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Untitled - Comune di Reggio Emilia

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LA PASQUA<br />

"Non ci crederete, ma io da bambina, oltre all'albero <strong>di</strong> Natale, facevo anche quello<br />

<strong>di</strong> Pasqua.<br />

Come? Noi bambini raccoglievamo gelosamente i gusci delle uova alla coque che<br />

mangiavamo a merenda. I gusci delle uova, che avevano un buco in cui si intingeva la<br />

fettina <strong>di</strong> pane, venivano fatti sgocciolare in una scatola.<br />

La settimana prima <strong>di</strong> Pasqua iniziavano i lavori per la decorazione: si coloravano i<br />

gusci e si faceva a gara tra chi lo rendeva più bello.<br />

La Vigilia <strong>di</strong> Pasqua si andava alla ricerca <strong>di</strong> un ramo degli alberi che per primi<br />

germogliavano, lo si metteva in mezzo al prato o al cortile davanti a casa, e sulla punta<br />

<strong>di</strong> ogni rametto si infilava un guscio decorato. La <strong>di</strong>sperazione arrivava quando il vento<br />

soffiava on po' più del solito, e faceva cadere le uova decorate rompendole."<br />

"Moltissimi anni sono passati però non posso <strong>di</strong>menticare l’insegnamento dei miei<br />

genitori e della scuola. Tutti i giorni della settimana santa andavamo alla chiesa, assai<br />

lontana, a pie<strong>di</strong>. Nessuno aveva una bicicletta e noi felici e contenti ci incamminavamo<br />

lungo la strada, cantando.<br />

Giovedì Santo si legavano le campane e non suonavano nemmeno per le ore. Sabato<br />

alle 11 in punto si slegavano le campane che suonavano a festa e si gridava Gesù è<br />

risorto! Nel torrente vicino a casa nostra nascevano delle foglie ver<strong>di</strong> molto gran<strong>di</strong> su<br />

cui si fermava la rugiada e noi tutti, era usanza, ci bagnavamo gli occhi in segno <strong>di</strong><br />

bene<strong>di</strong>zione della Pasqua.<br />

Non avevo l’uovo <strong>di</strong> cioccolato o regali, però avevo un uovo sodo da <strong>di</strong>videre con i<br />

miei fratell. Quanti ricor<strong>di</strong>!"<br />

LA BEFANA<br />

38 39<br />

Era più <strong>di</strong> moda la Befana che Babbo Natale. Perchè tutt'al più a Natale arrivava<br />

Gesù Bambino, ma non il Babbo con la barba bianca.<br />

La Befana era attesa, ma spaventava anche, vecchia, brutta, col naso lungo, con la<br />

scopa... ce l'avevano sempre descritta come una vecchia orrenda, ma buona.<br />

La sera del 5 gennaio era una lotta tra fratelli per cercare la calza più lunga che ci<br />

fosse in casa. Di solito era quella della nonna, che portava quelle calze <strong>di</strong> lana tenute<br />

su con l'elastico, a metà coscia.<br />

Attaccavamo la calza al fil <strong>di</strong> ferro teso sotto al camino.<br />

Per tutta la notte non si dormiva, ma si aspettava che fosse la mamma a <strong>di</strong>rci quando<br />

era ora <strong>di</strong> alzarsi. Ci si chiedeva 'sarà già passata?'. E la risposta era 'io non ho<br />

sentito niente'.<br />

Eravamo tanto ingenui da sperare che la Befana mettesse roba finché la calza non<br />

fosse piena. Invece la quantità era la stessa per tutti.<br />

Dentro cosa c'era? Le solite cose: mandarini, scachettti, qualche sol<strong>di</strong>no <strong>di</strong> cioccolato.<br />

Però c'erano anche il carbone (quello vero), la cipolla e qualche "polezza" d'aglio,<br />

per ricordare ai bambini che avevano combinato qualche marachella, che si può<br />

sempre essere migliori.

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