GENERAZIONI CHE SI INCONTRANO <strong>di</strong> Luciano Rondanini, ispettore scolastico Afferma Jerome Bruner che solo la narrazione permette ai giovani <strong>di</strong> costruirsi un’identità e <strong>di</strong> trovare un posto nella propria cultura. E l’identità non si costruisce per il semplice fatto che ci siamo, ma a partire dalla valorizzazione dell’altro. In particolare, il racconto <strong>di</strong> storie che rievocano il passato, proiettandole sul presente, restituisce una inestimabile <strong>di</strong>gnità a coloro che sanno leggere, vivere e capire vicende ed esperienze <strong>di</strong> altri tempi. A questo proposito, il grande storico tedesco Joachim Fest, recentemente scomparso, rievocando i fatti narrati da Anna Frank nel suo Diario, ha sostenuto che, senza la rievocazione <strong>di</strong> quegli avvenimenti, la Germania non avrebbe avuto il volto completo della democrazia che oggi può esibire. Soffermandoci ancora per un attimo sul significato della narrazione e sulle trame sottese a questa specifica forma <strong>di</strong> pensiero, Clarissa Pinkele Estès <strong>di</strong>ce che le storie sono venute al mondo perché Dio si sentiva solo: era, infatti, costretto a vivere in un immenso buio in cui le storie, pur esistendo, erano tra loro confuse e senza forma. Allora Gli venne un’idea bellissima e sussurrò: “Che sia la luce!”. Da quel momento il mondo cambiò; la luce illuminò quel grande spazio e le storie presero forma. Cominciava in quel momento la grande avventura dell’uomo! Le storie, dunque, sono un’arma vincente per far sì che le persone si incontrino ed abbiano la possibilità <strong>di</strong> costruire quello spazio narrante, che scioglie le ruggini del tempo, consente alle persone <strong>di</strong> vivere il contatto fisico (in un’epoca <strong>di</strong> relazioni virtuali!) e <strong>di</strong> costruire quei legami <strong>di</strong> vicinanza dai quali scaturisce un autentico <strong>di</strong>alogo educativo. Esse posseggono una straor<strong>di</strong>naria carica e funzionano come un biglietto da visita per entrare nel mondo interiore degli uomini, soprattutto dei bambini. Se la storia è ben scelta, il bambino la seguirà con interesse e stupore. Se poi le storie proposte sono vere e tratte dalla vita vissuta degli anziani (spesso, ahimè, invisibili) del paese o del quartiere, allora il bambino le seguirà estasiato. Lo spazio della narrazione rappresenta un luogo particolare perchè alimenta il tempo dei legami, la vicinanza corporea, l’esercizio degli sguar<strong>di</strong>, l’impegno reciproco… ; l’esatto contrario dei sistemi informatici da cui ci si <strong>di</strong>sconnette con la stessa facilità con cui si entra. Trovo che l’esperienza <strong>di</strong> fare filos (raccontar-si) tra anziani e bambini sia <strong>di</strong> straor<strong>di</strong>naria carica educativa, soprattutto perché rafforza la lealtà con la tra<strong>di</strong>zione e <strong>di</strong> conseguenza permette ai piccoli <strong>di</strong> acquisire gli strumenti per porsi in modo adeguato rispetto al passato. Impresa <strong>di</strong>fficilissima oggi per tante ragioni, soprattutto per quel <strong>di</strong>ffuso senso <strong>di</strong> estraneità rispetto ad un tempo, quello passato, che ci lascia in<strong>di</strong>fferenti, in quanto ci lasciamo tutti avviluppare nelle vicende <strong>di</strong> un presente spesso voracemente consumato. Accostarsi alla storia attraverso i vissuti delle persone significa, pertanto, prendere sul serio il valore della tra<strong>di</strong>zione, che risulta <strong>di</strong> fondamentale importanza per un autentico processo educativo. Con questo atteggiamento nulla viene trascurato e ogni particolare <strong>di</strong>venta importante; ci si abitua, in altre parole, a documentarsi prima <strong>di</strong> emettere giu<strong>di</strong>zi, a liberarsi dei preconcetti, ad educarci al rispetto che dobbiamo alle persone venute prima <strong>di</strong> noi. Questo modo <strong>di</strong> intendere la storia è un antidoto contro il conformismo e il determinismo imperanti: un’ importante palestra <strong>di</strong> libertà per immaginare il futuro! Infatti, chi comprende il passato è in grado <strong>di</strong> preparare, con la dovuta prudenza, un futuro più promettente e più accettabile. Forse, il passato così inteso ci aiuta a proiettare la sua luce nella giusta <strong>di</strong>rezione, evitandoci la tristezza <strong>di</strong> vagabondare nelle tenebre che ci porterebbe a vivere la solitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Dio prima che la luce cominciasse a squarciare la spessa coltre <strong>di</strong> oscurità. 6 7