NELLO SPECCHIO DEL PASSATO - biblioteca galilei trieste
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coperta da segni alfabetici, sia per una serie di "bits". Oggi non intendo<br />
occuparmi dei primi due effetti degli strumenti, cioè del loro uso tecnico<br />
e della ricaduta di questo sulla struttura sociale. Mi interessa invece<br />
concentrare l'attenzione sulla cibernetica come metafora dominante,<br />
ossia parlare del computer come dispositivo che può intorpidire la<br />
mente.<br />
Prima di entrare nel merito della questione, desidero chiarire un<br />
altro punto essenziale: non sto parlando della potenza minacciosa del<br />
computer in termini generali e universali. Non tratto delle conseguenze<br />
del computer-come-metafora sui ragazzi giapponesi che studiano gli<br />
ideogrammi "cangi" tre ore il giorno per undici anni.<br />
Intendo orientare la nostra discussione sul fenomeno<br />
dell'adattamento reciproco tra la metafora cibernetica e un particolare<br />
stato mentale: lo spazio mentale occidentale, tipicamente europeo, che<br />
per un migliaio di anni è stato plasmato dall'alfabeto e dal testo<br />
alfabetico come metafora dominante. Suggerisco questa delimitazione<br />
dell'argomento per tre motivi: innanzi tutto perché dello spazio mentale<br />
suddetto conosco principalmente la storia; in secondo luogo, perché sto<br />
studiando la funzione delle notazioni alfabetiche come generatrici di<br />
assiomi post-medievali specificatamente europei, non ancora sottoposti<br />
a indagine critica; infine, perché vorrei invitarvi a discutere con me<br />
l'impatto del computer-come-metafora non in quanto fenomeno<br />
sociologico ma letterario e storico.<br />
La scienza classica è stata creata da persone che registravano per<br />
iscritto il suono delle parole con cui discutevano della natura. Non fu<br />
creata dai Cinesi che, per millenni, hanno tradotto graficamente delle<br />
astrazioni non sonore. Gli scienziati naturali, fino a tempi recenti, sono<br />
stati anzitutto uomini di lettere. La scienza moderna è quindi un<br />
prodotto della mente alfabetizzata, nel senso in cui l'espressione è<br />
utilizzata da Millman Parry o Walter Ong. Entro questo spazio mentale<br />
la macchina di Turing appare come una singolarità nell'anno cruciale<br />
1932-1933. Suggerisco di esplorare come la metafora cibernetica<br />
proposta da Norbert Wiener abbia condizionato la topologia della mente<br />
alfabetizzata. Desidero descrivere, per contrasto con la percezione<br />
caratteristica della mente alfabetizzata, il modo 'decorporizzato' di<br />
percezione che corrisponde allo stato mentale intorpidito dal computer.<br />
Maurice Berman ha coniato un'espressione eccellente per questo