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Registro missive n. 16 - Istituto Lombardo Accademia di Scienze e ...

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1008<br />

Francesco Sforza fa presente all’affine ducale conte Marco de Attendolis, luogotenente a<br />

Borgonovo, che alcuni citta<strong>di</strong>ni piacentini con beni a Borgonovo si sono fortemente lamentati<br />

che i locali hanno tolto tegole dalle loro case, rovinati i solai, portato via le “veze” e molte altre<br />

cose mobili e fatti molti maldestri. Intollerante <strong>di</strong> tutto ciò, il duca manda chi constati questi danni<br />

e ha or<strong>di</strong>nato ai membri del Consiglio <strong>di</strong> giustizia <strong>di</strong> far ripristinare ogni cosa e a lui, Marco,<br />

comanda <strong>di</strong> non consentire alcuna novità dal 14 del mese in poi, prima <strong>di</strong> una decisione <strong>di</strong> detto<br />

Consiglio, eseguendo quanto quelli <strong>di</strong> detto Consiglio gli scriveranno.<br />

1454 febbraio 25, Milano.<br />

268v Marcho de Attendolis ex comittibus Cottignole, affini nostro <strong>di</strong>lecto in Burgonovo<br />

locumtenenti<br />

Alcuni zentilhomini et citatini de Piasenza, quali <strong>di</strong>cono havere certi suoy beni et<br />

possessione in quella terra de Borgonovo et sue pertinentie, gravemente se sonno<br />

lamentati che l'homini d’essa terra et pertinentie, seu ad eorum instantiam, gli è stato<br />

tolto li cupi zoso dele case, guastati solari, menato via le veze et infinite altre cose<br />

mobile, deinde vetato ali lavoratori non conciano le vite, et facti molti et deshonesti<br />

excessi delli quali, s’el è vero, grandemente ne maravigliamo et ne <strong>di</strong>spiazano quanto<br />

se possa <strong>di</strong>re, né li volgliamo supportare per alcuno modo, né sono excutione da<br />

officiali, ma da mortali inimici. Et per questo man<strong>di</strong>amo il presente portatore che veda<br />

queste cose, commettendo a ti et volendo omnino che ogne robbaria, destructione, o<br />

altra novitate facta o intentata contra li <strong>di</strong>cti zentihomini dal quartodecimo dì del<br />

presente in qua, nel quale <strong>di</strong>fferentia vertisse fra essi citat<strong>di</strong>ni et quelli homini, fecemo<br />

commissione ali spectabili de Consiglio nostro de iustitia faci revocare et restituire nel<br />

grado e stato erano prima, et da mò inanti non lassi fare altra novità per la <strong>di</strong>cta<br />

cagione fino per li pre<strong>di</strong>cti del Conseglio non sarà declarato in la <strong>di</strong>cta vostra; il che<br />

credemo serà fra quatro dì, et exquiray quanto essi del Conseglio te scriveranno in<br />

questa materia. Me<strong>di</strong>olani, xxv februarii 1454.<br />

Bartholomeus.<br />

Iohannes.<br />

Albricus.<br />

1009<br />

Francesco Sforza comunica a Giovanni Stefano e a Pietrosimone <strong>di</strong> Olevano, deputati al rinnovo<br />

delle tasse dei cavalli nella Lomellina pavese, che ser Niccolò, podestà <strong>di</strong> Sarirana, gli ha riferito<br />

che loro intendono alleviare quel luogo <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci cavalli: li ringrazia, perché detto luogo, pur con il<br />

salvacondotto del duca <strong>di</strong> Savoia, “fo desfacto de homini et bestiame”, cui poi fecero seguito<br />

epidemia e guerra poco lungi, per cui il luogo, se non fosse pervenuto in potere sforzesco, “saria<br />

al tucto desfacto et consumpto”. Il duca chiede <strong>di</strong> non badare a quanto lui fece, ma <strong>di</strong> far<br />

attenzione a quello che “il caso e l’impotentia de quello loco richiede”<br />

curando <strong>di</strong> seguire ciò che la coscienza loro suggerisce.<br />

1454 febbraio 25, Milano.<br />

269r Domino Iohanni Stephano et Petrosimoni de Olevano, deputatis super refectione<br />

taxarum equorum in Lumelline Papie.<br />

Ho inteso como seti in Lumellina deputati ala reformatione delle tasse de cavalli; et<br />

siando passato dellà ser Nicolò, mio potestate da Sartirana, m’ha <strong>di</strong>cto como intendete<br />

sgravare et alleviare quello mio luoco de X cavalli, de che ve regratio, perché quello<br />

loco ne ha summamente <strong>di</strong> bisogno, attento che socto salvoconducto del duca de<br />

Savoya, fo desfacto de homini et bestiame, possa gli è stata la moria, deinde la guerra<br />

presso ad uno miglio; che se quello loco non fosse pervenuto in mie mane, che l’ho pur<br />

a<strong>di</strong>utato et sostenuto, saria al tucto desfacto et consumpto. Io non <strong>di</strong>co che per mio<br />

respecto, né favore gli faciati più alcun’azione, se non quanto il caso et impotentia de<br />

quello loco richiede, et lo vero; sichè non guardati ad mi se non ad vero et ala<br />

conscientia vostra; et in questo ve lo recomando, ricordandove che ve sforzati, et

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