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Le Avventure di Philippe Gratin<br />
Philippe Gratin detto PG è il più grande ladro di opere<br />
d’arte rubate del mondo. Agisce per amore dell’arte;<br />
quando un capolavoro sparisce lui interviene: si mette<br />
sulle tracce dei malfattori, persone all’apparenza rispettabili,<br />
abilmente si introduce nelle loro case, recupera<br />
gli oggetti rubati e li restituisce ai musei. Dalle casseforti<br />
ben fornite dei collezionisti disonesti preleva solo<br />
il denaro sufficiente a finanziare le sue imprese. Non un<br />
soldo in più.<br />
A causa di questo strano modo di agire è ricercato dalla<br />
polizia di tutto il mondo, mentre i direttori dei più<br />
importanti musei del pianeta non esitano a ricorrere ai<br />
suoi servizi discreti e gratuiti, quando la polizia non sa<br />
che pesci pigliare.<br />
PG vive a Parigi in un lussuoso appartamento sul retro<br />
di un lavasecco a gettoni.
© 2001 Edizioni Lapis<br />
Tutti i diritti riservati<br />
Seconda edizione: aprile 2006<br />
Edizioni Lapis<br />
Via Francesco Ferrara, 50<br />
00191 Roma<br />
tel: +39.06.3295935<br />
www.edizionilapis.it<br />
email: lapis@edizionilapis.it<br />
ISBN 88-7874-029-2<br />
Finito di stampare nel mese di aprile 2006<br />
presso Grafica Nappa (Aversa)<br />
Renzo Mosca<br />
cambia canale<br />
illustrato da Fabio Magnasciutti<br />
Edizioni Lapis
I PERSONAGGI:<br />
Philippe Gratin: raffinato intenditore di opere d’arte,<br />
inafferrabile ladro di capolavori rubati che lui recupera per<br />
restituirli ai musei.<br />
Priscilla: bionda, svampita, irresistibile. Ma sa rendersi<br />
utile. È l’affascinante fidanzata di PG.<br />
La banda di PG:<br />
Lucien Luciern: amico fraterno di PG. I suoi Bovari<br />
del bernese, squadra di enormi ratti addestrati gli danno<br />
un sacco di soddisfazioni.<br />
Gerardino Atomix: genio scientifico del gruppo, sa<br />
tutto di fisica e computers, ma con le ragazze…<br />
Hivanò Scartezzini: mente brillante, occhio d’aquila,<br />
capace di decisioni fulminee. Quasi sempre giuste.<br />
Lan Pion: sarebbe una spia eccellente ed un palo insostituibile<br />
per la banda. Se solo… ci vedesse almeno un<br />
pochino.<br />
Nicolao Forzarmati: due metri per centocinquantachili.<br />
Se volete farlo felice invitatelo a cena. O a una<br />
scazzottata.<br />
Mariel e Johann: nipotini olandesi di Priscilla.<br />
Jerome: squalo tigre, dodici metri di lunghezza, disturbi<br />
psichici da esaurimento nervoso. Ha un conto aperto con<br />
PG e la sua banda.<br />
Rudolph Maalander: ricchissimo e disonesto, discende<br />
da un’antica famiglia di avventurieri ladri e malfattori.<br />
E si vede!<br />
4<br />
Nean Der Thaal: antiquario, esperto della Real Casa<br />
d’Olanda. Complice del Maalander.<br />
Christian Delerne alias mille altri nomi: ladro internazionale<br />
di gioielli e opere d’arte. Socio del Maalander.<br />
Inafferrabile.<br />
Monsieur Profiterol Conte di Saint Honoré: ricco<br />
collezionista disonesto di opere d’arte e nemico storico di<br />
Philippe Gratin.<br />
Otto Wafer: Direttore del Rijksmuseum, il grande<br />
Museo di Stato di Amsterdam. Scapolo senza speranza.<br />
Soffre di incubi terribili.<br />
Olof Van Der Kanal: Ispettore Capo, carattere permaloso,<br />
facile all’ira. Detesta i giornalisti.<br />
Aloisius Beck: investigatore delle Assicurazioni Tulip.<br />
Tipo sveglio.<br />
Jaspers e Zampoon: vice dell’Ispettore Capo. Due<br />
giganteschi pasticcioni.<br />
Clarissa: capigliatura rossa, occhiali, carina. Ingenua,<br />
si fida del suo principale, l’infido Nean Der Thaal.<br />
Hieronimus Menkel: il Pifferaio Magico. Una volta<br />
almeno. Adesso, dopo qualche secolo di inattività è piuttosto<br />
imbranato.<br />
Signorina Henke: severa maestra di Johann.<br />
5
6<br />
Priscilla racconta favole<br />
e PG dà buoni consigli<br />
– … E poi, zia Priscilla? – chiese Mariel commossa, con<br />
gli occhi sgranati e luccicanti, mentre il fratellino urlava:<br />
– Che forza questo Pifferaio, si potrà fare lo stesso con le<br />
maestre della nostra città? – e lottava con la sua spada a<br />
laser contro draghi immaginari sul soffitto della camera.<br />
– Poi l’uomo scomparve dalla città di Hamelin e nessuno<br />
più lo rivide – rispose Priscilla chiudendo il grande<br />
volume illustrato.<br />
– E i bambini? Non rividero mai più la mamma? – e<br />
già gli occhi della piccola brillavano di pianto.<br />
– Certo che la rividero. La rividero la mattina dopo,<br />
quando si svegliarono e si ritrovarono nel loro letto, nella<br />
loro cameretta. Era stato solo un incubo, un brutto sogno.<br />
Solo un sogno, piccola mia. Dormi adesso. Buonanotte.<br />
– E i topi? Anche i topi sono tornati a scassinare le<br />
cantine, a svuotare i magazzini di formaggi, a mordere i<br />
gatti e a spaventare le maestre, vero? – domandò il bambino<br />
pieno di speranza.<br />
– Questo non si sa, Johann. Di sicuro qualche topo si<br />
salvò, bestie di una razza speciale, grandi, grossi e fortissimi.<br />
A loro la musica del Pifferaio metteva appetito,<br />
figuratevi. Ma questa è un’altra storia…<br />
7
– Buonanotte zia, domani ci racconti un’altra fiaba?<br />
– Promesso. Dormite adesso.<br />
Priscilla spense la luce, chiuse la porta e scese da basso.<br />
Alzato il ricevitore fece un numero internazionale.<br />
A Parigi, in una mansarda di Rue Lavasec con vista sull’Arco<br />
di Trionfo, il telefono cominciò a squillare.<br />
Ma nessuno rispose.<br />
Era notte a Parigi.<br />
La piazza antistante il Centro Pompidou, l’enorme<br />
esposizione permanente d’arte contemporanea, era ancora<br />
gremita di suonatori ambulanti, giocolieri e ragazzi<br />
che come al solito fanno tardi.<br />
I turisti si attardano nei caffè e nei ristoranti aperti. Ma<br />
il grande edificio di ferro, vetro e cemento che ospita il<br />
Museo d’Arte Moderna appariva buio e silenzioso, come<br />
una fabbrica chiusa per le ferie.<br />
Le note di Douce France si sono spente nell’aria.<br />
Un gruppo di turisti americani mi ha applaudito con<br />
entusiasmo. Ho fatto un leggero inchino ed ho intascato<br />
le monete sparse sul velluto rosso della custodia della mia<br />
chitarra.<br />
– Grazie, signore e signori! Buonanotte! – ed ho riposto<br />
lo strumento. Mi sono allontanato, infilandomi nel<br />
cono buio della fiancata del Museo.<br />
Nessuno in vista.<br />
Mi sono liberato della parrucca, dei baffetti alla D’Artagnan<br />
e del nasone posticcio che facevano di me un cantautore<br />
da strada.<br />
Dal sottofondo della custodia ho estratto i miei strumenti<br />
di lavoro.<br />
Dieci secondi. La porta corazzata delle scale antincendio<br />
si è aperta con un gemito.<br />
8<br />
Sono entrato.<br />
Salite due rampe di scale mi sono trovato davanti all’ingresso<br />
del Museo d’Arte Moderna: deserto, illuminato,<br />
silenzioso.<br />
Dieci secondi. Ero dentro.<br />
Il bello cominciava adesso.<br />
Avevo già disattivato il sistema d’allarme dotato di telecamere<br />
a circuito chiuso, collegato al Commissariato di<br />
Polizia di rue de Rivoli, inserendo una cassetta preregistrata<br />
che mostrava l’interno del Museo del tutto deserto<br />
e tranquillo.<br />
Ora camminavo verso le sale dove erano esposti capolavori<br />
dei grandi maestri del ‘900.<br />
Sostai davanti alla prima sala.<br />
Due minuscole spie erano accese in alto e rosseggiavano<br />
ad intermittenza: un allarme volumetrico e un rilevatore<br />
di fonti di rumore. Oltrepassando la soglia della prima<br />
sala, il semplice spostamento d’aria nel locale avrebbe<br />
fatto scattare un secondo allarme nel comando di polizia.<br />
Così come il minimo rumore.<br />
Estrassi dal taschino interno del mio abito da sera un<br />
visore elettronico e lo accesi: la spia luminosa mi diede la<br />
lunghezza d’onda sulla quale operavano i due antifurto.<br />
Fu un gioco ingannarli con falsi impulsi elettronici. Potevo<br />
entrare nei grandi saloni senza problemi, mettermi a<br />
ballare o cantare a squarciagola.<br />
Mi accontentai di sorridere.<br />
Ora si trattava di scegliere il quadro da portare via.<br />
Beninteso ogni opera era a sua volta protetta da diversi<br />
sistemi d’allarme che non conoscevo e che avrei dovuto<br />
annientare.<br />
Ero indeciso.<br />
Un Matisse, un Picasso, un Modigliani, cosa potevo<br />
prendere?<br />
9
Oppure un Salvador Dalì, con i suoi strani orologi molli<br />
che sgocciolavano dai rami degli alberi?<br />
Alla fine decisi per uno stupendo Picasso del “periodo<br />
blu”, un bambino con un costume da pagliaccio.<br />
Sfiorando con i miei guanti gialli la cornice scoprii i fili<br />
dei sensori.<br />
Avevo appena messo fuori uso quel rudimentale sistema<br />
di difesa quando qualcosa cominciò a vibrare nel taschino<br />
della mia giacca.<br />
Il mio telefono cellulare!<br />
Ero convinto d’averlo spento. Fortunatamente avevo<br />
escluso la suoneria.<br />
Senza perdere la calma, operando con velocità e precisione,<br />
accecai le cellule fotoelettriche supplementari, tolsi<br />
il quadro dal muro, lo appoggiai delicatamente a terra,<br />
contro la parete, pescai il telefonino dalla tasca.<br />
– Chi è? – mormorai a voce bassa.<br />
– Sono io tesoro! Perché a casa non risponde nessuno?<br />
La voce squillante di Priscilla si diffondeva per tutta<br />
la sala.<br />
– Perché sto lavorando, cara. E tu non dovresti chiamarmi<br />
sul lavoro.<br />
– Cosa rubi di bello questa volta?<br />
– Pensavo a un Picasso del “periodo blu”, una vera<br />
rarità.<br />
– Perfetto, lo vedo bene sulla parete bianca del salotto.<br />
La cornice com’è? Un giallo brillante andrebbe benissimo.<br />
– Ascolta amore mio, non possiamo mettere un Picasso<br />
rubato in salotto, non si fa! E comunque io non rubo. Io<br />
recupero opere d’arte rubate e le rimetto a posto! Piuttosto,<br />
c’è qualcosa che posso fare per te?<br />
– Avrei bisogno di qualche bella storia.<br />
– Storia?<br />
– Sì, favole, leggende, belle storie da raccontare ai miei<br />
10<br />
nipoti prima di farli dormire. Sai, sono un po’ a corto…<br />
– Ci penso e ti richiamo, gioia mia. Baci.<br />
– Chiusi la conversazione. Ripresi in mano il quadro.<br />
Le luci nella sala si accesero.<br />
Il Direttore del Museo d’Arte Moderna, Monsieur Vincent<br />
e il Capo della Sorveglianza Monsieur Lardon entrarono,<br />
seguiti da alcuni uomini in uniforme.<br />
I loro visi mostravano evidenti i segni di un grande sbigottimento.<br />
– Incredibile, Monsieur Gratin. Ci siete riuscito in… –<br />
il Direttore guardò il cronometro che aveva in mano – in<br />
tre minuti esatti! E senza che nessun allarme scattasse. Un<br />
vero prodigio di abilità. Allora, cosa avete da dire?<br />
– Innanzitutto vi rammento il nostro accordo.<br />
– State tranquillo, signore, la Polizia non saprà mai che<br />
ci siamo rivolti a voi. Sappiamo che fra voi e loro non corre<br />
buon sangue per certe false accuse che vi hanno coinvolto<br />
in situazioni spiacevoli, così come siamo convinti<br />
della vostra innocenza e buona fede. Altrimenti non ci saremmo<br />
rivolti a voi! Ma diteci, siamo curiosi!<br />
– Mi avete assunto come consulente privato perché scoprissi<br />
i difetti del vostro sistema di sicurezza. Bene, posso<br />
dire che è ottimo, Monsieur Vincent, ma presenta delle falle.<br />
Per rendere il Museo assolutamente sicuro è necessario<br />
cambiare alcune cose. Tanto per cominciare le porte antincendio<br />
si aprono con uno stuzzicadenti e la sorveglianza<br />
delle telecamere si può superare troppo facilmente…<br />
11
Jerome, lo squalo-tigre, arrotò i denti guardandosi intorno<br />
con aria disgustata.<br />
– Aringhe, solo aringhe, nient’altro che aringhe! In che<br />
razza di posto sono finito? Tutte a me succedono. Riassumendo:<br />
me ne stavo tranquillo nella mia bella piscina, in<br />
una villa di Parigi, proprietà di un certo nobile, conte di<br />
non so quali pasticcini, una faccenda fantastica, davvero!<br />
Non ci crederete, facevo la guardia ad un quadro incastonato<br />
sul fondo della piscina, niente di impegnativo, c’era<br />
da mangiare a volontà e poco da lavorare. Una pacchia insomma.<br />
Poi una notte rumori, urla, gente che va e viene<br />
attorno alla mia vasca, qualcosa mi trapana il naso, un male<br />
cane, e poi giù a capofitto nelle fogne, con un gigantesco<br />
cavatappi di ferro piantato in mezzo agli occhi!<br />
– E poi, e poi? Raccontala ancora, ci piace tanto!<br />
La famiglia di piccole anguille, le sue uniche amiche,<br />
lo ascoltava ad occhi spalancati.<br />
– Beh, in qualche modo, rischiando di restarci secco per<br />
asfissia, arrivo alla fine delle fognature ed eccomi dalla padella<br />
alla brace: finisco dritto in un fiume con battelli illuminati<br />
e colorati su e giù e tutti a puntarmi i fari sul muso<br />
e a gridare: “Aiuto, aiuto un pescecane nella Senna!”.<br />
Vabbè, taglio la corda, via verso il mare. Facile, direte voi,<br />
12<br />
Jerome si aggira per i canali<br />
di Amsterdam<br />
uno squalo ha l’istinto per queste cose. Istinto un corno.<br />
Nuota che ti nuota, non si arrivava mai, sembrava il labirinto,<br />
canali, dighe, porti e poi canali e barconi, battelli,<br />
chiuse.<br />
– E come ti sei liberato di quella punta d’acciaio che<br />
avevi sul naso? – chiese la più piccola delle anguille.<br />
Carina. Una vera fortuna per lei, che a Jerome non piacessero<br />
le anguille.<br />
– Alla fine ecco il mare. Mare? Una ghiacciaia, stretta<br />
e piena di correnti. Poco o niente da mangiare. Quattro<br />
colpi di coda e sono già dall’altra parte, scogliere alte e<br />
bianche, quattro colpi di coda e rieccomi di qua, insomma<br />
un esaurimento. Per fortuna mi imbatto in un calamaro<br />
gigante. Aveva sbattuto contro un sommergibile.<br />
Una botta tremenda, da fargli perdere l’orientamento. Mi<br />
chiede la strada. Aiutami a togliermi questo coso dal muso<br />
e vedrai che risolverò tutti i tuoi problemi, gli rispondo.<br />
Quello si attacca con tutte le sue braccia e gira e tira<br />
alla fine me lo stappa. Ero libero. Mi chiede la strada. Io<br />
mi guardo un poco in giro e poi…<br />
– Poi?!?<br />
– Me lo mangio in un boccone. Così risolvo tutti i suoi<br />
problemi. Ed anche i miei visto che ero digiuno da un po’.<br />
Le anguille sparirono. Tornarono dopo qualche momento,<br />
fermandosi un po’ più indietro.<br />
– Infilo una via d’acqua, un’altra ed ecco, mi sono perso<br />
di nuovo. Nuota che ti nuota un mattino mi ritrovo in<br />
questo intrico di canali. Ci sto da mesi. E non sono capace<br />
di uscirne. Quella ferita sulla punta del naso ha ridotto<br />
le mie capacità di orientamento, le lenti a contatto le<br />
ho perse la famosa notte di cui vi dicevo. Posso essere leggermente<br />
nervoso? Ho un brutto carattere?<br />
– Nooooo, tu un brutto carattere, quando mai?!?<br />
– E adesso sono qui. Il re dei canali, lo spauracchio di<br />
13
vecchiette e bambini. Vivo di elemosina, avanzi di aringhe<br />
e croste di formaggio, qualche ubriaco che cade in acqua,<br />
copertoni, biciclette, vasi di gerani e patate, patate,<br />
patate. Condite con salsa di mele. Odio le patate.<br />
Lo squalo tirò un rutto portentoso, facendo ribollire<br />
l’acqua del canale come fosse una vasca ad idromassaggio.<br />
Storse la bocca con una smorfia nauseata.<br />
– Ma so chi ringraziare per tutto questo.<br />
14 15
Jasper Maalander, originario della città olandese di Hamelin<br />
si era arricchito rubando bestiame nel Nuovo Messico,<br />
ai tempi del glorioso West dei pistoleri e dei duelli<br />
al tramonto. Faceva anche da guida per le carovane che<br />
attraversavano le regioni popolate dai pellirossa Apaches.<br />
Salvo intascare il compenso e sparire, abbandonando i<br />
malcapitati in pieno territorio indiano.<br />
Il figlio Andreas Maalander aveva moltiplicato le fortune<br />
della famiglia ai tempi della corsa all’oro.<br />
Più tardi la famiglia aveva dovuto emigrare in Sud<br />
Africa per certe truffe e conti in sospeso con la giustizia.<br />
Cose successe durante il proibizionismo, quando era vietato<br />
vendere alcolici nei bar. Le cisterne della sua ditta<br />
trasportavano whisky e birra al posto della benzina e rifornivano<br />
di nascosto i locali di mezza America.<br />
Gli affari fatti con Al Capone e altri gangster li aveva<br />
arricchiti al punto tale da permettere al nipote Bosel Maalander<br />
di comprarsi nel Transvaal, in Sud Africa, terre vaste<br />
come l’Olanda, la lontana madrepatria, e concessioni<br />
perpetue per lo sfruttamento delle miniere di diamanti.<br />
Lì aveva vissuto con la sua famiglia, integrandosi con la<br />
numerosa colonia di emigranti olandesi, che da tempo vivevano<br />
in quella regione.<br />
16<br />
Rudolph Maalander<br />
ha ospiti<br />
nel suo palazzo<br />
Bei tempi. Andati, purtroppo.<br />
Rudolph Maalander, ultimo discendente, erede del nome<br />
e della fortuna della famiglia bussò ad una porticina<br />
piuttosto malandata, guardandosi intorno per controllare<br />
che nessuno l’avesse seguito.<br />
Passò nel retro di un ristorante senegalese, scese le scale,<br />
attraversò un corridoio semibuio. Nessuno.<br />
Scelse una grossa chiave da un mazzo, aprì una porta<br />
salì le scale e fu su un pianerottolo. Un montacarichi, di<br />
quelli addetti alla consegna della biancheria, lo aspettava.<br />
Entrò e premette il bottone verde.<br />
Arrivato al primo piano uscì e si trovò nell’ampio ingresso<br />
di uno splendido palazzo settecentesco al centro di<br />
Amsterdam. Casa sua. Harold, il suo maggiordomo lo accolse.<br />
Prese in consegna il cappotto, il cappello, i guanti<br />
e si allontanò in silenzio.<br />
Rudolph adesso guardava i ritratti dei suoi avi con un<br />
misto di reverenza e riconoscenza. Gli avevano reso la vita<br />
comoda, eppure qualcosa gli rodeva dentro. Avevano<br />
fatto di lui un uomo rispettabile. Questo, per dirla tutta,<br />
gli stava sullo stomaco. Sognava l’avventura, lui.<br />
Osservava il suo bisnonno, vestito da cacciatore di bufali,<br />
con il fucile Sharp a canna lunga, il cappello a falde<br />
larghe e lo sguardo intrepido, e si immaginava a cavallo,<br />
inseguito dai pellirosse che volevano il suo scalpo.<br />
Oppure, immobile davanti al ritratto del nonno Rudolph,<br />
riascoltava l’ululato dei lupi nelle fredde terre del<br />
Klondike, nella gelida Alaska al tempo della corsa all’oro,<br />
vedeva il fumo dei saloon, pieni di musica, liquori e belle<br />
donne, dove interi giacimenti d’oro e fortune colossali passavano<br />
di mano in una notte, in una sola partita di poker.<br />
Poi la famiglia era diventata onesta. Ricchissimi industriali,<br />
i maggiori estrattori di diamanti del mondo,<br />
17
d’accordo, ma onesti. Fino a poco tempo prima, quando<br />
l’azienda era passata a lui. Gli pesava quella patina di rispettabilità,<br />
gli toglieva il respiro. Sapeva cosa fare.<br />
Passò nello studio.<br />
Sprofondati in comode poltrone di cuoio, stavano Nean<br />
Der Thaal, antiquario ed esperto d’arte della Real Casa<br />
d’Olanda e Christian Delerne, alias Jannis Katafis, alias<br />
sei o sette altre cose, ricercato per furti d’arte e di gioielli<br />
in tutto il globo.<br />
Si alzarono in segno di rispetto.<br />
– Lieto di vedervi.<br />
Strette di mano. Era impossibile non notare il preziosissimo<br />
orologio d’oro massiccio di Rudolph Maalander,<br />
tempestato di brillanti su tutta la cassa del quadrante, e<br />
soprattutto l’anello nel quale stava incastonato un diamante<br />
grosso come una pallina da golf. Mandava lampi<br />
accecanti.<br />
Sedettero attorno al grande tavolo di mogano che campeggiava<br />
al centro della stanza.<br />
– Verrò al punto. Come sapete mio padre mi ha lasciato<br />
un patrimonio inestimabile. Io stesso non so quanto possiedo.<br />
Ma la cosa a cui tengo di più è certamente la collezione<br />
di quadri dei maestri fiamminghi. Erano del nonno,<br />
grande intenditore e collezionista appassionato. La provenienza<br />
di queste splendide tele è sempre stata oggetto di<br />
discussione. Chi dice comprate sottocosto a famiglie andate<br />
in rovina, chi dice vinte al gioco, chi semplicemente rubate.<br />
Mio padre voleva restituirle, farne un museo da aprire<br />
al pubblico. Non ce l’ha fatta, per fortuna. Il cielo lo ha<br />
chiamato a sé prima che mettesse in atto l’insano proposito.<br />
Io non lo farò. Anzi, ho deciso di ampliare la collezione<br />
con qualcosa di speciale: la Ronda di notte di Rembrandt.<br />
– Non è in vendita! – l’antiquario, nonché esperto d’ar-<br />
18<br />
te della Regina aveva pigolato più che parlato.<br />
L’altro si era limitato a fischiare tra i denti.<br />
– Mica voglio comprarla! È finito il tempo della rispettabilità<br />
e della beneficenza. La famiglia Maalander torna alle<br />
origini. Semplicemente me la prendo e la uso per i miei<br />
interessi. Come ai bei tempi, quando l’oro non c’era bisogno<br />
di scavarlo, si trovava bell’e pronto sulle diligenze e nelle<br />
banche! E voi mi aiuterete nell’impresa. Siete i migliori<br />
nel vostro campo. Facciamo questo colpo e vi prometto che<br />
guadagnerete tanto da non sapere come spendere tutti i vostri<br />
soldi. Allora, avete qualcosa per me?<br />
– Qui c’è tutta la mappa dei sistemi d’allarme del Museo<br />
– l’antiquario Nean Der Thaal aveva srotolato un fascio<br />
di fogli – l’ho fotocopiata direttamente nell’ufficio del<br />
Direttore del Rijksmuseum. Sono di casa là. Sarà uno scherzo<br />
disattivarli.<br />
– Secondo i miei calcoli dovremmo farcela in tre minuti<br />
– si intromise Christian Delerne, alias Chissachi. – È<br />
il tempo necessario all’arrivo delle volanti di Polizia, se<br />
qualcosa dovesse andare storto. Ma andrà tutto benissimo.<br />
Rudolph Maalander osservava amorevolmente le linee<br />
colorate dei tracciati degli allarmi.<br />
– Sì, andrà tutto benissimo, ne sono sicuro!<br />
19
Il Direttore del Rijksmuseum, il grande Museo di Stato<br />
di Amsterdam, l’Artmeister Otto Wafer aveva avuto<br />
una giornata difficile, come può essere quella in cui ti tirano<br />
giù dal letto con le uniche parole che non vorresti<br />
mai sentire:<br />
– È sparita la Ronda di notte!<br />
Si era precipitato al Museo praticamente in pigiama e<br />
ciabatte e il disastro stava davanti a lui sotto forma di una<br />
immensa parete vuota e di una massiccia cornice orfana<br />
della tela.<br />
Era sparito il grande quadro che raffigurava la Compagnia<br />
degli Archibugieri del comandante Cocq, i soldati<br />
coperti di corazze lucenti e armati del lungo fucile, i<br />
portatori di lance, i suonatori di tamburi. Ed era scomparsa<br />
la misteriosa fanciulla bionda in abito bianco e oro,<br />
dall’aria smarrita, circondata dai soldati.<br />
In quei giorni l’ala del Museo dove era avvenuto il furto<br />
era chiusa al pubblico, per un restauro necessario alla<br />
preparazione di una grande mostra su Rembrandt.<br />
La Regina d’Olanda avrebbe dovuto inaugurare la mostra<br />
davanti alle televisioni di tutto il mondo fra quindici<br />
giorni. E proprio il quadro più famoso del pittore olandese<br />
non era più al suo posto.<br />
20<br />
Incubo n° 1<br />
Che giornata orrenda!<br />
E adesso, dopo numerose camomille e tisane rilassanti,<br />
dormiva l’Artmeister Otto Wafer. Dormiva e sognava.<br />
Un incubo terribile.<br />
La Regina d’Olanda in persona veniva a visitare il Museo,<br />
tutto era pronto, fanfare, picchetto d’onore, tappeto<br />
rosso.<br />
L’amata sovrana scendeva dalla carrozza, lui le si faceva<br />
incontro con un inchino e in quel mentre si accorgeva<br />
d’essere in mutande.<br />
Si guardava intorno sgomento, nessuno pareva farci caso,<br />
lui camminava a fianco della Regina, con le sue gambe<br />
magre e pelose frustate dal vento gelido, salivano gli<br />
scaloni, entravano nella grande sala che ospita la Ronda di<br />
notte. Sul muro l’immensa parete era vuota.<br />
La Regina osservava con interesse la parete bianca, la<br />
cornice, poi passava in un’altra sala.<br />
A quel punto, dopo aver ammirato altri capolavori, si<br />
avviava all’uscita.<br />
Lui, sempre in mutande, l’accompagnava alla carrozza.<br />
Squilli di trombe.<br />
Si chinava a baciarle la mano e lei gli sussurrava:<br />
– Mancano i nasi – e si allontanava.<br />
Solo allora l’Artmeister si era svegliato in un mare di<br />
sudore freddo nella sua cameretta da scapolo, nel suo appartamento<br />
da scapolo nel quartiere di Solingen, il quartiere<br />
degli scapoli senza speranza.<br />
21
– La posta, signore.<br />
La segretaria lasciò il pacco di lettere sulla scrivania.<br />
Otto Wafer la guardò allontanarsi e chiudere la porta.<br />
Le solite seccature. Segnalazioni di guasti, luci da riparare,<br />
allarmi da mettere in ordine. Pubblicità.<br />
Si pulì accuratamente gli occhiali da miope e riprese la<br />
corrispondenza. Una busta arancione attirò la sua attenzione.<br />
Era indirizzata a lui personalmente e la scrittura era<br />
leggermente inclinata e tondeggiante, tipica scrittura femminile,<br />
pensò lui, incuriosito.<br />
L’aprì con una specie di batticuore di cui si meravigliò<br />
per primo. Un biglietto.<br />
“UN NASO AL GIORNO LEVA IL POLIZIOTTO DI TORNO”.<br />
Rimase immobile per alcuni istanti. Non c’era altro. O<br />
forse sì, qualcosa, un pezzettino di carta in un angolo della<br />
busta… la rovesciò e un francobollo di stoffa volteggiò<br />
e planò sul ripiano della scrivania.<br />
Fu con orrore, con incredulità, fu con sgomento che indovinò:<br />
un frammento della tela scomparsa.<br />
Un naso accuratamente ritagliato.<br />
Urlando si era svegliato ed era caduto dalla poltrona del<br />
suo ufficio, al piano terra del Rijksmuseum, dove un colpo<br />
di sonno l’aveva sorpreso davanti a rapporti della Polizia,<br />
22<br />
Incubo n° 2<br />
pratiche assicurative e mille altre seccature.<br />
Sulla sua scrivania stava la lettera arancione, ma conteneva<br />
solo il biglietto minatorio.<br />
Niente nasi, per ora. Respirò profondamente.<br />
La segretaria arrivò correndo. Lui si rialzò prontamente,<br />
fece segno che non era nulla, lei lo guardò preoccupata,<br />
poi si ritirò.<br />
Otto Wafer camminò lentamente fino alla finestra che<br />
dava sul Singelgracht, il grande canale che circondava il<br />
centro storico della città.<br />
Proprio davanti a lui, la via d’acqua curvava verso destra,<br />
descrivendo un ampio arco. Lontano, nelle giornate<br />
limpide, si potevano ammirare le guglie del Duomo e di<br />
altre cattedrali sparse nel paesaggio urbano.<br />
Un paesaggio.<br />
Un fiume che scorreva lento, le guglie delle cattedrali,<br />
i monumenti di pietra che si riflettevano nell’acqua.<br />
Un paesaggio che gli ricordava altre città, Praga, Budapest,<br />
Venezia, no, cercò di essere più preciso, quell’ansa<br />
del fiume, gli alberi, le chiese, ecco che c’era: Londra, Parigi!<br />
E con il nome delle città francese si ricordò quello<br />
di una persona ben precisa.<br />
E subito seppe cosa doveva fare.<br />
23
La telecamera inquadrò in uno spietato primo piano un<br />
ometto smilzo, di circa quarant’anni, dall’aria afflitta, vestito<br />
con un completo grigio perfettamente in tinta con la<br />
sua faccia.<br />
Decine di giornalisti gli piantarono decine di microfoni<br />
pericolosamente vicino alla bocca, uno gli si infilò<br />
direttamente in una narice.<br />
– Artmeister Otto Wafer, cosa può dirci del furto della<br />
Ronda di notte? È vero che i ladri sono penetrati dal tetto,<br />
approfittando delle impalcature che coprono la facciata del<br />
Museo, usate per il restauro? Perché gli allarmi non hanno<br />
funzionato? Perché i guardiani non guardavano? Perché<br />
lei è scapolo e non vive con la mamma? Perché ha una<br />
faccia così?<br />
L’intervistato sembrò vacillare sotto la raffica di domande,<br />
alcune delle quali, bisogna dirlo, erano davvero<br />
poco cortesi.<br />
– Sul come è successo può rispondere solo la Polizia, c’è<br />
un indagine in corso, se ne occupa l’Ispettore Capo Olof<br />
Van Der Kanal, che tutti conoscete.<br />
– Ma i guardiani, cosa facevano?<br />
– Sono stati narcotizzati con il gas.<br />
Il povero Direttore del Museo si guardava disperata-<br />
24<br />
Intervista alla televisione:<br />
Otto Wafer lancia un appello<br />
mente in giro, cercando una via di fuga, ma la selva di microfoni<br />
lo circondava.<br />
– Ha un’idea di chi possa essere stato? È forse l’azione<br />
di una banda terroristica? È vero che avete ricevuto una<br />
domanda di riscatto? Il dipinto era assicurato? E per quale<br />
somma? Perché lei non è nemmeno fidanzato? Quelle<br />
orecchie a sventola sono proprio sue o sono una trovata<br />
pubblicitaria?<br />
– Al momento non abbiamo nessuna idea di chi siano<br />
gli esecutori o i mandanti. Sono però fermamente convinto<br />
che riusciremo a recuperare il dipinto in tempo per l’inaugurazione<br />
del Museo restaurato. Non ci saranno ritardi<br />
e la nostra graziosa Sovrana potrà…<br />
Fu il caos.<br />
– Come può affermare questo! Perché è così sicuro? Avete<br />
già una pista? C’è una taglia sugli autori del furto? È<br />
insetticida l’odore che si sente o il suo dopobarba?<br />
Otto Wafer accusò il colpo: barcollò, boccheggiando<br />
come se avesse preso un pestone sul mignolo, si aggrappò<br />
ai microfoni, si rimise dritto.<br />
Guardò fisso nella telecamera e lasciò cadere queste parole:<br />
– C’è una persona che ci può aiutare a risolvere il caso.<br />
Una persona sola con la quale sto cercando di mettermi<br />
in contatto. So che in questo momento mi sta ascoltando.<br />
So anche che per taluni malintesi è costretto a vivere ritirato,<br />
sotto copertura. Voglio dire pubblicamente che sono un<br />
suo estimatore ed ho piena fiducia in lui. Desidero che si<br />
metta in contatto con me e aspetto sue notizie. Signori,<br />
buongiorno!<br />
E con una insospettabile agilità scattò via, evitando la<br />
folla dei giornalisti.<br />
Prima che questi si riprendessero dalla sorpresa aveva<br />
risalito la scalinata e si era già barricato nel suo ufficio al<br />
piano rialzato del Rijksmuseum.<br />
25
26<br />
Riunione delle banda a Parigi<br />
Ora di chiusura nella lavanderia Ultra-Rapida di Rue<br />
Lavasec, a Parigi.<br />
Serrande abbassate. Ma dentro, nel retro del locale, luci<br />
accese e tensione allo spasimo.<br />
Sei persone. Uno parla, quattro ascoltano attente.<br />
Uno fa uno spuntino, ma non perde una parola, salvo<br />
quando lo sforzo di inghiottire un boccone troppo grosso<br />
gli chiude le orecchie.<br />
– Abbiamo poco tempo. Dobbiamo agire in fretta e<br />
bene.<br />
Philippe Gratin fissò i suoi uomini.<br />
Uno sguardo duro e diretto vale più di mille parole, lo<br />
sapeva per esperienza.<br />
Atomix, Hivanò Scartezzini, Lucien Luciern e Nicolao<br />
Forzarmati sostennero la sua occhiata con fermezza.<br />
Per Lan Pion fu un po’ più difficile: oltre ad essere miope<br />
come alcune talpe messe insieme, una straordinaria<br />
forma di strabismo faceva sì che guardasse verso il capo<br />
fissando la parete sinistra ed un termosifone.<br />
Philippe fece finta di nulla e continuò.<br />
– Un mio estimatore, oltre che amico carissimo, Otto Wafer,<br />
Direttore del Rijksmuseum di Amsterdam, ha bisogno<br />
di noi. Tutti avete sentito il suo appello. Non c’è bisogno di<br />
27
dire a chi stava rivolgendosi. Il pazzo che ha sottratto la Ronda<br />
di notte dal Rijksmuseum minaccia di spedirgli il naso di<br />
uno dei personaggi raffigurati sulla tela. E minaccia di proseguire<br />
con gli altri nasi, se le indagini continueranno.<br />
– Non c’è problema Capo, si parte, si trova il farabutto,<br />
Nicolao gli annoda le gambe attorno al collo, recuperiamo<br />
la tela e via, verso nuove avventure…<br />
Se c’era qualcosa che piaceva subito di Hivanò era la capacità<br />
di sintesi.<br />
– Non è così semplice. La Regina andrà a visitare il dipinto<br />
prima che venga spedito in America, per una mostra.<br />
Fra dodici giorni. Bisogna recuperarlo e rimetterlo al<br />
suo posto per allora. Questi ladri sono disposti a tutto. Io<br />
non posso farmi vedere in giro, dopo la faccenda del Van<br />
Gogh, sostituito e restituito qui a Parigi e l’affare della<br />
Maya desnuda 1<br />
, a Madrid. Pensano che sia stato io a fare lo<br />
scherzetto. Andrete voi da soli ad Amsterdam!<br />
Silenzio.<br />
– Noi da soli, Capo? – era stato un coro.<br />
Nicolao Forzarmati aveva rischiato di strozzarsi, per un<br />
boccone che gli era andato di traverso. Lan Pion sgranava<br />
gli occhi in ogni direzione, sbigottito.<br />
Gli altri parevano un poco perplessi.<br />
Era tempo, per un vero capo, di lavorare di fino sui cervelli<br />
dei suoi uomini.<br />
– Ragazzi, voi siete il meglio del meglio, nel vostro<br />
campo. So di poter dormire sonni tranquilli. Un grande<br />
inventore, genio della matematica, uno stratega brillante,<br />
capace di guidare la squadra e di cavarsela nelle situazioni<br />
più difficili, un allevatore di animali straordinari e un<br />
uomo dall’intelligenza pronta e acuta in modo inversamente<br />
proporzionale alla sua incredibile forza.<br />
Fatto. Eccoli lì, tutti contenti, orgogliosi e smaniosi<br />
di buttarsi nell’avventura.<br />
28 1 C. Comini - O. Minneci, Philippe Gratin e la Maya Desnuda, Roma, 2001, Edizioni Lapis<br />
– Ed io?<br />
Accidenti, Lan Pion, il loro palo, strabico e miopissimo.<br />
Se n’era dimenticato.<br />
– Di te mi fido ciecamente, nel vero senso della parola,<br />
vecchio Lampy!<br />
Largo sorriso di felicità ed inchino orientale.<br />
– Ma cosa faremo, come ci metteremo in contatto con<br />
te? – Hivanò era come sempre pratico e sveglio.<br />
PG estrasse cinque buste bianche e le consegnò ai suoi<br />
uomini.<br />
– Qui ci sono precise istruzioni per tutti. Ciascuno di<br />
voi svolgerà una parte di indagine. Silenziosi e micidiali<br />
come sommergibili! Poi mi farete avere un rapporto scritto<br />
sulla situazione.<br />
– E tu?<br />
– Lasciamo calmare un po’ le acque e poi vi raggiungerò.<br />
Comunque non sarete mai soli. In questo periodo Priscilla<br />
si trova proprio ad Amsterdam da sua sorella. Fa la<br />
baby sitter ai suoi nipotini. Sarà lei a fare da collegamento.<br />
In quel momento il telefono sul bancone trillò melodiosamente.<br />
Philippe alzò il ricevitore.<br />
Una voce squillante ed eccitata attraversò la cornetta,<br />
i suoi timpani e si sparse in tutta la stanza.<br />
– Philippe, amore mio, hai trovato qualche bella fiaba?<br />
I bambini sono impazienti.<br />
Era l’amata Priscilla.<br />
– Ci sarebbe quella di Giovannino Senzapaura e dell’Orco<br />
Sbudellone…<br />
– L’Orco Sbudellone va benissimo, zio! E mettici pure<br />
qualche grosso topo, così, per divertimento…<br />
Era Johann, il nipote di Priscilla, che non riusciva a frenare<br />
il suo entusiasmo.<br />
– Allora ragazzi, in un paese chiamato Boscoscuro viveva<br />
un sarto di nome Giovannino…<br />
29
Il Circo Gondrano era in città.<br />
Come consuetudine, prima dello spettacolo gli animali<br />
e i carri venivano fatti sfilare per le vie principali.<br />
Pagliacci, giocolieri, la banda che suonava allegre marcette.<br />
In testa i cammelli, al centro gli elefanti.<br />
Chiudeva il corteo un carrozzone che gettava coriandoli<br />
e confetti ai bambini.<br />
Una specie di armadio a quattro ante, vestito da Ercole,<br />
coperto di una pelliccia maculata, con una mano<br />
sollevava un bilanciere da cento chili e con l’altra gettava<br />
manciate di caramelle e incitava a non mancare allo<br />
spettacolo della sera.<br />
– Vedrete Mister Muscolo, l’uomo più forte del sistema<br />
solare e i Bovari del bernese, i topi più grossi della Terra,<br />
sopravvissuti al diluvio universale. Faranno giochi e si<br />
mangeranno un quintale di formaggio olandese in dieci<br />
secondi netti!<br />
– Vogliamo vederli! – gridava la folla, i bambini in particolare.<br />
Un domatore, in frac e cilindro, con un bastone nero,<br />
si affacciò alla veranda del carrozzone.<br />
Venne avanti.<br />
– Oooohhhh!!! – mille bocche rimasero spalancate.<br />
30<br />
Arriva il Circo!<br />
Accanto a lui, reggendosi sulle zampe posteriori, un<br />
ratto enorme li fissava incuriosito. Il muso era bianco e gli<br />
occhi rossi e penetranti.<br />
– Signore e signori, cari bambini, permettete di presentarmi.<br />
Sono Lucien, domatore di belve feroci. E questo<br />
è Albino, il capo della banda dei bernesi. Albino, da bravo,<br />
fai vedere qualcosa ai nostri piccoli amici.<br />
– Oooohhhh!!!<br />
Lucien aveva estratto dal cilindro diversi pezzi di gruviera<br />
e li lanciava verso la bestia.<br />
Albino li prese al volo e cominciò a gettarli in aria e a<br />
riprenderli al volo, camminando sulle zampe posteriori,<br />
come un giocoliere con le palline.<br />
– Bravo, magnifico, stupendo!<br />
– Che classe!<br />
– Ancora, ancora!<br />
Lucien frenò l’entusiasmo: – E non è tutto, signori,<br />
pronti per il gran finale!<br />
Il grosso topo si era fermato.<br />
Gettò il primo pezzo di formaggio altissimo, poi a gran<br />
velocità tutti gli altri, a formare una lunga fila che per un<br />
istante restò ferma, sospesa, prima di ricadere verso terra.<br />
Intanto aveva spalancato la bocca, vasta come una pentola.<br />
I pezzi di formaggio sparirono nella sua gola.<br />
Lo stupore e l’entusiasmo erano alle stelle.<br />
Il domatore, molto soddisfatto, sorrise.<br />
– Vi aspettiamo tutti questa sera! – poi fece un inchino<br />
e si ritirò dietro la tenda, seguito dalla straordinaria<br />
bestiola.<br />
31
32<br />
Rapporto n° 1 - Atomix<br />
“Come da precise istruzioni, usando l’ultra-computer<br />
al plasma, mi sono introdotto nei conti bancari dei dipendenti<br />
del Rijksmuseum.<br />
La prima volta devo avere fatto un po’ di confusione:<br />
mi sono trovato in mezzo ai programmi della difesa australiana.<br />
Sai quel piccolo incidente alle scorte di esplosivo<br />
dell’esercito, stipato nel deserto centrale di quel lontano<br />
continente…<br />
Lo so, è saltato tutto, ma nessuno si è fatto male, in<br />
fondo. Forse qualche canguro spaventato, qualche struzzo<br />
arrostito, niente di più.<br />
Bah, alla fine sono entrato nel sito giusto. Nulla di anomalo,<br />
nessuno spostamento significativo di denaro.<br />
Sono allora passato a tutte le persone che hanno a che<br />
fare con la Real Casa d’Olanda in questioni d’arte o di antiquariato:<br />
esperti, consulenti, compratori e fornitori.<br />
Consultando gli elenchi è stato facile stabilire che non<br />
vi erano movimenti sospetti sui conti correnti.<br />
Tutti tranne uno, quello dell’antiquario Nean Der Thaal,<br />
consulente artistico di Sua Maestà la Regina, che semplicemente<br />
non appariva da nessuna parte.<br />
Ora, se sei l’antiquario di Sua Maestà devi pur essere<br />
pagato, devi avere un conto da qualche parte.<br />
33
Qui la faccenda si è fatta più delicata.<br />
Un controllo incrociato sui ventitré milioni di conti<br />
esistenti nel Regno mi ha portato a scoprire che il suddetto<br />
antiquario ha un conto presso la Banca del Transvaal,<br />
di cui è proprietario Rudolph Maalander, il multimiliardario<br />
sudafricano, padrone, tra l’altro della Diamanti<br />
Maalander & Figli, di cui si parla molto in questi<br />
giorni per i noti fatti.<br />
Il conto in questione, come altri, era però coperto da<br />
una blindatura elettronica che lo rendeva inavvicinabile ai<br />
curiosi.<br />
Mi ci son voluti ben sei minuti per aprirla ed entrare!<br />
Come ho letto l’importo sono rimasto di pietra: cifre a<br />
nove zeri, mica bruscolini!<br />
E qui viene il bello: i soldi gli sono stati versati dallo<br />
stesso Maalander, attraverso un complicato giro che avrebbe<br />
messo fuori strada anche un computer dell’ultima generazione.<br />
Qui ammetto di avere sbagliato alla fine, proprio quando<br />
stavo terminando il lavoro. Il fatto è che le tastiere di<br />
questi minicomputers sono talmente minuscole!<br />
Mi rendo conto che aver cancellato dalle memorie centrali<br />
delle banche qualche milione di conti provocherà<br />
problemi, ma si sa, a tutto c’è rimedio.<br />
In fondo io ho solo un cervello umano e sono riuscito<br />
ad ottenere risultati importanti.<br />
Come dice quella malalingua di Hivanò, non sarò sempre<br />
capace di far tornare i conti, ma queste sfide non le<br />
perdo.<br />
Ho pensato di fare una capatina nel negozio di antiquariato<br />
del nostro tipo. Tutto regolare, in apparenza.<br />
Conversando con l’impiegata, signorina Clarissa, essere<br />
veramente delizioso, ho buttato il discorso sul clamoroso<br />
furto della Ronda di notte.<br />
34<br />
La signorina Clarissa mi ha detto che anche il suo principale<br />
aveva voluto mandare una lettera di incoraggiamento<br />
al povero Direttore, l’Artmeister Otto Wafer, incaricandola<br />
di preparare l’indirizzo su una busta.<br />
Arancione.<br />
Interessante particolare, credo.<br />
A quel punto è arrivato il principale, ed io mi sono defilato,<br />
non prima di averle promesso una nuova visita al<br />
più presto, così tanto per chiacchierare un po’.<br />
Clarissa si è mostrata entusiasta all’idea.<br />
Il tutto, naturalmente nell’interesse delle indagini che<br />
stiamo svolgendo.<br />
Spero di vederti presto.<br />
Ti saluto, Atomix.<br />
P.S. Clarissa ha un delizioso paio di occhialini tondi e<br />
una testa rossa come un tramonto di settembre!<br />
Ti saluto al quadrato!”.<br />
35
Alla Central Station di Amsterdam il TGV - treno ultra<br />
veloce - proveniente da Parigi, era in perfetto orario.<br />
I passeggeri scesero, quasi tutti con bagaglio a mano.<br />
Uno solo, elegantissimo e con l’aria molto sostenuta,<br />
chiamò il facchino per farsi portare una serie di valigie in<br />
pregiatissima pelle di ornitorinco biondo di Sumatra.<br />
Camminando a testa alta, tagliava la folla quasi con<br />
fastidio. Una grossa berlina dai vetri a specchio lo attendeva<br />
all’uscita. Salì e partirono.<br />
Passarono il centro con la zona dei vecchi canali, stretti<br />
e abitati dalle famiglie che vivono sui barconi e sulle<br />
chiatte, come fossero case galleggianti, con le tendine multicolori<br />
agli oblò e i vasi di geranio.<br />
Era sempre uno spettacolo affascinante e pieno di vita,<br />
ma il passeggero pareva immerso in altri pensieri.<br />
Si riscosse all’improvviso quando furono in coda al semaforo<br />
sopra un ponticello che superava un canale secondario,<br />
di acqua bassa e verdastra piena d’erbe.<br />
Spalancò lo sportello e scese di furia, affacciandosi al<br />
parapetto fino quasi a cadere di sotto. Si girò, corse all’altra<br />
spalletta del ponte sempre pencolando pericolosamente<br />
in fuori e osservò ad occhi sbarrati qualcosa che<br />
nuotando pigramente si allontanava sul pelo dell’acqua,<br />
36<br />
Toh! chi si rivede!<br />
infilando un canale laterale e scomparendo.<br />
Era scattato il verde. La macchina restava ferma, in attesa.<br />
Gli olandesi, che sono un popolo estremamente civile,<br />
attesero pazientemente parecchi secondi prima di osare<br />
un timido beep di clacson.<br />
Il passeggero si infilò nella vettura e la macchina ripartì<br />
di scatto. Attraversarono uno dei tanti ponti sul Singelgracht,<br />
il canale che chiude la città vecchia e furono davanti<br />
al Rijksmuseum.<br />
Rallentarono la corsa, costeggiarono l’immenso edificio,<br />
un po’ tetro con la sua pietra grigia, i torrioni e i tetti<br />
neri, percorsero un tratto della strada che porta al Museo<br />
Van Gogh, quindi svoltarono a destra. La macchina si<br />
arrestò all’ingresso di una palazzina immersa nel verde di<br />
un giardino, nascosto alla vista da una siepe alta e folta.<br />
L’autista aprì con il telecomando quella che sembrava<br />
una normale porta di garage. Appena entrati nel seminterrato<br />
si trovarono in una specie di bunker, dalle spesse<br />
pareti di cemento armato. Al centro un grande tavolo, tutto<br />
intorno computer, telefoni, scaffali. Alle pareti cartine<br />
particolareggiate d’Olanda e del mondo.<br />
– Benvenuto nel mio rifugio segreto. Avete fatto buon<br />
viaggio? Grazie per esservi precipitato qui.<br />
– Eccellente viaggio, grazie. Quando ho sentito l’appello<br />
televisivo del Direttore del Museo, sono partito subito.<br />
Non c’è un momento da perdere, dobbiamo operare<br />
bene e in fretta, signor Maalander!<br />
E Monsieur Profiterol, Conte di Saint Honoré strinse<br />
la mano al suo ospite sudafricano.<br />
37
“Onolevole signole, salute e che l’anno del maiale che<br />
entla nella costellassione del topo le dia tanta felicità!<br />
Come dice il saggio cinese topo più maiale salà un anno<br />
niente male!<br />
Il viaggio è stato bello. Abbiamo passato i confini dell’Olanda<br />
con il molto onolevole Cilco Gondlano un cilco<br />
glande, davvelo glande.<br />
Mi sono diveltito molto. Ho fatto l’oloscopo cinese alle<br />
donne ai bambini. Tutti molto felici.<br />
Anch’io salò molto felice e foltunato. Dicono che sia<br />
così quando si pestano le cacche pel la via.<br />
Amsteldam è una città molto pulita, è quasi impossibile<br />
che i molto onolevoli cani olandesi lascino licoldini<br />
in gilo.<br />
Eppule, in dieci minuti ho pestato le uniche due cacche<br />
lasciate in stlada. Questo è bene pel noi.<br />
Come dice il saggio cinese per evitale la cacca non finile<br />
nella possanghela, che ti spolchi e ti bagni pule.<br />
Seguendo le sue molto onolevoli istlussioni ho fatto visita<br />
a tutti i miei ottocento cugini che mandano avanti i<br />
listolanti cinesi e le tavole calde di questa città.<br />
Stanno tutti bene e la salutano molto lispettosamente.<br />
Ola, pel venile a noi, i miei ottocento cugini hanno<br />
38<br />
Rapporto n° 2 - Lan Pion<br />
passato la voce: tutti i movimenti sospetti mi vengono<br />
subito segnalati. Così posso dile che è stato visto in gilo<br />
un tale che ha tanti nomi. L’ultimo usato è Chlistian Delelne,<br />
famoso ladlo di gioielli e di quadli costosi.<br />
Come dice il saggio cinese chi ha tloppi nomi ha pochi<br />
cognomi, flase che non ho mai capito, ma fa lo stesso.<br />
Dicono che questo bel tipo abbia complato maschele<br />
antigas e altlo mateliale identico a quello usato la famosa<br />
notte al Museo.<br />
Così come è stato notato nei locali più malfamati dei<br />
qualtieli poco eleganti, pel cosi dile, una pelsona molto<br />
impoltante, che non dovlebbe mai tlovalsi lì: Ludolph<br />
Maalandel.<br />
Si dice che il poco onolevole milialdalio flequenti cattive<br />
compagnie, come il ladlo di cui dicevo.<br />
Come dice il saggio cinese, chi va con lo zoppo cammina<br />
più veloce di lui. E allola: che ci fa il Maalandel in<br />
cattiva compagnia? Combina guai, dico io.<br />
Coincidensse? Folse: Ma come diceva la vecchia saggia<br />
Agatha Chlistie, una coincidenssa è coincidenssa, due coincidensse<br />
sono due coincidensse, ma tle coincidensse è<br />
indissio.<br />
In attesa di nuove notissie, mi inchino e saluto lispettosamente<br />
il mio molto onolevole Capo”.<br />
Lan Pion<br />
39
Il Commissario Olof Van Der Kanal<br />
sente puzza di fregatura<br />
Era successo tutto in una notte.<br />
Quando le guardie giurate della nota ditta di importazione<br />
e lavorazione dei diamanti Maalander & Figli erano<br />
entrate nell’azienda per dare il cambio ai loro colleghi, li<br />
avevano trovati legati e imbavagliati come dei salsicciotti<br />
di maiale.<br />
Le casseforti del laboratorio dove si intagliavano i diamanti,<br />
i più belli del mondo, erano state svuotate.<br />
Un danno enorme, cifre da capogiro.<br />
Ma il disastro fu evidente quando i poliziotti entrarono<br />
nel magazzino blindato nel quale venivano conservate<br />
le pietre grezze, spedite direttamente dal Sud Africa,<br />
dove si trovavano le miniere della società.<br />
Pulito, più nemmeno una pietruzza, nulla.<br />
L’Ispettore Capo di Polizia Olof Van Der Kanal a cui<br />
era stata affidata l’indagine e Aloisius Beck, investigatore<br />
privato delle Tulip Assicurazioni, chiamate a risarcire<br />
il furto, camminavano nel cortile della ditta.<br />
Si conoscevano da molto tempo, avevano lavorato più<br />
di una volta insieme, quando si trattava di sbrogliare casi<br />
complicati come questo. Crimini più assicurazioni da<br />
rimborsare.<br />
Continuarono a camminare senza parlare.<br />
40<br />
In effetti erano persi dietro a pensieri nerissimi.<br />
“Un lavoro coi fiocchi”- pensava l’Ispettore Capo fumando<br />
come una ciminiera “Veri professionisti. Niente<br />
violenza, niente scasso. Chiavi false. Un basista all’interno<br />
del laboratorio. Sono arrivati, hanno messo fuori<br />
combattimento le guardie senza rumore e senza violenza,<br />
hanno caricato i diamanti e sono ripartiti. Troppo facile.<br />
Sento puzza di fregatura lontano un chilometro. E<br />
poi a me questo Maalander non è mai piaciuto…”.<br />
“No, non mi è mai piaciuto per niente il signor Maalander”-<br />
pensava masticando furiosamente la gomma americana<br />
l’investigatore delle Tulip Assicurazioni “Sento puzza<br />
di imbroglio lontano dieci chilometri. Lavoro troppo<br />
pulito. Niente scasso. Un basista all’interno, è chiaro. Chiavi<br />
false, si entra si fa il colpo e poi…”.<br />
– E poi hanno tagliato la corda con tutto comodo… –<br />
disse a mezza voce il poliziotto, buttando fuori una nuvola<br />
di fumo e riassumendo i suoi pensieri.<br />
– Ma il problema è dimostrare la truffa. Molto difficile<br />
– concluse mormorando l’uomo delle Assicurazioni.<br />
– Mi scusi, cosa diceva?<br />
– Facevo delle considerazioni tra me e me.<br />
– D’accordo, mettiamole insieme allora – disse il poliziotto<br />
– hai visto mai che per una volta saremo d’accordo<br />
su qualche cosa?<br />
41
– Lei, signor Maalander, ha compiuto un’impresa eccezionale,<br />
degna dei grandi ladri d’arte della storia! Qualcosa<br />
del genere era riuscito solo a me e al mio fraterno amico,<br />
Lord Palmerston. Purtroppo Philippe Gratin, questo<br />
difensore dell’arte, questo boy-scout che invece di aiutare<br />
le vecchiette ad attraversare la strada aiuta i quadri a tornare<br />
al loro posto, mi ha messo i bastoni fra le ruote. Mi<br />
ha battuto e reso ridicolo. E mi ha sottratto un bel po’ di<br />
soldi, anche.<br />
Il Conte di Saint Honoré era seduto di fronte al suo<br />
ospite che lo ascoltava attentamente.<br />
Con loro erano l’infido antiquario di corte, Nean Der<br />
Thaal e l’abile ladro internazionale Christian Delerne, alias<br />
molte altre cose.<br />
– Per questo siete qui, signor Conte. Conoscete perfettamente<br />
PG. Con la vostra esperienza, il vostro desiderio<br />
di vendetta e con i miei soldi e la collaborazione di<br />
questi due amici, faremo grandi cose. Questa volta il dipinto<br />
non tornerà nel museo. Sconfiggeremo Gratin e la<br />
sua banda scalcagnata.<br />
– Non fatevi ingannare dalle apparenze. Sembrano un<br />
insieme più pittoresco che veramente pericoloso, ma vi<br />
posso garantire che sanno essere micidiali quando oc-<br />
42<br />
“Rivoglio il mio squalo!”<br />
corre. Lui poi, il Capo, è una vera maledizione. Io ne so<br />
qualcosa.<br />
– Vi credo. Per questo ho organizzato un altro colpo,<br />
altrettanto clamoroso. Mi “sono” rubato un quintale di<br />
diamanti. Così avremo la città sotto stretto controllo, porto,<br />
stazioni e aeroporto compreso. Le frontiere blindate.<br />
Il nobiluomo francese corrugò la fronte.<br />
– Non vi seguo signor Maalander…<br />
– Mi sono lasciato una possibilità di fuga, non preoccupatevi.<br />
E con i soldi che la Assicurazioni Tulip pagherà<br />
per il furto, finanzierò tutta l’operazione. E pagheremo<br />
il vostro disturbo. Non offendetevi signor Conte, è un<br />
gesto simbolico di riparazione, un omaggio al vostro genio<br />
criminale. Quanto avete perso con la faccenda del<br />
Van Gogh a Parigi?<br />
– Duecentomila dollari in biglietti usati, di piccolo<br />
taglio!<br />
Monsieur Profiterol aveva pensato che valesse la pena<br />
di fare la cresta sulla somma effettivamente perduta.<br />
– Centomila dollari, in verità, signor Conte.<br />
Il nobile arrossì violentemente e fissò il soffitto, come<br />
non avesse sentito. Il Maalander continuò.<br />
– … ma duecentomila dollari vanno bene, questa sarà<br />
la cifra che riavrete, come risarcimento morale! Perfetto,<br />
adesso veniamo al da farsi. Schioccò le dita.<br />
Due tipi dall’aspetto losco, muscolosi e coperti di tatuaggi<br />
fin sopra le orecchie entrarono recando sulle spalle<br />
un lungo tappeto.<br />
Lo srotolarono con molta cura sul pavimento di legno<br />
lucidato.<br />
Ai loro piedi stava la Ronda di notte del grande Rembrandt.<br />
Monsieur Profiterol rimase ad ammirarla in stupefatto<br />
silenzio, per qualche istante.<br />
Pareva addirittura commosso.<br />
43
Quindi alzò la mano: – Un’ultima cosa, signore. Mi risulta<br />
che lei possieda una flottiglia di pescherecci, una ditta<br />
specializzata in ricerche subacquee, oltre ad una società<br />
di trasporti su acqua che opera nei canali di Amsterdam.<br />
– …?… –<br />
– Ebbene, pongo una condizione irrinunciabile alla mia<br />
collaborazione in questa faccenda. Dovrete catturare una<br />
certa bestia che si aggira nei canali della città e consegnarmela.<br />
È mia e la rivoglio a tutti i costi!<br />
Finisce il racconto di Jerome.<br />
Dopo lo spettacolo si va in pizzeria<br />
Una certa bestia si aggirava pigramente per i canali di<br />
Amsterdam.<br />
Aveva pranzato con i rifiuti del mercato del pesce, ingoiando<br />
pure qualche gabbiano che si ostinava a svolazzargli<br />
davanti alle fauci per contendergli il cibo.<br />
Ora curiosava in giro.<br />
Si imbatté nella famiglia di anguille, sue amiche.<br />
– Salve Jerome, come ti va? – chiesero, gentili e intimidite.<br />
– Il solito schifo. Fatemi compagnia, mi va di chiacchierare<br />
un po’. Sapete, mi aiuta parlare, mi distende i<br />
nervi. Come ai bei tempi di San Diego, in California,<br />
quando ero in analisi da uno strizzacervelli veterinario.<br />
Sapete, soffrivo di esaurimento nervoso…<br />
Si poteva rifiutare?<br />
Si accomodarono in un anfratto sotto un vecchio pontile<br />
di legno.<br />
– Vi ho mai raccontato dei tipi che sono la causa delle<br />
mie disgrazie?<br />
– Noo, maii!!<br />
Lo squalo allungò i suoi dodici metri abbondanti nell’acqua<br />
bassa e scura, muovendo in modo appena percettibile<br />
le branchie e cominciò:<br />
44 45
– Allora. Vi dicevo di quando sono stato trascinato attraverso<br />
il pavimento della mia bella piscina nella villa di Parigi<br />
e sono finito dritto nelle fognature, tirato per il naso da<br />
una specie di trapano gigante. Mentre mi succedeva tutto questo,<br />
ho avuto il tempo di guardarmi in giro. Voi sapete che,<br />
come tutti gli squali, non ho una gran vista, dopotutto a che<br />
ti serve vederci bene, se tanto l’unica tua preoccupazione è ingoiare<br />
e triturare tutto quello che ti capita a tiro? Ah! Ah! Ah!<br />
– Ih! Ih! Ih!<br />
– Ma a quelli sono passato molto vicino, talmente vicino<br />
da poterli vedere negli occhi. E li ho tutti qui, in<br />
testa. In particolare una montagna tutto muscoli, un bestione<br />
che da solo azionava il maledetto congegno che mi<br />
ha trascinato giù. E poi, non solo persone. Animali!<br />
A questo punto l’attenzione delle anguille era assolutamente<br />
sincera, così grande gli sembrava l’enormità della<br />
rivelazione, pure ascoltata qualche decina di volte.<br />
– Topi, amiche mie, i più grossi, grassi e succulenti topi<br />
che siano mai esistiti. Altro che i quadrupedi nani che<br />
si aggirano in queste acque!<br />
Lo spettacolo del Circo Gondrano era finito.<br />
I nostri amici avevano deciso di concedersi una bella<br />
spaghettata da Ciro ‘o vesuviano, nota pizzeria sulla piazzetta<br />
del Mercato Nuovo.<br />
Lucien Luciern fece un breve discorso alle sue bestie che<br />
si intrufolarono tra i cassonetti sul retro del locale.<br />
E lì rimasero in diligente attesa.<br />
Nella sala dei banchetti c’erano ancora posti liberi, ma<br />
furono fatti accomodare in una saletta più piccola, tutta<br />
per loro.<br />
Tra un antipasto di mare, alcuni chili di spaghetti allo<br />
scoglio e dieci pizze del diametro di mezzo metro - sei erano<br />
per Forzarmati - i nostri si scambiavano le impressio-<br />
46<br />
ni su quei giorni davvero straordinari.<br />
– Bella la vita del circo! – urlava eccitato il grosso Nicolao<br />
– Mi piace fare il sollevatore di pesi. Anche stare alla<br />
base della piramide umana e sostenere tutti gli altri è<br />
divertente. Peccato per quell’improvviso solletico dietro<br />
l’orecchio. Ho dovuto mollare la presa e sono precipitati<br />
tutti come mele cotte!<br />
E piegata a metà una pizza, la ripiegò ancora come fosse<br />
un tovagliolo e se la infilò in bocca.<br />
– Pere cotte – corresse Lucien Luciern.<br />
Passò il cameriere. Lo fermò.<br />
– Vorrei una forma di gruviera, tagliata in otto parti.<br />
Grazie.<br />
– Una forma intera? Certo il signore voleva dire…<br />
– Volevo dire proprio una forma. La tagli in otto fette<br />
e ce la incarti, per favore. La portiamo via.<br />
– Certo con te e le tue bestiacce non si passa inosservati!<br />
– rise Hivanò Scartezzini – Allora, come vanno i rapporti?<br />
Atomix, Lan Pion?”.<br />
– Spedito!<br />
– Spedito!<br />
– Ottimo. Stanotte preparerò il mio. A proposito, oggi<br />
ho assistito ad una scena interessante davanti al negozio<br />
dell’antiquario, il signor Nean Der Thaal…<br />
Era passata da un pezzo l’ora di chiusura, quando la banda<br />
uscì dal locale schiamazzando allegramente.<br />
Un fischio di Lucien richiamò i Bovari del bernese che<br />
razzolando tra i rifiuti avevano ribaltato qualche cassonetto.<br />
Distribuì il formaggio, accolto con ululati di gioia.<br />
Sulla strada del ritorno si fermarono a tirar sassi lisci e<br />
piatti sulla superficie calma di un porticciolo.<br />
Il più abile era, incredibile a dirsi, Lan Pion, il quale usava<br />
una tecnica tutta particolare: la palma d’anatra laccata,<br />
47
così la chiamava. Il sasso usciva dalla sua mano ruotando come<br />
un disco, sfiorava e rimbalzava sulla superficie dell’acqua<br />
senza affondare, anche venti volte.<br />
Tutti lo guardavano ammirati.<br />
Anche qualcun altro li guardava, silenziosamente, sempre<br />
più da vicino.<br />
All’inizio erano state voci e forme indistinte, arrivate a<br />
lui attraverso le onde; si era subito messo in caccia. Adesso<br />
era scivolato senza rumore fino a sfiorare il pontile su<br />
cui si trovavano i nostri amici.<br />
Sollevò il muso per vedere meglio, ebbe appena il tempo<br />
di riconoscere l’uomo dalla testa in fiamme e un altro accanto<br />
a lui, che un sasso piatto e appuntito lo beccò proprio<br />
sulla punta del naso, dove la cicatrice causata dal trapano<br />
era più sensibile.<br />
Ruggendo diede un colpo di coda e balzò fuori dall’acqua.<br />
Spaventoso. La banda rimase pietrificata.<br />
Nicolao Forzarmati non si era ancora accorto di nulla.<br />
Aveva sollevato un macigno da un quintale e si apprestava<br />
a buttarlo in acqua.<br />
Già si era molto meravigliato che i suoi blocchi di pietra<br />
non rimbalzassero per niente, ma affondassero causando<br />
colonne d’acqua alte cinque metri.<br />
Comunque sollevò la pietra squadrata di mezzo metro<br />
di lato, si voltò, prese lo slanciò e la tirò, senza nemmeno<br />
guardare. Poi vide…<br />
– Il bestione che mi ha mangiato gli sfilatini! – urlò<br />
mentre la pietra lasciava le sue mani volando nell’acqua.<br />
“Il bestione che girava attorno alla mia piscina!” pensò<br />
Jerome prima di sentire una mazzata tremenda in testa.<br />
L’ultima cosa che lo squalo vide prima di affondare e riemergere<br />
pancia all’aria, furono otto topi, grandi come<br />
marmotte gigantesche, che saltavano sul molo.<br />
48 49
“Capo, questa storia è davvero una faccenda incredibile.<br />
Dico, ti rendi conto che quella specie di grossa aringa<br />
che stava nella villa di Profiterol a Parigi adesso se ne va<br />
a spasso per i canali di Amsterdam?<br />
I ragazzi della banda l’hanno riconosciuto senza alcun<br />
dubbio. Da non crederci se non l’avessi visto con i miei<br />
occhi! Abbiamo anche rischiato di servire da antipasto al<br />
merluzzone.<br />
Per fortuna Nicolao lo ha steso. Pare ci sia della ruggine<br />
fra i due, per una questione di panini, non ho capito bene.<br />
Comunque veniamo al caso Ronda di notte.<br />
I ragazzi sono in gamba e stanno facendo un buon lavoro.<br />
Hai ricevuto i primi due rapporti. Posso aggiungere<br />
che sotto la copertura del Circo Gondrano riusciamo a<br />
muoverci bene e a tenere d’occhio le persone giuste.<br />
Per raccontarti l’ultima, questo pomeriggio, prima dello<br />
spettacolo, ero di guardia al negozio d’antiquariato di<br />
Nean Der Thaal, che come secondo mestiere fa l’esperto<br />
d’arte per conto della Regina o qualcosa del genere.<br />
Il caffè Gullit, proprio di fronte, è l’ideale per questo<br />
tipo di appostamento. La sala biliardi ha un’ampia vetrata<br />
e da lì puoi giocare, bere una birra e osservare chi va e<br />
chi viene.<br />
50<br />
Rapporto n° 3 - Scartezzini<br />
Per un bel po’ nulla di strano, pochi clienti. Poi è arrivato<br />
Atomix e si è infilato nel negozio dell’antiquario. Vuole<br />
controllare se ci sono strani movimenti, dice lui… Sappiamo<br />
che si è preso una cotta per Clarissa, la segretaria di<br />
Nean Der Thaal. Ma, quello che è incredibile, pare sia ricambiato!<br />
È rimasto un bel po’, è uscito con un’espressione<br />
beata e un sorriso a trentadue denti sulla bocca.<br />
Passata un’altra ora arriva un furgone. Tappeti Orientali<br />
Den Bosch stava scritto sul cassone.<br />
“Bene”- penso io “qualche raro tappeto o un arazzo<br />
prezioso”.<br />
E per pura curiosità, facendo finta di niente esco e mi<br />
avvicino alla mia maniera, come una faina al pollaio.<br />
Scendono due tipacci coperti di geroglifici come colonne<br />
egizie e si guardano un po’ troppo in giro, prima di<br />
aprire il cassone.<br />
“Sospetti” ho pensato.<br />
Mi eclisso dietro una colonnina telefonica.<br />
I due tolgono con precauzione un tappeto arrotolato, si<br />
guardano ancora attorno e lo portano dentro il negozio di<br />
Nean Der Thaal.<br />
Intanto, io ho infilato un paio di occhiali scuri, a specchio,<br />
estraggo il mio bastone bianco telescopico dall’impermeabile<br />
e faccio il numero del non-vedente.<br />
Passo vicino a loro, che si fermano, tasto il terreno, gli<br />
vado quasi addosso.<br />
– Attenzione, ci siamo noi! – ringhia uno, cercando di<br />
essere cortese.<br />
– Grazie, ragazzi – dico io, li evito, proseguo, sempre<br />
tastando l’asfalto salgo sul marciapiede e svolto l’angolo.<br />
Adesso il punto è: che cosa portavano i due tipi, se<br />
quello arrotolato non era un tappeto e nemmeno un arazzo,<br />
dato che si sarebbe dovuta vedere la trama del disegno<br />
intessuto, sia pure rovesciata?<br />
51
E dato che invece quella che ho visto era tela dipinta,<br />
con tanto di orlo scolorito, come se fosse rimasto secoli<br />
sotto una cornice? Un dipinto molto grande, diciamo otto<br />
metri per cinque…<br />
Interessante, vero?<br />
Ti saluto.<br />
Vieni presto, qui le cose cominciano a farsi complicate”.<br />
Hivanò detto il Mostarda<br />
Conferenza stampa<br />
dell’Ispettore Capo della Polizia:<br />
“Nessun legame tra i due episodi”<br />
Amsterdam è una delle città più tranquille d’Olanda,<br />
che è una delle nazioni più tranquille d’Europa. Non c’è<br />
da stupirsi che l’intera popolazione fosse in allarme.<br />
Figurarsi! Due audaci colpi nel giro di pochi giorni.<br />
La gente era preoccupata.<br />
Fu un Ispettore Capo Van Der Kanal piuttosto nervoso<br />
quello che si presentò alla conferenza stampa quella<br />
mattina.<br />
Il suo diretto superiore, il Capo della Polizia voleva risultati,<br />
dato che il Ministro degli Interni voleva risultati,<br />
in quanto il Primo Ministro voleva risultati, perché sua<br />
graziosa Maestà la Regina era parsa turbata da quanto succedeva.<br />
– Non potremmo mai presenziare all’apertura di una<br />
mostra ove mancasse il dipinto più prezioso del nostro<br />
Regno! – aveva sospirato sua Maestà, assaggiando una<br />
pralina al cioccolato bianco e mandando il Governo sull’orlo<br />
della crisi.<br />
Ed ora lui era lì, sotto i riflettori.<br />
Il fuoco delle domande cominciò subito.<br />
– È vero che i ladri si sono calati dal tetto, attraverso<br />
un lucernario, usando delle corde?<br />
– Corde un corno! Sono passati dalla porta principale,<br />
52 53
usando chiavi false! – quando era nervoso l’Ispettore sapeva<br />
essere piuttosto maleducato.<br />
– Cosa? Chiavi false per entrare nel Museo? È inaudito!<br />
Van Der Kanal sospirò, contò fino ad una cifra abbastanza<br />
alta per sbollire e poi parlò:<br />
– Bene: da dove volete cominciare?<br />
– Dal furto del Rembrandt! – gridò un cronista.<br />
– Dalla rapina dei diamanti! – urlò un giornalista.<br />
– Zitti! Che diamine, sembra di essere al mercato del<br />
pesce!<br />
Bisogna ammettere che tutto il paese, che seguiva la<br />
conferenza televisiva si fece una pessima opinione dell’Ispettore<br />
Capo.<br />
– Allora: i ladri del Rembrandt si sono calati dal tetto.<br />
I segnali d’allarme sono stati neutralizzati, non sappiamo<br />
ancora come. Sempre dal tetto sono scappati. Abbiamo<br />
delle tracce, seguiamo delle piste…<br />
– E i diamanti?<br />
– Crediamo nell’esistenza di un basista, un complice<br />
all’interno. Abbiamo una pista precisa, siamo fiduciosi…<br />
– e tutti ebbero l’impressione che il pur bravo poliziotto<br />
recitasse una litania e in fin dei conti non sapesse<br />
che pesci prendere.<br />
– Due colpi clamorosi in pochi giorni. Non sarà che<br />
la Polizia è inefficiente? – chiese bruscamente un giornalista.<br />
– Inefficiente sarà sua nonna, imbecille!<br />
– Maleducato!<br />
– Io la faccio arrestare – e fece cenno agli agenti.<br />
– Ehmm! Non può farlo, Capo… l’informazione ha i<br />
suoi diritti – gli mormorò il viceispettore Jaspers, seduto<br />
al suo fianco.<br />
– Sicuro?<br />
– Sì!<br />
54<br />
– Ah! Vabbè, per questa volta lasciamo perdere… Altre<br />
domande?<br />
– Come potete essere sicuri che la tela e i diamanti non<br />
siano già usciti dal Paese?<br />
– Abbiamo bloccato le frontiere, frughiamo i bagagli,<br />
li passiamo ai raggi X. Non c’è barca o nave che possa lasciare<br />
i porti senza essere accuratamente perquisita. Si tratta<br />
di merce che scotta, ingombrante per giunta. No, sono<br />
ancora qui, ad Amsterdam!<br />
– Un’ultima domanda: lei ritiene che esista un collegamento<br />
fra i due colpi, che siano magari opera della stessa<br />
mano? Forse un gruppo terroristico o una multinazionale<br />
del crimine?<br />
Van Der Kanal scrutò a lungo la cronista bionda e carina<br />
che aveva fatto la domanda.<br />
Ci fu un momento di silenzio, carico di tensione.<br />
– Lo escludo categoricamente! Questa è la realtà, bambola,<br />
non siamo in un film giallo d’azione!<br />
E si alzò. La conferenza stampa era finita.<br />
55
Priscilla aveva guidato con la consueta disinvoltura, divorando<br />
la strada da Amsterdam a Parigi in poco più di<br />
tre ore. Era buio quando parcheggiarono davanti alla serranda<br />
chiusa della lavanderia Ultra-Rapida.<br />
Scesero. Otto Wafer si sgranchì le gambe, gemendo,<br />
guardandosi attorno stupito.<br />
Non credeva ancora ai suoi occhi. Quando la bella ragazza<br />
bionda aveva suonato alla porta del suo appartamento<br />
da scapolo e si era trovato davanti quella visione, aveva<br />
avuto una specie di palpitazione. Il cuore gli si era fermato,<br />
per un attimo, poi aveva accelerato a mille.<br />
– Venga con me. Una persona ci aspetta a Parigi. Lo incontreremo<br />
prima di sera. Domattina lei sarà a casa.<br />
Non aveva detto una parola. Il tempo di spegnere il<br />
fuoco sotto la padella dove bollivano tre patate, togliersi<br />
le pantofole, infilarsi la giacca grigia e prima di capire si<br />
trovava già in autostrada sulla corsia di sorpasso.<br />
– Philippe Gratin, vero? Sapevo che avrebbe risposto<br />
al mio appello. Mi aiuterà? Riavrò il mio quadro? Potremo<br />
inaugurare la mostra in tempo?<br />
Lei lo guardò sorridendo e tornò a concentrarsi sulla<br />
guida. Concentrarsi è forse troppo: filava nel traffico usando<br />
lo specchietto retrovisore per sistemarsi il trucco.<br />
56<br />
Priscilla passa con il rosa.<br />
Otto Wafer viene invitato a cena<br />
– Sono uscita così di corsa, nemmeno il tempo di mettermi<br />
un filo di rimmel!<br />
Attraversando la città aveva bruciato qualche semaforo.<br />
– Attenta, è rosso! – aveva osato dire il poveruomo seduto<br />
al suo fianco.<br />
– Rosso! Non proprio rosso, era appena scattato. Diciamo<br />
rosa… – aveva cinguettato lei allegra, pigiando a<br />
fondo sull’acceleratore.<br />
Si sentivano sibilare i fischietti, vide nel retrovisore alcuni<br />
poliziotti che si sbracciavano.<br />
– Veramente quelli…<br />
– Simpatici vero? Mi capita spesso, gli uomini fischiano<br />
al mio passaggio, mi salutano.<br />
Lui tacque fino a quando scesero dalla vettura.<br />
– È qui?<br />
Priscilla sollevò la serranda della lavanderia, lo fece passare,<br />
la riabbassò. Senza accendere le luci passarono nel retro,<br />
infilarono un corridoio e una porticina blindata che<br />
immetteva in un garage sotterraneo.<br />
Lo attraversarono, presero un ascensore, salirono otto<br />
piani. Uscirono. Sul pianerottolo una porta socchiusa sembrava<br />
aspettarli. La ragazza l’aprì, fece passare Otto Wafer.<br />
In una grande sala, con la testa contro la vetrata che<br />
dava sull’Arco di Trionfo, un uomo aspettava.<br />
Gli andò incontro, si strinsero calorosamente la mano:<br />
– Caro amico, benvenuto a Parigi, che piacere averla<br />
qui! Magnifico panorama vero? So che lei ha bisogno di<br />
me! Ma la prego si sieda, è ora di cena, il viaggio le avrà<br />
messo appetito, immagino – e indicò una tavola preparata<br />
con raffinatezza francese.<br />
Priscilla gli volò al collo: – Amore, che meraviglia! Hai<br />
cucinato cose stupende! Ti sarà costato fatica…<br />
– È costato fatica al nostro amico Olivier Moustard,<br />
il grande cuoco dell’Escargot Agile, cara. A proposito, ti<br />
57
saluta e ti augura bon appétit. Mettiamoci a tavola, prego,<br />
si parla meglio gustando queste delizie.<br />
Il Direttore del Rijksmuseum sedette in punta di sedia.<br />
Guardava quella tavola imbandita, i cristalli, le porcellane,<br />
le posate d’argento con inciso il monogramma PG<br />
e pensava alla sue tristi cene solitarie a base di birra, aringhe,<br />
patate lesse e crema di piselli surgelata.<br />
Gli venne un nodo alla gola.<br />
Ma quando portò alla bocca un crostino imburrato spalmato<br />
di paté, come ebbe bevuto un sorso di Borgogna rosso<br />
e vellutato che gli scaldò lo stomaco, tutti i pensieri svanirono<br />
in quella armonia di sapori e di profumi deliziosi.<br />
La cena era stata portentosa, terminata con la famosa<br />
“Palla di cioccolato flambé”, un’invenzione paradisiaca che<br />
Oliver Moustard riservava a pochissimi amici intimi.<br />
– Adesso possiamo fare il punto.<br />
Philippe aveva fatto accomodare il suo ospite in salotto.<br />
Priscilla serviva il cognac e i sigari.<br />
“Il punto?” pensò sgomento Otto Wafer. “La Ronda di<br />
notte, certo!”. Per un’ora se n’era completamente dimenticato.<br />
Avevano parlato di tutto, ma non si era fatto cenno<br />
a quello.<br />
– Alcune cose sono ancora incerte, altre sono sicure.<br />
Una soltanto è certissima e arcisicura: esiste un preciso legame<br />
tra il furto del quadro e la rapina dei diamanti.<br />
Otto Wafer lo guardò sbigottito.<br />
– Possibile…?<br />
– Da alcuni giorni i miei uomini sono ad Amsterdam.<br />
Li ho messi su alcune piste e hanno trovato tracce evidenti.<br />
Almeno a me. Bisogna essere nel mondo dell’arte da<br />
molti anni, conoscerla ed amarla come me, come noi, per<br />
cogliere certe sfumature, certe sensazioni. Un nome, una<br />
coincidenza. E poi lavorarci su. Pensare. E tutto va al suo<br />
posto, come un antico, perfetto, meraviglioso mosaico.<br />
58<br />
Sappiamo chi sono. Sappiamo con chi si incontrano. Sappiamo<br />
dove tengono il quadro. Sappiamo che anche il colpo<br />
dei diamanti è opera loro. Ma…<br />
– Ma perché non li facciamo arrestare! – gridò il piccolo<br />
uomo balzando in piedi. Poi sedette, imbarazzato.<br />
– … ma non possiamo muoverci. Non ancora. Potrebbero<br />
danneggiare il quadro, distruggerlo addirittura.<br />
A queste parole il povero Otto sbiancò e non cadde a<br />
terra solo perché stava sprofondato nella poltrona.<br />
– Sono convinto che il furto al Museo sia solo una copertura<br />
per quello dei diamanti. Non mi meraviglierei se<br />
i delinquenti usassero il quadro come scudo per poter passare<br />
la frontiera e tagliare la corda con il resto.<br />
– Ma non devono farla franca!<br />
– Questo non lo so. Di sicuro non permetterò che facciano<br />
del male alla Ronda di notte. Parola di PG!<br />
– Posso almeno sapere come, chi?…<br />
– Meglio di no, per ora. Devo ancora mettere a punto<br />
qualche dettaglio. È tardi signor Otto. Le chiamo un taxi.<br />
Il treno ultra veloce per Amsterdam parte fra mezz’ora.<br />
Riuscirà a dormire qualche ora prima di tornare al lavoro<br />
domattina, come se nulla fosse successo. E in effetti nulla<br />
è successo. Lei non si è mai mosso da casa sua. Questo incontro<br />
non è mai avvenuto.<br />
E ancora una volta, senza quasi rendersi conto di nulla,<br />
il Direttore del Rijksmuseum era in viaggio, stavolta<br />
diretto a casa sua.<br />
59
Rapporto n° 4 - Nicolao Forzarmati<br />
“Rapporto di Nicolao Forzarmati, generale paracadutista<br />
a riposo. Agli ordini, Capo!<br />
I nipoti della signorina Priscilla dormono, come da mio<br />
preciso ordine. Quando mi è stata affidata la missione di<br />
fare da caporale di giornata ai due piccoli non pensavo fosse<br />
un compito più difficile di quella volta che a Beirut liberammo<br />
gli ostaggi dell’aereo con un’audace incursione<br />
notturna!<br />
Obbedendo alle disposizioni impartite dalla tua adorabile<br />
fidanzata, ho provveduto al rancio della sera: pasta e<br />
fagioli, uova, pancetta, bistecca alta tre dita, cotta al sangue<br />
e patate.<br />
Ho pensato che un boccale di birra non poteva far male.<br />
Dopo cena ho lasciato loro due ore di libera uscita.<br />
Allo scoccare della ritirata non erano ancora rientrati.<br />
Ho allertato la squadra e ci siamo messi alla loro caccia. Il<br />
Mostarda li ha beccati in una sala giochi vicino al porto.<br />
Quando sono arrivato li ho messi immediatamente sull’attenti.<br />
Mentre stavo per ricondurli a casa in fila per due<br />
qualcuno nel locale, certi tipi dai capelli colorati e pieni<br />
di fermagli sulla faccia, ha avuto a che ridire sulla mia disciplina.<br />
Così è scoppiata una rissa.<br />
Con l’aiuto della banda mi sono sganciato provocando<br />
60<br />
ingenti perdite al nemico. Intanto in mezzo alla confusione<br />
Mariel e Johann erano sgusciati via e stavano infilandosi<br />
in una gelateria. Li ho seguiti e abbiamo consumato<br />
qualche chilo di gelato. Alle undici, quando suonava<br />
il coprifuoco, eravamo a casa. Che fatica!<br />
In compenso, devo dire che il mio vecchio cuore di soldato<br />
è rimasto toccato nel sentire i nipoti mormorare:<br />
– Grazie Nicolao, non ci eravamo mai divertiti tanto!<br />
Venendo all’incarico di sorveglianza affidatomi, devo<br />
comunicare quanto segue:<br />
– il dipinto sottratto al Museo è stato trasferito nottetempo<br />
dal negozio dell’antiquario su una chiatta del Molo<br />
Est, all’imboccatura del porto. Tale imbarcazione è strettamente<br />
sorvegliata da uomini armati. Ho assistito personalmente<br />
al trasbordo della tela in una notte di luna piena,<br />
aiutato nell’operazione di spionaggio dalla mia dotazione<br />
di visori ad infrarossi.<br />
Non posso dire di più perché un improvviso attacco di<br />
mal di pancia mi ha spinto ad allontanarmi. Troppi panini<br />
al filetto crudo d’aringa con cipolle, probabilmente.<br />
Lucien Luciern provvederà a controllare e riferirà in seguito.<br />
Scartezzini sostiene che i malviventi aspettano solo<br />
l’occasione per tagliare la corda per via di mare, appena<br />
i controlli della Polizia si saranno calmati.<br />
Avrei voluto entrare in azione, tu sai che io non amo<br />
restarmene inattivo, ma Hivanò mi ha detto che è meglio<br />
aspettare il tuo arrivo prima di cominciare a menare le<br />
mani.<br />
Da buon soldato ho obbedito.<br />
Sempre agli ordini, tuo fedelissimo”.<br />
Nicolao<br />
61
La nebbia era calata improvvisa sul Molo Est, la parte<br />
più orientale del porto di Amsterdam.<br />
Erano spariti uno alla volta i muraglioni di contenimento,<br />
i larghi canali che permettevano l’attracco dei<br />
barconi e dei pescherecci, le stradine e i ponti. Scomparse<br />
le case dei pescatori e le locande accoglienti e fumose,<br />
sempre piene di gente fino all’alba.<br />
Nella nebbia che si faceva più fitta via via che ci si avvicinava<br />
al Molo Est, un gommone avanzava sul canale.<br />
Il motore elettrico lo rendeva silenzioso come il vascello<br />
dell’Olandese Volante. Accostò ad una chiatta ancorata ad<br />
un pontile del molo. Le luci erano spente, l’imbarcazione<br />
pareva disabitata da molto tempo.<br />
Altre chiatte si allineavano, in processione.<br />
Quattro uomini trasbordarono sul ponte dell’imbarcazione,<br />
si infilarono nella cuccetta. Uno restò ad aspettare<br />
nella notte.<br />
Si accesero le luci.<br />
Un gradevole tepore accolse i visitatori. A dispetto delle<br />
apparenze il locale era ampio e confortevole.<br />
– Mi sembra il caso di bere qualcosa di forte in una<br />
notte come questa!<br />
Rudolph Maalander era come sempre un ospite perfet-<br />
62<br />
Rudolph Maalander salta da una<br />
chiatta all’altra<br />
to. Prese dalla dispensa una bottiglia di cognac stravecchio<br />
e quattro bicchieri.<br />
– Alla salute di Rembrandt! Lunga vita alle Assicurazioni<br />
Tulip!<br />
Bevvero.<br />
– Si sta bene qui. Ma perché questo viaggio misterioso?<br />
– Qual era la cosa che dovevamo vedere?<br />
– Quando potremo sparire dalla città?<br />
Il miliardario disonesto rise di cuore.<br />
Si alzò e fece cenno agli altri di seguirlo.<br />
Sollevò il portello e scoprì una scaletta che scendeva<br />
sottocoperta. Il clima era incredibilmente asciutto per essere<br />
una chiatta ancorata da tanto tempo.<br />
Al centro del locale stava arrotolato un tappeto che non<br />
era un tappeto, come già aveva notato l’astuto Scartezzini.<br />
– Perché qui?<br />
– Perché non mi faceva comodo farlo ritrovare dalla Polizia<br />
in uno dei miei rifugi. Né faceva comodo a te che lo<br />
ritrovassero nel tuo negozio. Giusto Nean Der Thaal?<br />
L’antiquario assentì vigorosamente.<br />
– Questa chiatta risulta intestata ad un pensionato di<br />
novantacinque anni. Non avrà problemi il vecchietto e<br />
nessun pericolo per noi. Però, ora che ci penso, si può fare<br />
ancora meglio. Intestarla a un certo ladro impiccione<br />
che avrà una brutta sorpresa…<br />
Monsieur Profiterol, Conte di Saint Honoré tremava di<br />
sdegno.<br />
– Farlo ritrovare?!?… Restituirlo!… È inaudito!…<br />
Pazzesco!… Mi avete preso in giro! Le mie valigie di prezioso<br />
ornitorinco, presto! Portatemi immediatamente all’aeroporto,<br />
torno a Parigi!<br />
– Calmatevi Conte. È proprio qui che voi siete indispensabile.<br />
Voi e solo voi sarete l’eroe di questa storia.<br />
Ascoltate, quando la Polizia verrà avvisata che…<br />
63
Passò qualche minuto.<br />
Si spensero le luci sull’imbarcazione.<br />
Le quattro figure scivolarono fuori, ma non salirono sul<br />
gommone che aspettava.<br />
Saltarono invece sul ponte della chiatta più vicina.<br />
64<br />
Rapporto n° 5 - Lucien Luciern<br />
“Ciao Philippe, io e le mie bestiole stiamo bene e così<br />
speriamo di te. Io e loro ci muoviamo preferibilmente di<br />
notte, dopo lo spettacolo del circo, sai, per motivi di ordine<br />
pubblico.<br />
Così ci toccano i turni di sorveglianza più duri, quando<br />
la città dorme.<br />
Stanotte, per dire, eravamo al porto, Molo Est.<br />
Di colpo cala una nebbia da non vederci a un passo. Si<br />
rischiava di finire in acqua e sparire. Magari in bocca ad<br />
una certa bestia di cui ti ha già raccontato Hivanò.<br />
Beh, ordino ai miei piccoli di starmi appresso e procediamo<br />
per un po’ in fila indiana.<br />
Niente da segnalare, qualche marinaio ubriaco che si<br />
era perso e ti chiedeva la strada per Berlino e poco altro.<br />
Il fatto è che dopo un po’ non riuscivo più a capire dove<br />
mi trovavo, insomma per farla breve mi sono perso in un<br />
amen.<br />
“Mi fermo alla prima locanda e aspetto il mattino” ho<br />
pensato fra me, anche se mi spiaceva perdere il turno di<br />
sorveglianza alla chiatta che ci aveva segnalato Forzarmati.<br />
Magari succedeva qualcosa d’importante…<br />
Poi l’Albino si ferma di botto e annusa l’aria, cominciando<br />
a saltare come avesse sentito qualcosa di strano.<br />
65
66<br />
Gli altri sette pure.<br />
Io cerco di calmarli, ma più andiamo avanti più si mostrano<br />
eccitati. Io li conosco, sono il loro allenatore, so<br />
quando devo assecondarli.<br />
– Vai, Albino, bello mio, vai che ti seguiamo!<br />
Quello parte deciso, in mezzo al buio e alla nebbia come<br />
se avesse il radar piantato nel naso. Noi dietro al trotto.<br />
Facciamo un bel po’ di strada, comincio a pensare che<br />
il vecchio Albino ha preso un abbaglio, quando mi ritrovo<br />
su un pontile, proprio davanti alla famosa chiatta.<br />
Tutti fermi. Entriamo nell’ombra di una casa e guardiamo.<br />
A fatica distinguiamo un gommone attraccato ed<br />
un tipo che fuma nel buio. Sembra stia aspettando. Le luci<br />
sulla chiatta sono accese.<br />
– Bravo Albino! E anche voi ragazzi, meritate una razione<br />
doppia… – ma lui si sposta in avanti, lo seguo e si<br />
ferma presso un altro barcone, attraccato lì vicino.<br />
Qui viene il bello, Capo!<br />
Sembravano impazziti, tutti e otto, sembrava li avesse<br />
morsi la tarantola, sono saltati dentro e hanno cominciato<br />
a rovistare tutto.<br />
Stavano per far saltare la serratura della cuccetta e cacciarsi<br />
di sotto, quando si sono udite voci.<br />
Li ho richiamati a fatica siamo risaliti sul molo e ci siamo<br />
eclissati nell’ombra appena in tempo!<br />
Quattro persone uscivano dalla prima chiatta. Mi aspettavo<br />
di vederli salire sul gommone e andarsene. Invece ci sono<br />
passati sotto il naso, sono saltati sul ponte del barcone.<br />
Beh! tieniti forte Capo!<br />
Sai chi era uno di loro? Il nostro vecchio amico Monsieur<br />
Profiterol, Conte di Saint Honoré!!! Gli altri tre già<br />
li conosci. Andiamo avanti.<br />
Il Maalander apre la porta della cuccetta. Entrano, scendono<br />
sottocoperta.<br />
67
I miei animali ricominciano a dare i numeri.<br />
Alla fine quelli escono, montano sul gommone e spariscono<br />
nella notte.<br />
Ascolta Philippe: quella chiatta è piena zeppa di formaggio.<br />
Gruviera della migliore qualità.<br />
Non c’è altra spiegazione al comportamento dei miei<br />
bernesi: quello hanno fiutato.<br />
Non chiedermi perché si trova lì, cosa se ne fanno i farabutti,<br />
ma una cosa è sicura: su quella barca ci sono quintali<br />
di gruviera, buchi compresi.<br />
A questo punto credo sia assolutamente necessaria la<br />
tua presenza in città: troppe cose sono strane, abbiamo raccolto<br />
molte informazioni. Ci manca un cervello capace di<br />
mettere insieme il tutto, trarre le conclusioni e decidere<br />
il da farsi.<br />
Ci manchi tu.<br />
68<br />
Ti aspettiamo”.<br />
Lucien e le sue bestiole<br />
Doppia trappola per PG!<br />
Era appena spuntata l’alba.<br />
L’Ispettore Capo Van Der Kanal, già al lavoro da due<br />
ore, leggeva e rileggeva il fax che gli era appena arrivato<br />
dalla Direzione Centrale della Polizia di Parigi:<br />
“NOSTRE FONTI SICURE E ATTENDIBILI CI DICONO CHE IL NO-<br />
TO LADRO D’OPERE D’ARTE PHILIPPE GRATIN STA PER GIUNGERE<br />
AD AMSTERDAM. PROBABILI LEGAMI CON IL FURTO DELLA RON-<br />
DA DI NOTTE.<br />
ANCHE MONSIEUR PROFITEROL, CONTE DI SAINT HONORÉ,<br />
GIÀ SOSPETTATO PER FURTI D’ARTE, SI TROVA IN CITTÀ. SI PUÒ<br />
IPOTIZZARE UN’AZIONE COMUNE DEI DUE MALFATTORI NELL’AF-<br />
FARE DELLA RONDA DI NOTTE.<br />
SI CHIEDE DI FERMARE IL SUDDETTO PHILIPPE GRATIN E DI<br />
TRATTENERLO E DI SORVEGLIARE LE MOSSE DEL CONTE.<br />
DISTINTI SALUTI,<br />
ISPETTORE CAPO JAMBON”.<br />
Seguiva un altro foglio con la fotografia dei due ricercati.<br />
Van Der Kanal sospirò, già irritato di prima mattina.<br />
La cosa puzzava di seccatura lontano mille chilometri.<br />
Non gli bastavano i guai e i malfattori olandesi, adesso<br />
ci si mettevano pure i francesi a rompergli le uova nel<br />
paniere. Schiacciò un pulsante, la porta si aprì lasciando<br />
entrare Jaspers e Zampon, viceispettori.<br />
69
– Questi due non devono entrare. Bloccateli. Diffondete<br />
fotografia e descrizione. Se sono già entrati, trovateli<br />
e fateli accomodare in cella, fino a nuovo ordine. Ho già<br />
abbastanza problemi, che diamine!<br />
– Sì, Capo!<br />
– Subito, Capo!<br />
– Ah! Dimenticavo. Pare che Gratin viaggi accompagnato<br />
da una ragazza bionda, molto bella e vistosa. Fermate<br />
anche lei, così, per precauzione.<br />
– E l’altro?<br />
– Monsieur Profiterol viaggia solo. Si riconosce facilmente<br />
dai bagagli. Valigie di ornitorinco biondo di Sumatra.<br />
Specie rarissima.<br />
Uscirono.<br />
– Pronti ragazzi?<br />
– Prontissimi, signor Maalander, come va il travestimento?<br />
Il miliardario girò attorno alle due coppie, stette un po’<br />
in silenzio e poi scoppiò in una sonora risata: quattro brutti<br />
ceffi vestiti con i costumi tradizionali olandesi erano uno<br />
spettacolo irresistibile.<br />
– Beh, ragazzi siete fantastici, due coppie di fidanzatini.<br />
Specialmente voi Rodenbach e Pursionnen, ragazzi<br />
miei, vi siete trasformati da gorilla in… due splendide<br />
olandesine, niente da dire.<br />
I due, travestiti da ragazze, risero mettendo in mostra<br />
vuoti pericolosi nella chiostra dei denti.<br />
I due accompagnatori parvero alquanto imbarazzati.<br />
– Meglio che non sorridiate, però. E niente vestiti scollati,<br />
e minigonne, vi si vedono i tatuaggi e avete le gambe<br />
storte e pelose!<br />
I due si affrettarono a chiudere la bocca, con aria offesa.<br />
– Allora siamo intesi. Gli uomini di Profiterol a Pari-<br />
70<br />
gi ci hanno avvisato che Gratin arriverà all’aeroporto verso<br />
mezzogiorno. Voi vi appostate e lo aspettate all’uscita.<br />
Dovete sequestrarlo e portarlo qui. Niente sparatorie, basta<br />
minacciarlo, lui non è stupido, vi seguirà. Tornate con<br />
lui o vi faccio sposare sul serio!<br />
Partiti.<br />
Il Conte Profiterol uscì dall’ombra. Sembrava piuttosto<br />
scettico riguardo quella messinscena.<br />
– Caro Conte, presto sarete vendicato. No, non chiedetemi<br />
nulla, per ora. Posso solo dirvi che tra poco Gratin<br />
avrà finito di fare il boy-scout recupera-capolavori, parola<br />
di Rudolph Maalander!<br />
71
Era da poco passato mezzogiorno.<br />
All’aeroporto Schipol di Amsterdam tutto sembrava<br />
tranquillo.<br />
Io e Priscilla viaggiavamo senza bagagli, solo la mia<br />
piccola ventiquattr’ore, dove tenevo il necessario per il lavoro<br />
e la sua grossa valigetta del trucco.<br />
Ma già sul lunghissimo nastro trasportatore che ci portava<br />
dal terminale alla partenza dei treni-navetta per Amsterdam<br />
centro ho capito che qualcosa non andava: una<br />
quantità di poliziotti in divisa controllavano tutti e, quel<br />
che è peggio molti altri in borghese sparsi per l’aeroporto,<br />
riconoscibili per le scarpe nere e lucide, gli occhiali a<br />
specchio e l’auricolare.<br />
– Aiutami ad allacciarmi le scarpe, per favore!<br />
– Ma Philippe, amore, non sei un bambino delle materne!<br />
– Chinati ti dico, e fingi di aiutarmi!<br />
Lei si è inginocchiata accanto a me.<br />
Dieci secondi.<br />
Quando ci siamo rialzati io ero diventato un distinto<br />
commerciante inglese, cappello, occhiali da collezionista<br />
di francobolli, baffi a spazzola e pipa compresa, lei la mia<br />
segretaria, capelli neri e aria professionale.<br />
– Ma Philippe, io odio le parrucche nere, non si addi-<br />
72<br />
Facchini, bionde e marinai…<br />
cono ai miei occhi azzurri!<br />
– Sii gentile Scilla, è una questione importante. Dobbiamo<br />
passare i controlli.<br />
– Un momento solo. Ecco fatto!<br />
Si è chinata di nuovo e quando si è rialzata i suoi stupendi<br />
occhioni erano nerissimi!<br />
– Lenti a contatto… – ha cinguettato felice.<br />
Siamo passati sotto il naso degli agenti che ci hanno dedicato<br />
solo un’occhiata distratta.<br />
Appena fuori dell’aeroporto, nell’immenso atrio della<br />
stazione di partenza dei treni per Amsterdam, prima che<br />
riuscissi a bloccarla, Priscilla si è subito liberata della parrucca,<br />
semplicemente sfilandosela, lì, davanti a tutti.<br />
– Uffa, non ne potevo più!<br />
Ho tentato di fermarla, troppo tardi. Intorno tutto<br />
sembrava normale, nessuno pareva essersi accorto di noi<br />
e della mossa avventata della mia adorata.<br />
Solo due strane coppie ci stavano osservando.<br />
Loro, gli uomini, due marinai, con tanto di maglietta<br />
a righe bianche e azzurre, pantaloni bianchi e giubbotto<br />
blu, parevano molto interessati alla mia fidanzata.<br />
Se la mangiavano con gli occhi.<br />
Nulla di strano, quindi.<br />
Cosa volete, va sempre a finire così, dove passa Priscilla<br />
si sente un rumore di cuori infranti, peggio che un diavolo<br />
della Tasmania in un negozio di cristalli!<br />
Eppure… le ragazze che li accompagnavano, due biondone<br />
vistose, di una bruttezza terrificante, vestite con il<br />
costume olandese, cuffia e zoccoloni di legno compresi,<br />
l’ammiravano a bocca aperta.<br />
Questo non era normale.<br />
Così come non erano normali le loro spalle a quattro<br />
ante, le mani da muratore, grandi come pale per la neve e<br />
i piedi numero quarantacinque!<br />
73
– Allontaniamoci, presto. Fai come ti dico e fallo alla<br />
svelta. No, niente domande adesso, Scilla, non è il momento!<br />
Siamo saltati sul vagone di testa del treno navetta per<br />
la stazione Grand Central di Amsterdam e i quattro subito<br />
dietro.<br />
Dal primo vagone siamo passati al secondo, al terzo, al<br />
quarto.<br />
Andavamo spediti, quelli erano più lenti di noi, era<br />
chiaro che le “ragazze” faticavano alquanto a camminare<br />
sugli zoccoloni di legno, ma intanto il tempo passava e le<br />
carrozze non potevano durare all’infinito.<br />
Presto ci saremmo trovati intrappolati nell’ultimo scompartimento:<br />
il bagagliaio.<br />
Nell’istante in cui mi sono trovato davanti al bagagliaio,<br />
l’ultimo vagone del treno, siamo entrati nella Central Station.<br />
Mi ci sono infilato, tenendo Priscilla per mano.<br />
Si sentivano stridere i freni, il treno si è fermato, la gente<br />
è scesa, i quattro sono piombati nel bagagliaio con le<br />
pistole spianate.<br />
– Fermi tutti, non muovete un muscolo! – ha urlato<br />
uno. Poi ha abbassato l’arma, meravigliato.<br />
Il vagone era vuoto, solo un vecchio facchino, curvo sotto<br />
il peso di un baule, che stava cercando di issare su un<br />
carrello a mano.<br />
– Ehi! Nonno hai mica visto passare due tipi, un uomo<br />
normale e una bionda coi fiocchi? – ha chiesto l’altro.<br />
– Sono passati come due razzi e sono usciti dalla porta<br />
in fondo – ho risposto io, facendo la vocetta fessa da vecchietto<br />
dei film western.<br />
Sono volati fuori.<br />
Io ho finito di sistemare il baule sul carrello e ho cominciato<br />
a spingerlo verso l’uscita, tenendo sempre d’occhio<br />
i quattro.<br />
– Come va Scilla?<br />
74<br />
– Un po’ stretta, dentro questo baule. Se ne sono andati?<br />
– Li vedo, si guardano intorno. Cercano noi, di sicuro.<br />
– Poliziotti?<br />
– Non direi davvero, non avrebbero bisogno di travestirsi<br />
da pupe e marinai. Credo che l’amico Maalander<br />
volesse organizzarci una festa di benvenuto. Ma cosa<br />
succede…??<br />
– Cosa succede PG??! Non tenermi sulle spine!<br />
– Poliziotti, a decine.<br />
– Vengono verso di noi?<br />
– Macché, sono saltati addosso ai quattro. Ragazzi, una<br />
vera rissa, se le stanno dando di santa ragione. Altro che<br />
olandesine. Quei due picchiano come muratori! Li hanno<br />
ammanettati, finalmente. Attenzione, ci passano vicino…<br />
– C’è una cosa che non capisco, viceispettore Jaspers, il<br />
Commissario Capo Van Der Kanal aveva parlato di una<br />
coppia e noi ne abbiamo arrestate due…<br />
– Se è per quello, viceispettore Zampoon, diceva anche<br />
che lei, la ragazza, doveva essere bella e vistosa! Non so se<br />
hai visto queste due!<br />
– Belle forse no, ma vistose di sicuro! Forza ragazzi, caricateli<br />
e teneteli d’occhio. Ma cos’è quella confusione laggiù,<br />
al ritiro bagagli?<br />
– Ho dato l’ordine di bloccare tutti i passeggeri con valigie<br />
strane, come aveva ordinato il Commissario – rispose<br />
orgogliosamente Zampoon – Non mi ricordavo come<br />
si chiamava quella strana bestia e allora… coccodrillo, pitone,<br />
armadillo, dromedario, ho pensato bene di bloccare<br />
tutte le valigie un po’ particolari.<br />
Erano passati.<br />
– Tutto bene Scilla, li caricano su un furgone blindato.<br />
Andati. Via libera, possiamo uscire dalla stazione. Qualcuno<br />
ci sta certamente aspettando.<br />
75
76<br />
Lan Pion sbaglia macchina<br />
e PG si trova nei guai…<br />
Lan Pion aveva noleggiato una utilitaria, grigia e anonima,<br />
per non dare nell’occhio e aspettava sul piazzale<br />
della stazione. Fu molto sorpreso vedendo un vecchio facchino<br />
estrarre da una grossa valigia la signorina Priscilla<br />
e poi trasformarsi di colpo in Philippe Gratin.<br />
– Via di corsa, amico mio, qui il terreno scotta!<br />
Ci accomodammo sui sedili posteriori, piuttosto malandati.<br />
Lan Pion, invece di mettersi alla guida, salì semplicemente<br />
sulla vettura a fianco, grigia e anonima anche<br />
quella e cercava disperatamente di metterla in moto. Senza<br />
riuscirci, naturalmente.<br />
Gran brutta cosa la miopia, unita allo strabismo più<br />
spettacolare che io conosca!<br />
Questo mi ricordò che non mi ero ancora sfilato gli occhiali<br />
del mio travestimento precedente. Stavo per chiamarlo,<br />
quando due tizi si infilarono nella nostra macchina,<br />
uno con una faccia da gangster da far paura, si mise al<br />
volante, l’altro, elegante e sorridente, ci puntò un grosso<br />
revolver in faccia.<br />
Ebbi modo di ammirare il prezioso orologio d’oro tempestato<br />
di brillanti sulla cassa e un anello con un diamante grosso<br />
come una pallina da golf, che mandava lampi accecanti.<br />
77
Priscilla era talmente incantata dai bagliori della pietra<br />
al punto da non mostrare nessun timore per quello che<br />
stava accadendo.<br />
– Benvenuti ad Amsterdam signor Gratin e signorina<br />
Priscilla, voi non mi conoscete, ma io conosco voi. Sapevo<br />
che i miei ragazzi non vi avrebbero preso, perciò mi sono<br />
voluto scomodare di persona. È proprio vero, chi fa da sé<br />
fa per tre! Partiamo. Ma prima abbiate la cortesia di infilarvi<br />
questi cappucci, meglio essere prudenti con un tipo<br />
furbo come voi. Ecco, così va bene. Monsieur Profiterol vi<br />
manda i suoi saluti. Mi ha parlato molto di voi. Strano,<br />
mi ero fatto un’idea diversa di voi, non vi facevo tipo da<br />
occhiali. Più che un ladro d’arte sembrate un collezionista<br />
di francobolli, ah! ah! ah!<br />
– Capo, non c’è la chiave nel cluscotto!<br />
– Tranquillo! Ehi, signor Cinese, sì dico a voi, sono qui,<br />
perché guardate di là, qui vi dico, volete molto cortesemente<br />
prestarci le chiavi della macchina un momento?<br />
Grazie e arrivederci.<br />
Sentii il motore della vetturetta avviarsi rumorosamente<br />
e fummo in viaggio per una destinazione ignota.<br />
Immerso nel buio del cappuccio, tenevo la mano di<br />
Priscilla per tranquillizzarla e nello stesso tempo dovevo<br />
pensare, pensare in fretta e bene, concentrarmi al massimo<br />
sulla strada che stavamo percorrendo.<br />
Anche se non potevo vedere, informazioni preziose mi<br />
giungevano da ogni parte ed io le catalogavo attentamente.<br />
78<br />
… ma se la cava con l’aiuto<br />
della tecnologia più moderna<br />
Scendemmo dalla macchina, camminammo per un lungo<br />
tratto all’aperto, poi un corridoio, poi molte scale in<br />
discesa, col rischio di romperci l’osso del collo, io davanti,<br />
Priscilla dietro, con una mano sulla mia spalla.<br />
– Tranquilla tesoro, non ci accadrà nulla di male!<br />
– Dia retta al suo Philippe, signorina, statevene tranquilli<br />
dove vi portiamo, solo un paio di giorni, e tutto<br />
andrà bene. Almeno per me!<br />
Altre scale da scendere e poi ci fermammo.<br />
Una porta cigolò e si aprì. Una porta massiccia e blindata.<br />
Odore di chiuso, muffa, umidità e formaggio stantio.<br />
Provai un brivido.<br />
– Vi lasciamo amici. E vi togliamo pure i cappucci, tanto<br />
non c’è nulla da vedere qui. Naturalmente dobbiamo legarvi,<br />
così, per precauzione. Non troppo stretto con la signorina,<br />
la bellezza va sempre privilegiata! Addio, verranno<br />
a liberarvi presto. Intanto fate i bravi e pensate a cosa racconterete<br />
alla Polizia quando vi arresterà per aver rubato opere<br />
d’arte e diamanti. Tu resta fuori, di guardia, altri due li<br />
voglio nel cortile e altri due all’ingresso. Occhi aperti!<br />
La porta si chiuse, sentii lo scatto della serratura.<br />
Eravamo prigionieri, mi guardai attorno, lo stanzone<br />
si trovava sotto il livello del cortile e prendeva luce da una<br />
79
finestrella troppo alta, chiusa da una grata di ferro. Impossibile<br />
arrivarci, ma il mio cervello aveva già elaborato<br />
una strategia di fuga audace quanto micidiale. Per prima<br />
cosa bisognava liberarsi della cordina che ci serrava le mani<br />
dietro la schiena.<br />
– Scilla tesoro, adesso ho bisogno di te, di tutta la tua<br />
forza e astuzia – mi inginocchiai davanti a lei. – Toglimi<br />
gli occhiali. Perfetto. Buttali a terra!<br />
Li calpestai riducendo le lenti a schegge di cristallo.<br />
Raccolsi la più tagliente.<br />
Schiena contro schiena, attento a non scalfire la pelle<br />
delicata dei polsi della mia amata. In pochi minuti avevo<br />
liberato Scilla dai legacci.<br />
Altrettanto fece lei con me.<br />
Ci abbracciammo, lei ritrovò la parola.<br />
– Philippe, amore mio, mio eroe! Chi era quell’odioso<br />
riccastro? Dove siamo? Come usciremo di qui? Dove trovo<br />
una toilette?<br />
– Cara, ho un piano, ma ho bisogno di un po’ di silenzio<br />
per riordinare le idee.<br />
Mi concentrai con tutte le capacità che possedevo, i<br />
sensi tesi allo spasimo. Inspirai profondamente: odore di<br />
spezie, baccalà, un fondo di… di… vaniglia e di… zafferano!!<br />
I magazzini generali della Compagnia delle Indie di<br />
Mezzo, gli unici ad avere la concessione per l’importazione<br />
di vaniglia e zafferano nella stagione estiva.<br />
Mi concentrai di nuovo, stavolta sui rumori.<br />
Veramente sembrava di essere immersi nel più assoluto<br />
silenzio. Eppure… una campanella suonava le ore: un<br />
rintocco solo.<br />
Era l’una, il viaggio era stato breve, tenuto conto del<br />
traffico, un paio di chilometri forse.<br />
Partiti, avevamo svoltato a destra del piazzale della sta-<br />
80<br />
zione, attraversato due ponti e poi un lungo tratto a senso<br />
unico, la macchina non aveva incrociato nessun’altra<br />
vettura in quell’ora di punta. Poi ci avevano fatto scendere,<br />
attraversare un grande cortile, poco lontano giungevano<br />
i rumori di bambini che giocavano, non era ora di<br />
ricreazione per le scuole, un parco, dunque; avevo anche<br />
udito il fischio di un treno che passava vicino.<br />
Ed ora questo campanile che batteva l’una.<br />
– Ci sono Priscilla. So dove siamo!<br />
– Anch’io lo so: siamo prigionieri in un magazzino della<br />
Compagnia delle Indie di Mezzo, in Prince Hendrikestrasse,<br />
n° 128/b.<br />
Devo avere preso un’espressione di assoluto, idiota<br />
stupore, perché lei è scoppiata a ridere, felice come una<br />
bambina.<br />
– Ma Scilla, come diavolo…<br />
Con uno sguardo furbissimo mi ha mostrato un biglietto:<br />
una bolletta di accompagnamento merci.<br />
– L’ho trovata sotto una di quelle casse vuote. Probabilmente<br />
è sfuggita alla loro attenzione. Bene e adesso che<br />
si fa? Chi ci verrà a liberare? Come avviseremo i nostri<br />
amici? Ci sarà una toilette fuori di qui?<br />
Era il momento delle decisioni fondamentali, dalle quali<br />
dipendeva la nostra vita.<br />
Con due dita estrassi delicatamente il cellulare dal taschino<br />
della giacca, controllai che ci fosse campo, una<br />
tacca bastava, e composi un numero.<br />
Ora bisognava solo aspettare.<br />
Non passò molto tempo.<br />
Dapprima si udì un rumore lontano, il motore di un<br />
autocarro che spinto al massimo, si avvicinava sempre più,<br />
poi uno schianto terrificante, come di un cancello divelto,<br />
uno stridere di freni, gente che correva, rumore di cazzotti<br />
e mascelle in frantumi, gemiti.<br />
81
Silenzio.<br />
Una porta scardinata, passi che scendono le scale a precipizio.<br />
Un’altra porta scardinata, altri passi.<br />
Un urlo di raccapriccio, colpi di pistola a raffica. La porta<br />
blindata si spalanca.<br />
Non sono gli amici della banda, è il brutto ceffo che<br />
guidava la macchina e che era rimasto di guardia fuori della<br />
cella. Ha un’aria terrorizzata.<br />
Richiude la porta a chiave e se potesse se la mangerebbe.<br />
Brandisce la pistola, ancora fumante.<br />
– Aiuto, i topi! Ci sono dei topi enormi, grossi come<br />
cani, sono orrendi, gli ho scaricato addosso la pistola e<br />
quelli ridevano, aiutatemi vi prego!<br />
È veramente terrorizzato. Mi avvicino a lui, gli tolgo<br />
la pistola di mano, mi faccio consegnare la chiave.<br />
– Tu resta qui, al sicuro, ci pensiamo noi ai topi.<br />
82<br />
PG prende in mano la situazione<br />
Fuori nel cortile ci aspettavano Forzarmati e Lucien Luciern.<br />
Anche Lan Pion. Era arrivato con un risciò a pedali,<br />
prestatogli da uno dei cugini.<br />
Ci fece accomodare.<br />
– Niente macchina questa volta. Ci si confonde. Non<br />
esistono ad Amsteldam due lisciò uguali!<br />
Lucien Luciern fischiò per richiamare i suoi bernesi che<br />
arrivarono di corsa e saltarono sul cassone dell’autocarro.<br />
Forzarmati si mise alla guida.<br />
– Noi andiamo Capo, ci si vede al circo.<br />
Lan Pion si mise ai pedali.<br />
Priscilla era incantata.<br />
– Che cosa romantica, Philippe, sembra di essere a<br />
Shanghai!<br />
Il traffico era scorrevole, in pochi minuti giunsero al Vondel-park,<br />
dove da lontano si annunciava il maestoso tendone<br />
del Circo Gondrano, a strisce biancorosseazzurre.<br />
– I bambini? – chiese per prima cosa Priscilla.<br />
– Nessun ploblema, gentilissima signolina. Sono a<br />
scuola adesso. Comunque stanno benone. Ci siamo dati<br />
il cambio, Nicolao ed io come baby-sittel.<br />
Entrarono nel recinto del circo, costeggiarono il serraglio<br />
delle gabbie con gli animali, arrivarono davanti al car-<br />
83
ozzone che annunciava la meraviglia dei topi ammaestrati.<br />
Scesero. Lan Pion fece strada e li introdusse direttamente<br />
nella gabbia dei gorilla.<br />
– Ooops, chiedo umilmente scusa. Sbagliato dilessione!<br />
Alla fine, dopo un altro paio di tentativi arrivarono alla<br />
porta giusta.<br />
Bussarono. Entrarono. All’interno l’enorme roulotte si<br />
presentava come un vero e proprio appartamento.<br />
Gli altri della banda lo aspettavano. Non ci fu bisogno<br />
di molti convenevoli.<br />
Una stretta di mano bastava fra veri amici.<br />
– Veniamo subito al punto, ragazzi. Innanzitutto devo<br />
farvi i miei complimenti. Sapevo di poter contare su di voi<br />
e non mi avete deluso.<br />
Facce contente, luccichio di occhi, espressioni felici e<br />
un poco imbarazzate, come di chi non è abituato a sentirsi<br />
dire bravo troppo spesso.<br />
– Adesso tiriamo un poco le somme. Punto primo: chi<br />
ha organizzato entrambi i colpi?<br />
– Facile, Capo! Il sudafricano della malora, quel Maalander…<br />
– rispose subito Forzarmati e se ne andò di là a<br />
frugare nel frigorifero.<br />
– Bene. Punto secondo: perché due furti così clamorosi?<br />
Di solito se ne fa uno e poi si sta tranquilli, aspettando<br />
che il clamore passi. Poi, magari se ne fa un secondo.<br />
Questo cosa significa? E soprattutto cosa ci ricorda?<br />
– Ci sono, molto onolevole Capo! Come dice il saggio<br />
cinese, fai colpo di tosse pel coplile scoleggina. È successo<br />
a Paligi, con Eiffel di tutti i cololi, pel poltale via Van Gogh!<br />
Beh! Era sorprendente. I ragazzi avevano il cervello<br />
pronto e oliato, scattante come il motore di una Ferrari.<br />
– E allora cosa succederà adesso?<br />
Hivanò Scartezzini non ebbe dubbi.<br />
– Che mollerà una delle due prede, butterà un osso al-<br />
84<br />
la Polizia, tanto per distrarla e terrà per sé il boccone più<br />
sostanzioso. Ora il problema è…<br />
– Cosa conta di più per lui: il Rembrandt o i diamanti?<br />
– concluse Lucien Luciern tra l’approvazione di tutti.<br />
– La tua amica, la signorina Clarissa cosa ne pensa, da<br />
buona olandesina? – chiese PG rivolgendosi ad Atomix.<br />
La faccia dello scienziato avvampò, era più rossa della<br />
sua testa.<br />
Confuso, inciampando sulle parole, Atomix balbettò:<br />
– Certo, il Rembrandt è una perdita gravissima… un<br />
lutto nazionale… la Regina è rimasta molto colpita… se<br />
dovesse essere trovato in tempo per l’inaugurazione della<br />
mostra… sarebbe fantastico, altrimenti sarà una tragedia!<br />
– Tutto il resto passerebbe in secondo piano. E per qualche<br />
tempo i controlli di Polizia sarebbero molto meno severi.<br />
E intanto i gioielli prendono il volo.<br />
Gratin aveva solo mormorato, ma tutti lo sentirono<br />
perfettamente.<br />
– Accidenti, adesso vado là, gli faccio a pezzi la barca,<br />
gli do un sacco di legnate, recupero il quadro, lo riporto<br />
alla Regina e così non hanno più niente da usare come specchio<br />
per le allodole… e i diamanti non volano più via…<br />
Forzarmati si era andato perdendo nel labirinto delle sue<br />
stesse parole. Stette zitto, guardandosi intorno imbronciato.<br />
– Prima di muoverci dobbiamo sapere dove sono i diamanti:<br />
non devono lasciare il Paese. Ora, quando la Polizia<br />
verrà avvertita da qualcuno che ben conosco della presenza<br />
del quadro sulla chiatta, cosa farà subito? Circonderà la<br />
zona ed allontanerà tutte le altre imbarcazioni, per poter<br />
procedere in tutta sicurezza alla perquisizione e al recupero.<br />
Giusto? E che succederà? Che tutte le chiatte vicine…<br />
– Prenderanno il largo, compresa quella dove sono nascosti<br />
i diamanti! – conclusero tutti insieme.<br />
– Bravi! A questo punto ascoltate cosa si deve fare…<br />
85
Gradite una fetta di gruviera?<br />
Monsieur Profiterol, con un’espressione lievemente<br />
disgustata, accostò al naso un fazzoletto imbevuto di essenza<br />
di violetta.<br />
In effetti, l’odore di formaggio proveniente da sottocoperta<br />
era formidabile, da far girare la testa.<br />
– Siamo spiacenti, Conte, ma questo è il sistema migliore<br />
per andarcene con i diamanti. E per intascare i soldi delle<br />
assicurazioni. Ancora qualche giorno per sistemare alcuni<br />
dettagli.<br />
– Ma i diamanti? Dove sono finiti?<br />
Rudolph Maalander aprì la botola che dava sul pozzetto,<br />
scese e tornò su recando una mezza forma di gruviera.<br />
La depositò delicatamente sul tavolo.<br />
Il Conte di Saint Honoré strinse più forte il fazzoletto<br />
profumato alle narici.<br />
– Gradite una fetta di gruviera? Pare sia formidabile<br />
come spuntino, accompagnato da un bicchiere di vino rosso<br />
di quelli robusti!<br />
– Col vostro permesso, andrei di sopra a vomitare – e<br />
il nobiluomo salì di corsa la scaletta che portava al ponte<br />
della chiatta.<br />
– No, grazie!<br />
– Odio il gruviera!<br />
– Che peccato. Perché, vedete, questo è il formaggio<br />
più prezioso del mondo. Ogni forma vale una fortuna.<br />
Aprì il cassetto del tavolo, estrasse un coltello lungo e<br />
affilato. Tagliò una fetta larga quattro dita, lasciandola cadere<br />
sul ripiano.<br />
Dal viso dei suoi ospiti l’espressione disgustata si cancellò<br />
di colpo. Adesso erano stupefatti, tutti in egual<br />
misura.<br />
Dalle profondità dei buchi del formaggio uscivano riflessi<br />
chiari, bagliori, scintillii come di ghiaccio, lampi di<br />
luce purissima.<br />
Così dovevano essere le grotte dove si nascondeva il tesoro<br />
scoperto da Ali Babà, così le favolose miniere di re<br />
Salomone. L’interno della forma di gruviera era uno scrigno<br />
prezioso, i buchi del formaggio erano stati riempiti<br />
di diamanti.<br />
Il Conte stava scendendo la scaletta ripida.<br />
Si arrestò abbagliato dai riflessi: – Superbo!<br />
– Incredibile!<br />
– Geniale!<br />
– Grazie amici miei, mi sento finalmente degno dei<br />
miei avi, i primi, grandi Maalander! Ora, quando lei, signor<br />
Conte farà ritrovare la tela sulla chiatta qui vicino,<br />
non solo apparirà come un eroe, il salvatore dell’onore della<br />
nazione. Non solo avrà riconoscimenti e fama e inviti<br />
a corte. Permetterà pure a noi di salpare l’ancora verso le<br />
isole Frisone, dove ci attende una nave vera, della mia<br />
compagnia mineraria, che ci porterà al sicuro con tutti i<br />
diamanti.<br />
– Cosa se ne farà? – chiese l’antiquario.<br />
– Li riporto in Sud Africa. Qui aspetto di incassare il<br />
premio assicurativo e poi fingo di averli appena estratti dalle<br />
mie miniere e li rimetto sul mercato. Semplice e pulito!<br />
In effetti non restava che ammirarlo.<br />
86 87
88<br />
Il miliardario raccolse la gruviera, scese la scaletta e la<br />
rimise con il resto del carico, stando attento a nasconderla<br />
sotto altre forme intere, in modo che non si vedesse il<br />
luccichìo dei brillanti.<br />
Risalì. Raccolse la fetta larga quattro dita che era rimasta<br />
sul tavolo: – Nessuno ne vuole?<br />
Nessuno.<br />
La fetta volò fuori bordo attraverso l’oblò.<br />
Il Conte di Saint Honoré seguì con la coda dell’occhio<br />
la traiettoria.<br />
89
La chiatta è assediata da bestiacce<br />
Jerome navigava su e giù nei pressi della chiatta carica<br />
del formaggio più prezioso del mondo. Dapprima credeva<br />
di avere le visioni. Poi aveva dovuto convincersi che il<br />
tipo elegante salito a bordo con gli altre tre era proprio il<br />
suo vecchio padrone, Monsieur Profiterol.<br />
Incuriosito aspettava di vedere cosa sarebbe successo.<br />
Nuotava senza fretta quando vide volare qualcosa dall’oblò<br />
della barca. Diede un colpo di pinna, si sollevò a<br />
mezz’aria, pronto ad ingoiare la cosa, qualunque fosse. Cosa<br />
diavolo!? Fu un attimo. Qualcuno dal pontile gli era<br />
saltato sul naso, aveva afferrato al volo l’oggetto, era rimbalzato<br />
sulle tavole di legno e ora lo fissava con due occhi<br />
rossi e beffardi. Un topo, uno di quei topi aprì la bocca e<br />
ingoiò la fetta di gruviera, lasciandolo digiuno.<br />
Il Conte di Saint Honoré aveva seguito con la coda dell’occhio<br />
la traiettoria del formaggio.<br />
Vide con gioia il suo squalo issarsi fuori dell’acqua a<br />
fauci spalancate. Poi vide il topo balzare dalle tavole del<br />
molo sul muso di Jerome, sottrargli il formaggio, rimbalzare<br />
sul pontile, ingollare la preda e allontanarsi con<br />
aria soddisfatta, mentre lo squalo affondava. Seguì con lo<br />
sguardo il grosso ratto. La bestia si infilò tra due cassonetti<br />
delle immondizie e restò ferma, aspettando. Arrivò<br />
un tizio che prese ad accarezzarlo sulla testa ispida.<br />
Il Conte rabbrividì. L’animale partì di scatto, arrivò alla<br />
passerella che portava alla loro chiatta, poi tornò indietro.<br />
Ripeté il gesto altre due volte. Poi lui e l’uomo si allontanarono.<br />
A questo punto il Conte ebbe uno scatto di<br />
nervi, i baffetti gli tremavano visibilmente.<br />
– Ancora loro, quelle bestiacce!<br />
– Prego, signor Conte?<br />
– Quei topi, dico! I topi di Gratin, cioè non proprio i<br />
suoi, quelli del suo amico!<br />
– …???…<br />
– Ma sì, il loro capo ha appena soffiato il boccone al mio<br />
squalo!<br />
– Si metta seduto, signor Conte, forse l’odore del formaggio<br />
la fa delirare…<br />
Sedette sospirando: – Avete ragione, è una lunga storia.<br />
Meglio cominciare dall’inizio. Anni fa il mio caro e<br />
nobile amico Lord Palmerston…<br />
Mezz’ora dopo i tre soci del nobile francese si resero<br />
conto che le cose andavano complicandosi.<br />
– Dobbiamo liberarci dei topi, signor Maalander e dobbiamo<br />
farlo alla svelta!<br />
Il miliardario camminò un poco avanti e indietro. Si<br />
fermò di botto, schioccando le dita: – Forse ho quello che<br />
serve. Sempre se in tutti questi anni non sia andato in<br />
malora…<br />
– …????…<br />
– Tranquilli. Tanto per cominciare cambieremo l’intestazione<br />
della chiatta dove verrà trovata la tela rubata e<br />
qualcuno avrà una brutta sorpresa. Quanto ai topi… Posso<br />
invitarvi ad un pic-nic in campagna?<br />
90 91
Hieronimus Menkel non dorme più<br />
Christian Delerne, alias Jannis Katafis, alias un sacco<br />
di altre cose era preoccupato.<br />
Nean Der Thaal era molto preoccupato.<br />
Monsieur Profiterol appariva perlomeno nervoso.<br />
Rudolph Maalander, invece, non mostrava segni di<br />
tensione. Pareva un giocatore di poker incallito, che non<br />
lascia mai trasparire i sentimenti che gli ispirano le carte<br />
che tiene in mano.<br />
– Insomma, abbiamo Gratin alle costole, la sua banda<br />
ci sta mettendo i bastoni tra le ruote, la Polizia è dappertutto<br />
e lei ci porta a fare un pic-nic!<br />
Il consulente della Real Casa era esasperato.<br />
– Sto rischiando moltissimo, la Polizia sa che sono in<br />
città, ho già bruciato tre diverse identità, sono a corto di<br />
passaporti falsi – rincarò la dose l’abile ladro e falsario dalla<br />
incerta nazionalità.<br />
– Inoltre ogni pic-nic che si rispetti vuole tartine al caviale,<br />
salmone, champagne. Mica possiamo pasteggiare a<br />
pane e formaggio! – si lamentava il Conte di Saint Honoré.<br />
Per tutta risposta Maalander accelerò.<br />
La maestosa berlina filava senza rumore attraverso i campi<br />
multicolori di papaveri. Qualche mulino a vento ruotava<br />
pigramente le pale.<br />
Scavalcarono diversi canali, incrociando solo rare biciclette.<br />
Svoltarono in un viottolo, salirono su un vecchio<br />
argine di contenimento delle acque.<br />
Oltre si stendevano a perdita d’occhio campi coltivati<br />
e serre di fiori.<br />
Scesero e camminarono seguendo il miliardario.<br />
Si arrestarono davanti ad una grande croce di pietra grigia.<br />
La lapide scritta in latino, posta alla base era corrosa<br />
e coperta di licheni.<br />
– Nean, lei che è antiquario saprà certamente tradurci<br />
questa scritta – esclamò in modo un poco canzonatorio<br />
Maalander.<br />
Un poco piccato e già nervoso di suo, l’esperto si chinò<br />
di malavoglia e cominciò a sillabare: – A DIFESA DELLE<br />
TERRE STRAPPATE AL MARE DAL LAVORO DELLA POPOLAZIO-<br />
NE DI HAMELIN. NELL’ANNO DEL SIGNORE 1656 – Non era<br />
poi così difficile.<br />
– Qui sotto un tempo battevano le onde del mare. Poi<br />
nuove terre furono tolte al mare e diventarono campi fertili<br />
e fonte di ricchezza. Quanta fatica! E quante leggende!<br />
I pattini d’argento, Il piccolo eroe che col dito nella<br />
crepa della diga ferma le acque, Il Pifferaio di Hamelin…<br />
– Scusi, ma che c’entrano adesso le leggende! Qui stiamo<br />
perdendo tempo! – esplose Nean Der Thaal.<br />
Bisogna dire che a volte l’antiquario era una persona<br />
davvero sgradevole.<br />
– Un poco di pazienza e capirete. Come sapete la mia famiglia<br />
era olandese, originaria di Hamelin. Anzi, posso dire<br />
che gran parte della città era nostra, prima che certe questioni<br />
di soldi e certificati commerciali falsi costringessero il<br />
mio trisnonno a partire precipitosamente per l’America. Poi<br />
il mio bisnonno Bosel emigrò per sempre in Sud Africa.<br />
Scesero l’argine e lo costeggiarono per un pezzo.<br />
Maalander scrutava con attenzione il ciglio coperto<br />
92 93
d’erbe e di muschio. Si fermò.<br />
I suoi accompagnatori si avvicinarono incuriositi.<br />
– Ci siamo! Attenzione!<br />
Sotto il muschio verde, si intravedeva qualcosa: un pezzo<br />
di muro in pietra. Maalander strappò via con le mani<br />
le zolle, incitando gli altri a fare altrettanto.<br />
In poco tempo una superficie di qualche metro quadro<br />
di muro fu messa a nudo.<br />
– Incredibile. Ma cos’è?!?<br />
– Sembra un muro. Ma è una camera da letto.<br />
– ???? –<br />
– Una grande camera da letto per una moltitudine di<br />
gente.<br />
– ???? –<br />
– Non indovinerete mai. Guardate!<br />
Passò la mano sulle pietre, si fermò su una più scura<br />
delle altre, rossastra.<br />
– La pietra rossa, la porta magica! – mormorò appena.<br />
Infilò le dita in una fessura poco più larga delle altre e tirò<br />
con tutte le forze.<br />
Nulla.<br />
Si fece indietro. Lentamente, millimetro dopo millimetro<br />
una parte del muro si stava muovendo, un’apertura<br />
si spalancava davanti a loro, in una pioggia di polvere<br />
e muschi seccati. Un corridoio.<br />
Maalander estrasse una torcia ed entrò deciso.<br />
I tre lo seguirono molto da vicino.<br />
Il fascio di luce illuminò una stanza completamente velata<br />
di ragnatele antichissime.<br />
Al centro un letto. Nel letto un vecchio, dalla lunghissima<br />
barba bianca, vestito di uno strano abito verde.<br />
– Signori, vi presento Hieronimus Menkel, meglio conosciuto<br />
come il Pifferaio Magico. Colui che ci libererà<br />
dai topi maledetti!<br />
94<br />
Tutti ai loro posti!<br />
– È proprio la chiatta vicina a quella dove sta nascosto<br />
il Rembrandt! I diamanti sono nascosti lì e aspettano solo<br />
di essere portati via.<br />
Lucien Luciern era tornato di corsa dal suo turno di<br />
sorveglianza.<br />
PG raccolse l’informazione con l’aria di chi sa. Alla fine<br />
tutto andava al suo posto.<br />
Alzò il ricevitore del telefono, compose un numero.<br />
– Pronto, siete voi Otto? Posso invitarvi al circo? Questa<br />
sera, alle undici. Perfetto, vi aspetto. Ah, un’ultima cosa: sbaglio<br />
o il governo ha promesso una grossa somma a chi farà recuperare<br />
la tela? Quanto? Accidenti, bella cifra! A stasera.<br />
Altro numero.<br />
– Le Assicurazioni Tulip? Aloisius Beck per favore. È<br />
importante. Buongiorno signor Beck. A quanto ammonta<br />
il premio per chi aiuta a recuperare i diamanti rubati<br />
alla Maalander & Figli? Però, una bella cifra. La ringrazio,<br />
ci risentiremo presto. No, non ha importanza chi sono.<br />
Importante è quello che potrò fare per voi e che voi farete<br />
per me. A presto.<br />
E chiuse la comunicazione.<br />
Il circo era immerso nel silenzio.<br />
95
Dormivano gli animali nelle loro gabbie, dopo un pasto<br />
abbondante.<br />
Dormivano gli artisti del circo, gli acrobati, i domatori,<br />
i pagliacci.<br />
Solo una luce era rimasta accesa nel carrozzone dei topi<br />
giocolieri.<br />
A dire il vero anche i topi russavano saporitamente.<br />
Accomodàti su morbidi divani, la banda di PG, Priscilla<br />
la sua fidanzata e il signor Otto Wafer ascoltavano con tutta<br />
l’attenzione possibile quanto il Capo andava dicendo.<br />
– Tutto dovrà avvenire con precisione assoluta. Niente<br />
mosse avventate. È vero che sappiamo tutto, ma non<br />
possiamo fare molto. Potrebbero distruggere la Ronda di<br />
notte solo per vendicarsi o per creare un diversivo alla loro<br />
fuga con i diamanti.<br />
Il povero Otto Wafer ebbe un brivido di orrore. Si asciugò<br />
la fronte imperlata di sudore.<br />
Philippe gli mise una mano sulla spalla.<br />
– Non dovete temere, quel Rembrandt conta molto anche<br />
per me. Lucien!<br />
– Dimmi, Philippe.<br />
– Tu e i tuoi animali al Molo Est, non dovete più perdere<br />
di vista la chiatta col formaggio. Non deve salpare<br />
per nessun motivo. Chiaro?<br />
– Consideralo fatto!<br />
– Nicolao!<br />
– Agli ordini, Capo!<br />
– Tieni d’occhio la chiatta con il dipinto. Nulla che assomigli<br />
lontanamente ad un tappeto deve entrare o uscire<br />
di là. Se dovesse servire ti autorizzo ad usare la forza!<br />
– Grazie Capo!<br />
– Tu Atomix continua a fare la corte alla segretaria dell’antiquario<br />
e guardati in giro…<br />
– Posso portarla a cena? Magari stasera stessa? – azzar-<br />
96<br />
dò lo scienziato, avvampando ancora come una fornace.<br />
– Se è per il bene dell’inchiesta… – concesse ridendo<br />
Philippe.<br />
Atomix uscì di corsa.<br />
– Lan Pion, vecchio mio, per te ho un incarico particolarmente<br />
delicato. Chiedi ai tuoi ottocento onorevoli<br />
cugini di mettere in giro la voce che qualcuno si vanta di<br />
avere già in tasca la ricompensa per il recupero dei quadri<br />
e dei diamanti. Abbiamo finito, siete liberi. Hivanò<br />
e Nicolao, voi restate ho qualcosa da dirvi.<br />
Uscirono.<br />
Rimasero Philippe, Priscilla, Hivanò e Nicolao.<br />
Philippe estrasse dalla tasca della giacca un paio di guanti<br />
gialli e se li infilò con solennità.<br />
– Questa notte andiamo a fare un giretto in uno dei rifugi<br />
segreti di Maalander, proprio dietro il Museo di Stato.<br />
– Ma tu come fai a conoscerlo?<br />
– Quando dico segreto, intendo per gli altri, non per me.<br />
Per me non ci sono segreti! È un vecchio rifugio antiaereo,<br />
usato durante l’ultima guerra. E sapete quale opera, fra le<br />
tante, veniva tenuta al riparo dai bombardamenti?<br />
– …????…<br />
– La Ronda di notte! Adesso il sudafricano tiene lì nascoste<br />
opere d’arte rubate per conto suo in Europa negli<br />
ultimi mesi da Christian Delerne, alias mille altri nomi.<br />
Dobbiamo prelevare una cosetta.<br />
– Fantastico Capo, come ai bei tempi. Che cosa?…<br />
– Una tela. Diciamo una robetta di otto metri per cinque.<br />
97
Il vecchio Pifferaio slacciò la chiusura di una sacca lunga<br />
e stretta. Dentro stavano due ammuffiti pezzi di legno.<br />
Li pulì con cura.<br />
Ora si capiva. Erano le due parti di un piffero. L’aspetto<br />
lucido e il colore giallastro dimostravano che dovevano<br />
essere d’avorio.<br />
Con le mani un poco tremanti li innestò uno sull’altro.<br />
Controllò l’imboccatura, la appoggiò alle labbra e soffiò.<br />
Terribile. Uno stridìo come di mille gessi che rigano una<br />
lavagna.<br />
Maalander e i suoi soci si tapparono le orecchie con le<br />
mani.<br />
– Scusate, c’è qualcosa che non va…<br />
– Magari se lo infili dritto, da poter mettere le dita sui<br />
buchi…!<br />
Il Pifferaio avvicinò lo strumento agli occhi e si accorse<br />
che la parte forata era finita sotto, invece che sopra.<br />
– Un momento per favore.<br />
Frugò nella sacca di cuoio consumato e bisunto.<br />
Estrasse un paio di lenti tenute assieme da un’intelaiatura<br />
di ferro e da pezzi di corda. Li mise. Sistemò lo<br />
strumento.<br />
– Adesso va bene.<br />
98<br />
Maldestri tentativi<br />
del Pifferaio imbranato<br />
– Lo spero tanto, abbiamo poco tempo, la banda di Gratin<br />
e le sue bestiacce ci stanno addosso!<br />
– Andiamo.<br />
Uscirono. Camminarono fino al Porto Vecchio, da dove<br />
partivano i raggi di decine di canali che si addentravano<br />
nella città.<br />
Il vecchio suonatore cominciò a suonare.<br />
Rimasero senza fiato.<br />
Una melodia lenta e dolcissima si andava spargendo intorno,<br />
si allargava e rotolava sulle banchine del porto, lungo<br />
i muraglioni delle dighe e dei canali, correva lontano<br />
come spinta da un vento invisibile. Giungeva ovunque.<br />
Cominciarono ad arrivare quasi subito. Prima timidamente,<br />
a gruppi di due o tre, poi a frotte, a mucchi.<br />
– Cosa diavolo succede? – la voce di Maalander e un’esplosione<br />
di versi insoliti riscossero il Pifferaio, perso nella<br />
sua stessa musica.<br />
Gatti.<br />
Una marea di gatti d’ogni razza, colore e religione. Inseguiti<br />
da un’altrettanto immensa moltitudine di massaie,<br />
pensionati vecchiette, bambini che cercavano di trattenerli,<br />
li chiamavano, piangevano, mostravano loro biscottini<br />
e prelibatezze per cercare di convincerli a tornare a casa.<br />
Qualche animale già stava ritto sull’argine del canale,<br />
pericolosamente in bilico, pronto ad annegarsi.<br />
– Si fermi, diamine! Non sono i gatti che voglio morti!<br />
La musica cessò di colpo. L’incanto pure. Quando riuscirono<br />
a districarsi dalla confusione, graffiati, contusi e<br />
ammaccati, l’anziano suonatore mormorò: – Devo essere<br />
un po’arrugginito. Adesso ci riprovo.<br />
– Domani ci riprovi. Adesso tagliamo la corda, abbiamo<br />
già dato abbastanza nell’occhio per oggi. Ognuno per<br />
il suo percorso segreto, ci ritroviamo a casa mia.<br />
99
100<br />
Atomix si diverte, PG lavora sodo<br />
Il Dragone d’oro, uno degli ottocento ristoranti cinesi<br />
gestiti dai cugini di Lan Pion ad Amsterdam, è aperto tutta<br />
la notte. In un angolino riservato, dietro un paravento<br />
di carta splendidamente illustrato, una coppia dalla capigliatura<br />
incendiata e dall’aria vagamente impacciata era<br />
alle prese con una miriade di piatti, piattini, assaggini e<br />
salse multicolori.<br />
All’inizio Gerardo Atomix era molto nervoso.<br />
Il primo appuntamento della sua vita! Quasi nascosto<br />
dietro un enorme mazzo di tulipani rossi, si era trovato<br />
davanti Clarissa, vestita di verde, e gli era parsa subito bellissima.<br />
Adesso erano lì che si sfioravano le mani, si guardavano<br />
negli occhi e non sapevano che fare.<br />
– Come sei elegante! – mormorò lui.<br />
– Anche tu – sussurrò lei, arrossendo.<br />
– Bella la tua acconciatura a forma di tronco di cono!<br />
– Anche la tua ad eruzione vulcanica – rispose lei.<br />
– Queste lenti da miope che hai, ti fanno gli occhi ancora<br />
più grandi e più verdi! – si lanciò lui.<br />
– Mai grandi come i tuoi, sembrano due CD.<br />
Silenzio. Atomix cercò nella memoria qualche parola<br />
galante, una frase che esprimesse lo strano calore che sentiva<br />
vicino a lei.<br />
101
– Clarissa…<br />
– Sì, Gerardino?<br />
– Ecco io volevo dire che… questa sera… per me… per<br />
noi… è qualcosa di perfetto… come la somma dei cateti<br />
rispetto all’ipotenusa… come un fattore espresso all’ennesima<br />
potenza… tu… noi stiamo bene insieme… siamo<br />
come due particelle di idrogeno e una di ossigeno… fuse<br />
insieme… insomma…<br />
Lei si sollevò dalla panca rasoterra dove stava seduta e<br />
con il gesto più semplice del mondo gli chiuse la bocca<br />
con un bacio.<br />
Hivanò Scartezzini frugava il buio con i suoi occhi da<br />
faina. Nessuno. Fece un breve fischio. Gli rispose un fischio.<br />
Si avvicinò al cancello di una palazzina nascosta da<br />
una fitta siepe. Era aperto.<br />
Entrò, percorse pochi passi. La prima cosa che notò furono<br />
i guanti d’un giallo squillante, poi intravide PG.<br />
– L’allarme all’ingresso?<br />
– Neutralizzato – rispose PG.<br />
– La porta blindata?<br />
– Aperta come un uovo di Pasqua.<br />
– Le cellule fotoelettriche e termosensibili?<br />
– Accecate e rese innocue.<br />
– I due guardiani che incrociavano qui davanti? Quelli<br />
sono davvero grossi!<br />
– Hanno avuto una discussione con un finto ubriaco e<br />
adesso dormono come angioletti.<br />
Dall’ombra uscì Nicolao Forzarmati con l’espressione<br />
di uno che si è appena divertito un sacco.<br />
– Sbrighiamoci, prendiamo quello che ci serve, poi tutto<br />
deve tornare come prima. Ci penso io, gli allarmi torneranno<br />
a funzionare, le porte a chiudersi. Nessuno deve<br />
accorgersi che siamo stati qui. Dieci minuti dopo stavano<br />
già allontanandosi. Nicolao Forzarmati si era fermato a<br />
chiedere scusa ai tre guardiani che si erano appena ripresi<br />
dalle legnate. Fingendosi sempre ubriaco offrì loro di<br />
fare la pace e di berci su, ma quelli, piuttosto malconci,<br />
declinarono fermamente l’invito e tornarono a fare la ronda<br />
attorno alla palazzina dietro il Rijksmuseum.<br />
Non era successo niente, nessuno era mai stato là.<br />
Mezz’ora più tardi un furgone si era fermato sulla banchina,<br />
accanto alla chiatta che ben conosciamo, avvolta<br />
nella nebbia. Scesero, piuttosto malfermi sulle gambe, due<br />
tipi grossi come armadi, coperti di tatuaggi e di lividi.<br />
– Siamo venuti a darvi il cambio – disse a fatica uno<br />
dei due, sputando un dente.<br />
– Cosa diavolo vi è successo? – chiese una delle guardie<br />
che sorvegliavano la Ronda di notte.<br />
– Un branco di marinai ubriachi ci ha assalito. Noi non<br />
abbiamo fatto nulla, te lo giuro!<br />
– Vedo, le avete prese e basta! Ma il rifugio?…<br />
– Nulla, non si sono nemmeno avvicinati.<br />
– OK. Vi lasciamo il barcone in custodia. Che nessuno<br />
si avvicini, mi raccomando!<br />
– Tranquillo!<br />
Le guardie partirono per il meritato riposo. Restarono<br />
i due. Stavolta estrassero da sotto la giacca grossi bastoni<br />
sfollagente. Uno passeggiava su e giù sul molo, l’altro stazionava<br />
sul ponte della chiatta. Rumore di un motore che<br />
si avvicina. Si spegne. Dalla nebbia venne avanti una figura.<br />
Difficile da distinguere all’inizio, si capiva solo che<br />
era molto grossa. Poi si fece più vicina. Lo riconobbero.<br />
– Salve ragazzi, sapete, ci sono rimasto male, prima.<br />
Quando uno si scusa e offre da bere per fare pace, non si rifiuta.<br />
Non è bello, è come dire che conservate del rancore<br />
nei suoi confronti. Sono cose che mi mandano in bestia!<br />
102 103
Dopo trenta secondi dormivano profondamente, stesi sulla<br />
banchina. Dall’oscurità uscirono Gratin e Scartezzini.<br />
Portavano sulle spalle un tappeto arrotolato.<br />
Ma non era un tappeto naturalmente.<br />
Era un quadro di otto metri per cinque.<br />
– Ragazzi, svelti, sostituiamo la Ronda di notte con questa<br />
tela. Hanno le stesse dimensioni, loro non ci faranno<br />
caso di sicuro. E ci portiamo via la Ronda.<br />
Scesero nella stiva.<br />
– Fate un po’ di luce!<br />
– Accidenti, dev’essersi fulminata la lampadina. Guarda<br />
su, nel cruscotto della chiatta, dove di solito tengono<br />
una pila.<br />
– Sì, Capo!<br />
Scartezzini salì. Tornò preceduto da un fascio di luce:<br />
aveva trovato una torcia. Ma non solo.<br />
– Philippe, guarda! Sei tu il proprietario di questa chiatta!<br />
– e gli tese un foglio.<br />
Bastò un’occhiata al documento per capire.<br />
– Furbo questo Maalander, ha intestato a me l’imbarcazione.<br />
Fra qualche giorno la Polizia, avvisata da lui, trova<br />
qui la Ronda di notte ed io, il proprietario, finisco in galera<br />
per qualche annetto! Sostituiamo questo foglio con<br />
uno identico, ma innocuo e andiamocene da qui!<br />
Quando uscirono portavano un tappeto sulle spalle. Lo<br />
caricarono sul furgone e si allontanarono.<br />
Ma non era un tappeto, naturalmente.<br />
104<br />
Ma le maestre dove sono finite?<br />
La giornata era splendida.<br />
Sulla Rokin Damrak, il grande viale che unisce la Stazione<br />
Centrale al cuore della città, migliaia di persone erano<br />
indaffarate negli acquisti del sabato pomeriggio.<br />
Il Pifferaio di Hamelin si sentiva in splendida forma.<br />
Cavò fuori il suo strumento, lo accarezzò con le dita,<br />
guardandolo amorevolmente.<br />
Rudolph Maalander ebbe un gesto d’impazienza.<br />
– Vediamo di sbrigarci. Ho avuto pessime notizie. Pare<br />
che qualcuno si stia vantando di avere già in tasca la taglia<br />
per il recupero dei quadri e dei diamanti. Dobbiamo<br />
chiudere la faccenda e sparire al più presto.<br />
Il Pifferaio cominciò a suonare.<br />
Questa volta la melodia sembrava più veloce, aerea, volava<br />
via portata dal volo dei mille gabbiani che volano nel<br />
cielo di Amsterdam. Duemila gabbiani. Diecimila gabbiani.<br />
Un milione di gabbiani, uno più uno meno.<br />
In pochi istanti, tutta la grande strada fu oscurata, da<br />
una nuvola oscura, livida, minacciosa di ali, zampe e becchi<br />
affilati. Fu il panico, il fuggi fuggi generale.<br />
Restarono in pochi, confusi, indistinguibili sotto le tonnellate<br />
di cacche che i gioiosi volatili mollavano a valanga.<br />
E si sa che la cacca di gabbiano è una delle più micidiali<br />
105
armi che esistano in natura, resistente anche al triplo lavaggio<br />
e così scivolosa da trasformare una strada in una pista<br />
di pattinaggio all’aperto.<br />
Quando la musica si spense la Rokin Damrak era una<br />
marea grigio nera dove, cercando di tenersi in piedi e mantenere<br />
la testa alta, nuotavano diverse persone.<br />
Il giorno dopo l’ordine era ristabilito. I giornali e la televisione<br />
ci andarono a nozze, naturalmente. Si parlò di<br />
inquinamento ambientale, di mutazione del clima, di onde<br />
elettromagnetiche che facevano impazzire gli animali,<br />
prima i gatti e poi i gabbiani. Esperti dissero la loro senza<br />
trovarsi d’accordo su nulla e dandosi reciprocamente<br />
dell’asino. Il bello della diretta.<br />
Rudolph Maalander preferì dare ventiquattro ore di<br />
riposo al suo musicista incantatore, prima di provarci<br />
ancora.<br />
Erano le 10.30 del lunedì, quando il Pifferaio portò il<br />
flauto alle labbra, questa volta con uno sguardo meno sicuro<br />
del solito. Stavolta non successe proprio niente.<br />
I volatili volavano, i passanti passavano, i pescatori<br />
pescavano in riva ai canali, i quadrupedi restavano tranquilli,<br />
il traffico scorreva, persino le sardine nuotavano<br />
placidamente in branchi.<br />
Rudolph Maalander e i suoi soci si guardarono perplessi.<br />
Bella musica, nulla da ridire, più suggestiva delle altre<br />
volte. Ma non succedeva niente. La gente camminava per<br />
strada, nei caffè si chiacchierava, nei cortili delle scuole era<br />
tempo di ricreazione, i bambini scorrazzavano, giocavano,<br />
schiamazzavano, facevano merenda.<br />
Suonò la campanella, suonarono le campanelle di tutte<br />
le scuole della città. Finito l’intervallo, si rientrava in<br />
classe. Ma nessuno veniva a sollecitarli perché si sbrigassero,<br />
a metterli in fila, a consolare i frignoni a cui aveva-<br />
106<br />
no rubato le figurine. Solo qualche povero sparuto maestro,<br />
qualche vecchio bidello.<br />
E le maestre? Tutte a rincorrere uno strano tipo di suonatore<br />
vestito di verde come Peter Pan, con i lunghi capelli<br />
bianchi raccolti dietro le spalle e la barba candida che<br />
gli sfiorava le ginocchia.<br />
Certo, ad Amsterdam tipi strani se ne incontrano ad<br />
ogni angolo, ma questo li batte tutti! Suona un antico flauto<br />
diritto e la musica sembra attirare le maestre e solo le<br />
maestre.<br />
La cosa entusiasma Johann che conosce bene una famosa<br />
leggenda, in un momento ha intuito tutto e vuole assolutamente<br />
assistere al bagno in acqua della sua insegnante,<br />
la severa signorina Henke.<br />
Chiusa la porta dell’aula da un bidello troppo severo, è<br />
saltato fuori dalla finestra, ha scavalcato il cancello e ora<br />
sta seguendo il corteo delle donne incantate. Sempre dietro<br />
il Pifferaio, hanno attraversato la piazza del mercato.<br />
A questo punto il Pifferaio si volta, capisce che qualcosa<br />
non va. Prova a cambiare motivo, ma non succede<br />
nulla, smette di suonare e quelle vanno avanti, sono oramai<br />
sull’orlo del molo di San Nicola, ululano le sirene della<br />
Polizia, arrivano agenti in gran numero per fermare le<br />
invasate.<br />
Intanto, qualcuno ha caricato il suonatore su un motoscafo<br />
e lo sta portando via in tutta fretta.<br />
La fila delle donne si ferma di botto.<br />
Johann intravede la figura nera della signorina Henke<br />
barcollare per un attimo sulla sponda del canale e poi sparire<br />
di sotto. Unica fra tutte. Che colpo di fortuna!<br />
– E vaai! È fantastico, domani niente scuola, la maestra<br />
si è presa una polmonite, per lo meno!<br />
Ma è solo l’illusione di un momento.<br />
– Johann! Perché non sei in classe con gli altri? Come<br />
107
ti sei allontanato da scuola? Questo ti varrà una nota negativa<br />
e un carico di compiti di punizione! Seguimi, si torna<br />
in aula. E di corsa!<br />
– Scusi, ma non era caduta di sotto? Sa, mi preoccupavo…<br />
La signorina Henke si strizza i capelli bagnati, si rassetta<br />
i vestiti gocciolanti con aria dignitosa: – Sono finita<br />
su una boa e mi sono destata da questo strano malessere…<br />
Chissà cosa è stato… Comunque a scuola adesso, abbiamo<br />
già perso troppo tempo!<br />
Il motoscafo che aveva raccolto il Pifferaio, dopo una<br />
breve corsa aveva rallentato ed ora accostava ad una chiatta<br />
che conosciamo bene. Non era necessario avvicinarsi<br />
troppo per sentire un odore pungente di formaggio.<br />
Il ponte dell’imbarcazione sembrava deserto.<br />
Maalander fece un fischio.<br />
Da sotto sbucarono due uomini grossi e tatuati come<br />
totem: – Capo, là sotto non si respira!<br />
– Tranquilli è il momento di cambiare aria. Levate gli<br />
ormeggi e portate la barca all’uscita del porto. Al momento<br />
giusto, in pochi minuti saremo in mare aperto. Attenti a<br />
tipi strani e topi ancora più strani.<br />
– ?????<br />
Sulla banchina un pittore dilettante si liscia la barbetta<br />
grigia. Si china sulla cassetta dei colori, estrae un cellulare:<br />
– Ciao PG, sono Hivanò. La chiatta si è spostata.<br />
La seguo e ti faccio sapere. A presto.<br />
108<br />
Profiterol fa una pessima figura<br />
in mondovisione<br />
Mezzogiorno in punto: EDIZIONE STRAORDINARIA DEL<br />
TELEGIORNALE, A RETI UNIFICATE.<br />
Le telecamere inquadrano dall’alto il ponte di una chiatta,<br />
ferma al Molo Est della città.<br />
Tutte le altre imbarcazioni sono state allontanate.<br />
Alcune sono già all’uscita del porto.<br />
Sul ponte alcune persone e un lungo cilindro di pelle,<br />
una custodia, si direbbe. L’obiettivo si avvicina a volo radente,<br />
ecco in primo piano il volto radioso di Monsieur<br />
Profiterol, l’eroe del giorno.<br />
È stato lui a convocare la stampa e le tivù di tutto il<br />
mondo per un colpo davvero sensazionale: la restituzione<br />
al Rijksmuseum della Ronda di notte.<br />
“Notiamo accanto a lui il Commissario Capo Olof Van<br />
Der Canal, dall’espressione piuttosto contrariata.<br />
In effetti non deve essere facile accettare l’idea che qualcuno<br />
è stato più abile o più fortunato di lui. O forse sono<br />
altri i pensieri che gli passano per la testa.<br />
Una cosa è certa: gli sguardi che lancia verso il Conte<br />
di Saint Honoré non sono amichevoli!<br />
Vediamo pure il Direttore del Rijksmuseum, Otto Wafer,<br />
assolutamente sbalordito, ha proprio l’aria di uno che<br />
109
non si capacita, si guarda attorno decisamente smarrito,<br />
come se cercasse conforto da qualcuno.<br />
Al suo fianco, con un sorriso trionfale, Nean Der Thaal,<br />
esperto e consigliere d’arte della Corona. Si mormora che<br />
dietro questo ritrovamento ci siano le sue conoscenze.<br />
Inquadratura sulla folla dei giornalisti che si accalca<br />
sulla banchina del molo. I curiosi vengono trattenuti a<br />
stento dalla Polizia.<br />
È impressionante il numero di agenti che sono convenuti<br />
qui. Sembrerebbe che tutto il resto della città sia<br />
stato lasciato incustodito.<br />
Ecco, parla Monsieur Profiterol.<br />
– Ci sono aspetti di questo straordinario ritrovamento<br />
che non possiamo rivelare, per ovvi motivi di sicurezza.<br />
Posso solo dire che grazie alla mia fama, alle mie conoscenze<br />
e alla mia abilità diplomatica, la Ronda di notte torna<br />
alla città. Là dove la Polizia ha fallito, brancolando nel<br />
buio, la mia nota capacità ha trionfato. La Sua Graziosa<br />
Maestà, la Regina, potrà inaugurare la mostra tra due giorni,<br />
come era in programma…<br />
Zoomata sulla faccia del Commissario Capo che pare<br />
stroncato da un attacco di bile. Si sta mangiando una<br />
sigaretta accesa!<br />
I giornalisti e gli inviati delle televisioni attaccano a<br />
testa bassa.<br />
– Sapremo mai perché è stata rubata e da chi? Perché<br />
lei è riuscito a recuperarla e non quell’incapace del Commissario<br />
Capo? Chi incasserà la ricompensa per il recupero<br />
dell’opera? Come mai l’Artmeister Otto Wafer oggi<br />
sembra più grigio del solito?<br />
– Calma signori, avremo tempo poi per le domande.<br />
Ora è giunto il grande momento. Ah! dimenticavo: anche<br />
il consulente d’arte della Regina, Dottor Nean Der<br />
Thaal ha avuto un ruolo decisivo nel recupero della tela.<br />
110<br />
Diamo a Cesare ciò che è di Cesare…<br />
Parole nobili, quelle del Conte!<br />
Ma eccoci arrivati al grande momento: due tipi grossi<br />
e tatuati fin sopra le orecchie aprono la custodia e sfilano<br />
la tela. La srotolano, Profiterol sorride, Otto Wafer<br />
è grigio cenere, il Commissario è nerissimo e lancia oscure<br />
maledizioni, l’antiquario è beato: ecco in mondovisione<br />
la Ronda…<br />
… La Battaglia di Mollenbourg di Van Dyck rubata dal<br />
Museo della Storia di Amsterdam tre mesi fa!!!<br />
Colpo di scena, signori miei!!!<br />
Monsieur Profiterol è grigio terra e barcolla visibilmente,<br />
l’antiquario è nerissimo e lancia oscure maledizioni,<br />
il Direttore del Rijksmuseum dovrebbe essere disperato<br />
e appare beato.<br />
Il Commissario Capo sorride perfidamente e si precipita<br />
sul Conte, lo afferra, clamoroso! Lo ammanetta in<br />
mondovisione!!!<br />
Pure l’antiquario fa la stessa fine.<br />
Il ponte della chiatta è pieno di poliziotti, sentiamo in<br />
diretta, il Conte di Saint Honoré:<br />
– Me l’hanno scambiato… Gratin è qui… sono innocente…<br />
i topi! È colpa dei topi!!! Ridatemi lo squalo…<br />
voglio tornare a casa con lo squalo!!!<br />
Poveretto, evidentemente delira, pensiamo che il manicomio<br />
criminale sia il giusto ricovero per lui nei prossimi<br />
anni.<br />
L’antiquario invece viene portato via di peso.<br />
Deve essere svenuto.<br />
Un’altra cosa: dalla custodia sono saltati fuori un paio<br />
di guanti. Sono di un giallo squillante!<br />
Chissà cosa vorrà dire…<br />
Bene, dopo tutti questi colpi di scena, qui si chiude il<br />
nostro collegamento dal Molo Est.<br />
111
Abbiamo ritrovato la Battaglia di Mollenbourg del Van<br />
Dyck e questo è bello.<br />
Ma la Ronda di notte dove sarà finita?<br />
La linea passa allo studio”.<br />
112<br />
Il Pifferaio si sfiata inutilmente,<br />
poi cambia idea<br />
– Capo, al Molo Est è successo un disastro, una catastrofe!<br />
Profiterol e Nean Der Thaal sono finiti in galera,<br />
arrestati in diretta! Io ho tagliato la corda e non so come<br />
ho fatto a cavarmela!<br />
Christian Delerne, alias Jannis Katafis, alias sei o sette<br />
altre cose era visibilmente scosso.<br />
Un tic irresistibile gli faceva arricciare il naso, dandogli<br />
un’espressione di disgusto, come se avesse visto un<br />
bruco nell’insalata. Si precipitò su una bottiglia di limonata<br />
e ne bevve un lungo sorso. Il ladro di gioielli ed<br />
opere d’arte aveva la gola secca dallo spavento.<br />
Rudolph Maalander lo fece sedere e attese che il racconto<br />
fosse finito.<br />
– Non è stata una bella mossa la tua di venire qui. Se<br />
hanno qualche sospetto e ti seguono me li hai portati in<br />
casa. E qui sotto, nella stiva ci sono cento chili di diamanti,<br />
nascosti nei buchi del gruviera!<br />
Guardò fuori dall’oblò. Nessuno in vista.<br />
Oltre la striscia grigia del molo si stendeva il mare<br />
aperto. Poche ore di navigazione e sarebbero arrivati alle<br />
Isole Frisone, la libertà.<br />
– Va bene, è andata come è andata. È chiaro che PG ha<br />
sostituito il quadro per incastrarci. E per intascare lui la<br />
113
icompensa. Peccato per il Conte di Saint Honoré e per<br />
l’antiquario, ma adesso è tempo di pensare a noi. Salpiamo<br />
l’ancora e guadagniamo il largo, approfittando della<br />
confusione. Timone a dritta e avanti adagio!<br />
La chiatta si mosse lentamente.<br />
Poi, invece di proseguire, sbandò di lato e cominciò a<br />
girare su se stessa, come una trottola.<br />
Maalander si sporse fuori bordo.<br />
– I maledetti topi! – urlò – Svelto, prendi il timone.<br />
Christian Delerne afferrò la barra, guardandosi attorno<br />
incredulo. Sul pelo dell’acqua nuotavano otto grosse bestie…<br />
sembravano castori.<br />
Ma non erano castori, erano topi!<br />
Avevano semplicemente mangiato la parte finale della<br />
barra del timone e reso ingovernabile la chiatta.<br />
Maalander entrò di corsa in cuccetta e scosse rudemente<br />
l’uomo che dormiva sul lettino.<br />
Il vecchio Pifferaio si svegliò di soprassalto.<br />
– Stavo sognando…<br />
– Svegliati, là fuori c’è un incubo bello pronto che ti<br />
aspetta. Stavolta non puoi fallire. Suona per la miseria,<br />
suona subito!<br />
Il vecchio incantatore uscì barcollando sul ponte, tenendo<br />
il piffero di avorio in mano. Lo portò alle labbra e<br />
guardò in acqua. Si arrestò.<br />
– Allora? Ti decidi o no?<br />
Come tutta risposta il Pifferaio si mise a sedere sul bordo,<br />
smontò lo strumento e lo ripose nella sua custodia di<br />
pelle.<br />
– …????…<br />
– …????…<br />
I due soci erano ammutoliti per lo stupore.<br />
– Niente da fare. Sono i bernesi. Più di quattrocento<br />
anni fa fui chiamato nei Cantoni Svizzeri per far sparire<br />
114<br />
una popolazione di topi pestiferi. Andò liscia come l’olio,<br />
fino a quando non mi trovai davanti ai loro antenati. Un<br />
po’ più grossi di questi, forse. Suonai per tre giorni di fila<br />
e quelli invece di annegarsi in qualche lago, piuttosto<br />
di gettarsi in qualche burrone, non fecero che ballare e saccheggiare<br />
i magazzini di gruviera. Fino a quando crollai<br />
a terra, sfinito. L’unica mia sconfitta. Signori, il mio compito<br />
finisce qui. Io torno a dormire e vi prego di lasciarmi<br />
perdere per almeno altri quattro secoli. Addio!<br />
Senza che nessuno potesse muovere un dito, con un’agilità<br />
impensabile era saltato dalla chiatta che girava ancora<br />
su se stessa, atterrando sul molo.<br />
Senza voltarsi si allontanò, perdendosi tra la folla.<br />
Maalander diede mano a uno dei lunghi remi che servono<br />
a guidare i barconi quando si passa fra i banchi di<br />
sabbia e si vuole conoscere quanto è alto il fondale.<br />
– Useremo questo come timone, dài gas leggero e andiamo<br />
verso il mare aperto!<br />
Il complice mise il motore al minimo, la chiatta si mosse<br />
in avanti qualche metro e restò ferma.<br />
Nicolao Forzarmati, Lucien Luciern e i bernesi avevano<br />
legato la chiatta al molo con una corda grossa come un<br />
braccio. E adesso erano saltati a bordo e si avvicinavano<br />
minacciosi.<br />
Non ci fu molto da pensarci su. Mentre quelli salivano,<br />
questi saltarono sulla banchina e si dispersero nella<br />
direzione che aveva preso il Pifferaio.<br />
I topi si buttarono a capofitto sottocoperta, saltando sul<br />
formaggio.<br />
Luciern li seguì e quando li raggiunse avevano già sbocconcellato<br />
una forma di gruviera.<br />
Alcuni diamanti erano rotolati sul pavimento.<br />
– Calma ragazzi, così rischiate di mangiarvi i gioielli.<br />
Albino, che masticava a tutta forza, ebbe un sobbalzo<br />
115
e mugolò, quindi sputò fuori un pezzo di incisivo.<br />
– Te l’avevo detto, i diamanti sono l’unica cosa più dura<br />
dei vostri denti! – lo consolò il loro ammaestratore.<br />
Risalì e mollò gli ormeggi.<br />
– Dove andiamo? – chiese Forzarmati.<br />
– PG ci aspetta, abbiamo molto lavoro da fare per chiudere<br />
questa faccenda.<br />
116<br />
PG fa in modo che Otto Wafer<br />
non abbia più incubi<br />
Che giornata indimenticabile per il Direttore del Rijksmuseum!<br />
Un maledetto incubo ad occhi aperti!<br />
Prima la faccenda della restituzione della tela, finita in<br />
quel modo. E lui che non ne sapeva nulla.<br />
Convocato per mezzogiorno su quella chiatta, senza<br />
preavviso e buttato in pasto alla curiosità della gente.<br />
Era rimasto così sconvolto nel trovarsi in quel trambusto<br />
che ancora adesso non riusciva a farsi un’idea precisa.<br />
Anche se all’inizio la vista di Profiterol e dell’infido Nean<br />
Der Thaal in manette lo aveva reso particolarmente felice.<br />
Ma adesso cominciava a preoccuparsi.<br />
Sì, perché i casi erano due: o PG aveva scambiato lui il<br />
dipinto e allora dov’era in questo momento e perché non<br />
lo aveva avvisato di quel colpo di scena, perché non si faceva<br />
vivo?<br />
Oppure PG aveva organizzato una solenne truffa e<br />
adesso stava scappando con il Rembrandt e addio sogni<br />
di gloria.<br />
Oltretutto non poteva dire niente a nessuno per non essere<br />
accusato di complicità.<br />
Fu solo un pensiero e si vergognò quasi subito che gli<br />
fosse passato per la testa.<br />
“Gesù che storia!”.<br />
117
Più ci pensava e meno ci capiva.<br />
“E se fosse stato quell’altro, quel Maalander ad architettare<br />
tutto? In fondo era semplice: organizzare tutta la<br />
messinscena e poi sostituire la tela all’insaputa dei suoi<br />
stessi complici.<br />
Questi vanno in televisione, bei discorsi, eccovi il Rembrandt<br />
ed invece eccovi un bell’arresto in diretta, mi libero<br />
dei complici e sparisco con il quadro e i diamanti, tutto<br />
per me che sono il più furbo! Via in Sud Africa, dove non<br />
c’è estradizione e nessuno può toccarmi.<br />
E qui i casi diventano tre. E allora PG?<br />
Possibile che si fosse fatto fregare in quel modo?<br />
E se PG e Maalander fossero stati d’accordo?<br />
Ecco un quarto caso! Noo, questo era troppo”.<br />
E nuovamente si vergognò di averlo solo pensato.<br />
“Ma allora? Che storia, che storia!”.<br />
Era arrivato al Rijksmuseum.<br />
Parcheggiò la sua utilitaria verde e si incamminò all’ingresso.<br />
Salutò un guardiano, salì lentamente la grande scalinata,<br />
poi ancora la rampa di scale a destra, per arrivare al<br />
suo ufficio.<br />
Nessuno in giro, naturalmente.<br />
Quell’ala del palazzo era ancora chiusa al pubblico.<br />
Attraversò il salone dove una volta si trovava la Ronda<br />
di notte, quando ancora i suoi guai non erano cominciati,<br />
gettò uno sguardo distratto alla parete vuota che gli pareva<br />
adesso ancora più grande e si barricò in ufficio.<br />
Staccò il telefono, si slacciò le scarpe, le lasciò cadere a<br />
terra e si distese sulla poltrona.<br />
Un momento di riposo, uno solo.<br />
“Avrò incubi terribili, me lo sento”.<br />
Un minuto dopo dormiva profondamente.<br />
Aprì gli occhi.<br />
Qualcosa era cambiato.<br />
“Calma Otto, calma. Cerca di ricordare bene.<br />
Sei entrato, sei salito, sei entrato in ufficio.<br />
No, prima hai attraversato il salone, hai guardato la parete<br />
vuota. Non era vuota, Otto, non era vuota!!!”.<br />
Si precipitò fuori, senza nemmeno infilarsi le scarpe.<br />
La Ronda di notte era lì, davanti a lui chiusa nella sua<br />
preziosa cornice di legno dorato.<br />
Erano tornati il comandante Cocq e la sua Compagnia<br />
di archibugieri, era tornata la misteriosa fanciulla bionda,<br />
vestita di bianco e oro, la sua dolce aria smarrita, lo sguardo<br />
che pareva cercare quello del Direttore del Museo, per<br />
essere rassicurata.<br />
Raccolse un biglietto da terra:<br />
“TIENILA D’OCCHIO D’ORA IN POI, SE NON VUOI CHE TOR-<br />
NINO GLI INCUBI. PG”.<br />
Tornò in ufficio, chiamò gli uomini di guardia giù all’ingresso.<br />
Questi rimasero di sasso davanti alla tela rientrata<br />
chissà quando e chissà come.<br />
– È tutto a posto, non preoccupatevi! – e si fece aiutare<br />
a trasportare il divano proprio sotto il quadro.<br />
– Chiudete tutto e attivate gli allarmi!<br />
Si distese beatamente.<br />
Gli bastava alzare gli occhi per trovarsi davanti la Ronda<br />
e soprattutto la bella fanciulla…<br />
Che meraviglia.<br />
Si addormentò e fece sogni bellissimi fino all’alba.<br />
118 119
La chiatta si appoggiò dolcemente alla banchina di legno,<br />
senza rumore.<br />
Salirono PG, Priscilla, Scartezzini, Atomix e Lan Pion.<br />
Salì pure Aloisius Beck, delle Assicurazioni Tulip.<br />
Sottocoperta il lavoro ferveva: Lucien Luciern con un<br />
coltello lungo e affilato come una sciabola apriva le forme<br />
di gruviera. Forzarmati le sollevava, le scuoteva con forza<br />
e una cascata di diamanti usciva dai buchi e cadeva sul pavimento<br />
di legno.<br />
I topi, raccolti in cerchio, aspettavano.<br />
Ogni tanto Lucien raccoglieva una forma svuotata, la<br />
divideva in otto parti con pochi abili fendenti e buttava il<br />
tutto alle sue bestiole. Che ingoiavano, si leccavano i baffi<br />
e tornavano ad aspettare.<br />
– Pochi minuti ancora e riavrete i vostri diamanti! –<br />
disse PG.<br />
– Vi ringrazio. Voi potete già avere questo – e porse a Philippe<br />
un assegno molto sostanzioso. – Peccato non poter fare<br />
altro che recuperare i gioielli e restituirli al Maalander!<br />
– Non capisco! – esclamò Priscilla.<br />
– Facile, luce dei miei occhi! Questa chiatta è intestata<br />
a un tipo qualsiasi, che non c’entra niente e non sa nemmeno<br />
di averla. Può essere arrestato, ma dovrà essere ri-<br />
120<br />
Formaggio con sorpresa.<br />
Jerome aspetta<br />
lasciato comunque, perché è all’oscuro di tutto. Come il<br />
pensionato sulla cui barca si trovava la Ronda di notte. Così<br />
dovremo restituirgli i diamanti. Quel Maalander è furbo,<br />
molto furbo.<br />
– Qui siamo pronti! – Lucien si era affacciato al boccaporto<br />
– Nicolao, porta su!<br />
Forzarmati salì la scaletta tenendo sulle spalle due sacchi<br />
di juta, pieni di diamanti fino all’orlo.<br />
Passò sotto gli occhi adoranti dell’Ispettore delle Assicurazioni,<br />
Philippe gli diede una pacca sulle spalle. Si<br />
arrampicò sul molo, caricò il tutto sul furgone blindato<br />
delle Assicurazioni Tulip.<br />
– È stato un piacere collaborare con lei, signor Beck.<br />
Spero non avrà più bisogno di noi. E accetti un consiglio,<br />
non assicuri più nulla al signor Maalander, nemmeno un<br />
vaso di tulipani!<br />
Erano rimasti soli. Scesero. Risalirono quasi subito.<br />
In effetti l’odore di formaggio, dopo tanti giorni, era<br />
terribile.<br />
– Abbiamo fatto un buon lavoro, ragazzi. Con i soldi<br />
intascati dal Museo e dalle Assicurazioni posso regalarvi<br />
una lunga vacanza. Dove andrete?<br />
– Io torno in Italia, a Roma si tiene la Fiera della Fettuccina.<br />
Centouno modi diversi di mangiare la pasta!<br />
Forzarmati già era in estasi.<br />
– Noi restiamo ad Amsterdam – disse Lucien Luciern,<br />
– c’è da finire il formaggio della chiatta e così ne approfittiamo<br />
per allenarci in vista dei Campionati Europei di<br />
categoria.<br />
– Beh – Atomix era avvampato di nuovo – io e Clarissa<br />
vorremmo fare un viaggio a FutureWord, in America. Ho<br />
dei progetti da sottoporre a quei signori, per certi giochi<br />
ed effetti speciali.<br />
121
– Io mi sono iscritto ai Mondiali di Subbuteo in Spagna.<br />
Mi sento in gran forma! – Scartezzini fece due piegamenti<br />
sulle ginocchia e si fermò sotto una fitta che gli<br />
bloccava la schiena.<br />
– E noi? – mormorò Priscilla sbattendo gli occhioni<br />
azzurri.<br />
– Tanto per cominciare per te c’è questo!<br />
Un diamante purissimo, grosso come una noce era comparso<br />
come per magia tra le dita di Philippe. Lanciava<br />
lampi abbaglianti.<br />
– Ma come hai fatto… non ho visto…<br />
– Un colpo di mano. Lo faremo montare su una collana,<br />
direi di platino. O preferisci un anello, un solitario…<br />
Sai, ho pensato che un ricordino ci voleva, tanto uno più<br />
uno meno, non è proprio un furto, come diciamo noi a Parigi,<br />
un souvenir, nulla più che un souvenir di Amsterdam.<br />
Gli occhioni azzurri di Priscilla brillavano.<br />
– Philippe, certo che tu sai come conquistarla una<br />
ragazza…<br />
– Guardate Albino, cos’ha in bocca?<br />
Tutti si voltarono.<br />
Il gigantesco topo, capo della banda dei bernesi era salito<br />
sul ponte, seguito dagli altri. Tutti molto contenti e<br />
sorridenti.<br />
E incastrato tra i denti di Albino, al posto dell’incisivo<br />
saltato, luccicava un enorme brillante.<br />
PG esclamò: – Ecco un diamante che neppure io riuscirei<br />
a sgraffignare!<br />
E tutti risero di gusto.<br />
– Adesso i tuoi topi valgono molto più di te!<br />
Scartezzini prese sottobraccio Lucien e si allontanarono<br />
sulla banchina, seguiti dagli altri.<br />
Passarono davanti al grigio edificio della Centrale di<br />
Polizia.<br />
122<br />
Dentro una delle celle, in compagnia di altri malfattori,<br />
fra cui due tipacci vestiti da marinai, due omaccioni<br />
travestiti da bella olandesina e un antiquario disonesto,<br />
dormiva un sonno molto agitato un gentiluomo francese,<br />
con la passione per le opere d’arte. Altrui.<br />
Era notte, ormai.<br />
Fuori, la nebbia si era dissolta come per incanto e la luna<br />
illuminava il canale sottostante la finestra sbarrata.<br />
Sotto il riflesso argenteo una grande pinna nuotava lentamente<br />
nell’acqua scura. Uno squalo tigre lungo dodici<br />
metri, malato di nostalgia per il suo padrone, andava pazientemente,<br />
su e giù, sfiorando le mura del carcere senza<br />
fretta, come aspettando.<br />
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124<br />
INDICE<br />
Priscilla racconta favole e PG dà buoni consigli<br />
Jerome si aggira per i canali di Amsterdam<br />
Rudolph Maalander ha ospiti nel suo palazzo<br />
Incubo n° 1<br />
Incubo n° 2<br />
Intervista alla televisione: Otto Wafer lancia un<br />
appello<br />
Riunione della banda a Parigi<br />
Arriva il Circo!<br />
Rapporto n° 1 - Atomix<br />
Toh! chi si rivede!<br />
Rapporto n° 2 - Lan Pion<br />
Il Commissario Olof Van Der Kanal sente puzza<br />
di fregatura<br />
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“Rivoglio il mio squalo!”<br />
Finisce il racconto di Jerome. Dopo lo spettacolo<br />
si va in pizzeria<br />
Rapporto n° 3 - Scartezzini<br />
Conferenza stampa dell’Ispettore Capo<br />
della Polizia: “Nessun legame tra i due episodi”<br />
Priscilla passa con il rosa. Otto Wafer viene invitato<br />
a cena<br />
Rapporto n° 4 - Nicolao Forzarmati<br />
Rudolph Maalander salta da una chiatta all’altra<br />
Rapporto n° 5 - Lucien Luciern<br />
Doppia trappola per PG!<br />
Facchini, bionde e marinai…<br />
Lan Pion sbaglia macchina e PG si trova nei guai…<br />
… ma se la cava con l’aiuto della tecnologia più<br />
moderna<br />
PG prende in mano la situazione<br />
Gradite una fetta di gruviera?<br />
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La chiatta è assediata dalle bestiacce<br />
Hieronimus Menkel non dorme più<br />
Tutti ai loro posti!<br />
Maldestri tentativi del Pifferaio imbranato<br />
Atomix si diverte, PG lavora sodo<br />
Ma le maestre dove sono finite?<br />
Profiterol fa una pessima figura in mondovisione<br />
Il Pifferaio si sfiata inutilmente, poi cambia idea<br />
PG fa in modo che Otto Wafer non abbia più incubi<br />
Formaggio con sorpresa. Jerome aspetta<br />
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Nella stessa collana:<br />
Renzo Mosca Philippe Gratin alla Mille Miglia<br />
Comini - Minneci Philippe Gratin e la ladra di cuori<br />
Comini - Minneci Philippe Gratin e la Maya Desnuda<br />
Renzo Mosca Philippe Gratin e la Bocca della Verità<br />
Comini - Minneci Philippe Gratin ha le ore contate<br />
Renzo Mosca Philippe Gratin e il sultano innamorato<br />
Comini - Minneci Philippe Gratin e il ritratto di Marilyn<br />
Renzo Mosca Philippe Gratin e il Codice di Leonardo<br />
Renzo Mosca<br />
Insegna agli adulti disabili presso il Centro Territoriale<br />
Brescia-Nord. Collabora al sito internet “La bottega di<br />
Mastro Calamè” e alla rivista “La vita scolastica”. Conduce<br />
il laboratorio di scrittura poetica “Mamma mi scappa<br />
un verso” per ragazzi delle scuole elementari e medie.<br />
Orazio Minneci<br />
Ha fatto per vent’anni il bibliotecario. Ora vive tra palme<br />
e canne da zucchero al 15° parallelo Nord e si dedica<br />
completamente alla scrittura. È autore di libri per ragazzi<br />
e dirige il sito internet “La bottega di Mastro Calamè”<br />
sul quale pubblica libri per bambini. Nel 2002 ha vinto<br />
il Premio Bancarellino.<br />
Claudio Comini<br />
Vive a Brescia dove si occupa di biblioteche dal 1989. Gioca<br />
a pallone, suona la chitarra e ascolta jazz. Nel tempo libero<br />
“fa scrivere libri” a Orazio Minneci e Renzo Mosca.<br />
Oggi è direttore artistico di Grangibus, festival della letteratura<br />
per ragazzi, promosso dal comune di Manerbio. Nel<br />
2002 ha vinto il Premio Bancarellino.<br />
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