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PROGETTO DI DOTTORATO DI CRISTINA FELICI<br />

PROCESSI DI TRASFORMAZIONE DELL’INSEDIAMENTO RURALE TRA V E VIII<br />

SECOLO D.C. NELLA PROVINCIA SENESE. UN ESEMPIO DI SINERGIA FRA RICERCA<br />

ARCHEOLOGICA E FONTI DOCUMENTARIE.<br />

Abstract<br />

Il periodo storico della ricerca comprende i secoli dal V all’VIII d.C. Notoriamente si tratta <strong>di</strong> una<br />

fase <strong>di</strong> scarsa conoscenza sia delle fonti archeologiche sia <strong>di</strong> quelle documentarie. L’area <strong>di</strong><br />

<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e <strong>in</strong><strong>di</strong>viduata è stata scelta proprio per la presenza <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> documenti che vanno dal<br />

VII f<strong>in</strong>o al XIII secolo, relativi alla contesa fra la <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Siena e quella <strong>di</strong> Arezzo per il possesso<br />

<strong>di</strong> alcuni e<strong>di</strong>fici religiosi. Il conflitto e conseguentemente la menzione topografica, ha permesso che<br />

si tramandasse uno spaccato del panorama altome<strong>di</strong>evale <strong>di</strong> un’area che va dal Chianti Senese<br />

alla bassa Val’d’Orcia. Immag<strong>in</strong>e alla quale <strong>in</strong> parte vanno sommate le <strong>in</strong>formazioni ricavabili dai<br />

documenti delle prime fasi del monastero <strong>di</strong> S. Salvatore al Monte Amiata. L’approccio<br />

archeologico che proponiamo mira alla sperimentazione <strong>di</strong> una strategia multimetodologica:<br />

aereofoto<strong>in</strong>terpretazione <strong>di</strong> riprese verticali, ricognizioni aeree, ricognizioni <strong>di</strong> superficie,<br />

geofisica, scavo. Questo percorso, <strong>in</strong>teramente gestito con la tecnologia GIS, deve essere <strong>in</strong>teso<br />

come un circuito che si autolegittima. Tutti i siti con potenziali <strong>di</strong> conoscenza delle prime fasi<br />

altome<strong>di</strong>evali desunti dalle fonti, saranno sottoposti allo stu<strong>di</strong>o delle foto aeree <strong>di</strong>sponibili (voli:<br />

GAI 1952-54; EIRA 1975-76; AIMA 1996) e delle foto scattate durante le campagne <strong>di</strong> aerial<br />

survey 2000-2002. In seguito a questo primo approccio conoscitivo preve<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> scegliere alcuni<br />

siti-pilota sui quali applicare <strong>in</strong> sequenza le metodologie <strong>di</strong> ricerca previste, f<strong>in</strong>o alla chiusura del<br />

percorso e alla raccolta <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> dati convalidati. Nel dettaglio si praticheranno <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i<br />

archeologiche <strong>di</strong> superficie e successivamente una serie <strong>di</strong> <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i geofisiche seguite da verifiche<br />

stratigrafiche mirate. Parallelamente cont<strong>in</strong>ueremo a sottoporre i siti a ricognizioni aeree <strong>in</strong><br />

<strong>di</strong>fferenti con<strong>di</strong>zioni, per raccogliere il maggior numero <strong>di</strong> dati sulla visibilità <strong>di</strong> eventuali tracce<br />

anomale. Il riscontro tra lo spettro delle anomalie <strong>in</strong><strong>di</strong>viduate dagli strumenti geofisici e dalle<br />

ricognizioni aeree e la stratigrafia sottostante, permetterà <strong>di</strong> creare una griglia applicabile agli<br />

altri siti <strong>di</strong> <strong>in</strong>teresse potenziale, rispondendo contemporaneamente ad esigenze <strong>di</strong> rigore<br />

metodologico nell’utilizzo del telerilevamento <strong>in</strong> archeologia. Cre<strong>di</strong>amo che sia necessario gettare<br />

le basi per un aff<strong>in</strong>amento del processo <strong>di</strong> <strong>in</strong>tegrazione <strong>di</strong> più fonti per poter considerare efficace la<br />

metodologia <strong>di</strong> ricerca archeologica non <strong>di</strong>struttiva. In brevissima s<strong>in</strong>tesi il progetto tende alla<br />

comprensione dell’<strong>in</strong>se<strong>di</strong>amento altome<strong>di</strong>evale, tramite l’<strong>in</strong>tegrazione <strong>di</strong> più meto<strong>di</strong> archeologici,<br />

sulla base <strong>di</strong> una selezione <strong>di</strong> siti proveniente dalle fonti documentarie.<br />

INTRODUZIONE<br />

Le d<strong>in</strong>amiche <strong>in</strong>se<strong>di</strong>ative che hanno def<strong>in</strong>ito il periodo <strong>di</strong> passaggio tra la f<strong>in</strong>e del IV e l’<strong>in</strong>izio<br />

dell’VIII secolo d.C. rappresentano i temi <strong>di</strong> ricerca <strong>in</strong> esame. La zona centro meri<strong>di</strong>onale della<br />

prov<strong>in</strong>cia <strong>di</strong> Siena offre su questo argomento <strong>in</strong>teressanti spunti <strong>di</strong> analisi. L'ambito territoriale<br />

specifico è compreso tra il Chianti, la Val<strong>di</strong>chiana senese e la Val d'Orcia f<strong>in</strong>o alle pen<strong>di</strong>ci<br />

settentrionali del Monte Amiata.<br />

L’idea base del progetto consiste nell'<strong>in</strong>terazione fra ricerca archeologica e fonte scritta. Più<br />

dettagliatamente si propone una ricerca archeologica negli spazi <strong>in</strong><strong>di</strong>cati nella documentazione<br />

altome<strong>di</strong>evale.<br />

I documenti considerati riguardano le vertenze <strong>in</strong>iziate a metà del VII secolo d.C. per il possesso <strong>di</strong><br />

alcuni e<strong>di</strong>fici religiosi posti sulla l<strong>in</strong>ea <strong>di</strong> conf<strong>in</strong>e tra le <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Siena e <strong>di</strong> Arezzo, rimasti<br />

sostanzialmente <strong>in</strong>def<strong>in</strong>iti per oltre sei secoli; e le carte altome<strong>di</strong>evali dell’Archivio dell’Abbazia <strong>di</strong><br />

S. Salvatore al Monte Amiata (Siena).<br />

1


Nella storia dello stu<strong>di</strong>o delle chiese rurali l’<strong>in</strong>teresse per quelle oggetto della secolare <strong>in</strong>quisitio,<br />

riveste come <strong>in</strong> passato un ruolo considerevole 1 . Il carattere <strong>in</strong>novativo <strong>di</strong> questa ricerca è il<br />

<strong>di</strong>fferente punto <strong>di</strong> vista con il quale si <strong>in</strong>tedono utilizzare i documenti.<br />

Alla lista <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici religiosi assegniamo un valore aggiunto, servendosene come guida per<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>rizzare una serie <strong>di</strong> <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i archeologiche.<br />

La ricerca si basa su metodologie comb<strong>in</strong>ate <strong>di</strong> avvic<strong>in</strong>amento progressivo all’oggetto <strong>di</strong> <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e:<br />

- Il primo passo è lo stu<strong>di</strong>o delle foto aeree, parallelamente alla consultazione delle foto<br />

oblique;<br />

- Successivamente si propone una ricognizione archeologica sistematica nelle aree circostanti<br />

(da 1 a 3 km 2 ) i siti <strong>di</strong> <strong>in</strong>teresse;<br />

- In seguito è previsto l’utilizzo <strong>di</strong> meto<strong>di</strong> geofisici (Magnetometria e Geoelettrica), nei siti<br />

che present<strong>in</strong>o le caratteristiche necessarie.<br />

- Scelta <strong>di</strong> almeno quattro siti <strong>in</strong> cui praticare piccoli saggi stratigrafici <strong>in</strong> corrispondenza<br />

delle anomalie documentate sia da foto aerea sia tramite <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i geofisiche;<br />

- Scelta <strong>di</strong> almeno un sito dove praticare un’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e stratigrafica approfon<strong>di</strong>ta.<br />

Questa approccio ci sembra assecon<strong>di</strong> un’esigenza <strong>di</strong> cambiamento metodologico nello stu<strong>di</strong>o delle<br />

chiese rurali, espressa anche recentemente 2 . La mancanza, tra gli archeologi, <strong>di</strong> tentativi <strong>di</strong><br />

contestualizzazione delle chiese nel background <strong>in</strong>se<strong>di</strong>ativo nel quale sorgono, è stata manifestata<br />

<strong>in</strong> occasione del più recente <strong>in</strong>contro sull’argomento. Si è nuovamente rimarcata l’importanza<br />

rivestita a tutt’oggi dai luoghi <strong>di</strong> culto per lo stu<strong>di</strong>o dell’altome<strong>di</strong>oevo 3 .<br />

1 - IL TEMA DELLA RICERCA<br />

La ricerca ha avuto come stimolo <strong>in</strong>iziale le ricognizioni archeologiche <strong>di</strong> una parte della Val<br />

d'Orcia 4 . Ciò ha richiesto la conoscenza dei documenti della <strong>di</strong>sputa tra i vescovi <strong>di</strong> Siena e Arezzo.<br />

Da essi si del<strong>in</strong>ea una mappa <strong>di</strong> luoghi <strong>di</strong> culto <strong>di</strong> età longobarda (a partire dal 715 d.C.) 5 .<br />

Questa documentazione è uno dei più preziosi strumenti dell’epoca 6 .<br />

L'area <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o si è autogenerata, plasmando la sua forma sulle zone <strong>in</strong>teressate dall’<strong>in</strong>quisitio. Ne<br />

è risultato uno spazio molto vasto, ai cui limiti si trovano Montalc<strong>in</strong>o all'estremo sud,<br />

Montepulciano a est e Gaiole <strong>in</strong> Chianti a nord 7 (fig. 1).<br />

1<br />

Le riflessioni generali sulle chiese rurali, pievi e parrocchie negli ultimi vent’anni si è concentrato maggiormente sul<br />

basso me<strong>di</strong>oevo, probabilmente potendo contare su un consistente supporto documentario. Due bilanci storiografici <strong>in</strong><br />

tal senso sono stati formulati nel 1981: PIEVI E PARROCCHIE, 1984 e successivamente nel 1995: PARROCCHIA NEL<br />

MEDIO EVO, 1995. In merito alla situazione dei documenti toscani e nello specifico quelli dell’area <strong>in</strong> esame, a più<br />

riprese stu<strong>di</strong>osi <strong>di</strong> vari ambiti vi si sono imbattuti. Per lo più si sono rivolti alla vastissima mole <strong>di</strong> <strong>in</strong>formazioni sulla<br />

vita religiosa del tempo e <strong>in</strong> generale sugli orientamenti più propriamente pastorali: LA RONCIÈRE, 1983; PELLEGRINI,<br />

1994. p. 602. La documentazione della <strong>di</strong>sputa è stata utilizzata anche come base per la def<strong>in</strong>izione dei limiti<br />

dell’antico territorio senese: LUSINI, 1900. Mentre un primo tentativo <strong>di</strong> localizzazione spaziale degli e<strong>di</strong>fici sacri è<br />

stato tentato nel precoce lavoro della Fasoli: FASOLI, 1958. Speciale attenzione al breve del 715 è stata offerta da<br />

Violante nel 1982, anche se l’attenzione è rivolta alle pievi e alla loro evoluzione subita nel tempo <strong>in</strong> rapporto con le<br />

variabili economiche, sociali e civili: VIOLANTE, 1982, p. 966. Più attento alle <strong>in</strong><strong>di</strong>cazioni sul popolamento si è<br />

<strong>di</strong>mostrato Settia: SETTIA, 1982. Inf<strong>in</strong>e Tabacco ha utilizzato la documentazione <strong>in</strong> questione dal punto <strong>di</strong> vista dei ceti<br />

aristocratici <strong>di</strong> stirpe longobarda, <strong>in</strong>quadrando il lavoro sul loro ra<strong>di</strong>camento nel tessuto <strong>in</strong>se<strong>di</strong>ativo rurale e sul loro<br />

ruolo <strong>di</strong> sostegno sociale delle strutture plebane: TABACCO, 1973.<br />

2<br />

“Veri progressi nell’analisi degli ord<strong>in</strong>amenti ecclesiastici delle campagne dell’Italia longobarda, almeno per quanto<br />

riguarda il tema del loro nesso con il popolamento rurale, ci sembra possano venire piuttosto (…) solo grazie<br />

all’elaborazione del dato archeologico, per quanto esso è <strong>in</strong> grado <strong>di</strong> documentare ”, AZZARA, 2001, p. 10.<br />

3<br />

BROGIOLO, 2001, pp. 199, 203.<br />

4<br />

Ci riferiamo al comune <strong>di</strong> Pienza che è stato <strong>in</strong>teressato da ricerche archeologiche <strong>di</strong> superficie dal 1996 al 2001,<br />

condotte nell’ambito del progetto Carta Archeologica della Prov<strong>in</strong>cia <strong>di</strong> Siena: FELICI, 2002, c.s.<br />

5<br />

In realtà i primi documenti <strong>in</strong> merito alla questione risalgono al 650 circa, ma le liste più complete partono dagli anni<br />

714, 715; PASQUI, 1899; SCHIAPPARELLI, 1929.<br />

6<br />

Il documento del 715 d.C. dove si trova la lista <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici sacri è pubblicato da PASQUI,1899, n. 5, pp. 9-17; e<br />

SCHIAPPARELLI, 1929, n. 19, pp. 61-77. Quasi esclusivamente su tale documento si basa il lavoro <strong>di</strong> Violante del 1982<br />

rimarcandone la rarità <strong>in</strong> un panorama <strong>di</strong> generale penuria documentaria, VIOLANTE, 1982. Fondamentale il breve<br />

<strong>in</strong>quisitionis anche per l’analisi <strong>di</strong> Castagnetti sull’argomento, CASTAGNETTI, 1982, pp. 29-43.<br />

2


Fig. 1- In<strong>di</strong>cazione dell’area <strong>in</strong>teressata dalla ricerca. Sono <strong>in</strong><strong>di</strong>cati i limiti dei comuni attuali.<br />

Nonostante oggi la vali<strong>di</strong>tà delle carte altome<strong>di</strong>evali sia accettata da tutti gli stu<strong>di</strong>osi 8 , <strong>in</strong> passato ne<br />

è stata prospettata l’<strong>in</strong>atten<strong>di</strong>bilità. Lus<strong>in</strong>i all’<strong>in</strong>izio del secolo non nega che:“…del falso sia passato<br />

<strong>di</strong> trattato <strong>in</strong> trattato…” 9 ; senza arrivare alle lontanissime e drastiche posizioni del Benvoglienti 10 .<br />

Le <strong>in</strong><strong>di</strong>cazioni ricavabili dai documenti sarebbero fondamentali anche con eventuali dubbi<br />

sull’autenticità, per almeno due ragioni. La prima è che se i redattori <strong>di</strong> eventuali falsi hanno citato<br />

<strong>in</strong> giu<strong>di</strong>zio proprio quegli e<strong>di</strong>fici religiosi è perché nella memoria comune essi si <strong>di</strong>fferenziano<br />

dagli altri, forse proprio per un’antichità presunta. La seconda ragione si lega all’importanza del<br />

possesso <strong>di</strong> quella l<strong>in</strong>ea <strong>di</strong> conf<strong>in</strong>e che può aver stimolato i redattori <strong>di</strong> eventuali falsi a scegliere<br />

quei luoghi perché posti <strong>in</strong> zone strategiche. Si tratterebbe <strong>in</strong> ambedue i casi <strong>di</strong> una lista <strong>di</strong> luoghi<br />

importanti, frutto <strong>di</strong> più o meno antiche selezioni, <strong>in</strong> grado <strong>di</strong> stimolare uno stu<strong>di</strong>o puntuale,<br />

isolando un tematismo <strong>di</strong> ricerca <strong>in</strong> un territorio ampio come la prov<strong>in</strong>cia senese.<br />

Per la zona valdorciana è stata presa <strong>in</strong> considerazione anche un'altra fonte storica: la<br />

documentazione dell’Archivio dell’Abbazia <strong>di</strong> S. Salvatore al Monte Amiata 11 . Gli <strong>in</strong>cartamenti si<br />

7<br />

Si tratta dei comprensori attualmente rispondenti a do<strong>di</strong>ci amm<strong>in</strong>istrazioni comunali: Gaiole <strong>in</strong> Chianti, Castelnuovo<br />

Berardenga, Rapolano Terme, Asciano, S<strong>in</strong>alunga, Trequanda, Torrita <strong>di</strong> Siena, San Giovanni d’Asso, Pienza,<br />

Montepulciano, San Quirico d’Orcia, Montalc<strong>in</strong>o. Questa fascia <strong>di</strong> territorio d’ora <strong>in</strong> poi per como<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> lettura e<br />

comprensione viene chiamata convenzionalmente AREA 1.<br />

8<br />

Citiamo alcuni nomi tra i più recenti: Tabacco, Castagnetti, Violante e Settia.<br />

9<br />

Anche se le sue obiezioni sono relative alla fase carol<strong>in</strong>gia, a certi <strong>in</strong>cartamenti <strong>di</strong> conferma a nome <strong>di</strong> Carlo Magno<br />

che egli sospetta <strong>di</strong> fabbricazione posteriore, LUSINI, 1900, pp 419-420. Pone altresì il sospetto su una testimonianza <strong>di</strong><br />

un convegno dei vescovi <strong>di</strong> Arezzo, Volterra e Castel <strong>di</strong> Felicità presso la pieve <strong>di</strong> S. Marcell<strong>in</strong>o, al quale non partecipò<br />

il vescovo <strong>di</strong> Siena nonostante l’<strong>in</strong>timazione <strong>di</strong> richiamo. Anche su questo atto viene prospettata la possibilità <strong>di</strong> un<br />

“ritocco” a favore della parte aret<strong>in</strong>a. Su tali obiezioni è impossibile non collegare un’accentuata visione filosenese.<br />

10<br />

Che nega l’autenticità <strong>di</strong> tutti i documenti della <strong>di</strong>sputa BENVOGLIENTI, Ricerche sopra il vescovado e <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong><br />

Siena, Biblioteca Comunale, Cod. C. III. 14, f. 17.<br />

11<br />

In merito al monastero <strong>di</strong> San Salvatore al Monte Amiata: KURZE-PREZZOLINI, 1988. ASCHERI-KURZE, 1989. Il<br />

primo documento dove compare il monastero <strong>di</strong> S. Salvatore risale al 762; KURZE, 1989 (A), p. 39.<br />

3


iferiscono alla vasta proprietà abbaziale, i cui limiti nel momento <strong>di</strong> massima espansione toccano<br />

verso nord il triangolo: Montepulciano-Torrita-Pienza, a sud lambiscono il lago <strong>di</strong> Bolsena f<strong>in</strong>o a<br />

Bagnoregio e a sudest raggiungono Tuscania, Tarqu<strong>in</strong>ia e Montalto <strong>di</strong> Castro 12 . Il monastero<br />

amiat<strong>in</strong>o verso ovest ha avuto m<strong>in</strong>ori possibilità <strong>di</strong> espansione, andando a scontrarsi con i beni <strong>di</strong><br />

Sant’Antimo 13 . Questi documenti trasmettono lo spettro dell’<strong>in</strong>se<strong>di</strong>amento rurale altome<strong>di</strong>evale<br />

senza me<strong>di</strong>azioni, cioè il filtro della pieve come <strong>in</strong><strong>di</strong>catore <strong>di</strong> popolazione (fig. 2).<br />

Fig. 2- Le località ancora esistenti citate tra i posse<strong>di</strong>menti amiat<strong>in</strong>i nell’area settentrionale.<br />

Dalla sovrapposizione delle due basi documentarie 14 risulta uno spazio <strong>in</strong> cui la rappresentazione<br />

altome<strong>di</strong>evale assume delle valenze uniche 15 (fig. 3).<br />

Le ricerche archeologiche che hanno <strong>in</strong>teressato <strong>in</strong><strong>in</strong>terrottamente il territorio prov<strong>in</strong>ciale a partire<br />

dal 1990 16 , hanno toccato <strong>in</strong> alcuni casi, come premesso, le aree <strong>di</strong> <strong>in</strong>teresse <strong>di</strong> questo lavoro ( AREA<br />

1 e AREA 2). Ciò ha consentito <strong>di</strong> poter contare su una cospicua base <strong>di</strong> dati archeologici <strong>di</strong><br />

superficie delle fasi imme<strong>di</strong>atamente precedenti e successive al momento <strong>di</strong> passaggio 17 .<br />

12 KURZE, 1988, p. 3.<br />

13 KURZE, 1990, p. 14.<br />

14 Cioè dell’Archivio <strong>di</strong> S. Salvatore e degli <strong>in</strong>cartamenti più antichi della <strong>di</strong>sputa tra le due <strong>di</strong>ocesi conf<strong>in</strong>anti.<br />

15 Da un lato le attestazioni <strong>di</strong> tipo essenzialmente ecclesiastico della <strong>di</strong>sputa, dall’altro quelle dei vici, casali e curtes<br />

delle pergamene amiat<strong>in</strong>e. Questa zona nel resto dell’<strong>in</strong>tervento verrà <strong>in</strong><strong>di</strong>cata convenzionalmente come AREA 2.<br />

16 Nell’ambito del Progetto Carta Archeologica della Prov<strong>in</strong>cia <strong>di</strong> Siena, che f<strong>in</strong>o ad ora ha permesso la ricerca <strong>di</strong><br />

superficie <strong>in</strong>teressasse 23 dei 36 comuni della prov<strong>in</strong>cia.<br />

17 In nessuno dei territori f<strong>in</strong>o ad ora <strong>in</strong>dagati e posti nelle aree 1 e 2 sono stati raccolti dati <strong>di</strong> superficie relativi alla<br />

fase altome<strong>di</strong>evale: nel territorio <strong>di</strong> Pienza, FELICI, 2002, c.s.; nella zona del Chianti senese, VALENTI, 1995; nella Val<br />

d’Elsa, VALENTI, 1999; nel del territorio <strong>di</strong> Chiusd<strong>in</strong>o, NARDINI, 2002; nell’area comunale <strong>di</strong> Murlo, CAMPANA, 2001.<br />

Per il momento neppure nei territori ancora <strong>in</strong> corso <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o come Montalc<strong>in</strong>o (<strong>in</strong> questo caso <strong>in</strong> realtà tracce<br />

altome<strong>di</strong>evali sono state riconosciute <strong>in</strong> località S. Pietro ad Asso, <strong>in</strong> un’area verosimilmente <strong>in</strong>terpretabile come il sito<br />

del monastero altome<strong>di</strong>evale <strong>di</strong> S. Pietro ad Axo, che tra l’altro è uno dei luoghi <strong>di</strong> culto citati dai nostri documenti e<br />

<strong>di</strong>sputato tra Siena e Arezzo), attualmente <strong>in</strong> corso <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o da parte del dott. Stefano Campana; nei territori <strong>di</strong> San<br />

Giovanni d’Asso e San Quirico d’Orcia (<strong>in</strong> stu<strong>di</strong>o da parte della scrivente). Si tratta <strong>di</strong> una tendenza molto <strong>di</strong>ffusa che<br />

4


Ve<strong>di</strong>amo <strong>in</strong> dettaglio quali sono i dati utili emersi dalla ricognizione <strong>di</strong> superficie nel territorio dal<br />

quale è doveroso <strong>in</strong>iziare: quello <strong>di</strong> Pienza.<br />

Fig. 3 – Spazio <strong>di</strong> sovrapposizione delle due basi documentarie.<br />

La struttura dell’organizzazione <strong>in</strong>se<strong>di</strong>ativa si basa su case sparse, <strong>in</strong>tervallate da complessi <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>mensioni e articolazione maggiori a carattere spiccatamente produttivo 18 . Tutte le ville e fattorie<br />

<strong>di</strong> epoca imperiale presentano tracce <strong>di</strong> frequentazioni tardo antiche, <strong>in</strong>terpretate come<br />

rioccupazioni parziali delle strutture <strong>in</strong> abbandono o comunque <strong>in</strong> forte crisi 19 <strong>in</strong>torno al III sec.d.C.<br />

Questi riusi appaiono conformi ad un trend verificatosi sistematicamente anche <strong>in</strong> altri ambiti<br />

territoriali 20 .<br />

f<strong>in</strong>o ad ora è stata spiegata con il fenomeno della lunga frequentazione della maggior parte dei siti altome<strong>di</strong>evali, per<br />

tutte le fasi successive f<strong>in</strong>o ad oggi, VALENTI, 1999, pp. 49-53. La regolarità con la quale si presenta questo vuoto<br />

conoscitivo è un importante stimolo a cont<strong>in</strong>uare su questo filone <strong>di</strong> ricerca, sperando <strong>di</strong> poter aprire f<strong>in</strong>almente un<br />

m<strong>in</strong>imo <strong>di</strong> spiraglio su un periodo <strong>di</strong>fficile da leggere.<br />

18 La presenza <strong>di</strong> residenze rurali <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni e con caratteristiche produttive che non si possono <strong>in</strong>quadrare<br />

con certezza tra le ville per la mancanza <strong>di</strong> elementi spiccatamente decorativi, trova confronti anche <strong>in</strong> altri ambiti<br />

italiani. Ne è un esempio l’e<strong>di</strong>ficio che rimane <strong>in</strong> vita f<strong>in</strong>o alla metà del VI secolo d.C. scavato nel comasco a Ponte<br />

Lambro. BROGIOLO, 1997, p. 73.<br />

19 Da ricognizione non è facile percepire bene il limite tra abbandono e forte riduzione <strong>in</strong>se<strong>di</strong>ativa. In una fase come la<br />

tarda romanità, dove ancora le ceramiche non sono facilmente isolabili e mancano fossili guida sicuri, <strong>in</strong> assenza <strong>di</strong><br />

ceramiche d’importazione che purtroppo <strong>in</strong> molti casi non sono presenti, può essere possibile <strong>in</strong>terpretare come<br />

abbandono una fase <strong>in</strong> realtà <strong>di</strong> forte flessione.<br />

20 Per esempio nel Chianti senese, dove è testimoniata la rioccupazione <strong>di</strong> ville tardo imperiali, da parte <strong>di</strong> s<strong>in</strong>goli nuclei<br />

familiari, VALENTI, 1995, pp. 400-401. Rioccupazioni sono state riconosciute nelle ville e fattorie <strong>in</strong><strong>di</strong>viduate <strong>in</strong><br />

<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i <strong>di</strong> superficie svolte nel comune <strong>di</strong> Murlo, CAMPANA, 2001 e Montalc<strong>in</strong>o, <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e ancora <strong>in</strong> corso.<br />

5


La caratteristica più spiccata è l'assoluta aderenza delle evidenze tardo repubblicane-primo<br />

imperiali con le tracce <strong>di</strong> frequentazioni tardo antiche 21 .<br />

Quest’ultima riflessione ha progressivamente amplificato un'idea che con il tempo è maturata e ha<br />

preso forma. Cioè la relazione <strong>in</strong>tercorrente tra i complessi <strong>di</strong> epoca romana (ville, fattorie e nuclei<br />

tipo villaggio) con cont<strong>in</strong>uità <strong>di</strong> vita nelle fasi tardo antiche e i siti (<strong>in</strong> particolare le pievi, oggetti<br />

della maggior parte delle fonti a nostra <strong>di</strong>sposizione) altome<strong>di</strong>evali attestati nei documenti 22 .<br />

Abbiamo scelto <strong>di</strong> <strong>in</strong>dagare il legame che sembra sia stato perseguito dagli stanziamenti delle<br />

popolazioni germaniche con i siti gerarchicamente dom<strong>in</strong>anti della fase precedente 23 .<br />

Di questa l<strong>in</strong>ea guida per comprendere il rapporto tra chiesa e <strong>in</strong>se<strong>di</strong>amento è stata <strong>in</strong><strong>di</strong>cata<br />

l’importanza, per l’Italia settentrionale, durante l’ultimo sem<strong>in</strong>ario <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> sul tardo antico e<br />

l’altome<strong>di</strong>oevo 24 .<br />

In Toscana f<strong>in</strong>o ad ora i casi <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o si sono concentrati soprattutto nell’area nord occidentale 25 .<br />

Le pievi sono messe <strong>in</strong> relazione con e<strong>di</strong>fici residenziali e produttivi <strong>di</strong> carattere privato. Si ipotizza<br />

che il nuovo ruolo delle pievi si sostituisca progressivamente a quello svolto dai complessi<br />

sopravvissuti alla crisi della me<strong>di</strong>a età imperiale, affacciandosi r<strong>in</strong>vigoriti alla Tarda Antichità,<br />

perni della “gestione” del territorio 26 .<br />

Questa premessa non <strong>in</strong>tende riportare l’attenzione sull’antico problema della cont<strong>in</strong>uità o<br />

<strong>di</strong>scont<strong>in</strong>uità e soprattutto della cont<strong>in</strong>uità pagus-pieve che ha già vissuto <strong>in</strong> passato un momento <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>battito, sul quale merita accennare brevemente.<br />

1.1 - Storia degli stu<strong>di</strong><br />

La teoria sulla cont<strong>in</strong>uità tra pagus e pieve rurale è stata seguita soprattutto alla f<strong>in</strong>e del secolo<br />

scorso 27 . Un certo filone <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> ha visto <strong>di</strong>etro ad ogni pieve altome<strong>di</strong>evale un’orig<strong>in</strong>e romana o<br />

preromana; ma la non applicabilità sistematica <strong>di</strong> questo pr<strong>in</strong>cipio è sentita presto 28 . Intorno agli<br />

anni ’60 si com<strong>in</strong>cia a far notare la coesistenza <strong>di</strong> casistiche <strong>di</strong>fferenti 29 e proprio alla f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> questo<br />

decennio la teoria pagus-pieve viene def<strong>in</strong>itivamente rifiutata 30 . Lo stu<strong>di</strong>o delle pievi rurali è<br />

cont<strong>in</strong>uato negli anni, registrando ciclicamente delle punte <strong>di</strong> <strong>in</strong>teresse 31 . F<strong>in</strong>o a giungere all’ultimo<br />

21 Questo tipo <strong>di</strong> relazione assume un risalto enorme se pensiamo che confronti aff<strong>in</strong>i sono stati recentemente pubblicati<br />

<strong>in</strong> Spagna per il territorio <strong>di</strong> Tarraco. E’ stata messa <strong>in</strong> evidenza la cont<strong>in</strong>uità <strong>di</strong> vita nonostante le trasformazioni delle<br />

ville romane suburbane. In particolare quella <strong>di</strong> Els Munts ha permesso <strong>di</strong> leggere chiaramente la sequenza cronologica<br />

dall’epoca imperiale f<strong>in</strong>o all’VIII. Nel 1997 sono emerse nella parte residenziale della villa circa 170 sepolture<br />

comprese tra la metà del IV secolo d.C. e il VII. ARNAU, 2001, p. 63.<br />

22 In alcuni casi sono localizzabili nelle loro imme<strong>di</strong>ate vic<strong>in</strong>anze, se non ad<strong>di</strong>rittura sovrapposte. Questa casistica è<br />

stata <strong>in</strong><strong>di</strong>viduata anche a Tarraco (Spagna) nella villa <strong>di</strong> En Paretdelgada, dove la costruzione <strong>di</strong> una chiesa su una villa<br />

precedente, ha fatto <strong>in</strong>travedere il mutamento avvenuto <strong>in</strong> epoca tardo antica <strong>di</strong> una parte della villa romana <strong>in</strong> spazio <strong>di</strong><br />

culto. La <strong>di</strong>fficoltà genericamente sentita anche nel caso iberico <strong>di</strong> capire i passaggi legati al primo Altome<strong>di</strong>oevo, per<br />

la manacanza anche <strong>di</strong> testi documentari, ci <strong>in</strong>duce ad <strong>in</strong>sistere sulla strada che <strong>in</strong>iziamo a percorrere. Per la situazione<br />

<strong>di</strong> Tarrcao: ARNAU, 2001, pp. 63-64.<br />

23 La tendenza a perseguire il controllo <strong>di</strong> queste strutture <strong>di</strong> epoca romana è stata osservata da Brogiolo per la regione<br />

<strong>in</strong>subrica. BROGIOLO, 1997, p. 73.<br />

24 BROGIOLO, 2001, p. 201.<br />

25 Precisamente la me<strong>di</strong>a e alta prov<strong>in</strong>cia <strong>di</strong> Pisa, dove sono presenti casi <strong>di</strong> pievi attestate <strong>in</strong> fasi precoci, come la Pieve<br />

<strong>di</strong> Triano nel comune <strong>di</strong> Lari, il caso della Pieve Vecchia <strong>di</strong> Casale Marittimo, CIAMPOLTRINI, 1995.<br />

26 CIAMPOLTRINI, 1995, p. 558.<br />

27 IMBART DE LA TOUR, 1900.<br />

28 BOGNETTI, 1926-27, FORCHIELLI, 1931.<br />

29 In Gallia si registra una preponderanza delle chiese stabilite sui vici. Mentre <strong>in</strong> Belgio si ha maggiore cont<strong>in</strong>uità con<br />

le ville, LEMARIGNIER, 1966.<br />

30 SIRONI, 1964-65, CAVANNA, 1967, TOUBERT, 1973.<br />

31 In generale tra l’<strong>in</strong>izio degli anni ’80 e i ’90, l’attenzione su questo argomento è rimasta accesa. CASTAGNETTI, 1982.<br />

SETTIA, 1980, 1983, 1983 (A); VIOLANTE, 1981, 1982. Il nome <strong>di</strong> Brogiolo si è legato <strong>in</strong> Italia allo stu<strong>di</strong>o delle pievi<br />

rurali e all’<strong>in</strong>se<strong>di</strong>amento per tutti gli anni ’80.<br />

6


sem<strong>in</strong>ario sul tardo antico e l’altome<strong>di</strong>oevo, che sembra aver rilanciato con forza l’<strong>in</strong>teresse verso<br />

le pievi e le parrocchie rurali 32 .<br />

Questi anni <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o hanno fatto notare che le chiese tardoromane o altome<strong>di</strong>evali spesso sono<br />

costruite su ville romane, come è stato <strong>di</strong>mostrato <strong>in</strong> molte zone dell’Italia settentrionale 33 ;<br />

esemplificativi i casi <strong>di</strong> Palazzo Pignano 34 e <strong>di</strong> Pieve <strong>di</strong> Manerba a sud del Garda 35 .<br />

Proprio il comprensorio gardesano è stato oggetto <strong>di</strong> uno stu<strong>di</strong>o attento sul rapporto tra pieve rurale<br />

e <strong>in</strong>se<strong>di</strong>amento 36 . Tra i più recenti esponenti <strong>di</strong> spicco della questione, oltre a Brogiolo ci sono<br />

certamente Violante 37 , Settia, 38 e Castagnetti 39 .<br />

1.2 - Caso della Prov<strong>in</strong>cia <strong>di</strong> Siena<br />

Le <strong>di</strong>ciannove pievi contese sono fondate e appartengono all’Episcopio aret<strong>in</strong>o, ma sono <strong>in</strong>serite <strong>in</strong><br />

epoca longobarda nella iu<strong>di</strong>ciaria <strong>di</strong> Siena, questo è il motivo del perdurare della lite 40 (fig. 4). La<br />

questione si è protratta dal VII al XIII secolo 41 . La bibliografia prodotta su questo caso è ampia e<br />

molteplice 42 .<br />

Una prima bozza <strong>di</strong> elenco <strong>di</strong> pievi contese è stata prodotta nel 714 43 . In questo documento i<br />

baptisteria sono qu<strong>in</strong><strong>di</strong>ci, più due monasteri 44 .<br />

All’anno successivo risale un documento più completo, si tratta dell’esame dei testimoni, fatto dal<br />

messo regio Gunteram, nella questione vertente tra Luperziano vescovo aret<strong>in</strong>o e Adeodato<br />

vescovo senese 45 . E’ il giu<strong>di</strong>cato e decreto dei vescovi <strong>di</strong> Fiesole, Firenze, Pisa e Lucca, redatto il 5<br />

32 BROGIOLO, 2001. E’ previsto già il IX° sem<strong>in</strong>ario dal titolo: Le chiese rurali tra V e VI secolo <strong>in</strong> Italia settentrionale<br />

e regioni limitrofe, Garlate, parrocchiale <strong>di</strong> S. Stefano 26-28 settembre 2002.<br />

33 Anche se si tratta <strong>di</strong> una tendenza generalizzabile ad ogni parte dell’Impero, BROGIOLO, 1984 (A).<br />

34 Su una villa romana ricostruita nel tardo antico, si impianta una chiesa paleocristiana, sulla quale sorge la pieve <strong>di</strong> S.<br />

Mart<strong>in</strong>o nell’Altome<strong>di</strong>oevo, BROGIOLO, 1982.<br />

35 La pieve <strong>di</strong> S. Maria <strong>di</strong> Manerba (<strong>in</strong> Val Tenesi, a sud/ovest del Garda), sorge su un’area <strong>di</strong> pert<strong>in</strong>enza <strong>di</strong> un’antica<br />

villa romana, affacciata sulla costa del lago. In asse con la villa, nella tarda antichità sorge l’oratorio <strong>di</strong> S. Siro.<br />

L’<strong>in</strong>se<strong>di</strong>amento tardo antico e quello altome<strong>di</strong>evale, si trovano leggermente più a nord della chiesa romanica attuale (<strong>di</strong><br />

<strong>in</strong>zio XI secolo). Sotto la chiesa lo scavo stratigrafico ha messo <strong>in</strong> luce e<strong>di</strong>fici lignei con materiali <strong>di</strong> IV-V sec. d.C. e<br />

due e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> VII secolo, BROGIOLO, 1982.<br />

36 La nascita degli oratori cristiani sul luogo delle ville tardo antiche e <strong>in</strong>torno a <strong>in</strong>se<strong>di</strong>amenti m<strong>in</strong>ori, che cont<strong>in</strong>uano<br />

presso ville abbandonate, mostra una cont<strong>in</strong>uità <strong>di</strong> <strong>in</strong>se<strong>di</strong>amento dalla romanità all’Altome<strong>di</strong>evo, nonostante l’avvento<br />

del cristianesimo. Tale modello <strong>in</strong>se<strong>di</strong>ativo crollerà solo con l’<strong>in</strong>castellamento feudale, BROGIOLO, 1982. Molti altri<br />

casi possono essere portati ad esempio <strong>di</strong> cont<strong>in</strong>uità tra <strong>in</strong>se<strong>di</strong>amento romano (fasi tardo antiche) e fase altome<strong>di</strong>evale.<br />

A Sesto Calende (Varese), BROGIOLO, 1982; BROGIOLO, 1983. Presso S. Fermo a S. Felice del Benaco (Brescia),<br />

BROGIOLO, 1984. Presso il Duomo <strong>di</strong> Salò, BROGIOLO, 1987. In Friuli (Ribaria), BROGIOLO, 1982. Inf<strong>in</strong>e a Tic<strong>in</strong>eto<br />

(Alessandria), BROGIOLO, 1982.<br />

37 Il suo punto <strong>di</strong> vista è molto specialistico e legato alle questioni prettamente pastorali. In merito alla cont<strong>in</strong>uità egli si<br />

pone <strong>in</strong> contrasto con la corrispondenza tra pago e pieve.<br />

38 Specialmente <strong>in</strong> rapporto ai castelli, nell'ambito del sistema viario e dei collegamenti <strong>in</strong> genere, SETTIA, 1980,<br />

SETTIA, 1983. SETTIA, 1983 (A). SETTIA, 1991.<br />

39 CASTAGNETTI, 1982. Non si pretende con questa breve rassegna <strong>di</strong> esporre un panorama completo. Si tratta del<br />

tentativo <strong>di</strong> <strong>in</strong>quadrare il nostro stu<strong>di</strong>o <strong>in</strong> un ambito <strong>di</strong> ricerche precedenti con le quali mantiene alcune aff<strong>in</strong>ità.<br />

40 CASTAGNETTI, 1982, p. 29.<br />

41 MARONI, 1990.<br />

42 Solo alcune <strong>in</strong><strong>di</strong>cazioni: CASTAGNETTI, 1982, LUSINI, 1898-1900-1901, SCHNEIDER, 1975, MARONI, 1990,<br />

TACCHETTI, 1975-76, BOGNETTI, 1958-64, BERTOLINI, 1960, CONTI, 1965, TABACCO, 1966, TABACCO, 1969,<br />

TABACCO, 1974, SETTIA, 1982.<br />

43 In un giu<strong>di</strong>cato <strong>di</strong> Ambrogio, maggiordomo <strong>di</strong> Liutprando, dove si confermano all’allora vescovo <strong>di</strong> Arezzo, le chiese<br />

e i monasteri del territorio senese.<br />

44 Sancti Petri ad Axo e sancti Angeli <strong>in</strong> Luco, PASQUI, 1899, n. 3, p. 6.<br />

45 “In nom<strong>in</strong>e dom<strong>in</strong>i (…) Idest primum omnium <strong>in</strong>terrogavimus Semeris presbitero de monasterio sancti Ampsani (…)<br />

Item secundus presbiter <strong>in</strong>troductus est Gunteram senex de ecclesia et baptisterio sancti Stephani a Cennano (…)<br />

Tertius presbiter Maiur<strong>in</strong>us de basilica sancti Simpliciani <strong>in</strong> Sextano (…)<br />

Quartus presbiter Onnius de baptisterio sancti Ypoliti Ressiano (…)<br />

Qu<strong>in</strong>tus presbiter Deusde<strong>di</strong>t senx de baptisterio sancti Iohannis <strong>in</strong> Rancia (…)<br />

Septimus presbiter Garibalti de monasterio sancti Archangeli <strong>in</strong> fundo Luco (…)<br />

Item <strong>in</strong>troductus est Germanus <strong>di</strong>aconus de ecclesia et baptisterio sancti Andreae <strong>in</strong> Malcenis (…)<br />

7


luglio 715 a S. Genesio <strong>in</strong> Vallari, il documento davvero esaustivo, emesso <strong>in</strong> favore del vescovo<br />

aret<strong>in</strong>o 46 .<br />

Fig. 4 –Limiti <strong>di</strong>ocesani <strong>di</strong> Siena e <strong>di</strong> Arezzo nell’ambito toscano (dalle Rationes Decimarum).<br />

Il documento contiene tale elenco <strong>di</strong> pievi: S. Stefano <strong>in</strong> Cennano (comune <strong>di</strong> Trequanda), S. Maria<br />

<strong>in</strong> Cosona (comune <strong>di</strong> Pienza), S. Ippolito <strong>in</strong> Sessiano (comune <strong>di</strong> Asciano), S. Giovanni <strong>in</strong> Rantia<br />

(comune <strong>di</strong> Asciano), S. Andrea <strong>in</strong> Malcenis (comune <strong>di</strong> Trequanda), S. Pietro <strong>in</strong> Pava (comune <strong>di</strong><br />

San Giovanni d’Asso), S. Maria <strong>in</strong> Pac<strong>in</strong>a (comune <strong>di</strong> Castelnuovo Berardenga), Santi Quirico e<br />

Giovanni <strong>in</strong> vico Falc<strong>in</strong>o (comune <strong>di</strong> S. Quirico d’Orcia), S. Restituta <strong>in</strong> fundo Rexiano (comune <strong>di</strong><br />

Item <strong>in</strong>troductus est Audo presbiter de baptisterio sancti Petri <strong>in</strong> Pava (…)<br />

Item <strong>in</strong>troductus est Ursus presbiter de baptisterio sancte Mariae Cosona (…)<br />

Item <strong>in</strong>troductus est Rodoald presbiter senex de baptisterio sancti Quirici et Ihoannis <strong>in</strong> vico Pallec<strong>in</strong>o (…)<br />

Item <strong>in</strong>troductus est Maurianus presbiter de ecclesia sancte Mariae <strong>in</strong> Pac<strong>in</strong>a (…)<br />

Item <strong>in</strong>treductus est Florent<strong>in</strong>us presbiter de baptisterio sanctae Restitute <strong>in</strong> fundo Resciano (…)<br />

Item <strong>in</strong>troductus est Firmolus presbiter de baptisterio sancti Felicis <strong>in</strong> Avala (…)<br />

Item <strong>in</strong>troductus est Bonushomo presbiter de baptisterio sancti Viti (…)<br />

Item <strong>in</strong>troductus est Leo presbiter de baptisterio <strong>in</strong> Mesalas sanctae matris ecclesiae (…)<br />

Item <strong>in</strong>troductus est Bonefatius presbiter de ecclesia et baptisterio sancti Valent<strong>in</strong>i <strong>in</strong> casale Ors<strong>in</strong>a (…)<br />

Item <strong>in</strong>troductus est Aufrit presbiter de monasterio sancti Petri ad Abso (…)<br />

Item <strong>in</strong>troductus est <strong>in</strong> presentia nostra Mattichis presbiter de monasterio sancti Peregr<strong>in</strong>i <strong>in</strong> loco Passeno prope<br />

baptisterio sancti Stephani (…)<br />

Item Godegis clericus sancti Marcell<strong>in</strong>i plebe sancto Petro <strong>in</strong> Paba (…) ”,PASQUI, 1899, n. 5, pp. 9-17.<br />

46 “ In nom<strong>in</strong>e domni Dei (…): idest monasterio sancti Amsani, baptisterio sancti Stephani <strong>in</strong> Ac<strong>in</strong>ano, baptisterium<br />

Sancta Maria <strong>in</strong> Cosona, baptisterio sancti Ipoliti <strong>in</strong> Sexiano, baptisterio sancti Ihoanni <strong>in</strong> Rantia, monasterio sancti<br />

Archangeli <strong>in</strong> fundu Lucu, baptisterio sancti Andree <strong>in</strong> Malc<strong>in</strong>is, baptisterio sancti Petri <strong>in</strong> Pava, baptisterium sancta<br />

Maria <strong>in</strong> Pac<strong>in</strong>a, baptisterium sancti Quirici et Ihoannis <strong>in</strong> vico Falc<strong>in</strong>o, baptisterio sancta Restituta <strong>in</strong> fundo Rexiano,<br />

baptisterium sancti Felicis <strong>in</strong> Avano, baptisterium sancte matris ecclesie <strong>in</strong> Misulas, baptisterium sancti Valent<strong>in</strong>i <strong>in</strong><br />

casale Urs<strong>in</strong>a, monasterio sancti Petri ad Axo, baptisterio sancti Viti <strong>in</strong> Rutiliano et sancte matris ecclesie <strong>in</strong> castello<br />

Politiano, baptisterium sancti Viti <strong>in</strong> Vescona, baptisterium sancti Viti <strong>in</strong> Pruniano, baptisterio sancti Viti <strong>in</strong> Osenna<br />

(…) ”, PASQUI, 1899, n. 6, p. 17-21.<br />

8


Montalc<strong>in</strong>o), S. Felice <strong>in</strong> Avano (comune <strong>di</strong> Gaiole <strong>in</strong> Chianti), S. Madre Chiesa <strong>in</strong> Misulas<br />

(comune <strong>di</strong> S<strong>in</strong>alunga), S. Valent<strong>in</strong>o <strong>in</strong> casale Urs<strong>in</strong>a (comune <strong>di</strong> Torrita <strong>di</strong> Siena), S. Vito <strong>in</strong><br />

Rutiliano (comune <strong>di</strong> Pienza), S. Madre Chiesa <strong>in</strong> Castello Pulliciano (comune <strong>di</strong> Montepulciano),<br />

S. Vito <strong>in</strong> Vescona (comune <strong>di</strong> Asciano), S. Donato <strong>in</strong> Citiliano (comune <strong>di</strong> Pienza), S. Maria <strong>in</strong><br />

Saltu (comune <strong>di</strong> San Giovanni d’Asso), S. Vito <strong>in</strong> Pruniano (comune <strong>di</strong> Montalc<strong>in</strong>o), S. Vito <strong>in</strong><br />

Osenna (comune <strong>di</strong> S. Quirico d’Orcia).<br />

A queste nel corso dei secoli (tra X e XI) si aggiungono altre pievi: S. Marcell<strong>in</strong>o <strong>in</strong> Avena<br />

(comune <strong>di</strong> Gaiole <strong>in</strong> Chianti), S. Vittore (comune <strong>di</strong> Rapolano Terme), S. Costanzo (comune <strong>di</strong><br />

Torrita <strong>di</strong> Siena), S. Maria <strong>in</strong> Sexta (comune <strong>di</strong> Montalc<strong>in</strong>o) 47 (fig. 5).<br />

La conv<strong>in</strong>zione che tra alcune strutture <strong>di</strong> epoca imperiale e le pievi altome<strong>di</strong>evali, potesse esistere<br />

qualche tipo <strong>di</strong> rapporto, si è rafforzata con l’<strong>in</strong>izio delle ricognizioni topografiche nei territori della<br />

Val d’Orcia.<br />

Nel territorio <strong>di</strong> Pienza sono tre i casi dove la presenza <strong>di</strong> strutture <strong>in</strong>terpretate come ville, fattorie o<br />

complessi tipo villaggio <strong>di</strong> età imperiale, si associa ad un legame fisico più o meno stretto con una<br />

pieve altome<strong>di</strong>evale.<br />

Il primo caso è quello <strong>di</strong> S. Maria dello Sp<strong>in</strong>o. Una lente <strong>di</strong> reperti archeologici affioranti <strong>in</strong><br />

superficie, <strong>in</strong>terpretata come villa <strong>di</strong> età imperiale e tardo antica è apparsa <strong>in</strong> parte obliterata da un<br />

rialzamento <strong>di</strong> terra, sul quale si trova e<strong>di</strong>ficata la pieve <strong>di</strong> S. Maria dello Sp<strong>in</strong>o 48 . Durante l’ultima<br />

ricognizione effettuata nel corso del 2001 una situazione molto <strong>in</strong>teressante è emersa nella zona <strong>di</strong><br />

identificazione della pieve altome<strong>di</strong>evale <strong>di</strong> S. Maria <strong>di</strong> Cosona 49 . Ad est della villa <strong>di</strong> Cosona si<br />

trova un vasto pianoro lasciato a sodo, dal quale nonostante l’<strong>in</strong>colto emergono, un elevato numero<br />

<strong>di</strong> laterizi <strong>di</strong> epoca presumibilmente romana <strong>in</strong>sieme ad altri tipicamente me<strong>di</strong>evali 50 .<br />

Inf<strong>in</strong>e anche la Pieve <strong>di</strong> Corsignano 51 si <strong>in</strong>serisce all'<strong>in</strong>terno <strong>di</strong> un territorio, i Campi Rutiliani,<br />

precedentemente occupato da una fattoria <strong>di</strong> età etrusco-romana e tardo antica 52 .<br />

La tendenza si è rafforzata con le ricognizioni topografiche nel territorio <strong>di</strong> Montalc<strong>in</strong>o 53 . Il caso<br />

più <strong>in</strong>teressante riguarda la pieve <strong>di</strong> S. Maria <strong>di</strong> Sexta 54 . L’e<strong>di</strong>ficio attuale si trova a circa 300 m dal<br />

sito <strong>di</strong> una villa romana con evidenti tracce <strong>di</strong> frequentazione tardo antica 55 .<br />

47 MARONI, 1990, p. 142. Alcune <strong>di</strong> queste ultime sono comunque <strong>di</strong> orig<strong>in</strong>e certamente altome<strong>di</strong>evale. S. Maria <strong>in</strong><br />

Sexta, appartenente alla <strong>di</strong>ocesi chius<strong>in</strong>a, menzionata nel documento del 715 per <strong>in</strong><strong>di</strong>care i limiti estremi della <strong>di</strong>ocesi<br />

aret<strong>in</strong>a. Solo dal 1044, viene anch’essa enumerata fra le pievi aret<strong>in</strong>e contese, MARONI, 1990, p. 143. Anche S.<br />

Costanzo era presente nel documento del 715, ma non come baptisterio, solo con il term<strong>in</strong>e <strong>di</strong> ecclesia. Lo stesso<br />

<strong>di</strong>scorso vale per S. Vittore, ambedue vengono <strong>in</strong>nalzate a se<strong>di</strong> plebane dopo l’VIII secolo, MARONI, 1990, p. 143. Per<br />

la localizzazione delle chiese ci si è basati pr<strong>in</strong>cipalmente sulle ipotesi <strong>di</strong> Maroni, che per il momento è l’unico ad<br />

essersi sp<strong>in</strong>to verso un tentativo <strong>di</strong> posizionamento, tranne la Fasoli, che ci sembra sostenga delle posizioni <strong>in</strong> alcuni<br />

casi op<strong>in</strong>abili e basate soprattutto sui toponimi presenti nell’IGM al 25.000, la carta usata come base per il<br />

posizionamento <strong>di</strong> punti, FASOLI, 1958.<br />

48 E’ nota con certezza dal 1014, ma si pensa ad una sua possibile orig<strong>in</strong>e paleocristiana, MARONI, 1990, p. 142, 207,<br />

220.<br />

49 MARONI, 1990, p. 142, p. 207, riconosciuta da alcuni nell’attuale Pod. La Pieve, CAMMAROSANO - PASSERI, 1976, p.<br />

350. Da altri nell’area del cimiter<strong>in</strong>o <strong>di</strong> Cosona, aree che non <strong>di</strong>stano l’una dall’altra più <strong>di</strong> 200 m, MARONI, 1990, p.<br />

204.<br />

50 Purtroppo non è stato ancora possibile effettuare dei controlli più approfon<strong>di</strong>ti.<br />

51 Pieve altome<strong>di</strong>evale de<strong>di</strong>cata a S. Vito e Modesto, situata ai pie<strong>di</strong> dell’abitato <strong>di</strong> Pienza, MARONI, 1990, p. 142, p.<br />

209.<br />

52<br />

PISTOI, 1997, p. 41. Ancora durante l’ultima ricognizione del 2001 abbiamo <strong>in</strong><strong>di</strong>viduato massicce tracce <strong>di</strong><br />

<strong>in</strong>se<strong>di</strong>amento compreso tra IV e il VI secolo d.C. appena a ovest della pieve.<br />

53<br />

Anche nella zona <strong>di</strong> Montalc<strong>in</strong>o sono attestate pievi e chiese relative all’annosa <strong>di</strong>sputa <strong>di</strong> conf<strong>in</strong>e.<br />

54<br />

MARONI, 1990, p. 142, p. 224.<br />

55<br />

CAMPANA, 2002, c.s. E’ <strong>in</strong>teressante anche la tra<strong>di</strong>zione popolare ancora esistente nella memoria comune della gente<br />

del luogo, che chiama il colle dove si trovano le tracce della villa romana: Poggio della Pieve.<br />

9


Fig. 5 – Gli e<strong>di</strong>fici sacri contesi, dalla lista del documento del 715.<br />

Anche le zone circostanti la pieve altome<strong>di</strong>evale <strong>di</strong> S. Restituta 56 , nonostante i pesanti scassi per<br />

l’impianto <strong>di</strong> vigneti, hanno restituito alcuni siti databili ad epoca imperiale e labili tracce tardo<br />

antiche.<br />

Allargando la fascia <strong>di</strong> osservazione al Chianti Senese, posto all’altro capo dell’area presa <strong>in</strong> esame<br />

e soggetto anch’esso a ricognizioni sistematiche, possiamo notare situazioni analoghe. Presso la<br />

Pieve <strong>di</strong> Pac<strong>in</strong>a nel comune <strong>di</strong> Castelnuovo Berardenga le <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i <strong>di</strong> superficie hanno messo <strong>in</strong><br />

evidenza varie tracce <strong>di</strong> strutture <strong>in</strong> pietra <strong>di</strong> epoca imperiale e <strong>in</strong> alcuni casi tardo antica; più un<br />

r<strong>in</strong>venimento avvenuto <strong>in</strong> passato <strong>di</strong> colonne romane proprio lungo il viottolo che conduce alla<br />

chiesa 57 . Alla Pieve <strong>di</strong> S. Marcell<strong>in</strong>o ( S. Marcell<strong>in</strong>o <strong>in</strong> Avena ), oggi loc. Pieve, a nordest <strong>di</strong> S.<br />

Marcell<strong>in</strong>o, è nota s<strong>in</strong> dal passato la presenza <strong>di</strong> massicce tracce <strong>di</strong> una villa romana e probabili fasi<br />

<strong>di</strong> riutilizzo dei suoi ambienti come cimitero della pieve 58 .<br />

In seguito a tali osservazioni sono sorte una serie <strong>di</strong> domande impellenti, <strong>di</strong>rette alla comprensione<br />

del processo <strong>di</strong> cristianizzazione delle campagne:<br />

- In quale tipo <strong>di</strong> habitat si è sviluppato?<br />

- Cosa ha comportato?<br />

- Perché le pievi sono sorte su agglomerarti consistenti <strong>di</strong> epoca precedente?<br />

- Chi sono le persone che hanno cont<strong>in</strong>uato ad utilizzare i siti delle ville?<br />

- Essi godono <strong>di</strong> qualche privilegio?<br />

- Come si <strong>di</strong>st<strong>in</strong>guono, se si <strong>di</strong>st<strong>in</strong>guono, dagli abitanti delle case sparse?<br />

- Le pievi possono <strong>in</strong> alcuni casi avere come orig<strong>in</strong>e una cappella privata poi allargata ad uso<br />

della popolazione rurale?<br />

Attraverso l’utilizzo dei meto<strong>di</strong> dell’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e archeologica tentiamo <strong>di</strong> rispondere a questi<br />

<strong>in</strong>terrogativi.<br />

56<br />

MARONI, 1990, p. 142, p. 207.<br />

57<br />

VALENTI, 1995, siti nn. 57, 58, 59, 60, 61 del Q F 114 III, pp. 311-312. In merito al r<strong>in</strong>venimento e<strong>di</strong>to, ASAT, 1992,<br />

p. 250; CRISTOFANI, 1979, p. 179.<br />

58<br />

Per la situazione archeologica nei d<strong>in</strong>torni <strong>di</strong> S. Marcell<strong>in</strong>o, VALENTI, 1995, siti nn. 71, 72, 73, 74, 75, 76 del Q F 113<br />

II, pp. 226-227. Per il r<strong>in</strong>venimento e<strong>di</strong>to della villa romana, ASAT, 1992, pp. 213-214; TRACCHI, 1978, pp. 43-44.<br />

10


1.3 - Classificazione delle aree d’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e<br />

La con<strong>di</strong>zione fondamentale è l’identificazione dei siti altome<strong>di</strong>evali con la geografia attuale 59 . Se il<br />

riconoscimento è imme<strong>di</strong>ato nei casi <strong>in</strong> cui la struttura è ancora <strong>in</strong> elevato 60 , si rivela complesso<br />

quando della chiesa rimane solo la memoria.<br />

Questa molteplicità <strong>di</strong> casi ci ha <strong>in</strong>dotto a creare una griglia <strong>di</strong> riferimento, composta da parametri<br />

impostati su percentuali decrescenti <strong>di</strong> certezza <strong>di</strong> localizzazione. Questi parametri hanno le<br />

caratteristiche <strong>di</strong> non essere ne rigi<strong>di</strong> ne tantomeno assoluti. Quello che è stato preso <strong>in</strong><br />

considerazione <strong>in</strong> questa fase può andare <strong>in</strong>contro a cambiamenti ed <strong>in</strong> generale ad adattamenti<br />

progressivi con la messa a fuoco <strong>di</strong> nuovi punti <strong>di</strong> vista. Le caratteristiche delle quali abbiamo<br />

tenuto conto f<strong>in</strong>o a questo momento sono:<br />

- Persistenza del toponimo usato nella documentazione altome<strong>di</strong>evale.<br />

- Sopravvivenza <strong>di</strong> tracce preromaniche tra gli elementi strutturali degli e<strong>di</strong>fici religiosi<br />

esistenti.<br />

- R<strong>in</strong>venimenti archeologici nelle aree circostanti i siti che si avvic<strong>in</strong><strong>in</strong>o il più possibile alle<br />

fasi <strong>di</strong> passaggio dalla tarda antichità all’altome<strong>di</strong>oevo.<br />

- Presenza <strong>di</strong> habitat circostanti i siti apparentemente non sconvolti da <strong>in</strong>terventi moderni o<br />

legati a sfruttamenti del suolo che tendano a trasformarne la morfologia.<br />

Se per alcuni siti come per esempio la Pieve <strong>di</strong> Corsignano a Pienza e la Pieve <strong>di</strong> Cennano a<br />

Castelmuzio, si può prospettare una percentuale che si avvic<strong>in</strong>a al 100% <strong>di</strong> sicurezza <strong>di</strong><br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>viduazione del sito altome<strong>di</strong>evale, ci sono casi per i quali si manifesta la carenza <strong>di</strong> elementi <strong>di</strong><br />

riconoscimento, e la percentuale <strong>di</strong> sicurezza <strong>di</strong> <strong>in</strong><strong>di</strong>viduazione del sito, scende quasi allo 0%.<br />

In mezzo a questi due dati estremi si collocano tutte le sfumatuare, legate alla particolare storia <strong>di</strong><br />

ogni e<strong>di</strong>ficio, che nella ricerca hanno un peso proporzionale alla loro percentuale <strong>di</strong> atten<strong>di</strong>bilità<br />

(figg. 6-7).<br />

In questo quadro abbiamo <strong>in</strong><strong>di</strong>viduato come particolarmente problematica la localizzazione <strong>di</strong><br />

almeno tre delle <strong>di</strong>ciannove pievi, (SS. Quirico e Giovanni <strong>in</strong> vico Falc<strong>in</strong>o, <strong>di</strong> S. Vito <strong>in</strong> Pruniano e<br />

<strong>di</strong> S. Vito <strong>in</strong> Osenna ). Se da un lato il punto <strong>di</strong> partenza è più labile, dall’altro lo stimolo a tentarne<br />

il riconoscimento è forte. Il limite della collocazione spaziale si ri<strong>di</strong>mensiona precisando che il<br />

senso dell’identificazione non richiede la co<strong>in</strong>cidenza puntuale con una struttura <strong>in</strong> elevato.<br />

Inten<strong>di</strong>amo il riconoscimento dell’ambito plebano <strong>di</strong> pert<strong>in</strong>enza, la cui territorialità sappiamo essere<br />

già connaturata nel term<strong>in</strong>e plebs dei documenti altome<strong>di</strong>evali senesi-aret<strong>in</strong>i 61 .<br />

All’elenco delle pievi e chiese abbiamo aggiunto le località riconoscibili dalle carte della crescita<br />

espansionistica del monastero <strong>di</strong> San Salvatore al Monte Amiata relaitve all’AREA 2 che sono:<br />

Petriolo, Ciliano, Frignano e Feroniano oggi nel comune <strong>di</strong> Torrita <strong>di</strong> Siena, Montepulciano<br />

(comune <strong>di</strong> Montepulciano) e Camprena, Cosona, Citiliano, Fabbrica, Corsignano, Tribbiolo,<br />

nell'attuale comune <strong>di</strong> Pienza 62 .<br />

59<br />

Il problema <strong>di</strong> fondo <strong>in</strong> merito a questo punto nodale è la mancanza <strong>di</strong> lavori, tranne il tentativo già riba<strong>di</strong>to <strong>di</strong><br />

Maroni, MARONI, 1990, che identifich<strong>in</strong>o le pievi altome<strong>di</strong>evali con e<strong>di</strong>fici o almeno zone circoscrivibili. Da questo<br />

momento qu<strong>in</strong><strong>di</strong> quando localizziamo i siti ci rifacciamo sistematicamente alle teorie <strong>di</strong> Maroni. Le sue identificazioni<br />

sono mutate nel corso del tempo. Nell’ultima e<strong>di</strong>zione del suo volume <strong>in</strong>fatti alcune delle pievi sono identificate con<br />

località <strong>di</strong>verse rispetto all’e<strong>di</strong>zione del 1990. E’ il caso della pieve dei SS. Quirico e Giovanni <strong>in</strong> vico Falc<strong>in</strong>o, <strong>di</strong> S.<br />

Vito <strong>in</strong> Pruniano e <strong>di</strong> S. Vito <strong>in</strong> Osenna, che seppur <strong>di</strong> poco hanno mutato il luogo <strong>di</strong> identificazione precedente.<br />

60<br />

Anche se spesso non nell’aspetto della fase costruttiva orig<strong>in</strong>aria.<br />

61<br />

CASTAGNETTI, 1982, p. 29.<br />

62<br />

KURZE, 1988, fig. IV. Camprena appare <strong>in</strong> un documento del 775 come casale (CDA, n. 25). Cosona è citata come<br />

casale nel 794 (CDA, n. 44) e come vico nell’817 (CDA, n. 80). Corsignano appare prima come casale nell’828 (CDA,<br />

n. 105) e successivamente come corte organizzata dall'Abbazia del Monte Amiata, <strong>in</strong>clusa nei privilegi imperiali <strong>di</strong><br />

Ottone III del 996, <strong>di</strong> Enrico II degli anni 1004 e 1007 e <strong>di</strong> Corrado II del1027 e 1036, CAMMAROSANO-PASSERI, 1976,<br />

pp. 249-250. Citiliano è ricordato come vico prima nel 791 e poi nell’800 (CDA, nn. 37, 50), <strong>in</strong> seguito come casale<br />

nell’828 (CDA, n. 105). Fabbrica appare come casale nel 783 (CDA, n. 31) e <strong>in</strong> seguito come corte dell'abbazia <strong>di</strong><br />

S.Antimo, confermata nel 952 dai re Berengario II e Adalberto, e nel 1051 dall'imperatore Enrico III, CAMMAROSANO-<br />

PASSERI, 1976, pp. 350-351. Inf<strong>in</strong>e Tribbiolo o Tribiloni è un casale nel 791 (CDA, n. 38) e Feroniano (oggi<br />

Montefollonico), VAQUERO PINEIRO, 1990, p. 21; appare come casale nell’854 (CDA, n. 136). Le località citate nel<br />

11


Il proposito è <strong>di</strong> tentare <strong>di</strong> tradurre <strong>in</strong> qualcosa <strong>di</strong> concreto i casali, i vici e le corti e rapportare<br />

queste presenze alle pievi e chiese altome<strong>di</strong>evali, considerando le ra<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> uno sviluppo che<br />

potrebbero affondare <strong>in</strong> strutture <strong>in</strong>se<strong>di</strong>ative <strong>di</strong> epoca tardo romana.<br />

Al numero <strong>di</strong> siti co<strong>in</strong>volti nella ricerca, che ricor<strong>di</strong>amo raccoglie gli e<strong>di</strong>fici religiosi dei documenti<br />

<strong>di</strong> VIII secolo relativi alla <strong>di</strong>sputa Siena/Arezzo e quelli entrati nell’orbita <strong>di</strong> <strong>in</strong>teresse dell’abbazia<br />

amiat<strong>in</strong>a, possiamo contare su alcuni elenchi <strong>di</strong> pievi e chiese non citate <strong>in</strong> fase altome<strong>di</strong>evale, ma<br />

che devono essere considerati per non limitare l’osservazione. Per esempio per la zona dell’antica<br />

<strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Chiusi esiste una bolla papale <strong>di</strong> Celest<strong>in</strong>o III del 1191 che elenca un grande numero <strong>di</strong><br />

chiese<br />

100%<br />

90%<br />

80%<br />

70%<br />

60%<br />

50%<br />

40%<br />

30%<br />

20%<br />

10%<br />

0%<br />

1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39<br />

Fig. 6 – Rappresentazione grafica delle percentuali <strong>di</strong> affidabilità <strong>di</strong> localizzazione degli e<strong>di</strong>fici religiosi citati nel<br />

documento del 715, compresi le due pievi aggiunte alla <strong>di</strong>sputa nel X secolo. (I numeri corrispondono all’ord<strong>in</strong>e dello<br />

Schedario <strong>in</strong> appen<strong>di</strong>ce).<br />

Alcune <strong>di</strong> esse sono situate <strong>in</strong> aree dove le ricognizioni <strong>di</strong> superficie hanno fornito elementi che le<br />

hanno rese <strong>in</strong>teressanti al f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> questa ricerca 63 . Anche nei limiti della <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Siena sono<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>viduabili casi analoghi 64 . A questi siti viene assegnato un peso <strong>di</strong>verso nella progettazione degli<br />

testo, senza supporto documentario <strong>in</strong> nota, sono ricavate da una carta dove Kurze posiziona i toponimi dei<br />

posse<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> S. Salvatore verso nord, f<strong>in</strong>o al <strong>di</strong>ploma <strong>di</strong> Ludovico II dell'853, KURZE, 1988, fig. IV.<br />

63 Emblematico il caso della pieve <strong>di</strong> S. Maria dello Sp<strong>in</strong>o nel territorio <strong>di</strong> Pienza, dove la ricognizione ha messo <strong>in</strong><br />

evidenza la presenza <strong>di</strong> una villa romana nell’area sottostante la pieve me<strong>di</strong>evale.<br />

64 E’ il caso <strong>di</strong> citare la Pieve al Bozzone poco fuori da Siena lungo la strada che porta verso il Chianti, dove la presenza<br />

<strong>di</strong> una villa romana frequentata almeno f<strong>in</strong>o al IV sec. d.C. è segnalata <strong>in</strong> passato prima dagli scavi del Piccolom<strong>in</strong>i, <strong>in</strong><br />

seguito dai ritrovamenti <strong>di</strong> Bianchi Band<strong>in</strong>elli, CRISTOFANI, 1979, p. 196. Le chiese delle quali tenere conto sono: S.<br />

Maria <strong>di</strong> Pievasciata (nel Chianti), la sopracitata S. Andrea al Bozzone, S. Maria allo Sp<strong>in</strong>o (Sovicille), S. Maria a<br />

Sprenna, S. Crist<strong>in</strong>a a Lucignano (ambedue nel territorio <strong>di</strong> Buonconvento). Ognuna <strong>di</strong> queste pievi presenta dei<br />

caratteri <strong>di</strong> altissimo <strong>in</strong>teresse archeologico <strong>in</strong> base a r<strong>in</strong>venimenti più o meno antichi avvenuti nelle loro vic<strong>in</strong>anze. Il<br />

caso più attuale è la Pieve <strong>di</strong> Ponte allo Sp<strong>in</strong>o (Sovicille), dove proprio <strong>in</strong> questo anno sono stati <strong>in</strong>trapresi lavori <strong>di</strong><br />

restauro che hanno messo <strong>in</strong> luce strati pavimentati a mosaici <strong>di</strong> epoca romana sui quali è sorta la pieve me<strong>di</strong>evale.<br />

Attualmente le evidenze sono sottoposte ad <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i stratigrafiche da parte della dot.ssa Flavia Ludovici, sotto la<br />

supervisione della Sopr<strong>in</strong>tendenza ai beni archeologici della Toscana.<br />

12


<strong>in</strong>terventi, nel senso che non rappresentano lo stimolo a convogliare le <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i, ma una volta<br />

del<strong>in</strong>eati i limiti deve esserne tenuto conto se vi rientrano 65 .<br />

12<br />

10<br />

8<br />

6<br />

4<br />

2<br />

0<br />

9<br />

2<br />

5<br />

Fig. 7 – Rappresentazione grafica della curva delle maggioranze <strong>di</strong> percentuali <strong>di</strong> affidabilità <strong>di</strong> localizzazione.<br />

1.4 - Quadro storico altome<strong>di</strong>evale nell’area <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o<br />

E’ tra il VI e l’VIII secolo che avviene il passaggio da un modello <strong>in</strong>se<strong>di</strong>ativo <strong>di</strong> case sparse ad un<br />

panorama più eterogeneo e complesso fatto <strong>di</strong> villaggi e <strong>di</strong> casali 66 . Nell’ AREA 2 sembra che la<br />

struttura ecclesiastica rivesta un ruolo significativo nelle vicende <strong>in</strong>se<strong>di</strong>ative. In effetti <strong>in</strong> buona<br />

parte dei siti <strong>in</strong><strong>di</strong>cati dalle carte amiat<strong>in</strong>e è presente una pieve 67 .<br />

Nel corso della prima metà dell’VIII secolo il fenomeno <strong>di</strong> strutturazione <strong>in</strong>se<strong>di</strong>ativa pare avviato.<br />

Ne sembra essere testimone il senso <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>camento delle se<strong>di</strong> plebane nel substrato umano. Tra le<br />

parti che vengono <strong>in</strong>terrogate dal messo regio Gunteram nel 715, sono rappresentati anche liberi<br />

hom<strong>in</strong>es, che esprimono la loro adesione all’ambito plebano <strong>di</strong> appartenenza 68 . Le se<strong>di</strong> plebane <strong>in</strong><br />

questo campione dove appaiono rappresentate senza omissioni 69 , permettono <strong>di</strong> <strong>in</strong>travedere i<br />

collegamenti tra <strong>di</strong> esse e con le località che conosciamo <strong>in</strong> quel periodo. Le pievi <strong>di</strong> Corsignano e<br />

65 Le pievi elencate nella bolla papale <strong>di</strong> Celest<strong>in</strong>o III che rientrano nell’area <strong>di</strong> ricerca sono: S. Maria <strong>in</strong> Campo ( oggi<br />

parrocchia <strong>di</strong> Contignano), S. Maria de Sp<strong>in</strong>o (a sud <strong>di</strong> Monticchiello), S. Mart<strong>in</strong>o de Fabrica (oggi <strong>in</strong> forma <strong>di</strong> labili<br />

tracce nel campo a<strong>di</strong>acente il Pod. Fabbrica a Pienza), S. Silvestro de Serraglio (nell’area <strong>di</strong> Totona, cioè tra<br />

Montepulc<strong>in</strong>ao e il conf<strong>in</strong>e con il territorio <strong>di</strong> Pienza), S. V<strong>in</strong>cenzo (al conf<strong>in</strong>e tra il comune <strong>di</strong> Torrita <strong>di</strong> Siena e<br />

Montepulciano), S. Felice (citata nel 715, nel territorio <strong>di</strong> Castiglion d’Orcia), S. Antimo de castello (nel territorio <strong>di</strong><br />

Montalc<strong>in</strong>o). L’elenco è ripreso dalla pubblicazione <strong>di</strong> Maroni che a sua volta riprende il documento contenuto nel<br />

volume <strong>di</strong> Cappelletii sulle cappelle d’Italia, MARONI, 2001, pp. 316-321; CAPPELLETTI, 1863.<br />

66 Le def<strong>in</strong>izioni delle località nell’altome<strong>di</strong>oevo hanno subito fasi <strong>di</strong> fluttuanza, un toponimo come locus, casale,<br />

curtis, può aver <strong>in</strong><strong>di</strong>cato tanto un centro abitato quanto il territorio <strong>di</strong>pendente, SETTIA, 1991, p. 24.<br />

67 Ciò accade <strong>in</strong> quattro dei nove toponimi amiat<strong>in</strong>i riconosciuti nell’ AREA 2: Cosona e la pieve <strong>di</strong> S. Maria, Corsignano<br />

e la pieve <strong>di</strong> S. Vito, Citiliano e la pieve <strong>di</strong> S. Donato e Fabbrica la cui Pieve <strong>di</strong> S. Mart<strong>in</strong>o non appare nella<br />

documentazione della <strong>di</strong>sputa ma se ne si ipotizza un’orig<strong>in</strong>e ad<strong>di</strong>rittura paleocristiana. Inf<strong>in</strong>e abbiamo il caso<br />

particolare <strong>di</strong> Montepulciano, che si presenta come castello <strong>in</strong> una fase molto precoce, per esempio è cià citato come:<br />

“castello Politiano” nel 714, PASQUI, 1899, n. 3.<br />

68 Anche se esiste il sospetto che ci possa essere stata una qualche forma <strong>di</strong> forzatura, rimane forte la sensazione che<br />

queste persone vivano davvero l’apparenenza ad una pieve.<br />

69 Esse <strong>in</strong>fatti si trovano tutte sulla l<strong>in</strong>ea <strong>di</strong> conf<strong>in</strong>e e qu<strong>in</strong><strong>di</strong> sono tutte oggetto <strong>di</strong> menzione documentaria.<br />

13<br />

11 11<br />

90% 70% 50% 30% 15% 0%<br />

1


<strong>di</strong> Cosona sono collegate lungo un <strong>di</strong>verticolo che <strong>di</strong>ramandosi dalla Strata Magistram all’altezza<br />

del territorio <strong>di</strong> San Quirico, si <strong>di</strong>rige a nordest, toccando appunto le suddette pievi, per poi<br />

ri<strong>di</strong>scendere dal cuore della Val d’Orcia e immettersi nella sp<strong>in</strong>a pr<strong>in</strong>cipale che <strong>in</strong> quel punto<br />

transita con orientamento est-ovest 70 . Questo <strong>di</strong>verticolo pur se successivo alla fase <strong>in</strong> esame<br />

detto Francigena dei Baptisteria, potrebbe utilizzare un tratto stradale <strong>di</strong> epoca romana. La serie <strong>di</strong><br />

r<strong>in</strong>venimenti archeologici <strong>di</strong> epoca imperiale effettuati lungo questo percorso, durante le<br />

ricognizioni archeologiche <strong>di</strong> Pienza e San Quirico d’Orcia, è una conferma a tale supposizione. E’<br />

ipotizzata una strada romana anche nel tratto che collega Cosona a Lucignano d’Asso, e<br />

successivamente alla Pieve <strong>di</strong> Pava e alla Pieve a Salti 72 . La strada da Cosona si <strong>di</strong>rige <strong>in</strong> <strong>di</strong>rezione<br />

nordovest 73 , scendendo dal versante <strong>di</strong> Lucignano d’Asso ( fig. 8 ). La campagna <strong>di</strong> ricognizione<br />

2001 nel comune <strong>di</strong> San Giovanni d’Asso, ha permesso <strong>di</strong> riconoscere un grande complesso tipo<br />

villa imperiale romana, con tracce <strong>di</strong> cont<strong>in</strong>uità d’uso f<strong>in</strong>o almeno al VI secolo d.C. nella piana<br />

dell’Asso, proprio ai pie<strong>di</strong> della Pieve <strong>di</strong> Pava. Tale complesso è senz’altro legato al passaggio <strong>di</strong><br />

una viabilità che proprio <strong>in</strong> questo punto si trova ad attraversare il torrente Asso. Da qui toccando la<br />

Pieve <strong>di</strong> Pava si <strong>di</strong>rige alla Pieve a Salti, per poi immettersi nella viabilità che probabilmente passa<br />

nel piano dell’Arbia, ri<strong>di</strong>segnata successivamente dal tronco pr<strong>in</strong>cipale della Francigena 74 .<br />

Non meno evidente l’<strong>in</strong>flusso della viabilità sulle pievi <strong>di</strong> S. Costanzo e <strong>di</strong> S. Pietro ad Misulas o<br />

Mensulas. La prima nel territorio <strong>di</strong> Torrita <strong>di</strong> Siena, <strong>in</strong> orig<strong>in</strong>e non deve <strong>di</strong>scostarsi troppo da una<br />

mansio (forse Manliana) lungo la Cassia Adrianea, nel tratto Chiusi-Firenze 75 . Il complesso ha<br />

mantenuto senza cesure, livelli <strong>di</strong> vita f<strong>in</strong>o al VI secolo d.C. e una costante impronta commerciale<br />

associata alla vic<strong>in</strong>anza dell’asse viario. Problematico il caso della pieve <strong>di</strong> S. Pietro a Misulas a<br />

S<strong>in</strong>alunga. Il legame con un importante it<strong>in</strong>erario stradale è <strong>di</strong>mostrato dalla presenza <strong>di</strong> una<br />

stazione ad Mensulas nella copia me<strong>di</strong>evale della Tabula Peuntigeriana 76 del IV sec. d.C. posta nel<br />

tratto viario <strong>di</strong> collegamento tra Chiusi e Aquae Populoniae. Purtroppo questo è uno dei casi <strong>in</strong> cui<br />

lo stu<strong>di</strong>o archeologico sarebbe possibile solo con occasionali tr<strong>in</strong>cee, dato che la struttura è ormai<br />

<strong>in</strong>serita nella rete <strong>di</strong> abitazioni moderne.<br />

Gli accenni alla viabilità rivelano un ulteriore tassello del mosaico che tentiamo <strong>di</strong> ricostruire. Il<br />

paesaggio probabilmente fruisce <strong>di</strong> alcuni tratti viari <strong>di</strong> epoca romana che devono essersi mantenuti<br />

attivi per tutta la tarda antichità 77 . Il parametro della viabilità come <strong>in</strong><strong>di</strong>zio <strong>di</strong> ricerca sul rapporto tra<br />

chiese e <strong>in</strong>se<strong>di</strong>amento è stato anche recentemente messo <strong>in</strong> luce 78 .<br />

70 BEZZINI, 1998, pp. 43-44.<br />

71 La <strong>di</strong>ramazione sembra essere successiva o contemporanea al percorso <strong>in</strong><strong>di</strong>cato da Sigerico nel 990, BEZZINI, 1998,<br />

p. 43.<br />

72 Tuttora la gente <strong>di</strong> San Giovanni d’Asso chiama questa strada la “Via delle Pievi”.<br />

73 Una fitta trama <strong>di</strong> siti archeologici <strong>di</strong> epoca tardo repubblicana primo imperiale, r<strong>in</strong>tracciati tramite ricognizioni,<br />

connota questo percorso.<br />

74 Per le <strong>in</strong><strong>di</strong>cazioni sulla strada romana, MARONI, 1990, p. 78.<br />

75 Il sito è stato sottoposto a <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i geofisiche e a scavo archeologico da parte del Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Archeologia</strong><br />

dell’Università <strong>di</strong> Siena negli anni tra il 1994 e il 1999. Informazioni sull’antica posizione della pieve (trasferita nel<br />

corso dei secoli nell’attuale chiesa del cimitero, <strong>in</strong> posizione sopraelavata rispetto alla sede orig<strong>in</strong>aria) non sono state<br />

reperite durante le fasi <strong>di</strong> <strong>in</strong>tervento archeologico. Non è escluso sia stata coperta da un’abitazione moderna, prossima<br />

all’area del sito. Si r<strong>in</strong>grazia per tali <strong>in</strong>formazioni la <strong>di</strong>rettirce dello scavo dott.ssa C<strong>in</strong>thya Mascione. Per notizie<br />

dettagliate sullo scavo, <br />

76 Uno dei rari esempi <strong>in</strong>sieme all’It<strong>in</strong>erario <strong>di</strong> Anton<strong>in</strong>o, attribuito al II o al III sec. d.C. e alla Geographia Anonimi<br />

Ravennatis del VII sec d.C. <strong>di</strong> rappresentazioni <strong>di</strong> <strong>in</strong>t<strong>in</strong>erari viari <strong>di</strong> epoca romana. La Tavola Peuntigeriana è<br />

conservata a Vienna, presso l’Osterreichische Nationalbibliothek, MARONI, 2001, p. 17; MORETTI-STOPANI, 1981, p. 9.<br />

77 La ricognizione archeologia fornisce il suo apporto <strong>in</strong> questo senso, mostrandoci grossi complessi tipo ville <strong>di</strong> epoca<br />

imperiale, posti lungo gli assi viari che cont<strong>in</strong>uano ad essere utilizzati f<strong>in</strong>o al VI secolo d.C. E’ il caso della villa<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>viduata presso Sesta nel territorio <strong>di</strong> Montalc<strong>in</strong>o, CAMPANA, c.s. Per alcune ipotesi <strong>di</strong> viabilità, MARONI, 2001, p.<br />

61.<br />

78 BROGIOLO, 2001, p. 201.<br />

14<br />

71 ,


Fig. 8 – Ipotesi <strong>di</strong> collegamento tra alcune pievi dell’area compresa tra Pienza e San Giovanni d’Asso, (la così detta<br />

“Via delle Pievi”).<br />

Sia nell’AREA 1 che nell’ AREA 2, i documenti <strong>di</strong> VIII secolo <strong>in</strong><strong>di</strong>cano un fervore eccezionale<br />

<strong>in</strong>torno all’e<strong>di</strong>ficazione e al r<strong>in</strong>novamento <strong>di</strong> pievi e <strong>di</strong> cappelle rurali 79 . Senza contare la<br />

fondazione alla metà dell’VIII secolo del monastero <strong>di</strong> S. Salvatore sul Monte Amiata da parte del<br />

nobile longobardo Erfo, della cerchia dei collaboratori regi, dotato <strong>di</strong> patrimonio demaniale 80 .<br />

Purtroppo la <strong>di</strong>ffusione delle pievi non sempre si accompagna alla sicura presenza <strong>di</strong> popolazione.<br />

Si <strong>in</strong>seriscono nell’equazione dei fattori che tendono a <strong>di</strong>storcerla, per esempio le fondazioni<br />

private <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici religiosi, frequenti tra VIII e IX secolo, che obbe<strong>di</strong>scono a necessità <strong>di</strong>verse da<br />

quelle delle popolazione esistente 81 . Questo fattore rende poco <strong>in</strong><strong>di</strong>cativa anche la presenza <strong>di</strong> un<br />

cimitero accanto alle pievi, come rivelatore <strong>di</strong> <strong>in</strong>se<strong>di</strong>amento, per più <strong>di</strong> un motivo. Primo perché la<br />

pratica <strong>di</strong> seppellire presso le pievi appare convalidata solo dalla f<strong>in</strong>e del X secolo, secondo perché<br />

sappiamo che tra VI e VIII secolo i Longobar<strong>di</strong> tendono ancora a seppellire i morti <strong>in</strong> piena<br />

campagna 82 .<br />

Questo <strong>di</strong>scorso si lega a doppio filo al dom<strong>in</strong>io longobardo che ha caratterizzato le vicissitud<strong>in</strong>i del<br />

<strong>di</strong>stretto <strong>di</strong>ocesano senese 83 . Nei territori della <strong>in</strong>quisitio i Longobar<strong>di</strong> sono ben ra<strong>di</strong>cati e autonomi.<br />

Rappresentano un ceto <strong>di</strong> possessori che si <strong>in</strong>vestono del sostegno sociale delle strutture plebane.<br />

Sono <strong>di</strong> imme<strong>di</strong>ata comprensione i f<strong>in</strong>i sociali ed economici (<strong>di</strong> <strong>in</strong>quadramento della popolazione e<br />

<strong>di</strong> ricerca <strong>di</strong> prestigio e ra<strong>di</strong>camento nei propri possessi), delle fondazioni private 84 .<br />

Questi concetti non servono a scoraggiare la ricerca, bensì a focalizzare tutti gli elementi <strong>in</strong> gioco.<br />

Per riprendere il filo del <strong>di</strong>scorso <strong>in</strong>iziale, non è sempre automatico collegare una pieve ad un<br />

nucleo <strong>di</strong> popolazione. Uno dei nostri propositi è tentare una scissione tra fondazioni private e pievi<br />

nate per la popolazione rurale. In questo caso ci sembra necessario uno stu<strong>di</strong>o approfon<strong>di</strong>to sul sito<br />

delle pieve <strong>di</strong> S. Vito <strong>in</strong> Osenna e della basilica <strong>di</strong> S. Ansano, ambedue nel territorio attuale <strong>di</strong> San<br />

79<br />

SETTIA, 1991, p. 1.<br />

80<br />

KURZE, 1989, pp. 39-40.<br />

81<br />

SETTIA, 1991, p. 5.<br />

82<br />

Ibidem, pp. 10-12.<br />

83<br />

Il ra<strong>di</strong>camento longobardo nel territorio <strong>in</strong> esame lo si deve senza dubbio anche alla violenza della loro pentrazione<br />

nella Tuscia, TABACCO, 1973, pp. 164.<br />

84<br />

TABACCO, 1973, pp. 166-167; Settia, 1991, pp. 6-12. Tra le pievi <strong>di</strong>sputate alcune private sono: il monastero <strong>di</strong> sancti<br />

Peregr<strong>in</strong>i <strong>in</strong> loco Passeno, fondato da un “Ursus ariman ”, CDL, n. pp. 70-71; la pieve <strong>di</strong> S. Restituta, della quale un<br />

centenario <strong>in</strong>terrogato nel 715 da Gunteram <strong>in</strong> mertio alla controvarsia <strong>di</strong>chiara: “…avus et besavus tenerunt ecclesiam<br />

Sanctae Restitutae…”, CDL, n. 19, p. 73.<br />

15


Quirico d’Orcia. La cappella <strong>di</strong> S. Ansano viene identificata solo da Maroni nell’attuale podere S.<br />

Sano presso il Romitorio a sudovest <strong>di</strong> San Quirico d’Orcia. S. Vito <strong>in</strong> Osenna viene localizzata la<br />

prima volta dalla Fasoli semplicemente nel centro <strong>di</strong> San Quirico, senza nessun tentativo <strong>di</strong><br />

avvic<strong>in</strong>amento maggiore al sito. In seguito viene identificata dal Maroni nelle e<strong>di</strong>zioni del 1973 e<br />

1990 presso l’attuale Romitorio a poche dec<strong>in</strong>e <strong>di</strong> metri dal sopradetto podere S. Sano (fig. 9).<br />

Nell’ultima e<strong>di</strong>zione del suo volume, egli identifica <strong>in</strong>vece la pieve <strong>in</strong> questione <strong>in</strong> tutt’altra zona, a<br />

nord ovest <strong>di</strong> San Quirico, nella località detta Pian della Pieve. Dopo questo breve <strong>in</strong>quadramento<br />

dei siti segnaliamo che il documento <strong>in</strong> cui appare S. Ansano è uno dei più <strong>in</strong>teressanti della<br />

<strong>in</strong>quisitio, dato che si parla <strong>di</strong> una cappella voluta dalla popolazione rurale. Nelle deposizioni del<br />

715 il “ presbiter Aufrit <strong>di</strong>xit. Hom<strong>in</strong>es fuerunt senensi (…) fecerunt sibi baselica <strong>in</strong> onore S.<br />

Ampsani (…) 85 ”.<br />

Fig. 9 – Foto obliqua dell’area attuale del Romitorio (foto scattata nel 2001 durante la Aerial Archaeology Research<br />

School, Siena 2001). L’identificazione segue l’ipotesi <strong>di</strong> Maroni del 1973 e 1990.<br />

Cioè dei fedeli che prima devono recarsi alla pieve <strong>di</strong> S. Felice 86 , adesso per <strong>in</strong>tervento del gastaldo<br />

senese Vilerat, possono ricevere le funzioni liturgiche m<strong>in</strong>ori nel luogo dove abitano. Per tutte le<br />

funzioni maggiori e per i sacramenti <strong>in</strong>vece devono cont<strong>in</strong>uare a recarsi nelle pievi più prossime 87 .<br />

Che tutta questa operazione sia probabilmente una manovra politica senese 88 per noi non conta. Il<br />

fatto importante è che la nuova basilica è utile ad un nucleo <strong>di</strong> popolazione che se consideriamo<br />

valida la prima identificazione fatta da Maroni, si trova vic<strong>in</strong>issima ad una pieve (S. Vito <strong>in</strong><br />

Osenna). In questo caso il nostro scopo è ricavare <strong>in</strong>formazioni sulla popolazione che abita il<br />

pianoro del Romitorio nell’VIII secolo, tramite i rapporti tra S. Ansano e S. Vito, perché la<br />

popolazione non utilizza quella pieve? Se <strong>in</strong>vece consideriamo valida la seconda posizione <strong>di</strong><br />

85<br />

PASQUI, 1899, p. 14.<br />

86<br />

Evidentemente lontana, per sp<strong>in</strong>gere una nuova e<strong>di</strong>ficazione.<br />

87<br />

In questo caso sancto Vito, sancto Quirico e <strong>in</strong> Quosona<br />

1982, pp. 33-34; SETTIA, 1991, p. 18; MARONI, 2001, p. 273.<br />

88<br />

CASTAGNETTI, 1982, pp. 34-35.<br />

, PASQUI, 1899, p. 14. Trattano dell’evento CASTAGNETTI,<br />

16


Maroni, il sito del Romitorio rimane lo stesso <strong>di</strong> notevole <strong>in</strong>teresse poiché resta da stabilire la<br />

corrispondenza tra la basilica <strong>di</strong> S. Ansano e l’attuale chiesetta del Romitorio, e da <strong>in</strong><strong>di</strong>viduare le<br />

tracce della popolazione <strong>di</strong> fedeli per la quale è stata e<strong>di</strong>ficata la nuova chiesa. Le ricognizioni<br />

archeologiche hanno <strong>in</strong><strong>di</strong>viduato f<strong>in</strong>’ora tracce <strong>di</strong> frequentazione del sito almeno dal III sec a.C.,<br />

f<strong>in</strong>o al VI sec. d.C. 89 . Mancano per il momento <strong>in</strong><strong>di</strong>zi ulteriori.<br />

Anche <strong>in</strong> questo caso come <strong>in</strong> altri dove le tracce archeologiche materiali si sono sommate a quelle<br />

archivistiche, resta il vuoto del VII secolo 90 .<br />

Cosa è successo nella fase <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>camento delle nuove aristocrazie longobarde?<br />

Quale è stata la fase <strong>in</strong>terme<strong>di</strong>a tra l’<strong>in</strong>se<strong>di</strong>amento del villaggio tardo romano del Romitorio e gli<br />

Hom<strong>in</strong>es senensis, già uniti <strong>in</strong> un vico 91 tanto da necessitare <strong>di</strong> una basilica?<br />

2 - LA STRATEGIA D’INDAGINE<br />

2.1 – Ruolo della struttura architettonica<br />

S<strong>in</strong> dalle prime fasi <strong>di</strong> lavoro il contatto con la struttura architettonica degli e<strong>di</strong>fici religiosi si è<br />

rivelato un anello chiave, nel quale però abbiamo identificato un pericolo. Abbiamo il timore <strong>di</strong><br />

perdere <strong>di</strong> vista il legame con il territorio, e <strong>di</strong> rimanere v<strong>in</strong>colati al s<strong>in</strong>golo e<strong>di</strong>ficio, assumendo una<br />

posizione troppo vic<strong>in</strong>a all’archeologia cristiana.<br />

Su questo punto si è rivelato fondamentale conoscere una delle l<strong>in</strong>ee guida del progetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o<br />

sulle chiese rurali, <strong>in</strong>trapreso attualmente per l’Italia settentrionale 92 . Il progetto è stato presentato<br />

nell’ambito <strong>di</strong> un sem<strong>in</strong>ario tenuto da Gian Pietro Brogiolo presso il Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Archeologia</strong><br />

dell’Università <strong>di</strong> Siena, dal titolo: “Chiese nell’Italia settentrionale tra VI e VII secolo”.<br />

E’ stata espressa la necessità <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re l’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e sulle piante degli e<strong>di</strong>fici religiosi più<br />

antichi, non escludendo che potrebbe esistere un rapporto <strong>di</strong> derivazione tra la maglia <strong>in</strong>se<strong>di</strong>ativa e<br />

le chiese, <strong>in</strong>dagabile attraverso le loro planimetrie orig<strong>in</strong>arie.<br />

Per il momento si tratta anche per il nord d’Italia più <strong>di</strong> un’<strong>in</strong>tuizione che <strong>di</strong> una certezza, che<br />

comunque mette <strong>in</strong> campo un nuovo elemento da considerare nello stu<strong>di</strong>o del passaggio<br />

all’altome<strong>di</strong>ovo.<br />

Per la nostra area <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o raccogliere il maggior numero <strong>di</strong> piante <strong>di</strong>sponibili della struttura<br />

orig<strong>in</strong>aria si è rivelato problematico, per la mancanza <strong>di</strong> analisi architettoniche attente alle parti<br />

ritenute più antiche (figg. 10-11).<br />

Nel territorio dell’antica <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Siena le strutture architettoniche cosiddette preromaniche,<br />

sopravvissute al fenomeno del r<strong>in</strong>novamento architettonico romanico sono quasi <strong>in</strong>esistenti 93 ,<br />

soprattutto se si confronta questo dato con la quantità <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici religiosi attestati, stimolo <strong>di</strong> tanto<br />

fervore documentario.<br />

Solo per alcune delle pievi contese nella <strong>di</strong>sputa senese-aret<strong>in</strong>a, al momento possiamo presentare<br />

delle piante della struttura orig<strong>in</strong>aria, <strong>in</strong> nessun caso purtroppo provenienti da dati <strong>di</strong> scavo<br />

archeologico 94 .<br />

Per il futuro si rivelerà fondamentale sia seguire le vicende dello stu<strong>di</strong>o della forma delle chiese<br />

altome<strong>di</strong>evali attualmente <strong>in</strong> corso <strong>di</strong> catastazione <strong>in</strong> Italia settentrionale, sia creare per l’Italia<br />

centrale un archivio delle planimetrie delle chiese altome<strong>di</strong>evali <strong>di</strong>sponibili. Solo seguendo questa<br />

89 La campagna 2001 ha permesso <strong>di</strong> <strong>in</strong><strong>di</strong>viduare tra il Romitorio e il podere S. Sano una serie <strong>di</strong> emergenze leggibili<br />

come grande complesso tipo villa o villaggio <strong>di</strong> epoca imperiale e tardo antica e <strong>di</strong> <strong>in</strong><strong>di</strong>viduare sotto la chiesetta del<br />

Romitorio un cospicuo numero <strong>di</strong> ossa umane, forse tracce <strong>di</strong> un cimitero.<br />

90 Brogiolo ha puntato l’<strong>in</strong>teresse su questo cruciale nodo <strong>di</strong> passaggio, BROGIOLO, 2001, p. 199.<br />

91 CDL, n. 19, p. 74.<br />

92 Ci riferiamo al tema promosso da Gian Pietro Brogiolo per l’ottavo sem<strong>in</strong>ario sul tardo antico e l’alto me<strong>di</strong>oevo, per<br />

il quale sono previsti dei cicli sem<strong>in</strong>ariali per <strong>in</strong>dagare la questione delle chiese rurali, che si rivelano come il parametro<br />

archeologico più <strong>di</strong>ffuso a partire dal V secolo, BROGIOLO, 2001, p. 7.<br />

93 In Toscana la rivoluzione del Romanico a partire dall’XI secolo r<strong>in</strong>nova quasi ogni forma <strong>di</strong> e<strong>di</strong>lizia religiosa sul<br />

territorio, MORETTI-STOPANI, 1981, p. 41-42.<br />

94 Sono, come per il caso della Pieve <strong>di</strong> Pàc<strong>in</strong>a, il risulatato della somma degli elementi ritenuti più antichi tradotti <strong>in</strong><br />

pianta da Moretti, MORETTI-STOPANI, 1969, p. 56.<br />

17


strategia sarà possibile generare una griglia <strong>di</strong> casistiche alla quale confrontare i dati che<br />

emergeranno dal nostro territorio <strong>in</strong> seguito a <strong>in</strong>terventi stratigrafici 95 e a <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i geofisiche.<br />

Figg. 10-11 – Partendo da s<strong>in</strong>istra rispettivamente: ricostruzione della pianta orig<strong>in</strong>aria della Pieve <strong>di</strong> Pac<strong>in</strong>a e della<br />

Pieve <strong>di</strong> Corsignano. (MORETTI-STOPANI,1981).<br />

2.2 - Organizzazione e gestione dei dati<br />

Il primo passo nella <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> ricerca descritta è avvic<strong>in</strong>arsi progressivamente alle chiese per poi<br />

prenderne le <strong>di</strong>stanze, allargando lo sguardo al territorio circostante. Questa sorta <strong>di</strong> movimento<br />

telescopico prende avvio dal contatto primario con le pievi e chiese citate nei documenti, cioè la<br />

loro conoscenza e archiviazione <strong>in</strong> un data base 96 . L’archivio creato si compone <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi elementi,<br />

strutturati per raccogliere:<br />

- le <strong>in</strong><strong>di</strong>cazioni storiche delle fonti documentarie,<br />

- le <strong>in</strong>formazioni sull’aspetto attuale degli e<strong>di</strong>fici,<br />

- la localizzazione fisica delle strutture o dei siti <strong>di</strong> identificazione (a livello <strong>di</strong> base geologica<br />

e morfologica),<br />

- una loro immag<strong>in</strong>e,<br />

- la descrizione del sito,<br />

- la bibliografia raccolta (fig. 12).<br />

In merito alle problematiche prettamente architettoniche non <strong>di</strong>rettamente connesse<br />

all’<strong>in</strong>quadramento generico della struttura, facciamo riferimento al data base del Progetto Atlante<br />

dei siti ecclesiastici me<strong>di</strong>evali della Toscana, attivo presso il Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Archeologia</strong> e Storia<br />

delle Arti dell’Università <strong>di</strong> Siena 97 . Per il momento è stata conclusa la schedatura dei siti<br />

ecclesiastici riportati nelle Rationes Decimarum della f<strong>in</strong>e del Duecento e dei primi del Trecento.<br />

95 Naturalmente se si creeranno le con<strong>di</strong>zioni per poter effettuare delle <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i mirate attarverso saggi stratigrafici su<br />

alcuni dei siti più rapprensentativi, con<strong>di</strong>zioni che <strong>di</strong>penderanno anche dalla <strong>di</strong>sponibilità delle Amm<strong>in</strong>istrazioni<br />

comunali della prov<strong>in</strong>cia senese.<br />

96 Il software che abbiamo usato per creare l’archivio è FileMaker pro 6.<br />

97 Il progetto consiste <strong>in</strong> una sistematica raccolta <strong>di</strong> dati storici, archeologici ed architettonici su tutti i siti religiosi della<br />

Toscana, tuttora esistenti o solo documentati, dalle orig<strong>in</strong>i alla f<strong>in</strong>e del Trecento. Si tratta <strong>di</strong> un totale ipotizzabile <strong>di</strong><br />

circa seimila enti tra cattedrali, monasteri, conventi, pievi, chiese, ospedali e canoniche, oltre un quarto dei quali<br />

presumibilmente recanti consistenti strutture <strong>di</strong> età me<strong>di</strong>evale. Direzione scientifica prof. Italo Moretti. Coord<strong>in</strong>amento<br />

scientifico dott. Fabio Gabbrielli. Elaborazione strumenti <strong>in</strong>formatici Giancarlo Macchi. Apparati iconografici Aldo<br />

Fav<strong>in</strong>i. Consulenza storica Michele Pellegr<strong>in</strong>i. Georeferenziazione dei siti e precatalogazione, Maricla Bicci, Aldo<br />

Fav<strong>in</strong>i, Eleonora Frati, V<strong>in</strong>cenza La Carrubba.<br />

18


Fig. 12 – Interfaccia <strong>di</strong> FileMaker delle schede <strong>di</strong> sito del data-base.<br />

Fig. 13 – Vista <strong>di</strong> ArcView del progetto <strong>di</strong> gestione-dati.<br />

Il secondo passaggio è stato creare una griglia decrescente <strong>di</strong> valori attribuiti all’atten<strong>di</strong>bilità del<br />

riconoscimento, affidato sulla base delle <strong>in</strong>formazioni globali del sito.<br />

Fondamentale per visualizzare i dati archiviati e generare le basi <strong>di</strong> lavoro, è stato creare un GIS<br />

utilizzando varie tipologie cartografiche, permettendo la creazione <strong>di</strong> tematismi chiave da<br />

<strong>in</strong>terrogare, rapportandoli via via tra loro e permettendone l’<strong>in</strong>terazione con le basi cartografiche 98<br />

(fig. 13).<br />

Il quadro <strong>di</strong> presentazione dei dati ha previsto la creazione <strong>di</strong> un archivio multime<strong>di</strong>ale delle<br />

immag<strong>in</strong>i relative ai siti utilizzati come guida all’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e, qu<strong>in</strong><strong>di</strong> le foto dello stato attuale delle<br />

98 Il software utilizzato per la base GIS è ArcView 3.0 della ESRI Inc.La cartografia che abbiamo utilizzato è <strong>di</strong> natura<br />

raster e vettoriale. Le basi raster vanno dai fogli IGM a scala 1:25.000 f<strong>in</strong>o ai catastali <strong>in</strong> scala 1:5.000. I dati vettoriali<br />

sono <strong>di</strong>sponibili per tutta l’area della <strong>in</strong>quisitio <strong>in</strong> scala 1:10.000.<br />

Un altro importante supporto sono le ortofotocarte <strong>di</strong>gitalizzate dei voli AIMA del 1996, su scala 1:10.000 una risorsa<br />

fondamentale per visualizzare i caratteri del paesaggio al f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> programmare i tipi <strong>di</strong> <strong>in</strong>terventi.<br />

19


chiese, il luogo <strong>di</strong> identificazione se se sono sparite, nei casi <strong>in</strong> cui sono già state effettuate<br />

ricognizioni archeologiche le foto dei siti r<strong>in</strong>venute nelle vic<strong>in</strong>anze 99 . Questo lavoro <strong>di</strong> raccolta-dati<br />

ha lo scopo essenziale <strong>di</strong> pianificare la tipologia <strong>di</strong> <strong>in</strong>tervento archeologico più adatta ad ogni<br />

sito 100 .<br />

3 - LA RICERCA ARCHEOLOGICA<br />

3.1 - Metodologia della ricerca (il cerchio si chiude) 101<br />

L’approccio archeologico che cre<strong>di</strong>amo sia più opportuno utilizzare per lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> un territorio<br />

vasto e con <strong>di</strong>ffusi fulcri d’<strong>in</strong>teresse, ognuno <strong>in</strong>serito <strong>in</strong> un ambito territoriale con caratteristiche<br />

proprie, si basa sulla multi<strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>arità. Inten<strong>di</strong>amo avvic<strong>in</strong>arci alla conoscenza delle vicende<br />

<strong>in</strong>se<strong>di</strong>ative specifiche, seguendo un percorso che prende avvio dallo stu<strong>di</strong>o delle riprese aeree<br />

verticali, con particolare attenzione a quelle ad alto contenuto storico, come i voli del 1952-54, che<br />

si riferiscono a paesaggi ormai scomparsi <strong>in</strong> seguito agli sviluppi moderni delle pratiche agricole e<br />

al boom <strong>in</strong>se<strong>di</strong>ativo del dopo guerra. Per arrivare alle riprese del 1996, che servono sia da facile<br />

riferimento con il panorama attuale sia da testimonianza dei cambiamenti subiti dal territorio negli<br />

ultimi quarant’anni. Parallelamente a questo tipo <strong>di</strong> lavoro saranno consultate le foto oblique<br />

scattate sulla maggior parte dei siti considerati, durante le campagne <strong>di</strong> ricognizione aerea. Il<br />

progetto è stato organizzato dal Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Archeologia</strong> <strong>di</strong> Siena, Insegnamento <strong>di</strong><br />

<strong>Archeologia</strong> Me<strong>di</strong>evale <strong>in</strong> collaborazione con English Heritage, nella primavera 2000, 2001 e<br />

2002 102 . La ricognizione archeologica <strong>di</strong> superficie riveste <strong>in</strong> questo percorso il ruolo <strong>di</strong> primo<br />

contatto con il territorio circostante i siti menzionati nelle fonti.<br />

Rappresenta la strategia più utile per l’<strong>in</strong>quadramento delle tipologie e delle cronologie abitative<br />

presenti. Possibilmente sarebbe auspicabile <strong>in</strong><strong>di</strong>viduare un’area <strong>di</strong> spicco per la comprensione delle<br />

trasformazioni dell’<strong>in</strong>se<strong>di</strong>amento avvenute dalla Tarda antichità all’Altome<strong>di</strong>oevo, sulla quale<br />

applicare <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i geofisiche. Successivamente sullo stesso sito è necessario effettuare dei saggi<br />

stratigrafici che permettano <strong>di</strong> collegare le eventuali anomalie registrate dagli strumenti <strong>di</strong> <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e<br />

non <strong>di</strong>struttiva, con le stratigrafie sottostanti. Questa pratica che rappresenta la chiusura <strong>di</strong> un<br />

circuito prevede la ripetizione <strong>di</strong> voli aerei mirati su alcuni siti scelti come campioni, <strong>in</strong> modo da<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>viduare i cambiamenti delle eventuali tracce <strong>in</strong> base alle varianti stagionali, metereologiche,<br />

agricole. Queste ripetizioni e i risultati della stratigrafia permetteranno come per i dati geofisici, <strong>di</strong><br />

accertare l’affidabilità delle tracce anomale visibili dall’aereo e <strong>di</strong> rendere possibile la loro<br />

<strong>in</strong>terpretazione con meto<strong>di</strong> non <strong>in</strong>vasivi. L’utilizzo <strong>di</strong> prospezioni <strong>in</strong>tegrate per lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> siti<br />

archeologici ha precedenti che hanno restituito notevoli risultati. E’ esemplificativo il caso del sito<br />

romano <strong>di</strong> Neviodonum <strong>in</strong> Slovenia, <strong>in</strong>dagato tramite l’utilizzo comb<strong>in</strong>ato <strong>di</strong> ricognizioni <strong>di</strong><br />

superficie, <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i geofisiche, aereofoto<strong>in</strong>terpretazione unite a fasi <strong>di</strong> scavo precedenti e<br />

successive 103 .<br />

99 Il software che abbiamo usato per creare l’archivio è Canto Cumuls 5.<br />

100 Vale la pena <strong>di</strong> ricordare nuovamente l’importanza riconosciuta all’approccio archeologico nello stu<strong>di</strong>o delle fasi <strong>di</strong><br />

passaggio all’altome<strong>di</strong>oevo “E’ dunque soltanto me<strong>di</strong>ante prospezioni o scavi archeologici, condotti con <strong>in</strong>teressi e<br />

tecniche adeguati, che la cont<strong>in</strong>uità potrà essere provata o smentita; e alla prova dei<br />

reperti materiali dovrà rimettersi anche lo storico abituato s<strong>in</strong>ora a trarre le sue deduzioni (volentieri ritenute def<strong>in</strong>itive)<br />

unicamente dai documenti scritti (…)”, SETTIA, 1991, p. 21.<br />

101 L’<strong>in</strong><strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> approccio metodologico è il frutto della maturazione dell’idea <strong>di</strong> <strong>in</strong>tegrazione<br />

delle tecniche <strong>di</strong> ricerca archeologica che ha trovato un forte contributo nelle <strong>di</strong>scussioni avute <strong>in</strong> merito a questo<br />

approccio con la prof.ssa Darja Grosman, che ha promosso da tempo l’uso <strong>di</strong> prospezioni <strong>in</strong>tegrate <strong>in</strong> Slovenia e con il<br />

dott. Stefano Campana, responsabile del settore del Telerilevamente presso il Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Archeologia</strong><br />

dell’Università <strong>di</strong> Siena.<br />

102 I risultati <strong>di</strong> queste campagne e la presentazione <strong>di</strong> questo primo progetto <strong>in</strong> Italia, nato nell’esperienza <strong>di</strong> Dottorato<br />

<strong>di</strong> Ricerca <strong>in</strong> <strong>Archeologia</strong> Me<strong>di</strong>evale del dott. Stefano Campana, possono essere lette nel volume <strong>di</strong> prossima<br />

pubblicazione: CAMPANA-et alii, c.s.<br />

103 GROSMAN, 2000, p. 245.<br />

20


Aereofoto<strong>in</strong>terpretazione<br />

delle foto aeree verticali e<br />

oblique<br />

Saggi stratigrafici <strong>di</strong> conferma<br />

alle anomalie <strong>in</strong><strong>di</strong>viduate dalla<br />

geofisica e dai voli aerei<br />

Sito con potenziali fasi<br />

altome<strong>di</strong>evali.<br />

RICERCA<br />

ARCHEOLOGICA<br />

Ripetizione dell’aerial survey <strong>in</strong><br />

<strong>di</strong>fferenti con<strong>di</strong>zioni<br />

Fig.14 – Rappresentazione grafica della chiusura del circuito metodologco <strong>di</strong> approccio multi<strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>are al<br />

sito.<br />

Un esempio eccellente <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> approccio al territorio è l’esperienza austriaca ormai<br />

trentennale. Il monitoraggio archeologico e parallelamente la ricerca, avvengono <strong>in</strong>tegrando la<br />

fotogrammentria con <strong>di</strong>versi meto<strong>di</strong> geofisici (magnetometria, suscettività magnetica, resistività e<br />

GPR – graund penetrat<strong>in</strong>g radar). E’ a questo camm<strong>in</strong>o costantemente parallelo tra remote sens<strong>in</strong>g<br />

(aerial archaeology, prospezioni geofisiche), field survey e scavo stratigrafico che si ispira il nostro<br />

progetto <strong>di</strong> ricerca (fig. 14) 104 .<br />

104 Sulla decennale esperienza <strong>di</strong> <strong>in</strong>tegrazione <strong>di</strong> fonti per l’archeologia <strong>in</strong> Austria si vedano i più recenti contributi su<br />

queste attività presentate al 4° <strong>in</strong>contro <strong>in</strong>ternazionale sulle prospezioni archeologiche svoltosi a Vienna nel 2001:<br />

NEUBAUER, 2001, pp. 9-10; DONEUS et alii, 2001, pp. 11-59.<br />

21<br />

Ricognizioni<br />

archeologiche <strong>di</strong><br />

superficie<br />

Prospezioni geofisiche


3.2 – Creazione della griglia <strong>di</strong> riferimento<br />

L’aspetto fondamentale del processo <strong>di</strong> aff<strong>in</strong>amento del metodo <strong>di</strong> <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e appena descritto è la<br />

creazione della griglia alla quale riferire i dati telerilevati dei siti per i quali non sarà previsto il<br />

riscontro stratigrafico. In effetti è questo il nodo cruciale della strategia <strong>di</strong> <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e del progetto.<br />

Come detto la griglia sarà necessaria per due tipologie <strong>di</strong> dati:<br />

- dati relativi allo spettro degli andamenti delle rilevazioni geofisiche,<br />

- dati sulle tracce <strong>in</strong><strong>di</strong>viduate da aereo e fotografate <strong>in</strong> <strong>di</strong>versi momenti dell’anno.<br />

Per ambedue questi aspetti come detto è fondamentale avere il riscontro stratigrafico, per capire che<br />

a quel tipo <strong>di</strong> traccia o <strong>di</strong> registrazione per esempio magnetica, corrisponde tendenzialmente un<br />

certo elemento strutturale coperto. Questa griglia è l’elemento che permette <strong>di</strong> applicare la ricerca<br />

archeologica ai siti previsti.<br />

4 – I METODI<br />

4.1 - Le foto aeree verticali e oblique<br />

Per le immag<strong>in</strong>i zenitali si possono utilizzare riprese aeree effettuate a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> anni e a <strong>di</strong>fferenti<br />

scale 105 .<br />

Fig. 15 – Foto obliqua del sito <strong>di</strong> probabile identificazione della Pieve <strong>di</strong> S. Maria <strong>in</strong> Cosona (Aerial Research School,<br />

Siena-2001).<br />

Questo tipo <strong>di</strong> supporto ha il grande merito <strong>di</strong> aiutarci ad <strong>in</strong>quadrare l’ambiente circostante i siti <strong>di</strong><br />

<strong>in</strong>teresse. E’ il passo-base per procedere alle successive fasi <strong>di</strong> ricerca, sia <strong>in</strong> merito alla scelta dei<br />

siti che present<strong>in</strong>o con<strong>di</strong>zioni più favorevoli sia per <strong>in</strong><strong>di</strong>viduare eventuali cambiamenti del<br />

paesaggio nel corso degli anni.<br />

Un’attenzione particolare meritano le foto oblique 106 . Durante le prime campagne <strong>di</strong> ricognizione<br />

aerea effettuate nel territorio senese abbiamo collezionato una serie <strong>di</strong> scatti sulla maggior parte dei<br />

siti <strong>di</strong> <strong>in</strong>teresse citati <strong>in</strong> questa sede (fig. 15).<br />

105 Volo GAI, 1952-53, scala 1:33.000. Volo EIRA, 1975-76, scala 1:13.000. Volo AIMA, 1996, scala 1:10.000.<br />

22


Questo doppio tipo <strong>di</strong> supporto ci servirà a <strong>in</strong><strong>di</strong>viduare anomalie nelle aree attorno alle chiese, alle<br />

quali seguiranno le sistematiche verifiche a terra. Sono chiaramente escluse da questo approccio le<br />

pievi oggi <strong>in</strong>cluse nelle maglie urbane 107 .<br />

Soprattutto per le foto oblique come abbiamo precedentemente spiegato, è previsto un<br />

ciclo <strong>di</strong> ripetizione <strong>di</strong> voli e scatti su alcuni siti che presenteranno eventuali tracce<br />

anomale, per la messa a punto della metodologia delle ricognizioni archeologiche aeree<br />

mirate.<br />

4.2 - Ricognizioni archeologiche <strong>di</strong> superficie<br />

La strategia più <strong>di</strong>retta è la ricognizione topografica mirata, attraverso degli zoom attorno alle pievi<br />

e chiese nom<strong>in</strong>ate nel 715 e alle attestazioni documentarie del monastero amiat<strong>in</strong>o, allargando<br />

l'<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e da uno o ad un massimo <strong>di</strong> tre km 2 (esempi delle aree circostanti alcuni siti localizzati:<br />

(fig. 16).<br />

Fig. 16 – Ortofotocarta (1:10000) dell’area circostante la Pieve <strong>di</strong> Cennano presso Castelmuzio (comune <strong>di</strong><br />

Trequanda).<br />

L'obiettivo è <strong>in</strong><strong>di</strong>viduare tracce che <strong>in</strong><strong>di</strong>ch<strong>in</strong>o la presenza <strong>di</strong> frequentazioni nelle aree circostanti i<br />

fulcri <strong>di</strong> <strong>in</strong>teresse, con la speranza che si possa trattare <strong>di</strong> <strong>in</strong>se<strong>di</strong>amenti relativi alla fase <strong>di</strong><br />

formazione del paesaggio me<strong>di</strong>evale. Un occhio <strong>di</strong> particolare <strong>in</strong>teresse è rivolto alle tre pievi per le<br />

quali Maroni ha mutato il luogo <strong>di</strong> identificazione 108 . Tenteremo <strong>di</strong> <strong>in</strong><strong>di</strong>viduare le aree <strong>di</strong> probabile<br />

localizzazione e da questo punto <strong>in</strong>izieremo le <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i, prima tramite ricognizioni <strong>di</strong> superficie ed<br />

<strong>in</strong>seguito se si creeranno le con<strong>di</strong>zioni ottimali, attraverso <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i geofisiche mirate. Verranno da<br />

subito escluse da questa <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e le pievi <strong>di</strong> S. Pietro ad Mensulas e <strong>di</strong> Sant’Ippolito <strong>in</strong> Sessiano<br />

106 La metodologia dell’aerial survey <strong>in</strong> ambiente anglosassone ha dato negli ultimi c<strong>in</strong>quant'anni un contributo decisivo<br />

alle <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i sui paesaggi archeologici. Nelle settimane a cavallo tra maggio e giugno 2000-2002 l'Insegnamento <strong>di</strong><br />

<strong>Archeologia</strong> Me<strong>di</strong>evale del Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Archeologia</strong> <strong>di</strong> Siena <strong>in</strong> collaborazione con English Heritagesi, ha<br />

organizzato una serie <strong>di</strong> campagne <strong>di</strong> riprese aeree. In Italia questo tipo <strong>di</strong> esperienza ha rivestito un ruolo<br />

assolutamente pioneristico, permettendo <strong>di</strong> collezionare un patrimonio <strong>di</strong> circa 7000 foto del territorio toscano:<br />

CAMPANA, et alii, c.s.<br />

107 Per esempio S. Quirico <strong>in</strong> Osenna, oggi collegiata nel centro storico <strong>di</strong> San Quirico d’Orcia.<br />

108 Abbiamo già <strong>in</strong>sistito ampiamente sulla pieve <strong>di</strong> S. Vito <strong>in</strong> Osenna.<br />

23


(oggi San Polito), perché attualmente <strong>in</strong>serite nella maglia urbana rispettivamente della Pieve <strong>di</strong><br />

S<strong>in</strong>alunga e <strong>di</strong> Asciano. Mentre si rivela alto il potenziale <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o delle pievi oggi collocate nella<br />

fascia delle Crete senesi, notoriamente un paesaggio dest<strong>in</strong>ato quasi esclusivamente alla<br />

coltivazione cerealicola e ai pascoli. In queste con<strong>di</strong>zioni aumentano <strong>in</strong> maniera esponenziale le<br />

potenzialità <strong>di</strong> <strong>in</strong>vestigazione dei territori circostanti le chiese rurali.<br />

4.3 - Indag<strong>in</strong>i geofisiche 109<br />

Questo tipo <strong>di</strong> approccio rappresenta il secondo passo nell’ideale zoom progressivo <strong>di</strong><br />

avvic<strong>in</strong>amento al sito. Dopo la ricognizione <strong>di</strong> superficie il naturale passaggio porta ad un’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e<br />

non <strong>di</strong>struttiva, ma più <strong>in</strong>tensiva rispetto alla raccolta e osservazione dei materiali affioranti. Come<br />

abbiamo detto nel paragrafo 3.1 le prospezioni saranno seguite da saggi archeologici da effettuare<br />

nei punti nevralgici che esse mostreranno, così da collegare alle anomalie delle verifiche<br />

imme<strong>di</strong>ate. Va anzitutto ricordato che questi mezzi nelle con<strong>di</strong>zioni ambientali e climatiche della<br />

nostra area vengono utilizzati al limite delle loro possibilità. Tutti i tipi <strong>di</strong> strumentazione agiscono<br />

al meglio <strong>in</strong> con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> clima secco e <strong>di</strong> terreni sabbiosi e asciutti. Nella nostra area sono <strong>in</strong>vece<br />

presenti substrati geologici <strong>di</strong> natura argillosa e le con<strong>di</strong>zioni ambientali sono spesso sfavorevoli.<br />

Nonostante queste premesse <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i <strong>in</strong><strong>di</strong>rette sul terreno possono rivelarsi <strong>di</strong> fondamentale<br />

importanza, specialmente nei siti dove la pieve non è più <strong>in</strong> elevato e il luogo <strong>di</strong> possibile<br />

identificazione si sovrappone ad un <strong>in</strong>se<strong>di</strong>amento precedente. A favorire certamente l’utilizzo della<br />

Magnetometria come metodo preponderante nella nostra zona è la <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> argilla. Questa<br />

caratteristica naturale <strong>in</strong> tutte le fasi storiche ha determ<strong>in</strong>ato il prevalente utilizzo <strong>di</strong> costruzioni <strong>in</strong><br />

laterizi e genericamente un largo uso <strong>di</strong> terre cotte, particolarmente buone per la risposta<br />

magnetometrica, grazie alla magnetizzazione residua dovuta alla cottura <strong>in</strong> fornaci ad alte<br />

temperature.<br />

4.4 - Scavo archeologico<br />

Lo scavo <strong>in</strong> questo progetto ha una duplice valenza. Durante le prime fasi della ricerca riveste il<br />

ruolo <strong>di</strong> accertamento e valorizzazione dei dati provenienti da meto<strong>di</strong> non <strong>di</strong>struttivi. Le sequenze<br />

stratigrafiche, come premesso, provenienti da eventuali saggi da praticare su alcuni siti pilota,<br />

saranno la base sulla quale <strong>in</strong>vestire per la conoscenza dei restanti siti. Lo scavo riveste comunque<br />

anche un ruolo <strong>di</strong>verso e conclusivo.<br />

La fase f<strong>in</strong>ale del lavoro è <strong>in</strong><strong>di</strong>viduare almeno un sito sul quali praticare uno scavo stratigrafico. Il<br />

sito dovrà essere il più possibile esemplificativo delle casistiche <strong>in</strong><strong>di</strong>viduate durante le fasi<br />

precedenti <strong>di</strong> comprensione dell’area <strong>di</strong> <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e. Naturalmente la scelta maturerà a seguito della<br />

conclusione dei livelli <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o precedenti.<br />

5 – I TEMPI<br />

5.1 – Obiettivi del primo anno<br />

Quello che preve<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> portare avanti durante il I° anno <strong>di</strong> lavoro è lo stu<strong>di</strong>o delle foto aeree<br />

verticali ed oblique (per le seconde gli scatti <strong>di</strong>sponibili f<strong>in</strong>o a questo momento), <strong>in</strong>quadrando tutte<br />

le aree circostanti i siti <strong>di</strong> <strong>in</strong>teresse e selezionando quelli con caratteri migliori per la ricerca sul<br />

campo ed eventualmente quelli con visibilità <strong>di</strong> tracce anomale nei d<strong>in</strong>torni. In seguito saranno<br />

programmate ricognizioni <strong>di</strong> superficie mirate ad alcuni siti-pilota. In seguito a queste <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i<br />

verranno <strong>in</strong><strong>di</strong>viduate delle aree <strong>di</strong> preferenza dove cre<strong>di</strong>amo si potranno concentrare il maggior<br />

numero <strong>di</strong> <strong>in</strong><strong>di</strong>cazioni relative all’<strong>in</strong>se<strong>di</strong>amento tra l’epoca romana e quella me<strong>di</strong>evale. In queste<br />

porzioni <strong>di</strong> territorio si potranno <strong>in</strong>iziare a praticare <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i geofisiche.<br />

109 In questa fase della ricerca questo tipo <strong>di</strong> prospezioni verranno effettuate <strong>in</strong> collaborazione con il prof. Dario<br />

Albarello del Dipartimento <strong>di</strong> Scienze della Terra dell’Università <strong>di</strong> Siena, soprattutto <strong>in</strong> merito alla lettura ed<br />

<strong>in</strong>terpretazione dei dati.<br />

24


5.2 – Obiettivi del secondo anno<br />

Durante il II° anno preve<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> <strong>in</strong>iziare a praticare i saggi stratigrafici sulle aree campione scelte<br />

nell’anno precedente nei casi <strong>in</strong> cui le <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i geofisiche siano già state effettuate. Parallelamente<br />

cont<strong>in</strong>ueranno ad essere praticate prospezioni nei restanti siti-pilota. Insieme a queste <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i a<br />

terra preve<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> ripetere i voli aerei 110 e gli scatti fotografici sui siti <strong>di</strong> <strong>in</strong>teresse, <strong>in</strong> più<br />

con<strong>di</strong>zioni atmosferiche e stagionali così da mettere a punto un griglia per una lettura <strong>in</strong>terpretativa<br />

anche delle tracce anomale visibili dall’alto. Le ricognizioni sistematiche a terra accompagnano<br />

tutte le fasi descritte durante questo anno.<br />

5.3 – Obiettivi del terzo anno<br />

Nell’ultimo anno della ricerca, preve<strong>di</strong>amo soprattutto <strong>di</strong> poter applicare la griglia <strong>di</strong> lettura che<br />

dovrebbe essersi generata dal lavoro metodologico dei primi due anni alla maggior parte dei siti<br />

<strong>in</strong>dagabili. Se si creeranno le con<strong>di</strong>zioni necessarie potrebbe essere il momento <strong>di</strong> praticare uno<br />

scavo archeologico nel sito che considereremo più esaustivo per la comprensione del passaggio<br />

dall’<strong>in</strong>se<strong>di</strong>amento romano a quello me<strong>di</strong>evale. Naturalmente questo anno servirà per la stesura delle<br />

conclusioni e della tesi f<strong>in</strong>ale.<br />

6 – CONCLUSIONI<br />

Per riba<strong>di</strong>re il concetto base <strong>di</strong> questo progetto <strong>di</strong> ricerca vorrei riportare l’attenzione<br />

sull’importanza delle fonti documentarie che abbiamo a <strong>di</strong>sposizione e sulla rarità <strong>di</strong> un caso <strong>di</strong><br />

attestazioni ecclesiastiche e non solo così completo nel panorama italiano <strong>in</strong> una fase tanto precoce<br />

del Me<strong>di</strong>oevo. La possibilità <strong>di</strong> seguire la scia delle pievi e delle chiese attestate, per capire<br />

l’<strong>in</strong>se<strong>di</strong>amento circostante e le scelte effettuate dalle nuove classi politiche longobarde che si<br />

<strong>in</strong>se<strong>di</strong>ano nell’attuale prov<strong>in</strong>cia senese <strong>in</strong> quegli anni è un’opportunità unica. Questo progetto si<br />

profila come base <strong>di</strong> sperimentazione e approfon<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> una metodologia <strong>di</strong> <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e<br />

archeologica <strong>in</strong>tegrata, fatta <strong>di</strong> più fonti da utilizzare contemporaneamente, unendo i risultati allo<br />

scopo <strong>di</strong> ottenere il meglio che ciascuna può offrire.<br />

110 I voli pensiamo possano essere effettuati con la collaborazione dell’Aereoclub <strong>di</strong> Siena.<br />

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