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Da quando la corte <strong>di</strong> Camelot risuonava dei loro giochi da bambini,<br />
Uther e Merlino sono stati amici e compagni inseparabili. Una volta<br />
cresciuti, c'è stata solo una persona che Merlino abbia amato più del<br />
cugino: sua moglie Cassandra. Alla morte <strong>di</strong> lei, avvenuta per mano<br />
<strong>di</strong> un assassino sconosciuto, i sentimenti <strong>di</strong> Merlino verso il cugino,<br />
che egli ritiene colpevole dell'omici<strong>di</strong>o, si tramutano in un o<strong>di</strong>o<br />
tanto profondo quanto era stato forte il suo affetto.<br />
Oltre a questo episo<strong>di</strong>o, che lo segnerà profondamente, Uther, salito<br />
al trono della Cambria, deve affrontare altre <strong>di</strong>fficili prove. L'eterno<br />
nemico re Lot <strong>di</strong> Cornovaglia si prepara a sferrare un attacco<br />
combinato alla Cambria e a Camelot e per questo sta cercando <strong>di</strong><br />
rinsaldare le vecchie alleanze. Ma per farlo ha bisogno <strong>di</strong> avere<br />
accanto l'o<strong>di</strong>ata moglie Ygraine, figlia del re dell'Eire, che Uther fa<br />
strategicamente rapire.<br />
In un complesso gioco <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>menti e amicizie, Uther riesce a creare<br />
una rete <strong>di</strong> o<strong>di</strong>o intorno a Lot. A partire proprio da Ygraine che,<br />
innamoratasi <strong>di</strong> lui, tornerà dal marito portando in grembo il frutto<br />
del suo amore. E sarà durante l'incalzare della campagna contro gli<br />
invasori, tra il furore delle armi, che Uther saprà della nascita <strong>di</strong> suo<br />
figlio, a cui è stato dato il nome <strong>di</strong> Artù. Da qui inizia la leggenda.
Jack Whyte è poeta, regista cinematografico e romanziere.<br />
Nato in Scozia, vive ora a Vancouver. Le cronache <strong>di</strong><br />
Camelot sono ormai un bestseller in tutto il mondo. Per<br />
Piemme ha pubblicato <strong>La</strong> pietra del cielo, <strong>La</strong> spada che<br />
canta, <strong>La</strong> stirpe dell'aquila, Il sogno <strong>di</strong> Merlino, Il forte sul<br />
fiume, Il segno <strong>di</strong> Excalibur e Le porte <strong>di</strong> Camelot.
VOLUME DLB 151
Sovraccoperta: Stu<strong>di</strong>o Aemme<br />
aemmestu<strong>di</strong>o@tiscalinet.it<br />
In sovraccoperta: Foto <strong>di</strong> Simon Marsden<br />
ISBN: 88-384-7204-1<br />
Titolo originale dell'opera: Uther<br />
© 2001 by Aquilifer Hol<strong>di</strong>ngs Ltd.<br />
Traduzione dall'inglese a cura <strong>di</strong> Annalisa Carena<br />
Realizzazione e<strong>di</strong>toriale: Cone<strong>di</strong>t Libri s. r. l. - Cormano (Mi)<br />
I E<strong>di</strong>zione 2003<br />
© 2003 - EDIZIONI PIEMME Spa<br />
15033 Casale Monferrato (AL) Via del Carmine, 5<br />
Tel. 0142/3361 Fax 0142/74223<br />
www.e<strong>di</strong>zpiemme.it<br />
Stampa: arti grafiche TSG s. r. l. Via Mazzini 4 - 14100 Asti
A mia moglie, Beverley, e al clan:<br />
Jode, Mitch e Holly,<br />
Jeanne e Michael,<br />
e Phyllis
Prologo<br />
Figlio <strong>di</strong> Uric Pendragon, capo e re della Federazione dei<br />
Pendragon <strong>di</strong> Cambria, e <strong>di</strong> Veronica Varro, appartenente a una<br />
delle più illustri famiglie <strong>di</strong> Camelot, Uther conduce fin da bambino<br />
un'esistenza <strong>di</strong>visa a metà. Da una parte Tir Manha, sede <strong>di</strong> governo<br />
del padre, con le sue cupe usanze celtiche e la tra<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> guerrieri<br />
feroci e indomabili; dall'altra Camelot, l'ex Colonia romana,<br />
depositaria dell'ere<strong>di</strong>tà militare, amministrativa e culturale<br />
dell'impero in Britannia.<br />
A premere perché il piccolo Uther trascorra il maggior tempo<br />
possibile a Camelot insieme al cugino Caio Merlino Britannico, suo<br />
coetaneo e grande amico, è soprattutto la madre Veronica, che spera<br />
in tal modo <strong>di</strong> sottrarlo alla barbarie e alla violenza che considera<br />
innate nel popolo cambriano e delle quali è stata testimone al suo<br />
arrivo a Tir Manha.<br />
Impensierito dai timori della madre e <strong>di</strong>sorientato dall'acuto<br />
contrasto fra le sue due patrie, Uther trova un inaspettato sostegno<br />
in Garreth il Fischiatore, il Campione del Re, il quale si incarica della<br />
formazione complessiva del ragazzo con il beneplacito <strong>di</strong> re Ullic<br />
Pendragon. Sotto la guida <strong>di</strong> nonno Ullic e <strong>di</strong> Garreth, Uther viene<br />
educato al suo futuro ruolo <strong>di</strong> capoclan e <strong>di</strong> probabile re,<br />
sviluppando un carattere nobile ma impetuoso e una grande<br />
passione per la cavalleria.<br />
Ai suoi tra<strong>di</strong>zionali amici, Garreth e Merlino, si aggiunge molto<br />
presto anche Nemo, una ragazza poco più grande <strong>di</strong> lui scappata <strong>di</strong><br />
casa e ritrovata ferita in un bosco. Brutta e scontrosa, Nemo sviluppa<br />
per Uther un affetto morboso che la induce a sfruttare il suo fisico<br />
mascolino per entrare a far parte del reparto <strong>di</strong> cavalleria da lui<br />
guidato, i Dragoni.<br />
Il lungo appren<strong>di</strong>stato militare <strong>di</strong> Uther si svolge a Camelot, sotto<br />
la guida degli ufficiali veterani dell'impero e a fianco <strong>di</strong> Merlino, con<br />
il quale con<strong>di</strong>vide amori e avventure. Il legame fraterno tra i cugini si<br />
spezza però alla comparsa <strong>di</strong> Cassandra, una giovane sordomuta<br />
ritrovata dai due nel corso <strong>di</strong> un pattugliamento: in una tragica notte
la ragazza viene trovata in fin <strong>di</strong> vita, stuprata e picchiata da un<br />
misterioso aggressore, e Merlino si convince che a compiere il<br />
misfatto sia stato Uther in seguito a uno dei suoi leggendari scoppi<br />
d'ira.<br />
Una serie <strong>di</strong> eventi gravi e luttuosi riavvicina i due giovani, pur<br />
senza sanare i loro <strong>di</strong>ssi<strong>di</strong>. Un attacco pro<strong>di</strong>torio del re <strong>di</strong><br />
Cornovaglia, Gulrhys Lot, causa la morte <strong>di</strong> Pico Britannico, padre <strong>di</strong><br />
Merlino e comandante in capo delle truppe <strong>di</strong> Camelot, mentre<br />
Uric, <strong>di</strong>ventato re della Federazione dei Pendragon, cade vittima <strong>di</strong><br />
un complotto or<strong>di</strong>to da Meradoc, capo <strong>di</strong> un clan dei Llewellyn, che<br />
ambisce a prenderne il posto.<br />
<strong>La</strong> morte <strong>di</strong> Uric promuove automaticamente Uther al ruolo <strong>di</strong><br />
capo del suo clan, e lo include tra i pretendenti al trono chiamati a<br />
riunirsi per l'elezione del re in una cerimonia chiamata la Scelta.<br />
Per impe<strong>di</strong>re che lo scomodo concorrente partecipi alla Scelta,<br />
Meradoc assolda un sicario per eliminarlo, Owain delle Grotte;<br />
ignaro <strong>di</strong> tutto, Uther salva l'uomo dalle fauci <strong>di</strong> un orso e si<br />
guadagna così la sua fedeltà, sventando i piani del rivale. Giunto a<br />
Tir Manha, sfida apertamente Meradoc rinfacciandogli i suoi misfatti<br />
e lo uccide. Gli altri capiclan, tra cui il giovane Huw Fortebraccio, lo<br />
acclamano così nuovo re della Federazione dei Pendragon.
PARTE PRIMA<br />
CASSANDRA
I.<br />
Il mese <strong>di</strong> luglio, che avrebbe dovuto portare cieli azzurri e brezze<br />
estive, quell'anno era stato più simile a un tardo novembre: cieli grigi<br />
ingombri <strong>di</strong> nuvole gonfie <strong>di</strong> pioggia e venti fred<strong>di</strong> che si<br />
insinuavano anche negli abiti più pesanti gelando il corpo fino<br />
all'osso. Il temporale in corso, l'ultimo <strong>di</strong> una lunga serie, era iniziato<br />
il giorno prima, investendo Nemo con raffiche ghiacciate e acqua a<br />
catinelle. Nel giro <strong>di</strong> un'ora si era ritrovata fra<strong>di</strong>cia e intirizzita,<br />
gravata dal peso aggiuntivo del suo spesso mantello <strong>di</strong> lana incerata<br />
col cappuccio, ormai zuppo. E mancava ancora un giorno intero <strong>di</strong><br />
viaggio per arrivare a Camelot.<br />
Era passato un anno dalla Scelta e nove mesi da quando Uther<br />
aveva ricacciato in Cornovaglia l'esercito <strong>di</strong> Lot, un periodo segnato<br />
da crisi e <strong>di</strong>fficoltà quoti<strong>di</strong>ane. L'inverno era stato duro a Tir Manha,<br />
le scorte <strong>di</strong> grano e <strong>di</strong> foraggio erano calate con allarmante rapi<strong>di</strong>tà,<br />
e ora l'estate portava scarso sollievo, minacciando con il suo umore<br />
cupo e piovoso i futuri raccolti.<br />
Abbandonata la strada, Nemo cavalcò per ore tra gli alberi in<br />
cerca <strong>di</strong> un qualche riparo ma non trovò nulla, nemmeno una grotta<br />
o la tana <strong>di</strong> un grosso animale in cui infilarsi. Molti anni prima un<br />
enorme incen<strong>di</strong>o aveva <strong>di</strong>vorato l'intera foresta, e la vegetazione<br />
non era ancora ricresciuta interamente. Nemo aveva incontrato solo<br />
il rudere isolato <strong>di</strong> una capanna in una stretta gola sul fianco <strong>di</strong> una<br />
collina ma non le era stato <strong>di</strong> alcun aiuto: abbandonata da decenni,<br />
quel che restava della costruzione non aveva più il tetto e i muri<br />
cadenti non offrivano riparo dalla furia del vento.<br />
Nemo puntò <strong>di</strong>rettamente verso l'unico luogo in cui sapeva <strong>di</strong><br />
poter trovare almeno una ru<strong>di</strong>mentale protezione dalla pioggia: una<br />
stalla <strong>di</strong> pietra, vuota da tempo immemorabile e ormai in rovina,<br />
che conservava però sulle travi marce il residuo <strong>di</strong> uno spesso tetto<br />
<strong>di</strong> zolle erbose. Se quel brandello <strong>di</strong> tetto non era crollato durante<br />
l'ultimo inverno, la ragazza avrebbe almeno potuto provare ad<br />
accendere un fuoco.
Il sole era tramontato da più <strong>di</strong> un'ora quando finì <strong>di</strong> percorrere<br />
le <strong>di</strong>eci o do<strong>di</strong>ci miglia che la separavano dal bivio presso il quale si<br />
trovava la stalla, e un'altra ora trascorse prima che riuscisse a<br />
localizzare, nell'oscurità, l'e<strong>di</strong>ficio semi<strong>di</strong>strutto. Il tetto, o quel che<br />
ne restava, era ancora al suo posto, e sollevando il mantello per<br />
ripararsi dalle raffiche <strong>di</strong> vento, Nemo creò un angolo abbastanza<br />
asciutto per far scaturire qualche scintilla dall'acciarino e accendere<br />
una piccola fiamma, proteggendola con il suo corpo dalle folate<br />
gelide e insi<strong>di</strong>ose.<br />
Attese che il fuocherello acquistasse un po' <strong>di</strong> vigore, poi cercò<br />
nella bisaccia la spessa candela che aveva sempre con sé e l'accese<br />
con un rametto ardente. A quel punto, tenendo la fiammella<br />
nell'incavo del braccio sotto il mantello, si spostò verso il muro<br />
contro il quale era accatastata una scorta <strong>di</strong> legna secca che altri<br />
viaggiatori come lei avevano utilizzato e reintegrato. Con molta<br />
pazienza riuscì allora ad accendere un vero falò, alimentandolo poco<br />
alla volta con i rami secchi. A poco a poco il suo umore migliorò<br />
vedendo le fiamme che iniziavano a danzare allegramente,<br />
rischiarando con la loro luce dorata l'angolo della baracca e<br />
proiettando ombre mutevoli contro i muri in rovina.<br />
Si rialzò e si tolse il mantello fra<strong>di</strong>cio, poi con la mano sinistra<br />
afferrò la lama nuda della spada che portava sulla schiena e la spinse<br />
verso l'alto con un gesto deciso e ben calibrato, afferrando l'elsa con<br />
la destra per sfilare l'arma dall'anello <strong>di</strong> ferro che la teneva sospesa<br />
tra le scapole. Impugnandola come un coltello, Nemo la piantò con<br />
forza nel terreno e si chinò a raccogliere il suo scudo, un <strong>di</strong>sco <strong>di</strong><br />
legno ricoperto <strong>di</strong> cuoio con borchie <strong>di</strong> ferro. Lentamente, attenta a<br />
posizionare il tutto in maniera corretta, ancorò lo scudo al pomo<br />
dell'elsa legandolo con le cinghie applicate sul retro, in modo che<br />
fosse il suo stesso peso a tenerlo in equilibrio. A quel punto,<br />
sod<strong>di</strong>sfatta, riprese il mantello e lo <strong>di</strong>spose delicatamente su quella<br />
struttura improvvisata per farlo asciugare al calore del fuoco,<br />
assicurandosi che non cadesse. Poi si slacciò il fodero della daga e a<br />
malincuore andò a occuparsi della sua cavalcatura.<br />
Di norma, un soldato <strong>di</strong> cavalleria avrebbe dovuto provvedere<br />
alle necessità dell'animale prima che alle proprie, ma Nemo era<br />
esausta e intirizzita, quasi allo stremo delle forze, mentre il cavallo
era ancora in buone con<strong>di</strong>zioni, stanco e infreddolito forse, ma in<br />
grado <strong>di</strong> sopportare la furia delle intemperie per un'altra ora. Non<br />
aveva modo <strong>di</strong> metterlo al riparo perché il tetto era appena<br />
sufficiente a coprire lei e il suo falò, ma lo sistemò a ridosso del muro<br />
esterno, per proteggerlo almeno in parte dal vento.<br />
Per prima cosa rimosse le preziose bisacce e il mazzafrusto <strong>di</strong> ferro<br />
simile a quello <strong>di</strong> Uther, <strong>di</strong> cui era molto orgogliosa. Poi <strong>di</strong>ssellò il<br />
cavallo e gli tolse la gualdrappa, rimasta incre<strong>di</strong>bilmente calda e<br />
asciutta nella zona protetta dalla sella. Il grosso castrato scosse la<br />
testa con uno sbuffo <strong>di</strong> sollievo, tese i muscoli del dorso e voltò il<br />
posteriore in <strong>di</strong>rezione del vento, chinando il capo in cerca <strong>di</strong> erba<br />
da brucare. Nemo sapeva che non si sarebbe mosso finché lei non<br />
fosse tornata.<br />
Portando con sé il mazzafrusto, andò a sistemare la sella accanto<br />
al fuoco, drappeggiandovi sopra la gualdrappa affinché si asciugasse.<br />
Da una bisaccia estrasse tutto il necessario per la cura del cavallo:<br />
una musetta cilindrica <strong>di</strong> cuoio ripiegata, un corredo <strong>di</strong> pastoie, una<br />
grossa striglia dalle setole dure e una sacca <strong>di</strong> avena chiusa da un<br />
cordone, piena per un quarto. Dall'altra tirò fuori una coperta ben<br />
legata e ripiegata, fatta <strong>di</strong> uno spesso tessuto <strong>di</strong> lana spazzolata e<br />
incerata, e il suo tesoro più prezioso: una ciotola <strong>di</strong> cuoio per<br />
cucinare donatale anni prima da Uther, assicurata a un largo anello<br />
<strong>di</strong> ferro. Come sempre, la esaminò accuratamente per accertarsi che<br />
non avesse subito danni durante il viaggio, poi la mise da parte<br />
insieme al treppiede pieghevole dalle lunghe gambe che serviva per<br />
reggerla. Nella ciotola c'era un altro involucro <strong>di</strong> cuoio più piccolo<br />
che ospitava un cucchiaio e una scodella, entrambi <strong>di</strong> corno; la<br />
scodella conteneva del sale avvolto in un fazzoletto insieme a varie<br />
piante ed erbe sigillate una per una: cipollotti, spicchi d'aglio e<br />
funghi secchi. Prese solo la scodella <strong>di</strong> corno e ritirò tutto il resto<br />
salvo la coperta, che sistemò sotto l'ala della sella, accanto al fuoco.<br />
Riempì la musetta <strong>di</strong> avena, poi staccò dal suo elmo <strong>di</strong> metallo il<br />
rivestimento <strong>di</strong> cuoio all'interno. Da un'estremità del tetto colava giù<br />
un costante zampillo d'acqua piovana e Nemo capovolse l'elmo per<br />
raccoglierla; quando fu quasi pieno, si chinò a raccogliere la sacca<br />
con l'avena e tornò verso il muro in fondo alla stalla.
Il cavallo era abituato a farsi impastoiare e non reagì quando lei si<br />
inginocchiò a fatica, ostacolata dall'armatura, per immobilizzargli le<br />
zampe anteriori; l'animale sapeva che subito dopo Nemo gli avrebbe<br />
tolto le briglie e l'o<strong>di</strong>ato morso dalla bocca. Qualche attimo dopo<br />
cacciò la testa finalmente libera nell'elmo e bevve rumorosamente;<br />
ma non aveva molta sete, e ben presto scosse il capo per in<strong>di</strong>care<br />
che ne aveva abbastanza. Parlandogli dolcemente per<br />
tranquillizzarlo con il suono della sua voce, Nemo gli agganciò la<br />
musetta e lo lasciò mangiare. L'animale scrollò leggermente la testa e<br />
si spostò per assumere una posizione più comoda, poi abbassò il<br />
collo per appoggiare la musetta sul terreno e si mise a ruminare la<br />
sua avena. Nemo lo osservò per qualche istante, poi raccolse l'elmo<br />
e tornò accanto al fuoco.<br />
Seduta sulla sella, si slacciò la giubba e la aprì in modo che il<br />
calore penetrasse nell'umida tunica trapuntata. Estrasse da sotto<br />
l'ascella lo spesso astuccio <strong>di</strong> cuoio contenente i <strong>di</strong>spacci che Uther le<br />
aveva affidato perché li consegnasse a Merlino e controllò che fosse<br />
ancora sigillato, poi strinse bene la cinghia che assicurava l'astuccio al<br />
petto e lo rimise al suo posto. Con la coperta estratta dalla bisaccia si<br />
ripulì la faccia e il collo meglio che poté, strofinandosi la corta<br />
chioma bagnata. Per asciugarsi bene avrebbe dovuto togliersi<br />
l'armatura, compito tutt'altro che facile visto che era gelata, rigida e<br />
bagnata. Rimetterla addosso in seguito le sarebbe stato praticamente<br />
impossibile, e la turbava l'idea che nell'oscurità qualcuno potesse<br />
vederla nuda, schermata solo in parte dai muri cadenti e da un<br />
pezzo <strong>di</strong> tetto fatiscente, illuminata dal tremulo bagliore del falò.<br />
Quando si fu asciugata a sufficienza, Nemo <strong>di</strong>stese la coperta<br />
accanto al fuoco, ne bloccò un'estremità a terra con qualche grosso<br />
sasso e fissò il lembo opposto, rivolto verso il falò, alla sommità <strong>di</strong><br />
due lunghi rami piantati nel terreno; quin<strong>di</strong> si accoccolò in quel<br />
rifugio improvvisato. A quel punto estrasse dei pezzi <strong>di</strong> carne <strong>di</strong><br />
cervo salata che teneva in una tasca della borsa <strong>di</strong> pelle appesa alla<br />
cintura e masticò lentamente un boccone dopo l'altro, gustandone il<br />
forte sapore affumicato mentre il tepore del fuoco penetrava a poco<br />
a poco lo spessore della tunica. Dopo aver dato un'ultima occhiata al<br />
cavallo, finalmente si <strong>di</strong>stese avvolgendosi nella coperta e si<br />
addormentò, svegliandosi ogni tanto e alimentando il fuoco nel
timore <strong>di</strong> non riuscire più a riaccenderlo se lo avesse lasciato<br />
spegnere completamente.<br />
Al mattino era ancora gelata fino alle ossa, tremante sotto le vesti<br />
bagnate e la pesante armatura. <strong>La</strong> luce del giorno, per quanto poco<br />
invitante, la indusse a prendersi cura <strong>di</strong> se stessa, così si fece coraggio<br />
e tornò sotto la pioggia a raccogliere qualche bracciata <strong>di</strong> legna per<br />
rimpiazzare quella che stava utilizzando. Riattizzò il fuoco fino a far<br />
<strong>di</strong>vampare la fiamma e si spogliò completamente, esponendosi al<br />
calore; poi mise gran parte dei suoi abiti a scaldarsi accanto al falò e<br />
si sedette avvolta nella coperta per pianificare le attività della<br />
giornata, sgranocchiando cereali abbrustoliti, nocciole sgusciate e<br />
frutta secca spezzettata. Dopo una breve sortita per sod<strong>di</strong>sfare i<br />
bisogni corporali, si accoccolò nuda per un po' davanti alle fiamme,<br />
allargando la coperta per farsi inondare dal calore finché non si sentì<br />
tirare e pizzicare in tutto il corpo. Quando capì <strong>di</strong> non poter più<br />
resistere senza scottarsi, si infilò della biancheria leggera e asciutta<br />
estratta dalla bisaccia, assicurò al petto il prezioso astuccio dei<br />
<strong>di</strong>spacci e indossò <strong>di</strong> nuovo la spessa tunica ancora umida, i gambali,<br />
le pesanti calze <strong>di</strong> lana e gli stivali con le borchie <strong>di</strong> ferro; poi andò<br />
rapidamente a prendere il cavallo e lo condusse all'interno della<br />
stalla. Riparandolo sotto il tetto, lo strigliò meglio che poté,<br />
strofinandolo a lungo ed energicamente con le setole dure della<br />
spazzola per liberare il manto dall'umi<strong>di</strong>tà notturna, soprattutto sul<br />
dorso dove il ruvido peso della sella, se male equilibrato, poteva<br />
rapidamente <strong>di</strong>ventare intollerabile all'animale.<br />
A quel punto gli agganciò la sella e vi posò sopra i pezzi principali<br />
della sua armatura: la pesante giubba e i gambali <strong>di</strong> spesso cuoio<br />
rivestiti da migliaia <strong>di</strong> piccoli anelli <strong>di</strong> metallo sovrapposti; legò lo<br />
scudo, l'elmo, la corazza e i cosciali l'uno all'altro con le loro cinghie<br />
e fibbie <strong>di</strong> cuoio, li depose sulla giubba e ricoprì il tutto con il suo<br />
mantello <strong>di</strong> lana.<br />
Nemo portava in vita un alto e robusto cinturone al quale erano<br />
assicurate due daghe <strong>di</strong> tipo romano, una sul fianco sinistro e l'altra<br />
sul fianco destro, subito <strong>di</strong>etro un'ampia borsa <strong>di</strong> cuoio. A tracolla<br />
aveva un'altra cintura dello stesso peso e spessore sul retro della<br />
quale, tra le scapole, era attaccato il grosso anello <strong>di</strong> ferro che<br />
sosteneva la spada. Quest'ultima era rimasta per tutta la notte
conficcata nel terreno per sorreggere il mantello; Nemo andò a<br />
recuperarla e la rimise nel fodero usando entrambe le mani. Dato<br />
che senza l'armatura era in grado <strong>di</strong> muoversi più agilmente e<br />
velocemente, decise <strong>di</strong> proseguire a pie<strong>di</strong> per rimanere più calda e<br />
risparmiare le forze del cavallo, e afferrate le briglie trascinò<br />
l'animale all'aperto sotto le intemperie, <strong>di</strong>rigendosi verso Camelot.<br />
Circa sei ore dopo, Nemo era giunta allo stremo delle forze. Non<br />
vedeva l'ora <strong>di</strong> raggiungere Camelot e i suoi bagni cal<strong>di</strong>. Un'ora<br />
prima aveva smesso <strong>di</strong> piovere, e uno squarcio tra le nuvole e un<br />
frammento <strong>di</strong> cielo azzurro alla sua destra l'avevano indotta a<br />
fermarsi in una stalla deserta per rimettersi l'armatura, in modo da<br />
entrare in città nella tenuta adeguata. Ma appena risalita in sella la<br />
pioggia aveva ricominciato a cadere, più fitta che mai. Quel poco <strong>di</strong><br />
pazienza che le era rimasto era svanito quasi istantaneamente,<br />
sebbene fosse ormai in vista delle mura posteriori della fortezza, e<br />
avesse spronato il cavallo affrontando la dura salita. Le mura erano<br />
molto vicine, ma quasi completamente nascoste da una nuvola bassa<br />
e gonfia <strong>di</strong> pioggia che avvolgeva la cima della collina.<br />
Imprecando e borbottando fra sé, Nemo seguì il sentiero che si<br />
faceva a poco a poco meno ripido e quando alzò lo sguardo sotto la<br />
pioggia battente udì il grido <strong>di</strong> una sentinella e il suono <strong>di</strong> una<br />
tromba che chiamava il comandante della guar<strong>di</strong>a.<br />
«Chi va là?»<br />
Nemo drizzò la testa sperando <strong>di</strong> identificare la voce, ma non la<br />
riconobbe.<br />
«Nemo» rispose a voce alta. «Decurione dei Dragoni <strong>di</strong> Uther. Ho<br />
un messaggio <strong>di</strong> re Uther per Merlino Britannico.»<br />
Ci fu un attimo <strong>di</strong> silenzio, poi si udì una nuova voce, questa<br />
volta molto familiare.<br />
«Nemo? Sei tu? Cosa ti accadde l'ultima volta che tornasti da<br />
Glevum?»<br />
«Mi desti quattro mesi <strong>di</strong> consegna <strong>di</strong> rigore, centurione Dedalo.<br />
Lo sai che sono io. Fammi entrare.»
Il pesante cancello si spalancò e Nemo si infilò nel nuovo stretto<br />
passaggio <strong>di</strong> sbarramento costruito dopo il primo, quasi fatale assalto<br />
<strong>di</strong> Lot. Alzò lo sguardo verso le guar<strong>di</strong>e che la osservavano dall'alto<br />
delle mura, riconoscendone alcune, e per la prima volta si rese conto<br />
<strong>di</strong> quanto fosse efficace quel tortuoso corridoio. Chiunque in futuro<br />
avesse sferrato un attacco da quella parte avrebbe dovuto percorrere<br />
una stretta galleria fiancheggiata da alte mura sulle quali erano<br />
allineati i <strong>di</strong>fensori.<br />
«Ehi, Muso-Duro, si <strong>di</strong>rebbe che tu abbia preso un po' <strong>di</strong> pioggia!»<br />
Nemo ignorò quella battuta e tutte le altre, arrivando fino alla<br />
fine del cunicolo. Là, in uno spazio più ampio ma ancora cintato,<br />
trovò Dedalo insieme a un soldato che venne verso <strong>di</strong> lei per<br />
prenderle la cavalcatura. Stava per allontanarlo con un gesto quando<br />
Dedalo la prevenne.<br />
«<strong>La</strong>scia a lui il cavallo, Nemo, e pensa a te stessa; <strong>di</strong>rei che ne hai<br />
bisogno. Fossi in te, per prima cosa mi fermerei ai bagni. Dovrebbe<br />
esserci poca gente a quest'ora.»<br />
Nemo esitò, lanciandogli un'occhiata scontrosa, poi scrollò le<br />
spalle e recuperate le bisacce dalla sella se le sistemò su una spalla,<br />
abbandonando il suo cavallo al soldato con un secco cenno del<br />
capo.<br />
«Merlino Britannico?»<br />
«È fuori per un pattugliamento, ma sarà <strong>di</strong> ritorno nel tardo<br />
pomeriggio. Stanno preparando una spe<strong>di</strong>zione a Verulamium,<br />
dall'altra parte del paese, per partecipare a una riunione <strong>di</strong><br />
ecclesiastici.»<br />
Nemo non aveva alcun interesse per gli ecclesiastici. «Ho dei<br />
<strong>di</strong>spacci per lui da re Uther.»<br />
«Lo so, ti ho sentito. Nel tempo che impiegherai a scongelarti sarà<br />
<strong>di</strong> ritorno. Hai degli abiti asciutti? No? Allora va' a riscaldarti e a<br />
riacquistare un aspetto umano. Manderò qualcuno in lavanderia<br />
perché prenda delle vesti pulite e te le porti ai bagni. Gli <strong>di</strong>rò <strong>di</strong><br />
gridare il tuo nome e <strong>di</strong> posarle negli spogliatoi. <strong>La</strong>scia lì la tua<br />
armatura: la porterà a uno dei fabbri per farla asciugare accanto alle<br />
fucine, prima che si arrugginisca.»
«Non fa la ruggine. Gli anelli sono <strong>di</strong> bronzo.»<br />
Dedalo fece una smorfia e scosse la testa con aria <strong>di</strong><br />
compatimento. «Nemo, cre<strong>di</strong> davvero che non lo sappia? Ora va',<br />
togliti dai pie<strong>di</strong>.» Rimase in silenzio mentre lei si avviava, poi la<br />
richiamò. «No, aspetta, Nemo... Prima che tu vada ai bagni, forse<br />
saresti più tranquilla sapendo che i tuoi <strong>di</strong>spacci per il comandante<br />
Merlino sono al sicuro. Dove li hai messi?»<br />
Nemo gli lanciò un'occhiata, poi si batté il petto sulla destra.<br />
«Sono al sicuro.»<br />
Dedalo sorrise. «Già, adesso. Ma te li porterai <strong>di</strong>etro anche nella<br />
piscina <strong>di</strong> acqua calda?» Nemo sussultò e il centurione, vedendola<br />
sempre più preoccupata, si impietosì. «Devi trovare qualcuno <strong>di</strong> cui ti<br />
puoi fidare, Nemo... e se non c'è nessuno <strong>di</strong> cui tu ti fi<strong>di</strong>, trovare<br />
qualcuno <strong>di</strong> cui si fiderebbe Uther. Fossi in te, porterei i miei <strong>di</strong>spacci<br />
all'amministrazione e li affiderei a uno dei legati anziani prima <strong>di</strong><br />
andare ai bagni. Tito o Flavio, fa lo stesso. Sono entrambi degni <strong>di</strong><br />
fiducia.»<br />
Nemo lo fissò socchiudendo gli occhi ed esitò per qualche istante,<br />
poi annuì e si avviò verso il palazzo dell'amministrazione.<br />
Un'ora dopo, attraversati i bagni interme<strong>di</strong>, Nemo si crogiolava<br />
nel calidarium, la profonda piscina d'acqua calda, chiedendosi se<br />
valesse la pena <strong>di</strong> uscirne per passare nel sudarium, la stanza del<br />
vapore, dove i muri piastrellati e le tende <strong>di</strong> pelle imprigionavano le<br />
nuvole <strong>di</strong> vapore che, alimentate dalla fornace posta sotto lo<br />
stabilimento, uscivano da aperture a livello del pavimento. Decise <strong>di</strong><br />
rimanere dov'era, poiché le sembrava <strong>di</strong> non potersi mai saziare <strong>di</strong><br />
quella magnifica acqua fumante, sebbene solo qualche ora prima<br />
fosse convinta che non sarebbe mai più riuscita a riscaldarsi.<br />
C'era solo un paio <strong>di</strong> persone ai bagni oltre a lei, e altre due ne<br />
stavano uscendo quando era arrivata. Tutta gente che lei conosceva<br />
e che le aveva rivolto un cenno <strong>di</strong> saluto nel vederla. Nessuno <strong>di</strong><br />
loro le aveva rivolto la parola, né aveva prestato attenzione al suo<br />
sesso, ignorando intenzionalmente la sua nu<strong>di</strong>tà come se fosse<br />
perfettamente naturale, come la loro. Nemo non ci aveva badato.<br />
Era una questione che aveva liquidato senza esitazione parecchi anni<br />
prima.
Al <strong>di</strong> là della sua evidente appartenenza al sesso femminile, aveva<br />
un fisico decisamente mascolino. Fin da bambina era stata bassa e<br />
tozza, dotata <strong>di</strong> una forza immensa rispetto alla sua taglia e alla sua<br />
età, e quando si era offerta volontaria nelle truppe a cavallo <strong>di</strong><br />
Uther aveva già il torace e le braccia robusti e muscolosi. Seni e<br />
pettorali erano meno pronunciati <strong>di</strong> quelli <strong>di</strong> molti uomini, benché<br />
privi <strong>di</strong> peli e forniti <strong>di</strong> capezzoli gran<strong>di</strong> e inequivocabilmente<br />
femminili. Fianchi e natiche, ventre e cosce erano asciutti e so<strong>di</strong>. Solo<br />
il pube coperto da un vello nero contrastava con la sua immagine <strong>di</strong><br />
forza e vitalità.<br />
Ciononostante alcuni cavalieri <strong>di</strong> Camelot, spinti dal desiderio,<br />
continuavano a vedere in lei soltanto una donna. Il suo corpo<br />
inviolato era un insulto alla loro virilità. In molti avevano provato a<br />
possederla con la forza, da soli o in gruppo. E tutti avevano fallito,<br />
umiliandosi pubblicamente, poiché non erano riusciti a prevedere e<br />
tanto meno a fronteggiare l'implacabile e violenta reazione <strong>di</strong> Nemo<br />
ai loro assalti. Ogni volta che avevano tentato <strong>di</strong> sopraffarla e <strong>di</strong><br />
conquistarla, lei si era ribellata come un uomo in pericolo,<br />
malmenandoli e mettendoli invariabilmente in fuga pesti e<br />
sanguinanti. Proprio in quei bagni una volta l'avevano aggre<strong>di</strong>ta in<br />
sei, e due ci avevano lasciato la pelle. Uno era stato ucciso da un<br />
manrovescio <strong>di</strong> Nemo che gli aveva sfondato il setto nasale, l'altro<br />
era morto scivolando mentre tentava <strong>di</strong> schivare un calcio che lo<br />
avrebbe evirato: nella brutta caduta si era fracassato il cranio sul<br />
bordo della piscina. Dei quattro sopravvissuti, uno si era fratturato<br />
una gamba e l'altro si era ritrovato con le costole rotte, mentre gli<br />
ultimi due avevano tagliato la corda.<br />
L'inchiesta ufficiale sull'accaduto aveva scagionato Nemo,<br />
stabilendo che aveva agito per legittima <strong>di</strong>fesa. Nel corso del<br />
proce<strong>di</strong>mento, in più <strong>di</strong> un'occasione Merlino Britannico aveva<br />
mostrato perplessità, ma ogni volta si era inchinato al giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong><br />
Uther che aveva <strong>di</strong>feso accanitamente il suo subor<strong>di</strong>nato, insistendo<br />
che venisse considerato prima <strong>di</strong> tutto un soldato, e solo<br />
incidentalmente, e con riserva, una donna. E nei frequenti casi in cui<br />
uno degli ufficiali <strong>di</strong> Camelot, addestrato come gli altri secondo le<br />
consuetu<strong>di</strong>ni romane, metteva in <strong>di</strong>scussione l'opportunità <strong>di</strong> avere<br />
delle donne nei propri ranghi, Uther lo fulminava con un'occhiata
sprezzante portando a esempio Bu<strong>di</strong>cca e una dozzina <strong>di</strong> altre illustri<br />
donne celte, tutte famose guerriere, oltre a svariati capitani dei<br />
Pendragon. Snocciolava i loro nomi con rapi<strong>di</strong>tà citandole come<br />
<strong>di</strong>mostrazione in<strong>di</strong>scutibile del fatto che le donne della Britannia<br />
celtica avevano sempre combattuto a fianco dei loro uomini in<br />
completa parità.<br />
Dopo quell'evento, tutti avevano capito che non valeva la pena<br />
<strong>di</strong> perdere tempo con Nemo. Se per possederla bisognava lottare<br />
con lei come se fosse un uomo, suggeriva il buon senso, allora lei era<br />
un uomo... e il loro tentativo sarebbe risultato ambiguo. Da allora<br />
Nemo si mescolò tranquillamente agli altri soldati, girando nuda fra<br />
loro nei bagni, e solo i nuovi arrivati si interessavano a lei per un<br />
breve periodo prima <strong>di</strong> essere tratti in <strong>di</strong>sparte e avvertiti.<br />
Dopo aver indossato abiti freschi <strong>di</strong> bucato e la leggera armatura<br />
dei cavalieri della guarnigione <strong>di</strong> Camelot, Nemo uscì dallo<br />
stabilimento e scoprì che nel frattempo il temporale era cessato. Il<br />
cielo era azzurro e senza nuvole, e nell'aria pulita si sentiva<br />
finalmente il calore <strong>di</strong> luglio. Anche i ciottoli infangati della strada si<br />
stavano asciugando rapidamente.<br />
Un paio <strong>di</strong> soldati a cavallo venivano verso <strong>di</strong> lei, <strong>di</strong>retti ai bagni,<br />
e Nemo capì imme<strong>di</strong>atamente che tornavano da un pattugliamento,<br />
perché avevano i mantelli inzuppati e sporchi. Alzò un braccio per<br />
attirare la loro attenzione e domandò se Merlino era tornato. I due<br />
annuirono e uno <strong>di</strong> loro fece un cenno in <strong>di</strong>rezione del palazzo<br />
dell'amministrazione.<br />
Nemo superò le guar<strong>di</strong>e poste all'ingresso e a lunghi passi<br />
raggiunse la postazione dell'ufficiale <strong>di</strong> giornata, dove il legato Tito<br />
era immerso in una conversazione con un altro soldato appena<br />
rientrato. Vedendola avvicinarsi con la coda dell'occhio, Tito si chinò<br />
sotto il tavolo per recuperare l'astuccio che lei gli aveva affidato e<br />
senza smettere <strong>di</strong> chiacchierare glielo riconsegnò.<br />
Nemo allora si <strong>di</strong>resse verso la porta della stanza <strong>di</strong> Merlino, si<br />
fermò sulla soglia e bussò.<br />
«Avanti!»<br />
Merlino Britannico era seduto su una se<strong>di</strong>a dall'alto schienale e
senza braccioli, davanti a una lunga scrivania illuminata da una<br />
finestra a doppio arco. Teneva un rotolo <strong>di</strong> papiro alzato verso la<br />
luce con entrambe le mani e leggeva a voce bassa, con aria<br />
preoccupata. Non badò a Nemo finché non ebbe finito, poi buttò il<br />
rotolo richiuso sul tavolo.<br />
«Male<strong>di</strong>zione» borbottò, alzando lo sguardo verso il nuovo<br />
venuto. Dapprima la osservò con aria perplessa: era evidente che,<br />
pur conoscendo la persona che gli stava davanti, non riusciva a darle<br />
un nome. Poi, <strong>di</strong> colpo, scattò in pie<strong>di</strong> corrugando la fronte.<br />
«Fai parte delle truppe <strong>di</strong> Uther, vero? Sei quella che chiamano<br />
Nemo... Già... Il tuo re è qui? A Camelot?»<br />
Nemo rimase sull'attenti ma scosse il capo, incapace come sempre<br />
<strong>di</strong> proferire parola, e si limitò a tendergli l'astuccio <strong>di</strong> pelle facendo<br />
un passo avanti. Merlino si avvicinò scrutandola con attenzione, ma<br />
appena le sue mani si chiusero sull'astuccio lei in<strong>di</strong>etreggiò, salutò e<br />
girando sui tacchi fece per lasciare la stanza.<br />
«Aspetta!»<br />
Nemo si voltò.<br />
Merlino seguitava a guardarla con aria pensosa. «Uther sta bene?»<br />
Nemo annuì e Merlino si rabbuiò. «Che ti prende, sei forse muta?»<br />
Nemo si schiarì la gola. «Sì, signore... comandante. Re Uther sta<br />
bene» rispose con voce roca.<br />
«Ottimo. Ed è sempre a Tir Manha?»<br />
«Sì, signore.»<br />
«E come vanno le cose nel suo regno? Tutto a posto? È passato un<br />
anno, mi sembra, da quando è <strong>di</strong>ventato re, e nove mesi da quando<br />
ha rispe<strong>di</strong>to la marmaglia <strong>di</strong> Lot in Cornovaglia con la coda fra le<br />
gambe. Non ha intenzione <strong>di</strong> farci visita, nel prossimo futuro?»<br />
Strani pensieri attraversarono la mente <strong>di</strong> Nemo. Qualcosa nel<br />
tono <strong>di</strong> voce <strong>di</strong> Merlino la mise istintivamente in allarme.<br />
Guardandolo negli occhi ebbe la sensazione che pensasse il contrario<br />
<strong>di</strong> ciò che stava <strong>di</strong>cendo e che sarebbe stato ben felice <strong>di</strong> non<br />
rivedere più il cugino. Per quanto assurdo e inspiegabile, era chiaro<br />
che Merlino Britannico non desiderava affatto che Uther tornasse a
Camelot.<br />
Non <strong>di</strong>sse niente e si limitò a fissarlo ritta sull'attenti, stringendo<br />
l'elmo nel cavo del braccio sinistro, gli occhi impenetrabili sotto la<br />
striscia folta e ininterrotta delle sopracciglia.<br />
«Allora? Mio cugino ha intenzione <strong>di</strong> venire a farci visita?»<br />
Nemo sussultò e si rese conto che doveva dare una risposta.<br />
Chinò il capo. «Non so, signore. Non parla con me. Quantomeno<br />
non dei suoi piani.»<br />
«Uhm... Molto bene. Grazie <strong>di</strong> avermi portato questi» <strong>di</strong>sse,<br />
mostrando l'astuccio <strong>di</strong> pelle. «Hai l'or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> attendere una<br />
risposta?»<br />
«No, signore.»<br />
«D'accordo, puoi andare.»<br />
Con un brusco saluto Nemo girò sui tacchi e si allontanò con<br />
passo marziale, avvertendo lo sguardo <strong>di</strong> Merlino puntato su <strong>di</strong> lei.<br />
Appena fu fuori dall'e<strong>di</strong>ficio e abbastanza lontana dal palazzo,<br />
abbandonò il passo <strong>di</strong> marcia e si rimise l'elmo, calandolo bene sugli<br />
occhi. Si allacciò la cinghia sotto il mento e sistemò la protezione<br />
sulle guance, poi proseguì ad andatura normale pensando con<br />
stupore e preoccupazione a Caio Merlino Britannico.<br />
Conosceva Merlino fin da quando era un ragazzo, mentre<br />
Merlino non sapeva praticamente niente <strong>di</strong> lei; per qualche motivo<br />
noto solo a lei e Uther, entrambi avevano fatto in modo che<br />
Merlino ignorasse la sua esistenza. E ora l'istinto le <strong>di</strong>ceva che<br />
quell'uomo rappresentava una minaccia molto concreta per Uther.<br />
Merlino era cambiato e così il suo atteggiamento verso Uther.<br />
Non sprizzava più quell'entusiasmo e quel sentimento sincero <strong>di</strong><br />
solidarietà e fratellanza che l'avevano sempre ingelosita e fatta<br />
sentire esclusa tutte le volte che i cugini erano insieme. Merlino non<br />
voleva più bene a Uther. Quella constatazione la fece sussultare. Era<br />
davvero così? Non sapeva cosa pensare. Ma era assolutamente certa<br />
che Merlino non salutasse più con gioia la prospettiva <strong>di</strong> rivedere<br />
l'amico.<br />
Per qualche istante si domandò quale strada prendere, poi girò
isolutamente a destra, e così facendo si scontrò con una donna che<br />
veniva verso <strong>di</strong> lei. <strong>La</strong> fragile figurina vestita <strong>di</strong> azzurro quasi<br />
rimbalzò contro il suo corpo massiccio e cadde all'in<strong>di</strong>etro<br />
mulinando le braccia; ma Nemo si gettò imme<strong>di</strong>atamente in avanti e<br />
riuscì ad afferrarla prima che finisse a terra. Il cappuccio che<br />
nascondeva il volto della donna le ricadde sulle spalle rivelando una<br />
lunga chioma nera spruzzata <strong>di</strong> grigio e gran<strong>di</strong> occhi <strong>di</strong> un azzurro<br />
stupefacente che esprimevano sorpresa e spavento. Nemo la<br />
riconobbe, ed ebbe un tuffo al cuore pensando che aveva messo a<br />
rischio la vita della nonna <strong>di</strong> Uther, Luceia Varro.<br />
Luceia fece capire che non si era fatta male e che voleva rimettersi<br />
in pie<strong>di</strong> e Nemo imbarazzata la lasciò andare, dopo averla sostenuta<br />
per qualche istante. L'anziana donna fece un cenno col capo e si<br />
rassettò gli abiti, rassicurando con qualche colpetto sul braccio la<br />
giovane donna che la accompagnava, poi si rivolse a Nemo<br />
guardandola dritta negli occhi.<br />
«Grazie, giovanotto» <strong>di</strong>sse. «Non so come tu abbia fatto a reagire<br />
così in fretta, ma sono molto contenta che ci sia riuscito. Mi manca<br />
un po' il fiato, ma tutto il resto è a posto. È stato come finire<br />
addosso a un muro, solo che non mi è mai capitato <strong>di</strong> sbatterci<br />
contro così forte.» Si interruppe e si guardò intorno, accorgendosi<br />
solo in quel momento che una piccola folla <strong>di</strong> spettatori si era<br />
fermata a osservarla. «Grazie a tutti» <strong>di</strong>sse in tono deciso per<br />
congedarli. «Sto bene e non mi è successo nulla, grazie alla prontezza<br />
<strong>di</strong> riflessi <strong>di</strong> questo giovane. Tornate alle vostre occupazioni, per<br />
favore.» Attese che le persone dopo un attimo <strong>di</strong> esitazione si fossero<br />
allontanate, poi si voltò <strong>di</strong> nuovo verso Nemo, piegando la testa da<br />
un lato. «Quella è l'uniforme delle guar<strong>di</strong>e dei Pendragon, giusto? I<br />
Dragoni?» Nemo si schiarì la voce ma riuscì solo a fare un cenno <strong>di</strong><br />
assenso. <strong>La</strong> donna la osservò socchiudendo gli occhi. «Mi pareva.<br />
Non posso non riconoscere l'emblema <strong>di</strong> mio nipote. E qual è il tuo<br />
nome?»<br />
Nemo si schiarì <strong>di</strong> nuovo la gola e cercò <strong>di</strong> rendere la sua voce il<br />
più profonda possibile, sapendo che Luceia la credeva un uomo.<br />
«Ged<strong>di</strong>o, signora. Mi chiamo Ged<strong>di</strong>o.» <strong>La</strong> menzogna le sfuggì dalle<br />
labbra prima che se ne rendesse conto, scaturita dall'assurda<br />
preoccupazione che Luceia potesse lamentarsi col nipote <strong>di</strong> essere
stata spintonata da uno dei suoi uomini. Si fosse trattato <strong>di</strong> chiunque<br />
altro, Nemo non ci avrebbe badato, ma sapeva bene quanto affetto<br />
e quanto inspiegabile timore Uther nutrisse nei confronti della<br />
nonna.<br />
Luceia la fissava con sguardo penetrante, cercando <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguere i<br />
suoi lineamenti sotto la maschera protettiva dell'enorme elmo da<br />
cavaliere, ma Nemo sapeva che la vecchia non poteva scorgere che<br />
lo scintillio dei suoi occhi.<br />
«Hai portato messaggi da Uther?»<br />
Annuì. «Sì, signora. Dispacci per il comandante Merlino.»<br />
«Capisco. Bene, suppongo che ne sarò informata entro la fine<br />
della mattinata. Per adesso, grazie ancora, giovanotto. Ma sarà<br />
meglio che in futuro tu faccia più attenzione a dove vai. Ti auguro<br />
una buona giornata. Vieni, Deirdre.»<br />
Nemo fece un passo in<strong>di</strong>etro, osservando intimi<strong>di</strong>ta la vecchia<br />
signora che si incamminava, e solo all'ultimo momento i suoi occhi si<br />
posarono sulla giovane donna che Luceia Varro aveva chiamato<br />
Deirdre. Si accorse che la ragazza la stava guardando, la fronte liscia<br />
lievemente corrugata, e qualcosa scattò nella sua mente. Conosceva<br />
quella donna, anche se non aveva idea <strong>di</strong> dove l'avesse incontrata.<br />
Poi, mentre Luceia Varro prendeva la compagna sottobraccio e si<br />
allontanava, notò un gonfiore sotto la veste <strong>di</strong> Deirdre che mostrava<br />
senza possibilità <strong>di</strong> errore il suo stato <strong>di</strong> avanzata gravidanza.<br />
Nemo rimase in mezzo alla via osservando le due donne che si<br />
<strong>di</strong>rigevano verso il palazzo dell'amministrazione, e vide che la gente<br />
le scrutava con espressione quasi reverenziale. Un terzetto <strong>di</strong><br />
cavalieri fuori servizio che chiacchieravano accanto all'ingresso<br />
interruppero la loro conversazione e si misero rispettosamente<br />
sull'attenti <strong>di</strong> fronte a loro, riprendendo a parlare solo quando<br />
Luceia e la sua compagna furono scomparse all'interno.<br />
Nemo li raggiunse, sforzandosi <strong>di</strong> non apparire troppo interessata.<br />
I soldati smisero <strong>di</strong> parlare vedendola avvicinarsi, e uno <strong>di</strong> loro le<br />
rivolse un cortese saluto. Nemo contraccambiò e adottò la sua voce<br />
"maschile".<br />
«Sono appena arrivato dalla Cambria. Chi è la ragazza insieme a
donna Luceia?»<br />
L'uomo che l'aveva salutata sorrise. «È donna Deirdre. <strong>La</strong> moglie<br />
del comandante Merlino.»<br />
«Uhm...» Nemo gli fece un cenno <strong>di</strong> ringraziamento e <strong>di</strong> saluto e<br />
si allontanò, me<strong>di</strong>tabonda.
II.<br />
"È donna Deirdre. <strong>La</strong> moglie del comandante Merlino."<br />
Quelle parole riecheggiavano nella mente <strong>di</strong> Nemo mentre<br />
scendeva verso il cancello principale della fortezza. In quel momento<br />
della giornata era spalancato e lei notò che le sentinelle in servizio, a<br />
lei tutte sconosciute, non avevano granché da fare; si limitavano a<br />
ciondolare pigramente controllando i pochi carri che andavano e<br />
venivano e tenendo gli occhi aperti nel caso arrivasse qualche<br />
ufficiale.<br />
Era quasi giunta al cancello quando si rese conto che qualcuno<br />
<strong>di</strong>etro <strong>di</strong> lei la chiamava e si girò. Un uomo dal volto colorito e dagli<br />
occhi enormi e scintillanti la salutava sorridendo e Nemo si pentì <strong>di</strong><br />
essersi voltata e <strong>di</strong> non aver riconosciuto imme<strong>di</strong>atamente quella<br />
voce così particolare. Era Nennio, uno dei massaggiatori che<br />
lavoravano ai bagni. Nemo era estranea a qualsiasi tipo <strong>di</strong> sessualità<br />
e il suo interesse per l'argomento era praticamente nullo, quin<strong>di</strong> non<br />
aveva <strong>di</strong>fficoltà ad accettare il fatto che Nennio nutrisse una<br />
pre<strong>di</strong>lezione per uomini e ragazzi, ma si trattava <strong>di</strong> un pettegolo<br />
inveterato, incapace <strong>di</strong> tenere la bocca chiusa e <strong>di</strong> farsi gli affari suoi:<br />
il suo incessante chiacchiericcio rischiava sempre <strong>di</strong> farle perdere la<br />
pazienza.<br />
Ciononostante, Nennio non si era mai stancato <strong>di</strong> cercare<br />
l'amicizia <strong>di</strong> Nemo fin da quando lei era arrivata a Camelot,<br />
rifiutando ostinatamente <strong>di</strong> farsi mortificare o scoraggiare dalla<br />
perenne ostilità che lei mostrava nei suoi confronti. Come poteva<br />
offendersi, le aveva detto più volte, quando capiva fin troppo bene<br />
il dramma che doveva tormentarla, ogni singolo giorno? Secondo lui<br />
erano entrambi della stessa razza ma <strong>di</strong> aspetto <strong>di</strong>fferente, come due<br />
facce <strong>di</strong> una medaglia. Nemo era un uomo condannato da un<br />
destino crudele a vivere in un corpo <strong>di</strong> donna, mentre Nennio era<br />
una donna imprigionata nel corpo <strong>di</strong> un uomo. Era stato così<br />
sfacciato nell’inseguirla, e così amabile e sensibile nei suoi confronti,<br />
da esaurire persino le incommensurabili riserve <strong>di</strong> scontrosità <strong>di</strong> cui
lei era dotata. Nemo aveva finito per sviluppare una certa tolleranza<br />
verso le sue attenzioni e ad accettare e ad<strong>di</strong>rittura apprezzare le sue<br />
sedute terapeutiche nella sala massaggi dopo il bagno e la sauna, pur<br />
ostinandosi a conservare un silenzio che, per Nennio, era quasi<br />
intollerabile.<br />
Quel giorno Nemo non aveva né il tempo né la pazienza per<br />
de<strong>di</strong>carsi a lui e lo scacciò con un tale cipiglio che l'amico, malgrado<br />
la sua capacità <strong>di</strong> sopportazione, non poté far altro che adeguarsi,<br />
alzando le braccia in segno <strong>di</strong> scusa mentre lei usciva dalla fortezza.<br />
Merlino Britannico aveva preso moglie e non aveva detto niente:<br />
non aveva mandato un messaggio, né prima né dopo, a Uther<br />
Pendragon. L'offesa era intollerabile. Nemo sapeva che nulla al<br />
mondo avrebbe impe<strong>di</strong>to a Uther <strong>di</strong> presenziare alla festa nuziale <strong>di</strong><br />
suo cugino, se l'avesse saputo. In preda a un improvviso attacco <strong>di</strong><br />
nausea, inspirò profondamente e trattenne il fiato in modo da<br />
allontanare il malessere. Quale che fosse la sua opinione personale su<br />
Merlino Britannico - e nel corso degli anni aveva nutrito molti<br />
sentimenti contrastanti nei suoi confronti, dall'ammirazione<br />
all'antipatia, dall'invi<strong>di</strong>a all'in<strong>di</strong>fferenza fino alla cieca gelosia - era<br />
una delle costanti della sua vita. Sotto molti aspetti, l'esistenza <strong>di</strong><br />
Merlino con<strong>di</strong>zionava la sua. Il comportamento del giovane aveva<br />
sempre avuto una benefica influenza sul più volubile cugino, e<br />
Nemo ne aveva in<strong>di</strong>rettamente beneficiato. Per questo motivo la<br />
notizia che aveva appena ricevuto, rafforzando la sua convinzione<br />
che l'atteggiamento <strong>di</strong> Merlino nei confronti <strong>di</strong> Uther si fosse<br />
gravemente deteriorato, la sconvolgeva.<br />
E tutto ciò a causa <strong>di</strong> una donna. Era un fatto sconvolgente,<br />
incomprensibile. Una donna sconosciuta stava mettendo in pericolo<br />
tutto ciò che per Nemo aveva un valore. Una completa estranea,<br />
una persona comparsa dal nulla e del tutto ignota a Uther<br />
Pendragon, stava per <strong>di</strong>struggere il suo mondo strappandogli, a fini<br />
personali ed egoistici, l'amico più stretto e il più caro compagno.<br />
Distruggendo la fiducia che Merlino riponeva nel cugino, come<br />
evidentemente aveva già cominciato a fare, questa donna avrebbe<br />
certamente impe<strong>di</strong>to a Uther <strong>di</strong> fidarsi <strong>di</strong> chiunque altro in futuro.<br />
Rubandogli l'amicizia <strong>di</strong> Merlino senza motivi plausibili, questa<br />
donna, chiunque fosse, si era <strong>di</strong>mostrata <strong>di</strong>sonesta e insensibile.
Nemo aveva trascorso la sua vita adulta circondata da soldati<br />
rozzi e brutali, e tutti prima o poi avevano descritto, alcuni con<br />
cinica ironia, altri con iroso <strong>di</strong>sprezzo, il modo in cui una donna -<br />
qualsiasi donna - poteva <strong>di</strong>videre e mettere l'uno contro l'altro anche<br />
gli amici più cari, a causa <strong>di</strong> quella cosa terribile chiamata amore. Lo<br />
aveva sentito raccontare cento volte e ne aveva sempre dubitato,<br />
prendendo quelle storie con il beneficio dell'inventario.<br />
Ora però non poté fare altro che affrontare quella realtà e<br />
cominciò a riflettere sul da farsi. Non si era mai trovata in una<br />
situazione simile, ma sapeva come agire, perché una delle prime<br />
lezioni che Garreth il Fischiatore aveva impartito a Uther Pendragon,<br />
e che lei aveva fatto propria, era che nessuno, nemmeno un<br />
comandante <strong>di</strong> alto rango, doveva impegnarsi in un combattimento<br />
o in una battaglia senza prima aver scoperto tutto ciò che c'era da<br />
sapere sul proprio avversario.<br />
«Conosci il tuo nemico.» Ricordando quell'insegnamento, Nemo<br />
cominciò imme<strong>di</strong>atamente a domandarsi come ottenere<br />
informazioni su questa Deirdre e si <strong>di</strong>ede subito una risposta che la<br />
stupì per la sua semplicità. Nennio il massaggiatore doveva sapere<br />
tutto sulla nuova sposa <strong>di</strong> Merlino Britannico perché era proprio il<br />
tipo <strong>di</strong> pettegolezzo <strong>di</strong> cui amava occuparsi. <strong>La</strong> donna era giovane,<br />
incinta, ed era apparsa all'improvviso. Nemo ne era certa, dato che<br />
l'ultima volta che aveva portato <strong>di</strong>spacci <strong>di</strong> Uther a Camelot, quattro<br />
mesi prima, non c'era traccia <strong>di</strong> quella sconosciuta. Quin<strong>di</strong> Deirdre<br />
era sbucata dal nulla conquistando l'amore <strong>di</strong> Merlino Britannico. Da<br />
dove era venuta? E quando potevano essersi conosciuti? Nemo<br />
sapeva che Nennio non doveva aver lasciato nulla <strong>di</strong> intentato per<br />
sod<strong>di</strong>sfare la sua insaziabile curiosità su una questione così<br />
importante.<br />
Qualche attimo dopo stava già tornando verso i bagni, pronta a<br />
levarsi il mantello insieme al resto degli abiti e agli stivali per<br />
raggiungere rapidamente la stanza sul retro che ospitava i plinti <strong>di</strong><br />
pietra dei massaggiatori. Una volta spogliata si <strong>di</strong>resse verso la stanza<br />
del vapore, avvertendo Nennio che avrebbe avuto bisogno dei suoi<br />
servigi.<br />
Le riuscì più <strong>di</strong>fficile del previsto rimanere <strong>di</strong>stesa tranquillamente
senza <strong>di</strong>re una parola mentre Nennio la massaggiava, chiacchierando<br />
in continuazione. Più <strong>di</strong> una volta Nemo si trattenne a fatica<br />
dall'apostrofarlo malamente, nel timore che per una volta potesse<br />
offendersi e rifiutarsi <strong>di</strong> <strong>di</strong>rle altro. Bruciava dalla voglia <strong>di</strong><br />
confessargli ciò che la turbava, ma sapeva che sarebbe stata una<br />
pessima idea, poiché non poteva rischiare che un tipo come Nennio<br />
nutrisse anche il minimo sospetto sul suo interesse per la nuova<br />
moglie <strong>di</strong> Merlino Britannico. Così strinse i denti e cercò <strong>di</strong> non dare<br />
ascolto al suo cicaleccio, lamentandosi <strong>di</strong> tanto in tanto perché, a<br />
<strong>di</strong>spetto della loro affinità spirituale, Nennio la stava trattando senza<br />
molti riguar<strong>di</strong>, punendola, sia pur dolcemente, per lo sgarbo <strong>di</strong> poco<br />
prima.<br />
Al suo arrivo Nemo aveva biascicato una scusa, borbottando che<br />
aveva cose molto importanti per la testa. Nennio le aveva fatto<br />
cenno che la cosa non aveva importanza e si era lanciato nella sua<br />
consueta cronaca <strong>di</strong> notizie e informazioni provenienti da tutta la<br />
Britannia, raccolte da ogni possibile fonte a cui avesse accesso.<br />
Nennio era molto orgoglioso <strong>di</strong> quelli che chiamava «i suoi<br />
confidenti», ovvero la rete <strong>di</strong> informatori che lo tenevano<br />
costantemente aggiornato, e ci teneva a far credere che se non<br />
conosceva proprio tutti quelli che bisognava conoscere, conosceva<br />
almeno qualcuno che li frequentava.<br />
Non a caso Nemo si era scusata della propria maleducazione<br />
sostenendo che aveva dei pensieri per la testa. Nennio sapeva<br />
perfettamente che lei era il messaggero più fidato <strong>di</strong> re Uther, e che<br />
ogni volta che veniva a Camelot da sola era per portare <strong>di</strong>spacci del<br />
re a Merlino; in passato però non era mai riuscito a ottenere il più<br />
piccolo in<strong>di</strong>zio su quei messaggi ed era la prima volta che vedeva<br />
Nemo preoccupata, o almeno così credeva, per qualche aspetto<br />
della sua missione. Alla fine, convinto <strong>di</strong> agire con grande astuzia,<br />
Nennio pilotò la conversazione in modo da chiederle, ostentando la<br />
massima naturalezza, cosa l'avesse turbata così visibilmente quel<br />
pomeriggio.<br />
Nemo brontolò e si voltò verso <strong>di</strong> lui, inarcando un sopracciglio<br />
per fargli capire che la sua domanda era impertinente.<br />
Nennio scrollò le spalle e proseguì spiegando che non voleva
sapere niente <strong>di</strong> particolare, era solo curioso <strong>di</strong> capire cosa avesse<br />
contrariato la sua cara Nemo al punto da renderla così sgarbata con<br />
un vecchio amico che passava per caso e l'aveva salutata.<br />
Nemo annuì, dandogli ragione e ammettendo <strong>di</strong> essere stata<br />
ingiustamente scortese. Era arrabbiata, spiegò, perché quando si era<br />
presentata al palazzo dell'amministrazione chiedendo del<br />
comandante Merlino aveva dovuto attendere a lungo, dato che il<br />
comandante era chiuso nella sua stanza con una giovane donna, una<br />
donna prossima al parto. Di norma non le avrebbe dato fasti<strong>di</strong>o<br />
aspettare, <strong>di</strong>sse, ma appena arrivata era andata <strong>di</strong>rettamente a<br />
consegnare i suoi <strong>di</strong>spacci perché le era stato detto che erano<br />
urgenti. Il motivo <strong>di</strong> quell'urgenza le era ignoto, ma re Uther le<br />
aveva dato precise istruzioni <strong>di</strong> consegnare senza un attimo <strong>di</strong><br />
indugio l'astuccio contenente i <strong>di</strong>spacci nelle mani <strong>di</strong> Merlino<br />
Britannico. Così aveva trovato irritante che, dopo aver cavalcato<br />
notte e giorno in mezzo alle intemperie per eseguire i suoi or<strong>di</strong>ni,<br />
fosse costretta ad aspettare mentre il comandante Merlino se la<br />
spassava con una sgualdrinella.<br />
Nennio la ascoltò a bocca aperta, sgranando gli enormi occhi<br />
luccicanti segnati da una riga nera <strong>di</strong> antimonio. Non la interruppe,<br />
ma appena Nemo ebbe finito <strong>di</strong> parlare fece un gesto significativo<br />
con la mano e annuì, <strong>di</strong>cendo che capiva perfettamente il suo<br />
malumore. Ma in realtà, aggiunse con una luce maligna negli occhi,<br />
non era proprio corretto definire la giovane donna "una<br />
sgualdrinella". Si chiamava Deirdre, ed era la nuova moglie del<br />
comandante.<br />
Nemo si tirò su appoggiandosi a un gomito, cercando <strong>di</strong> fingere il<br />
più assoluto stupore. <strong>La</strong> moglie del comandante? Il comandante<br />
Merlino era sposato? Quando era accaduto, e come? Dieci giorni<br />
prima, spiegò Nennio, gongolante per l'effetto del suo annuncio...<br />
No, Nemo non ne era stata informata, non ne sapeva assolutamente<br />
nulla. Se era stato mandato un messaggio a re Uther in Cambria,<br />
doveva essere successo mentre lei era in viaggio. Erano sposati da<br />
<strong>di</strong>eci giorni? Ma il ventre della donna era molto grosso... vicinissimo<br />
al parto. Da dove era spuntata fuori? Dove l'aveva tenuta nascosta<br />
Merlino?
Nennio allargò le braccia e scosse la testa, poi con una pacca sul<br />
fianco nudo <strong>di</strong> Nemo segnalò che la seduta era finita. Malgrado le<br />
apparenze, continuò, il parto era tutt'altro che imminente. Da quel<br />
che aveva saputo, mancavano ancora due mesi prima che donna<br />
Deirdre si liberasse del suo fardello. Mentre Nemo si metteva seduta<br />
sul bordo del plinto <strong>di</strong> pietra, risistemandosi il lenzuolo sui fianchi,<br />
Nennio ammise tuttavia che con sua grande delusione, nessuno era<br />
stato in grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>rgli dove avesse vissuto la donna fino a quel<br />
momento. Era figlia <strong>di</strong> qualche re barbaro dell'Ibernia, <strong>di</strong> questo era<br />
sicuro, perché era emerso che si trattava della sorella del principe<br />
iberno Donuil, il gigante che Merlino aveva preso in ostaggio due<br />
anni prima durante il primo attacco <strong>di</strong> Lot a Camelot. Ma non<br />
poteva essere arrivata dall'Ibernia già in quello stato, a meno <strong>di</strong><br />
qualche sinistra stregoneria, poiché da più <strong>di</strong> un anno Merlino non si<br />
assentava da Camelot per più <strong>di</strong> due o tre giorni alla volta.<br />
Come si spiegava, allora, la sua gravidanza? In base alle sue<br />
informazioni e a ciò che suggeriva la logica, Nennio riteneva che<br />
donna Deirdre fosse rimasta nei <strong>di</strong>ntorni almeno per tutto<br />
quell'anno. E tuttavia nessuno a Camelot - né altrove, a <strong>di</strong>re il vero -<br />
l'aveva mai vista prima che facesse il suo ingresso nella fortezza quasi<br />
un mese prima, splendente <strong>di</strong> bellezza e <strong>di</strong> salute come una sorgente<br />
<strong>di</strong> montagna, seduta su un piccolo calesse in compagnia <strong>di</strong> Caio<br />
Merlino e della sua prozia, Luceia Varro.<br />
Con la consueta ruvidezza, Nemo si <strong>di</strong>chiarò stupita che Nennio<br />
non fosse riuscito a estorcere qualche informazione a una delle<br />
inservienti o delle compagne della giovane donna. Nel corso <strong>di</strong> un<br />
mese doveva pure aver detto qualcosa che in<strong>di</strong>casse dov'era stata e<br />
da dov'era venuta... a meno che non fosse muta.<br />
Ma lei era muta, replicò Nennio, e Nemo rimase senza fiato,<br />
perché <strong>di</strong> colpo nella sua mente si erano ricomposti tutti i pezzi del<br />
mosaico.<br />
Cassandra! Ecco perché a prima vista donna Deirdre le era parsa<br />
così familiare, anche se quella nobile dama ben vestita e con la<br />
pancia prominente aveva ben poca somiglianza con la ragazza<br />
pallida ed emaciata che Nemo aveva trovato abbandonata nella<br />
foresta tanti mesi prima. Quanto tempo era passato? Nemo fece un
apido calcolo e si rese conto che erano trascorsi tre anni da allora.<br />
Avevano trovato quella ragazzina grigia e insignificante durante<br />
uno dei consueti pattugliamenti perimetrali della Colonia, e Uther<br />
l'aveva portata a Camelot sul suo cavallo. In seguito si era scoperto<br />
che era muta, e le era stato dato il nome <strong>di</strong> Cassandra. Tre anni<br />
prima!<br />
D'un tratto Nemo si rese conto che Nennio la stava osservando<br />
attentamente con la testa piegata da un lato, e si costrinse a rilassarsi<br />
e a respirare normalmente, cercando nello stesso tempo <strong>di</strong> non<br />
tra<strong>di</strong>re il proprio sbalor<strong>di</strong>mento. Borbottò confusamente qualcosa<br />
sui muti, poi, colta da un'improvvisa ispirazione, guardò Nennio<br />
negli occhi e gli chiese se i muti fossero anche privi dell'u<strong>di</strong>to. Lui<br />
sgranò gli occhi allargando le braccia per rispondere che non lo<br />
sapeva e Nemo annuì allontanandosi con tranquillità mentre l'altro,<br />
ancora sconcertato, la ringraziava. Sod<strong>di</strong>sfatta dell'inconsueta<br />
<strong>di</strong>sinvoltura con cui aveva ottenuto quelle informazioni, si rivestì<br />
rapidamente e uscì dai bagni senza smettere <strong>di</strong> pensare a Cassandra.<br />
Cassandra... il solo nome le provocava un senso <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio, poiché<br />
la riportava <strong>di</strong>rettamente alla ra<strong>di</strong>ce dei problemi tra Uther e<br />
Merlino. Ricordava quella notte nei quartieri privati che un tempo<br />
Uther e Merlino definivano la stanza dei giochi. Nemo non era mai<br />
riuscita a scoprire esattamente cosa fosse successo, perché solo Uther<br />
e Merlino erano presenti in quel momento e nessuno dei due ne<br />
aveva mai parlato. Ma c'era anche la povera Cassandra con loro,<br />
insieme a un gruppetto <strong>di</strong> altre donne che erano partite l'indomani<br />
in un carro coperto, scomparendo da Camelot definitivamente.<br />
Nemo aveva assistito soltanto ad alcune scene del dramma:<br />
Cassandra che si precipitava fuori dalla stanza dei giochi, come se<br />
temesse per la sua vita; Merlino che appariva sulla soglia qualche<br />
istante dopo, nudo, poi in<strong>di</strong>etreggiava e chiudeva la porta vedendo<br />
una guar<strong>di</strong>a che lo osservava; Uther che usciva <strong>di</strong> corsa, chiaramente<br />
fuori <strong>di</strong> sé. In seguito aveva scoperto che Uther, accompagnato da<br />
un piccolo gruppo <strong>di</strong> Dragoni, era partito improvvisamente da<br />
Camelot per fare ritorno in Cambria. Quella stessa notte Cassandra<br />
era stata rapita e trascinata in un fienile dove il suo aggressore, la cui<br />
identità non era mai stata accertata, l'aveva picchiata, brutalizzata e
infine abbandonata, convinto evidentemente <strong>di</strong> averla uccisa.<br />
<strong>La</strong> donna era stata ritrovata il mattino seguente in fin <strong>di</strong> vita e<br />
Lucano, il capo dell'infermeria militare <strong>di</strong> Camelot, l'aveva curata per<br />
ore mentre Merlino Britannico, che in assenza del padre impegnato<br />
in un pattugliamento rivestiva la carica <strong>di</strong> ufficiale in comando, la<br />
teneva sotto stretta e continua sorveglianza per proteggere la sua<br />
incolumità. <strong>La</strong> notte successiva, come per magia, Cassandra era<br />
svanita senza lasciare traccia da un e<strong>di</strong>ficio rigidamente controllato<br />
all'interno e all'esterno.<br />
Per molto tempo erano circolate voci <strong>di</strong> ogni tipo, tra cui quella<br />
che Merlino avesse avuto un sogno premonitore sulla scomparsa <strong>di</strong><br />
Cassandra. Da quelle voci ebbero origine altre <strong>di</strong>cerie secondo le<br />
quali Merlino era una sorta <strong>di</strong> mago. Nemo aveva anche sentito <strong>di</strong>re<br />
che Uther era responsabile della violenza alla ragazza, ma era<br />
un'ipotesi così palesemente assurda e contrastante con i fatti che<br />
Nemo si era limitata a scuotere la testa e a ignorarla.<br />
Di una cosa però era certa, e non era una <strong>di</strong>ceria. L'affetto che per<br />
tutta la vita aveva legato Merlino Britannico e Uther Pendragon si<br />
era spezzato la notte della rissa nella casa dei giochi. Da allora i due<br />
uomini, che per tanto tempo erano stati inseparabili, raramente<br />
erano stati visti in compagnia l'uno dell'altro.<br />
Nemo non aveva mai osato chiedere apertamente a Uther cosa<br />
fosse successo fra loro quella notte, e lui non si era mai offerto <strong>di</strong><br />
raccontarglielo, ma ora come allora lei era convinta che alla ra<strong>di</strong>ce<br />
<strong>di</strong> tutto ci fosse Cassandra. Prima che la donna venisse ritrovata nella<br />
foresta, Uther e Merlino erano stati più che fratelli per venticinque<br />
anni ma in soli tre giorni, dalla comparsa <strong>di</strong> Cassandra nelle loro<br />
vite, quel legame era stato reciso.<br />
A quel tempo Nemo non aveva dovuto fare un grande sforzo per<br />
collegare Cassandra a tutte le leggende sulla stregoneria e sulle<br />
creature maligne che le erano state narrate durante la sua miserabile<br />
infanzia in casa del druido, e aveva finito rapidamente per<br />
considerarla una strega, venuta a <strong>di</strong>struggere l'amicizia fra i due<br />
splen<strong>di</strong><strong>di</strong> giovani conosciuti in tutto il paese come i "Principi <strong>di</strong><br />
Camelot". Come avrebbe potuto, altrimenti, evadere da una stanza<br />
sorvegliata senza che nessuno la vedesse? Spinta da quella
convinzione, Nemo aveva passato mesi a cercare quella donna per<br />
costringerla in qualche modo a riparare al male compiuto o, in<br />
alternativa, per assicurarsi che non costituisse più una minaccia per<br />
Uther Pendragon.<br />
Ma Cassandra sembrava davvero svanita nel nulla, ingoiata dal<br />
buio della notte.<br />
Passato un anno senza che nessuno la vedesse o la sentisse, Nemo<br />
aveva finito col <strong>di</strong>menticarla o, per meglio <strong>di</strong>re, aveva cessato <strong>di</strong><br />
pensare a lei come a una persona viva, reale, pur restando<br />
consapevole del danno che aveva provocato.<br />
E ora, dopo tre anni, Cassandra era tornata, incinta del figlio <strong>di</strong><br />
Merlino. Come ci fosse riuscita restava un mistero, e Nemo ripensò<br />
terrorizzata alle storie che aveva sentito narrare dalle donne anziane<br />
quando era piccola, storie che parlavano <strong>di</strong> incantesimi, stregonerie,<br />
sortilegi, e più raramente <strong>di</strong> "magia", l'arcana, terrorizzante scienza<br />
occulta che prendeva il nome dai sapienti che la praticavano, i magi.<br />
Fin dal suo arrivo a Camelot aveva sentito parlare <strong>di</strong> Merlino come<br />
<strong>di</strong> un mago che praticava le arti della stregoneria, e Nemo non era<br />
tipo da trascurare una simile possibilità.<br />
Nemo era convinta che Cassandra, o Deirdre, come<br />
evidentemente si faceva chiamare ora, fosse una strega tornata sotto<br />
falsa identità per circuire Merlino con le lusinghe del suo giovane<br />
corpo. E il fatto che ci fosse riuscita nel più totale segreto, era la<br />
prova decisiva che i suoi sospetti erano giusti. A causa della<br />
debolezza <strong>di</strong> Merlino, caduto nelle grinfie della strega, la tranquillità<br />
<strong>di</strong> Uther avrebbe presto cominciato a sgretolarsi, e con essa anche la<br />
vita <strong>di</strong> Nemo, appena a Tir Manha fosse giunta notizia <strong>di</strong> ciò che era<br />
accaduto.<br />
Sapendo che le restava poco tempo per contrastare i malefici <strong>di</strong><br />
Cassandra, Nemo tentò <strong>di</strong> ricordare ciò che sapeva sull'uccisione<br />
delle streghe. Le tornò in mente una donna vecchia e grassa<br />
conosciuta da bambina, che spargendo una manciata <strong>di</strong> erbe tritate<br />
in una pentola <strong>di</strong> stufato aveva raccontato a tutti che esistevano solo<br />
due mo<strong>di</strong> per uccidere le streghe senza rischiare <strong>di</strong> essere trascinati<br />
negli inferi. Uno era il fuoco, aveva detto la vegliarda, smuovendo<br />
un ciocco ardente e spargendo intorno una nuvola <strong>di</strong> cenere e
scintille. Una strega bruciata era una strega <strong>di</strong>strutta. L'altro era il<br />
ferro, ma Nemo non ricordava come, secondo la vecchia, lo si<br />
dovesse usare. L'unica cosa che le era rimasta in mente era che il<br />
ferro utilizzato per uccidere una strega non poteva mai più essere<br />
adoperato da mano umana. Ripensandoci, la cosa le parve assurda,<br />
perché la scelta più ovvia sarebbe caduta su una spada... al limite<br />
una lancia, o un'ascia, ma soprattutto una spada. E chi sarebbe stato<br />
così sciocco da tentare <strong>di</strong> uccidere una strega sapendo che in caso <strong>di</strong><br />
successo avrebbe perso la sua arma più preziosa? Il problema era<br />
troppo impegnativo per lei, e Nemo smise <strong>di</strong> pensarci. In un modo o<br />
nell'altro, con il fuoco o con il ferro, avrebbe trovato il modo <strong>di</strong><br />
sventare i piani della strega. Sarebbe rimasta vigile, in attesa della<br />
prima occasione che le si fosse presentata.<br />
Due giorni dopo Merlino Britannico lasciò Camelot alla testa <strong>di</strong><br />
un ampio contingente formato da quattro squadroni <strong>di</strong> cavalleria<br />
ciascuno composto da quaranta elementi, più tutto<br />
l'equipaggiamento e il personale necessario a mantenere una simile<br />
milizia per un mese o più, compresi carri con provviste, riserve<br />
d'acqua e cavalli <strong>di</strong> scorta. Il gruppo comprendeva<br />
centosettantacinque soldati, inclusi gli ufficiali, e con gli addetti ai<br />
viveri e gli stallieri il numero complessivo saliva a oltre duecento. Fu<br />
uno spettacolo gran<strong>di</strong>oso vederli sfilare attraverso la porta principale<br />
<strong>di</strong> Camelot e <strong>di</strong>scendere il tortuoso sentiero che portava alla pianura<br />
sottostante.<br />
Ma i cavalieri non stavano partendo per la guerra. Erano <strong>di</strong>retti<br />
alla lontana città <strong>di</strong> Verulamium per assistere a un <strong>di</strong>battito tra<br />
vescovi cristiani riunitisi per decidere su questioni gravi e importanti<br />
riguardanti gli dèi e <strong>di</strong>scutere sul modo in cui le loro speculazioni<br />
sarebbero state accolte nei tempi a venire. Nemo se l'era fatto<br />
spiegare da <strong>di</strong>verse persone, ma aveva ritenuto la cosa uno spreco <strong>di</strong><br />
tempo e <strong>di</strong> fatica e si era rallegrata <strong>di</strong> non essere cristiana. Grazie a<br />
quell'evento, però, Merlino si allontanava da Camelot,<br />
abbandonando la moglie.<br />
Mentre assisteva alla partenza, Nemo vide Cassandra, donna<br />
Deirdre, seguire suo marito con lo sguardo facendogli un gesto <strong>di</strong>
saluto ogni volta che lui si voltava verso <strong>di</strong> lei, e provò un senso <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>sgusto, come se avesse mangiato qualcosa <strong>di</strong> in<strong>di</strong>gesto.<br />
Non ebbe alcun problema a trattenersi a Camelot senza farsi<br />
notare, la settimana successiva alla partenza <strong>di</strong> Merlino. Non era<br />
attesa con urgenza a Tir Manha, quin<strong>di</strong> non la preoccupava il fatto<br />
<strong>di</strong> ripresentarsi con un po' <strong>di</strong> ritardo. Il suo volto e la sua uniforme<br />
erano abbastanza familiari a Camelot per permetterle <strong>di</strong> rimanere<br />
alla fortezza senza bisogno <strong>di</strong> nascondersi, limitandosi a non attirare<br />
l'attenzione e a non farsi notare da personaggi importanti che<br />
avrebbero potuto stupirsi <strong>di</strong> vederla ancora lì dopo che aveva<br />
consegnato i <strong>di</strong>spacci.<br />
Al calar della sera lasciava la fortezza accampandosi sul fianco<br />
della collina o nei boschi al margine del campo <strong>di</strong> addestramento<br />
sottostante, e presto capì che scegliendo un luogo <strong>di</strong>fferente ogni<br />
notte sarebbe rimasta del tutto inosservata.<br />
Rientrava nella fortezza al mattino passando dalla porta<br />
principale, ma i turni <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>a assicuravano che le sentinelle non<br />
fossero mai le stesse da un giorno all'altro. Le sue visite quoti<strong>di</strong>ane ai<br />
bagni furono l'unica sua attività significativa in quella settimana, e<br />
l'unico a notarle fu Nennio che, anche ammesso che fosse stupito<br />
dalla sua lunga permanenza in città, non ne fece parola con nessuno.<br />
Nelle ore <strong>di</strong>urne Nemo teneva d'occhio la casa <strong>di</strong> Luceia Varro,<br />
aspettando che donna Deirdre ne uscisse per seguirla. Raramente la<br />
strega si avventurava all'esterno da sola, ma usciva almeno una volta<br />
al giorno insieme a donna Luceia o con una delle domestiche <strong>di</strong> casa<br />
Varro. Anche quando non aveva compagnia, comunque, si<br />
manteneva sulle vie pubbliche più affollate e Nemo non ebbe mai<br />
modo <strong>di</strong> avvicinarla.<br />
Poi, alla fine della settimana, si verificò un fatto nuovo. <strong>La</strong> strega,<br />
vestita con un abito <strong>di</strong> un giallo acceso, lasciò Camelot da sola su un<br />
piccolo calesse dalle ruote alte e strette, trainato da un unico cavallo.<br />
Nemo osservò da lontano la processione <strong>di</strong> inservienti delle cucine<br />
dei Varro che a metà mattina riempirono il calesse <strong>di</strong> viveri, <strong>di</strong> abiti,<br />
coperte e lenzuola; stimò che le provviste fossero sufficienti a<br />
mantenere tranquillamente almeno due persone per circa una<br />
settimana. Tuttavia, nessuno si unì alla donna, e Nemo cominciò a
sperare che fosse finalmente giunta l'occasione tanto attesa. Verso<br />
mezzogiorno Luceia Varro in persona uscì <strong>di</strong> casa, abbracciò<br />
Cassandra e rimase a guardarla agitando la mano mentre si<br />
allontanava da sola, tenendo lei stessa le re<strong>di</strong>ni e uscendo senza<br />
fretta dalla porta principale.<br />
Nemo la seguì a pie<strong>di</strong> fino al cancello e vide il calesse prendere il<br />
sentiero che portava a est, verso la grande strada romana che<br />
percorreva la Britannia da nord a sud in tutta la sua lunghezza. A<br />
quel punto andò <strong>di</strong>rettamente alle stalle a sellare il cavallo, recuperò<br />
in pochi minuti le proprie cose dallo stalliere e si mise subito in<br />
cammino, senza che nessuno la notasse. Solo quando fu ai pie<strong>di</strong> della<br />
collina spronò il grosso castrato baio al galoppo e l'animale si lanciò<br />
nella corsa <strong>di</strong>vorando la <strong>di</strong>stanza che separava Nemo dalla sua<br />
preda.<br />
Galoppando a grande velocità, Nemo non si accorse che<br />
Cassandra aveva lasciato la strada che portava a est e aveva svoltato<br />
a destra, in <strong>di</strong>rezione sud. Per sua fortuna un lampo <strong>di</strong> giallo<br />
brillante attirò la sua attenzione quando ormai aveva già passato il<br />
bivio. Tirò bruscamente le re<strong>di</strong>ni rizzandosi sulle staffe per vedere al<br />
<strong>di</strong> là dei cespugli oltre i quali aveva scorto l'abito della donna e la<br />
vide scomparire in un boschetto verso le colline.<br />
Nemo si rese conto che non avrebbe mai scoperto dov'era finita<br />
Cassandra se non fosse stato per il vestito della donna, e capì che era<br />
meglio non rischiare <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>rsi allo stesso modo. Era un pomeriggio<br />
d'estate e l'armatura che indossava era <strong>di</strong> metallo brunito. Sarebbe<br />
bastato il riflesso <strong>di</strong> un raggio <strong>di</strong> sole a segnalare la sua presenza.<br />
Rapidamente si tolse l'elmo e lo appese al pomo della sella, poi<br />
srotolò il lungo e pesante mantello da viaggio e se lo drappeggiò<br />
addosso in modo da nascondere completamente l'elmo e le parti<br />
lucide dell'armatura. Fatto ciò, abbandonò la strada e si <strong>di</strong>resse verso<br />
il punto in cui aveva visto per l'ultima volta Cassandra.<br />
Per due ore Nemo tenne <strong>di</strong>etro alla donna su per le colline,<br />
lontano da ogni sentiero, seguendo le tracce deboli e in<strong>di</strong>stinte che<br />
le strette ruote cerchiate <strong>di</strong> ferro del calesse lasciavano sul terreno<br />
indurito. Non fidandosi della presunta sor<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> Cassandra,<br />
procedette silenziosamente, badando a non farsi scorgere e
tenendosi a <strong>di</strong>stanza dalla sua preda.<br />
Poi d'improvviso, la donna si <strong>di</strong>leguò. Se in quel momento Nemo<br />
non avesse avuto lo sguardo puntato su <strong>di</strong> lei, forse sarebbe fuggita<br />
in preda a un terrore superstizioso <strong>di</strong> fronte a quella sparizione così<br />
repentina. Invece la vide come sprofondare nel terreno con il suo<br />
calesse, cambiando contemporaneamente <strong>di</strong>rezione; facendo appello<br />
a tutte le sue risorse avanzò con estrema cautela, pronta a fuggire in<br />
qualsiasi momento.<br />
Quando raggiunse il punto in cui Cassandra era scomparsa, scoprì<br />
l'accesso a un sentiero nascosto da fitti cespugli su entrambi i lati,<br />
invisibile a più <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci passi <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza, che scendeva bruscamente<br />
descrivendo un tornante. Con un colpo <strong>di</strong> reni si alzò sulle staffe e si<br />
guardò intorno, cercando <strong>di</strong> valutare, dall'altezza e dalla densità dei<br />
cespugli e degli alberi che aveva davanti, quanto potesse essere<br />
ampia e profonda quell'apertura.<br />
Dopo qualche istante <strong>di</strong> riflessione, strinse i denti e usando<br />
entrambe le mani sfilò la lunga spada che portava sulla schiena.<br />
<strong>La</strong> soppesò per un attimo, poi spronò il cavallo e si avviò<br />
lentamente lungo la china.<br />
In pochi istanti si ritrovò completamente circondata dalla<br />
vegetazione, poiché gli arbusti ai lati dello stretto sentiero si<br />
curvavano per il peso formando un arco proprio sopra la sua testa.<br />
Le fronde oscuravano quasi completamente la luce pomeri<strong>di</strong>ana e<br />
Nemo proseguì in una tenebra verdastra sempre più fitta guardando<br />
nervosamente in giro anche se non c'era nulla <strong>di</strong> allarmante intorno<br />
a lei. Il fitto rigoglio dell'erba, degli esili arboscelli e del sottobosco<br />
sembrava minacciarla da ogni parte.<br />
Capì che un tempo il sentiero che stava percorrendo era più<br />
largo, ma i bor<strong>di</strong> erano stati inghiottiti dall'erba e dai rami dei<br />
cespugli, e in molti punti le ruote sottili del calesse <strong>di</strong> Cassandra<br />
avevano occupato tutto lo spazio a <strong>di</strong>sposizione, lasciando tracce<br />
sull'erba ai due lati e talvolta strappando la corteccia ai teneri<br />
arbusti. Nemo tese il braccio che bran<strong>di</strong>va la spada e la lama si infilò<br />
tra i cespugli prima ancora che fosse riuscita a completare il<br />
movimento. Era chiaro che si trattava dell'arma sbagliata in quel<br />
posto, dato che era troppo lunga per un ambiente così angusto e
fitto <strong>di</strong> vegetazione. Fermò il cavallo e rimise la spada al suo posto,<br />
cercando <strong>di</strong> non far rumore, poi si piegò in avanti per prendere il<br />
pesante mazzafrusto <strong>di</strong> ferro appeso a un robusto gancio sul bordo<br />
della sella. Era un'invenzione <strong>di</strong> Uther, un dono prezioso che lei<br />
aveva persino <strong>di</strong>pinto <strong>di</strong> un rosso cupo e opaco perché fosse<br />
identico al suo. Infilò la mano destra nella cinghia <strong>di</strong> cuoio e afferrò<br />
la spessa asta <strong>di</strong> legno dell'arma vicino all'anello <strong>di</strong> ferro a cui era<br />
agganciata la catena. Il peso della palla <strong>di</strong> ferro che dondolava al<br />
capo opposto della catena fece tendere i muscoli del braccio. Nemo<br />
si sentì più a suo agio con il mazzafrusto che con la spada e affrontò<br />
la successiva svolta del sentiero un po' più sollevata.<br />
Dopo aver superato molte altre curve e la parte più ripida del<br />
pen<strong>di</strong>o - una <strong>di</strong>scesa brusca e <strong>di</strong>ritta <strong>di</strong> almeno quaranta passi che<br />
culminava in un tornante e proseguiva poi per analoga lunghezza<br />
senza interruzione - giunse finalmente in fondo e attraverso lo<br />
schermo degli alberi intravide una piccola valle amena <strong>di</strong> cui non<br />
aveva mai sospettato l'esistenza.<br />
Misurava probabilmente meno <strong>di</strong> sessanta passi <strong>di</strong> lunghezza e<br />
altrettanti <strong>di</strong> larghezza, ma era profonda e ben nascosta, protetta da<br />
colline ricche <strong>di</strong> vegetazione, soprattutto betulle e salici, a per<strong>di</strong>ta<br />
d'occhio. Il centro della valle era occupato da un delizioso laghetto<br />
alimentato da una cascatella che precipitava dalla ripida parete <strong>di</strong><br />
roccia in fondo al bacino. Dall'altezza della cascata, Nemo dedusse<br />
che doveva essere molto profondo e probabilmente gelido anche in<br />
estate. Una stretta striscia <strong>di</strong> spiaggia correva lungo il bordo del lago,<br />
e in lontananza, quasi completamente coperta dagli alberi che la<br />
fiancheggiavano, sorgeva una piccola casetta <strong>di</strong> pietra. <strong>La</strong> scena era<br />
i<strong>di</strong>lliaca, e Nemo comprese subito che si trattava del luogo in cui<br />
Merlino aveva tenuto nascosta Cassandra per tanto tempo.<br />
Proprio mentre era immersa in questa riflessione, la donna uscì<br />
dalla casetta portando un canestro e si inginocchiò accanto ad alcune<br />
pietre annerite dal fuoco per accendere un falò. Nemo la osservò<br />
affascinata finché una scintilla evocò istantaneamente, quasi<br />
magicamente, una fiamma, ricordandole lo scopo per il quale era<br />
venuta. In preda al terrore, si convinse che sarebbe morta lì, in quel<br />
luogo nascosto, ma era pronta a farlo portando la strega con sé<br />
nell'oltretomba.
Si calò l'elmo sulla testa, raccolse la palla oscillante del<br />
mazzafrusto e spronò brutalmente il cavallo per farlo uscire dal<br />
nascon<strong>di</strong>glio. Colto <strong>di</strong> sorpresa, l'animale fece un balzo e sbuffò,<br />
tentando <strong>di</strong> impennarsi ma, controllandolo con le re<strong>di</strong>ni, Nemo lo<br />
costrinse ad abbassare la testa e ad avanzare.<br />
In lontananza la donna sollevò lo sguardo e per un attimo restò<br />
paralizzata. Nemo non sapeva se era stato il rumore o il movimento<br />
del cavallo ad avvertirla, ma non aveva importanza; ora che la<br />
strega l'aveva vista, era in pericolo <strong>di</strong> vita. Piantò gli speroni in<br />
profon<strong>di</strong>tà nei fianchi dell'animale e si lanciò verso la donna<br />
all'estremità della spiaggia.<br />
Cassandra rimase ferma a guardarla per un tempo che parve<br />
eterno, poi si voltò e si mise a correre quanto le sue con<strong>di</strong>zioni glielo<br />
consentivano verso il calesse, dove il cavallo era ancora attaccato<br />
alle stanghe. Nemo accelerò l'andatura, convinta per qualche oscuro<br />
motivo che se la donna avesse raggiunto il calesse prima del suo<br />
arrivo, lei e Uther sarebbero stati perduti. Giunta a destinazione, si<br />
alzò sulle staffe e sollevò il pesante mazzafrusto sopra la testa; lo<br />
fece roteare due volte e poi lo calò in un colpo mortale.<br />
Ma proprio mentre l'arma mici<strong>di</strong>ale le veniva incontro con un<br />
sibilo, Cassandra inciampò e cadde in ginocchio. <strong>La</strong> palla la mancò,<br />
le sfiorò la spalla e si abbatté sulla fiancata del calesse strappando<br />
uno dei pannelli laterali dai sostegni, aprendo uno squarcio nel legno<br />
e deformando l'asta <strong>di</strong> ferro che lo teneva al suo posto. In preda al<br />
terrore, Cassandra si chinò ancor <strong>di</strong> più e strisciò carponi sotto la<br />
pancia dell'enorme cavallo che si impennava sopra <strong>di</strong> lei, poi si gettò<br />
a sinistra e tentò <strong>di</strong> fuggire lontano dall'acqua, verso gli alberi.<br />
Nemo lanciò un grido selvaggio e gli zoccoli poderosi del suo<br />
cavallo si abbatterono sulla spalla destra della strega, spingendola in<br />
avanti e facendole perdere l'equilibrio. Allora scagliò <strong>di</strong> nuovo la<br />
pesante palla <strong>di</strong> ferro che colpì la donna sotto la clavicola con una<br />
potenza devastante, sollevandola in aria e scaraventandola verso la<br />
riva come fosse un fuscello. <strong>La</strong> strega finì contro un salice cresciuto<br />
sul bordo dell'acqua, penzolando da uno dei rami più bassi come un<br />
sacco vuoto da cui il sangue colava sul terreno in spessi rivoli<br />
vischiosi.
Cassandra era già morta dopo quel primo terribile assalto, ma<br />
Nemo non volle rischiare. Costrinse ancora il cavallo a impennarsi in<br />
modo da avere abbastanza slancio per compiere una rotazione<br />
completa del braccio, e questa volta la palla assassina si abbatté sul<br />
ventre gonfio che portava il figlio della donna. <strong>La</strong> violenza<br />
spaventosa del colpo scaraventò il corpo nell'acqua bassa al margine<br />
del lago.<br />
A quel punto, con gli occhi annebbiati e il cuore che le martellava<br />
in petto per la paura, Nemo si lasciò scivolare giù dalla sella e cadde<br />
in ginocchio, barcollando; poi, dopo alcuni lunghi istanti, crollò<br />
lunga <strong>di</strong>stesa con la faccia nell'erba, tremante.<br />
Molto tempo dopo, quando riuscì a convincersi <strong>di</strong> essere ancora<br />
viva e <strong>di</strong> aver vinto la battaglia contro la strega, Nemo cominciò ad<br />
avere dei dubbi sulla facilità con cui aveva ottenuto quella vittoria. Si<br />
era aspettata poteri sovrumani evocati contro <strong>di</strong> lei dall'oltretomba.<br />
Si era aspettata <strong>di</strong> affrontare furie che sputavano fuoco e potenze<br />
infernali. Si era aspettata che combattere, per non <strong>di</strong>re uccidere, una<br />
strega rappresentasse uno sforzo <strong>di</strong>sumano. E si era aspettata,<br />
soprattutto, <strong>di</strong> morire nell'impresa. Invece non era successo niente <strong>di</strong><br />
tutto ciò. Era ancora viva, respirava, e a poco a poco, terrorizzata,<br />
cominciava a rammaricarsi per la mancanza <strong>di</strong> tutte le cose che si era<br />
aspettata... a desiderare che ce ne fosse stata almeno una. Una<br />
qualsiasi.<br />
E prima che potesse stringere i denti e scacciare dalla mente quel<br />
pensiero angosciante, le venne in mente che forse la sua vittoria<br />
sarebbe stata altrettanto facile se la strega abbattuta fosse stata una<br />
normale, inerme donna incinta.<br />
Una volta concepita, quell'idea cominciò a tormentarla e Nemo si<br />
impose <strong>di</strong> andare a esaminare il cadavere della strega.<br />
Si inginocchiò accanto al corpo martoriato e osservò il massacro<br />
che aveva compiuto. Cercò <strong>di</strong> convincersi che era opera della<br />
stregoneria <strong>di</strong> Cassandra, che quella donna aveva la capacità <strong>di</strong><br />
dominare la mente delle persone e <strong>di</strong> convincerle a vedere qualcosa<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>verso dalla realtà. Se fosse rimasta in vita, sarebbe stata un<br />
pericolo e una minaccia per Uther, e dunque per tutto ciò che aveva<br />
importanza per Nemo. Ma osservando il cadavere che giaceva
supino nelle acque basse sulla riva del lago, il viso che affiorava in<br />
superficie con gli occhi chiusi e la pelle can<strong>di</strong>da, rimase sconvolta<br />
dalla bellezza e dalla serenità che quel volto emanava, malgrado la<br />
terribile brutalità della morte. Non c'era traccia <strong>di</strong> dolore o <strong>di</strong> paura<br />
su quel volto, come se qualcuno fosse venuto a tranquillizzarla al<br />
momento del trapasso. Nemo si ritrovò ad ammirare la dolcezza <strong>di</strong><br />
quei tratti, terrorizzata dai pensieri che le passavano per la mente. Si<br />
costrinse ad alzarsi e si avviò, trascinando nell'acqua e poi sulla<br />
stretta striscia d'erba mista a sabbia che formava la spiaggia, il<br />
mazzafrusto ancora agganciato al polso con il laccio <strong>di</strong> cuoio.<br />
Due mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> uccidere una strega: fuoco e ferro. Ma il ferro<br />
utilizzato non può mai più essere usato da mano umana.<br />
Nemo <strong>di</strong>varicò le gambe, sganciò il laccio <strong>di</strong> cuoio dal polso e<br />
alzò il mazzafrusto sulla testa facendolo roteare finché non lo sentì<br />
sibilare e si convinse <strong>di</strong> avergli dato il massimo slancio. A quel punto<br />
aprì le <strong>di</strong>ta e lo lasciò andare, convinta che sarebbe affondato nel<br />
centro del laghetto. Ma aveva calibrato male il tiro. L'arma volò per<br />
oltre venti passi, ma alla sua destra invece che in avanti, e dunque<br />
colpì l'acqua molto vicino alla riva, anche se abbastanza lontano dal<br />
cadavere della donna da sfuggire al ritrovamento.<br />
Nemo andò a controllare se si notava qualcosa ma non vide<br />
nulla. Il mazzafrusto era atterrato su un letto <strong>di</strong> canne affondando<br />
nel fondo melmoso del lago. Non era una gran per<strong>di</strong>ta, se non per il<br />
fatto che era la prima arma <strong>di</strong> quel genere mai realizzata. Da allora<br />
però, era <strong>di</strong>ventato abbastanza comune vedere dei cavalieri con<br />
quell'arnese agganciato alla sella. Dopo che Uther e Merlino<br />
avevano cominciato a usarlo, altri si erano affrettati a copiarne il<br />
<strong>di</strong>segno, perché era molto più semplice da realizzare rispetto a una<br />
buona spada. Nemo non avrebbe avuto <strong>di</strong>fficoltà a trovarne un<br />
altro.<br />
Tornò verso il punto in cui giaceva il corpo <strong>di</strong> Cassandra, una<br />
forma scomposta e insanguinata. I lembi del vestito ondeggiavano e<br />
mulinavano nella corrente e tutt'intorno l'acqua arrossata dal sangue<br />
faceva risaltare la pelle nivea del viso. Affascinata, Nemo la scrutò a<br />
lungo ripensando a ciò che era successo. Proprio mentre si stava<br />
convincendo <strong>di</strong> aver fatto la cosa giusta, un movimento colto con la
coda dell'occhio la prese <strong>di</strong> sorpresa scatenando in lei un terrore del<br />
tutto sproporzionato rispetto a ciò <strong>di</strong> cui si trattava realmente.<br />
Era il cavallo <strong>di</strong> Cassandra che scuoteva la testa, e Nemo si<br />
domandò cosa farne. Era ancora agganciato alle stanghe del calesse e<br />
lei sapeva che sarebbe stato crudele abbandonarlo lì in quel modo.<br />
Ma se lo avesse liberato o anche lasciato attaccato al calesse,<br />
l'animale forse sarebbe riuscito a tornare a Camelot, dove il suo<br />
arrivo avrebbe destato allarme e accelerato la scoperta del cadavere<br />
della strega. Con un profondo sospiro, sapendo <strong>di</strong> non avere altra<br />
scelta, si <strong>di</strong>resse verso la bestia che si girò a guardarla mentre si<br />
avvicinava.<br />
Dapprima sfilò la lunga spada da cavaliere dall'anello <strong>di</strong> ferro sulle<br />
spalle e la brandì con le braccia tese, mirando al collo del cavallo.<br />
Ma pensando alle ossa e ai muscoli <strong>di</strong> quel collo possente, cambiò<br />
idea, decidendo <strong>di</strong> usare il suo mici<strong>di</strong>ale pugnale a doppio taglio. Si<br />
piegò leggermente insinuando le braccia sotto il collo dell'animale e<br />
vibrando un colpo dal basso verso l'alto affondò con tutte le sue<br />
forze la lama aguzza nella giugulare della bestia. Poi, reggendo<br />
saldamente l'elsa con entrambe le mani, tirò la lama con decisione<br />
verso <strong>di</strong> sé, aprendo uno squarcio profondo. Il cavallo non emise<br />
alcun lamento tranne un iniziale grugnito <strong>di</strong> dolore, e non ebbe<br />
nemmeno il tempo <strong>di</strong> reagire. Sprizzando una fontana <strong>di</strong> sangue<br />
crollò imme<strong>di</strong>atamente sulle zampe anteriori e morì in pochi istanti,<br />
ancora agganciato alle stanghe.<br />
Nemo in<strong>di</strong>etreggiò e scoprì con <strong>di</strong>sgusto che aveva la parte<br />
inferiore del corpo completamente inzuppata <strong>di</strong> sangue. Trovò un<br />
pezzo <strong>di</strong> stoffa bianca sul retro del calesse e dopo averlo immerso<br />
nell'acqua, ben lontano dal punto in cui si trovava il cadavere, la usò<br />
per ripulire la sua armatura, strofinando i piccoli anelli <strong>di</strong> bronzo che<br />
ricoprivano i pesanti gambali <strong>di</strong> cuoio.<br />
Quando ebbe finito, immerse <strong>di</strong> nuovo la stoffa nell'acqua e la<br />
lasciò lì, poi dette un'ultima occhiata all'amena vallata e al corpo<br />
immerso nell'acqua, chiedendosi quanto tempo sarebbe passato<br />
prima che qualcuno lo trovasse, poi sospirò e tornò al suo cavallo,<br />
rimontando in sella. Decise <strong>di</strong> non rientrare a Camelot per la cena,<br />
come aveva inizialmente pianificato ma <strong>di</strong> partire subito per la
Cambria, accampandosi dove il tramonto l'avrebbe sorpresa. Entro<br />
tre giorni sarebbe stata <strong>di</strong> nuovo a Tir Manha con Uther, rassicurata<br />
dal pensiero che la minaccia che incombeva su <strong>di</strong> lui era stata<br />
sventata e che lui e suo cugino Merlino potevano <strong>di</strong> nuovo essere<br />
amici.
III.<br />
Meno <strong>di</strong> un'ora dopo la partenza <strong>di</strong> Nemo da Camelot<br />
all'inseguimento <strong>di</strong> Cassandra, Uther in persona arrivò nella Colonia<br />
da occidente, accompagnato da un gruppo scelto <strong>di</strong> compagni.<br />
Bastava un'occhiata per capire che avevano percorso la strada senza<br />
quasi fermarsi a riposare, perché i cavalli erano sudati e sporchi <strong>di</strong><br />
fango e i cavalieri non erano in con<strong>di</strong>zioni migliori. Senza fermarsi,<br />
Uther attraversò la porta principale rivolgendo un breve cenno alle<br />
sentinelle <strong>di</strong> turno e si <strong>di</strong>resse verso il palazzo dell'amministrazione,<br />
dove chiese <strong>di</strong> vedere imme<strong>di</strong>atamente Merlino Britannico. L'ufficiale<br />
in servizio quel giorno era Jacobus, un giovane decurione <strong>di</strong> fresca<br />
nomina. <strong>La</strong> cosa non era insolita, poiché <strong>di</strong> rado le decisioni prese<br />
quoti<strong>di</strong>anamente in quel palazzo richiedevano una particolare<br />
esperienza.<br />
Dal modo in cui Uther chiese <strong>di</strong> Merlino, Jacobus capì che non<br />
avrebbe preso bene la sua risposta. Il decurione scattò sull'attenti e<br />
fece il saluto militare, poi schioccò le <strong>di</strong>ta per attirare l'attenzione <strong>di</strong><br />
una delle staffette in servizio. Non era necessario: la staffetta era già<br />
al suo fianco e fissava alternativamente lui e Uther in attesa che gli<br />
venisse dato un or<strong>di</strong>ne. Jacobus lo mandò <strong>di</strong> corsa a chiamare il<br />
legato Tito, comandante <strong>di</strong> Camelot in assenza <strong>di</strong> Merlino, poi si<br />
schiarì la voce e informò il re che colui che cercava era partito<br />
parecchi giorni prima <strong>di</strong>retto a oriente, verso quella zona della<br />
Britannia occupata dai Sassoni che veniva chiamata Costa dei<br />
Sassoni, per partecipare a un <strong>di</strong>battito tra preti cristiani nell'antica<br />
città <strong>di</strong> Verulamium, circa trenta miglia a nord-ovest <strong>di</strong> Lon<strong>di</strong>nium,<br />
ex centro amministrativo della Britannia romana.<br />
Uther restò apparentemente calmo, schioccò la lingua in segno <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>sappunto, poi annuì seccamente.<br />
«Aspetterò Tito. Dove posso sistemarmi, intanto?»<br />
Jacobus gli in<strong>di</strong>cò il cubiculum situato verso il muro esterno<br />
dell'e<strong>di</strong>ficio, che ospitava la scrivania e la se<strong>di</strong>a dell'ufficiale<br />
comandante. Uther lo ringraziò con un cenno del capo e gli chiese il
suo nome prima <strong>di</strong> entrare nell'ufficio ad aspettare.<br />
Qualche attimo dopo, Tito lo raggiunse e si chiuse la porta alle<br />
spalle appoggiandocisi contro, un po' ansante.<br />
«Tito!» lo salutò Uther con un sorriso. «Ti trovo bene, ma mi<br />
sembri un po' stanco.»<br />
«L'età, Uther, l'età. Non ho più il vigore <strong>di</strong> un tempo.»<br />
Il legato, datosi un contegno, andò ad abbracciare l'ospite, poi si<br />
ritrasse in modo da osservarlo bene. «Capiterà anche a te uno <strong>di</strong><br />
questi giorni, anche se ti cre<strong>di</strong> immortale. Prima che tu te ne renda<br />
conto, vedrai i massaggiatori strapparti i capelli grigi dal capo e<br />
comincerai a sentirti sempre più anchilosato nelle mattine fredde.»<br />
«Mi capita già, amico mio. Quanto pensi che starà via Merlino?»<br />
«Almeno un mese. Perché, c'è qualcosa che non va?»<br />
Il volto <strong>di</strong> Uther si rabbuiò <strong>di</strong> colpo davanti a quella<br />
complicazione inattesa.<br />
«Tutto. Tutto, dannazione! Possiamo mandare qualcuno a<br />
raggiungerlo per farlo tornare in<strong>di</strong>etro?»<br />
«Non è facile. Non sappiamo con certezza che strada prenderà.<br />
Sta andando a Verulamium con un gruppo <strong>di</strong> duecento persone per<br />
partecipare a un <strong>di</strong>battito... si tratta <strong>di</strong> una missione <strong>di</strong><br />
rappresentanza, più che altro. Il suo scopo è <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare la<br />
potenza <strong>di</strong> Camelot a tutti coloro che saranno presenti al <strong>di</strong>battito<br />
tra i vescovi.»<br />
«Quale <strong>di</strong>battito? E che cosa ci fa Merlino tra i vescovi, per tutti<br />
gli dèi?»<br />
«Te lo spiegherò fra un momento, ma prima <strong>di</strong>mmi che cosa sta<br />
succedendo e perché sei qui. Credevo che non avessi intenzione <strong>di</strong><br />
lasciare Tir Manha quest'anno. Che cosa ti ha fatto cambiare idea?»<br />
Uther girò intorno al tavolo, picchiando il pugno sulla palma<br />
della mano. «Gulrhys Lot, e chi sennò? Nemo era appena partita con<br />
i miei ultimi <strong>di</strong>spacci per Merlino quando ho saputo che in<br />
Cornovaglia l'esercito è <strong>di</strong> nuovo in fermento. A proposito: dov'è<br />
Nemo? È ancora a Camelot?»
Tito alzò le spalle. «Non ne ho idea, ma ne dubito. Ha<br />
consegnato i <strong>di</strong>spacci una settimana fa.»<br />
«A Tir Manha è giunta notizia che Lot potrebbe ricominciare a<br />
creare problemi, che la Cornovaglia è in armi. All'inizio non ho dato<br />
importanza alla cosa. Mi sembrava impossibile che Lot potesse aver<br />
radunato un altro esercito in un tempo così breve, dopo la batosta<br />
che gli abbiamo inflitto meno <strong>di</strong> un anno fa. Poi ho ripensato alla<br />
natura <strong>di</strong> quella belva e senza perdere tempo, lo stesso giorno in cui<br />
ho ricevuto il rapporto, ho mandato degli uomini in ricognizione<br />
con l'or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> controllare se stesse accadendo qualcosa <strong>di</strong> insolito<br />
laggiù e <strong>di</strong> farmelo sapere il più rapidamente possibile. Ho inviato<br />
due squadre, una via mare e l'altra, composta da alcuni dei miei<br />
migliori Dragoni, via terra.<br />
<strong>La</strong> prima squadra, imbarcata su due galee, è tornata nel giro <strong>di</strong><br />
una settimana. Avevano appena attraversato l'estuario del fiume<br />
quando hanno notato del movimento, e non si sono nemmeno<br />
avventurati in mare aperto. A <strong>di</strong>re il vero, sono sfuggiti alla cattura<br />
per un pelo. Secondo i due capitani, tutta la costa settentrionale<br />
della penisola brulica <strong>di</strong> navi, e scommetto che ciò vale anche per<br />
quella meri<strong>di</strong>onale. Mi hanno detto che ogni giorno arrivano galee<br />
da tutte le <strong>di</strong>rezioni che sbarcano uomini nelle piccole baie lungo la<br />
costa e poi ripartono, probabilmente per andare a imbarcarne altri.<br />
Quel rapporto mi è bastato. So che Lot ha ere<strong>di</strong>tato da suo padre<br />
il vezzo <strong>di</strong> reclutare mercenari oltremare, così ho deciso <strong>di</strong> venire qui<br />
<strong>di</strong> persona per prendere provve<strong>di</strong>menti insieme a voi senza perdere<br />
un istante. Ma prima ancora che partissi è rientrata anche l'altra<br />
squadra <strong>di</strong> ricognizione... o meglio, quel che ne è rimasto. Si erano<br />
<strong>di</strong>retti a sud-ovest verso la Cornovaglia, muovendosi con cautela per<br />
non attirare l'attenzione, tenendosi a occidente <strong>di</strong> Isca dove il<br />
territorio è brullo e desolato. Ma non avevano ancora percorso<br />
sessanta miglia nel regno <strong>di</strong> Lot quando sono stati in<strong>di</strong>viduati,<br />
attaccati e costretti a ripiegare. Fortunatamente avevano già visto<br />
tutto ciò che c'era da vedere, ma sono stati impegnati duramente<br />
sulla via del ritorno e hanno perso oltre metà degli uomini.<br />
Lot sta radunando un grosso esercito in quella zona, Tito, e non<br />
ha che una strada da seguire, come io e te sappiamo bene. Credo
che non ci sia tempo da perdere. Ma non ti ho ancora detto la cosa<br />
più importante che abbiamo scoperto grazie alla spe<strong>di</strong>zione via<br />
terra. L'esercito che i miei hanno visto laggiù, l'armata meri<strong>di</strong>onale,<br />
non è che una parte del piano. Secondo i prigionieri catturati e<br />
interrogati dai miei uomini, è stato organizzato un enorme<br />
concentramento <strong>di</strong> truppe, tutte sotto la ban<strong>di</strong>era <strong>di</strong> Lot, a nord-est<br />
<strong>di</strong> qui, vicino ad Aquae Sulis. Una volta riunite, cominceranno a<br />
razziare sistematicamente le città della zona, a partire da Aquae<br />
stessa e da Glevum.»<br />
«Cosa? Ma è assurdo! Non è rimasto nulla da saccheggiare ad<br />
Aquae Sulis, e nemmeno a Glevum. Vent'anni fa, o forse ancora<br />
<strong>di</strong>eci, poteva avere un senso, ma <strong>di</strong> questi tempi le città sono gusci<br />
vuoti. Lot non può non saperlo.»<br />
Uther annuì, impassibile. «Anche se lo sa, non fa alcuna <strong>di</strong>fferenza<br />
per lui. L'idea del saccheggio gli serve per il reclutamento. Raduna il<br />
suo esercito motivando gli uomini con la prospettiva <strong>di</strong> ricche città<br />
da razziare e depredare e puoi star certo che quella marmaglia non<br />
sa che le sue sono false promesse. Quando scopriranno la verità<br />
andranno su tutte le furie ma allora Lot sarà già tornato in<br />
Cornovaglia, e a quel punto saremo noi a dover far fronte alla<br />
situazione.»<br />
«Uhm...» Tito socchiuse gli occhi, pensieroso. «Cosa ti hanno detto<br />
i tuoi uomini sui preparativi <strong>di</strong> Lot? Sono a buon punto? Ha dei<br />
soldati addestrati fra le sue truppe?»<br />
«Se ne ha, devono essere unità che hanno già combattuto insieme<br />
sul continente, per i Romani, e sono comunque una minoranza. <strong>La</strong><br />
gran parte, come sempre, è rappresentata da barbari, gente piuttosto<br />
temibile nei combattimenti corpo a corpo ma totalmente incapace <strong>di</strong><br />
agire in maniera coor<strong>di</strong>nata sul campo <strong>di</strong> battaglia. Sul fatto che<br />
siano più o meno pronti a partire, ne so quanto te. Ma la prudenza<br />
ci impone <strong>di</strong> non correre rischi mostrandoci troppo sicuri.»<br />
Tito annuì. «Ascolta, è inutile sperare <strong>di</strong> raggiungere Merlino e<br />
riportarlo qui. È partito da troppo tempo. I miei uomini non<br />
saprebbero nemmeno dove cercarlo. Sappiamo che all'inizio si è<br />
<strong>di</strong>retto verso est, passando per Sorviodunum e Venta, ma non<br />
abbiamo altre informazioni. Da lì in poi la sua intenzione era <strong>di</strong>
improvvisare a seconda <strong>di</strong> ciò che trovava lungo il cammino, e se in<br />
qualche punto ha incontrato dei problemi potrebbe aver lasciato le<br />
strade principali. Quin<strong>di</strong> sarà meglio che tu e io organizziamo la<br />
campagna da soli, senza il suo coinvolgimento.»<br />
Uther fece una smorfia. «E sia. <strong>La</strong> cosa non mi piace, ma pare che<br />
non ci sia altra scelta. Dimmi <strong>di</strong> questa riunione a Verulamium...<br />
come l'hai definita, un <strong>di</strong>battito?»<br />
«Proprio così...» Tito si lanciò in una breve descrizione delle<br />
questioni che si agitavano nella comunità cristiana della Britannia.<br />
Qualche anno prima, ricordò a Uther, dei preti venuti in visita a<br />
Camelot avevano intimato a tutti gli abitanti <strong>di</strong> rinunciare<br />
imme<strong>di</strong>atamente alle loro convinzioni terrene e <strong>di</strong> de<strong>di</strong>carsi alla<br />
salvezza delle loro anime, minacciandoli <strong>di</strong> scomunica e dannazione.<br />
Il padre <strong>di</strong> Merlino, Pico Britannico, aveva rifiutato <strong>di</strong> sottomettersi<br />
alle angherie e alle intimidazioni <strong>di</strong> quegli zeloti e li aveva espulsi<br />
dalla Colonia, <strong>di</strong>chiarando pubblicamente in Consiglio che non<br />
avrebbe preso decisioni riguardanti la salvezza delle anime della sua<br />
gente finché cambiamenti così repentini e profon<strong>di</strong> non fossero stati<br />
motivati e illustrati da una fonte dotata <strong>di</strong> maggiore autorevolezza e<br />
<strong>di</strong>gnitas <strong>di</strong> quel gregge <strong>di</strong> luri<strong>di</strong> preti vagabon<strong>di</strong> e intolleranti.<br />
Per <strong>di</strong>rimere la questione, entro il mese seguente si sarebbe svolto<br />
un <strong>di</strong>battito nel grande teatro romano <strong>di</strong> Verulamium e Merlino<br />
aveva deciso <strong>di</strong> presenziare alla riunione, come avrebbe fatto suo<br />
padre, per tenersi al corrente <strong>di</strong> ciò che stava accadendo nella<br />
dottrina della Chiesa e anche per assicurarsi che i vescovi incaricati <strong>di</strong><br />
prendere le decisioni fossero ben consapevoli dell'esistenza <strong>di</strong> un<br />
forte centro <strong>di</strong> influenza cristiana a Camelot.<br />
Uther era solo formalmente un cristiano, dato che il nuovo Dio<br />
non lo attirava più delle vecchie <strong>di</strong>vinità della Cambria e della<br />
Britannia, o anche <strong>di</strong> Roma. Era stato battezzato anni prima, ma solo<br />
per compiacere sua nonna, non per convinzione personale. Mentre<br />
guardava Tito, con le braccia incrociate sul petto, il suo volto<br />
esprimeva una profonda irritazione.<br />
«Tu cre<strong>di</strong> che questo suo viaggio, questa spe<strong>di</strong>zione in un<br />
territorio straniero e ostile sia giustificato, anche se lo allontana dal<br />
suo popolo nel momento del bisogno? Non è semplicemente una
colossale stupidaggine?»<br />
Tito scrollò le spalle. «Che ne so io <strong>di</strong> queste cose? Non basta che<br />
Merlino ne sia convinto?»<br />
Per qualche istante Uther fu sul punto <strong>di</strong> replicare rabbiosamente,<br />
poi sospirò, rassegnato.<br />
«Già... allora suppongo che dovremo lasciarlo alle sue<br />
occupazioni, visto che non abbiamo alternative, ed elaborare i nostri<br />
piani per <strong>di</strong>fenderci durante la sua assenza.» Uther si passò una mano<br />
sul viso e chiuse gli occhi, come per scacciare la delusione e<br />
concentrarsi. «Dovremo unire le nostre forze, quelle <strong>di</strong> Camelot e<br />
quelle della Cambria, meglio <strong>di</strong> quanto abbiamo mai fatto prima,<br />
mescolando arcieri e fanti in un contingente formato da due o<br />
possibilmente tre armate compatte e autosufficienti, come Pico<br />
Britannico ci ha illustrato mille volte. Ogni armata sarà autonoma e<br />
seguirà la propria tattica in battaglia, ma tutte e tre dovranno essere<br />
pronte ad agire come un'unica legione se necessario. E a schermarle e<br />
proteggerle ci saranno formazioni d'attacco <strong>di</strong> cavalleria pesante,<br />
mobili ed efficaci, che si irra<strong>di</strong>eranno in tutte le <strong>di</strong>rezioni ma sempre<br />
partendo dal fulcro rappresentato dall'esercito. Che ne pensi?»<br />
Tito sorrise. «Penso che Pico Britannico sia stato un buon maestro.<br />
E tu sai che non mi opporrei mai a uno stile <strong>di</strong> combattimento al<br />
quale sono stato addestrato fin dall'infanzia. Fortunatamente<br />
abbiamo già cominciato ad addestrare i nostri soldati a combattere<br />
insieme, combinando le loro <strong>di</strong>verse specialità, dopo gli eventi<br />
dell'anno scorso. Non vedo gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà da questo punto <strong>di</strong><br />
vista, tranne, ovviamente, il poco tempo per i preparativi. Fa'<br />
convocare Flavio. Ho la sensazione che avremo bisogno del suo<br />
contributo fin dall'inizio.»<br />
Uther rimase a Camelot per tre giorni, dormendo a casa <strong>di</strong> sua<br />
nonna. Da Luceia, durante una lunga chiacchierata serale, apprese<br />
della gravidanza <strong>di</strong> Deirdre e del matrimonio <strong>di</strong> Merlino, e se provò<br />
dolore per essere stato escluso dalle nozze, non ne fece parola,<br />
ricordando i sospetti nutriti dal cugino sulla notte in cui Deirdre, a<br />
quel tempo ancora chiamata Cassandra, era stata aggre<strong>di</strong>ta e<br />
crudelmente seviziata. <strong>La</strong> nonna gli raccontò anche come fosse<br />
emerso il vero nome <strong>di</strong> Deirdre quando la ragazza aveva ritrovato il
fratello Donuil, dopo anni <strong>di</strong> separazione.<br />
Uther trascorse il resto del suo tempo a Camelot a <strong>di</strong>scutere con<br />
Tito e Flavio, comandanti congiunti ad interim, e gli ufficiali <strong>di</strong> stato<br />
maggiore dell'esercito e della guarnigione <strong>di</strong> Camelot, formulando<br />
piani per respingere l'invasione che tutti si attendevano dalla<br />
Cornovaglia e cercando <strong>di</strong> prevedere ogni eventualità. Quando<br />
ripartì per Tir Manha, il quarto giorno dal suo arrivo, era stato<br />
stabilito che Uther avrebbe guidato un'intera brigata <strong>di</strong> cavalleria<br />
pesante, forte <strong>di</strong> mille uomini, nella futura campagna. Nel<br />
frattempo, doveva rientrare in Cambria e radunare entro un mese<br />
tutti gli arcieri Pendragon <strong>di</strong> cui poteva <strong>di</strong>sporre, conducendoli a<br />
Camelot perché si esercitassero insieme alla fanteria finché le<br />
circostanze lo avrebbero permesso.<br />
L'addestramento intensivo <strong>di</strong> fanteria e cavalleria iniziò ancor<br />
prima che Uther lasciasse la fortezza, e la grande spianata ai pie<strong>di</strong><br />
della collina <strong>di</strong> Camelot fu <strong>di</strong> nuovo offuscata da nuvole <strong>di</strong> polvere<br />
ogni giorno, dall'alba al tramonto.<br />
Appena tornato a Tir Manha, Uther ripartì <strong>di</strong> nuovo, questa volta<br />
per reclutare guerrieri nei territori più occidentali dei clan dei<br />
Griffyd. Dergyll ap Griffyd, un giovane <strong>di</strong> età poco superiore a<br />
quella <strong>di</strong> Huw Fortebraccio, aveva assunto il ruolo <strong>di</strong> capo dopo la<br />
morte <strong>di</strong> Cativelauno <strong>di</strong> Carmarthen, caduto alla fine dell'inverno<br />
precedente in un fiume <strong>di</strong> montagna ghiacciato e ricoperto <strong>di</strong> neve.<br />
Uther e Dergyll si erano frequentati brevemente un'estate durante la<br />
loro infanzia <strong>di</strong>ventando buoni amici, quin<strong>di</strong> fu facile per loro<br />
ritrovarsi dopo un intervallo <strong>di</strong> molti anni. <strong>La</strong> spe<strong>di</strong>zione ebbe<br />
grande successo e Uther tornò a Tir Manha accompagnato da<br />
Dergyll in persona e da parecchie centinaia <strong>di</strong> guerrieri.<br />
Al suo arrivo, scoprì che erano appena giunte notizie da Camelot<br />
e che Veronica voleva parlargli imme<strong>di</strong>atamente. Incuriosito, andò<br />
<strong>di</strong>rettamente dalla madre, dalla quale apprese che Deirdre, la<br />
giovane moglie <strong>di</strong> Merlino, era stata assassinata insieme alla creatura<br />
che portava in grembo. Tre giorni prima era arrivato un corriere da<br />
Camelot con una lettera <strong>di</strong> Luceia Britannico che raccontava quel<br />
poco che sapeva sull'accaduto. Luceia era al corrente <strong>di</strong> dove si
trovava Deirdre, anzi aveva preparato il viaggio insieme alla<br />
ragazza, che aveva nostalgia della solitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> cui aveva goduto per<br />
mesi nella sua valle isolata; così erano passati più <strong>di</strong> sette giorni senza<br />
che Luceia avesse motivo <strong>di</strong> preoccuparsi. Ma non vedendola<br />
tornare come previsto la settimana seguente, Luceia, sempre più<br />
turbata, aveva pregato Daffyd, il druido amico <strong>di</strong> Merlino, <strong>di</strong> far<br />
visita alla ragazza per accertarsi che stesse bene.<br />
Daffyd si era trovato <strong>di</strong> fronte una scena agghiacciante: la giovane<br />
moglie <strong>di</strong> Merlino assassinata, il figlio che portava ancora in grembo<br />
morto con lei, il corpo in decomposizione della donna che<br />
galleggiava nel lago, gonfio e devastato fino ad apparire<br />
irriconoscibile. Secondo la stima iniziale <strong>di</strong> Daffyd, confermata in<br />
seguito da altri in<strong>di</strong>zi, Deirdre era morta da non meno <strong>di</strong> una<br />
settimana al momento del ritrovamento, e a ucciderla erano stati i<br />
colpi brutali <strong>di</strong> un in<strong>di</strong>viduo dotato <strong>di</strong> grande forza. Fin dalla sua<br />
prima valutazione oggettiva del crimine, Daffyd aveva escluso che<br />
l'aggressione avesse una motivazione sessuale, dato che il cadavere<br />
aveva ancora addosso tutti i suoi abiti. Ma non poteva trattarsi<br />
nemmeno <strong>di</strong> una rapina, poiché dal carro non era stato rubato nulla.<br />
Daffyd aveva ritenuto che fosse meglio per tutti - in particolare<br />
per la sensibilità <strong>di</strong> Luceia - seppellire semplicemente i poveri resti <strong>di</strong><br />
madre e figlio il più vicino possibile a dov'erano stati trovati,<br />
invocando su <strong>di</strong> loro il rispetto e la benevolenza degli dèi. Dopo<br />
averli inumati in riva al lago sotto gli alberi sacri - tutti gli alberi<br />
erano sacri agli occhi dei drui<strong>di</strong> - aveva ispezionato minuziosamente<br />
l'intera zona in cerca <strong>di</strong> tracce dello sconosciuto aggressore. Ma non<br />
aveva trovato nulla tranne un'area <strong>di</strong> terreno smosso e calpestato,<br />
che poteva essere stato sollevato dagli zoccoli del cavallo <strong>di</strong> un<br />
assalitore o, con altrettanta probabilità, da quelli del cavallo della<br />
stessa Deirdre, che giaceva morto poco lontano, ancora attaccato<br />
alle stanghe.<br />
Quella notte era rimasto a vegliare accanto alla tomba della<br />
giovane donna pregando per lei; poi, convintosi che non era<br />
possibile ricavare altri in<strong>di</strong>zi da quella scena, era tornato a Camelot a<br />
portare la tragica notizia.<br />
Luceia si era ritirata nelle sue stanze ed era rimasta in lutto per
due giorni, straziata dal pensiero <strong>di</strong> non poter avvertire Merlino in<br />
tempo perché anticipasse la data del ritorno. Se anche i messaggeri<br />
fossero riusciti ad attraversare sani e salvi l'intero paese per<br />
raggiungerlo a Verulamium, a quell'ora per Merlino sarebbe già stato<br />
tempo <strong>di</strong> riprendere la strada <strong>di</strong> casa.<br />
Uther ascoltò in silenzio il racconto <strong>di</strong> sua madre e il contenuto<br />
della lettera <strong>di</strong> sua nonna. Alla fine si alzò e rimase in pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> fronte<br />
a Veronica per qualche istante, stringendole forte una spalla con la<br />
mano, senza riuscire a pronunciare parola. Poi si voltò e uscì dalla<br />
stanza.<br />
Preoccupata dalla sua espressione, Veronica si levò subito in pie<strong>di</strong><br />
per seguirlo e lo vide uscire <strong>di</strong> casa e <strong>di</strong>rigersi verso il blocco <strong>di</strong><br />
lunghi e<strong>di</strong>fici costruiti vari anni prima per ospitare i destrieri della<br />
cavalleria.<br />
Il truce soldato che Veronica non amava, l'uomo-donna<br />
conosciuto come Nemo, lo aveva atteso all'esterno della casa, ma<br />
Uther la cacciò con un gesto irritato e lei si ritrasse all'istante e si<br />
allontanò; evidentemente conosceva il suo superiore abbastanza<br />
bene per giu<strong>di</strong>care il suo stato d'animo e capire che in quel momento<br />
desiderava star solo.<br />
Veronica rimase in attesa finché non vide il figlio riemergere poco<br />
dopo dalle stalle in sella al suo imponente castrato marrone, e<br />
mentre Uther scompariva in <strong>di</strong>rezione della porta principale <strong>di</strong> Tir<br />
Manha senza guardarsi intorno, chiese a un soldato <strong>di</strong> passaggio <strong>di</strong><br />
rintracciare Garreth il Fischiatore e <strong>di</strong> mandarlo imme<strong>di</strong>atamente da<br />
lei.<br />
«Hai intenzione <strong>di</strong> ricominciare a parlare, prima o poi?»<br />
Uther si voltò lentamente e lanciò un lungo sguardo penetrante a<br />
Garreth il Fischiatore, poi spronò il cavallo fino al fiumiciattolo che<br />
serpeggiava in fondo alla gola.<br />
Garreth chinò il capo in un suo tipico gesto, come a <strong>di</strong>re "Be', ci<br />
ho provato", e seguì cavallo e cavaliere giù per la china. Aveva<br />
raggiunto Uther senza <strong>di</strong>fficoltà a cinque miglia da Tir Manha,<br />
poiché il giovane non andava veloce, e a quel punto non aveva
fatto alcun tentativo <strong>di</strong> imporgli la sua presenza, accontentandosi <strong>di</strong><br />
cavalcare a mezza lunghezza <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza in attesa che l'altro lo<br />
notasse. Ma Uther, dopo una rapida occhiata per verificare chi lo<br />
seguisse, lo aveva completamente ignorato, e da allora era trascorsa<br />
più <strong>di</strong> un'ora. Garreth era sicuro, tuttavia, che a Uther non fosse<br />
sgra<strong>di</strong>ta la sua presenza.<br />
Erano rimasti seduti in sella fianco a fianco per quasi mezz'ora,<br />
limitandosi a osservare il torrente nella gola sottostante; ora Uther<br />
aveva raggiunto la riva e stava scendendo da cavallo. Garreth<br />
aspettò che si sedesse sul tronco <strong>di</strong> un albero caduto accanto al<br />
fiume, poi smontò anche lui ed estrasse da una delle sue bisacce un<br />
fazzoletto contenente del pollo freddo, una fetta <strong>di</strong> pane e un<br />
piccolo corno pieno <strong>di</strong> sale chiuso da un tappo, il tutto fornito dalla<br />
madre <strong>di</strong> Uther. Raggiunse il giovane seduto sul tronco e si<br />
accovacciò accanto a lui, piazzando il fazzoletto fra loro e<br />
sciogliendo il nodo.<br />
«Su, mangia. Tua madre mi ha raccontato quello che è successo.<br />
Mi ha anche detto che devi essere affamato.»<br />
Uther abbassò gli occhi sul cibo e scosse la testa, come se non<br />
fosse ancora pronto a parlare.<br />
Garreth alzò le spalle e staccò una coscia dal pollo, la cosparse<br />
abbondantemente <strong>di</strong> sale e la addentò, poi senza smettere <strong>di</strong><br />
masticare aggiunse: «<strong>La</strong> stai prendendo in modo molto personale...<br />
come se avessi conosciuto quella donna... Come si chiamava?<br />
Deirdre?».<br />
Finalmente, Uther parlò. «Sì, Deirdre, ma prima la chiamavano<br />
Cassandra. Non hai mai saputo dello scontro che ci fu tra me e<br />
Merlino la notte in cui lei fu aggre<strong>di</strong>ta, o sbaglio?»<br />
«No, non proprio. So solo che dopo essere stati praticamente<br />
inseparabili per tutta la vita, avete trascorso quasi un anno senza<br />
vedervi.»<br />
Uther scosse il capo e sospirò. «Sai, Garreth, ancora oggi<br />
rimpiango quella notte. Ma anche nel momento più drammatico,<br />
quando io e Merlino eravamo a un passo dall’avventarci l'uno alla<br />
gola dell'altro, non avevo idea che il <strong>di</strong>vario fra noi si sarebbe
allargato fino a questo punto...»<br />
<strong>La</strong> voce <strong>di</strong> Garreth si fece più bassa. «Voi due vi siete saltati alla<br />
gola?»<br />
«Già, quasi, o almeno io ci provai. Ero <strong>di</strong> un umore terribile<br />
quella notte, avevo voglia <strong>di</strong> menare le mani.»<br />
Garreth non <strong>di</strong>sse né fece nulla che potesse turbare l'atmosfera<br />
mentre Uther proseguiva, come parlando a se stesso.<br />
«Fu la notte in cui Cassandra venne aggre<strong>di</strong>ta, stuprata e picchiata<br />
con tanta brutalità da essere ridotta in fin <strong>di</strong> vita, e per giorni tutti<br />
pensarono che sarebbe morta. Tu eri a Tir Manha quando accadde<br />
tutto questo, non a Camelot. Ricordo quanto fui felice <strong>di</strong> vederti al<br />
mio ritorno a casa. Ero ancora arrabbiato, amareggiato, tentavo<br />
ancora <strong>di</strong> addossare ad altri le colpe <strong>di</strong> cui io mi ero macchiato.»<br />
«È un'affermazione grave la tua. Che cosa avevi fatto?»<br />
«Tutto ciò che non avrei dovuto fare. Sfogare la mia ira su una<br />
ragazzina, tanto per cominciare. Questo fu il mio primo errore.»<br />
«Non ti seguo.»<br />
«Su Cassandra, intendo. <strong>La</strong> insultai, la trattai in modo<br />
abominevole, tentai <strong>di</strong> picchiarla. Fu allora che Merlino e io ci<br />
scontrammo per la prima volta. Lui mi buttò a terra e mi trattenne<br />
finché la ragazza non riuscì a mettersi in salvo.»<br />
Garreth non fece commenti ma si limitò a inarcare le sopracciglia<br />
con aria interrogativa.<br />
«Te lo giuro, Garreth, non sto scherzando.»<br />
«Allora spiegati meglio. Che cosa facesti alla ragazza?»<br />
«Ah, be'... fu... Sai come vanno queste cose. Merlino e io eravamo<br />
nella stanza dei giochi con qualche ragazza compiacente, e tutto<br />
era... come al solito. Ma a un certo punto notai... notai la bocca <strong>di</strong><br />
Cassandra. Lei era nella stanza con noi e ci osservava, vedeva tutto.»<br />
Tacque per un lungo istante. «Notai la sua bocca, e da quel<br />
momento non riuscii a smettere <strong>di</strong> pensare come sarebbe stato...»<br />
«...farselo succhiare.»<br />
«Già.»
«E com'era?»<br />
«Non lo so. Lei non voleva. Strinse i denti e si rifiutò <strong>di</strong> aprire la<br />
bocca, e quando io cominciai ad arrabbiarmi e la obbligai... lei mi<br />
<strong>di</strong>ede un morso.»<br />
«Caspita! Forte?»<br />
«Abbastanza. Io ero <strong>di</strong> pessimo umore e quel morso mi mandò su<br />
tutte le furie. Tu conosci i miei accessi <strong>di</strong> collera. Die<strong>di</strong> il peggio <strong>di</strong><br />
me.»<br />
«Così la colpisti, Merlino ti buttò a terra e lei fuggì.»<br />
«Sì.»<br />
«Tutto qui? Non accadde altro? Tu e Merlino continuaste a<br />
battervi una volta scomparsa la ragazza?»<br />
Uther scrollò le spalle. «No. Merlino lasciò che mi rialzassi, e io<br />
andai dritto verso le stalle, raccogliendo lungo la strada qualcuno dei<br />
miei Dragoni, non qualcuno in particolare, soltanto quelli così<br />
sfortunati da incrociarmi mentre ero <strong>di</strong> quell'umore. Li portai con me<br />
e tornai a Tir Manha, come ti ho detto.»<br />
«E per questo motivo, per questo scontro, vorresti farmi credere<br />
che tu e Merlino non vi siete parlati per un anno intero?» Attese, ma<br />
non ebbe risposta; così continuò: «Non ha senso, Uther. Insomma,<br />
non era la prima volta che Merlino ti vedeva perdere il controllo, e<br />
gli dèi sanno quante volte vi siete picchiati da quando siete stati<br />
abbastanza gran<strong>di</strong> da menare le mani. E non credo che sia stata una<br />
questione <strong>di</strong> gelosia, che Merlino si sia risentito per il tuo approccio<br />
a una ragazza che gli piaceva: avete con<strong>di</strong>viso le vostre donne fin<br />
dal momento in cui avete incominciato a interessarvi al sesso<br />
femminile. Quin<strong>di</strong> c'è qualcos'altro che non mi hai detto. Che cosa?».<br />
Uther si alzò e fece qualche passo, dando le spalle a Garreth il<br />
Fischiatore. «Be', ci sono alcuni particolari che non ho menzionato.<br />
Ti ho raccontato che fra noi non ci fu altro che quello scontro, ed è<br />
vero. Ma non ti ho raccontato che cosa fu detto allora.»<br />
«Detto? Da chi? Non capisco, Uther.»<br />
«Detto da me, Garreth, da me. Giurai che l'avrei uccisa.» Uther<br />
fece una smorfia <strong>di</strong> <strong>di</strong>sgusto. «Un uomo non dovrebbe mai
pronunciare minacce senza senso. Fu una delle prime lezioni che io e<br />
Merlino ricevemmo da nonno Varro. "Mai pronunciare minacce<br />
insensate, perché finiranno per confondervi e per perdervi."»<br />
Garreth scrollò le spalle. «E così eri arrabbiato e hai esagerato. Ma<br />
lei aveva appena tentato <strong>di</strong> staccarti l'uccello, no?»<br />
Uther lo guardò negli occhi per qualche istante, poi fece un cenno<br />
affermativo con il capo. «Minacciai <strong>di</strong> ucciderla, Garreth, poi scappai<br />
via e abbandonai Camelot senza <strong>di</strong>re nulla a nessuno. E quella stessa<br />
notte, qualche tempo dopo che avevo lasciato la stanza, qualcuno<br />
cercò davvero <strong>di</strong> uccidere Cassandra e per poco non ci riuscì. Ora, se<br />
tu fossi stato Merlino Britannico, cosa avresti pensato?»<br />
«Aaah...» Il suono che sfuggì dalle labbra <strong>di</strong> Garreth fu più<br />
eloquente <strong>di</strong> qualunque frase. L'uomo rimase completamente senza<br />
parole, e mentre il significato delle affermazioni <strong>di</strong> Uther si faceva<br />
strada nella sua mente, un profondo sgomento affiorò nei suoi occhi.<br />
«Non <strong>di</strong>menticare, Garreth, che la ragazza era sordomuta. Non<br />
poteva <strong>di</strong>re chi era stato ad aggre<strong>di</strong>rla. Non poteva <strong>di</strong>rlo a nessuno.<br />
Poteva solo sperare - e tutti gli altri con lei - <strong>di</strong> puntare il <strong>di</strong>to<br />
quando e se avesse riconosciuto il colpevole. Ma ciò implicava che la<br />
sua vita era in costante pericolo dato che l'ignoto assalitore avrebbe<br />
dovuto ucciderla per non essere riconosciuto. Così il cugino Merlino<br />
riuscì in qualche modo, anche se non ho idea come, a far scomparire<br />
Cassandra da un palazzo strettamente sorvegliato. È davvero un tipo<br />
in gamba, il nostro Merlino.»<br />
«Ma... aspetta un momento, Uther, aspetta un momento... Se<br />
Merlino credeva che fossi tu il responsabile, perché avrebbe dovuto<br />
arrivare fino a questo punto per proteggere la ragazza? Sapeva che ti<br />
eri allontanato da Camelot, quin<strong>di</strong> come poteva Cassandra essere in<br />
pericolo? Perché non si è limitato a denunciarti?»<br />
Per la prima volta Uther sorrise, un sorriso lieve e amaro. «Perché<br />
oltre a essere in gamba, il nostro Merlino è anche un uomo giusto.<br />
Non era del tutto convinto della mia colpevolezza. Mi sospettava,<br />
ma doveva ammettere che restavano dei dubbi, e per questo prese<br />
tali misure.»<br />
«Non ti ha mai accusato <strong>di</strong> qualcosa?»
«No, non pubblicamente. Merlino non darebbe mai voce ai suoi<br />
sospetti senza avere le prove per sostenerli. Me ne parlò<br />
successivamente. Aveva fatto fuggire Cassandra per proteggerla, mi<br />
spiegò, nel timore che l'aggressore potesse essere qualcun altro, ma<br />
non appena la ragazza fosse stata in grado <strong>di</strong> reggere un confronto,<br />
era deciso a metterci nuovamente uno <strong>di</strong> fronte all'altra.»<br />
«E questo ti avrebbe scagionato, no?»<br />
«Certo, Garreth, ma a questo non ho mai pensato, perché sapevo<br />
<strong>di</strong> non aver fatto nulla <strong>di</strong> male alla ragazza dopo quell'esplosione<br />
d'ira. Ciò che mi fece soffrire in modo quasi intollerabile fu il fatto<br />
che mio cugino Merlino potesse sospettare che avessi compiuto<br />
un'azione così depravata. Per quanto grande fosse la mia ira, come<br />
poteva pensare che mi comportassi con tanta brutale malvagità?» In<br />
quell'attimo Uther provò una stretta al cuore rammentando che<br />
coloro che conoscevano la sua collera avevano sempre scorto un<br />
lato oscuro in lui.<br />
«Merda!» L'esclamazione rifletteva la profonda costernazione <strong>di</strong><br />
Garreth, e fu l'ultima parola pronunciata dai due per un po', ma alla<br />
fine il Fischiatore scosse la testa e si fregò il naso con la mano. «C'è<br />
ancora qualcosa che non mi torna... qualcosa che non riesco a<br />
capire. Hai detto che eri <strong>di</strong> pessimo umore. Che cosa ti rendeva così<br />
rabbioso e infelice quel giorno da farti precipitare in un abisso <strong>di</strong><br />
furia?»<br />
Uther fissò <strong>di</strong> nuovo Garreth e sorrise, scuotendo la testa.<br />
«Qualcosa <strong>di</strong> cui non voglio parlare, amico mio.»<br />
«Mi <strong>di</strong>spiace molto, Uther, perché tu sei il mio re e se io avessi un<br />
briciolo <strong>di</strong> pietà nel mio cuore, soffrirei per te. Parlami, liberati da<br />
questo peso. Cura la ferita aperta che affligge la tua mente e lascia<br />
che la tua coscienza torni a respirare liberamente. Qual è il tuo<br />
immane segreto, la cosa che ti ha causato tanta sofferenza?»<br />
«Questo posto.»<br />
«Questo posto?» domandò Garreth perplesso, guardandosi<br />
intorno.<br />
«Non questo in particolare, ma la Cambria, e Tir Manha. Non è il<br />
mio regno, Garreth, anche se ne sono il re. Non è casa mia... non è
la mia vera patria, quella che porto nel cuore.»<br />
«È Camelot, allora.»<br />
«Sì.»<br />
Uther afferrò fra pollice e in<strong>di</strong>ce la lama della lunga spada da<br />
cavaliere che portava appesa alla schiena e la spinse verso l'alto<br />
facendola scivolare fuori dall'anello che la tratteneva; quando la<br />
spada cadde in avanti la prese per l'elsa, la fece ruotare e la conficcò<br />
nel terreno, lasciandola ondeggiare leggermente. Garreth la guardò e<br />
non <strong>di</strong>sse nulla.<br />
«È partito tutto da questo, laggiù.»<br />
«Da una spada?»<br />
«Da una spada <strong>di</strong> cavalleria, una spada lunga. <strong>La</strong> cavalleria è<br />
sempre stata la prima cosa che mi veniva in mente pensando a<br />
Camelot. Ogni volta che sento quel nome, penso alla cavalleria:<br />
uomini giganteschi su cavalli giganteschi, tutti con l'armatura.<br />
Camelot non potrebbe esistere senza cavalleria, e senza cavalleria<br />
non ci sarebbero spade lunghe come questa.<br />
Ciò che sto tentando <strong>di</strong> <strong>di</strong>re, Garreth, è che Camelot e la Cambria<br />
sono come luce e ombra per me. I miei ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong> Camelot, tutti i<br />
miei ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong> Camelot, sono pieni <strong>di</strong> luce, risate, <strong>di</strong>vertimento. <strong>La</strong><br />
gente si gode la vita laggiù. Invece qui, a quanto pare, viviamo gran<br />
parte dei nostri giorni nell'oscurità. I sorrisi sono rari a Tir Manha,<br />
come in tutto il resto della Cambria. È come se il nostro popolo non<br />
avesse alcun desiderio <strong>di</strong> <strong>di</strong>vertirsi. Come se lo considerassimo un<br />
segno <strong>di</strong> debolezza. Non abbiamo voglia <strong>di</strong> ridere, o se l'abbiamo, la<br />
teniamo dentro finché non possiamo ridere delle <strong>di</strong>sgrazie <strong>di</strong> qualcun<br />
altro, beffarci delle sue sofferenze. I nostri vecchi sono austeri,<br />
inflessibili, privi <strong>di</strong> umorismo; le nostre donne hanno volti scuri e<br />
arcigni. Non sempre, lo ammetto, non sempre... Ma spesso è così.<br />
Quell'anno mia madre si era ammalata, una febbre l'aveva<br />
costretta a letto per alcune settimane. Mia nonna era preoccupata<br />
per lei, e sapeva che anche mio padre lo era. A ogni modo, mia<br />
nonna aveva suggerito che forse io avrei preferito tornare a casa da<br />
mia madre, almeno finché lei non fosse migliorata, e a quel punto<br />
avrei potuto portarla con me a Camelot per il resto dell'estate.
Ebbene, l'idea che qualcuno mi <strong>di</strong>cesse cosa fare, e per <strong>di</strong> più una<br />
donna anziana, fosse anche mia nonna, mi in<strong>di</strong>spettì, e soprattutto<br />
mi irritò il sottinteso che io potessi non essere consapevole <strong>di</strong> quale<br />
fosse il mio dovere. Avevo deciso che era impossibile per me tornare<br />
a casa; ero troppo necessario al benessere della Colonia per<br />
prendermi una licenza e sparire per un periodo <strong>di</strong> tempo<br />
indeterminato. Poteva succedere qualunque cosa durante la mia<br />
assenza, ed ero deciso a non permettere a nessuno <strong>di</strong> affermare che<br />
avevo trascurato i miei obblighi o le mie responsabilità militari.<br />
Naturalmente, la verità era soltanto che non volevo tornare a Tir<br />
Manha. I consiglieri anziani <strong>di</strong> mio padre manifestavano<br />
apertamente la loro <strong>di</strong>sapprovazione per le mie lunghe assenze... le<br />
consideravano riprovevoli. Da parte mia, temevo <strong>di</strong> rimanere<br />
bloccato qui per chissà quanto tempo...<br />
L'ultima notte del nostro pattugliamento, quella che precedette<br />
l'incidente con Cassandra, feci un sogno in cui vedevo mia madre<br />
morta nel suo letto a Tir Manha, mentre io mi <strong>di</strong>vertivo a Camelot.<br />
Fu un vero incubo. Mi svegliai in un bagno <strong>di</strong> sudore, senza capire<br />
dov'ero, <strong>di</strong>menticando che ero impegnato in un pattugliamento e<br />
che eravamo a parecchie miglia <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza da tutto ciò, circondati<br />
dalla foresta. Non riuscii assolutamente a riprendere sonno, così<br />
scivolai fuori dalle coperte ben prima dell'alba e andai a ispezionare<br />
le sentinelle. Probabilmente mi presero per matto, ma la mia unica<br />
preoccupazione era che mi avessero sentito urlare nel sonno.<br />
Il ricordo <strong>di</strong> quel sogno non mi abbandonò per tutto il giorno, e<br />
continuò a ossessionarmi anche a tarda notte mentre facevo il porco<br />
con quelle donne nella stanza dei giochi. Me la stavo spassando con<br />
una <strong>di</strong> loro quando l'immagine <strong>di</strong> mia madre <strong>di</strong>stesa nel letto malata<br />
e forse morente, si affacciò nella mia mente. Era impossibile andare<br />
avanti con quel pensiero che mi ossessionava, così mi guardai<br />
intorno cercando qualcosa che mi <strong>di</strong>straesse dal mio turbamento. Fu<br />
allora che vi<strong>di</strong> Cassandra e notai la sua bocca. È proprio così che<br />
ebbe inizio l'intera faccenda.<br />
E adesso tutto è finito con lei seviziata e uccisa da assassini<br />
sconosciuti... Povera donna, sembra quasi che fosse destinata a una<br />
morte violenta. E sai qual è l'aspetto più paradossale <strong>di</strong> tutto ciò?»
«Non lo so, Uther, <strong>di</strong>mmelo.»<br />
Uther lo guardò negli occhi e sorrise. «Io ero lì, Garreth, ancora<br />
una volta. Se ciò che Daffyd il druido sospetta è vero, allora<br />
Cassandra o Deirdre, come la chiamano ora, è morta il giorno stesso<br />
del suo arrivo in quel luogo segreto che <strong>di</strong>videva con Merlino, e io<br />
ero a Camelot quando è partita. A quanto pare, era andata via da<br />
meno <strong>di</strong> un'ora quando sono arrivato, ma io ero lì quando Deirdre<br />
ha incontrato la morte. Mi chiedo cosa ne penserà mio cugino<br />
Merlino.»<br />
Garreth lo fissò a lungo senza <strong>di</strong>re una parola, poi abbassò gli<br />
occhi sull'osso <strong>di</strong> pollo che stringeva ancora in mano. Sbatté le<br />
palpebre come se si svegliasse da un sogno, poi gettò l'ossicino nel<br />
fiume, ripulendosi la mano sulla tunica mentre si alzava.<br />
«Cosa dovrebbe pensare? Non c'è nulla da pensare. Non eri solo a<br />
Camelot, giusto? Non eri l'unica persona presente nella fortezza.»<br />
«No, naturalmente.»<br />
«Bene, allora qualcuno ti avrà visto e potrà testimoniare che sei<br />
stato lì tutto il giorno, no? E per quanti altri ancora?»<br />
«Tre.»<br />
«E cos'hai fatto in quei tre giorni?»<br />
«Ho <strong>di</strong>scusso strategie e tattiche con gli ufficiali.»<br />
«Ottimo, dunque non puoi aver fatto tutto questo e<br />
contemporaneamente essere andato in qualche ignoto luogo <strong>di</strong><br />
campagna a massacrare una giovane donna, no? E ora che abbiamo<br />
stabilito questo fatto, possiamo, tu e io, tornare a Tir Manha a<br />
<strong>di</strong>scutere <strong>di</strong> strategie e tattiche con i nostri ufficiali? Abbiamo una<br />
campagna da organizzare, e vorrei ricordarti che entro questa<br />
settimana è previsto che tu parta nuovamente per Camelot. Per quel<br />
momento tutti i nostri preparativi qui dovranno essere completati, e<br />
Huw Fortebraccio, Dergyll, Owain e tutti gli altri, me compreso,<br />
dovranno sapere con precisione a chi spetta ogni compito e chi<br />
risponde a chi. Abbiamo tempo per farlo?»<br />
Uther sorrise. «Sì. Abbiamo tempo.»<br />
I due rimontarono in sella e mentre si avviavano Garreth si voltò
a gridare al compagno che lo seguiva su per la salita: «Non è a me<br />
che devi parlare, Uther... bisogna che Merlino... ascolti tutto quello<br />
che mi hai detto oggi... soprattutto ora... che ha perso sua moglie».<br />
Quando furono in cima e poterono proseguire affiancati, Garreth<br />
abbassò il tono <strong>di</strong> voce.<br />
«E tu devi <strong>di</strong>rglielo, e guardarlo negli occhi mentre lo fai. Ha<br />
bisogno <strong>di</strong> ritrovare il suo amico, e credo che si sentirà molto in<br />
colpa per i suoi sospetti, quin<strong>di</strong> sta a te fare in modo che riesca a<br />
perdonarsi. Pensi <strong>di</strong> poterlo fare?»<br />
«Sì, credo <strong>di</strong> sì... Quel che avverrà dopo è interamente nelle mani<br />
degli dèi.» Alzò lo sguardo verso il cielo. «Sta per piovere. An<strong>di</strong>amo!»<br />
L'uomo propone, ma Dio <strong>di</strong>spone, e Uther non avrebbe mai<br />
avuto la possibilità <strong>di</strong> esprimere al cugino il proprio dolore per la<br />
morte <strong>di</strong> Deirdre. Un mese dopo la sua <strong>di</strong>scussione con Garreth,<br />
Uther rivide Merlino in circostanze piuttosto inattese. Da giorni stava<br />
cercando <strong>di</strong> costringere allo scontro una gran parte delle forze <strong>di</strong><br />
Lot, attaccandole ripetutamente e spingendole verso le colline<br />
Men<strong>di</strong>p dove con gran fatica aveva preparato loro un'imboscata.<br />
Non avrebbe mai immaginato che al ritorno da Verulamium Merlino<br />
e il suo gruppo potessero transitare proprio da lì mandando all'aria<br />
la trappola. Ma così fu, e nei momenti iniziali della battaglia che ne<br />
scaturì, il plotone <strong>di</strong> Merlino subì pesanti per<strong>di</strong>te prima che Uther<br />
potesse precipitarsi in suo soccorso. Da quel momento in poi, i cugini<br />
lottarono ferocemente fianco a fianco finché, nella furia del<br />
combattimento, Uther vide Merlino <strong>di</strong>sarcionato e abbattuto da un<br />
colpo mici<strong>di</strong>ale sferrato con il mazzafrusto. Lo scontro - poco più <strong>di</strong><br />
una schermaglia, per quanto violenta - fu vinto poco dopo la caduta<br />
<strong>di</strong> Merlino, e Uther riportò a Camelot il corpo incosciente e quasi<br />
senza vita del cugino. Merlino giacque per mesi nel suo letto, con la<br />
testa immobilizzata, mentre il me<strong>di</strong>co Lucano gli perforava il cranio<br />
salvandogli la vita. <strong>La</strong> vita, ma non la mente. Da quel giorno in poi,<br />
Merlino Britannico si riprese lentamente, ma anche quando il suo<br />
recupero fu in apparenza completo e lui fu <strong>di</strong> nuovo in grado <strong>di</strong><br />
parlare e muoversi normalmente, la sua mente rimase devastata e la<br />
sua memoria cancellata, come se non avesse mai ospitato alcun
icordo.
PARTE SECONDA<br />
YGRAINE
Salve, madre cara spero che questa mia missiva ti trovi in buona<br />
salute.<br />
So che è passato meno <strong>di</strong> un mese da quando ti ho scritto l'ultima<br />
volta, quin<strong>di</strong> mi auguro che tu non ti allarmi ricevendo un'altra<br />
lettera da me in così breve tempo, io sto benissimo, ma ho notizie<br />
che potrebbero interessare Uther, e poiché non ho modo <strong>di</strong> sapere<br />
se e quanto si tratterrà a Camelot, ho deciso <strong>di</strong> informarlo tramite<br />
te.<br />
Forse ricorderai che parecchi anni fa ti parlai <strong>di</strong> una donna <strong>di</strong><br />
nome Mairidh che visse con noi qui a Tir Manha per qualche mese.<br />
Suo marito Balin era al servizio del duca Emrys <strong>di</strong> Cornovaglia a<br />
quell'epoca, ma per molti anni fu in ottimi rapporti con il nostro<br />
caro Ullic. Anche io e Mairidh <strong>di</strong>ventammo buone amiche, e lei mi<br />
ha scritto in varie occasioni da quando è stata richiamata in patria<br />
insieme a suo marito. Di recente ho ricevuto un'altra lettera da lei, e<br />
il tenore del suo contenuto mi ha indotto a scriverti.<br />
Dopo la morte del duca Emrys, Mairidh e Balin avevano<br />
condotto una vita tranquilla e ritirata, ma pare che più <strong>di</strong> un mese fa<br />
Gulrhys Lot abbia convocato Balin e gli abbia affidato lo stesso tipo<br />
<strong>di</strong> incarico che egli aveva svolto così bene e per tanto tempo per<br />
conto del vecchio duca, Lot, da creatura sinistra qual è, ha dapprima<br />
tentato <strong>di</strong> piegarlo alla sua volontà proponendo <strong>di</strong> trattenere<br />
Mairidh con sé come ostaggio per assicurarsi che Balin svolgesse nel<br />
migliore dei mo<strong>di</strong> il suo compito, ovvero quello <strong>di</strong> inviato speciale<br />
in Eire. Ma ha sottovalutato la tempra del suo uomo; infatti Balin,<br />
ben sapendo quanto fosse importante il suo ruolo in quell'impresa,<br />
ha sfidato Lot apertamente, sostenendo che data la sua età avanzata<br />
era necessario che la moglie lo accompagnasse per occuparsi della<br />
sua salute e del suo benessere. Lot ha ceduto, vedendo che non<br />
aveva altra scelta, e ha permesso a Mairidh <strong>di</strong> seguire il marito.<br />
<strong>La</strong> stupi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> Lot ha forse giocato a nostro favore, poiché ha<br />
indotto Mairidh a scrivermi per raccontarmi del nuovo incarico <strong>di</strong><br />
suo marito e <strong>di</strong> quanto sia <strong>di</strong>sgustata da Lot e dal suo maldestro<br />
tentativo <strong>di</strong> controllare Balin. In breve, qualche tempo fa Lot ha<br />
stretto un'alleanza con il re degli Scoti Iberni in Eire. Il risultato <strong>di</strong><br />
quell'alleanza è stata l'invasione <strong>di</strong> Camelot da parte degli Scoti,
durante la quale Merlino catturò e prese in ostaggio il loro principe,<br />
Donuil. Da allora, gli Scoti dell'Eire non hanno più compiuto<br />
incursioni ostili in questa terra, e l'alleanza non ha più dato frutti.<br />
Ma forse tutto questo sta cambiando. Secondo Mairidh, Lot sogna<br />
<strong>di</strong> sfruttare la potenza marittima del re scoto Athol Mac Iain - che a<br />
quanto pare possiede gran<strong>di</strong> flotte <strong>di</strong> galee - e ha inviato Balin in<br />
Eire per negoziare un rinnovo <strong>di</strong> quell'alleanza, formalmente ancora<br />
in vigore. Se dovesse avere successo, Lot potrebbe <strong>di</strong> colpo avvalersi<br />
<strong>di</strong> cospicue forze navali e sarebbe in grado <strong>di</strong> spostare gran<strong>di</strong><br />
quantità <strong>di</strong> uomini e <strong>di</strong> armi lungo la costa, minacciando sia la<br />
Cambria sia Camelot. Credo sia fondamentale che Uther ne venga a<br />
conoscenza imme<strong>di</strong>atamente. Ti prego <strong>di</strong> farglielo sapere al più<br />
presto e nel modo più <strong>di</strong>retto.<br />
In un altro brano della lettera, Mairidh racconta che Lot ha fatto<br />
in modo <strong>di</strong> scre<strong>di</strong>tare sistematicamente Uther agli occhi del suo<br />
popolo, <strong>di</strong>ffondendo spaventose bugie e <strong>di</strong>cerie sul suo conto. Lei sa,<br />
naturalmente, che nessuna <strong>di</strong> queste voci è vera, ma consiglia a me e<br />
a mio figlio <strong>di</strong> tenere in considerazione ciò che si <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> lui. Sono<br />
state <strong>di</strong>ffuse storie <strong>di</strong> atrocità e violenze commesse da Uther e dal<br />
suo esercito. Parlano <strong>di</strong> saccheggi e <strong>di</strong> carneficine compiute in paesi e<br />
villaggi, <strong>di</strong> bambini e anziani impiccati e giustiziati sommariamente,<br />
<strong>di</strong> donne, vecchie e giovani, seviziate, mutilate e stuprate, in gran<br />
parte da Uther in persona.<br />
<strong>La</strong> campagna denigratoria è stata così efficace, mi ha detto<br />
Mairidh, che ora le donne della Cornovaglia usano il nome <strong>di</strong> Uther<br />
Pendragon per spaventare e indurre all'obbe<strong>di</strong>enza i figli irrequieti.<br />
<strong>La</strong> cosa non mi è del tutto nuova, perché abbiamo sentito <strong>di</strong>re<br />
cose del genere in passato dai viaggiatori in transito. Ne parlai anche<br />
con Uther sei mesi fa, ma lui si limitò a ridere della mia in<strong>di</strong>gnazione<br />
e a liquidare l'accusa come se fosse un complimento. «Solo coloro<br />
che incutono timore e costituiscono un'autentica minaccia per il<br />
nemico sono oggetto <strong>di</strong> una tale maligna attenzione» mi <strong>di</strong>sse. Il<br />
fatto che Lot <strong>di</strong> Cornovaglia arrivi al punto <strong>di</strong> infangare il nome <strong>di</strong><br />
Uther è semplicemente una testimonianza <strong>di</strong> quanto Lot tema Uther.<br />
In quel momento il buonumore <strong>di</strong> mio figlio riuscì a calmarmi,<br />
malgrado i miei timori, ma ora torno a interrogarmi sulla vicenda. <strong>La</strong>
eputazione <strong>di</strong> cui gode in Cornovaglia sarà forse d'aiuto alla sua<br />
campagna, seminando terrore, ma non vedo come possa fare del<br />
bene alla sua futura memoria.<br />
Trasmetti il mio amore a Uther, se è ancora insieme a te a<br />
Camelot, e rispon<strong>di</strong>mi presto.<br />
<strong>La</strong> tua affezionata figlia Veronica.
IV.<br />
<strong>La</strong>gan il Saggio aprì la mano destra a ventaglio e posò<br />
delicatamente i polpastrelli sul filo della lama dell'ascia che reggeva<br />
nella sinistra. Le <strong>di</strong>ta lasciarono una nitida impronta sulla sottile<br />
pellicola <strong>di</strong> olio <strong>di</strong> semi <strong>di</strong> lino che l'uomo aveva appena spalmato<br />
sulla testa <strong>di</strong> ferro dell'arma per proteggere il metallo dalla ruggine.<br />
"Merda!", pensò, e subito cancellò i segni con un lembo dello<br />
straccio usato per ungerla, poi posò con cautela l'ascia sul ceppo<br />
dell'albero che aveva accanto. Fatto ciò, si pulì accuratamente le<br />
mani con un altro straccio e completò il lavoro sfregando <strong>di</strong>ta e<br />
palme contro la ruvida pelle <strong>di</strong> pecora dei gambali che gli<br />
proteggevano le cosce. A quel punto afferrò il manico dell'ascia e la<br />
sollevò, flettendo i potenti muscoli dell'avambraccio. Ignorò il<br />
cinturino <strong>di</strong> cuoio che penzolava all'estremità del manico; solo in<br />
battaglia lo avvolgeva intorno al polso.<br />
<strong>La</strong> magnifica ascia era la sua arma preferita e il suo bene più<br />
prezioso. <strong>La</strong> testa larga e pesante, sormontata da una punta aguzza e<br />
mici<strong>di</strong>ale dello spessore <strong>di</strong> un pollice, mandava un cupo bagliore, e il<br />
filo della lama temprata era in grado <strong>di</strong> tranciare <strong>di</strong> netto ossa e<br />
metallo. L'impugnatura <strong>di</strong> legno, perfettamente cilindrica e<br />
interamente ricoperta <strong>di</strong> complicati e squisiti intagli che<br />
riproducevano rovi intrecciati fitti <strong>di</strong> spine e <strong>di</strong> foglie, aveva assunto<br />
un caldo colore bruno scuro ed era levigata da decenni d'uso e <strong>di</strong><br />
cure. <strong>La</strong>gan non aveva idea <strong>di</strong> quanto fosse vecchia quell'arma, ma<br />
sapeva che era appartenuta a suo nonno che se n'era impadronito<br />
nel corso <strong>di</strong> un combattimento contro invasori stranieri.<br />
<strong>La</strong> risollevò e appoggiò la parte più alta dell'impugnatura contro<br />
il cavo della mano sinistra per prendere <strong>di</strong> mira un altro ceppo, alto<br />
e pieno <strong>di</strong> solchi, a una quin<strong>di</strong>cina <strong>di</strong> passi da lui. In quel momento<br />
sentì suo figlio arrivare <strong>di</strong> corsa gridando e drizzò la testa, tenendo le<br />
braccia ancora tese. Sebbene Cardoc fosse dall'altra parte della casa,<br />
ne indovinava l'eccitazione dal tono della voce e dalla rapi<strong>di</strong>tà con<br />
cui si avvicinava. Udì sua moglie Lydda gridare al ragazzo che il
padre era sul retro, poi tornò a prendere la mira. Piegò il braccio<br />
destro all'in<strong>di</strong>etro e scagliò l'ascia nell'istante preciso in cui suo figlio<br />
sbucava a lato dell'e<strong>di</strong>ficio alle sue spalle. L'arma volò, roteando su<br />
se stessa fino a trasformarsi in una macchia in<strong>di</strong>stinta, e si schiantò<br />
contro il ceppo, cadendo a terra. Il ragazzo si bloccò in scivolata,<br />
con gli occhi sgranati. Raramente aveva visto suo padre sbagliare un<br />
colpo.<br />
<strong>La</strong>gan si voltò verso <strong>di</strong> lui, impassibile. «Va' a prenderla.» Il<br />
ragazzo gli riportò l'ascia caduta e <strong>La</strong>gan annuì. «Sta' in<strong>di</strong>etro.»<br />
Cardoc obbedì e <strong>La</strong>gan ripeté il lancio, questa volta effettuando<br />
una rotazione completa del braccio e scagliando l'arma quando<br />
l'intero peso del corpo si era trasferito sul piede sinistro. <strong>La</strong> lama si<br />
conficcò nel legno così profondamente che <strong>La</strong>gan si guardò bene dal<br />
chiedere al figlio <strong>di</strong> recuperarla ma ci andò lui stesso; fece leva sul<br />
manico per liberare la lama, poi si voltò verso il ragazzo.<br />
«Hai un'aria mortificata, figliolo. Che ti succede?» Il giovane<br />
Cardoc scosse la testa, arrossendo. «Nulla, ma mi spiace <strong>di</strong> averti<br />
<strong>di</strong>stratto spuntando da <strong>di</strong>etro l'angolo.»<br />
Suo padre infilò il manico dell'ascia nell'anello <strong>di</strong> metallo che<br />
portava alla cintura, in modo che la testa dell'arma poggiasse contro<br />
il suo fianco sinistro. «No, non sei stato tu. Ti avevo già sentito<br />
arrivare. Ho calcolato male il tiro, ecco tutto.»<br />
Il ragazzo aveva un'espressione seria. «Non ti capita spesso.»<br />
«No, infatti; non quando il bersaglio è fermo. Comunque, lanciare<br />
un'ascia è proprio una stupidaggine. Un'ascia è fatta per essere<br />
bran<strong>di</strong>ta, non lanciata. Nell'attimo stesso in cui la lasci andare sei<br />
<strong>di</strong>sarmato, e un bersaglio vivente non se ne starà lì fermo ad<br />
aspettare <strong>di</strong> essere ucciso. Se è possibile mancare un albero, pensa<br />
quanto sarebbe più facile mancare un uomo che corre... Se poi<br />
quell'uomo corre verso <strong>di</strong> te per ucciderti, allora sei morto.» Si pulì<br />
<strong>di</strong> nuovo le mani sui gambali, poi le strofinò una contro l'altra. «Ti<br />
ho sentito gridare mentre arrivavi, ma non sono riuscito a capire<br />
cosa <strong>di</strong>cevi. Che cosa c'è?»<br />
«Il re ti vuole, e nessuno sapeva dove ti trovavi. Mastro Lestrun<br />
ha mandato della gente a cercarti. Uno <strong>di</strong> loro mi ha visto e mi ha
spe<strong>di</strong>to qui per vedere se eri a casa. Lestrun <strong>di</strong>ce che devi andare<br />
imme<strong>di</strong>atamente.»<br />
Con un sospiro <strong>La</strong>gan si chinò a raccogliere i suoi stracci e una<br />
ciotola <strong>di</strong> olio <strong>di</strong> semi <strong>di</strong> lino, riponendoli sul piccolo scaffale appeso<br />
sul muro in fondo alla sua casa <strong>di</strong> legno e argilla. «Be', quando il re<br />
da un or<strong>di</strong>ne, bisogna obbe<strong>di</strong>re.» Si voltò verso il figlio. «Immagino<br />
che tu non sappia <strong>di</strong> cosa si tratta.»<br />
Il ragazzo scosse la testa senza <strong>di</strong>re nulla e seguì il padre davanti<br />
alla casa.<br />
Lydda era in attesa accanto alla porta aperta, con il lungo<br />
mantello da viaggio del marito sul braccio.<br />
«Potresti averne bisogno.»<br />
<strong>La</strong>gan lo guardò senza entusiasmo, alzando le spalle sotto la<br />
spessa e calda tunica <strong>di</strong> lana che lo ricopriva dal collo a metà coscia.<br />
«Ne dubito. Semmai tornerò a prenderlo. Lot è il re e i suoi affari<br />
sono certamente importanti, ma non ho intenzione <strong>di</strong> mettermi in<br />
viaggio a metà mattina senza salutare come si deve la mia famiglia,<br />
solo perché lui conservi il buonumore vedendo che i suoi or<strong>di</strong>ni<br />
sono eseguiti all'istante.»<br />
Lydda sorrise. «Dici così, vecchio brontolone, ma sai benissimo<br />
che fai tutto quello che vuole e quando lo vuole.»<br />
Lydda era una donna alta e imponente, ma suo marito le mise un<br />
braccio intorno alle spalle e la attirò a sé senza <strong>di</strong>fficoltà. Lei aderì al<br />
suo fianco con la spontaneità e la docilità dettate dall'abitu<strong>di</strong>ne, e lui<br />
si chinò a baciarle il capo. «È meglio che vada a vedere cosa vuole.<br />
Può essere urgente. Ma speriamo che non sia necessario un viaggio.<br />
Se così fosse, ripasserò da casa prima <strong>di</strong> partire.» <strong>La</strong> strinse a sé e le<br />
sollevò il mento per baciarla sulla bocca, poi si allontanò lasciandola<br />
sulla soglia a guardarlo con il mantello ancora sul braccio.<br />
Cardoc si sedette sul gra<strong>di</strong>no d'ingresso, osservando il padre senza<br />
<strong>di</strong>re una parola.<br />
Lydda allungò una mano per scompigliargli i capelli. «Che combini<br />
oggi?»<br />
Il ragazzo si voltò a guardarla con un sorriso timido. «Oh, niente
<strong>di</strong> speciale. Stavo giocando con Tomas ed Ewan. Credo che tornerò<br />
da loro.»<br />
«Va', allora.» Lydda lo guardò <strong>di</strong>leguarsi, poi rientrò in casa<br />
lasciando la porta socchiusa, chiedendosi perché Gulrhys Lot avesse<br />
così tanta urgenza <strong>di</strong> vedere <strong>La</strong>gan. Provava una certa simpatia per il<br />
re, che conosceva da molti anni, e l'amicizia del sovrano per suo<br />
marito si era estesa fino a lei, ma non era certa <strong>di</strong> potersi fidare<br />
ciecamente <strong>di</strong> lui. <strong>La</strong>gan, dal canto suo, gli era assolutamente<br />
devoto. In <strong>di</strong>verse occasioni Lydda aveva sentito la gente definirlo<br />
"l'uomo <strong>di</strong> fiducia del re", con un tono che la portava<br />
invariabilmente a domandarsi se c'era del risentimento, del sarcasmo,<br />
o ad<strong>di</strong>rittura del <strong>di</strong>sprezzo in quell'espressione, o se fosse<br />
semplicemente una sua supposizione.<br />
I due uomini erano amici per la pelle sin dall'infanzia, e la loro<br />
amicizia si era accresciuta e rafforzata nel tempo, anche se dalla<br />
nascita <strong>di</strong> Cardoc le visite <strong>di</strong> Lot si erano fatte molto meno frequenti.<br />
<strong>La</strong>gan non voleva sentire parlar male <strong>di</strong> "Gully", anche se le<br />
critiche rivolte al re erano tante e tali da arrivare fino agli inferi. I<br />
racconti delle atrocità commesse da Gulrhys Lot e da altri in suo<br />
nome — soprattutto da quei due abominevoli forestieri, Caspar e<br />
Memnone - erano innumerevoli e strazianti. Lydda represse un<br />
brivido ricordando i malefici stregoni egiziani del re, da tempo<br />
scomparsi dalla Cornovaglia senza che nessuno li rimpiangesse. Si<br />
<strong>di</strong>ceva, anche se Lot in persona negava decisamente, che fossero<br />
morti a Camelot, tra i selvaggi senza <strong>di</strong>o che vivevano laggiù. Se<br />
questo era vero, pensò Lydda, il mondo non poteva che trarne<br />
vantaggio.<br />
<strong>La</strong>gan non aveva mai avuto la minima prova che i racconti e le<br />
<strong>di</strong>cerie sugli orrori commessi per conto <strong>di</strong> Lot fossero veri, e dunque<br />
non vi prestava ascolto. Lydda sapeva che il re attribuiva un<br />
immenso valore all'innocenza e all'onestà <strong>di</strong> <strong>La</strong>gan e sospettava che<br />
Gully avrebbe fatto qualsiasi cosa per nascondere le sue infamie agli<br />
occhi e alle orecchie dell'amico. Quel sospetto la turbava<br />
profondamente poiché faceva apparire il suo ottimo marito come un<br />
uomo ingenuo e stupido, mentre lei sapeva che le cose non stavano<br />
così. Certo <strong>La</strong>gan era onesto, fiducioso, leale e aperto, e sempre
<strong>di</strong>sposto a concedere il beneficio del dubbio finché mancava una<br />
prova certa <strong>di</strong> colpevolezza. Ma una volta messo <strong>di</strong> fronte a tale<br />
prova, suo marito era implacabile. Quella stessa <strong>di</strong>rittura d'animo<br />
che lo spingeva ad attendersi un comportamento nobile e corretto<br />
dagli altri, lo rendeva il più intransigente nel fare giustizia e punire il<br />
colpevole, quando era il caso.<br />
Colpita da quel pensiero, Lydda si fermò accanto alla finestra con<br />
lo sguardo perso nella chiara luce mattutina.<br />
Gully considerava forse <strong>La</strong>gan uno stupido, un credulone, un<br />
ingenuo facilmente influenzabile? Poteva essere così malvagio, così<br />
subdolo? Lydda sbatté le palpebre e scosse la testa, dandosi della<br />
sciocca. Si guardò intorno cercando <strong>di</strong> ricordare cosa stesse facendo<br />
prima, e tornò alle sue faccende.<br />
Quando <strong>La</strong>gan sbucò dall'ombra delle case che fronteggiavano la<br />
residenza del re e si immerse nel sole del mattino, intuì, più che<br />
vedere, il movimento delle guar<strong>di</strong>e del re che scattavano sull'attenti<br />
scorgendolo avvicinarsi. A <strong>La</strong>gan il Saggio non erano mai piaciute le<br />
guar<strong>di</strong>e, già prima della morte del vecchio duca Emrys che le aveva<br />
volute a proteggerlo nel timore <strong>di</strong> essere assassinato. Il duca era<br />
morto da tempo ormai, ucciso dall'età e dalla cattiva salute e i suoi<br />
scherani erano stati incapaci <strong>di</strong> tenere lontani quei due furtivi sicari.<br />
Ma erano rimaste lo stesso, in teoria per proteggere la vita del figlio<br />
e successore <strong>di</strong> Emrys, Gulrhys Lot, autonominatosi re <strong>di</strong><br />
Cornovaglia.<br />
Entrando dalla porta principale nell'intricata cinta muraria, <strong>La</strong>gan<br />
tenne lo sguardo fisso <strong>di</strong> fronte a sé ignorando gli sguar<strong>di</strong> delle<br />
sentinelle. Ce n'erano tre a ogni lato della porta, e il loro superiore<br />
doveva essere poco lontano, all'interno delle mura. Non l'avrebbero<br />
fermato, poiché sapevano che <strong>La</strong>gan era il più caro amico del re -<br />
alcuni sussurravano malignamente che fosse anche l'unico — e che<br />
aveva accesso illimitato al sovrano, cosa che lo poneva al <strong>di</strong> sopra <strong>di</strong><br />
tutti gli altri.<br />
Oltre la porta si apriva uno stretto cortile, un'area <strong>di</strong> raccolta<br />
lunga circa quin<strong>di</strong>ci passi e larga sei con una guar<strong>di</strong>ola per l'ufficiale<br />
in servizio a destra dell'entrata. All'estremità opposta c'erano altre
due guar<strong>di</strong>e ai lati <strong>di</strong> una porta massiccia con battenti lavorati a<br />
mano e montanti <strong>di</strong> ferro; vedendo arrivare <strong>La</strong>gan lo scrutarono<br />
dalla testa ai pie<strong>di</strong> finché lui non li superò immergendosi nella<br />
frescura <strong>di</strong> un'ampia sala.<br />
"Otto uomini" pensò <strong>La</strong>gan sbattendo le palpebre nell'improvvisa<br />
oscurità dell'ambiente. Otto mercenari stranieri armati per<br />
proteggere il re dal contatto con il suo stesso popolo. C'era qualcosa<br />
<strong>di</strong> intrinsecamente sbagliato in questo.<br />
Si fermò, in attesa che i suoi occhi si adattassero alla scarsa luce.<br />
Un odore acre e opprimente <strong>di</strong> legna bruciata ristagnava nell'aria, e<br />
qualche sottile spirale <strong>di</strong> fumo si alzava dalle braci nell'imponente<br />
focolare sul lato opposto alla porta. I cani del re, otto molossi dal<br />
pelo irsuto grossi come pony, erano <strong>di</strong>stesi sui giunchi che<br />
ricoprivano il pavimento, e uno solo <strong>di</strong> loro alzò la testa per<br />
osservare, con la lingua penzoloni, il nuovo venuto. A eccezione <strong>di</strong><br />
due guar<strong>di</strong>e armate poste ai lati <strong>di</strong> un'altra porta presente nella sala<br />
alla sinistra <strong>di</strong> <strong>La</strong>gan, i cani erano gli unici occupanti dell'enorme<br />
ambiente.<br />
<strong>La</strong>gan tossì, la gola irritata dall'aria viziata e fumosa della sala, e<br />
appena i suoi occhi furono in grado <strong>di</strong> guidarlo fra i massicci tavoli e<br />
le panche che ingombravano la stanza, si <strong>di</strong>resse verso le sentinelle.<br />
Quando fu a due passi <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza, una <strong>di</strong> esse sguainò la spada e la<br />
puntò minacciosamente verso la gola del nuovo arrivato. <strong>La</strong>gan si<br />
immobilizzò, abbassò lo sguardo sulla punta della spada, poi lo<br />
rialzò per guardare l'uomo dritto negli occhi.<br />
Era uno sconosciuto. Imperturbabile, <strong>La</strong>gan spostò lentamente lo<br />
sguardo sul suo compagno, che aveva un volto familiare. Per una<br />
manciata <strong>di</strong> secon<strong>di</strong> nessuno parlò, poi la seconda guar<strong>di</strong>a posò una<br />
mano sulla lama del collega, borbottando qualcosa nella sua lingua.<br />
L'altro brontolò e rimase immobile per qualche istante, poi con un<br />
lieve sogghigno sollevò la spada, avvertendo <strong>La</strong>gan con lo sguardo<br />
che per questa volta gli era andata bene ma che era pronto a<br />
tagliargli la gola. <strong>La</strong>gan non reagì: si limitò a passargli accanto senza<br />
degnarlo della minima attenzione e a spingere la maniglia <strong>di</strong> ferro<br />
della porta.<br />
Lot era affacciato a una finestra con gli occhi puntati sul cortile e si
voltò sentendolo entrare.<br />
«Ah, eccoti» ringhiò.<br />
Gulrhys Lot attraversò saltellando la stanza e tentò <strong>di</strong> agganciare<br />
<strong>La</strong>gan con una presa che si trasformò rapidamente in un potente<br />
abbraccio. <strong>La</strong>gan lo ricambiò meravigliandosi, come sempre, <strong>di</strong><br />
essersi abituato a quell'inconsueto modo <strong>di</strong> salutare. Il re era l'unico<br />
tra i suoi conoscenti a indulgere in un gesto così intimo e personale,<br />
un vezzo che risaliva alla sua adolescenza in Gallia e che metteva<br />
estremamente a <strong>di</strong>sagio la maggioranza dei suoi uomini costretti a<br />
riceverlo e a ricambiarlo, a eccezione dei mercenari galli. Per<br />
l'austera mentalità celtica, quell'aperta <strong>di</strong>mostrazione <strong>di</strong> amicizia era<br />
eccessivamente espansiva, e <strong>La</strong>gan aveva visto molti valorosi capitani<br />
e guerrieri arrossire <strong>di</strong> imbarazzo nell'accoglierla.<br />
Lot si staccò dall'amico e tenendolo per le spalle lo scrutò in viso<br />
socchiudendo gli occhi. «Qualcosa ti ha fatto arrabbiare. Che cosa?»<br />
<strong>La</strong>gan accennò con la testa e col pollice alla porta <strong>di</strong>etro le sue<br />
spalle. «Non sono arrabbiato, Gully, sono solo seccato. Uno dei tuoi<br />
sicari addomesticati là fuori ha alzato la spada contro <strong>di</strong> me quando<br />
ho tentato <strong>di</strong> entrare qui.»<br />
Lot si rabbuiò imme<strong>di</strong>atamente. «Cosa? Contro <strong>di</strong> te? Ti ha<br />
minacciato? Voglio la testa <strong>di</strong> quel bastardo!» Si era già <strong>di</strong>retto verso<br />
la porta quando <strong>La</strong>gan lo prese per la manica e lo costrinse a<br />
voltarsi.<br />
«A che scopo, Gully? È nuovo, e non mi conosce. Il suo<br />
compagno lo ha trattenuto. E poi stava solo facendo il suo dovere.»<br />
«E quale sarebbe? Quello <strong>di</strong> minacciare i miei amici?»<br />
«No, quello <strong>di</strong> proteggere il culo del re da pericoli immaginari.<br />
Sto morendo <strong>di</strong> sete. Hai qualcosa da bere?»<br />
Lot scoppiò in un'aspra, improvvisa risata e subito si avvicinò a un<br />
tavolo sul quale erano posate varie brocche <strong>di</strong> argilla coperte da un<br />
panno e un vassoio con delle coppe. Quella stanza era il suo<br />
dominio esclusivo, e nessun servo aveva il permesso <strong>di</strong> violare la sua<br />
intimità. Il capo della servitù aveva stabilito degli orari per i<br />
domestici che dovevano pulire e rassettare la stanza, ma in presenza<br />
del re avevano l'or<strong>di</strong>ne tassativo <strong>di</strong> tenersi alla larga.
Alle pareti <strong>di</strong> nuda pietra erano stati appesi alcuni pesanti tessuti<br />
<strong>di</strong> lana grezza che secondo il padre <strong>di</strong> Lot contribuivano a<br />
proteggere dai rigori dell'inverno. Sul muro orientale, una finestra in<br />
stile romano con due archi separati da una colonna centrale si<br />
affacciava sul cortile interno dove si esercitavano i ragazzi. Due serie<br />
<strong>di</strong> imposte, interne ed esterne, consentivano al re <strong>di</strong> isolarsi dal<br />
freddo e dal mondo quando voleva. Accanto alla finestra c'era un<br />
caminetto con la canna fumaria aperta verso il cortile, all'interno del<br />
quale era sospeso un pesante braciere <strong>di</strong> ferro. Il pavimento, a<br />
eccezione dell'area più vicina al focolare, era ricoperto <strong>di</strong> giunchi<br />
essiccati che venivano rinnovati regolarmente.<br />
<strong>La</strong> stanza aveva un arredo assai spartano, ma conforme alle<br />
necessità <strong>di</strong> Lot. Conteneva una poltrona rivestita <strong>di</strong> morbida pelle<br />
conciata e una seconda meno lussuosa ma confortevole, con uno<br />
schienale imbottito, per un eventuale ospite. Entrambe erano<br />
<strong>di</strong>sposte davanti al caminetto, una per lato. A esse si aggiungevano<br />
tre semplici se<strong>di</strong>e <strong>di</strong> legno senza braccioli, <strong>di</strong>sposte lungo le pareti<br />
della stanza e due tavoli: uno piccolo sempre ingombro <strong>di</strong> brocche<br />
contenenti idromele e vino, e uno da lavoro più lungo e molto più<br />
largo dell'altro, addossato alla parete <strong>di</strong> fondo della stanza e<br />
accompagnato da un semplice sgabello <strong>di</strong> legno a tre gambe. A quel<br />
tavolo il re trascorreva la maggior parte della sua giornata <strong>di</strong> lavoro,<br />
poiché Gulrhys Lot ci teneva moltissimo a far sapere a tutti che fare il<br />
re era un lavoro. <strong>La</strong>gan sapeva che era la verità, non<br />
un'esagerazione. Ma sapeva anche che Lot godeva della sensazione<br />
<strong>di</strong> potenza che gli derivava dalla sua istruzione, in un tempo e in un<br />
luogo in cui pochissimi erano in grado <strong>di</strong> leggere e scrivere.<br />
Lot leggeva bene e la sua grafia chiara e armoniosa non smetteva<br />
<strong>di</strong> sorprendere <strong>La</strong>gan per la sua meto<strong>di</strong>ca precisione, che la rendeva<br />
più nitida e leggibile della sua. Avevano stu<strong>di</strong>ato insieme da bambini<br />
sotto la guida <strong>di</strong> uno scriba romano vecchio e storpio, che aveva<br />
accettato <strong>di</strong> istruire sia il duca Emrys sia suo figlio in cambio <strong>di</strong> un<br />
tetto sopra la testa e della protezione che ne derivava.<br />
Lot, testardo e determinato fin da allora, si era rifiutato <strong>di</strong><br />
stu<strong>di</strong>are a meno che il suo amico non potesse farlo con lui, e così<br />
<strong>La</strong>gan il Saggio si era <strong>di</strong>stinto tra tutti i suoi compagni imparando a<br />
leggere e scrivere.
Osservando il tavolo da lavoro ingombro <strong>di</strong> stili, calamai e<br />
pergamene, <strong>La</strong>gan notò che vi erano sparpagliati vari rotoli <strong>di</strong><br />
papiro, alcuni chiusi e un paio svolti e tenuti aperti con dei pesi.<br />
Gulrhys Lot aveva capito rapidamente i vantaggi<br />
dell'alfabetizzazione, e ora pretendeva che i suoi consiglieri più<br />
importanti sapessero leggere e scrivere. <strong>La</strong> cosa faceva sorridere<br />
<strong>La</strong>gan, poiché a suo giu<strong>di</strong>zio molti <strong>di</strong> quei consiglieri erano<br />
alfabetizzati quanto un ceppo d'albero, ma erano tutti abbastanza<br />
furbi da tenersi accanto degli uomini più istruiti <strong>di</strong> loro e riuscivano<br />
così a sopravvivere servendo il re e conservando i propri privilegi.<br />
Mentre Lot mesceva del vino delle Gallie per entrambi, dalla<br />
finestra giunse un grido infantile e affacciandosi <strong>La</strong>gan vide un<br />
gruppo <strong>di</strong> sei ragazzi riuniti intorno a un settimo che aveva le braccia<br />
strette intorno alla testa e si lamentava con voce acutissima. Uno dei<br />
più piccoli si tirò in<strong>di</strong>etro stringendo un pesante bastone <strong>di</strong> frassino<br />
con espressione preoccupata. In <strong>di</strong>sparte, un guerriero anziano<br />
dall'aria severa osservava in silenzio, con aria <strong>di</strong> <strong>di</strong>sapprovazione.<br />
<strong>La</strong>gan soffocò una risatina.<br />
«Sembra che il piccolo Twoey le abbia suonate a Owen. È questo<br />
che stavi guardando, quando sono entrato?» domandò prendendo la<br />
coppa che il re gli offriva.<br />
Lot annuì. «Sì. Migliorano giorno per giorno, imparano a<br />
combattere in modo intelligente malgrado l'antipatia che provano<br />
l'uno per l'altro.»<br />
«O forse proprio per questo. Sono piuttosto litigiosi, non trovi?»<br />
Lot si limitò a spostare lo sguardo verso il cortiletto, senza<br />
rispondere. <strong>La</strong>gan trasalì al pensiero <strong>di</strong> averlo offeso. Gully era<br />
impreve<strong>di</strong>bile quando si trattava dei suoi figli. Lui poteva criticarli,<br />
gli altri no. Questa volta, comunque, Lot non parve offendersi.<br />
«Sono sei» brontolò. «Almeno due <strong>di</strong> loro potrebbero andare<br />
d'accordo.»<br />
«Forse è colpa delle madri» rispose <strong>La</strong>gan tranquillamente,<br />
girandosi a metà verso il re che osservava la scena.<br />
«Forse? Questa sì che è una fesseria. C'è più invi<strong>di</strong>a fra quelle sei<br />
sgualdrine che fra tutti i miei capitani messi insieme. Dovrei scacciarle
tutte quante.»<br />
<strong>La</strong>gan si concesse un sorriso. Anche questo era un tema <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>scussione frequente tra loro. «Le hai scelte tu, mio re» gli fece<br />
notare.<br />
«Scelte un corno! Si sono scelte da sole, restando incinte. Sono<br />
una mandria <strong>di</strong> vacche!»<br />
«Le regali concubine...»<br />
Lot si voltò <strong>di</strong> scatto. «A volte sei troppo romano, amico mio. Sei<br />
impertinente con tutto il tuo latino.»<br />
«L'ho imparato al tuo fianco, Lot, dai tuoi stessi maestri.»<br />
«Già, e meglio <strong>di</strong> me!» grugnì il re ridacchiando e buttò giù un<br />
sorso <strong>di</strong> vino, tornando a guardare il cortile.<br />
Anche <strong>La</strong>gan bevve un sorso dalla sua coppa. «Mi hai mandato a<br />
chiamare. Per quale motivo?»<br />
Senza guardarlo in faccia, Lot si allontanò dalla finestra e andò a<br />
posare la sua coppa sul tavolo da lavoro; prese un rotolo <strong>di</strong><br />
pergamena, lo inserì in un astuccio tubolare <strong>di</strong> cuoio e lo porse a<br />
<strong>La</strong>gan.<br />
«Voglio che tu vada da Herliss oggi stesso. Consegnagli questo e<br />
portami la sua risposta il più rapidamente possibile.»<br />
<strong>La</strong>gan prese l'astuccio dalla mano del re, saggiandone il peso.<br />
«Mio padre lo aspetta? O ne sarà sorpreso?»<br />
«No, non lo aspetta... non subito, almeno. Ma non ne sarà<br />
sorpreso. Gli causerà qualche problema, forse, ma è un compito che<br />
gli spetta in qualità <strong>di</strong> mio amministratore.»<br />
<strong>La</strong>gan annuì. «E perché così all'improvviso, Gully? Ieri, quando ci<br />
siamo parlati, non ne hai fatto cenno.»<br />
«Ieri non lo sapevo ancora.»<br />
«Posso chiederti <strong>di</strong> cosa si tratta?»<br />
«Sì, naturalmente. Sie<strong>di</strong>ti, amico mio, sie<strong>di</strong>ti. Da quando in qua<br />
devi stare in pie<strong>di</strong> in mia presenza?»<br />
Non era mai successo, in effetti, ma <strong>La</strong>gan preferì non <strong>di</strong>rlo per
non guastare l'atmosfera. Gully aveva alcuni atteggiamenti tipici nel<br />
trattare con lui, e questo ne era un esempio: ricordando a <strong>La</strong>gan che<br />
non era necessario che restasse in pie<strong>di</strong>, gli faceva capire che aveva il<br />
potere <strong>di</strong> costringerlo a farlo.<br />
<strong>La</strong>gan si accomodò sulla se<strong>di</strong>a che il re gli aveva in<strong>di</strong>cato e Lot ne<br />
avvicinò un'altra col piede e si sedette, chinandosi verso <strong>di</strong> lui.<br />
«Il ruolo <strong>di</strong> amministratore ricoperto da tuo padre coinvolge due<br />
questioni <strong>di</strong> grande peso: questa missiva riguarda entrambe. Non<br />
potrei sopravvalutare la loro importanza nemmeno se volessi,<br />
<strong>La</strong>gan. Ti basti sapere che solo tu puoi portare questo messaggio per<br />
me. A nessun altro potrei o vorrei affidare una simile missione, e<br />
capirai il perché se ti <strong>di</strong>co che la prima questione riguarda il mio<br />
tesoro. Tuo padre custo<strong>di</strong>sce gran<strong>di</strong> ricchezze a mio nome: oro,<br />
gioielli e, soprattutto, armi. In questo momento ne ho bisogno.<br />
Credo che le abbia <strong>di</strong>sseminate nelle sue roccaforti sulla costa, per<br />
metterle al sicuro.»<br />
<strong>La</strong>gan annuì. Suo padre possedeva quattro roccaforti costiere,<br />
ciascuna a guar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> un porto per le flotte <strong>di</strong> predoni <strong>di</strong> Lot. In<br />
cambio <strong>di</strong> un approdo sicuro, i pirati versavano a Lot la metà del<br />
bottino che riportavano da ogni viaggio. Herliss raccoglieva questi<br />
tributi e li custo<strong>di</strong>va per conto del re.<br />
«<strong>La</strong>gan, credo che con la bella stagione Uther Pendragon verrà <strong>di</strong><br />
nuovo a bussare alle nostre porte. L'inverno è stato mite, e la<br />
primavera non è lontana.» Il re cercava <strong>di</strong> mostrare la sua faccia<br />
migliore, parlando in tono confidenziale con voce bassa e profonda.<br />
<strong>La</strong>gan attese, senza <strong>di</strong>re nulla.<br />
Si udì bussare alla porta e il braccio <strong>di</strong> una guar<strong>di</strong>a spalancò uno<br />
dei battenti per far passare Lestrun, il più anziano fra i consiglieri <strong>di</strong><br />
Lot.<br />
Il vecchio si infilò sotto il braccio teso della sentinella ed entrò<br />
con passo strascicato, fece un cenno <strong>di</strong> saluto a <strong>La</strong>gan e uno<br />
leggermente più ossequioso al suo re, ed estrasse da sotto il braccio<br />
destro due rotoli <strong>di</strong> pergamena. Lot li guardò con <strong>di</strong>sprezzo e per un<br />
attimo <strong>La</strong>gan pensò che stesse per aggre<strong>di</strong>re il vecchio Lestrun per<br />
averli interrotti.
Invece il re annuì seccamente, in<strong>di</strong>cando col capo il lungo tavolo<br />
da lavoro.<br />
«Mettili laggiù insieme agli altri.»<br />
Lestrun chinò la testa ma rimase <strong>di</strong> fronte al re. «Farò come <strong>di</strong>ci,<br />
mio signore» <strong>di</strong>sse con una voce bassa e sibilante segnata<br />
dall'inconfon<strong>di</strong>bile, ritmica cadenza della regione nordoccidentale<br />
della Cambria. «Ma non prima che tu mi abbia promesso <strong>di</strong> leggerli,<br />
appena sarai solo. Sono due questioni molto importanti, ed è<br />
necessario che almeno una <strong>di</strong> esse venga decisa entro oggi se vuoi<br />
che i tuoi desideri vengano esau<strong>di</strong>ti.»<br />
Mentre l'altro parlava, il re impallidì <strong>di</strong> rabbia. «Male<strong>di</strong>zione a te!<br />
Ti aspetti che esegua i tuoi or<strong>di</strong>ni come un bambino impaurito?<br />
Posali e vattene!»<br />
Il vecchio annuì, per nulla impressionato. «Lo farò, ma solo dopo<br />
che mi avrai dato la tua parola. Sono in gioco i tuoi piani, i tuoi<br />
obiettivi. Puoi inveire contro <strong>di</strong> me quanto ti pare, ma se non mi<br />
assicuro che tu faccia ciò che va fatto, te la prenderai con me<br />
ugualmente.»<br />
Come in molte altre occasioni, <strong>La</strong>gan si meravigliò vedendo<br />
l'anziano consigliere sfidare senza la minima paura un uomo<br />
notoriamente pericoloso da contrad<strong>di</strong>re, ma la collera del re sfumò<br />
<strong>di</strong> colpo e Lot esplose in una risata, forse <strong>di</strong> ammirazione.<br />
«Per tutti gli dèi, Lestrun, uno <strong>di</strong> questi giorni mi farai uscire dai<br />
gangheri e mi pentirò <strong>di</strong> averti ammazzato quando sarà ormai<br />
troppo tar<strong>di</strong>... E va bene, ti prometto che leggerò quei maledetti<br />
fogli appena sarò solo e subito dopo prenderò una decisione. Ora<br />
sparisci.»<br />
Il vecchio si inchinò e salutò <strong>La</strong>gan con aria impassibile prima <strong>di</strong><br />
ritirarsi, e <strong>di</strong> nuovo una guar<strong>di</strong>a invisibile tenne la porta aperta per<br />
lui finché non fu uscito. Alla vista <strong>di</strong> quel braccio senza corpo,<br />
rivestito <strong>di</strong> un'armatura <strong>di</strong> cuoio e teso attraverso la soglia, <strong>di</strong> colpo<br />
<strong>La</strong>gan andò su tutte le furie, e quando la porta fu chiusa si rivolse a<br />
Lot.<br />
«Che te ne fai <strong>di</strong> questa gente, Gully? Non ne hai alcun bisogno.»<br />
«Chi, i miei consiglieri?» rispose l'altro con un mezzo sorriso.
«No, male<strong>di</strong>zione, queste guar<strong>di</strong>e. Non hai bisogno <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>e.<br />
Per guardarti da chi, dal tuo stesso popolo? Ne ho incrociate <strong>di</strong>eci<br />
tra la porta principale e le tue stanze. Sei fuori, due in cortile e due<br />
qui davanti alla tua stanza. Temi forse <strong>di</strong> essere attaccato?»<br />
Il re continuò a sorridere ma non rispose subito e a <strong>La</strong>gan venne<br />
in mente, per l'ennesima volta, che quel familiare sorrisetto<br />
nascondesse molto più <strong>di</strong> quanto apparisse.<br />
«Secondo te mi aspetto <strong>di</strong> essere attaccato qui, in casa mia? No,<br />
<strong>La</strong>gan, no.» Ora il sorriso si era fatto più ampio, il tono <strong>di</strong> voce<br />
mellifluo e confidenziale. «Non è l'uomo che ha bisogno <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>e.<br />
È il rango, la carica.»<br />
<strong>La</strong>gan lo guardò con aria interrogativa. «Non ti seguo.»<br />
«È semplice. Io sono un re, <strong>La</strong>gan. I re hanno bisogno delle<br />
guar<strong>di</strong>e, non perché queste li proteggono, almeno, non sempre, ma<br />
perché li rendono visibili.»<br />
«Li rendono visibili in che senso, Gully? E <strong>di</strong> fronte a chi? Ai miei<br />
occhi, tu sei perfettamente visibile oggi come lo eri più <strong>di</strong> vent'anni<br />
fa, quando <strong>di</strong>ventammo amici.»<br />
«Già, ma ai tuoi occhi, amico mio. Per te io non sono cambiato, e<br />
in nome <strong>di</strong> tutti gli dèi ti giuro che è così. Ma per gli altri...» Lot<br />
<strong>di</strong>ede alla frase un'intonazione retorica. «<strong>La</strong> mia posizione è<br />
cambiata. Sono un re, ora...» Di colpo si alzò e andò ad appoggiarsi<br />
al bordo del tavolo posando il piede destro sulla se<strong>di</strong>a <strong>di</strong> legno che<br />
si trovava accanto. «Sie<strong>di</strong>ti lì, dove posso osservare la tua faccia.»<br />
Senza <strong>di</strong>re una parola <strong>La</strong>gan si sedette <strong>di</strong> fronte a Lot,<br />
socchiudendo lievemente gli occhi quando il sole <strong>di</strong> fine inverno gli<br />
colpì il viso. Lot attese che si fosse accomodato con la coppa in<br />
mano e proseguì, chinandosi leggermente e appoggiandosi col<br />
gomito sul ginocchio.<br />
«Quando mio padre <strong>di</strong>venne capo del clan, la sua fama e la sua<br />
influenza si accrebbero ed egli fu in grado <strong>di</strong> viaggiare oltre questi<br />
li<strong>di</strong>, in Gallia prima <strong>di</strong> tutto, e poi a sud fino all’Iberia. Nel corso <strong>di</strong><br />
questi viaggi, non tutti <strong>di</strong> carattere bellico, incontrò i re dei Burgun<strong>di</strong><br />
della Gallia meri<strong>di</strong>onale e centrale, e anche quelli dei Franchi che<br />
vennero dopo, le cui terre si estendono ancora più lontano. E prese
nota del comportamento <strong>di</strong> quegli uomini: come vestivano, come<br />
vivevano, come governavano il loro popolo.<br />
Fu al suo ritorno da uno <strong>di</strong> quei viaggi, vittorioso e con un ricco<br />
bottino, che assunse il titolo <strong>di</strong> dux, o duca, <strong>di</strong> Cornovaglia, e adottò<br />
lo stile <strong>di</strong> vita <strong>di</strong> un duca. I Romani, che attribuivano grande<br />
importanza a queste cose, erano tutt'altro che stupi<strong>di</strong>. Sapevano che<br />
la gente vede solo ciò che le si fa vedere. Mostra loro un poveraccio<br />
vestito <strong>di</strong> stracci, e lo tratteranno come una nullità. Mostra loro lo<br />
stesso uomo vestito <strong>di</strong> cuoio e pellicce, con dei guerrieri alle spalle, e<br />
si inchineranno <strong>di</strong> fronte a lui umiliandosi per ottenere i suoi favori,<br />
anche se non sanno <strong>di</strong>stinguere un duca da un cuoco...<br />
Come duca, mio padre pretese e ottenne molto più rispetto e<br />
obbe<strong>di</strong>enza <strong>di</strong> prima. Il duca <strong>di</strong>venne molto più forte e più potente<br />
dell'uomo. Divenne un simbolo... un simbolo del suo popolo, del<br />
suo clan, dei suoi territori.» Lot abbassò lo sguardo e mosse un <strong>di</strong>to<br />
della mano destra in modo che la luce proveniente dalla finestra si<br />
riflettesse sul pesante anello con cui sigillava lettere e documenti.<br />
«Anche questo sigillo è un simbolo. <strong>La</strong> testa <strong>di</strong> cinghiale che vi è<br />
incisa è il mio marchio, la mia identità. <strong>La</strong> sua impronta sul sigillo <strong>di</strong><br />
cera <strong>di</strong> un documento mostra chiaramente a tutti che io ne ho<br />
approvato e autorizzato i contenuti.» Si tolse l'anello e alzò la mano,<br />
allargando le <strong>di</strong>ta. «Ma se tu me lo porti via e lo <strong>di</strong>struggi, mi<br />
impe<strong>di</strong>sci <strong>di</strong> manifestare la mia autorità a chi è lontano finché non<br />
me ne sarò fatto fare un altro. Ti è chiaro, no?»<br />
<strong>La</strong>gan annuì lentamente, sorseggiando la sua bevanda.<br />
«Ottimo. Ebbene, un re è un simbolo, come questo, ed è più<br />
importante, più forte, più ricco <strong>di</strong> un duca. Mio padre ha dato<br />
prosperità alla Cornovaglia sotto la sua guida. Alla sua morte, ho<br />
giurato <strong>di</strong> migliorare i suoi risultati in ogni campo, e ci sono riuscito.<br />
Ho rinegoziato l'accordo con i suoi mercenari ampliando il loro<br />
raggio <strong>di</strong> azione. Ho accresciuto le sue ricchezze e i suoi<br />
posse<strong>di</strong>menti. E soprattutto, ho aumentato il suo potere... il mio<br />
potere. Ora il mio compito è quello <strong>di</strong> preservare e <strong>di</strong>fendere quel<br />
potere, quella prosperità e quell'autorità, per tutti coloro che<br />
<strong>di</strong>pendono da esse.»<br />
Lot fece una pausa, fissando con sguardo penetrante il suo
ascoltatore.<br />
«Parliamoci chiaro, <strong>La</strong>gan. Oggi la Cornovaglia è un regno, e io<br />
ne sono a capo. A tutti coloro che vengono da fuori devo apparire<br />
come un re, con la potenza e le risorse <strong>di</strong> un re. Così, i visitatori che<br />
giungeranno alle nostre porte troveranno delle guar<strong>di</strong>e il cui sacro<br />
dovere è quello <strong>di</strong> proteggere il sovrano. Tutto qui.» Si interruppe,<br />
corrugando la fronte. «Cosa c'è che non va, adesso?»<br />
<strong>La</strong>gan scuoteva la testa, increspando le labbra. «Non abbiamo<br />
visitatori qui» <strong>di</strong>sse in tono piatto, temendo per un attimo che Lot<br />
andasse su tutte le furie, come spesso accadeva. Ma il re scoppiò a<br />
ridere.<br />
«Per gli dèi, <strong>La</strong>gan, a volte non ti sopporto, ma apprezzo<br />
comunque il tuo cocciuto buon senso. Hai ragione, naturalmente.<br />
Nessuno viene qui in visita... non ancora, almeno. Ma verranno,<br />
<strong>La</strong>gan, verranno, e presto. Verranno numerosi a invocare il favore e<br />
la clemenza della Cornovaglia.»<br />
«Le macchine da guerra.»<br />
«Già... le macchine da guerra. È giunto il momento che la<br />
Cornovaglia si espanda.»<br />
«Uhm... E che mi <strong>di</strong>ci <strong>di</strong> Camelot? Potrebbe impe<strong>di</strong>re la tua<br />
espansione. Ora che Merlino Britannico non comanda più a<br />
Camelot, <strong>di</strong>cono che Uther Pendragon gui<strong>di</strong> le sue armate oltre che<br />
le proprie. E, da quel che ho saputo, il Pendragon è un tipo deciso e<br />
un nemico scomodo. Più duro <strong>di</strong> quanto sia mai stato suo cugino<br />
Merlino. Finché avrà vita farà tutto ciò che è in suo potere per<br />
impe<strong>di</strong>rti <strong>di</strong> uscire dalla Cornovaglia.»<br />
Gli occhi <strong>di</strong> Lot si accesero d'ira. «Allora quel bastardo non vivrà<br />
ancora a lungo! Ho dei progetti per lui e per la sua lurida schiatta.<br />
Quando tuo padre porterà qui i carri da sud, le cose cambieranno,<br />
vedrai. Saremo armati meglio del nemico, e i nostri uomini verranno<br />
addestrati a servirsi <strong>di</strong> quegli strumenti <strong>di</strong> offesa.»<br />
<strong>La</strong>gan aveva sentito abbastanza e non aveva alcuna voglia <strong>di</strong><br />
riaprire la <strong>di</strong>scussione sugli armamenti. A suo parere, per quello che<br />
era venuto a sapere e per le sue limitate esperienze <strong>di</strong>rette <strong>di</strong><br />
combattimento in questa guerra, le forze <strong>di</strong> cavalleria schierate da
Camelot erano superate solo dai mici<strong>di</strong>ali archi e dalle frecce dei<br />
guerrieri cambriani <strong>di</strong> Uther Pendragon. <strong>La</strong>gan era convinto che<br />
quegli archi lunghi fossero la più pericolosa arma esistente in<br />
circolazione e che la Cornovaglia non avesse i mezzi per contrastare<br />
efficacemente la loro mortale minaccia. Tornò alla finestra e scoprì<br />
che i ragazzi se n'erano andati, messi in libertà dal loro tutore che era<br />
rimasto in cortile a riporre or<strong>di</strong>natamente le loro armi giocattolo<br />
sotto la tettoia. <strong>La</strong>gan riprese la parola, sperando <strong>di</strong> <strong>di</strong>stogliere Lot<br />
dal tema delle armi.<br />
«Hai detto che il tuo messaggio tocca due questioni. Qual è la<br />
seconda?»<br />
«Mia moglie, Ygraine.»<br />
<strong>La</strong>gan gli lanciò un'occhiata da sopra la spalla. «Che le succede?<br />
L'ho vista l'ultima volta che sono stato da mio padre, e mi è parso<br />
che stesse bene. Te l'ho detto, no?»<br />
«Ah sì? Non ricordo. E ti ha detto <strong>di</strong> salutarmi?»<br />
«Non ho avuto occasione <strong>di</strong> parlarle. L'ho vista da lontano.»<br />
<strong>La</strong>gan si voltò del tutto e notò per la prima volta l'espressione sul<br />
volto del re. «Cosa c'è che non va, Gully?»<br />
Lot gettò in<strong>di</strong>etro la testa rabbiosamente per scacciare un ciuffo <strong>di</strong><br />
capelli dalla fronte. «Nulla, ma bisogna che mia moglie, la mia<br />
regina, torni qui. Io ho bisogno che torni qui, in modo da poterla<br />
tenere d'occhio.»<br />
<strong>La</strong>gan lo fissò sconcertato. «Che significa tenerla d'occhio? Che<br />
cosa ha fatto?»<br />
«Niente...» Lot ebbe una breve esitazione. «Non è lei che devo<br />
controllare, ma la sua famiglia» aggiunse con un mezzo sorriso.<br />
«Parlavamo <strong>di</strong> simboli un attimo fa. Ecco, Ygraine è un altro<br />
simbolo, il simbolo dell'alleanza tra me e la sua famiglia in Eire.»<br />
<strong>La</strong>gan annuì, corrugando lievemente la fronte. «Se non ricordo<br />
male, non fu un grande successo quell'alleanza, o sbaglio?»<br />
«No, infatti, ma ho bisogno <strong>di</strong> tenerla viva, ora più che mai. Forse<br />
ricorderai che in occasione della mia prima marcia verso nord il<br />
padre <strong>di</strong> Ygraine, che si fa chiamare re Athol Mac Iain, spedì un
esercito a combattere contro Camelot. Fu un <strong>di</strong>sastro. Quel porco <strong>di</strong><br />
Merlino li colse <strong>di</strong> sorpresa e li massacrò, rimandandoli a casa con la<br />
coda tra le gambe. Da allora si sono rifiutati <strong>di</strong> riprendere le armi<br />
contro Camelot, sostenendo che un loro principe è trattenuto laggiù<br />
come ostaggio a garanzia della loro neutralità.»<br />
«Allora perché pensi che valga la pena <strong>di</strong> tenere in vita l'alleanza?»<br />
Lot lanciò un'occhiata a <strong>La</strong>gan, poi spostò lentamente lo sguardo<br />
verso la finestra.<br />
«Perché Athol Mac Iain controlla due gran<strong>di</strong> flotte <strong>di</strong> galee. E uno<br />
<strong>di</strong> questi giorni avrò bisogno <strong>di</strong> mezzi <strong>di</strong> trasporto.»<br />
«Capisco. Ma perché Ygraine è <strong>di</strong>ventata <strong>di</strong> colpo così<br />
importante?»<br />
«Io...» Lot si interruppe, poi proseguì. «Tuo zio Balin si trova in<br />
Eire. Lo sapevi?» <strong>La</strong>gan si limitò a scuotere la testa. Non sapeva nulla<br />
del fratello <strong>di</strong> suo padre da molti mesi, e gli aveva a malapena<br />
parlato da quando era rientrato in Cornovaglia. «Be', è così. L'ho<br />
inviato laggiù più <strong>di</strong> un mese fa per tenere i contatti con il vecchio<br />
Athol. Ora mi scrive, l'ho saputo ieri sera, che il vecchio ha desiderio<br />
<strong>di</strong> rivedere sua figlia e che potrebbe venire a trovarci quest'estate.»<br />
«Ah, per questo vuoi che donna Ygraine sia ben sistemata qui<br />
come tua regina prima del suo arrivo. Be', è comprensibile.»<br />
Ma il volto duro del re non tra<strong>di</strong>va né ironia né indulgenza.<br />
«Mi fa piacere sentirtelo <strong>di</strong>re, ma la comprensione degli altri mi è<br />
del tutto in<strong>di</strong>fferente. È per motivi politici che la voglio qui con me,<br />
in modo che il suo affezionatissimo genitore non rinneghi la nostra<br />
alleanza con la scusa che ho maltrattato sua figlia.»<br />
<strong>La</strong>gan guardò l'amico dritto negli occhi. «Ma tu lo hai fatto, Gully,<br />
non puoi negarlo. Forse "maltrattata" è un termine troppo duro, ma<br />
l'hai trascurata.» Ignorò lo sguardo gelido <strong>di</strong> Lot e proseguì. «A costo<br />
<strong>di</strong> sembrarti sfacciato, credo che tu debba domandarti se sei davvero<br />
convinto <strong>di</strong> poter curare l'orgoglio ferito della tua signora. Deve<br />
covare un bel risentimento per essere stata sepolta laggiù e ignorata<br />
per tutti questi mesi.» Fece una pausa, sostenendo lo sguardo irato<br />
del re senza battere ciglio e parlandogli francamente, da amico.<br />
«Non ho mai capito perché tu l'abbia spe<strong>di</strong>ta a vivere con mio padre
in quel luogo isolato sulla costa.»<br />
Lot sorrise, ma con tale fatica che il risultato fu più simile a una<br />
smorfia.<br />
«È una bisbetica, <strong>La</strong>gan, peggio <strong>di</strong> tutte le altre sei messe insieme.<br />
Non può esserci pace fra noi due sotto lo stesso tetto. E poi ho già<br />
abbastanza figli. Lei è il prezzo che ho dovuto pagare per questa<br />
alleanza: una moglie intrattabile incapace <strong>di</strong> maneggiare una scopa.<br />
Ma ora le cose sono cambiate... e in primo luogo le mie esigenze. <strong>La</strong><br />
riprenderò in casa mia nell'interesse del regno, prima <strong>di</strong> tutto. <strong>La</strong><br />
tratterò da regina davanti a tutti e magari le farò perfino fare un<br />
cucciolo...» Il suo sguardo si perse <strong>di</strong> nuovo, poi tornò a farsi<br />
attento. «A proposito <strong>di</strong> figli, come sta il tuo ragazzo, il piccolo,<br />
bellicoso Cardoc?»<br />
Il volto <strong>di</strong> <strong>La</strong>gan si illuminò. «A parte Lydda, è la più grande gioia<br />
della mia vita. Ogni volta che mi assento anche solo per qualche<br />
giorno, quando lo rivedo mi sembra cresciuto <strong>di</strong> un palmo.»<br />
«Ciò mi ricorda che l'ultima volta hai rischiato <strong>di</strong> non tornare<br />
affatto e ci è voluto un bel po' prima che io lo sapessi.»<br />
Per qualche istante <strong>La</strong>gan parve imbarazzato, poi sorrise e scrollò<br />
le spalle. «Non vale la pena <strong>di</strong> parlarne. Ormai è passata, e non è<br />
successo niente.»<br />
Il re fece una smorfia <strong>di</strong> <strong>di</strong>sapprovazione. «Devi assolutamente<br />
prendere qualcuno con te quando viaggi. Per essere soprannominato<br />
il Saggio, sai essere notevolmente stupido e cocciuto a volte. Mi<br />
hanno raccontato della tua avventura, ma non nei dettagli. Cos'è<br />
successo?»<br />
<strong>La</strong>gan scosse la testa. «Niente <strong>di</strong> particolare, ma è stata una<br />
fortuna che Docca e i suoi compagni siano capitati lì proprio in quel<br />
momento. <strong>La</strong> banda <strong>di</strong> zotici in cui mi ero imbattuto era più<br />
coraggiosa e più numerosa <strong>di</strong> quanto avessi sospettato all'inizio.<br />
Stavamo scambiandoci... i rispettivi punti <strong>di</strong> vista quando è arrivato<br />
Docca.»<br />
«Docca ha sostenuto che ne avevi uccisi tre quando ti ha<br />
raggiunto.»<br />
«Quattro, ma sono stato felice <strong>di</strong> vederlo. Mi sono accorto della
sua presenza solo quando una freccia ha colpito in un occhio uno dei<br />
miei aggressori. A quel punto la zuffa si è conclusa rapidamente. È<br />
incre<strong>di</strong>bile come certi bravacci si perdano d'animo appena vedono<br />
scemare il loro vantaggio.» <strong>La</strong>gan andò a riprendere il cinturone e il<br />
mantello. «Sono stato imprudente quella volta, è vero, e ho<br />
imparato la lezione. Ma preferisco ugualmente viaggiare da solo e <strong>di</strong><br />
solito non ho problemi.» Appese il cinturone a una spalla e si avvolse<br />
nel mantello. «Ora bisogna che avverta mia moglie che devo andar<br />
via <strong>di</strong> nuovo. Vuoi proprio che parta oggi?»<br />
Lot annuì, con il suo solito sorrisetto. «Sì. A quanto pare non<br />
abbiamo molto tempo e ogni ora può essere preziosa.<br />
Diversamente, ti lascerei libero <strong>di</strong> decidere.»<br />
«Mio padre dovrà recuperare le tue armi dai suoi vari castelli<br />
prima <strong>di</strong> poterle spe<strong>di</strong>re qui, dunque ci sarà da aspettare. Vuoi che io<br />
resti da lui e torni in<strong>di</strong>etro insieme ai carri, o preferisci che rientri<br />
imme<strong>di</strong>atamente per farti sapere quanto tempo ci vorrà?»<br />
«<strong>La</strong>scio a voi due la decisione, almeno entro certi limiti.» Il re<br />
assunse un'aria pensosa, tamburellando le <strong>di</strong>ta sullo schienale della<br />
se<strong>di</strong>a, prima <strong>di</strong> proseguire. «Ma se non fosse necessario attendere più<br />
<strong>di</strong> una decina <strong>di</strong> giorni, potresti scegliere <strong>di</strong> rimanere lì per assistere<br />
ai preparativi e poi rientrare con il convoglio. Se invece l'attesa si<br />
preannuncia più lunga, sarà meglio che tu torni in<strong>di</strong>etro appena<br />
possibile per informarmi <strong>di</strong> quanto ci vorrà prima che il materiale sia<br />
nelle nostre mani.»<br />
«Bene, così sia.» <strong>La</strong>gan si allacciò rapidamente il cinturone alla vita<br />
prima <strong>di</strong> riprendere la coppa e vuotarla, schioccando le labbra.<br />
«Prendo congedo, allora, e vado a salutare mia moglie e mio figlio<br />
prima <strong>di</strong> mettermi in cammino.» Stava per avviarsi quando un'idea<br />
improvvisa lo fece fermare. «Sai, potrei prendere Cardoc con me. Gli<br />
farebbe bene rivedere suo nonno e il viaggio sarà relativamente<br />
sicuro visto che attraverseremo i nostri territori. Oltretutto, ho<br />
promesso <strong>di</strong> portarlo a pescare.»<br />
Il re ebbe un'esitazione quasi impercettibile. «Allora portalo con<br />
te, amico mio... e porta anche la deliziosa Lydda, ne sarà felice.<br />
Evidentemente sei certo che non rallenteranno il tuo viaggio. Se avrò<br />
bisogno <strong>di</strong> te per qualcosa, un giorno in più non sarà un problema.
Va' e go<strong>di</strong>ti la tua famiglia, ma ricorda che la tua missione ha un<br />
carattere <strong>di</strong> estrema urgenza e importanza.»<br />
Il sorriso <strong>di</strong> <strong>La</strong>gan il Saggio si spense. «Già» <strong>di</strong>sse. «Hai ragione,<br />
come sempre. Forse non è una buona idea, dopo tutto.»<br />
«Ci saranno altre occasioni. Al tuo ritorno avrai tutto il tempo che<br />
vuoi, sempre che Camelot non venga a darci fasti<strong>di</strong>o.»<br />
«D'accordo, farò così. Ad<strong>di</strong>o.»<br />
Quando la porta si chiuse alle spalle <strong>di</strong> <strong>La</strong>gan, il sorriso del re<br />
svanì lentamente per lasciare il posto a un'espressione stanca e<br />
corrucciata. Mor<strong>di</strong>cchiandosi il labbro inferiore, Lot fissò con aria<br />
pensosa la solida porta <strong>di</strong> quercia, poi si alzò e andò ad affacciarsi<br />
alla finestra, guardando nel cortile vuoto. Udì un tuono in<br />
lontananza, e sporgendosi ancor <strong>di</strong> più per guardare in alto si<br />
accorse che il cielo si era ricoperto <strong>di</strong> una spessa coltre <strong>di</strong> nuvole<br />
grigie. Gulrhys Lot brontolò e si avvicinò al lungo tavolo da lavoro<br />
dove Lestrun aveva lasciato i due rotoli <strong>di</strong> pergamena.<br />
<strong>La</strong>gan si allontanò dalla residenza del re profondamente assorto<br />
nei suoi pensieri, senza degnare <strong>di</strong> un'occhiata le guar<strong>di</strong>e. Non era<br />
così ingenuo da non riconoscere i sistemi <strong>di</strong> Lot, e la sua piccola<br />
manipolazione finale non gli era sfuggita. Era stato un errore<br />
manifestare il desiderio <strong>di</strong> portare con sé il figlio, ma non aveva<br />
saputo resistere all'impulso, e una volta espresso il desiderio gli era<br />
stato impossibile tornare in<strong>di</strong>etro. Di conseguenza, <strong>La</strong>gan aveva<br />
capito prima ancora <strong>di</strong> finire il <strong>di</strong>scorso che non avrebbe avuto il<br />
permesso <strong>di</strong> condurre con sé il ragazzo. Sarebbe stato meglio tacere<br />
e portarselo <strong>di</strong>etro invece che ventilare quella possibilità a Lot, dato<br />
che il re, come tutti sapevano, esigeva una de<strong>di</strong>zione assoluta. Non<br />
tollerava debolezze o <strong>di</strong>strazioni in nessuna circostanza. Pretendeva<br />
a tutti i costi <strong>di</strong> essere solo al centro dell'attenzione, e più <strong>di</strong> un<br />
guerriero aveva imparato a proprie spese che non gli era concesso<br />
sposarsi finché il re aveva bisogno <strong>di</strong> lui. <strong>La</strong>gan <strong>di</strong>ede un calcio a un<br />
ciottolo sul cammino, male<strong>di</strong>cendo il proprio entusiasmo e<br />
rammaricandosi <strong>di</strong> non aver tenuto la bocca chiusa.
Malgrado l'urgenza delle richieste <strong>di</strong> Lot e il desiderio <strong>di</strong> tutti <strong>di</strong><br />
esau<strong>di</strong>rle, non fu impresa da poco per Herliss riunire tutto il<br />
materiale richiesto e pre<strong>di</strong>sporre una consegna sicura. Le macchine<br />
da guerra, in particolare, ponevano problemi <strong>di</strong> trasporto che<br />
apparivano quasi insuperabili, finché un tipo ingegnoso non ebbe<br />
l'idea <strong>di</strong> staccare le ruote e gli assali dai carri e attaccarli <strong>di</strong>rettamente<br />
alle massicce basi <strong>di</strong> legno delle macchine.<br />
I pesanti manufatti romani non erano fatti per coprire lunghe<br />
<strong>di</strong>stanze. Erano marchingegni ingombranti che dovevano essere<br />
dotati <strong>di</strong> resistenza, stabilità e robustezza; le solide ruote <strong>di</strong> cui erano<br />
forniti dovevano assicurare loro un certo grado <strong>di</strong> mobilità, ma solo<br />
allo scopo <strong>di</strong> poterli posizionare e <strong>di</strong> spostarli lungo il campo in<br />
battaglia. Potevano essere manovrati a mano, ma non erano stati<br />
concepiti per affrontare un viaggio via terra.<br />
Il duca Emrys aveva acquistato quelle macchine al tempo della<br />
ritirata dei Romani dalla Britannia, e conscio del loro valore, le<br />
aveva custo<strong>di</strong>te con cura per le future necessità. Le aveva fatte<br />
smontare numerando i singoli pezzi per poterli riassemblare, e poi le<br />
aveva sud<strong>di</strong>vise, per ragioni <strong>di</strong> sicurezza, tra le quattro roccaforti<br />
costiere <strong>di</strong> Herliss. Ma da allora erano passati decenni, e in<br />
quell'intervallo <strong>di</strong> tempo gli enormi carri usati in origine per<br />
trasportarle erano stati adoperati per altri scopi e alla fine erano<br />
andati perduti. Di conseguenza, Herliss si trovò <strong>di</strong> fronte a un<br />
compito immane, e non osò correre il rischio <strong>di</strong> scambiare o<br />
sistemare in modo errato le singole parti <strong>di</strong> ciascuna macchina, che si<br />
trattasse <strong>di</strong> una balista, <strong>di</strong> una catapulta o <strong>di</strong> una torre, poiché gli<br />
uomini che avrebbero dovuto trasportarle e riassemblarle non<br />
avevano alcuna esperienza in quel campo.<br />
Il tempo volò e quando <strong>La</strong>gan si trovò oltre il limite <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci<br />
giorni stabilito da Lot, secondo suo padre mancavano ancora due<br />
settimane <strong>di</strong> lavoro prima che tutti i singoli pezzi fossero pronti a<br />
partire. Costretto a spostarsi continuamente dall'uno all'altro dei<br />
quattro forti sulla costa meri<strong>di</strong>onale, quando si rese conto che era<br />
giunto il momento <strong>di</strong> tornare dal re per dargli la sgra<strong>di</strong>ta notizia del<br />
ritardo, <strong>La</strong>gan non aveva ancora trovato il tempo <strong>di</strong> far visita alla<br />
regina Ygraine a Tir Gwyn, la fortezza <strong>di</strong> Herliss, a venti o trenta<br />
miglia nell'entroterra.
Sia pur malvolentieri, si rimise dunque in cammino verso il forte<br />
<strong>di</strong> Golant con la notizia che suo padre non sarebbe stato pronto a<br />
partire per il nord insieme al suo tesoro prima <strong>di</strong> due settimane.<br />
Sapeva che Lot non avrebbe accolto la notizia con grande<br />
entusiasmo. Ma in fondo, rifletté, la regina Ygraine sarebbe stata<br />
ancor meno entusiasta della prospettiva <strong>di</strong> riunirsi al marito.<br />
Secondo Herliss, la regina non nutriva una grande considerazione<br />
per Gully.<br />
Herliss era talmente indaffarato che si accorse a malapena della<br />
partenza del figlio. Aveva la mente troppo occupata dai problemi<br />
logistici per preoccuparsi della famiglia. Gli bastava sapere che nel<br />
giro <strong>di</strong> qualche settimana avrebbe seguito <strong>La</strong>gan e si sarebbe<br />
finalmente liberato <strong>di</strong> ogni responsabilità riguardo ai beni <strong>di</strong> Lot.<br />
Quanto alla regina Ygraine, per giorni rimase all'oscuro del fatto<br />
che suo marito si fosse ricordato <strong>di</strong> lei e l'avesse richiamata a Golant,<br />
e non seppe nemmeno del viaggio <strong>di</strong> <strong>La</strong>gan nel sud. Alla fine fu<br />
Herliss, che lei aveva imparato a considerare quasi un padre, a<br />
informarla del viaggio imminente. Ygraine ascoltò le sue parole<br />
senza <strong>di</strong>scutere. Sapeva fin troppo bene che Herliss non aveva altra<br />
scelta che obbe<strong>di</strong>re agli or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> Lot, e dunque si rassegnò<br />
all'inevitabile. Ma le novità che le erano state annunciate erano così<br />
poco incoraggianti, e la sua mente così dominata dalla sgradevole<br />
prospettiva <strong>di</strong> riunirsi a un marito che le era estraneo, che non ebbe<br />
alcun pensiero sui rischi che avrebbe potuto correre durante il<br />
viaggio dalla fortezza <strong>di</strong> Herliss a quella <strong>di</strong> Lot.
V.<br />
L'imboscata - rapida, infallibile, e resa ancor più impressionante<br />
dalla scarsa quantità <strong>di</strong> sangue versato - trasformò in pochi istanti<br />
Ygraine da regina a ostaggio. Per quanto imponente, la sua scorta,<br />
colta completamente alla sprovvista, non ebbe alcuna possibilità <strong>di</strong><br />
reagire. Stavano attraversando un'ampia vallata poco profonda in<br />
una bella giornata <strong>di</strong> inizio primavera, quando in un attimo si<br />
ritrovarono stretti fra due gruppi <strong>di</strong> guerrieri sconosciuti, silenziosi,<br />
dall'espressione determinata, terribilmente <strong>di</strong>versi da quelli che<br />
Ygraine aveva conosciuto fino a quel momento. Erano letteralmente<br />
sbucati dal terreno ai due lati dell'angusto sentiero, già <strong>di</strong>sposti in<br />
formazione d'attacco con centinaia <strong>di</strong> lunghi archi puntati.<br />
Nel temporaneo caos che seguì, Ygraine riuscì con sorprendente<br />
chiarezza a vedere cosa stava accadendo. Mentre gli uomini della sua<br />
scorta tentavano inutilmente <strong>di</strong> organizzarsi in una formazione<br />
<strong>di</strong>fensiva e la sua guar<strong>di</strong>a personale si <strong>di</strong>sponeva intorno a lei per<br />
proteggerla, nel momento in cui la prima scarica <strong>di</strong> frecce avrebbe<br />
dovuto seminare panico e morte tra i suoi pala<strong>di</strong>ni, Ygraine, sovrana<br />
<strong>di</strong> Cornovaglia, figlia <strong>di</strong> Athol Mac Iain re dell’Eire, percepì<br />
chiaramente e indubitabilmente che qualcuno, per ragioni a lei<br />
ignote, stava impedendo il massacro.<br />
Un unico gruppo <strong>di</strong> guerrieri guidati da Gylmer, il capitano più<br />
fedele e irruente <strong>di</strong> Lot, era riuscito a formare una falange e a gettarsi<br />
contro il nemico sul fianco della collina che li sovrastava. Ma i venti<br />
uomini si erano appena staccati dal sentiero incitati dal capo che<br />
cavalcava al centro del gruppo sul suo pony <strong>di</strong> montagna, quando<br />
furono sterminati all'istante da una pioggia <strong>di</strong> lunghe frecce mortali,<br />
scagliate con incre<strong>di</strong>bile precisione dalla collina opposta, <strong>di</strong>etro <strong>di</strong><br />
loro. Sentendo i dar<strong>di</strong> sibilare sulla sua testa, Ygraine si girò a<br />
guardare, evitando così <strong>di</strong> assistere alla carneficina che si abbatté<br />
d'improvviso sui suoi <strong>di</strong>fensori più impetuosi, e vide con sgomento<br />
che a scoccare i dar<strong>di</strong> erano state solo le ultime file <strong>di</strong> arcieri <strong>di</strong>sposti<br />
sulla collina alle sue spalle, in risposta a un segnale invisibile. Mentre
costoro già incoccavano nuove frecce, la regina si voltò a controllare<br />
il risultato del loro assalto. Nessuno tra i venti uomini era rimasto in<br />
pie<strong>di</strong>. E nessun arciere sembrava aver sprecato un colpo.<br />
L'avvertimento fu chiaro a tutti, compreso Herliss, l'anziano<br />
comandante al quale il re aveva affidato il compito <strong>di</strong> condurre la<br />
sua regina e un prezioso carico <strong>di</strong> materiali e provviste attraverso le<br />
fortezze reali che costellavano il suo territorio. Ygraine lo vide<br />
abbassare lentamente il braccio destro che aveva levato a pugno<br />
chiuso per chiamare a raccolta i suoi uomini, con un'espressione <strong>di</strong><br />
rabbia e <strong>di</strong>sperazione sul volto.<br />
Ultimo cavaliere rimasto in tutto il convoglio, Herliss fu sconvolto<br />
dalla rapi<strong>di</strong>tà e dalla totalità della sconfitta e dalla propria<br />
impotenza. I nemici erano emersi dal sottosuolo come demoni,<br />
spuntando da buche e trincee scavate nel soffice terreno delle colline<br />
ai lati del sentiero, annunciati solamente dall'improvviso sollevarsi<br />
delle zolle erbose che li nascondevano. Avevano teso gli archi, con le<br />
frecce già incoccate, <strong>di</strong>sponendosi con incre<strong>di</strong>bile rapi<strong>di</strong>tà in ranghi<br />
compatti, or<strong>di</strong>nati, <strong>di</strong>stanziati l'uno dall'altro per consentire a ogni<br />
blocco <strong>di</strong> tirare sopra la testa degli arcieri che stavano sotto; una<br />
schiera puntata spietatamente verso il lungo convoglio in preda alla<br />
confusione. Il giovane Gylmer, come al solito, era stato il primo a<br />
reagire, spronando il suo pony con un grido e attirando l'attenzione<br />
dei suoi uomini prima che il panico li immobilizzasse. Ma la sua<br />
prontezza gli era stata fatale e i suoi uomini erano morti con lui,<br />
annientati da una risposta così rapida e devastante che tutti i presenti<br />
compresero che era stata preparata proprio a un simile scopo.<br />
Herliss si guardò intorno, considerando la situazione in cui si<br />
trovava. I suoi uomini erano immobili, paralizzati dall'indecisione,<br />
come congelati dallo sguardo <strong>di</strong> qualche <strong>di</strong>vinità maligna. In mezzo<br />
a loro, proprio al centro del sentiero, si agitava il gruppo <strong>di</strong> dame<br />
della regina, ancora troppo sconvolte per mettersi a strillare. Alle sue<br />
spalle u<strong>di</strong>va le grida terrorizzate <strong>di</strong> coloro che guidavano i carri. Solo<br />
la guar<strong>di</strong>a personale <strong>di</strong> Ygraine, composta da guerrieri dell'Eire,<br />
sembrava pronta ad affrontare la minaccia delle truppe che<br />
incombevano dall'alto. Avevano formato un cerchio rannicchiandosi<br />
<strong>di</strong>etro una solida muraglia <strong>di</strong> scu<strong>di</strong>, pronti a morire per la loro<br />
regina.
Una quiete mortale calò sulla scena. Le voci si spensero, e nel<br />
silenzio, gli uomini sulla collina abbassarono gli archi. Fu allora che<br />
Herliss si rese conto della terribile realtà: solo metà degli arcieri li<br />
teneva sotto tiro. L'altra metà sollevò gli archi ribadendo la minaccia<br />
<strong>di</strong> morte e tuttavia <strong>di</strong>lazionando la sua esecuzione. Ancora nulla si<br />
mosse in fondo alla valle.<br />
Herliss respirò profondamente, avvertendo lo sguardo della<br />
regina puntato su <strong>di</strong> lui. Era il comandante del re, e Gulrhys Lot lo<br />
avrebbe fatto impiccare e squartare a causa <strong>di</strong> ciò che era accaduto.<br />
L'unica opportunità che gli rimaneva era <strong>di</strong> scegliere come morire.<br />
Raddrizzò le spalle ed estratta la pesante spada <strong>di</strong> bronzo fece per<br />
sollevare nuovamente il braccio, pronto a essere colpito in qualsiasi<br />
momento.<br />
«Herliss! No! Te lo proibisco!» <strong>La</strong> voce della regina echeggiò nel<br />
silenzio. «Statemi tutti a sentire! Deponete le armi.»<br />
Alcuni si voltarono verso <strong>di</strong> lei, incluso Herliss.<br />
Ygraine proseguì con voce squillante: «Siete impazziti? Non capite<br />
che non vogliono ucciderci? Se così fosse, saremmo già morti!<br />
Deponete le armi». Qualcuno fu tentato <strong>di</strong> crederle, ma nessuno fece<br />
un gesto per eseguire il suo or<strong>di</strong>ne.<br />
«<strong>La</strong> donna ha ragione, Herliss!»<br />
A parlare con voce tonante era stato un in<strong>di</strong>viduo gigantesco che<br />
si trovava a circa trenta passi <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> lei, sulla collina, e<br />
Ygraine si voltò a guardarlo imitata da tutti gli altri.<br />
L'uomo era a capo scoperto, ma una chioma folta e nera e una<br />
barba corta gli mascheravano quasi completamente il volto. Era uno<br />
dei pochi sulla collina a non impugnare un arco. Teneva le braccia<br />
incrociate sul petto e sembrava perfettamente a suo agio. Aveva un<br />
mantello giallo lungo fino ai pie<strong>di</strong> gettato sulle spalle, e indossava<br />
un'armatura realizzata con strati <strong>di</strong> pelle <strong>di</strong> bue e piastre <strong>di</strong> ferro<br />
nero. Malgrado la <strong>di</strong>stanza e gli uomini della sua guar<strong>di</strong>a personale<br />
che la circondavano, Ygraine vedeva i suoi occhi azzurri brillare <strong>di</strong><br />
ironia o <strong>di</strong> <strong>di</strong>sprezzo. Mentre lei lo guardava, l'uomo proseguì<br />
rivolgendosi <strong>di</strong>rettamente a Herliss, ancora paralizzato nell'atto <strong>di</strong><br />
sollevare il braccio con la spada.
«Il nostro signore non fa guerra alle donne, ed è per questo che<br />
siete ancora vivi. Deponete le armi e sarete risparmiati. Altrimenti<br />
morirete qui, e subito.»<br />
Herliss ritrovò prontamente la voce e rispose in tono minaccioso:<br />
«Il vostro signore? Queste sono le terre <strong>di</strong> re Lot. Chi sarebbe questo<br />
vostro signore?».<br />
«Un sovrano molto più potente del vostro.» <strong>La</strong> voce dell'uomo<br />
dai capelli neri esprimeva un'arrogante sicurezza. «Avete duecento<br />
uomini intrappolati qui, più <strong>di</strong>eci donne e una ventina <strong>di</strong> piccoli<br />
archi. Noi abbiamo quattrocento archi lunghi puntati su <strong>di</strong> voi.<br />
Quin<strong>di</strong> il nostro signore ha più potere del vostro. Arrendetevi, o<br />
siete morti. <strong>La</strong> mia pazienza ha un limite.»<br />
Ygraine si sentì afferrare il gomito dal cugino Alasdair Mac Iain,<br />
capitano della sua guar<strong>di</strong>a personale, mentre era ancora concentrata<br />
su Herliss; si <strong>di</strong>vincolò, ma le <strong>di</strong>ta dell'uomo si aggrapparono<br />
ostinatamente alla sua manica.<br />
«Ascoltami, Herliss» <strong>di</strong>sse a voce bassa per non farsi sentire dagli<br />
uomini sulla collina. «<strong>La</strong> tua morte non sarebbe <strong>di</strong> alcuna utilità né a<br />
me né a nessun altro. Fa' quel che <strong>di</strong>ce, e che io ti or<strong>di</strong>no. Di' ai tuoi<br />
uomini <strong>di</strong> deporre le armi.» Per un lungo istante Herliss parve<br />
combattuto, poi chinò le spalle e Ygraine capì <strong>di</strong> aver vinto; attese<br />
comunque che l'uomo or<strong>di</strong>nasse la resa prima <strong>di</strong> voltarsi verso il<br />
capitano della sua guar<strong>di</strong>a.<br />
«Mia signora» esordì Alasdair, ma lei lo zittì bruscamente prima<br />
che potesse dar voce alla sua protesta.<br />
«Taci, Alasdair. So quello che vuoi <strong>di</strong>re e non voglio ascoltarti.<br />
Mio padre ha affidato a te la mia vita, e non approverebbe che tu la<br />
ponessi a rischio in questa situazione.» Prevenne la reazione <strong>di</strong>sperata<br />
dell'uomo affibbiandogli un buffetto con la mano. «Siamo in<br />
trappola, cugino! Cosa vorresti fare? Combattere per proteggermi e<br />
farti uccidere, lasciandomi nelle loro mani?»<br />
«Ma noi dobbiamo combattere, Ygraine, non abbiamo altra<br />
possibilità! Noi...»<br />
«Voi avete due possibilità!» replicò seccamente Ygraine,<br />
soffocando le proteste <strong>di</strong> Alasdair con il suo tono deciso.
«Combattere e morire, o arrendervi e vivere. Nessun'altra! Pensa<br />
bene a quello che stai <strong>di</strong>cendo. Se ci comportiamo nel modo giusto,<br />
possiamo ancora ottenere qualcosa.»<br />
Il capitano la fissò a bocca aperta, senza capire, e lei abbassò la<br />
voce scandendo ogni parola. «Hai sentito cos'ha detto quell'uomo,<br />
Alasdair. Il suo signore, chiunque sia, non fa guerra alle donne. Hai<br />
mai sentito una cosa del genere? Forse ha un debole per la bellezza<br />
femminile, come mio marito. Se così è, ne approfitteremo e ne<br />
usciremo vivi tutti quanti. Queste sono truppe ben <strong>di</strong>sciplinate. I<br />
nostri sono guerrieri coraggiosi ma non soldati. Quin<strong>di</strong>, ti prego,<br />
evita <strong>di</strong> metterti contro <strong>di</strong> me o contro <strong>di</strong> loro. Fidati. Non ci<br />
faranno alcun male.»<br />
Alasdair Mac Iain trasse un profondo respiro e trattenne il fiato,<br />
fissando dritto negli occhi la testarda cugina. Poi si arrese e<br />
rinfoderando la spada intimò ai suoi <strong>di</strong> imitarlo e <strong>di</strong> abbassare gli<br />
scu<strong>di</strong>.<br />
Gli uomini obbe<strong>di</strong>rono con palese riluttanza, lanciando occhiate<br />
<strong>di</strong> sfida ai nemici che li circondavano.<br />
«Non reagite,» or<strong>di</strong>nò il capitano «ma fate vedere a questi animali<br />
che non avete paura. Ci sarà un'altra occasione per combattere. Per<br />
il momento, seguite le istruzioni <strong>di</strong> donna Ygraine, ma restate ai<br />
vostri posti e siate pronti a morire per <strong>di</strong>fendere l'onore <strong>di</strong> Athol, nel<br />
caso in cui questi selvaggi non tengano fede alla loro parola.»<br />
Mentre i membri della guar<strong>di</strong>a eseguivano gli or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> Mac Iain,<br />
Ygraine si rivolse alla donna che le stava accanto, una bella ragazza<br />
alta <strong>di</strong> circa venticinque anni, con lunghe trecce bionde che<br />
spuntavano dal cappuccio <strong>di</strong> seta.<br />
«Morgas, chiama qui Herliss ma sottovoce. Digli <strong>di</strong> smontare da<br />
cavallo e <strong>di</strong> avvicinarsi, ma non a me. Digli <strong>di</strong> venire da te. Poi<br />
avverti quel tizio sulla collina che è tutto finito, anche se mi sembra<br />
che lo sappia già. Sbrigati.»<br />
<strong>La</strong> donna <strong>di</strong> nome Morgas posò i magnifici occhi azzurri sulla<br />
regina e domandò: «Perché io, Ygraine?».<br />
Ygraine sorrise. «Perché tu, mia cara, sei la più bella del gruppo e<br />
sarai la regina finché non avrò avuto modo <strong>di</strong> valutare ciò che sta
succedendo qui. Forse il loro signore ha un debole per le donne,<br />
chissà? Questo lo renderebbe malleabile. Se è così, gli piacerai, e<br />
magari lui piacerà a te. Cos'è quell'aria preoccupata? Fa' come ti ho<br />
detto.»<br />
«Ma... loro sanno già che sei tu la regina. Ti hanno sentito quando<br />
hai or<strong>di</strong>nato a Herliss <strong>di</strong> non reagire.»<br />
Il volto della regina si indurì. «No, hanno sentito la voce <strong>di</strong> una<br />
donna che li implorava <strong>di</strong> aver salva la vita. Loro non sanno quale<br />
donna abbia parlato. <strong>La</strong> nostra guar<strong>di</strong>a e il gruppo <strong>di</strong> Herliss ci<br />
<strong>di</strong>vidono dai nemici e loro avevano gli occhi puntati sulla barriera <strong>di</strong><br />
scu<strong>di</strong>. Ammesso che ci stessero guardando, hanno visto solo delle<br />
figure femminili e la prospettiva <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare la loro lussuria. Non<br />
siamo ancora persone per loro. E ora fa' quello che ti ho or<strong>di</strong>nato.»<br />
Morgas chinò il capo e obbedì.<br />
Appena i suoi or<strong>di</strong>ni furono eseguiti, Ygraine vide l'in<strong>di</strong>viduo<br />
dalla barba nera prendere un corno che portava alla cintola ed<br />
emettere due <strong>di</strong>stinti segnali, non troppo forti. Subito i suoi uomini si<br />
misero in movimento: metà <strong>di</strong> loro scese verso il sentiero con l'arco<br />
a tracolla mentre gli altri si <strong>di</strong>stribuirono in modo da affrontare ogni<br />
eventualità e aumentando, se possibile, la loro vigilanza. Herliss<br />
aveva or<strong>di</strong>nato ai suoi uomini <strong>di</strong> arrendersi, e ora, deposte le armi,<br />
questi si riunirono <strong>di</strong> malavoglia in singoli gruppi, osservando<br />
impauriti il nemico che calava su <strong>di</strong> loro.<br />
Il gigante dalla barba nera andò <strong>di</strong>rettamente verso la regina e le<br />
sue dame, passando tra due uomini della guar<strong>di</strong>a <strong>di</strong>sarmati.<br />
Osservandolo, Ygraine si accorse che era ancora più imponente <strong>di</strong><br />
quanto le era sembrato da lontano e superava persino Alasdair, che<br />
era il più alto della sua scorta. Herliss era stato informato dei desideri<br />
della regina e sceso da cavallo si era piazzato alla destra <strong>di</strong> Morgas,<br />
fissando accigliato il vincitore. Mentre lo straniero si avvicinava,<br />
Ygraine rimase colpita dalla sua avvenenza, e ancor <strong>di</strong> più dalla<br />
barba nera e dalla sua sconcertante giovinezza. Non poteva avere<br />
più <strong>di</strong> ventuno o ventidue anni, meno <strong>di</strong> lei e <strong>di</strong> tutte le altre donne.<br />
«Chi <strong>di</strong> voi è la regina?» Il giovane aveva una voce roca e<br />
profonda, ma stranamente gradevole, e si esprimeva in una lingua
celta poco familiare a Ygraine, ma comprensibile. Ignorando gli<br />
uomini, lo sconosciuto passò in rassegna le dame e il suo sguardo<br />
ebbe un lampo quando si posò sul volto <strong>di</strong> Ygraine; lei capì che<br />
stava per rivolgerle la parola e abbassò gli occhi pu<strong>di</strong>camente<br />
guardando altrove, nella speranza <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssuaderlo. Era sorpresa <strong>di</strong> se<br />
stessa, delle strane sensazioni che si agitavano dentro <strong>di</strong> lei,<br />
dell'ondata <strong>di</strong> calore che le accendeva le guance, dell'impulso che<br />
provava <strong>di</strong> fissare gli occhi azzurri <strong>di</strong> quell'uomo e <strong>di</strong> parlare con lui,<br />
uno straniero sconosciuto e chiaramente nemico, un brigante e un<br />
ladro. Chiuse gli occhi e strinse le braccia al petto cercando <strong>di</strong><br />
dominarsi, finché ebbe la sensazione che lui non la stesse più<br />
guardando; allora li riaprì e vide che tutte le sue dame stavano<br />
fissando l'uomo, il quale a sua volta scrutava Morgas. Ygraine riprese<br />
fiato, sollevata. Non c'era da stupirsi che si fosse concentrato su<br />
Morgas, ma era comunque rassicurante sapere che non si era<br />
sbagliata. Lo sconosciuto aveva scartato Ygraine, attratto dal fiore<br />
più bello.<br />
Vedendo l'uomo avvicinarsi, Ygraine si accostò ancor <strong>di</strong> più a<br />
Morgas, quasi interponendosi tra i due, e chinò la testa con aria <strong>di</strong><br />
sottomissione nei confronti della fanciulla bionda.<br />
«Signora,» domandò lo sconosciuto «sei tu la regina fra queste<br />
dame?»<br />
«Lo sono» rispose Morgas freddamente, senz'ombra <strong>di</strong> cortesia.<br />
Il gigante si inchinò <strong>di</strong> fronte a lei, sfiorando il petto <strong>di</strong> Ygraine<br />
con la spalla. Le narici della regina fremettero, ma al posto<br />
dell'odore sgradevole che si attendeva le giunse soltanto un debole<br />
effluvio <strong>di</strong> sudore caldo e pulito.<br />
«Signora...» Lo sconosciuto si interruppe, raddrizzandosi. «Ti<br />
chiedo perdono, come devo chiamarti?»<br />
«Così può bastare» concesse Morgas, con tono sprezzante.<br />
L'uomo annuì. «Sono Huw, detto Huw Fortebraccio, capitano <strong>di</strong><br />
Uther, re dei Pendragon.»<br />
Ygraine si sentì venir meno. Uther Pendragon, il re <strong>di</strong> Cambria in<br />
persona, era già in Cornovaglia, a meno <strong>di</strong> una settimana dallo<br />
scioglimento delle nevi! <strong>La</strong> sua gente aveva riposto ogni speranza sul
fatto che arrivasse tar<strong>di</strong>, dopo un inverno lungo e rigido, e lui era<br />
già qui! Accigliata, <strong>di</strong>ede un'altra occhiata al giovane gigante <strong>di</strong><br />
nome Huw. Non era molto cre<strong>di</strong>bile come capitano delle<br />
leggendarie orde dei Pendragon. Come tutti, Ygraine aveva sentito<br />
parlare a lungo della ferocia <strong>di</strong> quei guerrieri e soprattutto <strong>di</strong> Uther,<br />
la figura leggendaria che questi avevano eletto loro sovrano, con la<br />
sua bramosia <strong>di</strong> saccheggi, massacri e torture <strong>di</strong> innocenti. Tutti<br />
sapevano che i suoi amici erano tanti quanti i nemici che aveva<br />
incontrato: nessuno sopravviveva, in un caso o nell'altro. Il suo<br />
nome era pronunciato con terrore dalla gente onesta. Lui e il marito<br />
<strong>di</strong> Ygraine erano nemici mortali fin dall'infanzia, e lei sapeva che Lot<br />
lo detestava dal profondo dell'animo.<br />
Chiaramente imbarazzato dal silenzio <strong>di</strong> tomba con cui erano<br />
state accolte le sue parole, il gigante si schiarì la voce. «Il mio signore<br />
è stato trattenuto. Doveva arrivare questa mattina, poiché sapeva<br />
che sareste passati <strong>di</strong> qui oggi...»<br />
«Come faceva a saperlo?» domandò Morgas, con tono secco e<br />
inespressivo.<br />
Huw la fissò e Ygraine ebbe l'impressione <strong>di</strong> vedere l'accenno <strong>di</strong><br />
un sorriso sulle sue labbra. Ma l'uomo si limitò ad alzare le spalle.<br />
«Lo sapeva. Comunque dobbiamo aspettare qui vicino, sulle colline,<br />
finché non arriva. Nel frattempo bisogna scaricare la roba dai carri e<br />
<strong>di</strong>stribuirla fra i nostri uomini.»<br />
«Siete pazzi? Volete portare il carico sulla schiena? Avete ben poco<br />
cervello sotto quei muscoli.»<br />
Huw osservò Morgas per il tempo <strong>di</strong> tre battiti, poi inarcò un<br />
sopracciglio. «Abbiamo usato i muscoli per scavare queste buche ai<br />
lati del sentiero... ma è stato il nostro cervello a suggerircelo. I carri<br />
lasciano ampie tracce, signora. Le orme sono meno evidenti e più<br />
<strong>di</strong>fficili da seguire.»<br />
Spostò lo sguardo su Ygraine per un attimo e lei abbassò gli occhi<br />
imme<strong>di</strong>atamente, non senza cogliere un sorrisetto sulle labbra<br />
dell'uomo mentre si rivolgeva <strong>di</strong> nuovo a Morgas. «Noi abbiamo<br />
costruito la trappola, signora. Voi ci siete cascati.»<br />
Morgas si morse il labbro, incapace <strong>di</strong> trovare una risposta
adeguata.<br />
«In quale carro sono le tue tende? Le farò scaricare dalle mie<br />
truppe e i tuoi uomini potranno trasportarle separatamente, in<br />
modo che tu possa attendere a tuo agio l'arrivo del re.»<br />
«Uther Pendragon non è affatto re, non in Cornovaglia! Qui il re<br />
è Gulrhys Lot.» Con le guance infiammate e gli occhi che brillavano<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>sprezzo, Morgas fissò a testa alta il suo interlocutore,<br />
fulminandolo con lo sguardo. Gettò una rapida occhiata a Ygraine<br />
poi alzò la voce, tentando <strong>di</strong> far passare per collera la tensione che<br />
la animava. «Derwyn!»<br />
L'interpellato si voltò subito verso <strong>di</strong> lei, e Morgas lo in<strong>di</strong>cò a<br />
Huw, aggiungendo in tono gelido: «Derwyn è il nostro economo. Sa<br />
dove si trova ogni cosa, e i suoi uomini scaricheranno i nostri carri.<br />
Non ha bisogno del vostro aiuto».<br />
Huw annuì. «No, naturalmente. Ma i miei uomini lo assisteranno<br />
ugualmente per tenere sotto controllo i tuoi. Vieni» aggiunse rivolto<br />
a Derwyn.<br />
Ygraine attese che i due fossero abbastanza lontani da non sentirla<br />
e che nessuno degli stranieri badasse a loro prima <strong>di</strong> rivolgersi a<br />
quelli che le stavano intorno.<br />
«È andata bene. Ora andate e trovatevi qualcosa da fare, il lavoro<br />
non manca. Ma ricordatevi, tutti quanti, che fino a nuovo or<strong>di</strong>ne<br />
Morgas è la regina, dunque portate a lei la mia se<strong>di</strong>a, e viceversa.» Si<br />
voltò verso Morgas. «Vieni con me, ma stammi davanti, e tieniti<br />
lontana da questa gente. Non voglio che qualcuno mi senta. Dillys,<br />
cammina al mio fianco, <strong>di</strong>etro Morgas.»<br />
Si avviarono senza che nessuno, in apparenza, badasse a loro, ma<br />
Ygraine non ci mise molto ad accorgersi che un terzetto <strong>di</strong> uomini<br />
con l'arco in spalla seguiva i loro movimenti dalla collina<br />
soprastante, senza perderle <strong>di</strong> vista. A tutta evidenza avevano il<br />
compito <strong>di</strong> controllarle e <strong>di</strong> prevenire ogni tentativo <strong>di</strong> fuga. Ygraine<br />
li ignorò e <strong>di</strong>ede un'occhiata attorno: i suoi compagni erano stati<br />
sud<strong>di</strong>visi in gruppi <strong>di</strong> prigionieri, ciascuno sorvegliato da una squadra<br />
<strong>di</strong> arcieri. I membri della sua guar<strong>di</strong>a personale, anch'essi <strong>di</strong>sarmati,<br />
erano a due passi da lei, con un'aria demoralizzata e insieme quasi
minacciosa. Passando, Ygraine fece un cenno silenzioso ad Alasdair,<br />
poi attese <strong>di</strong> trovarsi in un tratto <strong>di</strong> strada sgombra prima <strong>di</strong> parlare.<br />
«Huw ti piace. Be', non perdere la testa. Sei la mia esca ma per<br />
quel mostro <strong>di</strong> Uther Pendragon, non per il suo lacchè.»<br />
Morgas si voltò verso <strong>di</strong> lei, sgranando gli occhi. «Di che parli?<br />
Quell'uomo è un porco.»<br />
Ygraine alzò una mano per zittire la compagna. «Ti prego,<br />
Morgas! È un tipo attraente, non lo nego, ma ciò è irrilevante. Non<br />
<strong>di</strong>menticare chi rappresenti, almeno per il momento, e perché. <strong>La</strong><br />
nostra preda è molto più importante <strong>di</strong> Huw Fortebraccio.<br />
Nel migliore dei casi, ci tratterranno per chiedere un riscatto. Solo<br />
la nostra presenza, se dobbiamo credere a quanto ci hanno detto, ha<br />
impe<strong>di</strong>to che i nostri uomini fossero sterminati all'istante come è<br />
successo a Gylmer e al suo gruppo. Il loro signore non fa guerra alle<br />
donne. Puah! Uther Pendragon, il cui nome viene usato per<br />
spaventare i bambini? Meglio essere torturate dai Sassoni che essere<br />
trattate bene da gente simile, Morgas. Questi sono i nostri più<br />
acerrimi nemici. Vengono per ammazzarci tutti! Ci fanno guerra per<br />
saccheggiare, rubare, uccidere, devastare le nostre case, impiccare e<br />
mutilare i nostri figli!»<br />
Ma Morgas non la stava più ascoltando. Irritata dalle parole<br />
iniziali <strong>di</strong> Ygraine, aveva <strong>di</strong>stolto lo sguardo da lei e ora stava<br />
fissando intensamente qualcosa alle sue spalle. Corrugando la fronte,<br />
la regina si voltò per vedere cosa l'aveva <strong>di</strong>stratta.<br />
Un gruppo <strong>di</strong> nove cavalieri era spuntato in cima alla collina e<br />
ora si <strong>di</strong>rigeva verso gli uomini che si affaccendavano più in basso.<br />
Montavano cavalli giganteschi, e quattro <strong>di</strong> loro sembravano dèi con<br />
la loro statura colossale enfatizzata dai gran<strong>di</strong> elmi dotati <strong>di</strong> cimiero.<br />
Gli altri cinque erano meno imponenti e non portavano né elmi né<br />
armature, ma avevano abiti sontuosi realizzati con tessuti dai<br />
magnifici colori che in<strong>di</strong>cavano ricchezza e privilegio. Procedevano<br />
<strong>di</strong>agonalmente rispetto al punto <strong>di</strong> osservazione delle tre donne,<br />
senza accorgersi della loro presenza, dando loro modo <strong>di</strong> osservare<br />
le pesanti armature indossate dai guerrieri e gli schinieri <strong>di</strong> metallo<br />
che proteggevano le gambe sopra gli stivali, infilati in lunghe staffe <strong>di</strong><br />
cui esse non avevano mai sentito parlare.
«Romani» sussurrò Morgas mentre li guardava allontanarsi con gli<br />
occhi sbarrati.<br />
«No, non credo, non sono Romani» replicò la regina in tono<br />
sprezzante, ma la sua compagna non se ne accorse.<br />
«Sono enormi! Pensavo che Huw fosse grosso, ma questi sono dei<br />
giganti.»<br />
«No, sono effettivamente grossi, ma sono le loro armature a farli<br />
apparire ancora più imponenti.»<br />
«Non il capo. È il più grande <strong>di</strong> tutti.» Morgas si voltò verso<br />
Ygraine, cogliendo finalmente lo strano tono della sua voce. «Cosa<br />
sono allora, se non sono Romani? Quelli sono gli elmi <strong>di</strong> Roma.»<br />
«Già, ma quei maiali sono Celti, come noi. Non ci sono più<br />
Romani in Britannia, da prima ancora che noi nascessimo. Sono dei<br />
Pendragon, Morgas, e scommetto che il capo, quello che indossa il<br />
mantello rosso col dragone d'oro e l'armatura dorata, è Uther, il<br />
loro re.» Ygraine si rivolse a Morgas con un'espressione grave. «Colui<br />
che ci ha fatto prigioniere. Il tuo nuovo amante... ammesso che sia<br />
un essere umano, cosa <strong>di</strong> cui dubito. Vieni, è meglio che torniamo<br />
in<strong>di</strong>etro.»
VI.<br />
A Huw Fortebraccio non sfuggì il repentino silenzio creato<br />
dall'apparizione <strong>di</strong> Uther Pendragon in cima alla collina. Stava<br />
istruendo due suoi capitani sulle loro mansioni <strong>di</strong> custo<strong>di</strong> della regina<br />
e del suo seguito <strong>di</strong> dame, quando si accorse che sopra <strong>di</strong> lui, sul<br />
pen<strong>di</strong>o, i rumori erano scemati <strong>di</strong> colpo fino a cessare del tutto e,<br />
compreso il motivo, congedò i suoi ufficiali con un secco cenno del<br />
capo. Vedendoli andar via con lo sguardo fisso verso il punto in cui<br />
doveva essere apparso Uther, Huw non poté fare a meno <strong>di</strong><br />
sorridere e <strong>di</strong> meravigliarsi ancora una volta del timore reverenziale<br />
che Uther Pendragon ispirava immancabilmente ai suoi ru<strong>di</strong> seguaci.<br />
Un tempo Huw aveva creduto che quella soggezione si fondasse<br />
sulla paura, ma da anni ormai aveva capito come stavano le cose. <strong>La</strong><br />
verità era che Uther Pendragon rappresentava una figura eroica,<br />
soprannaturale, simbolo <strong>di</strong> energia, coraggio ed entusiasmo e i suoi<br />
guerrieri vedevano in lui qualcosa che non avrebbero mai potuto<br />
essere. Cosa fosse esattamente quel "qualcosa", però, era pressoché<br />
impossibile stabilirlo. Huw ci aveva provato molte volte, ma aveva<br />
finito per arrendersi e per considerare la cosa come una parte del<br />
mistero <strong>di</strong> Uther, suo amico e comandante, capo e re.<br />
Huw non si voltò, pur sapendo <strong>di</strong> essere probabilmente l'unico a<br />
dare le spalle ai nuovi arrivati, e si concesse un'ultima occhiata alla<br />
scena del suo recente trionfo. Alla sua destra erano raccolte in due<br />
mucchi enormi le armi dei guerrieri della Cornovaglia fatti<br />
prigionieri. Erano state gettate lì a casaccio con gesto sprezzante dai<br />
soldati che avevano <strong>di</strong>sarmato i loro precedenti proprietari prima <strong>di</strong><br />
portarli via come una mandria <strong>di</strong> animali e metterli sotto stretta<br />
sorveglianza. In quel momento le due cataste venivano esaminate da<br />
un <strong>di</strong>staccamento <strong>di</strong> soldati cambriani <strong>di</strong> Huw. I pezzi migliori<br />
sarebbero stati requisiti come bottino <strong>di</strong> guerra, gli altri, seppelliti e<br />
abbandonati alla ruggine.<br />
Persino gli uomini impegnati nella cernita delle armi si erano<br />
fermati a osservare il loro comandante che si avvicinava, così come il
gruppetto <strong>di</strong> prigionieri formato da Herliss e dai suoi do<strong>di</strong>ci ufficiali<br />
anziani che si trovava poco più in là.<br />
Huw sorrise <strong>di</strong> nuovo nel constatare quanto questi ultimi fossero<br />
lontani da ciò che i Cambriani <strong>di</strong> Uther, addestrati a Camelot, erano<br />
abituati a riconoscere come un ufficiale. Si voltò verso le dame della<br />
regina, notando che la sovrana stessa e le due compagne con cui si<br />
era appartata stavano tornando a raggiungere le altre.<br />
Uno sguardo sulla collina <strong>di</strong> fronte gli confermò che Owain delle<br />
Grotte non aveva perso <strong>di</strong> vista l'illustre prigioniera, secondo le<br />
istruzioni ricevute.<br />
Sentendo alle sue spalle il rumore degli zoccoli del cavallo <strong>di</strong><br />
Uther, Huw finalmente si voltò e fece due passi avanti per farsi<br />
riconoscere.<br />
Il re puntò dritto verso <strong>di</strong> lui e si fermò a osservarlo dall'alto del<br />
suo gigantesco destriero.<br />
«Huw» <strong>di</strong>sse, salutandolo con un cenno del capo. «Mi sembra<br />
tutto perfettamente sotto controllo. Qualche problema?»<br />
«No, comandante, tutto è andato come previsto. È bastata una<br />
scarica <strong>di</strong> frecce. Quando hanno visto i loro uomini migliori falciati e<br />
uccisi in un attimo, hanno capito <strong>di</strong> cosa sono capaci i nostri archi e<br />
hanno rinunciato a ogni resistenza.»<br />
«Quanti prigionieri?»<br />
«Centosettanta in tutto.»<br />
«Per il Cristo dei Cristiani, Huw! Cosa ce ne facciamo <strong>di</strong> duecento<br />
prigionieri? È l'ultima cosa <strong>di</strong> cui avevo bisogno.» Uther lanciò<br />
un'occhiata apparentemente casuale alla sua sinistra verso il<br />
gruppetto <strong>di</strong> donne. «Dimmi delle donne. Non erano menzionate<br />
nel nostro rapporto.»<br />
Huw corrugò la fronte e alzò le spalle. «Un'aggiunta dell'ultimo<br />
momento, da quel che ho capito. Erano tutte sistemate nei carri per<br />
ripararsi dalla pioggia, così ci siamo accorti <strong>di</strong> loro solo al momento<br />
dell'attacco. Sono tutte sane e salve.»<br />
«Lo vedo, ma chi sono?»
«Una <strong>di</strong> loro è la regina <strong>di</strong> Lot. Le altre sono le sue dame.»<br />
Sotto il pesante mantello e l'armatura, Huw vide il corpo <strong>di</strong> Uther<br />
irrigi<strong>di</strong>rsi per la sorpresa e passarono alcuni istanti prima che il re<br />
riprendesse a parlare.<br />
«<strong>La</strong> regina <strong>di</strong> Lot? Ygraine? No, non può essere.»<br />
«Non so come si chiami, ma è la regina» ribadì Huw in tono<br />
deciso. «Ho parlato con lei. Ho chiesto chi <strong>di</strong> loro fosse la regina e lei<br />
mi ha risposto.»<br />
Uther sollevò le guance dell'elmo per osservare meglio Huw. «E tu<br />
come facevi a saperlo? Non erano previste donne nel convoglio,<br />
quin<strong>di</strong> come hai fatto a capire che una <strong>di</strong> loro era la regina?»<br />
Huw annuì con aria solenne. «Me l'hanno fatto capire loro,<br />
nell'attimo stesso in cui abbiamo lanciato l'attacco. <strong>La</strong> soldataglia <strong>di</strong><br />
Lot si è fatta cogliere impreparata, come previsto, ma gli altri - quel<br />
gruppo <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> me, sulla destra - si sono <strong>di</strong>mostrati <strong>di</strong> ben altra<br />
tempra. Hanno subito formato un cerchio <strong>di</strong>fensivo intorno alle<br />
donne, un muro <strong>di</strong> scu<strong>di</strong>. Erano pronti a morire per proteggere<br />
quelle signore... o una <strong>di</strong> esse. Appena li ho visti <strong>di</strong>sporsi in<br />
formazione, ho capito dal loro comportamento che erano una<br />
guar<strong>di</strong>a d'onore o una scorta <strong>di</strong> qualche genere.» Scrollò le spalle.<br />
«Non so chi siano né da dove provengano, ma sono uomini d'arme,<br />
e nessuno <strong>di</strong> loro porta le insegne <strong>di</strong> Gulrhys Lot. Credo che siano<br />
tutti mercenari, soldati <strong>di</strong> guarnigione dell'esercito personale <strong>di</strong><br />
qualche potente condottiero. Tutti gli altri hanno le merdose insegne<br />
<strong>di</strong> Lot.»<br />
Uther si grattò il naso con un <strong>di</strong>to per mascherare un sorriso. «E<br />
quale <strong>di</strong> loro è la regina? Non guardarle!»<br />
Huw, che era sul punto <strong>di</strong> in<strong>di</strong>cargli la donna, si bloccò. «Quella<br />
alta e graziosa, con la veste gialla.»<br />
Uther riabbassò le guance dell'elmo, nascondendo il viso. «Come<br />
l'ha presa?»<br />
«Male, ma cosa credevi? Non ama i Pendragon, e soprattutto te.<br />
Decisamente non riscuoti le sue simpatie.»<br />
Uther piegò la testa da un lato, inclinando il cimiero. «Sta' attento
a non mostrarti irriverente, giovane Fortebraccio.»<br />
«Io, comandante? Come puoi pensare una cosa del genere?» Huw<br />
credette <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguere il lampo <strong>di</strong> un sorriso sotto l'elmo <strong>di</strong> Uther,<br />
ma si sforzò <strong>di</strong> rimanere impassibile. «Ha strabuzzato gli occhi<br />
quando ho fatto il tuo nome, comandante, e ho temuto che desse <strong>di</strong><br />
stomaco.»<br />
Stavolta Uther scoppiò a ridere: una risata breve e rauca. «Già,<br />
probabilmente le avevano detto che non sarei arrivato prima del<br />
mese prossimo. Ma tu le hai permesso <strong>di</strong> allontanarsi in<strong>di</strong>sturbata.<br />
Perché?»<br />
«Niente affatto.» Huw scosse la testa. «Era sotto costante<br />
sorveglianza. Owain delle Grotte controllava ogni sua mossa<br />
dall'alto della collina. Se lei avesse tentato qualcosa, l'avrebbe<br />
bloccata senza problemi. Vuoi che la conduca da te?»<br />
«No, non ancora. Ottimo lavoro, Fortebraccio. Ci sono tracce <strong>di</strong><br />
altre attività militari nella zona?»<br />
«Nessuna. Ho sguinzagliato esploratori in tutte le <strong>di</strong>rezioni in un<br />
raggio <strong>di</strong> venti miglia ieri, appena siamo arrivati. Nessun<br />
movimento, tranne questo gruppo.»<br />
«Bene.» Uther si sollevò sulla sella per dare un'occhiata intorno,<br />
poi tornò a sedersi e sorrise <strong>di</strong> nuovo a Huw. «Ora <strong>di</strong>mmi del<br />
convoglio. Cosa c'è nei carri?»<br />
«Non ne ho idea, comandante. Non abbiamo avuto il tempo <strong>di</strong><br />
guardare, li abbiamo presi meno <strong>di</strong> un'ora fa. Finora ci siamo<br />
occupati dei prigionieri, ma appena finito con loro, avevo pensato<br />
<strong>di</strong> svuotare i carri e poi bruciarli. Non conviene lasciarli qui a<br />
<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> Lot.»<br />
«Bene. Quanti sono?»<br />
«Ventiquattro, senza contare i quattro carri che trasportavano le<br />
donne e i loro bagagli. Un ricco bottino.»<br />
Uther piegò la testa da un lato. «Ingente, quantomeno. Se sia<br />
ricco o no, lo scopriremo più tar<strong>di</strong>.» Reggendosi al pomo della sella,<br />
si rizzò sulle staffe e dopo essersi calato l'elmo sul capo si guardò<br />
intorno ancora una volta. I tre ufficiali e i cinque uomini senza
armatura che lo avevano accompagnato attendevano pazientemente<br />
sui loro cavalli, in silenzio. Uther non si soffermò con lo sguardo<br />
sull'uomo che comandava le truppe della Cornovaglia, né <strong>di</strong>ede<br />
segno <strong>di</strong> averlo notato, ma Huw non fu sorpreso quando il re gli<br />
domandò: «Il capo, laggiù, come si chiama?».<br />
«Herliss. Non so altro.»<br />
«Herliss! Per tutti gli dèi, se è così, siamo fortunati,<br />
in<strong>di</strong>pendentemente dal fatto che la donna sia la regina <strong>di</strong> Lot oppure<br />
no. Conosco questo Herliss, o almeno conosco alcuni dei suoi<br />
parenti, e ho sentito parlare a lungo <strong>di</strong> lui. È uno degli uomini<br />
migliori <strong>di</strong> Lot... certamente uno dei più esperti, poiché ha servito il<br />
vecchio duca Emrys prima <strong>di</strong> lui. Herliss è un autentico guerriero, a<br />
<strong>di</strong>fferenza del suo re. D'altra parte, se quella donna è veramente la<br />
regina, non ci si può aspettare <strong>di</strong> meno dall'uomo incaricato <strong>di</strong><br />
proteggerla. Temo che il suo signore non sarà molto contento <strong>di</strong> lui.<br />
Di' a uno dei tuoi uomini <strong>di</strong> condurlo qui, ma non subito. Quanto<br />
all'altro gruppo <strong>di</strong> prigionieri laggiù, sulla sinistra, chi è il loro capo?<br />
L'hai isolato dagli altri?»<br />
«No, comandante. Finché ci teniamo stretta la regina, non ci<br />
daranno fasti<strong>di</strong>o, e se li <strong>di</strong>vi<strong>di</strong>amo potremmo pentircene. Così ho<br />
deciso <strong>di</strong> non separarli dal loro comandante. Ho fatto male?»<br />
«Non saprei, Huw. Dipende dall'abilità del capo. Ma se tu ti fossi<br />
sbagliato, ce ne saremmo senz'altro accorti. Benissimo, proce<strong>di</strong>amo<br />
allora. Sarà meglio che io resti in sella per il momento, così potrò<br />
guardarli dall'alto in basso e imporre loro soggezione. Manda<br />
qualcuno a prendere Herliss e comincia a far scaricare i carri.» Uther<br />
si voltò verso uno dei civili elegantemente vestiti alle sue spalle.<br />
«Sansone, tu sai leggere e scrivere. Occupati delle operazioni <strong>di</strong><br />
scarico e prepara una lista <strong>di</strong> tutto quello che c'è. Non mi interessano<br />
le quantità precise, per adesso, ma vorrei avere un'idea generale <strong>di</strong><br />
ciò che ci porteremo <strong>di</strong>etro sulle colline. Potremmo decidere <strong>di</strong><br />
seppellire qualcosa per tornare a recuperarla più tar<strong>di</strong>. Pensaci tu,<br />
d'accordo?»<br />
L'uomo <strong>di</strong> nome Sansone annuì, smontò imme<strong>di</strong>atamente da<br />
cavallo e, recuperata una borsa <strong>di</strong> cuoio appesa al pomo della sella,<br />
fece un cenno a Huw e si allontanò in sua compagnia. Uther li
osservò per un attimo, poi si rivolse all'uomo che stava alla sua<br />
destra.<br />
«Qui non c'è lavoro per te, Quinto, e ti confesso che la cosa mi<br />
preoccupa. Cosa ne farò <strong>di</strong> duecento prigionieri? Mi aspettavo che<br />
almeno qualcuno <strong>di</strong> loro combattesse... e morisse. <strong>La</strong> presenza della<br />
regina avrebbe dovuto indurli a fare qualche sforzo per <strong>di</strong>fendere la<br />
sua vita, se non il suo onore.»<br />
Colui al quale Uther si era rivolto era Muzio Quinto, un me<strong>di</strong>co<br />
veterano delle truppe della Colonia <strong>di</strong> Camelot, addestrato nel<br />
corpo sanitario dell'esercito romano; era uno dei pochissimi ufficiali<br />
rimasti ad aver combattuto nelle legioni romane insieme al legato<br />
Pico Britannico. Secondo <strong>di</strong> grado al suo amico Lucano, Muzio<br />
Quinto era responsabile delle cure me<strong>di</strong>che per l'intera popolazione<br />
<strong>di</strong> Camelot, militare e civile. In questa campagna <strong>di</strong> Cornovaglia era<br />
stato <strong>di</strong>staccato presso l'armata <strong>di</strong> Uther per garantire la salute delle<br />
sue truppe.<br />
Quinto accennò col capo alla ventina <strong>di</strong> cadaveri allineati sul<br />
ciglio della strada.<br />
«Qualcuno ha tentato <strong>di</strong> combattere, ma a quanto pare non ha<br />
versato altro sangue che il proprio.»<br />
«Già, ma non è abbastanza, Muzio: troppi pochi cadaveri, troppo<br />
poco sangue.» Uther spostò lo sguardo sulla massa <strong>di</strong> prigionieri.<br />
«Cosa faremo <strong>di</strong> tutta questa gente, in nome degli dèi? Non<br />
possiamo semplicemente passarli per le armi. <strong>La</strong> gente <strong>di</strong> queste parti<br />
avrebbe davvero qualcosa da raccontare per spaventare i bambini.<br />
Mi sembra già <strong>di</strong> sentirli: Uther il <strong>di</strong>voratore <strong>di</strong> uomini... Cosa<br />
farebbe il cugino Merlino se fosse qui, secondo te?»<br />
«Probabilmente quello che farai tu» replicò Muzio Quinto, con un<br />
lieve sorriso. «Disarmarli, incatenarli l'uno all'altro come schiavi,<br />
terrorizzarli per un po' con la prospettiva <strong>di</strong> una morte sicura, e poi<br />
abbandonarli da qualche parte, a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> sicurezza, lasciando che<br />
si liberino da soli.»<br />
Uther schioccò le labbra e tranquillizzò il cavallo innervosito da<br />
una puntura d'insetto. «Liberarsi per fare cosa? Tornare a casa e<br />
chiedere clemenza a Lot dopo essersi fatti rubare sua moglie? Tu lo
faresti?»<br />
Quinto scosse la testa lentamente ma con decisione. «No,<br />
comandante Uther; se solo metà <strong>di</strong> ciò che <strong>di</strong>cono sul carattere <strong>di</strong><br />
Lot è vero, non lo farei. Ma io vengo da Camelot e non sono un<br />
guerriero.» <strong>La</strong>nciò un'occhiata ai cavalieri alle loro spalle, quattro dei<br />
quali facevano parte del suo personale me<strong>di</strong>co. Nessuno <strong>di</strong> loro<br />
sembrava prestare attenzione alla conversazione tra lui e Uther. Alzò<br />
le spalle e aggiunse: «Da questa gente non hai più nulla da temere.<br />
Lontani da Lot, non prenderanno più le armi contro Camelot o la<br />
Cambria».<br />
«È vero, forse abbiamo sottratto definitivamente duecento uomini<br />
all'esercito <strong>di</strong> Lot. Ora guardami bene negli occhi, Muzio, e anche<br />
voi, fate attenzione.» Attese finché non fu certo che l'intero<br />
gruppetto lo stesse ascoltando, poi proseguì: «L'uomo che sta<br />
venendo verso <strong>di</strong> noi ha motivo <strong>di</strong> conoscere bene l'ira <strong>di</strong> re Lot<br />
quando non è sod<strong>di</strong>sfatto. In nome della nostra amicizia, non<br />
guardatelo. Se penserà che lo consideriamo importante, comincerà<br />
senz'altro a comportarsi come se lo fosse.<br />
Non ho idea <strong>di</strong> cosa ci <strong>di</strong>remo io e lui, ma è un uomo potente, e<br />
vicino a Gulrhys Lot. Se dovessi accorgermi che ci sono cose che solo<br />
lui deve ascoltare, alzerò la mano, così... A quel punto, voglio che<br />
tutti voi vi allontaniate, lasciandoci soli a parlare». Cogliendo<br />
l'occhiata <strong>di</strong> uno dei due ufficiali in uniforme che gli erano accanto, si<br />
voltò verso <strong>di</strong> lui. «Cre<strong>di</strong>mi, Philip, non sarò in pericolo. E ora<br />
osservatemi attentamente. Tutto <strong>di</strong>penderà dall'idea che mi farò <strong>di</strong><br />
quest'uomo.»<br />
Herliss si avvicinò lentamente accompagnato da due guar<strong>di</strong>e con<br />
le spade sguainate, fissando a testa alta gli uomini a cavallo. Li aveva<br />
visti arrivare, aveva visto Huw prendere or<strong>di</strong>ni e poi, accompagnato<br />
da due dei suoi soldati, venire dritto verso <strong>di</strong> lui. Lungo la strada<br />
Fortebraccio si era fermato a dare <strong>di</strong>sposizioni a un suo subor<strong>di</strong>nato<br />
che subito si era avviato con passo deciso infilandosi a tracolla il<br />
lungo arco, chiamando a sé altri soldati, e ora Herliss vedeva una<br />
folla <strong>di</strong> persone raccogliersi intorno al convoglio <strong>di</strong> carri.<br />
Senza <strong>di</strong>re una parola, Huw si era fermato <strong>di</strong> fronte a lui e gli<br />
aveva fatto cenno <strong>di</strong> seguire i suoi uomini. I due soldati avevano
affiancato Herliss senza mettergli le mani addosso, ma uno dei due,<br />
muovendo leggermente la spada verso il lontano gruppo <strong>di</strong> cavalieri,<br />
gli aveva fatto capire chiaramente <strong>di</strong> avviarsi in quella <strong>di</strong>rezione.<br />
Mantenendo il volto impassibile, Herliss si era incamminato a testa<br />
alta, senza badare alle asperità del terreno che stava attraversando.<br />
"Meglio inciampare in un ciuffo d'erba e cadere," pensava "che<br />
camminare a capo chino con l'aria vinta e abbattuta."<br />
Il suo sguardo fiero era puntato sul comandante in sella a un<br />
gigantesco cavallo.<br />
Era sicuro che fosse Uther Pendragon.<br />
Lo aveva visto posare per un attimo gli occhi su <strong>di</strong> lui e poi<br />
guardare altrove, ignorandolo. Gli era parso che stesse parlando con<br />
l'uomo grasso e più anziano che gli stava accanto, ma non ne era<br />
sicuro poiché il volto <strong>di</strong> Uther era celato sotto un raffinato elmo<br />
romano.<br />
Nessuno degli uomini a cavallo degnò Herliss <strong>di</strong> un'occhiata<br />
mentre si avvicinava. Solo quando si fermò <strong>di</strong> fronte al re e lo fissò<br />
con aria <strong>di</strong> sfida, il Pendragon abbassò gli occhi su <strong>di</strong> lui e fece<br />
muovere leggermente l'enorme destriero per osservarlo dall'alto; il<br />
viso era nascosto dall'elmo, ma gli occhi puntati sul comandante<br />
nemico scintillavano.<br />
Herliss era un uomo <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni notevoli, anche se non<br />
raggiungeva la statura imponente <strong>di</strong> Uther Pendragon. Le spalle<br />
erano larghe e muscolose, e il volto angoloso sembrava scolpito<br />
nell'argilla. Gli occhi color nocciola erano gran<strong>di</strong> quasi quanto quelli<br />
<strong>di</strong> una donna, ma non c'era ombra <strong>di</strong> femminilità né <strong>di</strong> debolezza<br />
nello sguardo che brillava in fondo alle orbite scavate. Una spessa<br />
fascia <strong>di</strong> stoffa gialla tessuta con filo d'oro gli cingeva la fronte alta e<br />
spaziosa, sormontata da una folta chioma castana appena spruzzata<br />
<strong>di</strong> grigio, malgrado Herliss fosse ormai prossimo ai sessantanni. Due<br />
lunghe trecce gli ricadevano sul petto, ornate da nastri della stessa<br />
stoffa dorata che gli cingeva il capo. Il viso, privo <strong>di</strong> barba e solcato<br />
da cicatrici, era dominato da un naso imponente e severo, segnato<br />
da una vecchia frattura, e da baffi folti che sottolineavano due rughe<br />
profonde ai lati della bocca, larga e sottile.<br />
Uther non aveva alcun dubbio sul rango dell'uomo che gli stava
<strong>di</strong>nanzi. Bastava il suo volto fiero a proclamarne la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />
nobile e <strong>di</strong> guerriero, ma anche i lussuosi abiti attiravano l'attenzione<br />
sull'eccezionalità <strong>di</strong> colui che li indossava. Il loro sfarzo in<strong>di</strong>cava<br />
ricchezza, privilegio e possibilità fuori dal comune. L'armatura, priva<br />
soltanto dell'elmo, era <strong>di</strong> tipo romano come quella <strong>di</strong> Uther, e<br />
consisteva in una corazza fatta <strong>di</strong> strati sovrapposti <strong>di</strong> pelle <strong>di</strong> bue e<br />
guarnita <strong>di</strong> borchie <strong>di</strong> metallo, e in un gonnellino dello stesso<br />
materiale che proteggeva l'inguine e le cosce, anch'esso rinforzato da<br />
piastre metalliche e cucite alle strisce <strong>di</strong> pelle con filo <strong>di</strong> ferro. Due<br />
pesanti schinieri che proteggevano la parte inferiore delle gambe<br />
sopra le calzature militari romane completavano l'armatura. Sulle<br />
spalle, Herliss portava un caldo mantello <strong>di</strong> lana rossa altrettanto<br />
sfarzoso, bordato <strong>di</strong> pelliccia e fermato sul petto da una pesante<br />
catena d'argento.<br />
Uther tacque finché non fu certo che il suo avversario non<br />
avrebbe parlato per primo; poi, un attimo prima che il silenzio si<br />
trasformasse in una sfida fra i due, fece un cenno col capo e lo<br />
apostrofò in latino, sapendo dalle lunghe conversazioni con Balin<br />
che suo fratello Herliss conosceva perfettamente quella lingua.<br />
«Herliss, ho sentito molto parlare <strong>di</strong> te. Avrei preferito incontrarti<br />
in un'altra situazione.»<br />
Herliss fremette e inarcò un sopracciglio con aria sdegnosa, senza<br />
<strong>di</strong>re nulla. Uther lo ignorò.<br />
«Sono Uther Pendragon.»<br />
«So chi sei» ruggì l'altro con voce profonda, in un latino<br />
impeccabile. «L'Imbroglione.»<br />
Uther corrugò la fronte e si chinò verso <strong>di</strong> lui. «Cosa? Come mi<br />
hai chiamato?»<br />
«L'Imbroglione. Perché no? Vuoi forse negare che ti chiamano<br />
così?»<br />
«Mi hai confuso con qualcun altro. Io non sono un imbroglione,<br />
né sono conosciuto come tale.»<br />
«Perché mentire quando tutto il mondo ti conosce per quello che<br />
sei? Non trattarmi come se fossi il tuo zimbello. Non hai forse fatto<br />
sparire una donna da una stanza chiusa e ben sorvegliata, come
testimoniano in molti?»<br />
Uther, che inizialmente si era irrigi<strong>di</strong>to ascoltando le parole <strong>di</strong><br />
Herliss, quando udì la conclusione gettò in<strong>di</strong>etro la testa e scoppiò in<br />
una sonora risata.<br />
«Ah, Herliss, ora comprendo il tuo errore, anche se a te ancora<br />
sfugge. Il tempo e la <strong>di</strong>stanza possono deformare qualunque verità, a<br />
quanto pare. Fu mio cugino, Merlino Britannico <strong>di</strong> Camelot, a ideare<br />
quello stratagemma e a metterlo in atto, guadagnandosi la<br />
reputazione che ora tu attribuisci a me. È Merlino il tuo Imbroglione,<br />
non io. E lo è <strong>di</strong>ventato semplicemente <strong>di</strong>mostrandosi molto più<br />
furbo <strong>di</strong> tutti coloro che avevano a che fare con lui, compreso me.»<br />
Raddrizzandosi sulla sella, Uther alzò la mano nel segnale<br />
convenuto, e subito udì alle sue spalle il rumore dei compagni che si<br />
allontanavano lasciandolo solo con Herliss; attorno a loro una<br />
cerchia <strong>di</strong> persone li osservava, troppo <strong>di</strong>stanti per comprendere le<br />
loro parole. Mentre il suo interlocutore tentava <strong>di</strong> capire cosa stesse<br />
succedendo, il re attirò <strong>di</strong> nuovo la sua attenzione con una<br />
domanda.<br />
«Dove hai imparato la lingua dei Romani? <strong>La</strong> parli molto bene.»<br />
«È naturale. L'ho imparata presso <strong>di</strong> loro, anni fa.» Herliss si stava<br />
chiaramente interrogando sul repentino e inatteso allontanamento<br />
della scorta <strong>di</strong> Uther. «Dove stanno andando, e perché?»<br />
«Sono andati via perché li avevo avvertiti che forse avrei voluto<br />
parlare con te senza testimoni. Ho dato il segnale convenuto, come<br />
hai visto, e loro hanno obbe<strong>di</strong>to. Non c'è alcun trucco.»<br />
«Forse no, ma sei ugualmente un imbroglione. Hai vinto questa<br />
battaglia con un trucco.»<br />
«Può darsi, ma i trucchi sono leciti in guerra, e sono convinto che<br />
tu lo sai molto bene. Da quel che mi hanno detto, eri famoso per i<br />
tuoi stratagemmi. Inoltre, la tua affermazione è opinabile. In questo<br />
caso non ho fatto altro che tendere una trappola. Sei tu che ci sei<br />
caduto dentro alla luce del sole. Non c'è alcun trucco, Herliss.<br />
Trascuratezza da parte tua, semmai. Negligenza... forse si potrebbe<br />
<strong>di</strong>re così. Ma un trucco? No, non da parte mia. Se i tuoi esploratori<br />
avessero effettuato la loro ricognizione come si deve, ci avrebbero
scoperto, o come minimo avrebbero trovato traccia dei nostri<br />
preparativi. Avevamo centinaia <strong>di</strong> uomini nascosti in queste buche,<br />
Herliss... impossibile nascondere tanta gente senza lasciare tracce. Ma<br />
i tuoi uomini non hanno trovato niente, e ciò perché non hanno<br />
guardato abbastanza attentamente.»<br />
Di fronte a quella logica inoppugnabile Herliss rimase senza<br />
parole, ma Uther continuò.<br />
«Conosco tuo fratello Balin, e sua moglie Mairidh. Siamo amici da<br />
anni, noi tre, e ho per loro una grande simpatia.» Attese una<br />
risposta, ma Herliss rimase muto.<br />
«Tuo figlio <strong>La</strong>gan sta bene?» proseguì il re. «Non l'ho mai<br />
conosciuto, ma anni fa tuo fratello mi parlò del suo nipote preferito<br />
per convincermi che il mio o<strong>di</strong>o per tutto ciò che veniva dalla<br />
Cornovaglia era sciocco e irrazionale; così sono cresciuto con la<br />
strana sensazione <strong>di</strong> avere tra la tua gente un amico che non ho mai<br />
incontrato.» Fece una pausa, fissando il suo interlocutore, poi<br />
continuò.<br />
«Mi rendo conto che ti senti confuso e <strong>di</strong>sorientato davanti a<br />
parole che non ti aspettavi, quin<strong>di</strong> per adesso mi limiterò a chiederti<br />
solo questo: cerca <strong>di</strong> avere pazienza e <strong>di</strong> accettare i vincoli cui ti<br />
sottoporrò come mio prigioniero. Se ti lasciassi libero e solo, in<br />
questo momento, Lot ti farebbe ammazzare sapendo che sei rimasto<br />
in vita a prezzo della libertà della sua regina. Nel trattenerti qui,<br />
dunque, non faccio che proteggerti. Se la tua regina deve continuare<br />
a vivere, libera o prigioniera, avrà bisogno <strong>di</strong> qualcuno, un uomo<br />
forte e dotato <strong>di</strong> autorità, con cui parlare e <strong>di</strong> cui fidarsi. Sarai tu<br />
quell'uomo. Quin<strong>di</strong>, se non causerai problemi agli incaricati della tua<br />
sorveglianza, la tua prigionia non sarà per nulla gravosa. Ti avverto,<br />
però: se mi metti i bastoni fra le ruote, ti farò legare come un<br />
galletto pronto a finire in pentola.» Si interruppe e fissò il vecchio.<br />
«Accetti?»<br />
Herliss increspò le labbra e annuì. «Sì, a con<strong>di</strong>zione che tu non<br />
maltratti i miei uomini.»<br />
«Il loro trattamento <strong>di</strong>pende da come si comportano. Se staranno<br />
buoni, bene, altrimenti peggio per loro.» Uther fece un cenno al più<br />
anziano dei due uomini che avevano accompagnato il prigioniero.
«Riporta il nobile Herliss dagli altri, ma quando stasera pianteremo le<br />
tende, tienilo in <strong>di</strong>sparte e fa' in modo che sia ben nutrito e ben<br />
sistemato.»<br />
Dopo un ultimo sguardo a Herliss e un gesto <strong>di</strong> commiato, Uther<br />
si alzò sulle staffe per guardarsi intorno e vide Huw Fortebraccio<br />
venire verso <strong>di</strong> lui con passo rapido e deciso. Sapendo che l'unico<br />
motivo che poteva averlo spinto a tornare così precipitosamente era<br />
la natura del carico presente nei carri, appena Huw fu arrivato il re<br />
lo interrogò.<br />
«Che cosa abbiamo catturato? Armi?»<br />
Huw fece un cenno <strong>di</strong> assenso. «Sì» <strong>di</strong>sse. «Ma armi particolari.<br />
Grosse tavole <strong>di</strong> legno grigio e stagionato, sezioni <strong>di</strong> ruote enormi e<br />
miglia <strong>di</strong> corde <strong>di</strong> canapa. È meglio che tu venga a vedere con i tuoi<br />
occhi.»<br />
Meno <strong>di</strong> un'ora dopo, completata l'ispezione ai carri, Uther,<br />
ancora in sella, chiese nuovamente che Herliss venisse condotto da<br />
lui, ma questa volta non perse tempo in convenevoli e quando il<br />
comandante arrivò non gli <strong>di</strong>ede l'opportunità <strong>di</strong> parlare finché non<br />
gli <strong>di</strong>sse ciò che pensava.<br />
«Macchine da guerra» esordì, con una punta <strong>di</strong> incredulità nella<br />
voce. «State trasportando macchine da guerra? Dove le ha trovate<br />
Gulrhys Lot? E che intende farne? Nessuno le ha utilizzate in<br />
Britannia da quando i Romani sono andati via, quasi trent'anni fa, e<br />
anche loro non le usavano da un secolo.» Non attese la risposta <strong>di</strong><br />
Herliss. «Ma se Lot si prende la briga <strong>di</strong> trasportarle, vuol <strong>di</strong>re che ha<br />
intenzione <strong>di</strong> servirsene, ma dove? Di sicuro non in Cornovaglia. Qui<br />
le fortificazioni sono primitive, tutte fortezze collinari, compresa la<br />
sua Golant. Eccellenti roccaforti ben <strong>di</strong>fen<strong>di</strong>bili, ma dotate <strong>di</strong> ripi<strong>di</strong><br />
pen<strong>di</strong>i e profon<strong>di</strong> fossati, Herliss. Niente mura <strong>di</strong> pietra o torri. Le<br />
fortezze collinari possono essere attaccate, circondate e isolate in<br />
modo da prenderle per fame, lentamente, ma non possono essere<br />
conquistate con le macchine da guerra. Per quanto ru<strong>di</strong>mentali, sono<br />
anche quasi impren<strong>di</strong>bili, e resistono a qualunque arma tranne il<br />
tempo, la sete e la fame.» Fece una pausa e rivolse al nemico uno<br />
sguardo penetrante. «<strong>La</strong> sola eccezione che conosco in tutta la
Cornovaglia è casa tua, Tir Gwyn, la Fortezza Bianca. Balin mi ha<br />
detto che è ben fortificata, situata in cima a una cresta e dotata <strong>di</strong><br />
possenti mura <strong>di</strong> pietra bianca e lucida visibili da miglia <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza.<br />
Lot potrebbe asse<strong>di</strong>arla e probabilmente conquistarla, se volesse. Ma<br />
allora perché tu dovresti fornirgli i mezzi per farlo? Non ha senso...<br />
L'unica cosa che mi sembra ragionevole è che il tuo signore stia <strong>di</strong><br />
nuovo progettando <strong>di</strong> attaccarci a Camelot, <strong>di</strong> portare ancora una<br />
volta la guerra entro i nostri confini, sperando così <strong>di</strong> costringerci a<br />
richiamare le armate dalla Cornovaglia e a tenerle impegnate nei<br />
nostri territori, lontano dai suoi posse<strong>di</strong>menti e dai tuoi. Ma chi<br />
porterebbe a termine una simile impresa? Non Lot, questo è sicuro.<br />
Non ha il fegato per farlo, sapendo i rischi che comporta. Per due<br />
volte ha mandato le sue truppe nei nostri territori con l'inganno,<br />
uccidendo, saccheggiando e depredando senza essere stato<br />
provocato, e in entrambe le occasioni i suoi uomini sono morti<br />
giurando che lui fosse con loro. Ma a battaglia finita, con i resti delle<br />
sue armate costretti a fuggire, è emerso che il potente monarca <strong>di</strong><br />
Cornovaglia aveva scelto in entrambi i casi <strong>di</strong> non seguire il suo<br />
esercito e <strong>di</strong> rimanersene al sicuro a casa propria.»<br />
Herliss non fece alcun tentativo <strong>di</strong> replicare.<br />
«Quelle due incursioni mi sono costate care e un giorno o l'altro<br />
Gulrhys Lot me ne pagherà il prezzo con il suo sangue. Il primo<br />
attacco, favorito da due subdoli negromanti che ora giacciono<br />
sottoterra a Camelot, mi ha privato <strong>di</strong> un adorato zio e <strong>di</strong> un<br />
vecchio amico, uccisi da frecce avvelenate. Il secondo, meno <strong>di</strong> un<br />
anno fa, come ben sai mi è costato il mio caro cugino, Merlino<br />
Britannico, ancora vivo nel corpo ma con la mente devastata da un<br />
colpo subito alla testa.<br />
Ho imparato molto tempo fa che Lot non ha il coraggio <strong>di</strong><br />
combattere in prima persona. Non oserebbe mai venire a Camelot.<br />
Preferisce <strong>di</strong> gran lunga impegnare un gruppo <strong>di</strong> subalterni in<br />
schermaglie infinite senza ottenere nulla, come è successo l'ultima<br />
volta, piuttosto che correre un rischio personale. E questo, Herliss, è<br />
il motivo per cui mi trovo qui in Cornovaglia. Non ho alcun<br />
interesse a devastare le tue terre, ma sono pronto a tutto pur <strong>di</strong><br />
strappare le budella alla fetida carcassa <strong>di</strong> quel rospo infame.»
Fissò Herliss dritto negli occhi. «Quin<strong>di</strong>, se Lot ha intenzione <strong>di</strong><br />
marciare <strong>di</strong> nuovo su Camelot, questa volta con macchine da guerra,<br />
manderà un suo ufficiale. Ma dev'essere qualcuno che conosce le<br />
tecniche della guerra d'asse<strong>di</strong>o. Sei tu?»<br />
Herliss scrollò le spalle. «No, non questa volta. Oltretutto non so<br />
nulla <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> combattimento. Io combatto con le mani.»<br />
«Già. E chi allora? Me lo <strong>di</strong>resti, se lo sapessi?»<br />
«No. Ha importanza?»<br />
Uther sorrise - un lieve, feroce sogghigno - e scosse la testa. «No,<br />
non ne ha, ora che mi sono impadronito <strong>di</strong> quelle macchine. Da<br />
dove venivano?»<br />
«Dai miei posse<strong>di</strong>menti. Erano custo<strong>di</strong>te in alcune delle mie<br />
proprietà sulla costa meri<strong>di</strong>onale. Appartenevano al padre <strong>di</strong> Lot, il<br />
duca Emrys, che le aveva acquistate molti anni fa dalle guarnigioni<br />
romane lungo la Costa dei Sassoni, a sud-est, quando le strade<br />
costiere erano ancora aperte. Alla morte del vecchio duca, sono<br />
passate nominalmente a re Lot, rimanendo sotto la mia custo<strong>di</strong>a. Lot<br />
ha sempre saputo che erano lì; <strong>di</strong> recente mi ha chiesto informazioni<br />
in proposito e ha preso accor<strong>di</strong> perché io gliele portassi. Non ha<br />
detto né dove intende usarle, né <strong>di</strong> volerle affidare a me per<br />
utilizzarle.»<br />
«Fa lo stesso, tanto non le userà più ormai.» Uther si voltò verso<br />
un soldato a cavallo alle sue spalle per dare un or<strong>di</strong>ne, ma cambiò<br />
idea e si rivolse nuovamente a Herliss. «Aspetta un attimo. Tu stavi<br />
portando a Lot le macchine da guerra, giusto?»<br />
Herliss chinò il capo, considerando scontata la risposta.<br />
«Allora da dove veniva la regina <strong>di</strong> Lot? Era nel sud, insieme a te?»<br />
Herliss si sentì avvampare, ma non poté far altro che confermare,<br />
male<strong>di</strong>cendosi e tentando <strong>di</strong> non dare importanza alla cosa. Si rese<br />
conto, però, che il suo volto l'aveva già tra<strong>di</strong>to.<br />
«Sì» borbottò. «Era mia ospite a Tir Gwyn.»<br />
«Tua... ospite?»<br />
«Già, mia ospite. Che c'è <strong>di</strong> strano? Lei e la mia ultima moglie<br />
sono buone amiche.»
«Capisco. E da quanto tempo si trovava lì? Ti assicuro che scoprirò<br />
ugualmente la verità, quin<strong>di</strong> non cominciare a mentirmi ora,<br />
Herliss.»<br />
L'altro alzò le spalle e <strong>di</strong>stolse lo sguardo, biascicando una<br />
risposta.<br />
«Perdonami, non ho sentito. Cos'hai detto?»<br />
«Ho detto che era con noi da qualche mese.»<br />
«Ah, quin<strong>di</strong> doveva certo avere nostalgia <strong>di</strong> suo marito e<br />
viceversa.»<br />
«Sì, può darsi.»<br />
Uther si voltò verso il soldato. «Nemo, va' subito da Huw. Digli <strong>di</strong><br />
bruciare tutto ciò che c'è nei carri tranne i viveri e le attrezzature<br />
trasportabili. Digli <strong>di</strong> dar fuoco anche ai carri, e <strong>di</strong> non preoccuparsi<br />
<strong>di</strong> nascondere il fumo. Se qualcuno verrà a indagare, gli daremo ben<br />
altri guai che un semplice falò. Va'.»<br />
Mentre il soldato si allontanava, Uther fece un cenno col capo al<br />
vecchio. «Ti ringrazio per la tua sincerità, anche se non avevi altra<br />
scelta. Puoi tornare dai tuoi uomini.»<br />
Con un gesto congedò la scorta <strong>di</strong> Herliss, e si mise a riflettere su<br />
quanto era accaduto e sulle misure da prendere. Poi finalmente si<br />
<strong>di</strong>resse verso uno dei fuochi accesi per la cucina, dove molti del suo<br />
gruppo avevano impastoiato i cavalli che attendevano <strong>di</strong> essere<br />
sfamati.<br />
Per la prima volta da quando era salito in sella quella mattina,<br />
quasi sei ore prima, Uther smontò e andò a prendere una forma<br />
aperta <strong>di</strong> pane dalla crosta dura, ne staccò un grosso pezzo e<br />
l'addentò. Mentre lo masticava a lungo per ammorbi<strong>di</strong>rlo, Huw<br />
Fortebraccio lo affiancò, e il re lo osservò con aria interrogativa.<br />
«Qualcosa non va?»<br />
«No, è tutto a posto. Volevo solo un goccio d'acqua.»<br />
«Bene. Bevi e pren<strong>di</strong>ti qualcosa da mangiare. Quando saremo<br />
certi che i fuochi non si spengano, ci trasferiremo al sicuro sulle<br />
colline. Sai già cosa fare: i prigionieri devono avere i polsi bloccati<br />
<strong>di</strong>etro la schiena e procedere in fila legati l'uno all'altro per il collo,
come schiavi. <strong>La</strong>scia che credano <strong>di</strong> essere destinati a morire, ma<br />
assicurati che nessuno li maltratti senza motivo. Li lasceremo andare<br />
quando Lot saprà dove siamo e chi siamo. A quel punto non<br />
saranno più una minaccia per noi. Nel frattempo, tienili sotto stretta<br />
sorveglianza. A chi hai affidato l'incarico <strong>di</strong> bruciare i carri?»<br />
Con la bocca piena <strong>di</strong> pane mezzo masticato, Huw biascicò:<br />
«Nemo».<br />
«Bene.» Uther si tolse il pesante elmo e lo posò al suo fianco<br />
prima <strong>di</strong> stendersi per terra accanto ai cavalli. «Mezz'ora. Svegliami<br />
quando siamo quasi pronti a partire.»<br />
Dopo qualche istante era già addormentato.
VII.<br />
Ygraine non aveva parole per descrivere ciò che vide quel giorno.<br />
Inorri<strong>di</strong>ta, osservò le truppe <strong>di</strong> Camelot che con meto<strong>di</strong>ca efficienza<br />
bruciavano i carri con tutto il loro contenuto e poi abbandonavano<br />
il luogo dell'imboscata con i suoi falò ardenti e le imponenti colonne<br />
<strong>di</strong> fumo nero che si libravano nell'aria. Controllati dai soldati a<br />
cavallo, i prigionieri, <strong>di</strong>sposti in file <strong>di</strong> venticinque uomini legati l'uno<br />
all'altro per il collo, furono portati via, quasi letteralmente trascinati<br />
<strong>di</strong>etro gli animali al trotto.<br />
Esonerati dalla responsabilità dei prigionieri, anche gli arcieri si<br />
misero subito in marcia, muovendosi in compatte formazioni<br />
regolari. Dal suo punto <strong>di</strong> osservazione, Ygraine si stupì della<br />
rapi<strong>di</strong>tà con cui procedevano e ben presto li vide risalire i fianchi<br />
delle colline come l'ombra <strong>di</strong> una nube, portando gli archi e le<br />
faretre a tracolla in modo da avere le mani libere per arrampicarsi.<br />
Capì che si muovevano in anticipo in previsione <strong>di</strong> rappresaglie e<br />
inseguimenti, e avrebbe potuto avvertirli che non avevano motivo<br />
<strong>di</strong> preoccuparsi. Non c'erano truppe della Cornovaglia abbastanza<br />
vicine da notare le enormi colonne <strong>di</strong> fumo che segnalavano il<br />
luogo, e sarebbero passati molti giorni prima che Lot si rendesse<br />
conto che Herliss tardava ad arrivare. Ma naturalmente non <strong>di</strong>sse<br />
nulla.<br />
Ygraine e le sue dame, ognuna in sella a un cavallo <strong>di</strong>etro a uno<br />
dei rapitori e costretta a cingergli la vita con le braccia per timore <strong>di</strong><br />
cadere, affrontarono una dura cavalcata <strong>di</strong> oltre tre ore, fermandosi<br />
solo <strong>di</strong> tanto in tanto, per breve tempo, a far riposare i cavalli. Con<br />
grande meraviglia <strong>di</strong> Ygraine, gli arcieri tenevano il passo con loro.<br />
Finalmente raggiunsero una vallata attraversata da un ampio<br />
fiume, dove era già stato montato un grande accampamento ben<br />
organizzato. I pesanti carri degli approvvigionamenti circondavano<br />
una vasta radura <strong>di</strong>sseminata <strong>di</strong> fuochi attorniati da se<strong>di</strong>li fatti <strong>di</strong><br />
tronchi, e tutt'intorno si stendevano file or<strong>di</strong>nate <strong>di</strong> animali e <strong>di</strong><br />
tende.
Ygraine si rese conto con sgomento che il numero <strong>di</strong> cavalli e<br />
cavalieri accampati lì era superiore a quello degli arcieri che li<br />
avevano catturati nell'imboscata. Quella <strong>di</strong> Uther era sì una forza <strong>di</strong><br />
incursione, ma ampia e ben equipaggiata. Lei e le sue compagne<br />
suscitarono grande curiosità tra i soldati abbastanza vicini da notare<br />
che erano delle donne ma furono aiutate a scendere dai cavalli con<br />
una certa cortesia e poi raggruppate insieme sotto una blanda<br />
sorveglianza mentre i loro rapitori iniziavano alacremente a<br />
pre<strong>di</strong>sporre i loro bivacchi.<br />
Poco tempo dopo un soldato, che dall'armatura Ygraine identificò<br />
come un ufficiale, venne verso <strong>di</strong> loro accompagnato da una squadra<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>eci uomini e da un pesante carro trainato da quattro robusti<br />
cavalli. Ispezionò il terreno circostante e scelse una zona a metà<br />
strada tra il punto in cui si trovavano le donne e la riva del fiume.<br />
Poi cominciò a impartire or<strong>di</strong>ni in<strong>di</strong>cando dove e come voleva che<br />
venissero fatte certe cose, e i suoi soldati si misero imme<strong>di</strong>atamente<br />
al lavoro.<br />
Le donne non prestarono molta attenzione a ciò che stava<br />
accadendo - c'erano ben altre cose interessanti da vedere - tranne<br />
Ygraine che, affascinata dalla profonda concentrazione sul volto dei<br />
soldati affaccendati intorno al carro, si avvicinò al punto in cui<br />
lavoravano, senza che nessuno se ne accorgesse, e si appoggiò al<br />
tronco nodoso <strong>di</strong> un vecchio biancospino per spiare cosa stavano<br />
facendo. Per due ore rimase a osservarli mentre scaricavano un<br />
numero incre<strong>di</strong>bile <strong>di</strong> pali <strong>di</strong> varie <strong>di</strong>mensioni, balle <strong>di</strong> pelli, fasci <strong>di</strong><br />
paletti o picchetti <strong>di</strong> metallo, pulegge <strong>di</strong> legno, e miglia e miglia <strong>di</strong><br />
funi. Da tutto quel caos i soldati eressero un alto e<strong>di</strong>ficio fatto <strong>di</strong><br />
pelli, dall'aspetto stupefacente. Era una tenda <strong>di</strong>versa da tutte quelle<br />
che Ygraine aveva visto in precedenza, più grande, più spaziosa e più<br />
accurata nella realizzazione. Immaginò che potesse essere una tenda<br />
<strong>di</strong> comando romana, ma solo perché in passato aveva ascoltato, con<br />
una punta <strong>di</strong> scetticismo, coloro che tentavano <strong>di</strong> descriverne le<br />
caratteristiche e le <strong>di</strong>mensioni. I teli erano fatti delle migliori pelli<br />
conciate a mano, giuntate con doppie cuciture e poi<br />
scrupolosamente incerate per renderle impermeabili e più resistenti.<br />
Notò che i teli laterali, e anche alcuni <strong>di</strong> quelli che formavano il<br />
tetto, avevano delle aperture sormontate da pannelli che in caso <strong>di</strong>
el tempo si potevano arrotolare e legare, o sospendere a lunghe<br />
aste sottili alloggiate in apposite tasche. Ygraine pensò che suo<br />
marito sarebbe morto d'invi<strong>di</strong>a vedendo una cosa del genere.<br />
Contò do<strong>di</strong>ci pali portanti sul perimetro della tenda - la lunghezza<br />
dei quali superava <strong>di</strong> un braccio la statura <strong>di</strong> un uomo compreso<br />
l'elmo - più altri quattro pali interni, più grossi <strong>di</strong> quelli perimetrali,<br />
che formavano un quadrato <strong>di</strong> quattro passi <strong>di</strong> lato. In<br />
corrispondenza dei quattro pali interni il tetto si elevava a una volta<br />
e mezza l'altezza dei lati, mentre al centro dell'e<strong>di</strong>ficio si trovava un<br />
palo robusto e straor<strong>di</strong>nariamente alto, <strong>di</strong> circonferenza quasi pari<br />
alla vita <strong>di</strong> Ygraine. Questo pilastro centrale era <strong>di</strong>viso in sezioni <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>mensioni più maneggevoli che potevano essere facilmente<br />
assemblate o smantellate e si potevano trasportare in un unico<br />
grosso carro. Quando veniva eretto, il palo recava in cima una sorta<br />
<strong>di</strong> anello al quale venivano agganciati i teli che formavano la parte<br />
più alta del tetto. Ogni elemento - le pelli ben tese delle pareti e del<br />
tetto, così come i pali stessi - era assicurato con funi avvolte intorno<br />
a pulegge e fissate a pesanti picchetti <strong>di</strong> ferro piantati in profon<strong>di</strong>tà<br />
nel terreno.<br />
Naturalmente Ygraine suppose che la tenda fosse destinata al re<br />
Uther Pendragon, e fu dunque più che sorpresa quando Huw<br />
Fortebraccio <strong>di</strong>sse a Morgas che la metteva a <strong>di</strong>sposizione delle sue<br />
dame. All'inizio entrambe pensarono che l'uomo si stesse prendendo<br />
gioco <strong>di</strong> loro, ma presto fu chiaro che non scherzava, e con<br />
un'occhiata e un cenno impercettibile del capo Ygraine intimò a<br />
Morgas <strong>di</strong> accettare quella concessione nel modo più cortese<br />
possibile.<br />
<strong>La</strong> notte stava calando rapidamente, e le donne furono riunite al<br />
centro della tenda, raggruppate intorno al braciere portato<br />
all'interno da due soldati <strong>di</strong> Huw Fortebraccio e piazzato sotto<br />
un'ampia apertura sul tetto per lasciare uscire il fumo. C'erano<br />
lampade accese e torce che si consumavano sui loro supporti <strong>di</strong> ferro<br />
posti in cima a dei pali conficcati nel terreno. Solo Morgas era<br />
seduta, con tutte le altre intorno. Ygraine, in pie<strong>di</strong> alle sue spalle, le<br />
aveva sciolto i capelli e si preparava a spazzolarli quando una dama<br />
rimasta accanto all'entrata a spiare nelle tenebre si irrigidì <strong>di</strong> colpo.
«Arriva qualcuno. Credo che siano i Cambriani!»<br />
A quelle parole le donne rimasero paralizzate, e nel silenzio<br />
improvviso si udì chiaramente il crepitio delle fiamme che ardevano<br />
nelle lampade.<br />
Morgas si voltò a guardare Ygraine, con gli occhi sbarrati, ma la<br />
vera regina aveva già segnalato alla sua sentinella <strong>di</strong> allontanarsi<br />
dalla soglia.<br />
«Ricordatevi, tutte quante,» <strong>di</strong>sse con voce bassa e calma «nessuna<br />
deve guardarmi. È Morgas la regina.» Fece cenno a un'altra dama <strong>di</strong><br />
prendere il suo posto, e quella <strong>di</strong> nome Dyllis si fece avanti con una<br />
spazzola e si mise subito a pettinare Morgas.<br />
Aveva appena cominciato quando i lembi della tenda vennero<br />
sollevati e fece il suo ingresso il primo <strong>di</strong> due uomini, chino in avanti<br />
e con un braccio alzato come se temesse che il tetto della tenda gli<br />
rovinasse addosso. Aveva il viso completamente nascosto da un<br />
enorme elmo <strong>di</strong> bronzo sormontato da un alto cimiero tinto <strong>di</strong><br />
rosso, ma dalla mole e dal modo <strong>di</strong> camminare Ygraine comprese<br />
che si trattava <strong>di</strong> Huw Fortebraccio. Dietro <strong>di</strong> lui entrò un uomo<br />
ancora più gigantesco: era Uther, re dei Pendragon. Era la prima<br />
volta che le donne lo vedevano da vicino e i loro occhi erano tutti<br />
puntati su <strong>di</strong> lui, anche se gli abiti e l'armatura rivelavano ben poco<br />
dell'uomo.<br />
Quando i due raggiunsero il centro della tenda, Uther si fermò e<br />
rimase in silenzio, limitandosi a fissare Morgas e le sue dame. Ygraine<br />
ne approfittò per osservarlo, colpita dalla sua statura imponente<br />
enfatizzata dall'armatura e dall'ombra gigantesca che proiettava sulle<br />
pareti della tenda.<br />
Se l'ambiente fino a quel momento era sembrato enorme, la<br />
presenza <strong>di</strong> quei due uomini alti con il mantello sulle spalle, la<br />
massiccia armatura e l'elmo dall'alto cimiero lo faceva apparire <strong>di</strong><br />
colpo più piccolo e affollato, cosa che, a sua volta, rendeva gli<br />
uomini ancora più grossi, scuri e minacciosi. Sulle pareti danzavano<br />
ombre sfuggenti e le guance dell'elmo <strong>di</strong> Uther rendevano<br />
praticamente invisibile il suo volto. Ygraine decise imme<strong>di</strong>atamente<br />
che la cosa non le piaceva affatto. Voleva poter vedere i suoi occhi,<br />
capire cosa stava pensando. Poi, sentendosi lei stessa osservata,
spostò subito gli occhi su Huw Fortebraccio, che vedendola restituire<br />
il suo sguardo, le fece un cenno col capo. Ygraine intuì dal riflesso<br />
della luce sulla sua bocca che sorrideva, ma lo ignorò e passò in<br />
rassegna i volti delle altre donne del gruppo. Stavano tutte fissando<br />
Uther Pendragon, come paralizzate.<br />
Il silenzio crebbe e si prolungò, ma nessuno si mosse finché,<br />
finalmente, Uther fece un abbozzo <strong>di</strong> inchino e abbassò lo sguardo<br />
su Dyllis, la più piccola <strong>di</strong> tutte le dame <strong>di</strong> Ygraine, che aveva ancora<br />
la spazzola in mano. Di tutto il gruppo, Dyllis era la più ingenua e la<br />
più impressionabile, e il minuzioso esame <strong>di</strong> Uther la fece arrossire<br />
per l'imbarazzo. Il re le porse la mano, e <strong>di</strong> fronte a<br />
quell'inequivocabile invito la ragazza, ormai in preda al panico, si<br />
guardò intorno rapidamente in cerca <strong>di</strong> aiuto da parte delle sue<br />
compagne.<br />
Le dame la ignorarono, e Ygraine si irrigidì temendo che Dyllis<br />
potesse rivolgersi a lei <strong>di</strong>rettamente. Alla fine, tuttavia, la giovane si<br />
alzò e prese la mano <strong>di</strong> Uther. Col braccio levato, il re la separò con<br />
garbo dal gruppo e la accompagnò fino a uno dei quattro sostegni<br />
centrali; poi, senza lasciarla andare e senza <strong>di</strong>re una parola, spostò lo<br />
sguardo su Ygraine, che in quel momento era la più vicina a Dyllis, e<br />
con l'altra mano le fece cenno <strong>di</strong> avvicinarsi.<br />
Corrugando la fronte, Ygraine obbedì, chiedendosi il motivo <strong>di</strong><br />
quella messinscena. Quando lo ebbe raggiunto, lui la sistemò alla<br />
destra <strong>di</strong> Dyllis e andò a prendere una alla volta tutte le donne<br />
finché non le ebbe tutte allineate <strong>di</strong> fronte a sé, tranne Morgas.<br />
Quest'ultima, vedendosi progressivamente isolata e totalmente<br />
ignorata da Uther, lanciò un'occhiata irosa a Huw Fortebraccio, ma<br />
l'uomo stava osservando il suo re e non ricambiò il suo sguardo.<br />
Il re si piazzò <strong>di</strong> fronte alla piccola Dyllis.<br />
«Come ti chiami?» le domandò, in tono cortese.<br />
«Dyllis» gemette la ragazza, senza fiato e terrorizzata.<br />
«Dyllis. Un bel nome.» Uther passò a Ygraine. «E tu?»<br />
«Deirdre.» Ygraine era preparata alla domanda e fece il nome <strong>di</strong><br />
una delle sue sorelle, morta da molti anni. Lo <strong>di</strong>sse in tono gelido e<br />
formale, scandendo nitidamente le sillabe.
«Deirdre?» ripeté lentamente Uther. «Deirdre... È un nome non<br />
comune qui in Britannia. Perdonami...» Tese la mano e la prese<br />
dolcemente per il mento. Ygraine sentì Dyllis boccheggiare accanto a<br />
lei, e per un attimo temette che la reazione in<strong>di</strong>gnata della giovane<br />
finisse per tra<strong>di</strong>rla. Uther le voltò leggermente la testa da un lato,<br />
verso la lampada più vicina. Lei ebbe l'impulso <strong>di</strong> resistergli, poi<br />
cambiò idea e gli permise <strong>di</strong> avvicinare il suo volto alla luce. Ma un<br />
violento sussulto la fece sfuggire alla presa non appena udì le parole<br />
pronunciate dal re.<br />
«Non sei Deirdre dagli occhi viola, però... Lo vedo.»<br />
Quando Ygraine riuscì a riprendere fiato e si ricompose, Uther<br />
aveva già smesso <strong>di</strong> interessarsi a lei ed era passato alla donna alla<br />
sua sinistra, una giovane e voluttuosa bellezza, appena un po'<br />
troppo formosa, <strong>di</strong> nome Amarilli. Controllando a poco a poco la<br />
paura che si era impadronita <strong>di</strong> lei, Ygraine lo osservò procedere<br />
lungo la fila chiedendo a ogni donna il proprio nome.<br />
Quando ebbe parlato con ognuna <strong>di</strong> loro tranne Morgas, il re<br />
tornò sui suoi passi e si rivolse a tutte, e Ygraine si sorprese a<br />
pensare, suo malgrado, che aveva una voce attraente: profonda,<br />
potente e armoniosa.<br />
«Temo <strong>di</strong> avere brutte notizie per voi, signore. Resteremo in<br />
questa valle almeno per i prossimi <strong>di</strong>eci giorni.»<br />
Tutta la fila <strong>di</strong> do<strong>di</strong>ci donne fu percorsa da mormorii e chiare<br />
manifestazioni <strong>di</strong> sconforto, che Uther placò con un gesto della<br />
mano.<br />
«Sono spiacente <strong>di</strong> dovervi tenere confinate qui, ma non abbiamo<br />
altra scelta... non possiamo certo lasciarvi libere <strong>di</strong> rivelare la nostra<br />
presenza o i nostri spostamenti, giusto? Purtroppo, non aspettandoci<br />
compagnia femminile, non abbiamo avuto il tempo <strong>di</strong> fare<br />
preparativi per il vostro arrivo, e ne sono mortificato. Posso solo<br />
sperare che vi troverete a vostro agio con ciò che siamo riusciti ad<br />
approntare senza preavviso.<br />
Come sapete, questa sarà la vostra tenda finché rimarrete con noi,<br />
e sarete al sicuro finché starete qui dentro senza aggirarvi per<br />
l'accampamento.
Non ho certo bisogno <strong>di</strong> ricordarvi che tutti gli uomini intorno a<br />
voi sono soldati, e soldati nemici per giunta. Non sono abituati alla<br />
presenza delle donne quando sono impegnati in una campagna, e<br />
tendono a considerarle, quando ci pensano, e ciò si verifica in<br />
continuazione, una parte del bottino. Ormai è tar<strong>di</strong> perché io possa<br />
rapidamente far loro cambiare idea su questo argomento. Ma non<br />
sono cattivi, e in generale rispettano gli or<strong>di</strong>ni e si comportano bene.<br />
Non sono affatto bestie feroci, qualunque cosa vi abbiano detto al<br />
riguardo. Le guar<strong>di</strong>e che vi ho assegnato sanno tenerli a bada e vi<br />
proteggeranno da loro se necessario, ma solo se cooperate ed<br />
evitate <strong>di</strong> accendere il loro desiderio attirando la loro attenzione. <strong>La</strong><br />
vostra sola vista può costituire una provocazione sufficiente a<br />
generare violenza. Sono stato chiaro?»<br />
«Perfettamente.» <strong>La</strong> risposta, pronunciata in tono sprezzante,<br />
proveniva da Morgas. «E ora che ti sei assolto da qualunque<br />
responsabilità nel caso che una <strong>di</strong> noi venga violentata e uccisa,<br />
dandocene in anticipo la colpa, cos'altro hai in serbo per noi?»<br />
Uther rimase immobile finché la donna non ebbe finito <strong>di</strong> parlare,<br />
poi raddrizzò le spalle e si voltò lentamente verso <strong>di</strong> lei.<br />
«Con te parlerò più tar<strong>di</strong>, mia signora. Per il momento, non ho<br />
niente da <strong>di</strong>rti.» Si rivolse <strong>di</strong> nuovo alle donne. «In questo momento,<br />
i miei uomini stanno scavando delle latrine per voi alla luce delle<br />
torce. Quando avranno finito, chiuderanno con uno steccato il<br />
percorso tra l'ingresso <strong>di</strong> questa tenda e il luogo in cui si trovano le<br />
latrine, alla vostra sinistra. Potrete usarle in tutta sicurezza, e saranno<br />
personali. Dall'altra parte, a destra dell'ingresso, costruiremo dei<br />
bagni per le vostre necessità. Saranno bagni militari, in stile romano,<br />
ma molto ru<strong>di</strong>mentali, senza fornace e stanza del vapore. L'acqua<br />
non sarà molto calda, ma nemmeno del tutto fredda, e le pareti<br />
saranno schermate per vostra sicurezza.<br />
Le provviste per sfamarvi verranno da uno dei nostri carri, e<br />
finché saremo accampati avrete un pasto caldo, con carne appena<br />
cucinata, tutte le sere. Per il resto del tempo mangerete quel che<br />
mangiano i nostri uomini, negli stessi orari.» Si guardò intorno. «Siete<br />
do<strong>di</strong>ci. Entro un'ora verranno portate qui do<strong>di</strong>ci brande. Dovrebbe<br />
esserci ampio spazio per tutte voi.» Morgas intervenne. «Siamo
tre<strong>di</strong>ci, non do<strong>di</strong>ci.» Uther si voltò <strong>di</strong> nuovo verso <strong>di</strong> lei, poi fece un<br />
cenno con la mano a Huw che andò a parlare con una delle guar<strong>di</strong>e<br />
ferme all'esterno. Un attimo dopo, due soldati semplici con la stessa<br />
uniforme entrarono nella tenda e andarono a piazzarsi ai lati <strong>di</strong><br />
Morgas. <strong>La</strong> falsa regina rimase seduta, con un'aria <strong>di</strong> gelido <strong>di</strong>stacco,<br />
e suo malgrado Ygraine ebbe un fremito <strong>di</strong> ammirazione per la sua<br />
sostituta e per il suo comportamento coraggioso.<br />
Uther si mise <strong>di</strong> fronte a Morgas e chinò lo sguardo su <strong>di</strong> lei.<br />
«Puoi portare con te anche la se<strong>di</strong>a se vuoi, mia signora, e se<br />
insisti, puoi persino rimanerci seduta mentre ti spostiamo, ma non<br />
rimarrai qui con le tue dame. Andrai dove potrò tenerti d'occhio.»<br />
Alzò una mano per soffocare l'improvvisa ondata <strong>di</strong> proteste da<br />
parte delle donne, e parlò sovrastando il rumore. «<strong>La</strong> vostra regina<br />
sarà al sicuro, ve lo prometto. Ricordatevi che questa donna ha<br />
sposato Gulrhys Lot. Dopo una tale sventura, posso assicurare a tutte<br />
voi che non soffrirà <strong>di</strong> alcun torto da parte mia. Ve la porto via solo<br />
perché non posso credere che gli dèi abbiano posto la regina <strong>di</strong> Lot<br />
sotto la mia custo<strong>di</strong>a, e non intendo farmela scappare in nessun caso<br />
e per nessun motivo.» Si rivolse <strong>di</strong> nuovo a Morgas. «Dunque,<br />
signora, spero che tu non russi, perché ci sarà solo la parete <strong>di</strong> una<br />
tenda a <strong>di</strong>fendermi dal rumore. Quanto a me, ovviamente non<br />
russo.»<br />
Fece un cenno alle guar<strong>di</strong>e e si voltò verso la fila <strong>di</strong> donne mentre<br />
Morgas si alzava e usciva insieme ai due soldati, accettando il soffice<br />
mantello <strong>di</strong> lana che Huw le tese mentre lei gli passava davanti. Le<br />
altre do<strong>di</strong>ci donne stavano guardando Uther, silenziose e con gli<br />
occhi sgranati, e nessuna <strong>di</strong> loro la degnò <strong>di</strong> un'occhiata.<br />
Lui le scrutò e annuì. «Sarete al sicuro qui, credetemi. Buon<br />
riposo.» Si inchinò e raggiunto l'ingresso della tenda si <strong>di</strong>leguò, subito<br />
seguito da Huw Fortebraccio.<br />
Ygraine corrugò la fronte, sconcertata. Aveva preparato Morgas a<br />
sedurre Uther, ma nessuna delle due aveva immaginato che lui<br />
potesse semplicemente rapirla. Tuttavia aveva la sensazione che<br />
Uther non potesse fare nulla <strong>di</strong> più favorevole ai suoi piani, poiché<br />
sottraendo Morgas alla compagnia delle altre donne, aveva salvato<br />
Ygraine dal suo più grande timore: quello che col tempo, in un
ambiente così ristretto e sotto la costante vigilanza delle guar<strong>di</strong>e, una<br />
delle dame tra<strong>di</strong>sse con un'azione, una parola, un gesto, o anche<br />
soltanto con la propria devozione, il fatto che era lei la regina e non<br />
Morgas.<br />
Si voltò verso le altre, che cominciavano a ritrovare la voce e<br />
bisbigliavano fra loro. Ma prima che potesse <strong>di</strong>re una parola,<br />
dall'esterno una voce tonante annunciò che le brande e le coperte<br />
erano arrivate. Poco dopo, mentre stavano sistemando i giacigli,<br />
giunse la notizia che le latrine erano pronte e funzionanti.<br />
Si era già fatto buio da un pezzo e la luce delle lampade si era<br />
ormai abbassata quando le donne andarono a dormire, e prima <strong>di</strong><br />
prendere sonno, Ygraine si domandò cosa stesse accadendo a<br />
Morgas.<br />
Proprio in quel momento, Morgas era sola nell'imponente tenda<br />
militare <strong>di</strong> Uther. Il re l'aveva accompagnata lì personalmente<br />
scortato da due guar<strong>di</strong>e munite <strong>di</strong> torce, e mentre una <strong>di</strong> esse<br />
provvedeva ad accendere numerose lampade a olio, le aveva<br />
mostrato come lo spazio interno fosse sud<strong>di</strong>viso da teli <strong>di</strong>sposti a<br />
forma <strong>di</strong> "T" in modo da creare tre stanze, quella sul davanti grande<br />
il doppio delle altre. Il <strong>di</strong>visorio principale era formato da pelli<br />
morbide e sottili, leggermente oliate e alte come un uomo, che<br />
attraversavano tutta la larghezza della tenda da un palo all'altro<br />
lasciando alle estremità due accessi alle piccole stanze da letto.<br />
Lo spazio sul retro era <strong>di</strong>viso in due parti uguali da un secondo<br />
schermo simile al primo, teso fra altri due pali infissi nel terreno: uno<br />
attaccato alla parete posteriore della tenda, l'altro <strong>di</strong>scosto dal<br />
<strong>di</strong>visorio principale quel tanto da permettere a una persona <strong>di</strong><br />
passare da una stanza all'altra senza dover fare tutto il giro. Ogni<br />
stanzetta conteneva una semplice branda militare e un bauletto, più<br />
un lavamani pieghevole con una brocca e una bacinella <strong>di</strong> terracotta.<br />
L'ambiente principale ospitava un tavolo grande e uno più piccolo<br />
che serviva da lavamani, con una bacinella e una brocca d'acqua e<br />
una rastrelliera su un lato cui era appeso un asciugamano. C'erano<br />
poi una se<strong>di</strong>a <strong>di</strong> legno con i braccioli, uno sgabello a tre gambe, altri<br />
due bauli e una struttura fatta <strong>di</strong> pali incrociati che serviva a riporre
l'armatura e gli abiti smessi. Uther accompagnò Morgas nella stanza<br />
sulla destra e le in<strong>di</strong>cò la branda.<br />
«Tu dormirai qui. Io sarò dall'altra parte della parete.»<br />
Lei gli rivolse un'occhiata sdegnosa. «Sarai là? E quanto ci rimarrai?<br />
Ti aspetti che basti la tua parola a farmi dormire tranquilla, sicura<br />
che non verrò molestata? Mi cre<strong>di</strong> forse così stupida?»<br />
Uther rimase in silenzio per un po', con una piega ironica sulle<br />
labbra che somigliava a un sorriso <strong>di</strong> compatimento. Alla fine scosse<br />
la testa. «Io non mi aspetto niente da te, mia signora, e quanto alla<br />
tua stupi<strong>di</strong>tà, l'hai già <strong>di</strong>mostrata sposando il se<strong>di</strong>cente re <strong>di</strong><br />
Cornovaglia. Non temere per la tua castità, perché se ti avessi voluto<br />
nel mio letto, ci saresti già. Ricorda che sei mia prigioniera. E a<br />
questo proposito, non tentare <strong>di</strong> uscire da questa tenda. Le guar<strong>di</strong>e<br />
all'esterno hanno l'or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> controllarti e persino <strong>di</strong> farti trascorrere<br />
la notte legata e imbavagliata, se necessario. A te la scelta.» Congedò<br />
con un cenno i due soldati in attesa, poi riportò lo sguardo su<br />
Morgas. «Qualche domanda?»<br />
Lei drizzò la testa con aria <strong>di</strong> sfida, mettendo in mostra il seno<br />
magnifico. «Tu affermi che non hai intenzione <strong>di</strong> approfittare <strong>di</strong> me.<br />
Allora perché... con quale <strong>di</strong>ritto mi separi dalle mie dame?»<br />
«Col <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> chi ti ha catturato.» Uther non degnò <strong>di</strong> uno<br />
sguardo il petto <strong>di</strong> Morgas e continuò a guardarla negli occhi. «Ogni<br />
giorno ti sarà concesso <strong>di</strong> trascorrere un po' <strong>di</strong> tempo con le tue<br />
donne. Tre o quattro alla volta, non <strong>di</strong> più, potranno venire a farti<br />
visita e fermarsi per un paio d'ore al massimo. Ma nessuna <strong>di</strong> loro<br />
avrà accesso alla tua guar<strong>di</strong>a personale o a qualunque uomo del tuo<br />
seguito o della tua scorta. Tieni a mente questo avvertimento e<br />
assicurati che non cerchino <strong>di</strong> violare questa regola. Se una <strong>di</strong> loro<br />
verrà sorpresa a tentare <strong>di</strong> comunicare con la tua gente sarà punita<br />
severamente.<br />
Il responsabile della tua sorveglianza si chiama Nemo. È un<br />
decurione della mia guar<strong>di</strong>a personale <strong>di</strong> cui mi fido ciecamente.»<br />
Sorrise <strong>di</strong> nuovo, un sorrisetto gelido e un po' <strong>di</strong>vertito. «<strong>La</strong> tua...<br />
virtù... sarà al sicuro con lui, e la sua con te, qualsiasi stratagemma tu<br />
riesca a escogitare nei suoi confronti. Nemo non si può sedurre,<br />
quin<strong>di</strong> è inutile cercare <strong>di</strong> irretirlo. Ma se vorrai fare ugualmente un
tentativo, solo per <strong>di</strong>mostrare quanto sei irresistibile... be', ricordati<br />
che ti avevo avvertito.»<br />
Controllò che le lampade fossero tutte accese, poi si voltò <strong>di</strong><br />
nuovo verso <strong>di</strong> lei.<br />
«Tra poco riceverai da mangiare, e farò in modo che ti venga<br />
portata una brocca <strong>di</strong> acqua calda prima che tu vada a letto.<br />
Buonanotte.»<br />
Prima che a Morgas venisse in mente qualcosa per fermarlo e<br />
replicare per le rime, Uther si girò sui tacchi e uscì dalla tenda,<br />
lasciandola furiosa e decisamente <strong>di</strong> malumore.<br />
Non capitava spesso che gli uomini ignorassero le sue attrattive<br />
fisiche. Fin da giovanissima aveva potuto <strong>di</strong>sporre non solo <strong>di</strong> un<br />
viso grazioso e <strong>di</strong> una bocca grande dalle labbra morbide e sensuali,<br />
ma anche <strong>di</strong> un seno alto e formoso, <strong>di</strong> una vita stretta sui fianchi<br />
morbi<strong>di</strong> e pieni, e <strong>di</strong> gambe lunghe e <strong>di</strong>ritte. Tutti i maschi<br />
impazzivano per lei, prima o poi, e la <strong>di</strong>voravano continuamente<br />
con gli occhi. Nel corso degli anni si era abituata a darlo per<br />
scontato e ora non si aspettava niente <strong>di</strong> meno. Persino il re, Gulrhys<br />
Lot, si era fatto rapidamente stregare da lei, e nessun uomo che le<br />
piacesse l'aveva mai rifiutata, e tanto meno ignorata, come questo<br />
villano venuto dalla Cambria. Si consolò preparandosi a respingere<br />
sdegnosamente il suo approccio e a trattarlo con <strong>di</strong>sprezzo al<br />
successivo incontro, senza immaginare che sarebbero passati ben tre<br />
giorni e tre notti prima che lo rivedesse.<br />
Il mattino successivo al "rapimento" <strong>di</strong> Morgas da parte <strong>di</strong> Uther,<br />
il me<strong>di</strong>co del corpo <strong>di</strong> incursione <strong>di</strong> Camelot, Muzio Quinto, si<br />
presentò a sorpresa alla tenda delle donne, e dopo aver chiarito il<br />
suo ruolo all'interno delle truppe si mise a loro <strong>di</strong>sposizione nel caso<br />
che qualcuna avesse avuto bisogno delle sue cure. <strong>La</strong> sua visita<br />
scatenò reazioni scandalizzate tra le dame, che non avevano mai<br />
sentito parlare <strong>di</strong> me<strong>di</strong>ci o chirurghi addestrati in modo<br />
professionale. Nel loro regno, tutte le malattie e le situazioni che<br />
richiedevano un intervento me<strong>di</strong>co venivano affidate alle cure dei<br />
drui<strong>di</strong> specializzati nella conoscenza <strong>di</strong> erbe e me<strong>di</strong>camenti. Ygraine<br />
le ignorò, continuando a interrogarsi su cosa fosse successo tra Uther
e Morgas.<br />
Poco dopo, quando una delle guar<strong>di</strong>e annunciò che tre donne<br />
potevano andare a far visita alla "regina" nei suoi appartamenti,<br />
Ygraine si fece avanti imme<strong>di</strong>atamente, e lungo il tragitto non cessò<br />
<strong>di</strong> osservare e prendere nota <strong>di</strong> tutto quello che c'era da vedere. <strong>La</strong><br />
prigione <strong>di</strong> Morgas - la Tenda del re, come veniva chiamata - si<br />
trovava a qualche centinaio <strong>di</strong> passi in riva al fiume, su una<br />
formazione rocciosa a picco sull'acqua, in una radura circondata su<br />
tre lati da salici.<br />
Ygraine rimase sbalor<strong>di</strong>ta quando Morgas, rispondendo alla sua<br />
prima domanda, le rivelò che il re, dopo averla accompagnata alla<br />
tenda, non si era fatto più vedere per tutta la notte. Com'era<br />
possibile che Uther Pendragon, un uomo il cui mostruoso<br />
comportamento e i cui voraci appetiti sessuali erano leggendari,<br />
<strong>di</strong>sdegnasse le evidenti e accessibili attrattive del corpo <strong>di</strong> Morgas?<br />
Ygraine si spremette le meningi per trovare una spiegazione a un<br />
comportamento così inusuale, ma non le venne in mente che Uther<br />
potesse semplicemente essere ripartito quella stessa notte, a così<br />
breve <strong>di</strong>stanza dal suo arrivo. Lo scoprirono solo molto più tar<strong>di</strong>,<br />
apprendendo inoltre che questa volta Uther era partito in<br />
compagnia <strong>di</strong> Huw Fortebraccio e del gruppo <strong>di</strong> cavalieri che<br />
chiamava i suoi Dragoni, affidando l'accampamento a un<br />
comandante in seconda e Morgas, come promesso, al decurione <strong>di</strong><br />
nome Nemo. Così per tre giorni le donne non poterono far altro<br />
che aspettare e annoiarsi.<br />
Non appena sentì <strong>di</strong>re che Uther era tornato, Morgas chiamò una<br />
delle guar<strong>di</strong>e e gli or<strong>di</strong>nò <strong>di</strong> riferire al re che voleva parlare con lui,<br />
ma l'uomo la fissò in silenzio e poi sbuffando tornò tranquillamente<br />
al suo posto. Morgas fu invasa da una rabbia impotente, ma riuscì a<br />
controllarsi e attese con pazienza che il suo rapitore tornasse. Le cose<br />
e il letto <strong>di</strong> Uther erano lì, e lei era convinta che dopo tre notti<br />
passate per terra sotto le stelle, il re avrebbe scelto <strong>di</strong> dormire nella<br />
sua branda. Così decise <strong>di</strong> prepararsi per il suo arrivo.<br />
Quel giorno si vestì con particolare cura, in modo da esaltare al<br />
massimo la propria bellezza. Il risultato fu così spettacolare da<br />
attirare persino gli sguar<strong>di</strong> ipnotizzati delle sue sentinelle, che Morgas
cominciava a sospettare fossero state scelte per la loro insensibilità<br />
alle sue grazie. Scelse un abito dalla linea ampia e morbida, <strong>di</strong> un<br />
tessuto così fine da risultare quasi trasparente, e si premurò <strong>di</strong> non<br />
indossare nulla sotto, in modo da porre in risalto eccitanti dettagli<br />
delle sue curve e fugaci silhouette del seno, del ventre, dei fianchi e<br />
delle gambe ogni volta che si trovava tra la luce del sole e gli occhi<br />
degli uomini, cosa che si premurò <strong>di</strong> fare il più spesso possibile, per<br />
meglio valutare l'effetto <strong>di</strong> quella vista.<br />
Più <strong>di</strong> ogni altra cosa la confortò l'espressione sgomenta dei suoi<br />
guar<strong>di</strong>ani che si fermarono a guardarla a bocca aperta, invece <strong>di</strong><br />
passeggiare avanti e in<strong>di</strong>etro come al solito. Ebbe un tale successo, in<br />
realtà, che il semplice fatto <strong>di</strong> sentire il corpo libero e non costretto<br />
sotto le gonne, e il contatto della pelle nuda, e in particolare dei<br />
capezzoli, con il tessuto cominciò a risvegliare in lei uno stimolo<br />
erotico. Man mano che la sua eccitazione aumentava, però, il<br />
pomeriggio <strong>di</strong>venne sera, scese l'oscurità e venne servita la cena<br />
senza che Uther Pendragon si fosse fatto vivo. Alla fine Morgas si<br />
coricò nella sua branda, continuando ad agitarsi e a rivoltarsi a lungo<br />
prima <strong>di</strong> prendere sonno, arrabbiata e delusa.<br />
Si svegliò dopo qualche tempo, senza poter <strong>di</strong>re quanto avesse<br />
dormito. Sapeva solo che a destarla era stato un rumore vicino,<br />
sordo e soffocato, e aprì gli occhi confusa e spaventata, senza capire<br />
dov'era.<br />
L'ambiente era buio e silenzioso, ma una luce dorata, un pallido<br />
chiarore, rischiarava un lato dell'ambiente in cui si trovava.<br />
Morgas rimase <strong>di</strong>stesa con gli occhi sbarrati, lottando per<br />
soffocare il panico, e quando il battito del cuore fu quasi normale<br />
capì dove si trovava, e ricordò che fuori dalla tenda vigilavano<br />
almeno due guar<strong>di</strong>e, non solo per proteggerla, ma anche per<br />
impe<strong>di</strong>re ogni suo tentativo <strong>di</strong> fuga.<br />
Udì <strong>di</strong> nuovo il rumore, questa volta <strong>di</strong>stintamente, e nello stesso<br />
istante vide muoversi delle ombre sulla parete <strong>di</strong>visoria principale<br />
accanto al suo letto, oltre la quale era accesa una luce. Uther<br />
Pendragon era tornato e si stava togliendo l'armatura, tentando <strong>di</strong><br />
non fare rumore per non svegliarla.<br />
Poi Morgas udì una voce bassa e soffocata e vide l'ombra
colossale proiettata sulla parete <strong>di</strong>vidersi in due sagome umane: una<br />
scomparve sulla destra, mentre l'altra rimase al suo posto. Subito le<br />
tornò in mente il supporto <strong>di</strong> legno a forma <strong>di</strong> croce fatto per<br />
accogliere l'intera armatura - corazza e cinturone, elmo e gonnellino<br />
<strong>di</strong> cuoio - e capì che Uther era assistito da un soldato che era andato<br />
ad appendere l'armatura al supporto, mentre il suo capo si metteva<br />
comodo.<br />
Un attimo dopo l'unica ombra rimasta si ingrandì fino a occupare<br />
l'intera parete e poi svanì completamente, e Morgas comprese che<br />
Uther si era spostato al <strong>di</strong> là del lume. Sentì versare dell'acqua dalla<br />
brocca nella bacinella, poi udì un saluto a bassa voce quando il<br />
soldato lasciò la tenda portando evidentemente un lume con sé,<br />
poiché il chiarore oltre la parete <strong>di</strong>minuì bruscamente.<br />
Morgas rimase <strong>di</strong>stesa in silenzio per un po' col fiato sospeso,<br />
drizzando le orecchie, ma non si <strong>di</strong>stingueva altro che uno sciacquio<br />
e <strong>di</strong> tanto in tanto il respiro dell'uomo al <strong>di</strong> là della parete. Di colpo<br />
udì un grugnito soffocato e un lieve strofinio, e l'accostamento <strong>di</strong><br />
quei rumori all'immagine dell'uomo che si lavava a poca <strong>di</strong>stanza,<br />
nudo nella semioscurità, scatenò in lei un'eccitazione che accelerò i<br />
battiti del suo cuore e le rese il respiro più affannoso. Prima ancora<br />
<strong>di</strong> rendersi conto <strong>di</strong> quel che faceva, si era già alzata dal letto e si<br />
muoveva silenziosamente verso l'estremità del <strong>di</strong>visorio per vedere<br />
cosa accadeva dall'altra parte.<br />
Come aveva immaginato lui era lì, nudo, intento a lavarsi alla<br />
pallida luce <strong>di</strong> un'unica candela che avvolgeva gran parte del suo<br />
corpo in una luce dorata, lasciando il resto immerso nell'ombra. <strong>La</strong><br />
sua statura e l'ampiezza del torace e delle spalle lo facevano apparire<br />
gigantesco, e la sua mole era posta in risalto dall'enorme ombra nera<br />
proiettata sulla parete <strong>di</strong> fronte a lei. A ogni suo minimo movimento<br />
la fiamma dalla candela guizzava e l'ombra si muoveva fino a<br />
occupare metà della parete e il tetto della tenda.<br />
Senza preoccuparsi della propria nu<strong>di</strong>tà, sapendo che lui non<br />
poteva vederla nell'oscurità che la circondava, Morgas si accostò con<br />
cautela all'apertura badando a non entrare nel cono <strong>di</strong> luce che<br />
filtrava verso la sua stanza, e con il cuore che le martellava nel petto<br />
si lasciò eccitare da quello spettacolo.
Il petto dell'uomo era ampio e muscoloso, ricoperto <strong>di</strong> peli neri e<br />
ricciuti che scendevano fino ai lombi mescolandosi all'ombra scura e<br />
impenetrabile che nascondeva la parte anteriore del corpo. Dietro,<br />
la luce dorata della candela delineava i contorni delle braccia e del<br />
torso e <strong>di</strong>ffondeva un liquido chiarore sul profilo della natica sinistra,<br />
sull'ampia e robusta colonna della coscia e sul polpaccio tornito.<br />
Uther posò un piede su un basso sgabello e strizzato il panno che<br />
aveva in mano lo adoperò per lavarsi l'inguine, strofinando<br />
scrupolosamente. Morgas faticava a <strong>di</strong>stinguere ogni dettaglio, anche<br />
se l'immaginazione la aiutava generosamente, e quando lo vide<br />
gettare il panno nel catino e allungare il braccio alle sue spalle per<br />
cercare un asciugamano, si rallegrò che non riuscisse a raggiungerlo e<br />
fosse costretto a voltarsi verso la luce per prenderlo, così da<br />
mostrarsi a lei interamente. Con movimenti pigri e sensuali l'uomo si<br />
asciugò accuratamente, poi si voltò verso la bacinella per fare pipì<br />
nell'acqua con cui si era lavato. Quand'ebbe finito, prese la bacinella<br />
con le due mani e andò a vuotarla fuori dalla tenda. Tornò in<strong>di</strong>etro,<br />
versò nel bacile l'acqua rimasta nella brocca, lo agitò e andò <strong>di</strong><br />
nuovo a vuotarlo all'esterno. Alla fine si asciugò le mani e dopo aver<br />
gettato il panno nella bacinella si voltò <strong>di</strong> colpo e prese la candela,<br />
proteggendo la fiamma con la mano per non farla spegnere.<br />
Il movimento fu così brusco e inaspettato che Morgas, presa alla<br />
sprovvista, non ebbe il tempo <strong>di</strong> reagire o almeno <strong>di</strong> provare a<br />
raggiungere il suo letto. Paralizzata e incapace <strong>di</strong> respirare, vide la<br />
luce attraversare la stanza <strong>di</strong>rigendosi verso l'altra cameretta sul<br />
retro. Morgas era sul punto <strong>di</strong> rientrare nel suo letto quando la luce<br />
cambiò <strong>di</strong>rezione e tornò rapidamente e silenziosamente verso <strong>di</strong> lei.<br />
A tutta evidenza Uther aveva deciso <strong>di</strong> darle un'occhiata prima <strong>di</strong><br />
andare a dormire, e Morgas in<strong>di</strong>etreggiò bruscamente fino a trovarsi<br />
addossata a un angolo della tenda. In meno <strong>di</strong> tre passi Uther<br />
raggiunse l'apertura sul lato opposto a quello in cui si era rifugiata<br />
lei, e senza entrare nella stanza ma fermandosi sulla soglia, si sporse<br />
dal bordo del <strong>di</strong>visorio a guardare il letto della ragazza. Vedendolo<br />
vuoto, fece un fischio <strong>di</strong> sorpresa e si raddrizzò, entrando nella<br />
stanza e muovendo la candela finché la luce non cadde sulla pallida<br />
sagoma nuda della donna.<br />
Con un altro uomo, in un altro momento, Morgas si sarebbe
<strong>di</strong>vertita a leggergli sul volto la rapida successione dei suoi pensieri:<br />
sorpresa, dubbio, sconcerto e finalmente un totale sbalor<strong>di</strong>mento nel<br />
vedere che non solo lei stava bene e non era fuggita, ma era sveglia<br />
e fuori dal suo letto, meravigliosamente nuda davanti a lui. In un<br />
altro luogo, in un altro momento, lei stessa avrebbe reagito in modo<br />
ben <strong>di</strong>verso, ma in quella situazione si ritrovò completamente<br />
smarrita. Aveva già preparato parole sferzanti e piene <strong>di</strong> ironia sul<br />
finto <strong>di</strong>sinteresse <strong>di</strong> Uther, ma le morirono sulle labbra quando lo<br />
vide accorgersi <strong>di</strong> lei. Aveva anche pensato <strong>di</strong> andare a prendere una<br />
coperta e <strong>di</strong> gettarsela addosso per sottrarsi al suo sguardo, ma<br />
scoprì che non poteva o non voleva muoversi, e lasciò che gli occhi<br />
dell'uomo stu<strong>di</strong>assero ogni dettaglio del suo corpo. Sapeva <strong>di</strong> dover<br />
fare qualcosa, chiamare aiuto o tentare <strong>di</strong> fuggire da lui, e invece<br />
rimase immobile, col cuore che le batteva forte, mentre lui spostava<br />
lo sguardo da un seno all'altro, poi giù fino all'ombelico. Avrebbe<br />
dovuto <strong>di</strong>re qualcosa, qualunque cosa, protestare e lamentarsi, ma<br />
l'ultimo istante per farlo era già passato e perduto per sempre. Così<br />
rimase in silenzio a guardarlo, conscia della crescente eccitazione<br />
dell'uomo e della propria.<br />
Fu lui a rompere il silenzio, con una voce bassa e abbastanza<br />
ferma dalla quale si capiva tuttavia che l'uomo era sorpreso, turbato,<br />
e consapevole della presenza <strong>di</strong> altre persone nelle vicinanze.<br />
«Per gli dèi, signora... non me l'aspettavo.»<br />
Morgas capì che era sincero - lo leggeva chiaramente sul suo viso<br />
— ma soprattutto capì perfettamente ciò che lo turbava, poiché<br />
sapeva per esperienza che l'eccitazione che lei provava in quel<br />
momento nasceva da un ardente e reciproco desiderio. Fece per<br />
parlare, ma si bloccò, e sentì una vampata <strong>di</strong> calore inondarle il<br />
ventre.<br />
«Che cosa ti aspettavi?» sussurrò infine, sapendo <strong>di</strong> dover <strong>di</strong>re<br />
qualcosa. Lui scosse la testa, abbassando lo sguardo sui seni <strong>di</strong><br />
Morgas e passandosi la lingua sulle labbra, e Morgas proseguì: «Hai<br />
detto che non avresti fatto... ciò che ci si aspettava...».<br />
Lui respirò profondamente e sbuffò, come se stesse cercando <strong>di</strong><br />
dominarsi. «È vero» <strong>di</strong>sse alla fine. «L'ho detto.»<br />
«E... lo farai ora?»
Uther scosse <strong>di</strong> nuovo la testa, questa volta in modo più deciso.<br />
«No.»<br />
«Nemmeno se ti fosse spontaneamente offerto?»<br />
«Cosa...?»<br />
Morgas lasciò che l'eco delle sue parole aleggiasse per un po' nel<br />
silenzio, poi alzò lentamente le mani e le posò a coppa sui seni.<br />
«Spontaneamente offerto» mormorò.<br />
Senza staccare gli occhi da lei, Uther posò la candela per terra e<br />
avanzò fin quasi a toccarla, e quando Morgas si fece più vicina<br />
sfiorando con il ventre il pene eretto, sussultò e la attirò dolcemente<br />
a sé. Cingendola alla vita la sollevò e chinò la testa per andare<br />
incontro alle sue labbra, e Morgas si lasciò andare <strong>di</strong> colpo fra le sue<br />
braccia, pensando che quell'improvviso abbandono gli avrebbe fatto<br />
perdere l'equilibrio. Ma continuando a reggerla con un braccio<br />
intorno alla vita, Uther fece passare l'altro braccio <strong>di</strong>etro le sue<br />
ginocchia e la sollevò senza sforzo come fosse una bambina. Si<br />
accostò alla branda nell'angolo e si inginocchiò, deponendola<br />
delicatamente sul letto mentre lei gli avvolgeva le braccia intorno al<br />
collo e lo stringeva a sé.
VIII.<br />
Per più <strong>di</strong> una settimana Uther si tenne a <strong>di</strong>stanza da Ygraine e<br />
dalle altre donne, pur continuando a informarsi del loro benessere e<br />
del loro morale presso i suoi interme<strong>di</strong>ari. L'unica donna che lo vide<br />
in tutto quel tempo fu Morgas, perché lui entrava nel suo letto tutte<br />
le notti. Ma il re non accennò in alcun modo a parlarle dei suoi<br />
progetti, né rispose alle sue domande. Veniva solo per fare l'amore<br />
con lei e lo faceva magnificamente, con immensa sod<strong>di</strong>sfazione <strong>di</strong><br />
Morgas i cui appetiti sessuali erano pari ai suoi. Quand'era sazio,<br />
tuttavia, come inevitabilmente accadeva tutte le notti, si alzava e<br />
tornava alla sua branda, e nelle due occasioni in cui lei tentò <strong>di</strong><br />
seguirlo e <strong>di</strong> interrogarlo, lui uscì dalla tenda e se ne andò a dormire<br />
altrove. All'inizio Morgas ne fu irritata, ma fini per accettare la<br />
situazione, fiduciosa che col tempo Uther sarebbe giunto a confidarsi<br />
con lei. Informò Ygraine che l'uomo era in sua balia, mantenendosi<br />
sul vago circa le loro conversazioni a letto.<br />
Poi, il decimo giorno dopo la cattura, arrivò una notizia che<br />
scatenò nel re una furia così incontrollabile da spingerlo a lasciare<br />
l'accampamento per non cedere alla tentazione <strong>di</strong> fare violenza alla<br />
regina e alle sue dame. Owain delle Grotte gli aveva portato il triste<br />
annuncio che gli emissari inviati a Gulrhys Lot il primo giorno <strong>di</strong><br />
prigionia della regina erano stati ricevuti e poi massacrati<br />
ferocemente, subito dopo aver riferito il messaggio. Owain e una<br />
squadra <strong>di</strong> arcieri avevano accompagnato il gruppo, formato da<br />
Dragoni a cavallo guidati da un giovane e capace centurione <strong>di</strong><br />
nome Lodder, e si erano nascosti nelle vicinanze quando gli altri<br />
erano usciti allo scoperto per attirare l'attenzione <strong>di</strong> Lot.<br />
I "messaggeri da Camelot", come erano stati chiamati, avevano<br />
ricevuto un'accoglienza cortese ed era stato loro accordato il<br />
permesso <strong>di</strong> tenere le armi. Lot non aveva potuto incontrarli subito<br />
dopo il loro arrivo, poiché aveva altri compiti e responsabilità <strong>di</strong> cui<br />
occuparsi, ma li aveva invitati a parlare più tar<strong>di</strong>, in serata, a un<br />
banchetto cui avrebbero partecipato i suoi capi e alleati più
importanti.<br />
Quella sera Lodder aveva riferito il messaggio del suo re,<br />
spiegando che la regina, Ygraine, era prigioniera <strong>di</strong> Uther e<br />
illustrando i termini del riscatto richiesto. Alla fine del suo <strong>di</strong>scorso,<br />
Lot lo aveva interrogato minuziosamente su ogni dettaglio,<br />
informandosi sulla regina e la sua scorta e sull'imboscata durante la<br />
quale erano state catturate. Quando però era passato a fare<br />
domande sulla schermaglia e sul luogo in cui si era svolta, Lodder si<br />
era rifiutato <strong>di</strong> rispondere, scatenando in Lot un'ira <strong>di</strong> breve durata,<br />
ma spietata, in seguito alla quale Lodder e i suoi uomini avevano<br />
perso la vita, fatti a pezzi dagli altri commensali.<br />
Dopo la strage perpetrata nella sua stessa sala, Lot aveva schernito<br />
i morti e la loro missione, confiscando inoltre i loro cavalli con tutto<br />
l'equipaggiamento. Aveva bevuto alla salute della sua povera e<br />
sventurata regina, giurando <strong>di</strong> fare tutto ciò che era in suo potere<br />
per strapparla alle grinfie <strong>di</strong> Uther, ma a suo modo e non su invito<br />
del nemico o alle sue con<strong>di</strong>zioni. A conclusione del suo <strong>di</strong>scorso, alla<br />
presenza <strong>di</strong> tutta la sua marmaglia ubriaca e sporca <strong>di</strong> sangue, aveva<br />
pronunciato un'aspra e sprezzante condanna nei confronti <strong>di</strong> Herliss,<br />
accusandolo <strong>di</strong> aver causato con il suo comportamento inetto e vile<br />
la per<strong>di</strong>ta della moglie del re. Per sistemare le cose, aveva incaricato<br />
il figlio <strong>di</strong> Herliss, <strong>La</strong>gan il Saggio, <strong>di</strong> mettersi imme<strong>di</strong>atamente alla<br />
testa <strong>di</strong> una spe<strong>di</strong>zione per localizzare e liberare la regina Ygraine e<br />
le sue dame. <strong>La</strong>gan avrebbe dovuto anche liberare e poi arrestare<br />
Herliss, riportandolo alla fortezza <strong>di</strong> Tir Gwyn dove avrebbe<br />
affrontato un processo per tra<strong>di</strong>mento e codar<strong>di</strong>a. Per assicurarsi che<br />
padre e figlio tornassero a Tir Gwyn, Lot aveva <strong>di</strong>sposto per la<br />
moglie e il figlio <strong>di</strong> <strong>La</strong>gan quella che definiva una "custo<strong>di</strong>a<br />
protettiva", anche se tutti sapevano che ciò significava trattenerli<br />
come prigionieri-ostaggi per garantirsi il ritorno <strong>di</strong> <strong>La</strong>gan.<br />
Owain aveva impiegato quattro giorni per ricostruire i dettagli <strong>di</strong><br />
ciò che era successo quella sera, poiché aveva dovuto raccogliere le<br />
notizie con grande cautela da una varietà <strong>di</strong> fonti e informatori, in<br />
modo che nessuno <strong>di</strong> loro si accorgesse e nemmeno sospettasse che li<br />
stava interrogando. Ora era in grado <strong>di</strong> riferire che <strong>La</strong>gan il Saggio<br />
stava battendo le colline a sud-ovest dell'attuale posizione <strong>di</strong> Uther<br />
con un grosso esercito <strong>di</strong> mercenari. Era già partito da due giorni
quando Owain aveva appreso la notizia, e aveva iniziato la sua<br />
ricerca dall'estremità sud-ovest della Cornovaglia poiché quella era la<br />
regione in cui si trovava la maggior parte delle terre e delle proprietà<br />
<strong>di</strong> suo padre.<br />
Uther ascoltò tutto questo in silenzio, anche se lo sguardo, il<br />
pallore del volto e il contrarsi spasmo<strong>di</strong>co delle mani tra<strong>di</strong>vano la<br />
rabbia che si andava accumulando dentro <strong>di</strong> lui. Quando Owain<br />
ebbe terminato, aprì la bocca per parlare ma subito la richiuse, come<br />
se avesse paura <strong>di</strong> ciò che stava per <strong>di</strong>re. Alla fine, dopo un<br />
lunghissimo periodo <strong>di</strong> assoluto mutismo, puntò il <strong>di</strong>to verso Owain<br />
con un gesto imperioso.<br />
«Non <strong>di</strong>re nulla. Nulla... <strong>di</strong> tutto ciò. A nessuno. Fino al mio<br />
ritorno.» Si girò sui tacchi e si allontanò.<br />
Owain lo osservò da lontano e vedendolo sellare il cavallo e<br />
prepararsi a partire, andò a prendere il suo arco lungo e la faretra<br />
con l'intenzione <strong>di</strong> seguirlo. Ma mentre si chinava a raccogliere le<br />
frecce, sentì la voce <strong>di</strong> Uther alle sue spalle.<br />
«Resta qui, Owain, e non cercare <strong>di</strong> seguirmi. Farò una cavalcata<br />
per schiarirmi la mente, e non mi succederà nulla. Ho semplicemente<br />
bisogno <strong>di</strong> restare solo.» E con queste parole se ne andò.<br />
Quando tornò all'accampamento, dopo aver trascorso lunghe ore<br />
solitarie sulla collina a me<strong>di</strong>tare su quanto gli era stato detto, la<br />
notte era già scesa da tempo. Malgrado l'ora tarda, andò<br />
<strong>di</strong>rettamente da Huw Fortebraccio, convocando nella sua tenda<br />
anche Owain e Garreth il Fischiatore.<br />
Con frasi secche e concise, Uther narrò loro tutto quello che<br />
Owain gli aveva detto in precedenza. Era evidente, <strong>di</strong>sse, che Lot<br />
non temeva la collera <strong>di</strong> Uther. Lo aveva <strong>di</strong>mostrato giustiziando<br />
con tanta spietatezza gli inviati, anche se non si poteva escludere che<br />
la sua spettacolare crudeltà fosse solo il gesto simbolico <strong>di</strong> un<br />
millantatore dato che li aveva chiamati "messaggeri da Camelot",<br />
facendo così capire che forse non sapeva con chi aveva realmente a<br />
che fare. Comunque fosse, Uther aveva deciso che il prezzo <strong>di</strong> quel<br />
crimine sarebbe stata la pelle <strong>di</strong> Lot, e che l'avrebbe scorticato vivo il<br />
giorno stesso in cui fosse caduto nelle sue mani.
Era altrettanto chiaro, proseguì Uther, che a Lot non importava<br />
nulla della sorte <strong>di</strong> Ygraine e delle donne così sventurate da trovarsi<br />
insieme a lei al momento della cattura, altrimenti si sarebbe<br />
comportato in tutt'altro modo. <strong>La</strong> regina non era che una donna, un<br />
oggetto <strong>di</strong> cui era entrato in possesso tramite un matrimonio <strong>di</strong><br />
convenienza, in vista <strong>di</strong> un'alleanza con un re che aveva ormai perso<br />
ogni importanza. Quin<strong>di</strong> il destino <strong>di</strong> Ygraine gli era in<strong>di</strong>fferente,<br />
cosa tutt'altro che sorprendente in un uomo come Gulrhys Lot.<br />
Ben più in<strong>di</strong>cativo, tuttavia, era il fatto che si <strong>di</strong>sinteressasse fino a<br />
quel punto delle altre do<strong>di</strong>ci prigioniere. Certo, aveva giurato<br />
pubblicamente <strong>di</strong> ritrovarle e liberarle tutte, compresa Ygraine, e<br />
aveva mobilitato un esercito per riuscirci, ma era solo una<br />
<strong>di</strong>mostrazione <strong>di</strong> ipocrisia a cui era stato costretto. L'esercito che<br />
aveva inviato era un'accozzaglia <strong>di</strong> mercenari guidata da un<br />
comandante perlomeno <strong>di</strong>scutibile: un figlio costretto a marciare<br />
contro suo padre per salvare la vita della moglie e del figlio. Dieci<br />
tra le dame della regina, sottolineò Uther, erano della Cornovaglia,<br />
mentre le altre due erano venute dall'Eire con la loro signora. Ma<br />
quelle <strong>di</strong>eci dame erano tutte figlie <strong>di</strong> sostenitori <strong>di</strong> Lot, i più ricchi e<br />
potenti capi e condottieri della Cornovaglia, e alcune <strong>di</strong> loro, se non<br />
tutte, dovevano essere preziose agli occhi dei genitori. Cosa<br />
significava, dunque, questo palese <strong>di</strong>sinteresse <strong>di</strong> Lot nei confronti<br />
dei suoi sud<strong>di</strong>ti più illustri e influenti? Come poteva rischiare <strong>di</strong><br />
mostrarsi così insensibile alla loro opinione?<br />
I tre uomini, i suoi più fedeli seguaci, lo fissarono senza parlare,<br />
cercando <strong>di</strong> trovare un senso in tutto ciò che avevano sentito. Fu<br />
Garretti il Fischiatore a rompere finalmente il silenzio.<br />
«Uther,» <strong>di</strong>sse: «c'è qualcosa che non va in tutto questo, qualcosa<br />
che non riesco ad afferrare... Verrebbe da pensare che Lot sia<br />
impazzito. È mai possibile? Questa storia assurda degli ostaggi, <strong>di</strong><br />
prendere la moglie e il figlio <strong>di</strong> <strong>La</strong>gan per assicurarsi che lui si metta<br />
contro suo padre...»<br />
Uther era proteso in avanti, gli occhi ridotti a due fessure. «In<br />
sostanza ti stai chiedendo se quell'uomo sia arrivato al punto <strong>di</strong><br />
garantirsi la fedeltà <strong>di</strong> tutti quelli che lo circondano tramite degli<br />
ostaggi. O mi sbaglio?»
«Proprio così. Può essere? Non ho mai sentito una cosa simile.»<br />
«Io nemmeno, amico mio, ma non è inconcepibile... se sei<br />
abbastanza pazzo da accettare che tutti quelli che ti circondano<br />
provino o<strong>di</strong>o e paura nei tuoi confronti.» Uther spostò lo sguardo da<br />
Garreth agli altri due. «Owain, hai mai visto qualcosa del genere?»<br />
Owain delle Grotte alzò le spalle, scuotendo la testa. «Sì. Mi ha<br />
dato da vivere per un po'.» Si rivolse a Garreth. «È quello che stava<br />
succedendo con Meradoc. Era ebbro <strong>di</strong> potere e si sentiva più forte<br />
se la gente aveva paura <strong>di</strong> lui. Ma il potere gli stava dando alla testa,<br />
e lui andava peggiorando... Comunque non avrebbe mai preso degli<br />
ostaggi. Troppo faticoso. Avrebbe dovuto nutrirli e tenerli in salute.<br />
Ma aveva noi. Eravamo noi a incutere la paura della morte in tutti<br />
quelli che gli stavano intorno. Per gran parte del tempo non<br />
dovevamo far nulla, bastava essere lì, farsi vedere, e incutere<br />
timore.» Si interruppe e lanciò un'occhiata a Uther. «Cre<strong>di</strong> sia questo<br />
che sta facendo Lot?»<br />
«Sì, Owain, credo che si sia circondato <strong>di</strong> un esercito <strong>di</strong> mercenari<br />
abbastanza forte da eseguire ogni suo or<strong>di</strong>ne senza esitazioni, e la<br />
loro forza garantisce la sua.»<br />
«Allora è stupido, oltre che pazzo!» intervenne Huw Fortebraccio.<br />
«Sono solo uomini prezzolati, senza vincoli <strong>di</strong> fedeltà nei suoi<br />
confronti.»<br />
«Sì, può darsi. Ma non dubitare mai della fedeltà <strong>di</strong> un<br />
mercenario verso colui che tiene i cordoni della borsa, Huw. Finché<br />
Lot continua a ricompensarli — con bottino, oro, cibo, o donne -<br />
obbe<strong>di</strong>ranno ai suoi or<strong>di</strong>ni e saranno utili ai suoi scopi, anche se per<br />
farlo devono terrorizzare a morte il suo popolo.»<br />
«E a noi cosa resta da fare?»<br />
«Be', prima <strong>di</strong> tutto dobbiamo occuparci dell'esercito che ci sta<br />
cercando. Sappiamo che sono a sud-ovest, o almeno c'erano fino a<br />
qualche giorno fa. Quel che dobbiamo fare è trattenerli laggiù, in<br />
modo che non interferiscano con i nostri piani.»<br />
«E come ci riusciremo?» domandò Garreth.<br />
«Sarai tu a farlo, Garreth, guidando laggiù i nostri Dragoni,<br />
in<strong>di</strong>viduando <strong>La</strong>gan il Saggio e ven<strong>di</strong>cando Lodder e i suoi <strong>di</strong>eci
uomini. Quando gli sgherri <strong>di</strong> Lot si troveranno <strong>di</strong> fronte i nostri<br />
Dragoni, saranno come agnelli tra i lupi, specialmente dopo che<br />
avrai spiegato ai nostri soldati che fine hanno fatto i compagni che<br />
sono andati a parlare con Lot e con i suoi mangiatori <strong>di</strong> cadaveri.<br />
Ma il tuo compito sarà quello <strong>di</strong> attaccarli ripetutamente, Garreth,<br />
non <strong>di</strong> impegnarli in battaglie. Colpite duro e fuggite, poi fate<br />
<strong>di</strong>etrofront e colpite <strong>di</strong> nuovo. Non concedete loro né riposo, né<br />
pietà. Attaccateli e non date loro il tempo <strong>di</strong> riprendersi. Teneteli<br />
impegnati, e lontano da qui.»<br />
«D'accordo. Quando vuoi che parta?»<br />
«Non so ancora, ma molto presto. Probabilmente domani.»<br />
«Bene. E mentre sono via, che cosa farai <strong>di</strong> tutte queste donne<br />
maledette, ora che sappiamo che il loro re non vuole riscattarle?»<br />
«Mi servirò <strong>di</strong> loro, Garreth, contro Lot. E ho intenzione <strong>di</strong> farlo<br />
con grande astuzia. In effetti, ci ho pensato molto in quest'ultima<br />
settimana e ho escogitato uno stratagemma che potrebbe<br />
funzionare... se riesco a ingraziarmi la loro regina.»<br />
Owain tossicchiò, tentando senza successo <strong>di</strong> soffocare un<br />
risolino.<br />
Uther gli lanciò un'occhiata interrogativa. «Owain?»<br />
«Ti chiedo scusa» <strong>di</strong>sse l'uomo, sorridendo apertamente.<br />
«Ma... te la sei portata a letto, perché non dovresti essere nelle<br />
sue grazie?»<br />
Uther osservò il grosso uomo del Nord con aria impenetrabile,<br />
poi fissò uno dopo l'altro Huw e Garreth e annuì.<br />
«E se vi <strong>di</strong>cessi che quella con cui sto andando a letto non è la<br />
regina?»<br />
«Non è la...» Huw Fortebraccio saltò sulla se<strong>di</strong>a, posando<br />
istintivamente la mano destra sull'elsa della spada. «Ma certo che è la<br />
regina!»<br />
«Come no, Huw.» Uther scoppiò in una sonora risata. «Te l'ha<br />
detto lei, giusto? Me n'ero scordato. Tu le hai chiesto se era la regina<br />
e lei ti ha risposto <strong>di</strong> sì.»
«Infatti.»<br />
«E non ti è mai venuto in mente che forse non era vantaggioso<br />
per la sovrana farsi riconoscere? O che la donna a cui l'hai chiesto<br />
potesse mentire, così come tutte le altre, per proteggere l'identità e<br />
dunque la persona della regina?»<br />
«Be', io...» <strong>La</strong> voce <strong>di</strong> Huw si spense e il giovane rimase in silenzio.<br />
«Qual è la vera sovrana, allora?» domandò il Fischiatore, e Uther<br />
sorrise.<br />
«Dovresti saperlo, Garreth. Hai conosciuto sua sorella, o<br />
quantomeno l'hai vista, due volte che io sappia. E anche suo<br />
fratello.»<br />
Garreth lo fissò incredulo. «Suo fratello? Ho incontrato suo<br />
fratello? Com'è possibile che io conosca il fratello <strong>di</strong> una regina della<br />
Cornovaglia?»<br />
«Ma lei non è della Cornovaglia, e nemmeno della Britannia.<br />
Pensaci, amico, pensaci! Ricor<strong>di</strong> l'aiutante <strong>di</strong> mio cugino Merlino,<br />
Donuil? Be', aveva una sorella...»<br />
«Sì, me l'hai detto. Cassandra, la ragazza ritrovata nel bosco. Ma<br />
poi è risultato che si chiamava...»<br />
«Deirdre, dai capelli rossi. Ora sentite che cos'ho in mente.»<br />
«Aspetta, Uther» intervenne Owain con tono perplesso. «Prima <strong>di</strong><br />
continuare, rispon<strong>di</strong> a questa domanda... Come pensi <strong>di</strong> ingraziarti la<br />
vera regina se continui ad andare con quella falsa?»<br />
«Ho già smesso <strong>di</strong> andare con quella falsa.»<br />
«Davvero? E quando?»<br />
«<strong>La</strong> scorsa notte. No, in realtà è stato oggi pomeriggio, quando<br />
ho cominciato a riflettere su questa faccenda. È allora che ho deciso<br />
<strong>di</strong> smettere.»<br />
«E pensi che lei la prenderà bene? Si arrabbierà.»<br />
«E perché? Per essere stata ingannata? Non credo. Ricorda che<br />
finge <strong>di</strong> essere la regina, e dunque è lei a ingannarmi. E adesso<br />
ascoltatemi attentamente. Non <strong>di</strong>remo nulla <strong>di</strong> questo fallito<br />
approccio con Lot, in nessuno dei nostri incontri con le donne, ma
voglio separarle tutte dalla vera sovrana, dunque ecco cosa<br />
faremo...»<br />
L'indomani, nel pieno <strong>di</strong> una splen<strong>di</strong>da mattinata, Dyllis fu<br />
prelevata da quattro guar<strong>di</strong>e e separata dalle sue compagne senza<br />
spiegazione; due <strong>di</strong> loro la affiancarono sospingendola con<br />
gentilezza, mentre gli altri due usavano le lance come barriere per<br />
impe<strong>di</strong>re che le dame tentassero <strong>di</strong> aiutarla.<br />
Sconcertata, più che spaventata, da quell'improvviso<br />
allontanamento, Dyllis aveva appena cominciato a rendersi conto <strong>di</strong><br />
quel che le accadeva quando le guar<strong>di</strong>e si fermarono davanti a<br />
un'altra tenda, più piccola <strong>di</strong> quella del re nella quale Morgas era<br />
segregata. Di fronte alla tenda c'erano un tavolo e due se<strong>di</strong>e<br />
pieghevoli <strong>di</strong> legno e pelle, e sulla destra, legato a un biancospino,<br />
un enorme cavallo sauro con la sella e le briglie, che brucava l'erba.<br />
«Sie<strong>di</strong>ti, mia signora» Una guar<strong>di</strong>a le in<strong>di</strong>cò una se<strong>di</strong>a, e non<br />
appena Dyllis ebbe obbe<strong>di</strong>to timidamente, i due soldati fecero un<br />
passo in<strong>di</strong>etro all'unisono e rimasero immobili con le lance accanto<br />
al piede destro, la mano sinistra <strong>di</strong>etro la schiena e gli occhi fissi su<br />
un punto lontano.<br />
Qualche istante dopo i teli della tenda si aprirono e apparve<br />
Uther Pendragon, con la figura gigantesca coperta dall'armatura e il<br />
pesante elmo nel cavo del braccio sinistro. Avanzò finché lei non fu<br />
costretta a tirare in<strong>di</strong>etro la testa per poterlo vedere, poi sorrise e<br />
posò l'elmo sul tavolo, prendendo posto sull'altra se<strong>di</strong>a.<br />
«<strong>Donna</strong> Dyllis, spero che i miei uomini non ti abbiano<br />
maltrattata.»<br />
Dyllis aprì la bocca per rispondere, ma era talmente sorpresa che<br />
non ne uscì alcun suono. Aveva sentito <strong>di</strong>re cose terribili <strong>di</strong><br />
quest'uomo, eppure il suo viso era aperto e sorridente, liscio e senza<br />
cipiglio. Era un volto giovane, con un lungo naso <strong>di</strong>ritto, affabile e<br />
ben rasato, tranne che per un paio <strong>di</strong> baffi che si allungavano fino al<br />
mento. Dimostrava forza e fiducia, invece che la crudeltà,<br />
l'arroganza e il <strong>di</strong>sprezzo che si era aspettata <strong>di</strong> vedere. E Dyllis si<br />
rese conto <strong>di</strong> essere lì seduta a guardarlo a bocca aperta. Deglutì,
tossì leggermente per schiarirsi la gola, poi tentò nuovamente <strong>di</strong><br />
parlare, questa volta con più successo, anche se dalle sue labbra non<br />
uscì che un suono stridulo e inarticolato.<br />
Uther sorrise <strong>di</strong> nuovo e proseguì come se avesse compreso<br />
perfettamente ciò che lei avrebbe voluto <strong>di</strong>rgli.<br />
«Ti ho mandata a chiamare perché ho qualcosa <strong>di</strong> importante da<br />
fare... una decisione da prendere, che riguarda te, le tue compagne e<br />
la regina... e mi è sembrato che tu fossi la persona ideale a cui<br />
rivolgermi.»<br />
A quel punto Dyllis ritrovò la voce, corrugando la fronte a quella<br />
supposizione. «Perché hai pensato questo, sire?» Lui inarcò le<br />
sopracciglia, ma prima che potesse interromperla, lei continuò,<br />
questa volta trovando le parole senza <strong>di</strong>fficoltà. «Per ciò che riguarda<br />
la regina, è lei stessa la persona giusta cui rivolgersi. Io non ho il<br />
<strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> parlare in sua vece. Poiché tu sei un rapitore <strong>di</strong> donne, e<br />
dunque privo <strong>di</strong> onore, non hai il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> chiedermi nulla, ma<br />
soprattutto non hai il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> interrogarmi su ciò che a mio parere<br />
la regina può pensare, <strong>di</strong>re o fare.» Si interruppe, spaventata a<br />
sufficienza della propria franchezza, ma Uther annuì.<br />
«Non ho nulla da eccepire, mia signora... tranne per ciò che<br />
riguarda l'onore. Ti <strong>di</strong>rò solo questo: sta a me salvaguardare il mio<br />
onore, e fino a ora non ho fatto nulla che possa infangarlo in<br />
relazione a te, alla tua signora e al resto delle dame.<br />
Ma a parte ciò, ammetto che per quanto riguarda la regina ciò<br />
che <strong>di</strong>ci è vero, e non ho motivo <strong>di</strong> aspettarmi che tu parli in sua<br />
vece su qualsiasi argomento. Ma non è questo che volevo chiederti.<br />
<strong>La</strong> mia esigenza è un'altra. <strong>La</strong> tua regina è nelle mie mani, e come<br />
ostaggio è più che preziosa: è inestimabile. E tuttavia, se faccio la<br />
cosa sbagliata, o non agisco saggiamente, rischio <strong>di</strong> perdere ogni<br />
vantaggio nei negoziati con Lot per la sua liberazione. <strong>La</strong> libererò, e<br />
senza farle alcun male - <strong>di</strong> questo ti do la mia parola, cre<strong>di</strong> quello<br />
che vuoi - ma siamo in una fase cruciale, e io ho bisogno che tu mi<br />
aiuti rispondendo a questa domanda: quale, fra tutte le dame della<br />
regina, sarebbe più giusto mandare a Lot per informarlo della cattura<br />
<strong>di</strong> sua moglie?»<br />
Uther smise <strong>di</strong> parlare, scrutandola attentamente, e nell'attimo
stesso in cui la vide tirare il fiato per parlare, alzò la mano con un<br />
gesto perentorio.<br />
«Prima che tu mi risponda, voglio fornirti ulteriori elementi <strong>di</strong><br />
valutazione: colei che invierò deve godere <strong>di</strong> una certa autorità fra<br />
tutte voi e deve ispirare rispetto ai vostri occhi, poiché solo in questo<br />
caso, ritengo, riuscirà ad avere cre<strong>di</strong>to presso Lot. Ma deve anche<br />
essere capace <strong>di</strong> esporre il caso con chiarezza e decisione, e deve<br />
godere della fiducia della regina stessa. Mi compren<strong>di</strong>?»<br />
Dyllis annuì. «Sì.»<br />
«E avete una donna del genere fra <strong>di</strong> voi?»<br />
«Sì, ma solo una. <strong>La</strong> donna che desideri si chiama Deirdre. Ha<br />
tutto ciò che cerchi, e più <strong>di</strong> ogni altra ha il potere <strong>di</strong> convincere re<br />
Lot a fare ciò che è necessario per salvaguardare e riportare a casa<br />
sua moglie, la regina Ygraine.»<br />
Uther corrugò la fronte. «Mi incuriosisci. Lei, più <strong>di</strong> ogni altra, ha<br />
il potere <strong>di</strong> convincere Lot? Vuoi <strong>di</strong>re che... questa Deirdre è<br />
l'amante del re? In questo caso, sarebbe la persona peggiore da<br />
inviare, poiché trarrebbe vantaggio dal lasciare la regina a marcire<br />
qui in prigionia.»<br />
Dyllis arrossì violentemente e rispose a testa alta. «Cre<strong>di</strong>mi,<br />
Deirdre non è l'amante <strong>di</strong> re Lot, e non hai da temere riguardo ai<br />
suoi obiettivi. Nulla farebbe più felice donna Deirdre che sapere la<br />
regina Ygraine al sicuro a casa sua il prima possibile, sottratta alla tua<br />
custo<strong>di</strong>a.»<br />
Uther la osservò per qualche lungo istante con aria pensosa, poi<br />
annuì con decisione. «E sia. Mi servirò della tua Deirdre come<br />
messaggero. Sarà il mio interlocutore nelle trattative con Lot.»<br />
«Ma... ma tu non puoi...» Dyllis sembrava scandalizzata. «Non<br />
penserai certo <strong>di</strong> mandare Deirdre da sola a presentare la tua<br />
proposta! Di sicuro le offrirai una compagnia.»<br />
«Compagnia? Avrà una scorta armata. Non le sarà fatto alcun<br />
male.»<br />
«Una scorta armata? Sarà sufficiente a proteggerla durante il<br />
viaggio, ma lei avrà bisogno <strong>di</strong> un'amica, qualcuno con cui possa
confidarsi. Le sarà più utile <strong>di</strong> una scorta <strong>di</strong> soldati ubriachi. Cre<strong>di</strong><br />
che la tua marmaglia sia una compagnia adatta per una dama <strong>di</strong> alto<br />
rango?»<br />
Uther parve riflettere per un po', poi annuì. «Benissimo, le<br />
permetteremo <strong>di</strong> portare una compagna. Vuoi andare con lei?»<br />
Dyllis lo guardò a bocca aperta, mentre gli occhi le si riempivano<br />
<strong>di</strong> lacrime, e annuì senza una parola.<br />
Uther sorrise e si alzò. «Ti ringrazio, donna Dyllis, mi sento più<br />
sollevato. Ora ti prego <strong>di</strong> informare le tue amiche che saranno<br />
presto trasferite, insieme alla loro regina, in un luogo sicuro, dove<br />
troveranno alloggi privati, puliti e confortevoli, lontani dalla rozza<br />
soldataglia. Saranno tutte ospitate lì finché il negoziato non sarà<br />
portato a termine e potranno tornare alle loro case. Così io potrò<br />
riprendere a guerreggiare mentre donna Deirdre tratta con Lot la<br />
vostra liberazione.» Rifletté per un attimo, poi aggiunse: «Ora le<br />
guar<strong>di</strong>e ti riaccompagneranno, ma vuoi chiedere alla tua Deirdre <strong>di</strong><br />
tornare qui con loro, e <strong>di</strong>rle, se non ti <strong>di</strong>spiace, che non le verrà<br />
fatto alcun male?». Dyllis annuì. «Ti ringrazio» ripeté Uther, e si<br />
rivolse a una delle guar<strong>di</strong>e. «Riportate la signora dalle sue compagne<br />
e tornate qui con la donna <strong>di</strong> nome Deirdre.»<br />
Ygraine si recò all'incontro con Uther piena <strong>di</strong> dubbi, ancora<br />
ossessionata dall'incre<strong>di</strong>bile frase da lui pronunciata a proposito <strong>di</strong><br />
Deirdre dagli occhi viola. Facendo quel nome, l'uomo aveva<br />
<strong>di</strong>strutto quel poco <strong>di</strong> serenità che Ygraine era riuscita a conservare,<br />
poiché per quanto ne sapeva era assolutamente impossibile che lui<br />
ne fosse a conoscenza. Uther Pendragon non avrebbe mai potuto in<br />
alcun modo sapere qualcosa <strong>di</strong> Deirdre dagli occhi viola, poiché<br />
Deirdre dagli occhi viola era morta ancora bambina molti anni<br />
prima, e nel corso della sua breve vita non aveva mai lasciato la sua<br />
casa al <strong>di</strong> là del mare, in Eire, lontano da ogni possibile contatto con<br />
un rozzo selvaggio delle montagne cambriane.<br />
Dyllis l'aveva informata su ogni dettaglio della sua conversazione<br />
con il re Pendragon, ma mentre procedeva lentamente Ygraine<br />
continuava a domandarsi che cosa l'attendeva. Le guar<strong>di</strong>e, con sua<br />
sorpresa, non avevano tentato <strong>di</strong> farle fretta, ma si erano limitate a
camminarle a fianco, adattando il loro passo al suo. Quando se ne<br />
rese conto, Ygraine si fermò <strong>di</strong> botto solo per vedere come<br />
avrebbero reagito, e loro la imitarono, aspettando in silenzio che lei<br />
riprendesse a camminare.<br />
In breve arrivarono alla tenda che Dyllis le aveva descritto, dove<br />
il grosso cavallo sellato continuava a pascolare accanto al<br />
biancospino. Non v'era traccia <strong>di</strong> Uther Pendragon, e quando una<br />
delle guar<strong>di</strong>e la invitò a sedersi, Ygraine prese posto su una delle due<br />
se<strong>di</strong>e.<br />
Poco dopo Uther sbucò dagli alberi, cogliendola <strong>di</strong> sorpresa,<br />
poiché era convinta che lui si trovasse nella tenda. Si avvicinò a<br />
lunghi passi, levandosi l'elmo e asciugandosi il sudore dalla fronte<br />
con il braccio, e quando giunse al tavolo al quale lei era seduta chinò<br />
il capo in un saluto informale.<br />
«Sono lieto che tu abbia accettato <strong>di</strong> parlare con me» <strong>di</strong>sse. «E ti<br />
ringrazio.»<br />
Lei lo fissò, rimanendo impassibile. «Mi ringrazi? Vuoi <strong>di</strong>re che<br />
avrei potuto scegliere <strong>di</strong> non venire?»<br />
«Certamente.»<br />
«E in tal caso, che cosa sarebbe successo?»<br />
«Le mie guar<strong>di</strong>e ti avrebbero condotto qui comunque, ma non<br />
con la stessa cortesia.»<br />
«Capisco. Bene, ora che entrambi conosciamo i termini della mia<br />
presenza qui, che cosa vuoi da me? Non ho alcun desiderio <strong>di</strong><br />
trattenermi più del necessario.»<br />
«Signora,» fece il gigante con un sorriso mortificato «stavo<br />
scherzando. Se tu avessi scelto <strong>di</strong> non venire, sarei stato io a venire<br />
da te.» Alzò lo sguardo verso le due guar<strong>di</strong>e rimaste sull'attenti e fece<br />
un cenno col capo a una <strong>di</strong> loro. «Non ho più bisogno <strong>di</strong> voi. Mi<br />
occuperò io stesso della signora. Andate.» Attese che si<br />
allontanassero, poi si rivolse a Ygraine che lo stava osservando.<br />
«Non ti tratterrò a lungo. Immagino che Dyllis ti abbia già informato<br />
<strong>di</strong> ciò che voglio da te.»<br />
«Ti riferisci alla regina e al suo riscatto?»
«Sì.» Posato l'elmo sul tavolo, Uther avvicinò l'altra se<strong>di</strong>a e dopo<br />
essersi tolto il mantello posandolo sul braccio in modo che non gli<br />
desse fasti<strong>di</strong>o, si accomodò <strong>di</strong> fronte a lei dall'altra parte del tavolo e<br />
la fissò negli occhi.<br />
«Saresti <strong>di</strong>sposta a fare da collegamento fra me e Gulrhys Lot per<br />
risolvere la questione della regina e della vostra prigionia?»<br />
«A che scopo?»<br />
Uther corrugò la fronte, sorpreso <strong>di</strong> sentirsi rivolgere quella<br />
domanda. «Come sarebbe...? Allo scopo <strong>di</strong> ottenere la liberazione<br />
della vostra regina. Che altro scopo potrebbe esserci?»<br />
Ygraine piegò la testa da un lato senza tentare <strong>di</strong> mascherare un<br />
profondo scetticismo. «Be', ve<strong>di</strong>amo... Tu sei un uomo, come<br />
Gulrhys Lot, dunque potrebbero esserci intenti secondari, motivi<br />
urgenti, persino egoistici, nel tuo interesse per la sorte della regina.<br />
Non ho intenzione <strong>di</strong> offenderti, ma compren<strong>di</strong> certamente che<br />
qualcuno potrebbe attribuire la tua preoccupazione per lei a ragioni<br />
legate più al tuo bene che al suo. Dal possesso della sua persona<br />
potresti, per esempio, sperare <strong>di</strong> ottenere qualche vantaggio militare<br />
o ad<strong>di</strong>rittura economico su re Lot.»<br />
Lui la fissò impassibile, ma a lei parve <strong>di</strong> scorgere un'ombra <strong>di</strong><br />
malizia nei suoi occhi. «No, mai! Come puoi anche solo pensare una<br />
cosa del genere? Che io, o chiunque altro, possa tentare <strong>di</strong> ottenere<br />
vantaggi personali da una simile circostanza?»<br />
«Ri<strong>di</strong> <strong>di</strong> me se vuoi, sire, e continua a sperare. Le tue aspettative<br />
saranno presto deluse.»<br />
Lui la scrutò a lungo, poi domandò: «Perché?».<br />
Ygraine rispose tranquillamente: «Perché rimarrai deluso contando<br />
sul senso dell'onore <strong>di</strong> Gulrhys Lot e sulla sua considerazione per la<br />
regina sua moglie».<br />
Uther fece un sorrisetto gelido. «Signora, non sarei mai così pazzo<br />
da pensare che Lot possa sapere che cos'è l'onore, quin<strong>di</strong> come<br />
potrei fondare le mie speranze su questo? Ma tu <strong>di</strong>cevi che non ha<br />
considerazione per la sua regina?»<br />
«No. Ti sto <strong>di</strong>cendo che Gulrhys Lot non è così debole da
permettere che il suo attaccamento per una donna qualsiasi, anche<br />
sua moglie o sua madre, interferisca con quello che considera il suo<br />
destino. Puoi mandare chi vuoi a parlare con lui e a definire le<br />
con<strong>di</strong>zioni per la liberazione della regina, ma alla fine lui ti<br />
ingannerà e si servirà del tuo stupido onore per <strong>di</strong>struggerti quando<br />
meno te lo aspetti.»<br />
«Anche se ciò gli costasse la vita della sua regina? Ne dubito,<br />
signora. Nemmeno Gulrhys Lot può essere così in<strong>di</strong>fferente alla sorte<br />
<strong>di</strong> sua moglie.»<br />
Ygraine sorrise, ma senza allegria. «Dubita finché vuoi, la cosa non<br />
mi interessa.»<br />
«Quin<strong>di</strong> non andrai da Lot a trattare con lui per conto della<br />
regina?»<br />
Lei non rispose, ma spostò lo sguardo sul cavallo che nel<br />
frattempo aveva smesso <strong>di</strong> brucare e aveva rialzato la testa,<br />
incuriosito dai rumori che sentiva intorno.<br />
«Signora? Ti prego <strong>di</strong> darmi una risposta. Stai <strong>di</strong>cendo che non<br />
andrai da Gulrhys Lot a portargli il mio messaggio? Ti assicuro che<br />
non andrai sola. Dyllis ti accompagnerà.»<br />
«Me l'ha detto. E ci andrò, se insisti per mandarmi, ma ti <strong>di</strong>co fin<br />
da ora che se lo farò, Lot non mi permetterà <strong>di</strong> tornare. Non<br />
avrebbe alcun motivo per farlo.»<br />
«Ma sì, invece. Avrebbe in<strong>di</strong>etro la sua regina.»<br />
«Già, ma a quale prezzo? E poi, Ygraine non è una regina. Bu<strong>di</strong>cca<br />
degli Iceni era una regina: regnava davvero sui suoi sud<strong>di</strong>ti, ma gli<br />
uomini la uccisero più <strong>di</strong> quattrocento anni fa. Ygraine è la moglie <strong>di</strong><br />
un re, niente <strong>di</strong> più: neppure una compagna, e meno <strong>di</strong> una<br />
concubina. È una moglie provvista <strong>di</strong> dote, assegnata a Lot da suo<br />
padre per sigillare un accordo fra due uomini. Il suo valore può<br />
essere calcolato con precisione in termini <strong>di</strong> armi, guerrieri, barre<br />
d'oro e d'argento, e Lot è già entrato in possesso <strong>di</strong> queste cose. Se<br />
eliminiamo tutto ciò, Ygraine, la cosiddetta regina, è una donna<br />
come un'altra, e nessun re manca mai <strong>di</strong> donne... non lo sapevi? A<br />
Lot basterebbe trattenere me e Dyllis per annullare tutto il vantaggio<br />
che cre<strong>di</strong> <strong>di</strong> avere accumulato fino ad adesso. Lo avresti privato <strong>di</strong>
una donna che era semplicemente una moglie, ma nel farlo gli<br />
avresti offerto due rimpiazzi, due potenziali concubine <strong>di</strong> cui<br />
approfittare senza impegno.»<br />
Ora Uther fissava Ygraine con occhi sbarrati. «Per gli dèi, signora»<br />
mormorò. «Non provi un grande amore per il tuo re, a quanto<br />
pare.»<br />
«Amore? Non ho parlato <strong>di</strong> amore. Ma non ho grande<br />
considerazione per i re. A <strong>di</strong>re il vero, non amo molto gli uomini in<br />
generale, e ho imparato che quando gli uomini s'immischiano con le<br />
questioni <strong>di</strong> governo, le donne ci rimettono sempre. Gulrhys Lot è<br />
un uomo, come te, e tutti e due siete orgogliosi <strong>di</strong> essere re. Insieme<br />
possedete tutta la ricchezza e tutte le armi <strong>di</strong> cui avete bisogno per<br />
farvi la guerra, e ciò rende noi donne insignificanti.»<br />
«Uhm...» Uther continuò a guardarla, pizzicandosi il labbro<br />
inferiore con il pollice e l'in<strong>di</strong>ce. Alla fine sospirò e si alzò. «Cosa<br />
rende insignificante una persona, o un evento? Non mi aspetto che<br />
tu risponda a questa domanda, donna Deirdre, ma mi viene in<br />
mente che c'è una cosa che devo <strong>di</strong>rti ora, in modo che tu trasmetta<br />
l'informazione alla tua regina prima che senta <strong>di</strong>re qualcosa <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>verso da altri.»<br />
Fece una pausa e si grattò il mento. «Di recente si è verificato un<br />
evento che potrebbe apparire più importante <strong>di</strong> quel che è in realtà,<br />
se venisse riferito in modo scorretto. Cinque giorni fa, centoventi<br />
uomini catturati nell'incursione in cui anche voi siete state fatte<br />
prigioniere, e che portavano le insegne <strong>di</strong> Herliss, sono partiti<br />
scortati da un gruppo <strong>di</strong> miei soldati. Oggi i miei uomini sono<br />
tornati, ma senza prigionieri. Che cosa ne pensi?»<br />
Lei lo guardò, sconvolta. «Li hai uccisi? No, non puoi averlo fatto»<br />
esclamò in tono dubbioso, e dalla sua espressione Uther comprese<br />
che lo credeva capace <strong>di</strong> una simile impresa. «Li hai massacrati tutti?<br />
Centoventi uomini?»<br />
«Ecco,» <strong>di</strong>sse lui, sospirando «sapevo che l'avresti pensato... è la<br />
prima cosa che ti è venuta in mente. No, mia signora, non li ho<br />
uccisi, e non ho nemmeno or<strong>di</strong>nato ai miei uomini <strong>di</strong> farlo al posto<br />
mio. Ho restituito loro le armi insieme a un po' <strong>di</strong> viveri e li ho<br />
lasciati liberi nella brughiera, in un luogo isolato.»
«Ah! E ti aspetti che io ci creda? <strong>La</strong>sciarli liberi <strong>di</strong> tornare a casa e<br />
riprendere le armi contro <strong>di</strong> te? Sarei una stupida a pensarlo!»<br />
Lui scrollò le spalle e vide negli occhi <strong>di</strong> Ygraine un <strong>di</strong>sperato<br />
bisogno <strong>di</strong> credergli. «Forse lo sei, allora. È da stupi<strong>di</strong> pensare che<br />
uno <strong>di</strong> quegli uomini osi tornare da Lot e contare sul suo perdono<br />
dopo aver perso i suoi carri e le sue macchine da guerra, insieme a<br />
sua moglie con tutte le dame... ma prima <strong>di</strong> tutto le sue macchine da<br />
guerra. Io stesso non so se sarei così coraggioso, o così incosciente...<br />
Li ho liberati, signora, cosa che Lot non avrebbe mai fatto, e sono<br />
convinto che loro lo sappiano. Nessuno <strong>di</strong> quegli uomini combatterà<br />
più contro <strong>di</strong> me, e questa è la pura verità.»<br />
Guardandolo, Ygraine capì che aveva ragione, e qualcosa dentro<br />
<strong>di</strong> lei si spezzò, liberandola da una pena acuta e straziante.<br />
Con un tocco leggero su una spalla, Uther la volse dolcemente<br />
verso la <strong>di</strong>rezione da cui era venuta.<br />
«Vieni, ti riaccompagno.» <strong>La</strong>sciò l'elmo sul tavolo e si avviò<br />
lentamente, assorto nei suoi pensieri, e lei lo seguì allungando il<br />
passo finché non l'ebbe raggiunto. Lungo la strada lui riprese a<br />
parlare, in tono <strong>di</strong>sinvolto.<br />
«Domani la regina e le sue dame partiranno da qui <strong>di</strong>rette verso<br />
nord, a Camelot. Abbiamo pre<strong>di</strong>sposto un carro per loro, dunque<br />
non dovranno camminare. <strong>La</strong>ggiù saranno alloggiate in modo<br />
confortevole e godranno <strong>di</strong> una sicurezza ben maggiore <strong>di</strong> quella che<br />
posso offrire loro nel mezzo <strong>di</strong> una campagna militare, finché Lot<br />
non sarà venuto a patti con me. Se dovesse rivelarsi l'uomo che tu<br />
mi hai descritto, allora... non so cosa farò. C'è un limite che non<br />
voglio varcare, a meno che non ci sia costretto. Ma ormai ho deciso,<br />
quin<strong>di</strong> ti prego <strong>di</strong> informare le altre donne delle mie intenzioni in<br />
modo che si preparino. In seguito, anche tu e Dyllis partirete per<br />
raggiungere Lot e lo informerete sulle mie con<strong>di</strong>zioni per il rilascio<br />
della regina. Quando avremo raggiunto un accordo, la sovrana e<br />
tutte le sue dame saranno libere <strong>di</strong> tornare a casa. Ah, eccole.<br />
Devono essere in ansia per te. Io mi fermo qui.»<br />
Invece <strong>di</strong> affrettarsi verso le donne che la attendevano, Ygraine si<br />
voltò <strong>di</strong> colpo e fece un gesto per impe<strong>di</strong>rgli <strong>di</strong> allontanarsi. Uther si
trattenne scrutandola con aria interrogativa, mentre lei si guardava<br />
attorno cercando le parole con cui formulare la sua domanda.<br />
«Le mie da... le donne, le mie amiche, e la regina... se re Gulrhys<br />
Lot dovesse rifiutarsi <strong>di</strong> <strong>di</strong>scutere... come le hai chiamate...? le<br />
con<strong>di</strong>zioni per il loro rilascio... Se ciò accadesse, tu... tu le<br />
uccideresti?»<br />
Uther Pendragon la guardò con aria grave, lasciandosi sfuggire un<br />
sospiro. «Barbaro» <strong>di</strong>sse. «E così che mi definiresti, nel migliore dei<br />
casi? No, signora, non ucciderei le tue amiche, non le darei in pasto<br />
ai miei cani né consentirei ai miei uomini <strong>di</strong> spassarsela con loro.<br />
Non le terrei nemmeno prigioniere, aggiungendo un ulteriore insulto<br />
al <strong>di</strong>sprezzo del re nei loro confronti. Se tu dovessi <strong>di</strong>re questo a<br />
Gulrhys Lot, lui si rifiuterebbe certamente <strong>di</strong> trattare con me per la<br />
loro liberazione, ma in questo modo tra<strong>di</strong>resti la tua regina e le tue<br />
amiche, quin<strong>di</strong> pensaci. E ora ad<strong>di</strong>o, mia signora, ti manderò a<br />
chiamare più avanti.» Si inchinò e sotto lo sguardo della donna tornò<br />
verso il suo cavallo.<br />
Ygraine non dormì bene quella notte, poiché l'annuncio<br />
dell'imminente partenza per Camelot aveva sollevato fra le sue<br />
dame un'ondata <strong>di</strong> ansiose congetture che nemmeno la sua autorità<br />
era riuscita a placare, e che si era spenta solo quando la cena era già<br />
stata servita da un pezzo.<br />
Che reazione avrebbe avuto Uther scoprendo <strong>di</strong> essere stato<br />
ingannato? Ygraine riferì della sua promessa, ma se era davvero il<br />
mostro che veniva descritto, la sua ira sarebbe stata tremenda e<br />
spietata. Chi <strong>di</strong> loro si sarebbe salvata dalla sua furia? Furono<br />
rievocate le <strong>di</strong>cerie sulla brutalità dei predoni <strong>di</strong> Camelot che<br />
avevano invaso per la prima volta la Cornovaglia anni prima, le<br />
atrocità che si <strong>di</strong>ceva avessero commesso contro pacifici agricoltori e<br />
citta<strong>di</strong>ni, e si dormì poco nella tenda <strong>di</strong> comando, quella notte.<br />
Ma anche Uther restò sveglio per ore a tormentarsi. Era stato<br />
importante per lui, quel giorno, rassicurare Ygraine sulle sue<br />
intenzioni e cancellare l'immagine <strong>di</strong> temibile selvaggio che Gulrhys<br />
Lot gli aveva affibbiato. Molto più importante <strong>di</strong> quanto lui non si<br />
fosse reso conto al momento. Uther continuò ad agitarsi e a<br />
rivoltarsi nel letto, <strong>di</strong>laniato come sempre dalla contrad<strong>di</strong>zione tra
ciò che era e ciò che avrebbe dovuto essere, cercando <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssipare le<br />
ombre che lo opprimevano e <strong>di</strong> sconfiggere il mostro che si agitava<br />
dentro <strong>di</strong> lui. Aveva visto la paura negli occhi della donna, e ciò gli<br />
ricordava, suo malgrado, i timori <strong>di</strong> sua madre che non voleva<br />
partorire un altro figlio segnato dagli o<strong>di</strong> del clan dei Pendragon.<br />
Così rimase sveglio finché la luce del mattino non filtrò all'interno<br />
della tenda, scacciando le tenebre.
IX.<br />
Al mattino c'erano guar<strong>di</strong>e dappertutto che sotto lo sguardo<br />
severo dell'arcigno soldato <strong>di</strong> nome Nemo sorvegliavano le dame,<br />
intente a riunire le loro cose e a prepararsi alla partenza per il nord.<br />
Ygraine le osservava stupefatta, incapace <strong>di</strong> credere che in pochi<br />
giorni <strong>di</strong> isolamento, in uno spazio limitato, un numero così ristretto<br />
<strong>di</strong> donne fosse riuscito a lasciare in giro tanti abiti e oggetti personali.<br />
Ma in poco più <strong>di</strong> un'ora tutto era stato assemblato e impacchettato,<br />
e un flusso <strong>di</strong> soldati aveva trasportato i bauli dall'enorme tenda <strong>di</strong><br />
comando all'altrettanto gigantesco carro messo a <strong>di</strong>sposizione delle<br />
donne per il viaggio.<br />
Sei cavalli appaiati, i più grossi che Ygraine avesse mai visto fino<br />
ad allora, furono legati alle stanghe del colossale carro, dotato <strong>di</strong><br />
strati <strong>di</strong> molle <strong>di</strong> ferro attaccati agli assi e <strong>di</strong> quattro gran<strong>di</strong> ruote con<br />
robusti cerchioni <strong>di</strong> ferro spessi più <strong>di</strong> un palmo. Era un veicolo così<br />
massiccio e con il pianale così alto che le donne dovettero usare una<br />
scaletta per salirci sopra.<br />
Ygraine e Dyllis abbracciarono una dopo l'altra tutte le dame che<br />
si arrampicavano sull'alto carro, e la regina fu una delle poche a<br />
restare con gli occhi asciutti, anche se attribuì gran parte delle<br />
copiose lacrime delle sue compagne a una comprensibile paura,<br />
piuttosto che al dolore <strong>di</strong> lasciarsi alle spalle lei e Dyllis. Quando il<br />
conducente prese le re<strong>di</strong>ni nella sua mano enorme e fece schioccare<br />
la frusta sulla testa dei cavalli, i muscoli dei giganteschi animali si<br />
tesero, azionando le stanghe e mettendo in movimento il veicolo.<br />
Ygraine in<strong>di</strong>etreggiò con la mano alzata in un gesto <strong>di</strong> saluto e<br />
rimase immobile a guardare, con Dyllis al suo fianco, finché il carro<br />
non svoltò scomparendo <strong>di</strong>etro un gruppo <strong>di</strong> alberi.<br />
Presso la tenda del re, le guar<strong>di</strong>e dovevano essere impegnate a<br />
caricare Morgas e le altre donne, con tutte le loro cose, nel calesse.<br />
Ygraine avrebbe voluto parlare con lei prima della separazione, ma<br />
da quando aveva saputo che stavano per partire non aveva avuto<br />
neppure la possibilità <strong>di</strong> avvicinarla. Aveva tuttavia inviato una delle
altre dame, Fyrgas, a darle consigli e istruzioni su come comportarsi<br />
nel suo ruolo <strong>di</strong> regina.<br />
Scuotendo il capo al pensiero che la testarda Morgas era ormai<br />
fuori dal suo controllo, Ygraine prese sottobraccio Dyllis e si avviò<br />
verso la tenda <strong>di</strong> comando, ormai vuota. Nemo, il capitano della<br />
guar<strong>di</strong>a, le stava aspettando insieme a due soldati che tenevano fra<br />
le braccia le poche cose che lei e Dyllis avevano conservato. Appena<br />
le vide, Nemo or<strong>di</strong>nò seccamente ai suoi uomini <strong>di</strong> muoversi,<br />
facendo chiaramente capire alle due donne che dovevano seguirli.<br />
Ygraine obbedì, senza affrettare il passo, ma quando vide dove la<br />
stavano portando si bloccò <strong>di</strong> colpo. Nemo si voltò e tornò verso <strong>di</strong><br />
lei, prendendola per un braccio e trascinandola senza molti riguar<strong>di</strong><br />
fino alla tenda del re. Le due guar<strong>di</strong>e all'entrata, due uomini alti con<br />
la stessa uniforme e l'elmo in testa, non la degnarono <strong>di</strong> un'occhiata<br />
quando con un gesto brusco Nemo la fece passare in mezzo a loro.<br />
«Aspetta qui.» Il decurione la spinse verso una se<strong>di</strong>a e lei si<br />
accomodò, obbe<strong>di</strong>ente, intuendo che lui avrebbe finito per legarla se<br />
avesse fatto resistenza. Nemo la fissò per un attimo con i suoi occhi<br />
vacui, e mentre lei soffocava un brivido chiamò a sé i due uomini<br />
che portavano i bagagli delle dame. Questi entrarono <strong>di</strong>rettamente<br />
in una delle due stanze da letto, posarono i loro fardelli e uscirono<br />
salutando Nemo, che li congedò con un gesto e tornò a squadrare<br />
Ygraine da capo a pie<strong>di</strong> senza tra<strong>di</strong>re interesse o curiosità.<br />
«Aspetta qui e non muoverti» ripeté, prima <strong>di</strong> allontanarsi dalla<br />
tenda.<br />
Ygraine chiese a Dyllis <strong>di</strong> lasciarla sola, e quando la sua compagna<br />
si fu spostata nella sua camera da letto rimase seduta in silenzio per<br />
un po', prendendo coscienza della sua nuova situazione ed<br />
esaminando la tenda e la sua parca attrezzatura.<br />
Era esattamente come l'aveva vista nelle sue visite precedenti a<br />
Morgas: spoglia, funzionale, e senza traccia <strong>di</strong> presenza umana. I pali<br />
del sostegno che reggeva l'armatura erano spogli; i bauli erano<br />
chiusi. Si accostò al lavamani e sollevò la brocca, ma la superficie sul<br />
fondo era asciutta.<br />
«È vuota.»
Sentendo quella voce appena <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> lei, per poco Ygraine non<br />
lasciò cadere la brocca per lo spavento e la sorpresa. Si voltò <strong>di</strong><br />
scatto, in preda all'ira, e scoprì che Uther Pendragon non si era<br />
avvicinato furtivamente alle sue spalle come lei aveva creduto, ma si<br />
stagliava sulla soglia con il peso mollemente appoggiato su una<br />
gamba e la mano aggrappata a un lembo della tenda. Il sole lo<br />
illuminava da <strong>di</strong>etro trasformandolo in una sagoma inquietante.<br />
«Vuoi che ti faccia portare dell'acqua, mia signora?» domandò, e<br />
Ygraine si accorse che sul suo volto c'era l'ombra <strong>di</strong> un sorriso.<br />
«No» rispose lei scuotendo la testa, e tornando rapidamente alla<br />
sua se<strong>di</strong>a. «Inten<strong>di</strong> tenermi prigioniera qui come...?»<br />
«Come la regina Ygraine?» Uther alzò le spalle ed entrò nella<br />
tenda. «Non ho altra scelta. Non potete certo rimanere tutte sole<br />
nella tenda grande, giusto?» Si guardò intorno. «Ma sei sola, vedo.<br />
Dov'è l'altra dama, Dyllis?»<br />
«Dietro il <strong>di</strong>visorio.»<br />
Uther annuì. «Bene. Dunque rimarrete qui. Starete bene, e non<br />
durerà molto.»<br />
«Sarà sempre troppo, temo. Questa è la tua tenda. Dove<br />
dormirai?»<br />
Lui inarcò un sopracciglio. «Come hai appena detto, questa è la<br />
mia tenda. Ho pensato <strong>di</strong> sistemare la mia branda qui, nella parte<br />
anteriore. Preferiresti forse che dormissi fuori, per terra?»<br />
«In mancanza <strong>di</strong> alternative, sì. Ma pensavo che potessi dormire<br />
nella tenda in cui ti trovavi ieri.»<br />
«Quella è la tenda del mio comandante in seconda, Huw<br />
Fortebraccio. Lui dorme lì.»<br />
Ygraine scosse la testa. «Dovrebbe esserci spazio a sufficienza per<br />
tutti e due. Inoltre, penso che sarebbe più al sicuro lui nel <strong>di</strong>videre la<br />
tenda con te, piuttosto che una donna... o due donne.»<br />
«Hai una lingua tagliente, mia signora...» replicò lui chinando la<br />
testa con un sorrisetto <strong>di</strong> compatimento «ma scarsa considerazione<br />
per i comandanti in seconda. Non esproprierò lo spazio del giovane<br />
Huw per sod<strong>di</strong>sfare il tuo capriccio, nemmeno se lui fosse <strong>di</strong>sposto
ad accettarlo. Non è nel mio stile. Ma farò come chie<strong>di</strong> e dormirò<br />
fuori, non per terra ma sulla mia branda. Così potrai riposare<br />
tranquillamente.»<br />
«<strong>La</strong> mia regina ha riposato tranquillamente qui?»<br />
Uther fece una smorfia e allargò le braccia. «Non ha sofferto, che<br />
io sappia. Si è forse lamentata con te?»<br />
Ygraine non rispose, e Uther si guardò intorno e alzò leggermente<br />
la voce. «<strong>Donna</strong> Dyllis?»<br />
<strong>La</strong> testa <strong>di</strong> Dyllis sbucò da <strong>di</strong>etro il <strong>di</strong>visorio. «Sì?»<br />
«Abbi cura della tua signora» le <strong>di</strong>sse Uther, voltandosi poi con un<br />
sorriso verso Ygraine. «Sarò assente un giorno o due, per stu<strong>di</strong>are il<br />
territorio e assicurarmi che non ci siano pericoli imprevisti in giro,<br />
ma tornerò. Nel frattempo, Nemo si occuperà <strong>di</strong> voi e vi fornirà<br />
tutto ciò <strong>di</strong> cui avrete bisogno.»<br />
Con un rapido saluto uscì dalla tenda, mentre Ygraine si voltava a<br />
guardare Dyllis con la bocca spalancata.<br />
«"Abbi cura della tua signora", è questo che ha detto?» Dyllis<br />
annuì, e Ygraine scosse la testa, turbata. «Dobbiamo aver capito<br />
male.»<br />
Uther mantenne la parola e tornò due giorni dopo, trovando<br />
Ygraine e Dyllis sedute fuori al sole primaverile, intente a<br />
rammendare gli abiti più malconci sotto stretta sorveglianza. Senza<br />
badare a ciò che stavano facendo, pretese che lo seguissero<br />
imme<strong>di</strong>atamente nella tenda, e quando si accorse che non c'era<br />
posto per sedersi, tornò fuori a prendere le se<strong>di</strong>e per loro e si<br />
accomodò su due bauli messi uno sopra l'altro.<br />
«Vi hanno trattato bene durante la mia assenza?» Le donne<br />
ammisero e lui annuì, come se non si aspettasse niente <strong>di</strong> meno.<br />
«Bene, è tempo che vi <strong>di</strong>a qualche dettaglio in più sulla vostra<br />
situazione. Dovete sapere che dopo avervi catturato, ho subito<br />
inviato degli emissari a Gulrhys Lot con il compito <strong>di</strong> <strong>di</strong>scutere i<br />
termini del vostro rilascio.»<br />
«E...?»
Lui alzò le spalle. «E in quel momento pensavo che se tutto fosse<br />
andato bene, avrei saputo qualcosa da loro entro due settimane...<br />
oggi o domani al più tar<strong>di</strong>.»<br />
«E...?» Questa volta lui non rispose ma si limitò ad alzare un<br />
sopracciglio, e Ygraine proseguì. «E se non fosse andato tutto bene?<br />
Se Lot avesse ucciso i tuoi inviati o li avesse tenuti prigionieri? È<br />
capace <strong>di</strong> farlo. Ha i suoi mercenari, e non teme le conseguenze.»<br />
«Non dubito che ne sia capace. Ma cre<strong>di</strong> che in questo caso<br />
avrebbe fatto una cosa del genere, sapendo che la regina e le sue<br />
dame avrebbero pagato lo scotto <strong>di</strong> un simile comportamento? È<br />
forse così meschino?»<br />
Ygraine rimase impassibile e rispose con calma: «È un uomo e un<br />
re. Tu sei un uomo e un re. Quin<strong>di</strong> rivolgi questa domanda a te<br />
stesso, non a me. Tu l'avresti fatto?».<br />
Il volto <strong>di</strong> Uther si rabbuiò così bruscamente che Ygraine si sentì<br />
gelare. «No, signora, non l'avrei fatto» sibilò, con un ringhio<br />
rabbioso.<br />
Si alzò <strong>di</strong> scatto e senza guardare le due donne andò ad affacciarsi<br />
sulla soglia, aggrappandosi nervosamente ai lembi della tenda e<br />
guardando fuori nel caldo sole pomeri<strong>di</strong>ano. <strong>La</strong> regina e la sua<br />
compagna si guardarono in faccia, perplesse e meravigliate, senza<br />
aprire bocca. Alla fine Uther sospirò e si voltò verso <strong>di</strong> loro, con gli<br />
occhi puntati su Ygraine.<br />
«Non prenderei mai in considerazione una cosa del genere,<br />
signora. Ma Gulrhys Lot l'ha fatto. Ha ucciso i miei messaggeri,<br />
malgrado fossero tutelati dal suo giuramento <strong>di</strong> protezione. E per<br />
questo, te lo assicuro, gli strapperò le budella e le farò essiccare in<br />
modo da farne corde per gli archi lunghi dei miei uomini. Puoi essere<br />
orgogliosa <strong>di</strong> tuo marito, signora.»<br />
«Cosa?» Ygraine impallidì. «Cos'hai detto?»<br />
«Ho detto "tuo marito", Gulrhys Lot, l'uomo del quale sei<br />
condannata a essere moglie...»<br />
Si interruppe <strong>di</strong> colpo vedendola balzare in pie<strong>di</strong>, bianca come un<br />
cencio, e credendo che fosse la paura a farle sbarrare gli occhi si<br />
rabbuiò ancora <strong>di</strong> più.
«Ebbene?» ringhiò esasperato. «Stai per metterti a urlare? Cre<strong>di</strong> che<br />
me la prenderò con te perché sei la moglie <strong>di</strong> Lot? Hai riso quando<br />
Huw Fortebraccio ti ha detto che non faccio guerra alle donne, ma<br />
era la verità. Ci pensa Gulrhys Lot a farla, per tutti e due. Fa parte<br />
della sua natura, che lo <strong>di</strong>stingue dai normali esseri umani. Non ti<br />
considero responsabile delle azioni <strong>di</strong> quell'uomo, e nemmeno <strong>di</strong><br />
averlo sposato. Conosco la tua storia, tu non ne hai colpa.»<br />
Ygraine si torse le mani fino a piantarsi le unghie nel palmo,<br />
imponendosi <strong>di</strong> restare calma e <strong>di</strong> pensare con luci<strong>di</strong>tà. Lui<br />
conosceva la sua identità, su questo non c'era più niente da fare...<br />
ma non aveva importanza. <strong>La</strong> cosa importante era che... Deglutì,<br />
cercando <strong>di</strong> non farsi prendere dal panico. <strong>La</strong> cosa importante era<br />
che Lot aveva ucciso i messaggeri <strong>di</strong> Uther, li aveva massacrati pur<br />
avendo giurato <strong>di</strong> proteggerli.<br />
«Quando hai scoperto questo... tra<strong>di</strong>mento?»<br />
«Parecchi giorni fa, signora.»<br />
«E perché non hai detto nulla finora? Perché questa messinscena <strong>di</strong><br />
inviarmi a Lot come tua messaggera? Tu sapevi, allora, che sarebbe<br />
stato del tutto inutile.»<br />
«Sì, signora. Lo sapevo.»<br />
«E sapevi già chi ero?»<br />
«Sapevo anche questo.»<br />
«E quando l'hai scoperto?»<br />
«<strong>La</strong> prima volta che ti ho vista sul ciglio della strada, dopo<br />
l'imboscata nella quale Huw Fortebraccio ha catturato voi e il vostro<br />
convoglio.»<br />
«E Morgas, che si era presentata come la regina? Perché hai<br />
accettato quella finzione?»<br />
«Perché mi faceva comodo. Non mi <strong>di</strong>spiaceva farti credere che il<br />
tuo segreto fosse al sicuro.»<br />
«Ma sei andato a letto con lei!»<br />
Lui alzò le spalle. «Sono andato a letto con una donna, non con<br />
una regina. Non è stata una sofferenza, né per lei né per me. Ne
abbiamo goduto entrambi, credo.»<br />
«Ma... ma allora, perché l'hai mandata via e hai tenuto me qui?»<br />
«Perché dovevo separarti dal resto delle donne. Una volta saputo<br />
che Lot aveva respinto l'opportunità <strong>di</strong> riprenderti, rappresentavano<br />
un intralcio, mentre tu assumevi una nuova importanza.»<br />
«Anche se sapevi che non avrebbe trattato per riavermi?»<br />
«Soprattutto per questo.»<br />
Ygraine scosse la testa. «Hai detto <strong>di</strong> avermi riconosciuto alla<br />
prima occhiata, ma questo è semplicemente impossibile. Significa che<br />
dovevi avermi già visto da qualche parte, e io non sono mai uscita<br />
dalla Cornovaglia da quando ho messo piede in Britannia.»<br />
Lui scosse la testa. «Non ho detto che ti avevo già visto.<br />
Semplicemente ho capito chi eri. Per questo ho menzionato Deirdre<br />
dagli occhi viola.»<br />
Nel sentirlo pronunciare per la seconda volta quel nome, Ygraine<br />
rimase così sconvolta che non ebbe nemmeno la forza <strong>di</strong> protestare.<br />
«Spiegati» sussurrò.<br />
Lui spostò per un attimo lo sguardo su Dyllis, poi lo riportò su<br />
Ygraine.<br />
«Deirdre era tua sorella, colpita da una strana malattia durante<br />
l'infanzia e morta molti anni fa, giusto?»<br />
Lei annuì, troppo stupita per parlare.<br />
«Ebbene, lei non morì quando voi credete. Visse per vari anni,<br />
sordomuta, e alla fine giunse in Britannia, dove conobbe e sposò il<br />
mio amato cugino, Merlino Britannico <strong>di</strong> Camelot. Lui e io la<br />
trovammo un giorno sola e abbandonata nella foresta durante un<br />
pattugliamento - o meglio, fui io a trovarla, anzi, Nemo, per essere<br />
precisi - e la portammo con noi a Camelot. Aveva il tuo stesso volto,<br />
impossibile confondersi.»<br />
«Aveva il mio volto...»<br />
«Già. Fu uccisa, assassinata, quasi un anno fa, e il colpevole non è<br />
mai stato scoperto. Morì portando in grembo il figlio <strong>di</strong> mio cugino<br />
Merlino.»
«Ma...» Ygraine cercò <strong>di</strong> trovare le parole, ma si sentiva girare la<br />
testa ed era troppo sconvolta per far fronte a tutte quelle notizie<br />
inaspettate.<br />
Imponendosi <strong>di</strong> fare or<strong>di</strong>ne nella sua mente, si aggrappò all'unica<br />
inesattezza che aveva in<strong>di</strong>viduato nelle parole <strong>di</strong> Uther. «Ma<br />
aspetta... lei era sordomuta sin dall'infanzia. Il suo era un mondo <strong>di</strong><br />
silenzio. Come può avervi svelato chi era?»<br />
«Non ce l'ha detto lei. È stato tuo fratello Donuil a rivelarlo a<br />
Merlino, quando ha ritrovato sua sorella a Camelot... Signora!»<br />
Nell'u<strong>di</strong>re il nome <strong>di</strong> suo fratello sulle labbra <strong>di</strong> quell'uomo, gli<br />
strani ronzii nella testa che Ygraine da tempo aveva iniziato a<br />
percepire si trasformarono in un rombo assordante; <strong>di</strong> colpo vide la<br />
tenda girare intorno a lei e si sentì fluttuare nell'aria come fosse senza<br />
peso e senza sostanza.<br />
Qualche istante dopo, quando riprese conoscenza, Ygraine trovò<br />
il volto <strong>di</strong> Uther Pendragon vicinissimo al suo, con una espressione<br />
profondamente preoccupata, e <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> lui Dyllis che la fissava con<br />
occhi sbarrati.<br />
Tentò <strong>di</strong>speratamente <strong>di</strong> mettersi a sedere, e solo allora si accorse<br />
che l'uomo sosteneva il suo peso cingendola alla vita, come se<br />
l'avesse presa in braccio.<br />
Capì che era svenuta e che lui doveva averla sorretta mentre<br />
cadeva, trasportandola poi verso il letto dove ora la aiutò ad<br />
adagiarsi.<br />
Con il cuore che le batteva come impazzito, Ygraine si mise<br />
seduta sulla branda e spostò le gambe in modo da poggiare i pie<strong>di</strong><br />
per terra, rifiutando l'aiuto <strong>di</strong> Uther con la scusa che stava<br />
perfettamente bene e che era in grado <strong>di</strong> fare da sola.<br />
Lui si rialzò imme<strong>di</strong>atamente e fece un passo in<strong>di</strong>etro, mentre la<br />
donna cercava <strong>di</strong> ricomporsi imponendosi <strong>di</strong> non guardarlo. Alla<br />
fine, quando si sentì <strong>di</strong> nuovo padrona <strong>di</strong> se stessa, Ygraine fece un<br />
breve cenno con la testa per ringraziarlo tacitamente.<br />
«Signora, ho detto troppo, e troppo in fretta. Hai molte cose su<br />
cui riflettere in questo momento. Ti lascio alle domande che <strong>di</strong> sicuro<br />
si agitano nella tua mente, e tornerò più tar<strong>di</strong>. Allora forse sarò in
grado <strong>di</strong> rispondere ad alcune <strong>di</strong> esse. Quando sarò <strong>di</strong> nuovo qui,<br />
non parleremo più <strong>di</strong> Gulrhys Lot. Ha commesso il suo crimine e<br />
<strong>di</strong>mostrato la sua infamia, e nessuno <strong>di</strong> noi due può incolpare l'altro<br />
della sua depravazione. Che il suo nome resti maledetto e sottaciuto<br />
fra <strong>di</strong> noi, d'ora in avanti.»<br />
Si batté il pugno sul petto in segno <strong>di</strong> saluto e dopo un rigido<br />
inchino fece per andarsene. Proprio mentre stava per uscire, tuttavia,<br />
esitò e si voltò verso <strong>di</strong> lei aggiungendo: «Perdonami, signora, se la<br />
mia brutalità ti ha sconvolto. Non intendevo <strong>di</strong>re tutto ciò che ho<br />
detto, e non ho considerato quanto ti avrebbero turbato tante<br />
notizie così improvvise e inaspettate. A <strong>di</strong>re il vero, non ci ho<br />
pensato affatto... Anch'io, dunque, ho bisogno <strong>di</strong> rimanere solo per<br />
riflettere sulle molte stranezze <strong>di</strong> questa vicenda».<br />
Le due donne lo osservarono mentre abbandonava la tenda, poi<br />
Dyllis si voltò verso la regina con gli occhi pieni <strong>di</strong> stupore e aprì la<br />
bocca per parlare, ma Ygraine la prevenne.<br />
«<strong>La</strong>sciami sola, Dyllis, ti prego. Trovati qualcosa da fare. Come ha<br />
detto il nostro carceriere, ho molte domande che esigono una<br />
risposta, e non so nemmeno come formularle. Devo riflettere, e<br />
l'ultima cosa <strong>di</strong> cui ho bisogno è che tu mi gironzoli intorno,<br />
fissandomi con gli occhi sgranati.»<br />
Appena la sua compagna si fu allontanata, Ygraine si allentò il<br />
busto, allargò la veste intorno a sé per maggior como<strong>di</strong>tà e si <strong>di</strong>stese<br />
sul letto chiudendo gli occhi.<br />
Nella sua mente si agitavano i ricor<strong>di</strong> a lungo sopiti della sua<br />
infanzia in Eire, e lo sciame <strong>di</strong> fratelli, cugini e parenti fra i quali era<br />
vissuta. Alcuni erano scomparsi dalla sua memoria da anni. Persino<br />
Deirdre, la sua sorellina, alla quale aveva rubato il nome nel vano<br />
tentativo <strong>di</strong> ingannare il cambriano, era rimasta sepolta finora in<br />
qualche angolo della sua mente; aveva scelto quel nome solo perché<br />
lo riteneva sicuro e credeva fosse impossibile collegarlo a lei.<br />
Ora, tuttavia, rievocò il terrore che si era impadronito <strong>di</strong> lei e <strong>di</strong><br />
tutti i suoi familiari quando la bimba era scampata, dopo molte<br />
sofferenze, alla terribile malattia che l'aveva colpita, una malattia<br />
<strong>di</strong>versa da tutte quelle conosciute dai drui<strong>di</strong> più anziani e sapienti<br />
che vivevano nelle terre <strong>di</strong> suo padre.
Deirdre si era aggrappata testardamente alla vita e alla fine si era<br />
salvata, ma a un prezzo terribile. I magnifici occhi viola cui doveva il<br />
suo nome erano rimasti perennemente offuscati, le febbri terribili che<br />
avevano consumato il suo gracile corpo li avevano misteriosamente<br />
privati del loro colore tingendoli <strong>di</strong> un grigio pallido, e anche i suoi<br />
folti capelli castani avevano perso la loro lucentezza.<br />
In quella malattia Deirdre aveva perso anche la voce e l'u<strong>di</strong>to, e<br />
nel ricordarlo Ygraine pensò con un brivido che non c'era da stupirsi<br />
che il popolo del regno <strong>di</strong> suo padre avesse guardato la bimba con<br />
sospetto da allora in poi, bisbigliando <strong>di</strong> atti <strong>di</strong> stregoneria e <strong>di</strong><br />
interventi delle <strong>di</strong>vinità oscure della notte e della morte.<br />
Vari anni dopo quella malattia, la piccola Deirdre si era ammalata<br />
nuovamente e questa volta si era allontanata <strong>di</strong> notte con la febbre<br />
alta dall'accampamento <strong>di</strong> suo padre senza che nessuno la vedesse;<br />
da allora in poi era scomparsa. Tutti l'avevano data per morta,<br />
poiché era inconcepibile che la bambina, che aveva appena do<strong>di</strong>ci<br />
anni all'epoca, potesse sopravvivere una seconda volta, priva <strong>di</strong> voce<br />
e <strong>di</strong> u<strong>di</strong>to e incapace <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendersi nella selvaggia foresta che<br />
circondava la loro casa.<br />
Ora questo cambriano, questo barbaro straniero, le annunciava<br />
che Deirdre non solo era sopravvissuta, ma aveva sposato suo<br />
cugino, Merlino Britannico <strong>di</strong> Camelot.<br />
Era inconcepibile!<br />
Per anni, ancor prima <strong>di</strong> venire in Britannia per <strong>di</strong>ventare la sposa<br />
<strong>di</strong> Gulrhys Lot, Ygraine era stata assillata dai racconti sulla barbarie <strong>di</strong><br />
Uther Pendragon, sulla sua improvvisa e violenta ferocia, sulla sua<br />
brama <strong>di</strong> sangue e <strong>di</strong> conquista. E insieme a quelle storie, aveva<br />
sentito parlare a lungo del vile comportamento <strong>di</strong> suo cugino,<br />
Merlino <strong>di</strong> Camelot, un esemplare della stessa razza, cresciuto nella<br />
medesima depravazione ma meno coraggioso, anche se altrettanto<br />
malvagio, del suo parente. Ora le si chiedeva <strong>di</strong> credere che sua<br />
sorella avesse sposato quello stesso Merlino Britannico, e che suo<br />
fratello Donuil vivesse anch'egli a Camelot in amicizia con queste<br />
persone? Era ri<strong>di</strong>colo solo a pensarci.<br />
Ygraine scavò ferocemente in se stessa per ritrovare e rinfocolare<br />
l'o<strong>di</strong>o che aveva sempre covato nei confronti <strong>di</strong> Uther Pendragon.
Ricordava quando Gulrhys Lot aveva esposto a suo padre tutti i<br />
motivi per cui i due re e i loro popoli dovevano formare una forte e<br />
durevole alleanza. Uniti, sarebbero riusciti a respingere l'avanzata e a<br />
frustrare le ambizioni <strong>di</strong> questa arrogante e ibrida tribù legata al<br />
nome <strong>di</strong> Camelot, che era nata <strong>di</strong> recente dall'alleanza fra i clan<br />
Pendragon della Cambria e la feccia costituita dai <strong>di</strong>sertori e dai<br />
peggiori resti dell'esercito romano partito dalla Britannia. Uther<br />
Pendragon e Merlino <strong>di</strong> Camelot erano sempre stati tra i principali<br />
avversari <strong>di</strong> Ygraine, nemici giurati del popolo <strong>di</strong> Cornovaglia.<br />
Perché dunque, si chiese ora, non riusciva a risvegliare il rancore e<br />
l'o<strong>di</strong>o che era certa <strong>di</strong> serbare nel cuore? Si accorse che era scossa da<br />
brivi<strong>di</strong> come se avesse la febbre, e <strong>di</strong> colpo capì che stava tremando<br />
<strong>di</strong> rabbia. E che la sua collera non era <strong>di</strong>retta contro i suoi rapitori. Si<br />
tirò su, fissando la parete con sguardo assente, poi chiamò Dyllis a<br />
gran voce.<br />
I teli all'entrata si spalancarono e due guar<strong>di</strong>e fecero irruzione<br />
nella tenda con le spade sguainate e pronte a colpire, ma vedendola<br />
sola sul letto si arrestarono.<br />
«Signora?» brontolò una <strong>di</strong> esse, mentre l'altra, Nemo, si guardava<br />
attorno. Ygraine scosse il capo, tentando <strong>di</strong> ritrovare la voce.<br />
«Un sogno» balbettò. «Mi ha spaventato. Stavo dormendo. Solo<br />
un sogno, nient'altro. Vi ringrazio.»<br />
Le guar<strong>di</strong>e in<strong>di</strong>etreggiarono lentamente e uscirono rinfoderando<br />
le spade e dando un'occhiata in giro, non completamente convinte<br />
che fosse tutto a posto. Dyllis era in pie<strong>di</strong> davanti all'apertura nel<br />
<strong>di</strong>visorio, e fissava Ygraine con aria preoccupata.<br />
«Va tutto bene, Dyllis. Vieni qui e sie<strong>di</strong>ti vicino a me. Ho bisogno<br />
<strong>di</strong> parlarti.»<br />
Ygraine si mise a sedere sulla branda posando i pie<strong>di</strong> per terra,<br />
mise le mani sotto le cosce e si protese verso Dyllis per guardarla<br />
negli occhi.<br />
«Tu sei della Cornovaglia, Dyllis» esordì. «Dunque parlami <strong>di</strong><br />
Gulrhys Lot, mio marito. Ma parlamene come se io fossi un'amica,<br />
non sua moglie o la sua regina.»<br />
«Mia signora?» <strong>La</strong> fanciulla piegò leggermente la testa, confusa.
Ygraine ricominciò.<br />
«Dyllis, ascoltami bene, mia cara... Siamo insieme da quanto, tre<br />
anni? In tutto questo tempo, non ho mai sentito te o una qualsiasi<br />
delle mie dame <strong>di</strong>re qualcosa del mio signore e marito che si potesse<br />
ritenere offensiva, sleale o maligna. E nemmeno sincera, se è per<br />
questo. Giusto?» Scosse la testa e chiuse gli occhi per non vedere lo<br />
sguardo angosciato <strong>di</strong> Dyllis. «Eppure io so che Morgas è stata<br />
l'amante <strong>di</strong> Lot prima che io lo sposassi, e lo è ancora, <strong>di</strong> tanto in<br />
tanto. So anche che mio marito ha posseduto tutte le mie dame, te<br />
compresa, da quando mi ha sposato. Di fatto, fra noi tre<strong>di</strong>ci, io sono<br />
colei che più raramente è oggetto del suo desiderio.» Udì un<br />
piagnucolio e aprì subito gli occhi, scorgendo sul volto della<br />
compagna un'espressione smarrita, un misto <strong>di</strong> dolore, paura e<br />
mortificazione. «No, Dyllis, no, non sono arrabbiata. Per gli dèi,<br />
giuro che ne sono felice, perché...» si interruppe e trasse un profondo<br />
respiro, conscia dell'enormità <strong>di</strong> ciò che stava per <strong>di</strong>re e pregustando<br />
il piacere che avrebbe provato nel <strong>di</strong>rlo.<br />
«Perché, Dyllis,» continuò «io, Ygraine Mac Athol dell'Eire,<br />
<strong>di</strong>sprezzo, detesto e o<strong>di</strong>o il mio cosiddetto signore e padrone,<br />
Gulrhys Lot <strong>di</strong> Cornovaglia. È un rospo schifoso e malvagio,<br />
malgrado i suoi sorrisi falsi e melliflui e le sue maniere accattivanti. È<br />
un uomo crudele, infame e arrogante, una vergogna per il genere<br />
umano. E mi ci sono voluti tre anni per accorgermene. Da quando<br />
sono giunta in Cornovaglia, il mio ignobile consorte è stato con me<br />
cinque volte. <strong>La</strong> prima io ero felice, eccitata e spaventata, e piena <strong>di</strong><br />
curiosità... e lui mi ha brutalizzata. <strong>La</strong> seconda, più <strong>di</strong> un mese dopo,<br />
non ero più vergine ma avevo ancora più paura, e lui mi ha legata e<br />
picchiata, violentandomi e lasciandomi terrorizzata e dolorante... Le<br />
ultime tre volte sono rimasta <strong>di</strong>stesa sotto <strong>di</strong> lui come un pezzo <strong>di</strong><br />
legno, rabbrividendo <strong>di</strong> <strong>di</strong>sgusto e <strong>di</strong> vergogna per ciò che ero<br />
costretta a fare essendo sua moglie.<br />
Due volte, Dyllis, gli sono bastate per trasformare sua moglie da<br />
una trepidante fanciulla in una donna sottomessa e piena <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>sprezzo, un oggetto su cui sfogarsi a proprio piacimento. Ho<br />
ringraziato in silenzio gli dèi sin da allora - gli dèi della Cambria,<br />
dell'Eire e <strong>di</strong> qualunque altro luogo - del fatto che ci fossero molte<br />
donne <strong>di</strong>sposte a sod<strong>di</strong>sfare gli appetiti del re in ogni momento. E li
ho ringraziati ancor <strong>di</strong> più quando lui ha scelto <strong>di</strong> farmi vivere in<br />
esilio con il nostro amico Herliss, nella bianca fortezza <strong>di</strong> Tir Gwyn.<br />
<strong>La</strong>ggiù, lontana dalla sua lussuria e dalla sua brutalità, ho trovato un<br />
po' <strong>di</strong> felicità.»<br />
Ygraine rimase seduta in silenzio per qualche istante, poi tese<br />
d'impulso le mani verso Dyllis. <strong>La</strong> giovane le prese nelle sue e si<br />
strinse alla sua padrona rimanendo tuttavia ostinatamente muta.<br />
«Ciononostante» proseguì la regina «mi sono affannata... ho fatto<br />
<strong>di</strong> tutto... per conservare un'apparenza <strong>di</strong> fedeltà e <strong>di</strong> rispetto verso<br />
quel... mostro che era mio marito. Perché? Sai <strong>di</strong>rmelo, Dyllis? Sai<br />
<strong>di</strong>rmi perché mi sono data tanta pena per un uomo che ha corrotto<br />
tutte le mie dame e ha infranto ogni vincolo <strong>di</strong> lealtà che potevano<br />
avere nei miei confronti seminando il terrore fra loro e le loro<br />
famiglie? Sai <strong>di</strong>rmi perché sono rimasta in silenzio tanto tempo pur<br />
sapendo dentro <strong>di</strong> me che vessava, traviava e terrorizzava con il suo<br />
abietto e <strong>di</strong>sumano comportamento le mie amiche e i loro familiari?<br />
Dyllis, da anni ormai sono sposata a una creatura al cui confronto<br />
anche un serpente apparirebbe nobile e retto. Sai <strong>di</strong>rmi come e<br />
perché ho permesso che ciò accadesse?» Strinse le mani dell'amica fra<br />
le proprie. «Non temere, mia cara, non mi aspetto una risposta. Sto<br />
solo parlando a me stessa ad alta voce, finalmente, con gli occhi<br />
aperti e senza paura.<br />
Ma ora ascolta attentamente. Vorrei che tu enumerassi per me, se<br />
non ti <strong>di</strong>spiace, tutti gli esempi della famigerata ferocia e brutale<br />
depravazione <strong>di</strong> Uther Pendragon cui hai assistito o <strong>di</strong> cui hai sentito<br />
parlare. Dimmi come e quando ha infierito su <strong>di</strong> noi o sui nostri<br />
compagni della Cornovaglia, da quando siamo caduti nelle sue<br />
mani.» Fece un gesto con le mani per invitarla a parlare, poi attese in<br />
silenzio.<br />
Dyllis la fissò a lungo senza aprire bocca, poi fece un cenno col<br />
capo, allargando le braccia.<br />
«Mia signora, non posso.»<br />
«No, non puoi. Nemmeno io posso, Dyllis. E c'è un'altra cosa che<br />
non posso fare, molto più importante: non posso ricordare <strong>di</strong> aver<br />
sentito un solo racconto sulla perfi<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Uther Pendragon che non<br />
venisse, in un modo o nell'altro, da quella serpe <strong>di</strong> Gulrhys Lot.»
Ygraine si alzò, andò a spalancare l'ingresso della tenda e chiamò<br />
la guar<strong>di</strong>a. Un attimo dopo Nemo si affacciò e la guardò con aria<br />
interrogativa. Ygraine gli fece un cenno col capo e parlò con calma e<br />
cortesia.<br />
«Il tuo re ha detto che sarebbe tornato più tar<strong>di</strong> per parlare con<br />
me. Puoi informarlo che gra<strong>di</strong>rei vederlo, se ha tempo?»<br />
Nemo sbatté le palpebre, fissò incuriosita l'altra donna, poi si<br />
voltò e sparì senza <strong>di</strong>re una parola.<br />
Pochi istanti dopo, fuori dalla tenda echeggiò la voce <strong>di</strong> Uther che<br />
chiedeva il permesso <strong>di</strong> entrare. Ygraine lo invitò dentro e lui<br />
obbedì, chinandosi per evitare l'architrave della porta sebbene non<br />
portasse l'elmo.<br />
«Desideri parlarmi?»<br />
«Sì. Vorrei farti alcune domande. Sie<strong>di</strong>ti, ti prego.»<br />
Uther si sedette sui due bauli ancora <strong>di</strong>sposti uno sopra l'altro e<br />
Ygraine si avvicinò a lui tenendo le mani intrecciate <strong>di</strong>etro la schiena.<br />
«Raccontami in quale modo mio fratello Donuil è finito a<br />
Camelot.»<br />
Uther annuì. «Merlino lo catturò tre anni fa, quando il tuo<br />
popolo ci aggredì da nord mentre Lot attaccava da sud. Merlino fece<br />
prigionieri quasi duemila dei tuoi compatrioti e poi li liberò,<br />
trattenendo Donuil a garanzia della promessa <strong>di</strong> tuo padre <strong>di</strong> non<br />
farsi coinvolgere nel conflitto. Doveva tenerlo in ostaggio per cinque<br />
anni, ma i due sono <strong>di</strong>ventati amici e mio cugino lo ha sciolto dal<br />
suo vincolo l'anno successivo.<br />
Una volta ottenuta la libertà, Donuil ha scelto <strong>di</strong> rimanere a<br />
Camelot e <strong>di</strong> lavorare per Merlino.»<br />
«Ha scelto <strong>di</strong> rimanere?»<br />
Uther alzò le spalle. «Sì. Voleva <strong>di</strong>ventare aiutante <strong>di</strong> campo <strong>di</strong><br />
Merlino. Ho pensato che fossero matti tutti e due, e l'ho detto a mio<br />
cugino, ma lui non ci ha badato.»<br />
«Che cos'è un aiutante <strong>di</strong> campo?»<br />
«È una carica romana <strong>di</strong> tipo amministrativo... un ufficiale
dell'esercito.»<br />
«Un ufficiale dell'esercito. Un ufficiale dell'esercito romano. Mio<br />
fratello. Perché faccio tanta fatica a crederlo?»<br />
Lui scosse la testa. «Non più <strong>di</strong> quella che ho fatto io, signora. Ma<br />
in fondo, ora non ci sono più Romani in Britannia. Tuo fratello fa<br />
parte dell'esercito <strong>di</strong> Camelot, e come ho detto, lui e Merlino sono<br />
amici.»<br />
«E Deirdre? Raccontami <strong>di</strong> lei.»<br />
«Ti ho già detto quasi tutto quello che so. Molte cose sono<br />
accadute mentre io ero in Cambria e non a Camelot.»<br />
«Ri<strong>di</strong>mmelo, se non ti <strong>di</strong>spiace.»<br />
Uther raccontò <strong>di</strong> nuovo, in sintesi, tutto ciò che sapeva,<br />
terminando con la scoperta del corpo <strong>di</strong> Deirdre nella sua valle<br />
nascosta. Ygraine lo ascoltò attentamente seduta su una delle se<strong>di</strong>e, e<br />
quando lui ebbe finito rimase silenziosa per qualche istante.<br />
«E Merlino <strong>di</strong> Camelot cos'ha fatto per risolvere il mistero del suo<br />
assassinio e ven<strong>di</strong>care la sua morte?»<br />
Uther trasse un profondo respiro. «Proprio in quel periodo Lot<br />
scatenò un'invasione nei nostri territori: in Cambria dal mare e a<br />
Camelot via terra. Merlino era assente da un po' <strong>di</strong> tempo e non<br />
sapeva nulla, finché tornando a casa cadde in un'imboscata sulle<br />
colline <strong>di</strong> Men<strong>di</strong>p, nei pressi <strong>di</strong> Camelot, e rischiò <strong>di</strong> morire.<br />
In quel momento io mi trovavo da quelle parti con la mia<br />
cavalleria, all'inseguimento <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> mercenari germanici a<br />
cavallo che Lot aveva assoldato in qualche parte della Gallia. Sapevo<br />
che rappresentavano per noi il maggior pericolo <strong>di</strong> quell'invasione,<br />
poiché possedere una forza <strong>di</strong> cavalleria permetteva a Lot <strong>di</strong><br />
eguagliare il nostro potenziale, e per tutta la vita, avevo sentito mio<br />
nonno lodare la cavalleria leggera germanica usata da Cesare nei<br />
tempi antichi. Ritenevo che Lot non si rendesse conto <strong>di</strong> ciò che<br />
aveva tra le mani... non ancora... ma sapevo che se quegli uomini<br />
avessero riportato anche una sola vittoria <strong>di</strong> rilievo, lui avrebbe<br />
frugato ogni angolo della terra per trovarne degli altri e noi<br />
avremmo corso il rischio <strong>di</strong> essere schiacciati.
Dunque eravamo lì, dopo aver inseguito quei mercenari<br />
attraverso mezza Britannia per settimane cercando <strong>di</strong> spingerli in un<br />
luogo dove poterli intrappolare e annientare, e ci stavamo<br />
preparando allo scontro definitivo quando loro incrociarono<br />
Merlino e i suoi uomini. Fu una fortuna che fossimo così vicini,<br />
poiché le truppe <strong>di</strong> Merlino erano molto meno numerose <strong>di</strong> quelle<br />
nemiche ed erano cadute in una trappola mortale. Se non ci fossimo<br />
stati noi, sarebbero morti tutti. Invece battemmo la cavalleria<br />
germanica e riuscimmo a salvare la maggior parte degli uomini <strong>di</strong><br />
mio cugino.» Uther fece una pausa, rendendosi conto che lui e la sua<br />
prigioniera avevano in comune dolori e per<strong>di</strong>te. «Quanto a Merlino,<br />
ricevette un colpo tremendo alla testa. Da allora non si è più ripreso,<br />
e probabilmente non lo farà più. Non ricorda più chi era. Non<br />
riconosce me né nessun altro. Non ricorda chi era sua moglie e<br />
nemmeno <strong>di</strong> averne avuta una. È vivo, ma non è... non è più mio<br />
cugino Merlino.»<br />
Ygraine si alzò e si avvicinò lentamente all'ingresso della tenda,<br />
scostando i teli e guardando fuori nella luce del tardo pomeriggio<br />
così come Uther aveva fatto in precedenza. Alla fine si voltò verso <strong>di</strong><br />
lui.<br />
«Dimmi esattamente cos'è accaduto quando i tuoi inviati sono<br />
andati a incontrare Gulrhys Lot.»<br />
«Uno dei miei migliori esploratori, un uomo <strong>di</strong> nome Owain, si è<br />
infiltrato nell'accampamento <strong>di</strong> Lot e ha vissuto lì per giorni finché<br />
non ha scoperto tutto ciò che c'era da sapere su quanto era<br />
avvenuto nella sala <strong>di</strong> Lot quella sera.» Narrò la storia in modo<br />
succinto, senza omettere nulla e informandola anche che <strong>La</strong>gan il<br />
Saggio era stato spe<strong>di</strong>to in missione per ritrovare e arrestare il padre<br />
Herliss.<br />
Quando il triste racconto fu terminato, Ygraine scosse la testa<br />
incredula.<br />
«Conosco <strong>La</strong>gan» mormorò, poi proseguì con voce decisa e piena<br />
<strong>di</strong> rabbia. «È una cosa ingiusta. O<strong>di</strong>osa. Lot non ha... non aveva...<br />
seguaci più fedeli o leali <strong>di</strong> Herliss e suo figlio, <strong>La</strong>gan il Saggio. E ora<br />
tiene in ostaggio la moglie e il figlio <strong>di</strong> quell'uomo, minacciandoli <strong>di</strong><br />
morte, per garantirsi la sua amicizia. È pazzo.»
Rimase a lungo in silenzio, poi domandò: «Ora <strong>di</strong>mmi<br />
onestamente, ti prego, cosa avevi in mente quando hai deciso <strong>di</strong><br />
trattenermi qui e <strong>di</strong> mandar via le mie dame?».<br />
Lui la fissò, riflettendo su quella domanda, e lei ricambiò<br />
impassibile il suo sguardo senza <strong>di</strong>re una parola, aspettando che lui<br />
parlasse.<br />
«Sono tentato <strong>di</strong> rispondere alla tua domanda con un'altra<br />
domanda: cosa hai pensato che avessi in mente? Ma non sarebbe un<br />
bene per nessuno dei due. Quin<strong>di</strong> ti <strong>di</strong>rò la verità, anche se questo<br />
potrà farmi apparire sciocco ai tuoi occhi. Avevo in mente che tu<br />
potessi essere... più preziosa per me come ostaggio nei confronti <strong>di</strong><br />
tuo padre in Eire <strong>di</strong> quanto saresti mai stata in qualunque trattativa<br />
con Lot.»<br />
«Preziosa... in che senso?»<br />
Uther scrollò le ampie spalle e scosse lievemente la testa. «Era un<br />
pensiero assurdo e passeggero, anche se immagino potesse venirne<br />
fuori qualcosa. Mi era venuto in mente che se tuo padre avesse<br />
saputo che Lot ti aveva abbandonato al tuo destino in mani<br />
nemiche, avrebbe potuto infuriarsi abbastanza da rinnegare la sua<br />
amicizia e il suo sostegno a tuo marito in cambio del tuo ritorno<br />
sana e salva a casa sua. Abbiamo un precedente, nel caso <strong>di</strong> Donuil,<br />
e pensavo che tuo padre poteva essere <strong>di</strong>sponibile a trattare ancora<br />
una volta con Camelot, sapendo che rispettiamo gli accor<strong>di</strong> con<br />
maggiore onestà del suo attuale alleato.»<br />
«Ma lui lo sa? Mio padre sa che Donuil ha scelto <strong>di</strong> rimanere a<br />
Camelot dopo essere stato liberato?»<br />
Uther sbatté le palpebre, chiaramente in <strong>di</strong>fficoltà, poi annuì,<br />
poco convinto. «Credo <strong>di</strong> sì. Dovrebbe saperlo.»<br />
«Dovrebbe? È convinto che suo figlio sia vincolato per cinque<br />
anni, mi hai detto. Questi cinque anni sono scaduti?»<br />
«No.» Uther fece un rapido calcolo. «Sono passati tre anni, ma<br />
Donuil è libero da due.»<br />
«Sì, ma mio padre potrebbe non saperlo, e ciò manderebbe a<br />
monte il tuo ragionamento al momento <strong>di</strong> trattare con lui la mia<br />
liberazione.»
Uther annuì con aria pensosa. «Già, forse hai ragione. Ma potrei<br />
sempre mandare Donuil da lui come mio inviato e amico <strong>di</strong> Merlino.<br />
Questo è fattibile.»<br />
«Sì, e mio padre ne sarebbe molto impressionato.» Ygraine fece<br />
una pausa. «Hai detto che questo avrebbe potuto farti apparire<br />
sciocco ai miei occhi. Non è così.»<br />
Uther sorrise. «No, sono stato sciocco a pensare che lui potesse<br />
convincersi a rinnegare la sua alleanza con Lot e a impegnare le sue<br />
truppe in questa guerra al nostro fianco. E tuttavia, malgrado la tua<br />
presenza qui, sospetto che sia riluttante a impegnarsi nuovamente<br />
con Lot.»<br />
«Quin<strong>di</strong> mi rivenderesti a mio padre?»<br />
«Sì, ma non per denaro. Sarebbe vantaggioso per la mia causa se<br />
lui si rifiutasse <strong>di</strong> sostenere la Cornovaglia. Ti <strong>di</strong>spiacerebbe tornare a<br />
casa tua, in Eire?»<br />
«No.»<br />
«Bene. <strong>La</strong> tua guar<strong>di</strong>a personale verrebbe liberata insieme a te,<br />
naturalmente, poiché presumo che siano tutti uomini <strong>di</strong> tuo padre e<br />
non <strong>di</strong> Lot.»<br />
«Infatti. Ma che ne sarà del povero Herliss? È vecchio ormai, e<br />
non verrebbe con me in Eire. Non credo che abbia molta voglia <strong>di</strong><br />
cominciare una nuova vita in una terra sconosciuta, alla sua età. E<br />
non può rimanere qui in Cornovaglia poiché, come hai detto, Lot lo<br />
ha già condannato a morte. Cos'hai in mente per lui? Non ha fatto<br />
del male a nessuno, né a te né a Lot, e non merita <strong>di</strong> morire solo per<br />
avermi protetto.»<br />
Uther scosse la testa. «Non ho in mente nulla per quanto riguarda<br />
Herliss.»<br />
«Be', dovresti, sire. Io ho in mente qualcosa. Sei <strong>di</strong>sposto ad<br />
ascoltare il parere <strong>di</strong> una donna in merito?»<br />
«Volentieri, se la donna ha pensato qualcosa che vale la pena <strong>di</strong><br />
ascoltare.»<br />
«Ancora una domanda, allora. Perché sei venuto in Cornovaglia<br />
con il tuo esercito?»
Lui sussultò come se lei lo avesse schiaffeggiato, ma la sua<br />
espressione era serena. «È una domanda seria, che esige una risposta<br />
onesta?»<br />
«Naturalmente.»<br />
«Naturalmente. Bene, allora ti risponderò con brevità e sincerità.<br />
Potrei <strong>di</strong>re che sono venuto qui per liberare il mondo da una<br />
spaventosa pestilenza, ma non ho bisogno <strong>di</strong> parole così altisonanti,<br />
perché la verità ha una forza ben maggiore. Sono qui per impe<strong>di</strong>re<br />
che Gulrhys Lot invada nuovamente i miei territori e che uccida<br />
ancora i miei sud<strong>di</strong>ti. Sono qui per garantire che non man<strong>di</strong> più un<br />
esercito a invadere le terre <strong>di</strong> mio cugino, a Camelot, e non massacri<br />
più la sua gente. Sono qui per assicurarmi che non causi la morte <strong>di</strong><br />
altri membri della mia famiglia o, incidentalmente, della tua, visto<br />
che tuo fratello ora combatte con noi. Ecco perché sono qui con il<br />
mio esercito, e nel momento in cui Gulrhys Lot sarà morto per mano<br />
mia o grazie ai miei sforzi, mi ritirerò con le mie truppe e non mi<br />
avventurerò mai più in questi luoghi.»<br />
«Stai parlando dell'uomo al quale sono sposata.»<br />
«Lo so, signora. Avresti preferito che mentissi?»<br />
«No. Nessun'altra risposta avrebbe potuto essermi più gra<strong>di</strong>ta.»<br />
Uther inarcò le sopracciglia, sorpreso, ma lei proseguì. «Se fossi un<br />
uomo, un re, e provassi per mia moglie ciò che io provo ora per mio<br />
marito, la allontanerei da me e <strong>di</strong>vorzierei. Io non sono un re, ma<br />
sono una regina, e dunque scelgo <strong>di</strong> <strong>di</strong>vorziare da Gulrhys Lot. Per<br />
me è morto, non fa più parte della mia vita. Così sia.» Ygraine<br />
ignorò lo sguardo sbalor<strong>di</strong>to del re dei Pendragon e continuò. «Ho<br />
un'idea riguardo a Herliss che credo possa funzionare anche per te,<br />
per me e per gli uomini <strong>di</strong> mio padre. E per Dyllis e tutte le altre<br />
donne, naturalmente. È ancora incompleta, ma ci sto pensando.<br />
<strong>La</strong>scia che ci rifletta su, stanotte, e domani mattina te la esporrò.»<br />
Uther balzò in pie<strong>di</strong>, con un aperto sorriso, gli occhi pieni <strong>di</strong><br />
ammirazione e <strong>di</strong> maliziosa ironia, e si inchinò profondamente <strong>di</strong><br />
fronte a lei, battendosi il pugno sul petto in segno <strong>di</strong> saluto.<br />
«Signora,» <strong>di</strong>sse «mi auguro che la tua notte sia buona e che ti<br />
porti consiglio. Tornerò in mattinata.» Si voltò verso Dyllis e si
inchinò anche a lei. «Lo stesso valga per te, donna Dyllis. Dormi<br />
bene.»<br />
Quando se ne fu andato, Ygraine si raddrizzò sulla se<strong>di</strong>a e fissò<br />
Dyllis con sguardo pensoso.<br />
«Presto sarà buio, noi abbiamo cambiato ban<strong>di</strong>era e io ho<br />
rinunciato a un marito sbagliato. Hai fame, piccola? Io potrei<br />
mangiarmi l'intero cavallo <strong>di</strong> re Uther.»
X.<br />
Il mattino seguente furono svegliate dal rumoroso an<strong>di</strong>rivieni <strong>di</strong><br />
un gran numero <strong>di</strong> persone fuori dalla loro tenda, ma malgrado gli<br />
sforzi non riuscirono a vedere nulla oltre le imponenti figure delle<br />
guar<strong>di</strong>e che presi<strong>di</strong>avano l'entrata e che non si degnarono <strong>di</strong><br />
rispondere alle loro domande. Subito dopo arrivò Uther per<br />
informarsi se erano già alzate, e le due donne lo fecero aspettare<br />
finché non ebbero avuto il tempo <strong>di</strong> finire le loro abluzioni<br />
mattutine e <strong>di</strong> rendersi presentabili.<br />
Finalmente il re entrò nella tenda, a capo scoperto e con il sorriso<br />
sulle labbra, seguito da un soldato che portava un contenitore <strong>di</strong><br />
legno coperto da un panno. Slacciò la fibbia che chiudeva il grande<br />
mantello da guerra e lo posò per terra dopo averlo accuratamente<br />
ripiegato, poi prese il contenitore dalle mani del soldato<br />
congedandolo con un cenno <strong>di</strong> ringraziamento. Si avvicinò al tavolo<br />
piazzato in un angolo della tenda e si mise ad armeggiare, dando le<br />
spalle alle donne in modo da nascondere ciò che stava facendo.<br />
Mentre osservava i riccioli scuri sulla nuca dell'uomo e le sue<br />
ampie spalle sotto la tunica <strong>di</strong> lana, Ygraine si rese conto che era la<br />
prima volta che lo vedeva senza armatura, e anche la prima volta<br />
che lo vedeva a proprio agio in sua compagnia. Uther Pendragon<br />
aveva poco del re guerriero quella mattina, fatta eccezione per la<br />
pesante torque celtica, la collana d'oro massiccio lavorata a mano<br />
che gli cingeva il collo possente. Pur non avendo mai visto un<br />
romano, Ygraine si era fatta un'idea dell'aspetto che doveva avere, e<br />
Uther corrispondeva a quell'immagine. L'uomo indossava una tunica<br />
<strong>di</strong> lana, semplice ma <strong>di</strong> buona fattura, con la scollatura quadrata e le<br />
maniche lunghe fino al gomito e gli orli decorati da una greca<br />
purpurea. <strong>La</strong> tunica era stretta in vita da un ampio cinturone <strong>di</strong><br />
cuoio al quale era appesa l'unica arma che portava, una corta spada<br />
inserita nel fodero; le gambe erano inguainate in una sorta <strong>di</strong> braghe<br />
aderenti anch'esse <strong>di</strong> lana, fermate alle caviglie da stringhe<br />
intrecciate. Spesse calze <strong>di</strong> maglia spuntavano fra le larghe cinghie
dei calzari aperti, robuste calzature militari le cui massicce suole <strong>di</strong><br />
cuoio erano rinforzate da chio<strong>di</strong>.<br />
Finalmente Uther si girò, reggendo nelle mani due coppe <strong>di</strong><br />
terracotta che offrì alle sue prigioniere. Ygraine guardò dentro la sua,<br />
che era sorprendentemente gelata, e vide che conteneva un liquido<br />
nero e vischioso.<br />
«Che cos'è?»<br />
Uther sorrise, alzando la coppa che aveva preso per sé.<br />
«Assaggiate e vedrete.» Sorseggiò la bevanda, con insolita grazia per<br />
un uomo <strong>di</strong> quella mole, e il suo sorriso si fece ancora più ampio.<br />
«Coraggio, provate.»<br />
Ygraine bevve, subito imitata dalla compagna, ed entrambe lo<br />
fissarono con aria deliziata. Fu Dyllis la prima a identificare la<br />
bevanda.<br />
«More! È succo <strong>di</strong> more.»<br />
«Già, ma c'è qualcos'altro... ha del miele dentro» aggiunse Ygraine.<br />
«Avete ragione tutte e due, succo <strong>di</strong> more e miele con un goccio<br />
d'acqua, quanto basta per <strong>di</strong>luire leggermente il composto.»<br />
«Ma come fa a essere così freddo?»<br />
«È un trucco che abbiamo imparato dai Romani, signora. Lo<br />
portiamo dalla Cambria, avvolto in neve e ghiaccio delle nostre<br />
montagne.»<br />
«Neve? Ma è quasi estate...»<br />
«È vero, ma su alcune cime nel nord delle nostre terre la neve<br />
rimane per tutto l'anno. Non an<strong>di</strong>amo spesso da quelle parti, ma<br />
quando capita ci premuriamo sempre <strong>di</strong> tagliare grossi blocchi <strong>di</strong><br />
ghiaccio e trasportarli a Tir Manha - la mia sede - su appositi carri.<br />
Avvolgiamo ogni singolo blocco nella paglia, poi li impiliamo e li<br />
copriamo bene, in modo che non si sciolgano troppo rapidamente. I<br />
Romani ci hanno insegnato anche che il ghiaccio tritato, mescolato<br />
con segatura e sale comune, <strong>di</strong>venta per qualche motivo ancora più<br />
freddo, e i liqui<strong>di</strong> protetti con questa mistura si conservano ghiacciati<br />
per perio<strong>di</strong> molto lunghi, purché siano sigillati e i contenitori<br />
rimangano intatti.»
Bevve un altro sorso prima <strong>di</strong> continuare. «Avete sentito il<br />
trambusto stamattina? Era la mia fanteria giunta dalla Cambria.<br />
Hanno portato con sé questa bevanda e ho pensato che vi avrebbe<br />
fatto piacere assaggiarla. Raramente possiamo concederci simili lussi,<br />
e la quantità è molto scarsa, ma sufficiente, mi è parso, per <strong>di</strong>viderla<br />
con voi. E ora possiamo sederci?»<br />
Qualche istante dopo Uther terminò <strong>di</strong> bere e posò la coppa<br />
vuota per terra.<br />
«Ieri sera mi hai chiesto del tempo per elaborare uno stratagemma<br />
che potrebbe salvare la vita a Herliss e contemporaneamente essermi<br />
utile. A me pare impossibile, e non so perché dovrei prenderlo in<br />
considerazione, ma sono <strong>di</strong>sposto a farmi convincere. Sei pronta a<br />
illustrarmi la tua idea?»<br />
Ygraine annuì e venne subito al punto sul quale aveva riflettuto<br />
per tutta la notte. «Deve fuggire. Herliss deve fuggire.»<br />
«Fuggire... Come e dove, signora? Lot lo farebbe impiccare<br />
imme<strong>di</strong>atamente se Herliss riuscisse ad arrivare vivo fin da lui. Non<br />
<strong>di</strong>menticare che è già stato <strong>di</strong>chiarato fuorilegge e tra<strong>di</strong>tore.<br />
Chiunque ha il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> ucciderlo se lo incontra.»<br />
«Questo non accadrà se si trova con me e con le mie guar<strong>di</strong>e. In<br />
quel caso nessuno oserebbe avvicinarci, e Lot non potrebbe far nulla<br />
contro <strong>di</strong> noi se riuscissimo a tornare liberi a casa.»<br />
«Ah, quin<strong>di</strong> fuggiresti anche tu, con la tua guar<strong>di</strong>a personale.<br />
Perdonami, non avevo capito.» Uther si portò una mano alla bocca<br />
per nascondere un sorriso ma non poté celare un guizzo <strong>di</strong>vertito<br />
negli occhi.<br />
Ygraine ignorò il suo tono sarcastico e corrugò la fronte. «Non mi<br />
cre<strong>di</strong>?»<br />
«No, no, signora, ti assicuro che ti credo» replicò il re agitando la<br />
mano. «Ti credo ciecamente...» Fece una pausa, tentando <strong>di</strong><br />
soffocare l'ilarità. «Quello che... scusami... quello che però non riesco<br />
a comprendere è come puoi pensare che io accetti la tua proposta,<br />
dato che, se non ho capito male, mi stai suggerendo <strong>di</strong> permettere<br />
semplicemente a te e alla tua gente <strong>di</strong> fuggire via illesi e in<strong>di</strong>sturbati.»<br />
«Non ti fi<strong>di</strong> <strong>di</strong> me, dunque.»
Lui la fissò sorpreso, poi scosse la testa. «Non è una questione <strong>di</strong><br />
fiducia, mia signora. Perché dovrei lasciarti scappare? Sei mia<br />
prigioniera. Il mio unico ostaggio. Sarei un pazzo a lasciarti andar<br />
via.»<br />
«Lo saresti senz'altro se questo non ti portasse dei vantaggi»<br />
precisò la regina senza alcuna ironia.<br />
«Ah! Quin<strong>di</strong> tu ritieni che sarebbe vantaggioso per me questa<br />
tua... fuga?»<br />
«Ma certo. Sempre che, naturalmente, tu mi creda e ti fi<strong>di</strong> <strong>di</strong> me.»<br />
«Capisco. Bene, fammici pensare un attimo... comprenderai che è<br />
un fatto del tutto nuovo per me pensare <strong>di</strong> fidarmi <strong>di</strong> qualcuno che<br />
abbia un legame anche remoto con Lot <strong>di</strong> Cornovaglia... E che ne<br />
sarebbe delle tue dame, partite ieri per Camelot? Verrebbero<br />
abbandonate, o fuggirebbero anche loro, lungo la strada?»<br />
«Be', sì...»<br />
«Naturalmente. Ci avrei giurato. Ma come? Come faranno a<br />
fuggire? E dove andrete tutti quanti, una volta liberi? In Eire?»<br />
«No, ti ho già spiegato che Herliss è troppo vecchio per lasciare la<br />
sua patria. Torneremo da Lot, ovunque lui sia in questo momento.»<br />
«Da Lot? Tornerai da Lot? Dopo tutto quello che hai detto ieri<br />
sera sul tuo <strong>di</strong>vorzio da lui?»<br />
«No. Tornerò da Lot proprio per tutto quello che ho detto ieri<br />
sera sul mio <strong>di</strong>vorzio da lui.»<br />
Uther spostò lo sguardo su Dyllis, poi si rivolse <strong>di</strong> nuovo a<br />
Ygraine. «Spiegati, se non ti <strong>di</strong>spiace.»<br />
Ygraine balzò in pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> colpo, paonazza <strong>di</strong> rabbia. «Per gli dèi,<br />
uomo, non capisci? Possibile che debba spiegarti una cosa così<br />
ovvia...» Si interruppe bruscamente, fissandolo con i pugni serrati e il<br />
respiro affannoso, poi si voltò verso Dyllis, che la guardava<br />
terrorizzata e quasi scandalizzata. «Quanti uomini fanno la guar<strong>di</strong>a<br />
alla nostra tenda, in questo momento?» domandò Ygraine,<br />
rivolgendosi a Uther sebbene gli desse le spalle.<br />
«Due. E Nemo, il loro capitano, è poco lontano.»
«Mandali via. Chie<strong>di</strong> loro <strong>di</strong> accompagnare Dyllis a fare una<br />
passeggiata, per una mezz'oretta. Tu e io dobbiamo parlare da soli.»<br />
Palesemente <strong>di</strong>sorientato, Uther andò ad affacciarsi all'ingresso<br />
della tenda e or<strong>di</strong>nò a una delle guar<strong>di</strong>e <strong>di</strong> condurre da lui Nemo. Il<br />
capitano non doveva essere a più <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci passi <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza perché si<br />
materializzò imme<strong>di</strong>atamente ed entrò nella tenda, mettendosi<br />
sull'attenti. Con lo sguardo puntato su Ygraine, il re gli or<strong>di</strong>nò <strong>di</strong><br />
condurre donna Dyllis a fare una lunga passeggiata insieme alle due<br />
guar<strong>di</strong>e e <strong>di</strong> non tornare prima <strong>di</strong> un'ora.<br />
Quando tutti furono partiti, Uther si sedette <strong>di</strong> nuovo in cima ai<br />
due bauli senza smettere <strong>di</strong> fissare Ygraine, e il silenzio fra i due si<br />
prolungò rischiando <strong>di</strong> trasformarsi in una sfida, finché Uther chinò il<br />
capo con un sorriso ironico, come per dargliela vinta.<br />
«Ebbene, signora? Volevi parlarmi...»<br />
«Conosci bene mio fratello Donuil?»<br />
«No, solo superficialmente. Ti ho detto che è amico <strong>di</strong> mio cugino<br />
Merlino.»<br />
«Amico, <strong>di</strong>ci. Ma un vero amico? O piuttosto un favorito, un<br />
beniamino da vezzeggiare? Perché sorri<strong>di</strong>? Mi trovi <strong>di</strong>vertente?»<br />
«Niente affatto, mia signora. Per gli dèi, sei davvero permalosa!<br />
Sorridevo immaginando il tuo fratellone che si fa coccolare<br />
docilmente come un bambolotto.» Scosse la testa e si fece serio. «No,<br />
signora, sono amici e sono sicuro che tuo fratello Donuil si è<br />
guadagnato il suo ruolo e il privilegio che ne consegue. Fra loro due<br />
esiste una fiducia solida e ben ra<strong>di</strong>cata, lo so bene.»<br />
Ygraine rispose in tono un po' raddolcito, ma ancora chiaramente<br />
poco convinto. «Tu <strong>di</strong>ci che lo sai. Ma cosa sai, in realtà? Quanto<br />
conosci davvero questo tuo cugino, Merlino?»<br />
Uther si rabbuiò. «Meglio <strong>di</strong> qualunque altra persona al mondo.<br />
Siamo stati allevati quasi come gemelli. Non c'è uomo sulla terra che<br />
mi sia più caro.»<br />
«E lui prova la stessa cosa nei tuoi confronti?»<br />
Uther accolse quella domanda con un lungo silenzio, e Ygraine<br />
percepì nei suoi occhi, e anche nella sua voce quando si decise a
ispondere, un dolore profondo. «Un tempo... un tempo era così... E<br />
spero che lo sia anche adesso...»<br />
«Perché ne dubiti?»<br />
«Io... te l'ho già detto ieri, non è più lui...»<br />
«Ma c'è qualcos'altro che ti fa esitare...»<br />
Lui scrollò le spalle. «Fu tanto tempo fa, mi sospettò <strong>di</strong> un<br />
crimine... un fatto grave, che meritava <strong>di</strong> essere punito... Ma dubito<br />
che in quella stessa situazione io sarei stato così inflessibile. Merlino<br />
sa essere molto severo nei suoi giu<strong>di</strong>zi. Nel mio caso, io ero<br />
innocente, ma il pensiero che lui abbia potuto credermi capace <strong>di</strong><br />
una cosa del genere mi ha fatto soffrire più <strong>di</strong> tutto ciò che ha fatto<br />
o detto in proposito.»<br />
«Molto bene. È evidente che tu ammiri molto tuo cugino, dunque<br />
ti chiedo: perché Lot lo definisce un codardo?»<br />
Con grande stupore <strong>di</strong> Ygraine, Uther gettò in<strong>di</strong>etro la testa e<br />
scoppiò in una sonora risata. «Un codardo? Caio Merlino Britannico,<br />
un codardo? Ah, signora, Lot lo definisce tale perché non può<br />
sopportare che la gente intuisca la semplice verità: che Merlino<br />
Britannico è tutto quello che Gulrhys Lot non potrà mai sperare <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>ventare. Lot se la farebbe sotto dalla paura se si ritrovasse anche<br />
solo a un miglio <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza da Merlino <strong>di</strong> Camelot. O<strong>di</strong>a mio cugino<br />
non solo perché è un nemico formidabile e un uomo irreprensibile,<br />
ma perché è la persona che è. Oh, lo teme, ma soprattutto lo o<strong>di</strong>a,<br />
perché Merlino fu testimone della prima sconfitta <strong>di</strong> Lot per mano<br />
mia, quando mio cugino e io avevamo do<strong>di</strong>ci anni e Lot ne aveva<br />
quattor<strong>di</strong>ci o quin<strong>di</strong>ci ed era più grosso <strong>di</strong> noi.»<br />
«Di cosa stai parlando? Conosci Lot da così tanto tempo?»<br />
Uther corrugò la fronte <strong>di</strong>stogliendo lo sguardo, poi posò <strong>di</strong><br />
nuovo gli occhi su <strong>di</strong> lei, illuminandosi in volto.<br />
«Sì, Merlino e io conoscemmo Lot in quei giorni lontani, e cioè...<br />
quanto?... do<strong>di</strong>ci, tre<strong>di</strong>ci anni fa? Non fu amore a prima vista, te<br />
l'assicuro. Arrivò a Camelot con suo padre, il vecchio duca Emrys, e<br />
fin dall'inizio si comportò in modo o<strong>di</strong>oso con noi, tentando <strong>di</strong><br />
dominarci e vessarci. Non era solo sgradevole, era...» Uther si<br />
interruppe, cercando le parole. «Era assolutamente <strong>di</strong>sgustoso:
<strong>di</strong>sgustoso nel parlare e <strong>di</strong>sgustoso nell'animo; ripugnante in tutto ciò<br />
che <strong>di</strong>ceva e faceva... e in più borioso e prepotente. Merlino e io<br />
sapevamo <strong>di</strong> poter sconfiggere qualunque attaccabrighe insieme, e<br />
dunque non badammo a quel tanghero. Ma quando lui insultò mia<br />
madre calunniandola in modo intollerabile, non mi fu più possibile<br />
ignorarlo, e ci battemmo. Andò via da Camelot subito dopo,<br />
appena si fu ristabilito.»<br />
«Lo avevi bastonato così forte?»<br />
«Bastonato? No, signora, niente bastonate. Combattemmo con<br />
spade romane. Lo ferii, ma sfortunatamente per tutti, non feci le<br />
cose per bene... mio padre intervenne per separarci prima che<br />
riuscissi a finire il lavoro.»<br />
Ygraine lo fissò con gli occhi sgranati. «Avresti voluto ucciderlo?»<br />
«Avrei dovuto ucciderlo. Se l'avessi fatto, centinaia <strong>di</strong> persone non<br />
avrebbero perso la vita.» Si interruppe, notando l'espressione <strong>di</strong><br />
Ygraine. «Qualcosa non va, mia signora?»<br />
Lei scosse la testa. «Nulla, credo, ma in passato ci sono state molte<br />
cose che ho sbagliato, compresa la mia folle, ostinata cecità.» Distolse<br />
lo sguardo, fissando un punto lontano senza vedere nulla, poi trasse<br />
un profondo respiro e si raddrizzò sulla se<strong>di</strong>a. «Per tre anni ho<br />
maledetto te e quelli <strong>di</strong> Camelot, ignara che mio fratello e mia<br />
sorella vivevano felici laggiù con te e la tua famiglia mentre io<br />
venivo umiliata e oltraggiata da mio marito.» Fece un'altra pausa,<br />
corrugando la fronte, poi si voltò verso <strong>di</strong> lui. «Tu non... non sei<br />
affatto il mostro che mi era stato descritto.»<br />
Raddolcito, Uther ricambiò il suo sguardo e fece un breve sospiro.<br />
Quando riprese a parlare, la sua voce era calma e serena. «Hai detto<br />
che noi due dovevamo parlare, e io ho mandato via le guar<strong>di</strong>e<br />
insieme a Dyllis. Allora, che cosa volevi <strong>di</strong>rmi?»<br />
«Solo questo: Lot non tratterà per riavermi in<strong>di</strong>etro. Non lo farà,<br />
perché io non significo niente per lui e non gli sono necessaria,<br />
quin<strong>di</strong> sarà sod<strong>di</strong>sfatto <strong>di</strong> essersi liberato <strong>di</strong> me senza dover prendere<br />
l'iniziativa. Ma in questo modo io <strong>di</strong>vento un intralcio per te, cosa <strong>di</strong><br />
cui lui non tarderà ad approfittare. Tu non ve<strong>di</strong> altra soluzione che<br />
rispe<strong>di</strong>rmi in Eire da mio padre, nella speranza che lui rinunci ad
appoggiare Lot. Ebbene, ciò può esserti utile, ma non più <strong>di</strong> tanto,<br />
poiché <strong>di</strong>fficilmente i pochi uomini <strong>di</strong> mio padre possono fornire un<br />
contributo rilevante all'esercito <strong>di</strong> Lot. Restituirmi a mio marito,<br />
invece, è una possibilità molto concreta, e potenzialmente<br />
vantaggiosissima.»<br />
«Come sarebbe? Non ti seguo.»<br />
«Allora ascoltami bene. Io tornerei da Lot come spia ai tuoi<br />
servigi. Così facendo, potrei salvare la vita <strong>di</strong> Herliss - un caro amico<br />
del quale mi sento responsabile - e contribuire alla caduta <strong>di</strong><br />
quest'uomo abominevole al quale sono stata data in moglie. È una<br />
scelta facile da fare, anzi, è già fatta. Non la ritengo sleale. Per<br />
pretendere lealtà, bisogna sapere che cosa sia e ricambiarla in eguale<br />
misura. Che io sappia, Gulrhys Lot non si è mai mostrato leale con<br />
nessuno: né con me, né con i suoi più fedeli seguaci, né certamente<br />
con il popolo <strong>di</strong> cui si è proclamato sovrano. I suoi sud<strong>di</strong>ti sono<br />
terrorizzati da lui e dalle sue fantasie malate, vivono nella paura <strong>di</strong><br />
scatenare le ire dei suoi mercenari con qualche ipotetica offesa,<br />
inducendoli a seminare morte e <strong>di</strong>struzione nelle loro famiglie.»<br />
Ygraine parlava come se riflettesse ad alta voce, ma a questo<br />
punto si voltò e fissò Uther dritto negli occhi. «Devi capire che non si<br />
tratta <strong>di</strong> vani timori. Lot ha appestato l'intera Cornovaglia. Si è<br />
circondato <strong>di</strong> una schiera <strong>di</strong> mercenari che non hanno rispetto per<br />
niente e per nessuno, responsabili <strong>di</strong> atrocità che non soltanto<br />
restano impunite, ma sono ispirate, il più delle volte, dall'uomo che<br />
li ha assoldati.» Fece un'altra pausa e lo fissò con lo sguardo<br />
fiammeggiante.<br />
«Forse tu ritieni che la mia conversione alla tua causa sia stata<br />
troppo rapida. Non posso far nulla per farti cambiare idea o<br />
influenzare la tua opinione. Ma fino a ieri... fino a oggi... non<br />
riuscivo a trovare una soluzione al mio turbamento. Non soltanto<br />
sono una donna, ma una donna ormai priva <strong>di</strong> qualsiasi potere o<br />
influenza. Sono prigioniera da due anni, da molto prima che tu mi<br />
catturassi. <strong>La</strong> mia prigione era la Fortezza Bianca <strong>di</strong> Herliss, nella<br />
quale sono stata confinata da mio marito, e fino a pochi giorni fa,<br />
quando ci siamo incontrati, ci stavo bene, ed ero grata <strong>di</strong> essere stata<br />
sottratta alla malvagità <strong>di</strong> Lot. A Tir Gwyn potevo sfuggire alla mia
coscienza, potevo chiudere ostinatamente gli occhi <strong>di</strong> fronte a ciò<br />
che stava accadendo in questa meravigliosa terra nella quale vivo.<br />
Potevo far finta, insomma, <strong>di</strong> non avere alcun legame con l'uomo<br />
che si definiva mio marito.» Tacque <strong>di</strong> colpo, e un'unica lacrima le<br />
sfuggì dalle ciglia e scivolò sulla guancia destra. Ygraine l'asciugò con<br />
un gesto rabbioso.<br />
«A questo punto, sire <strong>di</strong> Cambria, sono <strong>di</strong>sposta a sottoscrivere un<br />
patto con te per mettere fine al... dominio <strong>di</strong> quest'uomo. Alla sua<br />
tirannia. Volentieri e per mia scelta. Ma se vogliamo approfittare<br />
fino in fondo <strong>di</strong> questa opportunità, sarà meglio far presto. <strong>La</strong><br />
Cornovaglia non è molto grande, e se <strong>La</strong>gan sta cercando suo padre<br />
allo scopo <strong>di</strong> proteggere sua moglie e suo figlio, prima o poi finirà<br />
per trovarti.»<br />
Uther annuì. «Ma c'è la mia cavalleria a impegnarlo e a tenerlo<br />
lontano da qui.»<br />
«Lo so, ma per quanto tempo potrà riuscirci? Quant'è grande<br />
l'esercito <strong>di</strong> <strong>La</strong>gan? Lo sai tu? E lui, cosa sa delle tue forze? Crede che<br />
sia il tuo intero esercito ad attaccarlo, a circondarlo? O pensa<br />
piuttosto che tu lo stia solo punzecchiando per tenerlo bloccato lì<br />
dove si trova?»<br />
Uther fece una smorfia e alzò le spalle. «Non so risponderti, non<br />
ancora, anche se mi aspetto <strong>di</strong> ricevere presto queste informazioni.»<br />
Ygraine annuì. «E questo tuo esercito che è appena arrivato,<br />
quant'è grande?»<br />
«Tremila uomini.»<br />
«Non riuscirai mai a tenerlo segreto. Tremila bocche mangiano<br />
molto.»<br />
Uther assentì, con aria cupa. «Già... Allora, va' avanti con il tuo<br />
stratagemma. Cosa accadrà dopo la tua fuga, e come farai a salvare<br />
Herliss?»<br />
«Cercheremo <strong>di</strong> evitare <strong>La</strong>gan e <strong>di</strong> tornare alla fortezza <strong>di</strong> Lot<br />
prima che <strong>La</strong>gan ti trovi. A quel punto fingeremo che sia stato Herliss<br />
a ideare il piano e coinvolgeremo anche Alasdair, il capitano della<br />
mia guar<strong>di</strong>a personale. Nessuno oserà negare l'eroismo <strong>di</strong> Herliss se<br />
verrà sostenuto da qualcuno che non ha interessi personali nella
vicenda, e Lot sarà costretto ad accordargli nuovamente i suoi<br />
favori...<br />
Inoltre, penso che questa volta non correrà il rischio <strong>di</strong> offendere<br />
ulteriormente <strong>La</strong>gan. Lui e suo padre godono entrambi <strong>di</strong> potere e<br />
influenza, e contano parecchi amici. Se Lot ha preso in ostaggio<br />
Lydda e Cardoc, la moglie e il figlio <strong>di</strong> <strong>La</strong>gan, sono sicura che non ha<br />
fatto loro alcun male, e dopo la riabilitazione <strong>di</strong> Herliss crederà<br />
ancora <strong>di</strong> riuscire a convincere suo figlio che è stato tutto un<br />
equivoco. L'arroganza <strong>di</strong> quel mostro è incre<strong>di</strong>bile.»<br />
Uther accentuò la sua espressione dubbiosa. «Temo che tu ti sbagli<br />
sull'accoglienza <strong>di</strong> Lot ai fuggiaschi. Come farà Herliss a evitare che la<br />
sua storia venga considerata falsa?»<br />
«Userà gli stessi mezzi <strong>di</strong> cui si serve sempre Lot: denaro,<br />
corruzione e inganno. Diremo che ha corrotto alcune delle tue<br />
guar<strong>di</strong>e, offrendo loro una lauta ricompensa in cambio del loro<br />
aiuto.»<br />
«Ma Herliss è un prigioniero, e persino Lot non crederà che i miei<br />
uomini siano tanto stupi<strong>di</strong> da accontentarsi <strong>di</strong> semplici promesse. Se<br />
qualcuno dovesse corromperli, vorrebbero mettere le mani sul<br />
bottino imme<strong>di</strong>atamente. E dove avrebbe trovato Herliss questa<br />
lauta ricompensa?»<br />
«Nei miei forzieri e in quelli delle mie dame... gioielli, vestiti<br />
sfarzosi e altri oggetti <strong>di</strong> valore.»<br />
Uther sgranò gli occhi sorpreso. «E voi avete queste cose?»<br />
«Certo che le abbiamo. Nessuno ce le ha portate via dopo la<br />
nostra cattura.»<br />
«Può darsi, ma ormai sono in viaggio per Camelot insieme alle<br />
loro proprietarie.»<br />
«Certo, ma noi stiamo inventando una storia, re <strong>di</strong> Cambria!<br />
Stiamo <strong>di</strong>scutendo <strong>di</strong> un sotterfugio... <strong>di</strong> una falsa ricompensa.»<br />
«Già, hai ragione.» Uther si lasciò sfuggire un sorriso. «Me n'ero già<br />
<strong>di</strong>menticato. Ma...» Si fece <strong>di</strong> nuovo serio mentre un altro pensiero<br />
gli attraversava la mente. «Puoi fidarti che le tue dame e gli uomini<br />
della tua guar<strong>di</strong>a non rivelino l'inganno? Ricorda che le donne
torneranno da Camelot con tutti i loro gioielli.»<br />
«Le mie dame... <strong>di</strong> alcune <strong>di</strong> loro mi fido. Di altre no. Ma come<br />
hai detto tu stesso, sono in viaggio per Camelot e possono<br />
comodamente rimanerci per un po'. Se tu e io ci mettiamo<br />
d'accordo, verranno trattate bene e potranno tornare<br />
tranquillamente a casa più tar<strong>di</strong>. Quanto alla mia guar<strong>di</strong>a personale,<br />
<strong>di</strong> loro mi fido ciecamente. Sono miei parenti, incaricati da mio<br />
padre della mia protezione. Tuttavia, non sono che uomini, e gli<br />
uomini, quando bevono, parlano troppo. Dev'esserci un modo per<br />
evitarlo...»<br />
«C'è, ma richiede che Herliss sia messo a conoscenza del nostro<br />
piano.»<br />
Lei lo guardò stupita. «E quale sarebbe? Cosa inten<strong>di</strong> <strong>di</strong>re?»<br />
«Be', se lui fosse d'accordo, potrebbe mettere in atto la sua fuga<br />
come se fosse autentica senza coinvolgere altri. In questo modo gli<br />
uomini della tua guar<strong>di</strong>a potrebbero restare all'oscuro della verità e<br />
tornare nelle terre <strong>di</strong> Gulrhys Lot a testa alta, vantandosi in tutta<br />
sincerità <strong>di</strong> essersi liberati dei Cambriani, nel caso che dovessero<br />
alzare il gomito.»<br />
«E se Herliss rifiuta?»<br />
«Allora, purtroppo, dovrà rimanere qui. Per tua stessa<br />
ammissione, Herliss è un uomo d'onore e l'onore è <strong>di</strong>fficilissimo da<br />
insi<strong>di</strong>are o traviare.»<br />
«Sì, ma il vero onore è sempre <strong>di</strong>sponibile a raccogliere una sfida<br />
morale.» Ygraine si voltò verso <strong>di</strong> lui, il volto animato da un'allegra<br />
eccitazione. «Non sei d'accordo?»<br />
Lui fece una smorfia e scrollò le spalle. «Mia signora, non ha<br />
importanza ciò che penso io. <strong>La</strong> decisione <strong>di</strong>pende esclusivamente<br />
dalle possibilità a <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> Herliss.»<br />
«Vuoi farlo condurre qui da me, allontanando le guar<strong>di</strong>e?»<br />
«Certo, lo faccio subito.»<br />
«No!»<br />
Uther si bloccò, sorpreso dalla veemenza <strong>di</strong> Ygraine, e lei sentì un<br />
lieve rossore colorirle le guance e moderò il tono, abbassando la
voce. «No, non subito. Non ancora. Prima io e te dobbiamo fare un<br />
patto.»<br />
Lui si alzò lentamente.<br />
«E quale, signora?»<br />
«Che da questo momento in poi saremo alleati, fidandoci l'uno<br />
dell'altra, e lavoreremo insieme per scalzare Gulrhys Lot dal trono <strong>di</strong><br />
Cornovaglia.»<br />
«Ciò significherà ucciderlo, signora.»<br />
«E sia, se così dev'essere. E voglio che tu ti rivolga a me con il mio<br />
nome, Ygraine, oppure donna Ygraine, se preferisci, basta che non<br />
mi chiami più semplicemente "signora".»<br />
Lui annuì e le sue labbra si <strong>di</strong>stesero in un ampio sorriso che la<br />
riempì <strong>di</strong> piacere. «E sia, donna Ygraine» mormorò. «Vuoi stringermi<br />
la mano per suggellare il nostro patto?»<br />
Prese la mano della donna nella sua, e Ygraine sentì come una<br />
coperta calda avvolgerla lentamente e dolcemente, carezzandole la<br />
pelle. Uther la accostò gentilmente alle labbra e la tenne vicinissima<br />
al viso per un po', scaldandole le <strong>di</strong>ta con il suo fiato, poi con l'altra<br />
mano le prese il braccio con un tocco così suadente che il cuore <strong>di</strong><br />
Ygraine si mise a battere all'impazzata. Chinò lievemente la testa<br />
verso <strong>di</strong> lei, poi la lasciò andare.<br />
«Vado da Herliss per condurlo qui. Non andare via.»<br />
Mentre lei rimaneva in silenzio, Uther raccolse l'ampio mantello e<br />
ne scosse le pieghe prima <strong>di</strong> posarselo sulle spalle. Allacciò la fibbia,<br />
si inchinò <strong>di</strong> fronte a Ygraine e scomparve.<br />
Uther raggiunse Herliss nel piccolo quartiere in cui era tenuto<br />
prigioniero e attese pazientemente che si infilasse la tunica e si<br />
posasse il mantello sulle spalle. Avevano appena lasciato la<br />
recinzione quando il vecchio guerriero ritrovò la voce.<br />
«Dove mi stai portando?»<br />
«Da donna Ygraine.»<br />
«<strong>La</strong> regina è partita ieri con le sue dame» ringhiò Herliss a bassa
voce.<br />
«Sei ben informato per essere un prigioniero, ma in effetti hai<br />
ragione... quella regina, almeno, è partita. Ma io sto parlando <strong>di</strong><br />
quella vera. Per <strong>di</strong> qua.» Uther si fece da parte e il vecchio chinando<br />
la testa si infilò a fatica attraverso una barriera <strong>di</strong> rami <strong>di</strong> salice che<br />
dava accesso al prato davanti alla tenda del re. Herliss notò<br />
imme<strong>di</strong>atamente l'assenza delle guar<strong>di</strong>e e si voltò a guardare Uther,<br />
esitando.<br />
«Sì, lo so. Niente guar<strong>di</strong>e. Nessun testimone. Non preoccuparti,<br />
Herliss, se avessi voluto ucciderti saresti già morto. Non sono<br />
Gulrhys Lot. <strong>La</strong> tua regina è là che ti aspetta. Io rimarrò in attesa<br />
finché non mi chiamerai, e grida forte, perché non ho intenzione <strong>di</strong><br />
origliare.»<br />
Uther si allontanò sentendo su <strong>di</strong> sé lo sguardo sbalor<strong>di</strong>to del<br />
vecchio, e l'ultima cosa che udì fu la voce <strong>di</strong> Ygraine che chiamava<br />
Herliss dall'interno della tenda.<br />
Sorrise tra sé e andò a sedersi su un tronco corto e robusto<br />
piazzato accanto a una buca per il fuoco a circa venti passi<br />
dall'ingresso della tenda, sicuro che da lì non avrebbe u<strong>di</strong>to altro che<br />
il trambusto dei soldati alle sue spalle e alla sua destra. Non un<br />
suono giungeva dalla tenda dove Ygraine ed Herliss avevano<br />
cominciato una conversazione che si preannunciava estremamente<br />
importante.<br />
Soffocando la sua impazienza e sapendo che non avrebbe resistito<br />
a starsene seduto lì senza niente da fare, Uther si guardò intorno in<br />
cerca <strong>di</strong> qualcosa oppure <strong>di</strong> qualcuno che potesse <strong>di</strong>strarlo mentre<br />
aspettava l'esito dell'incontro fra i suoi due prigionieri.<br />
Per un po' resistette alla tentazione <strong>di</strong> alzarsi e <strong>di</strong> mettersi a<br />
gironzolare, poi si arrese e si avviò verso la fila <strong>di</strong> salici per andare in<br />
riva al fiume. Rimase in pie<strong>di</strong> a fissare l'acqua aspettandosi <strong>di</strong> veder<br />
passare delle trote, finché non gli venne in mente che solo qualche<br />
settimana prima aveva guidato in quel luogo oltre un centinaio <strong>di</strong><br />
uomini, molti dei quali da allora avevano utilizzato ogni momento<br />
libero per pescare lungo l'intero corso del fiume. Sorrise e scosse la<br />
testa, poi si sedette su un sasso ricoperto <strong>di</strong> muschio per slacciarsi le<br />
cinghie <strong>di</strong> cuoio dei pesanti e massicci calzari, allontanandoli con un
calcio. Qualche istante dopo si liberò anche delle calze, e rimboccate<br />
le gambe dei pantaloni fin sopra le ginocchia immerse i pie<strong>di</strong> nu<strong>di</strong><br />
nella gelida acqua del fiume, trasalendo per un attimo a quel<br />
contatto improvviso per poi rammentare con piacere che da ragazzo<br />
faceva esattamente la stessa cosa.<br />
Quel pensiero lo indusse a domandarsi da quanto tempo non<br />
faceva una cosa così semplice per il puro gusto <strong>di</strong> farla, e si rese<br />
conto con sgomento che erano passati più <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci anni.<br />
Camminando oltre la sponda, in precario equilibrio, si spinse nel<br />
greto del fiume. L'acqua gli salì oltre le ginocchia, bagnando le<br />
estremità dei calzoni arrotolati. Goffamente, un po' malfermo sulle<br />
gambe, Uther si slacciò il mantello e lo fece roteare sopra la testa<br />
prima <strong>di</strong> scagliarlo sulla riva erbosa. Ma il movimento non fu<br />
abbastanza veloce e nel suo volo l'indumento sollevò con l'orlo un<br />
arco <strong>di</strong> goccioline d'acqua; con i pie<strong>di</strong> bloccati nel fondo fangoso del<br />
fiume, Uther si voltò a guardare e per poco non perse l'equilibrio,<br />
ondeggiando pericolosamente e sventolando le braccia per non<br />
cadere. Ci riuscì a fatica e quando si raddrizzò, barcollante, si<br />
domandò cosa avrebbe pensato Ygraine se l'avesse visto vacillare in<br />
modo così ri<strong>di</strong>colo, rischiando <strong>di</strong> finire nell'acqua.<br />
Con molta attenzione si arrampicò allora lentamente sulla riva<br />
viscida e fangosa e si rimise a sedere sull'erba, agitando i pie<strong>di</strong><br />
nell'acqua per ripulirli dal fango. Quando gli parvero ben lavati, li<br />
asciugò sommariamente con l'orlo del mantello e abbassò le<br />
estremità bagnate dei calzoni legandole alla caviglia, lasciando che i<br />
suoi pensieri si rivolgessero a quella donna che aveva catturato senza<br />
volerlo.<br />
A un primo sguardo, paragonata al biondo fascino dell'alta e<br />
voluttuosa Morgas, la bellezza <strong>di</strong> Ygraine si notava appena: quieta,<br />
riservata, ed efficacemente nascosta da un'aria <strong>di</strong> modestia e <strong>di</strong><br />
timidezza. Ma quando Uther aveva compreso che un simile<br />
atteggiamento era dettato dal suo ruolo nell'accampamento, si era<br />
accorto che <strong>di</strong>etro quello schermo la donna era, a suo modo,<br />
sorprendentemente affascinante. Aveva i capelli <strong>di</strong> un rosso cupo e<br />
profondo, che si accendevano <strong>di</strong> riflessi dorati alla luce del sole. Il<br />
volto, piccolo e ovale, era <strong>di</strong> carnagione chiara e aveva<br />
un'espressione tranquilla, anche se i gran<strong>di</strong> occhi ver<strong>di</strong> che lo
dominavano sapevano emettere lampi e scintille quando il<br />
temperamento della donna veniva stuzzicato, e sul fatto che lei<br />
avesse del temperamento, Uther non aveva avuto più dubbi dopo<br />
aver scrutato oltre la sua aria <strong>di</strong> tacita riservatezza. <strong>La</strong> bocca, grande<br />
e sensibile, sorrideva e rideva volentieri, anche se lui glielo aveva<br />
visto fare solo da lontano, e i denti bianchi e regolari erano privi <strong>di</strong><br />
macchie e <strong>di</strong>fetti. Il naso non era né dritto né arcuato, ma era dotato<br />
<strong>di</strong> un profilo ben definito, con piccole graziose narici. Gli occhi,<br />
perfettamente spaziati sugli alti e ampi zigomi che parevano cesellati<br />
nella pietra, erano sormontati da sopracciglia <strong>di</strong> un rosso più chiaro<br />
<strong>di</strong> quello delle folte trecce. "Una donna <strong>di</strong> nobile bellezza in tutto e<br />
per tutto," pensò "degna <strong>di</strong> essere la moglie <strong>di</strong> un re." E subito<br />
scacciò rabbiosamente quell'idea dalla mente.<br />
Molte cose erano cambiate da quando la regina <strong>di</strong> Lot era<br />
<strong>di</strong>venuta sua prigioniera, ed era arrivato al punto <strong>di</strong> lasciarla sola e<br />
senza sorveglianza con uno dei suoi uomini... potenzialmente il più<br />
pericoloso tra i nemici confinati nell'accampamento. Era un'alleata<br />
della Cambria ormai, <strong>di</strong> Camelot e sua. Ancora incredulo, Uther<br />
ripensò a come l'aveva vista quando si era congedato per andare a<br />
prendere Herliss. Era bella, persino nel semplice e <strong>di</strong>sadorno abito<br />
marrone che indossava quella mattina. Privo <strong>di</strong> fermagli o cinture<br />
ornate <strong>di</strong> gemme, le ricadeva addosso in drappeggi e pieghe<br />
fruscianti che sottolineavano ogni curva del suo corpo.<br />
Accorgendosi che cominciava a provare un turbamento carnale a<br />
questi pensieri, Uther si raddrizzò e si mise a raccogliere le calze che<br />
si era levato. Le indossò, tirandole sopra le estremità dei pantaloni,<br />
poi si rimise i pesanti calzari, legando strette le cinghie <strong>di</strong> cuoio.<br />
Proprio allora udì Herliss che lo chiamava, e rimessosi il mantello<br />
sulle spalle tornò sui suoi passi.<br />
L'uomo lo stava aspettando <strong>di</strong> fronte alla tenda, e appena Uther<br />
sbucò in mezzo ai salici venne verso <strong>di</strong> lui a lunghi passi, alzando una<br />
mano in un gesto perentorio. Uther si fermò sorpreso e attese che<br />
l'altro lo raggiungesse.<br />
«Qualcosa non va?»<br />
Herliss lo fissava. «Nulla, ma io e te dobbiamo parlare, da soli. Ho<br />
bisogno <strong>di</strong> sapere dove ci porterà tutto questo.»
Un sorriso <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione si <strong>di</strong>segnò sulle labbra <strong>di</strong> Uther.<br />
«Significa che sei favorevole?»<br />
«Mi pren<strong>di</strong> per un completo i<strong>di</strong>ota? Certo che sono favorevole, e<br />
non soltanto perché la prima vita che sarà risparmiata è la mia.» Il<br />
vecchio si guardò intorno. «Ho bisogno <strong>di</strong> bere qualcosa <strong>di</strong> fresco. Il<br />
tuo popolo beve birra?»<br />
«Vieni.»<br />
Uther gli fece strada lungo la riva del fiume verso il cuore<br />
dell'accampamento. Giunsero a un albero caduto e <strong>di</strong>steso a cavallo<br />
del fiume, e lo attraversarono. Quando arrivarono alle tende del<br />
vettovagliamento, Uther andò subito a chiedere della birra e qualche<br />
attimo dopo tornò da Herliss con due grossi bricchi schiumanti in<br />
mano.<br />
«Tieni. È la migliore della Cambria.»<br />
Herliss bevve una sorsata enorme svuotando metà del suo<br />
boccale, poi annuì sod<strong>di</strong>sfatto e ruttò rumorosamente.<br />
Accanto a loro, davanti a una delle tende, c'era un tavolo<br />
poggiato su cavalletti e fiancheggiato da una lunga panca su ciascun<br />
lato. Uther andò a sedersi su una <strong>di</strong> esse ed Herliss si accomodò <strong>di</strong><br />
fronte a lui, posando il bricco sul tavolo.<br />
«Un'ottima birra. Ora parliamo <strong>di</strong> cosa fare da adesso in poi.»<br />
«Non ci hai messo molto a decidere.»<br />
<strong>La</strong> risposta <strong>di</strong> Herliss fu imme<strong>di</strong>ata e tagliente. «Pensi che ti stia<br />
imbrogliando?» Uther rimase in silenzio, impassibile, e alla fine l'altro<br />
brontolò, con la sua voce roca e profonda: «O la pensi così, o mi<br />
ritieni un i<strong>di</strong>ota e un voltagabbana».<br />
Attese, inarcando un sopracciglio con aria <strong>di</strong> sfida, ma vedendo<br />
che Uther si ostinava a non rispondere, proseguì. «Per gran parte<br />
della mia vita ho prestato lealtà e obbe<strong>di</strong>enza al padre <strong>di</strong> Lot e in<br />
ricordo del vecchio duca sono stato leale nei confronti <strong>di</strong> suo figlio.<br />
Non sempre obbe<strong>di</strong>ente comunque, e non nell'ultimo periodo. Ma<br />
leale sì. Forse troppo. È una strana parola, lealtà. Lealtà vuol <strong>di</strong>re<br />
onore, o questo era il suo significato dove sono cresciuto... e durante<br />
la mia educazione...
Quando sono in gioco la lealtà, l'onore e persino l'obbe<strong>di</strong>enza,<br />
capita <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare ciechi e sor<strong>di</strong> <strong>di</strong> tanto in tanto, e possono<br />
accadere cose che non vengono osservate con troppa attenzione.<br />
Ma anche la lealtà ha le sue esigenze. Dev'essere reciproca, altrimenti<br />
non dura a lungo. È una questione <strong>di</strong> dare e avere, non c'è niente da<br />
fare. Chi non riceve lealtà dagli altri in cambio della propria, prima o<br />
poi smette <strong>di</strong> essere leale. E comincia a vedere cose che prima non<br />
vedeva, a sentire cose che prima non sentiva, a prestare attenzione<br />
alle cose che accadono intorno a lui... Cose come il fatto che suo<br />
figlio riceve l'or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> riportarlo in<strong>di</strong>etro in catene, e viene costretto<br />
a farlo sotto la minaccia <strong>di</strong> far del male alla sua famiglia. Lot tiene<br />
sospesa la vita <strong>di</strong> mio nipote sopra la mia testa come una spada...<br />
Ah, ma perché sorprendersi? Ha fatto la stessa cosa per anni a quasi<br />
tutti quelli che conosco. È così che si assicura la loro lealtà.»<br />
Herliss riprese il suo boccale e lo vuotò. «Dimmi, quali sono i tuoi<br />
progetti per la Cornovaglia?»<br />
Uther lo guardò a lungo con espressione assorta, poi scosse il<br />
capo. «Per la Cornovaglia? Non ho progetti per la Cornovaglia, se<br />
non quello <strong>di</strong> uccidere questo malvagio che la governa e tornarmene<br />
a casa il più in fretta possibile. Ho centinaia <strong>di</strong> progetti per la<br />
Cambria, la mia terra, e tutti urgenti, ma non posso occuparmene se<br />
ho fra i pie<strong>di</strong> questo cane rabbioso che si proclama vostro re e che<br />
trama continuamente alle mie spalle. Lo voglio morto. Morto e fatto<br />
a pezzi. Voglio appendere la pelle <strong>di</strong> quella carogna a un muro in<br />
modo che tutti possano vederla e sputarci sopra. Voglio che sparisca<br />
dalla faccia della terra perché non faccia più del male a un altro<br />
essere vivente, che il suo cranio roso dai vermi sia impalato davanti<br />
alla mia tenda, come monito a tutti quelli che vogliono comportarsi<br />
come lui. Ciò che voglio, in conclusione, è la possibilità <strong>di</strong> vivere la<br />
mia vita tra la mia gente, in pace e tranquillità. Voglio una moglie, e<br />
dei figli che portino il mio nome, e voglio che vivano felicemente a<br />
Tir Manha, in Cambria.»<br />
Herliss ascoltò la <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> Uther inarcando lievemente le<br />
sopracciglia man mano che lo sfogo cresceva in fervore e veemenza,<br />
e alla fine annuì.<br />
«Bene. Vogliamo entrambi la stessa cosa: che Lot muoia e che tu
itorni in Cambria o a Camelot o dovunque tu voglia, in modo che<br />
la Cornovaglia possa riprendersi dal caos e dalle devastazioni che lui<br />
ha causato. Lot è un cane rabbioso e dev'essere trattato come tale,<br />
abbattuto imme<strong>di</strong>atamente, rapidamente e definitivamente. Per<br />
farlo, però, dobbiamo avvicinarci a lui e godere della sua fiducia.<br />
Vicino possiamo arrivarci, ma la seconda con<strong>di</strong>zione è quasi<br />
irrealizzabile. Non si fida <strong>di</strong> nessuno. Questa follia <strong>di</strong> <strong>La</strong>gan e <strong>di</strong> mio<br />
nipote ne è la prova.»<br />
«Ma se tu esci libero da qui e riporti in<strong>di</strong>etro la regina con una<br />
fuga spettacolare, sarà costretto ad accogliervi per salvare le<br />
apparenze, non cre<strong>di</strong>?»<br />
«Sì... o almeno, così sarebbe se fosse un uomo normale. Ma io<br />
credo che sia impazzito, e che continui a peggiorare. Quin<strong>di</strong> ciò che<br />
accadrà realmente quando ritorneremo è nelle mani degli dèi. Ma<br />
ammesso che la cosa riesca e che nessun <strong>di</strong>sastro si abbatta su <strong>di</strong> noi,<br />
cosa faremo? <strong>La</strong> regina comincerà a mandarti informazioni sui piani<br />
<strong>di</strong> Lot? Vuoi che lo faccia anch'io?»<br />
«Sì, ma solo nel caso in cui tu o la regina veniate a conoscenza <strong>di</strong><br />
nuovi sviluppi, e agendo con la massima cautela. Se vogliamo<br />
liberarci <strong>di</strong> quel mostro, dobbiamo cooperare strettamente ma nello<br />
stesso tempo correre meno rischi possibili, poiché tu e la tua gente<br />
non potrete fidarvi <strong>di</strong> nessuno dei mercenari <strong>di</strong> Lot.»<br />
«D'accordo. Come proce<strong>di</strong>amo, allora?»<br />
«Tu comincerai a corrompere i miei soldati, imme<strong>di</strong>atamente e<br />
generosamente, perché organizzino una tua visita alla guar<strong>di</strong>a<br />
personale della regina. Una volta lì, <strong>di</strong>rai ad Alasdair, il loro<br />
capitano, che la regina ti ha affidato degli oggetti preziosi <strong>di</strong><br />
proprietà sua e delle sue dame per corrompere i nostri soldati e<br />
organizzare una fuga in massa. Il tuo piano apparirà vincente fin<br />
dall'inizio, poiché sarò io a scegliere le persone da corrompere, e<br />
saranno i miei uomini migliori e più fidati. Si occuperanno <strong>di</strong> tutto<br />
senza che i tuoi ne sappiano nulla. <strong>La</strong> tua fuga avrà successo e<br />
tornerai da Lot, evitando <strong>di</strong> incontrare tuo figlio lungo il cammino, e<br />
quando sarai <strong>di</strong> nuovo al sicuro nella tua casa e avrai ripreso la tua<br />
vita, troverò un modo per venire da te e potremo definire meto<strong>di</strong> e<br />
mezzi per rimanere in comunicazione l'uno con l'altro.»
«Bene. Scommetto che <strong>La</strong>gan sarà il nostro contatto principale.»<br />
Uther sorrise e annuì. «Me lo auguro. Mi piacerebbe conoscerlo. E<br />
poi abbiamo un'amica comune in Cambria, donna Mairidh.»<br />
«Già, la sorella <strong>di</strong> Lydda. E sposata a mio fratello Balin.»<br />
Uther chiese altri due boccali <strong>di</strong> birra prima <strong>di</strong> voltarsi sorridendo<br />
verso il veterano. «Abbiamo preso accor<strong>di</strong> importanti qui, tu e io. Il<br />
nostro mondo non sarà più lo stesso, credo, dopo quanto è<br />
accaduto oggi.»<br />
Arrivarono le birre, e dopo aver lasciato una piccola offerta sul<br />
terreno per placare e ringraziare gli dèi, Herliss annuì, fissando la<br />
schiuma che incappucciava il suo boccale.<br />
«Sì... Uther, Ygraine ed Herliss. Una strana alleanza, <strong>di</strong>rei. Chissà<br />
se in futuro qualcuno se ne ricorderà?»
XI.<br />
Fino a un attimo prima <strong>di</strong> baciarla, Uther non aveva mai<br />
considerato l'idea <strong>di</strong> andare a letto con Ygraine <strong>di</strong> Cornovaglia.<br />
Tanto per cominciare lei era un ostaggio, e il suo valore come merce<br />
<strong>di</strong> scambio, e l'onore <strong>di</strong> Uther come suo rapitore, imponevano <strong>di</strong><br />
trattarla con cura, rispetto e cortesia, restituendola sana e salva al<br />
termine della sua prigionia. Il rifiuto <strong>di</strong> suo marito <strong>di</strong> trattare per<br />
riaverla era uno smacco, ma Uther aveva previsto l'in<strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong><br />
Lot e fin dal momento della cattura aveva calcolato <strong>di</strong> poterla<br />
vantaggiosamente restituire al padre, Athol Mac Iain, re degli Scoti<br />
Iberni dell'Eire. Bastava questo, dunque, a convincere Uther che<br />
sarebbe stato inutile, irresponsabile e riprovevole considerare<br />
Ygraine dal punto <strong>di</strong> vista sessuale. Per <strong>di</strong> più, era appena uscito<br />
dalle braccia della bellissima Morgas, la quale, se mancava degli<br />
attributi della moglie perfetta, era provvista <strong>di</strong> tutte le qualità <strong>di</strong><br />
un'amante ideale.<br />
C'era un altro fattore, però, che prima <strong>di</strong> ogni altro lo avrebbe<br />
<strong>di</strong>ssuaso da qualunque approccio nei confronti <strong>di</strong> Ygraine <strong>di</strong><br />
Cornovaglia, ed era il senso <strong>di</strong> colpa per ciò che era accaduto alla<br />
sventurata sorella <strong>di</strong> lei, Deirdre. A <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> anni dai tragici eventi<br />
che l'avevano allontanato da Merlino, il ricordo degli eventi <strong>di</strong><br />
quella notte nella stanza dei giochi a Camelot aveva ancora il potere<br />
<strong>di</strong> turbarlo e farlo sentire colpevole.<br />
Non gli era capitato spesso <strong>di</strong> sentirsi in colpa nel corso della sua<br />
vita; era un sentimento al quale non era avvezzo e che non era<br />
preparato ad affrontare. Sapeva essere temibile nei suoi scoppi d'ira<br />
e implacabile nella sua collera, ma raramente aveva motivo <strong>di</strong><br />
pentirsene o <strong>di</strong> riconsiderare le conseguenze delle sue azioni in tali<br />
occasioni. Dopo l'incidente con i tre assalitori <strong>di</strong> Nemo non aveva<br />
più combattuto in preda all'ira. Aveva imparato a sfogare<br />
rumorosamente la sua rabbia senza nasconderla a nessuno, ma<br />
sbollito l'impulso iniziale agiva con calma, ven<strong>di</strong>cando con freddezza<br />
i torti subiti senza alcun rimorso.
<strong>La</strong> vergogna, invece, era un sentimento che conosceva bene,<br />
anche se non aveva mai ammesso coscientemente <strong>di</strong> esserne<br />
ossessionato, ed era abbastanza simile al senso <strong>di</strong> colpa da apparirgli<br />
quasi in<strong>di</strong>stinguibile da quest'ultimo. Era la vergogna, e non il senso<br />
<strong>di</strong> colpa, a farlo sentire sulle spine, a suscitare le sue peggiori<br />
angosce. A volte si svegliava <strong>di</strong> colpo in piena notte, fra<strong>di</strong>cio <strong>di</strong><br />
sudore e tutto tremante, scosso dal ricordo confuso delle follie<br />
commesse da ragazzo nel tentativo caparbio e ingiustificato <strong>di</strong><br />
guadagnarsi con gran<strong>di</strong> imprese l'approvazione <strong>di</strong> nonno Ullic. Suo<br />
nonno e suo padre erano stati uomini <strong>di</strong> grande probità, e lui<br />
ricordava perfettamente la loro ferma <strong>di</strong>sapprovazione per chi<br />
infangava in qualunque modo il loro onore o quello della loro<br />
famiglia. Ciò che era successo quella notte nella stanza dei giochi -<br />
determinante per gli eventi successivi - terrorizzava Uther e costituiva<br />
il suo più oscuro e infame segreto.<br />
Era partito da Camelot in uno stato d'animo terribile, spronando<br />
ferocemente il suo cavallo ed esponendo i pochi uomini che lo<br />
accompagnavano ai rischi <strong>di</strong> un viaggio precipitoso e sconsiderato,<br />
trascinandoli ciecamente in una notte tempestosa e nera come la sua<br />
<strong>di</strong>sperazione, fra scrosci <strong>di</strong> pioggia gelida e raffiche <strong>di</strong> vento. E<br />
mentre costringeva lo sventurato destriero a un'andatura forsennata,<br />
farneticava e imprecava fra sé, prendendosela con la ragazza che<br />
aveva osato morderlo, umiliarlo, rifiutarlo. Quando la rabbia iniziale<br />
sbollì, Uther si accorse dal dolore che provava alla mano gelata e<br />
contratta che stava brandendo furiosamente la spada senza motivo,<br />
e fu allora che cominciò ad affiorare in lui la vergogna.<br />
<strong>La</strong> ragazza non aveva fatto nulla <strong>di</strong> male. Si era semplicemente<br />
<strong>di</strong>fesa nell'unico modo che aveva a <strong>di</strong>sposizione. Era una creatura<br />
spaventata e minacciata, una fanciulla muta, sorda e in<strong>di</strong>fesa. Lui,<br />
con caparbia arroganza, aveva introdotto il pene fra le sue labbra<br />
riluttanti, e quando lei, giustamente, lo aveva morso, preso da una<br />
furia insensata aveva tentato <strong>di</strong> picchiarla. Solo Merlino glielo aveva<br />
impe<strong>di</strong>to. Uther ebbe un fremito <strong>di</strong> <strong>di</strong>sgusto per il proprio<br />
comportamento, bruciando <strong>di</strong> vergogna malgrado la pioggia<br />
sferzante.<br />
Da quel momento in poi, ridusse l'andatura e si mise a riflettere<br />
profondamente come non faceva da anni, senza autoindulgenza,
guardando in faccia l'amara verità. Sua madre era malata, forse<br />
morente, e lui si era sottratto al dovere <strong>di</strong> tornare a casa, cercando<br />
inutilmente <strong>di</strong> convincersi che il suo posto era a Camelot. Per questo<br />
quella notte aveva cercato <strong>di</strong> <strong>di</strong>strarsi nella stanza dei giochi con<br />
ragazze compiacenti, ma nemmeno loro erano riuscite a fargli<br />
<strong>di</strong>menticare il suo comportamento abominevole e il tra<strong>di</strong>mento<br />
verso se stesso rifiutandosi <strong>di</strong> tornare nella tetra e inospitale Cambria<br />
e a Tir Manha, alla patria che non amava e alle persone che<br />
<strong>di</strong>sprezzava per la loro cupa intolleranza e intransigenza. Si rese<br />
conto con orrore che a causa <strong>di</strong> quelle fisime assurde e ingiustificabili<br />
non era stato vicino a sua madre nel momento del bisogno, e si<br />
interrogò, non per la prima volta, sull'ostinata, profonda insensibilità<br />
che talvolta guidava le sue azioni, malgrado tutti gli stimoli che<br />
provenivano dalla parte migliore della sua natura.<br />
Fu lungo e triste il viaggio verso Tir Manha, e Uther non avrebbe<br />
mai <strong>di</strong>menticato il sollievo quasi doloroso che aveva provato al suo<br />
arrivo scoprendo che Veronica era guarita dalla sua infermità. <strong>La</strong> sua<br />
vergogna, però, non svanì, anzi si accrebbe enormemente quando,<br />
molte settimane dopo, venne a sapere ciò che era accaduto a<br />
Camelot dopo la sua partenza. Uther sapeva con assoluta certezza<br />
che se la sua esplosione <strong>di</strong> rabbia non avesse spinto la ragazza a<br />
fuggire terrorizzata nella notte, lei non avrebbe incontrato colui o<br />
coloro che dopo averla brutalizzata, violentata e sodomizzata<br />
l'avevano abbandonata malconcia e sanguinante, sicuri <strong>di</strong> averla<br />
uccisa. Il <strong>di</strong>sgusto che provava nei confronti <strong>di</strong> se stesso era tale che<br />
non fu in grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendersi dai sospetti <strong>di</strong> Merlino sulle sue<br />
responsabilità in quella vicenda. Dal suo punto <strong>di</strong> vista, lui era stato<br />
responsabile della fuga della ragazza. Ma il fatto che suo cugino<br />
potesse crederlo colpevole <strong>di</strong> un'infamia così grave come quella<br />
perpetrata con il favore delle tenebre sulla povera trovatella, lo<br />
aveva addolorato e rattristato in modo inimmaginabile. Quel dolore<br />
lo avrebbe perseguitato per tutta la vita, e proprio per questo Uther<br />
non si sarebbe mai imposto consapevolmente su un altro membro<br />
della famiglia <strong>di</strong> Cassandra. Per quanto irrefrenabili potessero essere i<br />
suoi appetiti, li avrebbe in<strong>di</strong>rizzati altrove.<br />
Ygraine, dal canto suo, non aveva simili scrupoli, ma non aveva<br />
nemmeno desideri sessuali... o almeno, così credeva. Avrebbe
considerato ri<strong>di</strong>cola l'idea <strong>di</strong> abbandonarsi ai piaceri del sesso con<br />
chiunque, figuriamoci con il suo rapitore cambriano. Da quasi tre<br />
anni Ygraine <strong>di</strong> Cornovaglia non stava con un uomo, e credeva <strong>di</strong><br />
essersi liberata per sempre della necessità <strong>di</strong> conoscerne un altro. I<br />
pochi rapporti fisici che aveva avuto con suo marito erano stati così<br />
depravati e <strong>di</strong>sgustosi da terrorizzarla e segnarla profondamente.<br />
Dentro <strong>di</strong> sé, Ygraine aveva finito col ritenere che nessun uomo<br />
potesse essere attratto da lei dopo che suo marito l'aveva insozzata,<br />
e nello stesso tempo si era convinta che tutti gli uomini erano come<br />
lui, e che a nessuno avrebbe mai più concesso l'opportunità <strong>di</strong><br />
trattarla in quel modo.<br />
Eppure i due erano destinati ad amarsi, e mesi dopo avrebbero<br />
ammesso <strong>di</strong> comune accordo che il dado fu tratto nel corso del<br />
primo pomeriggio, mentre illustravano a Herliss il piano escogitato<br />
per salvargli la vita. L'intimità creata dalla cospirazione li aveva<br />
avvicinati mentalmente e fisicamente, rendendoli acutamente<br />
consapevoli l'uno dell'altra; fu come la fiammata che avvolge e<br />
consuma una falena volata troppo vicina a una candela accesa: una<br />
svolta del tutto inaspettata che li sorprese entrambi impreparati e li<br />
travolse, stringendoli in un abbraccio fatale.<br />
Eccitato dal loro progetto, a un certo punto Uther strinse<br />
d'impulso il braccio <strong>di</strong> Ygraine, allentando quasi istantaneamente la<br />
pressione senza ritrarre la mano mentre le parlava e guardandola<br />
negli occhi. Fu allora che lei si rese conto per la prima volta del<br />
desiderio che la infiammava.<br />
«Funzionerà. Herliss ha accettato <strong>di</strong> partecipare. Ora dobbiamo<br />
lavorarci, tutti e tre... ma con prudenza. <strong>La</strong> cosa peggiore che possa<br />
capitare è che qualcuno scopra cosa stiamo architettando.»<br />
Ygraine seguitò a guardarlo mentre lui illustrava le successive<br />
mosse, ma capì a malapena quello che <strong>di</strong>ceva, poiché era rimasta<br />
folgorata, sconvolta, completamente frastornata dall'improvviso<br />
contatto della mano <strong>di</strong> Uther sul suo braccio. Tutte le reazioni che le<br />
sarebbero parse normali erano state spazzate via istantaneamente<br />
dalle incre<strong>di</strong>bili sensazioni che il tocco <strong>di</strong> quella mano aveva<br />
scatenato nel suo corpo, sia pure attraverso la stoffa della manica.<br />
Aveva la pelle d'oca, i capezzoli turgi<strong>di</strong>, la gola stretta al punto da
non poter respirare, e un ronzio nella testa che le dava la nausea.<br />
Spaventata da quelle sensazioni tumultuose, Ygraine si rese conto<br />
con angoscia che un acceso rossore le aveva invaso il volto. Se<br />
n'erano accorti? Com'era possibile che non l'avessero notato? Ma<br />
Uther ed Herliss erano immersi nella loro <strong>di</strong>scussione, e a poco a<br />
poco il battito del suo cuore rallentò, il suo respiro si calmò fino a<br />
<strong>di</strong>ventare quasi normale, e Ygraine sentì il rossore svanire finché non<br />
fu certa che i due uomini potessero osservarla senza vedere nulla <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>verso dal normale.<br />
Dentro <strong>di</strong> sé, tuttavia, Ygraine si sentiva tutt'altro che normale.<br />
Mai in vita sua era stata travolta da un ardore così inaspettato, e<br />
l'esperienza aveva scosso la sua sicurezza spingendola a dubitare<br />
delle sue stesse emozioni. Durante la sua permanenza alla Fortezza<br />
Bianca <strong>di</strong> Herliss, Ygraine era stata casta, ma ora quella violenta<br />
ondata <strong>di</strong> emozioni le faceva capire che aveva una ben scarsa<br />
conoscenza del proprio corpo e delle sue esigenze. Respirò<br />
profondamente, poi cercando <strong>di</strong> assumere un'aria naturale e<br />
<strong>di</strong>sinvolta riportò lo sguardo sui suoi compagni.<br />
I due erano impegnati a definire i dettagli della fuga, tentando <strong>di</strong><br />
conciliare le proprie esigenze e necessità con la realtà che si<br />
trovavano <strong>di</strong> fronte. Dovevano organizzare la sparizione, in silenzio<br />
e <strong>di</strong> nascosto, <strong>di</strong> circa cinquanta persone, quasi tutte appiedate. Solo<br />
Herliss, la regina e Dyllis avrebbero avuto a <strong>di</strong>sposizione un cavallo;<br />
gli altri, per lo più membri della guar<strong>di</strong>a personale <strong>di</strong> Ygraine,<br />
sarebbero andati a pie<strong>di</strong> com'erano soliti fare. Paradossalmente, in<br />
questo caso tutte le normali <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> una fuga sarebbero state<br />
rovesciate. I consueti problemi da affrontare nel caso <strong>di</strong> un'evasione<br />
in massa stavolta non avrebbero comportato la minima <strong>di</strong>fficoltà,<br />
dato che si trattava <strong>di</strong> un piano preor<strong>di</strong>nato. <strong>La</strong> vera <strong>di</strong>fficoltà, che<br />
rasentava l'impossibile, consisteva nel tenere segreta la sua vera<br />
natura alle stesse persone che avrebbero dovuto scappare.<br />
«Non possiamo permetterci <strong>di</strong> sottovalutare Popilio Cirro in tutto<br />
questo» stava <strong>di</strong>cendo Uther a Herliss quando Ygraine riprese ad<br />
ascoltare.<br />
«Chi? Quel tizio che è arrivato questa mattina con le tue truppe?»<br />
«Sì. Popilio è un'ottima persona - la migliore - ma non è
esattamente uno dei miei, ed è un uomo all'antica, come i vecchi<br />
romani.»<br />
«Che inten<strong>di</strong> <strong>di</strong>re?»<br />
«Popilio è l'ufficiale anziano <strong>di</strong> Camelot, il militare <strong>di</strong> più alto<br />
rango in tutto il loro esercito. Nelle legioni romane lo avrebbero<br />
definito primus pilus, Prima <strong>La</strong>ncia, e a <strong>di</strong>re la verità, è così che lo<br />
chiamano a Camelot. Da ragazzo ha effettivamente prestato servizio<br />
nelle legioni con mio zio Pico Britannico, in Asia Minore, quando<br />
Pico era legato <strong>di</strong> cavalleria agli or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> Stilicone... Hai sentito<br />
parlare <strong>di</strong> Stilicone, vero?»<br />
«Sì, credo <strong>di</strong> sì, molto tempo fa. Non era l'imperatore?»<br />
«Quasi. Era reggente imperiale dell'imperatore Onorio.»<br />
«E... che significa?»<br />
«Reggente imperiale? In<strong>di</strong>ca un monarca temporaneo, che<br />
governa in nome <strong>di</strong> un imperatore troppo giovane per farlo da solo.<br />
Stilicone lo <strong>di</strong>venne dopo la morte <strong>di</strong> Teodosio, quando il figlio<br />
dell'anziano imperatore, Onorio, era ancora un bambino. Ma non<br />
gliene venne un gran bene. Appena Onorio fu abbastanza grande da<br />
salire al trono, si liberò <strong>di</strong> tutti i suoi ex amici e sostenitori, e fece<br />
assassinare Stilicone assieme a tutti gli altri. Avrebbe ucciso anche zio<br />
Pico se lui non fosse riuscito a sfuggirgli e a tornare qui in Britannia,<br />
quando Merlino e io avevamo sette anni. Portò con sé un piccolo<br />
gruppo <strong>di</strong> amici, e Popilio Cirro era il più giovane, poco più che un<br />
ragazzo. Ma per quanto giovane fosse, aveva salvato la vita <strong>di</strong> Pico<br />
ed era rimasto accanto a lui durante la fuga, così Pico lo addestrò<br />
personalmente dopo aver assunto la carica <strong>di</strong> comandante in capo <strong>di</strong><br />
Camelot. Ora Popilio risponde esclusivamente al legato<br />
comandante, e la sua lealtà fa <strong>di</strong> lui un pericolo per noi...»<br />
«Perché?» Ygraine intervenne per la prima volta, stupita <strong>di</strong> non<br />
avvertire un tremito nella propria voce.<br />
Uther si voltò verso <strong>di</strong> lei. «Per causa tua, signora. Non ha idea<br />
della tua vera identità, e penso che sarebbe sciocco rivelargliela.»<br />
«Per quale motivo?»<br />
«Be', tanto per cominciare, potrebbe opporsi alla tua liberazione,
e probabilmente lo farebbe, anche se io tentassi <strong>di</strong> convincerlo.<br />
Considera le cose dal suo punto <strong>di</strong> vista. Io sono suo alleato in<br />
questa guerra, ma le mie priorità e le sue, quelle della Cambria e<br />
quelle <strong>di</strong> Camelot, potrebbero non coincidere. Tu sei un bottino<br />
prezioso, la sposa del comandante in capo del nemico. Popilio<br />
troverebbe assurdo lasciarti andare, e mi considererebbe un pazzo o<br />
ad<strong>di</strong>rittura un tra<strong>di</strong>tore perché ho accettato il tuo piano <strong>di</strong> fuga. Ma<br />
anche ammesso che fosse d'accordo con noi e facesse tutto ciò che gli<br />
chie<strong>di</strong>amo, sarebbe pur sempre obbligato a fare rapporto sulle mie<br />
azioni, una volta tornato a Camelot. E una volta consegnato quel<br />
rapporto, ad<strong>di</strong>o al nostro segreto! Non si può impe<strong>di</strong>re che<br />
informazioni <strong>di</strong> questo tipo trapelino, una volta rivelate, e Lot ha<br />
spie e informatori ovunque, persino a Camelot, perché quel luogo è<br />