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NELLO SPECCHIO DEL PASSATO - biblioteca galilei trieste

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matura espressione la logica della scienza meccanicista degli ultimi<br />

trecento anni. Io direi, piuttosto, che esso rappresenta una 'singolarità',<br />

nel senso in cui lo è un buco nero nello spazio-tempo.<br />

Berman racconta di un'amica di nome Susan. La storia mi ha<br />

colpito a tal punto che non posso fare a meno di rifletterci sopra. Susan<br />

insegna in una scuola superiore nel nord della Florida. Molti suoi<br />

studenti possiedono un personal computer. Quando Susan assegna una<br />

relazione, essi corrono verso le loro macchine: le alimentano con le<br />

parole-chiave fornite dall'insegnante, recuperano materiali da<br />

banchedati, li collegano e li presentano come proprio compito. Un<br />

pomeriggio Frank, uno di questi studenti, si intrattenne con Susan al<br />

termine della lezione. Il compito della settimana verteva sulla siccità e<br />

la fame nel Sub-Sahara. Frank voleva mostrarle altri suoi stampati.<br />

Susané a un certo punto, lo interruppe: «Frank, dimmi, che cosa<br />

provi per tutto questo?» Frank rimase a fissarla per un attimo, quindi<br />

rispose: «Non capisco che cosa vuoi dire». In questa circostanza l'abisso<br />

tra Susan e Frank diventa manifesto: Michel Foucault avrebbe parlato di<br />

'frattura epistemica'. Consentitemi di abbozzare i profili mentali dell'una<br />

e dell'altro.<br />

Per Susan un discorso è qualcosa che si pronuncia; dietro a ogni<br />

espressione c'è qualcuno che dà significato a ciò che dice. Susané<br />

inoltre, non può attribuire alcun significato senza sentire come esso si<br />

incarna. Quando compita «fame senza rimedio», percepisce qualcosa<br />

che non sente allorché esegue l'operazione «3 + 3». Le parole che<br />

costituiscono una frase le appaiono pertanto come le passerelle di un<br />

ponte proteso verso i sentimenti dell'altro.<br />

Per Frank, le parole sono unità d'informazione che egli imbastisce<br />

per convertirle in un messaggio. Ciò che conta ai suoi occhi è la loro<br />

consistenza oggettiva e la loro precisione denotativa, non le loro<br />

connotazioni soggettive. Frank opera con nozioni astratte e programma<br />

l'uso di dati. La sua percezione è segregata nella sua testa; egli controlla<br />

ridondanze e rumore. I sentimenti e i significati susciterebbero ansietà e<br />

timore, nonché ondate emotive, perciò preferisce mantenerli di basso<br />

profilo e conservare la propria freddezza. La macchina che compone i<br />

testi è il modello che plasma il suo modo di percezione. Egli concepisce<br />

i suoi sensi come 'precettori' e il suo io come 'propriocettore' .<br />

Considerata come 'tipo ideale' Susan è, dal punto di vista delle

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