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LORINI Bonaiuto.pdf - Libreria Militare Ares

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<strong>Bonaiuto</strong> Lorini<br />

(1540 - 1611)<br />

Le Le fortificazioni<br />

fortificazioni<br />

( 1609<br />

1609)<br />

Dialogo tra un Conte e l'Autore<br />

Palmanova, Abraham Saur: Theatrum Urbium. Warhafftige Contrafeytung/ und Summarische Beschreibung/<br />

fast aller vornemen und namhafftigen Stätten/ Schlössern und Klöster ..., Frankfurt : Richter, 1610<br />

excerptum da Luigi Arminio Carrer, in<br />

Arte <strong>Militare</strong> da vari autori,<br />

Venezia, Co' Tipi del Gondoliere, 1840


<strong>LORINI</strong>, <strong>Bonaiuto</strong> (Firenze ca 1537/1547 - Venezia ca 1611)<br />

Ingegnere granducale, fu al servizio spagnolo nelle Fiandre (568-72) eseguì i lavori alla cittadella di Anversa diretti da Paciotto e poi<br />

da Bartolomeo Campi. Tornato in Italia, lavorò in Toscana e nelle fortezze veneziane, in Terraferma, Istria (Cittanova), Corfù e<br />

Dalmazia (Arbe e Zara). Nel 1587-88 realizzò inoltre il collegamento tra l'Adige e il fossato di Legnago e nel 1592 collaborò cin<br />

Giulio Savorgnan e Mario Martinengo alla progettazione della nuova fortezza di Palmanova, dove lavorò sino al 1594. Nel<br />

maggio 1597, per incarico del granduca, ispezionò la nuova fortezza di Livorno. F. Malacrida e B. Lorini, Due pareri sulle<br />

fortificazioni di Udine e Palma nel secolo XVI, a cura di S. Beretta-Manin - G.L. Manin, Udine 1868. DBI LXVI [G. Doti].<br />

Delle Fortificationi di <strong>Bonaiuto</strong> Lorini, libri cinque. Ne' quali si mostra con le più facili regole la Scienza con la Pratica, di fortificare<br />

le città, & altri luoghi sopra diversi siti; con tutti gli avvertimenti che per tale intelligenza possano occorrere. Nuovamente dati in<br />

luce [ristampate con aggiunta. [dedicato ai principi italiani]. In Vinegia, appresso Gio. Antonio Rampanzetto, 1596, in-folio,<br />

tavv. [BNCF - Palatino 11. 3 .7. 37] 1597. [. Secondo Ayala, p. 104, la prima edizione, rarissima, è del 1592]. Trad. tedesca,<br />

Francoforte, Theodor de Brys, 1607.<br />

Le fortificazioni nuovamente ristampate, corrette & ampliate con tutto quello che mancava per la loro compita perfettione con<br />

l'aggiunta del sesto libro [dedicato al granduca Cosimo I]. In Venetia, presso Francesco Rampazetto, 1609, in-folio, ritr., ill., in<br />

due versioni, una dedicata "alli Serenissimi Principi d'Italia", l'altra "alla Illustrissima Signoria di Venezia". [Catalogo Floncel I,<br />

p. 119, N. 1413. BNCF - Magl. 1. 4. 157]. Trad. tedesca a Oppenheim 1616 e 1620.<br />

Lorini, Buonaiuto (<strong>Bonaiuto</strong>)<br />

Dizionario Biografico degli Italiani - G. Doti<br />

<strong>LORINI</strong>, Buonaiuto (<strong>Bonaiuto</strong>). - Non si conosce con esattezza l'anno di nascita di questo ingegnere militare nato a<br />

Firenze, da nobile e illustre famiglia, tra il 1537 e il 1538 (Writing on architecture() o, come sembra più plausibile, poco<br />

dopo il 1540 (Promis).<br />

La notizia di una sua consulenza sulle difese dell'isola d'Elba, offerta a Cosimo I nel 1547 (Lombardi), che farebbe<br />

retrodatare la data di nascita di parecchi anni, non ha trovato riscontri ed è stata giudicata dalla maggioranza degli studiosi<br />

del tutto infondata. Opinabile sembra poi essere l'età del L. inserita a mo' di epigrafe nella cornice che circonda il ritratto<br />

dell'autore nelle due edizioni del suo trattato sulle fortificazioni ("Buonaiuto Lorini nobile fiorentino aetatis suae anno L"<br />

nell'edizione del 1597 e "anno LX" in quella del 1609): la prima indicazione farebbe individuare l'anno di nascita nel<br />

1547; la seconda, nel 1549. I due dati, oltre a non coincidere del tutto, sembrerebbero essere smentiti dalle notizie fornite<br />

dallo stesso L.: nella prima edizione (nella dedica e nel proemio) ribadisce che la materia trattata è frutto di trent'anni di<br />

attività di cui gli ultimi sedici al servizio di Venezia; nella seconda sostiene invece che sono quaranta gli anni di<br />

esperienze consumate direttamente sul campo, di cui trenta trascorsi al servizio della Serenissima. Nel proemio del 1609<br />

precisa poi di essere stato introdotto alla professione a ventidue anni, il che farebbe desumere ancora due date di nascita<br />

diverse, il 1545 o il 1547. Il problema è dunque lontano dall'essere risolto, anche perché l'età citata dal L. quale inizio<br />

della propria attività (ventidue anni) potrebbe indicare più plausibilmente il momento di inizio della formazione e non<br />

quello di avvio della professione vera e propria, con la possibilità che, prevedendo un tirocinio di almeno due o tre anni, si<br />

arrivi a collocare la data di nascita al 1542 o al massimo al 1544 (cfr. Promis, p. 638 n. 1).<br />

Il L. iniziò la sua attività di "inzegnero" all'età di ventidue anni, entrando a far parte della cerchia di tecnici al soldo di<br />

Cosimo I de' Medici, cui spettò il merito di averlo introdotto nella bottega di Bernardo Buontalenti (Galluzzi).<br />

La frequentazione del maestro, tra i maggiori architetti militari al servizio del granduca, e lo studio attento dei suoi lavori<br />

lasciarono ampie tracce negli schemi urbani del L.: dalla forma del circuito bastionato, alla disposizione dei cavalieri<br />

lungo le cortine murarie; dal tracciamento della rete viaria interna, alla disposizione delle piazze di servizio alla gola dei<br />

bastioni e dei cavalieri del fronte di terra; dalla frequenza variabile del numero di assi stradali, spostandosi dal centro<br />

della città fortezza verso il perimetro, al rapporto tra strade radiali, porte urbane e bastioni.<br />

Tra il 1568 e il 1572 fu nell'esercito cattolico stanziato da Filippo II nelle Fiandre per reprimere il movimento<br />

indipendentista protestante. Fu in quella circostanza che ebbe modo di arricchire le proprie conoscenze in materia di<br />

architettura della fortificazione, con l'osservazione diretta e lo studio di diversi progetti in corso di realizzazione per lo più<br />

su disegni di architetti italiani. È il caso, per esempio, della costruzione della discussa cittadella di Anversa, cominciata<br />

nell'ottobre del 1567 seguendo scrupolosamente le prescrizioni di Francesco Paciotto, sostituito nel 1569 da Bartolomeo<br />

Campi, nuovo direttore dei lavori nonché soprintendente alle fortezze nei Paesi Bassi (Fara, 1993).<br />

Negli anni immediatamente successivi al ritorno in Italia, il L. operò a Firenze e soprattutto nei territori della Repubblica<br />

veneta, dove era stata avviata dalla metà del Cinquecento una massiccia opera di adeguamento e trasformazione delle<br />

piazzeforti, per lo più sotto la direzione di ingegneri esterni, molti dei quali provenienti dal Granducato di Toscana<br />

(Promis). Le prime notizie certe riguardanti la presenza del L. a Venezia sono databili al 1579, anno in cui entrò in<br />

contatto con i maggiori responsabili della Repubblica in materia di fortificazioni, tra cui il soprintendente alle fortezze<br />

Giulio Savorgnan e Sforza Pallavicino, capitano generale delle milizie in Terraferma sin dal 1559. Il 7 febbr. 1581 il L.


presentò una "supplica" al Senato chiedendo di essere assunto come ingegnere della Repubblica e il 21 ottobre<br />

successivo, grazie all'appoggio di Savorgnan e Pallavicino, fu emanato il decreto di assunzione (Hale; Marchesi; Manno).<br />

Nel 1582 ottenne i primi incarichi come direttore dei lavori negli interventi di adeguamento e ristrutturazione di alcune<br />

fortezze dislocate tra la Terraferma e le isole della costa dalmata, che costituiva il fronte veneziano più esposto alle<br />

avanzate dei Turchi. Prove documentarie attestano la sua presenza a Cittanova d'Istria, l'odierna Novigrad (in questa<br />

circostanza stese una relazione: Manno) e nel cantiere di Possederia (Biral - Morachiello). Nel triennio 1583-86 il L.<br />

soggiornò a Corfù, inviatovi dalla Repubblica di Venezia per affiancare il soprintendente Savorgnan, responsabile delle<br />

piazzeforti nei possedimenti veneti del Mediterraneo, come Cipro, Creta e, appunto, Corfù che dal 1386 costituiva uno dei<br />

più importanti baluardi a difesa del "Mare veneziano".<br />

Nel biennio 1587-89, forte delle sua esperienza e delle sue competenze in materia di ingegneria idraulica, il L. si recò a<br />

Legnago per realizzare il collegamento tra l'Adige e il fossato della piazzaforte, la cui ristrutturazione era stata avviata nel<br />

1525, secondo le concezioni urbanistiche dell'allora capitano generale della Repubblica di Venezia, Francesco Maria I<br />

Della Rovere.<br />

Tra il 1587 e il 1588 (Manno) o nel biennio 1588-89 (Biral - Morachiello) il L. fu nuovamente impiegato in Dalmazia, per<br />

sovrintendere ai lavori di adeguamento delle fortificazioni di Arbe (l'odierna Rab) e, più in particolare, delle difese di<br />

Zara dove, oltre a occuparsi del restauro di alcune caserme della fortezza, curò la sistemazione dei fondali e la<br />

fortificazione del porto, "che cinse di muri fondati in casse di sua invenzione" (Promis, p. 640). Intervenne, con ogni<br />

probabilità, anche nella cittadella, realizzando una serie di opere in terra, più economiche e sicure rispetto a quelle in<br />

muratura, scavate in massima parte nella viva roccia.<br />

La prima opera che lo impegnò in forma continuativa fu la realizzazione, nel 1590 e sotto la supervisione di Sforza<br />

Pallavicino, del nuovo circuito delle mura di Bergamo, di cui il L. potrebbe avere curato non solo l'esecuzione ma gli<br />

stessi sviluppi progettuali (Salvioni).<br />

A partire dal 1591 fu coinvolto nella realizzazione del circuito difensivo della fortezza di Brescia la cui ristrutturazione,<br />

avviata negli anni Venti del secolo, aveva finalmente trovato un orientamento definitivo nel progetto redatto da Giulio<br />

Savorgnan tra il 1587 e il 1588.<br />

Costretto a lasciare il cantiere subito dopo l'avvio dei lavori, per effettuare una serie di sopralluoghi nei domini "da Mar"<br />

della Repubblica veneta, Savorgnan decise di affidare la direzione dei lavori al nipote, Mario, e al L. (Maggiorotti).<br />

L'opera eseguita fu essenzialmente un basso muro di controscarpa difeso da un fossato che correva lungo due dei cinque<br />

fronti della cortina muraria. La scarsa altezza della difesa permetteva alle artiglierie, posizionate sulla sommità del monte,<br />

di controllare l'intero declivio che in questa fase fu spianato ricorrendo all'asportazione di tutte le rocce sporgenti e al<br />

riempimento delle parti cave, così da consentire ai difensori la maggiore visibilità possibile del territorio circostante<br />

(Promis). Nel 1591 i provveditori alle Fortezze richiesero sia al L. sia all'architetto Francesco Malacrida, uno dei maggiori<br />

esperti di tecniche militari dell'epoca, una relazione tecnica dettagliata ai fini di una prosecuzione dei lavori. Tra le due<br />

proposte fu scelta quella del L. che garantiva, pur con qualche miglioria, di procedere in perfetta coerenza e continuità<br />

con gli assunti progettuali di Savorgnan.<br />

Pur rispettando un impianto progettuale non suo, il L. riuscì a porre in essere le sue teorie, garantendo quei miglioramenti<br />

legati all'evoluzione formale delle fronti difensive e alla valutazione aggiornata delle dimensioni e delle caratteristiche<br />

costruttive delle cortine che contraddistinsero l'opera di adeguamento e ristrutturazione dei circuiti difensivi intrapresa,<br />

nella seconda metà del Cinquecento, in molti centri dello spazio euromediterraneo. Nel complesso dell'opera loriniana, le<br />

difese di Brescia sono, come è stato più volte sottolineato, l'unico intervento del tutto rispondente alle teorie enunciate nel<br />

trattato sulle fortificazioni. Per tale ragione, il ruolo del L. in questa circostanza sarebbe stato di gran lunga più importante<br />

di quello generalmente riconosciuto a un semplice esecutore o a un direttore dei lavori (Manno).<br />

Nel 1592, in collaborazione con Giulio Savorgnan e Antonio Martinengo, il L. collaborò alla progettazione della città<br />

militare di Palmanova (nel territorio di Udine), eretta dalla Repubblica di Venezia, a partire dal 1593, contro Turchi e<br />

Imperiali. Impiantata su un sito attentamente selezionato dai provveditori alle Fortezze su indicazione degli stessi<br />

architetti, Palma concluderà, insieme con la città olandese di Coevorden (1597), "la parabola cinquecentesca delle città<br />

militari di nuova fondazione" (Fara, 1993, p. 76).<br />

La città fortezza, dichiarata nel 1960 monumento nazionale, è a pianta stellare, circondata da un circuito bastionato di<br />

nove lati, con una grande piazza centrale esagona, dai cui lati hanno inizio strade radiali che conducono a tre porte urbane<br />

e a tre bastioni, e un profondo fossato al quale fu aggiunta, nel Seicento, una seconda cerchia esterna. Nel progetto<br />

originario le porte erano collocate in prossimità dei bastioni, ma successivamente, per ragioni prettamente militari, si<br />

decise di spostarle al centro delle cortine. Diverse soluzioni progettuali - tra cui, per citare le più importanti, i cavalieri<br />

posizionati presso gli angoli o la predisposizione, in otto dei nove bastioni, di due piazze per l'artiglieria - sono tipiche<br />

della fortificazione del L. che in questa impresa, quindi, dovette svolgere un ruolo importante, come è testimoniato, per<br />

altro verso, da numerose "scritture" autografe, datate tra il 1592 e il 1594, aventi per oggetto la costruzione della fortezza.<br />

Indirizzati alle magistrature della Repubblica, questi scritti sono oggi custoditi presso l'Archivio di Stato, la Biblioteca<br />

nazionale Marciana e la Biblioteca del Civico Museo Correr di Venezia (Olivato; Ghironi - Manno).<br />

Nel 1594, forse in dissenso con le scelte e gli orientamenti ufficiali per Palma, il L. raggiungeva Venezia abbandonando<br />

senza alcun permesso il cantiere e provocando, con ciò, la reazione risentita del provveditore Marcantonio Barbaro che,


con apposita istanza inoltrata alla Signoria, ne avrebbe ottenuto l'allontanamento. Il L., tuttavia, con diverse lettere inviate<br />

da Venezia, continuò a rilasciare pareri e a fornire la sua consulenza in merito al cantiere dove, nel 1595, fece ritorno per<br />

effettuare un sopralluogo.<br />

Nel maggio del 1597 tornò a Firenze dove ottenne dal granduca l'incarico di compiere una visita ispettiva presso la<br />

fortezza nuova di Livorno e descriverne lo stato in un'accurata relazione. Nel novembre successivo era nuovamente a<br />

Venezia, forse per essere presente all'uscita, per i tipi di Giovanni Antonio Rampazzetto, della prima edizione del suo<br />

trattato in cinque libri sulle fortificazioni (Delle fortificazioni( libri cinque(, Venetia 1597).<br />

Anticipato, l'anno precedente, da una tiratura di sole quindici copie a stampa (Jordan; Writing on architecture(), inviate,<br />

con apposite dediche, a governanti e membri delle maggiori famiglie educati allo spirito dell'umanesimo, tra cui<br />

Ferdinando I de' Medici (Poggiali), Alfonso II d'Este (Riccardi) e Vincenzo Gonzaga (Cockle), il trattato ebbe una<br />

notevole diffusione, tanto che nel 1607 fu tradotto in lingua tedesca e stampato a Francoforte da Theodor de Brys. Nel<br />

1609 Rampazzetto stampò la seconda edizione, più ampia della precedente per l'aggiunta di un sesto libro dedicato al<br />

granduca Cosimo II (Le fortificazioni( nuovamente ristampate corrette e ampliate di tutto quello che mancava per la loro<br />

compita perfettione con l'aggiunta del sesto libro, Venetia 1609). L'importanza di questo nuovo volume è da riferire non<br />

tanto alle note teoriche preliminari sui sistemi difensivi quanto all'illustrazione, da parte del L., dei principi metodologici<br />

alla base delle operazioni di rilievo dei luoghi condotte con criteri scientifici. Conservata in due versioni, una dedicata<br />

"alli Serenissimi Principi d'Italia" e l'altra "alla Illustrissima Signoria di Venezia", questa edizione fu tradotta in lingua<br />

tedesca e stampata a Oppenheim, una prima volta, nel 1616 e, una seconda, nel 1620.<br />

Per l'attività teorica del L. si rimanda a F. Malacrida - B. Lorini, Due pareri sulle fortificazioni di Udine e Palma nel<br />

secolo XVI, a cura di S. Beretta-Manin - G.L. Manin, Udine 1868.<br />

Il 6 nov. 1599 il L. era di nuovo a Palmanova, questa volta in veste di ingegnere addetto al cantiere (Ghironi - Manno);<br />

ma l'attività al servizio dei Veneziani non gli impedì di tenere ben saldi i suoi legami con il Granducato di Toscana come<br />

testimonia l'incarico, ottenuto nel 1603, della realizzazione del "modello per l'arsenale e ponte a mare di Pisa" (Promis, p.<br />

647).<br />

Divenuto primo ingegnere della Serenissima, negli ultimi anni della sua vita effettuò diversi sopralluoghi in qualità di<br />

supervisore nell'opera di adeguamento delle fortificazioni veneziane, tra cui quelle di Crema e "Orci Nuovi" (Orzinuovi),<br />

citate nel suo trattato (libro VI, c. 291), o quelle del Polesine, che ispezionò nel 1606 (Promis).<br />

Le ultime notizie relative alla sua attività risalgono al 1611, allorquando fu interpellato da Cosimo II perché esaminasse<br />

un progetto per un nuovo molo a Livorno, redatto dall'ingegnere Claudio Cogorano.<br />

Nel corso della sua vita professionale il L. ampliò la sua attività di ingegnere militare occupandosi di sistemazioni<br />

idrauliche, come testimoniano sia le due consulenze in merito al riassetto dell'area di Rialto, del 1587, e alla costruzione<br />

del canale di collegamento tra l'Adige e la fortezza di Legnago, del 1588, sia la nomina a membro della commissione<br />

tecnica incaricata di vagliare le condizioni di fattibilità di una possibile deviazione del corso del Po (Manno).<br />

Fu anche un abile inventore sia di macchine per scavare canali e buche, per realizzare i terrapieni delle fortezze o per<br />

frantumare le pietre, sia di casseformi speciali con cui fondare le murature, come quelle impiegate nel cantiere del porto<br />

di Zara descritte nel trattato a cc. 188 e 191.<br />

Il L. è il perfetto esponente di quegli "inzenieri" militari ai quali, nella seconda metà del Cinquecento, fu affidata la<br />

responsabilità di tradurre, sul piano concreto delle scelte operative, gli schemi delineati, con finalità tutte strategiche, da<br />

sovrintendenti e provveditori. A differenza di questi ultimi, preoccupati essenzialmente della rilevanza politico-militare<br />

della macchina territoriale, gli ingegneri come il L. furono essenzialmente dei tecnici, con chiare e distinte competenze<br />

professionali. Nello scorcio del XVI secolo la sua opera non solo rifletteva la separazione sempre più netta tra architettura<br />

militare e architettura civile, ma testimoniava lo iato, foriero di conflitti e momenti critici, tra attività direzionale e di<br />

coordinamento, propria degli alti funzionari, e attività operativa degli ingegneri.<br />

Il L. morì probabilmente a Venezia nel 1611.<br />

Fonti e Bibl.: I.R. Galluzzi, Istoria del Granducato di Toscana sotto il governo della casa Medici, III, Firenze 1781, p.<br />

291; L. Lombardi, Memorie antiche e moderne dell'Isola d'Elba, Firenze 1791, p. 106; L. Marini, Biblioteca istoricocritica<br />

di fortificazione permanente( (1810), Bologna 1971, pp. 40 s.; G. Poggiali, Serie de' testi di lingua stampati, che si<br />

citano nel vocabolario degli Accademici della Crusca(, Livorno 1813, pp. 271 s.; A. Salvioni, Origine delle antiche e<br />

nuove fortificazioni di Bergamo, Bergamo 1829, pp. 13, 17; L. Carrer, Arte militare(, Venezia 1840, pp. 117-163; M.<br />

Gualandi, Memorie originali italiane riguardanti le belle arti, III, Bologna 1842, pp. 114-117; P. Riccardi, Biblioteca<br />

matematica italiana dalla origine della stampa ai primi anni del secolo XIX, I, Modena 1870, pp. 52-54; C. Promis,<br />

Biografie d'ingegneri militari italiani dal sec. XIV alla metà del XVIII, Torino 1874, pp. 638-652; M.J.D. Cockle, A<br />

bibliography of military books up to 1642( (1900), London 1978, pp. 204 s.; E. Rocchi, Le fonti storiche dell'architettura<br />

militare, Roma 1908, pp. 309 s.; L.A. Maggiorotti, L'opera del genio italiano all'estero. Gli architetti militari, II, Roma<br />

1936, p. 190; III, ibid. 1939, p. 433; H. De La Croix, Military architecture and the radial city plan in sixteenth century<br />

Italy, in The Art Bulletin, XLII (1960), 4, pp. 268, 281 n. 73, 282 n. 79, 284 n. 92, 285 e n. 99, 290 n. 119; Id., The<br />

literature on fortification in Renaissance Italy, Chicago 1960, p. 43; F. Bonati Savorgnan, Palmanova e il suo ideatore:<br />

Giulio Savorgnan, in Memorie storiche forogiuliesi, XLVI (1965), pp. 182, 190; H. De La Croix, Palmanova: a study in


sixteenth century urbanism, in Saggi e memorie di storia dell'arte, 1966, n. 5, pp. 27-33, 35-41, 177; J.R. Hale, The first<br />

fifty years of a Venetian magistracy: the Provveditori alle Fortezze, in Renaissance. Studies in honor of Hans Baron, a<br />

cura di A. Molho - J.A. Tedeschi, Firenze 1971, p. 524; H. De La Croix, Military considerations in city planning:<br />

fortifications, New York 1972, pp. 51 s., 118 n. 60; L. Olivato, Contributo alla genesi progettuale di Palmanova: il ruolo<br />

di Giulio Savorgnan, in Memorie storiche forogiuliesi, LVI (1976), pp. 97-104, 108-110; P. Marchesi, Fortezze<br />

veneziane, 1508-1797, Milano 1984, pp. 213 s.; A. Manno, B. L. e la scienza delle fortificazioni, in Architettura. Storia e<br />

documenti, 1985, n. 2, pp. 39 s.; A. Biral - P. Morachiello, Immagini dell'ingegnere tra Quattro e Settecento, Milano<br />

1985, pp. 40-45, 153-156; P. Morachiello, Da L. a de Ville: per una scienza e per uno statuto dell'ingegnere, in<br />

L'architettura militare veneta del Cinquecento, Milano 1988, pp. 45-47; A. Fara, Il sistema e la città: architettura<br />

fortificata nell'Europa moderna dai trattati alle realizzazioni 1464-1794, Genova 1989, pp. 111 s., 161 s., 174 s.; Id., La<br />

città da guerra, Torino 1993, pp. 74, 76-78, 86; S. Ghironi - A. Manno, Palmanova. Storia, progetti e cartografia urbana<br />

(1593-1866) (catal.), Padova 1993, pp. 17 s., 20 s., 25-29, 35-39, 52-56; nn. 43, 47, 75, 94, 97-100, 105, 112; schede 1, 5,<br />

13, 35, 40; P. La Penna, La fortezza e la città: B. L., Giulio Savorgnan e Marcantonio Martinengo a Palma (1592-1600),<br />

Firenze 1997, pp. 5 s.; Writing on architecture, civil and military c. 1460 to 1640, a cura di J. Bury - P. Breman, 't Goy-<br />

Houten 2000, p. 62; M. Canino, La libreria ducale di Casteldurante da Federico Commandino a <strong>Bonaiuto</strong> L.: geometria,<br />

matematica e scienza della misurazione nel Rinascimento italiano, in I Della Rovere nell'Italia delle corti. Atti del<br />

convegno(, Urbania( 1999, a cura di B. Cleri et al., III, Urbino 2002, pp. 144, 161-172; M. D'Ayala, Diz. militare<br />

francese-italiano, Torino 1853, pp. 104 s.; K. Jordan, Bibliographie zur Geschichte des Festungsbaues von den Anfängen<br />

bis 1914, Marburg 2003, pp. 157 s.; Enc. biogr. e bibliogr. "Italiana", C. Argegni, Condottieri(, II, pp. 107 s.<br />

G. Doti<br />

Esempi di ridotte e fortini quadrilateri a bastioni, mezzi bastioni e a tenaglia: Lorini B., Le fortificationi di <strong>Bonaiuto</strong> Lorini,<br />

nobile fiorentino, Venezia 1609.<br />

da Roberto Sconfienza, FORTIFICAZIONI CAMPALI NEL XVIII SECOLO. CONTESTI CULTURALI<br />

E CONFRONTI PER I TRINCERAMENTI DELL’ASSIETTA in «Armi Antiche. Bollettino<br />

dell’Accademia di San Marciano - Torino», 1996 (1999), pp. 93-123<br />

http://www.archeofortificazioni.org/FigTRINC.htm


[Edito da Luigi Arminio Carrer]

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