scarica l'allegato quì - Villa Fulvia
scarica l'allegato quì - Villa Fulvia
scarica l'allegato quì - Villa Fulvia
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
Dr. PASQUALE FRANCO<br />
Log. SANTINA FABRIANI<br />
Log. DARIA PASTURENZI<br />
Log. FRANCESCA BONUGLIA<br />
La<br />
Disfagia<br />
Servizio di logopedia<br />
Resp. Dr.ssa Alba Appicciafuoco
Dr. PASQUALE FRANCO<br />
Log. SANTINA FABRIANI<br />
Log. DARIA PASTURENZI<br />
Log. FRANCESCA BONUGLIA<br />
La<br />
Disfagia<br />
2
Indice<br />
Introduzione 5<br />
Cos’è la disfagia? 7<br />
Cos’è la deglutizione? 8<br />
Come avviene la deglutizione? 8<br />
Quali sono gli organi coinvolti nella deglutizione? 10<br />
Quanti tipi di disfagia esistono? 11<br />
Quali sono le principali cause di disfagia? 12<br />
La disfagia è una patologia frequente 13<br />
Le conseguenze della disfagia possono essere gravi 13<br />
Quali sono i segni che ci aiutano a riconoscere la disfagia? 14<br />
A chi ci rivolgiamo quando si presenta il problema della deglutizione? 15<br />
Quali sono le fasi del percorso diagnostico della disfagia ? 16<br />
Come viene eseguito e cosa permette di rilevare l’esame FEES? 17<br />
Esistono complicanze indotte dalla Fees? 18<br />
Consenso informato 19<br />
Nello specifico cosa intende dirci il medico con le seguenti<br />
affermazioni? 20<br />
Qual è l’obiettivo dell’intervento riabilitativo? 22<br />
Metodiche di compenso 23<br />
Tecniche rieducative 24<br />
Provvedimenti adattativi 25<br />
Modificatori di consistenza 27<br />
Quali sono gli alimenti da evitare in caso di difficoltà di<br />
deglutizione? 28<br />
3
4<br />
Le regole per le scelte alimentari del paziente disfagico 29<br />
Il semaforo dei cibi 30<br />
Se l’alimentazione per via orale non è possibile o insufficiente<br />
anche solo temporaneamente? 32<br />
In caso di soffocamento quali manovre è opportuno adottare? 34<br />
Norme comportamentali da tenersi nell’assistenza all’alimentazione<br />
del paziente disfagico 36<br />
EAT-10 test per il monitoraggio delle capacità deglutitorie 39<br />
Tabella per il calcolo del Body Mass Index ( MBI) 40<br />
Bibliografia 41<br />
Informazioni utili 43
Introduzione<br />
Ci sono cose, azioni, gesti, che vengono considerate scontate, necessarie e ovvie<br />
a cui non viene dato il giusto valore fin quando non vengono a mancare.<br />
La deglutizione è un atto spontaneo, basti pensare che nell’arco delle 24 ore si<br />
deglutisce mediamente circa 1500 volte.<br />
Per la maggior parte delle persone, mangiare è un’attività piacevole, che oltre a<br />
soddisfare il fabbisogno nutrizionale, ha dei risvolti di tipo psico-sociali.<br />
Quando tutto ciò, o parte delle nostre attività normali diventano difficoltose, o<br />
vengono in qualche modo disturbate, ci accorgiamo della loro grande<br />
importanza. In quest’ottica si inserisce un sintomo spesso ignorato,<br />
sottovalutato: la disfagia.<br />
La disfagia, oltre a provocare gravi problemi di nutrizione e rischi di morte<br />
(soffocamento), o più subdolamente problemi polmonari, provoca anche<br />
problemi di socializzazione: spesso i pazienti affetti da questo disturbo evitano<br />
il contatto con altre persone pur di evitare situazioni di disagio.<br />
E’ quindi importante capire, se si è di fronte ad un deficit della deglutizione:<br />
valutare in modo più preciso e completo possibile, attraverso uno studio clinico<br />
strumentale, il grado di difficoltà, fornisce informazioni e indicazioni precise<br />
sul tipo di nutrizione da adottare e sul tipo di trattamento da eseguire, per<br />
gestire al meglio la situazione del paziente.<br />
La realizzazione di questo libretto informativo, nasce dall’esigenza di far<br />
comprendere, i problemi della deglutizione e dei disturbi ad essa correlati, al<br />
paziente stesso e a tutte le figure che se ne occupano: familiari, care-giver,<br />
personale sanitario, ecc.<br />
Una buona informazione, o più semplicemente “conoscere”, rende il percorso<br />
riabilitativo più facile e più breve, e non ci espone a rischi inaspettati<br />
(denutrizione, disidratazione, soffocamento, polmoniti, isolamento sociale).<br />
Nella speranza di fare cosa utile, proponiamo un piccolo vademecum sulla<br />
disfagia.<br />
Log. Santina Fabriani<br />
5
Cos’è la disfagia?<br />
La disfagia è la variante patologica della deglutizione, quindi qualsiasi<br />
disturbo, disfunzione, impedimento o rallentamento nella progressione di cibo<br />
e bevande dalla bocca allo stomaco.<br />
La disfagia non è una malattia ma un sintomo.<br />
E’ un’anomalia complessa causata da diverse patologie mediche, chirurgiche o<br />
semplicemente dovuta all’età.<br />
Chi ne soffre, ha difficoltà o impossibilità di attuare un'alimentazione orale<br />
autonoma e sicura; oltre a non poter assumere cibo secondo quantità e qualità<br />
adeguate, rischia il passaggio di cibo nelle vie respiratorie, con conseguenze<br />
spesso gravi, come lo sviluppo di polmoniti.<br />
6
Cos’è la deglutizione?<br />
La deglutizione è l’attività di convogliare dall’esterno allo stomaco sostanze<br />
solide, liquide, gassose o miste.<br />
Come avviene la deglutizione?<br />
La deglutizione non è limitata al passaggio di cibo dalla bocca allo stomaco,<br />
ma riguarda anche le attività che precedono l’ingresso delle sostanze nel cavo<br />
orale.<br />
La deglutizione viene suddivisa in SETTE FASI.<br />
Fase anticipatoria<br />
Fase Fase 0<br />
di preparazione extra orale<br />
Fase 1<br />
di preparazione orale<br />
Fase 2<br />
orale propulsiva<br />
(Controllo volontario)<br />
7<br />
Comprende tutte le modificazioni che<br />
coinvolgono il cavo orale e faringeo prima che il<br />
cibo oltrepassi lo sfintere labiale (Owens et al.).<br />
La funzione è quella di preparare tutte le<br />
strutture deglutitorie e digestive a svolgere il<br />
loro compito.<br />
Comprende tutte le modificazioni di consistenza,<br />
viscosità, temperatura e dimensioni del bolo che<br />
deve essere introdotto nel cavo orale (Schindler<br />
e Juliani).<br />
Comprende le modificazioni del cibo fino a<br />
trasformarlo in bolo pronto ad essere deglutito; di<br />
questa fase fanno parte la salivazione e la<br />
masticazione (Schindler et al.).<br />
Inizia quando la lingua spinge il bolo<br />
superiormente e posteriormente e termina nel<br />
momento in cui viene elicitato il riflesso<br />
deglutitorio.
Fase 3<br />
Faringea<br />
(Controllo involontario)<br />
Fase 4<br />
Esofagea<br />
(Controllo involontario)<br />
Fase 5<br />
Gastrica<br />
(Controllo involontario)<br />
LEGENDA<br />
Inizia quando il bolo attraversa il “quadrivio<br />
faringeo”, dove avviene la coordinazione di<br />
differenti meccanismi che permettono il transito<br />
del bolo, evitando il passaggio di cibo nel naso e la<br />
penetrazione e/o l’aspirazione di cibo<br />
rispettivamente in laringe e/o nell’apparato<br />
bronco- polmonare.<br />
Il bolo arriva all’esofago attraverso lo sfintere<br />
esofageo superiore e lo percorre per mezzo di<br />
onde peristaltiche che lo porteranno allo sfintere<br />
esofageo inferiore.<br />
Il bolo arriva nello stomaco, termina la<br />
deglutizione e inizia la digestione.<br />
COMPETENZA DEL FONIATRA<br />
COMPETENZA DEL GASTROENTEROLOGO<br />
8
Palato duro<br />
Labbra<br />
Denti<br />
Lingua<br />
9<br />
Quali sono gli organi coinvolti<br />
nella deglutizione?<br />
Ghiandole salivari<br />
Naso<br />
Palato molle<br />
Faringe<br />
Epiglottide<br />
Esofago<br />
Trachea<br />
QUADRIVIO FARINGEO<br />
E’ la zona più delicata che il cibo<br />
attraversa durante la deglutizione.<br />
Nella faringe infatti, si incrociano le vie<br />
respiratorie e le vie alimentari. I disordini<br />
della deglutizione possono<br />
compromettere i rapporti tra queste due<br />
vie fino a determinare penetrazione del<br />
cibo nelle vie aeree.<br />
I QUATTRO SFINTERI<br />
1) sfintere glottico<br />
2) sfintere esofageo superiore<br />
3) sfintere velofaringeo<br />
4) sfintere glossopalatale (istmo delle fauci)
Quanti tipi di disfagia<br />
esistono?<br />
Esistono tanti tipi di disfagia, ognuno dei quali necessita di valutazioni,<br />
trattamenti e precauzioni specifici.<br />
In base alla fase deglutitoria compromessa possiamo distinguere 3 tipi di disfagia:<br />
orale, faringea, esofagea.<br />
La presbifagia<br />
L’alterazione della deglutizione nella persona anziana viene definita presbifagia.<br />
La presbifagia primaria è l’alterazione della deglutizione nella persona anziana sana per<br />
effetto dei normali processi di invecchiamento sulla deglutizione e deve essere<br />
considerata una condizione fisiologica che espone la persona ad una maggior incidenza<br />
di rischio.<br />
La presbifagia secondaria è l’alterazione della deglutizione nella persona anziana per<br />
effetto di malattie, traumi, farmaci etc.<br />
10
Le più significative cause di disfagia si dividono in:<br />
Neurologiche<br />
Tumori del tronco<br />
Trauma cranico<br />
Stroke<br />
Paralisi cerebrale<br />
Sindrome di Guillain-Barrè<br />
Morbo di Huntington<br />
Sclerosi multipla<br />
Polio<br />
Sindrome post-polio<br />
Discinesia tardiva<br />
Encefalopatie metaboliche<br />
SLA<br />
Morbo di Parkinson<br />
Demenza<br />
Infettive<br />
Metaboliche<br />
Amiloidosi<br />
Sindrome di Cushing<br />
Tirotossicosi<br />
Morbo di Wilson<br />
11<br />
Quali sono le principali cause di<br />
disfagia?<br />
Difterite<br />
Botulismo<br />
Lyme disease<br />
Sifilide<br />
Mucosite (herpes, cytomegalovirus,<br />
candida, ecc..)<br />
Miopatiche<br />
Malattie del connettivo (Overlap<br />
Syndrome)<br />
Dermotomiosite<br />
Miastenia grave<br />
Distrofia miotonica<br />
Distrofia oculo-faringea<br />
Polimiosite<br />
Sarcoidosi<br />
Sindrome paraneoplastiche<br />
Strutturali<br />
Barra cricofaringea<br />
Diverticolo di Zenker<br />
Cicatrici cervicali<br />
Tumori orofaringei<br />
Osteofiti e anomalie scheletriche<br />
Malformazioni congenite (palatoschisi,<br />
diverticoli, tasche, ecc..)<br />
Iatrogene<br />
Effetti collaterali di terapie<br />
farmacologiche (Chemioterapia,<br />
neurolettici, ecc..)<br />
Post-chirurgica muscolare o neurogena<br />
Radiazione<br />
Corrosiva (lesione da pillole,<br />
intenzionale)
La disfagia è una patologia<br />
frequente<br />
Prevalenza della disfagia associata alle sue più comuni cause:<br />
Ospedalizzati acuti<br />
12-13%<br />
Anziani strutture residenziali<br />
Sclerosi multipla<br />
33-43%<br />
40-60%<br />
40-80%<br />
50-90%<br />
93-100%<br />
Le conseguenze della disfagia possono<br />
essere gravi<br />
75% Rischi di disidratazione<br />
48% Rischi di malnutrizione<br />
34% Rischi di aspirazione<br />
Isolamento sociale<br />
Ictus 1° settimana<br />
Radioterapia testa e collo<br />
Parkinson<br />
Compromissione del sistema<br />
immunitario, delle funzioni<br />
mentali e fisiche.<br />
Presente nei pazienti<br />
disfagici, anche in modo<br />
silente.<br />
Aumenta il rischio di polmonite<br />
ab-ingestis di 10 volte e di 13.<br />
volte se è silente.<br />
Il paziente rifiuta di mangiare<br />
in pubblico o in compagnia.<br />
Il 45% dei pazienti disfagici che presenta<br />
aspirazione muore entro 1 anno!<br />
SLA<br />
100%<br />
12
Le difficoltà di deglutizione sono spesso sintomi poco evidenziati dai pazienti.<br />
Secondo una recente ricerca, il 46% delle persone con disfagia non riferisce al<br />
medico le proprie difficoltà di deglutizione.<br />
Rilevare i segni premonitori della disfagia diventa quindi molto importante.<br />
Il passaggio del cibo nelle vie aeree (aspirazione) si può manifestare in modo<br />
evidente con senso di soffocamento, tosse insistente, comparsa di colorito rosso o<br />
cianotico in volto; in modo più silente con il passaggio di piccole quantità di<br />
alimenti nei bronchi, il più delle volte non avvertito neppure dal paziente.<br />
Pertanto sintomi che devono indurre il sospetto sono:<br />
IN GENERALE<br />
13<br />
Quali sono i segni che ci aiutano a<br />
riconoscere la disfagia?<br />
Difficoltà nel gestire le secrezioni orali (saliva)<br />
Assenza o debolezza della tosse<br />
Modificazione di qualità/tono della voce (raucedine)<br />
Diminuzione dei movimenti bocca- lingua<br />
Schiarimenti di gola frequenti<br />
Igiene orale insufficiente<br />
Rialzo della temperatura<br />
Perdita di peso e/o disidratazione<br />
Frequenti infezioni toraciche<br />
DURANTE L’ASSUNZIONE DI CIBO O BEVANDE:<br />
Lentezza ad iniziare una deglutizione e/o ritardo a deglutire<br />
Masticazione o deglutizione non coordinate<br />
Deglutizione multiple per ogni boccone<br />
Rigurgiti orali e nasali di cibo o bevande<br />
Tosse o starnuti durante o dopo l’alimentazione<br />
DOPO LA CONSUMAZIONE DI CIBO O BEVANDE:<br />
Sonorità della voce bagnata o rauca<br />
Affaticamento<br />
Modificazione della modalità di respirazione
A chi ci rivolgiamo quando si<br />
presenta il problema della<br />
deglutizione?<br />
Nella gestione del paziente disfagico operano una pluralità di figure<br />
professionali che lavorano sinergicamente tra di loro.<br />
È importante esporre il problema, già dai primi sintomi, al medico di base, che<br />
lo segnalerà allo specialista o in ambito di ricovero in strutture sanitarie,<br />
rivolgersi ai medici del reparto o agli infermieri professionali.<br />
IL FONIATRA<br />
È il laureato in medicina e chirurgia, specialista in Foniatria , che si occupa dei<br />
problemi della fisiologia e della patologia della comunicazione umana o più<br />
comunemente della voce, della parola, degli apprendimenti, del linguaggio, della<br />
valutazione clinica della deglutizione stabilendone il tipo e il grado di<br />
alterazione.<br />
L’OTORINOLARINGOIATRA<br />
E’ il medico specialista che si occupa della diagnosi e della terapia delle patologia<br />
dell’orecchio, del naso, e della gola. Fra le patologie di sua competenza rientrano<br />
quelle della laringe e del cavo orale, che possono essere causa di alterazioni<br />
della deglutizione.<br />
IL LOGOPEDISTA<br />
L’operatore sanitario esperto nella prevenzione e nella riabilitazione dei disturbi<br />
della voce, del linguaggio e dei problemi di deglutizione. Collabora con il<br />
medico specialista alla valutazione del paziente, con test ed osservazioni mirate<br />
a precisi requisiti. Fornisce informazioni agli altri operatori sanitari che si<br />
prendono cura del paziente ed ai familiari sulle particolari tecniche per rendere<br />
più agevole la deglutizione, sulle posture facilitanti, sulle norme alimentari<br />
precauzionali e sulle tecniche rieducative orientate al miglioramento dei deficit<br />
muscolari e sensoriali.<br />
L’INFERMIERE<br />
L’operatore sanitario addetto all’assistenza del malato. La gestione<br />
infermieristica mira a ridurre il rischio di aspirazione e a mantenere nutrizione e<br />
idratazione attraverso pratiche sicure di alimentazione orale.<br />
14
Il percorso diagnostico foniatrico della disfagia, può essere descritto in tre momenti<br />
principali:<br />
1. L’anamnesi;<br />
2. La valutazione clinica;<br />
3. Le indagini strumentali: Videofluorografia digitale (VFG)<br />
Fibroscopia endoscopica transnasale (FEES)<br />
15<br />
Quali sono le fasi del percorso<br />
diagnostico della disfagia ?<br />
Raccolta di informazioni generali del paziente<br />
Studio non strumentale della deglutizione, condotto utilizzando il metodo clinico<br />
e l’esame fisico diretto del soggetto<br />
Rilevazione dei prerequisiti (vigilanza, attenzione, orientamento)<br />
Valutazione della sensibilità, motricità e prassie delle strutture oro- faringee e<br />
laringee<br />
Esecuzione di prove di deglutizione con sostanze e/o alimenti di diversa<br />
consistenza<br />
Presenza o assenza di segni patologici:<br />
- Evocazione di tosse riflessa associata all’atto deglutitorio<br />
- Voce umida o gorgogliante<br />
- Tracce di bolo presenti nella cavità orale<br />
Indagine fibroendoscopica della deglutizione
Come viene eseguito e cosa<br />
permette di rilevare l’esame FEES?<br />
Lo studio fibroendoscopico della deglutizione (Fees) è stato introdotto nella pratica<br />
clinica da oltre dieci anni, è minimamente invasivo e si esegue di norma<br />
ambulatorialmente.<br />
Utilizzando un rinofaringolaringoscopio<br />
flessibile, attraverso una fossa nasale, si<br />
raggiungono la cavità faringea ed il tratto<br />
sovraglottico. Effettuato il<br />
posizionamento dello strumento si<br />
procede, inizialmente, all’esame anatomofunzionale<br />
della struttura palato-faringolaringea,<br />
compresa la valutazione della<br />
sensibilità laringea e, successivamente,<br />
all’esame della deglutizione con la<br />
somministrazione di cibo secondo le<br />
necessità del singolo caso.<br />
Relativamente a quest’ ultimo aspetto la Fees permette di valutare caduta<br />
predeglutitoria del bolo, penetrazione, aspirazione (predeglutitoria,<br />
postdeglutitoria), efficacia detersiva della tosse volontaria e riflessa, ristagni<br />
postdeglutitori; permette, inoltre, di verificare le posture di compenso ed elicitare<br />
alcune zone trigger faringee e laringee.<br />
Lo studio in oggetto ha valenza anche<br />
relativamente alla programmazione<br />
rimediativa; sulla base di tale valutazione,<br />
infatti, verrà stabilito se il paziente può essere<br />
nutrito o meno per os; nel caso in cui potrà<br />
essere nutrito per os verrà indicata la modalità<br />
(in autonomia o con supervisione, con quali<br />
cibi, in quale posizione ecc..); verrà, inoltre,<br />
indicato se sono necessarie altre modalità<br />
nutrizionali (SNG, PEG, ecc..), se è possibile<br />
una nutrizione doppia, se è necessario<br />
trattamento logopedico, la modalità di<br />
somministrazione dei farmaci, verranno,<br />
infine, fornite, attraverso un preciso<br />
counseling informativo tutte le informazioni<br />
necessarie per la cura del paziente<br />
(precauzioni comportamentali, modalità di<br />
igiene riguardanti bocca, denti e protesi,<br />
adozione di eventuali ausili).<br />
16
La valutazione della deglutizione in endoscopia diretta flessibile è una procedura<br />
sicura e ben tollerata per valutare obiettivamente pazienti con disfagia quando<br />
effettuata da foniatri esperti.<br />
Il foniatra che utilizza la FEES deve essere cosciente dei rischi, come epistassi,<br />
danno mucosale, conati di vomito, reazioni allergiche all’anestetico locale,<br />
laringospasmo, risposta vasovagale, ecc..<br />
L’uso del blu di metilene, utilizzato per rendere visibile il cibo utilizzato nelle<br />
prove di deglutizione deve essere evitato nei soggetti che presentano favismo per<br />
la possibilità di scatenare crisi emolitiche significative dal punto di vista clinico.<br />
L’incidenza di complicanze è estremamente bassa, è tuttavia raccomandabile non<br />
sottoporre alla FEES pazienti che presentino stati clinici che possano indurre<br />
reazioni complesse quasi crisi vasovagali, laringospasmo, reazioni allergiche agli<br />
anestetici locali, allergie al lattice.<br />
(tratto da “Estratti raccomandazioni nutrizionali ADI in tema di disfagia”)<br />
17<br />
Esistono complicanze indotte<br />
dalla FEES?<br />
Affinché il tuo percorso di cura sia il più trasparente possibile,<br />
il tuo medico ha l’obbligo di informarti sulle modalità di esecuzione<br />
e rischi dell’esame da fare ,tramite il<br />
CONSENSO INFORMATO
CONSENSO INFORMATO<br />
CONSENSO INFORMATO ALL’ESAME ALL ESAME<br />
FIBROLARINGOSCOPICO<br />
(FEES)<br />
Io sottoscritto/a ………………………………………………………………………………….<br />
dichiaro di essere stato informato in modo ed a me comprensibile dal<br />
Dott……………………………………………………………………. che per la patologia<br />
riscontratomi necessito dell’esame FEES.<br />
Dichiaro di essere stato informato sulle eventuali complicanze<br />
dell’esame suddetto e che tale esame può essere ripetuto dal medico,<br />
qualora egli lo ritenga necessario.<br />
Dichiaro inoltre, di essere stato informato che questo tipo di esame<br />
espone a complicanze generiche ( epistassi, elicitazione dei riflessi:<br />
vomito/tosse) e a rischi specifici connessi alla patologia.<br />
Tali complicanze possono presentarsi nonostante la perizia, la<br />
diligenza e la professionalità del medico.<br />
Di quanto prospettato mi sono stati spiegati:<br />
Gli obiettivi specifici e i benefici perseguibili nel periodo di trattamento<br />
Gli eventuali rischi e le possibili sequele.<br />
Ciò premesso, acconsento<br />
Firma del paziente/familiare Firma del medico<br />
……………………………………..…. …………………………………<br />
Dichiaro di aver letto, compreso e valutato i punti precedentemente<br />
esposti,che ho riletto attentamente.<br />
Firma del paziente/ familiare<br />
……………………………………….. Roma, ……………………….<br />
18
Nello specifico cosa intende dirci il<br />
medico con le seguenti affermazioni?<br />
Caduta predeglutitoria<br />
Il bolo cade nelle strutture faringee<br />
prima dell’atto deglutitorio<br />
intenzionale<br />
Rischi: soffocamento (con tosse<br />
persistente)<br />
Quadrivio faringeo<br />
Penetrazione<br />
Il bolo entra nel vestibolo della<br />
laringe senza superare il piano<br />
glottico (corde vocali vere)<br />
Rischi: soffocamento e possibile<br />
aspirazione<br />
19<br />
Caduta postdeglutitoria<br />
Il bolo cade nelle strutture faringee<br />
in ritardo rispetto all’atto<br />
deglutitorio intenzionale<br />
Rischi: aspirazione, soffocamento<br />
(con tosse persistente)<br />
Ristagni<br />
Faringe<br />
Vallecole<br />
Piano glottico(cc.vv)<br />
Regione ipoglottica<br />
Trachea<br />
Parte del bolo deglutito può<br />
rimanere a ridosso di alcune<br />
strutture laringee: vallecole e/o<br />
seni piriformi e/o pieghe<br />
ariepiglottiche<br />
Rischi: possibile aspirazione nelle<br />
ore successive al pasto
Aspirazione o inalazione<br />
Il bolo supera le corde vocali vere e entra nella regione ipoglottica e nella trachea<br />
e può arrivare fino ai bronchi.<br />
Si può distinguere in:<br />
predeglutitoria<br />
(alterata funzione linguale, assenza o ritardo innesco riflesso deglutitorio)<br />
perdeglutitoria<br />
(ridotta chiusura laringea, scarso sollevamento strutture laringee)<br />
postdeglutitoria<br />
(disfunzioni faringee)<br />
Rischi: polmonite ab-ingestis e soffocamento<br />
Base lingua<br />
Vallecole<br />
(tra base lingua e epiglottide)<br />
Epiglottide<br />
Seni piriformi<br />
20
21<br />
Qual è l’obiettivo<br />
dell’intervento riabilitativo?<br />
Accertata una situazione patologica, l’obiettivo terapeutico primario è il<br />
recupero di una deglutizione fisiologica, o quanto meno, il più possibile<br />
vicino alla normalità per os (orale).<br />
Se questo non è possibile allora ci si pone il problema della costruzione di<br />
una deglutizione funzionale, caratterizzata da una maggior durata dell’atto<br />
deglutitorio, eventuali limitazioni dietetiche, adozione di posture facilitanti.<br />
Da ciò discende un piano d’intervento personalizzato che siamo soliti<br />
suddividere in tre aree di trattamento diversificate:<br />
AREA GENERALE Si riferisce ad un supporto logopedico di tipo olistico<br />
che comprende nell’ambito della gestione delle vie aereo-digestive, anche<br />
interventi volti alla stimolazione dell’interazione del paziente con<br />
l’ambiente che lo circonda. Ciò è particolarmente importante in alcune<br />
patologie di pazienti, e in generale in quelli neurologici in fase acuta<br />
precoce.<br />
AREA ASPECIFICA Comprende esercizi e proposte terapeutiche volte a<br />
migliorare la sensibilità e la funzionalità neuromuscolare degli organi<br />
preposti a ricevere, contenere ed elaborare il bolo, sulla base di quanto<br />
evidenziato nel corso dell’osservazione clinica.<br />
AREA SPECIFICA Qui la scelta delle procedure terapeutiche viene<br />
effettuata in base alla fisiopatologia del singolo paziente ed alle sue<br />
necessità specifiche. Gli interventi correttivi si suddividono ulteriormente<br />
in:<br />
Metodiche di compenso: prevedono strategie che modificano il<br />
meccanismo fisiologico direttamente durante la deglutizione e hanno<br />
come obiettivo l’efficienza del transito orofaringeo del bolo e una<br />
deglutizione senza inalazione. Comprendono particolari tecniche di<br />
deglutizione e posture facilitanti;<br />
Tecniche rieducative: rieducative servono, attraverso esercizi specifici, al ripristino<br />
parziale o completo delle funzioni motorie o sensomotorie alterate;<br />
Provvedimenti adattativi:<br />
Provvedimenti adattativi: intendiamo tutto ciò che riduce al massimo le<br />
difficoltà dell’atto deglutitorio e la sua preparazione. Comprendono<br />
quindi le modificazioni dietetiche, l’adozione di ausili speciali per<br />
l’alimentazione nonché l’adeguato posizionamento del cibo nell’abitacolo<br />
orale.
Metodiche di compenso<br />
MANOVRE Esecuzione Indicazioni<br />
Deglutizione sovraglottica Trattenere il fiato, eseguire due<br />
atti deglutitori, espirare in<br />
modo forzato<br />
Deglutizione supersovraglottica<br />
Trattenere il fiato contraendo i<br />
muscoli addominali, deglutire,<br />
tossire al termine dell’atto<br />
deglutitorio<br />
Deglutizione forzata Deglutire forzando e<br />
prolungando il momento in cui<br />
la lingua preme contro il palato<br />
durante la fase orale<br />
Manovra di Mendelshon Mantenimento manuale<br />
dell’elevazione laringea per<br />
pochi secondi dopo l’atto<br />
deglutitorio<br />
MODIFICAZIONI<br />
POSTURALI<br />
Capo flesso anteriormente Abbassamento del mento<br />
(allarga le vallecole, sposta<br />
posteriormente la base della<br />
lingua e l’epiglottide)<br />
Capo esteso Facilita il passaggio del bolo<br />
verso l’istmo delle fauci<br />
Capo inclinato lateralmente<br />
(verso il lato sano; es. dx)<br />
Postura a capo ruotato verso il<br />
lato leso (es. dx)<br />
Postura a capo ruotato verso il<br />
lato leso (es. dx)<br />
con una pressione estrinseca<br />
sulla cartilagine tiroidea<br />
Penetrazione modesta<br />
Aspirazione di grado lieve<br />
Deficit di spinta della base<br />
lingua<br />
Aumenta la elevazione laringea<br />
e favorisce l’apertura dello<br />
sfintere esofageo superiore<br />
Esecuzione Indicazioni<br />
Facilita la caduta del bolo<br />
omolateralmente alla flessione<br />
(es. dx)<br />
Isola la parte compromessa (es.<br />
dx) dal passaggio del bolo,<br />
consentendo il transito del bolo<br />
controlateralmente (es. sn)<br />
Isola la parte compromessa (es.<br />
dx) dal passaggio del bolo,<br />
consentendo il transito del bolo<br />
controlateralmente (es. sn)<br />
Aumenta l’adduzione<br />
Ritardo di innesco del riflesso,<br />
scolo predeglutitorio<br />
Mancanza di motilità della<br />
lingua<br />
Paralisi o paresi faringea<br />
unilaterale<br />
Paralisi o paresi faringea<br />
unilaterale<br />
Disfunzione laringea unilaterale<br />
Disfunzione faringea unilaterale<br />
22
Tecniche rieducative<br />
Alcuni esercizi attivi per la bocca<br />
Labbra<br />
Protrudere ed estendere<br />
Sollevare un solo angolo delle labbra alla volta<br />
Ritrarre le labbra per mostrare i denti<br />
Pernacchie<br />
Tenere tra le labbra oggetti più o meno grossi e pesanti, più o meno controresisternza<br />
Guance<br />
Risucchiarle all’interno e gonfiarle<br />
Massaggiarle dall’interno con la lingua<br />
Mandibola<br />
Aprire e chiudere<br />
Aprire e chiudere controresistenza<br />
“Battere i denti”<br />
Movimenti laterali<br />
Movimenti rotatori<br />
Movimenti di avanzamento e retrazione<br />
Lingua<br />
Protrudere - Protrudere controresistenza<br />
Lateralizzare all’interno della bocca - Lateralizzare all’esterno della bocca<br />
Innalzamento sul labbro superiore<br />
Innalzamento controresistenza<br />
Leccare il labbro superiore<br />
Leccare il margine libero dell’arcata dentale superiore<br />
Leccare il palato avanti e dietro<br />
Toccare le labbra in punti precisi<br />
Toccare il palato in più punti precisi<br />
Movimenti rotatori dentro la bocca<br />
Movimenti rotatori sulle labbra<br />
Schiocchi con la lingua<br />
Baci più o meno rumorosi<br />
Velo<br />
Soffio variante per intensità e durata<br />
Risucchio<br />
Sbadiglio<br />
23
Provvedimenti adattativi<br />
In base alle diverse problematiche deglutitorie, la scelta e la preparazione degli<br />
alimenti sono di primaria importanza nella gestione del paziente disfagico. I<br />
criteri dietetici da tenere in considerazione, secondo l’attuale letteratura, sono:<br />
COESIONE<br />
Gli alimenti che compongono la<br />
dieta del paziente disfagico devono<br />
presentare caratteristiche di coesione<br />
tali da garantire la compattezza del<br />
bolo durante il passaggio nel canale<br />
alimentare, senza sbriciolarsi o<br />
frammentarsi.<br />
OMOGENEITA’<br />
OMOGENEITA<br />
Il cibo assunto deve essere costituito<br />
da particelle di uguale consistenza e<br />
dimensione.<br />
SCIVOLOSITA’<br />
SCIVOLOSITA<br />
Un certo grado di scivolosità<br />
garantisce una deglutizione più<br />
facile. In tal modo determina il<br />
minore attrito possibile del bolo nel<br />
suo passaggio sulle pareti del canale<br />
alimentare.<br />
VOLUME DEL BOLO<br />
Il porzionamento e le dimensioni del<br />
boccone variano per ogni paziente in<br />
base ai problemi specifici presentati.<br />
In caso di deficit di forza in fase<br />
propulsiva, il cibo tende a restare in<br />
bocca quindi il boccone deve essere<br />
tanto più piccolo quanto maggiore è<br />
la difficoltà di spinta lamentata.<br />
In caso di deficit di peristalsi<br />
faringea, il cibo tende a sostare in<br />
gola, quindi il boccone deve essere<br />
più grosso, rispettando sempre il<br />
grado di consistenza, compattezza<br />
ed omogeneità.<br />
TEMPERATURA<br />
Quando è simile a quella corporea non<br />
stimola la percezione del boccone<br />
durante le diverse fasi della<br />
deglutizione, occorre quindi scegliere<br />
temperature più calde o più fredde di<br />
36-37°C;<br />
COLORE<br />
Importante soprattutto in pazienti<br />
portatori di cannula tracheale; deve<br />
essere chiaramente distinguibile da<br />
quello delle secrezioni tracheobronchiali<br />
permettendo di visualizzare<br />
più facilmente, durante le operazioni<br />
di pulizia, se c’è stato il passaggio nelle<br />
vie aeree.<br />
SAPORI<br />
Bisogna tenere conto che i sapori acido,<br />
amaro e piccante possono aumentare il<br />
rischio di aspirazione in caso di scarso<br />
controllo linguale, ipomobilità faringea<br />
o ritardo d’innesco del riflesso di<br />
deglutizione. Viceversa gli stessi<br />
sapori, possono essere d’aiuto in caso<br />
di ridotta sensibilità. Il sapore acido ha<br />
l’effetto di aumentare la secrezione<br />
salivare (quindi da evitare in caso di<br />
scialorrea).<br />
APPETIBILITA<br />
APPETIBILITA’<br />
L’aspetto del cibo deve essere curato e<br />
invitante, le diverse portate devono<br />
essere mantenute distinte anche in caso<br />
di assunzione di piccole quantità.<br />
24
25<br />
DENSITA’ DENSITA O CONSISTENZA<br />
Le caratteristiche di consistenza degli alimenti idonei all’assunzione varia in<br />
base al tipo di deficit rilevato. Permette la classificazione dei cibi in liquidi,<br />
liquidi densi, semiliquidi, semisolidi e solidi.<br />
Liquidi<br />
– Sono utili quando la sola difficoltà del paziente è rappresentata dalla<br />
masticazione, in quanto non necessitano di preparazione orale. Sono<br />
invece più difficili da deglutire in caso di disfagia intradeglutitoria,<br />
perché meno controllabili a causa dello scarso attrito.<br />
L’acqua costituisce, se somministrata senza particolari accorgimenti,<br />
l’agente più problematico in quanto incolore, inodore, insapore. Questa<br />
tuttavia, insieme a the e tisane prive di zucchero, se aspirate non<br />
presentano rischi di infezione polmonare.<br />
Liquidi densi – Sono rappresentati da bevande che se aspirati possono dare luogo ad<br />
infiammazioni a carico dell’apparato broncopolmonare.<br />
Semiliquidi<br />
Semisolidi<br />
Solidi<br />
Comprendono: latte, yogurt da bere e succhi di frutta con polpa.<br />
– Necessitano di una modesta preparazione. Comprendono alimenti o<br />
preparazioni alimentari dove prevale la percentuale liquida.<br />
Comprendono: gelatine, gelati, granite, passati di verdura, yogurt,<br />
creme, semolino, crema di riso, frullati di frutta a maggiore percentuale<br />
di liquido, omogeneizzati di frutta.<br />
– Necessitano di una preparazione orale più impegnativa delle<br />
preparazioni della dieta semiliquida, ma non richiedono un<br />
apprestamento dal punto di vista della masticazione.<br />
Comprendono: Polenta morbida, semolino, crema di riso, crema di<br />
cereali, passati di verdura densi, omogeneizzati di carne o pesce, carni<br />
frullate preparate come gelatine, formaggi cremosi, uova alla coque,<br />
biscotti savoiardi inzuppati, budini, mousses.<br />
– E’ una dieta riservata a pazienti con compromissione di bassa entità<br />
della fase orale e con masticazione in parte conservata. Devono essere<br />
preparazioni morbide e omogenee che possono scivolare senza<br />
provocare attrito al passaggio sulle pareti del canale allimentare.<br />
Comprendono: pasta e gnocchi di patate ben cotte e ben condite, pasta<br />
ripiena (lasagne),agnolotti di magro, polenta con spezzatino, uova sode,<br />
filetti di pesce deliscato ( sogliola, platessa, palombetto, nasello) ,<br />
verdure cotte non filacciose, formaggi tipo crescenza o ricotta, soufflè,<br />
pane da tramezzini, frutta a consistenza morbida (banana, o frutta<br />
matura in genere, mela cotta)
Modificatori di consistenza di consistenza<br />
La consistenza del cibo può essere modulata e adeguata alle<br />
esigenze del paziente attraverso l'uso di addensanti (naturali<br />
o artificiali), dei diluenti o dei lubrificanti.<br />
26
27<br />
Quali sono gli alimenti da evitare<br />
in caso di difficoltà<br />
di deglutizione?<br />
Pastina in brodo<br />
Minestrone con verdure in pezzi<br />
Legumi (es. Piselli, fagioli, fave, lenticchie)<br />
Frutta secca (es. Noci, arachidi, mandorle, pistacchi)<br />
Riso<br />
Fette biscottate/panettone<br />
Polpettone/frittate con pezzi di verdure<br />
Caramelle<br />
Cibi irritanti e /o piccanti<br />
Alcolici<br />
Agrumi<br />
Zuppe di pane, fette biscottate, grissini, etc.<br />
Carni e verdure filacciose<br />
NO DOPPIA CONSISTENZA!!!<br />
( liquidi + solidi)<br />
I liquidi e i solidi richiedono meccanismi di deglutizione diversi.<br />
Solo una funzione deglutitoria integra ne consente il passaggio dalla<br />
bocca allo stomaco senza rischi di passaggio nelle vie respiratorie.
Le regole per le scelte alimentari<br />
del paziente disfagico<br />
Nella scelta degli alimenti si devono tenere presenti quattro criteri:<br />
1. La sicurezza del paziente limitando il rischio di aspirazione con la scelta di<br />
alimenti, che a seconda del problema del paziente, devono rispettare certe<br />
caratteristiche fisiche, cioè:<br />
Viscosità<br />
Compattezza<br />
Omogeneità<br />
Consistenza<br />
2. Il fabbisogno alimentare del paziente: a questo scopo la dieta deve essere<br />
bilanciata, cioè adeguata ai fabbisogni di calorie e di nutrienti e deve tenere<br />
conto delle particolari esigenze dietetiche del paziente.<br />
3. La autonomia durante l’alimentazione: fattore importante per il morale del<br />
paziente, per rispondere a tale criterio un cibo deve essere facile da trovare in<br />
commercio, semplice da preparare, pratico nel suo consumo.<br />
4. Le preferenze alimentari del paziente: bisogna, per quanto possibile, tenere<br />
presenti i gusti di ogni singolo paziente, perché alimentarsi, oltre ad essere una<br />
funzione prettamente nutritiva, deve essere un piacere; è importante che<br />
l’aspetto degli alimenti sia invitante, deve esserne curata la presentazione e le<br />
diverse portate devono essere mantenute separate tra di loro, anche in caso di<br />
assunzione solo di piccole quantità.<br />
28
29<br />
Il semaforo dei cibi<br />
SI<br />
I cereali che possono<br />
essere frullati e le creme<br />
di cereali (crema di riso)<br />
I pesci che possono<br />
essere privati di lische,<br />
testa, pelle, possono<br />
essere frullati o<br />
omogeneizzati<br />
Le carni tenere e non<br />
filamentose che possono<br />
essere frullate e<br />
omogeneizzate.<br />
Le uova sono utili per la<br />
preparazione di creme e<br />
come aggiunta per<br />
aumentare la quota<br />
nutrizionale di cibi<br />
I formaggi freschi e<br />
compatti. I formaggi duri<br />
possono essere<br />
grattugiati e aggiunti ad<br />
altri cibi<br />
NO<br />
Pane, grissini e tutte le<br />
preparazioni friabili<br />
Tutti i pesci che non<br />
possono essere privati di<br />
lische, pelle, ecc.. Per<br />
essere frullati<br />
Carni crude, dure<br />
Fritto, uova sode<br />
Formaggi appiccicosi,<br />
filanti, stagionati e<br />
semistagionati
SI<br />
Latte da usare per<br />
aumentare la quota<br />
calorica delle<br />
preparazioni, yogurt<br />
cremoso senza pezzi di<br />
frutta o residui<br />
Verdure non dure o<br />
filamentose, che<br />
possono<br />
essere cotte e ridotte in<br />
creme, passati è purè<br />
Se ridotti in creme o<br />
purè. Possono essere<br />
privati della buccia e<br />
passati al setaccio<br />
Ridotte in purè, bollite o<br />
schiacciate in modo<br />
Omogeneo<br />
Frutta fresca, sbucciata,<br />
cotta e passata,<br />
Omogeneizzata<br />
Creme, budini, frappè<br />
NO<br />
Yogurt con pezzi di frutta<br />
e/o cereali<br />
Le verdure a fibra lunga<br />
crude o cotte a pezzi<br />
(finocchi, carciofi,<br />
insalata,<br />
foglie di cavolo,ecc..)<br />
Legumi interi, buccia di<br />
piselli, fagioli, ecc..<br />
Fritte, e in tutti i tipi di<br />
cottura che le rendono<br />
dure e/o friabili<br />
Frutta fresca a pezzi, con<br />
semi, buccia, frutta secca<br />
Caramelle dure o<br />
gommose, tutti i dolci<br />
friabili, torte secche<br />
30
Esistono modalità di nutrizione artificiale:<br />
Nutrizione enterale<br />
La nutrizione enterale avviene attraverso sondino naso gastrico (S.N.G.), stomie<br />
gastriche e intestinali (P.E.G.).<br />
Con la nutrizione enterale i nutrienti sono somministrati direttamente all'interno<br />
dell'apparato digerente attraverso una sonda. Viene proposta quando non è<br />
possibile una sufficiente alimentazione orale e la funzionalità dell'intestino del<br />
paziente è sufficiente. Le vie di somministrazione della nutrizione enterale<br />
prevedono l'uso di sonde o sondini da introdurre per via nasale (S.N.G.).<br />
31<br />
Se l’alimentazione per via orale<br />
non è possibile o insufficiente<br />
anche solo temporaneamente?<br />
Sondino Naso-gastrico<br />
1. narice<br />
2. naso-faringe<br />
3. esofago<br />
4. stomaco<br />
Tubicino flessibile che, introdotto<br />
in una narice, raggiunge lo<br />
stomaco.<br />
Serve a nutrire il paziente quando<br />
non è in grado di assumere cibo o<br />
liquidi tramite la bocca.
Quando la durata prevista della nutrizione enterale supera i due mesi, si<br />
ricorre alla stomia, vale a dire all'introduzione del sondino per via chirurgica,<br />
generalmente allo stomaco (P.E.G.).<br />
P.E.G<br />
Gastrostomia percutanea<br />
endoscopica.<br />
E’ possibile posizionare,<br />
per via endoscopica, un<br />
piccolo tubicino<br />
direttamente nello<br />
stomaco o nel digiuno del<br />
paziente per alimentarlo.<br />
Nutrizione parenterale<br />
La nutrizione parenterale, invece, è effettuata somministrando soluzioni<br />
nutritive direttamente in una vena o in un'arteria, nei casi in cui un soggetto<br />
non possa essere alimentato per bocca o attraverso una sonda (alimentazione<br />
enterale). Si possono somministrare soluzioni contenenti glucosio (zucchero),<br />
lipidi (grassi) derivati dalla soia, amminoacidi (i costituenti delle proteine), sali<br />
minerali e vitamine. I rischi possibili sono infezioni (sepsi), (aumento di<br />
zucchero nel sangue oltre i valori normali) e steatosi (accumulo di grasso nelle<br />
cellule del fegato, con conseguente diminuzione della funzionalità di<br />
quest'organo). E' un tipo d'alimentazione artificiale eseguibile anche a<br />
domicilio.<br />
Nutrizione parenterale<br />
La nutrizione parenterale<br />
consiste nella somministrazione di<br />
nutrienti direttamente per via<br />
venosa bypassando l'apparato<br />
digerente.<br />
32
In caso di soffocamento quali<br />
manovre è opportuno adottare?<br />
Un soggetto anche senza problemi specifici nella deglutizione può andare<br />
incontro a soffocamento se parti di cibo ostruiscono le vie aeree.<br />
La prima difesa è fornita dall’organismo stesso ed è la tosse.<br />
Quando la difesa naturale dell’organismo non è sufficiente, si può intervenire<br />
dall’esterno con alcune manovre che possono aiutare il soggetto a liberarsi<br />
dell’ostruzione ; non è opportuno né colpire in modo disordinato la schiena con<br />
le mani, né dare da bere, né effettuare la respirazione bocca a bocca.<br />
Può essere utile invece, se vi è del cibo in bocca o sono presenti protesi<br />
dentarie, procedere alla loro rimozione con le dita evitando di far alzare la testa<br />
del paziente verso l’alto ma ricorrendo all’utilizzo di una delle seguenti<br />
manovre:<br />
1. Rimanendo in piedi con le gambe distese, piegare la schiena e la testa in<br />
avanti, con il mento verso il petto,le braccia abbandonate in giù e la bocca<br />
aperta, in modo da sfruttare la forza di gravità e far uscire l’alimento che<br />
provoca il soffocamento. Per aumentare l’efficacia della manovra, potrà<br />
essere utile, mantenendo tale posizione, dare dei colpetti con il palmo della<br />
mano tra le scapole.<br />
33
2. La manovra di Heimlic si attua ponendosi<br />
alle spalle del paziente, cingendolo con<br />
entrambe le braccia all’altezza del suo<br />
stomaco e tenendolo con una mano chiusa a<br />
pugno e l’altra sovrapposta alla prima. In<br />
questa posizione premere con entrambe le<br />
mani sulla fascia diaframmatica (all’altezza<br />
delle ultime costole) del paziente, con un<br />
movimento verso l’alto al fine di favorire<br />
l’espulsione del cibo. Questa manovra può<br />
essere effettuata anche se il soggetto è<br />
seduto sulla sedia a rotelle o sdraiato.<br />
Si tenga presente che la corretta esecuzione di tali manovre, deve essere<br />
il risultato di tentativi pratici di simulazione ripetuti nel tempo e non il<br />
frutto di improvvisazioni che potrebbero essere ulteriormente dannose<br />
per il paziente.<br />
Inoltre non va dimenticato che le situazioni di maggior rischio sono il consumo<br />
del pasto con frettolosa avidità e/o in presenza di sonnolenza e affaticamento,<br />
tipici del paziente in ambito riabilitativo che spesso arriva al momento del<br />
pasto molto stanco e affamato.<br />
34
35<br />
Norme comportamentali da tenersi<br />
nell’assistenza all’alimentazione del<br />
paziente disfagico<br />
1. Il paziente, prima di iniziare a mangiare, deve essere correttamente<br />
posizionato. La posizione migliore per alimentarsi è certamente quella<br />
seduta.<br />
Qui di seguito vengono considerate le seguenti eventualità: paziente che si<br />
alimenti seduto sulla sedia o sedia a rotelle, seduto sul letto.<br />
Paziente seduto sulla sedia/ sedia a rotelle<br />
Il paziente deve essere seduto diritto, con un comodo appoggio degli<br />
avambracci ed i piedi appoggiati a terra; la sedia deve avere un’altezza tale che<br />
i piedi raggiungano il suolo e contemporaneamente le articolazioni delle anche<br />
e delle ginocchia siano piegate ad angolo retto. Vale il modello di posizione<br />
sopra descritto. E’ necessario che lo schienale abbia un’adeguata inclinazione<br />
che fornisca sostegno al dorso e che il bacino sia ben allineato e stabilizzato.<br />
Tra gli accessori per stabilizzazione del<br />
tronco si ricordano i sostegni laterali e<br />
quelli anteriori, da applicare alla<br />
struttura di base della carrozzina,<br />
qualora il paziente non possa tenere la<br />
schiena dritta è opportuno posizionare<br />
un cuscino tra schiena e spalliera.<br />
Per quanto riguarda il posizionamento<br />
degli arti superiori, si fa largo impiego<br />
di braccioli e tavolino . E’ importante<br />
porre attenzione che gli accessori<br />
utilizzati abbiano la corretta altezza per<br />
fornire un buon appoggio. Il capo deve<br />
essere, salvo indicazioni, diritto o<br />
lievemente flesso in avanti.
Paziente posizionato a letto<br />
Per quanto riguarda la posizione a letto,<br />
deve essere adottata la posizione seduta<br />
con spalliera del letto sollevata da 80 a 90°;<br />
attraverso un cuscino dietro la schiena<br />
come appoggio. Gli avambracci sono<br />
comodamente appoggiati su una tavola<br />
spostabile in alto, che è posta<br />
trasversalmente sul letto davanti al<br />
paziente. Se il materasso è molto spesso<br />
verrà posto il cuscino sotto il gomito. Se si<br />
possiede un letto con spalliera non<br />
spostabile si sommano tanti cuscini finché<br />
il paziente si possa appoggiare sulla<br />
schiena e risulti con il capo diritto o, salvo<br />
diverse indicazioni, lievemente flesso in<br />
avanti.<br />
2. Il paziente quando si alimenta deve essere molto concentrato, non distrarsi<br />
in alcun modo per esempio guardando la televisione, leggendo, parlando;<br />
verificare, quindi, che lo stato di attenzione del paziente sia<br />
sufficientemente adeguato ed interrompere ai primi segni di stanchezza.<br />
3. Il paziente non deve parlare durante il pasto, se non dopo aver deterso la<br />
gola con qualche colpo di tosse ed aver deglutito a vuoto.<br />
4. L’ambiente dove viene consumato il pasto deve essere tranquillo, silenzioso<br />
e ben illuminato.<br />
36
37<br />
5. Il paziente deve mangiare lentamente, rispettando per ogni singolo<br />
boccone il volume consigliato, ed introducendo il boccone successivo solo<br />
dopo avere deglutito completamente quello precedente.<br />
6. Attenzione ai residui di cibo che permangono in bocca.<br />
7. Ogni 2 o 3 deglutizioni, far eseguire al paziente qualche colpo di tosse,<br />
seguiti da qualche deglutizione a vuoto/di saliva.<br />
8. Non utilizzare MAI liquidi per mandare giù il cibo se il paziente non ha<br />
dimostrato un’adeguata protezione delle vie respiratorie.<br />
9. La somministrazione dei liquidi, quando è consentita, deve avvenire anche<br />
con l’ausilio del cucchiaio (per dosarne meglio la quantità), ma deve<br />
necessariamente essere preceduta dalla rimozione di eventuali residui<br />
alimentari dalla bocca.<br />
10. I farmaci, se devono essere<br />
somministrati per via orale, vanno<br />
prima polverizzati e poi aggiunti ad<br />
una piccola quantità di frutta frullata<br />
al fine di creare un composto<br />
omogeneo e facilmente deglutibile.<br />
11. Mantenere il paziente a busto eretto per almeno 1 ora dopo il pasto.<br />
Successivamente è indispensabile provvedere all’igiene orale, per<br />
prevenire tra l’altro l’aspirazione di particelle di cibo che possono<br />
rimanere in bocca.
0<br />
0<br />
0<br />
0<br />
0<br />
EAT-10: Test per il monitoraggio<br />
della capacità deglutitoria<br />
Obiettivo<br />
Il test EAT-10 aiuta a misurare le sue difficoltà di deglutizione.<br />
Può essere importante parlare con il suo medico per stabilire il trattamento<br />
adeguato ai suoi sintomi.<br />
Istruzioni<br />
Risponda ad ogni domanda barrando il valore corrispondente all’entità del<br />
sintomo. Consideri che : 0 = nessuno problema e 4 = problema serio.<br />
Punteggio<br />
Sommi i singoli punteggi e scriva il totale nelle caselle.<br />
Punteggio totale (massimo 40 punti)<br />
Cosa fare dopo<br />
Se il suo punteggio totale è pari o maggiore di 3, potrebbe avere problemi a<br />
deglutire in modo corretto e sicuro. Le consigliamo di condividere i risultati del<br />
test EAT-10 con il suo medico.<br />
Referenze: sono state determinate la validità e l’affidabilità del questionario EAT-10. Belafsky PC, Mouadeb DA, Rees CJ,<br />
Pryor JC, Postma GN, Allen J, Leonard RJ. Validity and reliability of the Eating Assessment Tool (EAT-10).Annals Otology<br />
Rhinology 2008; 117 (12): 919-924<br />
0<br />
0<br />
0<br />
0<br />
0<br />
38
Peso (Kg)<br />
39<br />
45<br />
47<br />
50<br />
52<br />
54<br />
56<br />
59<br />
61<br />
63<br />
66<br />
68<br />
70<br />
72<br />
75<br />
77<br />
79<br />
82<br />
84<br />
86<br />
88<br />
91<br />
93<br />
95<br />
98<br />
100<br />
102<br />
104<br />
107<br />
109<br />
111<br />
114<br />
Tabella per il calcolo del Body<br />
Mass Index (BMI) *<br />
BMI = Indice di Massa Corporea<br />
20 19 18 18 17 17 16 16 15 15 14 14 14 13 13 12 12<br />
21 20 19 19 18 17 17 16 16 16 15 15 14 14 13 13 13<br />
21 21 20 19 19 18 18 17 17 16 16 15 15 15 14 14 13<br />
22 22 21 20 20 19 19 18 17 17 17 16 16 15 15 14 14<br />
23 23 22 21 21 20 19 19 18 18 17 17 16 16 15 15 15<br />
24 24 23 22 21 21 20 20 19 18 18 17 17 16 16 16 15<br />
25 25 24 23 22 22 21 20 20 19 19 18 18 17 17 16 16<br />
26 26 25 24 23 22 22 21 21 20 19 19 18 18 17 17 16<br />
27 26 26 25 24 23 23 22 21 21 20 20 19 18 18 17 17<br />
28 27 27 26 25 24 23 23 22 21 21 20 20 19 19 18 18<br />
29 28 27 27 26 25 24 23 23 22 22 21 20 20 19 19 18<br />
30 29 28 27 27 26 25 24 24 23 22 22 21 20 20 19 19<br />
31 30 29 28 27 27 26 25 24 24 23 22 22 21 21 20 19<br />
32 31 30 29 28 27 27 26 25 24 24 23 22 22 21 21 20<br />
33 32 31 30 29 28 27 27 26 25 24 24 23 22 22 21 21<br />
34 33 32 31 30 29 28 27 27 26 25 24 24 23 22 22 21<br />
35 34 33 32 31 30 29 28 27 27 26 25 24 24 23 22 22<br />
36 35 34 33 32 31 30 29 28 27 27 26 25 24 24 23 23<br />
37 36 35 34 33 32 31 30 29 28 27 26 26 25 24 24 23<br />
38 37 36 35 33 32 31 31 30 29 28 27 26 26 25 24 24<br />
39 38 37 35 34 33 32 31 30 30 29 28 27 26 26 25 24<br />
40 39 37 36 35 34 33 32 31 30 29 29 28 27 26 26 25<br />
41 40 38 37 36 35 34 33 32 31 30 29 29 29 27 26 26<br />
42 41 39 38 37 36 35 34 33 32 31 30 29 28 28 27 26<br />
43 42 40 39 38 37 36 34 33 32 32 31 30 29 28 27 27<br />
44 43 41 40 39 37 36 35 34 33 32 31 31 30 29 28 27<br />
45 43 42 41 39 38 37 36 35 34 33 32 31 30 30 29 28<br />
46 44 43 42 40 39 38 37 36 35 34 33 32 31 30 29 29<br />
47 45 44 43 41 40 39 38 36 35 34 33 33 32 31 30 29<br />
48 46 45 43 42 41 40 38 37 36 35 34 33 32 31 31 30<br />
49 47 46 44 43 42 40 39 38 37 36 35 34 33 32 31 30<br />
150 152, 5 155 157, 5 160 162, 5 165 167, 5 170 172, 5 175 177, 5 180 182, 5 185 187, 5 190<br />
Altezza (cm)<br />
Sottopeso Normopeso Sovrappeso Obeso
Bibliografia<br />
SCHINDLER O.<br />
Manuale operativo di fisiopatologia della deglutizione.<br />
Ed. Omega, Torino, 1990.<br />
SCHINDLER O., RUOPPOLO G., SCHINDLER A.<br />
Deglutologia.<br />
Ed. Omega, Torino, 2001.<br />
TRAVALCA CUPILLO B., SUKKAR S., SPADOLA BISETTI M.<br />
Disfagia.eat.<br />
Ed. Omega, Torino, 2001.<br />
SCHINDLER O., AVANZINI F. , VERNERO I., SCHINDLER A.(ED.)<br />
L’adulto e l’anziano che non parlano.<br />
Omega edizioni; Torino 2003.<br />
UNNIA L.<br />
Trattamento logopedico del paziente disfagico Adulto.<br />
Omega edizioni Torino, 1995.<br />
AMITRANO A, GAITA A.<br />
L’alimentazione del paziente traumatizzato cranico.<br />
In: salvia A, Formisano R, <strong>Villa</strong> ME, Mastrilli F, (ed.)<br />
Guida per il volontario in ospedale . L’assistenza del paziente,<br />
Post-comatoso. I quaderni n. 18 Roma:<br />
Editrice Erre ; 2000.<br />
DE FILIPPIS CIPPONE A.<br />
Manuale di Logopedia.<br />
Mason, Milano 1989.<br />
RUOPPOLO G., VERNERO I., SCHINDLER A., DE VINCENTIS M.<br />
La Presbifagia e la Pedofagia dalla normalità alla devianza e alla patologia.<br />
Vol.29, fase. 3-4.<br />
2007 ACTA PHONIATRICA LATINA<br />
SCHINDLER O., RAIMONDO S.<br />
Linee guida sulla gestione del paziente disfagico adulto in foniatria e<br />
logopedia.<br />
Vol.29, n.1, 2007<br />
ACTA PHONIATRICA LATINA<br />
40
Bibliografia<br />
PRESENTAZIONE SCHINDLER O.<br />
Disfagia e disturbi della deglutizione.<br />
Novartis.<br />
SUKKAR S. G., VASSALLO D., ZENTILIN P.<br />
Estratti: Raccomandazioni Nutrizionali ADI in tema di disfagia.<br />
ADI<br />
Gruppo di studio della Disfagia , Rete delle UO di dietetica e nutrizione<br />
clinica- regione Piemonte.<br />
“ Guida ai pasti della giornata”<br />
RESUORCE linea disfagia, Nestle Nutrition.<br />
Istituto superiore di Sanita’ Rapporti ISTISAN 08/38.<br />
Il paziente disfagico: manuale per familiari e caregiver.<br />
RAIMONDO S., MUÒ R., ACCORNERO A., VERNERO I., CANCIALOSI P.<br />
“Una corretta informazione è alla base del rispetto delle competenze della<br />
qualità e dell’efficacia dell’atto professionale erogato al cliente.”<br />
Associazione Logopedisti Piemontesi.<br />
BURDESE C., ACCORNERO A., SPADOLA BISETTI M., FARRI A.,<br />
LOMBARDO A.<br />
“Quando deglutire diventa difficile. Un vademecum per il paziente disfagico”.<br />
S.S.N Regione Piemonte ASO S. Giovanni Battista di Torino.<br />
dip.otorino maxillo-facciale.<br />
41
Informazioni in utili<br />
CASA DI CURA VILLA FULVIA<br />
Via Appia Nuova 901<br />
000178 Roma<br />
Tel. 06/710501<br />
Centralino attivo dal lunedi alla domenica dalle 7.00 alle 22.00<br />
Reparto di logopedia-NPA-Foniatria<br />
Interno …541 diretto 06/71050541<br />
E-mail : logopedia@villafulvia.it<br />
Orario : 9.00 / 17.00 dal lunedi al venerdi<br />
9.00/ 13.00 il sabato<br />
Responsabile del Reparto : Dott.ssa Alba Appicciafuoco<br />
Coordinatrice del reparto: Log. Santina Fabriani<br />
Foniatra: Dr. Pasquale Franco<br />
Assistenza al pasto: Log. Daria Pasturenzi<br />
Staff. logopedico:<br />
Log. Gisella Giovinazzo<br />
Log. Chiara Intino<br />
Log. Katia Meloni<br />
Log. Simona Niccolai<br />
Log Daniela Petretti<br />
Log. Rosaria Piselli<br />
Log. Mariagrazia Scannapieco<br />
Log. Patrizia Vitale<br />
42