SOMMARIO n. 77 3 L’Ulisse di campagna 4 Piove sul bagnato 5 L’errore in divieto di sosta 6 Nel frattempo 8 Teramo culturale 9 Ti piace perdere facile? 10 Il parcheggio libero al Mazzini? 11 Abruzzo teramano 12 Tonino Guerra 15 Squola o squali 17 Coldiretti <strong>info</strong>rma 18 Note linguistiche 18 Dura Lex sed Lex 21 Consigli per la salute 22 In giro 24 Musica 25 L’oggetto del desiderio 26 Calcio 27 L’ultimo dei cercatori d’oro 28 Ballo e Terapia 30 Basket è possibile scaricare il pdf di questo e degli altri numeri dal sito web www.teramani.<strong>info</strong> scriveteci a dimmitutto@teramani.<strong>info</strong> Direttore Responsabile: Biagio Trimarelli Redattore Capo: Maurizio Di Biagio Coordinatore: Maria Grazia Frattaruolo Hanno collaborato: Mimmo Attanasii, Raffaello Betti, Donatella Cerasani, Luca Cialini, Maurizio Di Biagio, Maria Gabriella Di Flaviano, Antonio Di Lorenzo, Carmine Goderecci, Bebè Martorelli, Fausto Napolitani, Silvio Paolini Merlo, Antonio Parnanzone, Sergio Scacchia, Carla Trippini Gli articoli firmati sono da intendersi come libera espressione di chi scrive e non impegnano in alcun modo né la Redazione né l’Editore. Non è consentita la riproduzione, anche solo parziale, sia degli articoli che delle foto. Ideazione grafica ed impaginazione: Antonio Campanella Periodico Edito da “<strong>Teramani</strong>”, di Marisa Di Marco Via Carlo Forti, 41/43 - 64100 - Teramo - Tel 0861.250930 per l’Associazione Culturale Project S. Gabriele Organo Ufficiale di <strong>info</strong>rmazione dell’Associazione Culturale Project S. Gabriele Via Carlo Forti, 41/43 - 64100 - Teramo - Tel 0861.250930 Registro stampa Tribunale di Teramo n. 1/04 del 8.1.2004 Stampa Bieffe - Recanati Per la pubblicità: Tel. 0861 250930 347.4338004 - 333.8298738 <strong>Teramani</strong> è distribuito in proprio l’Editoriale L’Ulisse di campagna C’è chi non sa dove andare ma corre per arrivarci presto La prima volta che incontrai il poeta Tonino Guerra fu nel 1998 a Pennabilli. Feci un po’ di ritardo all’appuntamento e questo fu sufficiente per mandarlo in bestia ma ciò che davvero lo fece infuriare fu quando gli chiesi l’indirizzo preciso della sua abitazione. “Anche i Giapponesi conoscono dove abito” fu la sua risposta urlata. Ma quell’incontro che, viste le premesse, sarebbe dovuto durare non più di un quarto d’ora, si protrasse invece fino a sera, fino a cena, complice un oggetto in ceramica di Castelli portato in dono e che l’artista romagnolo scrutò con interesse. Anche se per lui esisteva solo la ceramica di Faenza, nel tempo dovette rivedere le sue certezze e il fatto che la sua ultima mostra l’abbia allestita proprio nel centro ceramico teramano la dice lunga sul cambio di rotta di cui era capace Guerra, attraverso la sua mirabile apertura mentale. In occasione di una sua mostra nel 2008 a Canzano Lo portammo alla Tacchinella dell’amico Dario e anche lì dovette rivedere i suoi canoni alimentari che, forse per una sorta di sciovinismo, gli facevano dire che la cucina romagnola fosse l’unica e la migliore. Ma dopo aver assaggiato il Tacchino, la Chitarra con le pallottine e le Mazzarelle, anche di Giancarlo Puritani lì vacillarono i suoi punti fermi. L’impressione che ho avuto da Guerra è che era un tipo che desiderava sorseggiare la vita, senza preclusioni di sorta e con un suo filtro del tutto particolare e molto evoluto. Ma ciò che veramente io e Marisa ricordiamo di questo straordinario uomo che nel campo cinematografico e artistico in generale ha fatto tanto, è quell’affabilità del tutto romagnola, unita ad una cultura di fondo eccezionale. Aveva il potere di ammaliarti per ore, ti trascinava nel suo mondo Felliniano fatto di ricordi, circostanze, memorie, senza mai provocarti un solo attimo di distrazione. E noi restavamo letteralmente incantati, ipnotizzati quasi, dal suo trascinare le parole: e ci sentivamo privilegiati. Svariava da Mosca a Morandi, dalla sua infanzia al presente, con una delicatezza che è rara trovare nell’uomo; poteva parlare anche della cosa più banale di questo mondo, ma riusciva sempre a donargli un non so che di sublime. E a dir il vero, se ciò che il poeta ci raccontava rispondesse al vero o no, a questo punto non penso sia così importante. Tonino Guerra vorrei ricordarmelo così, immerso nel suo mondo onirico che sapeva trasfondere e trasmettere in maniera unica e straordinaria, mi piace ricordarlo quando raccontava il suo universo colorato di clown, maschere, donne pettorute, neve, leoni, elefanti, quando ti prendeva per mano e ti portava in posti sconosciuti e in situazioni che non avresti mai potuto vivere. Ciao Tonino, il sogno della tua vita è rimasto in noi. E chissà se hai raggiunto quella stella nell’universo infinito che, alcuni anni fa, i russi vollero chiamare con il tuo nome. n 3