Rivista n 1- 2010.bisAqxd - Dott. Vito CM Milisenna

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Il Teatro romano “dell’Angelo” dire l’innalzamento del livello di professionalità,ciò che siamo convinti possa essere più immediato da realizzare tanto più interessanti sono i temi affrontati e più autorevoli sono gli interventi, in modo anche 8 Fondazione Scuola Forense Nissena “G. Alessi” da realizzare una apertura ed un confronto che spesso mancano nelle occasioni di studio ed approfondimento. Altre iniziative sono poi in corso di realizzazione,non quante Lo staff che sta curando l’allestimento del “processo ai Monaci di Mazzarino” a Roma per il C.N.F. sono in realtà ideate dal nostro instancabile ed entusiasta Presidente, quali la rappresentazione del processo ai monaci di Mazzarino, già realizzata in San Cataldo l’anno scorso,ma questa volta su indicazione del CNF, che la promuove nell’ambito delle iniziative volte alla valorizzazione culturale della nostra professione: il processo sarà rappresentato presso il teatro romano “dell’Angelo”, secondo le indicazioni della Commissione Cultura del CNF. Ancora, in corso di verifica di fattività è un gemellaggio tra Malta e Caltanissetta per lo svolgimento di una iniziativa di sperimentazione di diritto comparato, perfettamente aderente alle prospettive di integrazione ed apertura che oggi si fanno vieppiù pressanti per chi svolge la nostra professione. Il Direttore Avv. Renata Accardi
La valutazione delle dichiarazioni provenienti dai collaboratori di Giustizia costituisce una “vexata quaestio” sulla quale la gIurisprudenza e la dottrina disputano da anni. Indubbiamente le problematiche legate alla chiamata in correità assumono una rilevanza fondamentale allorché si pensi che tuttora gran parte dei Processi alla criminalità organizzata scaturisce da accuse mosse dai cosiddetti “pentiti”, e soprattutto qualora si consideri che la maggior parte delle sentenze di condanna si fonda su tale tipo di prova. La centralità di tale questione si coglie ancor meglio quando si ricordi che molti Processi di tale natura coinvolgono uomini politici di rilievo. Ciò alimenta fortemente l’altrettanto annoso conflitto tra Politica e Giustizia che minaccia le nostre istituzioni. Non si vuole qui certo affrontare in maniera sistematica la questione: la complessità e la vastità dell’argomento non sono compatibili con la spazio offertomi, e poi ben altre più autorevoli voci si alzano quotidianamente a sostegno di una tesi o di un’altra. Si vuole piuttosto qui ricordare la delicatezza e la centralità dell’argomento e, soprattutto, si vuole LA CAMERA PENALE Una vexata questio lodare un atto di sapienza giuridica, e di grande buon senso al quale abbiamo assistito pochi giorni addietro. Mi riferisco all’Ordinanza emessa dalla Corte di Appello di Palermo, che sta giudicando il Senatore Dell’Utri, con la quale è stata nuovamente respinta la richiesta di sentire quale teste d’accusa l’ormai famoso figlio del defunto Ciancimino. Ebbene tale Ordinanza, che ho potuto leggere in quanto riportata nei suoi tratti salienti da diversi quotidiani, dovrebbe essere incorniciata e appesa in ogni aula di Giustizia affinché ogni Giudicante ne potesse apprezzare, al bisogno, lo spirito di terzietà ed il presupposto di reale autonomia ed indipendenza che ne è fondamento. Di più, l’Ordinanza andrebbe fatta leggere ad ogni corso di preparazione al concorso per divenire Magistrati, e a qualcuno andrebbe fatta imparare a memoria. I profani si chiedono cosa contiene di così straordinario l’atto in questione. La risposta è semplice: niente di più di una rigorosa applicazione della legge alla luce del buon senso e nel rispetto della verità e della logica giuridica. Con l’Ordinanza si motiva l’esclusione della richiesta prova sulla base soprattutto di due elementi: da un canto la evidente progressività delle dichiarazioni di un soggetto che prima dice di non sapere alcune cose e poi invece, dopo molto tempo, sostiene di ricordare, e dall’altro canto la non diretta conoscenza dei fatti, trattandosi addirittura di un relato da relato, dovendo egli riferire su fatti che gli sarebbero stati confidati da suo padre (che essendo defunto non potrà confermare) che a sua volta avrebbe appreso da altri. Negare l’accesso a tale tipo di prova è stato ripeto atto di grande saggezza e ci inorgoglisce il fatto che a presiedere il Collegio giudicante sia lo stesso magistrato che presiede il nostro Tribunale. (segue a pag. 19) 9
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