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padre Sergio Agustoni Peru - Centro Missionario Diocesano di ...

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E’ STATA LA SUA PRIMA DESTINAZIONE, NEGLI ANNI DIFFICILI E DOLOROSI DEL TERRORISMO DI SENDERO<br />

LUMINOSO. ORA PADRE SERGIO AGUSTONI, COMBONIANO NATIVO DI CHIUDUNO, È CHIAMATO A UNA NUOVA<br />

‘AVVENTURA MISSIONARIA’: COME FORMATORE IN UN SEMINARIO DI CITTÀ DEL MESSICO SVOLGERÀ UN<br />

IMPORTANTE SERVIZIO PER LA CHIESA UNIVERSALE<br />

Quando un anno fa lasciò la sua parrocchia in Perù, per frequentare in Sud Africa un corso <strong>di</strong><br />

aggiornamento per missionari provenienti da <strong>di</strong>verse parti del mondo, <strong>di</strong> certo non pensava che in<br />

Perù non ci sarebbe tornato e che nei piani <strong>di</strong> Dio, sempre un po’ misteriosi ma bellissimi, c’era<br />

pronta per lui un’altra terra e un’altra missione, una nuova sfida da accettare e da vincere.<br />

“Mi è costato un po’ accettare l’idea <strong>di</strong> lasciare il Perù: quella terra ormai mi si è attaccata addosso,<br />

ma la proposta dei miei superiori, anche se mi veniva affidato un tipo <strong>di</strong> lavoro che non avevo mai<br />

svolto, mi ha fatto riflettere. Ci ho pensato un po’ e mi sono detto che forse era proprio quello il<br />

momento giusto per un cambiamento”.<br />

Sta partendo per il Messico <strong>padre</strong> <strong>Sergio</strong>, con il bagaglio <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci anni <strong>di</strong> missione in Perù, maturati<br />

in un clima <strong>di</strong>fficile, mentre il terrorismo <strong>di</strong> Sendero Luminoso logorava i rapporti, i nervi e il cuore<br />

della gente.<br />

In un seminario <strong>di</strong> Città del Messico sarà il formatore <strong>di</strong> giovani che si preparano a <strong>di</strong>ventare<br />

missionari comboniani, preti per il mondo. Accompagnerà la loro vita, <strong>di</strong>alogherà con loro. Sa che<br />

non sarà facile, che ci vorrà pazienza, costanza, fedeltà. Sa che la sua vita cambierà ra<strong>di</strong>calmente,<br />

almeno per quanto riguarda un certo modo <strong>di</strong> concepire la missione. Il missionario un po’ eroe e<br />

un po’ ‘rambo’, che nell’immaginario <strong>di</strong> molti vive la sua avventura su e giù per le Ande con la jeep<br />

o a cavallo, si trasforma ora nel prezioso compagno <strong>di</strong> viaggio per tanti giovani che si stanno<br />

preparando a ben altra “avventura”.<br />

“Nella Chiesa <strong>di</strong> Dio ci viene chiesto tutto e c’è posto per tutti. Questa nuova missione io la sento<br />

come una sfida”. Da accettare e da vincere.<br />

Non sono nuove, del resto, le sfide per <strong>padre</strong> <strong>Sergio</strong>, visto che, giovane missionario alle prime<br />

armi, si è trovato catapultato sulle Ande, nelle solitu<strong>di</strong>ni immense <strong>di</strong> villaggi tagliati fuori dal<br />

mondo, ma non per questo risparmiati dalla terribile morsa del terrorismo e della guerriglia. Anni<br />

<strong>di</strong>fficili, <strong>di</strong> vita dura, in una zona considerata dal governo peruviano regione in stato <strong>di</strong> emergenza,<br />

con leggi speciali e con una forte presenza militare.<br />

GLI ANNI DELLA PAURA<br />

Dieci anni <strong>di</strong> impegno generoso a quota 4000<br />

PERU’ UNA MISSIONE NEL CUORE DEL PERU’<br />

Ma che cosa significa essere missionario in una situazione simile? Che tipo <strong>di</strong> testimonianza si può<br />

dare? E, soprattutto, che cosa si aspetta la gente da chi lassù ci è andato per scelta, a con<strong>di</strong>videre<br />

la propria vita e la propria fede?<br />

“Si cercava <strong>di</strong> stare con la gente, ma si viveva in un clima <strong>di</strong> estrema insicurezza. Ti sentivi<br />

osservato da tutti, ascoltato da tutti. Non sapevi con chi stavi parlando, quali “simpatie” aveva la<br />

persona che ti stava <strong>di</strong> fronte e fino a che punto potevi sbilanciarti. Si era arrivati al punto <strong>di</strong> non<br />

comunicare dove si andava. Per prudenza.<br />

Ma abbiamo scelto <strong>di</strong> restare, anche se altri, missionari e volontari, hanno preferito andarsene, sia<br />

per il pericolo che si correva continuamente, sia perché si era molto limitati nelle attività e in certe<br />

zone non era consigliabile andare. Qualcuno non ce l’ha fatta: i nervi erano saltati. Noi eravamo in<br />

due e insieme abbiamo fatto la scelta <strong>di</strong> restare, anche se avevamo ricevuto alcune lettere <strong>di</strong><br />

minaccia. Si viveva in uno stato <strong>di</strong> continua tensione. Non si sapeva che cosa sarebbe successo<br />

l’indomani”.<br />

Uno stato <strong>di</strong> cose che durava da tempo e che è continuato per altri lunghi anni, seminando terrore<br />

e morte tra la popolazione e colpendo anche alcuni rappresentanti della Chiesa, la cui opera <strong>di</strong><br />

aiuto e <strong>di</strong> coscientizzazione dava evidentemente molto fasti<strong>di</strong>o.<br />

“In questi ultimi anni in Perù qualcosa è cambiato; il fenomeno “Sendero Luminoso” sembra quasi<br />

scomparso. Forse c’è stato anche un certo miglioramento nelle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita, nelle


comunicazioni, ma, secondo me, il <strong>di</strong>vario tra i ricchissimi e la stragrande maggioranza della<br />

popolazione è <strong>di</strong>ventato ancora più profondo. A Lima puoi vedere l’ultimo modello della Mercedes o<br />

entrare in un centro commerciale più lussuoso dei nostri, ma a due ore <strong>di</strong> macchina o anche solo<br />

nelle sterminate periferie intorno alla capitale, ti trovi in un’altra realtà: gente che si inventa un<br />

lavoro, che si improvvisa una casa con un telo <strong>di</strong> plastica e una stuoia. E’ la conseguenza <strong>di</strong> un<br />

grave problema: lo spopolamento delle zone rurali che porta ad un esodo massiccio e <strong>di</strong>sperato<br />

verso la grande città. Un miraggio prepotente che riesce a calamitare i giovani più svegli, un esodo<br />

continuo e senza ritorno da campagne sempre più spopolate e sempre più povere anche dal punto<br />

<strong>di</strong> vista umano.<br />

UNA CHIESA PRESENTE E VIVA<br />

Questo è un problema anche per il nostro lavoro ecclesiale. Dove trovare persone valide da<br />

formare come leader dei catechisti? E’ un lavoro lungo e delicato quello della formazione dei<br />

catechisti e il prete, per quanto la sua presenza nei vari villaggi sia limitata soprattutto dalle<br />

<strong>di</strong>stanze, deve cercare <strong>di</strong> stare quanto più possibile vicino alla gente. Vivere con la gente,<br />

confrontarsi con i suoi problemi. Per far crescere il senso <strong>di</strong> appartenenza a una comunità cristiana<br />

che deve camminare insieme. L’essere presenti nei momenti importanti della loro vita ti permette<br />

<strong>di</strong> cogliere aspetti della loro cultura che altrimenti ti restano estranei e sconosciuti, anche se sei in<br />

Perù da anni.<br />

E’ un nuovo stile <strong>di</strong> fare missione che ripercorre un cammino antico, tracciato dai missionari “della<br />

prima ora” che <strong>di</strong>videvano il tempo tra le varie comunità, con<strong>di</strong>videndone la vita. Ma non è facile:<br />

nella parrocchia in cui ho lavorato ci sono un’ottantina <strong>di</strong> comunità così lontane tra loro che due o<br />

tre non sono mai riuscito a raggiungerle. E me ne facevo una colpa. Per questo è fondamentale<br />

dare più spazio ai laici, puntare su una formazione sempre più solida che faccia sentire a tutti la<br />

responsabilità <strong>di</strong> ognuno nella crescita della comunità.<br />

E’ questo il Perù che ora mi viene chiesto <strong>di</strong> lasciare. Mi costa farlo, ma questi <strong>di</strong>eci anni <strong>di</strong><br />

esperienza mi hanno aiutato a prendere le <strong>di</strong>stanze da un’idea un po’ romantica <strong>di</strong> missione che<br />

inevitabilmente ti porti dentro alla partenza. E ti accorgi, un po’ alla volta, che le situazioni<br />

cambiano, che la tua idea <strong>di</strong> missione si apre, che in nessun luogo sei in<strong>di</strong>spensabile…<br />

Ora vado in Messico. Per alcuni anni la mia sarà una missione <strong>di</strong>versa. Da vivere accanto ad altri<br />

fratelli, con lo stesso entusiasmo”.<br />

Da MISSIONDUEMILA, inserto mensile del settimanale <strong>di</strong>ocesano “La Nostra Domenica”, 13 settembre 1998

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