare<br />
del conto che <strong>il</strong> calcio (e non solo) fa pagare al paese.<br />
| | 26 settembre 2012 | 63
taz&bao<br />
Tutta la vita<br />
davanti<br />
64 | 26 settembre 2012 | | Ap/LaPresse<br />
Quello che più mi ha sorpreso negli uomini dell’Occidente è che<br />
spesso perdono la salute per fare i soldi, e poi perdono i soldi<br />
per recuperare la salute. E che pensano così tanto al futuro<br />
che dimenticano di vivere <strong>il</strong> presente, così che non riescono a<br />
vivere né <strong>il</strong> presente né <strong>il</strong> futuro. Vivono come se non dovessero<br />
morire mai, e muoiono come se non avessero mai vissuto.<br />
Gyatso tenzin (Dalai Lama)<br />
La scienza della mente. Un dialogo Oriente-Occidente, Chiara Luce
GLI ULTIMI<br />
SARANNO I PRIMI<br />
UN TAXI NELLA CAPITALE<br />
Roma, bambina sfrontata<br />
di Marina Corradi<br />
66 | 26 settembre 2012 | |<br />
Roma, settembre. appena tre ore e <strong>il</strong> Frecciarossa allunga <strong>il</strong> suo elegante muso<br />
rosso da serpente dentro la Stazione Termini, ansante della corsa a duecento<br />
all’ora. Fuori, <strong>il</strong> sole abbaglia chi viene da M<strong>il</strong>ano. (È diverso <strong>il</strong> sole, da noi,<br />
all’inizio dell’autunno. Più pallido, come già arreso, e la luce più gent<strong>il</strong>e e più chiara).<br />
Qui, è estate piena. Sotto ai cappelli i turisti sono paonazzi; storditi dal caldo, o forse<br />
dalla troppa bellezza. Conquisti un taxi, declini un indirizzo. L’autista parte di<br />
corsa e al primo incrocio pianta una gran frenata. «Te possino…» sib<strong>il</strong>a all’indirizzo<br />
di un furgone al quale pure, stando al codice della strada, doveva la precedenza.<br />
Ma tu non osi farglielo notare.<br />
Il tassista preme sull’acceleratore; tu inquieta ti aggrappi a una maniglia mentre<br />
l’auto sobbalza sui sampietrini. Incrociamo una pattuglia di vig<strong>il</strong>i che sembra non<br />
notare che andiamo a ottanta all’ora. Il tassista poi nemmeno li guarda. Sperando di<br />
indurlo a rallentare balbetti qualcosa sul tempo. Il meteo diceva pioggia, per oggi a<br />
Roma. Il tassista: «Ma questi der meteo ce provano,<br />
so’ tre giorni che dicono pioggia a Roma, e<br />
invece c’è <strong>il</strong> sole; magari ar quarto giorno ce azzeccano<br />
pure». E tu, dietro, sorridi; sei a Roma<br />
da tre minuti, e già sorridi.<br />
«E quella volta l’inverno scorso che ha nevicato,<br />
e la città è impazzita? Ma ora le avete<br />
comprate, le catene?» domandi. «Guardi – replica<br />
l’autista – io a Roma la neve l’ho vista du’ volte nella vita: a quindici anni e a<br />
quaranta, l’anno scorso. Ora quindi per artri venticinque anni non nevica più. Che<br />
le compro a fare, le catene?». Sorridi ancora; Roma, ogni volta, riesce a farti sorridere.<br />
È una bambina sfrontata, che se ne frega di ciò che è corretto e perbene, e a cui<br />
si perdona tutto, perché è così viva.<br />
Da M<strong>il</strong>ano, un’altra galassia. Nel caos mediterraneo, negli oleandri sgargianti<br />
che si sporgono profumati dai cancelli dei giardini; e in quell’alito sott<strong>il</strong>e e costante<br />
di vento, dal mare. Roma, che ha costruito le sue case in mezzo, e anche sopra,<br />
a ruderi m<strong>il</strong>lenari, senza alcuna soggezione per quei resti orgogliosi; anzi camminandoci<br />
addosso, in confidenza. Ruderi su cui glicini e edere si sono abbarbicati,<br />
ricoprendo i vecchi muri; dai quali sbuca spesso un gatto dal passo pigro, indolente<br />
– come di chi stia in casa sua, e non tema nessuno. E pigro è <strong>il</strong> Tevere, che senza<br />
una increspatura oggi scorre lento sotto ai ponti; della città quasi<br />
l’anima, placida, imperturbab<strong>il</strong>e nella sua eternità.<br />
Roma bella come una donna, di una bellezza abbondante, sensuale.<br />
Chissà perché, ti chiedi, proprio lei scelta per fondare, sopra<br />
a una pietra, la Chiesa di Cristo? Forse perché Cristo voleva abitare<br />
in strade profondamente terrestri, per niente ascetiche ma colme<br />
invece di odori e di profumi; voleva la sua Chiesa in mezzo agli uomini,<br />
per strade strette, storte, echeggianti di voci e grida e giochi<br />
di bambini. (Giocano ancora, in certe piazzette verso <strong>il</strong> Ghetto, i ragazzini<br />
a pallone). Forse perché <strong>il</strong> Verbo voleva come sua casa, delle<br />
città del mondo, la più gloriosa di vecchie dimenticate vittorie; la<br />
più splendidamente carnale.<br />
Ogni volta riesce a farti sorridere<br />
questa città. Che se ne frega di ciò<br />
che è corretto e perbene, e a cui si<br />
perdona tutto, perché è così viva.<br />
Per questo Cristo ha voluto abitarla?<br />
DIARIO