Melania G. Mazzucco 梅拉妮娅·玛祖科 Scrittrice, nata a Roma nel 1966. Ha esordito nella narrativa con il romanzo Il bacio della Medusa (1996), cui ha fatto seguito La camera di Baltus (1998). Del 2000 è Lei così amata, dedicato alla scrittrice e viaggiatrice svizzera Annemarie Schwarzenbach. Nel romanzo Vita (2003, premio Strega) ha ricostruito la storia di emigrazione in America all’inizio del Novecento della sua famiglia, trasformando una saga privata in epopea collettiva. Nel 2005 ha pubblicato Un giorno perfetto, da cui è stato tratto l’omonimo film di Ferzan Ozpetek. I suoi romanzi sono stati tradotti in 23 paesi. Ha scritto anche per il cinema, il teatro e la radio, vincendo fra l’altro il Prix Italia per il miglior radioplay europeo con Dhulan (2001). Suoi articoli, reportage e racconti sono apparsi su “La Repubblica”, “Il Sole 24 ore”, “Il Corriere della Sera”, “Nuovi Argomenti”. Al pittore veneziano Tintoretto ha dedicato il suo ultimo romanzo, La lunga attesa dell’angelo (2008, premio Bagutta), e il pluripremiato Jacomo Tintoretto & i suoi figli. Storia di una famiglia veneziana (2009). Nel 2011 le è stato assegnato il Premio Viareggio-Tobino come autore dell’anno, per l’insieme della sua opera. 1966年生于罗马。1996年以小说《美杜莎之吻》初涉文坛,1998年出版作品《巴尔图斯的房 间》。2000年,她以《她如此被宠爱》一书向瑞士著名女作家和旅行家安娜玛丽·史瓦森巴赫致 敬。2003年,她以长篇小说《生活》赢得当年的斯特雷加文学大奖。她在书中用流浪文学的基调和 充满想象力的文字,描述了她的家族在上世纪初移民到美洲的故事,将一部家族传记演化成为一部 集体赞美诗。2005年,她的作品《完美的一天》面世,并被著名导演弗森·欧兹派特改编成为同名 电影。她的著作曾被翻译成多种文字并在23个国家出版发行。 与此同时,玛祖科还为电影、戏剧和广播剧担纲写作,并在2001年以《新娘》一举拿下意大利 当年的最佳欧洲广播剧大奖。此外,她的文章、评论和短篇小说也经常出现在《共和国报》、《24 小时太阳报》、《晚邮报》和《新话题》等意大利主要报刊杂志上。 2008年,玛祖科以《天使的漫长等待》,赢得巴古塔文学奖)和《雅各布·丁托莱托和他的孩 子们》,赢得多项文学奖)两部著作向威尼斯著名画家丁托莱托致敬。2011年,为表彰玛祖科在文 学领域的出色成就,意大利著名的维亚莱乔 - 托比诺文学奖授予她年度作家称号。 La lunga attesa dell’angelo (Rizzoli, 2008) Jacomo Robusti, detto il Tintoretto, pittore vulcanico, ambizioso e anticonformista, pronto a combattere con ogni mezzo per affermarsi.Venezia alla fine del Cinquecento, ricca e fragile, minacciata dalle guerre coi Turchi e dall’epidemia di peste. Una famiglia sempre più numerosa: i figli maschi ribelli, le femmine destinate al monastero. E al centro di questa vita creativa e febbrile, l’amatissima figlia illegittima Marietta, educata alla musica e alla pittura per restargli accanto. Bambina vestita da maschio, ragazzina e infine donna, Marietta diventa il suo sogno e la sua creazione più riuscita. Ma sarà proprio l’allieva a insegnare al maestro che cosa dà significato alla vita. 《天使的漫长等待》 (Rizzoli出版社,2008) 雅各布·罗布斯蒂,即丁托列托,是一位才华横溢、野心勃勃、从不趋炎附势的画家,为了艺 术,为了证明自己,他愿付出一切代价。十六世纪末的威尼斯,富有却也脆弱,同时受到土耳其 人和瘟疫的威胁。家里人口越来越多,男孩子们都很叛逆,女孩子们得去修道院。在这混乱的日子 里,只有他最疼爱的私生女玛莉亚塔能给他最大的慰藉。热爱音乐和绘画的玛莉亚塔是画家最成功 的作品。与此同时,正是玛莉亚塔教会了画家什么才是生活的真正意义。 La lunga attesa dell’angelo Tre giorni dopo la peste venne a prendersi la mia scintilla. Aveva ventidue anni. Era nel fiore della vita. Il suo futuro un frutto succoso e maturo che doveva solo cogliere. Era la fine di settembre. L’arrivo dell’autunno non aveva stroncato il contagio che, anzi, infuriava. Sull’altana, Marietta ritirava i panni stesi ad asciugare perchè il cielo si era annuvolato, già tuonava sopra Murano e la pioggia era imminente. All’improvviso impallidì, si appoggiò alla balaustra e svenne. Dominico corse a chiamarmi. Ci abbracciammo, affranti. Eravamo rimasti in città troppo a lungo, e la colpa di questo ritardo era mia. Li avevo sacrificati sull’altare di una dea gelosa e spietata – che forse era Venezia, o forse invece la pittura. Ora non ci restava che ammalarci uno dopo l’altro. Soffrire dolori atroci nel corpo e nello spirito, essere ispezionati, palpati e marchiati da falsi medici brutali e incapaci di salvarci – la nostra carne incisa coi coltelli, le nostre ferite cauterizzate col ferro infuocato e col verderame. Essere isolati, sequestrati, umiliati. Divenire oggetto di terrore ed esecrazione – la pietà era scomparsa da mesi. Essere oltraggiati dalle ingiurie dei monatti e perfino dai loro corpi, e languire in quattro per letto sui lerci materassi del lazzaretto, tra le grida degli ammalati che nessuno veniva a curare e le bestemmie delle prostitute costrette ad assisterli, per l’iniqua disposizione delle autorità. E poi assassinarci l’uno con l’altro, finché all’ultimo sopravvissuto – come al magnifico Tiziano – non gli toccasse di morire solo in una casa già morta. Marietta si rialzò e per impedire a me e a Dominico di avvicinarla si arrampicò sulle travi dell’altana. Gridò di starle lontani, minacciando altrimenti di buttarsi giù e di sfracellarsi sulla riva sottostante. È terribile la consapevolezza di poter essere l’assassino di coloro che amiamo. Gridava di chiamare la barca bianca – voleva essere portata subito al lazzaretto. La sua voce acuta valicava la corte, dilagava oltre il rio, raggiungeva orecchie estranee. Sta’ zitta, urlavo, sta’ zitta in nome di Dio. L’afferrai per un piede, lasciò la presa e davvero voleva saltare nel vuoto, ma io fui più veloce, la tirai giù, l’abbrancai per la vita e cercai di chiuderle la bocca con la mano. Marietta si divincolava come una gatta. Avrebbe voluto mordermi, ma non lo fece, per timore di ammalarmi. Lasciami andare, Jacomo, gridava, lasciami! Ma io non l’avrei mai lasciata, Signore. Sarei morto con lei, piuttosto. La trascinai giù per le scale, fino al magazzino e poi nel deposito della legna, e lì la rinchiusi, sbarrando la porta con una trave che i ragazzi non avrebbero potuto rimuovere. Le diedi da masticare foglie di rosa e di melissa e cercando di mostrarmi sereno le dissi di non preoccuparsi: mi sarei subito procurato un rimedio. Non puoi uscire, papà, mormorò lei, siamo sequestrati. C’è la pena di morte per chi viola il sequestro. Pensi che una croce bianca possa fermare Jacomo Robusti, unica stella mia? Corsi da Piero alla Gatta, lo speziere più vicino, dietro l’angolo – ma la bottega era chiusa. Attraversai il Rio agli Ormesini, ma anche lo speziere di San Marcilian aveva lasciato Venezia. Però c’era sempre mio cognato Piero. Dovevo solo raggiungere casa sua, dietro la chiesa di San Vio. Per quasi cento anni – finché gli Episcopi erano ascesi nella gerarchia sociale della Repubblica ed erano stati cooptati nella classe notarile – la famiglia di mia moglie aveva tenuto una farmacia. Conoscevano tutti gli spezieri di Venezia, gli avevano certo fornito un antidoto. Quando sbucai sul Canal Grande mi fermarono le guardie. Il sestiere di Cannaregio era sotto sequestro – come del resto Castello e San Marco. Non lo sapevo? Vattene, incosciente, mi gridarono, invitandomi con le spade a tornare indietro. Devo passare, gridai. Nessuno può passare, risposero. Se ti muovi ti arresto. Cento passi più avanti, nel rio di San Felice un pistore scaricava la barca. Era stato autorizzato a rifornire di pane i forni di Cannaregio. Aveva libertà di movimento. Portami a San Vio, ordinai. Mi rispose che non potevo violare l’ordine di sequestro delle autorità. Lo violerei pure se me l’avesse ordinato il Padreterno, gli dissi. Come pensi di arrivarci, volando? mi schernì. Gli voltai le spalle, mi tolsi le scarpe e le calze e scesi i primi gradini della riva. L’acqua era verde, vischiosa come mucillagine, e butterata di bolle. Odorava di liquami. Non ho mai imparato a nuotare – però so come nuotano i pezzi di legno. M’impadronii di una cassetta sulla barca del pistore e scesi un altro gradino. Davvero sei così pazzo che tenteresti di arrivarci a nuoto? mi chiese. Nemmeno mi voltai. Allora mi propose di trovare un accordo. Il denaro mi serviva per le medicine di Marietta: gli diedi la croce d’oro che portavo al collo. Mi rimisi le scarpe, mi fece stendere sul fondo della barca. Il Canal Grande era liscio come uno stagno: nemmeno un traghetto congiungeva le rive; né una nave da carico né una barca ormeggiate davanti 8 9