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Sesso e genere. Uno sguardo tra storia e nuove prospettive

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Es<strong>tra</strong>tto distribuito da Biblet<br />

SeSSo<br />

e Genere<br />

<strong>Uno</strong> <strong>sguardo</strong> <strong>tra</strong> <strong>storia</strong> e <strong>nuove</strong> <strong>prospettive</strong><br />

Es<strong>tra</strong>tto della pubblicazione<br />

a cura di<br />

Roberto Vitelli e Paolo Valerio<br />

LIGUORI EDITORE


Es<strong>tra</strong>tto distribuito da Biblet<br />

<strong>Sesso</strong>, <strong>genere</strong> e cultura<br />

1<br />

Collana diretta da Paolo Valerio<br />

Es<strong>tra</strong>tto della pubblicazione


<strong>Sesso</strong> e <strong>genere</strong><br />

<strong>Uno</strong> <strong>sguardo</strong> <strong>tra</strong> <strong>storia</strong> e <strong>nuove</strong> <strong>prospettive</strong><br />

a cura di<br />

Roberto Vitelli e Paolo Valerio<br />

Liguori Editore


Questa opera è protetta dalla Legge 22 aprile 1941 n. 633 e successive modificazioni. L’utilizzo del libro elettronico<br />

costituisce accettazione dei termini e delle condizioni stabilite nel Con<strong>tra</strong>tto di licenza consultabile sul<br />

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Liguori Editore<br />

Via Posillipo 394 - I 80123 Napoli NA<br />

http://www.liguori.it/<br />

© 2012 by Liguori Editore, S.r.l.<br />

Tutti i diritti sono riservati<br />

Prima edizione italiana Maggio 2012<br />

Vitelli, Roberto (a cura di):<br />

<strong>Sesso</strong> e <strong>genere</strong>/Roberto Vitelli, Paolo Valerio (a cura di)<br />

<strong>Sesso</strong>, <strong>genere</strong> e cultura<br />

Napoli : Liguori, 2012<br />

ISBN-13 978 - 88 - 207 - 5737 - 3<br />

1. Identità di <strong>genere</strong> 2. Psicoterapia I. Titolo II. Collana III. Serie<br />

Aggiornamenti:<br />

——————————————————————————————————————————<br />

21 20 19 18 17 16 15 14 13 12 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0


1 Introduzione<br />

di Roberto Vitelli e Paolo Valerio<br />

Indice<br />

7 Per un’archeologia del soggetto <strong>tra</strong>nsessuale: un’introduzione a Die<br />

Transvestiten di Magnus Hirschfeld e a Psychopathia <strong>tra</strong>nsexualis di David<br />

Cauldwell<br />

di Roberto Vitelli e Zeno Giusti<br />

27 I Transvestitisti. La pulsione erotica a <strong>tra</strong>vestirsi<br />

di Magnus Hirschfeld<br />

49 Psychopathia Transexualis<br />

di David O. Cauldwell<br />

Es<strong>tra</strong>tto distribuito da Biblet<br />

57 Un contributo sul <strong>tra</strong>nsessualismo femminile. Il desiderio di cambio<br />

di sesso nelle donne <strong>tra</strong> identità e narrazione<br />

di Eva Orlando<br />

83 Il <strong>tra</strong>nsessuale e il sembiante: la sua questione e il sociale<br />

di Giovanni Lo Castro<br />

113 Il <strong>tra</strong>nsessualismo maschile e la maschera: una lettura daseinsanalitica<br />

di Roberto Vitelli<br />

153 Le identità sessuali <strong>tra</strong> discorso clinico e discorso sociale<br />

di Eugenio Zito e Paolo Valerio<br />

171 Generi e sessi non normativi. Riflessioni e <strong>prospettive</strong> di ricerca<br />

nell’analisi sociologica<br />

di Cirus Rinaldi<br />

223 I femminielli napoletani: un <strong>genere</strong> al (di) confine<br />

di Eugenio Zito e Paolo Valerio<br />

Es<strong>tra</strong>tto della pubblicazione


viii<br />

INDICE<br />

249 Occhi sgranati, accecati, appannati. La rappresentazione del <strong>tra</strong>nsessuale<br />

sullo schermo<br />

di Ignazio Senatore<br />

279 Transessualismo e discriminazioni basate sul cambiamento di <strong>genere</strong><br />

di Annamaria Ciccariello<br />

299 La tutela dei <strong>tra</strong>nsessuali nel diritto europeo<br />

di Adele Del Guercio e Anna Liguori<br />

313 Gli Autori<br />

Es<strong>tra</strong>tto distribuito da Biblet


Es<strong>tra</strong>tto distribuito da Biblet<br />

Introduzione<br />

di Roberto Vitelli e Paolo Valerio<br />

Quando alla fine degli anni novanta cominciammo a confrontarci con la<br />

questione <strong>tra</strong>nsessuale, accogliendo le domande di pazienti che afferivano<br />

alla nos<strong>tra</strong> Azienda Ospedaliera Universitaria “Federico II” per effettuare<br />

una riconversione chirurgica del sesso, fummo portati ad interrogarci su<br />

tale questione, anche in considerazione del fatto che, secondo una certa<br />

riflessione antropologica e sociologica, sembrava che essa potesse essere<br />

considerata rappresentativa dei mutamenti che si andavano delineando intorno<br />

al tema del sessuale. Secondo queste discipline, il soggetto <strong>tra</strong>nsessuale<br />

sembra mettere radicalmente in discussione l’opposizione binaria classica<br />

maschile/femminile, costituendo un punto di riferimento imprescindibile<br />

per una riflessione sulla sessualità al di là delle categorie con cui il sessuale è<br />

stato pensato in Occidente sino a quasi la metà del Novecento. Per tale motivo<br />

decidemmo di interrogare quella letteratura psichiatrica e psicoanalitica<br />

classica che aveva assunto tale fenomeno ad oggetto della propria riflessione.<br />

Ne derivò un’antologia all’interno della quale venivano ospitate alcune<br />

delle più autorevoli voci del panorama psicoanalitico classico: da Stoller ad<br />

Ovesey e Person, Oppenheimer, Quinodoz, Lacan ed alcuni psicoanalisti<br />

della sua scuola (Valerio, et alii, 2001, 2008). Nell’Introduzione a tale volume<br />

ricostruivamo a grandi linee i passaggi implicati nell’emergenza dei significanti<br />

“<strong>tra</strong>nsessuale” e “<strong>tra</strong>nsessualismo”, e la loro iscrizione nel discorso<br />

della clinica contemporanea. Si interrogava, dunque, la psichiatria classica<br />

di fine Ottocento, esaminando la categoria della könträre Sexualempfindung,<br />

introdotta da Westphal ed includente condizioni diverse, dalle forme di<br />

ermafroditismo psicosessuale alla metamorfosi sessuale paranoica di Krafft-Ebing; la<br />

nozione di Hirschfeld di Stadio Sessuale Intermedio e la proposizione di Ferenczi<br />

delle categorie di Omoerotismo Passivo e Omoerotismo Attivo, laddove, nelle parole<br />

dello psicoanalista ungherese, <strong>tra</strong> i soggetti rien<strong>tra</strong>nti nella prima categoria<br />

si sarebbe notato “un vero e proprio rovesciamento dei caratteri psichici, e<br />

talvolta anche somatici” (Ferenczi, 1914, p. 101).<br />

All’interno dei contributi lì inclusi, oltre a venire formulate alcune ipotesi<br />

circa l’origine della condizione, emergevano in maniera chiara alcune<br />

delle questioni problematiche che tale campo della clinica porta con sé: in<br />

Es<strong>tra</strong>tto della pubblicazione


2<br />

Es<strong>tra</strong>tto distribuito da Biblet<br />

INTRODUZIONE<br />

particolare quelle relative al piano etico, concernenti la posizione più adeguata<br />

da tenere per lo psicoanalista, ma oggi diremmo più genericamente<br />

per lo psichia<strong>tra</strong> e per lo psicologo clinico, all’interno delle pratiche che,<br />

risolvendo la questione sul piano dell’apparenza corporea, sembrano escludere<br />

una qualsivoglia possibilità di dialettizzazione della questione soggettiva<br />

sottostante la domanda di riconversione dei caratteri sessuali. Stando<br />

l’attuale ingranaggio medico-giuridico, è, infatti, con una mera funzione<br />

diagnostica che ci si trova ad intervenire, venendo ridotta la funzione del<br />

clinico sostanzialmente a quella di semplice rimando speculare del dire del<br />

soggetto intorno a se stesso – “internamente mi sento donna (uomo) nonostante<br />

il mio corpo dica tutt’altro/internamente è donna (uomo) nonostante<br />

il suo corpo dica tutt’altro” – dunque di “verifica” della “adeguatezza” di<br />

una siffatta parola e della sua collocabilità entro le categorie nosografiche<br />

disponibili. Incontestabilmente, il confronto con i contributi teorici raccolti<br />

nell’antologia costituì un arricchimento, sia per la pratica clinica che per la<br />

riflessione teorica. Questo non significava, però, che con tale confronto si<br />

potesse considerare esaurita la spinta interrogante proveniente dal soggetto<br />

<strong>tra</strong>nsessuale. Il nostro lavoro, infatti, continuava a porci dei problemi non<br />

interamente risolvibili con gli spunti interpretativi e le riflessioni che avevamo<br />

incon<strong>tra</strong>to nello studio della letteratura. Ne derivarono, dunque, altri due<br />

volumi: L’enigma del <strong>tra</strong>nsessualismo (Bottone, et alii, 2004) e Dilemmi dell’identità:<br />

chi sono? (Nunziante Cesàro e Valerio, 2006), all’interno dei quali provavamo<br />

a dare risposta ad alcune delle aporie incon<strong>tra</strong>te nella nos<strong>tra</strong> esperienza.<br />

Facendo riferimento a due nozioni di Roland Barthes, e cioè l’ovvio e l’ottuso,<br />

nell’introduzione al primo dei due testi indicati così scrivevamo:<br />

[…] la difficoltà ad effettuare un’analisi dei conflitti è certamente connessa<br />

alla struttura particolare del soggetto <strong>tra</strong>nsessuale, ma è anche da ascriversi<br />

al fatto che le procedure medico-giuridiche, muovendosi sullo stesso terreno<br />

di quest’ultimo, chiudono anch’esse la clinica psicologica in una posizione da<br />

cui risulta difficile spostarsi. Il fatto poi che queste procedure abbiano assunto<br />

un senso ovvio agli occhi degli operatori, nel senso in cui l’ovvio è ciò che<br />

“si presenta in modo del tutto naturale allo spirito” (Barthes, 1982; p. 45),<br />

è ormai certo […]. Tuttavia, come ricorda ancora Roland Barthes, il senso<br />

ovvio si trova disarticolato da quello ottuso, inteso come ciò che è “di troppo,<br />

come un supplemento che la mia intellezione non riesce bene ad assorbire,<br />

ostinato e nello stesso tempo sfuggente, liscio e inafferrabile (Bottone, et alii,<br />

2004, p. 19).<br />

Se ciò è dunque vero, nel loro complesso en<strong>tra</strong>mbi i volumi, usciti nel<br />

2004 e nel 2006, nascevano dall’esigenza di doversi soffermare sull’ovvietà<br />

Es<strong>tra</strong>tto della pubblicazione


Es<strong>tra</strong>tto distribuito da Biblet<br />

INTRODUZIONE 3<br />

della clinica disegnata dalla scena istituzionale, per debordarne i limiti e<br />

portarne alla luce i resti, i supplementi rimossi, se non addirittura preclusi, in<br />

breve per operare un taglio nell’apparente “sfericità della sua economia”.<br />

Il terzo volume raccoglieva una serie di riflessioni diverse e non sempre<br />

conciliabili sul tema dell’identità sessuale e di <strong>genere</strong>, ed in particolare sulla<br />

questione <strong>tra</strong>nsessuale nell’ambito del paradigma psicoanalitico. In uno degli<br />

articoli ivi compresi (Valerio e Zito, 2006), partendo dall’analisi etimologica<br />

e semantica dei termini <strong>tra</strong>ns e sesso, si proponeva di utilizzare, nell’ambito<br />

di un inquadramento scientifico, il termine <strong>tra</strong>nsessualismo al plurale e<br />

di parlare, quindi, di <strong>tra</strong>nsessualismi, proprio per evidenziarne la complessa<br />

multidimensionalità e l’estrema diversificazione interna, evidente ad uno<br />

<strong>sguardo</strong> attento a dispetto dell’apparente omogeneità. Nel corso degli anni<br />

tale consapevolezza si è andata via via rafforzando. Allo stesso tempo, sempre<br />

più ci si è resi conto che la clinica non può risolvere da sola le differenti<br />

questioni elicitate dal confronto con tale area tematica. Il <strong>tra</strong>nsessualismo,<br />

infatti, nasce e viene ad articolarsi intorno alle categorie di sesso e <strong>genere</strong>, categorie<br />

che, fondandosi sull’opposizione di natura e cultura, hanno sollecitato<br />

sempre più, negli ultimi anni, la proliferazione di pratiche discorsive diverse,<br />

spesso fortemente divergenti: se la medicina ha sicuramente svolto un ruolo<br />

egemone con la patologizzazione delle varianti di <strong>genere</strong>, l’antropologia,<br />

al con<strong>tra</strong>rio, ha dimos<strong>tra</strong>to la relatività culturale del costrutto di <strong>genere</strong>,<br />

mos<strong>tra</strong>ndo come l’androginia, l’ermafroditismo ed un insieme eterogeneo<br />

di possibilità esistentive poste al di là del binarismo sessuale si mostrino e<br />

vengano differentemente “istituzionalizzate” all’interno di differenti contesti<br />

culturali (Williams, 1986; Ramet, 1996; Valentine, 2007). Allo stesso<br />

modo, gli storici hanno evidenziato come ciò che oggi appare ai nostri<br />

occhi “ovvio”, almeno in Occidente, relativamente al modo di ciascuno di<br />

rappresentarsi i generi ma anche la stessa anatomia del corpo, costituisca<br />

in realtà l’esito di un complesso ed articolato processo, l’effetto, appunto,<br />

degli specifici dispositivi discorsivo-retorici diversamente approntati nelle<br />

diverse epoche storiche (Laqueur, 1990). Analogamente, i sociologi hanno<br />

evidenziato in qual modo il <strong>genere</strong> vada più correttamente inteso come una<br />

categoria socialmente costruita ed organizzata, come un effetto, cioè, di<br />

specifiche mediazioni sociali. Nelle parole di Ken Plummer, Professore di<br />

Sociologia all’Università dell’Essex, come<br />

un prodotto sociale, effetto di pratiche performative rappresentazionali (dramatically<br />

performed), [come] un set di pratiche di vita quotidiana costruite su una<br />

base eminentemente culturale e suscettibili di un ampio margine di variabilità<br />

e cambiamento (Plummer, 1996, p. XIV).<br />

Es<strong>tra</strong>tto della pubblicazione


4<br />

Es<strong>tra</strong>tto distribuito da Biblet<br />

INTRODUZIONE<br />

È proprio con l’intento di ampliare lo <strong>sguardo</strong> at<strong>tra</strong>verso cui guardare a<br />

tali fenomeni, al di là del registro medico-psichiatrico, allora, che, all’interno<br />

delle attività del Dottorato di Ricerca in “Studi di Genere” dell’Università<br />

degli Studi di Napoli “Federico II”, ha preso corpo negli ultimi anni una<br />

ricerca tesa ad interrogare, da un vertice collocato piuttosto “a margine”<br />

della clinica, la complessa realtà <strong>tra</strong>nsgender del femminiello napoletano (Zito e<br />

Valerio, 2010), una complessa figura antropologica da lungo tempo integrata<br />

entro il contesto cittadino, oggi forse a rischio di scomparsa proprio per la<br />

sua reinscrizione entro le categorie della clinica <strong>tra</strong>nsessuale.<br />

Allo stesso modo, come ideale ulteriore allargamento dell’orizzonte,<br />

a distanza di circa quindici anni dal momento in cui cominciammo ad<br />

occuparci di tale campo, ci è sembrato interessante provare nuovamente a<br />

decifrare le differenti questioni ad esso connesse. Il libro che presentiamo,<br />

così, diversamente da quelli precedenti, non si limita alla questione <strong>tra</strong>nsessuale,<br />

ma guarda alle nozioni di Genere e <strong>Sesso</strong> con uno <strong>sguardo</strong> decisamente<br />

più ampio.<br />

Idealmente esso può essere suddiviso in tre specifiche sezioni: nella<br />

prima, più strettamente clinica, vengono innanzitutto ripresi in maniera più<br />

articolata alcuni degli snodi fondamentali sul piano storico per l’inscrizione<br />

delle varianti di <strong>genere</strong> entro il campo della medicina. La presentazione di<br />

Roberto Vitelli e Zeno Giusti e la <strong>tra</strong>duzione per la prima volta in lingua<br />

italiana di un es<strong>tra</strong>tto della principale opera di Magnus Hirschfeld,<br />

Die Transvestiten, e dell’articolo di Cauldwell del 1949 dal titolo Psychopathia<br />

Transexualis, vengono ad illus<strong>tra</strong>re, in tal senso, non solo il modo con cui la<br />

categoria e le pratiche realizzate intorno all’oggetto <strong>tra</strong>nsessualismo si sono<br />

andate affermando, ma anche gli effetti prodotto dalla messa in circolo dei<br />

significanti <strong>tra</strong>nsessuale e <strong>tra</strong>nsvestitismo. I contributi di Eva Orlando e quello<br />

di Giovanni Lo Castro, se si vuole con una maggiore continuità rispetto ai<br />

volumi precedenti, propongono una rilettura del <strong>tra</strong>nsessualismo a partire<br />

da un’ottica eminentemente psicoanalitica: il primo, guardando alla sua<br />

variante femminile, decisamente più spesso <strong>tra</strong>scurata all’interno della letteratura<br />

specialistica, sia at<strong>tra</strong>verso una revisione dei principali snodi teorici<br />

qui sviluppati, sia at<strong>tra</strong>verso un’analisi qualitativa di alcuni resoconti autobiografici;<br />

il secondo, quello di Giovanni Lo Castro, sviluppando un’originale<br />

rilettura del fenomeno <strong>tra</strong>nsessuale, a partire dagli strumenti concettuali<br />

propri al campo lacaniano. Sempre all’interno di tale ideale prima sezione,<br />

il contributo di Roberto Vitelli interroga, quindi, la medesima questione<br />

<strong>tra</strong>nsessuale a partire però da un vertice daseinsanalitico; at<strong>tra</strong>verso un approccio<br />

in prima persona (Stanghellini, 2006), oltre che at<strong>tra</strong>verso un riferimento<br />

puntuale all’opera di Ludwig Binswanger ed al lavoro filosofico di Jean-Paul<br />

Es<strong>tra</strong>tto della pubblicazione


Es<strong>tra</strong>tto distribuito da Biblet<br />

INTRODUZIONE 5<br />

Sartre, l’autore prova a disgiungere la categoria clinica dall’analisi della<br />

presenza <strong>tra</strong>nsessuale, del suo specifico progetto-di-mondo. A completamento di<br />

tale prima sezione, ma anche con l’intenzione di un più chiaro spostamento<br />

dal discorso clinico a quello dell’analisi sociale, rimarcando però allo stesso<br />

tempo anche la necessità di un ripensamento della psicoanalisi e delle sue<br />

categorie interpretative, Eugenio Zito e Paolo Valerio propongono una riflessione<br />

sul fenomeno del <strong>tra</strong>nsgenderismo, eleggendo quest’ultimo a figura<br />

emblematica della condizione postmoderna.<br />

La seconda sezione, se così si può dire, si sviluppa in maniera graduale<br />

rispetto alla prima, proponendo un at<strong>tra</strong>versamento della questione del<br />

<strong>genere</strong> di taglio storico, antropologico e sociologico. Essa comprende tre<br />

contributi: quello di Cirus Rinaldi, quello di Paolo Valerio ed Eugenio Zito<br />

e quello di Ignazio Senatore. Nel primo caso, l’autore articola una generale<br />

decostruzione del campo del sessuale, ed in particolare delle pratiche connesse<br />

al <strong>tra</strong>nsgenderismo e all’intersessualità, at<strong>tra</strong>verso gli strumenti propri<br />

alla ricerca sociologica. Nel secondo, invece, gli autori propongono una<br />

rilettura della figura del femminiello napoletano, immaginandolo quale luogo<br />

sociale/privato, funzionale all’allestimento di una mappa di ipotesi utili ad<br />

una nuova possibile interrogazione delle cosiddette “<strong>nuove</strong> identità sessuali”.<br />

Nel terzo contributo, invece, Ignazio Senatore riat<strong>tra</strong>versa la questione<br />

<strong>tra</strong>nsessuale, proponendo un’ampia ed esaustiva rassegna di quelle opere<br />

filmiche che hanno posto soggetti <strong>tra</strong>nsessuali o <strong>tra</strong>nsgender, in maniera<br />

maggiore o minore, al centro del proprio sviluppo narrativo. Ne deriva<br />

quindi un’analisi delle differenti modalità con cui il sociale, in Occidente, è<br />

andato rappresentandosi tale specifica condizione esistentiva.<br />

Infine, se è vero che il <strong>tra</strong>nsessualismo è giunto a definirsi at<strong>tra</strong>verso<br />

l’azione di specifici dispositivi retorico-linguistici, la giurisprudenza ha sicuramente<br />

svolto e svolge tuttora, accanto alla medicina, un importante ruolo<br />

nell’azione di ritaglio concettuale e di organizzazione delle pratiche connesse<br />

a tale variegata e complessa area dell’esperienza umana. Per tale motivo,<br />

abbiamo pensato, nell’ultima parte del volume, di ospitare due contributi<br />

– quello di Annamaria Ciccariello e quello di Adele Del Guercio e Anna<br />

Liguori – volti proprio a un’analisi critica dei dispositivi giuridici approntati<br />

in Italia e nel più ampio contesto europeo.<br />

In generale, proprio la necessità di uno <strong>sguardo</strong> composito rende il<br />

testo che qui proponiamo, secondo lo spirito della collana che inaugura e<br />

il coraggioso intento dell’Editore al quale va la nos<strong>tra</strong> gratitudine, un luogo<br />

di molteplici discorsi, spesso anche fortemente divergenti, che ci auguriamo<br />

possa risultare utile a studenti e studiosi della materia, in generale piuttosto<br />

propensi a chiudersi nello specifico dei propri ambiti disciplinari: in un<br />

Es<strong>tra</strong>tto della pubblicazione


6<br />

Es<strong>tra</strong>tto distribuito da Biblet<br />

INTRODUZIONE<br />

campo quale quello del sessuale, così evidentemente sfuggente, complesso e<br />

spesso controverso, sembra infatti imporsi la necessità di un siffatto <strong>sguardo</strong>,<br />

di uno <strong>sguardo</strong> che sia, così, effettivamente eticamente consapevole.<br />

Bibliografia<br />

Bottone M., Valerio P. e Vitelli R. (a cura di), L’enigma del <strong>tra</strong>nsessualismo, Franco<br />

Angeli, Milano 2004.<br />

Ferenczi S. (1914), L’omoerotismo: nosologia dell’omosessualità maschile, in Opere, vol. II,<br />

Raffaello Cortina, Milano 1990.<br />

Laqueur T. (1990), L’identità sessuale dai greci a Freud, <strong>tra</strong>d. it., Laterza, Roma-Bari<br />

1992.<br />

Nunziante Cesàro A. e Valerio P. (a cura di), Dilemmi dell’identità: chi sono? Saggi<br />

psicoanalitici sul <strong>genere</strong> e dintorni, Franco Angeli, Milano 2006.<br />

Plummer K., Foreword: Genders in question, in R. Ekins e D. King (1996), Blending<br />

Genders: Social Aspects of Cross-dressing and Sex-changing, Routledge, London 1996,<br />

pp. XIII- XVII.<br />

Ramet S. P. (a cura di), Gender Reversals and Gender Cultures: Anthropological and Historical<br />

Perspectives, Routledge, London-New York 1996.<br />

Stanghellini G., Psicopatologia del senso comune, Raffaello Cortina, Milano 2006.<br />

Valentine D., Imagining Transgender: An Ethnography of a Category, Duke University<br />

Press, Durham, North Caroline 2007.<br />

Valerio P., Bottone M., Galiani R. e Vitelli R., Il <strong>tra</strong>nsessualismo. Saggi psicoanalitici.<br />

Franco Angeli, Milano 2001, 2008.<br />

Valerio P., Zito E., Genesi dei <strong>tra</strong>nsessualismi maschili: crocevia delle identità nella letteratura<br />

psicoanalitica, in Nunziante Cesàro A., Valerio P. (a cura di), Dilemmi dell’identità:<br />

chi sono?, Franco Angeli, Milano 2006, pp. 87-129.<br />

Williams W. L., The Spirit of the Flesh, Beacon Press, Boston 1986.<br />

Zito E. e Valerio P., Corpi sull’uscio, identità possibili. Il fenomeno dei femminielli a Napoli,<br />

prefazione di Gabriella D’Agostino, Filema, Napoli 2010.<br />

Es<strong>tra</strong>tto della pubblicazione


Es<strong>tra</strong>tto distribuito da Biblet<br />

Per un’archeologia del soggetto <strong>tra</strong>nsessuale:<br />

un’introduzione a Die Transvestiten<br />

di Magnus Hirschfeld<br />

e a Psychopathia <strong>tra</strong>nsexualis<br />

di David Cauldwell<br />

di Roberto Vitelli e Zeno Giusti<br />

La scelta di pubblicare in questo volume per la prima volta la <strong>tra</strong>duzione<br />

italiana di un es<strong>tra</strong>tto della principale opera di Magnus Hirschfeld, Die<br />

Transvestiten (1910) e l’articolo pubblicato da David Cauldwell nel 1949<br />

Psychopathia <strong>tra</strong>nsexualis, nasce dall’importanza storica che questi due lavori<br />

hanno avuto nella costituzione di quello che Harry Benjamin definì il fenomeno<br />

<strong>tra</strong>nsessuale (Benjamin, 1966): è ad essi che va ascritta l’introduzione<br />

di alcuni concetti chiave – quello di Transvestitismo (Transvestitismus) da una<br />

parte e quello di Psicopatia Transessuale (Psychopathia Trans-sexualis) dall’al<strong>tra</strong><br />

– di indubbia rilevanza sul piano storico per l’inscrizione della condizione in<br />

oggetto entro il sapere psichiatrico, dunque per la definizione di dispositivi<br />

discorsivi utili ad una possibile rappresentazione di sé da parte del soggetto.<br />

Collocati entro quell’ampio processo di “incitamento” alla produzione dei<br />

discorsi sul tema della sessualità, nell’ambito dell’orizzonte fondativo della<br />

Scientia Sexualis (Foucault, 1976), i contributi qui presentati costituiscono una<br />

chiara esemplificazione di quel movimento di mutamento e slittamento dei<br />

repertori lessicali che, a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, at<strong>tra</strong>verso<br />

il passaggio dall’impiego di forme aggettivali a quelle sostantivali, dunque<br />

at<strong>tra</strong>verso la produzione e la messa in circolo di segni linguistici aventi il<br />

valore non tanto di predicazione di singole e specifiche qualità del soggetto,<br />

quanto piuttosto di definizione della substantia profonda e totalizzante di<br />

quest’ultimo, sancirono l’ingresso sulla scena di <strong>nuove</strong> forme soggettuali<br />

(Foucault, 1976; Davidson, 2001), nel nostro caso, appunto, del “soggetto<br />

<strong>tra</strong>nsessuale”.<br />

Es<strong>tra</strong>tto della pubblicazione


8<br />

Es<strong>tra</strong>tto distribuito da Biblet<br />

Magnus Hirschfeld:<br />

uno psicoanalista non psicoanalista<br />

SESSO E GENERE<br />

Medico e scrittore, Magnus Hirschfeld nasce a Kolberg, Germania (ora<br />

Kolobrzeg, Polonia) il 14 Maggio del 1868. Viene oggi riconosciuto come<br />

uno dei pionieri della Scienza Sessuologica (Bullough, 2003). Fu <strong>tra</strong> i fondatori,<br />

nel 1908, insieme a Iwan Bloch, Otto Juliusburger, Heinrich Koerber<br />

e Karl Abraham, dell’Associazione Psicoanalitica Berlinese. I suoi rapporti<br />

con la psicoanalisi furono, tuttavia, in realtà alquanto controversi: Freud lo<br />

annovera, nelle prime pagine dei Tre Saggi sulla Teoria Sessuale (1905), <strong>tra</strong> gli<br />

autori da lui considerati per lo svolgimento delle proprie riflessioni; ancora,<br />

il padre della psicoanalisi contribuisce, tre anni dopo, con un proprio<br />

scritto (Fantasie Isteriche e Loro Relazione con la Bisessualità) al primo numero<br />

della rivista fondata proprio da Hirschfeld, Zeitschfrit für Sexualwissencraft ed<br />

in occasione del Terzo Congresso Internazionale di Psicoanalisi, tenutosi nel<br />

1911 a Weimar, lo saluta con simpatia come un ospite gradito, definendolo<br />

un’“autorità a Berlino nel campo dell’omosessualità” (Bullough, 1994, p.<br />

64) 1 . Proprio a Weimar, tuttavia, si consuma la rottura di Hirschfeld con il<br />

movimento psicoanalitico a seguito di uno scontro con Jung, provocato da<br />

un riferimento critico di quest’ultimo alla sua omosessualità.<br />

Della decisione di Hirschfeld di fuoriuscire dalla Associazione Psicoanalitica<br />

Berlinese così Abraham diede conto a Freud in una lettera datata<br />

29 ottobre 1911:<br />

Caro Professore,<br />

dopo Weimar non ho più dato mie notizie. Vedrete, in base ai documenti che<br />

vi allego, che da allora vi è stato un conflitto all’interno del nostro gruppo.<br />

Hirschfeld ha annunciato la sua fuoriuscita e, nonostante tutte le esortazioni<br />

in senso con<strong>tra</strong>rio, ha mantenuto ferma la sua decisione. Su sua richiesta, vi<br />

allego la sua lettera. Si <strong>tra</strong>tta di resistenze che si collegano ad un evento esterno<br />

(l’atteggiamento che Jung ha avuto nei suoi confronti), sebbene non abbiano<br />

in tale dato contingente la loro origine. Nel corso di una lunga riunione <strong>tra</strong><br />

i membri dell’Associazione, durante la quale abbiamo lungamente parlato di<br />

Weimar, [Hirschfeld] ha svelato la sua ignoranza in materia di psicoanalisi,<br />

un’ignoranza veramente spaventosa. È stato condotto a noi da tutt’altro. In<br />

effetti le sue simpatie per la psicoanalisi gli sono derivate esclusivamente dall’accento<br />

che era messo sulle questioni sessuali, particolarmente in un’epoca<br />

in cui le sue ricerche sulla sessualità lo avevano esposto a numerosi attacchi.<br />

1 Alcuni anni prima, in una lettera indirizzata a Karl Abraham, datata 17 Gennaio 1909,<br />

così Freud si esprimeva: «Hirschfeld è sicuramente un collega amabile, in ragione della sua<br />

omosessualità ben sublimata» (Freud-Abrahm, 1907-1926, <strong>tra</strong>d. fr., p. 73).


Es<strong>tra</strong>tto distribuito da Biblet<br />

PER UN’ARCHEOLOGIA DEL SOGGETTO TRANSESSUALE 9<br />

Per noi, in fondo, la partenza di Hirschfeld non è una perdita; per il lavoro di<br />

gruppo è piuttosto un vantaggio; d’al<strong>tra</strong> parte, per ragioni personali, mi addolora<br />

la sua decisione (Freud – Abraham, 1907-1926, <strong>tra</strong>d. fr., pp. 112-113).<br />

Freud non sembra particolarmente addolorato della decisione di Hirschfeld.<br />

In una lettera indirizzata proprio a Carl Gustav Jung alcuni giorni<br />

dopo (2 Novembre 1911), così scrive:<br />

A Berlino Magnus Hirschfeld si è allontanato dalle nostre file. Non è un<br />

danno: è un tipo così viscido e poco appetitoso, e non sembrava in grado di<br />

imparare qualcosa. Naturalmente come pretesto mette avanti l’osservazione<br />

che Lei gli ha fatto al Congresso; suscettibilità omosessuale. Non c’è proprio<br />

da piangergli dietro! (Freud – Jung, 1906-1913, p. 487) 2 .<br />

Hirschfeld, la cui omosessualità pare non fosse un segreto per nessuno,<br />

si era posto negli anni precedenti, continuando in realtà anche in quelli successivi,<br />

quale figura di primo piano nel processo di rivisitazione concettuale<br />

di tale condizione e di lotta per la difesa dei diritti dei soggetti omosessuali.<br />

Nel 1897 aveva fondato il Wissenschaftlich-humanitäres Komitee (Comitato scientifico-umanitario)<br />

insieme all’editore Max Spohr, al giurista Eduard Oberg, allo<br />

scrittore Max von Bülow e ad Adolf Brand, il quale, appena un anno prima,<br />

aveva fondato Der Eigene, una rivista anarchica in realtà presto orientata alla<br />

discussione di tematiche omosessuali. Scopo principale del Comitato fu, appunto,<br />

quello di dare impulso alla ricerca scientifica volta a promuovere la<br />

difesa dei diritti degli omosessuali e quello di mobilitare l’opinione pubblica<br />

per l’abrogazione del Paragrafo 175, una misura del codice penale tedesco<br />

promulgata nel 1871, prevedente la reclusione per gli atti di sodomia agiti fra<br />

maggiorenni consenzienti. Ora, diversamente da Jung 3 , sembra che Freud,<br />

almeno inizialmente, non avesse mosso particolari obiezioni all’attivismo<br />

politico di Hirschfeld, guardando anzi con favore alle sue iniziative tese<br />

alla difesa dei diritti degli omosessuali ed invitando caldamente Abraham<br />

a lavorare con lui (Gay, 1998, p. 181). Allo stesso tempo, però, le sue perplessità<br />

circa le posizioni scientifiche del medico tedesco erano già da tempo<br />

evidenti. Nella lettera indirizzata a Karl Abraham il 17 Gennaio 1909, precedentemente<br />

citata in nota, poco più avanti, infatti, Freud aggiungeva: “se<br />

2 Sulla polemica <strong>tra</strong> Jung e Hirschfeld intervenne anche Ferenczi in una lettera a Freud,<br />

prendendo in qualche modo le difese di quest’ultimo e volgendosi contro Jung (Freud-Ferenczi,<br />

1908-1914, pp. 345-346). In questo caso, tuttavia, è complesso disgiungere dalla faccenda<br />

la personale rivalità che vedeva con<strong>tra</strong>pposti i due allievi di Freud.<br />

3 Cfr., ad esempio, la lettera del 25 Febbraio 1908 indirizzata proprio a Freud (Freud-<br />

Jung, 1906-1913, pp. 135-136).<br />

Es<strong>tra</strong>tto della pubblicazione


10<br />

SESSO E GENERE<br />

egli avrà l’apertura necessaria, potrete riuscire a convincerlo [a convincere<br />

Hirschfeld] poco a poco ad abbandonare le sue ipotesi sull’omosessualità”<br />

(Freud, Abrahm, 1907-1926, <strong>tra</strong>d. fr., p. 73). Come sottolineato da Edgar<br />

Bauer (2004), pur senza nominarlo direttamente, è d’altronde quasi certamente<br />

proprio a lui che Freud si riferisce in differenti punti della sua opera<br />

(1905; 1910; 1915-1917; 1920), rigettando l’ipotesi formulata dai “portavoce<br />

scientifici” dei soggetti omosessuali relativa all’esistenza di un “terzo sesso”,<br />

ipotesi che, originariamente formulata da Karl Heinrich Ulrichs, aveva in<br />

realtà avuto una certa diffusione soprattutto per opera del medico di Kolberg<br />

(Bauer, 2004) 4 . Eppure, sempre Bauer sottolinea come quest’ultimo fu<br />

abbastanza distante dall’idea di Ulrich relativa all’esistenza di una categoria<br />

suppletiva dei generi sessuali. La locuzione “terzo sesso” compare solo due<br />

volte all’interno delle più di 500 pubblicazioni scientifiche da egli prodotte:<br />

ad essa, come scriveva nel 1919, preferiva nettamente, per una serie di ragioni<br />

non di poco conto, quella di Stadi Sessuali Intermedi o quella di Transizioni<br />

Sessuali (Hirschfeld, 1919, pp. 22-23).<br />

Gli Stadi Sessuali Intermedi e la nascita<br />

della categoria Transvestitismo<br />

Nel 1899 Hirschfeld fonda lo Jahrbuch für sexuelle Zwischenstufen, l’Annuario<br />

per gli Stadi Sessuali Intermedi. La locuzione “Stadi Sessuali Intermedi” che<br />

compare nel titolo della rivista fa riferimento ad una delle più rilevanti<br />

concettualizzazioni prodotte dall’autore: quella relativa all’esistenza di una<br />

sorta di gradiente all’interno del quale si sarebbero potuti collocare i differenti<br />

soggetti; una linea continua avente due opposte polarità, in realtà<br />

puramente ideali, costituite, da una parte dai soggetti pienamente femminili<br />

ed eterosessuali e dall’al<strong>tra</strong> dai soggetti pienamente maschili ed eterosessuali.<br />

L’idea di una complessa articolazione entro il singolo individuo di componenti<br />

femminili e maschili non poco influenzò le tesi del filosofo austriaco<br />

Otto Weininger (1880-1903) e di Wilhelm Fliess (1858-1928) sulla originaria<br />

bisessualità psichica; eppure essa portava con sé un paradosso: da una parte,<br />

infatti, Hirschfeld giungeva ad affermare l’infinita possibilità declinativa del<br />

soggetto, inteso come soggetto sessuato, in virtù della modalità combinatoria<br />

delle molteplici e diverse variabili in lui attualizzantisi, dunque la natura<br />

4 Nonostante tutte le ambiguità discusse più avanti, è un fatto che, sul piano strettamente<br />

logico, le teorie di Ulrich e quelle di Hirschfeld appaiano alquanto lontane, eppure sembra<br />

che Freud non avesse colto l’effettiva portata di tale distanza.<br />

Es<strong>tra</strong>tto della pubblicazione


Es<strong>tra</strong>tto distribuito da Biblet<br />

PER UN’ARCHEOLOGIA DEL SOGGETTO TRANSESSUALE 11<br />

“fittizia” della suddivisione binaria dei sessi (Hirschfeld, 1923) 5 ; dall’al<strong>tra</strong>,<br />

semplicemente attribuendovi il valore di punti significativi, all’interno del<br />

continuum, di semplici configurazioni emergenti dalle diverse proporzioni di<br />

“componenti maschili” e “femminili”, at<strong>tra</strong>verso un curioso spostamento<br />

da un approccio dimensionale ad uno categoriale, all’interno del suddetto<br />

continuum individuava alcune specifiche condizioni caratterizzate da specifiche<br />

abnormi variazioni connesse alle principali variabili in gioco: gli organi<br />

sessuali (casi di ermafroditismo e pseudoermafroditismo); le più generali caratteristiche<br />

fisiche (ginecomastia o andromastia, feminae barbatae, adrotrichia,<br />

etc.); l’oggetto della pulsione sessuale (uomini e donne eterosessuali con <strong>tra</strong>tti<br />

comportamentali riferibili al sesso opposto, come anche soggetti omosessuali<br />

o bisessuali); le caratteristiche emotive. In quest’ultimo caso si sarebbe <strong>tra</strong>ttato,<br />

a parere di Hirschfeld, di soggetti mos<strong>tra</strong>nti alcune specifiche<br />

peculiarità emotive in diretto rapporto con la vita sentimentale, […] uomini<br />

le cui emozioni e i cui sentimenti tipicamente femminili si riflettono nel modo<br />

di amare, nella direzione del gusto, nei gesti e nei modi, nella sensibilità e<br />

spesso anche nello stile di scrittura, uomini che indossano in maniera più o<br />

meno evidente abiti da donna o che vivono completamente come fossero una<br />

donna; […] donne dal carattere mascolino, con un modo di pensare ed uno<br />

stile di scrittura da uomo, con una marcata preferenza per quelle che sono<br />

le più comuni passioni maschili, per gli abiti maschili; donne che, in maniera<br />

più o meno evidente, conducono una vita da uomo (infra, p. 54).<br />

È proprio all’interno di tale ultima categoria che Hirschfeld colloca il<br />

Transvestitismo: una condizione così denominata per la predilezione mos<strong>tra</strong>ta<br />

da tali soggetti per gli indumenti tipici del sesso opposto, in virtù del loro<br />

intimo sentire.<br />

At<strong>tra</strong>verso la descrizione di una siffatta possibilità esistentiva, Hirschfeld<br />

riarticola in modo originale, inscrivendola a pieno titolo entro il sapere psichiatrico,<br />

le osservazioni sin lì prodotte altrove. Di qualcosa di molto simile<br />

a quanto da lui esposto, infatti, numerosi autori avevano già dato conto:<br />

ad esempio, Karl Heinrich Ulrichs, l’autore precedentemente citato per la<br />

teorizzazione dell’esistenza di un terzo sesso, aveva parlato sin dal 1862, ed<br />

5 «Il numero delle effettive ed immaginabili varianti sessuali è pressoché infinito; in ogni<br />

persona è possibile ritrovare una diversa mescolanza di elementi maschili e femminili. Così<br />

come non è possibile trovare due foglie identiche su di un albero, così è altamente improbabile<br />

che si possano trovare due esseri umani le cui caratteristiche maschili e femminili<br />

combacino esattamente per numero e qualità» (Hirschfeld, 1910, infra, p. 55). Analogamente,<br />

ancora nel 1926 scriveva: «Tutti gli esseri umani costituiscono delle varianti intersessuali<br />

[…]» (Hirschfeld 1986, p. 49).<br />

Es<strong>tra</strong>tto della pubblicazione


12<br />

SESSO E GENERE<br />

in maniera più articolata nel 1864, nel suo Gladius furens: Forschungen über das<br />

Rathsel der mannmännlichen Liebe (Spada furente: l’Amore sessuale <strong>tra</strong> uomini come<br />

enigma della natura), di alcuni soggetti, da lui definiti uranisti e successivamente<br />

urningi, che, a suo avviso, avrebbero mos<strong>tra</strong>to, nelle sue parole, un’“anima<br />

muliebris in virili corporis inclusa” (Hulrich, 1864, cit. da Davidson, 2001, p. 41).<br />

Karl Friedrich Otto Westphal nel 1869 aveva coniato l’espressione Conträre<br />

Sexualempfindung (Westphal, 1869), Sensibilità Sessuale Invertita, per indicare una<br />

condizione ugualmente caratterizzata dalla presenza di una specifica qualità<br />

del sentire interiore riferito al sesso opposto, nonché dalla tendenza ad indossare<br />

abiti dell’altro sesso. En<strong>tra</strong>mbe le denominazioni, tuttavia, dopo la loro<br />

introduzione, avevano finito per indicare un più ampio spettro di condizioni,<br />

in particolare quella omosessuale, perdendo, dunque, la loro originaria<br />

specificità semantica (Krafft-Ebing, 1931) 6 . All’omosessualità, del resto, la<br />

condizione descritta da Hirschfeld era stata già in precedenza esplicitamente<br />

ricondotta quale sua semplice variante, laddove i termini per indicarla erano<br />

stati, in questo caso, inversione sessuale e homo mollis (Ellis, 1928). In altri casi,<br />

per riferirsi ad essa, erano state coniate altre etichette diagnostiche, quali ad<br />

esempio gynomania o ermafroditismo psichico, o era stata impiegata una combinazione<br />

di preesistenti categorie, come nel caso dell’effeminatezza con feticismo e<br />

dell’inversione sessuale con completa anestesia sessuale (King, 1993). Nel complesso<br />

regnava dunque una notevole confusione ed uno scarso accordo <strong>tra</strong> i clinici<br />

circa la definizione più adeguata e, soprattutto, una esatta definizione delle<br />

caratteristiche essenziali delle diverse condizioni osservate. È proprio per tale<br />

ragione che, come appare evidente nell’es<strong>tra</strong>tto qui presentato, Hirschfeld<br />

procede innanzitutto nella direzione di una differenziazione della condizione<br />

da lui considerata da quelle ad essa più o meno “vicine” 7 : innanzitutto<br />

l’omosessualità, appunto, ma anche il feticismo, il masochismo e quella che<br />

Krafft-Ebing aveva denominato Metamorfosi Sessuale Paranoica con un’inclusione<br />

della condizione nel campo del delirio (Krafft-Ebing, 1890) 8 . Sebbene<br />

6 La parola “omosessuale” era stata utilizzata per la prima volta appena qualche anno<br />

prima, nel 1869, da Karl-Maria Kertbeny (Ellis, 1927).<br />

7 Il testo di Hirschfeld, pubblicato come detto la prima volta nel 1910 proprio con l’editore<br />

Max Spohr (Lipzig), ed in una seconda edizione nel 1925, si componeva di tre sezioni:<br />

nella prima, l’autore prende in esame 17 soggetti, di cui 16 biologicamente maschi ed uno<br />

di sesso femminile (caso 15), da egli seguiti anche per periodi di tempo prolungati (10-12<br />

anni o più), principalmente at<strong>tra</strong>verso l’analisi dei resoconti autobiografici da essi prodotti;<br />

nella seconda, viene presa in esame la questione relativa alla diagnosi differenziale, con un<br />

ritaglio della condizione come categoria autonoma e, infine, nella terza, Hirschfeld esplora<br />

alcune questioni strettamente connesse al tema in oggetto, come quella giuridica, quella<br />

sociale, quella storica e quella antropologica.<br />

8 In realtà la posizione di Kraft Ebing fu al riguardo più complessa, ravvisando anche<br />

Es<strong>tra</strong>tto della pubblicazione


Es<strong>tra</strong>tto distribuito da Biblet<br />

PER UN’ARCHEOLOGIA DEL SOGGETTO TRANSESSUALE 13<br />

il termine “<strong>tra</strong>nsvestitismo” potesse indurre in errore, facendo pensare alla<br />

“semplice” tendenza all’impiego di abiti del sesso opposto quale essenza profonda<br />

della condizione, cosa questa peraltro giustamente riconosciuta dallo<br />

stesso Hirschfeld (cfr. infra, p. 56-57) 9 , in realtà ciò che l’autore individuava<br />

quale <strong>tra</strong>tto primario, riprendendo Westphal, era l’attribuzione a sé da<br />

parte del soggetto di caratteristiche psicologiche riferite al sesso opposto.<br />

L’abito sembra porsi, come sempre del resto (Leone, 2010), ma in questo<br />

caso in maniera particolarmente evidente, fondamentalmente quale segno<br />

performativo, funzionale non tanto alla definizione della verità/falsità di<br />

ciò che viene significato, quanto piuttosto, tout court alla sua messa in essere: è<br />

at<strong>tra</strong>verso l’abito che i soggetti descritti da Hirschfeld immaginavano, infatti,<br />

di incarnare l’altro sesso, in via secondaria rispetto all’attribuzione a sé delle<br />

specifiche caratteristiche psichiche da loro ascritte al <strong>genere</strong> opposto a quello<br />

indicato dall’anatomia.<br />

Nel differenziare tali condizioni da quelle descritte da Krafft-Ebing<br />

come metamorfosi sessuale paranoica, con motivazioni peraltro sostanzialmente<br />

la possibilità di un’inscrizione della condizione al di fuori del campo del delirio: cfr. il caso<br />

del medico, descritto come caso 354, all’interno del capitolo sui “caratteri falsanti il sesso,<br />

all’infuori dell’istinto sessuale” della sua Psychopatia Sexualis (1890, <strong>tra</strong>d. it., pp. 666-683).<br />

9 Havelock Ellis, proprio giudicando inadeguata la denominazione “<strong>tra</strong>nsvestitismo”, propose<br />

la sua sostituzione con quella di inversione sesso-estetica (1913) e, quindi, successivamente,<br />

con quella di eonismo dal nome del celebre Cavaliere d’Eon (Ellis, 1920, 1927). Particolarmente<br />

interessanti appaiono le motivazioni per la prima opzione riconducibili all’idea, peraltro sostenuta<br />

dallo stesso Hirschfeld (infra, p. 40), di un’identificazione, in tali casi, del soggetto con<br />

l’oggetto amato. Ellis faceva in tal senso riferimento a quello che alcuni filosofi erano andati<br />

teorizzando relativamente al movimento empatico come costitutivo dell’esperienza estetica: Karl<br />

Groos, ad esempio, nella sua opera Einleitung in die Ästethic (1892), aveva sostenuto come alla<br />

base del godimento estetico fossero da rin<strong>tra</strong>cciarsi fenomeni di imitazione interna, di intima<br />

partecipazione alla vita dell’oggetto. Allo stesso modo, Theodore Lipps nella sua principale<br />

opera Ästhethic: Psychologie des Schönen und der Kunst (1903, vol. I e 1906, vol. II) aveva proposto<br />

di differenziare tre tipi di godimento: nel primo, è possibile godere di un oggetto sensibile<br />

distinto dal soggetto, nel secondo si attualizzerebbe un godimento che è del soggetto stesso<br />

(ad esempio, allorquando si gode della propria forza fisica, della propria abilità in una certa<br />

pratica), ed infine un terzo, dove: «io posso godere di me stesso in un oggetto sensibile distinto<br />

da me. Di questo tipo è il godimento estetico. Il godimento estetico è un godimento<br />

di sé obiettivo» (Lipps, 1906, cit. in Vattimo 1977, p. 179). È con riferimento a tale ultimo<br />

meccanismo che Ellis proponeva di utilizzare la locuzione inversione sesso-estetica. In qualche<br />

modo, le intuizioni di Hirschfeld e quella di Havelock Ellis appare evidente come gettino<br />

luce sulla specifica economia del funzionamento psichico del soggetto <strong>tra</strong>nsvestitista (ma oggi,<br />

con una terminologia più moderna, diremmo <strong>tra</strong>nsessuale). La questione dell’identificazione<br />

con l’oggetto, del resto, sarebbe stata, successivamente, ampiamente ripresa in ambito psicoanalitico,<br />

sia pure con accenti diversi: da Robert J. Stoller (1968), con il riferimento, in<br />

realtà, al processo di mancata disidentificazione dalla madre già indicato da Greenson (1966,<br />

1968), a Suzanne Coates e Cassandra Cook (2001, p. 185).<br />

Es<strong>tra</strong>tto della pubblicazione


14<br />

Es<strong>tra</strong>tto distribuito da Biblet<br />

SESSO E GENERE<br />

analoghe a quelle che sarebbero state addotte molti anni più tardi da Robert<br />

J. Stoller (1968), lo psicoanalista che per primo ha interrogato il fenomeno<br />

dal versante psicoanalitico 10 , Hirschfeld così scrive:<br />

Non importa quanto gli uomini <strong>tra</strong>nsvestitisti si sentano donne quando indossano<br />

abiti femminili e le donne si sentano uomini quando indossano abiti<br />

maschili, comunque appaiono pienamente consapevoli che nella realtà non<br />

sono tali. A dire il vero, alcuni immaginano – e in questo caso allora è il<br />

desiderio che dà origine al pensiero – che la loro pelle sia più morbida, che<br />

le forme siano più rotonde ed i movimenti più aggraziati di quanto non lo<br />

siano negli uomini, ma pur tuttavia sanno perfettamente la verità e spesso<br />

sono depressi per il fatto di non appartenere fisicamente al sesso che più<br />

desiderano ed amano (Hirschfeld, 1910, infra, p. 46).<br />

È, insomma, evidente come già Hirschfeld indicasse, al di là dei suoi<br />

stessi intendimenti, la natura più essenziale della condizione, e precisamente<br />

la risoluzione del soggetto sul piano dell’Immaginario. La stessa istanza<br />

masochistica, che come afferma Hirschfeld, spesso i <strong>tra</strong>nsvestitisti da lui<br />

incon<strong>tra</strong>ti riferivano a sé (infra, p. 39), del resto appare evidente come più<br />

correttamente vada intesa quale effetto dell’Altro del linguaggio, di quel<br />

sistema simbolico as<strong>tra</strong>tto riempito di specifiche opposizioni valoriali, opposizioni<br />

che, nel caso specifico, a partire da Krafft-Ebing, avevano, all’epoca,<br />

ricondotto il masochismo alla polarità femminile ed il sadismo a<br />

quella maschile (Krafft-Ebing, 1896): “Nel caso dei nostri <strong>tra</strong>nsvestitisti,<br />

quasi tutte le caratteristiche che inizialmente ci appaiono come masochistiche<br />

facilmente possono essere ricondotte al desiderio di effeminatezza”<br />

(Hirschfeld, 1910, infra, p. 45) 11 .<br />

È stato fatto notare come il tentativo di differenziazione del <strong>tra</strong>nsvestitismo<br />

dalle condizioni “limitrofe” e, dunque, la tipizzazione di tali soggetti,<br />

mostri in molteplici punti una certa scarsa capacità di tenuta: dalla natura<br />

eterosessuale affermata da Hirschfeld, in realtà più o meno sistematicamente<br />

smentita dalle resocontazioni fornite dagli stessi soggetti, alla presenza di<br />

<strong>tra</strong>tti o condotte riconducibili ora al sado-masochismo, ora al feticismo (Hill,<br />

2005). In realtà, però, tali apparenti incongruenze nulla tolgono alla sostanziale<br />

validità della descrizione fornita dall’autore, laddove ciò che si intende<br />

affermare, infatti, è appunto l’esistenza di soggetti che, non riconoscendosi<br />

10 Cfr. Vitelli, 2001.<br />

11 Tale polarizzazione, ed in particolare l’idea del masochismo femminile, tornerà anche in<br />

Freud (1924) e soprattutto in Helene Deutsch (1925). Contro le idee di quest’ultima insorse<br />

Karen Horney (1935) con la sottolineatura delle sue radici eminentemente culturali.<br />

Es<strong>tra</strong>tto della pubblicazione

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