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Geriatria extraospedaliera - Associazione Geriatri Extraospedalieri

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IV CONGRESSO AGE<br />

b) la Residenzialità<br />

c) l’Assistenza Domiciliare.<br />

Il Piano di Riordino Ospedaliero del precedente Governo Regionale ha incrementato<br />

notevolmente il numero di posti letto delle post-acuzie (solo in parte<br />

però attivati). Questi reparti però sono spesso collocati in piccoli ospedali,<br />

forse destinati alla chiusura, non dotati a loro volta di unità per acuti; sono<br />

lontani così da quel canale che li alimenta.<br />

Lo scorso Aprile c.a. l’AReS (Agenzia Regionale Sanitaria) della Puglia ha pubblicato<br />

la delibera in cui sono enunciate le Linee Guida relative alla lungodegenza<br />

post-acuzie dopo aver invitato al tavolo di lavoro i rappresentanti locali<br />

di SIMI, SIMFeR, FADOI. Nessuna convocazione per le società scientifi che<br />

geriatriche.<br />

Forse per questo emergono alcune forti criticità:<br />

a) l’assenza della VMD quale strumento chiave per la costruzione del PAI.<br />

b) l’assenza della componente multidisciplinare che governa l’approccio alla<br />

complessità: viene stressato infatti il ruolo dello specialista in Medicina<br />

Fisica e Riabilitativa quale unico arbitro del programma riabilitativo.<br />

c) vengono esclusi dalla possibilità di ricevere cure in lungodegenza post-acuzie<br />

i “pazienti con importante deterioramento cognitivo”.<br />

Siamo convinti di dover fare qualcosa per migliorare questi passaggi che, a noi<br />

geriatri, appaiono di vitale importanza.<br />

Il RR n° 4/2007 in attuazione alla LR n° 19/2006 individua nella UVM (unità<br />

di valutazione multidimensionale) l’equipe in grado di leggere i bisogni sanitari<br />

e sociali complessi per l’accesso alla rete dei servizi. Nella UVM devono giocare<br />

un ruolo determinante gli specialisti geriatra, fi siatra, psichiatra. Però forse il<br />

geriatra ha qualche problema in più rispetto agli altri specialisti che già operano<br />

nelle Unità Operative istituite in passato all’interno delle ASL. Mi riferisco<br />

ai Servizi di Riabilitazione Distrettuali, ai Dipartimenti di Salute Mentale, ai<br />

Servizi per le Tossico-dipendenze. In nessuna ASL pugliese è istituita l’Unità<br />

Operativa Assistenza Anziani con lo specialista geriatra come dirigente.<br />

L’UVM viene intesa come un superamento della UVG e della UVT (unità di<br />

valutazione territoriale) in precedenza istituite per valutare i bisogni relativi<br />

alle istituzionalizzazioni rispettivamente in Residenza Protetta ed RSA.<br />

Kane in un articolo uscito su Age Ageing nel 2000 dal titolo “Changing<br />

the image of long term care” scrive quanto segue sulle residenze per anziani:<br />

“le case di riposo sono fi glie bastarde delle case della carità e degli<br />

ospedali, ed esprimono le peggiori caratteristiche dei due genitori. Sono viste<br />

come l’ultima spiaggia, allo stesso modo degli ospedali del XIX secolo. Lo stereotipo<br />

è quello di un luogo brutto, puzzolente, popolato di persone fragili, spesso<br />

dementi. Molte di queste istituzioni potrebbero essere paragonate a quelle per<br />

malati mentali descritte da Pinel”.<br />

Ma che questo non è vero bisogna che lo dimostriamo sul campo, e il ruolo<br />

principale e la responsabilità di dare un diverso approccio culturale alla residenzialità<br />

sono del geriatra e della geriatria. L’obiettivo primario alla base del<br />

lavoro del geriatra è sempre un’anzianità forte, attiva, che produce e interagisce.<br />

Un anziano che abita nella propria casa e invecchia con successo. Nondimeno<br />

l’erogazione di una rete di servizi nelle diverse forme di assistenza, dalla prevenzione<br />

primaria all’assistenza domiciliare integrata, all’assistenza residenziale<br />

non deve essere intesa come un assestamento nella sconfi tta, laddove non solo<br />

restano saldi i principi di umanità e dignità della persona, ma vi è una presa in<br />

carico globale che consente di analizzare e aff rontare bisogni reali permettendo<br />

la qualità di vita migliore possibile.<br />

- La residenzialità, dacché l’anziano disabile rappresenta motivo di confronto e<br />

essenza della vita dell’uomo stesso sia esso caregiver o professionista, mette in<br />

evidenza due orientamenti strategici che chiedono di essere perseguiti in un’ottica<br />

di continuità e olisticità: la centralità della persona anche e soprattutto se<br />

fragile e del suo diritto alla libera scelta da una parte e la programmazione di una<br />

struttura operativa con la sua competenza, cultura e formazione dall’altra. La<br />

complementarietà tra questi due elementi è fondamentale per costruire un’assistenza<br />

di qualità che superi il concetto di posto letto e focalizzi l’attenzione sulla<br />

persona e il suo contesto, in un progetto assistenziale umano seguito e perseguito<br />

da un’equipe multidisciplinare che risponda con capacità professionale e<br />

amore alle esigenze diverse delle persone e della persona.<br />

20<br />

Ancora lo stesso RR n° 4/2007 rinomina le Residenze Protette in RSSA (residenze<br />

socio-sanitarie assistenziali) in cui però, a diff erenza delle prime, non<br />

possono essere ospitate persone con età inferiore a 64 anni fatta eccezione per<br />

le demenze.<br />

Senza la pretesa di elencarle tutte, ma ci sono, come forse in altre realtà regionali,<br />

criticità legate alla ridondanza di alcune strutture rispetto ad altre meno<br />

rappresentate.<br />

Per quanto riguarda la Puglia, ad es., c’è scarsità di reparti post-acuzie attivati<br />

(a dispetto di quelli previsti dall’ultimo Riordino Ospedaliero del 2002) e di<br />

RSA (attuali codici R1 ed R2), a loro volta ancora non ben funzionanti secondo<br />

precisa modularità.<br />

Accade allora che le RSSA (attuale codice R3) e le Residenze Sanitarie Riabilitative<br />

ex art. 26 fi niscono per ospitare casi più pesanti rispetto alle loro potenzialità,<br />

confi gurandosi un potenziale danno sia per la struttura che deve far<br />

fronte ad un carico assistenziale superiore alle sue possibilità, sia per l’utente al<br />

quale viene erogata assistenza non del tutto adeguata.<br />

Solo un cenno per quanto riguarda gli Hospice che in Puglia cominciano a<br />

vedere la luce ma rimangono ancora lontani dagli standard previsti dal PSR:<br />

1 posto letto ogni 10.000 abitanti per provincia. Quelli già attivi o in via di<br />

attivazione in provincia di Foggia, Lecce, e Bari presentano un tasso di occupazione<br />

del 100%.<br />

Bibliografi a<br />

1. Piano Sanitario Regionale 2002/2004 della Regione Puglia (“Piano<br />

della Salute e Sistema Integrato di Interventi e Servizi Sociali”)<br />

2. Deliberazione dell’Agenzia Regionale della Regione Puglia del<br />

11.04.2007 (“Linee Guida per la lungodegenza post-acuzie”)<br />

3. Regolamento Regionale n. 8/2002 (“Regolamento di organizzazione<br />

e funzionamento delle RSA”)<br />

4. Regolamento Regionale n. 4/2007 in attuazione alla Legge Regionale<br />

n. 19/2006 (“Disciplina del sistema integrato dei servizi sociali<br />

per la dignità ed il benessere delle donne e degli uomini in Puglia”)<br />

CONTRIBUTO DELLA REGIONE CALABRIA<br />

di Maurizio Berardelli ¹ ², Raff aella Pati ³ - ¹ Università Della Calabria Rende (CS) - ² ASP Cosenza , UVG Distretto Praia – Scalea - ³ RSA “Rizzo” Campana (CS)<br />

La capacità di sintetizzare e armonizzazione tutte le componenti è uno dei compiti<br />

più diffi cili del geriatra, “coordinatore della programmazione assistenziale”.<br />

- La metodologia medica classica: sintomo, diagnosi, cura, è a dir poco insuffi<br />

ciente per aff rontare le problematiche dell’anziano. La valutazione dell’ospite<br />

della struttura residenziale deve essere fatta tenendo in considerazione tutta una<br />

serie di indicatori di carattere geriatrico come: la cognitività, le capacità sensoriali,<br />

la presenza di disturbi comportamentali, il numero di farmaci assunti, la<br />

presenza di una rete parentale, la continenza, lo stato nutrizionale, il grado di<br />

autonomia nelle azioni quotidiane che contribuiscono a farne capire la fragilità.<br />

Ogni anziano ha bisogno di una gestione personalizzata delle sue problematiche<br />

evitando così un approccio generico e generalizzato “di struttura”, che fi nisce per<br />

produrre soltanto degli atteggiamenti “custodialistici” che portano al progressivo<br />

deteriorarsi dell’anziano.<br />

La complessità dei bisogni sociali e di salute dell’anziano può essere aff rontata<br />

con un insieme di interventi e attività, globali e nel contempo personalizzati<br />

realizzati dalla sensibilità geriatrica e dagli strumenti di valutazione multidimensionale<br />

anche informatizzati, dal quale si struttura un Piano Assistenziale Individualizzato.<br />

Il PAI ha come obiettivo principale l’ottimizzazione delle capacità<br />

funzionali dell’anziano attraverso laboratori educazionali che migliorino anche<br />

le capacità interazionali dell’anziano nella struttura, un programma riabilitativo<br />

che coinvolga le diverse aree di riabilitazione (motoria, neuromotoria, psicomotoria,<br />

logopedica, psicologica..) per il potenziamento dell’autosuffi cienza nelle<br />

ADL e IADL, attraverso un corretto e seguito schema terapeutico, attraverso<br />

il processo di aiuto alla persona da parte dell’Assistente Sociale, il tutto indirizzato<br />

- e in molti casi è davvero fattibile, basta mettere in moto la rete di servizi<br />

territoriali - al reintegro nella famiglia e città di provenienza. Così, inserita in<br />

una rete più vasta, la residenzialità può diventare la risposta giusta perché intesa<br />

come sistema aperto, nella sua appropriatezza, se è la soluzione più adeguata alla<br />

complessità del problema, e continuità, mantenendo unità e collegamento tra i<br />

vari interventi che riguardano la stessa persona.

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