Geriatria extraospedaliera - Associazione Geriatri Extraospedalieri
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Il dolore nel demente:<br />
la valutazione e la terapia<br />
Ciro Manzo - Geriatra, specialista ambulatoriale. Componente Centro Demenze distr. 71, ASL NA 4<br />
Il dolore rappresenta, secondo la defi nizione proposta da Merskey<br />
nel 1986, una “sensazione spiacevole, un’esperienza emozionale<br />
ed aff ettiva associata a danno dei tessuti o descritta nei termini<br />
di tale danno” (1).<br />
Tale defi nizione, rispetto alle innumerevoli altre presenti in letteratura,<br />
ha il vantaggio di sottolineare come il dolore non esprima una<br />
semplice e meccanica attivazione di recettori, fi bre e centri nervosi,<br />
ma anche lo stato emozionale, aff ettivo e cognitivo del paziente nel<br />
momento in cui lo stimolo doloroso viene generato. Le caratteristiche<br />
e l’integrità di tale stato condiziona il vissuto dell’esperienza<br />
dolore.<br />
In altre parole, la percezione, la sensazione e la comunicazione del<br />
dolore hanno una spiccata componente soggettiva . E tale componente<br />
soggettiva si mantiene anche quando (come si vedrà successivamente)<br />
si utilizzano sistemi di valutazione multidimensionali.<br />
Proprio in relazione alle interferenze sullo stato cognitivo, aff ettivo<br />
ed emozionale che la demenza comporta (2,3,4), la valutazione del<br />
dolore nell’anziano con demenza presenta tutta una serie di diffi coltà.<br />
La malattia di Alzheimer costituisce, almeno nei paesi occidentali, la<br />
forma nettamente più frequente di demenza.<br />
Fino alle fasi terminali dell’Alzheimer, le aree somatico-sensitive corticali<br />
rimangono conservate : questo fa sì che l’anziano con Alzheimer<br />
sia in grado di percepire stimoli dolorosi acuti esattamente come<br />
il non demente . Le diffi coltà sorgono quando si tratta di esprimere<br />
(specie a livello verbale) il dolore .<br />
Un secondo livello di diffi coltà è legato alla precoce e progressivamente<br />
ingravescente compromissione mnesica che rende il paziente<br />
demente “incapace” di ricordare il dolore e lo mette nelle condizioni<br />
di vivere il dolore cronico come “un vissuto senza ricordo, una situazione<br />
hic et nunc” (5). Evidentemente, tale incapacità è tanto più<br />
evidente quanto più grave è la demenza.<br />
LA COMUNICAZIONE NELLA MALATTIA DI ALZHEI-<br />
MER :<br />
Le modifi che che la malattia di Alzheimer comporta sul piano della<br />
comunicazione (verbale e/o non verbale) sono rilevanti (6).<br />
Già in una fase iniziale si registra una compromissione della comunicazione<br />
verbale sia sul versante espressivo (con parafasie verbali,<br />
parole passpartout, perseverazioni ideative….) che su quello recettivo<br />
(diffi coltà a seguire un discorso, diffi coltà a seguire più persone che<br />
parlano …).<br />
Tale compromissione va progressivamente accentuandosi fi no ad una<br />
fase nella quale l’unica possibilità (peraltro modesta) di comunicazione<br />
che rimane tra il paziente Alzheimer ed il mondo che lo circonda<br />
(caregiver, familiare, personale sanitario, assistente sociale…) è rappresentata<br />
dalla comunicazione non verbale.<br />
Taluni Autori ritengono che il versante recettivo della comunicazione<br />
non verbale rimanga preservato fi no alle fasi terminali della malattia.<br />
Il coinvolgimento dell’amigdala e dei nuclei laminari dell’ippocampo,<br />
invece, condiziona un’incapacità ad integrare il dolore nell’esperienza<br />
soggettiva : questo comporta che l’ anziano Alzheimer riesce ad esprimere<br />
il dolore meno frequentemente del non-demente (4,7).<br />
COMUNICAZIONI<br />
Emblematico, al riguardo, il lavoro di Fisher-Morris in cui vengono<br />
presentati i casi di soggetti con Alzheimer che, pur avendo avuto una<br />
frattura di femore, rimanevano completamente indiff erenti al dolore<br />
e continuavano a camminare malgrado la frattura. Le conseguenze<br />
anche medico-legali di simile evenienza sono facilmente comprensibili.<br />
LA VALUTAZIONE DEL DOLORE :<br />
In una fase iniziale della demenza, la valutazione del dolore può avvenire<br />
utilizzando gli stessi strumenti valutativi che si impiegano nel<br />
non demente, in particolare le scale analogiche : in primis la VAS<br />
(Visual Analogic Scale) di Husckisson (8) oppure altre scale analogiche<br />
visive quali la CAS (Coloured Analogue Scale) , la FPS (Faces<br />
Pain Scale), la VDS (Verbal Descriptive Scale) .<br />
Si tratta di scale molto semplici, di rapida esecuzione e facile riproducibilità<br />
che tuttavia esaminano e valutano un solo aspetto del dolore,<br />
e cioè l’intensità. Alcune di esse, inoltre, come la VAS appaiono<br />
infl uenzate dal grado di istruzione del paziente, a diff erenza, ad esempio,<br />
di altre quali la FPS (ampiamente utilizzata, anche per questo<br />
motivo, in campo pediatrico).<br />
Nel caso specifi co della FPS, occorre tuttavia considerare l’eventuale<br />
presenza di una ridotta acuità visiva e prevedere, di conseguenza, fi -<br />
gure di almeno 4 cm di altezza con linee spesse e scure (9).<br />
Tuttavia, anche le scale analogiche, pur nella loro semplicità, sono in<br />
grado di valutare il dolore soltanto nei dementi in grado di comprendere<br />
pienamente le istruzioni relative (10).<br />
Il ricorso a scale più complesse ed in grado di valutare più dimensioni<br />
del dolore, quale ad esempio il BPI (Brief Pain Inventory) oppure il<br />
McGill Pain Questionnaire può invece presentare anche nella fase<br />
iniziale della malattia di Alzheimer diffi coltà a volte insormontabili .<br />
Nelle fasi intermedie ed avanzate della demenza, invece, diventa<br />
possibile soltanto una valutazione indiretta del dolore. Di fronte,<br />
infatti, ad una sempre più grave compromissione della comunicazione<br />
verbale (sia sul versante espressivo che su quello recettivo) che<br />
può arrivare ad un completo mutismo, devono essere attentamente<br />
valorizzati segnali (a volte apparentemente banali) che acquistano il<br />
signifi cato ed il valore di “equivalenti del dolore (pain behaviors)”<br />
(11,12).<br />
Si vuole dire, cioè, che il dolore viene ad essere espresso e comunicato<br />
attraverso la comparsa di segnali quali ad esempio, respirazione diffi -<br />
coltosa, irrequietezza, mutata espressione del viso, disturbi comportamentali<br />
quali il vagabondaggio…..Da questo punto di vista, cioè, i<br />
pain behaviors rappresentano un’ espressione di comunicazione non<br />
verbale.<br />
In queste fasi della malattia, pertanto, la valutazione del dolore diventa<br />
esclusivamente di tipo osservazionale. Possono essere d’ausilio,<br />
per seguire l’evoluzione nel tempo e la risposta ad eventuali terapie<br />
attuate, alcune scale specifi che quali la PAINAD (Pain Assessment<br />
IN Advanced Dementia) (13) oppure la Abbey Scale che consentono<br />
una valutazione del dolore in termini quantitativi (Tabella 1, 2).<br />
In tempi più recenti (2004) è stata proposta una nuova scala valutativa<br />
chiamata NOPPAIN (Non comunicative Patient’s Pain Assessment<br />
Instrument) che, tuttavia, attende ancora una validazione su<br />
grosse statistiche.<br />
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