Intervento di S.Em. Card. Raffaele Farina - Marianum
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Signor Preside,<br />
caro P. Laurentin,<br />
caro P. Gambero,<br />
cari colleghi e amici,<br />
XVII SIMPOSIO INTERNAZIONALE MARIOLOGICO<br />
Pontificia Facoltà Teologica «<strong>Marianum</strong>»<br />
SESSIONE DI CHIUSURA<br />
Conferimento del Premio<br />
«René Laurentin - Pro Ancilla Domini»<br />
al Rev. Prof. Luigi Gambero, sm<br />
Saluto <strong>di</strong> S.E. Rev.ma <strong>Card</strong>- <strong>Raffaele</strong> <strong>Farina</strong><br />
l’assegnazione d’un premio d’eccezione, qual è quello recante il nome d’uno dei massimi<br />
mariologi del XX secolo, l’abbé René Laurentin, mi offre la gradevole occasione <strong>di</strong> riflettere, con voi,<br />
sull’importanza nel panorama teologico d’una <strong>di</strong>sciplina specificamente incentrata «sulla Beata Vergine<br />
Maria Madre <strong>di</strong> Dio nel mistero <strong>di</strong> Cristo e della Chiesa».<br />
Il mio breve intervento prende spunto proprio da un importante documento, a voi ben noto, che a 21<br />
anni dalla sua promulgazione nulla ha perso in freschezza e vali<strong>di</strong>tà. Mi riferisco alla Lettera della<br />
Congregazione per l’Educazione Cattolica, in<strong>di</strong>rizzata, il 25 marzo 1988, ai rettori dei seminari e ai<br />
presi<strong>di</strong> delle facoltà teologiche. Lettera che porta il titolo: La Vergine Maria nella formazione intellettuale e<br />
spirituale.<br />
In essa, al n. 27, a conclusione <strong>di</strong> una dettagliata <strong>di</strong>sanima si afferma che: «Considerata l’importanza<br />
della figura della Vergine nella storia della salvezza e nella vita del popolo <strong>di</strong> Dio, e dopo le in<strong>di</strong>cazioni<br />
del Vaticano II e dei sommi pontefici, sarebbe impensabile che oggi l’insegnamento della mariologia<br />
fosse trascurato». In altre parole, si riba<strong>di</strong>sce che la Mariologia, si configuri o meno come una<br />
trattazione a parte, non è:<br />
1)né la cenerentola delle <strong>di</strong>scipline teologiche;<br />
2) né uno scolio <strong>di</strong> marginale importanza;<br />
3)né tanto meno un tassello, <strong>di</strong> cui poter fare a meno nel comporre il mosaico essenziale della<br />
formazione intellettuale e spirituale dei futuri presbiteri, dei consacrati e dei laici adulti nella fede. Circa<br />
l’insegnamento della Mariologia quale “trattazione sistematica”, il documento ne traccia le<br />
caratteristiche:<br />
1) organicità, in quanto adeguatamente inserito nel piano <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> del curricolo teologico;<br />
2) completezza, in modo che la persona della Vergine sia considerata nell’intera storia della salvezza;<br />
3) rispondenza ai vari tipi <strong>di</strong> istituzione.<br />
La Pontificia Facoltà Teologica <strong>Marianum</strong> s’è affermata su una posizione d’indubbio primato nella<br />
realizzazione delle in<strong>di</strong>cazioni del documento, in quanto la mariologia costituisce sì il punto focale<br />
intorno al quale s’impernia la Ratio stu<strong>di</strong>orum della Facoltà, ma è tale da fornire un unico corso unitario<br />
teologico, in cui la riflessione su Maria è la chiave d’accesso per avere un’intellezione più piena dei<br />
singoli trattati. Lodevole altresì l’impegno nel leggere il dato strettamente mariologico alla luce della<br />
liturgia, della pietà popolare, della storia, della inculturazione, della visione femminile, dell’arte.<br />
Visti i miei specifici interessi accademici e professionali, vorrei richiamare la vostra attenzione su due<br />
punti.
Un primo richiamo e alla storia! la storia non solo in relazione alla comprensione dello sviluppo<br />
omogeneo della Tra<strong>di</strong>zione circa la figura e il ruolo <strong>di</strong> Maria, ma anche a quella che potremmo definire<br />
una mariologia inculturata attraverso i secoli. Tale mariologia sarà da declinare secondo l’aspetto<br />
<strong>di</strong>acronico (elemento storico), in una però con quello <strong>di</strong>atopico (elemento geografico) e quello <strong>di</strong>astratico<br />
(elemento antropologico-sociale). A tal riguardo è dunque opportuno considerare un giusto rilievo<br />
messo in luce in un articolo dell’ultimo numero <strong>di</strong> Theotokos, che, in riferimento al ruolo interme<strong>di</strong>ario<br />
della Vergine nella spiritualità benedettina e nella liturgia dell’XI secolo, afferma: «Tale asserto è stato e<br />
continua a essere spiegato secondo le categorie d’una mariologia inculturata. Se al riguardo non v’è nulla<br />
da eccepire, sarà tuttavia necessario tenere in conto le nuove acquisizioni storiche per evitare letture<br />
non più sostenibili». In secondo luogo, vorrei invitare a una sempre più profonda valorizzazione <strong>di</strong><br />
quella che, sul modello in voga della “teologia dei santi”, si potrebbe definire la “mariologia dei santi”.<br />
Chi siano i santi lo ha definito, <strong>di</strong> maniera insuperabile, il dottore della Chiesa Francesco <strong>di</strong> Sales: «Che<br />
cosa sono le vite dei santi, se non il Vangelo messo in pratica? Fra il Vangelo e le vite dei santi non<br />
passa maggiore <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> una musica scritta e una musica cantata». Ed essendo per l’appunto il<br />
Vangelo a descrivere, sobriamente ma non meno incisivamente, l’unione in<strong>di</strong>ssolubile tra Maria e Gesù,<br />
i santi, vangeli viventi, hanno fatto dell’in<strong>di</strong>ssolubile unione con la Madre <strong>di</strong> Dio l’elemento significante<br />
del proprio essere cristiani: con Maria e come Maria, hanno saputo raggiungere una piena<br />
cristoconformità. Essi, in pratica, hanno sperimentato quanto assiomatizzato dal servo <strong>di</strong> Dio Paolo VI,<br />
alla luce della viva secolare esperienza della Chiesa: «Se vogliamo essere cristiani, dobbiamo essere<br />
mariani».<br />
Quello che particolarmente colpisce è il linguaggio dei Santi nei riguar<strong>di</strong> <strong>di</strong> Maria. Si potrebbe parlare<br />
d’una retorica mariana dei Santi ancora tutta da esplorare caratterizzata da un’affettuosità che si<br />
concreta in termini come “mamma, madonna” o in qualificativi (a esempio bella, buona, misericor<strong>di</strong>osa),<br />
elativi (a esempio augustissima, santissima, potentissima, regina delle regine), possessivi (mia, nostra) che<br />
caratterizzano un rapporto personale, unico, irripetibile con Maria. E’ quello che si riscontra altresì in<br />
quanti, sull’esempio <strong>di</strong> questi fratelli maggiori, tendono verso la santità e, nel contatto con la Madre<br />
comune, trovano lo stimolo necessario per vivere secondo il Vangelo.<br />
Nessuna contrapposizione tra la mariologia sistematica e la mariologia del vissuto, perché le stesse<br />
categorie linguistiche, <strong>di</strong> cui questa si serve attraverso un rapporto vivo con la Maria presentata dalla<br />
riflessione teologica, esprimono la ricchezza insondabile <strong>di</strong> questo mistero <strong>di</strong> fronte al quale lo stesso<br />
linguaggio scientifico si mostra inadeguato.<br />
Voglio dunque concludere, cari amici, con i moniti della stessa Lettera della Congregazione, che riba<strong>di</strong>sce,<br />
in ultima analisi, il triplice dovere d’acquisire una conoscenza completa ed esatta della dottrina della<br />
chiesa sulla Vergine Maria, <strong>di</strong> alimentare un amore autentico verso la madre del Salvatore e <strong>di</strong><br />
sviluppare la capacità <strong>di</strong> comunicare tale amore con la parola, gli scritti, la vita.<br />
Carissimi Professori e studenti del <strong>Marianum</strong>, voi siete già ampiamente incamminati in quest’affascinante<br />
percorso. Continuate in questo ministero con impegno e amore maggiori, memori che è necessario<br />
stare «con la Madre […], accanto al Figlio, perché dappertutto splenda la luce della Pasqua».