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FISICA CLASSICA - CloudMe

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Per tutti questi motivi, lo spirito dello scienziato greco è uno spirito laico (che non ammette dogmi<br />

e pregiudizi da accettare senza discutere) e nello stesso tempo uno spirito critico (che sottopone alla<br />

discussione razionale e al controllo fenomenologico) le idee proprie e quelle degli altri. Certo, in<br />

assenza di ipotesi quantitative più precise e, soprattutto, di adeguate capacità tecniche, mancavano<br />

quelle che noi oggi consideriamo le principali fonti di informazione sulla natura del mondo fisico,<br />

ossia gli esperimenti. Ma non per questo bisogna dimenticare che, in definitiva, lo scopo ultimo<br />

degli "amanti del sapere" era quello di separare le vaghe opinioni, le credenze ingenue dell'uomo<br />

comune, ossia la cosiddetta doxa, dalle conoscenze certe che l'osservazione, la riflessione razionale,<br />

la deduzione logica ci consentono di raggiungere, ossia la cosiddetta epistéme. E' così che, in<br />

pratica, nasce la scienza occidentale.<br />

LA RICERCA DI PRINCIPI UNIFICANTI<br />

La scuola ionica<br />

Gli albori di quella che noi consideriamo "scienza" greca possono essere fatti risalire alle opere dei<br />

cosiddetti naturalisti ionici, che produssero le loro teorie grosso modo tra il 650 e il 500 a.C. I più<br />

noti sono quelli appartenenti alla scuola di Mileto, ossia Talete (624-546 ca a.C.), Anassimandro<br />

(610-546 a.C.) e Anassimene (586-528 a.C.). Il nome "naturalisti" deriva appunto dal fatto che il<br />

loro atteggiamento tendeva a contrapporsi a quello dei sacerdoti e dei teologi poiché essi ritenevano<br />

che fosse giunto il momento di «sottoporre a violenza la natura affinché essa ci riveli i suoi<br />

segreti».<br />

La caratteristica principale della loro ricerca è il tentativo di individuare il principio unico, la<br />

sostanza o l'essenza da cui traggono origine tutte le cose. Essi cercavano in altre parole di trovare<br />

l'unità al di sotto e all'inizio (donde il termine "principio" ossia arché) della molteplicità di tutte le<br />

cose. Ora, per Talete tale principio era l'acqua, per Anassimandro era una sostanza primaria<br />

indefinita (l'apeiron), per Anassimene era l'aria. Queste idee si fondevano in modo suggestivo con<br />

le complesse teorie cosmologiche e cosmogoniche che essi proponevano che costituiscono, fino a<br />

Tolomeo, la cosmologia classica.<br />

La teoria dei quattro elementi<br />

Queste prime teorie generali furono sottoposte a severe critiche dai filosofi successivi, ma il seme<br />

era stato gettato: era legittimo cercare la spiegazione dei fenomeni e le cause ultime dei mutamenti<br />

in princìpi materiali, anche se in un quadro più ricco e articolato. In particolare, nel V secolo spicca<br />

la figura di Empedocle (490-430 ca a.C.), nativo di Agrigento, il quale propone la famosa teoria dei<br />

quattro elementi, che avrà, come vedremo, vita lunghissima. Per Empedocle infatti tutte le cose<br />

sono formate da quattro elementi primari, l'aria, l'acqua, la terra e il fuoco, che si combinano tra<br />

loro in varie proporzioni.<br />

E' interessante notare che i quattro elementi interagiscono tra loro con attrazioni e repulsioni,<br />

concepite come manifestazione rispettivamente di amore e di odio, e che queste attrazioni e<br />

repulsioni consentono di spiegare i mutamenti delle cose.<br />

PITAGORA E PLATONE<br />

I numeri come princìpi primi<br />

Nel VI secolo a.C. la matematica era già molto sviluppata, grazie ai contributi degli egiziani, degli<br />

assiri e dei babilonesi. Con Pitagora (ca 570-497 a.C.) e la sua scuola i numeri diventano princìpi<br />

delle cose in senso "fisico", in quanto unità essenziali che si compongono come dei punti materiali<br />

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