Quando gli operai capiscono di essere una ... - Operai Contro
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Noi lavoriamo,<br />
<strong>gli</strong> altri ci sfruttano<br />
Chi va a lavorare in fabbrica? Chi non<br />
ha altre possibilità <strong>di</strong> lavoro. La fabbrica<br />
è <strong>una</strong> galera, e nessuno ci va per<br />
sport. I più capaci, i più “dritti”, chi ha<br />
altre possibilità, fa altre cose. Non va a<br />
sgobbare per otto ore sotto un padrone.<br />
La nostra vita non è bella. Lavoriamo<br />
per far ingrassare <strong>gli</strong> altri che non<br />
lavorano, mentre noi viviamo, male,<br />
con salari miseri. Leggiamo poco, non<br />
abbiamo “cultura”, perché otto ore <strong>di</strong><br />
lavoro su <strong>una</strong> catena <strong>di</strong> montaggio ci<br />
annullano i pensieri, ci instupi<strong>di</strong>scono.<br />
Siamo milioni. Uomini che vanno a lavorare<br />
mentre <strong>gli</strong> altri ancora dormono.<br />
Facciamo <strong>gli</strong> stessi gesti. Sopportiamo<br />
<strong>gli</strong> stessi capi. Viviamo con <strong>gli</strong> stessi<br />
miserabili salari. Siamo oggettivamente<br />
uguali. Non ci sono <strong>di</strong>fferenze tra <strong>operai</strong><br />
ed <strong>operai</strong>. Eppure proce<strong>di</strong>amo nella<br />
crisi ognuno per se, senza nessun collegamento<br />
tra noi. Insieme siamo <strong>una</strong><br />
massa enorme, <strong>una</strong> forza tremenda. I<br />
padroni ci temono. Ognuno per se non<br />
siamo niente. Siamo deboli e insicuri.<br />
<strong>Quando</strong> ci muoviamo, quando lottiamo,<br />
le classi che vivono bene grazie al<br />
nostro lavoro e alla ricchezza che noi<br />
Il governo italiano nel tentativo <strong>di</strong> racimolare<br />
risorse ha varato per la terza volta lo scudo<br />
fiscale. Si tratta in realtà <strong>di</strong> <strong>una</strong> misura che<br />
consente a coloro che hanno detenuto illegalmente<br />
all’estero somme <strong>di</strong> denaro, attività<br />
finanziarie o investimenti <strong>di</strong> varia natura,<br />
<strong>di</strong> “rimpatriare” questi capitali non <strong>di</strong>chiarati<br />
pagando <strong>una</strong> sanzione “<strong>una</strong> tantum” del 5%<br />
sulle risorse detenute.<br />
Lo stato accorda a costoro <strong>una</strong> protezione<br />
assoluta. In pratica coloro che accederanno<br />
allo scudo fiscale saranno al riparo sia da<br />
accertamenti <strong>di</strong> tipo tributario sia da contestazioni<br />
<strong>di</strong> eventuali reati <strong>di</strong> tipo penale<br />
commessi in relazioni all’esistenza <strong>di</strong> questi<br />
capitali. Questa sorta <strong>di</strong> amnistia si è resa<br />
necessaria per evitare <strong>di</strong> indagare sulla fonte<br />
<strong>di</strong> questi capitali. Essi, molto probabilmente,<br />
sono capitali derivanti da evasione,<br />
o da proventi accumulati illecitamente. Per<br />
rendere attraente l’operazione il governo ha<br />
quin<strong>di</strong> garantito a costoro <strong>una</strong> vera e propria<br />
impunità.<br />
Alla faccia della lotta all’evasione. Chi ha<br />
evitato <strong>di</strong> <strong>di</strong>chiarare red<strong>di</strong>ti o ha accumulato<br />
produciamo, tremano. “Si stanno sve<strong>gli</strong>ando”?<br />
Si chiedono. Hanno paura.<br />
Alla INNSE <strong>di</strong> Milano cinquanta <strong>operai</strong><br />
hanno costretto alla resa il padrone.<br />
Era impossibile vincerli questi cinquanta<br />
<strong>operai</strong>? Assolutamente no. Trecento<br />
poliziotti sono stati schierati per chiudere<br />
quello stabilimento. Ci sarebbe<br />
voluto poco per schiacciarli. Il problema<br />
per i padroni era che quei cinquanta<br />
<strong>operai</strong> erano uniti e organizzati e<br />
non si sarebbero arresi tanto facilmente.<br />
Arrivare allo scontro duro avrebbe<br />
potuto scatenare <strong>una</strong> reazione in tutti<br />
<strong>gli</strong> altri <strong>operai</strong>. I politici, i padroni e le<br />
forze dell’or<strong>di</strong>ne non hanno voluto rischiare<br />
e <strong>gli</strong>ela hanno data vinta.<br />
La reazione <strong>di</strong> tutti <strong>gli</strong> <strong>operai</strong> uniti fa<br />
paura. È per questo motivo che fanno<br />
<strong>di</strong> tutto per tenerci <strong>di</strong>visi. Con i ricatti,<br />
con la paura, con le promesse. L’importante<br />
è che <strong>gli</strong> <strong>operai</strong> non si uniscano,<br />
che non <strong>di</strong>ventino <strong>una</strong> collettività.<br />
Siamo milioni, ma senza unità, senza<br />
l’idea <strong>di</strong> <strong>essere</strong> <strong>una</strong> collettività, siamo<br />
solo tanti singoli in<strong>di</strong>vidui che non fanno<br />
paura a nessuno.<br />
A<strong>gli</strong> evasori lo<br />
scudo fiscale, a<strong>gli</strong><br />
<strong>operai</strong> le tasse!<br />
Mentre si vara lo scudo fiscale a favore <strong>di</strong> evasori<br />
e truffatori, la finanziaria erode i salari <strong>operai</strong> con<br />
l’aumento delle tasse. E i servizi saranno pagati<br />
con il Tfr depositato presso l’Inps.<br />
illecitamente risorse finanziarie, spostandole<br />
all’estero, per evitare <strong>di</strong> <strong>essere</strong> beccato, si<br />
trova oggi un megacondono a prezzi irrisori.<br />
L’operazione è infatti davvero conveniente.<br />
Per <strong>una</strong> manciata <strong>di</strong> sol<strong>di</strong> ci si mette al riparo<br />
da qualsiasi problema.<br />
Gli <strong>operai</strong> invece, e più in generale i lavoratori<br />
<strong>di</strong>pendenti, continuano a sgobbare per<br />
rimpinguare le casse dello stato.<br />
Nella finanziaria viene infatti ancora <strong>una</strong> volta<br />
varata un aumento del prelievo fiscale per<br />
i red<strong>di</strong>ti <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong>pendente. Le regioni dovranno,<br />
per sostenere la sanità pubblica, aumentare<br />
le aliquote irpef. I comuni dovranno<br />
fare altrettanto per sostenere il ta<strong>gli</strong>o dei<br />
trasferimenti. E, ciliegina sulla torta, il grosso<br />
delle risorse previste dalla finanziaria saranno<br />
prese dal Tfr dei lavoratori depositato<br />
presso l’inps.<br />
Nel frattempo i gran<strong>di</strong> evasori vengono trattati<br />
con i guanti <strong>di</strong> velluto: piena libertà ad<br />
evadere e impunità completa in caso <strong>di</strong> finto<br />
ravve<strong>di</strong>mento. A<strong>gli</strong> evasori lo scudo, a<strong>gli</strong><br />
<strong>operai</strong> l’aumento delle tasse.<br />
giornale<br />
per l’informazione,<br />
la critica, l’organizzazione<br />
e la lotta de<strong>gli</strong> <strong>operai</strong><br />
contro lo sfruttamento<br />
<strong>Quando</strong><br />
<strong>gli</strong> <strong>operai</strong><br />
<strong>capiscono</strong> <strong>di</strong><br />
<strong>essere</strong> <strong>una</strong><br />
COMUNITÀ<br />
<strong>di</strong>ventano<br />
FORTI.<br />
Se restano<br />
<strong>una</strong> massa<br />
<strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui,<br />
e ognuno<br />
va per la<br />
sua strada,<br />
sono per<br />
sempre<br />
destinati alla<br />
sconfitta.
2<br />
Per <strong>gli</strong> <strong>operai</strong>, quelli che danno da<br />
mangiare a tutto il carrozzone sociale,<br />
la crisi economica significa<br />
imme<strong>di</strong>atamente licenziamenti,<br />
immiserimento e, per chi non viene<br />
buttato fuori, maggior sfruttamento<br />
a peggiori con<strong>di</strong>zioni. Questo<br />
perché la crisi scoppia quando i<br />
padroni, i capitalisti non ottengono<br />
più dallo sfruttamento de<strong>gli</strong> <strong>operai</strong><br />
abbastanza profitto, per continuare<br />
ad accumulare i loro capitali. I<br />
padroni quin<strong>di</strong> attaccano subito la<br />
con<strong>di</strong>zione <strong>operai</strong>a per cercare <strong>di</strong><br />
mantenere i loro profitti, per continuare<br />
a fare la loro bella vita.<br />
Questo succede tra <strong>operai</strong> e padroni.<br />
Ma le altre classi?<br />
Una cosa è certa: Tutti campano<br />
sulle spalle de<strong>gli</strong> <strong>operai</strong> e il loro<br />
sempre maggiore sfruttamento vie-<br />
INSERTO Dicembre 2009<br />
ne a vantaggio <strong>di</strong> tutti.<br />
E questo è tanto più vero nella crisi.<br />
Certo, la <strong>di</strong>fesa dei profitti per i<br />
padroni significa anche ridurre altri<br />
costi, altre spese sia dello stato<br />
che delle imprese. Questo, in alcuni<br />
settori, ha portato al licenziamento<br />
<strong>di</strong> molti lavoratori e impiegati per lo<br />
più precari sia nel pubblico che nel<br />
privato che certo non si aspettavano<br />
<strong>di</strong> ritrovarsi in <strong>una</strong> con<strong>di</strong>zione<br />
simile.<br />
Ma <strong>gli</strong> altri? Il ceto me<strong>di</strong>o e la piccola<br />
borghesia, i piccoli e me<strong>di</strong> impren<strong>di</strong>tori,<br />
i professionisti, i commercianti,<br />
<strong>gli</strong> artigiani hanno, nel<br />
loro insieme, continuato a fare i<br />
loro affari grazie anche alla garanzia<br />
del governo e della borghesia,<br />
che cosi se li è fatti alleati, <strong>di</strong> <strong>una</strong><br />
specie <strong>di</strong> immunità sia sul piano<br />
L’esperienza INNSE<br />
e le altre lotte:<br />
il perché <strong>di</strong> un<br />
enorme <strong>di</strong>slivello<br />
La notte del 12 agosto, quando<br />
i “gruisti” della INNSE sono<br />
scesi dal carroponte, riportando<br />
<strong>una</strong> vittoria piena e completa, si<br />
è avuta la sensazione <strong>di</strong> trovarsi<br />
<strong>di</strong> fronte finalmente a <strong>una</strong> svolta<br />
nello scontro fra <strong>operai</strong> e padroni.<br />
Nell’80, la marcia dei quarantamila<br />
a Torino e la rovinosa<br />
conclusione della occupazione <strong>di</strong><br />
37 giorni della Fiat, segnò l’avvio<br />
<strong>di</strong> un lunghissimo processo <strong>di</strong> ristrutturazioni<br />
ed espulsioni dalle<br />
fabbriche e lo smantellamento<br />
dell’organizzazione <strong>operai</strong>a<br />
prodotta dalle lotte dell’autunno<br />
caldo. Dopo tante sconfitte, ecco<br />
la vittoria dell’agosto scorso a<br />
Milano. Certamente c’è il precedente<br />
della lotta dei 21 giorni a<br />
Melfi, ma lì, <strong>di</strong> fronte alla forza e<br />
alla determinazione de<strong>gli</strong> <strong>operai</strong><br />
che fu grande, si ebbero poi risultati<br />
minimi. Alla INNSE, invece,<br />
pur trattandosi <strong>di</strong> <strong>una</strong> piccola<br />
fabbrica, si è vinto e si è vinto su<br />
tutta la linea.<br />
Nella crisi: classi privilegiate<br />
e sfruttamento de<strong>gli</strong> <strong>operai</strong><br />
L’esempio della INNSE si è esteso<br />
a macchia d’olio. <strong>Operai</strong> <strong>di</strong> tante<br />
fabbriche, dalla CIM <strong>di</strong> Marcellina,<br />
alla ESAB <strong>di</strong> Mesero, alla Lasme<br />
<strong>di</strong> Melfi, alla Adelchi <strong>di</strong> Tricase,<br />
alla Metalli preziosi <strong>di</strong> Paderno<br />
Dugnano, tanto per citarne<br />
alcune, sono saliti sui tetti. Tanti<br />
altri hanno sperimentato nuove<br />
forme <strong>di</strong> lotta, come <strong>gli</strong> <strong>operai</strong><br />
della Alcatel Lucent Battipa<strong>gli</strong>a,<br />
che hanno minacciato <strong>di</strong> farsi<br />
saltare con tutto lo stabilimento,<br />
oppure quelli dell’Alstom <strong>di</strong><br />
Colleferro, che hanno “trattenuto”<br />
per ore i manager in fabbrica.<br />
Dovunque <strong>gli</strong> <strong>operai</strong> stanno<br />
rispondendo alla spaventosa ondata<br />
<strong>di</strong> licenziamenti con modalità<br />
e atteggiamenti nuovi. Prima<br />
la trattativa era concentrata su<strong>gli</strong><br />
ammortizzatori da ottenere, sulle<br />
eventuali integrazioni al salario<br />
da strappare con la mobilità.<br />
Ora la lotta si fa accanita contro<br />
i licenziamenti. Perno delle vertenze<br />
<strong>di</strong>venta chi controlla <strong>gli</strong><br />
SUPPLEMENTO CAMPANIA E BASILICATA AL NUMERO 129 DI OPERAI CONTRO<br />
SPED. IN ABB. POST. A.P. ART. 2 COMMA 20/CLEGGE 662/96 / TAXE PERQUE CMP2 ROSERIO MILANO<br />
fiscale (meno tasse sui red<strong>di</strong>ti ma<br />
allo stesso tempo più evasione fiscale)<br />
sia sul piano dell’economia<br />
sommersa (si calcola sia il 20% del<br />
PIL) utilizzata come ammortizzatore<br />
sociale naturale, sul quale è possibile<br />
chiudere un occhio, ma che nasconde<br />
<strong>di</strong>etro <strong>di</strong> se lo sfruttamento<br />
senza freni dei lavoratori in nero e<br />
de<strong>gli</strong> stranieri, ora clandestini.<br />
La borghesia tutta, me<strong>di</strong>a e grande,<br />
i padroni dell’industria, della<br />
finanza, del commercio, dei servizi<br />
e dell’informazione, i loro <strong>di</strong>rigenti,<br />
i funzionari privati e pubblici, la<br />
classe politica, i gran<strong>di</strong> professionisti,<br />
i giu<strong>di</strong>ci, tutti costoro sono<br />
quelli che più de<strong>gli</strong> altri nella crisi<br />
mantengono i loro privilegi e continuano<br />
a fare la bella vita.<br />
Certo il <strong>di</strong>battito pubblico e tele-<br />
impianti, <strong>gli</strong> <strong>operai</strong> od il padrone,<br />
che vuole smantellarli. Eppure, se<br />
analizziamo <strong>gli</strong> accor<strong>di</strong> che via via si<br />
stanno raggiungendo, ci accorgiamo<br />
che essi sono sempre accor<strong>di</strong> <strong>di</strong> resa.<br />
Gli <strong>operai</strong> immancabilmente abbandonano<br />
il presi<strong>di</strong>o della fabbrica, in<br />
cambio <strong>di</strong> un po’ <strong>di</strong> sol<strong>di</strong> in più <strong>di</strong><br />
cassa integrazione o mobilità. Cosa<br />
allora non sta funzionando? Perché<br />
non si riesce a lottare fino in fondo<br />
come alla INNSE? Perché non solo<br />
si perde, ma si perde male o, come<br />
alla Lasme, malissimo? Il vero punto<br />
<strong>di</strong> forza de<strong>gli</strong> <strong>operai</strong> dell’INNSE è<br />
stato il livello <strong>di</strong> organizzazione e <strong>di</strong><br />
compattezza che hanno saputo raggiungere,<br />
il grado <strong>di</strong> in<strong>di</strong>pendenza<br />
che hanno manifestato nei 17 mesi<br />
<strong>di</strong> lotta, in<strong>di</strong>pendenza dai partiti e<br />
dai sindacati. Alla INNSE ha agito un<br />
vero e proprio partito <strong>operai</strong>o in-<br />
visivo è dominato da<strong>gli</strong> scontri al<br />
loro interno. Certo tra i padroni c’è<br />
guerra tra chi si accaparra la fetta<br />
più grossa dei profitti, per chi avrà<br />
maggiori aiuti economici dallo stato,<br />
per chi pagherà meno tasse, per<br />
chi avrà leggi più favorevoli e minor<br />
problemi con la giustizia, guerra<br />
combattuta anche alleandosi con<br />
fazioni del ceto me<strong>di</strong>o, ma il tutto<br />
mai mettendo in <strong>di</strong>scussione il<br />
fondamento dei loro privilegi come<br />
classe, lo sfruttamento de<strong>gli</strong> <strong>operai</strong>.<br />
Privilegi che tutti insieme borghesi<br />
gran<strong>di</strong> e piccoli sono <strong>di</strong>sposti a<br />
<strong>di</strong>fendere anche con la forza della<br />
polizia e dell’esercito, come hanno<br />
<strong>di</strong>mostrato ogni volta che <strong>gli</strong> <strong>operai</strong>,<br />
ribellandosi, lo hanno messo in<br />
<strong>di</strong>scussione.<br />
P. S.<br />
formale. È appunto questo livello <strong>di</strong><br />
consapevolezza e <strong>di</strong> organizzazione<br />
che manca nelle altre realtà <strong>operai</strong>e<br />
in lotta. Senza questo, <strong>gli</strong> <strong>operai</strong> si<br />
affidano completamente ai sindacalisti<br />
e tutti, anche quelli <strong>di</strong> “base”<br />
(ve<strong>di</strong> l’accordo ESAB), li portano alla<br />
fine ad accor<strong>di</strong> <strong>di</strong> sven<strong>di</strong>ta.<br />
Il processo <strong>di</strong> organizzazione <strong>operai</strong>a,<br />
nonostante questo però, si è lentamente<br />
rimesso in moto. Procede<br />
in maniera sotterranea, emergendo<br />
<strong>di</strong> tanto in tanto in punti particolari,<br />
più critici, e lì si muove ancora con<br />
timidezza e indecisione, ancora incosciente<br />
della propria forza. La crisi<br />
lo farà maturare.
LASME<br />
un bilancio amaro<br />
La vicenda della Lasme <strong>di</strong> Melfi ha<br />
molti elementi in comune con quelle<br />
<strong>di</strong> molte altre fabbriche chiuse in<br />
questi mesi. Il padrone fino all’ultimo<br />
giorno <strong>di</strong> lavoro non <strong>di</strong>ce nulla delle<br />
sue intenzioni, né a<strong>gli</strong> <strong>operai</strong> né ai<br />
sindacati. Approfitta poi <strong>di</strong> un periodo<br />
<strong>di</strong> chiusura della fabbrica, l’inizio del<br />
periodo <strong>di</strong> ferie estive, per far partire<br />
la procedura della mobilità. Violando<br />
la stessa normativa, che esclude<br />
i licenziamenti collettivi in tronco,<br />
l’inizio della procedura coincide con<br />
la cessazione delle attività produttive<br />
e la chiusura dello stabilimento.<br />
Una vera e propria serrata illegale e le<br />
forze <strong>di</strong> polizia, invece <strong>di</strong> perseguire<br />
il padrone che chiude, hanno invece<br />
subito intimato a<strong>gli</strong> <strong>operai</strong>, che hanno<br />
iniziato il presi<strong>di</strong>o dello stabilimento,<br />
<strong>di</strong> andarsene per “ripristinare la legalità”.<br />
Timidamente <strong>gli</strong> <strong>operai</strong> della Lasme<br />
hanno cercato <strong>di</strong> organizzarsi, prima<br />
presi<strong>di</strong>ando l’impianto all’esterno dei<br />
cancelli, poi, a fine agosto, forzando<br />
i cancelli e affrontando i vigilantes<br />
messi dal padrone a <strong>di</strong>fesa della fabbrica,<br />
per occupare il cortile all’interno<br />
dei cancelli e per salire sul tetto. Poco<br />
meno <strong>di</strong> un mese dopo, finalmente,<br />
l’occupazione è passata <strong>di</strong>rettamente<br />
all’interno del capannone. Un processo<br />
<strong>di</strong> lenta ra<strong>di</strong>calizzazione che ha<br />
con<strong>di</strong>zionato l’evoluzione stessa della<br />
lotta. La fiducia verso i <strong>di</strong>rigenti sindacali<br />
non è mai stata incrinata, anzi<br />
i vari gruppi <strong>operai</strong> sono rimasti sostanzialmente<br />
separati secondo le varie<br />
sigle <strong>di</strong> appartenenza. <strong>Quando</strong>, ad<br />
es., i <strong>di</strong>rigenti sindacali hanno chiesto<br />
<strong>di</strong> scendere dal tetto, l’assemblea ha<br />
accettato e il gruppo che spontaneamente<br />
vi era salito, <strong>di</strong> buon or<strong>di</strong>ne è<br />
sceso.<br />
In queste con<strong>di</strong>zioni era evidentemente<br />
molto <strong>di</strong>fficile contrastare le<br />
inevitabili azioni padronali <strong>di</strong> <strong>di</strong>visione<br />
de<strong>gli</strong> <strong>operai</strong>. La proposta aziendale,<br />
che prima si limitava <strong>di</strong> annunciare<br />
la messa in liqui<strong>di</strong>tà della società e il<br />
licenziamento <strong>di</strong> tutti e 174 <strong>di</strong>pendenti<br />
con il trasferimento della attività<br />
a Chiavari, è andata via via “mi<strong>gli</strong>orando”,<br />
prima con la continuazione<br />
delle attività (ma in un altro capannone<br />
da “in<strong>di</strong>viduare”) per solo 35 lavoratori,<br />
poi per 65, per 75 ed infine<br />
per 82. Tutte le proposte sono state<br />
respinte dall’assemblea <strong>operai</strong>a. Lo<br />
scattare della mobilità, senza l’avvio<br />
della cassa integrazione straor<strong>di</strong>naria,<br />
nonché il numero <strong>di</strong> riassunzioni<br />
previste hanno però determinato <strong>una</strong><br />
rottura della unità de<strong>gli</strong> <strong>operai</strong>, facilitata<br />
dall’eccessivo appiattimento della<br />
RSU nei confronti della Fiom. Infatti,<br />
i delegati RSU Fiom che hanno sempre<br />
<strong>di</strong>retto con coraggio e sincerità<br />
la lotta, hanno però sottoscritto un<br />
documento Fiom in cui ci si limitava<br />
a parlare <strong>di</strong> <strong>una</strong> cassa integrazione a<br />
rotazione per tutti, senza aggiungere<br />
il necessario presupposto <strong>di</strong> questa<br />
richiesta e cioè la assunzione <strong>di</strong> tutti<br />
i lavoratori nella nuova società che i<br />
padroni della Lasme, ormai in liquidazione,<br />
si impegnavano a costituire.<br />
Né il documento Fiom era chiaro<br />
su un’altra questione, la richiesta<br />
cioè che la produzione continuasse<br />
nel vecchio sito. Per la Fiom ci si accontentava<br />
che la produzione continuasse<br />
nel comprensorio <strong>di</strong> Melfi.<br />
Non erano questioni <strong>di</strong> semplice principio,<br />
ma fatti. Gli <strong>operai</strong> erano forti<br />
perché tenevano il capannone, alla<br />
azienda, invece, il capannone serviva<br />
perché voleva vendere <strong>gli</strong> impianti<br />
per fare liqui<strong>di</strong>tà. È scattata così l’indegna<br />
operazione dell’azienda e dei<br />
sindacati compromessi. Un gruppo <strong>di</strong><br />
<strong>operai</strong> filo aziendali, in cambio della<br />
promessa della riassunzione, hanno<br />
contattato uno ad uno <strong>gli</strong> <strong>operai</strong> più<br />
indecisi, invitandoli a firmare un documento<br />
<strong>di</strong> accettazione della proposta<br />
aziendale, con la promessa che<br />
la firma <strong>di</strong> questo documento avrebbe<br />
garantito il loro inserimento nella<br />
lista dei riassunti. Il documento ha<br />
raggiunto 91 firme e Fim, Uilm, Ugl e<br />
Fismic si sono affrettare a firmare. Il<br />
gruppo <strong>di</strong> <strong>operai</strong> Fiom che ha <strong>di</strong>retto<br />
la lotta si è rifiutato <strong>di</strong> contrastare<br />
con un altro documento la raccolta<br />
<strong>di</strong> firme dell’azienda. Una volta che<br />
il documento ha avuto le firme della<br />
maggioranza dei lavoratori, il presi<strong>di</strong>o<br />
è stato abbandonato alla fazione filo<br />
aziendale, senza organizzare la minoranza<br />
nel continuare la lotta sulla<br />
base <strong>di</strong> un semplice motivo: <strong>di</strong> <strong>una</strong><br />
democrazia in cui la maggioranza per<br />
poter sopravvivere decide <strong>di</strong> far fuori<br />
la minoranza, la minoranza non sa<br />
che farsene.<br />
In sostanza, è prevalso nel gruppo<br />
<strong>operai</strong>o più determinato alla Lasme la<br />
sfiducia nelle proprie forze.<br />
Dicembre 2009<br />
INSERTO<br />
Dove và l’industria?3<br />
I padroni assaggiano la ripresina e si<br />
preparano. Sono sulla linea <strong>di</strong> partenza,<br />
non sono più immobili, ma cominciano<br />
a muoversi. Come ripartiranno?<br />
Sanno che dalla crisi non usciranno<br />
come prima. Una parte <strong>di</strong> loro sopravviverà<br />
e continuerà a fare affari,<br />
un’altra parte verrà buttata fuori dal<br />
mercato e fallirà. Per questo scaldano<br />
i motori, sanno che è <strong>una</strong> corsa all’ultimo<br />
sangue. Per sopravvivere devono<br />
<strong>di</strong>ventare <strong>di</strong> nuovo competitivi e il<br />
motore della competizione siamo noi<br />
<strong>operai</strong>. Siamo noi che dobbiamo lavorare<br />
<strong>di</strong> più rispetto a prima per farli<br />
correre. Dobbiamo produrre più macchine<br />
con meno uomini. Marchionne<br />
ce lo sta <strong>di</strong>cendo chiaramente: in Polonia<br />
in un solo stabilimento si fanno<br />
quasi tutte le auto che in Italia produciamo<br />
in cinque stabilimenti, qualcosa<br />
si dovrà ta<strong>gli</strong>are.<br />
Non hanno il coraggio <strong>di</strong> farlo subito,<br />
hanno paura della nostra reazione,<br />
e allora ci portano in giro, buttando<br />
fuori, nel frattempo, la gente un pò<br />
alla volta. Ci fanno già capire quello<br />
che succederà. La Panda a Pomi<strong>gli</strong>ano<br />
tutti pensano che si farà con meno<br />
<strong>operai</strong> <strong>di</strong> quelli impegnati con le Alfa.<br />
Ad Avellino, senza le Alfa, per chi si<br />
produrranno i motori dell’FMA? Tutti<br />
cominciamo a capire che siamo troppi<br />
come <strong>operai</strong>. Ci vorrà un po’ <strong>di</strong> tempo<br />
per buttarci fuori, nel frattempo cominciamo<br />
ad abituarci all’idea. È questo<br />
quello che vo<strong>gli</strong>ono padroni, politici<br />
e sindacalisti che stanno dall’altra<br />
parte: che ci facciamo capaci che<br />
siamo troppi e <strong>una</strong> parte <strong>di</strong> noi deve<br />
andarsene a casa.<br />
Il bambino non si deve sve<strong>gli</strong>are, le<br />
cose bisogna farle, se è possibile,<br />
poco alla volta. E noi continuiamo a<br />
dormire.<br />
Facciamo i furbi credendo<br />
così <strong>di</strong> non morire<br />
A Pomi<strong>gli</strong>ano la FIAT non vuole<br />
anticiparci la cassa integrazione e<br />
vuole licenziare <strong>gli</strong> <strong>operai</strong> a tempo<br />
determinato. Non prende impegni<br />
per il futuro: Ci fa sapere ufficiosamente<br />
cosa vuole produrre, ma non<br />
ci <strong>di</strong>ce con quante persone vuole<br />
farlo. Non esclude esuberi, né li<br />
ammette.<br />
Mentre l’azienda fa e <strong>di</strong>sfà quello<br />
che vuole, noi facciamo finta <strong>di</strong><br />
muoverci e protestare <strong>di</strong>etro a sindacalisti<br />
che hanno meno vo<strong>gli</strong>a <strong>di</strong><br />
noi <strong>di</strong> agire. Chie<strong>di</strong>amo <strong>una</strong> solidarietà<br />
inutile ai sindaci del comprensorio,<br />
organizziamo l’ennesima<br />
“grande passeggiata” a Roma,<br />
an<strong>di</strong>amo a <strong>di</strong>scutere <strong>di</strong> niente con il<br />
prefetto. Diamo la colpa ai sindacalisti<br />
che non fanno il loro mestiere e<br />
fanno solo chiacchiere, ma la colpa<br />
è anche e principalmente nostra.<br />
Abbiamo capito che a Pomi<strong>gli</strong>ano,<br />
se la FIAT non chiude proprio,<br />
comunque molti dovranno andare<br />
a casa. Allora, siccome non ragioniamo<br />
come <strong>una</strong> collettività che si<br />
POMIGLIANO<br />
Le promesse mancate <strong>di</strong><br />
Marchionne e le illusioni<br />
dei sindacati<br />
La sigla Tmc-2 (Tempi dei movimenti<br />
collegati-seconda versione)<br />
in<strong>di</strong>ca uno dei “modelli cronotecnici”<br />
preposti alla quantificazione dei<br />
tempi d’esecuzione delle mansioni<br />
<strong>operai</strong>e nella produzione <strong>di</strong> serie.<br />
Che significa e che cos’è? Il sistema<br />
<strong>di</strong> misurazione dei tempi per l’esecuzione<br />
del lavoro: i movimenti per<br />
farlo sono praticamente misurati al<br />
centesimo <strong>di</strong> secondo e riportati sui<br />
cosiddetti cartellini, e con questa<br />
seconda versione, i tempi per spostare,<br />
ta<strong>gli</strong>are, avvitare, sollevare<br />
sono stati ridotti dalla Fiat anche<br />
del 20 per cento rispetto alla prima<br />
metrica.<br />
Il lavoro sulla catena <strong>di</strong> montaggio,<br />
già <strong>di</strong> per sé usurante, viene reso<br />
ancora più nocivo grazie a quest’accordo<br />
del 2003. E non usiamo questo<br />
termine a caso: c’è stata ad<strong>di</strong>rittura<br />
un’inchiesta del P.M. Guariniello<br />
per verificare <strong>gli</strong> effetti della<br />
nuova organizzazione del lavoro<br />
sulla sicurezza e sulla salute de<strong>gli</strong><br />
addetti, effetti nocivi soprattutto in<br />
relazione alle patologie da sforzo.<br />
Tant’è! Ma questa era la proposta<br />
nel piano Boschetti come unica<br />
uscita possibile dalla crisi. Perché<br />
scriviamo questo? Perché da qui<br />
inzia la parabola <strong>di</strong>scendente dello<br />
stabilimento Fiat <strong>di</strong> Pomi<strong>gli</strong>ano<br />
d’Arco, ritenuto la punta <strong>di</strong> <strong>di</strong>amante<br />
del gruppo Fiat, la culla della rinascita.<br />
Poi la crisi del gruppo, il nuovo AD,<br />
il cambio del nome della fabbrica,<br />
la “rieducazione” - fare propri <strong>gli</strong><br />
obiettivi aziendali, interiorizzarli:<br />
dall’autoesaltazione <strong>di</strong>ffusa con i<br />
corsi d’inizio 2008 e le promesse <strong>di</strong><br />
un grande futuro, all’incertezza ed<br />
alle <strong>di</strong>fficoltà del presente.<br />
E ora? Lottare ... ma come si fa a<br />
<strong>di</strong>fende in gruppo, ma come tanti<br />
in<strong>di</strong>vidui ognuno per se, ci teniamo<br />
tutti in seconda fila.<br />
Per costringere la FIAT ad impegnarsi,<br />
ci volevano azioni forti:<br />
presi<strong>di</strong>o dello stabilimento, blocco<br />
dello stampaggio, blocco delle<br />
merci. Tutti noi ci abbiamo pensato,<br />
nessuno ha agito. Perché? Perché<br />
abbiamo pensato: chi va in prima<br />
fila è il primo ad uscire. Come<br />
minimo fa la fine dei 316, o peggio,<br />
viene buttato fuori definitivamente.<br />
Allora me<strong>gli</strong>o fare le passeggiate<br />
e prendersela con i sindacalisti<br />
chiacchieroni.<br />
Però, purtroppo, questo non ci salva.<br />
Marchionne va per la sua strada<br />
e se deve buttare fuori gente o ad<strong>di</strong>rittura<br />
chiudere lo stabilimento lo<br />
farà. Solo la lotta de<strong>gli</strong> <strong>operai</strong> uniti<br />
in <strong>una</strong> sola squadra può contrastare<br />
i suoi piani. Le piccole furbizie ci<br />
portano alla sconfitta.<br />
Un vecchio proverbio <strong>di</strong>ce: “<strong>Quando</strong><br />
tutti vo<strong>gli</strong>ono fare i furbi, <strong>di</strong>ventano<br />
tutti fessi”.<br />
convincere i lavoratori della necessità<br />
della lotta? Sono stati anestetizzati<br />
per troppo tempo: palla al<br />
piede e pedalare in nome delle promesse!<br />
Futuro, crescita, assunzioni,<br />
promozioni .... ma nel contempo interinali,<br />
lavoratori a termine, TMC2,<br />
il tutto con<strong>di</strong>to dalla presenza <strong>di</strong><br />
<strong>una</strong> classe <strong>di</strong>rigente sindacale che<br />
firmava accor<strong>di</strong> iniqui – lasciando i<br />
delegati aziendali a metterci la faccia,<br />
a to<strong>gli</strong>ere loro le castagne dal<br />
fuoco con i lavoratori incazzati – e<br />
che è ancora là a <strong>di</strong>rigere e ad incitare<br />
alla lotta.<br />
Ma certi farmaci generano <strong>di</strong>pendenza<br />
e non è facile smettere: se per<br />
anni hai pre<strong>di</strong>cato la rassegnazione<br />
non puoi da un momento all’altro<br />
pretendere <strong>di</strong> cambiare registro.<br />
Ma quali erano le richieste del sindacato?<br />
Prolungamento della Cassa<br />
Integrazione Or<strong>di</strong>naria, sostegno<br />
del red<strong>di</strong>to da parte della regione,<br />
nuovo Piano Industriale.<br />
Lotte 0, risultati 0: non fa <strong>una</strong> piega!<br />
Ad<strong>di</strong>rittura siamo passati alla cassa<br />
straor<strong>di</strong>naria, senza l’anticipo<br />
dell’azienda e con noi senza red<strong>di</strong>to<br />
in balìa dei tempi dell’INPS!<br />
Se a questo si aggiunge che già il<br />
lavoro in fabbrica era aumentato<br />
– con <strong>una</strong> <strong>di</strong>ssaturazione dell’8%<br />
- dopo la deportazione dei 300 a<br />
Nola e l’emigrazione più o meno<br />
volontaria dei 500, la situazione si<br />
mostra desolante.<br />
Allora, la strada resta sempre quella:<br />
l’organizzazione <strong>di</strong> un partito<br />
<strong>operai</strong>o in grado <strong>di</strong> riprendere le<br />
fila dei vari movimenti, partendo<br />
dal loro fattore comune, la salvaguar<strong>di</strong>a<br />
in piena in<strong>di</strong>pendenza de<strong>gli</strong><br />
interessi <strong>di</strong> questa “specie in via<br />
<strong>di</strong> estinzione” che è l’<strong>operai</strong>o, unico<br />
produttore <strong>di</strong> ricchezza.
4<br />
INSERTO Dicembre Dicembre 2009 2009 4<br />
AVIO:<br />
filosofia padronale<br />
e necessità <strong>operai</strong>e<br />
Da anni l’Avio, accordo dopo accordo, riduce il numero <strong>di</strong><br />
<strong>operai</strong>. Attualmente l’ex reparto revisioni è in sofferenza: non<br />
arrivano commesse. Ma quando arrivano motori a<strong>gli</strong> <strong>operai</strong><br />
richiamati dalla cassa integrazione vengono richiesti straor<strong>di</strong>nari<br />
per consegnarli in tempi brevi. Questo senza alcun<br />
preavviso, seguendo la filosofia del “just in time”, cioè niente<br />
magazzino ed <strong>operai</strong> a chiamata. Una volta c’erano i “caporali”<br />
che sulla piazza del paese sce<strong>gli</strong>evano i conta<strong>di</strong>ni per<br />
la giornata <strong>di</strong> lavoro.<br />
Oggi la crisi è il<br />
pretesto per nuove<br />
ristrutturazioni: oltre<br />
alla cassa integrazione<br />
per le revisioni<br />
ci sono prospettive<br />
nere per<br />
il reparto costruzioni.<br />
È necessario<br />
attrezzarsi cominciando<br />
col creare<br />
l’unità de<strong>gli</strong> <strong>operai</strong><br />
più combattivi.<br />
Fim, Uilm, Fismic e Ugl hanno firmato<br />
il nuovo contratto nazionale<br />
dei metalmeccanici che sarà applicato<br />
a tutti noi <strong>operai</strong>.<br />
La Fiom ha deciso <strong>di</strong> non firmare il<br />
contratto e a Melfi noi <strong>operai</strong> abbiamo<br />
assistito ad <strong>una</strong> vera baraonda<br />
fra sindacati e sindacalisti.<br />
Al <strong>di</strong> là delle norme stabilite nel<br />
nuovo contratto nazionale, ratificate<br />
da Fim,Uilm, Fismic e Ugl che<br />
non si <strong>di</strong>scostano molto da quelle<br />
firmate ne<strong>gli</strong> anni passati anche dai<br />
<strong>di</strong>rigenti della Fiom. La <strong>di</strong>visione fra<br />
i sindacati sul il rinnovo del contratto<br />
(dopo la <strong>di</strong>visione sul premio<br />
<strong>di</strong> risultato), ha messo in evidenza,<br />
ancora <strong>una</strong> volta la funzione effettiva<br />
del sindacato. È venuto fuori,<br />
con chiarezza, a tanti <strong>operai</strong>, che i<br />
sindacati insieme alla loro caterva<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>rigenti vengono usati dal padrone<br />
come strumento per <strong>di</strong>fendere<br />
i propri interessi e per <strong>di</strong>videre<br />
<strong>gli</strong> <strong>operai</strong>. Purtroppo per tanti altri<br />
<strong>operai</strong> la cosa non è ancora così altrettanto<br />
chiara.<br />
Molte volte, noi <strong>operai</strong> <strong>di</strong>mentichiamo<br />
persino quello che ci capita sulla<br />
nostra pelle a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> pochi mesi.<br />
Quante volte noi <strong>operai</strong> ci siamo<br />
trovati <strong>di</strong> fronte alle norme ratificate<br />
dal sindacato stabilite nel contratto<br />
nazionale che ci penalizzano<br />
anche nelle piccole cose?<br />
L’ultima volta abbiamo dovuto fare<br />
i conti con quella stabilita dall’art. 5<br />
sez. quarta titolo III, relativa all’applicazione<br />
dell’orario plurisettimanale.<br />
Per non lavorare anche <strong>di</strong> sabato<br />
per <strong>una</strong> decina <strong>di</strong> euro <strong>di</strong> acconto<br />
abbiamo protestato e scioperato.<br />
Eppure con il nuovo contratto la<br />
norma non è stata eliminata!<br />
Se ogni ipotesi <strong>di</strong> accordo fosse<br />
consegnata nei suoi minimi detta<strong>gli</strong><br />
a noi <strong>operai</strong> sarebbero tante<br />
le cose che cancelleremmo. Anche<br />
quella relativa all’orario plurisettimanale.<br />
Gli Enti Bilaterali e a tante<br />
altre porcherie che non servono<br />
minimamente a noi. Eppure non si<br />
può. Perchè? Perchè funziona <strong>di</strong>versamente.<br />
Si prepara la minestra, si <strong>di</strong>ce che è<br />
buona e la si fa ingoiare così com’è<br />
a noi <strong>operai</strong>.<br />
E se qualcuno non è d’accordo come<br />
nel caso del premio <strong>di</strong> produzione<br />
o del contratto nazionale come è<br />
successo ultimamente si mettono<br />
FMA DI PRATOLA<br />
SERRA: FABBRICA A<br />
RISCHIO CHIUSURA<br />
Arriva la cassa integrazione straor<strong>di</strong>naria per <strong>gli</strong><br />
<strong>operai</strong> dello stabilimento avellinese. Le prospettive<br />
sul futuro della fabbrica sono molto incerte.<br />
Alla Fma <strong>di</strong> Pratola Serra, fabbrica Fiat<br />
che produce motori, arriva la cassa integrazione<br />
straor<strong>di</strong>naria. Arriva con un<br />
accordo sindacale firmato da tutte le<br />
organizzazioni, compresa la FIOM, accordo<br />
che è uguale a quello proposto<br />
dalla FIAT a Pomi<strong>gli</strong>ano, che qui invece<br />
la FIOM non ha voluto firmare, imitata<br />
in questo da UILM, FIM, FISMIC e UGL<br />
“preoccupati” dalle possibili reazioni<br />
de<strong>gli</strong> <strong>operai</strong> dopo che alla ERGOM <strong>di</strong><br />
Poggioreale, per la firma <strong>di</strong> un accordo<br />
uguale, i sindacalisti erano stati presi<br />
a schiaffi.<br />
Si tratta <strong>di</strong> un brutto segnale per <strong>gli</strong><br />
<strong>operai</strong> dello stabilimento <strong>di</strong> Avellino.<br />
Il sindacato non si pronuncia apertamente.<br />
Avverte che il futuro dello stabilimento<br />
è molto incerto. Allo stes-<br />
in atto tutte le manovre necessarie<br />
affinché si ratifichi lo stesso quello<br />
che conviene ai padroni.<br />
Certo bisogna farlo per bene, “democraticamente”.<br />
Deve apparire che così hanno voluto<br />
i lavoratori. Così come si è perpetuato<br />
alla Fiat <strong>di</strong> Melfi.<br />
Il giochetto è semplice, come quello<br />
<strong>di</strong> tante altre volte, con qualche<br />
soggetto in meno.<br />
Arrivano le <strong>di</strong>rettive sulle ipotesi<br />
<strong>di</strong> accordo ai delegati Rsu che non<br />
lavorano mai. E non perché non<br />
hanno la forza per farlo. Ma perché<br />
servono per fare altro. Devono<br />
svolgere il loro compito <strong>di</strong> appen<strong>di</strong>ce<br />
delle strutture esterne e controllare<br />
<strong>gli</strong> <strong>operai</strong> ed in cambio evitano<br />
<strong>di</strong> lavorare.<br />
I delegati RSU comprendono subito<br />
il loro compito, hanno incominciato<br />
insieme ai propri <strong>di</strong>rigenti a <strong>di</strong>videre<br />
<strong>gli</strong> <strong>operai</strong>, sono arrivati a fare partecipare<br />
<strong>gli</strong> stessi <strong>operai</strong> sull’ipotesi<br />
<strong>di</strong> rinnovo del contratto ad assemblee<br />
<strong>di</strong>verse.<br />
La Fim,Uilm, Fismic e Ugl da <strong>una</strong><br />
parte. Gli altri da un’altra parte.<br />
Con vera maestria, <strong>una</strong> volta <strong>di</strong>visi<br />
<strong>gli</strong> <strong>operai</strong> il gioco è fatto. La Fiat<br />
so tempo attende che la Fiat presenti<br />
il piano industriale. Nel frattempo le<br />
solite manifestazioni o passeggiate<br />
presso le “famose istituzioni”.<br />
In realtà la fabbrica avellinese è legata<br />
a filo doppio al destino dell’inse<strong>di</strong>amento<br />
industriale <strong>di</strong> Pomi<strong>gli</strong>ano.<br />
All’Fma si producono motori per<br />
vetture <strong>di</strong> classe me<strong>di</strong>o alta. I motori<br />
prodotti servono infatti a rifornire in<br />
buona parte lo stabilimento dell’Alfa<br />
<strong>di</strong> Pomi<strong>gli</strong>ano.<br />
Dalle prime in<strong>di</strong>screzioni apparse sui<br />
giornali sembrerebbe invece che nella<br />
mi<strong>gli</strong>ore delle ipotesi l’inse<strong>di</strong>amento<br />
<strong>di</strong> Pomi<strong>gli</strong>ano perderebbe la produzione<br />
alfa per far posto alla Panda. E<br />
in quel caso che fine farà la fabbrica<br />
avellinese?<br />
Un passo avanti per i padroni e un passo<br />
in<strong>di</strong>etro per <strong>gli</strong> <strong>operai</strong> mentre i sindacalisti<br />
saltano sul carrozzone de<strong>gli</strong> enti bilaterali<br />
sogghigna.<br />
La consultazione e il voto <strong>di</strong>venta<br />
l’atto finale <strong>di</strong> un <strong>di</strong>segno già tracciato<br />
insieme al padrone.<br />
La Uilm sforzandosi <strong>di</strong>ce: “possono<br />
votare l’ipotesi d’accordo anche i<br />
non tesserati”.<br />
La Fim puntella e con la propria<br />
urna contatta i propri iscritti anche<br />
<strong>di</strong>rettamente sulle linee.<br />
Gli altri sindacati preso atto che<br />
i seggi sono blindati e controllati<br />
solo dai rappresentati per il “sì<br />
all’ipotesi d’accordo per il rinnovo<br />
del contratto nazionale dei metalmeccanici<br />
“ non <strong>di</strong>cono nulla.<br />
La consultazione de<strong>gli</strong> “iscritti” dei<br />
sindacati firmatari dell’ipotesi <strong>di</strong><br />
accordo sancita nel verbale della<br />
“Commissione Aziendale” del 23<br />
e 24 Novembre 2009 è l’ulteriore<br />
fumo ne<strong>gli</strong> occhi per tutti <strong>gli</strong> <strong>operai</strong>.<br />
Vengono dati i numeri: aventi <strong>di</strong>ritto<br />
al voto 5281, votanti 2780, si<br />
all’ipotesi 1911, no all’ipotesi 843,<br />
bianche e nulle 26. La celebrazione<br />
è finita. Gli <strong>operai</strong> però non sono<br />
sod<strong>di</strong>sfatti come il padrone.<br />
D. A.<br />
Questo supplemento <strong>di</strong> <strong>Operai</strong> <strong>Contro</strong>, come il giornale, è aperto al contributo <strong>di</strong> tutti <strong>gli</strong> <strong>operai</strong>. Invitiamo<br />
pertanto a spe<strong>di</strong>re informazioni sulla con<strong>di</strong>zione de<strong>gli</strong> <strong>operai</strong> nelle fabbriche, su<strong>gli</strong> scioperi che avvengono,<br />
sui soprusi che spesso siamo costretti a subire.<br />
Scrivete a: Altre notizie le trovate<br />
<strong>operai</strong>.contro@tin.it www.<strong>operai</strong>contro.it<br />
quoti<strong>di</strong>anamente su