30.05.2013 Views

XI Congresso della Società Italiana di Psicopatologia Psichiatria ...

XI Congresso della Società Italiana di Psicopatologia Psichiatria ...

XI Congresso della Società Italiana di Psicopatologia Psichiatria ...

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

durre o eliminare i sintomi, 2) massimizzare la qualità <strong>di</strong> vita<br />

o le capacità <strong>di</strong> adattamento, 3) promuovere e mantenere<br />

il “recovery” dagli effetti debilitanti del <strong>di</strong>sturbo il più lungo<br />

possibile. Il trattamento farmacologico è l’intervento<br />

principale, ma bisogna ricordare che molti pazienti richiedono<br />

e dovrebbero ricevere interventi <strong>di</strong>fferenti, sovente da<br />

figure professionali <strong>di</strong>verse. Un’accurata anamnesi del trattamento<br />

passato e corrente e la risposta alla terapia sono elementi<br />

fondamentali da indagare per la scelta <strong>della</strong> pianificazione<br />

dell’intervento terapeutico. L’intervento deve essere<br />

in<strong>di</strong>rizzato alle specifiche fasi <strong>di</strong> malattia che il paziente si<br />

trova ad affrontare: la fase acuta, quella <strong>di</strong> stabilizzazione e<br />

la fase stabile. Nella fase acuta bisogna porre particolare attenzione<br />

alle potenziali cause che l’hanno determinata: scarsa<br />

compliance alla terapia, abuso <strong>di</strong> sostanze ed eventi <strong>di</strong> vita<br />

stressanti. Nella scelta del trattamento bisogna anche tenere<br />

presente l’eventuale ideazione suicidaria, la componente<br />

<strong>di</strong> agitazione psicomotoria, e le con<strong>di</strong>zioni me<strong>di</strong>che<br />

generali del soggetto. La scelta del trattamento è sovente<br />

guidata dalla precedente esperienza del paziente con l’uso <strong>di</strong><br />

antipsicotici, quin<strong>di</strong> il grado <strong>di</strong> risposta al trattamento, gli<br />

effetti collaterali e la modalità <strong>di</strong> somministrazione preferita.<br />

La dose raccomandata <strong>di</strong>pende dal delicato equilibrio tra<br />

rischi e benefici, quin<strong>di</strong> dall’efficacia sulla sintomatologia<br />

clinica e la comparsa <strong>di</strong> effetti collaterali. La scelta del tipo<br />

<strong>di</strong> farmaco <strong>di</strong>pende dalla presentazione del quadro clinico e<br />

dalla storia pregressa degli effetti collaterali. Le attuali linee<br />

guida dell’APA consigliano <strong>di</strong> iniziare con un antipsicotico<br />

atipico, anche se specificano che per un paziente che ha risposto<br />

in precedenza o che preferisce i neurolettici, questi<br />

farmaci possono essere la prima scelta. Per i soggetti con<br />

frequenti riacutizzazioni dovute a scarsa compliance sono<br />

preferibili le formulazioni long-acting. Un minore numero<br />

<strong>di</strong> stu<strong>di</strong> sono stati condotti nella fase <strong>di</strong> stabilizzazione, ma<br />

il trattamento dovrebbe essere mantenuto alla stessa dose,<br />

ponendo particolare attenzione agli effetti collaterali, che se<br />

presenti potrebbero compromettere l’adesione al percorso<br />

terapeutico. Nella fase stabile il principale obiettivo è la prevenzione<br />

delle ricadute e la riduzione dei sintomi residuali.<br />

Gli antipsicotici riducono il rischio <strong>di</strong> ricadute a meno del<br />

30% per anno. È <strong>di</strong>fficile stabilire quale sia la minima dose<br />

efficace; dosi più elevate sembrano essere più efficaci sulla<br />

prevenzione delle ricadute, ma non nel caso <strong>di</strong> utilizzo <strong>di</strong><br />

antipsicotici <strong>di</strong> prima generazione in quanto aumenta il rischio<br />

<strong>di</strong> insorgenza <strong>di</strong> effetti collaterali <strong>di</strong> tipo extrapiramidale<br />

non tollerati dai pazienti. Gli antipsicotici <strong>di</strong> seconda<br />

generazione hanno una maggiore maneggevolezza e la maggioranza<br />

degli stu<strong>di</strong> sul rischio <strong>di</strong> ricadute sembrano favorirli<br />

rispetto ai neurolettici.<br />

Non sono ancora <strong>di</strong>sponibili evidenze a favore <strong>della</strong> scelta<br />

<strong>di</strong> un antipsicotico rispetto ad un altro nel trattamento <strong>di</strong><br />

specifici quadri clinici, caratterizzati dal prevalere <strong>di</strong> una<br />

determinata <strong>di</strong>mensione psicopatologica. Forse, in questi<br />

casi, la scelta del farmaco è dettata dalle esperienze precedenti<br />

del me<strong>di</strong>co che, comunque, deve tenere sempre in considerazione<br />

la storia clinica del paziente, cioè il grado <strong>di</strong> risposta<br />

ad un precedente trattamento, il profilo <strong>di</strong> tollerabilità<br />

e la preferenza per un particolare farmaco, compresa la<br />

via <strong>di</strong> somministrazione. Il fattore determinante nella scelta<br />

del farmaco è l’efficacia, seguito dall’esito a lungo-termine.<br />

Nel trattamento <strong>della</strong> Schizofrenia, questo significa efficacia<br />

sulle quattro <strong>di</strong>mensioni, positiva, negativa, affettiva e<br />

45<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

cognitiva. Ci sono evidenze cliniche che i nuovi antipsicotici<br />

possano ridurre la sintomatologia negativa e migliorare il<br />

deficit cognitivo. Tuttavia, gli effetti collaterali, quali i sintomi<br />

extrapiramidali, il rischio <strong>di</strong> <strong>di</strong>abete e la sedazione,<br />

rappresentano un punto critico in quanto possono assumere<br />

un’importanza superiore all’efficacia clinica e causare una<br />

scarsa compliance. L’ipotesi <strong>di</strong> lavoro che ci siamo proposti<br />

è <strong>di</strong> valutare, in un campione <strong>di</strong> soggetti affetti da Schizofrenia<br />

in fase stabile, le eventuali <strong>di</strong>fferenze nella sintomatologia<br />

(depressiva e <strong>di</strong>storsione <strong>della</strong> realtà) e nelle alterate<br />

funzioni sociali ed emotive, in base al trattamento farmacologico<br />

in atto, neurolettici o antipsicotici atipici. I risultati<br />

permetteranno <strong>di</strong> chiarire quali <strong>di</strong>mensioni sintomatologiche<br />

beneficiano maggiormente dell’utilizzo dei nuovi antipsicotici,<br />

in modo da ottimizzare l’utilizzo del trattamento<br />

farmacologico, adattandolo ai singoli casi.<br />

Bibliografia<br />

1 Davis JM, Chen N, Glick ID. A meta-analysis of the efficacy of<br />

second-generation antipsychotics. Arch Gen Psychiatry<br />

2003;60:553-64.<br />

2 Lieberman JA, Stroup TS, McEvoy JP, Swartz MS, Rosenheck<br />

RA, Perkins DO, et al.; Clinical Antipsychotic Trials of Intervention<br />

Effectiveness (CATIE) Investigators. Effectiveness of<br />

antipsychotic drugs in patients with chronic schizophrenia. N<br />

Engl J Med 2005;353:1209-23.<br />

3 Lublin H, Eberhard J, Levander S. Current therapy issues and<br />

unmet clinical needs in the treatment of schizophrenia: a review<br />

of the new generation antipsychotics. Int Clin Psychopharmacol<br />

2005;20:183-98.<br />

La scelta dello stabilizzatore nei Disturbi<br />

Bipolari<br />

G. Maina, U. Albert, G. Rosso, F. Bogetto<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, SCDU <strong>Psichiatria</strong>, Servizio<br />

per i <strong>di</strong>sturbi depressivi e d’ansia, Università <strong>di</strong> Torino<br />

La classificazione dei <strong>di</strong>sturbi dell’umore fondata sulla <strong>di</strong>cotomia<br />

unipolare/bipolare è senza dubbio la più fruibile sul<br />

piano terapeutico. Negli ultimi anni, si è andato sempre più<br />

<strong>di</strong>stinguendo il trattamento dei <strong>di</strong>sturbi bipolari da quello<br />

dei <strong>di</strong>sturbi depressivi, mentre ha perso progressivamente <strong>di</strong><br />

importanza l’approccio terapeutico basato sull’episo<strong>di</strong>o psicopatologico<br />

in corso.<br />

Lo stabilizzatore dell’umore costituisce il car<strong>di</strong>ne sia <strong>della</strong><br />

terapia delle fasi acute che <strong>della</strong> terapia <strong>di</strong> mantenimento nel<br />

Disturbo Bipolare, mentre l’impiego <strong>di</strong> antidepressivi ed antipsicotici<br />

in pazienti bipolari deve essere limitato alle fasi<br />

acute e solo nei casi in cui è strettamente in<strong>di</strong>spensabile:<br />

questo per ridurre il rischio <strong>di</strong> indurre switch (ipo)maniacali<br />

o depressivi con la conseguenza <strong>di</strong> accelerare la ciclicità<br />

del <strong>di</strong>sturbo e peggiorarne la prognosi. Sono considerati stabilizzatori<br />

dell’umore farmaci che: 1) determinano la risoluzione<br />

<strong>di</strong> un episo<strong>di</strong>o <strong>di</strong> alterazione patologica del tono dell’umore;<br />

2) non inducono un episo<strong>di</strong>o <strong>di</strong> polarità opposta; 3)<br />

hanno efficacia profilattica su ulteriori episo<strong>di</strong> affettivi.<br />

A tutt’oggi lo stabilizzatore dell’umore <strong>di</strong> prima scelta è il<br />

litio, che ha <strong>di</strong>mostrato un’efficacia <strong>di</strong> trattamento e prevenzione<br />

delle ricorrenze sia <strong>di</strong> tipo maniacale che depressivo.<br />

Altri farmaci, tra cui alcuni anticonvulsivanti e l’olanzapina,<br />

hanno <strong>di</strong>mostrato un’efficacia superiore al placebo e para-

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!