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Poste italiane spa - spedizione in a. p. d.l. 353/03 (conv. l. 46/04) art. 1 comma 1, ne/Vr<br />

settimanale diretto da luigi amicone numero 38 | 26 settembre 2012 | 2,00<br />

Venerdì 21 settembre ore 18.30, Sala Congressi di via Corridoni 16, M<strong>il</strong>ano<br />

aspettando<br />

giustizia<br />

Carcerazione preventiva, uso politico delle indagini, gogna mediatica<br />

Interverranno:<br />

Mario Mori, Ottaviano Del Turco, Renato Farina,<br />

Matteo Brigandì, Lodovico Festa, Luigi Amicone<br />

Con la partecipazione straordinaria di antonio simone


EDITORIALE<br />

ASPETTANDO GIUSTIZIA - MILANO, 21 SETTEMBRE, ORE 18.30<br />

Un incontro per <strong>il</strong> Diritto al tempo<br />

dell’inquisizione contro la Costituzione<br />

Un patto di sistema fondato sulla Guerra fredda (1947, Costituzione italiana),<br />

quando democristiani e comunisti misero <strong>il</strong> potere giudiziario nelle<br />

condizioni di massima indipendenza e autonomia (cioè nel controllo<br />

reciproco delle due maggiori correnti politiche della magistratura), a un<br />

certo punto della sua rottura (1992, Mani pulite) ha prodotto la più gigantesca<br />

manomissione della giustizia che l’Europa contemporanea conosca. E, andando<br />

avanti per manomissioni, ha prodotto questi numeri da record mondiale:<br />

al 30 giugno 2011, 3.408.312 (trem<strong>il</strong>ioniquattrocentoottom<strong>il</strong>atrecentododici)<br />

processi penali pendenti contro autori noti; 1.884.605 (unm<strong>il</strong>ioneottocentoottantaquattrom<strong>il</strong>aseicentocinque)<br />

pendenti contro ignoti. Solo questi numeri?<br />

No. Ha prodotto l’agonia della vita politica ed economica italiana, con pubblici<br />

ministeri che con modalità di fatto discrezionali, sottratti al controllo di<br />

superiori gerarchici e senza responsab<strong>il</strong>ità per i loro eventuali errori, possono<br />

aprire inchieste chiudendo nel frattempo<br />

partiti, aziende, cantieri; mettendo sotto<br />

microspie migliaia di cittadini; f<strong>il</strong>trando<br />

intercettazioni ai giornali “amici”; bloccando<br />

leggi votate dal Parlamento; facendo cadere<br />

governi (in vent’anni ne hanno k<strong>il</strong>lerati<br />

ben tre su sei). Eccetera. E volete che con<br />

un organo di autogoverno (Csm) che governa<br />

soltanto <strong>il</strong> potere delle correnti interne alla magistratura, i pm non proseguano<br />

su questa china (che tra l’altro ha prodotto regressione di attitudini investigative<br />

e una qualità sempre più scadente di magistratura inquirente?).<br />

Obbligo dell’azione penale. Imparzialità dei magistrati. Garanzie per gli<br />

indagati. Presunzione di innocenza. Fondamenti della Costituzione italiana<br />

che non esistono più. Cancellati. Sei un magistrato in auge? Anche se dovresti<br />

essere solo un anonimo funzionario statale che amministra la Legge, puoi<br />

sf<strong>il</strong>are da primadonna ai congressi di partito, incendiare le piazze con i tuoi<br />

comizi, scrivere sui giornali che <strong>il</strong> parlamento così non va, presiedere <strong>il</strong> club<br />

dei giornalisti manettari. Tu, invece, cittadino italiano, sei indagato? Allora<br />

sei già colpevole e sei già mostrificato sui giornali. Fino a sentenza definitiva<br />

contraria (che arriverà magari dopo dieci anni). Intanto ti fai la carcerazione<br />

preventiva. Quanta carcerazione? Sei mesi, un anno, due? E chi lo sa. Dipende<br />

da come gira al Gip (e quanto l’inchiesta fa mediaticamente Vip). Intanto tu,<br />

cittadino, sei un delinquente, sputazzato sui web, reprobo della società, morto<br />

che cammina. Sei in quel 40 per cento di galeotti non ancora condannati<br />

in via definitiva o nel 20 per cento dei detenuti che non ha ancora ottenuto<br />

neanche la prima udienza processuale. Dopo di che, saltabeccando per le<br />

procure italiane, trovi che, dopo cinquant’anni di inquinamento indisturbato,<br />

tutto d’un botto un pm decide che l’Ilva si può chiudere, decine di migliaia<br />

di operai a casa, altre decine di migliaia possono morire di fame a Genova<br />

e Novi Ligure. Trovi che <strong>il</strong> Generale Mario Mori, che annientò la mafia e arrestò<br />

Riina, fece tutto per finta, perché, dice <strong>il</strong> pm famoso, aveva una trattativa<br />

con la mafia. Trovi che l’onorevole Farina è peggio di una Pussy Riot e <strong>il</strong> tribunale<br />

di M<strong>il</strong>ano lo castiga peggio che quello di Mosca. Insomma, trovi<br />

la giustizia italiana. Ed è per aspettarne un’altra che ci vediamo venerdì<br />

21 settembre, 18.30, sala della Provincia, via Corridoni 16, M<strong>il</strong>ano.<br />

FOGLIETTO<br />

La nota che manca.<br />

«Il padrone di questo<br />

giornale (la Repubblica)<br />

ha interessi nella sanità.<br />

Anche in Lombardia»<br />

Riprende alla grande la campagna<br />

antiformigoniana di<br />

Repubblica: da mesi sa solo<br />

scrivere di vacanze con Pierangelo<br />

Daccò e di non esibite ricevute dei<br />

bancomat usati per rimborsare qualche<br />

biglietto aereo. Ma non demorde.<br />

Non è improbab<strong>il</strong>e che Carlo De Benedetti,<br />

frustrato perché non riesce a<br />

essere centrale nella politica italiana,<br />

impegnato a mandare al Quirinale<br />

Romano Prodi e a mettere alla testa<br />

della Lombardia l’amichetto Bruno<br />

Tabacci, voglia “liberare” a tutti i costi<br />

la scena nazionale dal buongoverno<br />

lombardo. Certo dispiace che per questo<br />

tipo di manovre si tengano senza<br />

processo persone in galera e se ne<br />

infanghino altre. Comunque i moralisti<br />

pelosi paghino almeno <strong>il</strong> costo minimo<br />

della decenza. <strong>Tempi</strong> ha spiegato di<br />

non avercela con la Kos, società che<br />

offre servizi socio-sanitari con dignità<br />

ed è teste a discarico di Formigoni<br />

quando dice che non ha mai ricevuto<br />

pressioni per sue attività in Lombardia.<br />

La Cir, controllante della Kos, che<br />

ha tentato di piazzare in Borsa e non<br />

c’è riuscita, invece dovrebbe <strong>il</strong>lustrare<br />

le convenzioni della controllata con<br />

le diverse regioni italiane e se quelle<br />

lombarde sono più rigorose di altre.<br />

Perché in quest’ultimo caso vi sarebbe<br />

un evidente conflitto d’interesse con<br />

la campagna dell’altra controllata Repubblica.<br />

Ezio Mauro, infine,<br />

con un’oncia di dignità<br />

professionale, dovrebbe<br />

siglare ogni attacco<br />

a Roberto Formigoni<br />

con un avviso ai<br />

lettori: la proprietà di<br />

questo quotidiano ha<br />

interessi nel campo<br />

della sanità, anche<br />

in Lombardia.<br />

Lodovico Festa<br />

Carlo De Benedetti<br />

| | 26 settembre 2012 | 3


Poste italiane spa - spedizione in a. p. d.l. 353/03 (conv. l. 46/04) art. 1 comma 1, ne/Vr<br />

Aspettando giustizia,<br />

vediamoci noi (anche<br />

con Antonio Simone).<br />

21 settembre tutti a M<strong>il</strong>ano<br />

14<br />

SOMMARIO<br />

20<br />

settimanale diretto da luigi amicone numero 38 | 26 settembre 2012 | 2,00<br />

2 2<br />

e è<br />

a e e è<br />

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a è a<br />

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i<br />

e a è e<br />

e è<br />

è<br />

| | |<br />

| | |<br />

INTERNI MEGLIO DEI TEDESCHI<br />

L’unione fa<br />

<strong>il</strong> federalismo<br />

Macro-Land Macroregione<br />

Renania PLEV*<br />

Popolazione<br />

22.136.000 23.797.000<br />

Superficie<br />

53.930 km 90.108 km<br />

Nord-Reno<br />

Westfalia<br />

Düsseldorf<br />

Renania<br />

Palatinato<br />

Magonza<br />

Berlino<br />

*Piemonte,<br />

Lombardia,<br />

Em<strong>il</strong>ia Romagna,<br />

Veneto<br />

L’esecutivo d’emergenza affossa <strong>il</strong> progetto di<br />

decentramento avviato dal governo Berlusconi.<br />

Ma Cota, Formigoni, Tondo e Zaia, Costituzione<br />

alla mano, r<strong>il</strong>anciano: subito una Macroregione per<br />

amministrare in autonomia le eccellenze del Nord<br />

on si parla di secessione non si par- Il Friuli-Venezia Giulia già una Regio- La Macroregione ha avuto diversi padri<br />

la di maxi Lombardia. La proposta ne statuto autonomo da sola provvede molti sostenitori. Si più volte fatta men-<br />

N prende <strong>il</strong> nome di Macroregione alla quasi totalità dei propri servizi ma, zione del gruppo Cisalpino diretto nel<br />

Nord sottindende un percorso di col- «in un momento così grave per l’econo- 1945 dal democristiano comasco Tommalaborazione<br />

tra le Regioni settentrionamia per <strong>il</strong> mercato del lavoro, condiviso Zerbi, professore dell’Università Catto-<br />

Prodotto interno lordo<br />

630 734<br />

m<strong>il</strong>iardi di euro<br />

m<strong>il</strong>iardi di euro<br />

P<strong>il</strong> pro capite<br />

28.490 euro 30.845 euro<br />

Friuli-Venezia<br />

Lombardia<br />

Giulia*<br />

Piemonte<br />

Veneto<br />

M<strong>il</strong>ano<br />

Torino<br />

Venezia Trieste<br />

Em<strong>il</strong>ia Romagna<br />

*già Regione autonoma,<br />

Bologna parteciperà alla<br />

Macroregione Nord<br />

li su tematiche concrete possib<strong>il</strong>i uniodo <strong>il</strong> progetto di un’unione che faccia la lica membro dell’Assemblea costituen-<br />

Dipendenti pubblici<br />

ni tra le realtà più virtuose di Veneto, Pie- forza» annuncia <strong>il</strong> governatore Tondo. Per te. Zerbi era amico di Gianfranco Miglio,<br />

1.140.300 1.098.900<br />

monte, Lombardia Friuli-Venezia Giu- la cronaca, l’Em<strong>il</strong>ia Romagna ha deciso di <strong>il</strong> quale, da membro della Dc, si intereslia.<br />

Un aggregato così forte da costringe- starsene per fatti suoi. La regione goversò alle idee promosse dal gruppo lariano<br />

Dipendenti regionali<br />

re Roma “mollare” alcune competenze nata da Vasco Errani stata più volte invi- approfondendole negli anni fino sv<strong>il</strong>up-<br />

che, se gestite in modo autotata<br />

considerare <strong>il</strong> nuovo pare <strong>il</strong> proprio pensiero federalista: base<br />

nomo, sarebbero più efficien-<br />

aggregato settentrionale, ma ideale della Lega della prima ora rispolti:<br />

due esempi calzanti sono la 350 tra l’emergenza terremoto verato recentemente da Roberto Maroni.<br />

scuola <strong>il</strong> sistema dei traspor- AZIENDE le bagarre nelle varie corren- Sabato 15 settembre, proprio durante un<br />

496.600 270.338*<br />

*Dato comprensivo dei<br />

dipendenti dei sistemi<br />

sanitari regionali<br />

Roma<br />

ti. Queste Regioni da sole reati<br />

nel Pd <strong>il</strong> presidente ritie- “Miglio day”, <strong>il</strong> neo segretario della Lega<br />

Sono 350 le imprese<br />

lizzano buona parte del P<strong>il</strong> itane<br />

la proposta avanzata dai ha esposto <strong>il</strong> suo programma per una<br />

che producono com-<br />

numeri principali delle regioni del Nord<br />

liano in una situazione paraponenti sistemi per suoi vicini non degna di nota. Euroregione. La differenza rispetto all’idea<br />

*Non fanno parte della Macroregione Nord<br />

dossale: ricevono solo <strong>il</strong> 30 per l’auto in Piemonte. È «Peccato», commenta <strong>il</strong> colle- di Formigoni consiste nel passaggio costi-<br />

cento delle tasse generate nei qui fulcro dell’attiviga piemontese Cota, «su Erratuzionale: per Maroni occorre una revisio-<br />

Popolazione<br />

P<strong>il</strong> totale<br />

P<strong>il</strong> a prezzi di mercato per abitante<br />

tà automotive italia-<br />

loro territori ciò nonostante<br />

ni non ho preclusioni, tant’è ne della Carta che predisponga maggior<br />

Lombardia<br />

Lombardia<br />

Lombardia<br />

na, uno tra principali<br />

9,8<br />

sono in grado di offrire ser- distretti al mondo che uno dei maggiori sponsor autonomia al Nord, in particolare riallo-<br />

318<br />

32,4<br />

vizi più efficienti in Italia in<br />

della Macroregione fu Guido cando verso <strong>il</strong> territorio <strong>il</strong> 75 per cento<br />

Europa. Per questo l’argomento Macrore- Fanti, primo presidente dell’Em<strong>il</strong>ia Roma- degli introiti fiscali, contro <strong>il</strong> 30 attuale.<br />

gione incontra l’interesse dei governatogna, un comunista». Della stessa opinio- «Bisogna essere realisti», replica <strong>il</strong> presiri<br />

della parte settentrionale dello stivale, ne <strong>il</strong> presidente del Veneto Zaia: «Per ora dente della Lombardia. «Propongo un’altra<br />

nonostante botta risposta offerti alle <strong>il</strong> progetto comprende quattro Regioni. strada con la volontà di andare più avan-<br />

pagine dei quotidiani, le quattro regioni E in questi casi la concretezza d’obbliti, nella direzione indicata da Maroni. Ma 26,4 795 29,1<br />

sopra menzionate si guardano con interesgo. Naturalmente non abbiamo pregiudi- cominciamo ut<strong>il</strong>izzare gli strumenti che<br />

se per verificare possib<strong>il</strong>i unioni. <strong>Tempi</strong> ha<br />

la Costituzione già ci mette disposizione.<br />

zi nei confronti di nessuno, se gli obiet-<br />

Friuli<br />

Friuli<br />

Friuli<br />

Venezia<br />

Venezia<br />

Venezia<br />

incontrato presidenti Roberto Cota, Luca tivi sono pienamente condivisi». Per For- Ad esempio applichiamo gli articoli 116,<br />

Giulia<br />

Giulia<br />

Giulia<br />

Zaia, Gabriele Tondo Roberto Formigoni migoni, «l’invito Errani sempre vali- 117 132, che permettono di unire le forze<br />

1,2<br />

35<br />

28,0<br />

r<strong>il</strong>evando in tutti quattro la volontà di do». «Partiamo con <strong>il</strong> centrodestra, non su alcuni servizi determinanti senza pas-<br />

M<strong>il</strong>ioni di abitanti Dati in m<strong>il</strong>iardi di euro<br />

Dati in migliaia di euro<br />

perseguire l’obiettivo Macroregione Nord. poco», <strong>il</strong> giudizio di Tondo.<br />

sare dal Parlamento. Altrimenti come<br />

Fonte: Eupolis<br />

14 26 settembre 2012 26 settembre 2012 15<br />

20<br />

COPERTINA STAMPA, MANETTE E REGIME<br />

ASPETTANDO<br />

GIUSTIZIA<br />

Carcerazione preventiva, uso politico delle indagini, gogna mediatica.<br />

Massimo Bordin, voce dei radicali e veterano della battaglia per la<br />

riforma del sistema, squaderna <strong>il</strong> suo archivio delle bestialità italiane<br />

te affrontare <strong>il</strong> tema di una carcerazione me in questo senso, ma se prima c’era un<br />

di Ubaldo Casotto<br />

preventiva che si andava protraendo oltre eccesso di rigore gerarchico che più che<br />

arlare di giustizia con Massimo Bor- ogni logica. Da allora la legislazione sul- l’attenzione dei magistrati al diritto e al<br />

din, storica voce di Radio Radicale, la custodia cautelare è stata praticamen- suo rispetto favoriva un ossequio all’or-<br />

P è come consultare un archivio, ma te un elastico, secondo lo spirito del temdine, ora quella tendenza è stata inver-<br />

senza la fatica della ricerca. Gli diciamo po l’hanno ridotta in alcuni momenti o tita dando un colpo di timone dalla par-<br />

dell’iniziativa di <strong>Tempi</strong>, “Aspettando giu- allungata in altri. Ci sono stati casi, come te opposta.<br />

stizia”, e delle persone che vi partecipa- quello del processo “7 apr<strong>il</strong>e” (1979, con- Perché in Italia è diffic<strong>il</strong>e definirsi gano:<br />

<strong>il</strong> generale Mario Mori, Ottaviano Del tro le presunte “menti” delle Br), dove rantisti, e si passa per i difensori dei<br />

Turco… «Certo. Del Turco, sto seguendo <strong>il</strong> alcuni imputati hanno sopportato una corrotti, quando non dei mafiosi?<br />

suo processo». Il caso dell’ex sindacalista, carcerazione preventiva di quasi sei anni, In questi anni è successa una cosa<br />

poi dirigente del Pd, arrestato nel 2008 a quel punto una condanna a cinque molto singolare, che riguarda i media.<br />

per uno scandalo della sanità abruzzese e anni fa sorgere inevitab<strong>il</strong>mente <strong>il</strong> dubbio Mentre prima <strong>il</strong> processo, nel senso del<br />

dimessosi dalla presidenza della Regione che se ci fosse stata una carcerazione pre- dibattimento, era <strong>il</strong> momento nel qua-<br />

è per i più – anche tra i giornalisti – un ventiva più breve non si sarebbe giunti a le l’opinione pubblica più direttamente<br />

fatto di cronaca del passato, finito prima quella condanna. Dopo che hai tenuto in entrava nel vivo e veniva informata del-<br />

di sapere come è andata realmente a fini- galera uno quasi sei anni senza processo le questioni processuali, oggi l’attenziore.<br />

Bordin sta seguendo <strong>il</strong> processo. non è che gli puoi dire: mi sono sbagliane al dibattimento è quasi scemata: ci<br />

Bordin, da quanto tempo l’Italia è un to, arrivederci e grazie.<br />

sono grandi vicende giudiziarie che ci<br />

paese che “aspetta giustizia”?<br />

I pm d’assalto hanno radici profonde… hanno appassionato e poi non ci ricor-<br />

Da tempo immemorab<strong>il</strong>e. Il proble- Non si è mai trovato un vero equ<strong>il</strong>idiamo più nemmeno come sono finima<br />

dell’amministrazione della giustizia brio fra i vari ruoli della magistratura. te. Il massimo dell’attenzione si concen-<br />

e della carcerazione preventiva si tra- Gli anni Settanta sono stati anni di rifor- tra sulla fase istruttoria durante la quascina<br />

almeno dalla famosa legge<br />

le l’informazione viene quasi dro-<br />

Valpreda (1972, Pietro Valpreda, «Su alcuni punti Berlusconi ha ragione, su gata. Alla fine, per <strong>il</strong> concorso di<br />

l’anarchico accusato della strage<br />

una serie di fenomeni che vanno<br />

di Piazza Fontana, era in carcere<br />

altri è strumentale. Ma se quando qualcuno<br />

quasi per conto loro, resta, comun-<br />

da più di tre anni, fu poi assolto, parla di garanzie fa sorridere, quando altri que vada, uno stato di disagio, una<br />

ndr) che per la prima volta dovet- parlano di applicare la legge fanno paura» certa insoddisfazione per come<br />

20 | 26 settembre 2012 | |<br />

30<br />

esteri NEL CUORE DELLA RIVOLTA<br />

Liguria*<br />

1,6<br />

Piemonte<br />

4,4<br />

Em<strong>il</strong>ia<br />

Romagna*<br />

4,9<br />

4,4<br />

Veneto<br />

Liguria*<br />

43<br />

Piemonte<br />

121<br />

Em<strong>il</strong>ia<br />

Romagna*<br />

142<br />

136<br />

Veneto<br />

Liguria*<br />

26,9<br />

Piemonte<br />

27,2<br />

Em<strong>il</strong>ia<br />

Romagna*<br />

28,9<br />

31,0<br />

Veneto<br />

| | 26 settembre 2012 | 21<br />

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| | |<br />

| | |<br />

«L’esercito è accusato di mettere a segno dei ra, voi di messaggi distorti parole false.<br />

massacri, ma se succede è perché ribelli nei L’esercito accusato di mettere segno<br />

v<strong>il</strong>laggi si fanno scudo dei civ<strong>il</strong>i. Questa è una<br />

dei massacri, ma se succede perché non<br />

riesce distinguere, perché ribelli van-<br />

guerra, <strong>il</strong> sangue non scorre da una parte sola» no rifugiarsi nei v<strong>il</strong>laggi si fanno scudo<br />

dei civ<strong>il</strong>i. Questa una guerra come<br />

in tutte le guerre <strong>il</strong> sangue non scorre da<br />

un parte sola».<br />

A Damasco, rischiando la vita<br />

Dietro le barriere di questa tragedia cristiani<br />

dell’Oronte attendono impotenti<br />

una via d’uscita, un ritorno alla ragione.<br />

«Ora le mie prime preoccupazioni racconta<br />

padre Hanna sono <strong>il</strong> pane per la<br />

mia gente, le medicine per le nostre donne,<br />

<strong>il</strong> latte per nostri bambini, <strong>il</strong> lavoro<br />

per loro padri. Per questo ogni tanto<br />

rischio <strong>il</strong> tutto per tutto vengo Damasco,<br />

tengo contatti con la Custodia di<br />

Terrasanta. Ma questo solo un modo per<br />

sopravvivere. La soluzione vera non passa<br />

da me non neppure all’orizzonte<br />

della politica. Quando parlo con ribelli<br />

o con capi dell’esercito spesso ascolto<br />

parole confuse», ripete rassegnato <strong>il</strong><br />

pastore dell’Oronte. «Del resto neppure la<br />

diplomazia sembra capirci troppo. L’unica<br />

soluzione, non solo per noi cristiani,<br />

ma per tutta la Siria <strong>il</strong> dialogo. La comunità<br />

internazionale dimentica che <strong>il</strong> san-<br />

Non lasceremo<br />

questo inferno<br />

«Non si tratta di un esercito<br />

di liberazione, ma di bande»<br />

dice padre Hanna dei ribelli che<br />

ogni giorno rapiscono figli di<br />

cristiani musulmani moderati.<br />

«Più parlo con loro capi più<br />

capisco quanto loro progetti<br />

siano pericolosi. Moltissimi<br />

sono d’ispirazione integralista,<br />

40 per cento sono dei fanatici<br />

finanziati da paesi stranieri»<br />

gue chiama sangue l’uso della violenza<br />

alimenta l’odio. Pensare che la colpa sia<br />

solo da una parte <strong>il</strong> peggiore degli errori.<br />

Senza misericordia, senza perdono,<br />

questa tragedia non finirà mai».<br />

Ora per padre Hanna tempo d’andare.<br />

Ripiegati paramenti, risale dalla<br />

grotta del Memoriale di san Paolo si<br />

prepara tornare dai cristiani dell’Oronte.<br />

All’andata ha superato posti di blocco<br />

dei ribelli, attraversato v<strong>il</strong>laggi delle<br />

m<strong>il</strong>izie alawiste, visto la morte in faccia<br />

primi cristiani, figli della predicazione di<br />

«Siamo figli di san Paolo. Non abbandoneremo<br />

Da quei giorni però nulla più lo stes- Questa la nostra più grande sventura. In quando una trappola esplosiva ha d<strong>il</strong>a-<br />

san Paolo. Siamo discendenti dei primi<br />

so. L’esercito circonda la zona, chiude in ogni v<strong>il</strong>laggio musulmano c’è qualcuno niato soldati fermi lungo un tratturo. Il<br />

la terra che ha bevuto <strong>il</strong> sangue dei nostri martiri». convertiti sulla strada per Apame l’An-<br />

una morsa le comunità cristiane control- che dopo <strong>il</strong> loro arrivo si proclama “emi- viaggio del ritorno sarà altrettanto diffi-<br />

La fede di padre Hanna Jallouf e dei cristiani<br />

ro” distribuisce ordini. Chi resta neltiochia.<br />

Siamo una presenza m<strong>il</strong>lenaria».<br />

late loro volta dai ribelli. Quest’ultimi<br />

c<strong>il</strong>e. Ma padre Hanna non si preoccupa.<br />

Da mesi quella presenza vive prigio-<br />

sembrano incapaci di governare <strong>il</strong> terr<strong>il</strong>e campagne semina la paura. Nei nostri «Era la terza volta che provavo ad arriva-<br />

dell’Oronte, assediati dall’esercito siriano e<br />

niera. Circondata da violenza ed orrotorio,<br />

poco interessati garantire ordine v<strong>il</strong>laggi rapimenti sono ormai all’ordire. Le altre due avevo dovuto rinunciare<br />

usati come scudi umani dai ribelli «integralisti»<br />

re. «È incominciato tutto quando ribelli<br />

sicurezza. «Come cristiani cerchiamo ne del giorno. figli dei cristiani vengo- metà strada. Ma due giorni fa mi cadu-<br />

scesi dal confine turco hanno massacrato<br />

di restare neutrali, ma credimi, difficino catturati per strada le famiglie ricatta sotto gli occhi una frase del Vangelo.<br />

83 soldati. È stata una strage terrib<strong>il</strong>e io<br />

le avere fiducia. Non sono un esercito di tate. Ogni settimana dobbiamo fare del- “Io recita <strong>il</strong> Signore apro le vostre vie”.<br />

te, <strong>il</strong> fiume ribelle che dal Libano risale la l’ho vista con miei occhi. Hanno taglia-<br />

liberazione, sono delle bande che si muole collette per riuscire riaverli. L’assurdo Allora ho deciso di riprovarci. In fondo la<br />

da Damasco Gian Micalessin<br />

Siria verso nord disegnando le vallate al to la testa al comandante l’hanno issavono<br />

alla rinfusa. Più parlo con loro capi che non rapiscono solo cristiani, ma nostra vita bella solo se possiamo realiz-<br />

appena arrivato Damasco. Stavolta ce confine con la Turchia. Lassù ha lasciato la ta sulla terra dell’orologio, poi ne han-<br />

l’ha fatta. Padre Hanna Jallouf ci sua comunità accerchiata, suoi fedeli prino tagliate altre cinque le hanno depo-<br />

È provava da un mese. Ora asciugagionieri di guerra paura. «Sono <strong>il</strong> parroste davanti alla sede del partito. Ho visto<br />

più comprendo quanto loro progetti sia- anche musulmani moderati. La comunizare la nostra missione vivere in mezzo<br />

no confusi o pericolosi. Molti, moltissità di uno sceicco sunnita non lontana da alla nostra gente. Per questo ho fretta di<br />

mi sono d’ispirazione integralista, alme- noi ha versato diecim<strong>il</strong>a dollari per riaver- tornare al loro fianco. Siamo figli di san<br />

to <strong>il</strong> sudore, ripulita la polvere della sua co superiore di Knaye di un’altra missio- cose che non dimenticherò mai, ma ho<br />

no <strong>il</strong> 40 per cento sono dei fanatici manlo indietro vivo».<br />

Paolo, siamo la testimonianza della pre-<br />

odissea siriana può indossare paramenne. Lassù nella provincia di Idlib raccon- anche dovuto badare alla mia comunità.<br />

dati avanti finanziati da paesi stranie- Il racconto di padre Hanna Jallouf senza cristiana. nostri progenitori sono<br />

ti, alzare <strong>il</strong> calice, recitare messa nella capta siamo quasi 2.000 cristiani divisi fra Ho incontrato <strong>il</strong> capo dei ribelli, ho negori.<br />

Arrivano dai posti più caldi del medio- sembra <strong>il</strong> controcanto di quel che italiani sono morti in quei v<strong>il</strong>laggi noi faremo<br />

pella del Memoriale di san Paolo. Qui ini- le comunità francescane della Custodia di ziato, l’ho fatto salire in macchina sono<br />

riente come lo Yemen, l’Iraq <strong>il</strong> Libano. Si ed europei apprendono da giornali dal- lo stesso. Il cristianesimo non può abbanziò<br />

la predicazione cristiana. Qui torna- Terrasanta quelle greco ortodosse, arme- andato cercare assieme lui fedeli di<br />

danno appuntamento alla frontiera turle televisioni. Ma lui non si stupisce. Sordonare la terra che ha bevuto <strong>il</strong> sangue<br />

to oggi <strong>il</strong> pastore Hanna. È sceso dall’Oronne protestanti. Siamo discendenti dei cui avevamo perso le tracce».<br />

ca da lì scendono verso nostri v<strong>il</strong>laggi. ride. «Noi siamo prigionieri della guer- dei propri martiri».<br />

26 settembre 2012 26 settembre 2012 30 31<br />

40<br />

Venerdì 21 settembre ore 18.30, Sala Congressi di via Corridoni 16, M<strong>il</strong>ano<br />

aspettando<br />

giustizia<br />

Carcerazione preventiva, uso politico delle indagini, gogna mediatica<br />

Interverranno:<br />

Mario Mori, Ottaviano Del Turco, Renato Farina,<br />

Matteo Brigandì, Lodovico Festa, Luigi Amicone<br />

Con la partecipazione straordinaria di antonio simone<br />

CULTURA L’AUDACIA DELLA FEDE<br />

Uscire dal<br />

buco nero<br />

relativista<br />

Una civ<strong>il</strong>tà che non ha <strong>il</strong> coraggio di stare<br />

di fronte a Dio genera violenza e distruzione.<br />

«Solo nell’incontro con <strong>il</strong> proprio orizzonte rivelato<br />

nella storia l’uomo sarà se stesso». La lezione di<br />

Gerhard Müller, custode dell’ortodossia cattolica<br />

attribuita nessuna esistenza reale. Non esi-<br />

di Gerhard Ludwig Müller*<br />

ste alcuna pretesa di verità, una misura<br />

ella lezione da lui tenuta a Ratisbona ultima, un Dio. Ma come è possib<strong>il</strong>e pro-<br />

– un momento magico della storia nunciare, con un atteggiamento agnosti-<br />

N universitaria tedesca – Benedetto co, un sim<strong>il</strong>e giudizio apodittico?<br />

XVI ha nuovamente posto in risalto la sin- Nasce così la dittatura del relativitesi<br />

di fede e ragione e di libertà e amore. smo, di cui parlava <strong>il</strong> cardinale Ratzinger<br />

Quattro concetti che oggi un mondo seco- in apertura del conclave dal quale sareblare<br />

vorrebbe reclamare per sé, al contembe uscito come Benedetto XVI. La negaziopo<br />

disconoscendo alla Chiesa <strong>il</strong><br />

ne della trascendenza reca in sé<br />

diritto di presentarsi come fon-<br />

dei pericoli, che gli avvenimen-<br />

LA RIVISTA<br />

damento portante o sorgente<br />

ti e le tendenze storiche permet-<br />

di una vita sensata della societono<br />

di documentare: l’idolatà.<br />

Chi non crede in Cristo quatria<br />

dell’uomo ha portato e porle<br />

unico e insuperab<strong>il</strong>e mediata<br />

al totalitarismo, e distrugge<br />

tore di salvezza si fa vanto del-<br />

la visione cristiana dell’essere<br />

la propria apertura mentale e<br />

umano attraverso la prepoten-<br />

capacità di tolleranza, accusanza<br />

del più forte. Nulla si è rivedo<br />

al tempo stesso la Chiesa<br />

lato più autoritario del libera-<br />

di costrizione delle coscienze e<br />

lismo relativista del XIX secolo<br />

di imperialismo spirituale. Ma VITA E<br />

con <strong>il</strong> suo furore anticlericale.<br />

quest’assoluta tolleranza, sban- PENSIERO Nessun altro movimento è stato<br />

dierata in una visione plurali- ed. Vita e più ost<strong>il</strong>e all’uomo dell’ateismo<br />

stica del mondo, a quanto pare Pensiero<br />

del XX secolo, con l’atteggia-<br />

vien meno se si tratta del cri-<br />

8,50 euro<br />

mento pseudoreligioso dell’“uostiano<br />

e della sua fondamentale<br />

mo nuovo”. La nomenclatura<br />

deliberazione di fede.<br />

del “superuomo” ha portato allo stermi-<br />

Dietro a tutto ciò si cela sovente l’idea nio di m<strong>il</strong>ioni di persone, causando morte<br />

che l’uomo possa giungere a una più pro- e distruzione in tutto <strong>il</strong> mondo. In nome<br />

fonda cognizione solo in maniera unidi- della libertà, si sono combattute la Chiemensionale,<br />

puramente secolare. Il non sa e la fede.<br />

visib<strong>il</strong>e viene confinato al campo della psi- Il relativismo applicato alla verità non<br />

cologia o della mitologia, come model- è soltanto un ragionamento f<strong>il</strong>osofico,<br />

lo di superamento soggettivo di una real- bensì sfocia inevitab<strong>il</strong>mente nell’intolle-<br />

tà insostenib<strong>il</strong>e: a esso non viene dunque ranza nei confronti di Dio. Gli enuncia-<br />

40 | 26 settembre 2012 | |<br />

| | 26 settembre 2012 | 41<br />

Foto: Infophoto, AP/LaPresse<br />

L’AUTORE<br />

NEL SEGNO DI RATISBONA<br />

Successore di Ratzinger all’ex Sant’Uffizio<br />

Gerhard Ludwig Müller, già vescovo di Ratisbona, <strong>il</strong> 2<br />

luglio 2012 è stato nominato da Benedetto XVI prefetto<br />

della Congregazione per la Dottrina della Fede. Il<br />

testo pubblicato in queste pagine, contenuto nel numero<br />

di luglio-agosto della rivista Vita e Pensiero (nelle librerie<br />

dal 19 settembre), riprende stralci del suo intervento<br />

pronunciato in occasione della presentazione degli atti<br />

del convegno “Dal logos dei Greci e dei Romani al Logos<br />

di Dio. Ricordando Marta Sordi”, presso l’Università<br />

Cattolica del Sacro Cuore <strong>il</strong> 3 novembre 2011.<br />

«M<strong>il</strong>ioni di aborti, manipolazione genetica,<br />

eutanasia. Senza <strong>il</strong> dominio liberatorio di<br />

Cristo, ciò che essenzialmente ci costituisce<br />

diventa una farsa. Senza consistenza<br />

e terrificante per chi non può difendersi»<br />

Anselm ti centrali su Dio – Gesù Cristo – la Chie-<br />

Kiefer, sa sono considerati al massimo come sub-<br />

Athanor<br />

(2007), cultura di un raggruppamento con moti-<br />

Parigi, vazioni religiose. Dio diventa un “ideale”,<br />

Louvre da impiegare per l’edificazione o la pedagogizzazione<br />

degli uomini. Gesù Cristo<br />

diventa un “caso” speciale, che potrebbe<br />

servire da modello esemplare per la morale<br />

della società, e la Chiesa è una libera<br />

associazione – tipo circolo ricreativo – di<br />

persone con le stesse opinioni soggettive<br />

in materia di religione.<br />

Foto: Getty, AP/LaPresse<br />

La verità inaccettab<strong>il</strong>e<br />

Vanno cercati qui i motivi della tabuizzazione<br />

in pubblico delle tematiche religiose;<br />

ma anche della rimozione del messaggio<br />

cristiano e della Chiesa dal dibattito<br />

politico. La Chiesa, si dice, rappresenta<br />

persone motivate religiosamente, che<br />

tuttavia non possiedono alcun diritto di<br />

intervento e compartecipazione nella configurazione<br />

del mondo. Esse sono legate a<br />

un paradigma culturale limitato, che però<br />

non è generalmente vincolante e rientra<br />

anzi nella sfera della soggettività individuale<br />

e collettiva. Anche per l’idea che la<br />

teologia coltiva di se stessa, questa valu-<br />

Mentre l’America liberal di Obama era assediata nelle ambasciate, a<br />

Beirut <strong>il</strong> Papa veniva onorato dagli islamici. Presentato come istigatore<br />

dello scontro tra religioni, Bendetto è stato invece testimone di pace<br />

6 | 26 settembre 2012 | |<br />

Libano. Pellegrino di pace<br />

Mentre l’America liberal di Obama è assediata nelle<br />

ambasciate, Benedetto XVI è accolto dai musulmani.<br />

E Maria diventa simbolo di unità delle diverse religioni<br />

Rodolfo Casadei ........................................................................................................................................................................................................................6<br />

INTERNI<br />

Macroregione. Insieme per <strong>il</strong> federalismo<br />

Una proposta per amministrare le eccellenze del Nord<br />

Massimo Giardina .............................................................................................................................................................................................14<br />

Europa. La demagogia degli ottimati<br />

L’elite dei tecnici che disprezza <strong>il</strong> dissenso democratico<br />

Giorgio Israel ................................................................................................................................................................................................................18<br />

CoPERTINA<br />

Aspettando Giustizia. Stampa, manette e regime<br />

La carcerazione preventiva, l’uso politico delle indagini,<br />

la gogna mediatica. Massimo Bordin, storica voce dei<br />

radicali e veterano della battaglia per la riforma del<br />

sistema, squaderna <strong>il</strong> suo archivio di bestialità italiane<br />

Ubaldo Casotto ......................................................................................................................................................................................................20<br />

ESTERI<br />

Siria. La fede dei figli di san Paolo<br />

«Non abbandoneremo mai la nostra terra»<br />

Gian Micalessin ......................................................................................................................................................................................................30<br />

Pakistan. Qualcosa è cambiato<br />

Paul Bhatti racconta la liberazione di Rimsha Masih<br />

Leone Grotti ...................................................................................................................................................................................................................32<br />

CULTURA<br />

Piazza Maria<br />

Simbolo di unità del popolo libanese<br />

IL SUCCESSO DI UN VIAGGIO<br />

Migliaia di ragazzi cristiani e musulmani<br />

hanno incontrato Benedetto XVI <strong>il</strong> 15<br />

settembre nella spianata antistante<br />

<strong>il</strong> patriarcato maronita sull’altura di Bkerke,<br />

a 5 ch<strong>il</strong>ometri dalla nunziatura di Harissa,<br />

dove <strong>il</strong> Papa ha alloggiato in questi giorni<br />

| | 26 settembre 2012 | 7<br />

Fede e ragione. La verità rivelata<br />

La lezione di Müller, custode dell’ortodossia cattolica......40<br />

Sport. E li chiamano top player<br />

Dove sono i campioni? Inizia l’anno zero della serie A<br />

Fred Perri .............................................................................................................................................................................................................................44<br />

LA SETTIMANA<br />

Foglietto<br />

Lodovico Festa ...................................3<br />

Non sono d’accordo<br />

Oscar Giannino ..............................13<br />

Boris Godunov<br />

Renato Farina .................................27<br />

Le nuove lettere di<br />

Berlicche ....................................................39<br />

Mamma Oca<br />

Annalena Valenti .....................51<br />

Post Apocalypto<br />

Aldo Trento ........................................60<br />

Sport über alles<br />

Fred Perri .................................................62<br />

Cartolina dal Paradiso<br />

Pippo Corigliano .......................63<br />

Diario<br />

Marina Corradi ............................66<br />

RUBRICHE<br />

Green Estate ........................................50<br />

Per Piacere ..............................................53<br />

L’Italia che lavora .....................54<br />

Mob<strong>il</strong>ità 2000 ..................................59<br />

Lettere al direttore ................62<br />

Taz&Bao .....................................................64<br />

Reg. del Trib. di M<strong>il</strong>ano n. 332 dell’11/6/1994<br />

settimanale di cronaca, giudizio,<br />

libera circolazione di idee<br />

Anno 18 – N. 38 dal 20 al 26 settembre 2012<br />

IN COPERTINA Illustrazione: Marco Cirnigliaro<br />

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REDAZIONE: Emanuele Boffi, Laura Borselli,<br />

Mariapia Bruno, Rodolfo Casadei (inviato<br />

speciale), Benedetta Frigerio, Massimo<br />

Giardina, Caterina Giojelli, Daniele Guarneri,<br />

Elisabetta Longo, Pietro Piccinini, Chiara<br />

Rizzo, Chiara Sirianni<br />

SEGRETERIA DI REDAZIONE:<br />

Elisabetta Iuliano<br />

DIRETTORE EDITORIALE: Samuele Sanvito<br />

PROGETTO GRAFICO:<br />

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(D.LEG. 196/2003 tutela dati personali).


Mentre l’America liberal di Obama era assediata nelle ambasciate, a<br />

Beirut <strong>il</strong> Papa veniva onorato dagli islamici. Presentato come istigatore<br />

dello scontro tra religioni, Bendetto è stato invece testimone di pace<br />

6 | 26 settembre 2012 | |<br />

Piazza Simbolo di


Maria<br />

unità del popolo libanese<br />

IL SUCCESSO DI UN VIAGGIO<br />

Migliaia di ragazzi cristiani e musulmani<br />

hanno incontrato Benedetto XVI <strong>il</strong> 15<br />

settembre nella spianata antistante<br />

<strong>il</strong> patriarcato maronita sull’altura di Bkerke,<br />

a 5 ch<strong>il</strong>ometri dalla nunziatura di Harissa,<br />

dove <strong>il</strong> Papa ha alloggiato in questi giorni<br />

| | 26 settembre 2012 | 7


di Rodolfo Casadei<br />

Sarà stata ottusità intellettuale conseguenza<br />

di pregiudizio. Oppure<br />

imbarazzo per la realtà fattuale<br />

che ha ribaltato gli schemi. Fatto sta che<br />

sabato e domenica scorsi quasi nessun<br />

giornale aveva <strong>il</strong> viaggio del Papa in Libano<br />

in prima pagina. Eppure lo scenario<br />

che si è creato è stato quanto di più stupefacente<br />

ed eloquente si potesse immaginare.<br />

Il Papa presentato come un fomentatore<br />

dello scontro fra civ<strong>il</strong>tà per <strong>il</strong> suo<br />

discorso di Ratisbona del 2005 che sollevò<br />

le ire di tanti musulmani nel mondo,<br />

onorato e riverito da autorità religiose<br />

e politiche musulmane in un paese<br />

del Medio Oriente dove l’islam è diventa-<br />

8 | 26 settembre 2012 | |<br />

to maggioritario da una ventina d’anni,<br />

soppiantando <strong>il</strong> cristianesimo come prima<br />

religione più praticata; l’amministrazione<br />

presidenziale americana che più ha<br />

fatto per conquistare la fiducia degli arabi<br />

e dei musulmani assediata nelle sue<br />

ambasciate o in fuga davanti a ondate di<br />

manifestanti islamici inferociti. L’America<br />

liberal del discorso di Obama al Cairo,<br />

dell’apertura all’islam politico, del<br />

sostegno alle primavere arabe investita<br />

dal ciclone più o meno spontaneo sca-<br />

Il Papa presentato come un fomentatore<br />

dello scontro fra civ<strong>il</strong>tà per <strong>il</strong> suo discorso di<br />

Ratisbona del 2005 è stato onorato e riverito<br />

da autorità religiose e politiche musulmane<br />

tenato dal f<strong>il</strong>m L’innocenza dei musulmani;<br />

<strong>il</strong> vicario di Cristo sceso in Medio<br />

Oriente a esortare la Chiesa a non rinunciare<br />

alla sua missione e a chiedere che i<br />

cristiani e tutti gli uomini possano professare<br />

la verità che riconoscono senza<br />

patire costrizioni, tranqu<strong>il</strong>lo nella quiete<br />

dell’occhio del ciclone.<br />

Il contrasto e l’inversione dei ruoli<br />

assegnati non potevano essere più suggestivi.<br />

E allora perché la disattenzione<br />

e l’occultamento? Forse perché settimana<br />

scorsa l’ideale di una<br />

libertà assoluta fondata<br />

sulla tolleranza <strong>il</strong>limitata,<br />

e quindi anche sul<br />

diritto alla dissacrazione<br />

e all’offesa della sensibi-


Foto: AP/LaPresse<br />

lità altrui è miseramente crollato, sotto<br />

i colpi degli attacchi portati da manifestanti<br />

furiosi che hanno costretto l’America<br />

di Obama ad abiurare <strong>il</strong> più appariscente<br />

dei suoi valori: la difesa della<br />

libertà di espressione. Il governo ha chiesto<br />

a Google di censurare le immagini<br />

del f<strong>il</strong>m che è servito da pretesto alle violenze,<br />

e la polizia ha trovato un pretesto<br />

per intimidire <strong>il</strong> suo produttore. Mentre<br />

si è rivelata possib<strong>il</strong>e una nuova epifania,<br />

miracolosamente immune a controversie<br />

e opposizioni, della libertà religiosa<br />

fondata sul diritto della persona a<br />

cercare, riconoscere e affermare la verità<br />

intorno a Dio senza che la sua coscienza<br />

sia coartata dall’esterno. Attraverso<br />

<strong>il</strong> messaggio dell’esortazione post-sino-<br />

A sinistra, la Messa del Papa a<br />

Beirut davanti a circa 500 m<strong>il</strong>a<br />

pellegrini. Sotto, con <strong>il</strong> patriarca<br />

della Chiesa maronita, Bechara<br />

el-Rai. A destra, con <strong>il</strong> presidente<br />

del Libano Michel Sleiman<br />

IL VIAGGIO<br />

L’ARRIVO E GLI INCONTRI<br />

«Pellegrino di pace»<br />

«Vengo come pellegrino di pace,<br />

amico di Dio e degli abitanti di<br />

tutti i paesi della regione, di qualsiasi<br />

appartenenza e credo». Con<br />

queste parole pronunciate venerdì<br />

14 settembre all’aeroporto di<br />

Beirut, Benedetto XVI ha aperto<br />

la sua visita pastorale in Libano. Il<br />

Pontefice è arrivato durante un’ondata<br />

di violente proteste in tutto<br />

<strong>il</strong> Medio Oriente scoppiate dopo la<br />

diffusione del f<strong>il</strong>m L’innocenza dei<br />

musulmani, considerato offensivo<br />

nei confronti dell’islam.<br />

Convivenza e dialogo<br />

Dopo avere dialogato con le istituzioni<br />

politiche e religiose, <strong>il</strong> Papa<br />

ha incontrato i giovani a Bkerke,<br />

lanciando un appello per la libertà<br />

religiosa in Medio Oriente. La<br />

visita si è conclusa dopo la Messa<br />

di domenica 16 sul lungo mare<br />

di Beirut a cui hanno partecipato<br />

quasi 500 m<strong>il</strong>a pellegrini.<br />

dale Ecclesia in Medio Oriente e i discorsi<br />

che ha pronunciato, Benedetto XVI ha<br />

fatto proprio questo, senza suscitare nessuna<br />

ost<strong>il</strong>ità nella maggioranza musulmana<br />

libanese né nell’islam in generale,<br />

senza subire alcun attacco, anzi: la risposta<br />

che ha incontrato è stata accoglienza,<br />

simpatia e amicizia. I musulmani che<br />

rigettano la libertà assoluta all’americana<br />

si sono mostrati disponib<strong>il</strong>i alla libertà<br />

religiosa alla cristiana.<br />

Certo, Benedetto XVI ha scelto <strong>il</strong> posto<br />

Il Pontefice ha incontrato accoglienza<br />

e amicizia. «Auguro al Libano di continuare<br />

a permettere la pluralità delle religioni e di<br />

non ascoltare coloro che vogliono impedirla»<br />

IL SUCCESSO DI UN VIAGGIO PRIMALINEA<br />

Sopra, <strong>il</strong> santuario di Nostra Signora<br />

del Libano ad Harissa, simbolo dell’unità<br />

tra cristiani e musulmani. È stata<br />

la prima tappa del viaggio del Pontefice<br />

giusto per rendere possib<strong>il</strong>e l’incredib<strong>il</strong>e<br />

circostanza che si è manifestata: se<br />

<strong>il</strong> Libano non esistesse, la Ecclesia in<br />

Medio Oriente e la persona stessa del<br />

Papa non sarebbero mai state accolte<br />

nel mondo arabo nel modo stupefacente<br />

in cui è avvenuto. D’altra parte <strong>il</strong> Libano<br />

come esperienza storica di convivenza<br />

fra musulmani e cristiani non va indebitamente<br />

idealizzato. Lo ha riconosciuto<br />

e precisato lo stesso Santo Padre sin<br />

dal momento in cui ha messo piede nel<br />

paese, quando ha detto ai<br />

libanesi: «Voi sapete come<br />

me che questo equ<strong>il</strong>ibrio,<br />

che viene presentato<br />

ovunque come un esempio,<br />

è estremamente<br />

| | 26 settembre 2012 | 9


delicato. Esso rischia a volta di rompersi<br />

quando è sottoposto a pressioni interessate».<br />

E lo ha ribadito al momento del commiato:<br />

«Auguro al Libano di continuare<br />

a permettere la pluralità delle tradizioni<br />

religiose e a non ascoltare la voce di coloro<br />

che vogliono impedirla».<br />

Certamente <strong>il</strong> Libano è <strong>il</strong> paese nel<br />

quale convivono da secoli 19 comunità<br />

religiose differenti, ma è anche <strong>il</strong> paese<br />

di una guerra civ<strong>il</strong>e confessionale che<br />

fra <strong>il</strong> 1975 e <strong>il</strong> 1990 ha fatto 120 m<strong>il</strong>a<br />

morti, dove i servizi segreti siriani hanno<br />

fatto e forse fanno ancora <strong>il</strong> bello e<br />

<strong>il</strong> cattivo tempo con l’aus<strong>il</strong>io delle m<strong>il</strong>izie<br />

di Hezbollah, l’unico partito libanese<br />

che ancora dispone di un esercito privato<br />

e che non serve necessariamente l’interesse<br />

nazionale, ma sicuramente quello<br />

del partito e dei suoi alleati internazionali.<br />

Il Libano è <strong>il</strong> paese degli accordi<br />

di Taif, che posero fine a quindici anni di<br />

guerra civ<strong>il</strong>e spogliando i cristiani maroniti<br />

dell’egemonia politica che avevano<br />

esercitato fino ad allora e consegnandola<br />

alla maggioranza musulmana. Ed è<br />

anche un paese che è arrivato agli attuali<br />

assetti istituzionali non solo passando<br />

per le urne, ma soprattutto passando<br />

per le autobombe che fra <strong>il</strong> 2005 e <strong>il</strong> 2008<br />

hanno “ammorbidito” gli avversari della<br />

Siria di Assad e di Hezbollah, cominciando<br />

con quella che uccise l’ex primo<br />

ministro musulmano sunnita Rafic Hariri<br />

e altre 22 persone, seguita da altre che<br />

uccisero ministri e parlamentari.<br />

Ma prima e nonostante tutto questo,<br />

<strong>il</strong> Libano è l’unico paese a maggioranza<br />

musulmana (tolta la teorica eccezione<br />

della Turchia) dove la conversione ad<br />

altra religione non cade sotto i fulmini<br />

di leggi che puniscono l’apostasia. E dove<br />

l’unità fra cristiani e musulmani non si<br />

alimenta solo della fam<strong>il</strong>iarità della vita<br />

quotidiana e del comune interesse per<br />

la pace, ma anche della devozione a una<br />

figura sacra comune alle due religioni: la<br />

Vergine Maria.<br />

Una festa mariana<br />

In Libano è possib<strong>il</strong>e incontrare cristiani<br />

e musulmani che appartengono allo<br />

stesso clan fam<strong>il</strong>iare e che sono in buoni<br />

rapporti fra loro. Ed è possib<strong>il</strong>e incontrare<br />

non solo donne musulmane che<br />

pregano nei santuari mariani cristiani<br />

come quello di Harissa dove si è recato <strong>il</strong><br />

Papa (questa è una cosa che succede un<br />

po’ in tutto <strong>il</strong> mondo arabo e turco), ma<br />

addirittura un primo ministro musulmano,<br />

Saad Hariri, che due anni e mezzo<br />

fa su richiesta di autorità religiose<br />

islamiche e cristiane approvò un decreto<br />

10 | 26 settembre 2012 | |<br />

col quale la ricorrenza dell’Annunciazione<br />

dell’angelo a Maria veniva proclamata<br />

festività nazionale comune di cristiani<br />

e musulmani.<br />

Solo in Libano poteva succedere quello<br />

che è successo giovedì 11 settembre<br />

nella Piazza del Museo di Beirut: una<br />

celebrazione mariana condotta insieme<br />

da cristiani e musulmani, giunti in quattro<br />

processioni provenienti da quartieri<br />

diversi sul luogo dove un tempo correva<br />

la “linea verde”, <strong>il</strong> confine immaginario<br />

fra quartieri cristiani e quartieri musulmani,<br />

a cavallo del quale hanno perduto<br />

la vita migliaia di persone. Lì un imam<br />

sunnita ha letto <strong>il</strong> brano evangelico che<br />

racconta l’Annunciazione e un sacerdote<br />

cattolico, in rito bizantino, ha letto invece<br />

<strong>il</strong> racconto dell’Annunciazione contenuto<br />

nel Corano. E quello che è stato<br />

uno dei luoghi di maggiore sofferenza e<br />

divisione fra i libanesi è stato ribattezzato<br />

seduta stante “Piazza Maria”, in attesa<br />

che questo possa diventare <strong>il</strong> nome uffi-<br />

Nel 2010, su richiesta delle autorità religiose,<br />

l’allora premier Saad Hariri, musulmano, ha<br />

approvato che la ricorrenza dell’Annunciazione<br />

a Maria fosse proclamata festività nazionale<br />

ciale e che <strong>il</strong> decreto del 2010 che ha istituito<br />

la festività ufficiale dell’Annunciazione<br />

diventi effettivo.<br />

I diritti di ogni persona<br />

In un contesto così, <strong>il</strong> Papa ha trovato<br />

la strada spianata per <strong>il</strong> suo messaggio,<br />

destinato sia ai cristiani che ai musulmani<br />

eppure scevro di irenismi e di sincretismi.<br />

Incentrato sulla legge naturale<br />

iscritta da Dio nel cuore di ogni uomo, e<br />

sulla carne di Maria, riconosciuto come<br />

<strong>il</strong> luogo dove l’umano è stato investito<br />

dal divino sia dai cristiani sia dai musulmani,<br />

benché in modi diversi: è muovendosi<br />

su questo duplice binario che Benedetto<br />

XVI ha potuto rivolgersi a tutti.<br />

E nessuno potrà più fare finta che certe<br />

cose non siano state dette o scritte.<br />

Si legge al n. 25 della Ecclesia in Medio<br />

Oriente: «È a motivo di Gesù che i cristiani<br />

sono sensib<strong>il</strong>i alla dignità della persona<br />

umana e alla libertà religiosa che ne<br />

consegue. (…) Per queste ragioni i cristiani<br />

riservano particolare<br />

attenzione ai diritti fondamentali<br />

della persona<br />

umana. Affermare tuttavia<br />

che questi diritti non<br />

sono che diritti cristia


Foto: AP/LaPresse<br />

I FRATELLI MUSULMANI SU TWITTER<br />

«Per fortuna siete salvi»<br />

Ma intanto aizzano i manifestanti<br />

Dopo la diffusione del f<strong>il</strong>m L’innocenza dei musulmani,<br />

le ambasciate americane di mezzo mondo arabo sono state<br />

attaccate da centinaia di manifestanti. È successo in Libia, nello<br />

Yemen, in Egitto, Iran, Iraq, Kuwait, Bangladesh, Gaza e Libano.<br />

In Egitto gli scontri hanno creato un incidente diplomatico su<br />

Twitter. Mentre la polizia cercava di fermare i manifestanti al<br />

Cairo, i Fratelli Musulmani scrivevano in inglese sul loro account<br />

Twitter ufficiale: «Siamo sollevati che nessuno dell’ambasciata<br />

americana sia rimasto ferito». Pronta la risposta degli Stati Uniti,<br />

sempre sul social network: «Grazie. Avete controllato i vostri<br />

tweet in arabo? Spero sappiate che noi leggiamo anche quelli».<br />

Infatti, mentre da una parte i Fratelli Musulmani si mostravano<br />

sollevati per l’incolumità dei diplomatici americani, contemporaneamente<br />

aizzavano la gente a protestare scrivendo in arabo:<br />

«Gli egiziani insorgono per difendere <strong>il</strong> Profeta», chiamandoli a<br />

raccolta per «una marcia venerdì da un m<strong>il</strong>ione di persone». Il<br />

doppio gioco dei Fratelli Musulmani, che da una parte si mostrano<br />

moderati con gli Stati Uniti e dall’altra fomentano gli egiziani<br />

contro di loro, è un concetto presente nella tradizione islamica,<br />

si chiama taqiyya: dissimulazione. Ai musulmani è permesso<br />

mentire con i non credenti, nascondendo <strong>il</strong> proprio reale pensiero<br />

per ottenere dei vantaggi. Se in teoria la sua applicazione è<br />

prevista solo nei casi in cui si rischia di essere perseguitati per la<br />

propria fede, di fatto viene ut<strong>il</strong>izzata in molti altri campi.<br />

Leone Grotti (tratto da tempi.it)<br />

ni dell’uomo non è giusto. Sono semplicemente<br />

diritti connessi alla dignità di<br />

ogni persona umana e di ogni cittadino,<br />

a prescindere dalle origini, dalle convinzioni<br />

religiose e dalle scelte politiche».<br />

E ancora più chiaramente nel discorso<br />

davanti al presidente Sleiman e ai membri<br />

del governo libanese, a proposito delle<br />

fondamenta della pace: «L’efficacia<br />

dell’impegno per la pace dipende dalla<br />

concezione che <strong>il</strong> mondo può avere della<br />

vita umana. Se vogliamo la pace, difendiamo<br />

la vita! Questa logica squalifica<br />

non solo la guerra e gli atti terroristici,<br />

ma anche ogni attentato alla vita dell’essere<br />

umano, creatura voluta da Dio. L’indifferenza<br />

o la negazione di ciò che costituisce<br />

la vera natura dell’uomo impediscono<br />

<strong>il</strong> rispetto di questa grammatica<br />

che è la legge naturale inscritta nel cuore<br />

umano. (…) Il riconoscimento incondizionato<br />

della dignità di ogni essere umano,<br />

di ciascuno di noi, e quella del carattere<br />

sacro della vita implicano la responsab<strong>il</strong>ità<br />

di tutti davanti a Dio».<br />

Consapevole, da vero pastore, che<br />

gli esseri umani a fatica riconoscono la<br />

voce di Dio dentro al loro cuore, Benedetto<br />

XVI ha invitato i libanesi a rivolgersi<br />

a quella presenza umano-divina<br />

IL SUCCESSO DI UN VIAGGIO PRIMALINEA<br />

Sopra, una manifestazione<br />

di protesta nel campo<br />

profughi di Ain el-H<strong>il</strong>weh<br />

(Libano) contro <strong>il</strong> f<strong>il</strong>m<br />

L’innocenza dei musulmani.<br />

A sinistra, l’accoglienza del<br />

Papa nelle strade di Beirut<br />

che unanimemente riconoscono e che<br />

può aiutarli in modo decisivo. Ha detto<br />

al momento del commiato: «La Vergine<br />

Maria, venerata con devozione e tenerezza<br />

dai fedeli delle confessioni religiose<br />

presenti qui, è un modello sicuro per<br />

proseguire con speranza sulla via di una<br />

fraternità vissuta e autentica. Il Libano<br />

l’ha ben compreso proclamando, qualche<br />

tempo fa, <strong>il</strong> 25 marzo come giorno<br />

festivo, permettendo così a tutti i suoi<br />

abitanti di poter vivere maggiormente<br />

la loro unità nella serenità. Che la Vergine<br />

Maria, i cui antichi santuari sono così<br />

numerosi nel vostro paese, continui ad<br />

accompagnarvi e a ispirarvi!».<br />

Tripoli, città turbolenta<br />

Anche in Libano esistono i salafiti, e<br />

anche lì come in tutto <strong>il</strong> mondo musulmano<br />

sono finanziati dall’Arabia Saudita,<br />

come del resto lo sono anche i sunniti<br />

che fanno parte della Coalizione 14<br />

marzo, compreso l’ex premier Saad Hari-<br />

«La Vergine, venerata con devozione dai<br />

fedeli delle confessioni religiose presenti<br />

qui, è un modello sicuro per proseguire con<br />

speranza sulla via di una fraternità autentica»<br />

ri, figlio dell’assassinato Rafic e autore<br />

del decreto che ha istituito la festa<br />

dell’Annunciazione. Eppure solo quelli<br />

di Tripoli, la turbolenta città del nord<br />

dove ciclicamente si scontrano bande<br />

armate sunnite, alawite e palestinesi, si<br />

sono opposti al viaggio del Papa e han-<br />

no ignorato <strong>il</strong> suo messaggio.<br />

Lo sceicco salafita tripolino<br />

Omar Bakri Fostock ha<br />

ben dichiarato, alla vig<strong>il</strong>ia del<br />

viaggio, «Il Papa non è <strong>il</strong> benvenuto<br />

in questo paese. In un<br />

suo discorso pubblico (quello<br />

di Ratisbona, ndr) ha detto<br />

che l’islam è un messaggio del male e<br />

che Maometto l’ha diffuso con la forza».<br />

Il culmine di tutte le libertà<br />

Ma nessuno lo ha seguito, nemmeno fra<br />

i salafiti. Salem Rafei, vicepresidente del<br />

Comitato degli studiosi islamici del Libano,<br />

è un salafita, eppure aveva dichiarato:<br />

«I cristiani sono una componente<br />

importante del tessuto sociale libanese,<br />

è loro diritto essere entusiasti per la visita<br />

del Papa. Per i cristiani i nostri successi<br />

sono positivi, perché i partiti islamisti<br />

rispettano tutte le religioni». Il Papa aveva<br />

bisogno del Libano per trasmettere <strong>il</strong><br />

suo messaggio al mondo, ma ugualmente<br />

<strong>il</strong> Libano, in tutte le sue componenti,<br />

sapeva e sa di avere bisogno del messaggio<br />

del Papa per continuare a esistere.<br />

Per questo ha potuto affermare, attraverso<br />

la Ecclesia in Medio Oriente, che «la<br />

libertà religiosa è <strong>il</strong> culmine di tutte le<br />

libertà. È un diritto sacro e inalienab<strong>il</strong>e.<br />

Include la libertà di scegliere la religione<br />

che si crede essere vera e<br />

di manifestare pubblicamente<br />

la propria credenza».<br />

Nessuno s’è sentito<br />

offeso, nessuno ha promesso<br />

rappresaglie. n<br />

| | 26 settembre 2012 | 11


Foto: AP/LaPresse<br />

COSE CHE SANNO TUTTI DA TEMPO<br />

Il punto non è Fiat a Detroit<br />

ma portare Volkswagen in Italia<br />

di Oscar Giannino<br />

La riesplosione del caso Fiat a me<br />

pare singolarmente patetica.<br />

Nell’ottobre 2011 e nella primavera<br />

2012, personalmente ho realizzato<br />

due puntate della Versione di<br />

Oscar su Radio24 chiedendo ai miei<br />

ospiti di indicare quali tra i cinque<br />

stab<strong>il</strong>imenti italiani Fiat a loro giudizio<br />

sarebbero stati dismessi, poiché<br />

le parole di Marchionne con grande<br />

chiarezza indicavano <strong>il</strong> calcolo esplicito<br />

che almeno uno se non due fossero<br />

ormai di troppo. Ma <strong>il</strong> copione<br />

NON SONO<br />

D’ACCORDO<br />

che si è continuato a recitare è stato un altro, lo stesso a<br />

cui abbiamo assistito nello scontro sulle relazioni industriali,<br />

con Cisl, U<strong>il</strong> e centrodestra vicini all’azienda, che<br />

aveva ottenuto al prezzo di durissime polemiche un’intesa<br />

di produttività sostitutiva del contratto nazionale. Anche<br />

a costo di uscire da Confindustria. Dall’altra parte, ad<br />

attaccare a testa bassa stavano coloro che nel no all’intesa<br />

avevano giocato tutto, cioè la Fiom<br />

e la sinistra antagonista.<br />

Ridurre <strong>il</strong> caso Fiat allo scontro<br />

sull’intesa aziendale si è rivelata però<br />

una colossale cortina fumogena.<br />

Che ha finito per avv<strong>il</strong>uppare politica<br />

e sindacati, rendendoli schiavi dei<br />

sì e dei no che su quell’intesa avevano<br />

pronunciato, e giocoforza meno attenti<br />

alla semplice e trasparente vicenda<br />

industriale. Non so se Marchionne<br />

abbia volutamente impostato la battaglia<br />

sulla produttività al fine di rendere<br />

meno perspicua la sempre maggior<br />

debolezza di Fiat in Italia. C’è chi pensa di sì, la mia esperienza<br />

mi fa propendere per <strong>il</strong> no. Per esempio l’uscita<br />

da Confindustria non è stata studiata a tavolino. Tecnicamente,<br />

era infondata. La Fiat ha sbattuto la porta di una<br />

Confindustria che ha fatto dei contratti nazionali derogati<br />

e dei contratti aziendali sostitutivi una duplice modalità<br />

di relazione industriale a fianco del contratto nazionale<br />

di categoria, in precedenza l’unico modello. E lo<br />

ha fatto prima e a prescindere dal caso Fiat. Firmando le<br />

intese senza Cg<strong>il</strong>, poi aspettando che anche la Cg<strong>il</strong>, l’anno<br />

successivo, maturasse <strong>il</strong> suo sì. È stato allora che Fiat è<br />

Un osservatore che conosca <strong>il</strong> mercato dell’auto<br />

avrebbe chiesto più di un anno fa a Marchionne:<br />

lei come fa a credere ancora di moltiplicare per<br />

quattro la produzione in Italia entro <strong>il</strong> 2014?<br />

L’OBIETTORE<br />

scattata: ma come, reimbarcate la Cg<strong>il</strong> mentre la Fiom a<br />

noi fa la guerra? Sabotaggio! La Marcegaglia è amica dei<br />

comunisti, str<strong>il</strong>larono <strong>il</strong> Pdl, Libero e <strong>il</strong> Giornale. Solenni<br />

fesserie, che spiegano poi perché <strong>il</strong> Pdl, che oggi rimprovera<br />

<strong>il</strong> governo, sia stato <strong>il</strong> primo a restare prigioniero della<br />

scelta iperideologica con cui ha sempre giocato questa<br />

partita. Qualunque osservatore che conosca l’andamento<br />

dell’auto nel mondo avrebbe chiesto più di un anno fa a<br />

Marchionne: lei come fa a credere ancora di moltiplicare<br />

come ha promesso per più di quattro volte la produzione<br />

di auto in Italia entro <strong>il</strong> 2014? A un giornalista, Marchionne<br />

rispose infatti che non ci credeva più. Tanto meno può<br />

crederci oggi, col mercato dell’auto europeo che nel 2012<br />

resterà di 2,5 m<strong>il</strong>ioni sotto quello del 2007, e con le vendite<br />

in Italia tornate ad agosto ai livelli di 40 anni fa.<br />

La vicenda mi sembra riproporre l’inadeguatezza<br />

complessiva delle nostre classi dirigenti. Imprenditoriali,<br />

sindacali e politiche. Imprenditoriali, perché su Fiat l’impresa<br />

italiana si è divisa un anno fa, e adesso Della Valle<br />

e Romiti (che addirittura sostiene la Fiom!) r<strong>il</strong>anciano la<br />

divisione. Chiunque attacchi la libertà dell’impresa di allocare<br />

la produzione dove convenga indebolisce la battaglia<br />

comune per un’Italia più produttiva. Sindacali, perché<br />

un conto era dividersi tra chi – con responsab<strong>il</strong>ità e<br />

coraggio – ha scelto la produttività confutando l’accusa<br />

Fiom di attentato ai diritti, e chi invece su questo ha fatto<br />

battaglia politica. Ma altro conto, a maggior ragione<br />

avendo votato sì, era <strong>il</strong> dovere di incalzare l’azienda sul<br />

fatto che i suoi sv<strong>il</strong>uppi americani e i dati del mercato<br />

euro-italiano rendevano Fabbrica Italia sempre più una<br />

chimera. Quanto alla politica, per un secolo ha sussidiato<br />

l’azienda torinese, per poi negli ultimi anni non porsi<br />

mai <strong>il</strong> problema di fondo: come attirare in Italia altri<br />

produttori a cominciare da Volkswagen? Invece continua<br />

a rivolgersi alla Fiat dicendo mafiosamente: l’Italia ti ha<br />

dato molto, ergo non sei libera di fare quel che vuoi. Fortuna<br />

che, con Marchionne, questo discorso non attacca.<br />

L’unico modo per rimanere tra i big<br />

Due volte Marchionne ha salvato Fiat dal fallimento in<br />

Italia. È meglio una Fiat per la prima volta saldamente<br />

in America, oltre che in Polonia e Bras<strong>il</strong>e e Serbia, perché<br />

solo così avrà chance di produrre anche in Russia, India<br />

e Cina, senza di che la sua partita è comunque al ribasso<br />

tra i big player. Ma porsi <strong>il</strong> problema di un automotive<br />

italiano di eccellenza, che senza Fiat vale ancora 42<br />

m<strong>il</strong>iardi, quello sì che è un problema politico. È aperto<br />

da anni, ma la politica di destra e dei tecnici ha finto di<br />

non vederlo. La soluzione non è mettere soldi pubblici,<br />

all’americana o alla francese o alla tedesca. Ma attirare direttamente<br />

i tedeschi a casa nostra. Scommetto che non<br />

avverrà. Già si pensa a nuovi incentivi, dimenticando che<br />

saranno i concorrenti di Fiat a beneficiarne. E poi mi chiedono<br />

perché ho lanciato <strong>il</strong> movimento Fermare<strong>il</strong>declino!<br />

| | 26 settembre 2012 | 13


INTERNI<br />

MEGLIO DEI TEDESCHI<br />

L’unione fa<br />

<strong>il</strong> federalismo<br />

L’esecutivo d’emergenza affossa <strong>il</strong> progetto di<br />

decentramento avviato dal governo Berlusconi.<br />

Ma Cota, Formigoni, Tondo e Zaia, Costituzione<br />

alla mano, r<strong>il</strong>anciano: subito una Macroregione per<br />

amministrare in autonomia le eccellenze del Nord<br />

Non si parla di secessione e non si parla<br />

di maxi Lombardia. La proposta<br />

prende <strong>il</strong> nome di Macroregione<br />

Nord e sottindende un percorso di collaborazione<br />

tra le Regioni settentrionali<br />

su tematiche concrete e possib<strong>il</strong>i unioni<br />

tra le realtà più virtuose di Veneto, Piemonte,<br />

Lombardia e Friuli-Venezia Giulia.<br />

Un aggregato così forte da costringere<br />

Roma a “mollare” alcune competenze<br />

che, se gestite in modo autonomo,<br />

sarebbero più efficien-<br />

ti: due esempi calzanti sono la<br />

scuola e <strong>il</strong> sistema dei trasporti.<br />

Queste Regioni da sole realizzano<br />

buona parte del P<strong>il</strong> italiano<br />

in una situazione paradossale:<br />

ricevono solo <strong>il</strong> 30 per<br />

cento delle tasse generate nei<br />

loro territori e ciò nonostante<br />

sono in grado di offrire i servizi<br />

più efficienti in Italia e in<br />

Europa. Per questo l’argomento Macroregione<br />

incontra l’interesse dei governatori<br />

della parte settentrionale dello stivale,<br />

e nonostante i botta e risposta offerti alle<br />

pagine dei quotidiani, le quattro regioni<br />

sopra menzionate si guardano con interesse<br />

per verificare possib<strong>il</strong>i unioni. <strong>Tempi</strong> ha<br />

incontrato i presidenti Roberto Cota, Luca<br />

Zaia, Gabriele Tondo e Roberto Formigoni<br />

r<strong>il</strong>evando in tutti e quattro la volontà di<br />

perseguire l’obiettivo Macroregione Nord.<br />

14 | 26 settembre 2012 | |<br />

350<br />

AZIENDE<br />

Sono 350 le imprese<br />

che producono componenti<br />

e sistemi per<br />

l’auto in Piemonte. È<br />

qui <strong>il</strong> fulcro dell’attività<br />

automotive italiana,<br />

uno tra i principali<br />

distretti al mondo<br />

Il Friuli-Venezia Giulia è già una Regione<br />

a statuto autonomo e da sola provvede<br />

alla quasi totalità dei propri servizi ma,<br />

«in un momento così grave per l’economia<br />

e per <strong>il</strong> mercato del lavoro, condivido<br />

<strong>il</strong> progetto di un’unione che faccia la<br />

forza» annuncia <strong>il</strong> governatore Tondo. Per<br />

la cronaca, l’Em<strong>il</strong>ia Romagna ha deciso di<br />

starsene per i fatti suoi. La regione governata<br />

da Vasco Errani è stata più volte invitata<br />

a considerare <strong>il</strong> nuovo<br />

aggregato settentrionale, ma<br />

tra l’emergenza terremoto e<br />

le bagarre nelle varie correnti<br />

nel Pd <strong>il</strong> presidente ritiene<br />

la proposta avanzata dai<br />

suoi vicini non degna di nota.<br />

«Peccato», commenta <strong>il</strong> collega<br />

piemontese Cota, «su Errani<br />

non ho preclusioni, tant’è<br />

che uno dei maggiori sponsor<br />

della Macroregione fu Guido<br />

Fanti, primo presidente dell’Em<strong>il</strong>ia Romagna,<br />

un comunista». Della stessa opinione<br />

<strong>il</strong> presidente del Veneto Zaia: «Per ora<br />

<strong>il</strong> progetto comprende quattro Regioni.<br />

E in questi casi la concretezza è d’obbligo.<br />

Naturalmente non abbiamo pregiudizi<br />

nei confronti di nessuno, se gli obiettivi<br />

sono pienamente condivisi». Per Formigoni,<br />

«l’invito a Errani è sempre valido».<br />

«Partiamo con <strong>il</strong> centrodestra, non è<br />

poco», <strong>il</strong> giudizio di Tondo.<br />

La Macroregione ha avuto diversi padri<br />

e molti sostenitori. Si è più volte fatta menzione<br />

del gruppo Cisalpino diretto nel<br />

1945 dal democristiano comasco Tommaso<br />

Zerbi, professore dell’Università Cattolica<br />

e membro dell’Assemblea costituente.<br />

Zerbi era amico di Gianfranco Miglio,<br />

<strong>il</strong> quale, da membro della Dc, si interessò<br />

alle idee promosse dal gruppo lariano<br />

approfondendole negli anni fino a sv<strong>il</strong>uppare<br />

<strong>il</strong> proprio pensiero federalista: base<br />

ideale della Lega della prima ora e rispolverato<br />

recentemente da Roberto Maroni.<br />

Sabato 15 settembre, proprio durante un<br />

“Miglio day”, <strong>il</strong> neo segretario della Lega<br />

ha esposto <strong>il</strong> suo programma per una<br />

Euroregione. La differenza rispetto all’idea<br />

di Formigoni consiste nel passaggio costituzionale:<br />

per Maroni occorre una revisione<br />

della Carta che predisponga maggior<br />

autonomia al Nord, in particolare riallocando<br />

verso <strong>il</strong> territorio <strong>il</strong> 75 per cento<br />

degli introiti fiscali, contro <strong>il</strong> 30 attuale.<br />

«Bisogna essere realisti», replica <strong>il</strong> presidente<br />

della Lombardia. «Propongo un’altra<br />

strada con la volontà di andare più avanti,<br />

nella direzione indicata da Maroni. Ma<br />

cominciamo a ut<strong>il</strong>izzare gli strumenti che<br />

la Costituzione già ci mette a disposizione.<br />

Ad esempio applichiamo gli articoli 116,<br />

117 e 132, che permettono di unire le forze<br />

su alcuni servizi determinanti senza passare<br />

dal Parlamento. Altrimenti come è


Macro-Land Macroregione<br />

Renania PLEV*<br />

Popolazione<br />

22.136.000 23.797.000<br />

Superficie<br />

2 2<br />

53.930 km 90.108 km<br />

Prodotto interno lordo<br />

630<br />

m<strong>il</strong>iardi di euro<br />

P<strong>il</strong> pro capite<br />

734<br />

m<strong>il</strong>iardi di euro<br />

28.490 30.845<br />

euro euro<br />

Dipendenti pubblici<br />

1.140.300 1.098.900<br />

Dipendenti regionali<br />

Fonte: Eupolis<br />

496.600 270.338*<br />

*Dato comprensivo dei<br />

dipendenti dei sistemi<br />

sanitari regionali<br />

I numeri principali delle regioni del Nord<br />

*Non fanno parte della Macroregione Nord<br />

Popolazione<br />

Lombardia<br />

9,8<br />

Liguria*<br />

1,6<br />

Piemonte<br />

4,4<br />

Friuli<br />

Venezia<br />

Giulia<br />

1,2<br />

Em<strong>il</strong>ia<br />

Romagna*<br />

4,9<br />

4,4<br />

Veneto<br />

Liguria*<br />

43<br />

*Piemonte,<br />

Lombardia,<br />

Em<strong>il</strong>ia Romagna,<br />

Veneto<br />

P<strong>il</strong> totale<br />

Lombardia<br />

318<br />

26,4 795<br />

Piemonte<br />

121<br />

Friuli<br />

Venezia<br />

Giulia<br />

35<br />

Em<strong>il</strong>ia<br />

Romagna*<br />

142<br />

Nord-Reno<br />

Westfalia<br />

Düsseldorf<br />

Renania<br />

Palatinato<br />

Magonza<br />

Lombardia<br />

Piemonte<br />

Veneto<br />

M<strong>il</strong>ano<br />

Torino<br />

Venezia<br />

Em<strong>il</strong>ia Romagna<br />

Bologna<br />

136<br />

Veneto<br />

Roma<br />

M<strong>il</strong>ioni di abitanti Dati in m<strong>il</strong>iardi di euro<br />

Dati in migliaia di euro<br />

Berlino<br />

P<strong>il</strong> a prezzi di mercato per abitante<br />

Lombardia<br />

32,4<br />

Liguria*<br />

26,9<br />

Piemonte<br />

27,2<br />

29,1<br />

Friuli<br />

Venezia<br />

Giulia<br />

28,0<br />

Em<strong>il</strong>ia<br />

Romagna*<br />

28,9<br />

31,0<br />

Veneto<br />

Friuli-Venezia<br />

Giulia*<br />

Trieste<br />

*già Regione autonoma,<br />

parteciperà alla<br />

Macroregione Nord<br />

| | 26 settembre 2012 | 15


INTERNI MEGLIO DEI TEDESCHI<br />

Torino-Lione<br />

Gli obiettivi<br />

del collegamento<br />

possib<strong>il</strong>e costruire una maggioranza che<br />

decreti maggiore autonomia al Nord, con<br />

un governo in scadenza fra pochi mesi?»<br />

Ribadisce Tondo: «Se diciamo alla nostra<br />

gente che ridurremo le tasse non saremo<br />

credib<strong>il</strong>i. Deve partire dal Nord una forza<br />

liberatoria per le imprese».<br />

Basta applicare la Carta<br />

I governatori leghisti guardano con simpatia<br />

Formigoni e sottolineano la problematica<br />

fiscale per le Regioni del Nord sollevata<br />

dal loro partito. Cota racconta che<br />

«tutte le settimane incontro almeno tre<br />

aziende. Tranne qualche eccezione, soffrono<br />

tutte a causa della crisi e di un sistema<br />

centralizzato che non funziona. Il fisco e<br />

la burocrazia romana sono i nodi da sciogliere.<br />

Realizzare sinergie tra le Regioni<br />

che funzionano è un modo per affrontare<br />

la questione settentrionale e per ottenere<br />

maggior peso politico a favore dei nostri<br />

territori, perché a noi interessa che i soldi<br />

del Nord restino dove sono stati generati».<br />

Sulla stessa linea Luca Zaia: «Portiamo<br />

avanti un progetto di lobby del Nord che<br />

sia in grado di fare gli interessi di questi<br />

territori senza negarne le specificità. E che<br />

li spinga a una maggiore condivisione di<br />

tutti gli elementi positivi che vi sono, ma<br />

che oggi vengono penalizzati dalla solita<br />

gestione centralista che premia gli sprechi<br />

e punisce i virtuosi». Ergo la Macroregione<br />

potrà essere <strong>il</strong> motore che permette alle<br />

regioni del Nord di far fronte (comune)<br />

alla situazione di crisi in cui si trovano. E<br />

a fronte dei tagli definiti dalla spending<br />

review di Monti, è una soluzione per non<br />

dover eliminare o ridurre servizi efficienti.<br />

«La Macroregione deve essere una federazione<br />

tra Regioni del Nord per affrontare<br />

insieme questioni comuni e avere mag-<br />

16 | 26 settembre 2012 | |<br />

Parigi<br />

Collegamenti 27internazionali<br />

1,5<br />

M<strong>il</strong>ioni di passeggeri che oggi<br />

M<strong>il</strong>ioni di passeggeri<br />

transitano tra Italia e Francia 3,3 entro <strong>il</strong> 2030<br />

TAV, UNA SVOLTA<br />

Un ponte tra l’Est e<br />

l’Ovest dell’Europa<br />

Con <strong>il</strong> compiersi della<br />

linea ad alta velocità<br />

Torino-Lione, la<br />

Macroregione Nord<br />

diverrà un nodo per<br />

<strong>il</strong> transito di merci<br />

e persone tra i più<br />

importanti in Europa<br />

e sarà in grado di<br />

collegare l’Est europeo<br />

con l’Ovest.<br />

TEMPI RIDOTTI<br />

Da Parigi a M<strong>il</strong>ano<br />

in quattro ore<br />

La nuova linea permetterà<br />

27 collegamenti<br />

internazionali<br />

raddoppiando <strong>il</strong> traffico<br />

dei passeggeri<br />

nei prossimi vent’anni,<br />

ma diminuendo i<br />

tempi di trasporto.<br />

Sarà possib<strong>il</strong>e viaggiare<br />

da Parigi a<br />

M<strong>il</strong>ano in 4 ore e continuare<br />

per Venezia in<br />

altri 90 minuti.<br />

STRADE LIBERE<br />

Un m<strong>il</strong>ione di Tir sui<br />

convogli ferroviari<br />

Grazie al sistema<br />

Eurotunnel sarà possib<strong>il</strong>e<br />

trasferire tutti<br />

i tipi di Tir sui convogli.<br />

L’obiettivo di<br />

utenza è inizialmente<br />

di 600 m<strong>il</strong>a camion<br />

all’anno, un m<strong>il</strong>ione<br />

nel lungo termine,<br />

con un servizio giornaliero<br />

di 50 viaggi<br />

di andata e ritorno.<br />

L’APPROVAZIONE DI MUSUMECI<br />

gior peso politico», riprende Cota. «Per<br />

passare dalle parole ai fatti, servono risorse.<br />

Per questo riteniamo che <strong>il</strong> 75 per cento<br />

dei tributi debba rimanere al territorio.<br />

Altrimenti rischiamo che lo Stato centrale<br />

scarichi su di noi i suoi problemi». E Zaia:<br />

«La Costituzione prevede già la possib<strong>il</strong>ità<br />

che le Regioni acquisiscano maggiori competenze<br />

in diversi ambiti. Si tratta di applicarla<br />

fino in fondo. Sarebbe già un ottimo<br />

punto di partenza».<br />

Quanto a cifre e grandezze fisiche<br />

ed economiche, la Macroregione Veneto-<br />

Lombardia-Piemonte-Em<strong>il</strong>ia secondo uno<br />

«Un’idea che sfida la Sic<strong>il</strong>ia<br />

a cavalcare la sua autonomia»<br />

L’idea della Macroregione è certamente un invito alla<br />

riflessione per chi nel presente e nel futuro sarà chiamato<br />

a svolgere <strong>il</strong> diffic<strong>il</strong>e compito di governare <strong>il</strong> territorio.<br />

La Sic<strong>il</strong>ia, che tante volte è stata oggetto di motivate<br />

osservazioni da parte dei commentatori nazionali, non<br />

deve temere <strong>il</strong> processo di modernizzazione negli assetti<br />

istituzionali. Anzi, in forza della sua Autonomia statutaria,<br />

che deve diventare risorsa e non un peso per <strong>il</strong> sistema Paese,<br />

la nostra Regione può svolgere <strong>il</strong> ruolo di cerniera tra<br />

l’Europa continentale, cui parla <strong>il</strong> progetto di Formigoni, e<br />

<strong>il</strong> bacino euro-mediterraneo verso <strong>il</strong> quale l’Isola è diretta<br />

per vocazione naturale. Cosa è mancato alla Sic<strong>il</strong>ia? È<br />

mancata una classe dirigente capace di interpretare un<br />

progetto nuovo ed è mancata una seria pianificazione per<br />

gli investimenti. Esemplificativa è la gestione fallimentare<br />

dei fondi comunitari che, anche negli ultimi anni, non sono<br />

stati in larga parte neppure spesi. Da questo punto di vista<br />

si è persa l’occasione – e mai più dovrà ripetersi – di pianificare<br />

un nuovo modello di sv<strong>il</strong>uppo e di offrire alle imprese<br />

la possib<strong>il</strong>ità di contribuire a questo sforzo comune.<br />

E di esempi così potrebbero esserne individuati molti altri.<br />

Il nostro compito, accettando le sfide del nostro tempo,<br />

è lasciarci alle spalle l’immagine di una Sic<strong>il</strong>ia immob<strong>il</strong>e e<br />

costosa. La nostra sfida, che non potrà essere raggiunta in<br />

pochi mesi, ma che dovrà essere <strong>il</strong> risultato di una pianificazione<br />

pluriennale, avrà anzitutto l’orizzonte di rideterminare<br />

<strong>il</strong> ruolo della persona nella società. Indicando obiettivi<br />

semplici e restituendo normalità a una istituzione che per i<br />

cittadini deve tornare ad essere un punto di riferimento.<br />

Nello Musumeci<br />

candidato governatore del centrodestra in Sic<strong>il</strong>ia<br />

studio di Eupolis raggiungerebbe <strong>il</strong> 39,2<br />

per cento della popolazione italiana, ma<br />

con un P<strong>il</strong> pari al 47,5 per cento sul valore<br />

nazionale. Anche <strong>il</strong> paragone con l’Europa<br />

è felice: <strong>il</strong> soggetto aggregato potrebbe<br />

competere alla pari con la Macro-Land<br />

Renania, ossia <strong>il</strong> territorio che comprende<br />

i due Länder renani Vestfalia e Palatinato<br />

(ipotesi di fusione allo studio nel dibattito<br />

in merito alla riforma dello Stato tedesco).<br />

Anzi, la Macroregione Nord risulterebbe<br />

economicamente più forte, con 30.850<br />

euro di P<strong>il</strong> a prezzi di mercato per abitante,<br />

contro i 28.490 euro della Renania


Torino* 5,35<br />

M<strong>il</strong>ano* 7,08<br />

Venezia<br />

3,17<br />

4,02<br />

Legenda:<br />

0,00 Tempo di percorrenza attuale<br />

0,00 Tempo stimato nel 2030<br />

Zaia: «Sul fronte dei servizi<br />

sociali si potrebbe creare un<br />

modello che serva davvero i<br />

territori senza dissipare risorse.<br />

Anche <strong>il</strong> sistema dei trasporti<br />

trarrebbe beneficio da un lavoro<br />

di squadra interregionale libero<br />

dal monopolio statale»<br />

unificata. Dall’insieme è escluso <strong>il</strong> Friuli-<br />

Venezia Giulia, che in quanto Regione a<br />

statuto speciale, gode già di una propria<br />

autonomia. Osserva <strong>il</strong> presidente Tondo:<br />

«La cosa che più mi importa non è se <strong>il</strong><br />

Veneto o la Lombardia saranno dominanti<br />

rispetto al Friuli-Venezia Giulia, ma che<br />

un’area importante del paese possa avere<br />

una propria proposta di conduzione verso<br />

una ripresa che solo da qui può partire».<br />

Dalla sanità all’agricoltura<br />

Sul tavolo sono in gioco le eccellenze delle<br />

singole regioni, a partire dai rispettivi<br />

sistemi sanitari, che vantano tutti meno<br />

spesa e più efficienza rispetto al resto<br />

d’Italia, Lombardia e Veneto in testa. In<br />

Friuli la sanità è gestita in proprio e «non<br />

partecipiamo agli assalti della d<strong>il</strong>igenza<br />

statale che si vedono dalle regioni in perdita.<br />

Siamo virtuosi per servizi e infrastrutture»,<br />

chiosa Tondo. Zaia, che definisce<br />

<strong>il</strong> proprio sistema regionale «un esempio<br />

a livello nazionale e internazionale»,<br />

ha anticipato <strong>il</strong> decreto Balduzzi avviando<br />

con un finanziamento di 7 m<strong>il</strong>ioni di<br />

euro l’organizzazione dei medici di famiglia<br />

24 ore al giorno, sette giorni su sette:<br />

a regime costerà 21 m<strong>il</strong>ioni l’anno. Cota<br />

ha invertito la rotta rispetto ai passati<br />

governi piemontesi: se negli ultimi dieci<br />

anni la spesa sanitaria regionale è aumentata<br />

dai 6 m<strong>il</strong>iardi di euro del 2002 agli<br />

8,5 del 2010, nel 2011 è diminuita di 135<br />

m<strong>il</strong>ioni, mantenendo i servizi offerti. In<br />

Lombardia la sanità pubblica ha un peso<br />

pari al 5,4 per cento del P<strong>il</strong>, contro una<br />

media nazionale del 7,2, e i b<strong>il</strong>anci sono<br />

in pareggio da undici anni. Oltre alla sanità,<br />

altri possib<strong>il</strong>i terreni d’azione comune<br />

sono <strong>il</strong> sistema del trasporto locale, l’istruzione,<br />

le centrali uniche per gli acquisti, la<br />

*<br />

Le stime non<br />

considerano future<br />

fermate intermedie<br />

gestione del bacino del Po e la<br />

gestione della navigazione sui<br />

laghi. Senza trascurare l’energia<br />

idroelettrica.<br />

«Sul fronte dei servizi sociali<br />

si potrebbe creare un nuovo<br />

modello che serva davvero<br />

i territori senza dissipare le<br />

risorse», spiega Zaia. «Lo stesso<br />

dicasi per <strong>il</strong> sistema dei trasporti,<br />

che trarrebbe certamente<br />

beneficio da un lavoro<br />

di squadra interregionale<br />

affrancato da un regime di fatto<br />

monopolista e centralista.<br />

Poi la cultura e l’agricoltura<br />

dei territori, in cui <strong>il</strong> Veneto ha<br />

pochi rivali. Si creerebbe una<br />

leadership europea fortemente<br />

competitiva». Rincara Cota:<br />

«Abbiamo diverse eccellenze.<br />

Siamo una regione principalmente<br />

industriale, con una forte<br />

agricoltura e un’importante<br />

attività di trasformazione alimentare.<br />

Poi, grazie a un ottimo<br />

terziario, e all’importante<br />

prospettiva logistica dovuta<br />

alle infrastrutture che si stanno<br />

realizzando, abbiamo una<br />

grande attrazione turistica. Un<br />

bel banco di prova per una<br />

sinergia potrebbe essere l’Expo<br />

2015: con la Lombardia abbiamo<br />

già sottoscritto un protocollo, Novara<br />

è vicinissima al polo di Rho-Pero».<br />

Formigoni r<strong>il</strong>ancia anche sulla “questione<br />

meridionale”: «La Macroregione<br />

Nord può essere un’opportunità anche per<br />

<strong>il</strong> Sud. Se ripartisse <strong>il</strong> Settentrione, <strong>il</strong> Mediterraneo<br />

si ritroverebbe ad essere nuovamente<br />

un luogo centrale dell’economia,<br />

456<br />

MILA<br />

è <strong>il</strong> numero totale<br />

delle imprese attive<br />

oggi in Veneto. La<br />

regione governata da<br />

Luca Zaia è al terzo<br />

posto per numerosità<br />

di aziende in Italia<br />

9,3<br />

PER CENTO<br />

la quota del P<strong>il</strong> nazionale<br />

realizzata in<br />

Veneto, terza regione<br />

in Italia per la produzione<br />

di ricchezza<br />

dopo Lombardia e<br />

Lazio. Più di un terzo<br />

del P<strong>il</strong> regionale proviene<br />

dall’export<br />

31,3<br />

MILA EURO<br />

<strong>il</strong> P<strong>il</strong> pro capite lombardo.<br />

La Regione<br />

amministrata da<br />

Formigoni si colloca<br />

davanti alla Francia<br />

(28,8), alla Germania<br />

(28,8) e al Regno<br />

Unito (26,3)<br />

Firenze<br />

10,50<br />

5,25<br />

10,50<br />

6,02<br />

Da destra a sinistra,<br />

Luca Zaia, Roberto Cota,<br />

Roberto Formigoni,<br />

Andrea Gibelli e Gianluca<br />

Marchi (ex direttore<br />

della Padania) lo scorso<br />

15 settembre alla festa<br />

della Lega a Brescia<br />

visto che i paesi di quelle aree<br />

non sono più sottomessi a egemonie<br />

dittatoriali». Cota sottoscrive:<br />

«Se al Sud mutuassero<br />

<strong>il</strong> modello, potrebbero risolvere<br />

i problemi insieme senza<br />

rivolgersi all’assistenzialismo<br />

di Roma. Certo, fare con meno<br />

risorse significa cambiare<br />

mentalità, ma diciamola tutta:<br />

<strong>il</strong> sistema attuale non gli<br />

ha portato poi tanti benefici».<br />

Assistenzialismo addio<br />

Anche Zaia spera in una svolta<br />

culturale: «Bisogna comprendere<br />

che in Italia esistono<br />

realtà che viaggiano a<br />

velocità diverse. Intere aree<br />

che confidano nell’assistenzialismo<br />

drenando risorse al<br />

Nord senza realizzare un proprio<br />

sv<strong>il</strong>uppo. Insomma, senza<br />

una rivoluzione culturale<br />

e sociale, prima ancora che<br />

politica, non si va da nessuna<br />

parte. E non mi sembra che<br />

questo governo stia promuovendo<br />

questa responsab<strong>il</strong>izzazione,<br />

anzi. Comunque, quel<br />

che preme a noi sono i popoli<br />

del Nord, è a loro che dobbiamo<br />

rendere conto innanzitutto,<br />

e in questo senso ci stiamo<br />

muovendo». La ripartenza del Nord può<br />

essere un’opportunità per tutti, sintetizza<br />

Tondo: «Quando c’è una locomotiva<br />

che spinge, tutti i vagoni seguono, naturalmente<br />

c’è chi arriva prima e chi dopo,<br />

ma l’importante è la forza di chi traina».<br />

Massimo Giardina<br />

twitter: @giardser<br />

| | 26 settembre 2012 | 17


interni i nemici Di BRUXeLLeS<br />

Populista<br />

a chi?<br />

Monti convoca un vertice straordinario per<br />

contrastare i detrattori dell’Unione Europea.<br />

Con che diritto? Troppo fac<strong>il</strong>e seppellire nel<br />

disprezzo ogni forma (non sempre idiota)<br />

di dissenso. La demagogia degli ottimati<br />

di Giorgio Israel<br />

Di recente, Michele Magno, in una lettera<br />

al Foglio, metteva in guardia<br />

contro l’abuso crescente della<br />

parola “populismo”. Nessuno ne ricorda<br />

– osservava Magno – i lontani antecedenti<br />

storici: <strong>il</strong> populismo agrario e romantico<br />

nato in Russia a metà Ottocento e <strong>il</strong><br />

People’s Party nato negli Usa nel 1892.<br />

Ormai <strong>il</strong> termine è diventato l’etichetta<br />

fumosa di una gran quantità di idee e fatti<br />

eterogenei. Quel che conta è che indica<br />

qualcosa di spiacevole. “Populista” sembra<br />

aver preso <strong>il</strong> posto occupato per lungo<br />

tempo dall’epiteto “fascista”, che era<br />

d’uso appioppare non solo ai fascisti veri<br />

e propri quanto a chiunque desse fastidio.<br />

Anche in questo caso la connessione<br />

con l’antecedente storico è dimenticata<br />

o sconosciuta, ma <strong>il</strong> carattere obbrobrioso<br />

dell’epiteto è indiscutib<strong>il</strong>e. Ma ora<br />

c’è di più: la messa all’indice del “populismo”<br />

è un fatto istituzionale, da quando<br />

<strong>il</strong> presidente del Consiglio Mario Monti<br />

ha proposto di convocare un vertice europeo<br />

straordinario per mettere a punto le<br />

strategie di contrasto «al crescente populismo,<br />

che si trasforma fac<strong>il</strong>mente in rigetto<br />

verso l’Europa e sfocia nel tentativo di<br />

“dis-integrazione” dell’Unione».<br />

Un vertice per far cosa? Se è per<br />

18 | 26 settembre 2012 | |<br />

approvare una mozione, vi sono cose ben<br />

più importanti e ut<strong>il</strong>i da fare al vertice<br />

dell’Unione. Se è per prendere decisioni<br />

operative, occorrerà prima dare una definizione<br />

precisa di “populismo” per individuare<br />

chi colpire. E quali provvedimenti<br />

verranno presi? Ostracizzare i partiti che<br />

rientreranno nella definizione di “populismo”?<br />

Come e con che diritto? Se poi<br />

con “populismo” s’intende l’euroscetticismo,<br />

allora sarebbe meglio rimboccarsi<br />

le maniche per risolvere i problemi economico-sociali<br />

che generano questo sentimento<br />

invece di tentare di curare la<br />

malattia rompendo <strong>il</strong> termometro.<br />

È interessante chiedersi quali sarebbero<br />

la natura e le funzioni del “vertice”<br />

chiamato a contrastare <strong>il</strong> “populismo”.<br />

I capi di governo sono espressione delle<br />

realtà politiche nazionali e in questo contesto<br />

già esprimono una visione circa <strong>il</strong><br />

“populismo”: con quale diritto un vertice<br />

del genere potrebbe prendere decisioni<br />

d’intervento nei confronti di forze politiche<br />

nazionali? Il problema dell’Europa<br />

non è proprio quello di essere un’unione<br />

economica priva di strutture politiche<br />

unitarie? Se poi <strong>il</strong> vertice si allargasse<br />

alle figure “tecniche” dell’Unione prive<br />

di legittimazione democratica, la faccenda<br />

diventerebbe ancora più sgradevole.<br />

Qui tocchiamo <strong>il</strong> nodo della questio-<br />

ne: la categoria “democrazia” sembra<br />

essersi smarrita e l’alternativa al “populismo”<br />

pare che sia soltanto <strong>il</strong> vertice degli<br />

ottimati. L’assenza di qualsiasi governo<br />

politico dell’Unione democraticamente<br />

eletto determina un sentimento di distacco<br />

e scetticismo da parte di tanti cittadini<br />

europei? La risposta non è ricercata<br />

nello sforzo di costituire queste strutture<br />

democratiche, bensì nelle azioni di<br />

contrasto del “vertice” <strong>il</strong>luminato. Lo scenario<br />

internazionale offre un contrasto<br />

clamoroso: mentre negli Stati Uniti si<br />

apre una campagna elettorale tutta politica,<br />

tra due candidati politici, in Europa<br />

la politica si dissolve sempre di più per<br />

lasciar posto ai tecnici “<strong>il</strong>luminati”. Ne è<br />

una prova clamorosa l’irr<strong>il</strong>evanza dell’Eu-


Foto: AP/LaPresse<br />

ropa nel contesto irriducib<strong>il</strong>mente politico,<br />

quello internazionale.<br />

La vera questione è se <strong>il</strong> dramma europeo,<br />

piuttosto che <strong>il</strong> “populismo”, non sia<br />

la perdita progressiva dell’attaccamento<br />

alla democrazia. A ben vedere, è proprio<br />

la terminologia a mostrarlo. Qui<br />

tutto si gioca nell’alternativa tra “populismo”<br />

e “vertici europei”. Sarebbe invece<br />

più appropriato ricorrere a due categorie<br />

ben più chiare e precise: demagogia<br />

e democrazia. Sono noti i difetti della<br />

democrazia, tanto da far dire a Church<strong>il</strong>l<br />

che trattasi della «peggior forma di governo»,<br />

salvo però «tutte quelle sperimentate<br />

finora». A chi non è venuto una volta un<br />

senso di fastidio pensando che un idiota,<br />

un inciv<strong>il</strong>e o un mascalzone abbia lo stes-<br />

L’Europa è divenuta una sorta di protettorato<br />

germanico, con un futuro subordinato alle<br />

decisioni del Bundestag e dipartimenti<br />

affidati a tecnici di provata fedeltà. Con quale<br />

coraggio e legittimità lanciare una campagna<br />

contro coloro che criticano questo stato di<br />

cose etichettandoli col termine di “populisti”?<br />

so diritto di voto? È un sentimento non<br />

privo di fondamento ma che viene subito<br />

represso dalla considerazione che <strong>il</strong> diritto<br />

universale di rappresentanza è la condizione<br />

che legittima un’organizzazione<br />

sociale che garantisce poi ai migliori<br />

di eccellere e di conquistare condizioni<br />

preminenti nei vari ambiti di lavoro.<br />

La democrazia è tale se, garantendo a tutti<br />

pari diritti e pari posizioni di partenza,<br />

premia <strong>il</strong> merito. Premiare <strong>il</strong> merito<br />

non è “meritocrazia”, che vorrebbe dire <strong>il</strong><br />

“governo dei meritevoli”, <strong>il</strong> “governo dei<br />

saggi” (<strong>il</strong> “governo dei tecnici”), e anche la<br />

fortuna di questo termine è un sintomo<br />

della confusione mentale in cui viviamo.<br />

L’anticamera della tirannia<br />

Questo è stato sempre un punto diffic<strong>il</strong>e<br />

e controverso: <strong>il</strong> grande pensatore <strong>il</strong>luminista<br />

Condorcet diceva che «una società<br />

che non è governata dai sapienti sarà<br />

governata dai ciarlatani», e in parte aveva<br />

ragione perché un governo senza competenza<br />

non può che portare alla rovina.<br />

Ma aveva anche torto perché sapienza al<br />

governo non può voler dire “governo dei<br />

sapienti”. Come gli fu obbiettato, <strong>il</strong> diritto<br />

dei sapienti al potere non può essere<br />

stab<strong>il</strong>ito o legittimato in alcun modo, se<br />

non in base all’onniscienza, che però non<br />

è di questo mondo. Il governo dei sapienti<br />

è una vecchia idea aristocratica che è l’anticamera<br />

della tirannia.<br />

Pertanto, la democrazia ha due nemici<br />

principali: l’idea che alla fin fine <strong>il</strong><br />

governo deve restare in mano a chi “ne<br />

sa”, agli “ottimati”, a un’“aristocrazia”<br />

del merito; e d’altra parte la demagogia,<br />

che è un’altra forma di disprezzo aristocratico<br />

per <strong>il</strong> popolo. Il demagogo è colui<br />

che, per attuare i propri fini, solletica i<br />

sentimenti più ottusi e bestiali in modo<br />

da rovesciare coloro che considera suoi<br />

nemici e prendere <strong>il</strong> potere.<br />

Basta guardarsi attorno per rendersi<br />

conto che <strong>il</strong> vero pericolo oggi in Europa,<br />

e in particolare in Italia, è dato soprattutto<br />

dalla demagogia. Essa include certamente<br />

alcuni di quei movimenti che si<br />

battono semplicemente contro la “politica”<br />

e contro <strong>il</strong> “sistema”, quelli che vengono<br />

definiti “populisti”, ma anche altri<br />

movimenti e personaggi che si proclamano<br />

campioni della democrazia e addirittura<br />

nemici del “populismo”. È legittimo<br />

chiedersi chi sia più demagogo: <strong>il</strong> “populista”<br />

che ha la colpa di criticare, anche<br />

aspramente, <strong>il</strong> modo con cui la gestione<br />

tutta economica dell’Unione porta a gravi<br />

conseguenze sociali e politiche tagliando<br />

fuori qualsiasi passaggio di legittimazione<br />

democratica; oppure chi incita la<br />

gente a smantellare le attuali strutture<br />

della politica perché soltanto così sarebbe<br />

possib<strong>il</strong>e combattere la mafia? Lascio<br />

la risposta al lettore. Per me è evidente.<br />

Abbiamo davanti un’Unione Europea<br />

che, mentre arranca sul piano economico<br />

come un organismo asmatico, è un<br />

mostro politico: sempre più una sorta di<br />

protettorato germanico, che attende le<br />

decisioni della corte costituzionale e del<br />

parlamento tedesco per indovinare qualcosa<br />

del proprio futuro, e i cui dipartimenti<br />

sono progressivamente affidati a<br />

tecnici di provata fedeltà. Con quale coraggio<br />

e con quale legittimità si può lanciare<br />

una campagna contro coloro che criticano<br />

questo stato di cose etichettandoli col termine<br />

di “populisti”? Non è proprio questa<br />

una forma plateale di demagogia?<br />

| | 26 settembre 2012 | 19


COPERTINA<br />

di Ubaldo Casotto<br />

STAMPA, MANETTE E REGIME<br />

ASPETTANDO<br />

GIUSTIZIA<br />

Carcerazione preventiva, uso politico delle indagini, gogna mediatica.<br />

Massimo Bordin, voce dei radicali e veterano della battaglia per la<br />

riforma del sistema, squaderna <strong>il</strong> suo archivio delle bestialità italiane<br />

Parlare di giustizia con Massimo Bordin,<br />

storica voce di Radio Radicale,<br />

è come consultare un archivio, ma<br />

senza la fatica della ricerca. Gli diciamo<br />

dell’iniziativa di <strong>Tempi</strong>, “Aspettando giustizia”,<br />

e delle persone che vi partecipano:<br />

<strong>il</strong> generale Mario Mori, Ottaviano Del<br />

Turco… «Certo. Del Turco, sto seguendo <strong>il</strong><br />

suo processo». Il caso dell’ex sindacalista,<br />

poi dirigente del Pd, arrestato nel 2008<br />

per uno scandalo della sanità abruzzese e<br />

dimessosi dalla presidenza della Regione<br />

è per i più – anche tra i giornalisti – un<br />

fatto di cronaca del passato, finito prima<br />

di sapere come è andata realmente a finire.<br />

Bordin sta seguendo <strong>il</strong> processo.<br />

Bordin, da quanto tempo l’Italia è un<br />

paese che “aspetta giustizia”?<br />

Da tempo immemorab<strong>il</strong>e. Il problema<br />

dell’amministrazione della giustizia<br />

e della carcerazione preventiva si trascina<br />

almeno dalla famosa legge<br />

Valpreda (1972, Pietro Valpreda,<br />

l’anarchico accusato della strage<br />

di Piazza Fontana, era in carcere<br />

da più di tre anni, fu poi assolto,<br />

ndr) che per la prima volta dovet-<br />

20 | 26 settembre 2012 | |<br />

te affrontare <strong>il</strong> tema di una carcerazione<br />

preventiva che si andava protraendo oltre<br />

ogni logica. Da allora la legislazione sulla<br />

custodia cautelare è stata praticamente<br />

un elastico, secondo lo spirito del tempo<br />

l’hanno ridotta in alcuni momenti o<br />

allungata in altri. Ci sono stati casi, come<br />

quello del processo “7 apr<strong>il</strong>e” (1979, contro<br />

le presunte “menti” delle Br), dove<br />

alcuni imputati hanno sopportato una<br />

carcerazione preventiva di quasi sei anni,<br />

a quel punto una condanna a cinque<br />

anni fa sorgere inevitab<strong>il</strong>mente <strong>il</strong> dubbio<br />

che se ci fosse stata una carcerazione preventiva<br />

più breve non si sarebbe giunti a<br />

quella condanna. Dopo che hai tenuto in<br />

galera uno quasi sei anni senza processo<br />

non è che gli puoi dire: mi sono sbagliato,<br />

arrivederci e grazie.<br />

I pm d’assalto hanno radici profonde…<br />

Non si è mai trovato un vero equ<strong>il</strong>ibrio<br />

fra i vari ruoli della magistratura.<br />

Gli anni Settanta sono stati anni di rifor-<br />

«Su alcuni punti Berlusconi ha ragione, su<br />

altri è strumentale. Ma se quando qualcuno<br />

parla di garanzie fa sorridere, quando altri<br />

parlano di applicare la legge fanno paura»<br />

me in questo senso, ma se prima c’era un<br />

eccesso di rigore gerarchico che più che<br />

l’attenzione dei magistrati al diritto e al<br />

suo rispetto favoriva un ossequio all’ordine,<br />

ora quella tendenza è stata invertita<br />

dando un colpo di timone dalla parte<br />

opposta.<br />

Perché in Italia è diffic<strong>il</strong>e definirsi garantisti,<br />

e si passa per i difensori dei<br />

corrotti, quando non dei mafiosi?<br />

In questi anni è successa una cosa<br />

molto singolare, che riguarda i media.<br />

Mentre prima <strong>il</strong> processo, nel senso del<br />

dibattimento, era <strong>il</strong> momento nel quale<br />

l’opinione pubblica più direttamente<br />

entrava nel vivo e veniva informata delle<br />

questioni processuali, oggi l’attenzione<br />

al dibattimento è quasi scemata: ci<br />

sono grandi vicende giudiziarie che ci<br />

hanno appassionato e poi non ci ricordiamo<br />

più nemmeno come sono finite.<br />

Il massimo dell’attenzione si concentra<br />

sulla fase istruttoria durante la quale<br />

l’informazione viene quasi dro-<br />

gata. Alla fine, per <strong>il</strong> concorso di<br />

una serie di fenomeni che vanno<br />

quasi per conto loro, resta, comunque<br />

vada, uno stato di disagio, una<br />

certa insoddisfazione per come


| | 26 settembre 2012 | 21


COPERTINA STAMPA, MANETTE E REGIME<br />

la giustizia ha funzionato. Già <strong>il</strong> fatto<br />

che si parli di garantismo e giustizialismo<br />

è la prova che qualcosa non funziona.<br />

Il vero garantista è quello che chiede<br />

<strong>il</strong> rispetto delle garanzie per l’imputato<br />

e però anche l’applicazione della legge,<br />

non la non applicazione. La distorsione<br />

è tale per cui lo scontro è tra due scuole<br />

di pensiero che chiedono entrambe l’applicazione<br />

della legge e hanno entrambe<br />

buone ragioni per mostrare che in alcuni<br />

aspetti della faccenda la legge non è<br />

applicata. C’è qualcosa che non va nel<br />

manico, e la situazione non tende minimamente<br />

a migliorare.<br />

Va detto che molti politici quando parlano<br />

di legalità non sembrano molto<br />

credib<strong>il</strong>i.<br />

Facciamo i nomi: su alcuni punti Berlusconi<br />

ha ragione, in altri casi le sue difese<br />

sono evidentemente strumentali. D’altro<br />

canto sul lato opposto della barricata<br />

si ritrovano gli stessi difetti rovesciati. Se<br />

quando qualcuno parla di garanzie fa sorridere,<br />

quando altri parlano di applicazione<br />

della legge mettono paura.<br />

Una tua denuncia costante è che la giustizia<br />

opera ormai prima del processo,<br />

sui media e nel dibattito pubblico, con<br />

la conseguente pena anticipata: carcerazione<br />

preventiva e gogna mediatica.<br />

La giustizia opera addirittura fuori<br />

del processo, ormai si può, quasi in senso<br />

tecnico, parlare di amnistia occulta. La<br />

prescrizione è un modo di fatto per depenalizzare<br />

e non arrivare nemmeno al<br />

dibattimento a causa dell’elefantiasi dei<br />

tempi istruttori, per una serie di motivi<br />

che non possono sempre essere addebitati<br />

a una carenza di risorse. Chi segue<br />

queste faccende da una trentina d’anni<br />

sa che alla magistratura sistematicamente<br />

sono state date risorse in più, molto<br />

più che ad altri settori. È innegab<strong>il</strong>e, non<br />

si può parlare di un settore trascurato<br />

dall’amministrazione, tutt’altro.<br />

Come interrompere <strong>il</strong> cosiddetto circuito<br />

mediatico-giudiziario per cui finisco-<br />

22 | 26 settembre 2012 | |<br />

«Le firme a sostegno delle<br />

indagini di Palermo sulla<br />

“trattativa” Stato-mafia?<br />

Una buffonata che supera<br />

la passeggiata in Galleria<br />

Vittorio Emanuele del pool<br />

di Mani pulite. Un’evidente<br />

pressione sul Gip. Già due<br />

volte le inchieste di Ingroia<br />

su Berlusconi e Dell’Utri<br />

come committenti delle<br />

stragi sono state bocciate»<br />

no puntualmente sui giornali carte coperte<br />

dal segreto istrutorio? Il giudice<br />

Marcello Maddalena propone pene amministrative<br />

significative per i giornalisti<br />

che pubblicano, sei d’accordo?<br />

Perché ci deve andare sempre di mezzo<br />

<strong>il</strong> povero giornalista, che poi alla fine<br />

una firma la deve mettere, mentre chi<br />

gli passa le carte resta anonimo? È anche<br />

poco sportivo. La prima separazione delle<br />

LA REQUISITORIA DI EDOARDO MORI<br />

Un pm contro i colleghi<br />

torturatori e incapaci<br />

Nel 2010, dopo aver indossato la<br />

toga per 42 anni, <strong>il</strong> giudice Edoardo Mori<br />

decise di andare in pensione: «Sarei potuto<br />

rimanere fino al 2014, ma non ce la facevo<br />

più a reggere l’idiozia delle nuove leve che<br />

sui giornali e nei tg incarnano <strong>il</strong> volto della<br />

magistratura». Una carriera con 80 m<strong>il</strong>a<br />

sentenze di cui solo <strong>il</strong> 5 per cento riformato<br />

nei successivi gradi di giudizio. Lo sa perché<br />

lui andava a controllare come finivano i casi<br />

passati fra le sue mani: «Di norma ai giudici<br />

non viene neppure comunicato se le loro<br />

sentenze sono state confermate o meno.<br />

Un giudice può sbagliare per tutta la vita e<br />

nessuno gli dice nulla». Mori è durissimo con<br />

molti colleghi, di cui denuncia <strong>il</strong> pressappochismo<br />

e l’impreparazione, prima che l’uso<br />

politico della funzione: «Dopo aver letto una<br />

relazione scritta per un pm pugliese, con la<br />

quale <strong>il</strong> perito avrebbe fatto condannare un<br />

innocente sulla base di rivoltanti castronerie,<br />

mi permisi di scrivere al procuratore<br />

capo, avvertendolo che quel consulente<br />

carriere da fare nel mondo della giustizia<br />

è quella tra certi giornalisti e certi pubblici<br />

ministeri, perché sono quelle le carriere<br />

intrecciate. Il mio eroe Antonio Ingroia<br />

è riuscito addirittura a sommare le due<br />

parti nella stessa persona, gli hanno dato<br />

pure <strong>il</strong> tesserino da pubblicista e ha fatto<br />

un discorso in cui si definiva magistratogiornalista.<br />

Perfetto, la sintesi ideale. Balza<br />

agli occhi pure di un bambino <strong>il</strong> colle


Foto: Fotogramma<br />

stava per esporlo a una gran brutta figura.<br />

Mi segnalò per un procedimento disciplinare<br />

con l’accusa d’aver “cercato di influenzarlo”.<br />

Ogni volta che ho segnalato mostruosità<br />

tecniche contenute nelle sentenze, mi sono<br />

dovuto poi giustificare di fronte al Csm. E<br />

ogni volta sono stato prosciolto».<br />

Una delle sue critiche, inascoltate, è quella<br />

ai “periti” cui si affidano i tribunali: «Uno dei<br />

pochi che ci capiva veramente era Giovanni<br />

Falcone. Mi portò al Csm a parlare di armi<br />

e balistica. Ma poi non fui più richiamato<br />

perché osai spiegare che molti dei periti<br />

che i tribunali usavano come oracoli non<br />

erano altro che ciarlatani. Uno di loro,<br />

ut<strong>il</strong>izzato anche da un’università romana,<br />

è riuscito a trovare in un residuo di sparo<br />

tracce di promezio, elemento chimico non<br />

noto in natura, individuato solo al di fuori<br />

del sistema solare e prodotto in laboratorio<br />

per decadimento atomico in non più di dieci<br />

grammi». Non gli piace l’uso della «galera<br />

come mezzo di pressione sui sospettati<br />

per estorcere confessioni. Le manette sono<br />

diventate un moderno strumento di tortura<br />

per acquisire prove che mancano e per<br />

gamento tra un network di pubblici ministeri,<br />

gruppi inter-procure, e un network<br />

di giornalisti giudiziari, basta vedere chi<br />

aveva le anticipazioni delle carte e chi no<br />

delle indagini sulla “cricca”, sulla P3, sulla<br />

P4… quella roba lì… Si fa presto a vedere<br />

come funzionano certe f<strong>il</strong>iere, e come<br />

si possono interrompere. Ci vorrebbe una<br />

parola forte da parte della magistratura<br />

nei confronti dei pm, ma anche, se avesse<br />

un senso la sua esistenza, dell’Ordine dei<br />

giornalisti nei confronti dei giornalisti.<br />

Perché non credo che <strong>il</strong> lavoro del giornalista<br />

sia semplicemente quello di fare <strong>il</strong><br />

passacarte delle procure.<br />

In nome del “se ho un documento lo<br />

pubblico” si rischia di diventare una<br />

buca delle lettere.<br />

Questo senz’altro, fermo restando<br />

che se a me viene data una carta che viola<br />

<strong>il</strong> segreto istruttorio, se è una notizia<br />

io la pubblico. Però sta alla mia deontologia<br />

– la parola è inut<strong>il</strong>mente grossa –<br />

fare in modo che io non diventi una buca<br />

delle lettere, e non lo divento se non mi<br />

lego in un sodalizio perverso con chi mi<br />

passa le carte. Perché è evidente che chi<br />

me le passa ha interesse a vedere pubblicizzato<br />

<strong>il</strong> proprio lavoro, e poi non<br />

apprezzerebbe un atteggiamento eventualmente<br />

critico, a quel punto potrebbe<br />

chiudere i rubinetti delle indiscrezioni.<br />

costringere a parlare chi, per legge, avrebbe<br />

invece diritto a tacere». Sulle intercettazioni<br />

pensa che non serva una nuova legge<br />

«per vietare la barbarie della loro indebita<br />

pubblicazione. Quella esistente è perfetta,<br />

perché ordina ai pm di scremare quelle ut<strong>il</strong>i<br />

all’indagine e di distruggere le altre. Tutto<br />

ciò che non riguarda l’indagato va coperto<br />

da omissis in fase di trascrizione. Nessuno lo<br />

fa: troppa fatica». Insiste sulla preparazione<br />

dei magistrati: «In Italia non esiste un testo<br />

che insegni come si conduce un interrogatorio.<br />

La regola fondamentale è che chi<br />

interroga non ponga mai domande che<br />

anticipino le risposte o che lascino intendere<br />

ciò che è noto al pm o che forniscano all’arrestato<br />

dettagli sulle indagini. Guai a fare<br />

una domanda lunga a cui l’inquisito deve<br />

rispondere con un sì o un no. Una regola<br />

inapplicata, ad esempio, nel caso del delitto<br />

di Avetrana. Il primo interrogatorio di Michele<br />

Misseri non ha consentito di accertare<br />

niente perché <strong>il</strong> pm parlava molto più dello<br />

zio di Sarah Scazzi: basta ascoltare gli<br />

scampoli di conversazione incredib<strong>il</strong>mente<br />

messi in onda dai tg». [uc]<br />

Così <strong>il</strong> giornalista diventa non solo una<br />

buca delle lettere ma un pierre, perché<br />

deve in qualche modo anche valorizzare<br />

le carte che <strong>il</strong> pm gli dà apposta. Il circuito<br />

è assolutamente perverso.<br />

Dici che è tutto così evidente, eppure<br />

sembra diffic<strong>il</strong>e denunciarlo. Ci ha<br />

provato <strong>il</strong> presidente dell’Associazione<br />

nazionale magistrati, Rodolfo Sabelli, e<br />

mal gliene incolse.<br />

Ci voleva l’ennesima uscita di Ingroia<br />

per far parlare l’Anm, che in questi<br />

anni, diciamo la verità, ha visto di tutto e<br />

di più ed è sempre stata zitta. Anche questo<br />

è un segnale che non fa ben sperare e<br />

rende evidente che ci sono dei comportamenti<br />

da cui persino l’Anm deve in qualche<br />

modo cercare di dissociarsi.<br />

Tu auspichi un intervento della magistratura,<br />

ma chi potrebbe intervenire<br />

sembra intimidito. Ci è voluto <strong>il</strong> ricorso<br />

del capo dello Stato alla Corte costituzionale<br />

per scuotere in modo deciso le<br />

acque.<br />

I poteri del presidente del Csm ci<br />

sono, ma sono molto relativi, se uno deve<br />

«È chiaro <strong>il</strong> collegamento tra un network di<br />

pm e un network di giornalisti, basta vedere<br />

chi aveva le anticipazioni delle carte e chi no<br />

delle indagini sulla P3, P4… quella roba lì»<br />

Nella foto, l’emblematica<br />

“marcia” del pool di Mani<br />

pulite (Antonio Di Pietro,<br />

Gherardo Colombo e<br />

Francesco Saverio Borrelli)<br />

in un luogo simbolo di M<strong>il</strong>ano<br />

come la Galleria Vittorio<br />

Emanuele, luglio 1993<br />

sbattere <strong>il</strong> pugno sul tavolo, deve alzare i<br />

toni. Tutti ricordiamo quando Francesco<br />

Cossiga, da presidente del Csm oltre che<br />

della Repubblica, arrivò ai ferri corti con<br />

quel consiglio, che fra l’altro era un dei<br />

più tosti e corporativi, minacciò addirittura<br />

di mandare i carabinieri a interrompere<br />

la seduta. Se <strong>il</strong> presidente deve farsi<br />

valere, inevitab<strong>il</strong>mente si arriva a una<br />

drammatizzazione dello scontro.<br />

Giorgio Napolitano è stato coinvolto<br />

nelle intercettazioni per le indagini sulla<br />

cosiddetta trattativa Stato-mafia. Voi<br />

radicali storicamente non siete certo<br />

stati teneri nei confronti delle devianze<br />

degli apparati della Repubblica, perché<br />

quest’indagine non ti convince?<br />

Perché non sta in piedi. Io non ho<br />

alcuna difficoltà a credere che possano<br />

esserci state personalità politiche non<br />

solo colluse ma addirittura in alcuni casi<br />

quasi interne al fenomeno mafioso. Io<br />

questo non ho la minima remora a crederlo.<br />

Così come penso che possano esserci<br />

stati abboccamenti, magari attraverso<br />

intermediari, fra politici e mafiosi anche<br />

nell’epoca delle stragi. È molto probab<strong>il</strong>e,<br />

da cronista dico solo che l’impianto<br />

accusatorio della “trattativa” così come<br />

finora si è mostrato, nelle carte consegnate<br />

al Gip, non regge. La stessa elevazione<br />

dei capi di imputazione è discutib<strong>il</strong>e,<br />

non c’è bisogno di essere docente<br />

di procedura penale per capire la debolezza<br />

della contestazione del reato di<br />

minaccia al corpo dello Stato a Totò Riina;<br />

voglio vedere come ottengono una<br />

condanna per un signore che ha concretato<br />

quella minaccia in alcune stragi per<br />

le quali è già stato mandato all’ergastolo.<br />

Poi è assolutamente evidente, secondo<br />

<strong>il</strong> loro impianto accusatorio, <strong>il</strong> ruolo fondamentale<br />

dell’allora mini-<br />

stro della Giustizia Giovanni<br />

Conso; se è vero quello<br />

che dicono, <strong>il</strong> passaggio<br />

decisivo è stato quello delle<br />

sue scelte sull’attenuazio-<br />

| | 26 settembre 2012 | 23


COPERTINA STAMPA, MANETTE E REGIME<br />

ne del 41 bis a molti mafiosi. Se è così,<br />

primo quei magistrati non hanno alcuna<br />

competenza, perché se non è un reato<br />

ministeriale quello non si vede quale lo<br />

sia, e quindi la competenza è del tribunale<br />

dei ministri; secondo, appare solo una<br />

furbizia quella di stralciare Conso e mantenere<br />

aperta l’indagine su di lui mentre<br />

la si chiude per gli altri. C’è poi <strong>il</strong> paradosso<br />

denunciato da Enrico Deaglio nel suo<br />

libro Il v<strong>il</strong>e agguato: ma<br />

come, avete detto che <strong>il</strong><br />

delitto Borsellino è un passaggio<br />

fondamentale della<br />

trattativa Stato-mafia e<br />

poi nella vostra indagine<br />

del delitto Borsellino manco<br />

ne parlate? Come è possib<strong>il</strong>e? Ci sono<br />

incongruenze talmente palesi che mi fanno<br />

pensare che, come al solito, questa sia<br />

la tipica inchiesta mediatica.<br />

Il sottinteso politico è che <strong>il</strong> tutto<br />

avrebbe spianato la strada alla discesa<br />

in campo di S<strong>il</strong>vio Berlusconi. Riesce<br />

diffic<strong>il</strong>e vedere l’allora presidente della<br />

Repubblica Oscar Luigi Scalfaro nelle<br />

vesti di promoter dell’uomo che ha poi<br />

strenuamente combattuto.<br />

Non ha alcun senso, come molte cose<br />

in questa indagine. C’è un altro paradosso:<br />

si protrae <strong>il</strong> periodo delle stragi<br />

sino alla fine del 1993, e quindi arrivando<br />

in limine alla famosa discesa in campo<br />

di Berlusconi, prospettando l’ipotesi<br />

di un attentato che praticamente non<br />

ha lasciato nessuna traccia: allo Stadio<br />

Olimpico di Roma doveva esplodere una<br />

macchina uccidendo centinaia di carabinieri<br />

e non solo. La macchina non l’hanno<br />

mai trovata, ci fidiamo, tra gli altri,<br />

della parola di un signore, Gaspare Spatuzza,<br />

che dice: la macchina c’era io ho<br />

premuto <strong>il</strong> telecomando, però non ha<br />

funzionato. E allora ce ne siamo andati<br />

a casa, poi la macchina l’hanno rimossa.<br />

L’ultimo attentato che si situa in un<br />

momento cronologico fondamentale per<br />

<strong>il</strong> discorso sulla preparazione della disce-<br />

24<br />

| 26 settembre 2012 | |<br />

A destra, Antonio Ingroia,<br />

<strong>il</strong> pm della procura<br />

di Palermo che indaga<br />

sulla presunta trattativa<br />

Stato-mafia, stringe mani<br />

alla commemorazione della<br />

strage di via D’Amelio in<br />

cui vent’anni fa fu ucciso<br />

Borsellino, 19 luglio 2012<br />

«Al mio eroe Ingroia hanno dato <strong>il</strong> tesserino<br />

da pubblicista, e lui ha fatto un discorso in cui<br />

si definiva magistrato-giornalista. La sintesi<br />

perfetta della commistione delle carriere»<br />

sa in campo di Berlusconi, è un attentato<br />

del quale non c’è traccia.<br />

Il circuito mediatico-giudiziario ha dimostrato<br />

sin qui di saper funzionare<br />

bene. Pensi che la divulgazione della<br />

notizia dell’esistenza delle intercettazioni<br />

del capo dello Stato sia stato un<br />

passo falso?<br />

Hanno esagerato, ma viene <strong>il</strong> dubbio<br />

che non tutto <strong>il</strong> male vien per nuocere.<br />

Non dico che l’abbiano fatto apposta, ma<br />

dall’incidente hanno saputo trarre profitto,<br />

è stata quella la principale cassa<br />

mediatica su un’inchiesta che piano piano<br />

si stava sfarinando. Hanno consegnato<br />

gli incartamenti al Gip, se non ci fosse<br />

stata la notizia delle telefonate, la polemica<br />

che ne è nata, la raccolta delle firme…<br />

oggi la posizione di chi deve giudicare<br />

le carte di Ingroia sarebbe molto più<br />

semplice, potrebbe decidere con maggiore<br />

serenità.<br />

Che effetto ti ha fatto questa operazione<br />

extragiudiziale di raccolta firme a<br />

sostegno di un’indagine?<br />

La consegna delle firme è una buffonata<br />

senza pari, supera quella della passeggiata<br />

in Galleria Vittorio Emanuele a<br />

M<strong>il</strong>ano del pool di Mani pulite all’epoca<br />

di Tangentopoli. C’è una foto che immortala<br />

quella consacrazione popolare, qui<br />

siamo oltre. È una evidente pressione sul<br />

Gip. Ingroia da questo punto di vista ha<br />

un suo palmares, le due inchieste che lui<br />

avviò su Berlusconi e Dell’Utri come committenti<br />

delle stragi sono state per due<br />

volte bocciate dal Gip, non sarebbe clamoroso<br />

se succedesse anche questa volta.<br />

Certo con questo ba<strong>il</strong>amme sulle telefonate<br />

quirinalesche <strong>il</strong> Gip ha un compito<br />

meno fac<strong>il</strong>e.<br />

Il palazzo del potere deve essere di vetro<br />

per poterci guardare dentro. Come<br />

rispondi all’argomento della trasparenza?<br />

È la classica argomentazione che<br />

ti costringe alla difensiva, a evocare la<br />

necessità di una zona grigia del potere<br />

che comunque c’è sempre stata, e fai inevitab<strong>il</strong>mente<br />

la figura di quello che in<br />

qualche modo copre l’omertà di Stato o<br />

chissà che. E questa è un’altra questione<br />

che non si riesce a dirimere. In America<br />

è un fatto normale, dopo un certo numero<br />

di anni, pubblicare libri con documenti<br />

desecretati. C’è una cultura per cui la<br />

trasparenza ha delle eccezioni, la riservatezza<br />

va difesa, ma non è mai assoluta, o<br />

per motivi di tempo o per motivi che la<br />

rendono alla fine inut<strong>il</strong>e. Il problema non<br />

è trasparenza od oscurità, ma regola. In<br />

Ingh<strong>il</strong>terra <strong>il</strong> sistema dei media funziona<br />

anche sulla fiducia, se circolano alcune<br />

notizie ritenute relative alla sicurezza<br />

nazionale, un funzionario convoca i direttori<br />

dei giornali e dice loro: queste notizie<br />

non devono uscire. E non escono. Forse<br />

che la stampa inglese non è libera? n<br />

Foto: AP/LaPresse


Foto: AP/LaPresse<br />

AFASIA PROVVIDENZIALE<br />

Il mio partito è sparito? Ottimo<br />

Tocca a noi persone darci da fare<br />

di Renato Farina<br />

Tutti chiedono: e <strong>il</strong> Pdl? Perché tace, che idee ha? Eccetera. Da ultimo Galli Della<br />

Loggia sul Corriere. Dopo numerose notti di veglia, Boris Godunov si è dato<br />

la sveglia. E ha capito una cosa molto semplice. Il Popolo della Libertà in realtà<br />

è l’unico che, con <strong>il</strong> suo s<strong>il</strong>enzio, parla. Dice qualcosa di vero proprio tacendo. Lo<br />

smarrimento che esiste nel Pdl è la prova che è l’unico partito sincero che c’è. Non<br />

è una battuta, non è nemmeno un paradosso o un giochetto dialettico.<br />

Invito a pensare a che cosa sta succedendo. Tranqu<strong>il</strong>li, Boris non rifà la storia<br />

d’Italia e della crisi mondiale. Butta lì qualche elemento.<br />

1) Berlusconi sceglie di andare via.<br />

2) Il Pdl sceglie di appoggiare <strong>il</strong> governo Monti, esponendosi a critiche formidab<strong>il</strong>i<br />

dei suoi elettori e dei quotidiani di riferimento.<br />

3) Berlusconi decide di mettere nuovamente la faccia.<br />

4) Alfano sceglie di lasciare strada a Berlusconi, continua ad<br />

appoggiare Monti.<br />

5) Alfano, Vignali e altri del Pdl fanno includere nel decreto<br />

sv<strong>il</strong>uppo che le ditte paghino l’Iva quando incassano effettivamente<br />

i denari dai clienti.<br />

6) Il povero Farina insiste nel visitare le carceri e soprattutto<br />

i carcerati. Innumerevoli deputati, consiglieri di ogni ordine<br />

e grado non sanno che cosa dire ma fanno <strong>il</strong> loro dovere di amministratori, di<br />

“ascoltatori” dei lamenti e del dolore della gente, e si danno da fare. (Ho messo al<br />

primo posto Farina per basse ragioni di propaganda).<br />

7) Formigoni sottoposto ad attacchi micidiali resiste e governa.<br />

In conclusione. Si noti: nel momento in cui <strong>il</strong> Pdl palesa <strong>il</strong> massimo di evanescenza<br />

esiste solo la consistenza del fare delle persone. Non esiste <strong>il</strong> Pdl. Esistono le<br />

persone del Pdl. E non come sagome, bensì per ciò che sono davvero. Questo è ovviamente<br />

un limite colossale nella comunicazione, fac<strong>il</strong>ita <strong>il</strong> lavoro dei denigratori.<br />

Eppure tutto ciò rappresenta una chance immensa. Il Pdl non propala nessuna<br />

ideologia, è oggi <strong>il</strong> vero ammortizzatore sociale della protesta e anche della rabbia.<br />

Senza <strong>il</strong> Pdl sarebbe impossib<strong>il</strong>e <strong>il</strong> lavoro di Monti, e saremmo in preda alla pura<br />

lotta di potere del Pd, dove competono a forza di battute due o tre palloncini colorati<br />

come Bersani, Renzi, Vendola. Qualcuno ricorda un contenuto di questa triade<br />

al di fuori dei matrimoni gay? Renzi annuncia: «Mi candido alla guida dell’Italia,<br />

scommessa di coraggio, dignità e bellezza». Potevano dirlo Hitler, Che Guevara,<br />

De Gaulle se fossero vissuti da noi. I contenuti dei partiti in corsa, compresi i gr<strong>il</strong>lini,<br />

sono l’occupazione di una sedia o la cacciata degli altri da quella che adesso ingombrano.<br />

È l’ideologia dei tempi nuovi. Nessuno promette <strong>il</strong> paradiso per <strong>il</strong> prossimo,<br />

ma solo l’inferno per i perdenti e <strong>il</strong> purgatorio per gli amici.<br />

Dinanzi a questo la infermità del Pdl è l’occasione perché <strong>il</strong> fare delle persone<br />

costruisca qualcosa di nuovo e buono, non un contenitore nuovo, ma qualcosa che<br />

spacchi <strong>il</strong> guscio dei contenitori vecchi e scaldi <strong>il</strong> cuore di speranza. Un contenuto?<br />

Uno solo, per favore! Qui tiro <strong>il</strong> sasso e poi nascondo la mano: centom<strong>il</strong>a euro trattab<strong>il</strong>i<br />

per ogni figlio nuovo che nasce. Costa meno dell’Ilva e dell’Alcoa.<br />

BORIS<br />

GODUNOV<br />

IL NOSTRO UOMO<br />

A PALAZZO<br />

I contenuti degli altri, gr<strong>il</strong>lini inclusi,<br />

sono solo la conquista di una sedia<br />

o la cacciata altrui. L’infermità del<br />

Pdl è l’occasione perché <strong>il</strong> fare delle<br />

persone costruisca qualcosa di buono<br />

Angelino Alfano è segretario<br />

del Pdl dal luglio del 2011<br />

| | 26 settembre 2012 | 27


L’INTERVENTO<br />

FIRMATO CARLO GIOVANARDI<br />

Ma io qualche idea da Pdl ce l’ho<br />

Uno: demolire l’idolo tecnocratico<br />

di Carlo Giovanardi<br />

Il crollo del mercato immob<strong>il</strong>iare, della vendita di automob<strong>il</strong>i<br />

e altri beni di consumo, la drastica riduzione<br />

degli ordinativi delle aziende, la crescente disoccupazione,<br />

la delocalizzazione delle imprese, la mancanza<br />

di investimenti esteri, sono tutti indici negativi che<br />

rischiano di essere ulteriormente peggiorati con nuove<br />

manovre che <strong>il</strong> governo Monti si è impegnato ad attuare<br />

con l’Europa. In un paese normale a questo punto<br />

(come in Spagna qualche mese fa e negli Stati Uniti<br />

tra qualche mese) i partiti sarebbero impegnarsi a elaborare<br />

programmi da offrire agli elettori in prossimità della<br />

scadenza del Parlamento e di nuove elezioni. Ma poiché<br />

paese normale non siamo, vengono insistentemente<br />

avanzate teorie, tutte finalizzate a mettere fuori gioco <strong>il</strong><br />

centrodestra e <strong>il</strong> Pdl. Se dovesse vincere <strong>il</strong> centrodestra, si<br />

dice e si scrive, l’Italia si spaccherebbe di nuovo e si ricreerebbero<br />

le condizioni in cui si trovò a operare l’ultimo<br />

governo Berlusconi: in sintesi si teorizza <strong>il</strong> diritto di veto<br />

della sinistra a qualsiasi governo che non la rappresenti<br />

direttamente o che non sia da essa condizionato. Ancora<br />

più radicale è la tesi di coloro che delegittimano in toto<br />

<strong>il</strong> sistema democratico, sostenendo l’inut<strong>il</strong>ità di eleggere<br />

un parlamento che comunque vada <strong>il</strong> voto dovrebbe soltanto<br />

tradurre i diktat europei, di cui i professori si sono<br />

fatti e si faranno zelanti garanti. Perché votare, infatti, se<br />

chiunque vinca sarà costretto a fare le stesse identiche cose?<br />

Ecco pertanto poteri forti e grandi giornali sostenere<br />

che quella dei tecnici proiettati al potere dovrebbe essere<br />

la normalità per almeno <strong>il</strong> prossimo decennio.<br />

Queste anomalie, inaccettab<strong>il</strong>i per chiunque creda<br />

nella democrazia, verrebbero meno se gli italiani tornassero<br />

a essere padroni in casa loro, senza essere costretti<br />

a vivere sotto la spada di Damocle del debito pubblico,<br />

ammontante a duem<strong>il</strong>a m<strong>il</strong>iardi di euro, che ci costa<br />

ogni anno 70 m<strong>il</strong>iardi di soli interessi. Dieci mesi di governo<br />

tecnico non hanno ridotto <strong>il</strong> debito, che anzi è aumentato<br />

a fronte di un crollo del P<strong>il</strong> di quasi <strong>il</strong> 2,6 per<br />

cento. La prima proposta che <strong>il</strong> Pdl deve fare agli italiani<br />

è quindi <strong>il</strong> drastico abbattimento del debito ut<strong>il</strong>izzando<br />

una parte degli ottom<strong>il</strong>a m<strong>il</strong>iardi di euro di risparmio<br />

privato accumulato, <strong>il</strong> più alto di tutti paesi industrializzati.<br />

Per abbattere subito <strong>il</strong> debito di almeno 400 m<strong>il</strong>iardi<br />

di euro è necessario un prestito nazionale, sostitutivo<br />

dell’Imu e di altri prelievi a fondo perduto che finiscono<br />

inceneriti nella fornace del pagamento degli interessi,<br />

prestito la cui restituzione fra alcuni anni deve essere garantita<br />

dall’alienazione oculata del patrimonio pubblico,<br />

che deve avvenire gradualmente nel tempo, non essendoci<br />

oggi le condizioni di mercato per realizzi soddisfacenti.<br />

L’abbattimento del debito, <strong>il</strong> conseguente risparmio di<br />

decine di m<strong>il</strong>iardi di interessi, la possib<strong>il</strong>ità di investirli<br />

nell’economia reale, possono mettere in moto un circui-<br />

28 | 26 settembre 2012 | |<br />

Eletto consiglierecomunale,<br />

regionale<br />

e parlamentare<br />

nella<br />

Dc, <strong>il</strong> senatore<br />

Carlo<br />

Giovanardi<br />

è stato nel<br />

1994 uno<br />

dei fondatori<br />

del Ccd, che<br />

nel 2002 si<br />

scioglierà<br />

nell’Udc.<br />

Ministro e<br />

sottosegretario<br />

nei governi<br />

Berlusconi,<br />

non ha<br />

condiviso la<br />

scelta di Pier<br />

Ferdinando<br />

Casini di aprire<br />

ad alleanze<br />

elettorali con<br />

la sinistra:<br />

con <strong>il</strong> suo<br />

movimento<br />

dei Popolari<br />

Liberali nel<br />

2008 è<br />

confluito nel<br />

Pdl, di cui è<br />

attualmente<br />

membro<br />

dell’ufficio di<br />

presidenza<br />

to virtuoso propedeutico alla fase di cui tutti parlano ma<br />

di cui non si vede traccia, quella della crescita.<br />

Ancora: vogliamo mantenere la nostra qualità della<br />

vita, garantire assistenza sanitaria gratuita per tutti e sostegni<br />

alle famiglie, trovare lavoro stab<strong>il</strong>e per i giovani<br />

che lamentano che gli viene rubato <strong>il</strong> futuro? Bene, allora<br />

bisogna spigare che l’Italia del no, quella maggioritaria<br />

nel referendum sul nucleare e sulla privatizzazione<br />

dei servizi pubblici, è quella che garantisce per <strong>il</strong> futuro<br />

solo declino e miseria. Vogliamo spiegare agli italiani<br />

che <strong>il</strong> no al nucleare, ai rigasificatori, alle trivellazioni costringerà<br />

i nostri figli a cercare lavoro all’estero perché <strong>il</strong><br />

costo dell’energia mette le nostre imprese fuori mercato<br />

e le obbliga a delocalizzarsi in paesi dove la spesa è infinitamente<br />

minore? Vogliamo chiarire che le follie alla Pecoraro<br />

Scanio per le cosiddette fonti alternative ci stanno<br />

costando centinaia di m<strong>il</strong>iardi di euro di incentivi prelevati<br />

dalle nostre tasche, terminati i quali queste alternative<br />

saranno a loro volta totalmente fuori mercato?<br />

Se fossimo più “islamici” sui nostri princìpi<br />

È doveroso aggiungere un elemento politico e non economico.<br />

Quest’Europa dei tecnocrati ha voltato le spalle<br />

alle sue radici giudaico cristiane, non è più l’Europa dei<br />

padri fondatori De Gasperi, Schumann, Adenauer. Eutanasia,<br />

selezione eugenetica, fecondazione eterologa, matrimonio<br />

gay, liberalizzazione della droga, sono le ricette<br />

che l’Europa zapateriana vuol portare avanti <strong>il</strong>ludendosi<br />

di combattere, ma in realtà accentuando, fenomeni di<br />

disgregazione sociale e di sfascio della famiglia sempre<br />

più preoccupanti. Al Festival di Venezia abbiamo assistito<br />

attoniti alla presentazione di un f<strong>il</strong>m dove una donna<br />

si masturba con un crocefisso: che giudizio possono dare<br />

i m<strong>il</strong>ioni di musulmani, che oggi vivono tra di noi, di<br />

quest’Europa e di questa (in)civ<strong>il</strong>tà che dissacra i suoi valori<br />

più sacri? Chi m<strong>il</strong>ita nel centrodestra sa che l’immigrazione<br />

è indispensab<strong>il</strong>e e che l’obiettivo da raggiungere<br />

è che nel tempo gli immigrati si integrino e diventino<br />

come noi: nel vuoto di un’Europa che affossa tutti quei<br />

princìpi che Benedetto XVI definisce “non negoziab<strong>il</strong>i”,<br />

dovremo aspettarci in qualche decennio di diventare noi<br />

come loro, che credono fortemente nei loro valori e per<br />

questi sono disposti a battersi. Assieme al Partito popolare<br />

europeo, di cui siamo parte integrante, è nostro dovere<br />

combattere la battaglia sui contenuti della nostra proposta,<br />

perché i cittadini sappiano che dalle loro scelte elettorali<br />

dipendono scenari futuri totalmente diversi.<br />

La prima proposta che <strong>il</strong> Pdl deve fare agli elettori<br />

è abbattere <strong>il</strong> debito per tornare ad essere padroni<br />

in casa nostra. Come? Con un prestito nazionale<br />

sostitutivo dell’Imu e di altri inut<strong>il</strong>i prelievi


esteri<br />

Non lasceremo<br />

questo inferno<br />

30 | 26 settembre 2012 | |<br />

NEL CUORE DELLA RIVOLTA<br />

«Siamo figli di san Paolo. Non abbandoneremo<br />

la terra che ha bevuto <strong>il</strong> sangue dei nostri martiri».<br />

La fede di padre Hanna Jallouf e dei cristiani<br />

dell’Oronte, assediati dall’esercito siriano e<br />

usati come scudi umani dai ribelli «integralisti»<br />

da Damasco Gian Micalessin<br />

È<br />

appena arrivato a Damasco. Stavolta ce<br />

l’ha fatta. Padre Hanna Jallouf ci<br />

provava da un mese. Ora asciugato<br />

<strong>il</strong> sudore, ripulita la polvere della sua<br />

odissea siriana può indossare i paramenti,<br />

alzare <strong>il</strong> calice, recitare messa nella cappella<br />

del Memoriale di san Paolo. Qui iniziò<br />

la predicazione cristiana. Qui è tornato<br />

oggi <strong>il</strong> pastore Hanna. È sceso dall’Oron-<br />

te, <strong>il</strong> fiume ribelle che dal Libano risale la<br />

Siria verso nord disegnando le vallate al<br />

confine con la Turchia. Lassù ha lasciato la<br />

sua comunità accerchiata, i suoi fedeli prigionieri<br />

di guerra e paura. «Sono <strong>il</strong> parroco<br />

superiore di Knaye e di un’altra missione.<br />

Lassù nella provincia di Idlib – racconta<br />

– siamo quasi 2.000 cristiani divisi fra<br />

le comunità francescane della Custodia di<br />

Terrasanta e quelle greco ortodosse, armene<br />

e protestanti. Siamo i discendenti dei<br />

primi cristiani, i figli della predicazione di<br />

san Paolo. Siamo i discendenti dei primi<br />

convertiti sulla strada per Apame e l’Antiochia.<br />

Siamo una presenza m<strong>il</strong>lenaria».<br />

Da mesi quella presenza vive prigioniera.<br />

Circondata da violenza ed orrore.<br />

«È incominciato tutto quando i ribelli<br />

scesi dal confine turco hanno massacrato<br />

83 soldati. È stata una strage terrib<strong>il</strong>e e io<br />

l’ho vista con i miei occhi. Hanno tagliato<br />

la testa al comandante e l’hanno issata<br />

sulla terra dell’orologio, poi ne hanno<br />

tagliate altre cinque e le hanno deposte<br />

davanti alla sede del partito. Ho visto<br />

cose che non dimenticherò mai, ma ho<br />

anche dovuto badare alla mia comunità.<br />

Ho incontrato <strong>il</strong> capo dei ribelli, ho negoziato,<br />

l’ho fatto salire in macchina sono<br />

andato a cercare assieme a lui i fedeli di<br />

cui avevamo perso le tracce».


Foto: Infophoto, AP/LaPresse<br />

Da quei giorni però nulla è più lo stesso.<br />

L’esercito circonda la zona, chiude in<br />

una morsa le comunità cristiane controllate<br />

a loro volta dai ribelli. Quest’ultimi<br />

sembrano incapaci di governare <strong>il</strong> territorio,<br />

poco interessati a garantire ordine<br />

e sicurezza. «Come cristiani cerchiamo<br />

di restare neutrali, ma credimi, è diffic<strong>il</strong>e<br />

avere fiducia. Non sono un esercito di<br />

liberazione, sono delle bande che si muovono<br />

alla rinfusa. Più parlo con i loro capi<br />

più comprendo quanto i loro progetti siano<br />

confusi o pericolosi. Molti, moltissimi<br />

sono d’ispirazione integralista, almeno<br />

<strong>il</strong> 40 per cento sono dei fanatici mandati<br />

avanti e finanziati da paesi stranieri.<br />

Arrivano dai posti più caldi del medioriente<br />

come lo Yemen, l’Iraq e <strong>il</strong> Libano. Si<br />

danno appuntamento alla frontiera turca<br />

e da lì scendono verso i nostri v<strong>il</strong>laggi.<br />

«L’esercito è accusato di mettere a segno dei<br />

massacri, ma se succede è perché i ribelli nei<br />

v<strong>il</strong>laggi si fanno scudo dei civ<strong>il</strong>i. Questa è una<br />

guerra, <strong>il</strong> sangue non scorre da una parte sola»<br />

«Non si tratta di un esercito<br />

di liberazione, ma di bande»<br />

dice padre Hanna dei ribelli che<br />

ogni giorno rapiscono i figli di<br />

cristiani e musulmani moderati.<br />

«Più parlo con i loro capi più<br />

capisco quanto i loro progetti<br />

siano pericolosi. Moltissimi<br />

sono d’ispirazione integralista,<br />

<strong>il</strong> 40 per cento sono dei fanatici<br />

finanziati da paesi stranieri»<br />

Questa è la nostra più grande sventura. In<br />

ogni v<strong>il</strong>laggio musulmano c’è qualcuno<br />

che dopo <strong>il</strong> loro arrivo si proclama “emiro”<br />

e distribuisce ordini. Chi resta nelle<br />

campagne semina la paura. Nei nostri<br />

v<strong>il</strong>laggi i rapimenti sono ormai all’ordine<br />

del giorno. I figli dei cristiani vengono<br />

catturati per strada e le famiglie ricattate.<br />

Ogni settimana dobbiamo fare delle<br />

collette per riuscire a riaverli. L’assurdo<br />

è che non rapiscono solo i cristiani, ma<br />

anche i musulmani moderati. La comunità<br />

di uno sceicco sunnita non lontana da<br />

noi ha versato diecim<strong>il</strong>a dollari per riaverlo<br />

indietro vivo».<br />

Il racconto di padre Hanna Jallouf<br />

sembra <strong>il</strong> controcanto di quel che italiani<br />

ed europei apprendono da giornali e dalle<br />

televisioni. Ma lui non si stupisce. Sorride.<br />

«Noi siamo prigionieri della guer-<br />

ra, voi di messaggi distorti e parole false.<br />

L’esercito è accusato di mettere a segno<br />

dei massacri, ma se succede è perché non<br />

riesce a distinguere, perché i ribelli vanno<br />

a rifugiarsi nei v<strong>il</strong>laggi e si fanno scudo<br />

dei civ<strong>il</strong>i. Questa è una guerra e come<br />

in tutte le guerre <strong>il</strong> sangue non scorre da<br />

un parte sola».<br />

A Damasco, rischiando la vita<br />

Dietro le barriere di questa tragedia i cristiani<br />

dell’Oronte attendono impotenti<br />

una via d’uscita, un ritorno alla ragione.<br />

«Ora le mie prime preoccupazioni – racconta<br />

padre Hanna – sono <strong>il</strong> pane per la<br />

mia gente, le medicine per le nostre donne,<br />

<strong>il</strong> latte per i nostri bambini, <strong>il</strong> lavoro<br />

per i loro padri. Per questo ogni tanto<br />

rischio <strong>il</strong> tutto per tutto e vengo a Damasco,<br />

tengo i contatti con la Custodia di<br />

Terrasanta. Ma questo è solo un modo per<br />

sopravvivere. La soluzione vera non passa<br />

da me e non è neppure all’orizzonte<br />

della politica. Quando parlo con i ribelli<br />

o con i capi dell’esercito spesso ascolto<br />

parole confuse», ripete rassegnato <strong>il</strong><br />

pastore dell’Oronte. «Del resto neppure la<br />

diplomazia sembra capirci troppo. L’unica<br />

soluzione, non solo per noi cristiani,<br />

ma per tutta la Siria è <strong>il</strong> dialogo. La comunità<br />

internazionale dimentica che <strong>il</strong> sangue<br />

chiama sangue e l’uso della violenza<br />

alimenta l’odio. Pensare che la colpa sia<br />

solo da una parte è <strong>il</strong> peggiore degli errori.<br />

Senza misericordia, senza perdono,<br />

questa tragedia non finirà mai».<br />

Ora per padre Hanna è tempo d’andare.<br />

Ripiegati i paramenti, risale dalla<br />

grotta del Memoriale di san Paolo e si<br />

prepara a tornare dai cristiani dell’Oronte.<br />

All’andata ha superato i posti di blocco<br />

dei ribelli, attraversato i v<strong>il</strong>laggi delle<br />

m<strong>il</strong>izie alawiste, visto la morte in faccia<br />

quando una trappola esplosiva ha d<strong>il</strong>aniato<br />

i soldati fermi lungo un tratturo. Il<br />

viaggio del ritorno sarà altrettanto diffic<strong>il</strong>e.<br />

Ma padre Hanna non si preoccupa.<br />

«Era la terza volta che provavo ad arrivare.<br />

Le altre due avevo dovuto rinunciare a<br />

metà strada. Ma due giorni fa mi è caduta<br />

sotto gli occhi una frase del Vangelo.<br />

“Io – recita <strong>il</strong> Signore – apro le vostre vie”.<br />

Allora ho deciso di riprovarci. In fondo la<br />

nostra vita è bella solo se possiamo realizzare<br />

la nostra missione e vivere in mezzo<br />

alla nostra gente. Per questo ho fretta di<br />

tornare al loro fianco. Siamo i figli di san<br />

Paolo, siamo la testimonianza della presenza<br />

cristiana. I nostri progenitori sono<br />

sono morti in quei v<strong>il</strong>laggi e noi faremo<br />

lo stesso. Il cristianesimo non può abbandonare<br />

la terra che ha bevuto <strong>il</strong> sangue<br />

dei propri martiri».<br />

| | 26 settembre 2012 | 31


ESTERI IDEOLOGIA E FANATISMO<br />

Qualcosa<br />

è cambiato<br />

La liberazione della giovane Rimsha Masih riporta<br />

speranza alle minoranze religiose del Pakistan.<br />

«Tanti musulmani si sono resi conto che la legge<br />

sulla blasfemia è usata per uccidere innocenti».<br />

Paul Bhatti racconta una svolta senza precedenti<br />

ci vergogniamo profondamente<br />

di quello che ha fatto<br />

«Noi<br />

Chisthi. Rimsha è nostra<br />

figlia, è figlia di tutto <strong>il</strong> Pakistan. Non<br />

vogliamo che qualcuno subisca ingiustizie<br />

e lavoreremo perché cessi questo clima<br />

di terrore». È la prima volta nella storia<br />

della repubblica islamica del Pakistan<br />

che un musulmano di spicco come<br />

Allama Tahir Ashrafi, capo del All Pakistan<br />

Ulema Counc<strong>il</strong>, importante gruppo<br />

di religiosi e dottori della legge islamica,<br />

difende pubblicamente una cristiana<br />

accusata di blasfemia. E che l’imam<br />

che l’aveva accusata di aver bruciato pagi-<br />

32 | 26 settembre 2012 | |<br />

ne del Corano, un uomo di nome Hafiz<br />

Mohammed Khalid Chishti, venisse arrestato<br />

per aver manipolato e prodotto ad<br />

arte le prove contro di lei. Infine, è una<br />

novità assoluta che un cristiano accusato<br />

di blasfemia venga scarcerato su cauzione,<br />

prima ancora della fine del processo.<br />

Tutto ciò è accaduto a Rimsha Masih,<br />

ragazzina minorenne, cristiana come i<br />

genitori, che ha sempre vissuto a Mehrabad,<br />

un quartiere povero abitato da circa<br />

100 famiglie cristiane alla periferia della<br />

capitale Islamabad. «Per la prima volta<br />

nella storia del nostro paese tanti musulmani<br />

si sono resi conto che la legge sulla<br />

blasfemia viene ut<strong>il</strong>izzata e manipolata<br />

non per difendere <strong>il</strong> Corano e Maometto,<br />

ma per condannare gli innocenti», dichiara<br />

a <strong>Tempi</strong> Paul Bhatti, consigliere del primo<br />

ministro per l’Armonia nazionale e<br />

fratello di Shahbaz, ministro cattolico per<br />

le Minoranze assassinato nel 2011.<br />

Il 17 agosto scorso Rimsha, che non<br />

è educata e soffre di un ritardo mentale,<br />

viene arrestata con l’accusa di avere strappato<br />

e bruciato <strong>il</strong> giorno prima 10 pagine<br />

del Corano. I genitori protestano assicurando<br />

che è tutto falso, ma come spesso<br />

accade in Pakistan quando una persona<br />

viene accusata di blasfemia, ben prima<br />

dell’inizio del processo, un gruppo di<br />

circa 1.500 estremisti islamici viene aizzato<br />

contro i cristiani per fare giustizia e<br />

minaccia di mettere a ferro e fuoco tutto<br />

<strong>il</strong> quartiere. Per questo, temendo <strong>il</strong> peggio,<br />

le 100 famiglie che vivevano a Mehrabad,<br />

più altre 200 dei quartieri vicini,<br />

scappano dalle loro case.<br />

È chiaro perché i cristiani siano fug-


Foto: AP/LaPresse<br />

LA VICENDA<br />

ACCUSE INFONDATE<br />

Le prove erano state<br />

falsificate dall’imam<br />

Rimsha Masih è una ragazza<br />

quattordicenne con un grave<br />

ritardo mentale. Vive nel sobborgo<br />

di Mehrabad (Pakistan)<br />

e appartiene alla comunità<br />

cristiana. Accusata di blasfemia,<br />

l’adolescente è rimasta per 22<br />

giorni in carcere, fin quando<br />

<strong>il</strong> giudice Muhammad Azam<br />

Khan ne ha ordinato <strong>il</strong> r<strong>il</strong>ascio<br />

venerdì 7 settembre. Per la<br />

giti. Per essersi schierato a difesa di Asia<br />

Bibi – madre cristiana condannata a morte<br />

per blasfemia, in prigione da un anno<br />

e mezzo per avere bevuto nella stessa tazza<br />

di una musulmana e che tra poco più<br />

di un anno affronterà <strong>il</strong> processo di appello<br />

– e per aver proposto di modificare la<br />

legge sulla blasfemia, <strong>il</strong> ministro Shahbaz<br />

Bhatti è stato assassinato nel 2011. La stessa<br />

sorte è toccata al governatore musulmano<br />

del Punjab, Salman Taseer, che<br />

sempre nel 2011 ha definito quella sulla<br />

blasfemia una “legge nera”. Il suo assassino,<br />

cioè la sua guardia del corpo islamica<br />

di nome Mumtaz Qadri, che l’ha ucciso<br />

con 27 colpi di pistola davanti al tribunale<br />

dove doveva essere giudicato, è stato<br />

accolto da una folla che l’ha osannato<br />

per avere compiuto <strong>il</strong> volere di Dio, l’uccisione<br />

di un blasfemo, inneggiando al suo<br />

nome e ricoprendolo di petali di rose.<br />

La legge è tanto intoccab<strong>il</strong>e quanto<br />

controversa. Secondo le sezioni 295b e<br />

295c del codice penale pakistano la bla-<br />

liberazione di Rimsha si è mosso<br />

l’All Pakistan Minority Alliance,<br />

<strong>il</strong> partito di Paul Bhatti, consigliere<br />

del ministro per l’Armonia<br />

nazionale. Ora, a finire dietro<br />

le sbarre è stato l’imam Khalid<br />

Jadood Christi, arrestato perché<br />

indicato da vari testimoni come<br />

l’autore delle false prove. Christi<br />

avrebbe mischiato alcune pagine<br />

bruciacchiate di un compendio<br />

del Corano tra le ceneri con cui<br />

giocava Rimsha nella discarica<br />

accanto alla sua casa.<br />

sfemia, di cui viene accusato chi offende<br />

<strong>il</strong> nome di Maometto, di Allah e dei santi,<br />

viene punita con l’ergastolo o la a morte.<br />

Secondo dati della Commissione nazionale<br />

di giustizia e pace (Ncjp), organo della<br />

Conferenza episcopale cattolica pakistana,<br />

dal 1986, anno in cui <strong>il</strong> dittatore pakistano<br />

Zia ul-Haq ha promulgato la legge,<br />

sono state incriminate almeno 966 persone,<br />

di cui 479 musulmani, 121 cristiani,<br />

340 ahmadi, 14 indù e 10 di religione<br />

sconosciuta. Almeno 50 cristiani sono stati<br />

uccisi. La legge, però, viene abusata da<br />

24 anni come strumento per eliminare<br />

avversari politici o semplici vicini di casa.<br />

I numeri lo dimostrano: dal 1986 al 2009<br />

sono stati registrati 994 fascicoli contro<br />

cristiani colpevoli di blasfemia, <strong>il</strong> 90 per<br />

cento dei quali è risultato infondato.<br />

Non sono solo ideologia, fanatismo<br />

religioso e motivi economici che spingono<br />

molte persone a scagliarsi contro i cristiani.<br />

Come spiega a <strong>Tempi</strong> Peter Jacob,<br />

presidente del Ncjp, c’è un problema edu-<br />

A sinistra e in alto, le scene della liberazione di Rimsha.<br />

Sopra, Paul Bhatti (al centro) e gli avvocati della ragazza<br />

cativo: «La scuola spesso educa all’odio.<br />

Nello Stato del Punjab, dove si registrano<br />

la maggior parte delle denunce per<br />

blasfemia, ci sono 22 testi scolastici che<br />

contengono ben 55 capitoli che istigano<br />

all’odio contro le minoranze religiose<br />

indù e cristiane e distorcono i fatti storici.<br />

I libri sottolineano, contrariamente<br />

a quanto avvenuto storicamente, che<br />

gli indù e i cristiani si sono opposti alla<br />

creazione di un Pakistan indipendente<br />

dall’India e negano che i musulmani<br />

abbiano attaccato violentemente gli<br />

appartenenti alle minoranze religiose. E<br />

la tendenza è in aumento: se nel 2009 nei<br />

libri di testo c’erano 45 invettive contro le<br />

minoranze, nelle versioni del 2012 ce ne<br />

sono ben 122».<br />

«Il problema è che la gente spesso<br />

difende questa legge in buona fede e crede<br />

davvero che le persone accusate siano<br />

blasfeme», dichiara a <strong>Tempi</strong> Paul Bhatti,<br />

che si è trasferito in Pakistan dall’Italia<br />

nel 2011 per continuare l’opera del<br />

| | 26 settembre 2012 | 33


Foto: AP/LaPresse<br />

fratello Shahbaz. «Ma dopo quello che è<br />

successo a Rimsha tante persone si sono<br />

rese conto che la legge viene applicata<br />

male e molti leader religiosi hanno capito<br />

che non serve a proteggere <strong>il</strong> Corano,<br />

anzi lo disonora».<br />

Dopo l’arresto, le voci sull’età e lo stato<br />

di salute di Rimsha si sono rincorse<br />

incontrollate, con gli islamici che hanno<br />

continuato ad accusarla di avere in piena<br />

coscienza bruciato delle pagine del Corano.<br />

«Abbiamo proposto di farla visitare da<br />

un team di medici», spiega Bhatti. «Il certificato<br />

di nascita della ragazzina dice che<br />

ha 11 anni e ne compirà 12 a dicembre.<br />

Secondo i medici ha al massimo 14 anni,<br />

non è educata e la sua età mentale è inferiore<br />

di un paio d’anni rispetto a quella<br />

anagrafica. Queste notizie hanno cominciato<br />

a far vac<strong>il</strong>lare l’opinione pubblica,<br />

sensib<strong>il</strong>izzandola al caso di Rimsha».<br />

Giustizia di Stato oppure divina<br />

Ma non basta <strong>il</strong> parere di un medico per<br />

far cadere un pregiudizio e una prassi<br />

distorta che va avanti da 26 anni. Se da<br />

una parte diversi esponenti e leader islamici<br />

hanno cominciato a difendere pubblicamente<br />

la ragazzina cristiana, dall’altra<br />

non sono mancate le voci contrarie.<br />

Come quella di Rao Abdur Raheem, avvocato<br />

dell’accusa. Per capire che tipo di<br />

persona sia basta dire che nel suo ufficio<br />

tiene appesa una gigantografia di<br />

Mumtaz Qadri. Raheem ha dichiarato<br />

dopo l’uscita dell’accertamento medico:<br />

«La perizia è stata manipolata dallo Stato<br />

e dall’imputata. Se la corte non svolgerà<br />

bene <strong>il</strong> suo compito, allora la gente<br />

non avrà altra scelta che farsi giustizia da<br />

sola. Ci sono così tante prove contro di lei<br />

che una corte ragionevole non può che<br />

dichiararla colpevole. E se lo Stato interferisce<br />

con <strong>il</strong> Tribunale, Dio arruolerà una<br />

persona che svolga <strong>il</strong> lavoro. Ci sono tanti<br />

Mumtaz Qadri in questo paese».<br />

Parole che hanno messo in pericolo<br />

non solo la vita di Rimsha e della sua<br />

famiglia, ma anche di tutti quelli che si<br />

battono per difenderla. Come Paul Bhatti:<br />

«La prima volta che mi hanno parlato<br />

del caso di Rimsha – racconta – mi<br />

sono subito sentito chiamato ad aiutarla<br />

e a fare di tutto per evitare lo scontro tra<br />

cristiani e musulmani. Sapevo bene che<br />

correvo grossi rischi a espormi, mio fratello<br />

Shahbaz è stato ucciso per questo,<br />

ma non potevo tirarmi indietro. E Dio<br />

ci ha aiutati». Pochi gior-<br />

ni dopo, <strong>il</strong> 2 settembre,<br />

l’imam Hafiz Mohammed<br />

Khalid Chishti viene arrestato<br />

con l’accusa di aver<br />

falsificato le prove. L’imam<br />

infatti, dopo aver ricevuto<br />

da Ammad, <strong>il</strong> vicino di casa di Rimsha<br />

e suo principale accusatore, le presunte<br />

pagine che la ragazzina avrebbe bruciato,<br />

ne ha aggiunte delle altre.<br />

«Quello che ha fatto Khalid Chishti<br />

ci riempie di vergogna. Da circa tre mesi<br />

sono a conoscenza che alcune persone<br />

vogliono cacciare la comunità cristiana<br />

per costruire sulle loro proprietà un centro<br />

di studi islamici», ha dichiarato Allama<br />

Tahir Ashrafi, importante guida islamica<br />

del posto. Il movente delle accuse a<br />

Rimsha, quindi, sarebbe puramente economico.<br />

«Molte volte le accuse di blasfemia<br />

vengono inventate per motivi per-<br />

IDEOLOGIA E FANATISMO ESTERI<br />

A sinistra, <strong>il</strong> funerale<br />

di Shahbaz Bhatti,<br />

ministro cattolico per<br />

le Minoranze, ucciso<br />

nel 2011 per aver<br />

proposto di modificare<br />

la legge sulla blasfemia<br />

e per essersi schierato<br />

a difesa di Asia Bibi,<br />

madre cristiana<br />

condannata a morte per<br />

aver bevuto nella tazza<br />

di una musulmana.<br />

Sotto, <strong>il</strong> governatore<br />

del Punjab, Salman<br />

Taseer, assassinato<br />

per aver definito<br />

la legge sulla blasfemia<br />

una “legge nera”.<br />

Al suo fianco Asia Bibi<br />

L’accusa ha sostenuto che la perizia medica<br />

è stata manipolata. «Se lo Stato interferisce<br />

con <strong>il</strong> Tribunale, allora la gente non avrà<br />

altra scelta che farsi giustizia da sola»<br />

sonali», ammette Bhatti. «In questo caso<br />

però, penso che ci sia di più. Io percepisco<br />

molto odio e discriminazione. Anche perché<br />

quasi <strong>il</strong> 90 per cento dei cristiani che<br />

vivono nel quartiere di Mehrabad sono in<br />

affitto: non basta cacciare loro per espropriare<br />

le terre e costruire un nuovo complesso.<br />

Bisogna prima accordarsi con i<br />

proprietari delle case».<br />

L’arresto dell’imam, insieme alla perizia<br />

medica, sono elementi così forti in<br />

favore di Rimsha che <strong>il</strong> 7 settembre, per<br />

la prima volta da quando esiste la legge<br />

sulla blasfemia e grazie all’aiuto delle<br />

istituzioni mob<strong>il</strong>itate da diverse Ong<br />

| | 26 settembre 2012 | 35


ESTERI IDEOLOGIA E FANATISMO<br />

A destra, una manifestazione<br />

in sostegno di Mumtaz Qadri,<br />

la guardia del corpo musulmana<br />

che ha ucciso con 27 colpi<br />

di pistola <strong>il</strong> governatore<br />

del Punjab, Salman Taseer.<br />

Sotto, l’arresto dell’imam<br />

Khalid Chishti, accusato di aver<br />

falsificato le prove che avevano<br />

portato in cella Rimsha<br />

e da Bhatti, <strong>il</strong> tribunale r<strong>il</strong>ascia Rimsha<br />

su cauzione (circa 9 m<strong>il</strong>a euro). La ragazza<br />

viene trasferita dal carcere di massima<br />

sicurezza alla caserma femmin<strong>il</strong>e nel<br />

quartiere generale della polizia in elicottero,<br />

per impedire che qualche fanatico<br />

attenti alla sua vita, come successo<br />

ad esempio nel 2010 a Faisalabad, quando<br />

due fratelli cristiani sono stati uccisi<br />

fuori dal tribunale a colpi di arma da<br />

fuoco, nonostante <strong>il</strong> processo fosse ancora<br />

in corso. Quando è uscita di prigione,<br />

Rimsha ha dichiarato di temere «che qualcuno<br />

mi voglia uccidere» ed è stata trasferita<br />

insieme alla famiglia in un posto sicuro<br />

e segreto. «Quando è uscita dal carcere,<br />

fisicamente l’ho trovata bene», racconta<br />

Bhatti. «La ragazza parla poco, è timida<br />

e ha subìto un grande trauma. Però<br />

non è stata maltrattata e non ha subìto<br />

nessun tipo di violenze come qualcuno<br />

ha detto». Qualcuno ha avanzato l’ipote-<br />

36 | 26 settembre 2012 | |<br />

«La comunità musulmana ha capito che<br />

nella legge sulla blasfemia c’è qualcosa che<br />

non va. A partire da tanti leader religiosi<br />

che si sono detti disponib<strong>il</strong>i a ridiscuterla»<br />

si che lascerà <strong>il</strong> Pakistan. «Non succederà<br />

invece, perché ormai, anche se <strong>il</strong> processo<br />

deve ancora finire, sono ottimista: la<br />

giustizia ha appurato che Rimsha è vittima<br />

di una gravissima ingiustizia. Per questo<br />

parlerò anche con <strong>il</strong> presidente della<br />

Repubblica, perché faccia tutto quello che<br />

è in suo potere perché non le accada nulla.<br />

Lei non deve temere, la proteggeremo».<br />

Uno spiraglio possib<strong>il</strong>e<br />

Anche la situazione delle 300 famiglie cristiane<br />

fuggite dalle loro case sta migliorando:<br />

«La maggior parte di loro è tornata<br />

indietro, qualcuno ha ancora paura ma la<br />

situazione si è normalizzata. Alcuni han-<br />

no chiesto di ricevere dallo Stato un’altra<br />

casa per andarsene definitivamente, ma<br />

questo non deve accadere. La politica si è<br />

mossa per risolvere <strong>il</strong> problema e per fare<br />

giustizia. La soluzione alle loro esigenze<br />

di sicurezza si trova dall’interno, parlando<br />

con le comunità. Cosa che abbiamo<br />

fatto e stiamo continuando a fare», dice<br />

Bhatti. Il processo di Rimsha deve ancora<br />

terminare e la parola fine su questo caso<br />

non è ancora stata detta, ma non è troppo<br />

presto per parlare di una svolta senza precedenti,<br />

quella più grande e inaspettata.<br />

«La comunità musulmana ha finalmente<br />

capito che nella legge sulla blasfemia c’è<br />

qualcosa che non va. Ho parlato con tanti<br />

leader musulmani, mi hanno detto che<br />

queste ingiustizie non devono più succedere<br />

e si sono detti disponib<strong>il</strong>i a ridiscutere<br />

la legge. Nutro forti spe-<br />

ranze in questo senso, perché<br />

ho incontrato tante persone<br />

che mi hanno manifestato<br />

la loro volontà di<br />

intervenire. Ora faremo dei<br />

seminari sulla legge».<br />

Quanto <strong>il</strong> ruolo di Paul Bhatti sia stato<br />

importante nel caso di Rimsha, lo conferma<br />

<strong>il</strong> padre della ragazza, Mizrak, di<br />

professione imbianchino: «Noi rispettiamo<br />

<strong>il</strong> Corano proprio come rispettiamo<br />

la Bibbia. Non possiamo neanche immaginare<br />

di commettere un atto di blasfemia<br />

e i nostri figli neppure. Quando ho<br />

saputo dell’accusa a mia figlia mi è cascato<br />

<strong>il</strong> mondo addosso. Ho avuto paura. Ora<br />

però sono felice. La speranza e la fede in<br />

Cristo sono forti. Dio ci ha portato la salvezza<br />

attraverso <strong>il</strong> grande lavoro di Paul<br />

Bhatti e di quanti si sono impegnati per<br />

ottenere la libertà di mia figlia».<br />

Leone Grotti<br />

Foto: AP/LaPresse


L’ADULAZIONE DI REPUBBLICA PER IL SUO FONDATORE<br />

Sia gloria al Narciso Scalfari<br />

(<strong>il</strong> potere, però, al suo successore)<br />

Mio caro Malacoda, i grandi vecchi possono dire quello che vogliono. E se sono sinceri<br />

riscuotono simpatia, anche a costo di rovinare un’immagine coltivata<br />

tutta la vita. A 88 anni Eugenio Scalfari si permette questa sincerità. Che gli<br />

viene un po’ come l’indicatore di cambiamento di direzione (la freccia), a intermittenza.<br />

Ma non si può avere tutto da un uomo che ci ha dato già così tante soddisfazioni.<br />

Sublime, comunque, in occasione dell’uscita di una raccolta di sue opere, La passione<br />

dell’etica, nei Meridiani Mondadori, la nonchalance con cui, dopo una vita di trionfi,<br />

<strong>il</strong> Fondatore di Repubblica si lascia andare a un «Eviterei trionfalismi».<br />

L’intervista ha i toni di una confessione (più sim<strong>il</strong>e a quella che si rende al prete<br />

che non al pm, anche se in alcune risposte fa capolino la reticenza o l’addomesticamento<br />

della realtà tipico di chi più che confessarsi vuole se non difendersi almeno<br />

giustificarsi). C’è l’ammissione del giornalismo come libido. Qualcuno credeva avesse<br />

a che fare con la ricerca della verità, evidentemente non conoscendo la raccomandazione<br />

dello Scalfari direttore ai suoi cronisti: «Non fate mai l’errore di rovinare una<br />

bella storia con la verità». C’è sprezzatura<br />

per Sigmund Freud: «Occorre essere consapevoli<br />

che senza un viaggio dentro di sé è<br />

diffic<strong>il</strong>e capire chi sei e come ti relazioni<br />

agli altri. Per spiegare questo stato di cose<br />

Freud ha indicato tre figure psichiche: l’Es,<br />

l’Io e <strong>il</strong> Super Io. Personalmente lo ridurrei<br />

a una dialettica tra amore per sé e amore<br />

per gli altri», con rinforzo: «Non credo nella psicoanalisi».<br />

L’acme viene raggiunto quando Scalfari si guarda allo specchio, non sappiamo se<br />

veda o meno la ruga sulla fronte, ma contemplandosi ammette: «Indiscutib<strong>il</strong>mente sono<br />

un narciso di prim’ordine. E consapevole di esserlo». Tanta sincerità mi ha un po’<br />

deluso, e devo dire anche ferito. Mi sono ripreso quando l’Eugenio italico ha accettato<br />

di parlare del potere. L’adulazione dell’intervistatore ha fatto breccia quando gli ha<br />

chiesto: «Tu sei stato un uomo influente come pochi. Come ti sei difeso dagli aspetti<br />

oscuri del potere?». Il Narciso confesso ha avuto un sussulto d’orgoglio, ha paragonato<br />

la tentazione provata a quella di uomini grandi, tenebrosi e terrib<strong>il</strong>i, e ha mentito: «Mi<br />

vengono in mente Macbeth e Re Lear. Shakespeare ha pienamente reso la rappresentazione<br />

del potere come ossessione che divora tutto e tutti. Se non c’è un limite, anche<br />

mentale, all’uso, chi lo esercita è perduto… La mia esperienza è stata di un liberale convinto<br />

che <strong>il</strong> potere, anche quello personale, abbia bisogno dei suoi contrappesi. Quando<br />

hai molto potere, quando la gente ti riconosce un ruolo dominante, devi essere<br />

molto attento all’uso che ne fai. Devi sapere che c’è una linea invisib<strong>il</strong>e oltre la quale <strong>il</strong><br />

potere rischia di trasformarsi in patologia». Per usare le sue stesse parole, «io la ridurrei<br />

così»: <strong>il</strong> potere, quello vero, quello politico, Scalfari non è mai riuscito a conquistarlo<br />

in modo stab<strong>il</strong>e, né direttamente né per interposta persona con tutti i personaggi che<br />

ha via via sponsorizzato a partire da Ciriaco De Mita. Più efficace di lui nell’etero-guidare<br />

la sinistra italiana si è rivelato <strong>il</strong> suo successore. Ma questo era troppo da ammettere,<br />

anche per un Narciso consapevole. Ricorda, nipote, o <strong>il</strong> potere o la gloria. Si possono<br />

avere entrambi, ma in tempi diversi. Il Narciso, in fondo, vuole subito la gloria.<br />

Tuo affezionatissimo zio Berlicche<br />

Sublime, in occasione dell’uscita di<br />

una raccolta di sue opere nei Meridiani<br />

Mondadori, la nonchalance con cui, dopo<br />

una vita di trionfi, l’Eugenio italico si<br />

lascia andare a un «eviterei trionfalismi»<br />

GLI ULTIMI<br />

SARANNO PRIMI<br />

LE NUOVE<br />

LETTERE DI<br />

BERLICCHE<br />

| | 26 settembre 2012 | 39


CULTURA<br />

Uscire dal<br />

buco nero<br />

relativista<br />

Una civ<strong>il</strong>tà che non ha <strong>il</strong> coraggio di stare<br />

di fronte a Dio genera violenza e distruzione.<br />

«Solo nell’incontro con <strong>il</strong> proprio orizzonte rivelato<br />

nella storia l’uomo sarà se stesso». La lezione di<br />

Gerhard Müller, custode dell’ortodossia cattolica<br />

di Gerhard Ludwig Müller*<br />

Nella lezione da lui tenuta a Ratisbona<br />

– un momento magico della storia<br />

universitaria tedesca – Benedetto<br />

XVI ha nuovamente posto in risalto la sintesi<br />

di fede e ragione e di libertà e amore.<br />

Quattro concetti che oggi un mondo secolare<br />

vorrebbe reclamare per sé, al contempo<br />

disconoscendo alla Chiesa <strong>il</strong><br />

diritto di presentarsi come fondamento<br />

portante o sorgente<br />

di una vita sensata della società.<br />

Chi non crede in Cristo quale<br />

unico e insuperab<strong>il</strong>e mediatore<br />

di salvezza si fa vanto della<br />

propria apertura mentale e<br />

capacità di tolleranza, accusando<br />

al tempo stesso la Chiesa<br />

di costrizione delle coscienze e<br />

di imperialismo spirituale. Ma<br />

quest’assoluta tolleranza, sbandierata<br />

in una visione pluralistica<br />

del mondo, a quanto pare<br />

vien meno se si tratta del cristiano<br />

e della sua fondamentale<br />

deliberazione di fede.<br />

Dietro a tutto ciò si cela sovente l’idea<br />

che l’uomo possa giungere a una più profonda<br />

cognizione solo in maniera unidimensionale,<br />

puramente secolare. Il non<br />

visib<strong>il</strong>e viene confinato al campo della psicologia<br />

o della mitologia, come modello<br />

di superamento soggettivo di una realtà<br />

insostenib<strong>il</strong>e: a esso non viene dunque<br />

40 | 26 settembre 2012 | |<br />

L’AUDACIA DELLA FEDE<br />

attribuita nessuna esistenza reale. Non esiste<br />

alcuna pretesa di verità, una misura<br />

ultima, un Dio. Ma come è possib<strong>il</strong>e pronunciare,<br />

con un atteggiamento agnostico,<br />

un sim<strong>il</strong>e giudizio apodittico?<br />

Nasce così la dittatura del relativismo,<br />

di cui parlava <strong>il</strong> cardinale Ratzinger<br />

in apertura del conclave dal quale sarebbe<br />

uscito come Benedetto XVI. La negazione<br />

della trascendenza reca in sé<br />

dei pericoli, che gli avvenimen-<br />

LA RIVISTA<br />

ti e le tendenze storiche permettono<br />

di documentare: l’idolatria<br />

dell’uomo ha portato e porta<br />

al totalitarismo, e distrugge<br />

la visione cristiana dell’essere<br />

umano attraverso la prepotenza<br />

del più forte. Nulla si è rivelato<br />

più autoritario del liberalismo<br />

relativista del XIX secolo<br />

VITA E<br />

con <strong>il</strong> suo furore anticlericale.<br />

PENSIERO Nessun altro movimento è stato<br />

ed. Vita e più ost<strong>il</strong>e all’uomo dell’ateismo<br />

Pensiero<br />

del XX secolo, con l’atteggia-<br />

8,50 euro<br />

mento pseudoreligioso dell’“uomo<br />

nuovo”. La nomenclatura<br />

del “superuomo” ha portato allo sterminio<br />

di m<strong>il</strong>ioni di persone, causando morte<br />

e distruzione in tutto <strong>il</strong> mondo. In nome<br />

della libertà, si sono combattute la Chiesa<br />

e la fede.<br />

Il relativismo applicato alla verità non<br />

è soltanto un ragionamento f<strong>il</strong>osofico,<br />

bensì sfocia inevitab<strong>il</strong>mente nell’intolleranza<br />

nei confronti di Dio. Gli enuncia-


Foto: Getty, AP/LaPresse<br />

L’AUTORE<br />

NEL SEGNO DI RATISBONA<br />

Successore di Ratzinger all’ex Sant’Uffizio<br />

Gerhard Ludwig Müller, già vescovo di Ratisbona, <strong>il</strong> 2<br />

luglio 2012 è stato nominato da Benedetto XVI prefetto<br />

della Congregazione per la Dottrina della Fede. Il<br />

testo pubblicato in queste pagine, contenuto nel numero<br />

di luglio-agosto della rivista Vita e Pensiero (nelle librerie<br />

dal 19 settembre), riprende stralci del suo intervento<br />

pronunciato in occasione della presentazione degli atti<br />

del convegno “Dal logos dei Greci e dei Romani al Logos<br />

di Dio. Ricordando Marta Sordi”, presso l’Università<br />

Cattolica del Sacro Cuore <strong>il</strong> 3 novembre 2011.<br />

«M<strong>il</strong>ioni di aborti, manipolazione genetica,<br />

eutanasia. Senza <strong>il</strong> dominio liberatorio di<br />

Cristo, ciò che essenzialmente ci costituisce<br />

diventa una farsa. Senza consistenza<br />

e terrificante per chi non può difendersi»<br />

Anselm<br />

Kiefer,<br />

Athanor<br />

(2007),<br />

Parigi,<br />

Louvre<br />

ti centrali su Dio – Gesù Cristo – la Chiesa<br />

sono considerati al massimo come subcultura<br />

di un raggruppamento con motivazioni<br />

religiose. Dio diventa un “ideale”,<br />

da impiegare per l’edificazione o la pedagogizzazione<br />

degli uomini. Gesù Cristo<br />

diventa un “caso” speciale, che potrebbe<br />

servire da modello esemplare per la morale<br />

della società, e la Chiesa è una libera<br />

associazione – tipo circolo ricreativo – di<br />

persone con le stesse opinioni soggettive<br />

in materia di religione.<br />

La verità inaccettab<strong>il</strong>e<br />

Vanno cercati qui i motivi della tabuizzazione<br />

in pubblico delle tematiche religiose;<br />

ma anche della rimozione del messaggio<br />

cristiano e della Chiesa dal dibattito<br />

politico. La Chiesa, si dice, rappresenta<br />

persone motivate religiosamente, che<br />

tuttavia non possiedono alcun diritto di<br />

intervento e compartecipazione nella configurazione<br />

del mondo. Esse sono legate a<br />

un paradigma culturale limitato, che però<br />

non è generalmente vincolante e rientra<br />

anzi nella sfera della soggettività individuale<br />

e collettiva. Anche per l’idea che la<br />

teologia coltiva di se stessa, questa valu-<br />

| | 26 settembre 2012 | 41


CULTURA L’AUDACIA DELLA FEDE<br />

tazione della fede non resta senza conseguenze.<br />

Essa costituisce ancora una genuina<br />

indagine su Dio con gli auspici della<br />

ragione, o solamente un programma al<br />

quale si dedicano alcuni aderenti?<br />

Il liberalismo come forma agente del<br />

pluralismo non può tollerare che Dio si sia<br />

effettivamente rivelato all’uomo, poiché in<br />

tal caso si dovrebbe ammettere che l’uomo<br />

non è la misura di tutte le cose, bensì deve<br />

se stesso all’amore divino dispensatore di<br />

libertà. Il liberalismo, che assolutizza piacere<br />

e guadagno, si contrappone all’uomo<br />

eucaristico, che deve a Dio la propria esistenza<br />

e redenzione, e compartecipa della<br />

libertà e gloria dei figli di Dio.<br />

L’unica guida verso la conoscenza<br />

Può avere buon esito un mondo senza Dio?<br />

Questo interrogativo non si pone a livello<br />

puramente teorico. Va collegato alla premessa<br />

che Dio esiste, e che noi lo rimuoviamo<br />

da ciò che è di sua proprietà. Non si<br />

tratta quindi della questione se Dio esista<br />

o meno, ma del netto rifiuto della sua presenza.<br />

Chi riconosce in Dio <strong>il</strong> perno e cardine<br />

della propria vita viene sovente deriso,<br />

non per <strong>il</strong> fatto che non esista un Dio<br />

al quale ci si potrebbe rivolgere,<br />

ma perché si vorrebbe<br />

coscientemente bandirlo<br />

dalla realtà. Una ragione<br />

<strong>il</strong>luminista si autodichiara<br />

Dio e suggerisce che l’uomo<br />

basta a se stesso.<br />

Ma la nostra professione<br />

di fede contiene già <strong>il</strong><br />

germe di un incontro con<br />

Dio orientato secondo la<br />

ragione umana. Ragione e<br />

razionalità non sono concetti<br />

incompatib<strong>il</strong>i con la fede, anche se<br />

questo è <strong>il</strong> ricorrente rimprovero mosso<br />

dalla modernità pluralistica e relativistica.<br />

Noi, in quanto esseri razionali, siamo<br />

concepiti in maniera tale che non nascondiamo<br />

Dio di fronte alla ragione. Egli l’ha<br />

creata, è <strong>il</strong> logos onnicomprensivo, l’unico,<br />

insomma, che possa semmai guidarci<br />

verso l’esperienza e la cognizione. L’uomo<br />

pensa se stesso e <strong>il</strong> mondo, e ne pensa<br />

<strong>il</strong> motivo trascendentale che dà origine<br />

al tutto. Impiega la propria ragione. Ma<br />

come può la ragione pensare se stessa senza<br />

far riferimento a Dio?<br />

Il pluralismo e <strong>il</strong> secolarismo vengono<br />

incontro all’uomo che vorrebbe vivere<br />

senza Dio per non dover sottostare a<br />

delle regole; regole che tuttavia derivano<br />

prorio dal fatto stesso di essere uomo.<br />

Una discussione priva di questo punto di<br />

riferimento scardina l’uomo. Perché non<br />

esiste più una base in grado di mostrargli<br />

42 | 26 settembre 2012 | |<br />

«Chi riconosce in Dio<br />

<strong>il</strong> cardine della propria<br />

vita viene sovente<br />

deriso, non per <strong>il</strong> fatto<br />

che non esista un Dio<br />

al quale ci si potrebbe<br />

rivolgere, ma<br />

perché si vorrebbe<br />

bandirlo dalla realtà»<br />

BANDO ALLE “GUERRE GIUSTE” E AL BUONISMO<br />

Anche contro l’islam estremista<br />

la vittoria passa dalla ragione<br />

Gerhard Ludwig Müller, <strong>il</strong> prefetto dell’ortodossia cattolica,<br />

approfondisce in queste pagine uno dei due corni della lezione<br />

ratisboniana di Ratzinger. Dell’altro corno, quello evocato a<br />

partire dalla citazione del dialogo tra l’imperatore bizantino<br />

Manuele II Paleologo e un musulmano persiano («Dio non si<br />

compiace del sangue; non agire secondo ragione è contrario alla<br />

natura di Dio»), parlarono le reazioni di straordinaria violenza<br />

che si levarono allora dalle piazze (e dai parlamenti) dei paesi<br />

musulmani. E che ricorrono puntualmente quando scatta una<br />

qualsiasi denuncia di “blasfemia”. Nel caso di Ratisbona persino <strong>il</strong><br />

tempio laico del New York Times si accodò alla violenta vulgata<br />

che scambiò un gigantesco pensiero per una misera aggressione<br />

all’islam. E all’unisono, liberal e integralisti, osarono avanzare alla<br />

Santa Sede nientemeno che la richiesta di “scuse formali” per<br />

quel pronunciamento del Santo Padre. Naturalmente nessuna<br />

smentita arrivò e le piazze in ebollizione sbollirono. Periodicamente,<br />

però, dopo <strong>il</strong> massacro delle Torri Gemelle (quando certe<br />

stesse piazze gioirono per la strage di migliaia di civ<strong>il</strong>i innocenti),<br />

<strong>il</strong> rito dello sdegno e delle violenze antioccidentali si ripete. Mentre<br />

con <strong>il</strong> cristianesimo <strong>il</strong> motteggio e la denigrazione sono diventati<br />

uno sport internazionale, con l’islam c’è poco da scherzare.<br />

Dopo di che, quello che <strong>il</strong> mondo musulmano produce nella sua<br />

indignazione lo si vede, non c’è bisogno di spiegarlo. Ora <strong>il</strong> punto<br />

è questo: siamo proprio sicuri di dover scegliere tra la “guerra<br />

giusta” di Bush e <strong>il</strong> “buonismo” di Obama? No. L’alternativa,<br />

come ha ribadito <strong>il</strong> viaggio di Benedetto XVI in Libano, al cuore<br />

della faglia tra Occidente e Umma, è «aprirsi alla vastità della<br />

ragione». Cioé alla ragione sottomessa all’esperienza. Si capisce<br />

allora, e solo allora, che convivenza e frequentazione sono le<br />

condizioni per la ricerca di quella felicità a cui ogni cuore umano<br />

aspira. Qualunque sia la religione e <strong>il</strong> tempo in cui l’uomo vive.<br />

Per questo difendere la presenza cristiana nei paesi<br />

musulmani non è difendere l’Occidente. È difendere la<br />

ricerca della felicità per ciascuno e per tutti.<br />

chi, in sostanza, egli sia. Senza <strong>il</strong> dominio<br />

liberatorio di Gesù Cristo, ciò che essenzialmente<br />

costituisce l’uomo diventa una<br />

farsa. Senza consistenza e terrificante per<br />

coloro che non sono in grado di difendersi.<br />

Gli esempi sono sotto gli occhi di tutti: i<br />

m<strong>il</strong>ioni di aborti, la ricerca sulle staminali<br />

embrionali e l’eutanasia.<br />

Il logos nella nostra natura<br />

Proprio per questo, <strong>il</strong> mondo ha bisogno<br />

di una ragione che non sia sorda nei confronti<br />

del divino. Il logos divino ha assunto<br />

la natura umana in Gesù Cristo. Questa<br />

è la fede che la ragione insegna a<br />

comprendere, e la ragione che perviene<br />

alla fede, e la libertà che agisce secondo<br />

coscienza.<br />

La ragione è autorizzata dalla realtà<br />

stessa ad autoattuarsi in maniera trascendentale<br />

e sovraoggettuale, in un’attuazione<br />

che sola immette nell’esperien-<br />

za sensib<strong>il</strong>e l’unità della coscienza. La realtà<br />

pone la questione del proprio fondamento<br />

incondizionato, del senso dell’esistenza<br />

umana come persona. La sofferenza,<br />

l’amore e la morte, che segnano la<br />

vita, sono momenti essenziali dell’esistenza<br />

spirituale dell’uomo nel mondo. L’uomo,<br />

attuandosi spiritualmente, si sperimenta<br />

come dipendente dall’origine trascendente<br />

e orientato al fine di tutto, a<br />

Dio, all’orizzonte della sua autoattuazione.<br />

L’idea che l’uomo si fa di sé come essere<br />

razionale comporta perciò anche la<br />

qualifica di uditore di una possib<strong>il</strong>e parola<br />

di conforto e di interpellanza da parte<br />

di Dio, a lui rivolta nella mediazione di<br />

una parola umana. Solo nell’incontro con<br />

<strong>il</strong> proprio orizzonte rivelantesi nella storia<br />

lo spirito umano attua la sua capacità<br />

di autotrascendersi.<br />

*prefetto della Congregazione<br />

per la Dottrina della Fede<br />

Foto: AP/LaPresse


Il Free DUCk è un quadriciclo elettrico<br />

leggero, pratico e maneggevole<br />

che costituisce una valida risposta<br />

al problema della mob<strong>il</strong>ità nel pieno<br />

rispetto dell’ambiente.<br />

• Quadriciclo di tipo leggero disponib<strong>il</strong>e nelle versioni<br />

oelettrica ed ibrida serie<br />

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ocon range-extender<br />

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SPORT<br />

CALCIO IN CRISI<br />

E li chiamano<br />

top player<br />

Parola d’ordine pareggio di b<strong>il</strong>ancio. È così che<br />

<strong>il</strong> campionato più bello del mondo ha perduto<br />

fascino e competitività. E ha salutato gli ultimi<br />

Grandi Campioni. Puntando tutto sui vari Destro<br />

e Immob<strong>il</strong>e. È iniziato l’anno zero della serie A<br />

di Fred Perri<br />

giorno stavo guardando Skysport24,<br />

<strong>il</strong> canale che ha rivolu-<br />

L’altro<br />

zionato <strong>il</strong> modo di fare informazione<br />

sportiva in Italia, nel bene e nel<br />

male. Nel bene perché fornisce un mucchio<br />

di notizie interessanti, perché sta<br />

dappertutto e copre anche la sagra del<br />

verricello di Savona, se c’è uno straccio<br />

di calciatore o dirigente da intervistare;<br />

nel male perché, per riempire 24 ore di<br />

sport, in certe giornate senza sagre, in<br />

certi momenti in cui i protagonisti del<br />

calcio stanno a casa con i figli o con le<br />

bonazze che la loro condizione permette<br />

loro di cuccare, in certe settimane in<br />

cui c’è la sosta per la nazionale, i ragazzi<br />

di Sky sono costretti a ripetersi o a buttar<br />

dentro qualche carico di pura, semplice,<br />

inevitab<strong>il</strong>e fuffa. Per occupare lo spazio<br />

e perché ha molto successo, adesso si<br />

sono inventati “liberi di”: in pratica i giornalisti<br />

in studio rispondono alle domande<br />

formulate dai telespettatori su twitter.<br />

Io stavo appunto lì a bighellonare e mi è<br />

capitato proprio quello. Beh, <strong>il</strong> 95 per cento<br />

delle domande riguardavano <strong>il</strong> mercato.<br />

Ma come, non si è appena concluso?<br />

Ma come, volete ancora parlarne, ora<br />

che quasi tutte le squadre hanno dovuto<br />

dismettere un sacco di campioni? Ma<br />

44 | 26 settembre 2012 | |<br />

come non siete delusi per gli acquisti, nessuno<br />

dei quali è quello che gli stolti definiscono<br />

“top player”? (Quando sento questa<br />

espressione mi viene in mente Nanni<br />

Moretti in Palombella rossa che strapazza<br />

l’incauta giornalista che ha pronunciato<br />

la parola “trend”). E invece parlare di<br />

mercato è tornato di moda, proprio come<br />

i rotocalchi con le storie di gossip dei divi<br />

e i fotoromanzi che esplosero nel dopoguerra,<br />

quando c’erano ancora le macerie,<br />

e i sogni, come dice Marzullo, aiutavano<br />

a vivere. O a sopravvivere.<br />

Dov’è finito Van Persie?<br />

Ci eravamo lasciati prima dell’estate con<br />

previsioni infauste che si sono pienamente<br />

realizzate. Il campionato italiano si è<br />

impoverito. Il M<strong>il</strong>an, inseguendo <strong>il</strong> pareggio<br />

di b<strong>il</strong>ancio, si è privato di Zlatan Ibrahimovic<br />

e di Thiago S<strong>il</strong>va, i suoi pezzi più<br />

pregiati, abbattendo <strong>il</strong> monte ingaggi per<br />

un risparmio complessivo di 60 m<strong>il</strong>ioni<br />

di euro. L’Inter ha sfoltito i ranghi alla<br />

grande privandosi soprattutto dei bras<strong>il</strong>iani<br />

(Lucio, Maicon, Julio Cesar) o degli<br />

Il M<strong>il</strong>an si è privato di Zlatan Ibrahimovic<br />

e di Thiago S<strong>il</strong>va, i suoi pezzi più pregiati,<br />

abbattendo <strong>il</strong> monte ingaggi di 60 m<strong>il</strong>ioni<br />

di euro. L’Inter ha salutato tutti i bras<strong>il</strong>iani


Sono finiti i tempi dei vari<br />

Ibrahimovic, Eto’o e Mourinho.<br />

In tempi magri e grami le big<br />

del calcio italiano pensano<br />

a ripianare i b<strong>il</strong>anci<br />

e scommettono su giovani<br />

del vivaio o stranieri<br />

ancora da svezzare.<br />

Nella foto, da sinistra, Ph<strong>il</strong>ipe<br />

Coutinho (Inter), Alessandro<br />

Florenzi (Roma) e Stephan<br />

El Shaarawy (M<strong>il</strong>an)<br />

uruguaiani (Forlan) perché<br />

costavano troppo e perché<br />

la cosca vincente,<br />

ad Appiano Gent<strong>il</strong>e,<br />

è quella degli argentini<br />

del boss Zanetti.<br />

Anche <strong>il</strong> Napoli ha<br />

ceduto un pezzo pregiato,<br />

Ezechiele Lavezzi, al<br />

Parigi dello sceicco e di Carlo Ancelotti<br />

che, però, non ha cominciato br<strong>il</strong>lantemente<br />

la stagione.<br />

La Juventus invece, data dai media<br />

sempre lì, sul bordo del Grande Colpo,<br />

alla fine si è ritrovata, a parte alcuni buoni<br />

acquisti iniziali, Isla e Asamoah e <strong>il</strong><br />

ritorno della formica Giovinco (a me non<br />

convince ma piace molto a Conte), l’attaccante<br />

danese Nicklas Bendtner la cui<br />

impresa più famosa è avvenuta ai recenti<br />

Europei di Ucraina e Polonia, quando,<br />

dopo avere segnato un gol contro <strong>il</strong><br />

Portogallo, si è abbassato i pantaloncini<br />

mostrando un paio di boxer con la scritta<br />

“Paddy Power”, l’ennesimo sito di giochi<br />

online e per questo è stato multato di<br />

100 m<strong>il</strong>a euro dall’Uefa. Magari sfonderà<br />

le reti del nostro campionato ma finora<br />

deve ancora dimostrare tutto. E pensare<br />

che dall’Arsenal, gli esperti (ah, ah)<br />

di mercato scrivevano che la Juventus<br />

| | 26 settembre 2012 | 45


avrebbe preso Van Persie (andato invece<br />

al Manchester United).<br />

«Compagni, <strong>il</strong> gioco si fa peso e tetro,<br />

comprate <strong>il</strong> mio didietro io lo vendo per<br />

poco». Il mitico Francesco Guccini, che<br />

fanno imparare a memoria anche nella<br />

elementare cattolica di mio figlio (sono<br />

rimasto piacevolmente sorpreso), ci aiuta<br />

a capire la situazione in cui siamo. Il<br />

calcio italiano è all’anno zero. La crisi c’è<br />

per tutti, pensate agli spagnoli che vogliono<br />

gli aiuti per le loro banche che hanno<br />

foraggiato per anni le follie di Real<br />

Madrid (di più) e Barcellona (di<br />

meno). Però la nostra situazione<br />

è un classico caso di cicala/<br />

formica. Noi avevamo un grande<br />

campionato, con un grande<br />

fascino soprattutto da un punto<br />

di vista dell’immagine, della<br />

competitività. Proprio gli<br />

aspetti che abbiamo perduto.<br />

Negli anni d’oro, dopo<br />

la riapertura delle frontiere<br />

all’inizio degli anni Ottanta, i<br />

grandi campioni, da Platini a<br />

Maradona, da Zico a Rummenigge,<br />

da Boniek a Van Basten,<br />

non sono venuti in Italia solo<br />

per la grana, ma anche per <strong>il</strong><br />

fascino, per la sfida, perché<br />

in Italia si diventava veramente<br />

grandi. Poi è arrivato S<strong>il</strong>vio<br />

Berlusconi con i suoi elicotteri<br />

e i suoi soldi e tutti si<br />

sono dovuti adeguare, persino<br />

la Juventus che non avrebbe<br />

mai speso le cifre che, all’inizio<br />

degli anni Novanta, ha cacciato<br />

per Baggio, Vialli e tanti<br />

altri giocatori più o meno<br />

determinanti. Gianni Agnelli<br />

definì Berlusconi “<strong>il</strong> calmieratore<br />

del mercato”, con la sua<br />

bella erre da Avvocato.<br />

Lo prendeva in giro, certo, ma tutte le<br />

colpe non sono del Berlusca: piuttosto di<br />

tutti quelli che gli sono andati dietro senza<br />

programmare, senza pensare al futuro,<br />

ad esempio investendo su giovani e stadi.<br />

Noi avevamo un grande calcio, ma invece<br />

di fare come i tedeschi, quando venivano<br />

saccheggiati dei loro migliori calciatori,<br />

abbiamo cantato, cantato, cantato fino a<br />

quando non abbiamo perso la voce e non<br />

abbiamo avuto più soldi.<br />

Cioè fino ad ora, fino all’espatrio degli<br />

ultimi Grandi Campioni. L’Inter, che nella<br />

seconda metà del primo decennio del<br />

terzo m<strong>il</strong>lennio era stata la squadra più<br />

potente, quella che ha preso i giocatori<br />

più importanti, che ha speso senza ritegno<br />

(soprattutto in ingaggi), dall’estero<br />

Dream team 2011 (ingaggi, m<strong>il</strong>ioni di euro)<br />

Zanetti<br />

Inter 2,7<br />

Cambiasso<br />

Inter 4<br />

Totti<br />

Roma 5<br />

Buffon<br />

Juventus 6<br />

Thiago S<strong>il</strong>va<br />

M<strong>il</strong>an 6,5<br />

Pirlo<br />

Juventus 3,5<br />

Cavani<br />

Napoli 4,5<br />

De Rossi<br />

Roma 6<br />

Chiellini<br />

Juventus 3<br />

Sneijder<br />

Inter 6<br />

Ibrahimovic<br />

M<strong>il</strong>an 9<br />

ha preso Pereira. Per <strong>il</strong> resto tutti acquisti<br />

italiani, anche se di stranieri. Moratti<br />

ha scelto un allenatore giovane, Stramaccioni,<br />

e speriamo lo difenda, gli dia<br />

fiducia. Il M<strong>il</strong>an galleggia in un rapporto<br />

strano con Allegri, la Juventus gioca<br />

con Antonio Conte nel box con i vetri<br />

fumé. La Roma ha tirato fuori dal dimenticatoio<br />

Zeman, l’ultimo giapponese, uno<br />

di quelli per cui la guerra non è mai finita.<br />

Ricorda quelli che per scelta ideologica<br />

ma anche per campare sono stati anti-<br />

Poi è arrivato <strong>il</strong> Berlusca con i suoi soldi<br />

e tutti si sono adeguati, anche la Juve.<br />

Gianni Agnelli lo definì “<strong>il</strong> calmieratore del<br />

mercato”, con la sua bella erre da Avvocato<br />

CALCIO IN CRISI SPORT<br />

Sopra, in senso anti orario: Ezequiel Lavezzi<br />

è passato dal Napoli al Psg; Julio Cesar<br />

e Ibrahimovic hanno lasciato Inter e M<strong>il</strong>an<br />

per Qpr e Psg; Maicon è volato in Premier<br />

League al Manchester City di Mancini<br />

berlusconiani e anche se <strong>il</strong> Berlusca non<br />

c’è più continuano a rimestare nel torbido,<br />

a essere sempre “contro”. Mi piacciono<br />

le squadre di Zeman, ma sono proprio<br />

a immagine e somiglianza dell’allenatore:<br />

se prendessero qualche gol in meno,<br />

come se lui dicesse qualche parola in<br />

meno, non sarebbe male. Gioverebbe alla<br />

squadra, a lui e al clima generale. Quindi<br />

non è che come allenatori stiamo messi<br />

meglio, siamo alla compagnia di giro,<br />

al valzer dei soliti noti con qualche inserimento<br />

bizzarro (Petkovic alla Lazio). Per<br />

non parlare dei dirigenti, se penso a certi<br />

nomi che vedo da più di vent’anni mi<br />

viene l’angoscia. Il vero rinnovamento<br />

dovrebbe avvenire in Lega, qui si dovrebbero<br />

sfoltire i ranghi, invece siamo al solito<br />

mesto spettacolo.<br />

Ma chi cavolo è Giocondos?<br />

Dopo averli praticamente aboliti, abbiamo<br />

riscoperto “i giovani”. Adesso tira<br />

moltissimo Mattia Destro<br />

di Ascoli Piceno, attaccante<br />

della Roma, fresco di gol<br />

a Malta in nazionale. Però<br />

nella Roma di Zeman dovrà<br />

giocare a destra. Vedremo<br />

| | 26 settembre 2012 | 47


SPORT CALCIO IN CRISI<br />

come se la caverà. Mi piace anche Ciro<br />

Immob<strong>il</strong>e. Insomma qualcosa di buono<br />

in giro c’è, anche se da questo punto di<br />

vista ci si doveva svegliare prima e invece<br />

i vivai, i settori giovan<strong>il</strong>i sono stati praticamente<br />

abbandonati negli anni delle<br />

cicale, in cui tutti quelli che volevano imitare<br />

Berlusconi pagavano stipendi d’oro<br />

ai giocatori medi. Noi scontiamo questo,<br />

ancora oggi, paghiamo per i soldi buttati<br />

non per i campioni. Io non mi scandalizzo<br />

per i m<strong>il</strong>ioni a Ibrahimovic, come prima<br />

non mi scandalizzavo<br />

per quelli dati a Ronaldo<br />

(quello vero, non suo fratello<br />

grasso e infortunato)<br />

o a Maradona. Lo scandalo<br />

non è coprire d’oro la star.<br />

È la legge dello showbiz:<br />

vuoi la stella con <strong>il</strong> nome<br />

grande in cartellone che<br />

seduca <strong>il</strong> pubblico? La devi<br />

pagare. No, <strong>il</strong> vero danno<br />

l’abbiamo fatto offrendo<br />

stipendi d’oro a mediani,<br />

terzinacci, stopper di dubbia<br />

provenienza e di scarso<br />

contributo. Abbiamo buttato<br />

i soldi dalla finestra e<br />

i soldi sono finiti, così ora<br />

è tornato prepotentemente<br />

di moda <strong>il</strong> mercato che<br />

è un po’ come per i ristoranti<br />

e prima ancora per<br />

la nazionale: <strong>il</strong> sonno della<br />

ragione produce mostri<br />

e adesso ha creato una pletora di esperti<br />

attaccati alla televisione o a internet che<br />

danno consigli su giocatori che io non ho<br />

mai sentito nominare e soprattutto che<br />

non voglio neanche nominare. E fanno le<br />

domande ai giornalisti che, giustamente,<br />

strabuzzano gli occhi e loro sono contenti<br />

di averli presi in castagna. No, non so<br />

nulla di un centravanti del Palmeiras di<br />

nome Giocondos, ve lo dico chiaro.<br />

La Juventus come i tedeschi<br />

Ma più che pensare a terzini colombiani<br />

e mezze punte c<strong>il</strong>ene, dovremmo pensare<br />

all’ultimo danno ancora presente<br />

e derivato dalla stagione delle cicale. Le<br />

rose straripanti. Abbiamo cacciato un<br />

mucchio di gente che guadagnava grandi<br />

cifre, ma ci sono squadre che hanno rose<br />

con oltre trenta giocatori, come Lazio,<br />

Bologna e M<strong>il</strong>an, tutta gente che mangia,<br />

incassa e probab<strong>il</strong>mente non vedrà<br />

<strong>il</strong> campo se non raramente. La Juventus<br />

paga, per niente, Iaquinta (3 m<strong>il</strong>ioni).<br />

Alla fine di tutto questo, che conclusioni<br />

tirare? Innanzitutto che la Juventus<br />

si è portata, dopo anni di oblio, in una<br />

48 | 26 settembre 2012 | |<br />

Qui sotto, lo Juventus Stadium,<br />

dove i bianconeri lo scorso anno<br />

non hanno mai perso un match.<br />

Sotto, a sinistra, <strong>il</strong> nuovo<br />

attaccante di Antonio Conte,<br />

<strong>il</strong> danese Nicklas Bendtner<br />

e la giovane punta della Roma<br />

di Zeman, Mattia Destro<br />

posizione che potrebbe permetterle di<br />

dominare la scena per molti anni. La crisi<br />

ha velocemente ribaltato le gerarchie.<br />

La società di Andrea Agnelli ha una grande<br />

forza che è rappresentata dallo stadio<br />

di proprietà. È questo, in tempi magri e<br />

grami, <strong>il</strong> vero “Top Player” (mi insulto da<br />

solo). Io, per dire, <strong>il</strong> giorno che smetterò<br />

di fare questo mestiere in uno stadio italiano<br />

non ci metterò più piede. Forse mi<br />

vedrete all’Allianz Arena di Monaco di<br />

Baviera o all’Anfield Road di Liverpool o<br />

al Camp Nou di Barcellona, ma a San Siro<br />

ci vado solo se mi portano <strong>il</strong> Berlusca o<br />

Moratti nelle loro limousine. L’unico stadio<br />

frequentab<strong>il</strong>e in Italia è lo Juventus<br />

Stadium (se vi becco a dire “stedium” vi<br />

meno). Non è solo comodo per chi ci va. È<br />

fonte di guadagno, un forte viatico per <strong>il</strong><br />

senso di appartenenza dei giocatori. Chi<br />

entra con la maglia della Juve si sente a<br />

casa sua, chi vi arriva da avversario, sen-<br />

Chi entra con la maglia della Vecchia Signora<br />

si sente a casa: è lo stadio della Juve e basta,<br />

con le 3 stelle e i 30 scudetti, con l’ideologia<br />

bianconera che trasuda da ogni scalino<br />

Low cost team 2012 (ingaggi, m<strong>il</strong>ioni di euro)<br />

Legrottaglie<br />

Catania 0,38<br />

Blasi<br />

Pescara 0,3<br />

Destro<br />

Roma 1,5<br />

Perin<br />

Pescara 0,2<br />

Romagnoli<br />

Pescara 0,14<br />

Krhin<br />

Bologna 0,35<br />

Florenzi<br />

Roma 0,03<br />

Bendtner<br />

Juventus 1,5<br />

Lucchini<br />

Atalanta 0,5<br />

Rosina<br />

Siena 0,35<br />

Immob<strong>il</strong>e<br />

Genoa 0,7<br />

te tutta la forza di uno stadio che non è<br />

<strong>il</strong> solito stadio comunale, magari diviso<br />

tra due squadre, ma lo stadio della Juventus<br />

e basta, con le sue tre stelle, con i suoi<br />

trenta scudetti, con l’ideologia bianconera<br />

che trasuda da ogni scalino. Questo<br />

rende veramente la Juve a livello, per dire,<br />

dei club tedeschi. Il calcio tedesco è <strong>il</strong> più<br />

sano d’Europa (beh, sono tedeschi). Stadi<br />

di proprietà sempre pieni, conti a posto,<br />

squadre competitive. Sono sempre lì. La<br />

Juventus è su questa strada, le altre no.<br />

Questo le dà un enorme vantaggio.<br />

L’unico problema per la Juventus è<br />

la squalifica di Antonio Conte. Ma se riuscisse<br />

a vincere anche con l’allenatore in<br />

tribuna, beh, allora, cari miei, non ce ne<br />

sarebbe più per nessuno. Il 2006 sembrava<br />

aver scongiurato <strong>il</strong> pericolo di morire<br />

juventini, ma vi dovrete abituare in fretta<br />

all’ennesimo cambio di rotta. A meno che<br />

l’ultimo Grande Giocatore rimasto in Italia,<br />

cioè Edinson Cavani, non risulti più<br />

determinante, con <strong>il</strong> bel Napoli che vedo<br />

schierato, delle mattane del suo presidente<br />

e dell’eterna piangina del suo allenatore.<br />

Cavani e <strong>il</strong> Napoli, Osvaldo-Totti-<br />

Destro e la Roma di Zeman.<br />

Scommetto su questa coppia<br />

come vera alternativa<br />

alla Juventus.<br />

Ci vediamo alla fine. n


GREEN ESTATE<br />

LOCANDA DA VENTURA, SANSEPOLCRO<br />

Cucina robusta e tradizionale<br />

di Tommaso Farina<br />

A<br />

SanSepolcro (arezzo), terra natale di Piero della Francesca,<br />

in piena Val Tiberina, di questi tempi le grandi<br />

piantagioni di tabacco sono cariche di immense foglie<br />

verdi: siamo in uno dei maggiori distretti di coltivazione tabagifera<br />

della Penisola. Il paese in sé è ricco di stupende vestigia<br />

artistiche, e ha un fascino strepitoso. Per mangiare, fermatevi in un locale dal fascino<br />

delicatamente vecchiotto: la Locanda Da Ventura. Anzitutto, di autentica locanda<br />

si tratta: sono disponib<strong>il</strong>i, infatti, alcune camere sopra la sala da pranzo. La<br />

sala medesima ha l’impronta dei decenni passati, col suo calore dimesso ma ospitale<br />

e simpatico, le bottiglie, <strong>il</strong> legno. Le apparecchiature sono invece pienamente<br />

moderne. La cucina segue canovacci tradizionali, rassicuranti e appaganti. Quelli<br />

che ci si aspetta.<br />

Per gli antipasti, ecco la ricomparsa di un reperto degli anni passati: <strong>il</strong> carrello.<br />

Solo che, anziché banalità stantie da pizzeria, <strong>il</strong> carrello di Ventura ospita una<br />

sventagliata di ghiottonerie, a cominciare dalla panzanella per arrivare ai classici<br />

crostini alla toscana. Di primo, portate robuste come ravioli di magro al ragù;<br />

“Bringoli” al ragù di cinghiale; gnocchi; tagliatelle al tartufo nero; una squisita e<br />

rinfrescante pappa al pomodoro.<br />

Di secondo, ecco prof<strong>il</strong>arsi un altro carrello, che squaderna alcuni piatti: <strong>il</strong> maiale<br />

croccante in porchetta; lo stinco; <strong>il</strong> brasato di manzo al Chianti Classico, di rara<br />

morbidezza e pregnanza gustativa. Altrimenti, la fiorentina alla brace, che qui si<br />

chiama semplicemente “Bistecca”, alla maniera toscana; <strong>il</strong> f<strong>il</strong>etto al lardo di Colonnata;<br />

le semplici uova fritte col tartufo nero. Si chiude col cestino di cialda ai cantuccini,<br />

con la zuppa inglese o col tortino di nocciole. Cantina non ampia ma con<br />

vini adeguati. Servizio simpatico. Prezzi modici: circa 35 euro con quattro portate<br />

normali. Qualcosa di più con fiorentina o tartufi. Starete bene, senza troppi gr<strong>il</strong>li<br />

ma senza brutte sorprese, con una bella cucina robusta, di tradizione.<br />

HUMUS IN FABULA<br />

MORETTI INTERHOLZ<br />

Costruire un recinto<br />

rurale polifunzionale<br />

Il concorso IstantHouse Socia<br />

Club organizzato da FederlegnoArredo<br />

per MADEexpo, in<br />

collaborazione con <strong>il</strong> Politecnico<br />

di M<strong>il</strong>ano, è stato un’opportunità<br />

di sperimentazione nel<br />

cammino destinato a rafforzare<br />

<strong>il</strong> legame tra <strong>il</strong> mondo delle<br />

imprese che fanno riferimento<br />

a FederlegnoArredo e <strong>il</strong> mondo<br />

50 | 26 settembre 2012 | |<br />

IN BOCCA<br />

ALL’ESPERTO<br />

Per informazioni<br />

Locanda Da Ventura<br />

www.albergodaventura.it<br />

Via Aggiunti, 30<br />

Sansepolcro (Arezzo)<br />

Tel. 0575742560<br />

Chiuso domenica sera e lunedì<br />

dei giovani architetti. La Moretti<br />

Interholz, azienda leader nel<br />

settore dell’ed<strong>il</strong>izia industrializzata,<br />

da 40 anni nel settore<br />

del legno lamellare, <strong>il</strong> prossimo<br />

ottobre costruirà in fiera a<br />

Rho (M<strong>il</strong>ano) <strong>il</strong> progetto che ha<br />

vinto <strong>il</strong> concorso nell’edizione<br />

2011. L’architetto che si era aggiudicato<br />

<strong>il</strong> primo premio porta<br />

la firma di Fabrizio Fiscaletti,<br />

laureato alla facoltà di Architettutra<br />

Aldo Rossi di Cesena,<br />

che ha ideato un recinto rurale<br />

polifunzionale, una piccola<br />

struttura idonea a mettere in<br />

comunicazione gli spazi dell’abitare<br />

con quelli dei parchi.<br />

CINEMA<br />

I bambini di Cold rock,<br />

di Pascal Laugier<br />

Jessica Biel, bella<br />

e fenomenale<br />

Le rapiscono <strong>il</strong> figlio ma lei<br />

non molla e si mette sulle<br />

loro tracce.<br />

Bel thr<strong>il</strong>ler, originale, con<br />

un bel finale ma qualche<br />

incongruenza nella parte<br />

HOME VIDEO<br />

La fuga di Martha,<br />

di T. Sean Durkin<br />

Tensione e ambiguità<br />

Scappa da dove era soggiogata.<br />

Ma sarà diffic<strong>il</strong>e ambientarsi<br />

nel mondo normale.<br />

Opera prima molto forte e inquietante.<br />

È <strong>il</strong> racconto – tutto<br />

in flashback – di una ragazza<br />

adescata e praticamente resa<br />

schiava da una comunità pseudoreligiosa.<br />

Il regista esordiente<br />

ha un bello st<strong>il</strong>e: dirige un f<strong>il</strong>m di<br />

tensione, con qualche debolezza<br />

nel ritmo non sempre altissimo,<br />

riponendo l’attenzione sull’ambiguità<br />

della protagonista che fugge<br />

da un mondo a cui rimane ancora<br />

legata.<br />

PER AZIENDE E PRIVATI<br />

Un nuovo corso per<br />

digital prototyping<br />

Digital prototyping: si tratta<br />

di una specializzazione professionale<br />

oggi molto richiesta<br />

sul mercato del lavoro. Treviso<br />

Tecnologia, azienda speciale<br />

per l’innovazione della Camera<br />

di Commercio di Treviso che<br />

punta a supportare le piccole<br />

e medie imprese attraverso<br />

la promozione di una cultura<br />

aziendale orientata all’innovazione,<br />

ha organizzato un corso<br />

di alta formazione pensato per<br />

privati e aziende che punta a<br />

centrale. È diretto con mano<br />

sicura dal francese Pascal<br />

Laugier, lo stesso del<br />

folle, cruento Martyrs. È<br />

una pellicola spiazzante. La<br />

prima mezz’ora è <strong>il</strong> classico<br />

f<strong>il</strong>m di bimbi rapiti: atmosfere<br />

sordide, una cittadina<br />

deserta e i bambini<br />

che spariscono rapiti da<br />

una specie di Uomo Nero.<br />

Poi la svolta, inaspetta-<br />

formare esperti nella progettazione<br />

di prototipi e realizzazione<br />

di prodotti ecocompatib<strong>il</strong>i e<br />

sostenib<strong>il</strong>i dal punto di vista<br />

ambientale, secondo l’approccio<br />

del Ciclo di vita. Il corso partirà<br />

<strong>il</strong> 28 novembre e si articolerà in<br />

200 ore di lezione in aula e 80<br />

dedicate a stage o realizzazione<br />

del project work finale. Per<br />

accedere ai corsi è possib<strong>il</strong>e<br />

richiedere entro le ore 13 del 21<br />

settembre un voucher, ossia un<br />

cofinanziamento che verrà assegnato<br />

a seguito della verifica<br />

dei requisiti e l’inserimento in<br />

graduatoria da parte di ciascuna<br />

Regione finanziatrice.


ta e potente, e <strong>il</strong> f<strong>il</strong>m prende<br />

tutta un’altra strada, un<br />

po’ Shining, Il s<strong>il</strong>enzio degli<br />

innocenti e Twin Peaks<br />

ma tutto giocato al femmin<strong>il</strong>e.<br />

Jessica Biel, che recita<br />

metà f<strong>il</strong>m senza trucco e la<br />

seconda metà col volto tumefatto<br />

è un fenomeno: ci<br />

mette <strong>il</strong> fisico e la faccia, è<br />

sempre credib<strong>il</strong>e e riesce a<br />

far dimenticare le tante in-<br />

COMUNICANDO<br />

IL CASO DANIELE CIPRÌ<br />

Investire nel cinema<br />

Brindisi, quartiere Paradiso, non<br />

eleganti dimore d’epoca o lussuosi<br />

loft ma f<strong>il</strong>e di palazzine<br />

tutte uguali. È questo <strong>il</strong> contesto<br />

del lungometraggio firmato<br />

da Daniele Ciprì: È stato <strong>il</strong> figlio.<br />

Il f<strong>il</strong>m, in realtà ambientato<br />

a Palermo, si presenta come un<br />

dignitoso ritratto in chiave grottesca<br />

di una realtà italiana. Protagonista<br />

è la famiglia Ciraulo, la<br />

verosimiglianze. Ma a funzionare<br />

sono anche altre cose:<br />

la gestione della tensione,<br />

le ambientazioni di un’America<br />

poverissima e dimenticata<br />

da tutti, le facce incredib<strong>il</strong>i<br />

dei comprimari.<br />

visti da Simone Fortunato<br />

Il regista<br />

Pascal Laugier<br />

ANIMALI NELLE FIABE<br />

Per ogni tempo<br />

<strong>il</strong> suo pinguino<br />

di Annalena Valenti<br />

quale trova nella morte della figlia<br />

Serenella una fonte inaspettata<br />

di guadagno, grazie al risarcimento<br />

ricevuto dallo Stato. I<br />

soldi, arrivati dopo una lunga attesa<br />

durante la quale i Ciraulo si<br />

indebitano, vengono usati da Nicola<br />

per acquistare una Mercedes,<br />

grossa quanto inut<strong>il</strong>e, ma<br />

segno, a loro parere, di riscatto<br />

sociale. Riconosciuto di interesse<br />

culturale e realizzato con <strong>il</strong><br />

sostegno del Mibac, <strong>il</strong> f<strong>il</strong>m è una<br />

coproduzione Italia-Francia, prodotto<br />

da Passione, Babe F<strong>il</strong>ms,<br />

in collaborazione con Palomar,<br />

Rai Cinema, Faro F<strong>il</strong>m e Aleteia<br />

Communication, grazie a un’ope-<br />

Gli animali popolano<br />

le fiabe e le storie<br />

di ogni tempo.<br />

Prendiamone uno<br />

alquanto alla moda sui<br />

libri per bambini di og-<br />

STILI DI VITA<br />

MAMMA<br />

OCA<br />

gi, <strong>il</strong> pinguino. All’inizio fu <strong>il</strong> cartone<br />

animato Pablo, <strong>il</strong> pinguino freddoloso,<br />

della Disney, un tipetto diverso<br />

che odia <strong>il</strong> freddo e quando si ritrova<br />

sulle isole caraibiche sente nostalgia<br />

di casa. Oggi si prosegue, protagonista<br />

<strong>il</strong> solito tipetto parecchio fotogenico,<br />

con la serie Pingu. Tra i libri, dopo 365<br />

pinguini, libro cult sulla salvaguardia<br />

dell’ambiente, presenti tutti i pinguini<br />

del titolo nelle <strong>il</strong>lustrazioni, l’editrice<br />

Il Castoro pubblica, ridimensionandosi,<br />

10 piccoli pinguini, sempre<br />

i nostri tipetti che giocano in rima a<br />

scomparire. C’è poi Il pinguino che voleva<br />

diventare grande e c’è sempre Un<br />

pinguino freddoloso. Dopo <strong>il</strong> successo<br />

del f<strong>il</strong>m è stato anche ripubblicato <strong>il</strong><br />

libro I pinguini di Mr. Popper. Oggi,<br />

che uno dei temi principali da inst<strong>il</strong>lare<br />

nelle giovani menti è quello dell’accettazione<br />

non tanto di sé ma della<br />

propria diversità, “diversità” come categoria,<br />

vengono editati Beniamino,<br />

storia di un pinguino maschio che diventa<br />

rosa, e ogni riferimento a orientamenti<br />

sessuali alternativi parrebbe<br />

puramente casuale, e, più secondo natura,<br />

Il pinguino verde, la storia in rima<br />

di un pinguino che si traveste da<br />

rana. Vuole diventare un principe.<br />

mammaoca.wordpress.com<br />

razione di tax credit: strumento<br />

sempre più strategico per <strong>il</strong> futuro<br />

dell’industria cinematografica,<br />

che garantisce agevolazioni<br />

fiscali in favore degli investitori<br />

privati esterni al settore che, con<br />

questo meccanismo, possono diventare<br />

partner nella produzione<br />

di un f<strong>il</strong>m. Ritorno d’immagine<br />

garantito per gli investitori<br />

se, come nel caso di È stato <strong>il</strong> figlio,<br />

<strong>il</strong> f<strong>il</strong>m vince <strong>il</strong> premio per <strong>il</strong><br />

miglior contributo tecnico e <strong>il</strong><br />

premio Marcello Mastroianni –<br />

andato all’attore Fabrizio Falco –<br />

alla 69esima edizione della Mostra<br />

del Cinema di Venezia.<br />

Emanuele Gallo Perozzi<br />

| | 26 settembre 2012 | 51


AMICI MIEI<br />

LIBRO/1<br />

Una vita felice<br />

«Si prospettano giorni felici,<br />

perché ho chiesto al Signore di<br />

poterlo servire». Questo pensiero<br />

di Giovanni Marco Calzone<br />

riassume efficacemente la sua<br />

breve e intensa vita, quella di<br />

studente di f<strong>il</strong>osofia e poi professore<br />

presso un liceo classico<br />

napoletano, quella di un uomo<br />

toccato dalla grazia di una fede<br />

viva. Si prospettano giorni felici<br />

è anche <strong>il</strong> titolo dell’ultimo libro<br />

della Marietti (165 pagine, 12<br />

euro) che riporta i pensieri e le<br />

annotazioni di Giovanni. L’incontro<br />

con <strong>il</strong> movimento di Comunione<br />

e Liberazione nel 1982<br />

ebbe un effetto dirompente<br />

nella sua vita, in quella dei suoi<br />

amici e dei suoi fam<strong>il</strong>iari. Un<br />

incontro che aveva potenziato<br />

tutto in lui. Continuava a fare le<br />

stesse cose di prima, ma tutto<br />

era gravido di ragioni, di scopo<br />

e di letizia. La domenica mattina<br />

del 21 febbraio 1988, sulla<br />

strada che porta a Campitello<br />

Matese, una località sciistica<br />

dove sta accompagnando<br />

alcuni studenti, uno scontro<br />

frontale, per un malore del<br />

conducente dell’altra vettura,<br />

causa la morte di Giovanni,<br />

dell’amico Massimo Cioncadda<br />

e della moglie del conducente<br />

dell’altra vettura. La sua<br />

presenza è stata veramente<br />

decisiva e la sua testimonianza<br />

è tutt’ora di conforto per tanti.<br />

Questo volumetto propone a<br />

tutti l’esperienza di Giovanni<br />

attraverso le sue annotazioni, e<br />

contiene anche gli interventi di<br />

don Luigi Giussani in occasione<br />

della celebrazione del trigesimo<br />

della sua morte, agli esercizi di<br />

Pasqua degli universitari di Comunione<br />

e Liberazione (1988)<br />

e alla équipe del Clu dell’agosto<br />

1992. In chiusura l’omelia di<br />

don Giacomo Tantardini al<br />

funerale del ragazzo.<br />

PADRE ALBERTO CACCARO<br />

Dalla solitudine alle prime scuole<br />

cattoliche. Dieci anni in Cambogia<br />

di Germano di Michele<br />

L<br />

e lettere e gli articoli di Cento specie di amori raccontano <strong>il</strong><br />

tempo di grazia trascorso da padre Alberto Caccaro in Cambogia.<br />

Sacerdote del Pontificio Istituto Missioni Estere, padre<br />

Alberto è stato ordinato sacerdote nel 1995 e dopo cinque anni<br />

di attività pastorale a M<strong>il</strong>ano è stato destinato alla missione della<br />

Cambogia, dove rimane fino al 2011. Attualmente è direttore del<br />

Centro Missionario Pime. Il libro, edito da Lindau (14,50 euro, 200<br />

pagine), comincia dalla sua missione a Prey Veng, piccolo capoluogo<br />

di provincia 100 ch<strong>il</strong>ometri a est dalla capitale di Phnom Penh.<br />

Nessun prete cattolico, prima di padre Alberto, ha abitato quella<br />

città, nessuno lo attendeva. Di questa solitudine ha parlato in<br />

un’intervista a tempi.it: «I primi tempi ero solo. Solo dopo qualche<br />

anno sono venute due suore cambogiane. La solitudine è stata molto<br />

importante, perché mi obbligava a una continua memoria delle<br />

ragioni che mi spingevano lì. Spessissimo, ho celebrato da solo l’Eucarestia,<br />

in alcuni giorni era l’unico segno che mi veniva dato per<br />

riconoscere Cristo. Era l’inizio. Si cominciava tutto da zero».<br />

I testi raccolti sono <strong>il</strong> frutto di «un modo di guardare al creato<br />

e di usare i sensi per cogliere nelle cose quanto più significato<br />

possib<strong>il</strong>e», un senso compiuto alle cose. Alberto Caccaro è stato a<br />

Prey Veng non per fare grandi cose, ma per nominare la ricchezza<br />

che si nasconde nel cuore di ogni uomo. È condividendo con la<br />

gente i problemi quotidiani che «ha preso piede l’ipotesi di creare<br />

una scuola dove l’educazione fosse rimessa al centro delle preoccupazioni»,<br />

ha raccontato a tempi.it. «Ho costruito due scuole elementari<br />

per <strong>il</strong> governo cambogiano, ma mi sono accorto che quando<br />

le costruivo mancava qualcosa. Infatti, non bastano le mura di<br />

una struttura perché ci sia una vera esperienza<br />

educativa. Così, con Hong, un ragazzo che<br />

ho ospitato, ho tradotto in cambogiano Il rischio<br />

educativo di don Luigi Giussani. Perché<br />

è inut<strong>il</strong>e dare a un ragazzo un’educazione, se<br />

poi non gli indichi una strada. Non serve soltanto<br />

un apprendimento nozionistico, ma è<br />

necessario cogliere “<strong>il</strong> sapore massimo di ogni<br />

parola”, perché in qualche modo <strong>il</strong> “sapere” diventi<br />

un “sapore” alla vita.<br />

LIBRO/2<br />

Non c’è differenza tra<br />

etica e professione<br />

Questo libro nasce da una mancanza:<br />

la letteratura sulla comunicazione<br />

è incentrata sull’ambito<br />

aziendale. Da tempo si sentiva<br />

<strong>il</strong> bisogno di offrire una guida<br />

all’impostazione delle relazioni<br />

con i media per tutte quelle<br />

organizzazioni, enti e istituzioni<br />

che non hanno uno scopo di<br />

lucro. La relazione con i media.<br />

L’ufficio stampa delle istituzioni<br />

senza scopo di lucro (Aracne,<br />

288 pagine, 17 euro) «è un vero<br />

manuale sulle relazioni fra isti-<br />

tuzioni e mezzi di comunicazione.<br />

Ma va anche oltre, spingendosi<br />

fino ad aggiornare la visione<br />

dell’ufficio stampa e adattarla<br />

ai cambiamenti che la comunicazione<br />

ha subìto», scrive nella<br />

prefazione Stefano Lucchini. Gli<br />

autori – Marco Carroggio, Bruno<br />

Mastroianni, Francesco Gagliardi,<br />

tutti impegnati presso la<br />

facoltà di comunicazione della<br />

Pontificia Università della Santa<br />

Croce – concepiscono l’ufficio<br />

stampa come luogo d’incontro<br />

fra giornalista e professionista<br />

della comunicazione che lavora<br />

in una istituzione. Ciò che unisce<br />

– o dovrebbe unire – queste due<br />

LIBRI<br />

PER PIACERE<br />

professioni è <strong>il</strong> servizio al cittadino.<br />

Quest’ottica incentrata sulla<br />

persona, ricorrente lungo <strong>il</strong> libro,<br />

offre una prospettiva del<br />

tutto originale e <strong>il</strong>luminante sulle<br />

media relations, con una forte<br />

carica etica e non solo deontologica.<br />

Nel libro infatti non si parla<br />

di codici ma di atteggiamenti<br />

professionali, come se per gli autori<br />

etica e professionalità fossero<br />

finalmente la stessa cosa.<br />

Il libro si divide in tre parti: nella<br />

prima si colloca l’ufficio stampa<br />

nel contesto della comunicazione<br />

istituzionale, con un excursus<br />

storico su nascita ed evoluzione<br />

degli uffici stampa. La seconda<br />

analizza le tappe necessarie per<br />

un proficuo lavoro di relazioni<br />

con i media. La terza parte offre<br />

un vademecum degli strumenti<br />

classici dell’ufficio stampa.<br />

EVENTI<br />

29simo premio<br />

Riviera delle Palme<br />

Sabato 29 settembre alle ore<br />

17.30 presso la Sala cons<strong>il</strong>iare<br />

del Comune di San Benedetto<br />

del Tronto, sarà premiato <strong>il</strong> vincitore<br />

della 29esima edizione del<br />

premio Riviera delle Palme che<br />

quest’anno è andato ad Anna<br />

Kanakis per la narrativa e a Lucio<br />

V<strong>il</strong>lari per la saggistica. Il riconoscimento<br />

valorizza la letteratura<br />

in edizione economica: le<br />

cinquine sottoposte alla votazione<br />

riportano un prezzo di copertina<br />

non superiore ai 16 euro.<br />

| | 26 settembre 2012 | 53


l’italia<br />

che lavora<br />

Uomini che<br />

danno voce<br />

agli angeli<br />

I segreti della Pontificia Fonderia Marinelli,<br />

la dinastia che rinnova con un’arte m<strong>il</strong>lenaria<br />

l’amicizia tra um<strong>il</strong>i artigiani e i Papi della storia.<br />

Da Roma a Pechino, dal Medioevo al Giub<strong>il</strong>eo,<br />

ecco per chi suonano le campane di Agnone<br />

54 | 26 settembre 2012 | |<br />

del forno aveva dato <strong>il</strong><br />

via al getto di colata e subito la<br />

L’apertura<br />

voce del Papa si era levata sicura:<br />

«Santa Maria!». Quante volte la luce di quel<br />

fiume scint<strong>il</strong>lante aveva inondato l’officina<br />

di famiglia, raccogliendo in preghiera<br />

artigiani e garzoni di bottega? Pasquale<br />

Marinelli ricorda di esserselo chiesto<br />

anche quel giorno, quando a invocare la


Madre di tutti, al centro dei suoi fam<strong>il</strong>iari<br />

riuniti insieme agli artigiani in scarponi<br />

e grembiuli da lavoro, abbracciato dalla<br />

stessa tremante brina di calore, era stato<br />

Giovanni Paolo II. Era <strong>il</strong> 19 marzo 1995,<br />

e anche quel giorno ad Agnone, nel cuore<br />

del Molise, veniva benedetto l’ultimo atto<br />

di un’opera che la famiglia Marinelli esegue<br />

da oltre otto secoli: dare, come dicono<br />

Il momento della fusione di una campana: è <strong>il</strong> 19 marzo 1995, e ad invocare <strong>il</strong> nome di Maria,<br />

tra i fam<strong>il</strong>iari e i dipendenti della Pontificia Fonderia Marinelli, è Papa Giovanni Paolo II<br />

da queste parti, la voce agli angeli.<br />

«La Pontificia Fonderia Marinelli è<br />

l’unica sopravvissuta tra le dinastie di fonditori<br />

di campane di Agnone che si tramandano<br />

di padre in figlio l’arte antica<br />

di fondere le campane», racconta Pasquale<br />

Marinelli. Eredi dei laici e dei monaci<br />

di un tempo che costruivano campane<br />

in ferro battuto, ancora oggi Pasquale<br />

e <strong>il</strong> fratello Armando per costruire campane<br />

di bronzo che risuonano in tutto <strong>il</strong><br />

mondo ut<strong>il</strong>izzano le tecniche e i materiali<br />

dei maestri del Medioevo e del Rinascimento,<br />

i procedimenti descritti da Diderot<br />

nell’Encyclopedie e gli appunti di fine<br />

Ottocento per accordare le campane una<br />

volta ultimate. Un’esperienza m<strong>il</strong>lenaria<br />

che tuttavia viene messa in discussione ad<br />

ogni apertura del forno, quando la colata<br />

di bronzo abbraccia i fregi di cera iscritti<br />

sul modello di arg<strong>il</strong>la e inizia a prendere<br />

forma una campana che racchiuderà in<br />

sé sapienze artistiche, tecniche e musicali<br />

affinate nei secoli: in quel preciso momen-<br />

to, dopo mesi di lavorazione, «dobbiamo<br />

tutti fare un passo indietro e affidare <strong>il</strong><br />

nostro lavoro e la muta speranza che tutto<br />

vada bene alla madre di ogni creatura.<br />

Per questo <strong>il</strong> prete, l’acqua santa, la litania.<br />

Già Tommaso Marinelli, nostro avo<br />

del 1700, nel suo Dell’arte delle campane,<br />

memoria di Tommaso Marinelli ai suoi<br />

parenti fonditori annoverava tra le caratteristiche<br />

che deve avere un bravo fonditore<br />

<strong>il</strong> possedere nozioni di fisica, chimica,<br />

musica. Ma soprattutto l’essere un uomo<br />

dabbene, onesto e timorato di Dio».<br />

Res sacrae, benedette e impresse da<br />

iscrizioni che parlano con un linguaggio<br />

diretto e potente di comunione tra Cielo e<br />

terra – tanto da essere state temute ed eliminate<br />

dai campan<strong>il</strong>i da personaggi storici<br />

come Saladino, Maometto o Calvino –, le<br />

campane cristiane devono <strong>il</strong> proprio nome<br />

al bronzo della Campania e alle sue caratteristiche<br />

“vase campane”, a forma di vaso<br />

o di tazza rovesciata, e alla straordinaria<br />

fede di grandi santi e uomini comuni. Si<br />

| | 26 settembre 2012 | 55


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TUTTI GLI ARTICOLI<br />

Nazionale di quest’anno»<br />

per la famiglia»<br />

di Luigi Amicone<br />

Bergomi e Spagna ’82: «La forza<br />

era <strong>il</strong> gruppo. Come nella<br />

Nazionale di quest’anno»<br />

di Luigi Amicone<br />

di Luigi Amicone<br />

Bergomi e Spagna ’82: «La forza<br />

era <strong>il</strong> gruppo. Come nella<br />

di Luigi Amicone<br />

Papa: «Come ho vissuto<br />

le magnifiche giornate m<strong>il</strong>anesi<br />

Seguici su<br />

di Carlo Candiani<br />

Bologna, referundum anti-paritarie.<br />

«Una follia anche economica»<br />

di Antonio Simone<br />

Simone: Il segreto (rivoluzionario)<br />

del nuovo compagno di cella<br />

di Oscar Giannino


dice che la prima campana abbia risuonato<br />

nella città di Nola e che <strong>il</strong> suo inventore<br />

fosse <strong>il</strong> vescovo della città, san Paolino.<br />

Quello che è certo, è che <strong>il</strong> destino delle<br />

campane italiane è andato impastandosi<br />

col rame e lo stagno lavorato nelle officine<br />

di Agnone: nel Museo Storico della<br />

Campana Giovanni Paolo II, nato accanto<br />

alla fonderia in seguito alla visita del Santo<br />

Padre e che ospita oggi la più vasta collezione<br />

al mondo di bronzi sacri, tra manoscritti<br />

e testi rari – come un’edizione olandese<br />

datata 1664 del De tintinnabulis, la<br />

“bibbia” dell’arte campanaria –, fa bella<br />

mostra di sé la “campana dell’anno m<strong>il</strong>le”,<br />

una campana gotica «colata ad Agnone<br />

oltre m<strong>il</strong>le anni fa. Una goccia preziosissima<br />

della “passioncella” che da secoli<br />

ci porta col sorriso sulle labbra a lavorare<br />

in bottega, ad arrampicarci sui campan<strong>il</strong>i<br />

e ad eseguire concerti in tutto <strong>il</strong> mondo».<br />

La guerra oscura <strong>il</strong> fiume<br />

La tempra di questa famiglia di agnonesi<br />

non passò inosservata a Papa Pio XI<br />

che nel 1924, affidando loro i lavori di<br />

costruzione delle campane per <strong>il</strong> santuario<br />

di Pompei – un’opera che li impegnò<br />

sul posto per sei lunghi anni –, concesse<br />

ai Marinelli <strong>il</strong> priv<strong>il</strong>egio di effigiarsi dello<br />

Stemma pontificio. «Un grande onore<br />

e una grande responsab<strong>il</strong>ità», che venne<br />

messa alla prova in capo a vent’anni,<br />

quando la Seconda guerra mondiale<br />

oscurò per un tempo che sembrò infinito<br />

quel fiume scint<strong>il</strong>lante da cui nasceva<br />

la voce degli angeli. La produzione venne<br />

arrestata, le campane distrutte per<br />

costruire col bronzo nuove armi; le truppe<br />

tedesche occuparono casa Marinelli<br />

facendone <strong>il</strong> loro quartier generale, dando<br />

alle fiamme mob<strong>il</strong>i, attrezzi e documenti<br />

per alimentare le stufe.<br />

Quando i tedeschi se ne andarono, ai<br />

Marinelli non era rimasto molto ma quanto<br />

bastava per accettare, nel 1949, <strong>il</strong> compito<br />

di fondere le campane della Badia<br />

di Montecassino: lo Stemma pontificio e<br />

insieme un’irriducib<strong>il</strong>e passioncella che li<br />

avrebbe aiutati a risollevarsi anche quando<br />

un incendio, nel 1950, devastò le loro<br />

proprietà costringendoli a ricostruire la<br />

storica officina alla periferia del paese.<br />

Anche allora i Marinelli continuarono a<br />

fondere campane per le chiese in ricostruzione<br />

e per quelle nascenti, tanto da ricevere<br />

nel 1954 dalle mani del presidente<br />

della Repubblica, la medaglia d’oro alla<br />

Ditta più anziana per attività e fedeltà al<br />

lavoro in campo nazionale. Solo <strong>il</strong> primo<br />

di una lunga serie di premi e onorificenze<br />

che la famiglia molisana è andata conquistando<br />

in tutto <strong>il</strong> mondo fino ad’oggi.<br />

Dalla bas<strong>il</strong>ica di Pompei al santuario<br />

di San Giovanni Rotondo, dall’abbazia di<br />

Assisi al duomo di Orvieto, e ancora New<br />

York, Buenos Aires, Gerusalemme, Sydney,<br />

Pechino: se è impensab<strong>il</strong>e citare tutti<br />

i concerti eseguiti nel mondo dalla Pontificia<br />

Fonderia, sapere quante sono le<br />

campane Marinelli che ogni giorno fanno<br />

udire i propri rintocchi dai campan<strong>il</strong>i<br />

italiani è assolutamente impossib<strong>il</strong>e:<br />

«Io – sorride Pasquale, ricordando quando<br />

a scuola era più semplice rispondere<br />

alla domanda, ricorrentissima, “ma come<br />

fate a portare una campana fin sul campan<strong>il</strong>e?”<br />

– spero di non avere mai <strong>il</strong> tempo<br />

di contarle tutte. Per quanto riguarda<br />

la produzione più recente potremmo<br />

dire che costruiamo circa cinquanta campane<br />

l’anno e che la richiesta è costante,<br />

ma <strong>il</strong> nostro prodotto è estraneo alle<br />

comuni leggi di mercato, storicamente<br />

viene aquistato dai sacrifici della popolazione<br />

e ogni campana ha la sua storia,<br />

ogni dimensione richiede fasi e tempi di<br />

lavorazione differenti. Fare buoni numeri<br />

dipende da noi, la mia famiglia, i nostri<br />

dodici dipendenti».<br />

L’itaLia che Lavora<br />

A lato, Armando e Pasquale Marinelli, alla<br />

guida della più antica fonderia italiana che<br />

dal Medioevo tramanda l’arte di costruire<br />

campane. In basso, alcuni esempi custoditi<br />

nel Museo Storico della Campana Giovanni<br />

Paolo II attiguo alla Pontificia Fonderia<br />

Numeri che diventano eccezionali<br />

quando decisione, pazienza, difficoltà e<br />

passioncella, insieme ovviamente a nozioni<br />

di chimica, fisica, musica, onestà e<br />

timor di Dio, danno forma a una campana.<br />

E forse ci vuole anche questo: ogni singola,<br />

fallib<strong>il</strong>e, umanissima qualità perché<br />

l’uomo possa dare voce agli angeli. «Ricordo<br />

<strong>il</strong> volto di Wojtyla, quel giorno del ‘95,<br />

quando, dopo avere ascoltato mio zio, sorrise<br />

proclamando: “Per un grande Giub<strong>il</strong>eo<br />

abbiamo bisogno di una grande campana”.<br />

Iniziammo subito i lavori. Ci vollero<br />

cinque anni, la campana che avrebbe<br />

fermato la storia, sarebbe pesata 5 tonnellate».<br />

Il 1 gennaio del 2000, <strong>il</strong> suono<br />

di quella monumentale campana risuonò<br />

potente per i giardini vaticani. Cinque<br />

anni più tardi, <strong>il</strong> 2 novembre 2005 Benedetto<br />

XVI benedì e fece rintoccare in piazza<br />

San Pietro un’altra campana di Agnone,<br />

«la campana dell’Anno eucaristico sulla<br />

quale abbiamo scolpito lo stemma di<br />

Ratzinger e <strong>il</strong> giorno del suo pontificato<br />

con <strong>il</strong> motto Cooperatores veritatis, e inciso<br />

un’immagine di Nostro Signore Gesù,<br />

con la scritta “Mane nobiscum domine”».<br />

Una promessa che si rinnova<br />

Rimani con noi signore: in fondo, si chiede<br />

Pasquale Marinelli, non dovrebbe essere<br />

questa la speranza che anima ogni giorno<br />

di lavoro? Lui, questa passioncella che<br />

plasma le campane affidando tutto al cielo,<br />

l’ha imparata in fonderia che ancora<br />

indossava i calzoni corti e ammutoliva<br />

davanti alla colata d’oro; se l’è portata con<br />

sé fin sopra i pont<strong>il</strong>i e le leve di Leonardo<br />

quando, quindicenne, aiutava le maestranze<br />

“itineranti” a lavorare sul posto; ne ha<br />

fatto tesoro una volta grande e diventato<br />

padre, come Armando, di giovanissimi<br />

Marinelli che presto – come toccò a lui e al<br />

fratello altrettanto giovani – dovranno scegliere.<br />

Scegliere se portare avanti un destino<br />

che si è fatto ancora più grande, impastato<br />

come è a rame, stagno, rinsaldato<br />

dalla fede e da un’amicizia speciale. Quella<br />

tra uomini di Chiesa e di bottega che<br />

si rinnova, come una promessa, ogni volta<br />

davanti a un fiume scint<strong>il</strong>lante. Quando,<br />

abbracciati dalla stessa tremante brina<br />

di calore, la famiglia Marinelli e i suoi<br />

artigiani in scarponi e grembiuli da lavoro<br />

fanno un passo indietro e affidano <strong>il</strong> proprio<br />

lavoro alla Madre di ogni creatura.<br />

Caterina Giojelli<br />

| | 26 settembre 2012 | 57


KIT ESTETICO PER LA POPOLARE VETTURA VOLKSWAGEN<br />

Maggiolino R-Line<br />

più bello e pepato<br />

Il Maggiolino tutto Matto, in arte<br />

commerciale Volkswagen Beetle, ha<br />

deciso che correre, come faceva nel<br />

celeberrimo f<strong>il</strong>m, non gli basta più. Vuole<br />

anche un “abito” convenientemente<br />

tagliato per dimostrare di avere la verve<br />

che conta. Ecco allora che per Volkswagen<br />

Beetle, arrivano due pacchetti estetici<br />

capaci di rendere ancora più pepata la<br />

linea dell’icona made in Wolfsburg, catalogati<br />

alla voce “kit estetico R-Line”.<br />

Se per l’abito è possib<strong>il</strong>e scegliere<br />

DI NESTORE MOROSINI<br />

l’acquisto singolo a 1.290 euro, chi decide<br />

di migliorare l’abitacolo dovrà mettere<br />

in conto quasi 3.000 euro per l’acquisto<br />

di entrambi (ma <strong>il</strong> prezzo è per<br />

la Germania).<br />

Esternamente è fac<strong>il</strong>e riconoscere <strong>il</strong><br />

Beetle R-Line al primo sguardo: fascione<br />

paraurti vitaminizzato, prese d’aria maggiorate<br />

e diffusore extralarge al posteriore,<br />

sono solo alcuni dei tratti distintivi. In<br />

più ci sono minigonne rasenti <strong>il</strong> suolo e<br />

cerchi in lega da 18 pollici aumentab<strong>il</strong>i<br />

MOBILITÀ 2000<br />

La nuova estetica<br />

del Maggiolino R-Line<br />

(Volkswagen Beetle)<br />

e sotto i nuovi interni<br />

con sed<strong>il</strong>i sportivi<br />

in tessuto traspirante,<br />

volante a tre razze<br />

e comandi di controllo<br />

fino a quota 19 con un ulteriore esborso.<br />

Il pacchetto numero due, quello dedicato<br />

agli interni, include sed<strong>il</strong>i sportivi<br />

in tessuto traspirante (versione in<br />

pelle optional) con tanto di logo “R”<br />

sul poggiatesta, volante con inserti decorativi<br />

di colore grigio. I due pacchetti<br />

Volkswagen R-Line dovrebbero presto<br />

essere disponib<strong>il</strong>i in tutta Europa<br />

in abbinamento a tre motorizzazioni:<br />

1.4 e 2.0 Tsi (da 160 e 200 cavalli) e 2.0<br />

TDi da 140 cavalli.<br />

| | 26 settembre 2012 | 59


UN ALTRO MONDO<br />

è POSSIBILE<br />

FRANCO, PRESIDENTE DEL PARAGUAY<br />

«Sono figlio<br />

di benedizioni<br />

e lo testimonio»<br />

di Aldo Trento<br />

Medico di professione, <strong>il</strong> dottor Federico<br />

Franco proviene da una famiglia<br />

di dirigenti del Partito Liberale,<br />

<strong>il</strong> secondo gruppo politico più importante<br />

e tradizionale del Paraguay. Il 26 apr<strong>il</strong>e del<br />

2008 è stato eletto vicepresidente del Paraguay<br />

con la lista dell’Alleanza Patriottica per<br />

<strong>il</strong> Cambiamento (APC), accompagnando come<br />

candidato alla presidenza l’ex vescovo Fernando<br />

Lugo. La congiuntura politica ha fatto sì<br />

che lo scorso 22 giugno Franco si trasformasse<br />

in Capo dello Stato paraguaiano, dopo che<br />

<strong>il</strong> Congresso Nazionale ha destituito Lugo per<br />

indegno adempimento delle sue funzioni.<br />

In questa intervista esclusiva per la rivista<br />

<strong>Tempi</strong> in Italia e <strong>il</strong> settimanale cattolico del<br />

Paraguay Observador Semanal, <strong>il</strong> presidente<br />

Franco si riferisce alla situazione del paese<br />

e alla sua emarginazione da parte dei paesi<br />

del Mercosur (<strong>il</strong> mercato comune dell’America<br />

meridionale). Si dichiara devoto della Vergine<br />

Maria e durante i suoi viaggi attraverso <strong>il</strong> paese,<br />

recita <strong>il</strong> Rosario. «Sono figlio di benedizioni<br />

e non credo nella casualità ma nella causalità.<br />

Tutto ciò che accade nella vita è un’occasione<br />

per stare in comunicazione con Dio e con la<br />

Vergine Maria», ha affermato.<br />

paldo.trento@gma<strong>il</strong>.com<br />

La preoccupa l’immagine che <strong>il</strong> suo governo<br />

proietta all’esterno?<br />

Sì. È preoccupante, soprattutto qui, nella zona<br />

del Bras<strong>il</strong>e, Argentina e Uruguay, ma non<br />

nel resto del continente; non abbiamo problemi<br />

in America del Nord, America Centrale e<br />

Caraibi, e questo si è visto nei risultati delle<br />

votazioni dell’Osa (Organizzazione degli Stati<br />

Americani). Nemmeno in Europa e Asia abbiamo<br />

inconvenienti, al contrario: i primi paesi<br />

a riconoscere <strong>il</strong> nostro governo sono stati<br />

quelli europei. È legittima la decisione che <strong>il</strong><br />

Congresso paraguaiano ha preso, così come<br />

la nomina del nuovo governo tenendo conto<br />

che <strong>il</strong> vicepresidente ha solo tre funzioni e<br />

una di esse è quella di sostituire <strong>il</strong> presidente<br />

della Repubblica in caso di malattia, impedimento<br />

o morte e giudizio politico. In questo<br />

caso c’è stato un giudizio politico.<br />

60 | 26 settembre 2012 | |<br />

POST<br />

APOCALYPTO<br />

Federico Franco,<br />

presidente<br />

del Paraguay<br />

dallo scorso 22<br />

giugno quando<br />

ha preso <strong>il</strong> posto<br />

dell’ex vescovo<br />

Fernando Lugo<br />

Che misure intende adottare per risolvere<br />

questa situazione? Prenderà qualche<br />

iniziativa come ricorrere al Tribunale Internazionale<br />

dell’Aia?<br />

Noi non prenderemo nessuna iniziativa. Se<br />

vogliamo razionalizzare le spese dello Stato,<br />

non possiamo spendere 2 o 3 m<strong>il</strong>ioni di<br />

dollari in un ricorso all’Aia. Inoltre, è una situazione<br />

complessa e sarebbe un procedimento<br />

che probab<strong>il</strong>mente durerebbe almeno<br />

dieci, dodici anni. Allora, approfitteremo degli<br />

spazi che ci daranno i media internazionali<br />

per poter essere in contatto con la gente<br />

all’estero; per me è molto importante che<br />

questo messaggio arrivi a tutti i paesi. Ma<br />

noi fino a oggi non abbiamo investito nemmeno<br />

un guaranì per migliorare la nostra<br />

immagine, anche se siamo consapevoli che<br />

dovremmo farlo. Riconosco che è un punto<br />

che dobbiamo migliorare e non lo abbiamo<br />

ancora fatto.<br />

Lei ha avuto l’occasione di incontrare papa<br />

Benedetto XVI; che cosa ha rappresentato<br />

per lei quell’incontro e come sono<br />

i rapporti del Paraguay con <strong>il</strong> Vaticano?<br />

È stata un’esperienza straordinaria. Avevo<br />

già incontrato papa Benedetto XVI in Aparecida<br />

(Bras<strong>il</strong>e), nella Fazenda della Speranza<br />

(2007), e dopo c’è stato l’incontro personale<br />

a Roma. Sapere che si è davanti al vicario<br />

di Cristo, al vescovo di Roma, successore<br />

di san Pietro, Principe di Occidente, emozionerebbe<br />

chiunque e mi ha segnato profondamente.<br />

Si può avere la carica più alta o essere<br />

<strong>il</strong> presidente della nazione più potente, ma<br />

anche così ci si sentirebbe commossi, emozionati<br />

e inadeguati quando si sta in presenza di<br />

una persona come <strong>il</strong> Papa. Inoltre, <strong>il</strong> Vaticano


Foto: AP/LaPresse<br />

è stato <strong>il</strong> primo Stato a riconoscere <strong>il</strong> nostro<br />

governo e questo, come cristiano, aumenta<br />

ancora di più <strong>il</strong> mio impegno e come laico,<br />

considero questo molto importante.<br />

C’è qualche possib<strong>il</strong>ità che <strong>il</strong> Papa venga<br />

in Paraguay <strong>il</strong> prossimo anno?<br />

Abbiamo inviato una nota a Sua Santità chiedendo<br />

di prendere in considerazione la possib<strong>il</strong>ità<br />

di una sua visita in Paraguay. Per noi<br />

sarebbe una trasfusione immensa di coraggio<br />

e di gioia se <strong>il</strong> Sommo Pontefice potesse visitarci<br />

anche soltanto per qualche ora, prima<br />

del suo arrivo in Bras<strong>il</strong>e. Prego Dio affinché si<br />

diano le condizioni per questo viaggio.<br />

Sarebbe venticinque anni dopo la visita di<br />

papa Giovanni Paolo II.<br />

E in ricordo della canonizzazione di san Roque<br />

González di Santa Croce, l’unico santo<br />

che parla e ci difende in guaranì.<br />

Come ha conosciuto padre Aldo Trento?<br />

Ho conosciuto padre Trento quando mi hanno<br />

invitato a vedere quello che si stava facendo<br />

nella parrocchia San Rafael. Ho visto<br />

la sua opera ed essendo allora governatore<br />

ho partecipato a diverse messe; da subito<br />

mi ha sorpreso <strong>il</strong> suo modo originale di vedere<br />

la realtà, soprattutto quando si tratta delle<br />

persone più bisognose; col tempo, l’amicizia<br />

è andata crescendo ed è diventata sempre<br />

più solida. Credo che <strong>il</strong> lavoro che sta facendo<br />

padre Trento sia la dimostrazione di quello<br />

che <strong>il</strong> Signore può fare con ognuno di noi.<br />

Leggiamo la storia di san Francesco, sant’Antonio<br />

e sembrano storie impossib<strong>il</strong>i. Ma quei<br />

santi ai loro tempi sono stati uomini in carne<br />

e ossa come noi, che camminavano e avevano<br />

i nostri stessi sentimenti. Seguendo padre<br />

Aldo Trento sono sicuro che si possa impara-<br />

Federico Franco: «Sono<br />

disposto ad accettare<br />

l’incarico che <strong>il</strong> destino mi<br />

assegnerà senza alcun<br />

problema. È la persona<br />

a onorare la carica e non la<br />

carica a onorare la persona»<br />

re <strong>il</strong> suo modo di vedere la realtà e riconoscere<br />

che anche noi abbiamo quella stessa vocazione<br />

alla santità, e che questa vocazione si<br />

realizza nelle circostanze in cui siamo posti. È<br />

impossib<strong>il</strong>e conoscere padre Aldo e non appassionarsi<br />

e seguirlo.<br />

Cosa significa per lei, come cattolico, lavorare<br />

in politica?<br />

La politica è innanzitutto una vocazione al<br />

servizio. Io mi sento impegnato con quello<br />

che dice <strong>il</strong> Documento di Santo Domingo<br />

(1992), dove Giovanni Paolo II chiedeva<br />

ai laici – e continua a farlo anche Benedetto<br />

XVI perché è un documento tutt’ora vigente<br />

– di impegnarsi in politica, nelle cooperative<br />

e nei sindacati. Questi sono gli spazi nei quali<br />

i laici devono dare testimonianza della propria<br />

fede, non soltanto nelle parrocchie, ma lì<br />

nell’ambiente dove Cristo ha lasciato un mondo<br />

incompiuto. Dipende da noi testimoniare<br />

che vale la pena essere cristiani. Anche in politica<br />

è possiblie, si possono esercitare le proprie<br />

funzioni per <strong>il</strong> bene comune.<br />

Dopo aver assunto la carica più importante<br />

a cui può aspirare un politico, si<br />

sente realizzato?<br />

L’essere umano è sempre un essere insoddisfatto.<br />

Per tutta la vita ho sognato di diventare<br />

presidente della Repubblica, non lo nego<br />

e ora sono qui. Ma non è soltanto <strong>il</strong> fatto di<br />

essere presidente: avrei voluto governare per<br />

cinque anni e non per così poco tempo, ma<br />

questi sono i progetti di Dio e bisogna sapere<br />

accettare e capire <strong>il</strong> Suo messaggio. Il Signore<br />

ha i suoi piani che a volte noi non comprendiamo,<br />

ma spero di essere un servo ut<strong>il</strong>e<br />

a rimettere in carreggiata <strong>il</strong> paese e dopo,<br />

quando mi ritirerò, con la mia professione di<br />

medico aiutare e servire la gente um<strong>il</strong>e e indigente<br />

e se dovessi occupare qualche altra carica<br />

politica, mi auguro di continuare a farlo<br />

con lo stesso entusiasmo, con lo stesso fervore<br />

di oggi. Non penserò mai che <strong>il</strong> fatto di essere<br />

stato presidente mi vieti di occupare un<br />

altro incarico; da medico di un ambulatorio fino<br />

all’incarico che <strong>il</strong> destino mi assegnerà, sono<br />

disposto ad accettarlo senza alcun problema.<br />

Credo sia la persona a onorare la carica e<br />

non la carica a onorare la persona.<br />

Christian Canterv<strong>il</strong>le<br />

| | 26 settembre 2012 | 61


LETTERE<br />

AL DIRETTORE<br />

Il napalm di Repubblica<br />

e qualche domandina<br />

al direttore Ezio Mauro<br />

Desidero ringraziarvi per gli argomenti che trattate.<br />

Veramente bello l’articolo sulla dottoressa Pelizzo:<br />

è proprio un altro punto di partenza per vivere<br />

e guardare la realtà. Come pure quello che pubblicate<br />

sul sistema giustizia in Italia. A questo proposito l’altra sera<br />

stavo ascoltando <strong>il</strong> Tg2 delle 20.30 e leggevo le news<br />

che scorrevano sul video. Sarà stato un errore di digitazione<br />

ma la news diceva proprio così: «L’ex premer è stato<br />

ascoltato come persona informata dai fatti» e mi verreb-<br />

SPORT<br />

ÜBER<br />

ALLES<br />

62 | 26 settembre 2012 | |<br />

be da dire «informata da <strong>il</strong> Fatto quotidiano».<br />

Questo mi ha fatto pensare<br />

che è vero che la giustizia in italia<br />

non è quello che uno può avere fatto<br />

(da dimostrare) o non fatto, e in attesa<br />

di appurare questo finisce in carcere<br />

preventivamente, ma si basa molte<br />

volte sui sentito dire, che a furia di<br />

passare di orecchio in orecchio a volte<br />

assume una conformazione distorta<br />

proprio perché partono da pezzi di<br />

frasi o fatti, da una realtà che non tiene<br />

conto della totalità dei fattori in<br />

gioco e così via. Inoltre volevo dimostrare<br />

<strong>il</strong> mio sostegno a tutta la redazione<br />

(come pure a Cl) per l’attacco<br />

vergognoso de <strong>il</strong> Fatto quotidiano.<br />

Maurizia Fabris via internet<br />

Con Antonio Padellaro ce la vedremo<br />

in tribunale. Quanto al sentito<br />

dire urge un chiarimento con <strong>il</strong><br />

direttore di Repubblica che (forse<br />

per preparare <strong>il</strong> terreno a un annuncio<br />

della procura?) ha ordinato<br />

<strong>il</strong> napalm sulla Lombardia di Roberto<br />

Formigoni.<br />

DISAGIO DA ITALIANO MEDIO<br />

Una domenica in slalom tra i tifosi<br />

in trasferta scortati come portaerei<br />

Domenica mi sono sentito molto Fantozzi con la nuvoletta<br />

dell’impiegato. Mi è successo questo.<br />

Sono andato a trovare un mio amico in una<br />

città vicina. Dopo l’uscita dall’autostrada, ho fatto<br />

per prendere una strada sopraelevata che faccio sempre.<br />

Alt. Ho sbattuto contro un blocco della polizia.<br />

Perché non potevo passare? Perché dovevano transi-<br />

1. Cominciamo con una domanda<br />

fac<strong>il</strong>e fac<strong>il</strong>e: com’è che a Roma<br />

<strong>il</strong> senatore e cassiere della Margherita<br />

Luigi Lusi dice “ho pagato<br />

questo e quello” e risulta a priori<br />

“inattendib<strong>il</strong>e”, mentre a M<strong>il</strong>ano<br />

<strong>il</strong> sentito dire di un tale Gianfranco<br />

Mozzali risulta a priori “attendib<strong>il</strong>e”?<br />

Mozzali, arrestato per <strong>il</strong> caso<br />

Maugeri e al quale sono stati<br />

concessi gli arresti domic<strong>il</strong>iari, viene<br />

presentato così da Repubblica:<br />

«Uomo che non ama i riflettori e interviste<br />

non ne r<strong>il</strong>ascerebbe mai. E<br />

infatti, tecnicamente, questa non<br />

è un’intervista: nello studio del suo<br />

avvocato, Luigi Ferruccio Servi, a<br />

Sesto Calende, località del Varesotto<br />

dove <strong>il</strong> Ticino incontra <strong>il</strong> lago<br />

Maggiore, assistiamo a una conversazione<br />

tra <strong>il</strong> legale e <strong>il</strong> suo cliente».<br />

Capito? “Tecnicamente” parlando,<br />

Repubblica non fa interviste,<br />

“assiste” soltanto a colloqui riservati<br />

tra indagati e avvocati (cos’è,<br />

Ezio, una barzelletta?). E veniamo<br />

al dunque: Lusi, che faceva per mestiere<br />

<strong>il</strong> parlamentare distributore<br />

di soldi (era sì o no <strong>il</strong> “cassiere”<br />

del partito?), risulta “inattendib<strong>il</strong>e”<br />

a priori. Perciò, niente domande<br />

e niente inchieste tignose. Mozzali,<br />

invece, che fa <strong>il</strong> manager, finisce<br />

al gabbio per fondi neri e parla di<br />

Formigoni per relata refero, risulta<br />

subito “attendib<strong>il</strong>e”, scarcerab<strong>il</strong>e e<br />

assistib<strong>il</strong>e col napalm su Formigoni.<br />

Ezio, dov’è l’errore?<br />

2. Fra qualche giorno a M<strong>il</strong>ano devono<br />

condannare un tale, Piero Daccò,<br />

per concorso in bancarotta fraudolenta<br />

ai danni del San Raffaele.<br />

Lasciamo stare che Daccò è in carcere<br />

preventivo da quasi un anno e<br />

che non c’è stata nessuna bancarotta<br />

(tant’è che l’ottimo ospedale è<br />

stato subito acquistato da un signore<br />

che siede nel board della società<br />

che controlla <strong>il</strong> Corriere della Sera),<br />

la domanda è questa: ma se <strong>il</strong> buco<br />

della creatura di don Verzé ammontava<br />

a un m<strong>il</strong>iardo e mezzo e, ammesso<br />

e non ancora sentenziato che<br />

Daccò, secondo la procura, è responsab<strong>il</strong>e<br />

di una quota parte di “bottino”<br />

da 5 m<strong>il</strong>ioni di euro, per gli altri<br />

1.495 m<strong>il</strong>ioni come la mettiamo, non<br />

c’è nessun responsab<strong>il</strong>e? Ezio, è una<br />

domanda che volentieri giriamo alle<br />

tue inchieste “tecniche”.<br />

3. Altro bel mistero della logica.<br />

Daccò e Simone, a detta dei pm,<br />

avrebbero intascato 7 m<strong>il</strong>ioni l’anno,<br />

in dieci anni, dai finanziamenti<br />

regionali alla Fondazione Maugeri.<br />

Lasciamo stare che Daccò rivendica<br />

lo stipendio da lobbista, Simone<br />

nega le accuse e dice che gli viene<br />

impedito di difendersi. Ma se la<br />

Maugeri è solo agli ultimi posti nel<br />

riparto dei finanziamenti, giacché<br />

sono gli ospedali pubblici che hanno<br />

usufruito dei maggiori flussi finanziari<br />

(anche forfettari) regionali,<br />

come dimostrano i rendiconti<br />

pubblici della Regione Lombardia<br />

che Repubblica si vieta di pubblicare<br />

onde rendere arduo ai suoi lettori<br />

l’accesso a un’informazione completa<br />

e corretta, domanda 3A: Ezio,<br />

siccome per le delibere in giunta<br />

regionale ci vuole <strong>il</strong> voto dei componenti<br />

la giunta regionale, come<br />

credi riusciranno a dimostrare che<br />

di Fred Perri<br />

tare, scortati come una portaerei americana durante<br />

l’attacco a Iwo Jima, i tifosi della squadra ospite<br />

quel giorno in città per <strong>il</strong> campionato. Vabbè. Ho fatto<br />

un’altra strada. Ho pranzato con i miei amici, poi<br />

siamo usciti per andare a prendere <strong>il</strong> caffè a casa di<br />

altri amici. Alt. Bloccati. Domenica primo pomerig-<br />

AP/LaPresse<br />

gio, zero traffico. Ho pensato: si è guastato <strong>il</strong> sema- Foto:


Formigoni aveva al soldo tutti, ma<br />

proprio tutti, e gratis (non andavano<br />

neanche in vacanza ai Caraibi)<br />

in Regione Lombardia, visto che la<br />

corruzione per Formigoni vogliono<br />

dimostrarla con i viaggi e le usufruizioni<br />

di case e vacanze in barca,<br />

ma non c’è un euro che l’accusa<br />

possa sostenere sia finito in tasca<br />

al governatore, ai membri della<br />

giunta regionale, ai funzionari, al<br />

direttore della sanità lombarda?<br />

Domanda 3B: Ezio, quando capirai<br />

che quella in corso contro Formigoni,<br />

la sua giunta, i suoi funzionari,<br />

i suoi direttori, è un’inchiesta<br />

che non sarebbe rimasta in piedi un<br />

minuto neanche nella M<strong>il</strong>ano della<br />

manzoniana Colonna Infame e<br />

dell’Inquisizione spagnola?<br />

4. Non deve sfuggire al lettore<br />

l’orizzonte di catastrofe nazionale<br />

in cui si colloca <strong>il</strong> tentativo di sfasciare<br />

l’unica regione che nella sanità,<br />

per quanto perfettib<strong>il</strong>e sia <strong>il</strong><br />

suo sistema, regge la concorrenza<br />

e, in molti settori, è al vertice mondiale<br />

per cure ed efficienza. Scriveva<br />

<strong>il</strong> Corriere della Sera non più di<br />

due mesi orsono, <strong>il</strong> 28 luglio 2012,<br />

quando la Lombardia non aveva (e<br />

non ha a tutt’oggi) un cent di buco<br />

sanitario: «Sei regioni, da sole,<br />

hanno cumulato tra <strong>il</strong> 2008 e <strong>il</strong><br />

2011 un disavanzo di 10,4 m<strong>il</strong>iardi,<br />

pari al 94,5 per cento del totale. Si<br />

tratta, nell’ordine, di Lazio (quasi 5<br />

m<strong>il</strong>iardi, cioè 865 euro per abitante),<br />

Campania (2,3 m<strong>il</strong>iardi), Puglia<br />

(1,1), Sardegna (786 m<strong>il</strong>ioni), Calabria<br />

(632) e Sic<strong>il</strong>ia (592)». Ezio, tu<br />

dirigi un giornale romano, perciò ti<br />

redazione@tempi.it<br />

COSA SUGGERISCE IL CONTATTO CON LA NATURA<br />

M<strong>il</strong>iardi di galassie sono sabbia<br />

rispetto al Suo amore per me<br />

di Pippo Corigliano<br />

CARTOLINA<br />

DAL<br />

PARADISO<br />

domando: perché, dal 1999 ad oggi,<br />

cioè dall’anno in cui <strong>il</strong> governo<br />

D’Alema fece pagare ai contribuenti<br />

italiani <strong>il</strong> ripiano per decreto del<br />

buco ultram<strong>il</strong>iardario del Policlinico<br />

di Roma, al decennio successivo<br />

in cui la sanità in Lazio ha viaggiato<br />

alla media di 1 m<strong>il</strong>iardo di rosso<br />

l’anno, non ti è mai venuto in mente<br />

di far fare un’inchiestina, una<br />

domandina, uno scooppino, intorno<br />

Mi fa riflettere <strong>il</strong> contatto con la natura. La consuetudine della<br />

vita in città – me ne accorgo ancora una volta – restringe<br />

la mia visuale. Oggi è in corso una tempesta con onde grigie<br />

così grosse e furiose da far sembrare minuscola una “cala” che sembra<br />

maestosa quando <strong>il</strong> tempo è bello. Solo l’altro ieri in canoa costeggiavo<br />

le rocce del golfo di Castellammare in Sic<strong>il</strong>ia. Le pareti bianche,<br />

punteggiate di fichi d’India, svettavano sul cielo blu e proseguivano<br />

nel fondale fino a perdersi nell’altro blu del mare. Alghe che sembrano<br />

una moquette viola sulla roccia affiorante, ogni tanto un pomodoro<br />

di mare rosso luccicante e un’efflorescenza arancione subacquea<br />

di cui non conosco l’origine. È uno spettacolo che non stanca, come<br />

guardare <strong>il</strong> fuoco. C’è tanta vita e tanta bellezza, abitualmente nascosta<br />

per me, e mi viene da dire al Signore col salmo 8: «Che cosa è l’uomo<br />

perché te ne ricordi?». Parlo in serata con un amico astrofisico e<br />

mi dice che <strong>il</strong> sole brucia, da m<strong>il</strong>iardi di anni, 7 tonnellate di idrogeno<br />

al secondo, che le stelle che vediamo fanno parte della nostra galassia<br />

mentre esistono altri m<strong>il</strong>le m<strong>il</strong>iardi di galassie; e siamo solo al<br />

4 per cento di conoscenza dell’universo. Eppure tutto questo è sabbia<br />

rispetto all’amore di Dio che sale sulla croce anche per me. Dio mi<br />

ha fatto capace di pensare l’universo e mi ha dato un cuore capace di<br />

amare. Il Dio creatore ha soffiato sul mio fango e Gesù mi ha insegnato<br />

la logica del servizio abnegato. Grazie o mio Dio e abbi pietà di me.<br />

a un ipotetico, solo ipotetico “sistema<br />

corruttivo Lazio”?<br />

5. Quanti posti letto gestisce in<br />

Lazio, per quale giro di affari e<br />

con quanti rimborsi della Regione<br />

l’azienda sanitaria controllata dalla<br />

Cir che controlla Repubblica?<br />

6. Quante domande ha fatto Repubblica<br />

a Piero Marrazzo?<br />

foro. No, andava benissimo. Di nuovo i tifosi della<br />

squadra ospite, perdinci. In pratica, dall’autostrada<br />

li avevano portati in un grande parcheggio, li avevano<br />

trasbordati su bus dell’azienda locale (non possono<br />

andare allo stadio con i loro se no li bombardano)<br />

e li stavano portando allo stadio.<br />

Questa è l’Italia, bellezze. Questa è l’Italia che non<br />

risolve mai i problemi e li fa pagare sempre ai soliti<br />

noti, questa è l’Italia delle corporazioni e dei clan.<br />

Questa è l’Italia che quando <strong>il</strong> gioco si fa duro, invece<br />

di giocare duramente, cerca di aggirare <strong>il</strong> problema.<br />

E voi fessi parlate di calcio-mercato: dovreste parlare<br />

del conto che <strong>il</strong> calcio (e non solo) fa pagare al paese.<br />

| | 26 settembre 2012 | 63


taz&bao<br />

Tutta la vita<br />

davanti<br />

64 | 26 settembre 2012 | | Ap/LaPresse<br />

Quello che più mi ha sorpreso negli uomini dell’Occidente è che<br />

spesso perdono la salute per fare i soldi, e poi perdono i soldi<br />

per recuperare la salute. E che pensano così tanto al futuro<br />

che dimenticano di vivere <strong>il</strong> presente, così che non riescono a<br />

vivere né <strong>il</strong> presente né <strong>il</strong> futuro. Vivono come se non dovessero<br />

morire mai, e muoiono come se non avessero mai vissuto.<br />

Gyatso tenzin (Dalai Lama)<br />

La scienza della mente. Un dialogo Oriente-Occidente, Chiara Luce


GLI ULTIMI<br />

SARANNO I PRIMI<br />

UN TAXI NELLA CAPITALE<br />

Roma, bambina sfrontata<br />

di Marina Corradi<br />

66 | 26 settembre 2012 | |<br />

Roma, settembre. appena tre ore e <strong>il</strong> Frecciarossa allunga <strong>il</strong> suo elegante muso<br />

rosso da serpente dentro la Stazione Termini, ansante della corsa a duecento<br />

all’ora. Fuori, <strong>il</strong> sole abbaglia chi viene da M<strong>il</strong>ano. (È diverso <strong>il</strong> sole, da noi,<br />

all’inizio dell’autunno. Più pallido, come già arreso, e la luce più gent<strong>il</strong>e e più chiara).<br />

Qui, è estate piena. Sotto ai cappelli i turisti sono paonazzi; storditi dal caldo, o forse<br />

dalla troppa bellezza. Conquisti un taxi, declini un indirizzo. L’autista parte di<br />

corsa e al primo incrocio pianta una gran frenata. «Te possino…» sib<strong>il</strong>a all’indirizzo<br />

di un furgone al quale pure, stando al codice della strada, doveva la precedenza.<br />

Ma tu non osi farglielo notare.<br />

Il tassista preme sull’acceleratore; tu inquieta ti aggrappi a una maniglia mentre<br />

l’auto sobbalza sui sampietrini. Incrociamo una pattuglia di vig<strong>il</strong>i che sembra non<br />

notare che andiamo a ottanta all’ora. Il tassista poi nemmeno li guarda. Sperando di<br />

indurlo a rallentare balbetti qualcosa sul tempo. Il meteo diceva pioggia, per oggi a<br />

Roma. Il tassista: «Ma questi der meteo ce provano,<br />

so’ tre giorni che dicono pioggia a Roma, e<br />

invece c’è <strong>il</strong> sole; magari ar quarto giorno ce azzeccano<br />

pure». E tu, dietro, sorridi; sei a Roma<br />

da tre minuti, e già sorridi.<br />

«E quella volta l’inverno scorso che ha nevicato,<br />

e la città è impazzita? Ma ora le avete<br />

comprate, le catene?» domandi. «Guardi – replica<br />

l’autista – io a Roma la neve l’ho vista du’ volte nella vita: a quindici anni e a<br />

quaranta, l’anno scorso. Ora quindi per artri venticinque anni non nevica più. Che<br />

le compro a fare, le catene?». Sorridi ancora; Roma, ogni volta, riesce a farti sorridere.<br />

È una bambina sfrontata, che se ne frega di ciò che è corretto e perbene, e a cui<br />

si perdona tutto, perché è così viva.<br />

Da M<strong>il</strong>ano, un’altra galassia. Nel caos mediterraneo, negli oleandri sgargianti<br />

che si sporgono profumati dai cancelli dei giardini; e in quell’alito sott<strong>il</strong>e e costante<br />

di vento, dal mare. Roma, che ha costruito le sue case in mezzo, e anche sopra,<br />

a ruderi m<strong>il</strong>lenari, senza alcuna soggezione per quei resti orgogliosi; anzi camminandoci<br />

addosso, in confidenza. Ruderi su cui glicini e edere si sono abbarbicati,<br />

ricoprendo i vecchi muri; dai quali sbuca spesso un gatto dal passo pigro, indolente<br />

– come di chi stia in casa sua, e non tema nessuno. E pigro è <strong>il</strong> Tevere, che senza<br />

una increspatura oggi scorre lento sotto ai ponti; della città quasi<br />

l’anima, placida, imperturbab<strong>il</strong>e nella sua eternità.<br />

Roma bella come una donna, di una bellezza abbondante, sensuale.<br />

Chissà perché, ti chiedi, proprio lei scelta per fondare, sopra<br />

a una pietra, la Chiesa di Cristo? Forse perché Cristo voleva abitare<br />

in strade profondamente terrestri, per niente ascetiche ma colme<br />

invece di odori e di profumi; voleva la sua Chiesa in mezzo agli uomini,<br />

per strade strette, storte, echeggianti di voci e grida e giochi<br />

di bambini. (Giocano ancora, in certe piazzette verso <strong>il</strong> Ghetto, i ragazzini<br />

a pallone). Forse perché <strong>il</strong> Verbo voleva come sua casa, delle<br />

città del mondo, la più gloriosa di vecchie dimenticate vittorie; la<br />

più splendidamente carnale.<br />

Ogni volta riesce a farti sorridere<br />

questa città. Che se ne frega di ciò<br />

che è corretto e perbene, e a cui si<br />

perdona tutto, perché è così viva.<br />

Per questo Cristo ha voluto abitarla?<br />

DIARIO

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