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Interno Teo 6

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Le Avventure di Philippe Gratin<br />

Philippe Gratin detto PG è il più grande ladro di opere<br />

d’arte rubate del mondo. Agisce per amore dell’arte;<br />

quando un capolavoro sparisce lui interviene: si mette<br />

sulle tracce dei malfattori, persone all’apparenza rispettabili,<br />

abilmente si introduce nelle loro case, recupera<br />

gli oggetti rubati e li restituisce ai musei. Dalle casseforti<br />

ben fornite dei collezionisti disonesti preleva solo<br />

il denaro sufficiente a finanziare le sue imprese. Non un<br />

soldo in più.<br />

A causa di questo strano modo di agire è ricercato dalla<br />

polizia di tutto il mondo, mentre i direttori dei più<br />

importanti musei del pianeta non esitano a ricorrere ai<br />

suoi servizi discreti e gratuiti, quando la polizia non sa<br />

che pesci pigliare.<br />

PG vive a Parigi in un lussuoso appartamento sul retro<br />

di un lavasecco a gettoni.


© 2001 Edizioni Lapis<br />

Tutti i diritti riservati<br />

Seconda edizione: aprile 2006<br />

Edizioni Lapis<br />

Via Francesco Ferrara, 50<br />

00191 Roma<br />

tel: +39.06.3295935<br />

www.edizionilapis.it<br />

email: lapis@edizionilapis.it<br />

ISBN 88-7874-029-2<br />

Finito di stampare nel mese di aprile 2006<br />

presso Grafica Nappa (Aversa)<br />

Renzo Mosca<br />

cambia canale<br />

illustrato da Fabio Magnasciutti<br />

Edizioni Lapis


I PERSONAGGI:<br />

Philippe Gratin: raffinato intenditore di opere d’arte,<br />

inafferrabile ladro di capolavori rubati che lui recupera per<br />

restituirli ai musei.<br />

Priscilla: bionda, svampita, irresistibile. Ma sa rendersi<br />

utile. È l’affascinante fidanzata di PG.<br />

La banda di PG:<br />

Lucien Luciern: amico fraterno di PG. I suoi Bovari<br />

del bernese, squadra di enormi ratti addestrati gli danno<br />

un sacco di soddisfazioni.<br />

Gerardino Atomix: genio scientifico del gruppo, sa<br />

tutto di fisica e computers, ma con le ragazze…<br />

Hivanò Scartezzini: mente brillante, occhio d’aquila,<br />

capace di decisioni fulminee. Quasi sempre giuste.<br />

Lan Pion: sarebbe una spia eccellente ed un palo insostituibile<br />

per la banda. Se solo… ci vedesse almeno un<br />

pochino.<br />

Nicolao Forzarmati: due metri per centocinquantachili.<br />

Se volete farlo felice invitatelo a cena. O a una<br />

scazzottata.<br />

Mariel e Johann: nipotini olandesi di Priscilla.<br />

Jerome: squalo tigre, dodici metri di lunghezza, disturbi<br />

psichici da esaurimento nervoso. Ha un conto aperto con<br />

PG e la sua banda.<br />

Rudolph Maalander: ricchissimo e disonesto, discende<br />

da un’antica famiglia di avventurieri ladri e malfattori.<br />

E si vede!<br />

4<br />

Nean Der Thaal: antiquario, esperto della Real Casa<br />

d’Olanda. Complice del Maalander.<br />

Christian Delerne alias mille altri nomi: ladro internazionale<br />

di gioielli e opere d’arte. Socio del Maalander.<br />

Inafferrabile.<br />

Monsieur Profiterol Conte di Saint Honoré: ricco<br />

collezionista disonesto di opere d’arte e nemico storico di<br />

Philippe Gratin.<br />

Otto Wafer: Direttore del Rijksmuseum, il grande<br />

Museo di Stato di Amsterdam. Scapolo senza speranza.<br />

Soffre di incubi terribili.<br />

Olof Van Der Kanal: Ispettore Capo, carattere permaloso,<br />

facile all’ira. Detesta i giornalisti.<br />

Aloisius Beck: investigatore delle Assicurazioni Tulip.<br />

Tipo sveglio.<br />

Jaspers e Zampoon: vice dell’Ispettore Capo. Due<br />

giganteschi pasticcioni.<br />

Clarissa: capigliatura rossa, occhiali, carina. Ingenua,<br />

si fida del suo principale, l’infido Nean Der Thaal.<br />

Hieronimus Menkel: il Pifferaio Magico. Una volta<br />

almeno. Adesso, dopo qualche secolo di inattività è piuttosto<br />

imbranato.<br />

Signorina Henke: severa maestra di Johann.<br />

5


6<br />

Priscilla racconta favole<br />

e PG dà buoni consigli<br />

– … E poi, zia Priscilla? – chiese Mariel commossa, con<br />

gli occhi sgranati e luccicanti, mentre il fratellino urlava:<br />

– Che forza questo Pifferaio, si potrà fare lo stesso con le<br />

maestre della nostra città? – e lottava con la sua spada a<br />

laser contro draghi immaginari sul soffitto della camera.<br />

– Poi l’uomo scomparve dalla città di Hamelin e nessuno<br />

più lo rivide – rispose Priscilla chiudendo il grande<br />

volume illustrato.<br />

– E i bambini? Non rividero mai più la mamma? – e<br />

già gli occhi della piccola brillavano di pianto.<br />

– Certo che la rividero. La rividero la mattina dopo,<br />

quando si svegliarono e si ritrovarono nel loro letto, nella<br />

loro cameretta. Era stato solo un incubo, un brutto sogno.<br />

Solo un sogno, piccola mia. Dormi adesso. Buonanotte.<br />

– E i topi? Anche i topi sono tornati a scassinare le<br />

cantine, a svuotare i magazzini di formaggi, a mordere i<br />

gatti e a spaventare le maestre, vero? – domandò il bambino<br />

pieno di speranza.<br />

– Questo non si sa, Johann. Di sicuro qualche topo si<br />

salvò, bestie di una razza speciale, grandi, grossi e fortissimi.<br />

A loro la musica del Pifferaio metteva appetito,<br />

figuratevi. Ma questa è un’altra storia…<br />

7


– Buonanotte zia, domani ci racconti un’altra fiaba?<br />

– Promesso. Dormite adesso.<br />

Priscilla spense la luce, chiuse la porta e scese da basso.<br />

Alzato il ricevitore fece un numero internazionale.<br />

A Parigi, in una mansarda di Rue Lavasec con vista sull’Arco<br />

di Trionfo, il telefono cominciò a squillare.<br />

Ma nessuno rispose.<br />

Era notte a Parigi.<br />

La piazza antistante il Centro Pompidou, l’enorme<br />

esposizione permanente d’arte contemporanea, era ancora<br />

gremita di suonatori ambulanti, giocolieri e ragazzi<br />

che come al solito fanno tardi.<br />

I turisti si attardano nei caffè e nei ristoranti aperti. Ma<br />

il grande edificio di ferro, vetro e cemento che ospita il<br />

Museo d’Arte Moderna appariva buio e silenzioso, come<br />

una fabbrica chiusa per le ferie.<br />

Le note di Douce France si sono spente nell’aria.<br />

Un gruppo di turisti americani mi ha applaudito con<br />

entusiasmo. Ho fatto un leggero inchino ed ho intascato<br />

le monete sparse sul velluto rosso della custodia della mia<br />

chitarra.<br />

– Grazie, signore e signori! Buonanotte! – ed ho riposto<br />

lo strumento. Mi sono allontanato, infilandomi nel<br />

cono buio della fiancata del Museo.<br />

Nessuno in vista.<br />

Mi sono liberato della parrucca, dei baffetti alla D’Artagnan<br />

e del nasone posticcio che facevano di me un cantautore<br />

da strada.<br />

Dal sottofondo della custodia ho estratto i miei strumenti<br />

di lavoro.<br />

Dieci secondi. La porta corazzata delle scale antincendio<br />

si è aperta con un gemito.<br />

8<br />

Sono entrato.<br />

Salite due rampe di scale mi sono trovato davanti all’ingresso<br />

del Museo d’Arte Moderna: deserto, illuminato,<br />

silenzioso.<br />

Dieci secondi. Ero dentro.<br />

Il bello cominciava adesso.<br />

Avevo già disattivato il sistema d’allarme dotato di telecamere<br />

a circuito chiuso, collegato al Commissariato di<br />

Polizia di rue de Rivoli, inserendo una cassetta preregistrata<br />

che mostrava l’interno del Museo del tutto deserto<br />

e tranquillo.<br />

Ora camminavo verso le sale dove erano esposti capolavori<br />

dei grandi maestri del ‘900.<br />

Sostai davanti alla prima sala.<br />

Due minuscole spie erano accese in alto e rosseggiavano<br />

ad intermittenza: un allarme volumetrico e un rilevatore<br />

di fonti di rumore. Oltrepassando la soglia della prima<br />

sala, il semplice spostamento d’aria nel locale avrebbe<br />

fatto scattare un secondo allarme nel comando di polizia.<br />

Così come il minimo rumore.<br />

Estrassi dal taschino interno del mio abito da sera un<br />

visore elettronico e lo accesi: la spia luminosa mi diede la<br />

lunghezza d’onda sulla quale operavano i due antifurto.<br />

Fu un gioco ingannarli con falsi impulsi elettronici. Potevo<br />

entrare nei grandi saloni senza problemi, mettermi a<br />

ballare o cantare a squarciagola.<br />

Mi accontentai di sorridere.<br />

Ora si trattava di scegliere il quadro da portare via.<br />

Beninteso ogni opera era a sua volta protetta da diversi<br />

sistemi d’allarme che non conoscevo e che avrei dovuto<br />

annientare.<br />

Ero indeciso.<br />

Un Matisse, un Picasso, un Modigliani, cosa potevo<br />

prendere?<br />

9


Oppure un Salvador Dalì, con i suoi strani orologi molli<br />

che sgocciolavano dai rami degli alberi?<br />

Alla fine decisi per uno stupendo Picasso del “periodo<br />

blu”, un bambino con un costume da pagliaccio.<br />

Sfiorando con i miei guanti gialli la cornice scoprii i fili<br />

dei sensori.<br />

Avevo appena messo fuori uso quel rudimentale sistema<br />

di difesa quando qualcosa cominciò a vibrare nel taschino<br />

della mia giacca.<br />

Il mio telefono cellulare!<br />

Ero convinto d’averlo spento. Fortunatamente avevo<br />

escluso la suoneria.<br />

Senza perdere la calma, operando con velocità e precisione,<br />

accecai le cellule fotoelettriche supplementari, tolsi<br />

il quadro dal muro, lo appoggiai delicatamente a terra,<br />

contro la parete, pescai il telefonino dalla tasca.<br />

– Chi è? – mormorai a voce bassa.<br />

– Sono io tesoro! Perché a casa non risponde nessuno?<br />

La voce squillante di Priscilla si diffondeva per tutta<br />

la sala.<br />

– Perché sto lavorando, cara. E tu non dovresti chiamarmi<br />

sul lavoro.<br />

– Cosa rubi di bello questa volta?<br />

– Pensavo a un Picasso del “periodo blu”, una vera<br />

rarità.<br />

– Perfetto, lo vedo bene sulla parete bianca del salotto.<br />

La cornice com’è? Un giallo brillante andrebbe benissimo.<br />

– Ascolta amore mio, non possiamo mettere un Picasso<br />

rubato in salotto, non si fa! E comunque io non rubo. Io<br />

recupero opere d’arte rubate e le rimetto a posto! Piuttosto,<br />

c’è qualcosa che posso fare per te?<br />

– Avrei bisogno di qualche bella storia.<br />

– Storia?<br />

– Sì, favole, leggende, belle storie da raccontare ai miei<br />

10<br />

nipoti prima di farli dormire. Sai, sono un po’ a corto…<br />

– Ci penso e ti richiamo, gioia mia. Baci.<br />

– Chiusi la conversazione. Ripresi in mano il quadro.<br />

Le luci nella sala si accesero.<br />

Il Direttore del Museo d’Arte Moderna, Monsieur Vincent<br />

e il Capo della Sorveglianza Monsieur Lardon entrarono,<br />

seguiti da alcuni uomini in uniforme.<br />

I loro visi mostravano evidenti i segni di un grande sbigottimento.<br />

– Incredibile, Monsieur Gratin. Ci siete riuscito in… –<br />

il Direttore guardò il cronometro che aveva in mano – in<br />

tre minuti esatti! E senza che nessun allarme scattasse. Un<br />

vero prodigio di abilità. Allora, cosa avete da dire?<br />

– Innanzitutto vi rammento il nostro accordo.<br />

– State tranquillo, signore, la Polizia non saprà mai che<br />

ci siamo rivolti a voi. Sappiamo che fra voi e loro non corre<br />

buon sangue per certe false accuse che vi hanno coinvolto<br />

in situazioni spiacevoli, così come siamo convinti<br />

della vostra innocenza e buona fede. Altrimenti non ci saremmo<br />

rivolti a voi! Ma diteci, siamo curiosi!<br />

– Mi avete assunto come consulente privato perché scoprissi<br />

i difetti del vostro sistema di sicurezza. Bene, posso<br />

dire che è ottimo, Monsieur Vincent, ma presenta delle falle.<br />

Per rendere il Museo assolutamente sicuro è necessario<br />

cambiare alcune cose. Tanto per cominciare le porte antincendio<br />

si aprono con uno stuzzicadenti e la sorveglianza<br />

delle telecamere si può superare troppo facilmente…<br />

11


Jerome, lo squalo-tigre, arrotò i denti guardandosi intorno<br />

con aria disgustata.<br />

– Aringhe, solo aringhe, nient’altro che aringhe! In che<br />

razza di posto sono finito? Tutte a me succedono. Riassumendo:<br />

me ne stavo tranquillo nella mia bella piscina, in<br />

una villa di Parigi, proprietà di un certo nobile, conte di<br />

non so quali pasticcini, una faccenda fantastica, davvero!<br />

Non ci crederete, facevo la guardia ad un quadro incastonato<br />

sul fondo della piscina, niente di impegnativo, c’era<br />

da mangiare a volontà e poco da lavorare. Una pacchia insomma.<br />

Poi una notte rumori, urla, gente che va e viene<br />

attorno alla mia vasca, qualcosa mi trapana il naso, un male<br />

cane, e poi giù a capofitto nelle fogne, con un gigantesco<br />

cavatappi di ferro piantato in mezzo agli occhi!<br />

– E poi, e poi? Raccontala ancora, ci piace tanto!<br />

La famiglia di piccole anguille, le sue uniche amiche,<br />

lo ascoltava ad occhi spalancati.<br />

– Beh, in qualche modo, rischiando di restarci secco per<br />

asfissia, arrivo alla fine delle fognature ed eccomi dalla padella<br />

alla brace: finisco dritto in un fiume con battelli illuminati<br />

e colorati su e giù e tutti a puntarmi i fari sul muso<br />

e a gridare: “Aiuto, aiuto un pescecane nella Senna!”.<br />

Vabbè, taglio la corda, via verso il mare. Facile, direte voi,<br />

12<br />

Jerome si aggira per i canali<br />

di Amsterdam<br />

uno squalo ha l’istinto per queste cose. Istinto un corno.<br />

Nuota che ti nuota, non si arrivava mai, sembrava il labirinto,<br />

canali, dighe, porti e poi canali e barconi, battelli,<br />

chiuse.<br />

– E come ti sei liberato di quella punta d’acciaio che<br />

avevi sul naso? – chiese la più piccola delle anguille.<br />

Carina. Una vera fortuna per lei, che a Jerome non piacessero<br />

le anguille.<br />

– Alla fine ecco il mare. Mare? Una ghiacciaia, stretta<br />

e piena di correnti. Poco o niente da mangiare. Quattro<br />

colpi di coda e sono già dall’altra parte, scogliere alte e<br />

bianche, quattro colpi di coda e rieccomi di qua, insomma<br />

un esaurimento. Per fortuna mi imbatto in un calamaro<br />

gigante. Aveva sbattuto contro un sommergibile.<br />

Una botta tremenda, da fargli perdere l’orientamento. Mi<br />

chiede la strada. Aiutami a togliermi questo coso dal muso<br />

e vedrai che risolverò tutti i tuoi problemi, gli rispondo.<br />

Quello si attacca con tutte le sue braccia e gira e tira<br />

alla fine me lo stappa. Ero libero. Mi chiede la strada. Io<br />

mi guardo un poco in giro e poi…<br />

– Poi?!?<br />

– Me lo mangio in un boccone. Così risolvo tutti i suoi<br />

problemi. Ed anche i miei visto che ero digiuno da un po’.<br />

Le anguille sparirono. Tornarono dopo qualche momento,<br />

fermandosi un po’ più indietro.<br />

– Infilo una via d’acqua, un’altra ed ecco, mi sono perso<br />

di nuovo. Nuota che ti nuota un mattino mi ritrovo in<br />

questo intrico di canali. Ci sto da mesi. E non sono capace<br />

di uscirne. Quella ferita sulla punta del naso ha ridotto<br />

le mie capacità di orientamento, le lenti a contatto le<br />

ho perse la famosa notte di cui vi dicevo. Posso essere leggermente<br />

nervoso? Ho un brutto carattere?<br />

– Nooooo, tu un brutto carattere, quando mai?!?<br />

– E adesso sono qui. Il re dei canali, lo spauracchio di<br />

13


vecchiette e bambini. Vivo di elemosina, avanzi di aringhe<br />

e croste di formaggio, qualche ubriaco che cade in acqua,<br />

copertoni, biciclette, vasi di gerani e patate, patate,<br />

patate. Condite con salsa di mele. Odio le patate.<br />

Lo squalo tirò un rutto portentoso, facendo ribollire<br />

l’acqua del canale come fosse una vasca ad idromassaggio.<br />

Storse la bocca con una smorfia nauseata.<br />

– Ma so chi ringraziare per tutto questo.<br />

14 15


Jasper Maalander, originario della città olandese di Hamelin<br />

si era arricchito rubando bestiame nel Nuovo Messico,<br />

ai tempi del glorioso West dei pistoleri e dei duelli<br />

al tramonto. Faceva anche da guida per le carovane che<br />

attraversavano le regioni popolate dai pellirossa Apaches.<br />

Salvo intascare il compenso e sparire, abbandonando i<br />

malcapitati in pieno territorio indiano.<br />

Il figlio Andreas Maalander aveva moltiplicato le fortune<br />

della famiglia ai tempi della corsa all’oro.<br />

Più tardi la famiglia aveva dovuto emigrare in Sud<br />

Africa per certe truffe e conti in sospeso con la giustizia.<br />

Cose successe durante il proibizionismo, quando era vietato<br />

vendere alcolici nei bar. Le cisterne della sua ditta<br />

trasportavano whisky e birra al posto della benzina e rifornivano<br />

di nascosto i locali di mezza America.<br />

Gli affari fatti con Al Capone e altri gangster li aveva<br />

arricchiti al punto tale da permettere al nipote Bosel Maalander<br />

di comprarsi nel Transvaal, in Sud Africa, terre vaste<br />

come l’Olanda, la lontana madrepatria, e concessioni<br />

perpetue per lo sfruttamento delle miniere di diamanti.<br />

Lì aveva vissuto con la sua famiglia, integrandosi con la<br />

numerosa colonia di emigranti olandesi, che da tempo vivevano<br />

in quella regione.<br />

16<br />

Rudolph Maalander<br />

ha ospiti<br />

nel suo palazzo<br />

Bei tempi. Andati, purtroppo.<br />

Rudolph Maalander, ultimo discendente, erede del nome<br />

e della fortuna della famiglia bussò ad una porticina<br />

piuttosto malandata, guardandosi intorno per controllare<br />

che nessuno l’avesse seguito.<br />

Passò nel retro di un ristorante senegalese, scese le scale,<br />

attraversò un corridoio semibuio. Nessuno.<br />

Scelse una grossa chiave da un mazzo, aprì una porta<br />

salì le scale e fu su un pianerottolo. Un montacarichi, di<br />

quelli addetti alla consegna della biancheria, lo aspettava.<br />

Entrò e premette il bottone verde.<br />

Arrivato al primo piano uscì e si trovò nell’ampio ingresso<br />

di uno splendido palazzo settecentesco al centro di<br />

Amsterdam. Casa sua. Harold, il suo maggiordomo lo accolse.<br />

Prese in consegna il cappotto, il cappello, i guanti<br />

e si allontanò in silenzio.<br />

Rudolph adesso guardava i ritratti dei suoi avi con un<br />

misto di reverenza e riconoscenza. Gli avevano reso la vita<br />

comoda, eppure qualcosa gli rodeva dentro. Avevano<br />

fatto di lui un uomo rispettabile. Questo, per dirla tutta,<br />

gli stava sullo stomaco. Sognava l’avventura, lui.<br />

Osservava il suo bisnonno, vestito da cacciatore di bufali,<br />

con il fucile Sharp a canna lunga, il cappello a falde<br />

larghe e lo sguardo intrepido, e si immaginava a cavallo,<br />

inseguito dai pellirosse che volevano il suo scalpo.<br />

Oppure, immobile davanti al ritratto del nonno Rudolph,<br />

riascoltava l’ululato dei lupi nelle fredde terre del<br />

Klondike, nella gelida Alaska al tempo della corsa all’oro,<br />

vedeva il fumo dei saloon, pieni di musica, liquori e belle<br />

donne, dove interi giacimenti d’oro e fortune colossali passavano<br />

di mano in una notte, in una sola partita di poker.<br />

Poi la famiglia era diventata onesta. Ricchissimi industriali,<br />

i maggiori estrattori di diamanti del mondo,<br />

17


d’accordo, ma onesti. Fino a poco tempo prima, quando<br />

l’azienda era passata a lui. Gli pesava quella patina di rispettabilità,<br />

gli toglieva il respiro. Sapeva cosa fare.<br />

Passò nello studio.<br />

Sprofondati in comode poltrone di cuoio, stavano Nean<br />

Der Thaal, antiquario ed esperto d’arte della Real Casa<br />

d’Olanda e Christian Delerne, alias Jannis Katafis, alias<br />

sei o sette altre cose, ricercato per furti d’arte e di gioielli<br />

in tutto il globo.<br />

Si alzarono in segno di rispetto.<br />

– Lieto di vedervi.<br />

Strette di mano. Era impossibile non notare il preziosissimo<br />

orologio d’oro massiccio di Rudolph Maalander,<br />

tempestato di brillanti su tutta la cassa del quadrante, e<br />

soprattutto l’anello nel quale stava incastonato un diamante<br />

grosso come una pallina da golf. Mandava lampi<br />

accecanti.<br />

Sedettero attorno al grande tavolo di mogano che campeggiava<br />

al centro della stanza.<br />

– Verrò al punto. Come sapete mio padre mi ha lasciato<br />

un patrimonio inestimabile. Io stesso non so quanto possiedo.<br />

Ma la cosa a cui tengo di più è certamente la collezione<br />

di quadri dei maestri fiamminghi. Erano del nonno,<br />

grande intenditore e collezionista appassionato. La provenienza<br />

di queste splendide tele è sempre stata oggetto di<br />

discussione. Chi dice comprate sottocosto a famiglie andate<br />

in rovina, chi dice vinte al gioco, chi semplicemente rubate.<br />

Mio padre voleva restituirle, farne un museo da aprire<br />

al pubblico. Non ce l’ha fatta, per fortuna. Il cielo lo ha<br />

chiamato a sé prima che mettesse in atto l’insano proposito.<br />

Io non lo farò. Anzi, ho deciso di ampliare la collezione<br />

con qualcosa di speciale: la Ronda di notte di Rembrandt.<br />

– Non è in vendita! – l’antiquario, nonché esperto d’ar-<br />

18<br />

te della Regina aveva pigolato più che parlato.<br />

L’altro si era limitato a fischiare tra i denti.<br />

– Mica voglio comprarla! È finito il tempo della rispettabilità<br />

e della beneficenza. La famiglia Maalander torna alle<br />

origini. Semplicemente me la prendo e la uso per i miei<br />

interessi. Come ai bei tempi, quando l’oro non c’era bisogno<br />

di scavarlo, si trovava bell’e pronto sulle diligenze e nelle<br />

banche! E voi mi aiuterete nell’impresa. Siete i migliori<br />

nel vostro campo. Facciamo questo colpo e vi prometto che<br />

guadagnerete tanto da non sapere come spendere tutti i vostri<br />

soldi. Allora, avete qualcosa per me?<br />

– Qui c’è tutta la mappa dei sistemi d’allarme del Museo<br />

– l’antiquario Nean Der Thaal aveva srotolato un fascio<br />

di fogli – l’ho fotocopiata direttamente nell’ufficio del<br />

Direttore del Rijksmuseum. Sono di casa là. Sarà uno scherzo<br />

disattivarli.<br />

– Secondo i miei calcoli dovremmo farcela in tre minuti<br />

– si intromise Christian Delerne, alias Chissachi. – È<br />

il tempo necessario all’arrivo delle volanti di Polizia, se<br />

qualcosa dovesse andare storto. Ma andrà tutto benissimo.<br />

Rudolph Maalander osservava amorevolmente le linee<br />

colorate dei tracciati degli allarmi.<br />

– Sì, andrà tutto benissimo, ne sono sicuro!<br />

19


Il Direttore del Rijksmuseum, il grande Museo di Stato<br />

di Amsterdam, l’Artmeister Otto Wafer aveva avuto<br />

una giornata difficile, come può essere quella in cui ti tirano<br />

giù dal letto con le uniche parole che non vorresti<br />

mai sentire:<br />

– È sparita la Ronda di notte!<br />

Si era precipitato al Museo praticamente in pigiama e<br />

ciabatte e il disastro stava davanti a lui sotto forma di una<br />

immensa parete vuota e di una massiccia cornice orfana<br />

della tela.<br />

Era sparito il grande quadro che raffigurava la Compagnia<br />

degli Archibugieri del comandante Cocq, i soldati<br />

coperti di corazze lucenti e armati del lungo fucile, i<br />

portatori di lance, i suonatori di tamburi. Ed era scomparsa<br />

la misteriosa fanciulla bionda in abito bianco e oro,<br />

dall’aria smarrita, circondata dai soldati.<br />

In quei giorni l’ala del Museo dove era avvenuto il furto<br />

era chiusa al pubblico, per un restauro necessario alla<br />

preparazione di una grande mostra su Rembrandt.<br />

La Regina d’Olanda avrebbe dovuto inaugurare la mostra<br />

davanti alle televisioni di tutto il mondo fra quindici<br />

giorni. E proprio il quadro più famoso del pittore olandese<br />

non era più al suo posto.<br />

20<br />

Incubo n° 1<br />

Che giornata orrenda!<br />

E adesso, dopo numerose camomille e tisane rilassanti,<br />

dormiva l’Artmeister Otto Wafer. Dormiva e sognava.<br />

Un incubo terribile.<br />

La Regina d’Olanda in persona veniva a visitare il Museo,<br />

tutto era pronto, fanfare, picchetto d’onore, tappeto<br />

rosso.<br />

L’amata sovrana scendeva dalla carrozza, lui le si faceva<br />

incontro con un inchino e in quel mentre si accorgeva<br />

d’essere in mutande.<br />

Si guardava intorno sgomento, nessuno pareva farci caso,<br />

lui camminava a fianco della Regina, con le sue gambe<br />

magre e pelose frustate dal vento gelido, salivano gli<br />

scaloni, entravano nella grande sala che ospita la Ronda di<br />

notte. Sul muro l’immensa parete era vuota.<br />

La Regina osservava con interesse la parete bianca, la<br />

cornice, poi passava in un’altra sala.<br />

A quel punto, dopo aver ammirato altri capolavori, si<br />

avviava all’uscita.<br />

Lui, sempre in mutande, l’accompagnava alla carrozza.<br />

Squilli di trombe.<br />

Si chinava a baciarle la mano e lei gli sussurrava:<br />

– Mancano i nasi – e si allontanava.<br />

Solo allora l’Artmeister si era svegliato in un mare di<br />

sudore freddo nella sua cameretta da scapolo, nel suo appartamento<br />

da scapolo nel quartiere di Solingen, il quartiere<br />

degli scapoli senza speranza.<br />

21


– La posta, signore.<br />

La segretaria lasciò il pacco di lettere sulla scrivania.<br />

Otto Wafer la guardò allontanarsi e chiudere la porta.<br />

Le solite seccature. Segnalazioni di guasti, luci da riparare,<br />

allarmi da mettere in ordine. Pubblicità.<br />

Si pulì accuratamente gli occhiali da miope e riprese la<br />

corrispondenza. Una busta arancione attirò la sua attenzione.<br />

Era indirizzata a lui personalmente e la scrittura era<br />

leggermente inclinata e tondeggiante, tipica scrittura femminile,<br />

pensò lui, incuriosito.<br />

L’aprì con una specie di batticuore di cui si meravigliò<br />

per primo. Un biglietto.<br />

“UN NASO AL GIORNO LEVA IL POLIZIOTTO DI TORNO”.<br />

Rimase immobile per alcuni istanti. Non c’era altro. O<br />

forse sì, qualcosa, un pezzettino di carta in un angolo della<br />

busta… la rovesciò e un francobollo di stoffa volteggiò<br />

e planò sul ripiano della scrivania.<br />

Fu con orrore, con incredulità, fu con sgomento che indovinò:<br />

un frammento della tela scomparsa.<br />

Un naso accuratamente ritagliato.<br />

Urlando si era svegliato ed era caduto dalla poltrona del<br />

suo ufficio, al piano terra del Rijksmuseum, dove un colpo<br />

di sonno l’aveva sorpreso davanti a rapporti della Polizia,<br />

22<br />

Incubo n° 2<br />

pratiche assicurative e mille altre seccature.<br />

Sulla sua scrivania stava la lettera arancione, ma conteneva<br />

solo il biglietto minatorio.<br />

Niente nasi, per ora. Respirò profondamente.<br />

La segretaria arrivò correndo. Lui si rialzò prontamente,<br />

fece segno che non era nulla, lei lo guardò preoccupata,<br />

poi si ritirò.<br />

Otto Wafer camminò lentamente fino alla finestra che<br />

dava sul Singelgracht, il grande canale che circondava il<br />

centro storico della città.<br />

Proprio davanti a lui, la via d’acqua curvava verso destra,<br />

descrivendo un ampio arco. Lontano, nelle giornate<br />

limpide, si potevano ammirare le guglie del Duomo e di<br />

altre cattedrali sparse nel paesaggio urbano.<br />

Un paesaggio.<br />

Un fiume che scorreva lento, le guglie delle cattedrali,<br />

i monumenti di pietra che si riflettevano nell’acqua.<br />

Un paesaggio che gli ricordava altre città, Praga, Budapest,<br />

Venezia, no, cercò di essere più preciso, quell’ansa<br />

del fiume, gli alberi, le chiese, ecco che c’era: Londra, Parigi!<br />

E con il nome delle città francese si ricordò quello<br />

di una persona ben precisa.<br />

E subito seppe cosa doveva fare.<br />

23


La telecamera inquadrò in uno spietato primo piano un<br />

ometto smilzo, di circa quarant’anni, dall’aria afflitta, vestito<br />

con un completo grigio perfettamente in tinta con la<br />

sua faccia.<br />

Decine di giornalisti gli piantarono decine di microfoni<br />

pericolosamente vicino alla bocca, uno gli si infilò<br />

direttamente in una narice.<br />

– Artmeister Otto Wafer, cosa può dirci del furto della<br />

Ronda di notte? È vero che i ladri sono penetrati dal tetto,<br />

approfittando delle impalcature che coprono la facciata del<br />

Museo, usate per il restauro? Perché gli allarmi non hanno<br />

funzionato? Perché i guardiani non guardavano? Perché<br />

lei è scapolo e non vive con la mamma? Perché ha una<br />

faccia così?<br />

L’intervistato sembrò vacillare sotto la raffica di domande,<br />

alcune delle quali, bisogna dirlo, erano davvero<br />

poco cortesi.<br />

– Sul come è successo può rispondere solo la Polizia, c’è<br />

un indagine in corso, se ne occupa l’Ispettore Capo Olof<br />

Van Der Kanal, che tutti conoscete.<br />

– Ma i guardiani, cosa facevano?<br />

– Sono stati narcotizzati con il gas.<br />

Il povero Direttore del Museo si guardava disperata-<br />

24<br />

Intervista alla televisione:<br />

Otto Wafer lancia un appello<br />

mente in giro, cercando una via di fuga, ma la selva di microfoni<br />

lo circondava.<br />

– Ha un’idea di chi possa essere stato? È forse l’azione<br />

di una banda terroristica? È vero che avete ricevuto una<br />

domanda di riscatto? Il dipinto era assicurato? E per quale<br />

somma? Perché lei non è nemmeno fidanzato? Quelle<br />

orecchie a sventola sono proprio sue o sono una trovata<br />

pubblicitaria?<br />

– Al momento non abbiamo nessuna idea di chi siano<br />

gli esecutori o i mandanti. Sono però fermamente convinto<br />

che riusciremo a recuperare il dipinto in tempo per l’inaugurazione<br />

del Museo restaurato. Non ci saranno ritardi<br />

e la nostra graziosa Sovrana potrà…<br />

Fu il caos.<br />

– Come può affermare questo! Perché è così sicuro? Avete<br />

già una pista? C’è una taglia sugli autori del furto? È<br />

insetticida l’odore che si sente o il suo dopobarba?<br />

Otto Wafer accusò il colpo: barcollò, boccheggiando<br />

come se avesse preso un pestone sul mignolo, si aggrappò<br />

ai microfoni, si rimise dritto.<br />

Guardò fisso nella telecamera e lasciò cadere queste parole:<br />

– C’è una persona che ci può aiutare a risolvere il caso.<br />

Una persona sola con la quale sto cercando di mettermi<br />

in contatto. So che in questo momento mi sta ascoltando.<br />

So anche che per taluni malintesi è costretto a vivere ritirato,<br />

sotto copertura. Voglio dire pubblicamente che sono un<br />

suo estimatore ed ho piena fiducia in lui. Desidero che si<br />

metta in contatto con me e aspetto sue notizie. Signori,<br />

buongiorno!<br />

E con una insospettabile agilità scattò via, evitando la<br />

folla dei giornalisti.<br />

Prima che questi si riprendessero dalla sorpresa aveva<br />

risalito la scalinata e si era già barricato nel suo ufficio al<br />

piano rialzato del Rijksmuseum.<br />

25


26<br />

Riunione delle banda a Parigi<br />

Ora di chiusura nella lavanderia Ultra-Rapida di Rue<br />

Lavasec, a Parigi.<br />

Serrande abbassate. Ma dentro, nel retro del locale, luci<br />

accese e tensione allo spasimo.<br />

Sei persone. Uno parla, quattro ascoltano attente.<br />

Uno fa uno spuntino, ma non perde una parola, salvo<br />

quando lo sforzo di inghiottire un boccone troppo grosso<br />

gli chiude le orecchie.<br />

– Abbiamo poco tempo. Dobbiamo agire in fretta e<br />

bene.<br />

Philippe Gratin fissò i suoi uomini.<br />

Uno sguardo duro e diretto vale più di mille parole, lo<br />

sapeva per esperienza.<br />

Atomix, Hivanò Scartezzini, Lucien Luciern e Nicolao<br />

Forzarmati sostennero la sua occhiata con fermezza.<br />

Per Lan Pion fu un po’ più difficile: oltre ad essere miope<br />

come alcune talpe messe insieme, una straordinaria<br />

forma di strabismo faceva sì che guardasse verso il capo<br />

fissando la parete sinistra ed un termosifone.<br />

Philippe fece finta di nulla e continuò.<br />

– Un mio estimatore, oltre che amico carissimo, Otto Wafer,<br />

Direttore del Rijksmuseum di Amsterdam, ha bisogno<br />

di noi. Tutti avete sentito il suo appello. Non c’è bisogno di<br />

27


dire a chi stava rivolgendosi. Il pazzo che ha sottratto la Ronda<br />

di notte dal Rijksmuseum minaccia di spedirgli il naso di<br />

uno dei personaggi raffigurati sulla tela. E minaccia di proseguire<br />

con gli altri nasi, se le indagini continueranno.<br />

– Non c’è problema Capo, si parte, si trova il farabutto,<br />

Nicolao gli annoda le gambe attorno al collo, recuperiamo<br />

la tela e via, verso nuove avventure…<br />

Se c’era qualcosa che piaceva subito di Hivanò era la capacità<br />

di sintesi.<br />

– Non è così semplice. La Regina andrà a visitare il dipinto<br />

prima che venga spedito in America, per una mostra.<br />

Fra dodici giorni. Bisogna recuperarlo e rimetterlo al<br />

suo posto per allora. Questi ladri sono disposti a tutto. Io<br />

non posso farmi vedere in giro, dopo la faccenda del Van<br />

Gogh, sostituito e restituito qui a Parigi e l’affare della<br />

Maya desnuda 1<br />

, a Madrid. Pensano che sia stato io a fare lo<br />

scherzetto. Andrete voi da soli ad Amsterdam!<br />

Silenzio.<br />

– Noi da soli, Capo? – era stato un coro.<br />

Nicolao Forzarmati aveva rischiato di strozzarsi, per un<br />

boccone che gli era andato di traverso. Lan Pion sgranava<br />

gli occhi in ogni direzione, sbigottito.<br />

Gli altri parevano un poco perplessi.<br />

Era tempo, per un vero capo, di lavorare di fino sui cervelli<br />

dei suoi uomini.<br />

– Ragazzi, voi siete il meglio del meglio, nel vostro<br />

campo. So di poter dormire sonni tranquilli. Un grande<br />

inventore, genio della matematica, uno stratega brillante,<br />

capace di guidare la squadra e di cavarsela nelle situazioni<br />

più difficili, un allevatore di animali straordinari e un<br />

uomo dall’intelligenza pronta e acuta in modo inversamente<br />

proporzionale alla sua incredibile forza.<br />

Fatto. Eccoli lì, tutti contenti, orgogliosi e smaniosi<br />

di buttarsi nell’avventura.<br />

28 1 C. Comini - O. Minneci, Philippe Gratin e la Maya Desnuda, Roma, 2001, Edizioni Lapis<br />

– Ed io?<br />

Accidenti, Lan Pion, il loro palo, strabico e miopissimo.<br />

Se n’era dimenticato.<br />

– Di te mi fido ciecamente, nel vero senso della parola,<br />

vecchio Lampy!<br />

Largo sorriso di felicità ed inchino orientale.<br />

– Ma cosa faremo, come ci metteremo in contatto con<br />

te? – Hivanò era come sempre pratico e sveglio.<br />

PG estrasse cinque buste bianche e le consegnò ai suoi<br />

uomini.<br />

– Qui ci sono precise istruzioni per tutti. Ciascuno di<br />

voi svolgerà una parte di indagine. Silenziosi e micidiali<br />

come sommergibili! Poi mi farete avere un rapporto scritto<br />

sulla situazione.<br />

– E tu?<br />

– Lasciamo calmare un po’ le acque e poi vi raggiungerò.<br />

Comunque non sarete mai soli. In questo periodo Priscilla<br />

si trova proprio ad Amsterdam da sua sorella. Fa la<br />

baby sitter ai suoi nipotini. Sarà lei a fare da collegamento.<br />

In quel momento il telefono sul bancone trillò melodiosamente.<br />

Philippe alzò il ricevitore.<br />

Una voce squillante ed eccitata attraversò la cornetta,<br />

i suoi timpani e si sparse in tutta la stanza.<br />

– Philippe, amore mio, hai trovato qualche bella fiaba?<br />

I bambini sono impazienti.<br />

Era l’amata Priscilla.<br />

– Ci sarebbe quella di Giovannino Senzapaura e dell’Orco<br />

Sbudellone…<br />

– L’Orco Sbudellone va benissimo, zio! E mettici pure<br />

qualche grosso topo, così, per divertimento…<br />

Era Johann, il nipote di Priscilla, che non riusciva a frenare<br />

il suo entusiasmo.<br />

– Allora ragazzi, in un paese chiamato Boscoscuro viveva<br />

un sarto di nome Giovannino…<br />

29


Il Circo Gondrano era in città.<br />

Come consuetudine, prima dello spettacolo gli animali<br />

e i carri venivano fatti sfilare per le vie principali.<br />

Pagliacci, giocolieri, la banda che suonava allegre marcette.<br />

In testa i cammelli, al centro gli elefanti.<br />

Chiudeva il corteo un carrozzone che gettava coriandoli<br />

e confetti ai bambini.<br />

Una specie di armadio a quattro ante, vestito da Ercole,<br />

coperto di una pelliccia maculata, con una mano<br />

sollevava un bilanciere da cento chili e con l’altra gettava<br />

manciate di caramelle e incitava a non mancare allo<br />

spettacolo della sera.<br />

– Vedrete Mister Muscolo, l’uomo più forte del sistema<br />

solare e i Bovari del bernese, i topi più grossi della Terra,<br />

sopravvissuti al diluvio universale. Faranno giochi e si<br />

mangeranno un quintale di formaggio olandese in dieci<br />

secondi netti!<br />

– Vogliamo vederli! – gridava la folla, i bambini in particolare.<br />

Un domatore, in frac e cilindro, con un bastone nero,<br />

si affacciò alla veranda del carrozzone.<br />

Venne avanti.<br />

– Oooohhhh!!! – mille bocche rimasero spalancate.<br />

30<br />

Arriva il Circo!<br />

Accanto a lui, reggendosi sulle zampe posteriori, un<br />

ratto enorme li fissava incuriosito. Il muso era bianco e gli<br />

occhi rossi e penetranti.<br />

– Signore e signori, cari bambini, permettete di presentarmi.<br />

Sono Lucien, domatore di belve feroci. E questo<br />

è Albino, il capo della banda dei bernesi. Albino, da bravo,<br />

fai vedere qualcosa ai nostri piccoli amici.<br />

– Oooohhhh!!!<br />

Lucien aveva estratto dal cilindro diversi pezzi di gruviera<br />

e li lanciava verso la bestia.<br />

Albino li prese al volo e cominciò a gettarli in aria e a<br />

riprenderli al volo, camminando sulle zampe posteriori,<br />

come un giocoliere con le palline.<br />

– Bravo, magnifico, stupendo!<br />

– Che classe!<br />

– Ancora, ancora!<br />

Lucien frenò l’entusiasmo: – E non è tutto, signori,<br />

pronti per il gran finale!<br />

Il grosso topo si era fermato.<br />

Gettò il primo pezzo di formaggio altissimo, poi a gran<br />

velocità tutti gli altri, a formare una lunga fila che per un<br />

istante restò ferma, sospesa, prima di ricadere verso terra.<br />

Intanto aveva spalancato la bocca, vasta come una pentola.<br />

I pezzi di formaggio sparirono nella sua gola.<br />

Lo stupore e l’entusiasmo erano alle stelle.<br />

Il domatore, molto soddisfatto, sorrise.<br />

– Vi aspettiamo tutti questa sera! – poi fece un inchino<br />

e si ritirò dietro la tenda, seguito dalla straordinaria<br />

bestiola.<br />

31


32<br />

Rapporto n° 1 - Atomix<br />

“Come da precise istruzioni, usando l’ultra-computer<br />

al plasma, mi sono introdotto nei conti bancari dei dipendenti<br />

del Rijksmuseum.<br />

La prima volta devo avere fatto un po’ di confusione:<br />

mi sono trovato in mezzo ai programmi della difesa australiana.<br />

Sai quel piccolo incidente alle scorte di esplosivo<br />

dell’esercito, stipato nel deserto centrale di quel lontano<br />

continente…<br />

Lo so, è saltato tutto, ma nessuno si è fatto male, in<br />

fondo. Forse qualche canguro spaventato, qualche struzzo<br />

arrostito, niente di più.<br />

Bah, alla fine sono entrato nel sito giusto. Nulla di anomalo,<br />

nessuno spostamento significativo di denaro.<br />

Sono allora passato a tutte le persone che hanno a che<br />

fare con la Real Casa d’Olanda in questioni d’arte o di antiquariato:<br />

esperti, consulenti, compratori e fornitori.<br />

Consultando gli elenchi è stato facile stabilire che non<br />

vi erano movimenti sospetti sui conti correnti.<br />

Tutti tranne uno, quello dell’antiquario Nean Der Thaal,<br />

consulente artistico di Sua Maestà la Regina, che semplicemente<br />

non appariva da nessuna parte.<br />

Ora, se sei l’antiquario di Sua Maestà devi pur essere<br />

pagato, devi avere un conto da qualche parte.<br />

33


Qui la faccenda si è fatta più delicata.<br />

Un controllo incrociato sui ventitré milioni di conti<br />

esistenti nel Regno mi ha portato a scoprire che il suddetto<br />

antiquario ha un conto presso la Banca del Transvaal,<br />

di cui è proprietario Rudolph Maalander, il multimiliardario<br />

sudafricano, padrone, tra l’altro della Diamanti<br />

Maalander & Figli, di cui si parla molto in questi<br />

giorni per i noti fatti.<br />

Il conto in questione, come altri, era però coperto da<br />

una blindatura elettronica che lo rendeva inavvicinabile ai<br />

curiosi.<br />

Mi ci son voluti ben sei minuti per aprirla ed entrare!<br />

Come ho letto l’importo sono rimasto di pietra: cifre a<br />

nove zeri, mica bruscolini!<br />

E qui viene il bello: i soldi gli sono stati versati dallo<br />

stesso Maalander, attraverso un complicato giro che avrebbe<br />

messo fuori strada anche un computer dell’ultima generazione.<br />

Qui ammetto di avere sbagliato alla fine, proprio quando<br />

stavo terminando il lavoro. Il fatto è che le tastiere di<br />

questi minicomputers sono talmente minuscole!<br />

Mi rendo conto che aver cancellato dalle memorie centrali<br />

delle banche qualche milione di conti provocherà<br />

problemi, ma si sa, a tutto c’è rimedio.<br />

In fondo io ho solo un cervello umano e sono riuscito<br />

ad ottenere risultati importanti.<br />

Come dice quella malalingua di Hivanò, non sarò sempre<br />

capace di far tornare i conti, ma queste sfide non le<br />

perdo.<br />

Ho pensato di fare una capatina nel negozio di antiquariato<br />

del nostro tipo. Tutto regolare, in apparenza.<br />

Conversando con l’impiegata, signorina Clarissa, essere<br />

veramente delizioso, ho buttato il discorso sul clamoroso<br />

furto della Ronda di notte.<br />

34<br />

La signorina Clarissa mi ha detto che anche il suo principale<br />

aveva voluto mandare una lettera di incoraggiamento<br />

al povero Direttore, l’Artmeister Otto Wafer, incaricandola<br />

di preparare l’indirizzo su una busta.<br />

Arancione.<br />

Interessante particolare, credo.<br />

A quel punto è arrivato il principale, ed io mi sono defilato,<br />

non prima di averle promesso una nuova visita al<br />

più presto, così tanto per chiacchierare un po’.<br />

Clarissa si è mostrata entusiasta all’idea.<br />

Il tutto, naturalmente nell’interesse delle indagini che<br />

stiamo svolgendo.<br />

Spero di vederti presto.<br />

Ti saluto, Atomix.<br />

P.S. Clarissa ha un delizioso paio di occhialini tondi e<br />

una testa rossa come un tramonto di settembre!<br />

Ti saluto al quadrato!”.<br />

35


Alla Central Station di Amsterdam il TGV - treno ultra<br />

veloce - proveniente da Parigi, era in perfetto orario.<br />

I passeggeri scesero, quasi tutti con bagaglio a mano.<br />

Uno solo, elegantissimo e con l’aria molto sostenuta,<br />

chiamò il facchino per farsi portare una serie di valigie in<br />

pregiatissima pelle di ornitorinco biondo di Sumatra.<br />

Camminando a testa alta, tagliava la folla quasi con<br />

fastidio. Una grossa berlina dai vetri a specchio lo attendeva<br />

all’uscita. Salì e partirono.<br />

Passarono il centro con la zona dei vecchi canali, stretti<br />

e abitati dalle famiglie che vivono sui barconi e sulle<br />

chiatte, come fossero case galleggianti, con le tendine multicolori<br />

agli oblò e i vasi di geranio.<br />

Era sempre uno spettacolo affascinante e pieno di vita,<br />

ma il passeggero pareva immerso in altri pensieri.<br />

Si riscosse all’improvviso quando furono in coda al semaforo<br />

sopra un ponticello che superava un canale secondario,<br />

di acqua bassa e verdastra piena d’erbe.<br />

Spalancò lo sportello e scese di furia, affacciandosi al<br />

parapetto fino quasi a cadere di sotto. Si girò, corse all’altra<br />

spalletta del ponte sempre pencolando pericolosamente<br />

in fuori e osservò ad occhi sbarrati qualcosa che<br />

nuotando pigramente si allontanava sul pelo dell’acqua,<br />

36<br />

Toh! chi si rivede!<br />

infilando un canale laterale e scomparendo.<br />

Era scattato il verde. La macchina restava ferma, in attesa.<br />

Gli olandesi, che sono un popolo estremamente civile,<br />

attesero pazientemente parecchi secondi prima di osare<br />

un timido beep di clacson.<br />

Il passeggero si infilò nella vettura e la macchina ripartì<br />

di scatto. Attraversarono uno dei tanti ponti sul Singelgracht,<br />

il canale che chiude la città vecchia e furono davanti<br />

al Rijksmuseum.<br />

Rallentarono la corsa, costeggiarono l’immenso edificio,<br />

un po’ tetro con la sua pietra grigia, i torrioni e i tetti<br />

neri, percorsero un tratto della strada che porta al Museo<br />

Van Gogh, quindi svoltarono a destra. La macchina si<br />

arrestò all’ingresso di una palazzina immersa nel verde di<br />

un giardino, nascosto alla vista da una siepe alta e folta.<br />

L’autista aprì con il telecomando quella che sembrava<br />

una normale porta di garage. Appena entrati nel seminterrato<br />

si trovarono in una specie di bunker, dalle spesse<br />

pareti di cemento armato. Al centro un grande tavolo, tutto<br />

intorno computer, telefoni, scaffali. Alle pareti cartine<br />

particolareggiate d’Olanda e del mondo.<br />

– Benvenuto nel mio rifugio segreto. Avete fatto buon<br />

viaggio? Grazie per esservi precipitato qui.<br />

– Eccellente viaggio, grazie. Quando ho sentito l’appello<br />

televisivo del Direttore del Museo, sono partito subito.<br />

Non c’è un momento da perdere, dobbiamo operare<br />

bene e in fretta, signor Maalander!<br />

E Monsieur Profiterol, Conte di Saint Honoré strinse<br />

la mano al suo ospite sudafricano.<br />

37


“Onolevole signole, salute e che l’anno del maiale che<br />

entla nella costellassione del topo le dia tanta felicità!<br />

Come dice il saggio cinese topo più maiale salà un anno<br />

niente male!<br />

Il viaggio è stato bello. Abbiamo passato i confini dell’Olanda<br />

con il molto onolevole Cilco Gondlano un cilco<br />

glande, davvelo glande.<br />

Mi sono diveltito molto. Ho fatto l’oloscopo cinese alle<br />

donne ai bambini. Tutti molto felici.<br />

Anch’io salò molto felice e foltunato. Dicono che sia<br />

così quando si pestano le cacche pel la via.<br />

Amsteldam è una città molto pulita, è quasi impossibile<br />

che i molto onolevoli cani olandesi lascino licoldini<br />

in gilo.<br />

Eppule, in dieci minuti ho pestato le uniche due cacche<br />

lasciate in stlada. Questo è bene pel noi.<br />

Come dice il saggio cinese per evitale la cacca non finile<br />

nella possanghela, che ti spolchi e ti bagni pule.<br />

Seguendo le sue molto onolevoli istlussioni ho fatto visita<br />

a tutti i miei ottocento cugini che mandano avanti i<br />

listolanti cinesi e le tavole calde di questa città.<br />

Stanno tutti bene e la salutano molto lispettosamente.<br />

Ola, pel venile a noi, i miei ottocento cugini hanno<br />

38<br />

Rapporto n° 2 - Lan Pion<br />

passato la voce: tutti i movimenti sospetti mi vengono<br />

subito segnalati. Così posso dile che è stato visto in gilo<br />

un tale che ha tanti nomi. L’ultimo usato è Chlistian Delelne,<br />

famoso ladlo di gioielli e di quadli costosi.<br />

Come dice il saggio cinese chi ha tloppi nomi ha pochi<br />

cognomi, flase che non ho mai capito, ma fa lo stesso.<br />

Dicono che questo bel tipo abbia complato maschele<br />

antigas e altlo mateliale identico a quello usato la famosa<br />

notte al Museo.<br />

Così come è stato notato nei locali più malfamati dei<br />

qualtieli poco eleganti, pel cosi dile, una pelsona molto<br />

impoltante, che non dovlebbe mai tlovalsi lì: Ludolph<br />

Maalandel.<br />

Si dice che il poco onolevole milialdalio flequenti cattive<br />

compagnie, come il ladlo di cui dicevo.<br />

Come dice il saggio cinese, chi va con lo zoppo cammina<br />

più veloce di lui. E allola: che ci fa il Maalandel in<br />

cattiva compagnia? Combina guai, dico io.<br />

Coincidensse? Folse: Ma come diceva la vecchia saggia<br />

Agatha Chlistie, una coincidenssa è coincidenssa, due coincidensse<br />

sono due coincidensse, ma tle coincidensse è<br />

indissio.<br />

In attesa di nuove notissie, mi inchino e saluto lispettosamente<br />

il mio molto onolevole Capo”.<br />

Lan Pion<br />

39


Il Commissario Olof Van Der Kanal<br />

sente puzza di fregatura<br />

Era successo tutto in una notte.<br />

Quando le guardie giurate della nota ditta di importazione<br />

e lavorazione dei diamanti Maalander & Figli erano<br />

entrate nell’azienda per dare il cambio ai loro colleghi, li<br />

avevano trovati legati e imbavagliati come dei salsicciotti<br />

di maiale.<br />

Le casseforti del laboratorio dove si intagliavano i diamanti,<br />

i più belli del mondo, erano state svuotate.<br />

Un danno enorme, cifre da capogiro.<br />

Ma il disastro fu evidente quando i poliziotti entrarono<br />

nel magazzino blindato nel quale venivano conservate<br />

le pietre grezze, spedite direttamente dal Sud Africa,<br />

dove si trovavano le miniere della società.<br />

Pulito, più nemmeno una pietruzza, nulla.<br />

L’Ispettore Capo di Polizia Olof Van Der Kanal a cui<br />

era stata affidata l’indagine e Aloisius Beck, investigatore<br />

privato delle Tulip Assicurazioni, chiamate a risarcire<br />

il furto, camminavano nel cortile della ditta.<br />

Si conoscevano da molto tempo, avevano lavorato più<br />

di una volta insieme, quando si trattava di sbrogliare casi<br />

complicati come questo. Crimini più assicurazioni da<br />

rimborsare.<br />

Continuarono a camminare senza parlare.<br />

40<br />

In effetti erano persi dietro a pensieri nerissimi.<br />

“Un lavoro coi fiocchi”- pensava l’Ispettore Capo fumando<br />

come una ciminiera “Veri professionisti. Niente<br />

violenza, niente scasso. Chiavi false. Un basista all’interno<br />

del laboratorio. Sono arrivati, hanno messo fuori<br />

combattimento le guardie senza rumore e senza violenza,<br />

hanno caricato i diamanti e sono ripartiti. Troppo facile.<br />

Sento puzza di fregatura lontano un chilometro. E<br />

poi a me questo Maalander non è mai piaciuto…”.<br />

“No, non mi è mai piaciuto per niente il signor Maalander”-<br />

pensava masticando furiosamente la gomma americana<br />

l’investigatore delle Tulip Assicurazioni “Sento puzza<br />

di imbroglio lontano dieci chilometri. Lavoro troppo<br />

pulito. Niente scasso. Un basista all’interno, è chiaro. Chiavi<br />

false, si entra si fa il colpo e poi…”.<br />

– E poi hanno tagliato la corda con tutto comodo… –<br />

disse a mezza voce il poliziotto, buttando fuori una nuvola<br />

di fumo e riassumendo i suoi pensieri.<br />

– Ma il problema è dimostrare la truffa. Molto difficile<br />

– concluse mormorando l’uomo delle Assicurazioni.<br />

– Mi scusi, cosa diceva?<br />

– Facevo delle considerazioni tra me e me.<br />

– D’accordo, mettiamole insieme allora – disse il poliziotto<br />

– hai visto mai che per una volta saremo d’accordo<br />

su qualche cosa?<br />

41


– Lei, signor Maalander, ha compiuto un’impresa eccezionale,<br />

degna dei grandi ladri d’arte della storia! Qualcosa<br />

del genere era riuscito solo a me e al mio fraterno amico,<br />

Lord Palmerston. Purtroppo Philippe Gratin, questo<br />

difensore dell’arte, questo boy-scout che invece di aiutare<br />

le vecchiette ad attraversare la strada aiuta i quadri a tornare<br />

al loro posto, mi ha messo i bastoni fra le ruote. Mi<br />

ha battuto e reso ridicolo. E mi ha sottratto un bel po’ di<br />

soldi, anche.<br />

Il Conte di Saint Honoré era seduto di fronte al suo<br />

ospite che lo ascoltava attentamente.<br />

Con loro erano l’infido antiquario di corte, Nean Der<br />

Thaal e l’abile ladro internazionale Christian Delerne, alias<br />

molte altre cose.<br />

– Per questo siete qui, signor Conte. Conoscete perfettamente<br />

PG. Con la vostra esperienza, il vostro desiderio<br />

di vendetta e con i miei soldi e la collaborazione di<br />

questi due amici, faremo grandi cose. Questa volta il dipinto<br />

non tornerà nel museo. Sconfiggeremo Gratin e la<br />

sua banda scalcagnata.<br />

– Non fatevi ingannare dalle apparenze. Sembrano un<br />

insieme più pittoresco che veramente pericoloso, ma vi<br />

posso garantire che sanno essere micidiali quando oc-<br />

42<br />

“Rivoglio il mio squalo!”<br />

corre. Lui poi, il Capo, è una vera maledizione. Io ne so<br />

qualcosa.<br />

– Vi credo. Per questo ho organizzato un altro colpo,<br />

altrettanto clamoroso. Mi “sono” rubato un quintale di<br />

diamanti. Così avremo la città sotto stretto controllo, porto,<br />

stazioni e aeroporto compreso. Le frontiere blindate.<br />

Il nobiluomo francese corrugò la fronte.<br />

– Non vi seguo signor Maalander…<br />

– Mi sono lasciato una possibilità di fuga, non preoccupatevi.<br />

E con i soldi che la Assicurazioni Tulip pagherà<br />

per il furto, finanzierò tutta l’operazione. E pagheremo<br />

il vostro disturbo. Non offendetevi signor Conte, è un<br />

gesto simbolico di riparazione, un omaggio al vostro genio<br />

criminale. Quanto avete perso con la faccenda del<br />

Van Gogh a Parigi?<br />

– Duecentomila dollari in biglietti usati, di piccolo<br />

taglio!<br />

Monsieur Profiterol aveva pensato che valesse la pena<br />

di fare la cresta sulla somma effettivamente perduta.<br />

– Centomila dollari, in verità, signor Conte.<br />

Il nobile arrossì violentemente e fissò il soffitto, come<br />

non avesse sentito. Il Maalander continuò.<br />

– … ma duecentomila dollari vanno bene, questa sarà<br />

la cifra che riavrete, come risarcimento morale! Perfetto,<br />

adesso veniamo al da farsi. Schioccò le dita.<br />

Due tipi dall’aspetto losco, muscolosi e coperti di tatuaggi<br />

fin sopra le orecchie entrarono recando sulle spalle<br />

un lungo tappeto.<br />

Lo srotolarono con molta cura sul pavimento di legno<br />

lucidato.<br />

Ai loro piedi stava la Ronda di notte del grande Rembrandt.<br />

Monsieur Profiterol rimase ad ammirarla in stupefatto<br />

silenzio, per qualche istante.<br />

Pareva addirittura commosso.<br />

43


Quindi alzò la mano: – Un’ultima cosa, signore. Mi risulta<br />

che lei possieda una flottiglia di pescherecci, una ditta<br />

specializzata in ricerche subacquee, oltre ad una società<br />

di trasporti su acqua che opera nei canali di Amsterdam.<br />

– …?… –<br />

– Ebbene, pongo una condizione irrinunciabile alla mia<br />

collaborazione in questa faccenda. Dovrete catturare una<br />

certa bestia che si aggira nei canali della città e consegnarmela.<br />

È mia e la rivoglio a tutti i costi!<br />

Finisce il racconto di Jerome.<br />

Dopo lo spettacolo si va in pizzeria<br />

Una certa bestia si aggirava pigramente per i canali di<br />

Amsterdam.<br />

Aveva pranzato con i rifiuti del mercato del pesce, ingoiando<br />

pure qualche gabbiano che si ostinava a svolazzargli<br />

davanti alle fauci per contendergli il cibo.<br />

Ora curiosava in giro.<br />

Si imbatté nella famiglia di anguille, sue amiche.<br />

– Salve Jerome, come ti va? – chiesero, gentili e intimidite.<br />

– Il solito schifo. Fatemi compagnia, mi va di chiacchierare<br />

un po’. Sapete, mi aiuta parlare, mi distende i<br />

nervi. Come ai bei tempi di San Diego, in California,<br />

quando ero in analisi da uno strizzacervelli veterinario.<br />

Sapete, soffrivo di esaurimento nervoso…<br />

Si poteva rifiutare?<br />

Si accomodarono in un anfratto sotto un vecchio pontile<br />

di legno.<br />

– Vi ho mai raccontato dei tipi che sono la causa delle<br />

mie disgrazie?<br />

– Noo, maii!!<br />

Lo squalo allungò i suoi dodici metri abbondanti nell’acqua<br />

bassa e scura, muovendo in modo appena percettibile<br />

le branchie e cominciò:<br />

44 45


– Allora. Vi dicevo di quando sono stato trascinato attraverso<br />

il pavimento della mia bella piscina nella villa di Parigi<br />

e sono finito dritto nelle fognature, tirato per il naso da<br />

una specie di trapano gigante. Mentre mi succedeva tutto questo,<br />

ho avuto il tempo di guardarmi in giro. Voi sapete che,<br />

come tutti gli squali, non ho una gran vista, dopotutto a che<br />

ti serve vederci bene, se tanto l’unica tua preoccupazione è ingoiare<br />

e triturare tutto quello che ti capita a tiro? Ah! Ah! Ah!<br />

– Ih! Ih! Ih!<br />

– Ma a quelli sono passato molto vicino, talmente vicino<br />

da poterli vedere negli occhi. E li ho tutti qui, in<br />

testa. In particolare una montagna tutto muscoli, un bestione<br />

che da solo azionava il maledetto congegno che mi<br />

ha trascinato giù. E poi, non solo persone. Animali!<br />

A questo punto l’attenzione delle anguille era assolutamente<br />

sincera, così grande gli sembrava l’enormità della<br />

rivelazione, pure ascoltata qualche decina di volte.<br />

– Topi, amiche mie, i più grossi, grassi e succulenti topi<br />

che siano mai esistiti. Altro che i quadrupedi nani che<br />

si aggirano in queste acque!<br />

Lo spettacolo del Circo Gondrano era finito.<br />

I nostri amici avevano deciso di concedersi una bella<br />

spaghettata da Ciro ‘o vesuviano, nota pizzeria sulla piazzetta<br />

del Mercato Nuovo.<br />

Lucien Luciern fece un breve discorso alle sue bestie che<br />

si intrufolarono tra i cassonetti sul retro del locale.<br />

E lì rimasero in diligente attesa.<br />

Nella sala dei banchetti c’erano ancora posti liberi, ma<br />

furono fatti accomodare in una saletta più piccola, tutta<br />

per loro.<br />

Tra un antipasto di mare, alcuni chili di spaghetti allo<br />

scoglio e dieci pizze del diametro di mezzo metro - sei erano<br />

per Forzarmati - i nostri si scambiavano le impressio-<br />

46<br />

ni su quei giorni davvero straordinari.<br />

– Bella la vita del circo! – urlava eccitato il grosso Nicolao<br />

– Mi piace fare il sollevatore di pesi. Anche stare alla<br />

base della piramide umana e sostenere tutti gli altri è<br />

divertente. Peccato per quell’improvviso solletico dietro<br />

l’orecchio. Ho dovuto mollare la presa e sono precipitati<br />

tutti come mele cotte!<br />

E piegata a metà una pizza, la ripiegò ancora come fosse<br />

un tovagliolo e se la infilò in bocca.<br />

– Pere cotte – corresse Lucien Luciern.<br />

Passò il cameriere. Lo fermò.<br />

– Vorrei una forma di gruviera, tagliata in otto parti.<br />

Grazie.<br />

– Una forma intera? Certo il signore voleva dire…<br />

– Volevo dire proprio una forma. La tagli in otto fette<br />

e ce la incarti, per favore. La portiamo via.<br />

– Certo con te e le tue bestiacce non si passa inosservati!<br />

– rise Hivanò Scartezzini – Allora, come vanno i rapporti?<br />

Atomix, Lan Pion?”.<br />

– Spedito!<br />

– Spedito!<br />

– Ottimo. Stanotte preparerò il mio. A proposito, oggi<br />

ho assistito ad una scena interessante davanti al negozio<br />

dell’antiquario, il signor Nean Der Thaal…<br />

Era passata da un pezzo l’ora di chiusura, quando la banda<br />

uscì dal locale schiamazzando allegramente.<br />

Un fischio di Lucien richiamò i Bovari del bernese che<br />

razzolando tra i rifiuti avevano ribaltato qualche cassonetto.<br />

Distribuì il formaggio, accolto con ululati di gioia.<br />

Sulla strada del ritorno si fermarono a tirar sassi lisci e<br />

piatti sulla superficie calma di un porticciolo.<br />

Il più abile era, incredibile a dirsi, Lan Pion, il quale usava<br />

una tecnica tutta particolare: la palma d’anatra laccata,<br />

47


così la chiamava. Il sasso usciva dalla sua mano ruotando come<br />

un disco, sfiorava e rimbalzava sulla superficie dell’acqua<br />

senza affondare, anche venti volte.<br />

Tutti lo guardavano ammirati.<br />

Anche qualcun altro li guardava, silenziosamente, sempre<br />

più da vicino.<br />

All’inizio erano state voci e forme indistinte, arrivate a<br />

lui attraverso le onde; si era subito messo in caccia. Adesso<br />

era scivolato senza rumore fino a sfiorare il pontile su<br />

cui si trovavano i nostri amici.<br />

Sollevò il muso per vedere meglio, ebbe appena il tempo<br />

di riconoscere l’uomo dalla testa in fiamme e un altro accanto<br />

a lui, che un sasso piatto e appuntito lo beccò proprio<br />

sulla punta del naso, dove la cicatrice causata dal trapano<br />

era più sensibile.<br />

Ruggendo diede un colpo di coda e balzò fuori dall’acqua.<br />

Spaventoso. La banda rimase pietrificata.<br />

Nicolao Forzarmati non si era ancora accorto di nulla.<br />

Aveva sollevato un macigno da un quintale e si apprestava<br />

a buttarlo in acqua.<br />

Già si era molto meravigliato che i suoi blocchi di pietra<br />

non rimbalzassero per niente, ma affondassero causando<br />

colonne d’acqua alte cinque metri.<br />

Comunque sollevò la pietra squadrata di mezzo metro<br />

di lato, si voltò, prese lo slanciò e la tirò, senza nemmeno<br />

guardare. Poi vide…<br />

– Il bestione che mi ha mangiato gli sfilatini! – urlò<br />

mentre la pietra lasciava le sue mani volando nell’acqua.<br />

“Il bestione che girava attorno alla mia piscina!” pensò<br />

Jerome prima di sentire una mazzata tremenda in testa.<br />

L’ultima cosa che lo squalo vide prima di affondare e riemergere<br />

pancia all’aria, furono otto topi, grandi come<br />

marmotte gigantesche, che saltavano sul molo.<br />

48 49


“Capo, questa storia è davvero una faccenda incredibile.<br />

Dico, ti rendi conto che quella specie di grossa aringa<br />

che stava nella villa di Profiterol a Parigi adesso se ne va<br />

a spasso per i canali di Amsterdam?<br />

I ragazzi della banda l’hanno riconosciuto senza alcun<br />

dubbio. Da non crederci se non l’avessi visto con i miei<br />

occhi! Abbiamo anche rischiato di servire da antipasto al<br />

merluzzone.<br />

Per fortuna Nicolao lo ha steso. Pare ci sia della ruggine<br />

fra i due, per una questione di panini, non ho capito bene.<br />

Comunque veniamo al caso Ronda di notte.<br />

I ragazzi sono in gamba e stanno facendo un buon lavoro.<br />

Hai ricevuto i primi due rapporti. Posso aggiungere<br />

che sotto la copertura del Circo Gondrano riusciamo a<br />

muoverci bene e a tenere d’occhio le persone giuste.<br />

Per raccontarti l’ultima, questo pomeriggio, prima dello<br />

spettacolo, ero di guardia al negozio d’antiquariato di<br />

Nean Der Thaal, che come secondo mestiere fa l’esperto<br />

d’arte per conto della Regina o qualcosa del genere.<br />

Il caffè Gullit, proprio di fronte, è l’ideale per questo<br />

tipo di appostamento. La sala biliardi ha un’ampia vetrata<br />

e da lì puoi giocare, bere una birra e osservare chi va e<br />

chi viene.<br />

50<br />

Rapporto n° 3 - Scartezzini<br />

Per un bel po’ nulla di strano, pochi clienti. Poi è arrivato<br />

Atomix e si è infilato nel negozio dell’antiquario. Vuole<br />

controllare se ci sono strani movimenti, dice lui… Sappiamo<br />

che si è preso una cotta per Clarissa, la segretaria di<br />

Nean Der Thaal. Ma, quello che è incredibile, pare sia ricambiato!<br />

È rimasto un bel po’, è uscito con un’espressione<br />

beata e un sorriso a trentadue denti sulla bocca.<br />

Passata un’altra ora arriva un furgone. Tappeti Orientali<br />

Den Bosch stava scritto sul cassone.<br />

“Bene”- penso io “qualche raro tappeto o un arazzo<br />

prezioso”.<br />

E per pura curiosità, facendo finta di niente esco e mi<br />

avvicino alla mia maniera, come una faina al pollaio.<br />

Scendono due tipacci coperti di geroglifici come colonne<br />

egizie e si guardano un po’ troppo in giro, prima di<br />

aprire il cassone.<br />

“Sospetti” ho pensato.<br />

Mi eclisso dietro una colonnina telefonica.<br />

I due tolgono con precauzione un tappeto arrotolato, si<br />

guardano ancora attorno e lo portano dentro il negozio di<br />

Nean Der Thaal.<br />

Intanto, io ho infilato un paio di occhiali scuri, a specchio,<br />

estraggo il mio bastone bianco telescopico dall’impermeabile<br />

e faccio il numero del non-vedente.<br />

Passo vicino a loro, che si fermano, tasto il terreno, gli<br />

vado quasi addosso.<br />

– Attenzione, ci siamo noi! – ringhia uno, cercando di<br />

essere cortese.<br />

– Grazie, ragazzi – dico io, li evito, proseguo, sempre<br />

tastando l’asfalto salgo sul marciapiede e svolto l’angolo.<br />

Adesso il punto è: che cosa portavano i due tipi, se<br />

quello arrotolato non era un tappeto e nemmeno un arazzo,<br />

dato che si sarebbe dovuta vedere la trama del disegno<br />

intessuto, sia pure rovesciata?<br />

51


E dato che invece quella che ho visto era tela dipinta,<br />

con tanto di orlo scolorito, come se fosse rimasto secoli<br />

sotto una cornice? Un dipinto molto grande, diciamo otto<br />

metri per cinque…<br />

Interessante, vero?<br />

Ti saluto.<br />

Vieni presto, qui le cose cominciano a farsi complicate”.<br />

Hivanò detto il Mostarda<br />

Conferenza stampa<br />

dell’Ispettore Capo della Polizia:<br />

“Nessun legame tra i due episodi”<br />

Amsterdam è una delle città più tranquille d’Olanda,<br />

che è una delle nazioni più tranquille d’Europa. Non c’è<br />

da stupirsi che l’intera popolazione fosse in allarme.<br />

Figurarsi! Due audaci colpi nel giro di pochi giorni.<br />

La gente era preoccupata.<br />

Fu un Ispettore Capo Van Der Kanal piuttosto nervoso<br />

quello che si presentò alla conferenza stampa quella<br />

mattina.<br />

Il suo diretto superiore, il Capo della Polizia voleva risultati,<br />

dato che il Ministro degli Interni voleva risultati,<br />

in quanto il Primo Ministro voleva risultati, perché sua<br />

graziosa Maestà la Regina era parsa turbata da quanto succedeva.<br />

– Non potremmo mai presenziare all’apertura di una<br />

mostra ove mancasse il dipinto più prezioso del nostro<br />

Regno! – aveva sospirato sua Maestà, assaggiando una<br />

pralina al cioccolato bianco e mandando il Governo sull’orlo<br />

della crisi.<br />

Ed ora lui era lì, sotto i riflettori.<br />

Il fuoco delle domande cominciò subito.<br />

– È vero che i ladri si sono calati dal tetto, attraverso<br />

un lucernario, usando delle corde?<br />

– Corde un corno! Sono passati dalla porta principale,<br />

52 53


usando chiavi false! – quando era nervoso l’Ispettore sapeva<br />

essere piuttosto maleducato.<br />

– Cosa? Chiavi false per entrare nel Museo? È inaudito!<br />

Van Der Kanal sospirò, contò fino ad una cifra abbastanza<br />

alta per sbollire e poi parlò:<br />

– Bene: da dove volete cominciare?<br />

– Dal furto del Rembrandt! – gridò un cronista.<br />

– Dalla rapina dei diamanti! – urlò un giornalista.<br />

– Zitti! Che diamine, sembra di essere al mercato del<br />

pesce!<br />

Bisogna ammettere che tutto il paese, che seguiva la<br />

conferenza televisiva si fece una pessima opinione dell’Ispettore<br />

Capo.<br />

– Allora: i ladri del Rembrandt si sono calati dal tetto.<br />

I segnali d’allarme sono stati neutralizzati, non sappiamo<br />

ancora come. Sempre dal tetto sono scappati. Abbiamo<br />

delle tracce, seguiamo delle piste…<br />

– E i diamanti?<br />

– Crediamo nell’esistenza di un basista, un complice<br />

all’interno. Abbiamo una pista precisa, siamo fiduciosi…<br />

– e tutti ebbero l’impressione che il pur bravo poliziotto<br />

recitasse una litania e in fin dei conti non sapesse<br />

che pesci prendere.<br />

– Due colpi clamorosi in pochi giorni. Non sarà che<br />

la Polizia è inefficiente? – chiese bruscamente un giornalista.<br />

– Inefficiente sarà sua nonna, imbecille!<br />

– Maleducato!<br />

– Io la faccio arrestare – e fece cenno agli agenti.<br />

– Ehmm! Non può farlo, Capo… l’informazione ha i<br />

suoi diritti – gli mormorò il viceispettore Jaspers, seduto<br />

al suo fianco.<br />

– Sicuro?<br />

– Sì!<br />

54<br />

– Ah! Vabbè, per questa volta lasciamo perdere… Altre<br />

domande?<br />

– Come potete essere sicuri che la tela e i diamanti non<br />

siano già usciti dal Paese?<br />

– Abbiamo bloccato le frontiere, frughiamo i bagagli,<br />

li passiamo ai raggi X. Non c’è barca o nave che possa lasciare<br />

i porti senza essere accuratamente perquisita. Si tratta<br />

di merce che scotta, ingombrante per giunta. No, sono<br />

ancora qui, ad Amsterdam!<br />

– Un’ultima domanda: lei ritiene che esista un collegamento<br />

fra i due colpi, che siano magari opera della stessa<br />

mano? Forse un gruppo terroristico o una multinazionale<br />

del crimine?<br />

Van Der Kanal scrutò a lungo la cronista bionda e carina<br />

che aveva fatto la domanda.<br />

Ci fu un momento di silenzio, carico di tensione.<br />

– Lo escludo categoricamente! Questa è la realtà, bambola,<br />

non siamo in un film giallo d’azione!<br />

E si alzò. La conferenza stampa era finita.<br />

55


Priscilla aveva guidato con la consueta disinvoltura, divorando<br />

la strada da Amsterdam a Parigi in poco più di<br />

tre ore. Era buio quando parcheggiarono davanti alla serranda<br />

chiusa della lavanderia Ultra-Rapida.<br />

Scesero. Otto Wafer si sgranchì le gambe, gemendo,<br />

guardandosi attorno stupito.<br />

Non credeva ancora ai suoi occhi. Quando la bella ragazza<br />

bionda aveva suonato alla porta del suo appartamento<br />

da scapolo e si era trovato davanti quella visione, aveva<br />

avuto una specie di palpitazione. Il cuore gli si era fermato,<br />

per un attimo, poi aveva accelerato a mille.<br />

– Venga con me. Una persona ci aspetta a Parigi. Lo incontreremo<br />

prima di sera. Domattina lei sarà a casa.<br />

Non aveva detto una parola. Il tempo di spegnere il<br />

fuoco sotto la padella dove bollivano tre patate, togliersi<br />

le pantofole, infilarsi la giacca grigia e prima di capire si<br />

trovava già in autostrada sulla corsia di sorpasso.<br />

– Philippe Gratin, vero? Sapevo che avrebbe risposto<br />

al mio appello. Mi aiuterà? Riavrò il mio quadro? Potremo<br />

inaugurare la mostra in tempo?<br />

Lei lo guardò sorridendo e tornò a concentrarsi sulla<br />

guida. Concentrarsi è forse troppo: filava nel traffico usando<br />

lo specchietto retrovisore per sistemarsi il trucco.<br />

56<br />

Priscilla passa con il rosa.<br />

Otto Wafer viene invitato a cena<br />

– Sono uscita così di corsa, nemmeno il tempo di mettermi<br />

un filo di rimmel!<br />

Attraversando la città aveva bruciato qualche semaforo.<br />

– Attenta, è rosso! – aveva osato dire il poveruomo seduto<br />

al suo fianco.<br />

– Rosso! Non proprio rosso, era appena scattato. Diciamo<br />

rosa… – aveva cinguettato lei allegra, pigiando a<br />

fondo sull’acceleratore.<br />

Si sentivano sibilare i fischietti, vide nel retrovisore alcuni<br />

poliziotti che si sbracciavano.<br />

– Veramente quelli…<br />

– Simpatici vero? Mi capita spesso, gli uomini fischiano<br />

al mio passaggio, mi salutano.<br />

Lui tacque fino a quando scesero dalla vettura.<br />

– È qui?<br />

Priscilla sollevò la serranda della lavanderia, lo fece passare,<br />

la riabbassò. Senza accendere le luci passarono nel retro,<br />

infilarono un corridoio e una porticina blindata che<br />

immetteva in un garage sotterraneo.<br />

Lo attraversarono, presero un ascensore, salirono otto<br />

piani. Uscirono. Sul pianerottolo una porta socchiusa sembrava<br />

aspettarli. La ragazza l’aprì, fece passare Otto Wafer.<br />

In una grande sala, con la testa contro la vetrata che<br />

dava sull’Arco di Trionfo, un uomo aspettava.<br />

Gli andò incontro, si strinsero calorosamente la mano:<br />

– Caro amico, benvenuto a Parigi, che piacere averla<br />

qui! Magnifico panorama vero? So che lei ha bisogno di<br />

me! Ma la prego si sieda, è ora di cena, il viaggio le avrà<br />

messo appetito, immagino – e indicò una tavola preparata<br />

con raffinatezza francese.<br />

Priscilla gli volò al collo: – Amore, che meraviglia! Hai<br />

cucinato cose stupende! Ti sarà costato fatica…<br />

– È costato fatica al nostro amico Olivier Moustard,<br />

il grande cuoco dell’Escargot Agile, cara. A proposito, ti<br />

57


saluta e ti augura bon appétit. Mettiamoci a tavola, prego,<br />

si parla meglio gustando queste delizie.<br />

Il Direttore del Rijksmuseum sedette in punta di sedia.<br />

Guardava quella tavola imbandita, i cristalli, le porcellane,<br />

le posate d’argento con inciso il monogramma PG<br />

e pensava alla sue tristi cene solitarie a base di birra, aringhe,<br />

patate lesse e crema di piselli surgelata.<br />

Gli venne un nodo alla gola.<br />

Ma quando portò alla bocca un crostino imburrato spalmato<br />

di paté, come ebbe bevuto un sorso di Borgogna rosso<br />

e vellutato che gli scaldò lo stomaco, tutti i pensieri svanirono<br />

in quella armonia di sapori e di profumi deliziosi.<br />

La cena era stata portentosa, terminata con la famosa<br />

“Palla di cioccolato flambé”, un’invenzione paradisiaca che<br />

Oliver Moustard riservava a pochissimi amici intimi.<br />

– Adesso possiamo fare il punto.<br />

Philippe aveva fatto accomodare il suo ospite in salotto.<br />

Priscilla serviva il cognac e i sigari.<br />

“Il punto?” pensò sgomento Otto Wafer. “La Ronda di<br />

notte, certo!”. Per un’ora se n’era completamente dimenticato.<br />

Avevano parlato di tutto, ma non si era fatto cenno<br />

a quello.<br />

– Alcune cose sono ancora incerte, altre sono sicure.<br />

Una soltanto è certissima e arcisicura: esiste un preciso legame<br />

tra il furto del quadro e la rapina dei diamanti.<br />

Otto Wafer lo guardò sbigottito.<br />

– Possibile…?<br />

– Da alcuni giorni i miei uomini sono ad Amsterdam.<br />

Li ho messi su alcune piste e hanno trovato tracce evidenti.<br />

Almeno a me. Bisogna essere nel mondo dell’arte da<br />

molti anni, conoscerla ed amarla come me, come noi, per<br />

cogliere certe sfumature, certe sensazioni. Un nome, una<br />

coincidenza. E poi lavorarci su. Pensare. E tutto va al suo<br />

posto, come un antico, perfetto, meraviglioso mosaico.<br />

58<br />

Sappiamo chi sono. Sappiamo con chi si incontrano. Sappiamo<br />

dove tengono il quadro. Sappiamo che anche il colpo<br />

dei diamanti è opera loro. Ma…<br />

– Ma perché non li facciamo arrestare! – gridò il piccolo<br />

uomo balzando in piedi. Poi sedette, imbarazzato.<br />

– … ma non possiamo muoverci. Non ancora. Potrebbero<br />

danneggiare il quadro, distruggerlo addirittura.<br />

A queste parole il povero Otto sbiancò e non cadde a<br />

terra solo perché stava sprofondato nella poltrona.<br />

– Sono convinto che il furto al Museo sia solo una copertura<br />

per quello dei diamanti. Non mi meraviglierei se<br />

i delinquenti usassero il quadro come scudo per poter passare<br />

la frontiera e tagliare la corda con il resto.<br />

– Ma non devono farla franca!<br />

– Questo non lo so. Di sicuro non permetterò che facciano<br />

del male alla Ronda di notte. Parola di PG!<br />

– Posso almeno sapere come, chi?…<br />

– Meglio di no, per ora. Devo ancora mettere a punto<br />

qualche dettaglio. È tardi signor Otto. Le chiamo un taxi.<br />

Il treno ultra veloce per Amsterdam parte fra mezz’ora.<br />

Riuscirà a dormire qualche ora prima di tornare al lavoro<br />

domattina, come se nulla fosse successo. E in effetti nulla<br />

è successo. Lei non si è mai mosso da casa sua. Questo incontro<br />

non è mai avvenuto.<br />

E ancora una volta, senza quasi rendersi conto di nulla,<br />

il Direttore del Rijksmuseum era in viaggio, stavolta<br />

diretto a casa sua.<br />

59


Rapporto n° 4 - Nicolao Forzarmati<br />

“Rapporto di Nicolao Forzarmati, generale paracadutista<br />

a riposo. Agli ordini, Capo!<br />

I nipoti della signorina Priscilla dormono, come da mio<br />

preciso ordine. Quando mi è stata affidata la missione di<br />

fare da caporale di giornata ai due piccoli non pensavo fosse<br />

un compito più difficile di quella volta che a Beirut liberammo<br />

gli ostaggi dell’aereo con un’audace incursione<br />

notturna!<br />

Obbedendo alle disposizioni impartite dalla tua adorabile<br />

fidanzata, ho provveduto al rancio della sera: pasta e<br />

fagioli, uova, pancetta, bistecca alta tre dita, cotta al sangue<br />

e patate.<br />

Ho pensato che un boccale di birra non poteva far male.<br />

Dopo cena ho lasciato loro due ore di libera uscita.<br />

Allo scoccare della ritirata non erano ancora rientrati.<br />

Ho allertato la squadra e ci siamo messi alla loro caccia. Il<br />

Mostarda li ha beccati in una sala giochi vicino al porto.<br />

Quando sono arrivato li ho messi immediatamente sull’attenti.<br />

Mentre stavo per ricondurli a casa in fila per due<br />

qualcuno nel locale, certi tipi dai capelli colorati e pieni<br />

di fermagli sulla faccia, ha avuto a che ridire sulla mia disciplina.<br />

Così è scoppiata una rissa.<br />

Con l’aiuto della banda mi sono sganciato provocando<br />

60<br />

ingenti perdite al nemico. Intanto in mezzo alla confusione<br />

Mariel e Johann erano sgusciati via e stavano infilandosi<br />

in una gelateria. Li ho seguiti e abbiamo consumato<br />

qualche chilo di gelato. Alle undici, quando suonava<br />

il coprifuoco, eravamo a casa. Che fatica!<br />

In compenso, devo dire che il mio vecchio cuore di soldato<br />

è rimasto toccato nel sentire i nipoti mormorare:<br />

– Grazie Nicolao, non ci eravamo mai divertiti tanto!<br />

Venendo all’incarico di sorveglianza affidatomi, devo<br />

comunicare quanto segue:<br />

– il dipinto sottratto al Museo è stato trasferito nottetempo<br />

dal negozio dell’antiquario su una chiatta del Molo<br />

Est, all’imboccatura del porto. Tale imbarcazione è strettamente<br />

sorvegliata da uomini armati. Ho assistito personalmente<br />

al trasbordo della tela in una notte di luna piena,<br />

aiutato nell’operazione di spionaggio dalla mia dotazione<br />

di visori ad infrarossi.<br />

Non posso dire di più perché un improvviso attacco di<br />

mal di pancia mi ha spinto ad allontanarmi. Troppi panini<br />

al filetto crudo d’aringa con cipolle, probabilmente.<br />

Lucien Luciern provvederà a controllare e riferirà in seguito.<br />

Scartezzini sostiene che i malviventi aspettano solo<br />

l’occasione per tagliare la corda per via di mare, appena<br />

i controlli della Polizia si saranno calmati.<br />

Avrei voluto entrare in azione, tu sai che io non amo<br />

restarmene inattivo, ma Hivanò mi ha detto che è meglio<br />

aspettare il tuo arrivo prima di cominciare a menare le<br />

mani.<br />

Da buon soldato ho obbedito.<br />

Sempre agli ordini, tuo fedelissimo”.<br />

Nicolao<br />

61


La nebbia era calata improvvisa sul Molo Est, la parte<br />

più orientale del porto di Amsterdam.<br />

Erano spariti uno alla volta i muraglioni di contenimento,<br />

i larghi canali che permettevano l’attracco dei<br />

barconi e dei pescherecci, le stradine e i ponti. Scomparse<br />

le case dei pescatori e le locande accoglienti e fumose,<br />

sempre piene di gente fino all’alba.<br />

Nella nebbia che si faceva più fitta via via che ci si avvicinava<br />

al Molo Est, un gommone avanzava sul canale.<br />

Il motore elettrico lo rendeva silenzioso come il vascello<br />

dell’Olandese Volante. Accostò ad una chiatta ancorata ad<br />

un pontile del molo. Le luci erano spente, l’imbarcazione<br />

pareva disabitata da molto tempo.<br />

Altre chiatte si allineavano, in processione.<br />

Quattro uomini trasbordarono sul ponte dell’imbarcazione,<br />

si infilarono nella cuccetta. Uno restò ad aspettare<br />

nella notte.<br />

Si accesero le luci.<br />

Un gradevole tepore accolse i visitatori. A dispetto delle<br />

apparenze il locale era ampio e confortevole.<br />

– Mi sembra il caso di bere qualcosa di forte in una<br />

notte come questa!<br />

Rudolph Maalander era come sempre un ospite perfet-<br />

62<br />

Rudolph Maalander salta da una<br />

chiatta all’altra<br />

to. Prese dalla dispensa una bottiglia di cognac stravecchio<br />

e quattro bicchieri.<br />

– Alla salute di Rembrandt! Lunga vita alle Assicurazioni<br />

Tulip!<br />

Bevvero.<br />

– Si sta bene qui. Ma perché questo viaggio misterioso?<br />

– Qual era la cosa che dovevamo vedere?<br />

– Quando potremo sparire dalla città?<br />

Il miliardario disonesto rise di cuore.<br />

Si alzò e fece cenno agli altri di seguirlo.<br />

Sollevò il portello e scoprì una scaletta che scendeva<br />

sottocoperta. Il clima era incredibilmente asciutto per essere<br />

una chiatta ancorata da tanto tempo.<br />

Al centro del locale stava arrotolato un tappeto che non<br />

era un tappeto, come già aveva notato l’astuto Scartezzini.<br />

– Perché qui?<br />

– Perché non mi faceva comodo farlo ritrovare dalla Polizia<br />

in uno dei miei rifugi. Né faceva comodo a te che lo<br />

ritrovassero nel tuo negozio. Giusto Nean Der Thaal?<br />

L’antiquario assentì vigorosamente.<br />

– Questa chiatta risulta intestata ad un pensionato di<br />

novantacinque anni. Non avrà problemi il vecchietto e<br />

nessun pericolo per noi. Però, ora che ci penso, si può fare<br />

ancora meglio. Intestarla a un certo ladro impiccione<br />

che avrà una brutta sorpresa…<br />

Monsieur Profiterol, Conte di Saint Honoré tremava di<br />

sdegno.<br />

– Farlo ritrovare?!?… Restituirlo!… È inaudito!…<br />

Pazzesco!… Mi avete preso in giro! Le mie valigie di prezioso<br />

ornitorinco, presto! Portatemi immediatamente all’aeroporto,<br />

torno a Parigi!<br />

– Calmatevi Conte. È proprio qui che voi siete indispensabile.<br />

Voi e solo voi sarete l’eroe di questa storia.<br />

Ascoltate, quando la Polizia verrà avvisata che…<br />

63


Passò qualche minuto.<br />

Si spensero le luci sull’imbarcazione.<br />

Le quattro figure scivolarono fuori, ma non salirono sul<br />

gommone che aspettava.<br />

Saltarono invece sul ponte della chiatta più vicina.<br />

64<br />

Rapporto n° 5 - Lucien Luciern<br />

“Ciao Philippe, io e le mie bestiole stiamo bene e così<br />

speriamo di te. Io e loro ci muoviamo preferibilmente di<br />

notte, dopo lo spettacolo del circo, sai, per motivi di ordine<br />

pubblico.<br />

Così ci toccano i turni di sorveglianza più duri, quando<br />

la città dorme.<br />

Stanotte, per dire, eravamo al porto, Molo Est.<br />

Di colpo cala una nebbia da non vederci a un passo. Si<br />

rischiava di finire in acqua e sparire. Magari in bocca ad<br />

una certa bestia di cui ti ha già raccontato Hivanò.<br />

Beh, ordino ai miei piccoli di starmi appresso e procediamo<br />

per un po’ in fila indiana.<br />

Niente da segnalare, qualche marinaio ubriaco che si<br />

era perso e ti chiedeva la strada per Berlino e poco altro.<br />

Il fatto è che dopo un po’ non riuscivo più a capire dove<br />

mi trovavo, insomma per farla breve mi sono perso in un<br />

amen.<br />

“Mi fermo alla prima locanda e aspetto il mattino” ho<br />

pensato fra me, anche se mi spiaceva perdere il turno di<br />

sorveglianza alla chiatta che ci aveva segnalato Forzarmati.<br />

Magari succedeva qualcosa d’importante…<br />

Poi l’Albino si ferma di botto e annusa l’aria, cominciando<br />

a saltare come avesse sentito qualcosa di strano.<br />

65


66<br />

Gli altri sette pure.<br />

Io cerco di calmarli, ma più andiamo avanti più si mostrano<br />

eccitati. Io li conosco, sono il loro allenatore, so<br />

quando devo assecondarli.<br />

– Vai, Albino, bello mio, vai che ti seguiamo!<br />

Quello parte deciso, in mezzo al buio e alla nebbia come<br />

se avesse il radar piantato nel naso. Noi dietro al trotto.<br />

Facciamo un bel po’ di strada, comincio a pensare che<br />

il vecchio Albino ha preso un abbaglio, quando mi ritrovo<br />

su un pontile, proprio davanti alla famosa chiatta.<br />

Tutti fermi. Entriamo nell’ombra di una casa e guardiamo.<br />

A fatica distinguiamo un gommone attraccato ed<br />

un tipo che fuma nel buio. Sembra stia aspettando. Le luci<br />

sulla chiatta sono accese.<br />

– Bravo Albino! E anche voi ragazzi, meritate una razione<br />

doppia… – ma lui si sposta in avanti, lo seguo e si<br />

ferma presso un altro barcone, attraccato lì vicino.<br />

Qui viene il bello, Capo!<br />

Sembravano impazziti, tutti e otto, sembrava li avesse<br />

morsi la tarantola, sono saltati dentro e hanno cominciato<br />

a rovistare tutto.<br />

Stavano per far saltare la serratura della cuccetta e cacciarsi<br />

di sotto, quando si sono udite voci.<br />

Li ho richiamati a fatica siamo risaliti sul molo e ci siamo<br />

eclissati nell’ombra appena in tempo!<br />

Quattro persone uscivano dalla prima chiatta. Mi aspettavo<br />

di vederli salire sul gommone e andarsene. Invece ci sono<br />

passati sotto il naso, sono saltati sul ponte del barcone.<br />

Beh! tieniti forte Capo!<br />

Sai chi era uno di loro? Il nostro vecchio amico Monsieur<br />

Profiterol, Conte di Saint Honoré!!! Gli altri tre già<br />

li conosci. Andiamo avanti.<br />

Il Maalander apre la porta della cuccetta. Entrano, scendono<br />

sottocoperta.<br />

67


I miei animali ricominciano a dare i numeri.<br />

Alla fine quelli escono, montano sul gommone e spariscono<br />

nella notte.<br />

Ascolta Philippe: quella chiatta è piena zeppa di formaggio.<br />

Gruviera della migliore qualità.<br />

Non c’è altra spiegazione al comportamento dei miei<br />

bernesi: quello hanno fiutato.<br />

Non chiedermi perché si trova lì, cosa se ne fanno i farabutti,<br />

ma una cosa è sicura: su quella barca ci sono quintali<br />

di gruviera, buchi compresi.<br />

A questo punto credo sia assolutamente necessaria la<br />

tua presenza in città: troppe cose sono strane, abbiamo raccolto<br />

molte informazioni. Ci manca un cervello capace di<br />

mettere insieme il tutto, trarre le conclusioni e decidere<br />

il da farsi.<br />

Ci manchi tu.<br />

68<br />

Ti aspettiamo”.<br />

Lucien e le sue bestiole<br />

Doppia trappola per PG!<br />

Era appena spuntata l’alba.<br />

L’Ispettore Capo Van Der Kanal, già al lavoro da due<br />

ore, leggeva e rileggeva il fax che gli era appena arrivato<br />

dalla Direzione Centrale della Polizia di Parigi:<br />

“NOSTRE FONTI SICURE E ATTENDIBILI CI DICONO CHE IL NO-<br />

TO LADRO D’OPERE D’ARTE PHILIPPE GRATIN STA PER GIUNGERE<br />

AD AMSTERDAM. PROBABILI LEGAMI CON IL FURTO DELLA RON-<br />

DA DI NOTTE.<br />

ANCHE MONSIEUR PROFITEROL, CONTE DI SAINT HONORÉ,<br />

GIÀ SOSPETTATO PER FURTI D’ARTE, SI TROVA IN CITTÀ. SI PUÒ<br />

IPOTIZZARE UN’AZIONE COMUNE DEI DUE MALFATTORI NELL’AF-<br />

FARE DELLA RONDA DI NOTTE.<br />

SI CHIEDE DI FERMARE IL SUDDETTO PHILIPPE GRATIN E DI<br />

TRATTENERLO E DI SORVEGLIARE LE MOSSE DEL CONTE.<br />

DISTINTI SALUTI,<br />

ISPETTORE CAPO JAMBON”.<br />

Seguiva un altro foglio con la fotografia dei due ricercati.<br />

Van Der Kanal sospirò, già irritato di prima mattina.<br />

La cosa puzzava di seccatura lontano mille chilometri.<br />

Non gli bastavano i guai e i malfattori olandesi, adesso<br />

ci si mettevano pure i francesi a rompergli le uova nel<br />

paniere. Schiacciò un pulsante, la porta si aprì lasciando<br />

entrare Jaspers e Zampon, viceispettori.<br />

69


– Questi due non devono entrare. Bloccateli. Diffondete<br />

fotografia e descrizione. Se sono già entrati, trovateli<br />

e fateli accomodare in cella, fino a nuovo ordine. Ho già<br />

abbastanza problemi, che diamine!<br />

– Sì, Capo!<br />

– Subito, Capo!<br />

– Ah! Dimenticavo. Pare che Gratin viaggi accompagnato<br />

da una ragazza bionda, molto bella e vistosa. Fermate<br />

anche lei, così, per precauzione.<br />

– E l’altro?<br />

– Monsieur Profiterol viaggia solo. Si riconosce facilmente<br />

dai bagagli. Valigie di ornitorinco biondo di Sumatra.<br />

Specie rarissima.<br />

Uscirono.<br />

– Pronti ragazzi?<br />

– Prontissimi, signor Maalander, come va il travestimento?<br />

Il miliardario girò attorno alle due coppie, stette un po’<br />

in silenzio e poi scoppiò in una sonora risata: quattro brutti<br />

ceffi vestiti con i costumi tradizionali olandesi erano uno<br />

spettacolo irresistibile.<br />

– Beh, ragazzi siete fantastici, due coppie di fidanzatini.<br />

Specialmente voi Rodenbach e Pursionnen, ragazzi<br />

miei, vi siete trasformati da gorilla in… due splendide<br />

olandesine, niente da dire.<br />

I due, travestiti da ragazze, risero mettendo in mostra<br />

vuoti pericolosi nella chiostra dei denti.<br />

I due accompagnatori parvero alquanto imbarazzati.<br />

– Meglio che non sorridiate, però. E niente vestiti scollati,<br />

e minigonne, vi si vedono i tatuaggi e avete le gambe<br />

storte e pelose!<br />

I due si affrettarono a chiudere la bocca, con aria offesa.<br />

– Allora siamo intesi. Gli uomini di Profiterol a Pari-<br />

70<br />

gi ci hanno avvisato che Gratin arriverà all’aeroporto verso<br />

mezzogiorno. Voi vi appostate e lo aspettate all’uscita.<br />

Dovete sequestrarlo e portarlo qui. Niente sparatorie, basta<br />

minacciarlo, lui non è stupido, vi seguirà. Tornate con<br />

lui o vi faccio sposare sul serio!<br />

Partiti.<br />

Il Conte Profiterol uscì dall’ombra. Sembrava piuttosto<br />

scettico riguardo quella messinscena.<br />

– Caro Conte, presto sarete vendicato. No, non chiedetemi<br />

nulla, per ora. Posso solo dirvi che tra poco Gratin<br />

avrà finito di fare il boy-scout recupera-capolavori, parola<br />

di Rudolph Maalander!<br />

71


Era da poco passato mezzogiorno.<br />

All’aeroporto Schipol di Amsterdam tutto sembrava<br />

tranquillo.<br />

Io e Priscilla viaggiavamo senza bagagli, solo la mia<br />

piccola ventiquattr’ore, dove tenevo il necessario per il lavoro<br />

e la sua grossa valigetta del trucco.<br />

Ma già sul lunghissimo nastro trasportatore che ci portava<br />

dal terminale alla partenza dei treni-navetta per Amsterdam<br />

centro ho capito che qualcosa non andava: una<br />

quantità di poliziotti in divisa controllavano tutti e, quel<br />

che è peggio molti altri in borghese sparsi per l’aeroporto,<br />

riconoscibili per le scarpe nere e lucide, gli occhiali a<br />

specchio e l’auricolare.<br />

– Aiutami ad allacciarmi le scarpe, per favore!<br />

– Ma Philippe, amore, non sei un bambino delle materne!<br />

– Chinati ti dico, e fingi di aiutarmi!<br />

Lei si è inginocchiata accanto a me.<br />

Dieci secondi.<br />

Quando ci siamo rialzati io ero diventato un distinto<br />

commerciante inglese, cappello, occhiali da collezionista<br />

di francobolli, baffi a spazzola e pipa compresa, lei la mia<br />

segretaria, capelli neri e aria professionale.<br />

– Ma Philippe, io odio le parrucche nere, non si addi-<br />

72<br />

Facchini, bionde e marinai…<br />

cono ai miei occhi azzurri!<br />

– Sii gentile Scilla, è una questione importante. Dobbiamo<br />

passare i controlli.<br />

– Un momento solo. Ecco fatto!<br />

Si è chinata di nuovo e quando si è rialzata i suoi stupendi<br />

occhioni erano nerissimi!<br />

– Lenti a contatto… – ha cinguettato felice.<br />

Siamo passati sotto il naso degli agenti che ci hanno dedicato<br />

solo un’occhiata distratta.<br />

Appena fuori dell’aeroporto, nell’immenso atrio della<br />

stazione di partenza dei treni per Amsterdam, prima che<br />

riuscissi a bloccarla, Priscilla si è subito liberata della parrucca,<br />

semplicemente sfilandosela, lì, davanti a tutti.<br />

– Uffa, non ne potevo più!<br />

Ho tentato di fermarla, troppo tardi. Intorno tutto<br />

sembrava normale, nessuno pareva essersi accorto di noi<br />

e della mossa avventata della mia adorata.<br />

Solo due strane coppie ci stavano osservando.<br />

Loro, gli uomini, due marinai, con tanto di maglietta<br />

a righe bianche e azzurre, pantaloni bianchi e giubbotto<br />

blu, parevano molto interessati alla mia fidanzata.<br />

Se la mangiavano con gli occhi.<br />

Nulla di strano, quindi.<br />

Cosa volete, va sempre a finire così, dove passa Priscilla<br />

si sente un rumore di cuori infranti, peggio che un diavolo<br />

della Tasmania in un negozio di cristalli!<br />

Eppure… le ragazze che li accompagnavano, due biondone<br />

vistose, di una bruttezza terrificante, vestite con il<br />

costume olandese, cuffia e zoccoloni di legno compresi,<br />

l’ammiravano a bocca aperta.<br />

Questo non era normale.<br />

Così come non erano normali le loro spalle a quattro<br />

ante, le mani da muratore, grandi come pale per la neve e<br />

i piedi numero quarantacinque!<br />

73


– Allontaniamoci, presto. Fai come ti dico e fallo alla<br />

svelta. No, niente domande adesso, Scilla, non è il momento!<br />

Siamo saltati sul vagone di testa del treno navetta per<br />

la stazione Grand Central di Amsterdam e i quattro subito<br />

dietro.<br />

Dal primo vagone siamo passati al secondo, al terzo, al<br />

quarto.<br />

Andavamo spediti, quelli erano più lenti di noi, era<br />

chiaro che le “ragazze” faticavano alquanto a camminare<br />

sugli zoccoloni di legno, ma intanto il tempo passava e le<br />

carrozze non potevano durare all’infinito.<br />

Presto ci saremmo trovati intrappolati nell’ultimo scompartimento:<br />

il bagagliaio.<br />

Nell’istante in cui mi sono trovato davanti al bagagliaio,<br />

l’ultimo vagone del treno, siamo entrati nella Central Station.<br />

Mi ci sono infilato, tenendo Priscilla per mano.<br />

Si sentivano stridere i freni, il treno si è fermato, la gente<br />

è scesa, i quattro sono piombati nel bagagliaio con le<br />

pistole spianate.<br />

– Fermi tutti, non muovete un muscolo! – ha urlato<br />

uno. Poi ha abbassato l’arma, meravigliato.<br />

Il vagone era vuoto, solo un vecchio facchino, curvo sotto<br />

il peso di un baule, che stava cercando di issare su un<br />

carrello a mano.<br />

– Ehi! Nonno hai mica visto passare due tipi, un uomo<br />

normale e una bionda coi fiocchi? – ha chiesto l’altro.<br />

– Sono passati come due razzi e sono usciti dalla porta<br />

in fondo – ho risposto io, facendo la vocetta fessa da vecchietto<br />

dei film western.<br />

Sono volati fuori.<br />

Io ho finito di sistemare il baule sul carrello e ho cominciato<br />

a spingerlo verso l’uscita, tenendo sempre d’occhio<br />

i quattro.<br />

– Come va Scilla?<br />

74<br />

– Un po’ stretta, dentro questo baule. Se ne sono andati?<br />

– Li vedo, si guardano intorno. Cercano noi, di sicuro.<br />

– Poliziotti?<br />

– Non direi davvero, non avrebbero bisogno di travestirsi<br />

da pupe e marinai. Credo che l’amico Maalander<br />

volesse organizzarci una festa di benvenuto. Ma cosa<br />

succede…??<br />

– Cosa succede PG??! Non tenermi sulle spine!<br />

– Poliziotti, a decine.<br />

– Vengono verso di noi?<br />

– Macché, sono saltati addosso ai quattro. Ragazzi, una<br />

vera rissa, se le stanno dando di santa ragione. Altro che<br />

olandesine. Quei due picchiano come muratori! Li hanno<br />

ammanettati, finalmente. Attenzione, ci passano vicino…<br />

– C’è una cosa che non capisco, viceispettore Jaspers, il<br />

Commissario Capo Van Der Kanal aveva parlato di una<br />

coppia e noi ne abbiamo arrestate due…<br />

– Se è per quello, viceispettore Zampoon, diceva anche<br />

che lei, la ragazza, doveva essere bella e vistosa! Non so se<br />

hai visto queste due!<br />

– Belle forse no, ma vistose di sicuro! Forza ragazzi, caricateli<br />

e teneteli d’occhio. Ma cos’è quella confusione laggiù,<br />

al ritiro bagagli?<br />

– Ho dato l’ordine di bloccare tutti i passeggeri con valigie<br />

strane, come aveva ordinato il Commissario – rispose<br />

orgogliosamente Zampoon – Non mi ricordavo come<br />

si chiamava quella strana bestia e allora… coccodrillo, pitone,<br />

armadillo, dromedario, ho pensato bene di bloccare<br />

tutte le valigie un po’ particolari.<br />

Erano passati.<br />

– Tutto bene Scilla, li caricano su un furgone blindato.<br />

Andati. Via libera, possiamo uscire dalla stazione. Qualcuno<br />

ci sta certamente aspettando.<br />

75


76<br />

Lan Pion sbaglia macchina<br />

e PG si trova nei guai…<br />

Lan Pion aveva noleggiato una utilitaria, grigia e anonima,<br />

per non dare nell’occhio e aspettava sul piazzale<br />

della stazione. Fu molto sorpreso vedendo un vecchio facchino<br />

estrarre da una grossa valigia la signorina Priscilla<br />

e poi trasformarsi di colpo in Philippe Gratin.<br />

– Via di corsa, amico mio, qui il terreno scotta!<br />

Ci accomodammo sui sedili posteriori, piuttosto malandati.<br />

Lan Pion, invece di mettersi alla guida, salì semplicemente<br />

sulla vettura a fianco, grigia e anonima anche<br />

quella e cercava disperatamente di metterla in moto. Senza<br />

riuscirci, naturalmente.<br />

Gran brutta cosa la miopia, unita allo strabismo più<br />

spettacolare che io conosca!<br />

Questo mi ricordò che non mi ero ancora sfilato gli occhiali<br />

del mio travestimento precedente. Stavo per chiamarlo,<br />

quando due tizi si infilarono nella nostra macchina,<br />

uno con una faccia da gangster da far paura, si mise al<br />

volante, l’altro, elegante e sorridente, ci puntò un grosso<br />

revolver in faccia.<br />

Ebbi modo di ammirare il prezioso orologio d’oro tempestato<br />

di brillanti sulla cassa e un anello con un diamante grosso<br />

come una pallina da golf, che mandava lampi accecanti.<br />

77


Priscilla era talmente incantata dai bagliori della pietra<br />

al punto da non mostrare nessun timore per quello che<br />

stava accadendo.<br />

– Benvenuti ad Amsterdam signor Gratin e signorina<br />

Priscilla, voi non mi conoscete, ma io conosco voi. Sapevo<br />

che i miei ragazzi non vi avrebbero preso, perciò mi sono<br />

voluto scomodare di persona. È proprio vero, chi fa da sé<br />

fa per tre! Partiamo. Ma prima abbiate la cortesia di infilarvi<br />

questi cappucci, meglio essere prudenti con un tipo<br />

furbo come voi. Ecco, così va bene. Monsieur Profiterol vi<br />

manda i suoi saluti. Mi ha parlato molto di voi. Strano,<br />

mi ero fatto un’idea diversa di voi, non vi facevo tipo da<br />

occhiali. Più che un ladro d’arte sembrate un collezionista<br />

di francobolli, ah! ah! ah!<br />

– Capo, non c’è la chiave nel cluscotto!<br />

– Tranquillo! Ehi, signor Cinese, sì dico a voi, sono qui,<br />

perché guardate di là, qui vi dico, volete molto cortesemente<br />

prestarci le chiavi della macchina un momento?<br />

Grazie e arrivederci.<br />

Sentii il motore della vetturetta avviarsi rumorosamente<br />

e fummo in viaggio per una destinazione ignota.<br />

Immerso nel buio del cappuccio, tenevo la mano di<br />

Priscilla per tranquillizzarla e nello stesso tempo dovevo<br />

pensare, pensare in fretta e bene, concentrarmi al massimo<br />

sulla strada che stavamo percorrendo.<br />

Anche se non potevo vedere, informazioni preziose mi<br />

giungevano da ogni parte ed io le catalogavo attentamente.<br />

78<br />

… ma se la cava con l’aiuto<br />

della tecnologia più moderna<br />

Scendemmo dalla macchina, camminammo per un lungo<br />

tratto all’aperto, poi un corridoio, poi molte scale in<br />

discesa, col rischio di romperci l’osso del collo, io davanti,<br />

Priscilla dietro, con una mano sulla mia spalla.<br />

– Tranquilla tesoro, non ci accadrà nulla di male!<br />

– Dia retta al suo Philippe, signorina, statevene tranquilli<br />

dove vi portiamo, solo un paio di giorni, e tutto<br />

andrà bene. Almeno per me!<br />

Altre scale da scendere e poi ci fermammo.<br />

Una porta cigolò e si aprì. Una porta massiccia e blindata.<br />

Odore di chiuso, muffa, umidità e formaggio stantio.<br />

Provai un brivido.<br />

– Vi lasciamo amici. E vi togliamo pure i cappucci, tanto<br />

non c’è nulla da vedere qui. Naturalmente dobbiamo legarvi,<br />

così, per precauzione. Non troppo stretto con la signorina,<br />

la bellezza va sempre privilegiata! Addio, verranno<br />

a liberarvi presto. Intanto fate i bravi e pensate a cosa racconterete<br />

alla Polizia quando vi arresterà per aver rubato opere<br />

d’arte e diamanti. Tu resta fuori, di guardia, altri due li<br />

voglio nel cortile e altri due all’ingresso. Occhi aperti!<br />

La porta si chiuse, sentii lo scatto della serratura.<br />

Eravamo prigionieri, mi guardai attorno, lo stanzone<br />

si trovava sotto il livello del cortile e prendeva luce da una<br />

79


finestrella troppo alta, chiusa da una grata di ferro. Impossibile<br />

arrivarci, ma il mio cervello aveva già elaborato<br />

una strategia di fuga audace quanto micidiale. Per prima<br />

cosa bisognava liberarsi della cordina che ci serrava le mani<br />

dietro la schiena.<br />

– Scilla tesoro, adesso ho bisogno di te, di tutta la tua<br />

forza e astuzia – mi inginocchiai davanti a lei. – Toglimi<br />

gli occhiali. Perfetto. Buttali a terra!<br />

Li calpestai riducendo le lenti a schegge di cristallo.<br />

Raccolsi la più tagliente.<br />

Schiena contro schiena, attento a non scalfire la pelle<br />

delicata dei polsi della mia amata. In pochi minuti avevo<br />

liberato Scilla dai legacci.<br />

Altrettanto fece lei con me.<br />

Ci abbracciammo, lei ritrovò la parola.<br />

– Philippe, amore mio, mio eroe! Chi era quell’odioso<br />

riccastro? Dove siamo? Come usciremo di qui? Dove trovo<br />

una toilette?<br />

– Cara, ho un piano, ma ho bisogno di un po’ di silenzio<br />

per riordinare le idee.<br />

Mi concentrai con tutte le capacità che possedevo, i<br />

sensi tesi allo spasimo. Inspirai profondamente: odore di<br />

spezie, baccalà, un fondo di… di… vaniglia e di… zafferano!!<br />

I magazzini generali della Compagnia delle Indie di<br />

Mezzo, gli unici ad avere la concessione per l’importazione<br />

di vaniglia e zafferano nella stagione estiva.<br />

Mi concentrai di nuovo, stavolta sui rumori.<br />

Veramente sembrava di essere immersi nel più assoluto<br />

silenzio. Eppure… una campanella suonava le ore: un<br />

rintocco solo.<br />

Era l’una, il viaggio era stato breve, tenuto conto del<br />

traffico, un paio di chilometri forse.<br />

Partiti, avevamo svoltato a destra del piazzale della sta-<br />

80<br />

zione, attraversato due ponti e poi un lungo tratto a senso<br />

unico, la macchina non aveva incrociato nessun’altra<br />

vettura in quell’ora di punta. Poi ci avevano fatto scendere,<br />

attraversare un grande cortile, poco lontano giungevano<br />

i rumori di bambini che giocavano, non era ora di<br />

ricreazione per le scuole, un parco, dunque; avevo anche<br />

udito il fischio di un treno che passava vicino.<br />

Ed ora questo campanile che batteva l’una.<br />

– Ci sono Priscilla. So dove siamo!<br />

– Anch’io lo so: siamo prigionieri in un magazzino della<br />

Compagnia delle Indie di Mezzo, in Prince Hendrikestrasse,<br />

n° 128/b.<br />

Devo avere preso un’espressione di assoluto, idiota<br />

stupore, perché lei è scoppiata a ridere, felice come una<br />

bambina.<br />

– Ma Scilla, come diavolo…<br />

Con uno sguardo furbissimo mi ha mostrato un biglietto:<br />

una bolletta di accompagnamento merci.<br />

– L’ho trovata sotto una di quelle casse vuote. Probabilmente<br />

è sfuggita alla loro attenzione. Bene e adesso che<br />

si fa? Chi ci verrà a liberare? Come avviseremo i nostri<br />

amici? Ci sarà una toilette fuori di qui?<br />

Era il momento delle decisioni fondamentali, dalle quali<br />

dipendeva la nostra vita.<br />

Con due dita estrassi delicatamente il cellulare dal taschino<br />

della giacca, controllai che ci fosse campo, una<br />

tacca bastava, e composi un numero.<br />

Ora bisognava solo aspettare.<br />

Non passò molto tempo.<br />

Dapprima si udì un rumore lontano, il motore di un<br />

autocarro che spinto al massimo, si avvicinava sempre più,<br />

poi uno schianto terrificante, come di un cancello divelto,<br />

uno stridere di freni, gente che correva, rumore di cazzotti<br />

e mascelle in frantumi, gemiti.<br />

81


Silenzio.<br />

Una porta scardinata, passi che scendono le scale a precipizio.<br />

Un’altra porta scardinata, altri passi.<br />

Un urlo di raccapriccio, colpi di pistola a raffica. La porta<br />

blindata si spalanca.<br />

Non sono gli amici della banda, è il brutto ceffo che<br />

guidava la macchina e che era rimasto di guardia fuori della<br />

cella. Ha un’aria terrorizzata.<br />

Richiude la porta a chiave e se potesse se la mangerebbe.<br />

Brandisce la pistola, ancora fumante.<br />

– Aiuto, i topi! Ci sono dei topi enormi, grossi come<br />

cani, sono orrendi, gli ho scaricato addosso la pistola e<br />

quelli ridevano, aiutatemi vi prego!<br />

È veramente terrorizzato. Mi avvicino a lui, gli tolgo<br />

la pistola di mano, mi faccio consegnare la chiave.<br />

– Tu resta qui, al sicuro, ci pensiamo noi ai topi.<br />

82<br />

PG prende in mano la situazione<br />

Fuori nel cortile ci aspettavano Forzarmati e Lucien Luciern.<br />

Anche Lan Pion. Era arrivato con un risciò a pedali,<br />

prestatogli da uno dei cugini.<br />

Ci fece accomodare.<br />

– Niente macchina questa volta. Ci si confonde. Non<br />

esistono ad Amsteldam due lisciò uguali!<br />

Lucien Luciern fischiò per richiamare i suoi bernesi che<br />

arrivarono di corsa e saltarono sul cassone dell’autocarro.<br />

Forzarmati si mise alla guida.<br />

– Noi andiamo Capo, ci si vede al circo.<br />

Lan Pion si mise ai pedali.<br />

Priscilla era incantata.<br />

– Che cosa romantica, Philippe, sembra di essere a<br />

Shanghai!<br />

Il traffico era scorrevole, in pochi minuti giunsero al Vondel-park,<br />

dove da lontano si annunciava il maestoso tendone<br />

del Circo Gondrano, a strisce biancorosseazzurre.<br />

– I bambini? – chiese per prima cosa Priscilla.<br />

– Nessun ploblema, gentilissima signolina. Sono a<br />

scuola adesso. Comunque stanno benone. Ci siamo dati<br />

il cambio, Nicolao ed io come baby-sittel.<br />

Entrarono nel recinto del circo, costeggiarono il serraglio<br />

delle gabbie con gli animali, arrivarono davanti al car-<br />

83


ozzone che annunciava la meraviglia dei topi ammaestrati.<br />

Scesero. Lan Pion fece strada e li introdusse direttamente<br />

nella gabbia dei gorilla.<br />

– Ooops, chiedo umilmente scusa. Sbagliato dilessione!<br />

Alla fine, dopo un altro paio di tentativi arrivarono alla<br />

porta giusta.<br />

Bussarono. Entrarono. All’interno l’enorme roulotte si<br />

presentava come un vero e proprio appartamento.<br />

Gli altri della banda lo aspettavano. Non ci fu bisogno<br />

di molti convenevoli.<br />

Una stretta di mano bastava fra veri amici.<br />

– Veniamo subito al punto, ragazzi. Innanzitutto devo<br />

farvi i miei complimenti. Sapevo di poter contare su di voi<br />

e non mi avete deluso.<br />

Facce contente, luccichio di occhi, espressioni felici e<br />

un poco imbarazzate, come di chi non è abituato a sentirsi<br />

dire bravo troppo spesso.<br />

– Adesso tiriamo un poco le somme. Punto primo: chi<br />

ha organizzato entrambi i colpi?<br />

– Facile, Capo! Il sudafricano della malora, quel Maalander…<br />

– rispose subito Forzarmati e se ne andò di là a<br />

frugare nel frigorifero.<br />

– Bene. Punto secondo: perché due furti così clamorosi?<br />

Di solito se ne fa uno e poi si sta tranquilli, aspettando<br />

che il clamore passi. Poi, magari se ne fa un secondo.<br />

Questo cosa significa? E soprattutto cosa ci ricorda?<br />

– Ci sono, molto onolevole Capo! Come dice il saggio<br />

cinese, fai colpo di tosse pel coplile scoleggina. È successo<br />

a Paligi, con Eiffel di tutti i cololi, pel poltale via Van Gogh!<br />

Beh! Era sorprendente. I ragazzi avevano il cervello<br />

pronto e oliato, scattante come il motore di una Ferrari.<br />

– E allora cosa succederà adesso?<br />

Hivanò Scartezzini non ebbe dubbi.<br />

– Che mollerà una delle due prede, butterà un osso al-<br />

84<br />

la Polizia, tanto per distrarla e terrà per sé il boccone più<br />

sostanzioso. Ora il problema è…<br />

– Cosa conta di più per lui: il Rembrandt o i diamanti?<br />

– concluse Lucien Luciern tra l’approvazione di tutti.<br />

– La tua amica, la signorina Clarissa cosa ne pensa, da<br />

buona olandesina? – chiese PG rivolgendosi ad Atomix.<br />

La faccia dello scienziato avvampò, era più rossa della<br />

sua testa.<br />

Confuso, inciampando sulle parole, Atomix balbettò:<br />

– Certo, il Rembrandt è una perdita gravissima… un<br />

lutto nazionale… la Regina è rimasta molto colpita… se<br />

dovesse essere trovato in tempo per l’inaugurazione della<br />

mostra… sarebbe fantastico, altrimenti sarà una tragedia!<br />

– Tutto il resto passerebbe in secondo piano. E per qualche<br />

tempo i controlli di Polizia sarebbero molto meno severi.<br />

E intanto i gioielli prendono il volo.<br />

Gratin aveva solo mormorato, ma tutti lo sentirono<br />

perfettamente.<br />

– Accidenti, adesso vado là, gli faccio a pezzi la barca,<br />

gli do un sacco di legnate, recupero il quadro, lo riporto<br />

alla Regina e così non hanno più niente da usare come specchio<br />

per le allodole… e i diamanti non volano più via…<br />

Forzarmati si era andato perdendo nel labirinto delle sue<br />

stesse parole. Stette zitto, guardandosi intorno imbronciato.<br />

– Prima di muoverci dobbiamo sapere dove sono i diamanti:<br />

non devono lasciare il Paese. Ora, quando la Polizia<br />

verrà avvertita da qualcuno che ben conosco della presenza<br />

del quadro sulla chiatta, cosa farà subito? Circonderà la<br />

zona ed allontanerà tutte le altre imbarcazioni, per poter<br />

procedere in tutta sicurezza alla perquisizione e al recupero.<br />

Giusto? E che succederà? Che tutte le chiatte vicine…<br />

– Prenderanno il largo, compresa quella dove sono nascosti<br />

i diamanti! – conclusero tutti insieme.<br />

– Bravi! A questo punto ascoltate cosa si deve fare…<br />

85


Gradite una fetta di gruviera?<br />

Monsieur Profiterol, con un’espressione lievemente<br />

disgustata, accostò al naso un fazzoletto imbevuto di essenza<br />

di violetta.<br />

In effetti, l’odore di formaggio proveniente da sottocoperta<br />

era formidabile, da far girare la testa.<br />

– Siamo spiacenti, Conte, ma questo è il sistema migliore<br />

per andarcene con i diamanti. E per intascare i soldi delle<br />

assicurazioni. Ancora qualche giorno per sistemare alcuni<br />

dettagli.<br />

– Ma i diamanti? Dove sono finiti?<br />

Rudolph Maalander aprì la botola che dava sul pozzetto,<br />

scese e tornò su recando una mezza forma di gruviera.<br />

La depositò delicatamente sul tavolo.<br />

Il Conte di Saint Honoré strinse più forte il fazzoletto<br />

profumato alle narici.<br />

– Gradite una fetta di gruviera? Pare sia formidabile<br />

come spuntino, accompagnato da un bicchiere di vino rosso<br />

di quelli robusti!<br />

– Col vostro permesso, andrei di sopra a vomitare – e<br />

il nobiluomo salì di corsa la scaletta che portava al ponte<br />

della chiatta.<br />

– No, grazie!<br />

– Odio il gruviera!<br />

– Che peccato. Perché, vedete, questo è il formaggio<br />

più prezioso del mondo. Ogni forma vale una fortuna.<br />

Aprì il cassetto del tavolo, estrasse un coltello lungo e<br />

affilato. Tagliò una fetta larga quattro dita, lasciandola cadere<br />

sul ripiano.<br />

Dal viso dei suoi ospiti l’espressione disgustata si cancellò<br />

di colpo. Adesso erano stupefatti, tutti in egual<br />

misura.<br />

Dalle profondità dei buchi del formaggio uscivano riflessi<br />

chiari, bagliori, scintillii come di ghiaccio, lampi di<br />

luce purissima.<br />

Così dovevano essere le grotte dove si nascondeva il tesoro<br />

scoperto da Ali Babà, così le favolose miniere di re<br />

Salomone. L’interno della forma di gruviera era uno scrigno<br />

prezioso, i buchi del formaggio erano stati riempiti<br />

di diamanti.<br />

Il Conte stava scendendo la scaletta ripida.<br />

Si arrestò abbagliato dai riflessi: – Superbo!<br />

– Incredibile!<br />

– Geniale!<br />

– Grazie amici miei, mi sento finalmente degno dei<br />

miei avi, i primi, grandi Maalander! Ora, quando lei, signor<br />

Conte farà ritrovare la tela sulla chiatta qui vicino,<br />

non solo apparirà come un eroe, il salvatore dell’onore della<br />

nazione. Non solo avrà riconoscimenti e fama e inviti<br />

a corte. Permetterà pure a noi di salpare l’ancora verso le<br />

isole Frisone, dove ci attende una nave vera, della mia<br />

compagnia mineraria, che ci porterà al sicuro con tutti i<br />

diamanti.<br />

– Cosa se ne farà? – chiese l’antiquario.<br />

– Li riporto in Sud Africa. Qui aspetto di incassare il<br />

premio assicurativo e poi fingo di averli appena estratti dalle<br />

mie miniere e li rimetto sul mercato. Semplice e pulito!<br />

In effetti non restava che ammirarlo.<br />

86 87


88<br />

Il miliardario raccolse la gruviera, scese la scaletta e la<br />

rimise con il resto del carico, stando attento a nasconderla<br />

sotto altre forme intere, in modo che non si vedesse il<br />

luccichìo dei brillanti.<br />

Risalì. Raccolse la fetta larga quattro dita che era rimasta<br />

sul tavolo: – Nessuno ne vuole?<br />

Nessuno.<br />

La fetta volò fuori bordo attraverso l’oblò.<br />

Il Conte di Saint Honoré seguì con la coda dell’occhio<br />

la traiettoria.<br />

89


La chiatta è assediata da bestiacce<br />

Jerome navigava su e giù nei pressi della chiatta carica<br />

del formaggio più prezioso del mondo. Dapprima credeva<br />

di avere le visioni. Poi aveva dovuto convincersi che il<br />

tipo elegante salito a bordo con gli altre tre era proprio il<br />

suo vecchio padrone, Monsieur Profiterol.<br />

Incuriosito aspettava di vedere cosa sarebbe successo.<br />

Nuotava senza fretta quando vide volare qualcosa dall’oblò<br />

della barca. Diede un colpo di pinna, si sollevò a<br />

mezz’aria, pronto ad ingoiare la cosa, qualunque fosse. Cosa<br />

diavolo!? Fu un attimo. Qualcuno dal pontile gli era<br />

saltato sul naso, aveva afferrato al volo l’oggetto, era rimbalzato<br />

sulle tavole di legno e ora lo fissava con due occhi<br />

rossi e beffardi. Un topo, uno di quei topi aprì la bocca e<br />

ingoiò la fetta di gruviera, lasciandolo digiuno.<br />

Il Conte di Saint Honoré aveva seguito con la coda dell’occhio<br />

la traiettoria del formaggio.<br />

Vide con gioia il suo squalo issarsi fuori dell’acqua a<br />

fauci spalancate. Poi vide il topo balzare dalle tavole del<br />

molo sul muso di Jerome, sottrargli il formaggio, rimbalzare<br />

sul pontile, ingollare la preda e allontanarsi con<br />

aria soddisfatta, mentre lo squalo affondava. Seguì con lo<br />

sguardo il grosso ratto. La bestia si infilò tra due cassonetti<br />

delle immondizie e restò ferma, aspettando. Arrivò<br />

un tizio che prese ad accarezzarlo sulla testa ispida.<br />

Il Conte rabbrividì. L’animale partì di scatto, arrivò alla<br />

passerella che portava alla loro chiatta, poi tornò indietro.<br />

Ripeté il gesto altre due volte. Poi lui e l’uomo si allontanarono.<br />

A questo punto il Conte ebbe uno scatto di<br />

nervi, i baffetti gli tremavano visibilmente.<br />

– Ancora loro, quelle bestiacce!<br />

– Prego, signor Conte?<br />

– Quei topi, dico! I topi di Gratin, cioè non proprio i<br />

suoi, quelli del suo amico!<br />

– …???…<br />

– Ma sì, il loro capo ha appena soffiato il boccone al mio<br />

squalo!<br />

– Si metta seduto, signor Conte, forse l’odore del formaggio<br />

la fa delirare…<br />

Sedette sospirando: – Avete ragione, è una lunga storia.<br />

Meglio cominciare dall’inizio. Anni fa il mio caro e<br />

nobile amico Lord Palmerston…<br />

Mezz’ora dopo i tre soci del nobile francese si resero<br />

conto che le cose andavano complicandosi.<br />

– Dobbiamo liberarci dei topi, signor Maalander e dobbiamo<br />

farlo alla svelta!<br />

Il miliardario camminò un poco avanti e indietro. Si<br />

fermò di botto, schioccando le dita: – Forse ho quello che<br />

serve. Sempre se in tutti questi anni non sia andato in<br />

malora…<br />

– …????…<br />

– Tranquilli. Tanto per cominciare cambieremo l’intestazione<br />

della chiatta dove verrà trovata la tela rubata e<br />

qualcuno avrà una brutta sorpresa. Quanto ai topi… Posso<br />

invitarvi ad un pic-nic in campagna?<br />

90 91


Hieronimus Menkel non dorme più<br />

Christian Delerne, alias Jannis Katafis, alias un sacco<br />

di altre cose era preoccupato.<br />

Nean Der Thaal era molto preoccupato.<br />

Monsieur Profiterol appariva perlomeno nervoso.<br />

Rudolph Maalander, invece, non mostrava segni di<br />

tensione. Pareva un giocatore di poker incallito, che non<br />

lascia mai trasparire i sentimenti che gli ispirano le carte<br />

che tiene in mano.<br />

– Insomma, abbiamo Gratin alle costole, la sua banda<br />

ci sta mettendo i bastoni tra le ruote, la Polizia è dappertutto<br />

e lei ci porta a fare un pic-nic!<br />

Il consulente della Real Casa era esasperato.<br />

– Sto rischiando moltissimo, la Polizia sa che sono in<br />

città, ho già bruciato tre diverse identità, sono a corto di<br />

passaporti falsi – rincarò la dose l’abile ladro e falsario dalla<br />

incerta nazionalità.<br />

– Inoltre ogni pic-nic che si rispetti vuole tartine al caviale,<br />

salmone, champagne. Mica possiamo pasteggiare a<br />

pane e formaggio! – si lamentava il Conte di Saint Honoré.<br />

Per tutta risposta Maalander accelerò.<br />

La maestosa berlina filava senza rumore attraverso i campi<br />

multicolori di papaveri. Qualche mulino a vento ruotava<br />

pigramente le pale.<br />

Scavalcarono diversi canali, incrociando solo rare biciclette.<br />

Svoltarono in un viottolo, salirono su un vecchio<br />

argine di contenimento delle acque.<br />

Oltre si stendevano a perdita d’occhio campi coltivati<br />

e serre di fiori.<br />

Scesero e camminarono seguendo il miliardario.<br />

Si arrestarono davanti ad una grande croce di pietra grigia.<br />

La lapide scritta in latino, posta alla base era corrosa<br />

e coperta di licheni.<br />

– Nean, lei che è antiquario saprà certamente tradurci<br />

questa scritta – esclamò in modo un poco canzonatorio<br />

Maalander.<br />

Un poco piccato e già nervoso di suo, l’esperto si chinò<br />

di malavoglia e cominciò a sillabare: – A DIFESA DELLE<br />

TERRE STRAPPATE AL MARE DAL LAVORO DELLA POPOLAZIO-<br />

NE DI HAMELIN. NELL’ANNO DEL SIGNORE 1656 – Non era<br />

poi così difficile.<br />

– Qui sotto un tempo battevano le onde del mare. Poi<br />

nuove terre furono tolte al mare e diventarono campi fertili<br />

e fonte di ricchezza. Quanta fatica! E quante leggende!<br />

I pattini d’argento, Il piccolo eroe che col dito nella<br />

crepa della diga ferma le acque, Il Pifferaio di Hamelin…<br />

– Scusi, ma che c’entrano adesso le leggende! Qui stiamo<br />

perdendo tempo! – esplose Nean Der Thaal.<br />

Bisogna dire che a volte l’antiquario era una persona<br />

davvero sgradevole.<br />

– Un poco di pazienza e capirete. Come sapete la mia famiglia<br />

era olandese, originaria di Hamelin. Anzi, posso dire<br />

che gran parte della città era nostra, prima che certe questioni<br />

di soldi e certificati commerciali falsi costringessero il<br />

mio trisnonno a partire precipitosamente per l’America. Poi<br />

il mio bisnonno Bosel emigrò per sempre in Sud Africa.<br />

Scesero l’argine e lo costeggiarono per un pezzo.<br />

Maalander scrutava con attenzione il ciglio coperto<br />

92 93


d’erbe e di muschio. Si fermò.<br />

I suoi accompagnatori si avvicinarono incuriositi.<br />

– Ci siamo! Attenzione!<br />

Sotto il muschio verde, si intravedeva qualcosa: un pezzo<br />

di muro in pietra. Maalander strappò via con le mani<br />

le zolle, incitando gli altri a fare altrettanto.<br />

In poco tempo una superficie di qualche metro quadro<br />

di muro fu messa a nudo.<br />

– Incredibile. Ma cos’è?!?<br />

– Sembra un muro. Ma è una camera da letto.<br />

– ???? –<br />

– Una grande camera da letto per una moltitudine di<br />

gente.<br />

– ???? –<br />

– Non indovinerete mai. Guardate!<br />

Passò la mano sulle pietre, si fermò su una più scura<br />

delle altre, rossastra.<br />

– La pietra rossa, la porta magica! – mormorò appena.<br />

Infilò le dita in una fessura poco più larga delle altre e tirò<br />

con tutte le forze.<br />

Nulla.<br />

Si fece indietro. Lentamente, millimetro dopo millimetro<br />

una parte del muro si stava muovendo, un’apertura<br />

si spalancava davanti a loro, in una pioggia di polvere<br />

e muschi seccati. Un corridoio.<br />

Maalander estrasse una torcia ed entrò deciso.<br />

I tre lo seguirono molto da vicino.<br />

Il fascio di luce illuminò una stanza completamente velata<br />

di ragnatele antichissime.<br />

Al centro un letto. Nel letto un vecchio, dalla lunghissima<br />

barba bianca, vestito di uno strano abito verde.<br />

– Signori, vi presento Hieronimus Menkel, meglio conosciuto<br />

come il Pifferaio Magico. Colui che ci libererà<br />

dai topi maledetti!<br />

94<br />

Tutti ai loro posti!<br />

– È proprio la chiatta vicina a quella dove sta nascosto<br />

il Rembrandt! I diamanti sono nascosti lì e aspettano solo<br />

di essere portati via.<br />

Lucien Luciern era tornato di corsa dal suo turno di<br />

sorveglianza.<br />

PG raccolse l’informazione con l’aria di chi sa. Alla fine<br />

tutto andava al suo posto.<br />

Alzò il ricevitore del telefono, compose un numero.<br />

– Pronto, siete voi Otto? Posso invitarvi al circo? Questa<br />

sera, alle undici. Perfetto, vi aspetto. Ah, un’ultima cosa: sbaglio<br />

o il governo ha promesso una grossa somma a chi farà recuperare<br />

la tela? Quanto? Accidenti, bella cifra! A stasera.<br />

Altro numero.<br />

– Le Assicurazioni Tulip? Aloisius Beck per favore. È<br />

importante. Buongiorno signor Beck. A quanto ammonta<br />

il premio per chi aiuta a recuperare i diamanti rubati<br />

alla Maalander & Figli? Però, una bella cifra. La ringrazio,<br />

ci risentiremo presto. No, non ha importanza chi sono.<br />

Importante è quello che potrò fare per voi e che voi farete<br />

per me. A presto.<br />

E chiuse la comunicazione.<br />

Il circo era immerso nel silenzio.<br />

95


Dormivano gli animali nelle loro gabbie, dopo un pasto<br />

abbondante.<br />

Dormivano gli artisti del circo, gli acrobati, i domatori,<br />

i pagliacci.<br />

Solo una luce era rimasta accesa nel carrozzone dei topi<br />

giocolieri.<br />

A dire il vero anche i topi russavano saporitamente.<br />

Accomodàti su morbidi divani, la banda di PG, Priscilla<br />

la sua fidanzata e il signor Otto Wafer ascoltavano con tutta<br />

l’attenzione possibile quanto il Capo andava dicendo.<br />

– Tutto dovrà avvenire con precisione assoluta. Niente<br />

mosse avventate. È vero che sappiamo tutto, ma non<br />

possiamo fare molto. Potrebbero distruggere la Ronda di<br />

notte solo per vendicarsi o per creare un diversivo alla loro<br />

fuga con i diamanti.<br />

Il povero Otto Wafer ebbe un brivido di orrore. Si asciugò<br />

la fronte imperlata di sudore.<br />

Philippe gli mise una mano sulla spalla.<br />

– Non dovete temere, quel Rembrandt conta molto anche<br />

per me. Lucien!<br />

– Dimmi, Philippe.<br />

– Tu e i tuoi animali al Molo Est, non dovete più perdere<br />

di vista la chiatta col formaggio. Non deve salpare<br />

per nessun motivo. Chiaro?<br />

– Consideralo fatto!<br />

– Nicolao!<br />

– Agli ordini, Capo!<br />

– Tieni d’occhio la chiatta con il dipinto. Nulla che assomigli<br />

lontanamente ad un tappeto deve entrare o uscire<br />

di là. Se dovesse servire ti autorizzo ad usare la forza!<br />

– Grazie Capo!<br />

– Tu Atomix continua a fare la corte alla segretaria dell’antiquario<br />

e guardati in giro…<br />

– Posso portarla a cena? Magari stasera stessa? – azzar-<br />

96<br />

dò lo scienziato, avvampando ancora come una fornace.<br />

– Se è per il bene dell’inchiesta… – concesse ridendo<br />

Philippe.<br />

Atomix uscì di corsa.<br />

– Lan Pion, vecchio mio, per te ho un incarico particolarmente<br />

delicato. Chiedi ai tuoi ottocento onorevoli<br />

cugini di mettere in giro la voce che qualcuno si vanta di<br />

avere già in tasca la ricompensa per il recupero dei quadri<br />

e dei diamanti. Abbiamo finito, siete liberi. Hivanò<br />

e Nicolao, voi restate ho qualcosa da dirvi.<br />

Uscirono.<br />

Rimasero Philippe, Priscilla, Hivanò e Nicolao.<br />

Philippe estrasse dalla tasca della giacca un paio di guanti<br />

gialli e se li infilò con solennità.<br />

– Questa notte andiamo a fare un giretto in uno dei rifugi<br />

segreti di Maalander, proprio dietro il Museo di Stato.<br />

– Ma tu come fai a conoscerlo?<br />

– Quando dico segreto, intendo per gli altri, non per me.<br />

Per me non ci sono segreti! È un vecchio rifugio antiaereo,<br />

usato durante l’ultima guerra. E sapete quale opera, fra le<br />

tante, veniva tenuta al riparo dai bombardamenti?<br />

– …????…<br />

– La Ronda di notte! Adesso il sudafricano tiene lì nascoste<br />

opere d’arte rubate per conto suo in Europa negli<br />

ultimi mesi da Christian Delerne, alias mille altri nomi.<br />

Dobbiamo prelevare una cosetta.<br />

– Fantastico Capo, come ai bei tempi. Che cosa?…<br />

– Una tela. Diciamo una robetta di otto metri per cinque.<br />

97


Il vecchio Pifferaio slacciò la chiusura di una sacca lunga<br />

e stretta. Dentro stavano due ammuffiti pezzi di legno.<br />

Li pulì con cura.<br />

Ora si capiva. Erano le due parti di un piffero. L’aspetto<br />

lucido e il colore giallastro dimostravano che dovevano<br />

essere d’avorio.<br />

Con le mani un poco tremanti li innestò uno sull’altro.<br />

Controllò l’imboccatura, la appoggiò alle labbra e soffiò.<br />

Terribile. Uno stridìo come di mille gessi che rigano una<br />

lavagna.<br />

Maalander e i suoi soci si tapparono le orecchie con le<br />

mani.<br />

– Scusate, c’è qualcosa che non va…<br />

– Magari se lo infili dritto, da poter mettere le dita sui<br />

buchi…!<br />

Il Pifferaio avvicinò lo strumento agli occhi e si accorse<br />

che la parte forata era finita sotto, invece che sopra.<br />

– Un momento per favore.<br />

Frugò nella sacca di cuoio consumato e bisunto.<br />

Estrasse un paio di lenti tenute assieme da un’intelaiatura<br />

di ferro e da pezzi di corda. Li mise. Sistemò lo<br />

strumento.<br />

– Adesso va bene.<br />

98<br />

Maldestri tentativi<br />

del Pifferaio imbranato<br />

– Lo spero tanto, abbiamo poco tempo, la banda di Gratin<br />

e le sue bestiacce ci stanno addosso!<br />

– Andiamo.<br />

Uscirono. Camminarono fino al Porto Vecchio, da dove<br />

partivano i raggi di decine di canali che si addentravano<br />

nella città.<br />

Il vecchio suonatore cominciò a suonare.<br />

Rimasero senza fiato.<br />

Una melodia lenta e dolcissima si andava spargendo intorno,<br />

si allargava e rotolava sulle banchine del porto, lungo<br />

i muraglioni delle dighe e dei canali, correva lontano<br />

come spinta da un vento invisibile. Giungeva ovunque.<br />

Cominciarono ad arrivare quasi subito. Prima timidamente,<br />

a gruppi di due o tre, poi a frotte, a mucchi.<br />

– Cosa diavolo succede? – la voce di Maalander e un’esplosione<br />

di versi insoliti riscossero il Pifferaio, perso nella<br />

sua stessa musica.<br />

Gatti.<br />

Una marea di gatti d’ogni razza, colore e religione. Inseguiti<br />

da un’altrettanto immensa moltitudine di massaie,<br />

pensionati vecchiette, bambini che cercavano di trattenerli,<br />

li chiamavano, piangevano, mostravano loro biscottini<br />

e prelibatezze per cercare di convincerli a tornare a casa.<br />

Qualche animale già stava ritto sull’argine del canale,<br />

pericolosamente in bilico, pronto ad annegarsi.<br />

– Si fermi, diamine! Non sono i gatti che voglio morti!<br />

La musica cessò di colpo. L’incanto pure. Quando riuscirono<br />

a districarsi dalla confusione, graffiati, contusi e<br />

ammaccati, l’anziano suonatore mormorò: – Devo essere<br />

un po’arrugginito. Adesso ci riprovo.<br />

– Domani ci riprovi. Adesso tagliamo la corda, abbiamo<br />

già dato abbastanza nell’occhio per oggi. Ognuno per<br />

il suo percorso segreto, ci ritroviamo a casa mia.<br />

99


100<br />

Atomix si diverte, PG lavora sodo<br />

Il Dragone d’oro, uno degli ottocento ristoranti cinesi<br />

gestiti dai cugini di Lan Pion ad Amsterdam, è aperto tutta<br />

la notte. In un angolino riservato, dietro un paravento<br />

di carta splendidamente illustrato, una coppia dalla capigliatura<br />

incendiata e dall’aria vagamente impacciata era<br />

alle prese con una miriade di piatti, piattini, assaggini e<br />

salse multicolori.<br />

All’inizio Gerardo Atomix era molto nervoso.<br />

Il primo appuntamento della sua vita! Quasi nascosto<br />

dietro un enorme mazzo di tulipani rossi, si era trovato<br />

davanti Clarissa, vestita di verde, e gli era parsa subito bellissima.<br />

Adesso erano lì che si sfioravano le mani, si guardavano<br />

negli occhi e non sapevano che fare.<br />

– Come sei elegante! – mormorò lui.<br />

– Anche tu – sussurrò lei, arrossendo.<br />

– Bella la tua acconciatura a forma di tronco di cono!<br />

– Anche la tua ad eruzione vulcanica – rispose lei.<br />

– Queste lenti da miope che hai, ti fanno gli occhi ancora<br />

più grandi e più verdi! – si lanciò lui.<br />

– Mai grandi come i tuoi, sembrano due CD.<br />

Silenzio. Atomix cercò nella memoria qualche parola<br />

galante, una frase che esprimesse lo strano calore che sentiva<br />

vicino a lei.<br />

101


– Clarissa…<br />

– Sì, Gerardino?<br />

– Ecco io volevo dire che… questa sera… per me… per<br />

noi… è qualcosa di perfetto… come la somma dei cateti<br />

rispetto all’ipotenusa… come un fattore espresso all’ennesima<br />

potenza… tu… noi stiamo bene insieme… siamo<br />

come due particelle di idrogeno e una di ossigeno… fuse<br />

insieme… insomma…<br />

Lei si sollevò dalla panca rasoterra dove stava seduta e<br />

con il gesto più semplice del mondo gli chiuse la bocca<br />

con un bacio.<br />

Hivanò Scartezzini frugava il buio con i suoi occhi da<br />

faina. Nessuno. Fece un breve fischio. Gli rispose un fischio.<br />

Si avvicinò al cancello di una palazzina nascosta da<br />

una fitta siepe. Era aperto.<br />

Entrò, percorse pochi passi. La prima cosa che notò furono<br />

i guanti d’un giallo squillante, poi intravide PG.<br />

– L’allarme all’ingresso?<br />

– Neutralizzato – rispose PG.<br />

– La porta blindata?<br />

– Aperta come un uovo di Pasqua.<br />

– Le cellule fotoelettriche e termosensibili?<br />

– Accecate e rese innocue.<br />

– I due guardiani che incrociavano qui davanti? Quelli<br />

sono davvero grossi!<br />

– Hanno avuto una discussione con un finto ubriaco e<br />

adesso dormono come angioletti.<br />

Dall’ombra uscì Nicolao Forzarmati con l’espressione<br />

di uno che si è appena divertito un sacco.<br />

– Sbrighiamoci, prendiamo quello che ci serve, poi tutto<br />

deve tornare come prima. Ci penso io, gli allarmi torneranno<br />

a funzionare, le porte a chiudersi. Nessuno deve<br />

accorgersi che siamo stati qui. Dieci minuti dopo stavano<br />

già allontanandosi. Nicolao Forzarmati si era fermato a<br />

chiedere scusa ai tre guardiani che si erano appena ripresi<br />

dalle legnate. Fingendosi sempre ubriaco offrì loro di<br />

fare la pace e di berci su, ma quelli, piuttosto malconci,<br />

declinarono fermamente l’invito e tornarono a fare la ronda<br />

attorno alla palazzina dietro il Rijksmuseum.<br />

Non era successo niente, nessuno era mai stato là.<br />

Mezz’ora più tardi un furgone si era fermato sulla banchina,<br />

accanto alla chiatta che ben conosciamo, avvolta<br />

nella nebbia. Scesero, piuttosto malfermi sulle gambe, due<br />

tipi grossi come armadi, coperti di tatuaggi e di lividi.<br />

– Siamo venuti a darvi il cambio – disse a fatica uno<br />

dei due, sputando un dente.<br />

– Cosa diavolo vi è successo? – chiese una delle guardie<br />

che sorvegliavano la Ronda di notte.<br />

– Un branco di marinai ubriachi ci ha assalito. Noi non<br />

abbiamo fatto nulla, te lo giuro!<br />

– Vedo, le avete prese e basta! Ma il rifugio?…<br />

– Nulla, non si sono nemmeno avvicinati.<br />

– OK. Vi lasciamo il barcone in custodia. Che nessuno<br />

si avvicini, mi raccomando!<br />

– Tranquillo!<br />

Le guardie partirono per il meritato riposo. Restarono<br />

i due. Stavolta estrassero da sotto la giacca grossi bastoni<br />

sfollagente. Uno passeggiava su e giù sul molo, l’altro stazionava<br />

sul ponte della chiatta. Rumore di un motore che<br />

si avvicina. Si spegne. Dalla nebbia venne avanti una figura.<br />

Difficile da distinguere all’inizio, si capiva solo che<br />

era molto grossa. Poi si fece più vicina. Lo riconobbero.<br />

– Salve ragazzi, sapete, ci sono rimasto male, prima.<br />

Quando uno si scusa e offre da bere per fare pace, non si rifiuta.<br />

Non è bello, è come dire che conservate del rancore<br />

nei suoi confronti. Sono cose che mi mandano in bestia!<br />

102 103


Dopo trenta secondi dormivano profondamente, stesi sulla<br />

banchina. Dall’oscurità uscirono Gratin e Scartezzini.<br />

Portavano sulle spalle un tappeto arrotolato.<br />

Ma non era un tappeto naturalmente.<br />

Era un quadro di otto metri per cinque.<br />

– Ragazzi, svelti, sostituiamo la Ronda di notte con questa<br />

tela. Hanno le stesse dimensioni, loro non ci faranno<br />

caso di sicuro. E ci portiamo via la Ronda.<br />

Scesero nella stiva.<br />

– Fate un po’ di luce!<br />

– Accidenti, dev’essersi fulminata la lampadina. Guarda<br />

su, nel cruscotto della chiatta, dove di solito tengono<br />

una pila.<br />

– Sì, Capo!<br />

Scartezzini salì. Tornò preceduto da un fascio di luce:<br />

aveva trovato una torcia. Ma non solo.<br />

– Philippe, guarda! Sei tu il proprietario di questa chiatta!<br />

– e gli tese un foglio.<br />

Bastò un’occhiata al documento per capire.<br />

– Furbo questo Maalander, ha intestato a me l’imbarcazione.<br />

Fra qualche giorno la Polizia, avvisata da lui, trova<br />

qui la Ronda di notte ed io, il proprietario, finisco in galera<br />

per qualche annetto! Sostituiamo questo foglio con<br />

uno identico, ma innocuo e andiamocene da qui!<br />

Quando uscirono portavano un tappeto sulle spalle. Lo<br />

caricarono sul furgone e si allontanarono.<br />

Ma non era un tappeto, naturalmente.<br />

104<br />

Ma le maestre dove sono finite?<br />

La giornata era splendida.<br />

Sulla Rokin Damrak, il grande viale che unisce la Stazione<br />

Centrale al cuore della città, migliaia di persone erano<br />

indaffarate negli acquisti del sabato pomeriggio.<br />

Il Pifferaio di Hamelin si sentiva in splendida forma.<br />

Cavò fuori il suo strumento, lo accarezzò con le dita,<br />

guardandolo amorevolmente.<br />

Rudolph Maalander ebbe un gesto d’impazienza.<br />

– Vediamo di sbrigarci. Ho avuto pessime notizie. Pare<br />

che qualcuno si stia vantando di avere già in tasca la taglia<br />

per il recupero dei quadri e dei diamanti. Dobbiamo<br />

chiudere la faccenda e sparire al più presto.<br />

Il Pifferaio cominciò a suonare.<br />

Questa volta la melodia sembrava più veloce, aerea, volava<br />

via portata dal volo dei mille gabbiani che volano nel<br />

cielo di Amsterdam. Duemila gabbiani. Diecimila gabbiani.<br />

Un milione di gabbiani, uno più uno meno.<br />

In pochi istanti, tutta la grande strada fu oscurata, da<br />

una nuvola oscura, livida, minacciosa di ali, zampe e becchi<br />

affilati. Fu il panico, il fuggi fuggi generale.<br />

Restarono in pochi, confusi, indistinguibili sotto le tonnellate<br />

di cacche che i gioiosi volatili mollavano a valanga.<br />

E si sa che la cacca di gabbiano è una delle più micidiali<br />

105


armi che esistano in natura, resistente anche al triplo lavaggio<br />

e così scivolosa da trasformare una strada in una pista<br />

di pattinaggio all’aperto.<br />

Quando la musica si spense la Rokin Damrak era una<br />

marea grigio nera dove, cercando di tenersi in piedi e mantenere<br />

la testa alta, nuotavano diverse persone.<br />

Il giorno dopo l’ordine era ristabilito. I giornali e la televisione<br />

ci andarono a nozze, naturalmente. Si parlò di<br />

inquinamento ambientale, di mutazione del clima, di onde<br />

elettromagnetiche che facevano impazzire gli animali,<br />

prima i gatti e poi i gabbiani. Esperti dissero la loro senza<br />

trovarsi d’accordo su nulla e dandosi reciprocamente<br />

dell’asino. Il bello della diretta.<br />

Rudolph Maalander preferì dare ventiquattro ore di<br />

riposo al suo musicista incantatore, prima di provarci<br />

ancora.<br />

Erano le 10.30 del lunedì, quando il Pifferaio portò il<br />

flauto alle labbra, questa volta con uno sguardo meno sicuro<br />

del solito. Stavolta non successe proprio niente.<br />

I volatili volavano, i passanti passavano, i pescatori<br />

pescavano in riva ai canali, i quadrupedi restavano tranquilli,<br />

il traffico scorreva, persino le sardine nuotavano<br />

placidamente in branchi.<br />

Rudolph Maalander e i suoi soci si guardarono perplessi.<br />

Bella musica, nulla da ridire, più suggestiva delle altre<br />

volte. Ma non succedeva niente. La gente camminava per<br />

strada, nei caffè si chiacchierava, nei cortili delle scuole era<br />

tempo di ricreazione, i bambini scorrazzavano, giocavano,<br />

schiamazzavano, facevano merenda.<br />

Suonò la campanella, suonarono le campanelle di tutte<br />

le scuole della città. Finito l’intervallo, si rientrava in<br />

classe. Ma nessuno veniva a sollecitarli perché si sbrigassero,<br />

a metterli in fila, a consolare i frignoni a cui aveva-<br />

106<br />

no rubato le figurine. Solo qualche povero sparuto maestro,<br />

qualche vecchio bidello.<br />

E le maestre? Tutte a rincorrere uno strano tipo di suonatore<br />

vestito di verde come Peter Pan, con i lunghi capelli<br />

bianchi raccolti dietro le spalle e la barba candida che<br />

gli sfiorava le ginocchia.<br />

Certo, ad Amsterdam tipi strani se ne incontrano ad<br />

ogni angolo, ma questo li batte tutti! Suona un antico flauto<br />

diritto e la musica sembra attirare le maestre e solo le<br />

maestre.<br />

La cosa entusiasma Johann che conosce bene una famosa<br />

leggenda, in un momento ha intuito tutto e vuole assolutamente<br />

assistere al bagno in acqua della sua insegnante,<br />

la severa signorina Henke.<br />

Chiusa la porta dell’aula da un bidello troppo severo, è<br />

saltato fuori dalla finestra, ha scavalcato il cancello e ora<br />

sta seguendo il corteo delle donne incantate. Sempre dietro<br />

il Pifferaio, hanno attraversato la piazza del mercato.<br />

A questo punto il Pifferaio si volta, capisce che qualcosa<br />

non va. Prova a cambiare motivo, ma non succede<br />

nulla, smette di suonare e quelle vanno avanti, sono oramai<br />

sull’orlo del molo di San Nicola, ululano le sirene della<br />

Polizia, arrivano agenti in gran numero per fermare le<br />

invasate.<br />

Intanto, qualcuno ha caricato il suonatore su un motoscafo<br />

e lo sta portando via in tutta fretta.<br />

La fila delle donne si ferma di botto.<br />

Johann intravede la figura nera della signorina Henke<br />

barcollare per un attimo sulla sponda del canale e poi sparire<br />

di sotto. Unica fra tutte. Che colpo di fortuna!<br />

– E vaai! È fantastico, domani niente scuola, la maestra<br />

si è presa una polmonite, per lo meno!<br />

Ma è solo l’illusione di un momento.<br />

– Johann! Perché non sei in classe con gli altri? Come<br />

107


ti sei allontanato da scuola? Questo ti varrà una nota negativa<br />

e un carico di compiti di punizione! Seguimi, si torna<br />

in aula. E di corsa!<br />

– Scusi, ma non era caduta di sotto? Sa, mi preoccupavo…<br />

La signorina Henke si strizza i capelli bagnati, si rassetta<br />

i vestiti gocciolanti con aria dignitosa: – Sono finita<br />

su una boa e mi sono destata da questo strano malessere…<br />

Chissà cosa è stato… Comunque a scuola adesso, abbiamo<br />

già perso troppo tempo!<br />

Il motoscafo che aveva raccolto il Pifferaio, dopo una<br />

breve corsa aveva rallentato ed ora accostava ad una chiatta<br />

che conosciamo bene. Non era necessario avvicinarsi<br />

troppo per sentire un odore pungente di formaggio.<br />

Il ponte dell’imbarcazione sembrava deserto.<br />

Maalander fece un fischio.<br />

Da sotto sbucarono due uomini grossi e tatuati come<br />

totem: – Capo, là sotto non si respira!<br />

– Tranquilli è il momento di cambiare aria. Levate gli<br />

ormeggi e portate la barca all’uscita del porto. Al momento<br />

giusto, in pochi minuti saremo in mare aperto. Attenti a<br />

tipi strani e topi ancora più strani.<br />

– ?????<br />

Sulla banchina un pittore dilettante si liscia la barbetta<br />

grigia. Si china sulla cassetta dei colori, estrae un cellulare:<br />

– Ciao PG, sono Hivanò. La chiatta si è spostata.<br />

La seguo e ti faccio sapere. A presto.<br />

108<br />

Profiterol fa una pessima figura<br />

in mondovisione<br />

Mezzogiorno in punto: EDIZIONE STRAORDINARIA DEL<br />

TELEGIORNALE, A RETI UNIFICATE.<br />

Le telecamere inquadrano dall’alto il ponte di una chiatta,<br />

ferma al Molo Est della città.<br />

Tutte le altre imbarcazioni sono state allontanate.<br />

Alcune sono già all’uscita del porto.<br />

Sul ponte alcune persone e un lungo cilindro di pelle,<br />

una custodia, si direbbe. L’obiettivo si avvicina a volo radente,<br />

ecco in primo piano il volto radioso di Monsieur<br />

Profiterol, l’eroe del giorno.<br />

È stato lui a convocare la stampa e le tivù di tutto il<br />

mondo per un colpo davvero sensazionale: la restituzione<br />

al Rijksmuseum della Ronda di notte.<br />

“Notiamo accanto a lui il Commissario Capo Olof Van<br />

Der Canal, dall’espressione piuttosto contrariata.<br />

In effetti non deve essere facile accettare l’idea che qualcuno<br />

è stato più abile o più fortunato di lui. O forse sono<br />

altri i pensieri che gli passano per la testa.<br />

Una cosa è certa: gli sguardi che lancia verso il Conte<br />

di Saint Honoré non sono amichevoli!<br />

Vediamo pure il Direttore del Rijksmuseum, Otto Wafer,<br />

assolutamente sbalordito, ha proprio l’aria di uno che<br />

109


non si capacita, si guarda attorno decisamente smarrito,<br />

come se cercasse conforto da qualcuno.<br />

Al suo fianco, con un sorriso trionfale, Nean Der Thaal,<br />

esperto e consigliere d’arte della Corona. Si mormora che<br />

dietro questo ritrovamento ci siano le sue conoscenze.<br />

Inquadratura sulla folla dei giornalisti che si accalca<br />

sulla banchina del molo. I curiosi vengono trattenuti a<br />

stento dalla Polizia.<br />

È impressionante il numero di agenti che sono convenuti<br />

qui. Sembrerebbe che tutto il resto della città sia<br />

stato lasciato incustodito.<br />

Ecco, parla Monsieur Profiterol.<br />

– Ci sono aspetti di questo straordinario ritrovamento<br />

che non possiamo rivelare, per ovvi motivi di sicurezza.<br />

Posso solo dire che grazie alla mia fama, alle mie conoscenze<br />

e alla mia abilità diplomatica, la Ronda di notte torna<br />

alla città. Là dove la Polizia ha fallito, brancolando nel<br />

buio, la mia nota capacità ha trionfato. La Sua Graziosa<br />

Maestà, la Regina, potrà inaugurare la mostra tra due giorni,<br />

come era in programma…<br />

Zoomata sulla faccia del Commissario Capo che pare<br />

stroncato da un attacco di bile. Si sta mangiando una<br />

sigaretta accesa!<br />

I giornalisti e gli inviati delle televisioni attaccano a<br />

testa bassa.<br />

– Sapremo mai perché è stata rubata e da chi? Perché<br />

lei è riuscito a recuperarla e non quell’incapace del Commissario<br />

Capo? Chi incasserà la ricompensa per il recupero<br />

dell’opera? Come mai l’Artmeister Otto Wafer oggi<br />

sembra più grigio del solito?<br />

– Calma signori, avremo tempo poi per le domande.<br />

Ora è giunto il grande momento. Ah! dimenticavo: anche<br />

il consulente d’arte della Regina, Dottor Nean Der<br />

Thaal ha avuto un ruolo decisivo nel recupero della tela.<br />

110<br />

Diamo a Cesare ciò che è di Cesare…<br />

Parole nobili, quelle del Conte!<br />

Ma eccoci arrivati al grande momento: due tipi grossi<br />

e tatuati fin sopra le orecchie aprono la custodia e sfilano<br />

la tela. La srotolano, Profiterol sorride, Otto Wafer<br />

è grigio cenere, il Commissario è nerissimo e lancia oscure<br />

maledizioni, l’antiquario è beato: ecco in mondovisione<br />

la Ronda…<br />

… La Battaglia di Mollenbourg di Van Dyck rubata dal<br />

Museo della Storia di Amsterdam tre mesi fa!!!<br />

Colpo di scena, signori miei!!!<br />

Monsieur Profiterol è grigio terra e barcolla visibilmente,<br />

l’antiquario è nerissimo e lancia oscure maledizioni,<br />

il Direttore del Rijksmuseum dovrebbe essere disperato<br />

e appare beato.<br />

Il Commissario Capo sorride perfidamente e si precipita<br />

sul Conte, lo afferra, clamoroso! Lo ammanetta in<br />

mondovisione!!!<br />

Pure l’antiquario fa la stessa fine.<br />

Il ponte della chiatta è pieno di poliziotti, sentiamo in<br />

diretta, il Conte di Saint Honoré:<br />

– Me l’hanno scambiato… Gratin è qui… sono innocente…<br />

i topi! È colpa dei topi!!! Ridatemi lo squalo…<br />

voglio tornare a casa con lo squalo!!!<br />

Poveretto, evidentemente delira, pensiamo che il manicomio<br />

criminale sia il giusto ricovero per lui nei prossimi<br />

anni.<br />

L’antiquario invece viene portato via di peso.<br />

Deve essere svenuto.<br />

Un’altra cosa: dalla custodia sono saltati fuori un paio<br />

di guanti. Sono di un giallo squillante!<br />

Chissà cosa vorrà dire…<br />

Bene, dopo tutti questi colpi di scena, qui si chiude il<br />

nostro collegamento dal Molo Est.<br />

111


Abbiamo ritrovato la Battaglia di Mollenbourg del Van<br />

Dyck e questo è bello.<br />

Ma la Ronda di notte dove sarà finita?<br />

La linea passa allo studio”.<br />

112<br />

Il Pifferaio si sfiata inutilmente,<br />

poi cambia idea<br />

– Capo, al Molo Est è successo un disastro, una catastrofe!<br />

Profiterol e Nean Der Thaal sono finiti in galera,<br />

arrestati in diretta! Io ho tagliato la corda e non so come<br />

ho fatto a cavarmela!<br />

Christian Delerne, alias Jannis Katafis, alias sei o sette<br />

altre cose era visibilmente scosso.<br />

Un tic irresistibile gli faceva arricciare il naso, dandogli<br />

un’espressione di disgusto, come se avesse visto un<br />

bruco nell’insalata. Si precipitò su una bottiglia di limonata<br />

e ne bevve un lungo sorso. Il ladro di gioielli ed<br />

opere d’arte aveva la gola secca dallo spavento.<br />

Rudolph Maalander lo fece sedere e attese che il racconto<br />

fosse finito.<br />

– Non è stata una bella mossa la tua di venire qui. Se<br />

hanno qualche sospetto e ti seguono me li hai portati in<br />

casa. E qui sotto, nella stiva ci sono cento chili di diamanti,<br />

nascosti nei buchi del gruviera!<br />

Guardò fuori dall’oblò. Nessuno in vista.<br />

Oltre la striscia grigia del molo si stendeva il mare<br />

aperto. Poche ore di navigazione e sarebbero arrivati alle<br />

Isole Frisone, la libertà.<br />

– Va bene, è andata come è andata. È chiaro che PG ha<br />

sostituito il quadro per incastrarci. E per intascare lui la<br />

113


icompensa. Peccato per il Conte di Saint Honoré e per<br />

l’antiquario, ma adesso è tempo di pensare a noi. Salpiamo<br />

l’ancora e guadagniamo il largo, approfittando della<br />

confusione. Timone a dritta e avanti adagio!<br />

La chiatta si mosse lentamente.<br />

Poi, invece di proseguire, sbandò di lato e cominciò a<br />

girare su se stessa, come una trottola.<br />

Maalander si sporse fuori bordo.<br />

– I maledetti topi! – urlò – Svelto, prendi il timone.<br />

Christian Delerne afferrò la barra, guardandosi attorno<br />

incredulo. Sul pelo dell’acqua nuotavano otto grosse bestie…<br />

sembravano castori.<br />

Ma non erano castori, erano topi!<br />

Avevano semplicemente mangiato la parte finale della<br />

barra del timone e reso ingovernabile la chiatta.<br />

Maalander entrò di corsa in cuccetta e scosse rudemente<br />

l’uomo che dormiva sul lettino.<br />

Il vecchio Pifferaio si svegliò di soprassalto.<br />

– Stavo sognando…<br />

– Svegliati, là fuori c’è un incubo bello pronto che ti<br />

aspetta. Stavolta non puoi fallire. Suona per la miseria,<br />

suona subito!<br />

Il vecchio incantatore uscì barcollando sul ponte, tenendo<br />

il piffero di avorio in mano. Lo portò alle labbra e<br />

guardò in acqua. Si arrestò.<br />

– Allora? Ti decidi o no?<br />

Come tutta risposta il Pifferaio si mise a sedere sul bordo,<br />

smontò lo strumento e lo ripose nella sua custodia di<br />

pelle.<br />

– …????…<br />

– …????…<br />

I due soci erano ammutoliti per lo stupore.<br />

– Niente da fare. Sono i bernesi. Più di quattrocento<br />

anni fa fui chiamato nei Cantoni Svizzeri per far sparire<br />

114<br />

una popolazione di topi pestiferi. Andò liscia come l’olio,<br />

fino a quando non mi trovai davanti ai loro antenati. Un<br />

po’ più grossi di questi, forse. Suonai per tre giorni di fila<br />

e quelli invece di annegarsi in qualche lago, piuttosto<br />

di gettarsi in qualche burrone, non fecero che ballare e saccheggiare<br />

i magazzini di gruviera. Fino a quando crollai<br />

a terra, sfinito. L’unica mia sconfitta. Signori, il mio compito<br />

finisce qui. Io torno a dormire e vi prego di lasciarmi<br />

perdere per almeno altri quattro secoli. Addio!<br />

Senza che nessuno potesse muovere un dito, con un’agilità<br />

impensabile era saltato dalla chiatta che girava ancora<br />

su se stessa, atterrando sul molo.<br />

Senza voltarsi si allontanò, perdendosi tra la folla.<br />

Maalander diede mano a uno dei lunghi remi che servono<br />

a guidare i barconi quando si passa fra i banchi di<br />

sabbia e si vuole conoscere quanto è alto il fondale.<br />

– Useremo questo come timone, dài gas leggero e andiamo<br />

verso il mare aperto!<br />

Il complice mise il motore al minimo, la chiatta si mosse<br />

in avanti qualche metro e restò ferma.<br />

Nicolao Forzarmati, Lucien Luciern e i bernesi avevano<br />

legato la chiatta al molo con una corda grossa come un<br />

braccio. E adesso erano saltati a bordo e si avvicinavano<br />

minacciosi.<br />

Non ci fu molto da pensarci su. Mentre quelli salivano,<br />

questi saltarono sulla banchina e si dispersero nella<br />

direzione che aveva preso il Pifferaio.<br />

I topi si buttarono a capofitto sottocoperta, saltando sul<br />

formaggio.<br />

Luciern li seguì e quando li raggiunse avevano già sbocconcellato<br />

una forma di gruviera.<br />

Alcuni diamanti erano rotolati sul pavimento.<br />

– Calma ragazzi, così rischiate di mangiarvi i gioielli.<br />

Albino, che masticava a tutta forza, ebbe un sobbalzo<br />

115


e mugolò, quindi sputò fuori un pezzo di incisivo.<br />

– Te l’avevo detto, i diamanti sono l’unica cosa più dura<br />

dei vostri denti! – lo consolò il loro ammaestratore.<br />

Risalì e mollò gli ormeggi.<br />

– Dove andiamo? – chiese Forzarmati.<br />

– PG ci aspetta, abbiamo molto lavoro da fare per chiudere<br />

questa faccenda.<br />

116<br />

PG fa in modo che Otto Wafer<br />

non abbia più incubi<br />

Che giornata indimenticabile per il Direttore del Rijksmuseum!<br />

Un maledetto incubo ad occhi aperti!<br />

Prima la faccenda della restituzione della tela, finita in<br />

quel modo. E lui che non ne sapeva nulla.<br />

Convocato per mezzogiorno su quella chiatta, senza<br />

preavviso e buttato in pasto alla curiosità della gente.<br />

Era rimasto così sconvolto nel trovarsi in quel trambusto<br />

che ancora adesso non riusciva a farsi un’idea precisa.<br />

Anche se all’inizio la vista di Profiterol e dell’infido Nean<br />

Der Thaal in manette lo aveva reso particolarmente felice.<br />

Ma adesso cominciava a preoccuparsi.<br />

Sì, perché i casi erano due: o PG aveva scambiato lui il<br />

dipinto e allora dov’era in questo momento e perché non<br />

lo aveva avvisato di quel colpo di scena, perché non si faceva<br />

vivo?<br />

Oppure PG aveva organizzato una solenne truffa e<br />

adesso stava scappando con il Rembrandt e addio sogni<br />

di gloria.<br />

Oltretutto non poteva dire niente a nessuno per non essere<br />

accusato di complicità.<br />

Fu solo un pensiero e si vergognò quasi subito che gli<br />

fosse passato per la testa.<br />

“Gesù che storia!”.<br />

117


Più ci pensava e meno ci capiva.<br />

“E se fosse stato quell’altro, quel Maalander ad architettare<br />

tutto? In fondo era semplice: organizzare tutta la<br />

messinscena e poi sostituire la tela all’insaputa dei suoi<br />

stessi complici.<br />

Questi vanno in televisione, bei discorsi, eccovi il Rembrandt<br />

ed invece eccovi un bell’arresto in diretta, mi libero<br />

dei complici e sparisco con il quadro e i diamanti, tutto<br />

per me che sono il più furbo! Via in Sud Africa, dove non<br />

c’è estradizione e nessuno può toccarmi.<br />

E qui i casi diventano tre. E allora PG?<br />

Possibile che si fosse fatto fregare in quel modo?<br />

E se PG e Maalander fossero stati d’accordo?<br />

Ecco un quarto caso! Noo, questo era troppo”.<br />

E nuovamente si vergognò di averlo solo pensato.<br />

“Ma allora? Che storia, che storia!”.<br />

Era arrivato al Rijksmuseum.<br />

Parcheggiò la sua utilitaria verde e si incamminò all’ingresso.<br />

Salutò un guardiano, salì lentamente la grande scalinata,<br />

poi ancora la rampa di scale a destra, per arrivare al<br />

suo ufficio.<br />

Nessuno in giro, naturalmente.<br />

Quell’ala del palazzo era ancora chiusa al pubblico.<br />

Attraversò il salone dove una volta si trovava la Ronda<br />

di notte, quando ancora i suoi guai non erano cominciati,<br />

gettò uno sguardo distratto alla parete vuota che gli pareva<br />

adesso ancora più grande e si barricò in ufficio.<br />

Staccò il telefono, si slacciò le scarpe, le lasciò cadere a<br />

terra e si distese sulla poltrona.<br />

Un momento di riposo, uno solo.<br />

“Avrò incubi terribili, me lo sento”.<br />

Un minuto dopo dormiva profondamente.<br />

Aprì gli occhi.<br />

Qualcosa era cambiato.<br />

“Calma Otto, calma. Cerca di ricordare bene.<br />

Sei entrato, sei salito, sei entrato in ufficio.<br />

No, prima hai attraversato il salone, hai guardato la parete<br />

vuota. Non era vuota, Otto, non era vuota!!!”.<br />

Si precipitò fuori, senza nemmeno infilarsi le scarpe.<br />

La Ronda di notte era lì, davanti a lui chiusa nella sua<br />

preziosa cornice di legno dorato.<br />

Erano tornati il comandante Cocq e la sua Compagnia<br />

di archibugieri, era tornata la misteriosa fanciulla bionda,<br />

vestita di bianco e oro, la sua dolce aria smarrita, lo sguardo<br />

che pareva cercare quello del Direttore del Museo, per<br />

essere rassicurata.<br />

Raccolse un biglietto da terra:<br />

“TIENILA D’OCCHIO D’ORA IN POI, SE NON VUOI CHE TOR-<br />

NINO GLI INCUBI. PG”.<br />

Tornò in ufficio, chiamò gli uomini di guardia giù all’ingresso.<br />

Questi rimasero di sasso davanti alla tela rientrata<br />

chissà quando e chissà come.<br />

– È tutto a posto, non preoccupatevi! – e si fece aiutare<br />

a trasportare il divano proprio sotto il quadro.<br />

– Chiudete tutto e attivate gli allarmi!<br />

Si distese beatamente.<br />

Gli bastava alzare gli occhi per trovarsi davanti la Ronda<br />

e soprattutto la bella fanciulla…<br />

Che meraviglia.<br />

Si addormentò e fece sogni bellissimi fino all’alba.<br />

118 119


La chiatta si appoggiò dolcemente alla banchina di legno,<br />

senza rumore.<br />

Salirono PG, Priscilla, Scartezzini, Atomix e Lan Pion.<br />

Salì pure Aloisius Beck, delle Assicurazioni Tulip.<br />

Sottocoperta il lavoro ferveva: Lucien Luciern con un<br />

coltello lungo e affilato come una sciabola apriva le forme<br />

di gruviera. Forzarmati le sollevava, le scuoteva con forza<br />

e una cascata di diamanti usciva dai buchi e cadeva sul pavimento<br />

di legno.<br />

I topi, raccolti in cerchio, aspettavano.<br />

Ogni tanto Lucien raccoglieva una forma svuotata, la<br />

divideva in otto parti con pochi abili fendenti e buttava il<br />

tutto alle sue bestiole. Che ingoiavano, si leccavano i baffi<br />

e tornavano ad aspettare.<br />

– Pochi minuti ancora e riavrete i vostri diamanti! –<br />

disse PG.<br />

– Vi ringrazio. Voi potete già avere questo – e porse a Philippe<br />

un assegno molto sostanzioso. – Peccato non poter fare<br />

altro che recuperare i gioielli e restituirli al Maalander!<br />

– Non capisco! – esclamò Priscilla.<br />

– Facile, luce dei miei occhi! Questa chiatta è intestata<br />

a un tipo qualsiasi, che non c’entra niente e non sa nemmeno<br />

di averla. Può essere arrestato, ma dovrà essere ri-<br />

120<br />

Formaggio con sorpresa.<br />

Jerome aspetta<br />

lasciato comunque, perché è all’oscuro di tutto. Come il<br />

pensionato sulla cui barca si trovava la Ronda di notte. Così<br />

dovremo restituirgli i diamanti. Quel Maalander è furbo,<br />

molto furbo.<br />

– Qui siamo pronti! – Lucien si era affacciato al boccaporto<br />

– Nicolao, porta su!<br />

Forzarmati salì la scaletta tenendo sulle spalle due sacchi<br />

di juta, pieni di diamanti fino all’orlo.<br />

Passò sotto gli occhi adoranti dell’Ispettore delle Assicurazioni,<br />

Philippe gli diede una pacca sulle spalle. Si<br />

arrampicò sul molo, caricò il tutto sul furgone blindato<br />

delle Assicurazioni Tulip.<br />

– È stato un piacere collaborare con lei, signor Beck.<br />

Spero non avrà più bisogno di noi. E accetti un consiglio,<br />

non assicuri più nulla al signor Maalander, nemmeno un<br />

vaso di tulipani!<br />

Erano rimasti soli. Scesero. Risalirono quasi subito.<br />

In effetti l’odore di formaggio, dopo tanti giorni, era<br />

terribile.<br />

– Abbiamo fatto un buon lavoro, ragazzi. Con i soldi<br />

intascati dal Museo e dalle Assicurazioni posso regalarvi<br />

una lunga vacanza. Dove andrete?<br />

– Io torno in Italia, a Roma si tiene la Fiera della Fettuccina.<br />

Centouno modi diversi di mangiare la pasta!<br />

Forzarmati già era in estasi.<br />

– Noi restiamo ad Amsterdam – disse Lucien Luciern,<br />

– c’è da finire il formaggio della chiatta e così ne approfittiamo<br />

per allenarci in vista dei Campionati Europei di<br />

categoria.<br />

– Beh – Atomix era avvampato di nuovo – io e Clarissa<br />

vorremmo fare un viaggio a FutureWord, in America. Ho<br />

dei progetti da sottoporre a quei signori, per certi giochi<br />

ed effetti speciali.<br />

121


– Io mi sono iscritto ai Mondiali di Subbuteo in Spagna.<br />

Mi sento in gran forma! – Scartezzini fece due piegamenti<br />

sulle ginocchia e si fermò sotto una fitta che gli<br />

bloccava la schiena.<br />

– E noi? – mormorò Priscilla sbattendo gli occhioni<br />

azzurri.<br />

– Tanto per cominciare per te c’è questo!<br />

Un diamante purissimo, grosso come una noce era comparso<br />

come per magia tra le dita di Philippe. Lanciava<br />

lampi abbaglianti.<br />

– Ma come hai fatto… non ho visto…<br />

– Un colpo di mano. Lo faremo montare su una collana,<br />

direi di platino. O preferisci un anello, un solitario…<br />

Sai, ho pensato che un ricordino ci voleva, tanto uno più<br />

uno meno, non è proprio un furto, come diciamo noi a Parigi,<br />

un souvenir, nulla più che un souvenir di Amsterdam.<br />

Gli occhioni azzurri di Priscilla brillavano.<br />

– Philippe, certo che tu sai come conquistarla una<br />

ragazza…<br />

– Guardate Albino, cos’ha in bocca?<br />

Tutti si voltarono.<br />

Il gigantesco topo, capo della banda dei bernesi era salito<br />

sul ponte, seguito dagli altri. Tutti molto contenti e<br />

sorridenti.<br />

E incastrato tra i denti di Albino, al posto dell’incisivo<br />

saltato, luccicava un enorme brillante.<br />

PG esclamò: – Ecco un diamante che neppure io riuscirei<br />

a sgraffignare!<br />

E tutti risero di gusto.<br />

– Adesso i tuoi topi valgono molto più di te!<br />

Scartezzini prese sottobraccio Lucien e si allontanarono<br />

sulla banchina, seguiti dagli altri.<br />

Passarono davanti al grigio edificio della Centrale di<br />

Polizia.<br />

122<br />

Dentro una delle celle, in compagnia di altri malfattori,<br />

fra cui due tipacci vestiti da marinai, due omaccioni<br />

travestiti da bella olandesina e un antiquario disonesto,<br />

dormiva un sonno molto agitato un gentiluomo francese,<br />

con la passione per le opere d’arte. Altrui.<br />

Era notte, ormai.<br />

Fuori, la nebbia si era dissolta come per incanto e la luna<br />

illuminava il canale sottostante la finestra sbarrata.<br />

Sotto il riflesso argenteo una grande pinna nuotava lentamente<br />

nell’acqua scura. Uno squalo tigre lungo dodici<br />

metri, malato di nostalgia per il suo padrone, andava pazientemente,<br />

su e giù, sfiorando le mura del carcere senza<br />

fretta, come aspettando.<br />

123


124<br />

INDICE<br />

Priscilla racconta favole e PG dà buoni consigli<br />

Jerome si aggira per i canali di Amsterdam<br />

Rudolph Maalander ha ospiti nel suo palazzo<br />

Incubo n° 1<br />

Incubo n° 2<br />

Intervista alla televisione: Otto Wafer lancia un<br />

appello<br />

Riunione della banda a Parigi<br />

Arriva il Circo!<br />

Rapporto n° 1 - Atomix<br />

Toh! chi si rivede!<br />

Rapporto n° 2 - Lan Pion<br />

Il Commissario Olof Van Der Kanal sente puzza<br />

di fregatura<br />

7<br />

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“Rivoglio il mio squalo!”<br />

Finisce il racconto di Jerome. Dopo lo spettacolo<br />

si va in pizzeria<br />

Rapporto n° 3 - Scartezzini<br />

Conferenza stampa dell’Ispettore Capo<br />

della Polizia: “Nessun legame tra i due episodi”<br />

Priscilla passa con il rosa. Otto Wafer viene invitato<br />

a cena<br />

Rapporto n° 4 - Nicolao Forzarmati<br />

Rudolph Maalander salta da una chiatta all’altra<br />

Rapporto n° 5 - Lucien Luciern<br />

Doppia trappola per PG!<br />

Facchini, bionde e marinai…<br />

Lan Pion sbaglia macchina e PG si trova nei guai…<br />

… ma se la cava con l’aiuto della tecnologia più<br />

moderna<br />

PG prende in mano la situazione<br />

Gradite una fetta di gruviera?<br />

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45<br />

50<br />

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La chiatta è assediata dalle bestiacce<br />

Hieronimus Menkel non dorme più<br />

Tutti ai loro posti!<br />

Maldestri tentativi del Pifferaio imbranato<br />

Atomix si diverte, PG lavora sodo<br />

Ma le maestre dove sono finite?<br />

Profiterol fa una pessima figura in mondovisione<br />

Il Pifferaio si sfiata inutilmente, poi cambia idea<br />

PG fa in modo che Otto Wafer non abbia più incubi<br />

Formaggio con sorpresa. Jerome aspetta<br />

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Nella stessa collana:<br />

Renzo Mosca Philippe Gratin alla Mille Miglia<br />

Comini - Minneci Philippe Gratin e la ladra di cuori<br />

Comini - Minneci Philippe Gratin e la Maya Desnuda<br />

Renzo Mosca Philippe Gratin e la Bocca della Verità<br />

Comini - Minneci Philippe Gratin ha le ore contate<br />

Renzo Mosca Philippe Gratin e il sultano innamorato<br />

Comini - Minneci Philippe Gratin e il ritratto di Marilyn<br />

Renzo Mosca Philippe Gratin e il Codice di Leonardo<br />

Renzo Mosca<br />

Insegna agli adulti disabili presso il Centro Territoriale<br />

Brescia-Nord. Collabora al sito internet “La bottega di<br />

Mastro Calamè” e alla rivista “La vita scolastica”. Conduce<br />

il laboratorio di scrittura poetica “Mamma mi scappa<br />

un verso” per ragazzi delle scuole elementari e medie.<br />

Orazio Minneci<br />

Ha fatto per vent’anni il bibliotecario. Ora vive tra palme<br />

e canne da zucchero al 15° parallelo Nord e si dedica<br />

completamente alla scrittura. È autore di libri per ragazzi<br />

e dirige il sito internet “La bottega di Mastro Calamè”<br />

sul quale pubblica libri per bambini. Nel 2002 ha vinto<br />

il Premio Bancarellino.<br />

Claudio Comini<br />

Vive a Brescia dove si occupa di biblioteche dal 1989. Gioca<br />

a pallone, suona la chitarra e ascolta jazz. Nel tempo libero<br />

“fa scrivere libri” a Orazio Minneci e Renzo Mosca.<br />

Oggi è direttore artistico di Grangibus, festival della letteratura<br />

per ragazzi, promosso dal comune di Manerbio. Nel<br />

2002 ha vinto il Premio Bancarellino.<br />

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