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LA PAGINA DICEMBRE 2010:progetto La Pagina futura.qxd

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WELCOME TO GAZA prima parte<br />

Sono tanto curiosa del mondo da poter<br />

affermare di aver abbastanza viaggiato e -come<br />

tutti quelli che, come me, amano e coltivano la<br />

dimensione del percorso nello spazio<br />

geografico- ho la mente piena di ricordi,<br />

emozioni, esperienze bellissime ed irripetibili<br />

da conservare nella memoria.<br />

Una, tuttavia, sovrasta impareggiabilmente<br />

tutte le altre. Si è trattato di un viaggio speciale,<br />

di un tragitto dell’anima, prima ancora che<br />

esperienza di formazione, dal cui incantesimo,<br />

lacerante ed esaltante al contempo, non sono<br />

riuscita a liberarmi, né lo voglio. Inseguo, anzi,<br />

costantemente, ipotesi mentali di reiterazione<br />

del viaggio, proprio quello che avevo affrontato,<br />

non senza spavalderia, per coprire la paura,<br />

certo, ma anche per esprimere la profonda<br />

esaltazione dei sentimenti di fronte ad una<br />

occasione, unica nella vita, che avevo la<br />

fortuna e l’onore di poter esperire. Paura, certo.<br />

Una paura che aveva indotto i più a glissare, a<br />

sottrarsi, a negarsi a questa strana chiamata,<br />

la cui sfida ho accettato con una gioia<br />

raramente provata, mista, tuttavia, ad un terrore<br />

sordo e cieco che, ricordo, rendeva il tutto<br />

terribilmente e meravigliosamente adrenalinico,<br />

visceralmente emozionante.<br />

<strong>La</strong>voravo per la mia scuola, nella formazione di<br />

Tutors di Pace con la Tavola per la pace, che<br />

dall’Umbria tanto agisce (la marcia di Assisi, in primis), in tempi in cui di pace, purtroppo, pochi sembrano voler sentire ragione. In questo ambito<br />

avevo accettato di partecipare ad un Viaggio di studio e solidarietà in Israele e Palestina con studenti e colleghi umbri (25 viaggiatori, intellettuali<br />

impegnati e temerari, in tutto) che ha rappresentato (senza false modestie) un’esperienza coraggiosa ed unica nel panorama internazionale!<br />

Ho scritto le note che qui riprendo, al mio rientro da questo viaggio incredibile. A rileggerle ora, la cosa più strepitosa e struggente per me è constatare<br />

che potrei averle scritte ieri. Ricordo, invece, che il mio computer era molto più arcaico, che la mia casa ed il mio spazio di lavoro erano disposti assai<br />

diversamente, che io avevo molta più energia e che (davvero!) scrivendo, piangevo a singhiozzi con un misto di gioia, dolore, rimpianto.<br />

E’ trascorso quasi un decennio da allora e tutto, tranne il mio computer, la disposizione della mia casa e la mia oggi scadente energia, sembra essersi<br />

fermato. Anzi, no, tutto è drammaticamente peggiorato.<br />

Ora avrei molte più ragioni per piangere al cospetto di tanto dolore, devastazione,<br />

ingiustizia, sopruso, che continuano, con forza esponenzialmente più virulenta,<br />

a devastare la terra che noi cristiani chiamiamo santa e che è sacra anche a tanta<br />

parte del genere umano. Gerusalemme è città santa per due delle più grandi<br />

religioni monoteiste del mondo, Ebraismo e Cristianesimo, ed è terza -in ordine<br />

di importanza- città sacra, dopo Mecca e Medina, per l’Islam. Chi ha viaggiato<br />

in Israele ed ha attraversato il Monte del Tempio sa bene che pochi passi (un<br />

chilometro quadrato in tutto ) separano il mistero del tortuoso percorso di vicoli<br />

misteriosi ed angusti della Dolorosa e del Santo Sepolcro nella Gerusalemme<br />

antica, dallo splendore dorato della meravigliosa Cupola della Roccia, dalla<br />

Moschea al-Aqsa e dal misticismo, assoluto, metafisico ed indicibile del Muro del<br />

pianto, al cui cospetto si resta muti, sovrastati dal più profondo e lacerante<br />

sentimento del sacro che pietre terrene possano trasudare. Credo di non aver mai<br />

provato una sensazione di pienezza dell’esistenza e del suo mistero tanto intensa:<br />

ricordo di aver strappato, senza dolore, una piccolissima ciocca di capelli dalla<br />

mia tempia e di averli annodati prima di infilarli in una delle pieghe del muro.<br />

Se c’è davvero un’anima dentro di noi, qualcosa di me è rimasto lì per sempre.<br />

Il Viaggio<br />

Un filo sottile legava il cumulo di emozioni che spezzavano la mente di quelli che stavano partendo: non i loro sentimenti. Quelli<br />

erano troppo lacerati e contorti per essere spezzati. <strong>La</strong> paura dava colore alle emozioni: toni freddi per un viaggio che è stato<br />

molto di più di quanto si possa rappresentare. Desiderio di avventura, voglia di esserci nella grande storia, quella che tutti i giorni<br />

passa distrattamente impietosa nei telegiornali. Il terrorismo in Israele è esperienza quotidiana: sapevamo di affrontare un viaggio<br />

nell’ombelico del mondo, dove le più grandi contraddizioni che l’Occidente ha creato nella sua storia antica e recente permangono<br />

e costringono uomini e donne, appartenenti a mondi religiosi e culturali tanto diversi, a convivere drammaticamente, vicini e nemici<br />

per ragioni inenarrabili. Palestinesi ed israeliani da tempo immemorabile calpestano il suolo arido e sassoso della culla di tutte<br />

le civiltà, in quella parte del mondo dove si è ormai persa la bussola della ragione e del torto. Il senso di colpa dell’occidente, dopo<br />

la follia dello sterminio, della Shoah, dei forni crematori ha prodotto la nuova follia dell’esodo palestinese, dei campi profughi, della<br />

rabbia e del terrore. Ormai è difficile trovare il bandolo della matassa.<br />

E’ stato persino difficile portare con noi logore ideologie: ho visto, in questo viaggio, vacillare tutte le certezze iniziali, per noi,<br />

studenti ed insegnanti, che attraversavamo Gerusalemme, Tel Aviv, Gerico, persino Gaza, ignari ed inebetiti, diventava sempre più<br />

difficile capire le ragioni ed i torti. Arroganza, velleitarismo, presunzione di fare cose dotate di senso, di scavalcare la quotidianità,<br />

protagonismo… certo permanevano, ma sempre più vacillanti ed incerti. Amore per la pace, consapevolezza della retorica<br />

imperante… incoscienza. Eravamo troppo giovani o troppo vecchi, troppo provinciali o troppo incolti, troppo ingenui o troppo<br />

smaliziati, forse troppo piccoli di fronte alla grandezza dell’impresa. Di colpo non ricordavamo nulla di Roma, di noi… prima del<br />

decollo. Stavamo ormai partendo, era deciso, non potevamo tornare indietro. Potevamo solo attendere, sospesi, dopo lo scalo<br />

ad Atene, nel vecchio aereo israeliano che ci conduceva nel cuore delle contraddizioni della storia che pesava sulle nostre menti<br />

in tumulto. Israele è già sotto i nostri occhi.<br />

Il cielo di Tel Aviv è incredibile. Una luce al tramonto… blu, totale.<br />

Sotto di noi, dolcemente, il reticolo di luci si avvicinava. Stavamo per atterrare. Rosella Mastodonti<br />

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