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NELLO SPECCHIO DEL PASSATO - biblioteca galilei trieste

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a volte più generazioni si susseguono fra la posa della prima pietra e il<br />

taglio delle travi del tetto. Perfino il quartiere di una città era un'opera<br />

mai finita.<br />

Ancora nel diciottesimo secolo gli abitanti dei quartieri popolari<br />

difesero con sommosse la propria arte di abitare contro le migliorie che<br />

gli architetti cercavano di imporre loro. Abitare fa parte di quella<br />

economia morale tanto ben descritta da E. P. Thompson.<br />

Quest'arte ha ceduto all'assalto dei viali regali, che in nome<br />

dell'ordine, della pulizia, della sicurezza e del decoro sventrarono i<br />

quartieri. Essa è caduta sotto i colpi della polizia, che nel<br />

diciannovesimo secolo ha dato nomi alle strade e numeri alle case. E'<br />

stata minata dai tecnici, che nel diciannovesimo secolo hanno introdotto<br />

le fognature e i controlli sanitari. Ed è stata quasi distrutta dal benessere,<br />

che ha esaltato il diritto di ogni cittadino a possedere il proprio garage e<br />

il proprio televisore.<br />

Abitare è un'attività che trascende il campo d'azione dell'architetto,<br />

non solo perché è un'arte popolare; non solo perché si protrae nel tempo,<br />

con ritmi che sfuggono al suo controllo; non solo perché è di una<br />

delicata complessità che sfugge all'analisi del pensiero biologico o<br />

sistemico; ma soprattutto perché non esistono due comunità che abitino<br />

nello stesso modo. Abitare e abitudine dicono quasi la stessa cosa.<br />

Ciascuna architettura vernacolare (per usare il termine antropologico) è<br />

tanto unica quanto un linguaggio vernacolare. L'arte di vivere nella sua<br />

interezza (vale a dire l'arte di amare e di sognare, di soffrire e di morire)<br />

rende ogni stile di vita unico. E perciò quest'arte è di gran lunga troppo<br />

complessa per essere insegnata con i metodi di un Comenius o di un<br />

Pestalozzi, da un maestro di scuola o dalla televisione. E' un'arte che si<br />

acquisisce solo per via esperienziale. Ciascuno diventa un costruttore<br />

vernacolare e un parlante vernacolare crescendo, passando da<br />

un'iniziazione all'altra, diventando un abitante uomo o donna. Perciò lo<br />

spazio cartesiano tridimensionale omogeneo in cui l'architetto costruisce<br />

e lo spazio vernacolare che l'abitare crea appartengono a classi di spazi<br />

differenti. Gli architetti possono solo occuparsi di costruzioni. Gli<br />

abitanti vernacolari generano gli assiomi degli spazi che abitano.<br />

Dal punto di vista topologico, il contemporaneo consumatore di<br />

spazio residenziale vive in un altro mondo. Le coordinate dello spazio<br />

residenziale in cui si colloca sono il solo mondo che conosce. Gli riesce

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