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Registro missive n. 16 - Istituto Lombardo Accademia di Scienze e ...

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cavallo per passare Adda quello medesmo dì che passarà la serenissima mayiestà del<br />

Re; et non gli intervenga fallo, nè <strong>di</strong>mora alcuna. Data ut supra.<br />

Ser Iacobus.<br />

Cichus.<br />

(a) facto in interlinea.<br />

312<br />

Francesco Sforza conferma ad Angelo Simonetta <strong>di</strong> aver preso atto <strong>di</strong> quanto Benedetto Doria<br />

ha riferito a re Renato e del parere dato dal sovrano, che poi tutto gli ha fatto sapere per scritto e<br />

a viva voce me<strong>di</strong>ante il vescovo <strong>di</strong> Marsiglia, per il cui tramite il duca ha, a sua volta comunicato<br />

quanto ha fatto e fa a beneficio del doge <strong>di</strong> Genova. Siccome vuole che Angelo sia aggiornato<br />

della faccenda genovese, il duca gli rivela <strong>di</strong> aver chiesto a Giovanni Filippo, rinviandogli i suoi<br />

messi Otto e Prospero e mandandogli Giovanni dalla Guar<strong>di</strong>a, <strong>di</strong> metter fine alle offese che fa al<br />

doge, <strong>di</strong>cendosi pronto ad attaccarlo se non la smettesse. Non solo, ma ha rimandato il messo<br />

<strong>di</strong> Ludovico Campofregoso con la sollecitazione da parte ducale <strong>di</strong> abbandonare Giovanni<br />

Filippo, come, peraltro, ha saputo che altrettanto vogliono i Fiorentini. Informato dal vescovo che<br />

re Renato vuol mandare un suo messo a Giovanni Filippo, il duca ha deciso <strong>di</strong> farlo affiancare<br />

da un suo inviato. A questo fine manda ad Angelo due fogli con la sottoscrizione ducale per “doe<br />

lettere de credenza”, l’una al doge e l’altra a Giovanni Filippo con quanto (per evitare equivoci)<br />

detto ai menzionati Otto, Prospero e dalla Guar<strong>di</strong>a.<br />

Il duca poi farà rimarcare al sovrano il vantaggio che ne deriverà dalla cessazione della guerra <strong>di</strong><br />

Giovanni Filippo: non dubita che allora i Genovesi “fariano anchora spesa delle decemilia ducati<br />

che tochano ad loro et ad nuy”. Siccome non si può accontentare Benedetto Doria, lo Sforza<br />

suggerisce al re <strong>di</strong> volerlo ora portare (“como da sì”) fin dal duca, nella speranza <strong>di</strong> rimandarlo<br />

poi a Genova del tutto contento.<br />

Il vescovo <strong>di</strong> Marsiglia fa forti insistenze da parte del re per contribuire alle spese <strong>di</strong> Guglielmo<br />

<strong>di</strong> Monferrato che per cinque mesi ammontano a 3000 ducati, avendo il sovrano già scritto a<br />

Genova e a Firenze per una quota <strong>di</strong> mille ducati mensili. Ad Angelo il duca affida il compito <strong>di</strong><br />

perorare l’esenzione <strong>di</strong> tale spesa, <strong>di</strong>cendosi, però, <strong>di</strong>sposto, in caso <strong>di</strong> rifiuto, a versare 1000<br />

ducati mensili, e non <strong>di</strong>menticando <strong>di</strong> sottolineare d’aver già dato 1000 ducati al fratello <strong>di</strong><br />

Guglielmo, Bonifacio e, comunque, assicura che si troverà modo <strong>di</strong> trovare, a tempi debiti, i<br />

restanti 4000. E, a proposito <strong>di</strong> Bonifacio, insiste perchè il Simonetta faccia osservare al re la<br />

necessità che Bonifacio “meni più gente con sì del signor Guglielmo che sia possibile”, perchè<br />

così “li <strong>di</strong>nari non se spenderano indarno”.<br />

Altrimenti sarà sempre possibile un voltafaccia <strong>di</strong> Guglielmo per impadronirsi <strong>di</strong> Alessandria,<br />

mentre a Bonifacio non sarà <strong>di</strong>fficile passare dai Veneziani.<br />

81v Angelo Simonete.<br />

1453 settembre 27, “apud Gaydum”.<br />

L'altro heri recevessemo la toa lettera de dì xxi del presente per la quale restamo<br />

advisati de quanto haveva referito ala mayiestà del Re domino Bene<strong>di</strong>cto Doria, et<br />

cossì del parere et voluntà d'essa mayestà et toa; el quale Re ne ha scripto anchora<br />

sopra ciò per soa lettera et mandato a <strong>di</strong>re a bocha per lo reverendo monsignore lo<br />

veschovo de Marseglia assay largamente; et per esso monsignore man<strong>di</strong>amo a <strong>di</strong>re al<br />

prefato Re quello havemo facto et facemo de presente et quanto se pò fare in benefitio<br />

delo illustre duxe de Zenoa perchè se mantenga in quello stato; et cerca ciò la resposta<br />

che facesti al prefato Re n’è molto piaciuta. Et perchè inten<strong>di</strong> quello che de presenti<br />

havemo operato et operiamo in a<strong>di</strong>uto del <strong>di</strong>cto duxe, te advisamo che, havendo<br />

mandato qui Zohanne Filippo uno messer Otto et un altro Prospero, suoi messi, Ii<br />

havemo mandato a <strong>di</strong>re largamente et per loro et per Zohanne dala Guar<strong>di</strong>a<br />

liberamente l'animo et l'ultima voluntà nostra che, se’l non se leva dale offese del<br />

pre<strong>di</strong>cto duxe, nuy li faremo fare guerra mortale, se ben dovessemo lassare questa<br />

impresa. Anchora havemo mandato a <strong>di</strong>re a domino Lodovicho da Campofregoso per<br />

uno suo messo, quale mandò qui ad nuy, et etiam<strong>di</strong>o scripto caldamente per nostre<br />

Iettere che omnino se levi dali favori del <strong>di</strong>cto Zohanni Filippo et se ne retorni ad casa,<br />

et così anchora ne è stato scripto et mandato a <strong>di</strong>re per parte deli signori Fiorentini, el<br />

qual non dubitamo ch'el se leverà subito dale offese del prefato duxe. Per le quale cose<br />

se ren<strong>di</strong>amo certi che <strong>di</strong>cto Zohanne Filippo se destolerà da quella impresa et se<br />

retrarà verso casa soa et se inclinerà a fare la tregua con esso duxe, et deinde con li<br />

boni mo<strong>di</strong> che se usarano, se condurà voluntera ad venire a bono asecto con esso

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