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Registro missive n. 16 - Istituto Lombardo Accademia di Scienze e ...

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Ie alligate in modo che’l farà relaxare senza alcuna exceptione. Siché mandarali Ie<br />

lettere. Data ut supra.<br />

Ser Iacobus.<br />

Cichus.<br />

255<br />

Francesco Sforza esprime alla sorella Lisa de Attendolis il suo <strong>di</strong>sappunto per l’insucesso delle<br />

varie lettere scrittele per la liberazione <strong>di</strong> Gianpietro Rabozzo. Le riscrive sperando che non lo<br />

costringa a mostrarle il suo scontento.<br />

(1453 settembre 15, “apud Gaydum”).<br />

Magnifice sorori nostre carissime domine Lixe de Attendolis,et cetera.<br />

Per più nostre lettere ve havemo scripto che dovesti relaxare Iohannepetro da Rabozo,<br />

e credendo nuy per la instantia qual ve facessemo che l’havesti relaxato, trovamo che<br />

non; del che ne siamo ultra modo maravigliati et anche ne dolimo, il perchè ne siamo<br />

deliberati scriverve anchora questa fiata avisandove che non lo relaxando seremo<br />

constreti monstrare che siamo mal contenti.<br />

Data ut supra.<br />

Ser Iacobus.<br />

Cichus.<br />

256<br />

Francesco Sforza ritorna a rimproverare la sorella Lisa, incaponita a non liberare Rabozo, dando<br />

a <strong>di</strong>vedere <strong>di</strong> sdegnarsi d’avere alcun riguardo per Gaspare da Suessa che si trova a Cerreto,<br />

luogo tanto importante. La sollecita, perciò, a rilasciare Rabozo<br />

Suprascripte domine Lixe.<br />

(1453 settembre 15, “apud Gaydum”).<br />

Più volte ve havemo scripto che voliati relaxare 66r Iohannepetro da Rabozo et, fra<br />

l’altre volte ve scrisemo a xxiii de iulio proximo passato in modo e forma che credevamo<br />

I’havessevo facto relaxare, ma comprendemo, per quanto ne ha facto <strong>di</strong>re novamente<br />

Gasparro da Suessa, che non I’haviti facto relaxare, che è ben signo che pocho<br />

extimati Ie nostre lettere, né cosa che ve scrivamo e non considerati più ultra Ii respecti<br />

che ne moveno a ciò; perché, s<strong>di</strong>gnando Gasparro Cereto così importante, como doveti<br />

sapere, non sapimo quanto sia stato bene a non relaxarlo. Pertanto fate che subito el<br />

relaxate senza altra repplicatione de nostre lettere, e non sia fallo, perché non lo<br />

relaxando ne seria necessario che’l ne rencresce; né anchora possemo credere che<br />

non I’havesseno relaxato se conosceseno quanto importa el respecto del <strong>di</strong>cto<br />

Gasparro. Data ut supra.<br />

Ser Iacobus.<br />

Cichus.<br />

257<br />

Francesco Sforza scrive al podestà del vicariato <strong>di</strong> Belgioioso d’‘aver compreso che lui delle<br />

lettere ducali se ne stropiccia. Comunque, gli rinnova l’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> smetterla <strong>di</strong> dar fasti<strong>di</strong>o alla<br />

moglie del suo uomo d’arme Sansonetto, lasciandola in pace nella casa in cui è, oppure<br />

trovandole una comoda come quella che ha.<br />

Potestati vicariatus Belzoyosii.<br />

1453 settembre <strong>16</strong>, “apud Gaydum”.<br />

Per altre nostre te havemo scripto et comandato che dovesse lassare stare la femina<br />

de Sansoneto, nostro homo d’arme, in la casa dove la stava, overo provedergli de<br />

fargline havere un’altra che sia apta et comoda como quella. Et pare che non<br />

altramente habii obe<strong>di</strong>to <strong>di</strong>cte nostre lettere como se non te havessemo scripto cosa<br />

alcuna; dela qual cosa ne siamo asay maravigliati et non sapiamo per che casone tu

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