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Trattato di Psicologia Rivoluzionaria - Samael Aun Weor (1975)

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INDICE<br />

Capitolo 1 - IL LIVELLO DELL’ESSERE ......................................................................... 2<br />

Capitolo 2 - LA SCALA MERAVIGLIOSA ....................................................................... 5<br />

Capitolo 3 - RIBELLIONE PSICOLOGICA ....................................................................... 7<br />

Capitolo 4 - L’ESSENZA...................................................................................................... 9<br />

Capitolo 5 - ACCUSARE SE STESSI ............................................................................... 11<br />

Capitolo 6 - LA VITA ......................................................................................................... 13<br />

Capitolo 7 - LO STATO INTERIORE ............................................................................... 15<br />

Capitolo 8 - STATI SBAGLIATI ....................................................................................... 17<br />

Capitolo 9 - VICENDE PERSONALI................................................................................ 19<br />

Capitolo 10 - I DIVERSI IO ................................................................................................. 21<br />

Capitolo 11 - L’AMATO EGO ............................................................................................. 23<br />

Capitolo 12 - IL CAMBIAMENTO RADICALE ............................................................... 25<br />

Capitolo 13 - OSSERVATORE E OSSERVATO ............................................................... 27<br />

Capitolo 14 - PENSIERI NEGATIVI................................................................................... 29<br />

Capitolo 15 - L’INDIVIDUALITÀ ...................................................................................... 32<br />

Capitolo 16 - IL LIBRO DELLA VITA............................................................................... 35<br />

Capitolo 17 - CREATURE MECCANICHE ....................................................................... 37<br />

Capitolo 18 - IL PANE SUPERSOSTANZIALE ................................................................ 39<br />

Capitolo 19 - IL BUON PADRONE DI CASA ................................................................... 41<br />

Capitolo 20 - I DUE MONDI ................................................................................................ 43<br />

Capitolo 21 - OSSERVAZIONE DI SE STESSI ................................................................ 45<br />

Capitolo 22 - LA CHIACCHIERA ....................................................................................... 47<br />

Capitolo 23 - IL MONDO DELLE RELAZIONI................................................................ 49<br />

Capitolo 24 - LA CANZONE PSICOLOGICA ................................................................... 51<br />

Capitolo 25 - RITORNO E RICORRENZA ........................................................................ 55<br />

Capitolo 26 - AUTOCOSCIENZA INFANTILE ................................................................ 57<br />

Capitolo 27 - IL PUBBLICANO E IL FARISEO ............................................................... 59<br />

Capitolo 28 - LA VOLONTÀ ............................................................................................... 60<br />

Capitolo 29 - LA DECAPITAZIONE .................................................................................. 65<br />

Capitolo 30 - IL CENTRO DI GRAVITÀ PERMANENTE .............................................. 70<br />

Capitolo 31 - IL LAVORO ESOTERICO GNOSTICO...................................................... 75<br />

Capitolo 32 - LA PREGHIERA NEL LAVORO ................................................................ 77


Capitolo Primo<br />

IL LIVELLO DELL’ESSERE<br />

Chi siamo? Da dove veniamo? Dove an<strong>di</strong>amo? Per quale causa viviamo? A che scopo viviamo?<br />

In<strong>di</strong>scutibilmente, il povero Animale Intellettuale, erroneamente detto uomo, non solo non<br />

sa, ma ignora perfino <strong>di</strong> non sapere...<br />

La strana e <strong>di</strong>fficile situazione in cui ci troviamo è ancora peggiore: ignoriamo il segreto <strong>di</strong><br />

tutte le nostre trage<strong>di</strong>e ma siamo convinti <strong>di</strong> conoscere tutto...<br />

Pren<strong>di</strong>amo un mammifero razionale -una <strong>di</strong> quelle persone che nella vita credono <strong>di</strong> essere<br />

influenti- mettiamolo in mezzo al deserto del Sahara, lasciamolo lontano da qualsiasi oasi e<br />

osserviamo dall’alto <strong>di</strong> un velivolo tutto ciò che succede...<br />

I fatti parleranno da soli: sebbene l’umanoide intellettuale creda <strong>di</strong> essere forte e molto uomo,<br />

in realtà è spaventosamente debole...<br />

L’animale razionale è stupido al cento per cento: pensa <strong>di</strong> sé le cose migliori, è convinto <strong>di</strong><br />

poter crescere ed affermarsi in pieno grazie all’asilo infantile, ai manuali <strong>di</strong> galateo, alla scuola<br />

elementare e me<strong>di</strong>a, al liceo, all’università, al prestigio <strong>di</strong> papà, ecc., ecc...<br />

Sfortunatamente però, dopo tanti stu<strong>di</strong>, buone maniere, <strong>di</strong>plomi e denaro, sappiamo bene che<br />

basta un semplice mal <strong>di</strong> stomaco per renderci tristi e che, in fondo, continuiamo ad essere<br />

infelici e miserabili...<br />

Basta leggere la storia universale per sapere che siamo gli stessi barbari <strong>di</strong> una volta e che<br />

invece <strong>di</strong> migliorare siamo peggiorati...<br />

Questo XX secolo, con tutta la sua spettacolarità, le sue guerre, la prostituzione, la sodomia<br />

ovunque <strong>di</strong>ffusa, la degenerazione sessuale, le droghe, l’alcool, la crudeltà senza limiti, l’estrema<br />

perversione, le sue mostruosità, ecc. ecc., è lo specchio in cui ci dobbiamo guardare. Pertanto,<br />

non esiste nessuna valida ragione per vantarci <strong>di</strong> aver raggiunto una fase superiore <strong>di</strong> sviluppo...<br />

È assurdo pensare che lo scorrere del tempo significhi progresso; eppure, i dotti ignoranti<br />

continuano a rimanere imbottigliati nel “dogma dell’evoluzione”...<br />

In tutte le pagine nere della “Storia Nera” si ripetono le stesse orribili crudeltà, ambizioni,<br />

guerre, ecc...<br />

Malgrado ciò, i nostri contemporanei “supercivilizzati” sono ancora convinti che la guerra<br />

sia una cosa secondaria, un incidente passeggero che non ha niente a che vedere con la tanto<br />

decantata “civiltà moderna”.<br />

In realtà, ciò che importa è il modo <strong>di</strong> essere <strong>di</strong> ogni persona; ci sono gli ubriachi e gli astemi,<br />

persone oneste e avventurieri senza scrupoli. Nella vita si trova <strong>di</strong> tutto...<br />

La massa è la somma degli in<strong>di</strong>vidui: quello che è l’in<strong>di</strong>viduo è la massa, il governo... Dunque<br />

la massa è l’estensione dell’in<strong>di</strong>viduo; non è possibile la trasformazione delle masse, dei popoli,<br />

se l’in<strong>di</strong>viduo, se ogni persona non si trasforma...


Non si può negare l’esistenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi livelli sociali: c’è gente <strong>di</strong> chiesa e <strong>di</strong> postribolo, <strong>di</strong><br />

società e <strong>di</strong> campagna, ecc., ecc.<br />

Allo stesso modo esistono anche <strong>di</strong>versi livelli dell’Essere. Quello che internamente siamo,<br />

magnanimi o meschini, generosi o taccagni, violenti o pacifici, casti o lussuriosi, finisce per<br />

attrarre le <strong>di</strong>verse circostanze della vita...<br />

Un lussurioso attrarrà sempre su <strong>di</strong> sé le scene, i drammi e persino le trage<strong>di</strong>e <strong>di</strong> lascivia nelle<br />

quali si troverà coinvolto...<br />

Un ubriaco attrarrà altri ubriachi e si troverà sempre a finire, com’è ovvio, nel bar e nelle<br />

osterie...<br />

Che cosa si tirerà addosso l’usuraio? L’egoista? Quanti problemi, <strong>di</strong>sgrazie, guai con la<br />

Giustizia?<br />

Malgrado tutto, la gente amareggiata, stanca <strong>di</strong> soffrire, ha voglia <strong>di</strong> cambiare, <strong>di</strong> voltar pagina<br />

nella propria storia...<br />

Povera gente! Vorrebbe cambiare e non sa come fare; non conosce il proce<strong>di</strong>mento; si trova<br />

in un vicolo cieco...<br />

Quello che è loro successo ieri, succede anche oggi e succederà domani; ripetono sempre gli<br />

stessi errori e non imparano le lezioni della vita neppure a cannonate.<br />

Nella loro vita si ripete ogni cosa: <strong>di</strong>cono le stesse cose, fanno le stesse cose, si lamentano<br />

delle stesse cose...<br />

Questa noiosa ripetizione <strong>di</strong> drammi, comme<strong>di</strong>e e trage<strong>di</strong>e continuerà fino a quando avremo<br />

dentro <strong>di</strong> noi gli elementi indesiderabili dell’ira, dell’avi<strong>di</strong>tà, della lussuria, dell’invi<strong>di</strong>a,<br />

dell’orgoglio, della pigrizia, della gola, ecc., ecc...<br />

Qual è il nostro livello morale? O per meglio <strong>di</strong>re, qual è il nostro livello dell’Essere?<br />

Finché il livello dell’Essere non cambierà ra<strong>di</strong>calmente, si ripeteranno tutte le nostre miserie:<br />

le scene, le <strong>di</strong>sgrazie e le sventure...<br />

Tutte le cose, tutte le circostanze che si determinano fuori <strong>di</strong> noi, sullo scenario <strong>di</strong> questo<br />

mondo, sono esclusivamente il riflesso <strong>di</strong> ciò che abbiamo dentro.<br />

A buon motivo possiamo affermare in tutta serietà che “l’esteriore è il riflesso dell’interiore”.<br />

Quando si cambia interiormente, e il cambiamento è ra<strong>di</strong>cale, l’esteriore, le circostanze, la<br />

vita, cambiano anch’essi.<br />

Tempo fa (nel 1974) ho potuto osservare un gruppo <strong>di</strong> persone che avevano occupato un<br />

terreno altrui. In Messico a questa gente viene dato il curioso nome <strong>di</strong> “paracadutisti”.<br />

Si trovano nei pressi del sobborgo rurale Churubusco e, siccome non sono lontani da casa<br />

mia, ho potuto stu<strong>di</strong>arli da vicino...


Essere poveri non potrà mai essere un delitto, ma il grave non sta in questo, bensì nel loro<br />

livello dell’Essere...<br />

Ogni giorno litigano tra <strong>di</strong> loro, si ubriacano, si insultano a vicenda, si trasformano in carnefici<br />

dei propri compagni <strong>di</strong> sventura, vivono in baracche immonde nelle quali, invece che l’amore,<br />

regna l’o<strong>di</strong>o...<br />

Molte volte mi è capitato <strong>di</strong> pensare che, se uno qualsiasi <strong>di</strong> costoro eliminasse dal proprio<br />

intimo l’o<strong>di</strong>o, l’ira, la lussuria, l’ubriachezza, la mal<strong>di</strong>cenza, l’invi<strong>di</strong>a, l’amor proprio, l’orgoglio,<br />

ecc., finirebbe per piacere ad altre persone, si assocerebbe, per semplice legge <strong>di</strong> affinità<br />

psicologica, a gente più raffinata, più spirituale; queste nuove relazioni sarebbero determinanti<br />

per un cambiamento economico e sociale...<br />

È questo il sistema che potrebbe permettere a tale persona <strong>di</strong> abbandonare il “porcile”,<br />

l’immonda “cloaca” in cui vive...<br />

Perciò, se vogliamo davvero cambiare in modo ra<strong>di</strong>cale, per prima cosa dobbiamo comprendere<br />

che ognuno <strong>di</strong> noi (sia bianco o nero, giallo o rosso, ignorante o istruito, ecc.) appartiene al tale<br />

o al tal altro livello dell’Essere.<br />

Qual è il nostro livello dell’Essere? Vi siete mai posti questa domanda? È impossibile cambiare<br />

<strong>di</strong> livello se ignoriamo lo stato in cui ci troviamo.


Capitolo Secondo<br />

LA SCALA MERAVIGLIOSA<br />

Dobbiamo profondamente volere un vero cambiamento: uscire da questa noiosa routine, da<br />

questa vita puramente meccanica e ripetitiva...<br />

Per prima cosa, dobbiamo comprendere con tutta chiarezza che ognuno <strong>di</strong> noi, sia borghese o<br />

proletario, agiato o della classe me<strong>di</strong>a, ricco o miserabile, si trova <strong>di</strong> fatto in questo o in quel<br />

livello dell’Essere.<br />

Il livello dell’Essere dell’ubriaco è <strong>di</strong>verso da quello dell’astemio e quello della prostituta è<br />

molto <strong>di</strong>fferente da quello della donna illibata. Quanto stiamo <strong>di</strong>cendo è in<strong>di</strong>scutibile: fin qui<br />

non ci sono dubbi...<br />

A questo punto cerchiamo <strong>di</strong> immaginare una scala che si estende verticalmente dal basso<br />

verso l’alto e formata da moltissimi gra<strong>di</strong>ni...<br />

Su un gra<strong>di</strong>no qualsiasi <strong>di</strong> questi siamo senz’altro anche noi; sul gra<strong>di</strong>ni più bassi ci sarà<br />

gente peggiore <strong>di</strong> noi; sul gra<strong>di</strong>ni più alti persone migliori <strong>di</strong> noi...<br />

Su questa Verticale straor<strong>di</strong>naria, su questa scala meravigliosa, è chiaro che possiamo trovare<br />

tutti i livelli dell’Essere... Ogni persona è <strong>di</strong>versa e questo nessuno lo può contestare...<br />

Ora, ovviamente, non stiamo parlando <strong>di</strong> facce belle o brutte né, tantomeno, si tratta d’una<br />

questione d’età. Sulla scala c’è gente giovane e vecchia, anziani già prossimi alla morte e bambini<br />

neonati...<br />

Ciò che riguarda il tempo e gli anni, il fatto <strong>di</strong> nascere, crescere, svilupparsi, sposarsi, riprodursi,<br />

invecchiare e morire è esclusivo dell’Orizzontale...<br />

Nella scala meravigliosa, nella Verticale, il concetto “tempo” non c’entra. Sui gra<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> questa<br />

scala si trovano solo livelli dell’Essere...<br />

La speranza meccanica della gente non è <strong>di</strong> nessuna utilità: essi credono che, col tempo, le<br />

cose andranno migliorando; la pensavano così anche i nostri nonni e bisnonni, ma i fatti ci<br />

hanno dìmostrato esattamente il contrario...<br />

È il livello dell’Essere quello che conta ed esso è Verticale; ci troviamo su un certo gra<strong>di</strong>no,<br />

ma possiamo raggiungerne un altro...<br />

La scala meravigliosa <strong>di</strong> cui stiamo parlando -e che riguarda i <strong>di</strong>versi livelli dell’Essere- non<br />

ha niente a che vedere con il tempo lineare...<br />

Un più alto livello dell’Essere è subito sopra <strong>di</strong> noi, <strong>di</strong> istante in istante...<br />

Non si trova in nessun remoto futuro orizzontale, bensì qui ed ora: dentro <strong>di</strong> noi, sulla<br />

Verticale...<br />

È evidente che le due linee (non ci vuole poi molto a capirlo), l’Orizzontale e la Verticale, si<br />

trovano <strong>di</strong> momento in momento all’interno della nostra Psiche e formano una Croce...


La personalità si manifesta e si sviluppa sulla Linea Orizzontale della vita: nasce e muore nel<br />

suo tempo lineare, è peritura. Non esiste alcun domani per la personalità del morto: non è lei il<br />

nostro Essere...<br />

Il livello dell’Essere, l’Essere stesso non è del tempo: non ha niente a che vedere con la Linea<br />

Orizzontale..., si trova dentro <strong>di</strong> noi, ora, sulla Verticale...<br />

Sarebbe ben assurdo cercare il proprio Essere fuori <strong>di</strong> noi...<br />

Non è superfluo definire come sintesi quanto segue: titoli, gra<strong>di</strong>, promozioni, ecc., del mondo<br />

fisico esteriore non possono assolutamente elevare o rivalutare l’Essere né, tantomeno, passarlo<br />

ad un gra<strong>di</strong>no superiore nei livelli dell’Essere...


Capitolo Terzo<br />

RIBELLIONE PSICOLOGICA<br />

Non è superfluo ricordare ai nostri lettori che dentro <strong>di</strong> noi si trova un punto matematico...<br />

Tale punto non va mai ricercato nel passato e tantomeno nel futuro...<br />

Chi vuole scoprire questo punto misterioso deve cercarlo dentro se stesso qui ed ora, proprio<br />

in questo istante, non un secondo prima, né un secondo dopo...<br />

Le due aste della Santa Croce, la Verticale e l’Orizzontale, si incontrano in questo punto...<br />

Dunque, d’istante in istante, ci troviamo <strong>di</strong> fronte a due strade: l’Orizzontale e la Verticale...<br />

Quella Orizzontale è del tutto ovvia e banale: è il cammino <strong>di</strong> tutti coloro che seguono la<br />

corrente...<br />

La Verticale è chiaramente <strong>di</strong>versa: è la strada dei ribelli intelligenti, quella dei rivoluzionari...<br />

Quando ci ricor<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> noi stessi, quando lavoriamo su noi stessi, quando non ci<br />

identifichiamo con tutti i problemi e le pene della vita, <strong>di</strong> fatto, seguiamo il Sentiero Verticale...<br />

Certo, non è mai un compito facile eliminare le emozioni negative, perdere ogni identificazione<br />

con il proprio modo <strong>di</strong> vivere, con i problemi <strong>di</strong> tutti i tipi, con gli affari, i debiti, le cambiali da<br />

pagare, le ipoteche, il telefono, l’acqua, la luce, ecc., ecc...<br />

I <strong>di</strong>soccupati, quelli che per un motivo o per l’altro hanno perso l’impiego, il lavoro,<br />

evidentemente se la vedono brutta per mancanza <strong>di</strong> sol<strong>di</strong>; per loro, <strong>di</strong>menticare il caso, non<br />

preoccuparsi né identificarsi con il proprio problema è <strong>di</strong> fatto oltremodo <strong>di</strong>fficile.<br />

Nella vita, chi soffre, chi piange, chi è stato mal ripagato, vittima del tra<strong>di</strong>mento,<br />

dell’ingratitu<strong>di</strong>ne, della calunnia o della frode si <strong>di</strong>mentica facilmente <strong>di</strong> se stesso, del prorio<br />

Reale Essere intimo: si identifica completamente con la propria trage<strong>di</strong>a morale...<br />

Il lavoro su se stessi è la caratteristica fondamentale del Cammino Verticale. Nessuno potrebbe<br />

percorrere il sentiero della Gran Ribellione senza mai lavorare su se stesso...<br />

Il lavoro cui ci stiamo riferendo è <strong>di</strong> tipo psicologico: è inerente a una certa trasformazione<br />

del momento presente, quello in cui ci troviamo: dobbiamo imparare a vivere <strong>di</strong> istante in istante...<br />

Ad esempio: una persona <strong>di</strong>sperata a causa <strong>di</strong> un problema sentimentale, economico o politico,<br />

ovviamente si è <strong>di</strong>menticata <strong>di</strong> se stessa...<br />

Se questa persona si ferma un istante, osserva la situazione, cerca <strong>di</strong> ricordare se stessa e poi<br />

si sforza <strong>di</strong> comprendere il senso del suo atteggiamento...<br />

Se riflette un poco, se pensa che tutto passa, che la vita è illusoria, fugace, che la morte riduce<br />

in cenere tutte le vanità del mondo...<br />

Se comprende che, in fondo, il suo problema non è che un fuoco <strong>di</strong> paglia, un fuoco fatuo che


all’improvviso si spegne..., imme<strong>di</strong>atamente vedrà con sorpresa che tutto è cambiato...<br />

Me<strong>di</strong>ante il confronto logico e l’auto-riflessione intima dell’Essere è possibile trasformare le<br />

reazioni meccaniche...<br />

È evidente che la gente reagisce meccanicamente davanti alle <strong>di</strong>verse circostanze della vita...<br />

Povera gente! Finisce sempre per essere vittima. Quando qualcuno la lusinga, sorride; quando<br />

viene umiliata, soffre. Insulta se viene insultata, ferisce se viene ferita..., ma mai che sia libera!<br />

I suoi simili hanno il potere <strong>di</strong> portarla dall’allegria alla tristezza, dalla speranza alla <strong>di</strong>sperazione.<br />

Ogni persona che segue il Cammino Orizzontale è come uno strumento musicale su cui ciascuno<br />

dei suoi simili suona quello che gli suggerisce il capriccio...<br />

Chi impara a trasformare le reazioni meccaniche, si mette <strong>di</strong> fatto sul Cammino Verticale.<br />

Questo rappresenta un cambiamento fondamentale nel livello dell’Essere, risultato<br />

straor<strong>di</strong>nario della ribellione psicologica.


Capitolo Quarto<br />

L’ESSENZA<br />

Ciò che rende bello e adorabile ogni neonato è la sua Essenza che costituisce, in se stessa, la<br />

sua vera realtà...<br />

In ogni creatura la crescita fisiologica dell’Essenza è senz’altro molto marginale e trascurabile...<br />

Il corpo umano cresce e si sviluppa secondo le leggi biologiche della specie; per l’Essenza,<br />

invece, tali possibilità sono <strong>di</strong> per sé molto limitate...<br />

Senza un aiuto, l’Essenza può crescere spontaneamente solo in minima parte...<br />

Parlando francamente e senza mezzi termini <strong>di</strong>remo che la crescita spontanea e naturale<br />

dell’Essenza è possibile solo durante i primi tre, quattro o cinque anni <strong>di</strong> età, ossia nella prima<br />

tappa della vita...<br />

La gente pensa che la crescita e lo sviluppo dell’Essenza si realizzi sempre in modo continuo,<br />

seguendo la meccanica dell’evoluzione, ma lo Gnosticismo Universale insegna chiaramente che<br />

non è così...<br />

Perché l’Essenza cresca <strong>di</strong> più, deve succedere qualcosa <strong>di</strong> molto speciale: occorre realizzare<br />

qualcosa <strong>di</strong> nuovo...<br />

Voglio chiaramente riferirmi al lavoro su se stessi. Lo sviluppo dell’Essenza è possibile<br />

unicamente con lavori coscienti e sacrifici volontari...<br />

È necessario comprendere che tali lavori non si riferiscono a faccende professionali <strong>di</strong> banca,<br />

falegnameria, e<strong>di</strong>lizia, ingegneria o a questioni burocratiche...<br />

Questo è un lavoro per ogni persona che abbia sviluppato la personalità: si tratta <strong>di</strong> qualcosa<br />

<strong>di</strong> psicologico...<br />

Tutti sappiamo che abbiamo dentro <strong>di</strong> noi quello che si chiama ego, me stesso, se stesso...<br />

Disgraziatamente l’Essenza si trova imbottigliata, imprigionata nell’ego e ciò è deplorevole...<br />

Dissolvere l’io psicologico, <strong>di</strong>sintegrare i suoi elementi indesiderabili è urgente, improrogabile,<br />

in<strong>di</strong>fferibile... È questo il senso del lavoro su se stessi.<br />

Non potremmo mai liberare l’Essenza senza prima <strong>di</strong>sintegrare l’io psicologico.<br />

Nell’Essenza si trova la Religione, il Buddha, la Sapienza, le particelle <strong>di</strong> dolore del Padre<br />

nostro che sta nei cieli e tutti i dati <strong>di</strong> cui abbiamo bisogno per l’autorealizzazione intima<br />

dell’Essere.<br />

Nessuno potrebbe annientare l’io psicologico senza prima eliminare gli elementi inumani che<br />

porta dentro...<br />

È necessario ridurre in cenere la mostruosa crudeltà <strong>di</strong> questi tempi: l’invi<strong>di</strong>a, che purtroppo


è <strong>di</strong>ventata la molla segreta delle nostre azioni; l’avi<strong>di</strong>tà insopportabile, che ha reso la vita così<br />

amara; la ripugnante mal<strong>di</strong>cenza; la calunnia, che dà luogo a tante trage<strong>di</strong>e; l’ubriachezza;<br />

l’immonda lussuria, che sa tanto <strong>di</strong> obbrobrio; ecc., ecc...<br />

Man mano che tutte queste abominazioni si van riducendo in polvere cosmica, l’Essenza,<br />

oltre ad emanciparsi, crescerà e si svilupperà armoniosamente...<br />

Quando l’io psicologico è morto, dentro <strong>di</strong> noi risplende senz’altro l’Essenza...<br />

L’Essenza libera ci conferisce bellezza interiore: da tale bellezza emanano la felicità perfetta<br />

e il vero amore...<br />

L’Essenza possiede molteplici sensi <strong>di</strong> perfezione e poteri naturali straor<strong>di</strong>nari...<br />

Quando “moriamo in noi stessi”, quando <strong>di</strong>ssolviamo l’io psicologico, go<strong>di</strong>amo dei preziosi<br />

sensi e dei poteri dell’Essenza...


Capitolo Quinto<br />

ACCUSARE SE STESSI<br />

L’Essenza, che ognuno <strong>di</strong> noi ha dentro <strong>di</strong> sé, viene dall’alto, dal cielo, dalle stelle...<br />

L’Essenza meravigliosa proviene <strong>di</strong>rettamente dalla nota musicale “La” (La Via Lattea, la<br />

Galassia in cui viviamo).<br />

In tutto il suo splendore l’Essenza passa attraverso la nota “Sol” (il Sole) e poi, dalla nota<br />

“Fa” (la Zona Planetaria), entra in questo mondo e penetra dentro <strong>di</strong> noi...<br />

I nostri genitori hanno creato il corpo adatto per ricevere l’Essenza che proviene dalle stelle...<br />

Lavorando intensamente su noi stessi e sacrificandoci per i nostri simili, torneremo vittoriosi<br />

nel seno profondo <strong>di</strong> Urania...<br />

Noi stiamo vivendo in questo mondo per qualche motivo, per qualcosa, per qualche fattore<br />

speciale...<br />

In noi c’è senz’altro molto da vedere, stu<strong>di</strong>are e comprendere, se davvero desideriamo sapere<br />

qualcosa <strong>di</strong> noi stessi, della nostra vita...<br />

L’esistenza <strong>di</strong> chi muore, senza aver conosciuto il motivo della propria vita, è davvero tragica...<br />

Ognuno <strong>di</strong> noi deve scoprire da sé il senso della propria vita: che cosa lo mantiene prigioniero<br />

nel carcere del dolore...<br />

In ognuno <strong>di</strong> noi c’è <strong>di</strong> certo qualcosa che amareggia la vita e contro cui dobbiamo lottare con<br />

fermezza...<br />

Non è in<strong>di</strong>spensabile che le nostre <strong>di</strong>sgrazie continuino: urge, semmai, ridurre in polvere<br />

cosmica ciò che ci rende deboli e infelici.<br />

Non serve a nulla insuperbirsi a motivo <strong>di</strong> titoli, onoreficenze, <strong>di</strong>plomi, denaro, razionalismo<br />

vano e soggettivo, virtù scontate, ecc., ecc.<br />

Non dobbiamo mai <strong>di</strong>menticare che l’ipocrisia e le vanità illusorie della falsa personalità ci<br />

rendono grotteschi, chiusi, antiquati, reazionari, incapaci <strong>di</strong> vedere il nuovo...<br />

La morte ha molti significati, sia positivi che negativi. Consideriamo la magnifica osservazione<br />

del Gran Kabir Gesù il Cristo: “Che i morti seppelliscano i propri morti”. Molta gente, sebbene<br />

sia viva, <strong>di</strong> fatto è morta a ogni possibile lavoro su se stessa e, <strong>di</strong> conseguenza, a qualunque<br />

intima trasformazione.<br />

Si tratta <strong>di</strong> persone imbottigliate nel loro dogmi e nelle loro credenze, gente pietrificata dai<br />

ricor<strong>di</strong> del passato, in<strong>di</strong>vidui pieni <strong>di</strong> pregiu<strong>di</strong>zi ancestrali, schiavi <strong>di</strong> “quello che gli altri<br />

potrebbero <strong>di</strong>re”, paurosamente né cal<strong>di</strong> né fred<strong>di</strong>, in<strong>di</strong>fferenti, talora “sapientoni”, convinti <strong>di</strong><br />

esser nel vero perché così è stato detto loro, ecc., ecc.<br />

Questa gente non vuole capire che il mondo è una “palestra psicologica” per mezzo della


quale sarebbe possibile annientare quella cattiveria segreta che tutti abbiamo all’interno...<br />

Se questa povera gente comprendesse lo stato pietoso in cui viene a trovarsi, tremerebbe <strong>di</strong><br />

orrore...<br />

Tuttavia, queste persone pensano sempre <strong>di</strong> sé le cose migliori, si vantano delle proprie virtù,<br />

si sentono perfette, bonarie, servizievoli, nobili, caritatevoli, intelligenti, sicure <strong>di</strong> compiere il<br />

loro dovere, ecc.<br />

La vita pratica è una scuola formidabile, ma considerarla fine a se stessa è palesemente assurdo.<br />

Quelli che prendono la vita in se stessa così come la si vive quoti<strong>di</strong>anamente, non hanno<br />

compreso la necessità <strong>di</strong> lavorare su <strong>di</strong> sé per ottenere una trasformazione ra<strong>di</strong>cale.<br />

Disgraziatamente, la gente vive in modo meccanico: non ha mai sentito parlare <strong>di</strong> lavoro<br />

interiore...<br />

Cambiare è necessario, ma la gente non sa come fare: soffre molto senza nemmeno saperne il<br />

perché...<br />

Possedere denaro non è tutto: la vita <strong>di</strong> molte persone ricche è <strong>di</strong> solito una vera trage<strong>di</strong>a...


Capitolo Sesto<br />

LA VITA<br />

Nel corso della vita pratica, si scoprono sempre stupefacenti contrasti. Gente danarosa, che<br />

vanta una casa magnifica e numerose amicizie, a volte soffre da non credersi...<br />

Umili proletari che svolgono lavori manuali o persone della classe me<strong>di</strong>a, invece, vivono <strong>di</strong><br />

solito nella completa felicità.<br />

Molti miliardari soffrono <strong>di</strong> impotenza sessuale e ricche matrone piangono amaramente per<br />

l’infedeltà del marito...<br />

Al giorno d’oggi, i ricchi della terra non possono più vivere senza guar<strong>di</strong>e del corpo; sembrano<br />

avvoltoi rinchiusi in gabbie dorate...<br />

Gli uomini <strong>di</strong> governo trascinano le loro catene, senza mai essere liberi, circondati, ovunque<br />

vadano, da gente armata fino ai denti...<br />

Stu<strong>di</strong>amo la situazione più attentamente. È necessario sapere che cos’è la vita.<br />

Ciascuno è libero <strong>di</strong> pensarla come vuole ma, per quanto <strong>di</strong>cano, nessuno ne sa nulla: la vita<br />

è un problema che nessuno capisce...<br />

Quando la gente desidera renderci gratuitamente partecipi della storia della propria vita cita<br />

avvenimenti, nomi e cognomi, date, ecc., e ricava una gran sod<strong>di</strong>sfazione dal suo raccontare...<br />

Questi poveretti ignorano che il loro racconto è incompleto, perché eventi, nomi e date<br />

rappresentano soltanto l’aspetto esteriore della storia: manca infatti l’aspetto interiore...<br />

Ciò che urge conoscere sono dunque gli stati <strong>di</strong> Coscienza; ad ogni evento, infatti, corrisponde<br />

questo o quello stato animico.<br />

Gli stati sono interiori e gli eventi sono esteriori: gli avvenimenti esterni non costituiscono il<br />

tutto...<br />

Per stati interiori vanno intesi: le buone o cattive <strong>di</strong>sposizioni, le preoccupazioni, la depressione,<br />

la superstizione, il timore, il sospetto, la misericor<strong>di</strong>a, l’auto-considerazione, stati <strong>di</strong> felicità, <strong>di</strong><br />

piacere, ecc., ecc.<br />

È chiaro che gli stati interiori possono corrispondere esattamente agli avvenimenti esteriori<br />

od essere originati da questi, oppure non avere alcuna relazione con gli stessi...<br />

In ogni caso, stati ed eventi sono due cose <strong>di</strong>verse. Non sempre le vicende corrispondono<br />

esattamente a stati affini.<br />

Lo stato interiore <strong>di</strong> un evento piacevole potrebbe non essere adeguato allo stesso.<br />

Così pure, lo stato interiore <strong>di</strong> un evento spiacevole potrebbe non essere adeguato allo stesso.<br />

Avvenimenti a lungo attesi, una volta verificatisi, lasciano la sensazione <strong>di</strong> qualcosa che<br />

mancava...


Mancava <strong>di</strong> sicuro un adeguato stato interiore che avrebbe dovuto combinarsi con<br />

l’avvenimento esteriore...<br />

Molte volte è proprio un avvenimento inatteso quello che ci regala i momenti miglior.


Capitolo Settimo<br />

LO STATO INTERIORE<br />

Combinare correttamente stati interiori con avvenimenti esteriori significa saper vivere in<br />

modo intelligente.<br />

Qualunque evento, vissuto intelligentemente, esige il proprio specifico stato interiore che gli<br />

corrisponda...<br />

Sfortunatamente, però, quando la gente ripensa alla propria vita, crede che essa sia costituita<br />

esclusivamente da eventi esteriori...<br />

Povera gente! Sono convinti che, se questo o quel fatto non fosse accaduto, la loro vita sarebbe<br />

stata migliore...<br />

Pensano che la fortuna sia venuta loro incontro e si siano lasciati sfuggire l’occasione per<br />

essere felici...<br />

Si lamentano per ciò che hanno perduto, rimpiangono ciò che hanno <strong>di</strong>sprezzato, sospirano al<br />

ricordo <strong>di</strong> vecchie amarezze e <strong>di</strong> vecchi problemi...<br />

La gente non vuole rendersi conto che vegetare non è vivere e che la capacità <strong>di</strong> esistere<br />

coscientemente <strong>di</strong>pende solo dalla qualità degli stati interiori dell’Anima...<br />

Non importa assolutamente quanto belli siano gli avvenimenti esteriori della vita se non ci<br />

troviamo, in quei momenti, nello stato interiore appropriato: anche gli eventi migliori, in quel<br />

caso, ci possono sembrare monotoni, inopportuni o semplicemente noiosi...<br />

Qualcuno, ad esempio, attende con ansia la festa <strong>di</strong> nozze. Si tratta <strong>di</strong> un avvenimento ma, nel<br />

momento preciso dell’evento, potrebbe succedergli <strong>di</strong> essere così preoccupato da non provare<br />

nessuna gioia al punto da sembrargli tutto arido e freddo come un protocollo....<br />

L’esperienza ci insegna che non tutte le persone che partecipano a un banchetto o a un ballo<br />

si <strong>di</strong>vertono veramente...<br />

Anche nelle feste migliori non manca mai qualcuno che si annoia e i brani più deliziosi<br />

rallegrano alcuni mentre fanno piangere altri...<br />

Sono molto rare le persone che sanno combinare coscientemente l’evento esteriore con lo<br />

stato interiore appropriato...<br />

Purtroppo, la gente non sa vivere coscientemente: piange quando dovrebbe ridere e ride quando<br />

dovrebbe piangere...<br />

Controllarsi è <strong>di</strong>verso. Il saggio può essere allegro, ma non sarà mai preso da folle frenesia;<br />

potrà essere triste ma non sarà mai <strong>di</strong>sperato e abbattuto... Il saggio è sereno in mezzo alla<br />

violenza, astemio nell’orgia, casto fra la lussuria, ecc...<br />

Le persone melanconiche e pessimiste nei riguar<strong>di</strong> della vita pensano al peggio e francamente<br />

non desiderano vivere...


Non passa giorno che non si veda gente che non solo è infelice ma -e questo è peggio- rende<br />

amara la vita anche agli altri...<br />

Gente così non cambierebbe neppure passando ogni giorno da una festa all’altra: la malattia<br />

psicologica è dentro <strong>di</strong> loro... Queste persone hanno stati interiori definitivamente perversi...<br />

Nonostante ciò, si autodefiniscono giusti, santi, virtuosi, nobili, servizievoli, martiri, ecc.,<br />

ecc...<br />

Si tratta <strong>di</strong> gente che si auto-considera eccessivamente: persone che amano molto se stesse...<br />

In<strong>di</strong>vidui che si commiserano fuor <strong>di</strong> misura e che cercano sempre scappatoie per eludere le<br />

proprie responsabilità...<br />

Persone così sono abituate alle emozioni inferiori ed è evidente che per tale motivo creano<br />

ogni giorno elementi psichici infraumani.<br />

Gli eventi infausti, i rovesci della fortuna, la miseria, i debiti, i problemi, ecc., sono vicende<br />

esclusive delle persone che non sanno vivere...<br />

Chiunque può farsi una ricca cultura intellettuale, ma sono poche le persone che hanno imparato<br />

a vivere rettamente...<br />

Quando uno vuole rendere incoerenti gli eventi esteriori con gli stati interiori della Coscienza,<br />

<strong>di</strong>mostra in effetti la propria incapacità <strong>di</strong> esistere degnamente.<br />

Chi impara a combinare coscientemente eventi esteriori e stati interiori imbocca la strada del<br />

successo...


Capitolo Ottavo<br />

STATI SBAGLIATI<br />

Nella rigorosa osservazione del me stesso, è sempre urgente e in<strong>di</strong>spensabile fare una netta<br />

<strong>di</strong>stinzione logica riguardo agli avvenimenti esteriori della vita pratica e agli stati intimi <strong>di</strong><br />

Coscienza.<br />

È necessario sapere imme<strong>di</strong>atamente dove ci troviamo in un dato momento, sia in relazione<br />

allo stato intimo <strong>di</strong> Coscienza, sia nella natura specifica dell’avvenimento esteriore che ci sta<br />

succedendo.<br />

In se stessa, la vita è una serie <strong>di</strong> avvenimenti che si manifestano nel tempo e nello spazio...<br />

Qualcuno ha detto: «La vita è una catena <strong>di</strong> martìrii che l’uomo porta aggrovigliata<br />

nell’Anima...».<br />

Ognuno è libero <strong>di</strong> pensarla come vuole, ma io credo che, agli effimeri piaceri <strong>di</strong> un istante<br />

fugace, seguano sempre delusione e amarezza...<br />

Ogni avvenimento ha un suo speciale sapore caratteristico e anche gli stati interiori sono, allo<br />

stesso modo, <strong>di</strong>versi tra loro; questo è fuori <strong>di</strong> dubbio.<br />

Il lavoro interiore su se stessi si riferisce espressamente ai <strong>di</strong>versi stati psicologici della<br />

Coscienza...<br />

Nessuno può negare che portiamo dentro <strong>di</strong> noi molti errori e che esistono quin<strong>di</strong> stati<br />

sbagliati...<br />

Se vogliamo cambiare veramente, dobbiamo mo<strong>di</strong>ficare ra<strong>di</strong>calmente e con la massima urgenza<br />

gli stati sbagliati <strong>di</strong> Coscienza...<br />

La completa mo<strong>di</strong>fica degli stati incoerenti dà luogo a trasformazioni ra<strong>di</strong>cali nell’ambito<br />

della vita pratica...<br />

Quando lavoriamo seriamente sugli stati erronei, le vicende spiacevoli della vita non possono<br />

certo ferirci tanto facilmente...<br />

Stiamo <strong>di</strong>cendo qualcosa che si può comprendere solo vivendola, sentendola realmente alla<br />

prova stessa dei fatti...<br />

Chi non lavora su se stesso è sempre vittima delle circostanze, come una fragile barca tra le<br />

onde burrascose dell’oceano...<br />

Gli avvenimenti mutano senza sosta nelle loro molteplici combinazioni; si susseguono l’uno<br />

dopo l’altro a ondate: sono influenze...<br />

Esistono sicuramente avvenimenti buoni e cattivi: alcuni eventi saranno migliori o peggiori<br />

<strong>di</strong> altri...<br />

Mo<strong>di</strong>ficare certi eventi è possibile: alterare risultati, cambiare situazioni, ecc., rientra certo<br />

nel campo delle possibilità.


Ci sono però situazioni <strong>di</strong> fatto che non possono essere cambiate; in questo caso, si devono<br />

accettare coscientemente, sebbene alcune <strong>di</strong> esse siano molto pericolose e persino dolorose...<br />

Quando non ci identifichiamo con il problema che si è presentato, il dolore sparisce.<br />

Dobbiamo considerare la vita come un susseguirsi <strong>di</strong> stati interiori. L’autentica storia della<br />

nostra vita personale è formata da tutti questi stati..<br />

Nel rivedere l’intera nostra esistenza, possiamo verificare <strong>di</strong> persona che molte situazioni<br />

sgradevoli sono avvenute per via <strong>di</strong> stati interiori sbagliati...<br />

Alessandro Magno, pur essendo sempre stato temperante per natura, si abbandonò per orgoglio<br />

a quegli eccessi che lo portarono alla morte...<br />

Francesco I morì a causa <strong>di</strong> uno sporco e abominevole adulterio che ancor oggi la storia<br />

ricorda molto bene...<br />

Quando Marat fu assassinato da una monaca perversa, era gonfio <strong>di</strong> superbia e d’invi<strong>di</strong>a, ma<br />

si credeva assolutamente giusto...<br />

Furono evidentemente le cortigiane del Parco dei Cervi che esaurirono la vitalità <strong>di</strong><br />

quell’inguaribile fornicatore qual era Luigi XV...<br />

È molta la gente che muore per ambizione, ira o gelosia e gli psicologi lo sanno benissimo...<br />

Non appena la nostra volontà si conferma irrevocabilmente in una tendenza assurda, <strong>di</strong>ventiamo<br />

can<strong>di</strong>dati al cimitero...<br />

Otello <strong>di</strong>venne assassino per gelosia e le carceri sono piene <strong>di</strong> persone che sono sinceramente<br />

in equivoco...


Capitolo Nono<br />

VICENDE PERSONALI<br />

Non si può rimandare ad altro momento la piena autoosservazione intima del me stesso, quando<br />

si tratta <strong>di</strong> scoprire stati psicologici sbagliati.<br />

Gli stati interiori inopportuni possono senz’altro essere corretti me<strong>di</strong>ante adeguati<br />

proce<strong>di</strong>menti.<br />

Poiché la vita interiore è la calamita che attrae gli eventi esteriori, è necessario eliminare con<br />

la massima urgenza dalla nostra Psiche, senza perdere altro tempo, gli stati psicologici scorretti.<br />

È inevitabile dover correggere gli stati psicologici sbagliati quando si voglia davvero alterare<br />

la natura <strong>di</strong> certi eventi indesiderabili.<br />

Alterare la nostra relazione con determinati eventi è possibile se eliminiamo dal nostro interno<br />

certi stati psicologici assur<strong>di</strong>.<br />

Situazioni esteriori <strong>di</strong>struttive potrebbero <strong>di</strong>ventare inoffensive e persino costruttive me<strong>di</strong>ante<br />

l’intelligente correzione degli stati interiori inadeguati.<br />

Quando ci si purifica intimamente, si può cambiare la natura degli avvenimenti sgradevoli<br />

che ci capitano.<br />

Chi, credendosi molto forte, non corregge mai gli stati psicologici assur<strong>di</strong>, <strong>di</strong>venta vittima<br />

delle circostanze.<br />

Mettere or<strong>di</strong>ne nella nostra <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>nata casa interiore è <strong>di</strong> vitale importanza se desideriamo<br />

mutare il corso <strong>di</strong> un’esistenza infelice.<br />

La gente si lamenta <strong>di</strong> tutto, soffre, piange, protesta, vorrebbe cambiare vita, lasciarsi alle<br />

spalle situazioni <strong>di</strong>sgraziate in cui si trova, ma sfortunatamente non lavora su se stessa.<br />

La gente non vuole rendersi conto che la vita interiore attrae circostanze esteriori e che, se<br />

queste sono dolorose, lo si deve a stati interiori assur<strong>di</strong>.<br />

L’esterno è soltanto il riflesso dell’interno: chi cambia interiormente dà vita ad un nuovo<br />

or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> cose.<br />

Gli eventi esteriori non saranno mai tanto importanti quanto il modo <strong>di</strong> reagire <strong>di</strong> fronte ad<br />

essi.<br />

Sei rimasto sereno davanti a chi ti ha insultato? Hai ricevuto con piacere le manifestazioni<br />

sgradevoli dei tuoi simili?<br />

Come hai reagito all’infedeltà dell’essere amato? Ti sei lasciato prendere dal veleno della<br />

gelosia? Hai ucciso? Sei in carcere?<br />

Gli ospedali, i cimiteri, le prigioni sono pieni <strong>di</strong> gente sinceramente in equivoco che reagirono<br />

in modo assurdo <strong>di</strong> fronte agli eventi esteriori.


La miglior arma che un uomo Possa usare nel corso della vita è uno stato psicologico corretto.<br />

Per mezzo <strong>di</strong> stati psicologici adeguati è possibile ammansire gli animali feroci e smascherare<br />

i tra<strong>di</strong>tori.<br />

Gli stati interiori non corretti ci rendono vittime in<strong>di</strong>fese della perversione umana.<br />

Imparate ad affrontare le vicende più sgradevoli della vita pratica con l’atteggiamento interiore<br />

più adeguato...<br />

Non identificatevi con nessun avvenimento: ricordate che tutto passa. Imparate a vedere la<br />

vita come se fosse un film e ne riceverete i benefici...<br />

Non <strong>di</strong>menticate che avvenimenti senza alcun valore potrebbero farvi cadere in <strong>di</strong>sgrazia se<br />

non eliminate dalla vostra Psiche gli stati interiori inopportuni.<br />

Ogni evento esteriore richiede per forza un’adeguato modo <strong>di</strong> approccio, vale a <strong>di</strong>re: uno<br />

stato psicologico appropriato.


Capitolo Decimo<br />

I DIVERSI IO<br />

Il mammifero razionale, a torto detto uomo, non possiede una reale in<strong>di</strong>vidualità definita.<br />

Questa mancanza <strong>di</strong> unità psicologica nell’umanoide è la causa <strong>di</strong> tante <strong>di</strong>fficoltà ed amarezze.<br />

Il corpo fisico, se non è malato, è un’unità completa che lavora organicamente; la vita interiore<br />

dell’umanoide, invece, non è in nessun modo un’unità psicologica.<br />

La cosa più grave <strong>di</strong> tutto questo, a <strong>di</strong>spetto <strong>di</strong> quanto <strong>di</strong>cono le <strong>di</strong>verse scuole <strong>di</strong> tipo pseudoesoterico<br />

e pseudo-occultista, è l’assenza <strong>di</strong> organizzazione psicologica nel più profondo <strong>di</strong> ogni<br />

soggetto.<br />

In tali con<strong>di</strong>zioni non esiste un’attività armoniosa, come un tutto organico, nella vita interiore<br />

delle persone.<br />

Per quanto riguarda il suo stato interiore, l’umanoide è una molteplicità psicologica, una<br />

somma <strong>di</strong> io.<br />

Gli illustri ignoranti <strong>di</strong> quest’epoca tenebrosa rendono culto all’io, lo <strong>di</strong>vinizzano, lo pongono<br />

sugli altari, lo chiamano alter ego, io superiore, io <strong>di</strong>vino, ecc., ecc.<br />

Non vogliono rendersi conto -questi saccenti dell’età nera in cui viviamo- che io superiore ed<br />

io inferiore sono due parti dello stesso ego pluralizzato...<br />

L’umanoide non ha <strong>di</strong> certo un io permanente, bensì una moltitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> io <strong>di</strong>versi, infraumani<br />

ed assur<strong>di</strong>.<br />

Il povero animale intellettuale, a torto detto uomo, è come una casa in <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne nella quale,<br />

invece <strong>di</strong> un padrone, ci sono molti servitori che vogliono sempre comandare e fare i propri<br />

como<strong>di</strong>...<br />

Il maggior errore dello pseudo-esoterismo e dello pseudo-occultismo a buon mercato consiste<br />

nel supporre che tutti possiedano un io permanente e immutabile che non ha principio né fine...<br />

Se quelli che la pensano così risvegliassero la Coscienza anche solo per un istante, capirebbero<br />

che l’umanoide razionale non è mai lo stesso per molto tempo...<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista psicologico, il mammifero intellettuale è in continuo cambiamento...<br />

Pensare che il nostro amico Luigi sia sempre lo stesso Luigi significa prenderci in giro da<br />

soli...<br />

Questo tale, che chiamiamo Luigi, porta dentro <strong>di</strong> sé altri io, altri ego che, in momenti <strong>di</strong>versi,<br />

si manifestano per mezzo della sua personalità. Sebbene a Luigi non piaccia l’avi<strong>di</strong>tà, c’è in lui<br />

un altro io -chiamiamolo Giuseppe- cui essa non <strong>di</strong>spiace e così via <strong>di</strong> seguito...<br />

Nessuna persona è la stessa in modo continuo; non c’è affatto bisogno <strong>di</strong> essere molto sapienti<br />

per rendersi conto degli innumerevoli cambiamenti e contrad<strong>di</strong>zioni presenti in ogni soggetto...<br />

.


Supporre, perciò, che qualcuno possieda un io permanente e immutabile equivale a un abuso<br />

nei confronti del prossimo e <strong>di</strong> noi stessi...<br />

Dentro ogni persona vivono molte persone, molti io: chiunque sia sveglio e cosciente lo può<br />

verificare <strong>di</strong>rettamente da sé...


Capitolo Un<strong>di</strong>cesimo<br />

L’AMATO EGO<br />

Dal momento che “superiore” e “inferiore” sono due sezioni <strong>di</strong> una stessa cosa, non è superfluo<br />

enunciare la tesi seguente: “io superiore ed io inferiore sono due aspetti dello stesso ego tenebroso<br />

e pluralizzato”.<br />

Il cosiddetto io <strong>di</strong>vino, io superiore, alter ego o cose del genere non sono altro che un sotterfugio<br />

del me stesso, una forma <strong>di</strong> auto-inganno.<br />

Quando l’io vuole continuare qui e nell’al<strong>di</strong>là, si autoinganna con il falso concetto <strong>di</strong> un io<br />

<strong>di</strong>vino immortale...<br />

Nessuno <strong>di</strong> noi ha un io vero, permanente, immutabile, eterno, ineffabile, ecc., ecc.<br />

In realtà, nessuno <strong>di</strong> noi ha una vera ed autentica Unità <strong>di</strong> Essere: purtroppo, non posse<strong>di</strong>amo<br />

neppure un’in<strong>di</strong>vidualità vera e propria.<br />

Nonostante l’ego continui al <strong>di</strong> là del sepolcro, esso ha, tuttavia, un principio e una fine.<br />

L’ego, l’io non è mai qualcosa <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduale, unitario, completo e totale insieme. In effetti,<br />

l’io è una pluralità <strong>di</strong> io.<br />

Nel Tibet orientale gli io vengono chiamati aggregati psichici o semplicemente valori, siano<br />

essi positivi o negativi.<br />

Se pensiamo a ciascun io come a una persona <strong>di</strong>fferente, possiamo senz’altro affermare quanto<br />

segue: “Dentro ogni persona che vive nel mondo, esistono molte persone”.<br />

Non c’è dubbio: dentro ognuno <strong>di</strong> noi vivono moltissime persone <strong>di</strong>verse..., alcune migliori,<br />

altre peggiori...<br />

Ognuno <strong>di</strong> questi io, ognuna <strong>di</strong> queste persone lotta per la supremazia, vuoi essere l’unica e,<br />

ogni volta che può, controlla il cervello intellettuale o i centri emozionale e motore, fino a quando<br />

un’altra non la sloggia e rimpiazza...<br />

La dottrina dei molti io fu insegnata nel Tibet orientale da veri chiaroveggenti, da autentici<br />

illuminati...<br />

Ognuno dei nostri <strong>di</strong>fetti psicologici è personificato da questo o quell’io. Siccome abbiamo<br />

migliaia o ad<strong>di</strong>rittura milioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>fetti, evidentemente dentro <strong>di</strong> noi vive un sacco <strong>di</strong> gente.<br />

In materia psicologica abbiamo potuto chiaramente constatare che i soggetti paranoici, de<strong>di</strong>ti<br />

all’adorazione <strong>di</strong> se stessi, i mitomani, per nulla al mondo abbandonerebbero il culto dell’amato<br />

ego.<br />

Evidentemente costoro o<strong>di</strong>ano a morte la dottrina dei molti io.<br />

Quando si vuole veramente conoscere se stessi, ci si deve auto-osservare e cercare <strong>di</strong> conoscere<br />

i <strong>di</strong>versi io che stanno dentro la personalità.


Se qualcuno dei nostri lettori non comprende ancora la dottrina dei molti io lo deve<br />

esclusivamente alla mancanza <strong>di</strong> pratica in materia <strong>di</strong> auto-osservazione.<br />

Man mano che si pratica l’auto-osservazione interiore, si va automaticamente scoprendo un<br />

sacco <strong>di</strong> gente: numerosi io che vivono nella nostra propria personalità.<br />

Chi nega la dottrina dei molti io, chi adora un io <strong>di</strong>vino, <strong>di</strong> certo non si è mai auto-osservato<br />

seriamente. Parlando stavolta in termini socratici, <strong>di</strong>remo che gente così non solo ignora ma anzi<br />

ignora <strong>di</strong> ignorare.<br />

Infatti, non potremo mai conoscere noi stessi, senza un’autoosservazione seria e approfon<strong>di</strong>ta.<br />

Fintanto che un qualsiasi in<strong>di</strong>viduo insista nel considerarsi “uno”, qualsiasi cambiamento<br />

interiore sarà qualcosa <strong>di</strong> veramente impossibile.


Capitolo Do<strong>di</strong>cesimo<br />

IL CAMBIAMENTO RADICALE<br />

Fino a quando un uomo si ostini nell’errore <strong>di</strong> credersi “uno”, “unico”, “in<strong>di</strong>viduale”, è evidente<br />

che il cambiamento ra<strong>di</strong>cale sarà una cosa del tutto impossibile.<br />

Il fatto stesso che il lavoro esoterico cominci con la rigorosa osservazione <strong>di</strong> se stessi ci<br />

in<strong>di</strong>ca l’esistenza <strong>di</strong> una molteplicità <strong>di</strong> fattori psicologici, io o elementi indesiderabili che è<br />

urgente estirpare, sra<strong>di</strong>care dal nostro interno.<br />

Eliminare errori che non si conoscono non sarebbe in alcun modo possibile: su questo non ci<br />

sono dubbi. Per prima cosa occorre osservare ciò che vogliamo separare dalla nostra Psiche.<br />

Questo tipo <strong>di</strong> lavoro non è esteriore, bensì interiore e chi pensa che un qualunque manuale <strong>di</strong><br />

comportamento o un sistema etico superficiale e <strong>di</strong> facciata gli possa garantire un risultato, si sta<br />

sbagliando <strong>di</strong> grosso.<br />

Il fatto concreto e determinante che il lavoro intimo inizi con l’attenzione concentrata sulla<br />

piena osservazione <strong>di</strong> se stessi è motivo più che sufficiente per <strong>di</strong>mostrare che esso esige uno<br />

sforzo personale molto particolare da parte <strong>di</strong> ciascuno <strong>di</strong> noi.<br />

Senza mezzi termini, possiamo affermare che nessun essere umano potrà fare questo lavoro<br />

per noi.<br />

Qualsiasi cambiamento nella nostra Psiche è impossibile senza l’osservazione <strong>di</strong>retta <strong>di</strong> tutto<br />

l’insieme <strong>di</strong> fattori soggettivi che portiamo dentro.<br />

Dare per buona l’esistenza <strong>di</strong> una molteplicità <strong>di</strong> errori, scartando la necessità <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>arli ed<br />

osservarli <strong>di</strong>rettamente, vuol <strong>di</strong>re <strong>di</strong> fatto cercare una scusa, una scappatoia, una specie <strong>di</strong><br />

autoinganno, uno sfuggire a se stessi.<br />

Solo per mezzo <strong>di</strong> uno sforzo rigoroso nella giu<strong>di</strong>ziosa osservazione <strong>di</strong> se stessi, senza cercare<br />

scappatoie <strong>di</strong> nessun genere, potremo davvero constatare che non siamo “uno”, ma “molti”.<br />

Ammettere la pluralità dell’io ed evidenziarla con la rigorosa osservazione sono due aspetti<br />

<strong>di</strong>versi.<br />

Qualcuno potrebbe accettare la dottrina dei molti io senza averne mai provato l’evidenza;<br />

quest’ultima è ottenibile solo auto-osservandosi con cura.<br />

Sottrarsi al lavoro <strong>di</strong> osservazione interiore, cercare scappatoie è segno inconfon<strong>di</strong>bile <strong>di</strong><br />

degenerazione.<br />

Finchè un uomo alimenti l'illusione <strong>di</strong> essere una sola persona e sempre la stessa, non può<br />

affatto cambiare, mentre è chiaro che lo scopo <strong>di</strong> questo lavoro è proprio quello <strong>di</strong> ottenere un<br />

graduale cambiamento nella nostra vita interiore.<br />

La trasformazione ra<strong>di</strong>cale è una possibilità definita che <strong>di</strong> norma si perde se non si lavora su<br />

se stessi.


Il punto <strong>di</strong> partenza per un cambiamento ra<strong>di</strong>cale rimane introvabile fino a che l’uomo continua<br />

a credersi “uno”.<br />

Chi rifiuta la dottrina dei molti io <strong>di</strong>mostra, in effetti, <strong>di</strong> non essersi mai auto-osservato<br />

seriamente.<br />

La severa osservazione <strong>di</strong> se stessi, senza scappatoie <strong>di</strong> alcun genere, ci permette <strong>di</strong> verificare<br />

da noi stessi la cruda realtà che non siamo “uno” ma “molti”.<br />

Nel mondo delle opinioni soggettive, <strong>di</strong>verse teorie pseudoesoteriche o pseudo-occultiste<br />

servono sempre da via traversa per sfuggire a se stessi...<br />

È fuor <strong>di</strong> dubbio che l’illusione <strong>di</strong> essere una sola persona e sempre la stessa funge da scoglio<br />

per l’auto-osservazione...<br />

Qualcuno potrebbe <strong>di</strong>re: «So <strong>di</strong> non essere “uno”, ma “molti”: me l’ha insegnato la Gnosi».<br />

Tale affermazione, per sincera che fosse, sarebbe qualcosa <strong>di</strong> puramente esteriore e superficiale<br />

se non ci fosse una piena esperienza vissuta su questo aspetto teorico.<br />

Mettere in evidenza, sperimentare e comprendere è il punto fondamentale; solo così è possibile<br />

lavorare coscientemente per ottenere un cambiamento ra<strong>di</strong>cale.<br />

Affermare è una cosa, comprendere è un’altra. Quando qualcuno <strong>di</strong>ce: «Comprendo che non<br />

sono “uno”, ma “molti”», se la sua è vera comprensione e non parole inutili e chiacchiere ambigue,<br />

questo in<strong>di</strong>ca, segnala, rivela la completa verifica della dottrina dei molti io.<br />

Conoscenza e comprensione sono cose <strong>di</strong>verse. La prima è propria della mente, la seconda<br />

del cuore.<br />

La pura e semplice conoscenza della dottrina dei molti io non serve a nulla. Sfortunatamente,<br />

al giorno d’oggi la conoscenza è andata molto al <strong>di</strong> là della comprensione, perché il povero<br />

animale intellettuale, erroneamente detto uomo, ha sviluppato esclusivamente l’aspetto della<br />

conoscenza, <strong>di</strong>menticando purtroppo il corrispondente aspetto dell’Essere.<br />

Conoscere la dottrina dei molti io e comprenderla è fondamentale per ogni vero cambiamento<br />

ra<strong>di</strong>cale.<br />

Quando un uomo comincia ad osservare attentamente se stesso, dal punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong> non<br />

essere “uno” ma “molti”, ha chiaramente iniziato un seno lavoro sulla propria natura interiore.


Capitolo Tre<strong>di</strong>cesimo<br />

OSSERVATORE E OSSERVATO<br />

Non è <strong>di</strong>fficile capire ed è anzi evidente che si inizia davvero a lavorare su tutto ciò che<br />

abbiamo dentro quando ci si mette ad osservare seriamente se stessi non più dal punto <strong>di</strong> vista<br />

del credersi “uno”, ma da quello del sapere che ciascuno è “molti”.<br />

Sono ostacoli che intralciano e vanificano il lavoro <strong>di</strong> auto-osservazione intima i seguenti<br />

<strong>di</strong>fetti psicologici: mitomania (delirio <strong>di</strong> grandezza, credersi un <strong>di</strong>o), culto <strong>di</strong> se stessi (egolatria,<br />

credenza in un io permanente, adorazione <strong>di</strong> qualunque specie <strong>di</strong> alter ego), paranoia (saccenteria,<br />

autosufficienza, superbia, orgoglio mistico, il credersi infallibile, il non saper vedere il punto <strong>di</strong><br />

vista altrui).<br />

Quando si continua con l’assurda convinzione <strong>di</strong> credersi “uno”, <strong>di</strong> possedere un io permanente,<br />

un serio lavoro su se stessi risulta davvero più che impossibile.<br />

Chi pensa sempre <strong>di</strong> essere “uno” non sarà mai capace <strong>di</strong> separarsi dai propri elementi<br />

indesiderabili; considererà ogni pensiero, sentimento, desiderio, emozione, passione, <strong>di</strong>fetto,<br />

ecc., come funzioni <strong>di</strong>verse e immutabili della propria natura e anzi si giustificherà davanti agli<br />

altri, sostenendo che questi o quei <strong>di</strong>fetti personali sono <strong>di</strong> carattere ere<strong>di</strong>tario...<br />

Chi accetta la dottrina dei molti io comprende, in base all’osservazione, che ogni desiderio,<br />

pensiero, azione, passione, ecc., corrisponde a questo o a quell’io ben <strong>di</strong>stinto e in<strong>di</strong>viduabile...<br />

Qualunque “atleta” dell’auto-osservazione intima lavora dentro <strong>di</strong> sé con molta serietà e si<br />

sforza <strong>di</strong> separare dalla propria Psiche i vari elementi indesiderabili che porta dentro...<br />

Se uno inizia davvero ad osservarsi internamente con sincerità, finisce per <strong>di</strong>vidersi in due:<br />

osservatore ed osservato.<br />

Se questa <strong>di</strong>visione non si producesse, è evidente che non potremmo mai fare un passo avanti<br />

sulla via dell’auto-conoscenza.<br />

Come potremmo osservare noi stessi, se commettessimo l’errore <strong>di</strong> non volerci <strong>di</strong>videre in<br />

osservatore e osservato?<br />

Se questa <strong>di</strong>visione non si producesse, è ovvio che non potremmo mai avanzare <strong>di</strong> un solo<br />

passo sul cammino dell’auto-conoscenza.<br />

Indubbiamente quando questa <strong>di</strong>visione non avviene, continuiamo ad identificarci con tutti i<br />

processi dell’io pluralizzato...<br />

Chi si identifica con i <strong>di</strong>versi processi dell’io pluralizzato è sempre vittima delle circostanze.<br />

Come potrebbe mo<strong>di</strong>ficare le circostanze colui che non conosce se stesso? Come potrebbe<br />

conoscere se stesso colui che non si è mai osservato interiormente? Come potrebbe auto-osservarsi<br />

se prima non si <strong>di</strong>vide in osservatore e osservato?<br />

Ebbene, nessuno può cominciare a cambiare ra<strong>di</strong>calmente fino a quando non sia capace <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>re: «Questo desiderio è un io animale che devo eliminare», «Questo pensiero egoista è un altro


io che mi tormenta e che è necessario <strong>di</strong>struggere», «Questo sentimento che ferisce il mio cuore<br />

è un io intruso che devo ridurre in polvere cosmica», ecc., ecc.<br />

Naturalmente, ciò è impossibile per chi non si è mai <strong>di</strong>viso in osservatore e osservato.<br />

Chi prende tutti i propri processi psicologici come funzioni <strong>di</strong> un io unico, in<strong>di</strong>viduale e<br />

permanente è così identificato con tutti i suoi errori, li tiene così stretti a sé che ha perso in tal<br />

modo la capacità <strong>di</strong> separarli dalla propria Psiche.<br />

Gente così non potrà mai cambiare ra<strong>di</strong>calmente: sono persone condannate al più completo<br />

fallimento.


Capitolo Quattor<strong>di</strong>cesimo<br />

PENSIERI NEGATIVI<br />

Pensare profondamente e con la massima attenzione, in quest’epoca involutiva e decadente, è<br />

una cosa abbastanza inconsueta.<br />

Dal “centro intellettuale” sorgono vari pensieri che provengono non da un io permanente<br />

(come stupidamente suppongono i dotti ignoranti) ma dai <strong>di</strong>versi io che si trovano dentro ognuno<br />

<strong>di</strong> noi.<br />

Quando un uomo sta pensando, crede fermamente <strong>di</strong> stare pensando in se stesso e per se<br />

stesso.<br />

Il povero mammifero intellettuale non vuol rendersi conto che i molteplici pensieri che<br />

s’incrociano nel suo intelletto hanno origine nei <strong>di</strong>versi io che abbiamo dentro.<br />

Questo significa che non siamo veri in<strong>di</strong>vidui pensanti; in effetti, non abbiamo ancora una<br />

mente in<strong>di</strong>viduale.<br />

Ciononostante, ciascuno dei <strong>di</strong>versi io che abbiamo dentro sfrutta il nostro “centro intellettuale”<br />

e lo utilizza per pensare ogni volta che può.<br />

Pertanto, sarebbe assurdo identificarsi con un qualunque pensiero negativo e dannoso,<br />

credendolo “nostro”.<br />

È chiaro che questo o quel pensiero negativo deriva da qualche io che, in un dato momento,<br />

ha utilizzato abusivamente il nostro “centro intellettuale”.<br />

Ci sono pensieri negativi <strong>di</strong> vano genere: sospetto, <strong>di</strong>ffidenza, in<strong>di</strong>sponibilità verso altre<br />

persone, gelosia passionale, gelosia religiosa, gelosia politica, gelosia verso amici o familiari,<br />

avi<strong>di</strong>tà, lussuria, vendetta, ira, orgoglio, invi<strong>di</strong>a, o<strong>di</strong>o, risentimento, furto, adulterio, pigrizia,<br />

gola, ecc., ecc.<br />

Sono talmente tanti i <strong>di</strong>fetti psicologici che abbiamo da non riuscire a enumerarli con precisione,<br />

neanche se avessimo un palato d’acciaio e mille lingue per parlare.<br />

Come conseguenza <strong>di</strong> tutto questo, risulta insensato identificarsi con i pensieri negativi.<br />

Poichè non è possibile che esista effetto senza causa, <strong>di</strong>ciamo pure in tutta serietà che non<br />

potrà mai esistere un pensiero in sé, generato spontaneamente...<br />

La relazione tra pensatore e pensiero è evidente: ogni pensiero negativo trae origine da un<br />

<strong>di</strong>verso pensatore.<br />

In ciascuno <strong>di</strong> noi esistono tanti pensatori negativi quanti sono i pensieri della stessa indole.<br />

Osservando la questione dal punto <strong>di</strong> vista pluralizzato <strong>di</strong> “pensatori e pensieri”, consegue<br />

che ognuno degli io che portiamo nella nostra Psiche è <strong>di</strong> certo un pensatore <strong>di</strong>verso dagli altri.<br />

Dentro <strong>di</strong> noi esistono senza dubbio troppi pensatori. Ciascuno <strong>di</strong> essi, però, malgrado sia<br />

solo una parte, in un dato momento crede <strong>di</strong> essere il tutto...


I mitomani, gli egocentrici, i narcisisti, i paranoici non accetterebbero mai la tesi della “pluralità<br />

dei pensatori”, perché amano troppo se stessi e si sentono chissà chi...<br />

Come potrebbe questa gente anormale accettare l’idea <strong>di</strong> non possedere una mente in<strong>di</strong>viduale,<br />

geniale, meravigliosa?...<br />

Questi saccenti, però, pensano <strong>di</strong> sé le cose migliori e si vestono persino della tunica <strong>di</strong><br />

Aristippo per <strong>di</strong>mostrare sapienza e umiltà.<br />

Un’antica leggenda racconta che Aristippo, volendo <strong>di</strong>mostrare sapienza e umiltà, si mise<br />

una vecchia tunica piena <strong>di</strong> rammen<strong>di</strong> e <strong>di</strong> buchi, impugnò nella destra il bastone del filosofo e<br />

se ne andò in giro per le strade <strong>di</strong> Atene...<br />

Dicono poi che Socrate, al vederlo venire, esclamò a gran voce: «Oh Aristippo, la tua vanità<br />

si vede attravarso i buchi della tua veste!».<br />

Chi non vive costantemente in stato <strong>di</strong> “allerta-novità”, “allerta-percezione”, pensando che<br />

sta pensando, si identifica facilmente con qualsiasi pensiero negativo.<br />

La conseguenza <strong>di</strong> questo è che il sinistro potere dell’io negativo, autore del corrispondente<br />

pensiero in questione, si rinvigorisce deplorevolmente.<br />

Quanto più ci identifichiamo con un pensiero negativo, tanto più saremo schiavi del<br />

corrispondente io che lo caratterizza.<br />

Con riferimento alla Gnosi, al cammino segreto, al lavoro su noi stessi, le nostre personali<br />

tentazioni si in<strong>di</strong>viduano esattamente negli io che o<strong>di</strong>ano la Gnosi, il lavoro esoterico, perché<br />

non ignorano che la loro esistenza dentro la nostra Psiche è mortalmente minacciata dalla Gnosi<br />

e dal lavoro interiore.<br />

Questi io negativi e litigiosi si impossessano facilmente <strong>di</strong> alcune bobine mentali<br />

immagazzinate nel nostro “centro intellettuale” e danno poi origine a correnti mentali nocive e<br />

dannose.<br />

Se accettiamo questi pensieri, questi io negativi che in un dato momento controllano il nostro<br />

“centro intellettuale”, saremo in seguito incapaci <strong>di</strong> liberarci dai risultati che essi producono.<br />

Non dobbiamo mai <strong>di</strong>menticare che ogni io negativo inganna se stesso e gli altri; in conclusione:<br />

mente.<br />

Ogniqualvolta sentiamo un’improvvisa mancanza <strong>di</strong> forza, quando l’aspirante rimane deluso<br />

dalla Gnosi e dal lavoro esoterico, quando perde l’entusiasmo e abbandona il meglio per il peggio,<br />

è ovvio che è stato ingannato da qualche io negativo.<br />

L’io negativo dell’adulterio sconvolge le migliori famiglie e rende i figli infelici.<br />

L’io negativo della gelosia inganna gli esseri che si adorano e <strong>di</strong>strugge la loro felicità.<br />

L’io negativo dell’orgoglio mistico inganna i devoti del Cammino e questi, sentendosi saggi,<br />

aborrono il proprio Maestro o lo tra<strong>di</strong>scono...


L’io negativo ricorre alle nostre esperienze personali, ai nostri ricor<strong>di</strong>, ai nostri migliori<br />

propositi, alla nostra sincerità e, me<strong>di</strong>ante una rigorosa selezione fra tutto questo, ci presenta<br />

qualcosa sotto una falsa luce, qualcosa che affascina e arriva il fallimento...<br />

Tuttavia, quando si scopre l’io in azione, quando si è appreso a vivere in stato d’allerta,<br />

questo inganno è impossibile...


Capitolo Quin<strong>di</strong>cesimo<br />

L’INDIVIDUALITÀ<br />

Credersi “uno” è senz’altro una burla <strong>di</strong> cattivo gusto; sfortunatamente questa vana illusione<br />

esiste in ciascuno <strong>di</strong> noi.<br />

Purtroppo, pensiamo sempre <strong>di</strong> noi stessi le cose migliori: non ci capita mai <strong>di</strong> comprendere<br />

che non posse<strong>di</strong>amo neppure una vera in<strong>di</strong>vidualità.<br />

La cosa peggiore è che ci permettiamo persino il lusso falso <strong>di</strong> supporre che ciascuno <strong>di</strong> noi<br />

goda <strong>di</strong> piena coscienza e <strong>di</strong> volontà propria.<br />

Poveri noi! Quanto siamo stupi<strong>di</strong>! L’ignoranza è senza dubbio la peggiore delle <strong>di</strong>sgrazie.<br />

Dentro <strong>di</strong> noi esistono parecchie migliaia <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenti in<strong>di</strong>vidui, soggetti <strong>di</strong>versi, io o persone<br />

che litigano tra <strong>di</strong> loro, che lottano per la supremazia e che non hanno né or<strong>di</strong>ne né regole.<br />

Come sarebbe <strong>di</strong>versa la vita se fossimo coscienti, se ci svegliassimo da tanti sogni e fantasie!...<br />

Ma, per nostra sfortuna, le emozioni negative, l’autoconsiderazione e l’amor proprio ci<br />

affascinano, ci ipnotizzano, non ci permettono mai <strong>di</strong> ricordarci <strong>di</strong> noi stessi, <strong>di</strong> vederci tali e<br />

quali siamo...<br />

Cre<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> avere una sola volontà, mentre in realtà abbiamo molte volontà <strong>di</strong>verse (ogni io<br />

ha la propria).<br />

La tragicomme<strong>di</strong>a messa in atto da questa molteplicità interiore spaventosa; le <strong>di</strong>verse volontà<br />

interiori cozzano tra <strong>di</strong> loro, vivono in continuo conflitto, agiscono in <strong>di</strong>rezioni <strong>di</strong>verse.<br />

Se possedessimo una vera in<strong>di</strong>vidualità, se possedessimo una unità al posto della molteplicità,<br />

avremmo anche continuità <strong>di</strong> propositi, una Coscienza sveglia, una volontà personale e<br />

in<strong>di</strong>viduale.<br />

La soluzione è: cambiare..., ma dobbiamo incominciare ad essere sinceri con noi stessi.<br />

Occorre che facciamo un inventario psicologico <strong>di</strong> noi stessi, per sapere che cosa è superfluo<br />

e che cosa ci manca.<br />

È possibile ottenere l’in<strong>di</strong>vidualità ma, se cre<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> averla, questa possibilità svanisce.<br />

È evidente che non lotteremmo mai per ottenere qualcosa che cre<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> avere. La fantasia<br />

ci fa credere <strong>di</strong> possedere l’in<strong>di</strong>vidualità e al mondo esistono persino scuole che insegnano così.<br />

Urge lottare contro la fantasia, perché ci fa apparire come se fossimo questo o quello, quando<br />

in realtà siamo miserabili, insolenti e perversi.<br />

Pensiamo <strong>di</strong> essere uomini quando, in realtà, siamo soltanto mammiferi intellettuali sprovvisti<br />

<strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidualità.<br />

I mitomani si credono Dei, Mahatma, ecc., senza sospettare che neppure possiedono una mente<br />

in<strong>di</strong>viduale né volontà cosciente.


Gli egocentrici adorano tanto il loro amato ego che non accetterebbero mai l’idea <strong>di</strong> avere<br />

dentro <strong>di</strong> sé una molteplicità <strong>di</strong> ego.<br />

I paranoici, con il tipico orgoglio che li <strong>di</strong>stingue, nemmeno si <strong>di</strong>sporranno a leggere questo<br />

libro...<br />

È in<strong>di</strong>spensabile lottare a morte contro le fantasie che ci facciamo <strong>di</strong> noi stessi, se non vogliamo<br />

essere vittime <strong>di</strong> emozioni artificiali e <strong>di</strong> false esperienze che, oltre a coprirci <strong>di</strong> ri<strong>di</strong>colo, arrestano<br />

ogni possibilità <strong>di</strong> sviluppo interiore.<br />

L’animale intellettuale è così ipnotizzato dalla propria fantasia che sogna <strong>di</strong> essere un leone o<br />

un’aquila, quando in verità non è altro che un vile verme strisciante nel fango.<br />

Il mitomane non accetterebbe mai le affermazioni suddette: si sente ovviamente Arci-ierofante<br />

(checchè ne <strong>di</strong>cano) senza sospettare che la fantasia è puro e semplice nulla: “nulla fuorché<br />

fantasia”.<br />

La fantasia è una forza reale che agisce universalmente sull’umanità e mantiene l’umanoide<br />

intellettuale in uno stato <strong>di</strong> sogno, facendogli credere <strong>di</strong> essere già un uomo, <strong>di</strong> possedere vera<br />

in<strong>di</strong>vidualità, Coscienza sveglia, volontà, mente in<strong>di</strong>viduale, ecc., ecc.<br />

Quando pensiamo che siamo “uno” non possiamo muoverci da dove siamo in noi stessi:<br />

rimaniamo bloccati ed infine degeneriamo, involviamo.<br />

Ognuno <strong>di</strong> noi si trova ad una determinata “tappa” psicologica e non potremo uscirne a meno<br />

<strong>di</strong> non scoprire <strong>di</strong>rettamente tutte quelle persone o io che vivono dentro <strong>di</strong> noi.<br />

Con l’auto-osservazione interiore, ovviamente, potremo vedere la gente che vive nella nostra<br />

Psiche e che dobbiamo eliminare per ottenere la trasformazione ra<strong>di</strong>cale.<br />

Questa percezione, questa auto-osservazione, cambia fondamentalmente tutti i concetti sbagliati<br />

che ci eravamo fatti <strong>di</strong> noi stessi e, come risultato, constatiamo il fatto concreto che non<br />

posse<strong>di</strong>amo una vera in<strong>di</strong>vidualità.<br />

Fino a quando non ci auto-osserveremo, vivremo nell’illusione <strong>di</strong> essere “uno” e <strong>di</strong> conseguenza<br />

la nostra vita risulterà sbagliata.<br />

Non è possibile avere corrette relazioni con i nostri simili fino a quando non si produce un<br />

cambiamento interiore nel profondo della nostra Psiche.<br />

Qualunque cambiamento interiore esige la preventiva eliminazione degli io che abbiamo<br />

all’interno.<br />

Non potremmo altrimenti eliminare questi io se non li osservassimo dentro <strong>di</strong> noi.<br />

Coloro che si sentono “uno”, che pensano <strong>di</strong> sé il meglio, che non accetterebbero mai la<br />

dottrina dei molti, tantomeno desiderano osservare gli io e pertanto ogni possibilità <strong>di</strong><br />

cambiamento è per loro impossibile.<br />

Non è possibile cambiare se non eliminando, ma chi si sente in possesso dell’in<strong>di</strong>vidualità, se<br />

accettasse <strong>di</strong> dover eliminare, <strong>di</strong> sicuro non saprebbe che cosa eliminare.


Non dobbiamo però <strong>di</strong>menticare che chi crede <strong>di</strong> essere “uno”, preso da sé nell’inganno,<br />

crede, sì, <strong>di</strong> sapere ciò che deve eliminare, ma in realtà nemmeno sa <strong>di</strong> non sapere: è un “illustre<br />

ignorante”.<br />

Per “in<strong>di</strong>vidualizzarsi” è necessario “<strong>di</strong>segotizzarsi “, ma chi crede <strong>di</strong> possedere l’in<strong>di</strong>vidualità<br />

non può liberarsi dall’ego.<br />

L’in<strong>di</strong>vidualità è sacra al cento per cento: rari sono coloro che la possiedono, ma tutti pensano<br />

<strong>di</strong> averla.<br />

Come potremmo eliminare gli io se cre<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> avere un unico io?<br />

Certamente solo chi non si è mai auto-osservato sul serio pensa <strong>di</strong> avere un unico io.<br />

Eppure dobbiamo essere molto chiari in questo insegnamento perché esiste il pericolo<br />

psicologico <strong>di</strong> confondere l’autentica in<strong>di</strong>vidualità con il concetto <strong>di</strong> qualche strano io superiore<br />

o qualcosa del genere.<br />

L’In<strong>di</strong>vidualità Sacra è ben al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> qualsiasi forma <strong>di</strong> io: è quello che è, che è stato e che<br />

sempre sarà.<br />

L’autentica in<strong>di</strong>vidualità è l’Essere e la ragione d’essere dell’Essere è lo stesso Essere.<br />

Bisogna <strong>di</strong>stinguere tra l’Essere e l’io. Chi confonde l’io con l’Essere <strong>di</strong> sicuro non si è mai<br />

auto-osservato seriamente.<br />

Finchè l’Essenza, la Coscienza, rimane imbottigliata nell’insieme <strong>di</strong> io che portiamo dentro,<br />

il cambiamento ra<strong>di</strong>cale sarà qualcosa <strong>di</strong> veramente impossibile.


Capitolo Se<strong>di</strong>cesimo<br />

IL LIBRO DELLA VITA<br />

Una persona è quello che è la sua vita. Ciò che continua al <strong>di</strong> là della morte è la vita. È questo<br />

il significato del libro della vita che si apre con la morte.<br />

Osservando la questione da un punto <strong>di</strong> vista strettamente psicologico, un qualsiasi giorno<br />

della nostra esistenza è senz’altro una piccola replica della vita intera.<br />

Da tutto questo possiamo concludere che: chi non lavora su se stesso oggi, non cambierà mai.<br />

Quando si <strong>di</strong>ce che si vuole lavorare su se stessi, ma non si lavora oggi e si rimanda tutto a<br />

domani, si esprime solo una semplice intenzione e niente più, perché nell’oggi c’è la replica <strong>di</strong><br />

tutta la nostra vita.<br />

C’è un proverbio che recita: “Non rimandare a domani ciò che potresti fare oggi”.<br />

Se uno <strong>di</strong>ce: «Domani lavorerò su me stesso», non lo farà mai, perché ci sarà sempre un<br />

domani.<br />

Qualcosa <strong>di</strong> simile si legge su quei cartelli che alcuni commercianti espongono nei negozi:<br />

“Oggi non si fa cre<strong>di</strong>to, domani sì”.<br />

Quando arriva qualche povero a chiedere cre<strong>di</strong>to, si imbatte in questi termini perentori;<br />

ripresentandosi, l’indomani, trova ancora invariabilmente lo stesso avviso.<br />

Questa è ciò che si chiama, in psicologia, “la malattia del domani”. Finché un uomo <strong>di</strong>ce:<br />

“domani”, non potrà mai cambiare.<br />

Abbiamo bisogno <strong>di</strong> lavorare su noi stessi oggi, con la massima urgenza, senza rimandare,<br />

senza sperare pigramente in un futuro o in una particolare occasione.<br />

Quelli che <strong>di</strong>cono: «Prima faccio questo e quello, poi lavorerò», in vero, non lavoreranno mai<br />

su se stessi; sono costoro gli “abitanti della terra” menzionati nelle Sacre Scritture.<br />

Ho conosciuto un grande proprietario terriero che <strong>di</strong>ceva: «Prima devo sistemarmi<br />

economicamente, poi lavorerò su me stesso».<br />

Quando si ammalò in modo incurabile gli feci visita e gli domandai: «Vuoi ancora sistemarti<br />

economicamente?»<br />

Mi rispose: «Davvero mi <strong>di</strong>spiace <strong>di</strong> aver perso tempo». Morì pochi giorni dopo aver<br />

riconosciuto il suo errore.<br />

Quell’uomo possedeva molte terre, ma voleva impadronirsi delle proprietà vicine, “sistemarsi”,<br />

perché la sua tenuta restasse esattamente circoscritta da quattro strade.<br />

Il Gran Kabir Gesù <strong>di</strong>sse: «A ciascun giorno basta il suo affanno!». Auto-osserviamoci oggi<br />

stesso, in ciò che concerne il giorno che sempre ritorna, miniatura dell’intera nostra vita.


Quando un uomo comincia a lavorare su <strong>di</strong> sé oggi stesso, quando osserva i propri <strong>di</strong>spiaceri<br />

e le proprie pene, sta seguendo la strada del successo.<br />

Non è possibile eliminare quello che non conosciamo. Prima, dobbiamo osservare i nostri<br />

errori.<br />

Non solo ci serve conoscere la nostra giornata, ma anche la relazione che abbiamo con la<br />

stessa. C’è una certa “giornata normale” che ogni persona sperimenta <strong>di</strong>rettamente, salvo gli<br />

avvenimenti insoliti ed inusitati.<br />

È interessante osservare la ricorrenza quoti<strong>di</strong>ana, la ripetizione, per ogni persona, <strong>di</strong> fatti e <strong>di</strong><br />

parole, ecc.<br />

Questa ripetizione o ricorrenza, <strong>di</strong> parole e <strong>di</strong> fatti, merita <strong>di</strong> essere stu<strong>di</strong>ata perché ci porta<br />

all’auto-conoscenza.


Capitolo Diciassettesimo<br />

CREATURE MECCANICHE<br />

La Legge <strong>di</strong> Ricorrenza si manifesta in ogni momento della nostra vita: è un fatto innegabile.<br />

Tutti i giorni, nella nostra esistenza ve<strong>di</strong>amo senz’altro un ripetersi <strong>di</strong> eventi, <strong>di</strong> stati <strong>di</strong><br />

Coscienza, <strong>di</strong> parole, desideri, pensieri, volontà...<br />

È ovvio che, quando non ci si auto-osserva, non ci si può rendere conto <strong>di</strong> questa continua<br />

ripetizione quoti<strong>di</strong>ana.<br />

Chi non ha alcun interesse ad osservare se stesso, evidentemente non desidera nemmeno<br />

lavorare per ottenere una vera trasformazione ra<strong>di</strong>cale.<br />

C’è gente -e questo è il colmo- che vorrebbe trasformarsi senza lavorare su se stessa.<br />

Tutti hanno <strong>di</strong>ritto alla reale felicità dello spirito -non inten<strong>di</strong>amo negarlo- ma è altrettanto<br />

certo che questa felicità è impossibile se non si lavora su se stessi.<br />

Si può cambiare nell’intimo solo quando si riesce veramente a mo<strong>di</strong>ficare le proprie reazioni<br />

davanti alle svariate situazioni che ogni giorno ci capitano.<br />

Tuttavia non si può mo<strong>di</strong>ficare il proprio modo <strong>di</strong> reagire <strong>di</strong> fronte ai fatti della vita pratica se<br />

non si lavora seriamente su se stessi.<br />

Dobbiamo cambiare il nostro modo <strong>di</strong> pensare, essere meno negligenti, <strong>di</strong>ventare più seri e<br />

prendere la vita in modo <strong>di</strong>verso, nel suo senso pratico e reale.<br />

Se però continuiamo ad essere come siamo, comportandoci nello stesso modo un giorno dopo<br />

l’altro, ripetendo gli stessi errori con la stessa negligenza <strong>di</strong> sempre, elimineremo qualsiasi<br />

possibilità <strong>di</strong> cambiamento.<br />

Se si vuole veramente arrivare a conoscere se stessi bisogna cominciare ad osservare la propria<br />

condotta <strong>di</strong> fronte agli avvenimenti <strong>di</strong> un qualsiasi giorno della vita.<br />

Con questo non vogliamo affatto <strong>di</strong>re che non ci si debba osservare quoti<strong>di</strong>anamente, ma<br />

affermiamo soltanto che bisogna cominciare ad osservare lo svolgersi <strong>di</strong> una prima giornata.<br />

In tutto c’è un inizio e cominciare ad osservare la propria condotta in un giorno qualsiasi<br />

della vita è già un buon inizio.<br />

La cosa più in<strong>di</strong>cata da farsi è certamente osservare le proprie reazioni meccaniche <strong>di</strong> fronte<br />

a tutti quel piccoli dettagli <strong>di</strong> intimità coniugale, <strong>di</strong> famiglia, <strong>di</strong> alimentazione, <strong>di</strong> casa, strada,<br />

lavoro, ecc., ciò che si <strong>di</strong>ce, si prova o si pensa.<br />

È poi importante vedere in quale modo si possono cambiare queste reazioni. Se però cre<strong>di</strong>amo<br />

<strong>di</strong> essere brave persone che in nessuna occasione si comportano in modo incosciente e sbagliato,<br />

non avremo mai un cambiamento.<br />

Occorre prima <strong>di</strong> tutto capire che, più che persone, siamo macchine, semplici marionette<br />

manovrate da agenti nascosti, da io occulti.


Dentro la nostra persona vivono molte persone: non siamo mai identici. A volte si manifesta<br />

in noi una persona meschina, altre volte una persona irritabile; in qualunque altro istante siamo<br />

squisiti e benevoli, poco dopo scandalosi o calunniatori, quin<strong>di</strong> santi, poi bugiar<strong>di</strong>, e via <strong>di</strong>cendo.<br />

Abbiamo gente <strong>di</strong> tutti i tipi dentro ognuno <strong>di</strong> noi, io <strong>di</strong> tutte le specie. La nostra personalità<br />

non è altro che una marionetta, un burattino parlante, qualcosa <strong>di</strong> meccanico.<br />

Cominciamo una buona volta a comportarci coscientemente per una piccola parte del giorno!<br />

Bisogna smettere <strong>di</strong> essere semplici macchine, foss’anche solo per pochi minuti ogni giorno.<br />

Questo influirà in modo decisivo sulla nostra esistenza.<br />

Quando ci auto-osserviamo e non facciamo ciò che questo o quell’io vuole, è chiaro che<br />

cominciamo a non essere più macchine.<br />

Un solo momento, in cui si sia coscienti quel tanto da smettere <strong>di</strong> essere macchine, se viene<br />

realizzato <strong>di</strong> proposito, sovverte -<strong>di</strong> norma- molte circostanze sgradevoli.<br />

Disgraziatamente, viviamo ogni giorno una vita meccanica, monotona, assurda: ripetiamo le<br />

stesse vicende. Le nostre abitu<strong>di</strong>ni sono sempre le stesse: non abbiamo mai voluto cambiarle,<br />

come fossero i binari fissi sui quali prosegue il treno della nostra miserabile esistenza; eppure<br />

pensiamo <strong>di</strong> noi le cose migliori...<br />

Dappertutto abbondano i mitomani, coloro che si credono dei: creature meccaniche, ripetitive,<br />

personaggi striscianti nel fango, miseri burattini mossi da <strong>di</strong>versi io. Gente così non lavorerà<br />

mai su se stessa...


Capitolo Diciottesimo<br />

IL PANE SUPERSOSTANZIALE<br />

Se osserviamo attentamente un giorno qualsiasi della nostra vita, vedremo <strong>di</strong> certo che non<br />

sappiamo vivere coscientemente.<br />

La nostra vita somiglia ad un treno in movimento che corre sui binari fissi delle abitu<strong>di</strong>ni<br />

meccaniche, rigide, <strong>di</strong> un’esistenza vana e superficiale.<br />

L’aspetto curioso <strong>di</strong> questa situazione è che non ci capita mai <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficare le abitu<strong>di</strong>ni:<br />

sembra che non ci stanchiamo mai <strong>di</strong> ripetere sempre le stesse cose.<br />

Le abitu<strong>di</strong>ni ci hanno pietrificati, ma pensiamo <strong>di</strong> essere liberi; siamo paurosamente brutti,<br />

ma ci cre<strong>di</strong>amo belli come Apollo...<br />

Siamo gente meccanica: motivo più che sufficiente per mancare <strong>di</strong> ogni autentico sentimento<br />

in relazione a ciò che stiamo facendo nella vita.<br />

Ci muoviamo ogni giorno dentro il vecchio solco delle nostre abitu<strong>di</strong>ni antiquate ed assurde:<br />

è quin<strong>di</strong> chiaro che non abbiamo un’autentica vita; invece <strong>di</strong> vivere, vegetiamo miseramente<br />

senza ricevere nuove impressioni.<br />

Se una persona iniziasse coscientemente la giornata, questa sarebbe molto <strong>di</strong>versa da tutti gli<br />

altri giorni.<br />

Quando si prende l’intera vita come il giorno che si sta vivendo, quando non si lascia per<br />

domani quello che si deve fare oggi stesso, allora si arriva davvero a conoscere ciò che significa<br />

lavorare su se stessi.<br />

Non c’è giorno che sia privo <strong>di</strong> importanza; se vogliamo sul serio trasformarci ra<strong>di</strong>calmente,<br />

dobbiamo vederci, osservarci e comprenderci quoti<strong>di</strong>anamente.<br />

La gente, però, non vuole vedere se stessa. Alcuni, avendone voglia, giustificano la propria<br />

negligenza con frasi come questa: «Il lavoro in ufficio non permette <strong>di</strong> lavorare su se stessi».<br />

Sono parole senza senso, vuote, vane, assurde, che servono solo a giustificare l’indolenza, la<br />

pigrizia, la mancanza <strong>di</strong> amore per la Gran Causa.<br />

Gente così, per quante inquietu<strong>di</strong>ni spirituali abbia, non cambierà mai.<br />

Osservare se stessi è urgente e non ammette deroghe. L’autoosservazione intima è fondamentale<br />

per il vero cambiamento.<br />

Qual’è il tuo stato psicologico la mattina quando ti alzi? Qual’è il tuo stato d’animo durante<br />

la colazione? Sei stato impaziente con i <strong>di</strong>pendenti? Con tua moglie? Perché lo sei stato? Che<br />

cosa ti scombussola sempre?<br />

Fumare meno o mangiare meno non è tutto il cambiamento, ma già in<strong>di</strong>ca un certo progresso.<br />

Sappiamo bene che il vizio e la gola sono inumani e bestiali.<br />

Non è opportuno che chi si de<strong>di</strong>ca al Cammino Segreto abbia un corpo fisico eccessivamente


grasso, con il ventre <strong>di</strong>latato e senza alcun senso delle proporzioni: sarebbe in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> gola,<br />

d’ingor<strong>di</strong>gia e persino <strong>di</strong> pigrizia.<br />

La vita quoti<strong>di</strong>ana, la professione, l’impiego, benché vitali per l’esistenza, costituiscono il<br />

sonno della Coscienza.<br />

Sapere che la vita è sogno, non significa averlo compreso. La comprensione viene con l’autoosservazione<br />

e l’intenso lavoro su se stessi.<br />

Per lavorare su <strong>di</strong> sé, è in<strong>di</strong>spensabile lavorare sulla propria vita quoti<strong>di</strong>ana, oggi stesso, e<br />

allora si comprenderà ciò che significa quella frase della preghiera del Signore: “Dacci oggi il<br />

nostro pane quoti<strong>di</strong>ano”.<br />

Il termine “pane quoti<strong>di</strong>ano” si riferisce all’espressione greca “pane supersostanziale” o “pane<br />

del cielo”.<br />

La Gnosi dà questo “pane <strong>di</strong> vita” nel duplice significato <strong>di</strong> idee e <strong>di</strong> forze che ci permettono<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>sintegrare i nostri errori psicologici.<br />

Ogni volta che riduciamo in polvere cosmica questo o quell’io, guadagnamo esperienza<br />

psicologica, mangiamo il “pane della sapienza”, riceviamo nuova conoscenza.<br />

La Gnosi ci offre il “pane supersostanziale”, il “pane della sapienza” e ci in<strong>di</strong>ca con precisione<br />

la nuova vita che comincia in noi stessi, dentro noi stessi, qui ed ora.<br />

Orbene, nessuno può alterare la propria vita o cambiare alcunché riguardo alle reazioni<br />

meccaniche dell’esistenza, a meno che conti sull’aiuto <strong>di</strong> nuove idee e riceva sostegno <strong>di</strong>vino.<br />

La Gnosi ci dà queste nuove idee ed insegna il modus operan<strong>di</strong> per mezzo del quale si può<br />

essere assistiti da forze superiori alla mente.<br />

Dobbiamo preparare i “centri inferiori” del nostro organismo per ricevere le idee e le forze<br />

che ci giungono dai “centri superiori”.<br />

Nel lavoro su se stessi non c’è nulla <strong>di</strong> <strong>di</strong>sprezzabile. Qualunque pensiero, per insignificante<br />

che sia, merita <strong>di</strong> essere osservato. Qualsiasi emozione negativa, reazione, ecc., dev’essere<br />

osservata.


Capitolo Diciannovesimo<br />

IL BUON PADRONE DI CASA<br />

In questi tempi tenebrosi è molto <strong>di</strong>fficile sottrarsi ai <strong>di</strong>sastrosi effetti della vita, ma è<br />

in<strong>di</strong>spensabile farlo, altrimenti la vita stessa ci <strong>di</strong>vora.<br />

Qualunque lavoro si compia su <strong>di</strong> sé, con il proposito <strong>di</strong> ottenere uno sviluppo animico e<br />

spirituale, presuppone sempre -sia ben inteso- l’isolamento, visto che sotto l’influenza della<br />

vita, così come <strong>di</strong> solito è vissuta, non è possibile sviluppare altro che la personalità.<br />

Non inten<strong>di</strong>amo affatto opporci allo sviluppo della personalità, in quanto essa è necessaria<br />

all’esistenza, però va detto che è qualcosa <strong>di</strong> puramente artificiale, non è ciò che <strong>di</strong> vero e <strong>di</strong><br />

reale c’è in noi.<br />

Se il povero mammifero intellettuale, a torto detto uomo, non si isola, ma si identifica con<br />

tutte le vicende della vita pratica e sciupa le proprie forze in emozioni negative, in<br />

autoconsiderazioni personali e in chiacchiere vane e ambigue senza alcuna sostanza e per nulla<br />

e<strong>di</strong>ficanti, non può sviluppare dentro <strong>di</strong> sé nessun elemento reale, <strong>di</strong>verso da quanto appartiene<br />

al mondo della meccanicità.<br />

Chi voglia veramente ottenere l’interiore sviluppo dell’Essenza, deve imparare a restare<br />

ermeticamente chiuso. Ci riferiamo a qualcosa <strong>di</strong> intimo, strettamente collegato al silenzio.<br />

Il termine è <strong>di</strong> antica tra<strong>di</strong>zione, <strong>di</strong> quando si insegnava in segreto una dottrina -collegata al<br />

nome <strong>di</strong> Hermes- sullo sviluppo interiore dell’uomo.<br />

Se si vuole che cresca qualcosa <strong>di</strong> reale nel proprio intimo, si deve per forza evitare la fuga<br />

delle proprie energie psichiche.<br />

Quando si hanno fughe <strong>di</strong> energia e non si è isolati nella propria intimità, non si può certo<br />

sviluppare nulla <strong>di</strong> reale nella propria Psiche.<br />

La vita or<strong>di</strong>naria <strong>di</strong> tutti i giorni vuole <strong>di</strong>vorarci senza pietà. Contro la vita dobbiamo lottare<br />

quoti<strong>di</strong>anamente, dobbiamo imparare a nuotare contro corrente...<br />

Un tale lavoro va contro la vita, si tratta <strong>di</strong> qualcosa <strong>di</strong> molto <strong>di</strong>verso da quello da noi svolto<br />

ogni giorno e però dobbiamo praticarlo <strong>di</strong> istante in istante; mi riferisco alla Rivoluzione della<br />

Coscienza.<br />

È evidente che se il nostro atteggiamento verso la vita quoti<strong>di</strong>ana è sbagliato alla base, se<br />

cre<strong>di</strong>amo che tutto debba andarci per il meglio “perché dev’essere così”, allora arriveranno le<br />

delusioni...<br />

La gente vuole che tutto le vada per il verso giusto, “perché dev’essere così”, perché tutto<br />

deve funzionare secondo suoi piani, ma la cruda realtà è <strong>di</strong>versa: finché uno non cambia<br />

interiormente, che piaccia o no, sarà sempre vittima delle circostanze.<br />

Sulla vita si <strong>di</strong>cono e si scrivono molte stupidaggini sentimentali, ma questo trattato <strong>di</strong><br />

<strong>Psicologia</strong> <strong>Rivoluzionaria</strong> è <strong>di</strong>verso.


Questa dottrina va subito al sodo, ai fatti concreti, chiari e definitivi: afferma e sottolinea che<br />

l’animale intellettuale erroneamente detto uomo è un bipede meccanico, incosciente,<br />

addormentato.<br />

Il “buon padrone <strong>di</strong> casa” non accetterebbe mai la <strong>Psicologia</strong> <strong>Rivoluzionaria</strong>. Egli compie i<br />

propri doveri <strong>di</strong> padre, sposo, ecc., e per questo pensa <strong>di</strong> se stesso le cose migliori. Però serve<br />

solo ai fini meccanici della natura e nulla più.<br />

Per contro, <strong>di</strong>remo che esiste anche il “buon padrone <strong>di</strong> casa” che va contro corrente, che non<br />

vuole lasciarsi <strong>di</strong>vorare dalla vita; però, soggetti <strong>di</strong> questo tipo sono veramente pochi e non<br />

abbondano mai.<br />

Chi è d’accordo con le idee <strong>di</strong> questo trattato <strong>di</strong> <strong>Psicologia</strong> <strong>Rivoluzionaria</strong> ha una corretta<br />

visione della vita.


Capitolo Ventesimo<br />

I DUE MONDI<br />

Osservare e osservarsi sono due cose completamente <strong>di</strong>verse; entrambe, tuttavia, esigono<br />

attenzione.<br />

Nell’osservazione, l’attenzione è orientata verso fuori, verso il mondo esteriore, attraverso le<br />

finestre dei sensi.<br />

Nell’auto-osservazione <strong>di</strong> se stessi, l’attenzione è orientata verso dentro e perciò i sensi <strong>di</strong><br />

percezione esterna non servono: motivo più che sufficiente perché risulti <strong>di</strong>fficile al principiante<br />

l’osservazione dei propri processi psicologici intimi.<br />

Il punto <strong>di</strong> partenza della scienza ufficiale, al lato pratico, è l’osservabile. Il punto <strong>di</strong> partenza<br />

del lavoro su se stessi è l’auto-osservazione, l’auto-osservabile.<br />

Questi due punti <strong>di</strong> partenza ci portano in <strong>di</strong>rezioni completamente <strong>di</strong>verse.<br />

C’è chi invecchia intrappolato nei ferrei dogmi della scienza ufficiale, stu<strong>di</strong>ando fenomeni<br />

esterni, osservando cellule, atomi, molecole, soli, stelle, comete, ecc., senza sperimentare dentro<br />

<strong>di</strong> sé alcun cambiamento ra<strong>di</strong>cale.<br />

Il tipo <strong>di</strong> conoscenza capace <strong>di</strong> trasformare interiormente non potrà mai essere ottenuto con<br />

l’osservazione esterna.<br />

La vera conoscenza, che può realmente dare origine ad un fondamentale cambiamento interiore,<br />

ha come base l’auto-osservazione <strong>di</strong>retta <strong>di</strong> se stessi.<br />

Occorre <strong>di</strong>re al nostri studenti gnostici <strong>di</strong> auto-osservarsi, in che senso debbano auto-osservarsi<br />

e per quali ragioni.<br />

L’osservazione è un mezzo per mo<strong>di</strong>ficare le con<strong>di</strong>zioni meccaniche del mondo. L’autoosservazione<br />

interiore, invece, è un mezzo per cambiare intimamente.<br />

Di conseguenza, possiamo e dobbiamo decisamente affermare che esistono due tipi <strong>di</strong><br />

conoscenza, l’esterna e l’interna, e che l’incrociarsi dei due or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> idee potrebbe mandarci in<br />

confusione, salvo avere dentro <strong>di</strong> noi il centro magnetico capace <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguere <strong>di</strong> quale conoscenza<br />

si tratti.<br />

Sublimi dottrine pseudo-esoteriche, dal fondo marcatamente scientifico, appartengono al campo<br />

dell’osservabile; ciò nonostante vengono accettate da molti aspiranti come conoscenza interiore.<br />

Ci troviamo quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> fronte a due mon<strong>di</strong>: l’esteriore e l’interiore. Il primo <strong>di</strong> questi è percepito<br />

dai sensi <strong>di</strong> percezione esteriore; il secondo può essere percepito solo me<strong>di</strong>ante il senso <strong>di</strong> autoosservazione<br />

interiore.<br />

Pensieri, idee, emozioni, aneliti, speranze, delusioni, ecc., sono interiori, invisibili ai sensi<br />

or<strong>di</strong>nari e comuni, e tuttavia sono per noi più reali del tavolo <strong>di</strong> cucina o delle poltrone della<br />

sala.


Viviamo <strong>di</strong> certo più nel nostro mondo interiore che in quello esteriore e fin qui non ci sono<br />

dubbi.<br />

Nei nostri mon<strong>di</strong> interni, nel nostro mondo segreto, amiamo, desideriamo, sospettiamo,<br />

bene<strong>di</strong>ciamo, male<strong>di</strong>ciamo, aneliamo, soffriamo, go<strong>di</strong>amo, veniamo delusi, gratificati, ecc., ecc.<br />

I due mon<strong>di</strong>, l’interno e l’esterno, sono senz’altro verificabili in via sperimentale. Il mondo<br />

esteriore è l’osservabile. Il mondo interiore è l’auto-osservabile in noi stessi e dentro noi stessi,<br />

qui ed ora.<br />

Chi vuole veramente conoscere i mon<strong>di</strong> interni del pianeta terra o del sistema solare o della<br />

galassia in cui viviamo, deve prima conoscere il proprio mondo intimo, la propria vita interiore<br />

e particolare, i propri mon<strong>di</strong> interni. “Uomo, conosci te stesso e conoscerai l’Universo e gli<br />

Dei”.<br />

Quanto più si esplora quel mondo interiore chiamato “se stesso”, tanto più si comprende <strong>di</strong><br />

vivere simultaneamente in due mon<strong>di</strong>, in due realtà, in due ambiti: l’esterno e l’interno.<br />

Come, da un lato, è in<strong>di</strong>spensabile imparare a muoversi nel mondo esteriore per non cadere in<br />

un precipizio, non perdersi per le strade della città, scegliere i propri amici, evitare <strong>di</strong> mettersi<br />

con gente equivoca, non intossicarsi mangiando, ecc., così pure, me<strong>di</strong>ante il lavoro psicologico<br />

su se stessi, impariamo a camminare nel mondo interiore, esplorabile con l’auto-osservazione.<br />

Nella decadente razza umana <strong>di</strong> quest’epoca tenebrosa, il senso <strong>di</strong> auto-osservazione è<br />

praticamente atrofizzato.<br />

Man mano che si persevera nell’auto-osservazione <strong>di</strong> noi stessi, il senso <strong>di</strong> auto-osservazione<br />

intima si svilupperà progressivamente.


Capitolo Ventunesimo<br />

OSSERVAZIONE DI SE STESSI<br />

L’auto-osservazione intima è un mezzo pratico per ottenere una ra<strong>di</strong>cale trasformazione.<br />

Conoscere ed osservare sono due cose <strong>di</strong>verse. Molti confondono l’osservazone <strong>di</strong> sé con<br />

l’essere a conoscenza. Siamo a conoscenza <strong>di</strong> essere seduti su <strong>di</strong> una se<strong>di</strong>a in una sala, ma questo<br />

non significa che stiamo osservando la se<strong>di</strong>a.<br />

Siamo a conoscenza che in un certo momento ci troviamo in uno stato negativo, forse a causa<br />

<strong>di</strong> un problema o preoccupati per questa o quella faccenda, oppure pieni <strong>di</strong> inquietu<strong>di</strong>ne e<br />

incertezza, ecc., ma questo non significa che lo stiamo osservando.<br />

Provate antipatia per qualcuno? Non riuscite a sopportarlo? Perché? Voi <strong>di</strong>rete <strong>di</strong> conoscere<br />

questa persona... Per favore, osservatelo! Conoscere non è mai osservare: non confondente il<br />

conoscere con l’osservare...<br />

L’osservazione <strong>di</strong> sé, che è attiva al cento per cento, è un mezzo per cambiare, mentre il<br />

conoscere, che è passivo, non lo è.<br />

Conoscere non è <strong>di</strong> certo un atto <strong>di</strong> attenzione. L’attenzione <strong>di</strong>retta al proprio interno, verso<br />

ciò che sta succedendo interiormente, quella sì che è qualcosa <strong>di</strong> positivo, <strong>di</strong> attivo...<br />

Nel caso <strong>di</strong> una persona che ci ispira antipatia, così, quasi d’istinto, e molte volte senza alcun<br />

motivo si avverte il turbinio <strong>di</strong> pensieri che si accumulano nella mente, la ridda <strong>di</strong> voci che<br />

parlano e gridano <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>natamente dentro <strong>di</strong> noi, quello che stanno <strong>di</strong>cendo, le emozioni<br />

sgradevoli che sorgono interiormente, il sapore sgradevole che tutto ciò lascia nella nostra Psiche,<br />

ecc., ecc.<br />

Logicamente, in questo stato, ci ren<strong>di</strong>amo anche conto <strong>di</strong> stare trattando molto male,<br />

interiormente, la persona che ci è antipatica.<br />

Ma per vedere tutto ciò, occorre l’attenzione intenzionalmente <strong>di</strong>retta dentro <strong>di</strong> noi, non<br />

un’attenzione passiva.<br />

L’attenzione <strong>di</strong>namica proviene, in effetti, dal lato osservante, mentre i pensieri e le emozioni<br />

appartegono al lato osservato.<br />

Tutto questo ci fa comprendere che il conoscere è qualcosa <strong>di</strong> completamente passivo e<br />

meccanico, in evidente contrasto con l’osservazione <strong>di</strong> sé che è invece un atto cosciente.<br />

Non vogliamo <strong>di</strong>re con questo che non esista l’osservazione meccanica <strong>di</strong> sé, ma tale tipo <strong>di</strong><br />

osservazione non ha nulla a che vedere con l’auto-osservazione psicologica cui ci stiamo riferendo.<br />

Anche pensare e osservare sono due cose molto <strong>di</strong>verse. Chiunque può prendersi il lusso <strong>di</strong><br />

pensare <strong>di</strong> se stesso tutto ciò che vuole, ma questo non vuol <strong>di</strong>re che si stia realmente osservando.<br />

È necessario vedere i <strong>di</strong>versi io in azione, scoprirli nella nostra Psiche, comprendere che<br />

dentro ognuno <strong>di</strong> loro si trova una percentuale della nostra Coscienza, pentirci <strong>di</strong> averli creati,<br />

ecc.


Allora esclameremo: «Ma che cosa sta facendo questo io? Che cosa sta <strong>di</strong>cendo? Che cosa<br />

vuole? Perché mi tormenta con la sua lussuria?... Con la sua ira?», ecc., ecc.<br />

Vedremo quin<strong>di</strong> dentro <strong>di</strong> noi tutto questo codazzo <strong>di</strong> pensieri, emozioni, desideri, passioni,<br />

comme<strong>di</strong>e private, drammi personali, menzogne elaborate, <strong>di</strong>scorsi, scuse, morbosità, letti <strong>di</strong><br />

piacere, quadri <strong>di</strong> lascivia, ecc., ecc...<br />

Molte volte, prima <strong>di</strong> addormentarci, nel preciso istante <strong>di</strong> transizione tra la veglia e il sonno,<br />

sentiamo nella mente voci <strong>di</strong>stinte che parlano tra loro: sono i <strong>di</strong>versi io che in quei momenti<br />

devono rompere ogni connessione con i vari centri della nostra macchina organica per potersi<br />

quin<strong>di</strong> immergere nel mondo nella quinta <strong>di</strong>mensione.


Capitolo Ventiduesimo<br />

LA CHIACCHIERA<br />

Bisogna cominciare subito, senza perdere altro tempo, ad osservare la chiacchiera interna ed<br />

il luogo esatto da cui proviene.<br />

Questa fuorviante chiacchiera interna è senz’altro la causa causorum <strong>di</strong> molti stati psichici<br />

<strong>di</strong>sarmonici e sgradevoli, sia presenti che futuri.<br />

Il fiume <strong>di</strong> inutili parole senza sostanza e, più in generale, ogni <strong>di</strong>scorso pregiu<strong>di</strong>zievole,<br />

dannoso ed assurdo che si manifesti nel mondo esteriore, ha ovviamente origine da una<br />

conversazione interiore sbagliata.<br />

È noto che esiste nella Gnosi la pratica esoterica del silenzio interiore che i nostri <strong>di</strong>scepoli <strong>di</strong><br />

“terza camera” conoscono.<br />

È opportuno <strong>di</strong>re chiaramente che il silenzio interiore deve riferirsi esattamente a qualcosa <strong>di</strong><br />

molto preciso e ben definito.<br />

Il silenzio interiore si ottiene quando si esaurisce intenzionalmente il processo del pensiero,<br />

durante la me<strong>di</strong>tazione interiore profonda; ma non è questo che vogliamo spiegare nel presente<br />

capitolo.<br />

Quello che ora vogliamo chiarire, in questi paragrafi, non è nemmeno il “vuotare la mente” o<br />

il “metterla in bianco” per ottenere in concreto il silenzio interiore.<br />

Praticare quel silenzio interiore <strong>di</strong> cui ci stiamo occupando non significa nemmeno impe<strong>di</strong>re<br />

che qualcosa penetri nella mente.<br />

Stiamo in pratica parlando <strong>di</strong> un tipo <strong>di</strong> silenzio interiore molto <strong>di</strong>verso: non si tratta <strong>di</strong> qualcosa<br />

<strong>di</strong> vago o generico...<br />

Vogliamo mettere in atto il silenzio interiore in rapporto a qualcosa che già si trovi nella<br />

mente: una persona, una vicenda, un fatto proprio o altrui, quello che ci hanno raccontato, quello<br />

che ha fatto Tizio, ecc., senza però toccarlo con la lingua interiore, senza <strong>di</strong>scorso intimo...<br />

È meraviglioso, straor<strong>di</strong>nario, imparare a tacere non solo con la lingua esteriore, ma anche,<br />

per <strong>di</strong> più, con la lingua segreta interiore!<br />

Molti tacciono esteriormente, ma con la lingua interiore spellano vivo il prossimo. La<br />

chiacchiera interna, velenosa e malevola, produce confusione interiore.<br />

Se si osserva l’errata chiacchiera interna si scopre che è fatta <strong>di</strong> mezze verità, o <strong>di</strong> verità<br />

messe in reciproca relazione in modo più o meno <strong>di</strong>scutibile, o alle quali è stata aggiunta o tolta<br />

qualche cosa.<br />

Disgraziatamente, la nostra vita emozionale è fondata esclusivamente sull’autosimpatia.<br />

Per colmo <strong>di</strong> tanta infamia, simpatizziamo solo con noi stessi, con il nostro amato ego, e<br />

proviamo antipatia e persino o<strong>di</strong>o verso chi non simpatizza con noi.


Vogliamo troppo bene a noi stessi: siamo narcisisti al cento per cento e su questo non ci sono<br />

dubbi.<br />

Finché rimarremo prigionieri dell’autosimpatia, sarà più che mai impossibile qualsiasi sviluppo<br />

dell’Essere.<br />

Dobbiamo imparare a considerare il punto <strong>di</strong> vista altrui. È importante sapersi mettere nei<br />

panni degli altri.<br />

“Fate dunque agli altri tutto ciò che volete che gli altri facciano a voi” (Matteo: VII, 12).<br />

Ciò che davvero conta in questi stu<strong>di</strong> è il modo in cui gli uomini si comportano internamente<br />

e invisibilmente gli uni nel confronti degli altri.<br />

Purtroppo, per quanto siamo cortesi e persino sinceri, non c’è dubbio che a volte, invisibilmente<br />

e internamente, ci trattiamo molto male gli uni nei riguar<strong>di</strong> degli altri.<br />

Gente apparentemente molto pacifica, trascina quoti<strong>di</strong>anamente i propri simili nel segreto<br />

covo del proprio intimo per fare <strong>di</strong> loro tutto ciò che vuole: vessazioni, burle, sarcasmo, ecc.


Capitolo Ventitreesimo<br />

IL MONDO DELLE RELAZIONI<br />

Il mondo delle relazioni ha tre aspetti molto <strong>di</strong>versi che è necessario chiarire con la massima<br />

precisione.<br />

Primo: siamo in relazione con il corpo planetario, vale a <strong>di</strong>re con il corpo fisico.<br />

Secondo: viviamo sul pianeta Terra e <strong>di</strong> conseguenza siamo in relazione con il mondo esteriore<br />

e con le questioni che ci riguardano nei confronti <strong>di</strong> famiglia, affari, denaro, ufficio, professione,<br />

politica, ecc.<br />

Terzo: la relazione dell’uomo con se stesso. Per la maggior parte della gente questo tipo <strong>di</strong><br />

rapporto non ha la minima importanza.<br />

Purtroppo, alla gente interessano solo i primi due tipi <strong>di</strong> relazione, mentre per il terzo prova la<br />

più assoluta in<strong>di</strong>fferenza.<br />

Cibo, salute, denaro, affari costituiscono in effetti le principali preoccupazioni dell’animale<br />

intellettuale erroneamente detto uomo.<br />

Ebbene, è evidente che, tanto il corpo fisico, quanto le cose <strong>di</strong> questo mondo, sono esterni a<br />

noi stessi.<br />

Il corpo planetario (corpo fisico) è talvolta malato, altre volte sano e così via.<br />

Si crede sempre <strong>di</strong> conoscere il proprio corpo <strong>di</strong> carne ed ossa, ma in realtà neanche i migliori<br />

scienziati del mondo ne sanno un gran che.<br />

Per la vastissima complessità della sua organizzazione, il corpo fisico è senza dubbio ben al<br />

<strong>di</strong> là dalla nostra capacità <strong>di</strong> comprensione.<br />

Per ciò che riguarda il secondo tipo <strong>di</strong> relazione, siamo sempre vittime delle circostanze: è<br />

deplorevole non aver ancora imparato a determinarle coscientemente.<br />

C’e molta gente che non sa adattarsi a niente e a nessuno, né avere un concreto successo nella<br />

vita.<br />

Se pensiamo a noi stessi, dal punto <strong>di</strong> vista del lavoro esoterico gnostico <strong>di</strong>venta necessario<br />

scoprire al più presto in quale <strong>di</strong> questi tre tipi <strong>di</strong> relazioni siamo in <strong>di</strong>fetto.<br />

Può succedere il caso non del tutto ipotetico che abbiamo un rapporto sbagliato con il corpo<br />

fisico e <strong>di</strong> conseguenza ci troviamo ammalati.<br />

Può succedere che siamo in cattivi rapporti con il mondo esteriore e ne risultino conflitti,<br />

problemi economici e sociali, ecc., ecc.<br />

Può darsi che abbiamo una cattiva relazione con noi stessi e pertanto soffriamo non poco per<br />

mancanza <strong>di</strong> illuminazione interiore.


È ovvio che se la lampada della nostra camera non è collegata alla rete elettrica, l’ambiente<br />

resterà al buio.<br />

Chi soffre per mancanza <strong>di</strong> illuminazione interiore deve collegare la propria mente ai “centri<br />

superiori” del proprio Essere.<br />

Abbiamo senz’altro bisogno <strong>di</strong> stabilire corrette relazioni non solo con il nostro corpo planetario<br />

(corpo fisico) e con il mondo esterno, ma anche con ciascuna delle parti del nostro Essere.<br />

Gli ammalati pessimisti, stanchi <strong>di</strong> tanti me<strong>di</strong>ci e me<strong>di</strong>cine, non si vogliono più curare; i<br />

pazienti ottimisti, invece, lottano per vivere.<br />

Molti milionari che hanno perso le loro fortune ai tavoli dei casinò <strong>di</strong> Montecarlo si sono<br />

suicidati, mentre milioni <strong>di</strong> madri povere lavorano per mantenere i propri figli.<br />

Sono innumerevoli gli aspiranti delusi che, per mancanza <strong>di</strong> poteri psichici e <strong>di</strong> illuminazione<br />

intima, hanno rinunciato al lavoro esoterico su se stessi. Pochi sono coloro che sanno approfittare<br />

delle avversità.<br />

Nel perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> forte tentazione, <strong>di</strong> abbattimento e <strong>di</strong> sconforto, ci si deve appellare all’intimo<br />

ricordo <strong>di</strong> se stessi.<br />

In fondo a ciascuno <strong>di</strong> noi c’è la Tonantzin azteca, la Stella Maris, la Iside egizia, Dio Madre,<br />

che ci aspetta per sanare il nostro cuore addolorato.<br />

Quando ci si dà lo shock del “ricordo <strong>di</strong> sé”, si produce un cambiamento davvero miracoloso<br />

in ogni attività del corpo, <strong>di</strong> modo che le cellule ricevono un alimento <strong>di</strong>verso.


Capitolo Ventiquattresimo<br />

LA CANZONE PSICOLOGICA<br />

È giunto il momento <strong>di</strong> riflettere molto seriamente su ciò che si chiama considerazione intima.<br />

L’auto-considerazione intima produce effetti senz’altro <strong>di</strong>sastrosi: infatti, oltre ad ipnotizzare<br />

la Coscienza, fa perdere moltissima energia.<br />

Se non si commettesse l’errore <strong>di</strong> identificarsi tanto con se stessi, l’auto-considerazione intima<br />

sarebbe dei tutto impossibile.<br />

Identificandoci con noi stessi ci amiamo fuori misura: sentiamo pietà nei nostri confronti, ci<br />

auto-consideriamo, pensiamo <strong>di</strong> esserci sempre comportati bene con Tizio, con Caio, con la<br />

moglie, con i figli e che nessuno abbia saputo apprezzarci. Insomma: siamo dei santi, mentre<br />

tutti gli altri sono in<strong>di</strong>sponenti e senza scrupoli.<br />

Una delle forme più comuni <strong>di</strong> auto-considerazione intima è la preoccupazione per quello che<br />

gli altri possono pensare <strong>di</strong> noi: che magari ci ritengano <strong>di</strong>sonesti, bugiar<strong>di</strong>, insinceri, incapaci,<br />

ecc.<br />

Purtroppo, la cosa più strana <strong>di</strong> tutto questo è che non ci ren<strong>di</strong>amo nemmeno conto dell’enorme<br />

per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> energie che questo tipo <strong>di</strong> timori comporta.<br />

Molti atteggiamenti ostili nei confronti <strong>di</strong> persone che non ci hanno fatto alcun male vanno<br />

esattamente attribuiti alle preoccupazioni che nascono dall’auto-considerazione intima.<br />

Nel caso <strong>di</strong> un’auto-considerazione del genere e <strong>di</strong> un eccessivo amore per se stessi, l’io, o<br />

per meglio <strong>di</strong>re gli io, anzichè estinguersi, si rafforzano oltre misura.<br />

Identificati con noi stessi, ci impietosiamo a tal punto per la nostra situazione che arriviamo<br />

magari alla resa dei conti.<br />

Ecco come succede che a molti capiti <strong>di</strong> pensare che Tizio o Caio, il collega o la collega, il<br />

vicino, il padrone o l’amico, non li abbiano ripagati come avrebbero dovuto, malgrado le loro<br />

ben note virtù. Prigionieri <strong>di</strong> questi pensieri, <strong>di</strong>ventano insopportabili e noiosi per tutti.<br />

Con persone così, praticamente non si riesce a parlare, perché è certo che qualsiasi<br />

conversazione va a parare nel loro famoso “libretto dei conti” e <strong>di</strong>venta il poema delle loro<br />

strombazzate sofferenze.<br />

È scritto che, nel lavoro esoterico gnostico, l’accrescimento animico è possibile solo attraverso<br />

il perdono nei confronti degli altri.<br />

Chi vive attimo per attimo continuando a soffrire per ciò che gli è dovuto, per ciò che gli<br />

hanno fatto, per le amarezze che gli hanno provocato, continuando sempre con la sua solita<br />

canzone, non potrà mai vedere crescere nulla <strong>di</strong> dentro.<br />

La preghiera dei Signore <strong>di</strong>ce: “Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri<br />

debitori”.


Il sentimento <strong>di</strong> chi pensa che gli altri siano in debito verso <strong>di</strong> lui, il dolore per il male che gli<br />

hanno fatto, ecc., arresta qualsiasi progresso interiore dell’Anima.<br />

Il Gran Kabir Gesù <strong>di</strong>sse: “Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino<br />

con lui, perché egli non ti consegni al giu<strong>di</strong>ce e questi alle guar<strong>di</strong>e e tu non sia messo in prigione.<br />

In verità ti <strong>di</strong>co che non ne uscirai prima <strong>di</strong> aver pagato l’ultimo centesimo”. (Matteo: V, 25-26).<br />

Se ci devono, è perché dobbiamo. Se preten<strong>di</strong>amo che ci paghino fino all’ultimo centesimo,<br />

dobbiamo pagare prima noi fino all’ultimo centesimo.<br />

Questa è la legge del taglione: “Occhio per occhio e dente per dente”..., un assurdo circolo<br />

vizioso.<br />

Le scuse, la piena sod<strong>di</strong>sfazione e le umiliazioni che preten<strong>di</strong>amo dagli altri per il male che ci<br />

hanno fatto, vengono richieste anche a noi, malgrado ci cre<strong>di</strong>amo docili come agnelli.<br />

È assurdo incorrere nel rigore <strong>di</strong> leggi tutt’altro che necessarie: meglio portarsi sotto nuove<br />

influenze.<br />

La “Legge della Misericor<strong>di</strong>a” consiste in un’influenza superiore a quella della “Legge<br />

dell’uomo violento”, che <strong>di</strong>ce: “Occhio per occhio, dente per dente”.<br />

Occorre mettersi, con la massima urgenza e molto saggiamente, sotto le meravigliose influenze<br />

del lavoro esoterico gnostico, <strong>di</strong>menticando i conti in sospeso ed eliminando dalla propria Psiche<br />

ogni tipo <strong>di</strong> auto-considerazione.<br />

Non dobbiamo mai accogliere dentro <strong>di</strong> noi sentimenti <strong>di</strong> vendetta, rancori, emozioni negative,<br />

nervosismo per il male che ci hanno fatto, violenza, invi<strong>di</strong>a, continui ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong> torti subiti, ecc.,<br />

ecc.<br />

La Gnosi è destinata agli aspiranti sinceri che vogliono veramente lavorare e cambiare.<br />

Se osserviamo la gente, possiamo personalmente renderci conto che ognuno ha la propria<br />

canzone.<br />

Ciascuno canta la propria canzone psicologica; intendo con questo la “contabilità psicologica”:<br />

sentir parlare dei conti in sospeso, lamentarsi, autoconsiderarsi, ecc.<br />

A volte la gente canta la propria canzone senza un preciso motivo, senza che le si <strong>di</strong>a corda o<br />

che qualcuno alimenti il <strong>di</strong>scorso, complice, altre volte, qualche bicchiere <strong>di</strong> vino...<br />

Noi sosteniamo che la nostra noiosa canzone va eliminata; essa ci blocca interiormente e ci<br />

ruba non poca energia.<br />

In fatto <strong>di</strong> <strong>Psicologia</strong> <strong>Rivoluzionaria</strong>, chi “canta” troppo bene (e non si parla <strong>di</strong> una bella voce<br />

né <strong>di</strong> canto lirico) sicuramente non può andare al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> se stesso, perché rimane ancorato al<br />

passato...<br />

Una persona prigioniera <strong>di</strong> tristi canzoni non può cambiare il proprio livello dell’Essere, non<br />

può andare al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> ciò che già è.


Per passare ad un livello superiore dell’Essere dobbiamo smettere <strong>di</strong> essere quello che siamo:<br />

occorre non essere quello che siamo.<br />

Se continuiamo ad essere quello che siamo non passeremo mai ad un livello superiore<br />

dell’Essere.<br />

Nella vita pratica succedono fatti incre<strong>di</strong>bili: improvvisamente, una persona <strong>di</strong>venta amica <strong>di</strong><br />

un’altra solo perché è facile cantarle la propria canzone.<br />

Purtroppo, questo tipo <strong>di</strong> rapporto termina quando si chiede al “cantante” <strong>di</strong> tacere o <strong>di</strong><br />

“cambiare <strong>di</strong>sco”, <strong>di</strong> parlare d’altro.<br />

In tal caso il “cantante”, risentito, va in cerca <strong>di</strong> un nuovo amico, <strong>di</strong> qualcuno <strong>di</strong>sposto ad<br />

ascoltarlo senza limiti <strong>di</strong> tempo.<br />

Il “cantante” esige comprensione, cerca qualcuno che lo capisca, come se comprendere gli<br />

altri fosse cosa facile.<br />

Per comprendere gli altri è necessario comprendere se stessi. Disgraziatamente il buon<br />

“cantante” crede <strong>di</strong> esserne capace.<br />

Sono molti i <strong>di</strong>sillusi che cantano la canzone degli incompresi e sognano un mondo<br />

meraviglioso dove tutto ruoti intorno a loro.<br />

Non tutti però si rivelano in pubblico: c’è gente riservata che non esibisce la propria canzone<br />

in modo palese, ma la canta in segreto.<br />

È gente che ha lavorato molto e ha sofferto troppo, che si sente delusa e pensa che la vita<br />

debba loro tutto quanto non sono mai stati capaci <strong>di</strong> ottenere.<br />

Di solito provano un’intima tristezza, sensazioni <strong>di</strong> monotonia e <strong>di</strong> noia tremenda, stanchezza<br />

interiore o frustrazione su cui si addensano i pensieri.<br />

Le canzoni segrete ci sbarrano inequivocabilmente il passo sulla strada dell’auto-realizzazione<br />

intima dell’Essere.<br />

Purtroppo, queste intime canzoni segrete passano <strong>di</strong> per sé inosservate, a meno che le<br />

osserviamo intenzionalmente.<br />

Ogni osservazione <strong>di</strong> sé lascia ovviamente penetrare la luce in se stessi, nelle proprie profon<strong>di</strong>tà<br />

intime.<br />

Nella nostra Psiche non può avvenire alcun cambiamento interiore a meno che non sia portato<br />

alla luce dall’osservazione <strong>di</strong> sé.<br />

È in<strong>di</strong>spensabile osservare se stessi, sia nell’intimità che nei rapporti con la gente.<br />

Quando si è soli, si fanno largo degli io molto <strong>di</strong>versi: pensieri <strong>di</strong>sparati, emozioni negative,<br />

ecc.<br />

Non sempre chi è solo è ben accompagnato. Anzi, lontano da tutti, è normale trovarsi in<br />

cattiva compagnia. Gli io più negativi pericolosi si presentano quando siamo soli.


Se vogliamo trasformarci ra<strong>di</strong>calmente dobbiamo sacrificare le nostre sofferenze personali.<br />

Non son poche le volte in cui esprimiamo i nostri piagnistei in canzoni più o meno segrete o<br />

palesi.


Capitolo Venticinquesimo<br />

RITORNO E RICORRENZA<br />

Un uomo è quello che è la sua vita; se un uomo non mo<strong>di</strong>fica nulla dentro <strong>di</strong> sé, se non<br />

trasforma ra<strong>di</strong>calmente la propria vita, se non lavora su se stesso, sta purtroppo perdendo il suo<br />

tempo.<br />

La morte è il ritorno all’inizio stesso della propria vita, con la possibilità <strong>di</strong> ripeterla<br />

nuovamente.<br />

Si è scritto parecchio, nella letteratura pseudo-esoterica e pseudo-occultista, sul tema del<br />

susseguirsi delle vite: noi preferiamo trattarne come <strong>di</strong> un susseguirsi <strong>di</strong> esistenze.<br />

La vita <strong>di</strong> ognuno <strong>di</strong> noi, in tutte le sue fasi, è sempre la stessa che si ripete <strong>di</strong> esistenza in<br />

esistenza nel corso <strong>di</strong> innumerevoli secoli.<br />

Noi continuiamo nel seme dei nostri <strong>di</strong>scendenti e questo è già stato <strong>di</strong>mostrato.<br />

In particolare, la vita <strong>di</strong> ciascuno <strong>di</strong> noi è una pellicola vivente che ci portiamo nell’eternità al<br />

momento della morte.<br />

Ognuno <strong>di</strong> noi porta con sé il proprio film e lo ripropone proiettandolo ancora una volta sullo<br />

schermo <strong>di</strong> una nuova esistenza.<br />

La ripetizione <strong>di</strong> drammi, comme<strong>di</strong>e e trage<strong>di</strong>e è un assioma fondamentale della Legge <strong>di</strong><br />

Ricorrenza.<br />

In ogni nuova esistenza si ripetono sempre le stesse circostanze. Gli attori <strong>di</strong> queste scene<br />

continuamente ripetute sono quella gente che vive dentro <strong>di</strong> noi: gli io.<br />

Se <strong>di</strong>sintegrassimo questi attori, questi io che danno luogo alle reiterate vicende della nostra<br />

vita, allora la replica <strong>di</strong> tali circostanze <strong>di</strong>venterebbe impossibile.<br />

Naturalmente, senza attori non ci possono essere scene: su questo non ci sono dubbi.<br />

Ecco il modo in cui possiamo liberarci dalle Leggi <strong>di</strong> Ritorno e Ricorrenza! È così che si può<br />

tornare ad essere veramente liberi.<br />

Ognuno dei personaggi che portiamo dentro (gli io) ripete lo stesso ruolo <strong>di</strong> esistenza in<br />

esistenza, ma, se lo <strong>di</strong>struggiamo, se l’attore muore, il sipario si chiude.<br />

Riflettendo seriamente sulla Legge <strong>di</strong> Ricorrenza o della replica delle scene ad ogni Ritorno,<br />

possiamo scoprire, con l’autoosservazione intima, i meccanismi segreti della questione.<br />

Se nella scorsa esistenza abbiamo avuto un’avventura amorosa all’età <strong>di</strong> venticinque (25)<br />

anni, senza dubbio, nella nuova esistenza, l’io <strong>di</strong> quella storia cercherà la donna dei suoi sogni a<br />

venticinque (25) anni.<br />

Se la donna in questione aveva allora solo quin<strong>di</strong>ci (15) anni, l’io <strong>di</strong> questa avventura cercherà<br />

il suo amato, proprio alla stessa età, nella nuova esistenza.


Risulta chiaro comprendere che i due io, sia <strong>di</strong> lui che <strong>di</strong> lei, si cerchino telepaticamente e si<br />

reincontrino ancora per ripetere la stessa avventura amorosa della passata esistenza.<br />

Due nemici che si sono combattuti a morte nella precedente esistenza si cercheranno ancora<br />

nell’attuale per replicare la loro trage<strong>di</strong>a all’età corrispondente.<br />

Se nella passata esistenza due persone hanno avuto una lite per delle proprietà all’età <strong>di</strong><br />

quarant’anni (40), alla stessa età della nuova esistenza si cercheranno telepaticamente per ripetere<br />

le stesse vicende.<br />

Dentro ognuno <strong>di</strong> noi vive molta gente piena <strong>di</strong> impegni e <strong>di</strong> appuntamenti.<br />

Un ladro ha dentro <strong>di</strong> sé un covo <strong>di</strong> ladri con <strong>di</strong>versi progetti delittuosi; l’assassino porta in sé<br />

una banda <strong>di</strong> assassini e il lussurioso porta nella propria Psiche una casa <strong>di</strong> appuntamenti.<br />

In tutto questo, la cosa più grave è che l’intelletto ignora l’esistenza <strong>di</strong> questa gente, degli io<br />

dentro <strong>di</strong> noi e <strong>di</strong> questi appuntamenti che fatalmente si concretizzano.<br />

Tutte queste tresche degli io che abitano dentro <strong>di</strong> noi si intessono alle spalle della nostra<br />

ragione.<br />

Sono fatti che ignoriamo, cose che ci accadono, avvenimenti che si svolgono nel subconscio<br />

e nell’inconscio.<br />

Con giusta ragione, ci è stato detto che tutto ci succede, come quando piove o come quando<br />

tuona.<br />

In effetti, abbiamo solo l’illusione <strong>di</strong> fare, ma non facciamo un bel niente: tutto ci accade, ciò<br />

è fatale e meccanico...<br />

La nostra personalità è solo lo strumento <strong>di</strong> varie persone (gli io), per mezzo del quale ciascuna<br />

<strong>di</strong> loro pone in atto i propri <strong>di</strong>segni.<br />

All’insaputa della nostra capacità conoscitiva succede <strong>di</strong> tutto e, purtroppo, ignoriamo quanto<br />

accade alle spalle della nostra povera ragione.<br />

Ci cre<strong>di</strong>amo sapienti quando, in realtà, non sappiamo nemmeno <strong>di</strong> non sapere. Siamo miseri<br />

legni sballottati dai turbolenti marosi dell’esistenza.<br />

Solo morendo in se stessi è possibile uscire dal gioco, dalla cattiva sorte, dall’incoscienza,<br />

dal penoso stato in cui siamo...<br />

Com’è possibile svegliarsi se prima non si muore? Solo con la morte si verifica il nuovo! Se<br />

il seme non muore la pianta non nasce.<br />

Per questo, chi si risveglia veramente, acquista la piena oggettività della propria Coscienza,<br />

autentica illuminazione, felicità...


Capitolo Ventiseiesimo<br />

AUTOCOSCIENZA INFANTILE<br />

È stato saggiamente detto che abbiamo un novantasette per cento <strong>di</strong> subcoscienza ed un tre<br />

per cento <strong>di</strong> Coscienza.<br />

Per <strong>di</strong>rla in breve, bisogna sapere che il novantasette per cento dell’Essenza che è in noi si<br />

trova imbottigliata, imprigionata, rinchiusa in ciascuno degli io che, nel loro insieme, costituiscono<br />

il me stesso.<br />

È chiaro che l’Essenza o Coscienza, intrappolata in ogni io, si esplica in virtù del proprio<br />

con<strong>di</strong>zionamento.<br />

Qualunque io che venga <strong>di</strong>sintegrato libera una determinata percentuale <strong>di</strong> Coscienza;<br />

l’emancipazione o liberazione dell’Essenza (o Coscienza) sarebbe impossibile senza la<br />

<strong>di</strong>sintegrazione <strong>di</strong> ciascun io.<br />

Quanto più grande è la quantità <strong>di</strong> io <strong>di</strong>sintegrati, tanto maggiore è l’autocoscienza. Minore è<br />

la quantità <strong>di</strong> io <strong>di</strong>sintegrati, minore è la percentuale <strong>di</strong> Coscienza sveglia.<br />

Il risveglio della Coscienza è possibile solo <strong>di</strong>ssolvendo l’io, morendo in se stessi, qui ed ora.<br />

In<strong>di</strong>scutibilmente finchè l’Essenza o Coscienza è imbottita, in ciascuno degli io che portiamo<br />

dentro è addormentata e subcosciente.<br />

È urgente trasformare il subcosciente in cosciente e questo è possibile solo annientando gli<br />

io: morendo in se stessi.<br />

Non è possibile svegliarsi se prima non si è morti in se stessi. Quelli che cercano <strong>di</strong> svegliarsi<br />

prima per morire poi, non posseggono esperienza reale <strong>di</strong> quanto affermano, marciano<br />

risolutamente sul cammino errato.<br />

I bambini neonati sono meravigliosi, godono <strong>di</strong> piena autocoscienza, sono completamente<br />

svegli.<br />

Nel corpo del neonato c’è l’Essenza reincorporata e questo da alla creatura la sua bellezza.<br />

Non vogliamo <strong>di</strong>re che nel neonato sia reincorporato il cento per cento dell’Essenza o<br />

Coscienza, ma che lo è quel tre per cento che normalmente non è intrappolato negli io.<br />

Tuttavia, questa percentuale <strong>di</strong> Essenza libera, reincorporata nell’organismo dei bambini<br />

neonati, dà loro piena autocoscienza, luci<strong>di</strong>tà, ecc.<br />

Gli adulti guardano al neonato con pietà, pensando che sia incosciente, ma sono<br />

lamentevolmente in equivoco.<br />

Il neonato vede l’adulto com’è in realtà: incosciente, crudele, perverso, ecc.<br />

Gli io del neonato vanno e vengono, girano intorno alla culla, vorrebbero introdursi nel nuovo<br />

corpo ma, visto che il bambino non ha ancora costruito la personalità, ogni loro tentativo <strong>di</strong><br />

entrare risulta vano.


A volte, al vedere questi fantasmi o io che circondano la loro culla, le creature si spaventano<br />

e si mettono a piangere e a gridare, ma i gran<strong>di</strong> non capiscono che cosa succede e pensano che il<br />

bambino non stia bene, abbia fame o sete... L’incoscienza degli adulti arriva a questo punto.<br />

Man mano che si forma la nuova personalità, gli io, provenienti da precedenti esistenze,<br />

penetrano poco a poco nel nuovo corpo.<br />

Quando ormai tutti gli io si sono reincorporati, ci presentiamo sulla scena del mondo con<br />

quell’orribile bruttezza interiore che ci è caratteristica; allora an<strong>di</strong>amo ovunque come sonnambuli,<br />

sempre incoscienti, sempre perversi.<br />

Quando moriamo, tre cose vanno al sepolcro:<br />

1) - Il corpo fisico.<br />

2) - Il fondo vitale organico.<br />

3) - La personalità.<br />

Il fondo vitale, come un fantasma, si <strong>di</strong>sintegra poco a poco nei pressi della fossa, man mano<br />

che anche il corpo fisico subisce la stessa sorte.<br />

La personalità è subcosciente o infracosciente; entra ed esce dal sepolcro ogni volta che vuole,<br />

si rallegra quando i parenti addolorati le portano fiori, ama i suoi familiari e si <strong>di</strong>ssolve molto<br />

lentamente, fino a ridursi in polvere cosmica.<br />

Ciò che continua al <strong>di</strong> là del sepolcro è l’ego, l’io pluralizzato, il me stesso, un mucchio <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>avoli nei quali è intrappolata l’Essenza (la Coscienza) che, a suo tempo e luogo, ritorna, si<br />

reincorpora.<br />

È deplorevole che mentre si fabbrica la nuova personalità del bambino, si reincorponino anche<br />

gli io.


Capitolo Ventisettesimo<br />

IL PUBBLICANO E IL FARISEO<br />

Riflettendo un poco sulle <strong>di</strong>verse circostanze della vita, vale la pena <strong>di</strong> comprendere seriamente<br />

le basi sulle quali poggiamo.<br />

Una persona conta sulla propria posizione, un’altra sul proprio denaro, questa sul prestigio,<br />

quest’altra sul proprio passato e l’altra ancora su questo o quel titolo, ecc.<br />

La cosa più curiosa è che tutti, dal ricco al men<strong>di</strong>cante, abbiamo bisogno <strong>di</strong> tutti e viviamo<br />

sostenendoci a tutti, quantunque siamo pieni <strong>di</strong> orgoglio e vanità.<br />

Pensiamo per un attimo a quello che possono toglierci. Quale sarebbe la nostra sorte se<br />

mettessero il mondo a ferro e fuoco? A che si ridurrebbero le basi su cui facciamo affidamento?<br />

Poveri noi! Ci cre<strong>di</strong>amo tanto forti e siamo invece deboli da far paura!<br />

L’io che sente in se stesso la base sulla quale ci reggiamo, deve essere <strong>di</strong>ssolto, se aspiriamo<br />

realmente all’autentica beatitu<strong>di</strong>ne.<br />

Tale io sottovaluta la gente, si sente il migliore del mondo, in tutto perfetto, il più ricco,<br />

intelligente, esperto della vita, ecc.<br />

Si presta benissimo al caso quella parabola del Gran Kabir Gesù sui due uomini <strong>di</strong>sposti in<br />

preghiera. Fu detta ad alcuni che confidavano in sé come giusti e <strong>di</strong>sprezzavano gli altri.<br />

Gesù il Cristo <strong>di</strong>sse: “Due uomini salirono al tempio a pregare; uno era fariseo e l’altro<br />

pubblicano. Il fariseo, ritto in pie<strong>di</strong>, pregava dentro <strong>di</strong> sé in questo modo: «Ti ringrazio o Dio,<br />

perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri... e nemmeno come quel pubblicano.<br />

Digiuno due volte la settimana e pago la decima su tutto quanto guadagno.» Il pubblicano, invece,<br />

stando a <strong>di</strong>stanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto <strong>di</strong>cendo:<br />

«O Dio, abbi pietà <strong>di</strong> me che sono peccatore.» Vi <strong>di</strong>co che costui tornò a casa sua giustificato, a<br />

<strong>di</strong>fferenza dell’altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato.” (Luca:<br />

XVIII, 10-14).<br />

Incominciare a rendersi conto della propria nullità e della miseria in cui ci troviamo è<br />

assolutamente impossibile finché esiste dentro <strong>di</strong> noi il concetto dei “più” che ci fa <strong>di</strong>re: «Io<br />

sono più giusto <strong>di</strong> Tizio, più saggio <strong>di</strong> Caio, più virtuoso <strong>di</strong> Sempronio, più ricco, più esperto<br />

nelle cose della vita, più casto, più ligio ai doveri, ecc., ecc.<br />

Non è possibile passare attraverso la cruna <strong>di</strong> un ago finché siamo “ricchi”, finchè in noi<br />

esiste questo complesso del “più”.<br />

“È più facile che un cammello passi per la cruna <strong>di</strong> un ago che un ricco entri nel regno <strong>di</strong><br />

Dio”.<br />

Cose come: “La mia scuola è migliore, quella degli altri non serve”, “La mia religione soltanto<br />

è la vera, tutte le altre sono false e perverse”, “La moglie del tale è una pessima donna, mentre la<br />

mia è una santa”, “Il mio amico Roberto alza il gomito, mentre io sono giu<strong>di</strong>zioso ed astemio”,<br />

ecc., sono quelle le cose che ci fanno sentire ricchi: motivo per cui, in relazione al lavoro esoterico,<br />

siamo tutti come i “cammelli” della parabola biblica.


È urgente auto-osservarsi <strong>di</strong> momento in momento col proposito <strong>di</strong> conoscere chiaramente le<br />

fondamenta sulle quali poggiamo.<br />

Quando si scopre quello che più ci offende in un dato momento, il fasti<strong>di</strong>o avvertito per<br />

questa o quella cosa, allora scopriamo le basi sulle quali psicologicamente poggiamo.<br />

Secondo il Vangelo cristiano, queste basi costituiscono “l’arena sulla quale e<strong>di</strong>ficò la sua<br />

casa”.<br />

È necessario notare accuratamente come e quando abbiamo trattato gli altri con <strong>di</strong>sprezzo,<br />

sentendoci superiori magari a motivo del titolo o della posizione sociale, o per l’esperienza<br />

acquisita o il denaro, ecc., ecc.<br />

È grave sentirsi ricchi e superiori a Tizio e Caio per questo o quel motivo. Gente così non può<br />

entrare nel Regno dei Cieli.<br />

È bene, invece, scoprire in che cosa ci si sente lusingati, che cosa sod<strong>di</strong>sfa la nostra vanità,<br />

perché vedremo le basi sulle quali poggiamo.<br />

Senza dubbio, questo tipo <strong>di</strong> osservazioni non dev’essere questione puramente teorica:<br />

dobbiamo esser pratici ed osservarci meticolosamente in modo <strong>di</strong>retto, <strong>di</strong> istante in istante.<br />

Quando si comincia a comprendere la propria miseria e nullità, quando si abbandonano le<br />

manie <strong>di</strong> grandezza, quando si scopre la futilità <strong>di</strong> tanti titoli, onori e vane <strong>di</strong>fferenze nei confronti<br />

dei nostri simili, allora è segno inequivocabile che si comincia a cambiare.<br />

Non può cambiare chi si aggrappa a parole come queste: “La mia casa”. “Il mio denaro”. “Le<br />

mie proprietà”. “Il mio lavoro”. “Le mie virtù”. “Le mie capacità intellettuali”. “Le mie capacità<br />

artistiche”. “Le mie conoscenze”. “Il mio prestigio”. Ecc., ecc.<br />

Il fatto <strong>di</strong> afferrarsi al “mio” è più che sufficiente ad impe<strong>di</strong>rci <strong>di</strong> riconoscere la nostra nullità<br />

e miseria interiore.<br />

C’è da stupirsi davanti allo spettacolo <strong>di</strong> un incen<strong>di</strong>o o <strong>di</strong> un naufragio: molte volte, in questi<br />

casi, la gente, <strong>di</strong>sperata, cerca <strong>di</strong> salvare cose che fan ridere, cose senza importanza.<br />

Povera gente! Si riconoscono in queste cose, contano su delle stupidaggini, si attaccano a<br />

quello che non ha la minima importanza.<br />

Sentire se stessi per mezzo delle cose esteriori, basarsi su <strong>di</strong> esse, equivale a trovarsi in stato<br />

<strong>di</strong> assoluta incoscienza.<br />

Il sentimento della Seità (l’Essere Reale) è possibile solo <strong>di</strong>ssolvendo tutti quegli io che<br />

abbiamo dentro <strong>di</strong> noi; prima <strong>di</strong> ciò, tale sentimento è del tutto impossibile.<br />

Purtroppo, gli adoratori dell’io non accettano questo: essi si credono Dei, pensano già <strong>di</strong><br />

possedere quei “Corpi Gloriosi” <strong>di</strong> cui parlò Paolo <strong>di</strong> Tarso, essi suppongono che l’io sia <strong>di</strong>vino<br />

e non c’è verso <strong>di</strong> toglier loro dalla testa tali assur<strong>di</strong>tà.<br />

Con questa gente non si sa proprio che fare: le si spiega e non intende, sempre attaccata alla<br />

sabbia sulla quale ha posto la casa, sempre alle prese con i dogmi, i propri capricci, le proprie<br />

sciocchezze.


Se questa gente si auto-osservasse seriamente, verificherebbe da sé la dottrina dei molti,<br />

scoprirebbe dentro se stessa tutta la varietà <strong>di</strong> persone o io che vivono al nostro interno.<br />

Come potrebbe esistere in noi il reale sentimento del nostro vero Essere quando quegli io<br />

stanno sentendo per noi, pensando per noi?<br />

L’aspetto più grave <strong>di</strong> tutta questa trage<strong>di</strong>a è che uno pensa che sta pensando, sente che sta<br />

sentendo, quando in realtà è un altro che, in un certo momento, pensa con il nostro tartassato<br />

cervello e sente con il nostro cuore in pena.<br />

Poveri noi! Quante volte cre<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> amare ma, in realtà, ciò che succede è che un altro,<br />

dentro <strong>di</strong> noi, pieno <strong>di</strong> lussuria, utilizza il centro del cuore.<br />

Siamo degli sventurati, confon<strong>di</strong>amo la passione animale con l’amore e tuttavia è un altro<br />

dentro <strong>di</strong> noi, dentro la nostra personalità, che passa per uno stato <strong>di</strong> tale confusione.<br />

Tutti pensiamo che non pronunceremmo mai le parole del fariseo della parabola biblica: “Ti<br />

ringrazio, o Dio, perché non sono come gli altri uomini”...<br />

Non<strong>di</strong>meno, e per quanto sembri incre<strong>di</strong>bile, ci comportiamo tutti i giorni così. Il ven<strong>di</strong>tore <strong>di</strong><br />

carne al mercato <strong>di</strong>ce: «Io non sono come gli altri macellai che vendono carne <strong>di</strong> cattiva qualità<br />

e imbrogliano la gente».<br />

Nel suo negozio, il ven<strong>di</strong>tore <strong>di</strong> tessuti assicura: «Io non sono come altri commercianti che si<br />

sono arricchiti rubando sulle misure».<br />

Il ven<strong>di</strong>tore <strong>di</strong> latte sostiene: «Io non sono come altri lattai che mettono acqua nel latte: mi<br />

piace essere onesto».<br />

La signora confida alle amiche: «Io non sono come la tale che va con altri uomini: grazie a<br />

Dio sono onesta e fedele a mio marito».<br />

In sintesi: gli altri sono malvagi, ingiusti, adulteri, ladri e perversi, mentre ognuno <strong>di</strong> noi è<br />

docile come un agnello, un “santino <strong>di</strong> cioccolata”, buono per fare il presepe in qualche chiesa<br />

nei panni <strong>di</strong> un Gesù Bambino dorato.<br />

Quanto siamo stupi<strong>di</strong>! Pensiamo sempre che non faremmo mai tutte quelle sciocchezze e<br />

cattiverie che ve<strong>di</strong>amo commettere agli altri e arriviamo perciò alla conclusione che siamo persone<br />

squisite, senza vedere le stupidaggini e meschinità che facciamo.<br />

Nella vita ci sono strani momenti, in cui la mente, senza preoccupazioni <strong>di</strong> sorta, riposa.<br />

Quando la mente è quieta, quando la mente è in silenzio, ecco arrivare il nuovo.<br />

In tali istanti è Possibile vedere le basi, le fondamenta su cui poggiamo.<br />

Quando la mente è in profondo riposo interiore, possiamo verificare da noi la cruda realtà <strong>di</strong><br />

quella sabbia della vita sulla quale abbiamo posto la casa. (Ve<strong>di</strong> Matteo VII, 24-29, parabola che<br />

tratta delle due fondamenta).


Capitolo Ventottesimo<br />

LA VOLONTÀ<br />

La Grande Opera è innanzitutto la creazione dell’uomo, realizzata da se stesso, a base <strong>di</strong><br />

lavori coscienti e sacrifici volontari.<br />

La Grande Opera è la conquista interiore <strong>di</strong> se stessi, della nostra vera libertà in Dio.<br />

Se veramente vogliamo la perfetta emancipazione della volontà, dobbiamo <strong>di</strong>sintegrare al più<br />

presto tutti quegli io che vivono dentro <strong>di</strong> noi.<br />

Nicolas Flamel e Raimondo Lullo, poveri entrambi, liberarono la propria volontà e realizzarono<br />

innumerevoli pro<strong>di</strong>gi psicologici che destano stupore.<br />

Agrippa, invece, non arrivò oltre la prima parte della Grande Opera: morì penosamente, ancora<br />

in lotta per <strong>di</strong>sintegrare i suoi io, per possedere se stesso e determinare la propria in<strong>di</strong>pendenza.<br />

La perfetta emancipazione della volontà assicura al saggio il dominio assoluto sul fuoco,<br />

l’aria, l’acqua e la terra.<br />

A molti studenti <strong>di</strong> psicologia contemporanea parrà esagerato quanto detto sopra, circa il<br />

potere sovrano della volontà emancipata, eppure la Bibbia ci narra meraviglie a proposito <strong>di</strong><br />

Mosè.<br />

Secondo Filone, Mosè era un iniziato nella terra dei faraoni, sulle sponde del Nilo. Cugino<br />

del faraone, sacerdote <strong>di</strong> Osiride, fu educato tra la colonna <strong>di</strong> Iside, la Madre Divina, e quella <strong>di</strong><br />

Osiride, il Padre nostro che <strong>di</strong>mora in segreto.<br />

Mosè era <strong>di</strong>scendente dal Patriarca Abramo, il grande Mago caldeo, e dal venerabile Isacco.<br />

Mosè, l’uomo che liberò il potere elettrico della volontà, possedeva il dono <strong>di</strong> compiere pro<strong>di</strong>gi.<br />

Ben lo sanno i <strong>di</strong>vini e gli umani: così, infatti, sta scritto.<br />

Tutto quello che le Sacre Scritture <strong>di</strong>cono <strong>di</strong> questo condottiero ebreo è del tutto straor<strong>di</strong>nario,<br />

portentoso.<br />

Mosè trasforma il suo bastone in serpente; trasforma la sua mano in quella <strong>di</strong> un lebbroso, poi<br />

le restituisce la vita.<br />

La prova del roveto ardente mette in luce il suo potere, la gente comprende, si inginocchia, si<br />

prostra.<br />

Mosè utilizza una verga magica, emblema del potere reale, del potere sacerdotale dell’Iniziato<br />

ai Gran<strong>di</strong> Misteri della vita e della morte.<br />

Davanti al faraone, egli muta l’acqua del Nilo in sangue: i pesci muoiono, il fiume sacro si<br />

infetta, gli egiziani non possono bere e il sangue si sparge nei campi irrigati dal Nilo.<br />

Ma non basta: fa apparire milioni <strong>di</strong> rane <strong>di</strong> proporzioni gigantesche, enormi, mostruose, che<br />

escono dal fiume ed invadono le case. Poi, con un suo gesto, rivelatore <strong>di</strong> una volontà libera e<br />

sovrana, le orribili rane svaniscono.


Siccome, però, il faraone non libera gli israeliti, Mosè compie nuovi pro<strong>di</strong>gi: copre la terra <strong>di</strong><br />

su<strong>di</strong>ciume, suscita nubi <strong>di</strong> mosche immonde e schifose che poi si dà il lusso <strong>di</strong> far scomparire.<br />

Scatena una peste paurosa e -tranne che per i giudei- a tutti muore il bestiame.<br />

Prendendo fuliggine da un forno -<strong>di</strong>cono le Sacre Scritture- la lancia nell’aria e questa,<br />

spargendosi sugli egiziani, li copre <strong>di</strong> pustole ed ulcere.<br />

Stendendo il suo famoso bastone dei maghi, Mosè fa piovere gran<strong>di</strong>ne dal cielo, in modo<br />

tanto violento che essa <strong>di</strong>strugge ed uccide. Fa poi scoccare una folgore <strong>di</strong> fuoco: rimbomba il<br />

tuono terribile e piove a <strong>di</strong>rotto; poi, con un gesto, ritorna la calma.<br />

Il faraone, però, insiste inflessibile... Mosè, con un colpo tremendo della sua verga magica, fa<br />

sorgere, come per incanto, nugoli <strong>di</strong> locuste..., poi, calano le tenebre. Un altro colpo <strong>di</strong> verga e<br />

tutto torna all’or<strong>di</strong>ne primitivo.<br />

È ben noto il finale <strong>di</strong> questo dramma biblico dell’Antico Testamento: interviene Jehovah e<br />

fa morire tutti i primogeniti degli egizi. Al faraone non resta altro rime<strong>di</strong>o che lasciar partire gli<br />

ebrei.<br />

In seguito, Mosè si serve della sua verga magica per fendere le acque del Mar Rosso ed<br />

attraversarlo all’asciutto.<br />

Quando i guerrieri egiziani si precipitano nella scia, sulle tracce degli israeliti, Mosè, con un<br />

gesto, fa si che le acque tornino a chiudersi inghiottendo gli inseguitori.<br />

Molti pseudo-occultisti, <strong>di</strong> certo, a questa lettura, vorrebbero compiere gli stessi pro<strong>di</strong>gi ed<br />

avere gli stessi poteri <strong>di</strong> Mosè; ma questo risulta impossibile finché la volontà resta intrappolata<br />

in ciascuno <strong>di</strong> tutti quegli io presenti nei vari ripieghi della nostra Psiche.<br />

L’Essenza imprigionata nel me stesso, è il Genio della lampada <strong>di</strong> Ala<strong>di</strong>no, desideroso <strong>di</strong><br />

libertà... Il Genio, se libero, può compiere pro<strong>di</strong>gi!<br />

L’Essenza è “volontà-coscienza” e si esprime, purtroppo, nel limiti del nostro con<strong>di</strong>zionamento.<br />

Quando la volontà si libera, allora si mescola, si fonde e si integra con la Volontà Universale,<br />

<strong>di</strong>ventando, per questo, sovrana.<br />

La volontà in<strong>di</strong>viduale, fusa assieme alla Volontà Universale, può realizzare tutti i pro<strong>di</strong>gi <strong>di</strong><br />

Mosè.<br />

Esistono tre tipi <strong>di</strong> azioni:<br />

a) - Quelle corrispondenti alla Legge del caso.<br />

b) - Quelle che appartegnono alla Legge <strong>di</strong> Ricorrenza (fatti che si ripetono ad ogni esistenza).<br />

c) - Azioni intenzionalmente determinate dalla volontà cosciente.<br />

È indubbio che solo chi abbia liberato la volontà me<strong>di</strong>ante la morte del me stesso può compiere<br />

azioni incon<strong>di</strong>zionate, per opera del libero arbitrio.<br />

Le consuete azioni dell’umanità sono sempre il risultato della Legge <strong>di</strong> Ricorrenza o il semplice<br />

effetto <strong>di</strong> casi meccanicamente prodotti.


Chi possiede una volontà veramente libera può determinare nuove circostanze, mentre chi ha<br />

la volontà prigioniera nell’io pluralizzato è vittima delle circostanze.<br />

Nelle pagine bibliche c’è una serie magnifica <strong>di</strong> interventi <strong>di</strong> alta magia, veggenza, profezia,<br />

pro<strong>di</strong>gi, trasfigurazioni, resurrezione <strong>di</strong> morti per insufflazione o imposizione <strong>di</strong> mani, o fissando<br />

lo sguardo alla ra<strong>di</strong>ce del naso, ecc.<br />

Nella Bibbia, abbonda il ricorso al massaggio, all’olio sacro, ai passi magnetici,<br />

all’applicazione <strong>di</strong> un po’ <strong>di</strong> saliva sulla parte malata, alla lettura del pensiero... Si legge <strong>di</strong><br />

estasi, <strong>di</strong> apparizioni, <strong>di</strong> parole venute dal cielo, ecc., ecc.: vere meraviglie della Volontà<br />

Cosciente, libera, emancipata e sovrana.<br />

Stregoni, fattucchiere e maghi neri abbondano come la mala erba, ma questi non sono santi,<br />

né profeti, né adepti della Fratellanza Bianca.<br />

Nessuno può arrivare alla “Reale Illuminazione”, né esercitare il sacerdozio assoluto della<br />

Volontà Cosciente, se prima non è morto ra<strong>di</strong>calmente in se stesso, qui ed ora.<br />

C’è molta gente che con frequenza ci scrive per lamentarsi <strong>di</strong> non possedere l’Illuminazione;<br />

reclamano poteri, pretendono “chiavi” che li trasformino in maghi, ecc., ma non si danno mai<br />

pena <strong>di</strong> auto-osservarsi, <strong>di</strong> auto-conoscersi, <strong>di</strong> incenerire quegli aggregati psichici, quegli io nei<br />

quali è intrappolata la volontà, l’Essenza.<br />

Questo tipo <strong>di</strong> persone sono condannate senz’altro al fallimento. Sono gente che brama le<br />

facoltà dei santi ma che in alcun modo è <strong>di</strong>sposta a morire in se stessa.<br />

Eliminare gli errori è <strong>di</strong> per sé qualcosa <strong>di</strong> magico e meraviglioso, che implica una rigorosa<br />

auto-osservazione psicologica.<br />

Esercitare poteri è possibile quando si libera ra<strong>di</strong>calmente la facoltà meravigliosa del volere.<br />

Siccome la volontà della gente, purtroppo, è in trappola dentro ogni io, essa, ovviamente, è<br />

<strong>di</strong>visa in molteplici volontà che si esplicano nei limiti del proprio con<strong>di</strong>zionamento.<br />

È facile capire che ogni io possiede, per questo, una sua particolare volontà incosciente.<br />

Le innumerevoli volontà imprigionate negli io si scontrano frequentemente tra <strong>di</strong> loro,<br />

rendendoci pertanto incapaci, deboli, impotenti, miserabili e vittime delle circostanze.


Capitolo Ventinovesimo<br />

LA DECAPITAZIONE<br />

Man mano che si lavora su se stessi, si comprende sempre più quanto sia necessario eliminare<br />

ra<strong>di</strong>calmente dalla propria natura interiore tutto quello che ci rende così abominevoli.<br />

Le peggiori circostanze della vita, le situazioni più critiche, le vicende più <strong>di</strong>fficili, sono<br />

sempre molto proficue per l’auto-scoperta intima.<br />

Gli io più segreti affiorano sempre in frangenti insospettabili e critici, quando meno ce<br />

l’aspettiamo; se siamo in stato <strong>di</strong> allerta li scopriremo senz’altro.<br />

I perio<strong>di</strong> più tranquilli della vita sono proprio i meno favorevoli per il lavoro su se stessi.<br />

Esistono momenti della vita troppo complessi, nei quali si ha una marcata tendenza a<br />

identificarsi facilmente con gli avvenimenti e a <strong>di</strong>menticare completamente se stessi; in quegli<br />

istanti si commettono sciocchezze che non portano a nulla; eppure, se fossimo allerta, se invece<br />

<strong>di</strong> perdere la testa, in quegli stessi momenti, ci nicordassimo <strong>di</strong> noi, scopriremmo con stupore<br />

certi io dei quali non avremmo mai sospettato l’esistenza.<br />

Il senso dell’auto-osservazione intima è atrofizzato in ogni essere umano ma, lavorando<br />

seriamente e auto-osservandosi <strong>di</strong> momento in momento, questo senso si sviluppa<br />

progressivamente.<br />

Via via che il senso dell’auto-osservazione continua a svilupparsi me<strong>di</strong>ante il suo uso continuo,<br />

<strong>di</strong>verremo sempre più capaci <strong>di</strong> percepire <strong>di</strong>rettamente quegli io della cui esistenza non abbiamo<br />

mai avuto sentore.<br />

Davanti al senso dell’auto-osservazione intima, ognuno degli io che abitano al nostro interno<br />

assume realmente una figura segretamente affine al <strong>di</strong>fetto stesso che personifica.<br />

L’immagine <strong>di</strong> ciscuno <strong>di</strong> questi io ha senz’altro un certo inconfon<strong>di</strong>bile sapore psicologico,<br />

per mezzo del quale afferriamo, catturiamo, carpiamo istintivamente la sua intima natura ed il<br />

<strong>di</strong>fetto che la caratterizza.<br />

In principio, l’esoterista non sa da dove cominciare: sente il bisogno <strong>di</strong> lavorare su se stesso<br />

ma si trova completamente <strong>di</strong>sorientato.<br />

Approfittando dei momenti critici, delle situazioni sgradevoli, delle più avverse con<strong>di</strong>zioni,<br />

se stiamo allerta scopriremo i nostri principali <strong>di</strong>fetti, gli io che dobbiamo <strong>di</strong>sintegrare al più<br />

presto.<br />

A volte si comincia dall’ira o dall’amor proprio, o dal nefasto attimo <strong>di</strong> lussuria, ecc., ecc.<br />

In<strong>di</strong>spensabile è, soprattutto, cogliere in<strong>di</strong>zi durante i nostri stati psicologici quoti<strong>di</strong>ani, se<br />

davvero vogliamo cambiare definitivamente.<br />

Prima <strong>di</strong> addormentarci, sarebbe bene che esaminassimo i fatti accaduti durante il giorno, le<br />

situazioni imbarazzanti, la “fragorosa risata <strong>di</strong> Aristofane” ed il “sottile sorriso <strong>di</strong> Socrate”.


Potrebbe darsi che abbiamo ferito qualcuno con una risata, oppure messo a <strong>di</strong>sagio qualcun’altro<br />

con un sorriso od uno sguardo fuori luogo.<br />

Ricordatevi che, nell’esoterismo puro, è bene tutto ciò che si trova al suo posto ed è male<br />

tutto ciò che è fuori posto.<br />

L’acqua è utile al proprio posto, ma cattiva e dannosa fuori posto, quando inondasse la casa e<br />

provocasse danni.<br />

Il fuoco in cucina e nel suo spazio appropriato, oltre che utile, è buono; al <strong>di</strong> fuori <strong>di</strong> quello,<br />

se bruciasse i mobili della sala, sarebbe cattivo e dannoso.<br />

Qualsiasi virtù, per santa che sia, al suo posto è buona, ma fuori posto è cattiva e dannosa.<br />

Con le virtù è possibile danneggiare il prossimo. Per questo è in<strong>di</strong>spensabile fare ricorso alle<br />

virtù solo a tempo e luogo debito.<br />

Che <strong>di</strong>reste <strong>di</strong> un sacerdote che pre<strong>di</strong>casse la parola del Signore in un bordello? Che <strong>di</strong>reste <strong>di</strong><br />

un uomo tranquillo e tollerante che bene<strong>di</strong>cesse la banda <strong>di</strong> aggressori intenti a violentare la<br />

moglie e le figlie? Che <strong>di</strong>reste <strong>di</strong> questa tolleranza portata all’eccesso? Che pensare<br />

dell’atteggiamento caritatevole <strong>di</strong> un uomo che, invece <strong>di</strong> sfamare la propria famiglia, <strong>di</strong>stribuisse<br />

il denaro tra coloro che men<strong>di</strong>cano per spendere nella sod<strong>di</strong>sfazione del vizio? Come valutare un<br />

uomo servizievole che, a un bel momento, finisse per prestare il pugnale a un assassino?<br />

Ricor<strong>di</strong>amoci, cari lettori, che anche tra le note poetiche si nasconde il delitto. C’è molta<br />

virtù nei malvagi e molta malvagità nei virtuosi.<br />

Per quanto sembri incre<strong>di</strong>bile, il delitto si occulta perfino nello stesso profumo della preghiera.<br />

Il delitto si traveste da santo, usa le migliori virtù, si presenta come martire e officia ad<strong>di</strong>rittura<br />

nei templi sacri.<br />

Man mano che il senso dell’auto-osservazione intima si sviluppa in noi me<strong>di</strong>ante il suo uso<br />

continuo, potremo vedere tutti quegli io che servono da base al nostro temperamento in<strong>di</strong>viduale,<br />

per sanguigno o nervoso, flemmatico o bilioso che sia.<br />

Vogliate crederlo o no, <strong>di</strong>etro il nostro temperamento, nelle più remote profon<strong>di</strong>tà della Psiche,<br />

si nascondono le più esecrabili creazioni <strong>di</strong>aboliche.<br />

Con lo sviluppo continuo e progressivo del senso <strong>di</strong> auto-osservazione intima, è possibile<br />

vedere tali creazioni, osservare i mostri infernali dentro ai quali si trova intrappolata nientemeno<br />

che la Coscienza.<br />

Finchè l’uomo non abbia <strong>di</strong>ssolto queste creazioni dell’inferno, queste aberrazioni <strong>di</strong> se stesso,<br />

nel più profondo continuerà senz’altro ad essere qualcosa che non dovrebbe esistere: una<br />

deformità, un’abominazione.<br />

Ciò che più preoccupa in tutto questo è che l’abominevole non si rende conto della propria<br />

abominazione: si crede bello, giusto, una brava persona e ad<strong>di</strong>rittura si lamenta per<br />

l’incomprensione degli altri; si <strong>di</strong>spiace per l’ingratitu<strong>di</strong>ne dei suoi simili, <strong>di</strong>ce che non lo<br />

capiscono, piange e sostiene che tutto gli è dovuto, che lo hanno ricambiato in malo modo, ecc.,<br />

ecc.


Il senso dell’auto-osservazione intima ci permette <strong>di</strong> verificare <strong>di</strong>rettamente da soli il lavoro<br />

segreto con il quale, in un periodo <strong>di</strong> tempo predeterminato, stiamo <strong>di</strong>ssolvendo questo o quell’io<br />

(questo o quel <strong>di</strong>fetto psicologico), magari scoperto in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong>fficili e quando meno lo<br />

sospettavamo.<br />

Nella vita, non vi è mai capitato <strong>di</strong> pensare talvolta a quello che più o meno vi piace o <strong>di</strong>spiace?<br />

Avete riflettuto sui segreti meccanismi dell’azione? Perché volete una bella casa? Perché<br />

desiderate una macchina “ultimo modello”? Perché volete essere sempre all’ultima moda? Perché<br />

ambite non essere ambiziosi? Che cos’è che più vi ha offeso in quel momento? Che cosa, ieri, vi<br />

ha lusingato <strong>di</strong> più? Perché in quell’istante vi siete sentiti superiori a questo o quel tipo? A che<br />

ora vi siete sentiti superiori a qualcuno? Perché vi siete insuperbiti nel racconto dei vostri successi?<br />

Non avreste potuto tacere mentre criticavano una nota persona? Avete accettato un brin<strong>di</strong>si per<br />

sola cortesia? Avete accettato <strong>di</strong> fumare pur non avendone il vizio, magari per un gesto <strong>di</strong> ossequio<br />

o un concetto <strong>di</strong> virilità? Siete sicuri <strong>di</strong> essere stati sinceri in quella conversazione? E quando vi<br />

giustificate, quando vi lodate, quando raccontate i vostri successi, ripetendo ancora una volta<br />

quanto detto ad altri già prima, siete consapevoli <strong>di</strong> essere stati vanitosi?<br />

Il senso dell’auto-osservazione intima, oltre a permettervi <strong>di</strong> vedere chiaramente l’io che<br />

state <strong>di</strong>ssolvendo, vi consentirà <strong>di</strong> vedere anche i risultati, in termini precisi e sofferti, del vostro<br />

lavoro interiore.<br />

All’inizio, queste creazioni infernali, queste aberrazioni psichiche che purtroppo ci<br />

caratterizzano, sono più brutte e mostruose delle più orrende bestie mai apparse in fondo ai mari<br />

o nelle selve più intricate della terra. Via via che proce<strong>di</strong>amo nel lavoro, con il senso dell’autoosservazione<br />

interiore potremo rilevare il fatto non in<strong>di</strong>fferente che quelle abominazioni perdono<br />

volume, vanno rimpicciolendo...<br />

È interessante sapere che queste bestialità, man mano che si riducono <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione, man<br />

mano che perdono volume e rimpiccioliscono, guadagnano in bellezza, assumendo lentamente<br />

sembianze infantili; infine si <strong>di</strong>sintegrano e <strong>di</strong>ventano polvere cosmica. Allora, l’Essenza<br />

intrappolata si libera, si sprigiona, si sveglia.<br />

La mente non può <strong>di</strong> certo alterare alla ra<strong>di</strong>ce alcun <strong>di</strong>fetto psicologico; le facoltà razionali,<br />

ovviamente, possono permettersi il lusso <strong>di</strong> etichettare un <strong>di</strong>fetto con questo o quel nome, <strong>di</strong><br />

giustificarlo, <strong>di</strong> passarlo dall’uno all’altro livello, ecc., ma non possono, <strong>di</strong> per sé, annientarlo,<br />

<strong>di</strong>struggerlo.<br />

Abbiamo assoluta necessità <strong>di</strong> un potere igneo superiore alla mente, <strong>di</strong> un potere che sia in<br />

grado per se stesso <strong>di</strong> ridurre questo o quel <strong>di</strong>fetto psicologico in semplice polvere cosmica.<br />

Fortunatamente, esiste in noi quel potere serpentino, quel fuoco meraviglioso che gli antichi<br />

alchimisti me<strong>di</strong>oevali battezzarono con il misterioso nome <strong>di</strong> Stella Maris, la Vergine del Mare,<br />

il Mercurio della scienza <strong>di</strong> Hermes, la Tonantzin del Messico azteco, quella derivazione del<br />

nostro Essere intimo, Dio-Madre dentro <strong>di</strong> noi, sempre rappresentata con il Sacro Serpente dei<br />

Gran<strong>di</strong> Misteri.<br />

Se, dopo aver osservato e compreso profondamente questo o quel <strong>di</strong>fetto psicologico (questo<br />

o quell’io), supplichiamo la nostra Madre Cosmica in<strong>di</strong>viduale (ognuno infatti ha la propria)<br />

perché <strong>di</strong>sintegri, riduca in polvere cosmica il <strong>di</strong>fetto compreso, quell’io che è stato oggetto del<br />

nostro lavoro interiore, potete esserne certi, perderà volume e si ridurrà lentamente in polvere.


Tutto questo, naturalmente, comporta lavori <strong>di</strong> fondo ininterrotti e svolti in successive riprese,<br />

perché nessun io può essere mai <strong>di</strong>sintegrato all’istante. Il senso <strong>di</strong> auto-osservazione intima<br />

potrà constatare il progressivo avanzamento del lavoro relativo al <strong>di</strong>fetto che ci interessa<br />

<strong>di</strong>sintegrare davvero.<br />

Quantunque sembri strano, Stella Maris è il segno astrale della potenza sessuale umana.<br />

Ovviamente, Stella Maris ha il potere effettivo per <strong>di</strong>struggere le aberrazioni contenute nella<br />

nostra sfera psicologica interiore.<br />

La decapitazione <strong>di</strong> Giovanni Battista ci deve invitare a riflettere: non è possibile alcun<br />

cambiamento psicologico ra<strong>di</strong>cale se prima non si passa per la “decapitazione”.<br />

Tonantzin, Stella Maris, il nostro Essere derivato, potenza elettrica sconosciuta all’intera<br />

umanità, e che giace latente nel fondo stesso della nostra Psiche, gode ovviamente del potere<br />

che le permette <strong>di</strong> decapitare qualunque io prima <strong>di</strong> sottoporlo alla <strong>di</strong>sintegrazione finale.<br />

Stella Maris è quel fuoco filosofale che si trova latente in tutta la materia organica e inorganica.<br />

Gli impulsi Psicologici possono provocare l’azione intensa <strong>di</strong> questo fuoco e rendere quin<strong>di</strong><br />

possibile la decapitazione.<br />

Alcuni io vengono generalmente decapitati all’inizio del lavoro psicologico, altri a metà e gli<br />

ultimi alla fine. Come potenza ignea sessuale, Stella Maris ha piena coscienza del lavoro da<br />

svolgere ed esegue la decapitazione al momento opportuno, nell’istante adeguato.<br />

Finché non sia stata compiuta la <strong>di</strong>sintegrazione <strong>di</strong> tutte queste abominazioni psicologiche, <strong>di</strong><br />

ogni atto <strong>di</strong> lascivia, <strong>di</strong> tutte le nostre nefandezze (furto, invi<strong>di</strong>a, adulterio segreto o manifesto,<br />

ambizione <strong>di</strong> denaro o <strong>di</strong> poteri psichici e via <strong>di</strong>cendo), per quanto ci cre<strong>di</strong>amo persone per bene,<br />

<strong>di</strong> parola, sincere, cortesi, caritatevoli, belle dentro, ecc., non finiremo <strong>di</strong> essere altro che sepolcri<br />

imbiancati, belli fuori ma pieni <strong>di</strong> schifosa putre<strong>di</strong>ne dentro.<br />

L’eru<strong>di</strong>zione libresca, la pseudo-sapienza, l’informazione completa sulle Sacre Scritture (siano<br />

esse d’oriente o d’occidente, del nord o del sud), lo pseudo-occultismo, lo pseudo-esoterismo,<br />

l’assoluta sicurezza <strong>di</strong> essere ben documentati, il settarismo intransigente basato sulla piena<br />

convinzione e cose del genere, non servono a nulla, perché in fondo esistono effettivamente solo<br />

cose che ignoriamo: creazioni infernali, nefandezze e mostruosità che si nascondono <strong>di</strong>etro un<br />

bel viso, <strong>di</strong>etro un volto venerabile, sotto la santissima veste del sacro leader, ecc.<br />

Dobbiamo essere sinceri con noi stessi, domandarci che cosa vogliamo, perché se ci siamo<br />

accostati all’insegnamento gnostico per pura curiosità, se non è veramente il passare per la<br />

decapitazione ciò che desideriamo, allora stiamo ingannando noi stessi, stiamo <strong>di</strong>fendendo la<br />

nostra putre<strong>di</strong>ne, stiamo agendo da ipocriti.<br />

Nelle più venerabili scuole della sapienza esoterica e dell’occultismo c’è molta gente sincera,<br />

eppure in errore, che vorrebbe davvero auto-realizzarsi ma che non si de<strong>di</strong>ca alla <strong>di</strong>sintegrazione<br />

delle proprie abominazioni interiori.<br />

Sono in molti a credere che bastano le buone intenzioni per arrivare alla santità, ma è chiaro<br />

che finché non si lavora intensamente sugli io che portiamo <strong>di</strong> dentro, essi continueranno ad<br />

esistere nel sottofondo dello sguardo pietoso e della buona condotta.


È giunta l’ora <strong>di</strong> sapere che siamo dei malvagi travestiti con la tunica della santità, lupi con il<br />

pelo <strong>di</strong> pecora, cannibali acconciati da gran signori, carnefici nascosti <strong>di</strong>etro il sacro segno della<br />

croce...<br />

Per quanto maestosi possiamo apparire nei nostri templi o nelle nostre aule <strong>di</strong> luce e d’armonia,<br />

per quanto dolci e sereni ci vedano i nostri simili, per quanto umili e devoti sembriamo, nel<br />

fondo della nostra Psiche continuano ad esistere tutte le abominazioni dell’inferno e tutte le<br />

mostruosità delle guerre.<br />

In fatto <strong>di</strong> <strong>Psicologia</strong> <strong>Rivoluzionaria</strong> si rende per noi evidente la necessità <strong>di</strong> una trasformazione<br />

ra<strong>di</strong>cale e questa è possibile solo <strong>di</strong>chiarando una guerra a morte, spietata e crudele, contro noi<br />

stessi.<br />

Noi tutti non valiamo <strong>di</strong> certo alcunché: ciascuno <strong>di</strong> noi è una sciagura per la terra, quanto <strong>di</strong><br />

più esecrabile vi è in essa.<br />

Fortunatamente, Giovanni Battista ci ha insegnato il cammino segreto: “morire in se stessi<br />

me<strong>di</strong>ante la decapitazione psicologica”.


Capitolo Trentesimo<br />

IL CENTRO DI GRAVITÀ PERMANENTE<br />

Poiché non esiste una vera in<strong>di</strong>vidualità, è impossibile che esista continuità <strong>di</strong> propositi.<br />

Se non esiste “l’in<strong>di</strong>viduo” psicologico, se in ognuno <strong>di</strong> noi vivono molte persone, se non c’è<br />

un soggetto responsabile, sarebbe assurdo pretendere da qualcuno continuità <strong>di</strong> propositi.<br />

Sappiamo già che dentro ogni persona vivono molte persone: dunque, in noi, il pieno senso<br />

della responsabilità non esiste per nulla.<br />

Ciò che un dato io afferma in un dato momento, non può assolutamente essere preso sul serio,<br />

a causa del fatto che un qualsiasi altro io può affermare l’esatto contrario in ogni altro momento.<br />

Il grave è, tra l’altro, che molta gente crede <strong>di</strong> possedere senso <strong>di</strong> responsabilità morale e si<br />

auto-inganna affermando <strong>di</strong> essere sempre la stessa.<br />

Ci sono persone che, ad un certo momento della loro vita, si accostano agli stu<strong>di</strong> gnostici:<br />

brillano della forza del loro anelito, si entusiasmano nel lavoro esoterico e giurano persino <strong>di</strong><br />

consacrare l’intera loro esistenza a questi argomenti.<br />

Tutti i fratelli del nostro movimento arrivano perfino ad ammirare senza riserve un tale<br />

entusiasmo.<br />

Al vedere persone <strong>di</strong> questo genere, tanto devote, determinate e sincere, non si può fare a<br />

meno <strong>di</strong> provare una grande allegria.<br />

Tuttavia, l’i<strong>di</strong>llio non dura molto: un giorno, per questo o quel motivo, giusto o ingiusto,<br />

semplice o complesso, la persona si ritira dalla Gnosi: allora abbandona il lavoro e, per aggiustare<br />

le cose o nel tentativo <strong>di</strong> giustificarsi, aderisce a qualche altra organizzazione mistica e pensa<br />

che, dopotutto, sia meglio così.<br />

Tutto questo andare e venire, tutto questo interminabile cambiamento <strong>di</strong> scuole, sette o religioni,<br />

è dovuto alla molteplicità <strong>di</strong> io che in noi lottano tra <strong>di</strong> loro per la supremazia.<br />

Poichè ogni io possiede un proprio criterio, una propria mente ed idee proprie, è del tutto<br />

normale questa girandola <strong>di</strong> pareri, questo costante sfarfallare tra le organizzazioni, <strong>di</strong> ideale in<br />

ideale...<br />

La persona, in sé, non è altro che una macchina, veicolo <strong>di</strong> volta in volta utile all’uno o<br />

all’altro io.<br />

Alcuni io mistici portano all’auto-ingannano: dopo aver abbandonato questa o quella setta<br />

giungono alla conclusione <strong>di</strong> credersi dei, brillano come fuochi fatui e infine svaniscono.<br />

Ci sono persone che si affacciano per un attimo al lavoro esoterico e poi, non appena interviene<br />

un altro io, abbandonano definitivamente questi stu<strong>di</strong> e si lasciano risucchiare dalla vita.<br />

Se uno non lotta contro la vita, ovviamente questa lo <strong>di</strong>vora e sono veramente rari gli aspiranti<br />

che non se ne lasciano prendere.


Il centro <strong>di</strong> gravità permanente non può esistere, avendo dentro <strong>di</strong> noi una molteplicità <strong>di</strong> io.<br />

È del tutto normale che non tutti si auto-realizzino intimamente. Sappiamo bene che l’autorealizzazione<br />

intima dell’Essere esige continuità <strong>di</strong> propositi e siccome è molto <strong>di</strong>fficile trovare<br />

qualcuno che possegga un centro <strong>di</strong> gravità permanente, non è poi tanto strano che sia rarissima<br />

la persona in grado <strong>di</strong> arrivare alla profonda auto-realizzazione interiore.<br />

La cosa normale è che ci si entusiasmi per il lavoro esoterico e poi lo si abbandoni, mentre è<br />

strano che qualcuno non lo lasci e giunga alla meta.<br />

In nome della verità affermiamo che il Sole sta facendo un esperimento <strong>di</strong> laboratorio molto<br />

complicato e terribilmente <strong>di</strong>fficile.<br />

All’interno dell’animale intellettuale, a torto detto uomo, esistono germi che, opportunamente<br />

sviluppati, possono renderci uomini solari.<br />

È bene precisare, tuttavia, che non sempre questi germi si sviluppano, anzi, <strong>di</strong> norma<br />

degenerano e purtroppo si perdono.<br />

In ogni caso, tali germi, che dovrebbero trasformarci in “uomini solari”, hanno bisogno <strong>di</strong><br />

un’ambiente adeguato, poiché è risaputo che il seme, in ambiente sterile, non germina ma va<br />

perso.<br />

Perché la reale semenza dell’uomo, depositata nelle ghiandole sessuali, possa germinare, si<br />

richiede continuità <strong>di</strong> propositi ed un corpo fisico normale.<br />

Se gli scienziati continueranno a fare esperimenti sulle ghiandole <strong>di</strong> secrezione interna,<br />

qualsiasi possibilità <strong>di</strong> sviluppo dei germi solari potrà andare perduta.<br />

Quantunque sembri incre<strong>di</strong>bile, le formiche hanno già attraversato un processo del genere, in<br />

un remoto passato della nostra Terra.<br />

C’è da stupirsi al vedere la perfezione <strong>di</strong> un agglomerato <strong>di</strong> formiche. L’or<strong>di</strong>ne che regna in<br />

qualunque formicaio è senz’altro formidabile.<br />

Quegli Iniziati che hanno risvegliato la Coscienza sanno, per <strong>di</strong>retta esperienza mistica, che<br />

le formiche, in tempi neppur vagamente immaginabili dai massimi storiografi, furono una razza<br />

umana che creò una poderosa civiltà socialista.<br />

Dalla loro organizzazione epurarono quin<strong>di</strong> i <strong>di</strong>ttatori, soffocarono le <strong>di</strong>verse sette religiose<br />

ed il libero arbitrio, poiché tutto ciò sottraeva loro il potere, mentre lo scopo era un regime<br />

totalitario, nel senso più completo della parola.<br />

In queste con<strong>di</strong>zioni, eliminata l’iniziativa in<strong>di</strong>viduale ed il <strong>di</strong>ritto alla religione, l’animale<br />

intellettuale precipitò nella degenerazione e nell’involuzione.<br />

A tutto questo si aggiunsero gli esperimenti scientifici: trapianti <strong>di</strong> organi, <strong>di</strong> ghiandole,<br />

esperimenti ormonali, ecc., il cui risultato fu un rimpicciolimento graduale e l’alterazione<br />

morfologica <strong>di</strong> quegli organismi umani fino a trasformarli, alla fine, nelle formiche che oggi<br />

ve<strong>di</strong>amo.


Quella civiltà e tutto l’insieme <strong>di</strong> attività collegate all’or<strong>di</strong>ne sociale costituito <strong>di</strong>vennero<br />

meccanici e si perpetuarono <strong>di</strong> padre in figlio. Oggi c’è da stupirsi al vedere un formicaio, ma<br />

non possiamo far a meno <strong>di</strong> lamentarne la mancanza <strong>di</strong> intelligenza.<br />

Se non lavoriamo su noi stessi, involviamo e degeneriamo in modo pauroso.<br />

L’esperimento che il Sole sta facendo nel laboratorio della natura, oltre che per la sua <strong>di</strong>fficoltà,<br />

ha dato indubbiamente pochissimi risultati.<br />

È possibile creare “uomini solari” solo quando in ognuno <strong>di</strong> noi esista una vera <strong>di</strong>sposizione<br />

a collaborare.<br />

La creazione dell’uomo solare non è possibile se prima non stabiliamo al nostro interno un<br />

centro <strong>di</strong> gravità permanente.<br />

Come potremmo avere continuità <strong>di</strong> propositi se non ponessimo il centro <strong>di</strong> gravità nella<br />

nostra Psiche?<br />

Qualsiasi razza che il Sole crea in natura non ha altro scopo che quello <strong>di</strong> servire agli interessi<br />

<strong>di</strong> questa creazione e all’esperimento solare.<br />

Se il Sole fallisse nel suo esperimento, perderebbe ogni interesse per una razza del genere ed<br />

essa resterebbe <strong>di</strong> fatto condannata alla <strong>di</strong>struzione e all’involuzione.<br />

Ciascuna delle razze che sono esistite sulla faccia della Terra è servita per l’esperimento<br />

solare: da ognuna il Sole ha ottenuto qualche successo, raccogliendo piccoli gruppi <strong>di</strong> “uomini<br />

solari”.<br />

Quando una razza ha dato i propri frutti, scompare per gra<strong>di</strong>, oppure perisce violentemente<br />

con immani catastrofi.<br />

La creazione <strong>di</strong> “uomini solari” è possibile quando si lotta per rendersi in<strong>di</strong>pendenti dalle<br />

forze lunari: non c’è dubbio, infatti, che tutti quegli io presenti nella nostra Psiche sono<br />

esclusivamente <strong>di</strong> tipo lunare.<br />

Sarebbe del tutto impossibile liberarci dalla forza lunare se prima non stabilissimo in noi un<br />

centro <strong>di</strong> gravità permanente.<br />

Come possiamo <strong>di</strong>ssolvere la totalità dell’io pluralizzato se non abbiamo continuità <strong>di</strong><br />

propositi? In che modo avere continuità <strong>di</strong> propositi senza previamente stabilire nella nostra<br />

Psiche un centro <strong>di</strong> gravità permanente?<br />

La razza attuale ha, senza dubbio, condannato se stessa alla degenerazione e all’involuzione<br />

perché, invece <strong>di</strong> rendersi ìn<strong>di</strong>pendente dall’influenza lunare, ha perso ogni interesse per<br />

l’intelligenza solare.<br />

Il vero uomo non può sorgere me<strong>di</strong>ante la meccanica evolutiva. Sappiamo bene che<br />

l’evoluzione, e la sua corrispondente gemella involuzione, sono due Leggi che reggono<br />

semplicemente l’asse meccanico <strong>di</strong> tutta la natura. Ci si evolve fino a un certo punto perfettamente<br />

definito e poi subentra il processo involutivo; ad ogni salita segue una <strong>di</strong>scesa e viceversa.


Noi siamo solamente macchine controllate da <strong>di</strong>versi io. Serviamo all’economia della natura<br />

e non abbiamo un’in<strong>di</strong>vidualità definita, come a torto suppongono molti pseudo-esoteristi e<br />

pseudo-occultisti.<br />

Occorre cambiare con la massima urgenza, perché i germi dell’uomo <strong>di</strong>ano i loro frutti.<br />

Solo lavorando su noi stessi, con autentica continuità <strong>di</strong> propositi e pieno senso <strong>di</strong> responsabilità<br />

morale, possiamo trasformarci in “uomini solari”. Questo implica consacrare l’intera nostra<br />

esistenza al lavoro esoterico su noi stessi.<br />

Chi spera <strong>di</strong> giungere allo “stato solare” grazie alla meccanica dell’evoluzione, inganna se<br />

stesso e si condanna <strong>di</strong> fatto alla degenerazione involutiva.<br />

Nel lavoro esoterico non possiamo concederci il lusso <strong>di</strong> essere versatili; chi ha idee volubili,<br />

chi oggi lavora sulla propria Psiche e domani si lascia fagocitare dalla vita, chi cerca scuse e<br />

giustificazioni per abbandonare il lavoro esoterico, finisce per degenerare ed involvere.<br />

Qualcuno trascina nel tempo il suo errore, lascia tutto a domani, mentre bada a migliorare la<br />

posizione economica, senza tener conto che l’esperimento solare è qualcosa <strong>di</strong> molto <strong>di</strong>verso dal<br />

suoi criteri e dai suoi scontati progetti.<br />

Non è certo facile <strong>di</strong>ventare uomini solari quando abbiamo la luna dentro <strong>di</strong> noi (l’ego è<br />

lunare).<br />

La Terra ha due lune: la seconda si chiama Lilith ed è un po’ più lontana della luna bianca.<br />

Gli astronomi vedono Lilith come una lenticchia, perché è <strong>di</strong> proporzioni molto ridotte. Quella<br />

è la luna nera.<br />

Le forze più sinistre dell’ego giungono alla Terra da Lilith e producono risultati psicologici<br />

infraumani e bestiali.<br />

I crimini della stampa rossa, gli assassinii più mostruosi della storia, i delitti più insospettabili<br />

e via <strong>di</strong>cendo, si devono alle onde vibratorie <strong>di</strong> Lilith.<br />

La duplice influenza lunare, rappresentata dall’ego che ogni essere umano ha dentro <strong>di</strong> sé, fa<br />

<strong>di</strong> noi un vero fallimento.<br />

Se non ve<strong>di</strong>amo l’urgenza <strong>di</strong> consacrare tutta la nostra esistenza al lavoro su noi stessi per<br />

liberarci dalla doppia influenza lunare, finiremo ingoiati dalla luna, involvendo e degenerando<br />

sempre più in un succedersi <strong>di</strong> determinati livelli che, a ragion veduta, potremmo definire<br />

incoscienti e infracoscienti.<br />

La cosa più grave è che non posse<strong>di</strong>amo una vera in<strong>di</strong>vidualità: se avessimo un centro <strong>di</strong><br />

gravità permanente, lavoreremmo seriamente fino ad ottenere lo “stato solare”.<br />

In queste questioni, però, si trovano talmente tante scuse, scappatoie sempre <strong>di</strong>verse ed<br />

attrazioni tanto affascinanti che, in genere, è quasi impossibile comprendere l’urgenza del lavoro<br />

esoterico.<br />

Malgrado tutto, il piccolo margine <strong>di</strong> libero arbitrio che ci rimane, unito all’insegnamento


gnostico orientato verso il lavoro pratico, potrebbero servirci da base per i nostri nobili propositi<br />

riguardo all’esperimento solare.<br />

La mente volubile non capisce ciò che stiamo <strong>di</strong>cendo: legge questo capitolo e poi lo <strong>di</strong>mentica;<br />

dopo verrà un altro libro e un altro ancora, e da ultimo finirà per aderire a qualche istituzione che<br />

venda il passaporto per il Cielo, che parli in termini più ottimistici, che assicuri como<strong>di</strong>tà nell’al<br />

<strong>di</strong> là.<br />

Così è la gente: vere e proprie marionette controllate da fili invisibili, burattini meccanici con<br />

idee volubili e senza continuità <strong>di</strong> propositi.


Capitolo Trentunesimo<br />

IL LAVORO ESOTERICO GNOSTICO<br />

Per lavorare seriamente su se stessi, occorre stu<strong>di</strong>are la Gnosi e utilizzare da subito le idee<br />

pratiche riportate in quest’opera.<br />

D’altronde, non potremmo lavorare su <strong>di</strong> noi per <strong>di</strong>ssolvere questo o quell’io senza averlo<br />

preventivamente osservato.<br />

L’auto-osservazione apre un varco al nostro interno perché vi penetri un raggio <strong>di</strong> luce.<br />

Ogni io si esprime in un certo modo nella mente, in altro modo nel cuore e in modo ancor<br />

<strong>di</strong>verso nel sesso.<br />

Occorre osservare l’io che abbiamo catturato in un certo momento ed è in<strong>di</strong>spensabile vederlo<br />

in ciascuno <strong>di</strong> questi tre centri del nostro organismo.<br />

Se staremo allerta nei rapporti con la gente, vigili come la sentinella in tempo <strong>di</strong> guerra, ci<br />

potremo auto-scoprire.<br />

A che ora è stata ferita la vostra vanità? Il vostro orgoglio? Lo ricordate? Che cosa vi ha più<br />

contrariato, quest’oggi? Qual è stato il motivo <strong>di</strong> questa contrarietà? Quale la sua causa segreta?<br />

Ecco che cosa stu<strong>di</strong>are! Osservate la mente, il cuore, il sesso...<br />

La vita pratica è una scuola meravigliosa: nelle interrelazioni si possono scoprire gli io che<br />

portiamo dentro.<br />

Me<strong>di</strong>ante l’auto-osservazione, qualsiasi contrarietà, qualunque incidente ci può condurre alla<br />

scoperta <strong>di</strong> un io, che può esser <strong>di</strong> amor proprio, invi<strong>di</strong>a, gelosia, ira, cupi<strong>di</strong>gia, sospetto, calunnia,<br />

lussuria, ecc.<br />

Occorre conoscere se stessi prima <strong>di</strong> poter conoscere gli altri. Imparare a vedere il punto <strong>di</strong><br />

vista altrui è in<strong>di</strong>spensabile.<br />

Se ci mettiamo al posto degli altri, scopriamo che i <strong>di</strong>fetti psicologici, che noi rinfacciamo<br />

loro, dentro <strong>di</strong> noi sono più che d’avanzo.<br />

Nel lavoro esoterico, amare il prossimo è in<strong>di</strong>spensabile, ma amare gli altri è impossibile se<br />

prima non impariamo a metterci nei loro panni.<br />

La crudeltà continuerà ad esistere sulla faccia della terra finché non avremo imparato a<br />

considerare il punto <strong>di</strong> vista altrui.<br />

Ma se non si ha il coraggio <strong>di</strong> vedere se stessi, com’è possibile mettersi al posto degli altri?<br />

Perché dovremmo esclusivamente vedere l’aspetto negativo delle altre persone?<br />

L’antipatia meccanica verso qualcuno che ve<strong>di</strong>amo per la prima volta è la <strong>di</strong>mostrazione che<br />

non sappiamo metterci nei panni degli altri, che non amiamo il prossimo, che abbiamo la Coscienza<br />

davvero addormentata.


Una certa persona ci è antipatica? Per quale motivo? Forse perché a volte beve? Osserviamoci...<br />

Siamo sicuri della nostra virtù? Siamo sicuri <strong>di</strong> non aver dentro <strong>di</strong> noi l’io dell’ubriachezza?<br />

Sarebbe meglio se, vedendo un ubriaco fare pagliacciate, <strong>di</strong>cessimo: «Quello sono io: che<br />

pagliacciate sto facendo! ... »<br />

Siete donne oneste e virtuose e per questo non potete sopportare una certa signora? Avete<br />

antipatia nei suoi confronti? Perché? Vi sentite davvero sicure <strong>di</strong> voi stesse? Credete <strong>di</strong> non<br />

avere dentro <strong>di</strong> voi l’io della lussuria? Pensate che quella donna, malvista per gli scandali e i<br />

facili costumi, sia perversa? Siete davvero sicure che dentro <strong>di</strong> voi non esistano la stessa lascivia<br />

e perversione che vedete in quella donna?<br />

Sarebbe meglio se vi auto-osservaste intimamente e, in profonda me<strong>di</strong>tazione, vi metteste nei<br />

panni <strong>di</strong> colei che tanto o<strong>di</strong>ate.<br />

È urgente mettere a frutto il lavoro esoterico gnostico; è in<strong>di</strong>spensabile comprenderlo e<br />

apprezzarlo se aneliamo realmente ad un cambiamento ra<strong>di</strong>cale.<br />

Diventa in<strong>di</strong>spensabile saper amare i nostri simili, stu<strong>di</strong>are la Gnosi e <strong>di</strong>ffondere tra la gente<br />

questo insegnamento, altrimenti si cade nell’egoismo.<br />

Se ci si de<strong>di</strong>ca al lavoro esoterico su se stessi ma non si dà l’insegnamento agli altri, il progresso<br />

interiore risulta molto <strong>di</strong>fficile, per mancanza <strong>di</strong> amore verso il prossimo.<br />

“Colui che dà riceve e, quanto più dà, più riceve, mentre a chi non dà sarà tolto anche quel<br />

poco che ha.” Questa è la Legge.


Capitolo Trentaduesimo<br />

LA PREGHIERA NEL LAVORO<br />

Osservazione, giu<strong>di</strong>zio ed esecuzione sono i tre fattori basilari della <strong>di</strong>ssoluzione. Primo: si<br />

osserva. Secondo: si giu<strong>di</strong>ca. Terzo: si giustizia.<br />

In tempo <strong>di</strong> guerra, le spie vengono osservate, poi giu<strong>di</strong>cate e infine fucilate.<br />

Nell’interrelazione con il prossimo esiste auto-scoperta ed autorivelazione. Chi rinuncia alla<br />

convivenza con i propri simili, rinuncia anche all’auto-scoperta.<br />

Qualunque caso della vita, per quanto insignificante possa sembrare, è senz’altro causato da<br />

un attore dentro <strong>di</strong> noi, un aggregato psichico, un io.<br />

L’autoscoperta è possibile quando ci troviamo in stato <strong>di</strong> allerta-percezione, allerta-novità.<br />

L’io scoperto in flagrante dev’essere osservato accuratamente nel nostro cervello, nel cuore,<br />

nel sesso.<br />

Un qualsiasi io <strong>di</strong> lussuria potrebbe manifestarsi nel cuore come amore, nel cervello come un<br />

ideale..., ma se ponessimo attenzione al sesso sentiremmo una certa e inconfon<strong>di</strong>bile eccitazione<br />

morbosa.<br />

Ogni io deve essere giu<strong>di</strong>cato in modo definitivo. Dobbiamo metterlo sul banco degli imputati<br />

e giu<strong>di</strong>carlo impietosamente.<br />

Se davvero vogliamo prender coscienza dell’io che desideriamo estirpare dalla nostra Psiche,<br />

dobbiamo escludere qualsiasi scusa, giustificazione o considerazione.<br />

L’esecuzione è <strong>di</strong>versa: non sarebbe possibile giustiziare un qualsiasi io senza averlo prima<br />

osservato e giu<strong>di</strong>cato.<br />

La preghiera nel lavoro psicologico è fondamentale per la <strong>di</strong>ssoluzione. Occorre un potere<br />

che sia superiore alla mente se si vuole davvero <strong>di</strong>sintegrare un determinato io.<br />

La mente, <strong>di</strong> per sé sola, non potrà mai <strong>di</strong>sintegrare un io: questo è fuori <strong>di</strong>scussione.<br />

Pregare è conversare con Dio. Se veramente vogliamo <strong>di</strong>sintegrare gli io, nella nostra intimità<br />

dobbiamo fare appello a Dio Madre. Chi non ama la propria Madre, il figlio ingrato, fallirà nel<br />

lavoro su se stesso.<br />

Ciascuno <strong>di</strong> noi ha la propria personale Madre Divina in<strong>di</strong>viduale: ella è, in sé, una parte del<br />

nostro Essere, una parte derivata.<br />

Tutti i popoli antichi tributarono culto a Dio Madre nel più profondo del proprio Essere. Il<br />

principio femminile dell’Eterno è Iside, Maria, Tonantzin, Cibele, Rea, Adonia, Insoberta, ecc.<br />

Se nel piano puramente fisico abbiamo un padre e una madre, anche nel più profondo del<br />

nostro Essere abbiamo il nostro Padre che <strong>di</strong>mora in segreto e la nostra Divina Madre Kundalini.


Ci sono tanti Padri in Cielo quanti sono gli uomini sulla terra. Nel nostro intimo, Dio Madre<br />

è l’aspetto femminile <strong>di</strong> nostro Padre che <strong>di</strong>mora in segreto.<br />

Egli ed Ella sono in effetti le due parti superiori del nostro Essere intimo. Egli ed Ella sono<br />

sostanzialmente il nostro Reale Essere, ben al <strong>di</strong> là dell’io della psicologia.<br />

Egli si sdoppia in Ella e comanda, <strong>di</strong>rige, istruisce. Ella elimina gli elementi indesiderabili<br />

che ci portiamo in seno, a con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> un continuo lavoro su noi stessi.<br />

Quando saremo morti alla ra<strong>di</strong>ce, quando tutti gli elementi indesiderabili saranno stati eliminati,<br />

dopo molti lavori coscienti e sacrifici volontari, ci fonderemo ed integreremo con il Padre-Madre:<br />

saremo allora Dei meravigliosamente sublimi, al <strong>di</strong> là del bene e del male.<br />

La nostra personale Madre Divina in<strong>di</strong>viduale, per mezzo dei suoi poteri <strong>di</strong> fuoco, può ridurre<br />

in polvere cosmica uno qualunque -tra i tanti io- che sia stato previamente osservato e giu<strong>di</strong>cato.<br />

Non è necessaria una formula specifica per pregare la nostra intima Madre Divina. Dobbiamo<br />

essere molto semplici e naturali nel rivolgerci a Lei. Il bimbo che si rivolge alla mamma non<br />

adopera formule specifiche: <strong>di</strong>ce quello che gli esce dal cuore e basta.<br />

Nessun io si <strong>di</strong>ssolve istantaneamente; la nostra Divina Madre deve lavorare e persino soffrire<br />

moltissimo prima <strong>di</strong> ottenere l’annientamento <strong>di</strong> qualsiasi io.<br />

De<strong>di</strong>catevi all’introspezione, <strong>di</strong>rigete nell’intimo la vostra preghiera, cercando interiormente<br />

la vostra Divina Signora e con suppliche sincere potrete parlarle. Pregatela <strong>di</strong> <strong>di</strong>sintegrare quell’io<br />

che avrete in precedenza osservato e giu<strong>di</strong>cato.<br />

Il senso dell’auto-osservazione Intima, man mano che si svilupperà, vi permetterà <strong>di</strong> verificare<br />

il progressivo avanzamento del vostro lavoro.<br />

Comprensione e <strong>di</strong>scernimento sono fondamentali; è però in<strong>di</strong>spensabile qualcosa <strong>di</strong> più, se<br />

si vuole davvero <strong>di</strong>sintegrare il me stesso.<br />

La mente può permettersi il lusso <strong>di</strong> etichettare qualsiasi <strong>di</strong>fetto, passarlo dall’uno all’altro<br />

ambito, esibirlo o nasconderlo, ma non potrà mai alterarlo in modo fondamentale.<br />

E necessario un potere speciale, superiore alla mente, un potere <strong>di</strong> fuoco capace <strong>di</strong> ridurre in<br />

cenere qualsiasi <strong>di</strong>fetto.<br />

Stella Maris, la nostra Divina Madre, ha questo potere: può polverizzare qualunque <strong>di</strong>fetto<br />

psicologico.<br />

La nostra Divina Madre vive nella nostra intimità, al <strong>di</strong> là del corpo, degli affetti e della<br />

mente. Ella è <strong>di</strong> per se stessa un potere igneo superiore alla mente.<br />

La nostra personale Madre Cosmica in<strong>di</strong>viduale possiede saggezza, amore e potere. In Lei<br />

esiste assoluta perfezione.<br />

I buoni propositi, benché continuamente ripetuti, non servono a nulla, non portano a nulla.<br />

A nulla servirebbe ripetere ogni giorno: «Non devo abbandonarmi alla lussuria», perché gli<br />

io lascivi continueranno lo stesso ad esistere nel fondo della nostra Psiche.


Neppure servirebbe ogni giorno ripetere: «Non devo arrabbiarmi più», perché gli io dell’ira<br />

continueranno comunque ad esistere nel nostro fondo psicologico.<br />

Tantomeno servirebbe <strong>di</strong>re tutti i giorni: «Non voglio più comportarmi da avido», perché nei<br />

vari ripieghi della nostra Psiche gli io dell’avi<strong>di</strong>tà continueranno ugualmente ad esistere.<br />

Non avrebbe alcun senso appartarsi dal mondo per rinchiudersi in un convento o vivere in una<br />

caverna: gli io che si trovano dentro <strong>di</strong> noi continuerebbero ad esistere.<br />

Alcuni anacoreti che vivevano in grotte, con una rigorosa <strong>di</strong>sciplina, arrivarono all’estasi dei<br />

santi e furono portati nei cieli, dove videro e u<strong>di</strong>rono cose che agli esseri umani non è dato<br />

comprendere; ciò nonostante, gli io continuarono ad esistere dentro <strong>di</strong> loro.<br />

L’Essenza può senz’altro sfuggire dall’io, grazie a rigorose <strong>di</strong>scipline, e godere così dell’estasi,<br />

ma dopo la felice esperienza ritorna all’interno del me stesso.<br />

Chi si è abituato all’estasi senza aver <strong>di</strong>ssolto l’ego crede già <strong>di</strong> aver ottenuto la liberazione,<br />

ma si autoinganna credendosi un Maestro e anzi finisce per involvere nelle regioni sommerse.<br />

Non oseremmo mai pronunciarci contro il rapimento mistico, contro l’estasi e la felicità<br />

dell’Anima in assenza dell’ego.<br />

Vogliamo solo rimarcare la necessità <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssolvere l’io per ottenere la liberazione finale.<br />

L’Essenza <strong>di</strong> qualsiasi anacoreta <strong>di</strong>sciplinato, abituata a sfuggire all’io, ripete l’impresa dopo<br />

la morte del corpo fisico: gode per un certo tempo dell’estasi e poi torna -come il Genio della<br />

lampada <strong>di</strong> Ala<strong>di</strong>no- dentro la bottiglia, nell’ego, nel me stesso.<br />

A quell’Essenza allora non resta altro rime<strong>di</strong>o che tornare a prendere un nuovo corpo fisico,<br />

con lo scopo <strong>di</strong> ripetere la vita sul tappeto dell’esistenza.<br />

Molti mistici che <strong>di</strong>sincarnarono nelle caverne dell’Himalaya, in Asia Centrale, sono ora<br />

persone qualsiasi, gente volgare <strong>di</strong> questo mondo, nonostante i loro seguaci ancora li adorino e<br />

li venerino.<br />

Qualunque proposito <strong>di</strong> liberazione, per gran<strong>di</strong>oso che sia, se non tiene in considerazione la<br />

necessità <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssolvere l’ego, è destinato a fallire.


INDICE<br />

Capitolo 1 - IL LIVELLO DELL’ESSERE ......................................................................... 2<br />

Capitolo 2 - LA SCALA MERAVIGLIOSA ....................................................................... 5<br />

Capitolo 3 - RIBELLIONE PSICOLOGICA ....................................................................... 7<br />

Capitolo 4 - L’ESSENZA...................................................................................................... 9<br />

Capitolo 5 - ACCUSARE SE STESSI ............................................................................... 11<br />

Capitolo 6 - LA VITA ......................................................................................................... 13<br />

Capitolo 7 - LO STATO INTERIORE ............................................................................... 15<br />

Capitolo 8 - STATI SBAGLIATI ....................................................................................... 17<br />

Capitolo 9 - VICENDE PERSONALI................................................................................ 19<br />

Capitolo 10 - I DIVERSI IO ................................................................................................. 21<br />

Capitolo 11 - L’AMATO EGO ............................................................................................. 23<br />

Capitolo 12 - IL CAMBIAMENTO RADICALE ............................................................... 25<br />

Capitolo 13 - OSSERVATORE E OSSERVATO ............................................................... 27<br />

Capitolo 14 - PENSIERI NEGATIVI................................................................................... 29<br />

Capitolo 15 - L’INDIVIDUALITÀ ...................................................................................... 32<br />

Capitolo 16 - IL LIBRO DELLA VITA............................................................................... 35<br />

Capitolo 17 - CREATURE MECCANICHE ....................................................................... 37<br />

Capitolo 18 - IL PANE SUPERSOSTANZIALE ................................................................ 39<br />

Capitolo 19 - IL BUON PADRONE DI CASA ................................................................... 41<br />

Capitolo 20 - I DUE MONDI ................................................................................................ 43<br />

Capitolo 21 - OSSERVAZIONE DI SE STESSI ................................................................ 45<br />

Capitolo 22 - LA CHIACCHIERA ....................................................................................... 47<br />

Capitolo 23 - IL MONDO DELLE RELAZIONI................................................................ 49<br />

Capitolo 24 - LA CANZONE PSICOLOGICA ................................................................... 51<br />

Capitolo 25 - RITORNO E RICORRENZA ........................................................................ 55<br />

Capitolo 26 - AUTOCOSCIENZA INFANTILE ................................................................ 57<br />

Capitolo 27 - IL PUBBLICANO E IL FARISEO ............................................................... 59<br />

Capitolo 28 - LA VOLONTÀ ............................................................................................... 60<br />

Capitolo 29 - LA DECAPITAZIONE .................................................................................. 65<br />

Capitolo 30 - IL CENTRO DI GRAVITÀ PERMANENTE .............................................. 70<br />

Capitolo 31 - IL LAVORO ESOTERICO GNOSTICO...................................................... 75<br />

Capitolo 32 - LA PREGHIERA NEL LAVORO ................................................................ 77

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