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<strong>Centro</strong> <strong>Studi</strong> <strong>sul</strong> <strong>Federalismo</strong><br />

Simona Calissano<br />

“L’Europa in prima pagina.<br />

Il giornalismo europeista e federalista nel secondo dopoguerra”<br />

dato alle stampe con frequenza irregolare (“sarà pubblicato periodicamente ed ogni<br />

volta che particolari circostanze lo rendessero necessario” si legge nell’articolo<br />

introduttivo del primo numero 66 ) sino al giugno 1948 (in totale sette numeri), quando<br />

Altiero Spinelli venne eletto segretario generale del MFE (e lo stesso centro direttivo, di<br />

conseguenza, venne spostato nella capitale). Durante la pubblicazione di questi sette<br />

numeri il movimento, in seguito alle dimissioni del segretario Umberto Campagnolo,<br />

era retto da un organo collegiale; il bollettino fu influenzato in un primo tempo dalla<br />

corrente di maggioranza – nella quale rientravano lo stesso Usellini, Augusto Monti,<br />

Luigi Gorini e Giacomo Devoto, solo per citarne alcuni – contraria all’avvio del<br />

processo d’unificazione europea nel quadro del blocco occidentale (poco tempo prima<br />

della nascita del bollettino, il 5 giugno 1947, era stato annunciato il varo del Piano<br />

Marshall e in luglio i paesi dell’Est europeo, su pressioni di Mosca, avevano respinto la<br />

partecipazione al programma di aiuti). Al Congresso nazionale di Milano (15-17<br />

febbraio 1948), tuttavia, iniziò a prevalere la corrente capeggiata da Spinelli e Rossi<br />

(quella del “cominciare a Occidente”) nella quale finì per confluire Usellini, prossimo<br />

ad essere nominato segretario aggiuntivo del UEF. Dal punto di vista del contenuto,<br />

quindi, il bollettino d’informazioni seguì l’alternarsi di questi due orientamenti. Non a<br />

caso il primo numero si apriva proprio con una riflessione di Usellini <strong>sul</strong>la proposta di<br />

George Marshall improntata alla moderazione 67 : “Non è minimamente da credere –<br />

scriveva il direttore – che di fronte alla rottura fra i tre [Gran Bretagna, Francia e Urss] a<br />

Parigi e per le conseguenze che essa può avere, la ragione d’essere e la funzione del<br />

movimento federalista europeo venga meno. Anzi, si può senz’altro affermare che esse<br />

sono di gran lunga accresciute. In linea politica a nessuno meglio che ai federalisti<br />

spetterà il compito di scoprire gli eventuali secondi fini della ricostruzione dell’Europa<br />

occidentale e di denunciarli come, d’altro canto, d’individuare e sottolineare tutte quelle<br />

lesioni dell’indipendenza dei piccoli stati che si compissero nell’Europa orientale” 68 .<br />

Invece, nel numero dell’ottobre 1947, dopo il Congresso di Montreux dell’UEF, Gorini<br />

affermava polemicamente: “piattaforma comune non vuol dire compromesso… Taluni<br />

66 Nella stessa nota si precisava che il bollettino sarebbe stato distribuito ai presidenti e ai segretari dei<br />

vari comitati direttivi, affinché potessero seguire più da vicino la vita del movimento e, a loro volta,<br />

utilizzarlo per comunicazioni e dibattiti interni alle sezioni; infine, la collaborazione era aperta a tutti gli<br />

iscritti, compresi articoli inediti su tematiche federaliste (“Bollettino d’informazioni del MFE”, n. 1, 10<br />

luglio 1947).<br />

67 G. Usellini, La proposta Marshall, “Bollettino d’informazioni del MFE”, n. 1, 10 luglio 1947.<br />

68 Ibidem.<br />

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