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InDialogo 200.pdf - Tagliuno

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RUBRICHE<br />

preghiera, sacramenti, meditazione...il<br />

primo Romero,<br />

insomma, quello "conservatore",<br />

che piaceva al potere, e<br />

farne sparire il secondo,<br />

quello che per soli tre anni è<br />

stato arcivescovo di San<br />

Salvador, "convertendosi" a<br />

Cristo, certo, ma anche al suo<br />

popolo che l'assassinio<br />

dell'amico e prete gesuita<br />

Rutilio Grande gli aveva fatto<br />

riscoprire. Davanti al cadavere<br />

dell'amico si disse che doveva<br />

seguirne i passi.<br />

Spiritualità certo, ma quella di<br />

Romero è stata particolarmente<br />

calata nella realtà. Una<br />

fede vissuta come impegno a<br />

costruire la pace, fondata sulla<br />

solidarietà e la giustizia. Mai si<br />

è rifugiato in un mondo irreale,<br />

pericolo frequente nella<br />

storia della chiesa e tipico<br />

delle persone spirituali, quelle<br />

che come diceva Péguy "siccome<br />

non sono della terra,<br />

credono di essere del cielo;<br />

poiché non amano gli uomini,<br />

credono di amare Dio".<br />

Come tanti altri sacerdoti<br />

dell'America Latina Romero fu<br />

ucciso da persone che si dicevano<br />

cristiane e che vedevano<br />

in lui un nemico dell'ordine<br />

sociale occidentale. Bisogna<br />

riconoscere e concludere:<br />

Romero martire della società<br />

occidentale cristiana. E qui, il<br />

discorso sulle radici cristiane<br />

dell'Occidente ci porterebbe<br />

lontano...<br />

Naturalmente lui, monseñor,<br />

dal cielo dove si trova avrà<br />

certo la pazienza di sorridere<br />

e di aspettare che noi, suoi<br />

sostenitori così diversi, ci<br />

mettiamo d'accordo. Lui ha<br />

sempre creduto in Dio, la cui<br />

gloria è la vita e la liberazione<br />

degli oppressi. E non dimentica<br />

di aver detto: "Se mi<br />

uccidono risorgerò nel popolo<br />

salvadoregno. Un vescovo<br />

morirà, ma la chiesa di Dio,<br />

che è il popolo, non morirà<br />

mai".<br />

In Africa Romero ha avuto i<br />

suoi emuli: Christophe<br />

Munzihirwa, l'arcivescovo<br />

gesuita di Bukavu e dal giorno<br />

della sua morte noto come "il<br />

Romero d'Africa"; il domenicano<br />

Pierre Claverie, francese<br />

d'Algeria, vescovo di Orano;<br />

l'arcivescovo di Gitega<br />

(Burundi) Joachim Ruhuna.<br />

Tutti uccisi nel 1996, perché<br />

schierati dalla parte della<br />

giustizia e per la vita.<br />

Qualcuno aveva suggerito che<br />

per acclamazione il Sinodo<br />

africano celebratosi a Roma<br />

nell'ottobre scorso li proclamasse<br />

"beati". Non se n'è fatto<br />

nulla. Ma i vescovi d'Africa<br />

non mancano certo di esempi<br />

di loro fratelli fedeli al popolo<br />

di Dio fino alla morte. E la<br />

gente non ha bisogno di Roma<br />

per considerarli santi.<br />

Nigrizia - 24/03/2010<br />

Indialogo n. 200<br />

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