Federico Moccia 费德里科·莫恰 Nato a Roma nel 1963, è regista, sceneggiatore, scrittore e autore televisivo. Nel 1992 ha scritto il suo primo romanzo, Tre metri sopra il cielo. Non riuscendo a trovare un editore disposto a pubblicarlo, decide di farlo a sue spese. I pochi volumi stampati ottengono un grosso successo, e cominciano a girare tra i giovani lettori in fotocopia. La Feltrinelli propone quindi all’autore una nuova edizione che diventa il caso letterario italiano del 2004, con oltre un milione di copie vendute. Vincitore di numerosi premi, da esso è stato tratto il film omonimo. Nel 2006 esce Ho voglia di te, continuazione di Tre metri sopra il cielo, divenuto un film nel 2007, riscuotendo un incasso record di 16 milioni di euro. Anche dal terzo romanzo Scusa ma ti chiamo amore (2007), è stato tratto l’omonimo film per la regia dello stesso Moccia. Nel 2008, pubblica Diario di un sogno. Le fotografie, i miei appunti, le mie emozioni, dal set del film «Scusa ma ti chiamo amore». Seguono <strong>Amore</strong> 14, e nel 2009 Scusa ma ti voglio sposare, da cui sono stati tratti gli omonimi film. L’ultimo romanzo, uscito nel 2011, è L’uomo che non voleva amare. I suoi libri sono stati pubblicati in quindici paesi europei e in Argentina, Brasile e Giappone. Quest’anno Tre metri sopra il cielo (China Citic Press) è stato tradotto a Taipei. 费德里科·莫恰,1963年生于罗马,意大利导演、电影电视编剧、作家。 在文学领域,他于1992年以《天空上三公尺》一书初涉文坛。由于当时没能找到愿资助该书出 版的出版社,莫恰只得自筹资金出版,因此首印数量并不多。但该书一经出版,便在意大利青少年 中形成风靡之势。2004年,意大利著名出版集团Feltrinelli再版该书,依旧在市场上获得巨大成功, 销量迅速突破百万册,成为当年最有影响力的文学事件。莫恰也以此书赢得2004年度多项文学大 奖。此后,该书还被改编成同名电影搬上银幕。 2006年,他出版第二部著作《我需要你》。该书于次年被改编成电影,在观众中反响巨大,并 创造了超过1600万欧元的票房。2007年,莫恰出版第三部著作《对不起,我爱你》,并于2008年执 导了根据该作品改编的同名电影,并出版导演手记《梦想日记》。 此外,莫恰的主要作品还包括2008年出版的《爱14》,2009年出版的《对不起,但我要娶 你》,以及2011年最新面世的《不想爱的男人》。 他的著作曾被翻译成多种语言在欧洲十五个国家和阿根廷、巴西及日本等国出版。2011年, 《天空上三公尺》一书的中文版由中信出版社出版。 Tre metri sopra il cielo (Feltrinelli, 2004) Le ragazze vestono secondo le mode dell’ultimo minuto. I ragazzi girano con i loro scooter o, meglio, con la BMW lunga, magari rubata al papà. Sullo sfondo di una frenetica vita di clan, Stefano, detto Step, e Babi si incontrano. Lei ottima studentessa, lui ottimo picchiatore, violento, passa i pomeriggi in piazza davanti al bar o in palestra, la sera in moto o nella bisca dove gioca a biliardo. Appartengono a due mondi diversi, ma finiscono per innamorarsi. Un romanzo di vite quotidiane, di noia, di fatica, di adrenalina e di violenza. 《天空上三公尺》 (Feltrinelli出版社,2004年;中文版2011年由中信出版社出版,倪安宇译) 女孩们的衣着都走在时尚最前沿,男孩们出门都骑摩托,有的甚至开着从父亲那里偷来的宝 马。就在这激昂的青春里,斯特和贝比相遇了。贝比是个好学生,斯特却好打架,很暴力,不是在 酒吧和健身房里虚度光阴,就是骑着摩托整夜闲逛,要么就在赌场里打台球。他们完全是两个世界 的人,但却深深地相爱了。青春的生活百味杂陈。 Tre metri sopra il cielo 32. Babi chiuse la Vespa. Lì intorno alcuni ragazzi, seduti su dei motorini, qualcun altro appoggiato al muro, chiacchieravano di una storia d’amore andata a male. Due tipi dai vestiti alternativi erano seduti sui gradini. Uno dei due leccò una sigaretta poi l’aprì facendo abilmente cadere tutto il tabacco nella mano. Nelle tasche del giubotto prese qualcosa. Controllò in giro. Nessuno li stava guardando. Davanti alla porta un tipo grosso con un piccolo orecchino a sinistra e un naso schiacciato faceva aspettare un gruppo di persone. Babi si mise in fila. Vicino a lei due ragazze troppo truccate con delle specie di soprabiti leggeri di panno. I loro accompagnatori. Due tipi dalle finte giacche di cammello. All’occhiello uno dei due aveva una spilla dorata a forma di sax, improbabile almeno quanto l’idea che lui sapesse suonarlo. Uno dei due fu tradito dalle scarpe mocassino leggero con una piccola frangia in pelle. L’altro dal calzettone bianco che si mostrò spavaldo da sotto i pantaloni quando prese le sigarette dalla tasca. Quella Marlboro in bocca non li avrebbe salvati. Non sarebbero entrati. Il buttafuori vide Babi e la indicò: “Tu”. Babi sorpassò le ragazze dai capelli cotonati, una coppia troppo perbene e due sfigati venuti da lontano. Tutti la invidiarono. Qualcuno si lamentò, provò a dire qualcosa, ma lo fece sottovoce. In realtà voleva solo farlo sentire al suo compagno. Babi sorrise al buttafuori ed entrò. Lui pensò di aver scelto bene. Tornò a guardare torvo il suo piccolo gregge, la faccia decisa, le ciglia aggrottate, pronte a spegnere qualsiasi ribellione. Ma non ce ne fu bisogno. Tutti continuarono ad aspettare in silenzio, guardandosi tra loro, con quel mezzo sorriso che valeva però una frase intera. “Noi non contiamo un cazzo.” Due enormi woofer rimbombavano in alto lanciando dei bassi da urlo. Al bancone ragazze e ragazzi gridavano tentando di parlare e ridendo. Un tipo dalla faccia buffa e gli occhialetti tondi sedeva in bilico su uno sgabello. Parlava felice con una bellissima ragazza dai lunghi capelli biondi. Ma se avesse capito quello che gli stava dicendo forse avrebbe portato altrove quella sua faccia da look studiato. Lei stava aspettando il suo ragazzo. Lui sembrava non capire o forse stava solo facendo finta. La ragazza alzò le spalle e si fece offrire un gin tonic. Lui pagò speranzoso. Aveva sentito benissimo, ma si illudeva che l’altro non sarebbe mai arrivato. Babi si appoggiò al vetro. Guardò sotto, la grande pista. Tutti ballavano come pazzi. Sui bordi anche la gente più calma veniva trasportata dall’house. Cercò Pallina e gli altri. Non riuscì a vederli. Si spostò a sinistra. Le Vetrine le piacevano un sacco. Entravi e guardavi da quel vetro la gente che ballava sotto di te, poi se volevi, scendevi giù anche tu, buttandoti nella mischia, osservata dagli altri, piccolo spettacolo colorato. Babi guardò giù, attraversò con lo sguardo tutta la pista. Due ragazzi scatenati ballavano fra loro. Alcune ragazze agitavano le braccia, un’altra saltellava divertita scherzando con una sua amica. Con i loro piccoli top elasticizzati bianchi e neri, con i loro calzoni stretti in vita e un po’ corti. E ombelichi scoperti e jeans colorati, leggermente slargati sul fondo, avvolti da un lungo fazzoletto in vita. La solitaria sul cubo, la convinta a occhi chiusi, il perbenino che tenta di rimorchiare. Un boro emulo di John Travolta con un cerchietto in testa e una camicia larga. Ogni tanto illuminati, quasi sempre scatenati, mentre il fumo si spargeva lontano con un sibilo e avvolgeva tutti. Una coppia tentava di dirsi qualcosa. Forse lui le stava proponendo un ballo più sensuale da fare a casa, da solo, con una musica più dolce. Lei rise. Forse accetterà. O forse il discorso era tutto un altro. Niente, nessuna traccia di Pallina, di Pollo, degli altri amici e soprattutto di lui, di Step. Che non fossero venuti? Impossibile. Pallina l’avrebbe avvisata. Poi Babi avvertì qualcosa. Una strana sensazione. Stava guardando nella direzione sbagliata. E come guidata da una mano divina, dalla dolce spinta del destino, si girò. Li vide. Erano lì. Nella sua stessa sala. Poco lontano da lei, seduti in un angolo in fondo alle Vetrine, proprio contro l’ultimo vetro. C’era tutto il gruppo. Pollo, Pallina, quello con la benda, altri ragazzi dai capelli corti e grossi bicipiti, accompagnati da ragazze più piccole e più carine. C’era Maddalena e la sua amica dalla faccia tonda e poi c’era lui. Step era lì. Beveva una birra in un bicchiere trasparente dal marchio colorato e ogni tanto guardava giù. Sembrava cercasse qualcosa o qualcuno. Babi sentì un tuffo al cuore. Che cercasse lei? Pallina forse gli aveva detto che sarebbe venuta. Tornò a guardare giù. La pista sembrava sfuocata dietro il vetro. No, Pallina non poteva averglielo detto. Lentamente tornò a guardarlo. Sorrise tra sé. Così forte, con quell’aria da duro, quei capelli corti sfumati dietro, quel giubbotto chiuso e quel modo di stare seduto, da padrone tranquillo. Eppure le sembrò piccolo. Qualcosa in lui era dolce e buono. Forse il suo sguardo. Step si girò verso di lei. Babi si voltò spaventata. Non voleva farsi vedere, si mischiò fra la gente e si allontanò dal vetro. Andò in fondo al locale dove c’era la scala che portava giù alla pista. 16 17