Vi saranno pescatori… una distesa di reti… e i pesci saranno ...
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Kerygma Karisma Koinonia<br />
Perio<strong>di</strong>co della Federazione delle Koinonie Giovanni Battista N° 31 – <strong>di</strong>c. 2007 anno IX<br />
<strong>Vi</strong> <strong>saranno</strong> <strong>pescatori…</strong> <strong>una</strong> <strong><strong>di</strong>stesa</strong> <strong>di</strong> <strong>reti…</strong><br />
e i <strong>pesci</strong> <strong>saranno</strong> abbondanti
sommario<br />
4/5 La spiritualità del pescatore<br />
La vera tra<strong>di</strong>zione è vivere da pescatori<br />
6/7 dalle oasi<br />
Nasce la Koinonia greco-cattolica<br />
8/9 dalle oasi<br />
Congresso polacco<br />
10/11 vita nello Spirito<br />
La gioia <strong>di</strong> pescare<br />
12/13 la famiglia<br />
Il nostro amore è <strong>di</strong>ventato maggiorenne<br />
14/17 giovani & bambini<br />
Senza frontiere<br />
18/23 La storia <strong>di</strong> Camparmò<br />
Il Signore rivela il Suo progetto<br />
24/25 eventi<br />
Nulla è impossibile a Dio<br />
26/27 eventi<br />
Un lungo viaggio<br />
28/29 eventi<br />
P. Sandro, dottore in Sacra Liturgia<br />
30/31 il mistero <strong>di</strong> Israele<br />
Salita verso Gerusalemme<br />
32/33 uomini & donne della Bibbia<br />
Bartimeo<br />
34 parole profetiche<br />
Tutto posso in Colui che mi dona lo Spirito Santo<br />
35 dalla Sede federale<br />
Sulle rive del lago <strong>una</strong> nuova casa<br />
Kerygma Karisma Koinonia<br />
Perio<strong>di</strong>co della Federazione delle Koinonie Giovanni Battista N° 31 – <strong>di</strong>c. 2007 anno IX<br />
il Ke Ka Kò Kerygma Karisma Koinonia<br />
Direttore responsabile: p. Sandrino Bocchin Responsabile dei<br />
contenuti: p. Alvaro Grammatica Composizione grafica: p. Francesco<br />
Meneghini, Petr Lobaz Foto: archivio il KeKaKò, immagini<br />
<strong>di</strong> dominio pubblico Collaboratori: Mario Zuccato, Emanuela De<br />
Nar<strong>di</strong>, Marta Laura Hlisnikovská, Marta Kilianová, Pavla Anderlová,<br />
Thérèse Padula Redazione: Federazione delle Koinonie<br />
Giovanni Battista – Sede legale, via Casale, 20 – 36010 Cogollo<br />
del Cengio (VI) Tel. 0445 320442 E-mail ilkekako@koinoniagb.org<br />
− pubblicazione quadrimestrale <strong>di</strong> proprietà: Federazione delle<br />
Koinonie Giovanni Battista Aut. Trib. <strong>Vi</strong>cenza nº 940 del 26.11.1998,<br />
ISSN 1828-9312 Stampa: SAFIGRAF s.r.l. − Schio (VI).<br />
Sede federale della Koinonia Giovanni Battista, Dobrˇanská 41,<br />
Plzeň-Valcha 301 00, Repubblica Ceca Tel. +420 377 423 585<br />
E-mail seg@koinoniagb.org<br />
“L’informativa circa il trattamento dei dati personali ai sensi<br />
dell’art. 13 Dlgs 196 del 30 giugno 2003 è consultabile nel nostro<br />
sito web: www.kekako.com /l_ITA/ilKeKaKo/ilKeKaKo.htm”<br />
CAMPARMÒ<br />
contrà Camparmò, 1<br />
36030 Valli del Pasubio (VI)<br />
Tel. 0445 592210<br />
Fax 0445 590340<br />
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www.camparmo.it<br />
RECANATI<br />
contrada Ricciola, 78<br />
62019 Recanati (MC)<br />
Tel. 071 7574122<br />
Fax 071 7574122<br />
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ROMA<br />
via Gioacchino Loreti, 48<br />
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Tel. 06 2025388<br />
Fax 06 20419602<br />
roma@koinoniagb.org<br />
CALTANISSETTA<br />
via Cesare Battisti, 126<br />
93010 Vallelunga (CL)<br />
Tel. 0934 814458<br />
Fax 0934 814458<br />
sicilia@koinoniagb.org<br />
e<strong>di</strong>toriale<br />
Carissimo lettore, carissima lettrice!<br />
Il tempo attuale è il tempo <strong>di</strong> Dio. Il Signore vivente<br />
è all’opera per attuare con noi la nuova<br />
evangelizzazione affinché le moltitu<strong>di</strong>ni conoscano<br />
Lui ed abbiano la vita.<br />
Il grande segno biblico è l’immagine della pesca e dei<br />
pescatori (cfr. Ez 47,1-12). Così i tempi messianici si<br />
caratterizzano per il grande fiume <strong>di</strong> Dio che scorre verso<br />
la valle portando vita e <strong>una</strong> grande <strong><strong>di</strong>stesa</strong> <strong>di</strong> reti per la<br />
pesca abbondante. Con coraggio sten<strong>di</strong>amo anche noi le<br />
nostre reti, tirandole fuori dai nostri secchi, perché il<br />
Signore ci assicura <strong>una</strong> pesca abbondante.
La spiritualità<br />
del pescatore<br />
La figura del pescatore viene spesso usata da Gesù<br />
per in<strong>di</strong>care le qualità <strong>di</strong> un apostolo. Così i primi<br />
apostoli, come ci racconta il Vangelo <strong>di</strong> Luca, sono<br />
dei pescatori che un giorno, sulle rive del mare<br />
<strong>di</strong> Galilea, vengono chiamati a <strong>di</strong>ventare pescatori <strong>di</strong><br />
uomini. Comprendo bene che, chiamando dei pescatori,<br />
Gesù non poteva usare altre immagini se non quelle legate<br />
al mondo della pesca. Certamente l’immagine del mare<br />
e del pescatore non sono le uniche scelte da Gesù per<br />
significare il Regno dei Cieli, ma sicuramente sono le più<br />
suggestive, le più frequenti. Gesù poteva benissimo<br />
paragonare la figura dell’apostolo con quella del<br />
conta<strong>di</strong>no, ma ciò non risulta dagli scritti evangelici.<br />
Semmai il conta<strong>di</strong>no viene usato per raffigurare<br />
l'efficacia della Parola e l'azione del<br />
credente che getta nel suo orto un piccolo<br />
seme che poi cresce, mentre per significare<br />
la spiritualità dell'apostolo il Signore ha<br />
preso in prestito figure legate all'ittica.<br />
La ragione è che Gesù richiede dagli apostoli un carattere<br />
<strong>di</strong> pescatore. L’agricoltore ogni mattina va al suo campo, la<br />
strada è sempre la stessa dato che la terra non si sposta.<br />
A memoria conosce il cammino e così anche i suoi animali<br />
imparano, vanno e vengono senza gran<strong>di</strong> problemi.<br />
Mi ricordo che quando a Camparmò mi occupavo delle<br />
mucche esse conoscevano molto bene la strada della<br />
pastura e del ritorno alla stalla: al mattino dopo la mun-<br />
La vera tra<strong>di</strong>zione è vivere da pescatori<br />
gitura le liberavo e, come in <strong>una</strong> processione, uscivano<br />
verso il campo, mentre alla sera erano pronte al bordo<br />
del recinto per rientrare ogn<strong>una</strong> al proprio posto. Questa<br />
non è intelligenza bovina, ma abitu<strong>di</strong>ne! Così forse anche<br />
noi lavoriamo nel Regno dei Cieli più per abitu<strong>di</strong>ne: tutto<br />
è già segnato, nulla cambia, sempre lo stesso. La vita<br />
del pescatore invece pare <strong>di</strong>versa: nel mare non ci sono<br />
sentieri, ma sempre rotte nuove da scoprire ogni mattino<br />
a seconda <strong>di</strong> come soffia il vento. E chi mai ha imbrigliato<br />
il vento? Come <strong>di</strong>ce Gesù, del vento sentiamo la<br />
sua voce, ma non sappiamo da dove viene e dove va<br />
(cfr. Gv 3,8). I semi germogliano e non cambiano<br />
posto, ma i <strong>pesci</strong> continuamente si muovono:<br />
oggi dove andranno? Il pescatore deve in continuo<br />
cercare il pesce, sfidare il mare stesso<br />
e affidarsi al proprio istinto. Ogni giorno è<br />
<strong>una</strong> nuova avventura da esiti incerti. Basta<br />
vedere alcune scene evangeliche per<br />
capire che puoi lavorare tutta <strong>una</strong> notte<br />
senza pescare nulla, come pure tutto ad un tratto la barca<br />
si può riempire <strong>di</strong> <strong>pesci</strong>. Nel mare è <strong>di</strong> casa l’impreve<strong>di</strong>bilità,<br />
nel campo è <strong>di</strong> casa lo scontato. Nel Regno dei Cieli<br />
vale la regola della creatività, della novità e dell’apertura.<br />
Il lavoro apostolico molto spesso si è trasformato<br />
in <strong>una</strong> strada battuta dove lo schema ha prevalso sulla<br />
libertà dello Spirito e la creatività è stata soppiantata<br />
dalla routine. Il vento impetuoso della Pentecoste è stato<br />
trasformato in aria con<strong>di</strong>zionata regolabile a piacimento,<br />
ma che a lungo andare provoca solo malattie respiratorie.<br />
Qualcuno mi potrà obiettare che in questo modo annullo<br />
il valore della tra<strong>di</strong>zione. Lungi da me pensare che la tra<strong>di</strong>zione<br />
non abbia valore, anzi, al contrario, ma non vorrei<br />
che nello sforzo <strong>di</strong> custo<strong>di</strong>re tante cose abbiamo perso<br />
<strong>una</strong> delle cose più importanti: la spiritualità e il carattere<br />
del pescatore. Ogni uomo rinato dallo Spirito deve saper<br />
riconoscere il Suo soffio, ma soprattutto deve saper spiegare<br />
le vele al vento dello Spirito e farsi condurre in mare<br />
aperto per la pesca. Il programma del pescatore è molto<br />
semplice: aperti a seguire il Vento. Ma dove ci porta, qual<br />
è la sua rotta? Dove ci sono gli uomini, lì c’è lo Spirito e<br />
lì ci <strong>saranno</strong> i pescatori. È lo Spirito che conduce il lavoro<br />
apostolico e fa incontrare pescatori e <strong>pesci</strong>. E tale incontro<br />
avviene nel mare, non in pescheria. In pescheria ci<br />
vanno i clienti e colui che vende il pesce non è un pescatore,<br />
ma un <strong>pesci</strong>vendolo. Il pescatore pesca nel mare.<br />
Ecco che, per quanto <strong>di</strong>pende da noi, essere docili allo<br />
Spirito è <strong>di</strong>ventare pescatori che sanno usare tutta l’astuzia<br />
e tutto il coraggio per <strong>di</strong>ffondere il vangelo nei luoghi<br />
dove fino ad ora nessuno ha mai pensato.<br />
Per noi della Koinonia <strong>di</strong>ventare pescatori fa parte della<br />
nostra identità: siamo nati per pescare in mare aperto, non<br />
per andare per le vie del mercato del pesce. Scostarci un<br />
poco dalla riva, prendere il largo e gettare le reti: questo è<br />
ciò che dobbiamo fare. p. Alvaro Grammatica<br />
4 La spiritualità del pescatore La spiritualità del pescatore<br />
5
dalle oasi<br />
Nasce la Koinonia Giovanni Battista greco-cattolica<br />
«Cantate a Dio, inneggiate al suo<br />
nome, spianate la strada a chi cavalca<br />
le nubi: “Signore” è il suo nome,<br />
gioite davanti a lui.<br />
Padre degli orfani e <strong>di</strong>fensore delle<br />
vedove è Dio nella sua santa <strong>di</strong>mora.<br />
Ai derelitti Dio fa abitare <strong>una</strong> casa,<br />
fa uscire con gioia i prigionieri; solo<br />
i ribelli abbandona in arida terra».<br />
Le parole del Salmo 67 mi risuonano nel cuore al<br />
ricordo del sabato 13 ottobre 2007, un giorno <strong>di</strong><br />
gioia e <strong>di</strong> festa per la Chiesa greco-cattolica in<br />
Slovacchia. Infatti nella cattedrale <strong>di</strong> San Giovanni<br />
Battista a Prešov, abbiamo celebrato la sacra liturgia<br />
festiva, presieduta dall’eparca, Mons. Ján Babjak, ed alcuni<br />
membri della curia vescovile, insieme al Pastore generale<br />
della Koinonia Giovanni Battista, p. Alvaro Grammatica, al<br />
pastore dell’Oasi <strong>di</strong> Zlatá Idka, p. Milan Bednárik, e a p.<br />
Jan Kruczynski. Erano presenti molti altri fratelli e sorelle<br />
che hanno accompagnato p. Alvaro e Vladko Beregi,<br />
responsabile dell’Oasi <strong>di</strong> Sklené.<br />
Sua Eccellenza Mons. Ján Babjak ha accolto, presentato<br />
e benedetto l’attività della Koinonia Giovanni Battista<br />
nella sua eparchia. Il giorno del “battesimo” <strong>di</strong> questo<br />
“nuovo bambino”, <strong>di</strong> questa nuova realtà, è stato preceduto<br />
da un processo <strong>di</strong> maturazione durato alcuni anni.<br />
Sono stati anni <strong>di</strong> sviluppo nascosto, lungo i quali il<br />
“bambino” è stato nutrito dall’acqua viva dello Spirito<br />
Santo fino a quando sua “madre”, la Koinonia Giovanni<br />
Battista, ha potuto mostrarlo e il “bambino” ha salutato<br />
sua “sorella maggiore”, l’Oasi <strong>di</strong> Zlatá Idka.<br />
Prima della festa abbiamo trascorso bei momenti con<br />
p. Alvaro nella preghiera e nel <strong>di</strong>alogo per cercare quale<br />
fosse il piano <strong>di</strong>vino per quest’opera. Questa nuova realtà<br />
è nata dall’amore e dall’amicizia, entrambi sentimenti<br />
messi nel mio cuore da Dio, attraverso p. Ricardo, che<br />
durante la prima visita a Prešov nel 1994, sotto l’azione<br />
dello spirito profetico, ha posto le basi per l’accoglienza<br />
della Koinonia greco-cattolica nella mia persona <strong>di</strong> sacerdote<br />
<strong>di</strong> rito bizantino, con moglie e figlio.<br />
È stato concepito “il bambino” nell’intimo dei fratelli,<br />
che hanno accolto l’invito <strong>di</strong> Dio, e si sono incamminati<br />
in questa nuova via. Dal nostro primo incontro con p.<br />
Ricardo sono passati tanti anni caratterizzati dalle circostanze<br />
<strong>di</strong> prova, ma anche da tanti momenti <strong>di</strong> gioia: sono<br />
state aperte case <strong>di</strong> preghiera, sono stati svolti incontri<br />
<strong>di</strong> evangelizzazione, dati tanti corsi; tutte esperienze vissute<br />
insieme ai fratelli e alle sorelle, nella stessa <strong>di</strong>rezione:<br />
la comunità.<br />
Nel mio ministero <strong>di</strong> sacerdote appartenente alla Koinonia<br />
ho incontrato molti confratelli sacerdoti per i quali<br />
volevo essere non soltanto consigliere ed intercessore,<br />
ma soprattutto amico. E così, gradualmente, col passare<br />
degli anni, sono stato invitato da alcuni <strong>di</strong> loro, già miei<br />
amici, a visitare insieme ad un’équipe della comunità<br />
le loro parrocchie annunciando ai fedeli Cristo vivo. La<br />
notizia <strong>di</strong> queste visite è giunta presto alle orecchie del<br />
mio vescovo e si è confermata la parola del vangelo la<br />
quale afferma che lo Spirito Santo soffia dove vuole e<br />
come vuole! Il vescovo è <strong>di</strong>ventato nostro amico ed ha<br />
aperto non solo il suo cuore ma anche la sua eparchia alla<br />
Koinonia. Ci ha dato fiducia e, grazie a lui, il Signore ha<br />
spalancato per noi nuove porte. Per dove? Chissà, forse<br />
fino alla lontana Ucraina…<br />
Ora, forti della bene<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Mons. Ján Babjak e dei fratelli<br />
guar<strong>di</strong>amo al futuro, a ciò che il Signore ci ha preparato<br />
sapendo che formiamo un unico popolo appartenente alla<br />
Chiesa cattolica. Questo popolo conta oggi 170 membri,<br />
pronti a «preparare la via al Signore». p. Anton Paril’ák<br />
6 dalle oasi<br />
dalle oasi<br />
7
dalle oasi<br />
Congresso della Koinonia Giovanni Battista a<br />
Jasna Góra a Czestochowa<br />
Il 6 ottobre scorso nel centro della devozione mariana polacca, a Jasna Góra, si è<br />
celebrato il Congresso nazionale polacco della Koinonia Giovanni Battista. Santuario<br />
caro non solo ai polacchi, ma anche a p. Ricardo, fondatore della Koinonia, perché<br />
in questo luogo, nel lontano maggio 1993, egli aveva presieduto <strong>una</strong> preghiera <strong>di</strong><br />
guarigione durante un grande incontro <strong>di</strong> evangelizzazione, dove la presenza santa<br />
e sanante <strong>di</strong> Gesù vivo si era resa visibile in modo straor<strong>di</strong>nario tra l’immensa folla <strong>di</strong><br />
centomila persone presenti nella grande spianata del santuario. Questa volta non<br />
c’erano le folle ma tanti amici e simpatizzanti della comunità.<br />
Come siamo soliti fare, ci siamo ritrovati a Czestochowa<br />
per celebrare la fedeltà del Signore. Padre<br />
Ricardo ha presieduto il nostro annuale Congresso<br />
della Koinonia in Polonia. Sapevamo che qualcosa<br />
<strong>di</strong> nuovo ci attendeva e le nostre speranze non sono state<br />
deluse. Durante l’incontro sono stati nominati i responsabili<br />
della Koinonia polacca che ci accompagneranno per<br />
il prossimo futuro e sono state in<strong>di</strong>cate le priorità per il<br />
nuovo anno pastorale. Iwona Sułek, responsabile della<br />
comunità celibataria in Polonia fin dal suo sorgere, è<br />
stata nominata Facente funzione dell’Oasi <strong>di</strong> Nowy Radzic<br />
e Coor<strong>di</strong>natore nazionale. Marek Maj è stato confermato<br />
Coor<strong>di</strong>natore regionale della Regione <strong>di</strong> Wrocław e Zenon<br />
Kufel della Regione <strong>di</strong> Gdynia. Beata e Andrzej Wójtowicz<br />
sono invece <strong>di</strong>ventati i Coor<strong>di</strong>natori nazionali della Scuola<br />
<strong>di</strong> evangelizzazione polacca.<br />
«La mia casa sarà chiamata casa <strong>di</strong> preghiera» era lo slogan<br />
dell’incontro e p. Ricardo ce ne ha trasmesso il significato con<br />
l’energia che gli è tipica. Ci ha ricordato che le case <strong>di</strong> preghiera<br />
devono essere dei piccoli centri <strong>di</strong> evangelizzazione,<br />
dove le persone bisognose trovano nel Signore Gesù la soluzione<br />
dei loro problemi e tutti coloro, che sono lontani dalla<br />
fede, e in modo visibile non sembrano vicini a Dio, possono<br />
vivere <strong>una</strong> forte esperienza <strong>di</strong> Gesù e dello Spirito Santo. La<br />
casa <strong>di</strong> preghiera <strong>di</strong>venta allora uno strumento per il rinnovamento<br />
ecclesiale che porta le persone ad <strong>una</strong> cosciente<br />
partecipazione alla vita della Chiesa. Nel suo secondo intervento<br />
ci ha parlato della chiamata religiosa e sacerdotale.<br />
Il calo precipitoso delle vocazioni è stato da lui definito<br />
come uno dei segni più evidenti della decristianizzazione.<br />
Mostrando la chiamata alla vita verginale nella sua originalità,<br />
ci ha invitato a suscitare e a custo<strong>di</strong>re le vocazioni<br />
nei cuori dei giovani. Riferendosi in modo particolare alla<br />
vocazione sacerdotale, p. Ricardo ha sottolineato l’urgenza<br />
della preghiera per le nuove vocazioni e dell’aiuto che siamo<br />
interpellati a dare ai giovani nel riconoscere questo tipo <strong>di</strong><br />
chiamata; in ciò si manifesta un autentico segno d’amore<br />
verso la nostra Chiesa. L’eucaristia, alla conclusione, è<br />
stata presieduta da Sua Eccellenza Mons. Józef Wysocki,<br />
vescovo ausiliare della <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Elblag, nella cui omelia<br />
ha con<strong>di</strong>viso l’urgenza e la necessità della formazione cristiana<br />
e l’importanza della detronizzazione degli idoli della<br />
nostra vita a favore <strong>di</strong> un autentico e fruttuoso ascolto<br />
della Parola <strong>di</strong> Dio. p. Robert Hetzyg<br />
8 dalle oasi dalle oasi<br />
9
vita nello Spirito<br />
Nella Koinonia Giovanni Battista il luogo particolare,<br />
significativo, strutturale dell’evangelizzazione<br />
è la casa <strong>di</strong> preghiera che noi amiamo<br />
paragonare alla rete <strong>di</strong> pesca. La casa <strong>di</strong> preghiera<br />
è <strong>una</strong> rete <strong>di</strong> pesca, cioè il luogo dove si pescano<br />
i <strong>pesci</strong>, fratelli e sorelle che fanno esperienza <strong>di</strong> Gesù<br />
Signore e Salvatore, datore <strong>di</strong> vita. Unitamente alla fatica<br />
del pescatore, per pescare i <strong>pesci</strong> c’è la gioia <strong>di</strong> avere le<br />
reti piene. La gioia per il pescatore è pescare abbondanti<br />
<strong>pesci</strong>. Analogamente accade per le case <strong>di</strong> preghiera.<br />
Quando vengono fratelli nuovi allora la nostra gioia si<br />
rinnova e si accresce. Accade, però, che per molte case <strong>di</strong><br />
preghiera la pesca è scarsa e a volte proprio nulla e allora,<br />
al posto della gioia, si insinua la tristezza, la delusione,<br />
lo scoraggiamento. Che fare?<br />
Possiamo attingere luce e in<strong>di</strong>cazioni dal brano del Vangelo<br />
secondo Luca (Lc 5,1-11). Si tratta della cosiddetta<br />
“pesca miracolosa”; <strong>una</strong> pesca, però, che inizia da <strong>una</strong><br />
situazione simile a quella in cui possono trovarsi molti<br />
<strong>di</strong> pescare<br />
<strong>di</strong> noi. Pietro e i suoi compagni avevano pescato tutta la<br />
notte e non avevano preso nessun pesce. Così si trovavano<br />
in riva al lago <strong>di</strong> Genesaret con le barche vuote, ormeggiate<br />
alla sponda, e intenti a lavare le reti, inutilmente<br />
utilizzate tutta la notte. Gesù, si accosta e sale <strong>di</strong> sua<br />
iniziativa sulla barca principale, quella <strong>di</strong> Simone, e con<br />
molta delicatezza chiede al pescatore <strong>di</strong> scostarsi un poco<br />
da terra; ovvero <strong>di</strong> sciogliere l’ormeggio e rimettere la<br />
barca in lago aperto, ma non troppo <strong>di</strong>stante dalla riva.<br />
Questo perché voleva ammaestrare la moltitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> gente<br />
che era accorsa proprio per ascoltarlo. Gesù certamente<br />
aveva l’intenzione <strong>di</strong> ammaestrare la folla, ma, tra quella<br />
moltitu<strong>di</strong>ne, vi era un destinatario speciale, Simone, che<br />
<strong>di</strong>venterà Pietro. Simone, infatti, stanco e sfiduciato, ora<br />
deve stare sulla barca ad ascoltare il Maestro. La parola<br />
<strong>di</strong> Gesù entra nel suo cuore e lo cambia, lo pacifica, lo<br />
rende attento e convinto delle verità che essa comunica.<br />
La barca vuota ora è piena della presenza del Maestro le<br />
cui parole danno vita a Simone: la barca <strong>di</strong>venta il luogo<br />
della bene<strong>di</strong>zione. Dopo aver finito <strong>di</strong> parlare Gesù, che<br />
conosce il cuore <strong>di</strong> Simone, può comandargli (non è più<br />
un invito) <strong>di</strong> prendere il largo per pescare. Gesù ora conduce<br />
Pietro all’azione, un’azione però che è la conseguenza<br />
<strong>di</strong> un comando ad attuare qualcosa che Simone aveva già<br />
fatto con insuccesso per tutta la notte. Ora Simone lo deve<br />
rifare nell’ora calda del giorno, non adatta per pescare.<br />
Simone, da ascoltatore della parola del Maestro deve <strong>di</strong>ventare<br />
<strong>di</strong>scepolo, uno che adempie ciò che <strong>di</strong>ce il Maestro.<br />
Nonostante avesse fatto presente a Gesù che avevano già<br />
pescato tutta la notte inutilmente, crede alle parole del<br />
Maestro e getta le reti.<br />
Con gioia immensa vede che le reti si riempiono <strong>di</strong> <strong>pesci</strong>,<br />
ma, nel ritirarle sulla barca, si accorge che esse rischiano<br />
<strong>di</strong> rompersi. La quantità <strong>di</strong> <strong>pesci</strong> è così abbondante che le<br />
reti <strong>di</strong> Simone non reggono a quel peso inaspettato e ormai<br />
si paventa la possibilità reale della fuga dei <strong>pesci</strong> intrappolati.<br />
Così Simone è costretto a chiedere aiuto ai suoi compagni.<br />
Le due barche si riempirono <strong>di</strong> <strong>pesci</strong> al punto che<br />
quasi affondavano; ma <strong>di</strong> fatto non affondano perché sono<br />
insieme e si aiutano a vicenda. Da questo meraviglioso racconto,<br />
possiamo ricavare quattro segreti affinché il pescare<br />
abbia successo e sia <strong>una</strong> vera gioia.<br />
1– Ascoltare la parola del Signore: non puoi pescare se non<br />
ascolti la parola del Pescatore.<br />
2– Credere e agire: credere equivale ad agire; ad impegnarsi,<br />
a compromettersi con il Maestro ponendo la propria<br />
fiducia solo in Lui.<br />
3– Chiedere aiuto: non si pesca da soli, ma insieme ai tuoi<br />
fratelli. Da soli si rischia <strong>di</strong> perdere i <strong>pesci</strong>.<br />
4– Unirsi ai fratelli con un patto <strong>di</strong> amicizia: essere legati<br />
gli uni gli altri è garanzia che la nostra barca non affon<strong>di</strong>.<br />
L’attività della casa <strong>di</strong> preghiera non è privata, ma parte<br />
<strong>di</strong> un corpo comunitario che ti aiuta, ti sostiene, ti<br />
mantiene a galla. Siamo chiamati a pescare e in forza<br />
<strong>di</strong> questa nostra comune vocazione cristiana possiamo<br />
vivere <strong>una</strong> rinnovata gioia ponendo in pratica queste<br />
quattro regole che il Pescatore per eccellenza, Gesù <strong>di</strong><br />
Nazareth, ci ha in<strong>di</strong>cato attuando la pesca miracolosa sul<br />
lago <strong>di</strong> Galilea. p. Sandro Bocchin<br />
10 vita nello Spirito vita nello Spirito<br />
11
la famiglia<br />
Mario ed io, Emanuela, avevamo entrambi avuto<br />
<strong>una</strong> delusione amorosa che ci aveva segnato<br />
profondamente, tanto che all’ingresso del nostro<br />
cuore avevamo affisso il cartello «<strong>di</strong>vieto <strong>di</strong><br />
transito». Ma l’Amore vi è entrato sorridendo e ha esclamato:<br />
«Io entro dovunque!». Gesù è entrato nelle nostre<br />
vite e ci ha fatto incontrare. L’esperienza dell’amore <strong>di</strong><br />
Gesù è stata così forte che ci ha spinti ad avere il coraggio<br />
<strong>di</strong> rivelarci i sogni del nostro cuore ed è così che,<br />
solo dopo otto mesi <strong>di</strong> fidanzamento, ci siamo felicemente<br />
sposati sotto la guida <strong>di</strong> p. Ricardo e dei fratelli della<br />
Koinonia alla quale avevamo aderito nello stesso anno.<br />
Era il 7 ottobre del 1989. Il nostro amore è stato messo<br />
subito alla prova: io sono <strong>di</strong>abetica e nel luglio del 1990<br />
sono rimasta incinta; tutti gli esami confermavano la gravidanza<br />
in corso. Mi sottomisi a controlli su controlli. Alla<br />
sesta settimana feci <strong>una</strong> visita e il me<strong>di</strong>co si accorse che<br />
qualcosa non andava. Mi fece ripetere l’esame dell’HCG che<br />
confermava i suoi dubbi: o la gravidanza non era mai iniziata,<br />
cosa improbabile visto gli esami precedenti, o ciò<br />
significava un arresto della crescita del bambino e quin<strong>di</strong><br />
la morte. Mi consigliò <strong>di</strong> abortire in quanto secondo lui<br />
il feto era già morto e se anche non lo fosse, portava<br />
sicuramente dei grossi han<strong>di</strong>cap. Mario ed io non abbiamo<br />
voluto credere a queste parole e ci siamo aggrappati al<br />
Signore mentre i fratelli della comunità si univano a noi<br />
nella preghiera. Il 15 agosto salimmo a Camparmò da<br />
p. Ricardo che ci chiese: «Che cosa è successo?». Poi semplicemente<br />
mise la sua mano sul mio grembo, pregò per<br />
pochi secon<strong>di</strong> e <strong>di</strong>sse: «Vai tranquilla, in te c’è la vita!».<br />
Credemmo a quelle parole che furono confermate dopo <strong>una</strong><br />
settimana, quando il ginecologo fece ripetere gli esami e<br />
con suo stupore si accorse che tutto si era normalizzato.<br />
La gravidanza proseguì con momenti <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà, ma forte<br />
<strong>di</strong> quella “parola”, che ancora risuonava dentro <strong>di</strong> me, e<br />
del sostegno della preghiera dei fratelli, riuscii a dare alla<br />
luce con parto naturale la nostra primogenita Alessandra,<br />
completamente sana <strong>di</strong> ben 3,450 kg. Che grande dono!<br />
Nel mese <strong>di</strong> <strong>di</strong>cembre del 1996, abbiamo vissuto un’altro<br />
momento molto <strong>di</strong>fficile. Alla vigilia <strong>di</strong> Natale io, Mario, al<br />
mio ritorno a casa dal lavoro trovo Emanuela inerme. Chiamo<br />
l’ambulanza e le riscontrano un coma <strong>di</strong>abetico: la glicemia<br />
era a 1200. Ero spaventato perché i me<strong>di</strong>ci non sapevano<br />
se riusciva a superare la notte. Chiamai subito i fratelli<br />
della comunità che si misero in preghiera e la presentarono<br />
alla santa Messa della notte. Emanuela si risvegliò proprio<br />
alla mezzanotte: Gesù era intervenuto e l’aveva fatta rinascere<br />
ancora <strong>una</strong> volta, le aveva ridato la vita, la vita in<br />
abbondanza perché il coma non aveva riportato ness<strong>una</strong><br />
conseguenza nel suo corpo e il Natale successivo (1997)<br />
non solo era viva, ma portava nel suo seno <strong>una</strong> nuova vita:<br />
era incinta <strong>di</strong> 5 mesi. Un altro grande dono!<br />
Questa gravidanza sembrava andare meglio perché i continui<br />
controlli necessari a cui mi sottoponevo sembravano<br />
sufficienti a gestire ogni cosa. A sette mesi però iniziarono<br />
delle continue contrazioni e si temeva un parto prematuro.<br />
L’esito degli esami fu doloroso: volevano ricoverarmi<br />
Il nostro amore è <strong>di</strong>ventato maggiorenne<br />
urgentemente per anomalie fetali (così aveva scritto il<br />
me<strong>di</strong>co), ma ci rifiutammo e preferimmo andare nell’ospedale<br />
dove era venuta al mondo Alessandra. Dopo 40 giorni<br />
<strong>di</strong> ricovero è nata <strong>una</strong> bambina <strong>di</strong> 3,050 kg, <strong>di</strong> nome Anna,<br />
sana e bella come la sorella, a gloria <strong>di</strong> Dio Padre. Ricordo<br />
che tutto il reparto era venuto a vedere la creatura <strong>di</strong> cui<br />
parlavano da molto i me<strong>di</strong>ci e della quale ognuno <strong>di</strong> loro<br />
aveva pronosticato positivamente o negativamente.<br />
Le <strong>di</strong>fficoltà non sono mancate e non mancheranno, ma<br />
abbiamo tracciato <strong>una</strong> strada proprio con i sassi che<br />
abbiamo trovato nel cammino.<br />
Quest’anno abbiamo festeggiato 18 anni <strong>di</strong> matrimonio e<br />
dobbiamo testimoniare che il nostro amore è <strong>di</strong>ventato<br />
maggiorenne perché siamo felici e ci sentiamo liberi <strong>di</strong><br />
amare e <strong>di</strong> sentirci amati, sappiamo <strong>di</strong> poterci fidare l’uno<br />
dell’altro senza pesare i pensieri, senza misurare le parole.<br />
Siamo un libro aperto l’uno per l’altro. Conosciamo i nostri<br />
pregi, ma anche i nostri <strong>di</strong>fetti e <strong>di</strong> quest’ultimi abbiamo<br />
imparato a riderne insieme.<br />
Tutto questo lo dobbiamo al fatto che quando abbiamo<br />
pronunciato il nostro sì eravamo due persone, ma con<br />
un’unica vita davanti, <strong>una</strong> vita che abbiamo donato al<br />
Signore e alla comunità e questa è la garanzia del nostro<br />
amore. Non dobbiamo temere <strong>di</strong> nulla perché il progetto<br />
del Padre per la famiglia è meraviglioso ed Egli ci dà gli<br />
strumenti necessari per intervenire nell’or<strong>di</strong>narietà e<br />
nella straor<strong>di</strong>narietà degli eventi. ❏<br />
12 la famiglia la famiglia<br />
13
giovani &bambini<br />
senza<br />
frontiere<br />
Per qualcuno quest’estate è stata forse troppo calda, piuttosto<br />
solitaria o decisamente noiosa, ma sicuramente non<br />
per i 200 bambini e i 400 giovani che hanno partecipato<br />
agli accampamenti della nostra comunità organizzati in<br />
<strong>di</strong>versi paesi del mondo. Come nelle Prealpi venete, così<br />
nella Sierra del tigre, sulle alte montagne dello stato <strong>di</strong><br />
Jalisco nel Messico, e nei profon<strong>di</strong> boschi dell’Europa centrale,<br />
questi ragazzi hanno trascorso giorni insieme e,<br />
attraverso il gioco e le <strong>di</strong>namiche, si sono conosciuti e<br />
hanno incontrato Colui che trasforma la quoti<strong>di</strong>anità nello<br />
straor<strong>di</strong>nario.<br />
Sono partiti per <strong>una</strong> settimana lasciando la como<strong>di</strong>tà<br />
<strong>di</strong> <strong>una</strong> casa con tutto, inclusa l’acqua calda e la mamma<br />
che cucina, lava e pulisce, sono partiti forse da soli, con<br />
dubbi e poca voglia, ma niente <strong>di</strong> tutto questo è rimasto<br />
a lungo. Un gruppetto <strong>di</strong> belle ragazze che danno nell’oc-<br />
14 giovani & bambini giovani & bambini<br />
15
giovani &bambini<br />
chio, raccontano: «Nonostante la pioggia, siamo riuscite a fare tutto,<br />
compresa l’escursione superbella a un rifugio della cima più alta in zona<br />
e siamo state pienamente ripagate dallo sforzo fatto. Ci siamo <strong>di</strong>vertite<br />
un sacco e abbiamo trovato degli amici fantastici».<br />
Provare ad essere vittoriosi in terra nemica, quando ti senti <strong>una</strong> locusta<br />
<strong>di</strong> fronte ai giganti; <strong>di</strong>ventare vittoriosi nella propria vita, quando i<br />
problemi sembrano più gran<strong>di</strong> <strong>di</strong> noi; essere imbattibili con Colui che ha<br />
vinto definitivamente è stato davvero eccitante.<br />
Una delle partecipanti più giovani afferma: «In questi giorni ho imparato<br />
moltissimo. Ho più coraggio e non sento quella paura <strong>di</strong> prima».<br />
Essere moderni, cioè i primi, aggiornati, sempre un passo avanti, aver<br />
mentalità non <strong>di</strong> oggi ma del domani, tutto questo significa “essere profeti”:<br />
saper afferrare la realtà e giu<strong>di</strong>carla, riuscire a prendere la propria<br />
posizione, decidersi ed essere fermi, conoscere il valore <strong>di</strong> noi stessi, del<br />
nostro <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> scegliere e il peso delle scelte fatte o non fatte, cosa<br />
voglio e cosa detesto e non permettere che siano le circostanze a fare<br />
<strong>di</strong> me uno straccio <strong>di</strong>ventando così protagonisti della nostra vita per<br />
cogliere un futuro pieno <strong>di</strong> speranza.<br />
Nel gioco e nell’esercizio fisico, nel <strong>di</strong>vertimento e nello stare insieme,<br />
hanno riscoperto che non sono da soli, qualche volta anche sporchi e<br />
bagnati, stanchi e pensando <strong>di</strong> non potercela fare, hanno ricevuto le<br />
risposte desiderate. «Ora so, che Dio davvero esiste e che può fare per<br />
me qualsiasi cosa», raccontano nelle loro con<strong>di</strong>visioni i ragazzi <strong>di</strong> tutte<br />
le lingue. «Non avrei mai pensato che Gesù potesse aiutarmi nelle situazioni<br />
normali, concrete della vita». Il vangelo è senza frontiere e così<br />
pure l’esperienza <strong>di</strong> Gesù è per ogni cultura, popolo e nazione. ❏<br />
16 17
18 19
Passo dopo passo il Signore<br />
rivela il Suo progetto<br />
Dopo gli stu<strong>di</strong> all’Università Gregoriana, padre Ricardo Argañaraz conobbe il car<strong>di</strong>nale Giobbe,<br />
che lo presentò alla Pontificia Accademia Ecclesiastica nella quale vi rimase per due anni. Laureatosi<br />
in <strong>di</strong>ritto canonico, intraprese il cammino <strong>di</strong>plomatico presso la Santa Sede. Giovane<br />
intelligente, appassionato <strong>di</strong> filosofia e <strong>di</strong> spiccate doti comunicative aveva tutti i requisiti necessari<br />
per un futuro assicurato. Ma non era quello che attirava il suo cuore. Sentiva invece fortissima<br />
<strong>una</strong> spinta interiore alla preghiera e alla vita comunitaria. Questo desiderio cresceva<br />
costantemente e lo spinse ad <strong>una</strong> scelta: o continuare nel servizio intrapreso o abbandonare<br />
tutto. Giovanni Benelli, allora Sostituto della Segreteria <strong>di</strong> Stato, fu decisivo nel nuovo in<strong>di</strong>rizzo<br />
che padre Ricardo avrebbe preso in seguito. Fu lui a confermare che tale desiderio non<br />
era <strong>una</strong> illusione o <strong>una</strong> pia intuizione momentanea, ma era il segno <strong>di</strong> <strong>una</strong> nuova fondazione.<br />
Hai lasciato un futuro umanamente promettente. Cosa è successo<br />
precisamente?<br />
Fin dal 1964 avevo conosciuto molti sacerdoti e fra questi<br />
don Sante Babolin e don Giuseppe Ruaro con i quali avevo<br />
stretto <strong>una</strong> grande amicizia. Insieme fondammo <strong>una</strong> piccola<br />
esperienza comunitaria chiamata “Fraternità presbiterale<br />
<strong>di</strong> vita contemplativa”, un’esperienza approvata e<br />
incoraggiata dai vescovi <strong>di</strong> Padova, Mons. Girolamo Bortignon,<br />
<strong>di</strong> <strong>Vi</strong>cenza, Mons. Carlo Zinato, e <strong>di</strong> Salta, Mons.<br />
Carlos Mariano Perez. All’inizio, nel 1969, ci sistemammo<br />
in due appartamenti attigui a Sarmeola <strong>di</strong> Rubano (PD)<br />
in via G. Ver<strong>di</strong>. Nell’appartamento più grande abitavamo<br />
noi tre sacerdoti, mentre in quello più piccolo la madre<br />
e la zia <strong>di</strong> don Giuseppe Ruaro. Successivamente, nell’ottobre<br />
del 1970, trovammo cinque ettari <strong>di</strong> terra vicino<br />
al cimitero <strong>di</strong> Mestrino, nella provincia <strong>di</strong> Padova, nel<br />
territorio della parrocchia <strong>di</strong> Ronchi <strong>di</strong> <strong>Vi</strong>llafranca; era<br />
<strong>una</strong> casa <strong>di</strong> conta<strong>di</strong>ni, molto povera, che riparammo fino<br />
a renderla molto bella, gradevole e funzionale.<br />
Quale è stata la reazione del clero e dei laici a questa<br />
nuova realtà?<br />
All’inizio l’esperienza comunitaria fu ben accolta dai<br />
sacerdoti delle <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Padova e <strong>di</strong> <strong>Vi</strong>cenza. In seguito,<br />
però, l’attrattiva che suscitavamo nei seminaristi, dei<br />
quali eravamo insegnanti, <strong>di</strong>venne un problema per gli<br />
educatori del seminario <strong>di</strong> Padova.<br />
Io insegnavo filosofia assieme a don Sante al seminario<br />
<strong>di</strong> Padova, mentre don Giuseppe insegnava <strong>di</strong>ritto<br />
canonico al seminario maggiore <strong>di</strong> <strong>Vi</strong>cenza. Ci piaceva<br />
insegnare e cercavamo <strong>di</strong> farlo con tutta la nostra passione<br />
e preparazione. Istituimmo la figura del <strong>di</strong>rettore<br />
intellettuale, cioè un insegnante che seguiva passo<br />
dopo passo la formazione dell’intelligenza del giovane.<br />
Senza volerlo eravamo <strong>di</strong>ventati un polo <strong>di</strong> attrazione,<br />
un modello <strong>di</strong> vita presbiterale. Ciò provocò ancora <strong>di</strong><br />
più un grande <strong>di</strong>sagio all’interno del seminario. I giovani<br />
si sentivano fortemente attratti dalla nostro modo <strong>di</strong><br />
vivere. In un primo momento i superiori erano contenti<br />
che i seminaristi ci frequentavano, ma col passare del<br />
tempo le cose cambiarono.<br />
Oltre ai giovani seminaristi ci frequentavano pure numerosi<br />
giovani af fascinati dalla vita <strong>di</strong> preghiera e comunitaria.<br />
Alcuni <strong>di</strong> essi <strong>di</strong>vennero parte della nostra comunità.<br />
Come percepivano la vostra comunità le autorità della Chiesa<br />
locale?<br />
I vescovi <strong>di</strong> Padova e <strong>di</strong> <strong>Vi</strong>cenza ci visitarono e bene<strong>di</strong>rono<br />
la nostra esperienza. Il vicario generale <strong>di</strong> Padova,<br />
Mons. Alfredo Battisti, futuro arcivescovo <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne, fu un<br />
fervente sostenitore della nostra esperienza. Era convinto<br />
del bisogno della necessità della vita comunitaria per<br />
la santificazione del sacerdote. Pure Mons. Gianni Cielo,<br />
vicario episcopale per la vita consacrata nella <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong><br />
<strong>Vi</strong>cenza, fu un nostro convinto sostenitore così come altri<br />
sacerdoti che ci hanno incoraggiato nel mettere in atto il<br />
progetto <strong>di</strong> comunità <strong>di</strong> vita contemplativa.<br />
Cosa caratterizzava la vostra vita? Cosa attirava <strong>di</strong> più?<br />
Nella casa avevamo <strong>una</strong> piccola cappella, <strong>una</strong> stanza per<br />
don Sante, <strong>una</strong> per don Giuseppe, <strong>una</strong> per me e un luogo<br />
per la madre e la zia <strong>di</strong> don Giuseppe. È lì che abbiamo<br />
iniziato la nostra vita contemplativa. <strong>Vi</strong>ta contemplativa<br />
20 La storia <strong>di</strong> Camparmò La storia <strong>di</strong> Camparmò<br />
21
significa che al centro del nostro stare insieme c’è la preghiera.<br />
Cominciammo con un’ora <strong>di</strong> preghiera personale<br />
e un’ora e mezza <strong>di</strong> preghiera comunitaria aggiunte alle<br />
preghiere canoniche quali il breviario, la recita del rosario<br />
e l’eucarestia. La vita interna si svolgeva in grande gioia e<br />
armonia, frutto dell’intensità della preghiera e dell’amore<br />
<strong>di</strong> amicizia che regnava fra <strong>di</strong> noi. Proprio questo amore<br />
presente nella comunità fu la calamita per tanti giovani.<br />
Stu<strong>di</strong>o e lavoro manuale, particolarmente la cura del pollaio<br />
e dei conigli, completavano la giornata.<br />
La vostra vita era molto intensa. Quali altri momenti la riempivano,<br />
quale altro contributo volevate offrire alla Chiesa?<br />
Insieme a don Sante Babolin sostenemmo attivamente l’associazione<br />
dei docenti italiani <strong>di</strong> filosofia (ADIF) convinti come<br />
eravamo dell’importanza della filosofia nella formazione sacerdotale.<br />
Con molta frequenza tenevamo corsi ed esercizi spirituali<br />
per sacerdoti, religiosi e laici. In modo particolare, quasi<br />
ogni domenica, io mi occupavo del collegamento con il CELAM<br />
(Conferenza episcopale latinoamericana) al fine <strong>di</strong> sviluppare<br />
relazioni <strong>di</strong> interscambio <strong>di</strong> carattere religioso e sociale.<br />
La comunità contemplativa era la realizzazione del desiderio che<br />
il Signore aveva messo nel tuo cuore?<br />
Questa esperienza comunitaria è stata importante, ma capivo<br />
che non era ciò a cui il Signore mi chiamava. Lui aveva altri<br />
progetti per me, progetti che mi ha rivelato piano piano,<br />
qualche anno dopo, in<strong>di</strong>candomi il luogo <strong>di</strong> Camparmò.<br />
(ve<strong>di</strong> La storia <strong>di</strong> Camparmò sul KeKaKò dal n. 20) ❏<br />
22 La storia <strong>di</strong> Camparmò La storia <strong>di</strong> Camparmò<br />
23
Nulla è impossibile a Dio<br />
Or<strong>di</strong>nazione sacerdotale <strong>di</strong> Vladko<br />
Nulla è impossibile a Dio. L’abbiamo visto il 27<br />
ottobre, quando il responsabile della nostra<br />
Oasi <strong>di</strong> Sklené, Vladko Beregi, è stato or<strong>di</strong>nato<br />
sacerdote. Vogliamo con<strong>di</strong>videre con voi questo<br />
evento, affinché siate in comunione con noi e la nostra<br />
gioia sia perfetta.<br />
Durante gli ultimi cinque anni pregavamo per avere in<br />
mezzo a noi un sacerdote della Koinonia. Dall’inizio della<br />
nascita dell’Oasi <strong>di</strong> Sklené, dall’anno 1999, ci siamo relazionati<br />
con il nostro vescovo Mons. Rudolf Baláž, che ci ha<br />
dato fiducia e ci ha incoraggiati a lavorare nella sua <strong>di</strong>ocesi.<br />
Una gioia nuova è scaturita dai nostri cuori quando<br />
il vescovo ha deciso <strong>di</strong> or<strong>di</strong>nare Vladko sacerdote.<br />
È stato un grande giorno non solo per noi dell’Oasi <strong>di</strong><br />
Sklené, ma anche per tutta la Koinonia Giovanni Battista.<br />
Vedere insieme al nostro vescovo e ai sacerdoti della <strong>di</strong>ocesi,<br />
p. Ricardo con tutti i pastori e i nostri sacerdoti della<br />
Koinonia, unitamente agli amici arrivati dall’Italia, Polo-<br />
eventi<br />
Martin – Slovacchia<br />
27 ottobre 2007<br />
nia, Germania, Repubblica Ceca e da tutta la Slovacchia,<br />
è stata <strong>una</strong> solennità in<strong>di</strong>menticabile. Che a Dio nulla è<br />
impossibile lo ha confermato il vescovo quando ha reso<br />
noto che Vladko è il primo “esperimento” in Slovacchia:<br />
infatti è il primo fratello slovacco or<strong>di</strong>nato sacerdote per<br />
il servizio della Koinonia Giovanni Battista. È un gesto<br />
profetico che sicuramente porterà <strong>una</strong> gran<strong>di</strong>ssima bene<strong>di</strong>zione<br />
per la comunità.<br />
L’unità che si è potuta respirare tra tutti i presenti<br />
durante l’or<strong>di</strong>nazione è solo l’inizio dei tempi nuovi. In<br />
questo modo la <strong>di</strong>ocesi ha aperto ancora <strong>di</strong> più le braccia<br />
per accogliere il carisma della Koinonia: annunciare<br />
la Parola <strong>di</strong> Dio «ai vicini e ai lontani» in terra slovacca.<br />
Tutti noi, fortificati da questa testimonianza, vogliamo<br />
con gioia seguire il Signore dei signori e il Re dei re, che<br />
ci ha irrevocabilmente chiamati a compiere il Suo piano<br />
provvidenziale con la fiducia che, quando Lui inizia <strong>una</strong><br />
opera, la porta a compimento. Betka Švecová<br />
25
UN LUNGO VIAGGIO<br />
T<br />
i è mai successo <strong>di</strong> prendere il treno senza sapere dove precisamente ti porterà e<br />
quanto durerà il viaggio, avendo come unici compagni le persone che ti trovi nel<br />
vagone e che a mala pena conosci? Non ti sembra strano che qualcuno t’inviti a<br />
salire su un treno che non fa ness<strong>una</strong> fermata?<br />
A noi è successo. Gesù ha pensato <strong>di</strong> onorarci invitandoci a prendere il Suo treno, per partecipare<br />
ad <strong>una</strong> grande avventura. <strong>Vi</strong>vi, costruisci, sogni e un giorno, mentre fai le solite cose,<br />
Lui si mette in mezzo ai tuoi impegni e ti <strong>di</strong>ce: «<strong>Vi</strong>eni e seguimi!». Ti sono state già rivolte<br />
queste parole? Per Giovanna, Weronika, Ewa, Gregorio, Patrik, Dawid e Michele è stato otto<br />
anni fa. Una voce forte e dolce, <strong>una</strong> presenza ferma, che assorbe ogni dubbio, <strong>una</strong> persona,<br />
che è la risposta ad ogni desiderio, ha attratto i loro cuori nella loro giovinezza.<br />
Hanno intrapreso questo fantastico viaggio, partendo senza guardare in<strong>di</strong>etro a quello<br />
che stavano lasciando, a quello che costituiva il loro mondo: erano “sedotti” da Colui<br />
che li ha chiamati. E poi? Quante bellezze e quanti splendori<br />
prima sconosciuti, quanti fantastici posti e quante<br />
scoperte fatte, quasi da lasciarli senza fiato.<br />
Durante l’estate e l’autunno, dopo otto anni, questi fratelli<br />
e sorelle hanno deciso <strong>di</strong> vivere questa avventura fino<br />
alla fine, <strong>di</strong> rimanere con gli amici ai quali si sono legati<br />
per tutta la vita, <strong>di</strong> non scendere dal treno, ma <strong>di</strong> continuare<br />
ad amare e a lasciarsi amare.<br />
A Roma (Italia), a Prešov (Slovacchia), a Nowy Radzic<br />
(Polonia), a Guadalajara (Messico) e a Los Angeles (USA),<br />
alla presenza <strong>di</strong> molti fratelli e sorelle della nostra comunità<br />
si sono impegnati a lasciare per sempre il matrimo-<br />
nio, la loro libertà e i beni materiali, a non tenere nulla<br />
nelle proprie mani, ma a lasciarle libere per poter ricevere<br />
da Gesù le ricchezze più gran<strong>di</strong> e il futuro più desiderabile.<br />
Un amore che è più forte <strong>di</strong> ogni altro amore.<br />
Sono state feste magnifiche, solenni celebrazioni, gioia<br />
immensa per la grandezza del Signore e consolazione per<br />
tutta la comunità. La Sua fedeltà, l’unica che rende fedeli,<br />
possa rivestirli del dono della fortezza e far sì che rimangano<br />
fino alla morte e anche oltre questa legati a Colui al<br />
quale l’hanno promesso. Possano ora, più sicuri che mai,<br />
procedere nel viaggio, a suo tempo iniziato, fidandosi del<br />
Signore che li ha resi degni <strong>di</strong> tale pre<strong>di</strong>lezione. ❏<br />
26 eventi<br />
eventi<br />
27
P. Sandro<br />
dottore in Sacra Liturgia<br />
Con grande gioia ed emozione p. Sandro Bocchin<br />
ha coronato il tanto atteso traguardo! Dopo anni<br />
<strong>di</strong> stu<strong>di</strong> e ricerche accurate la sua tesi <strong>di</strong> laurea<br />
dal titolo: «La verginità “professata”, “celebrata”,<br />
“confessata”. Contributo per la sua comprensione teologico-liturgica<br />
dall’Ordo Consecrationis <strong>Vi</strong>rginum» è stata<br />
accolta con <strong>una</strong>nime consenso e visibile ammirazione<br />
proprio per il notevole contributo che questo stu<strong>di</strong>o<br />
apporta in campo liturgico.<br />
Il moderatore, Rev. don Gabriel Ramis, ha accompagnato<br />
p. Sandro lungo tutto il percorso preparatorio della tesi<br />
fino alla <strong>di</strong>fesa che ha avuto luogo nella sala dal capitolo<br />
presso il Pontificio Ateneo S. Anselmo a Roma, giovedì<br />
13 <strong>di</strong>cembre alle ore 16.00. Anche i due censori, Rev.<br />
p. Ildebrando Scicolone, e Mons. Maurizio Barba, hanno<br />
manifestato il loro apprezzamento per il lavoro svolto con<br />
quella cura e passione che da sempre contrad<strong>di</strong>stinguono<br />
p. Sandro. Ora che ha conseguito il dottorato in Sacra<br />
Liturgia con il massimo dei voti, Summa cum Laude,<br />
potrà pubblicare la sua tesi per intero.<br />
P. Sandro ha vissuto questo meraviglioso evento attorniato<br />
da p. Ricardo e da numerosissimi fratelli e sorelle<br />
accorsi da <strong>di</strong>verse parti del mondo per partecipare alla<br />
sua gioia, insieme a sua madre, la signora Olga, festosamente<br />
entusiasta per la riuscita del suo amato figlio.<br />
Al neo dottore va tutta la stima per il conseguimento del<br />
titolo accademico con gli auguri <strong>di</strong> un futuro pieno <strong>di</strong><br />
nuove conquiste da con<strong>di</strong>videre e da far amare!<br />
Laura Tomasella<br />
in alto il momento del voto finale:<br />
da sinistra, don G. Ramis, il preside p. F. A. J. Javier,<br />
p. I. Scicolone, Mons. M. Barba<br />
in basso da sinistra: il preside invita agli applausi finali;<br />
p. I. Scicolone si complimenta con p. Ricardo;<br />
il preside si congratula con Olga, la madre <strong>di</strong> Sandro<br />
28 29
il mistero <strong>di</strong> Israele<br />
Salita verso Gerusalemme<br />
«Ecco, noi saliamo a Gerusalemme…» (Mc 10,33)<br />
L’ quando intraprende il santo viaggio non <strong>di</strong>ce: «Vado<br />
andare a Gerusalemme, dal punto <strong>di</strong> vista biblico,<br />
si esprime con il “salire”. In qualunque parte della<br />
terra l’ebreo <strong>di</strong>mori, fosse anche in cima all’Everest,<br />
a Gerusalemme», bensì: «Salgo a Gerusalemme». La Città<br />
Santa si trova infatti, secondo la tra<strong>di</strong>zione ebraica, nel<br />
punto più alto della terra: quello più vicino al Cielo. Ed<br />
è stato proprio questo concetto ad ispirare un’iniziativa<br />
ecumenica sorta negli anni post-Concilio in cui, un po’<br />
ovunque, lo Spirito Santo ha dato vita a nuove iniziative,<br />
movimenti e comunità. La “Montees de Jerusalem” (salite<br />
verso Gerusalemme) è nata nel 1984 da <strong>una</strong> intuizione <strong>di</strong><br />
un pastore protestante, Thomas Roberts, e si autodefini-<br />
sce pellegrinaggio ecumenico <strong>di</strong> preghiera per l’unità dei<br />
cristiani. Da subito questa iniziativa ha abbracciato cristiani<br />
appartenenti a comunità e a chiese <strong>di</strong>verse, motivati<br />
però dallo stesso zelo per l’unità del Corpo <strong>di</strong> Cristo<br />
e de<strong>di</strong>cati a creare un clima <strong>di</strong> fiducia e comprensione<br />
tra i credenti <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa estrazione. Ogni anno la Montees<br />
manda in Israele e nei Territori palestinesi cristiani<br />
<strong>di</strong> varie denominazioni, per pregare insieme con i giudeomessianici,<br />
i cristiani arabi e altri cristiani del luogo per<br />
la riconciliazione. Per loro è importante imparare a conoscere<br />
“l’altro”, fare lo sforzo <strong>di</strong> comprenderlo e decidere <strong>di</strong><br />
amarlo nella sua <strong>di</strong>versità, prendendo spunto dal Vangelo<br />
<strong>di</strong> Marco: «Chi non è contro <strong>di</strong> noi è per noi» (Mc 9,40).<br />
L’incontro <strong>di</strong> quest’anno ha evidenziato un aspetto che<br />
spesso viene trascurato, e cioè che <strong>di</strong>etro <strong>una</strong> concezione<br />
teologica si nasconde tutto un vissuto umano fatto <strong>di</strong><br />
ragione, volontà, desideri, sentimenti, ferite e sofferenza.<br />
Da un lato ci sono i cristiani arabi che, pur credenti in Gesù,<br />
a fatica riescono a pronunciare il nome “Israele” quando<br />
leggono l’Antico Testamento proprio perché questo nome,<br />
oggi, per gran parte <strong>di</strong> loro, rappresenta il nemico, il conquistatore<br />
e l’oppressore. È facile allora accogliere la cosiddetta<br />
teologia della sostituzione: Israele, non ha accolto il<br />
Messia e pertanto si è escluso dalle promesse bibliche e la<br />
Chiesa è <strong>di</strong>ventata il nuovo popolo <strong>di</strong> Dio e ha preso il suo<br />
posto <strong>di</strong>ventando il “nuovo Israele”. Concezione questa che<br />
ha, purtroppo, alimentato nella Chiesa per tanti secoli l’antisemitismo<br />
cristiano. Dall’altro lato ci sono i giudeomessianici,<br />
ossia i credenti <strong>di</strong> origine ebraica e raggruppati in<br />
comunità loro, appena ricomparsi dopo un’assenza <strong>di</strong> circa<br />
1600 anni, che cercano con ardore <strong>di</strong> far capire che nel nome<br />
“Israele” è racchiusa la speranza per la storia della Chiesa,<br />
ma prima <strong>di</strong> tutto e all’origine <strong>di</strong> tutto il futuro del loro<br />
popolo. Sono infatti coscienti che nonostante siano passati<br />
2000 anni le promesse <strong>di</strong> Dio non invecchiano… Allora,<br />
come “ambasciatori <strong>di</strong> Cristo”, ispirati dall’inno alla carità<br />
siamo chiamati oltre alla preghiera, a credere, a pazientare,<br />
a sopportare, ad amare e a non invi<strong>di</strong>are e infine, ma non<br />
alla fine, a riconciliare. Noi non possiamo unire la Chiesa,<br />
tanto è vero che Gesù nella Sua preghiera per l’unità si è<br />
rivolto al Padre e non a noi. Il nostro compito è <strong>di</strong> andare,<br />
o meglio “salire” in alto, raggiungere il punto più alto. Solo<br />
in quel punto è possibile toccare il Cielo e contemporaneamente<br />
l’abisso. Sì, questo è il mistero dell'Amore e della sua<br />
assenza. Salire a Gerusalemme significa fare koinonia: soffrire<br />
la <strong>di</strong>visione e darsi per la comunione. Questo incontro<br />
<strong>di</strong> preghiera e <strong>di</strong>alogo ci ha ulteriormente mostrato quanto<br />
sia importante seguire l’ispirazione ricevuta e creduta.<br />
Impegniamoci dunque nell’amore, <strong>di</strong>chiarando guerra ad<br />
ogni <strong>di</strong>visione e rivalità, ben sapendo che gran<strong>di</strong> fratture si<br />
rimarginano giorno dopo giorno con piccoli e ripetuti gesti<br />
<strong>di</strong> comunione. In salita non si corre, si cammina a piccoli<br />
passi, ma con costanza. p. Giuseppe De Nar<strong>di</strong><br />
30 il mistero <strong>di</strong> Israele il mistero <strong>di</strong> Israele<br />
31
uomini & donne<br />
della Bibbia<br />
Bartimeo<br />
Il Signore Gesù è risorto ed è vivo! Come tale, guida<br />
la Sua Chiesa e porta avanti la storia della salvezza<br />
nel mondo. Lo fa servendosi degli uomini… ma, <strong>di</strong><br />
chi concretamente? E se volesse servirsi <strong>di</strong> me? Se<br />
richiedesse la mia collaborazione anche da subito? Devo<br />
ammettere che nel mio cuore spesso mi convincevo: «Sì,<br />
sì, Dio vuole servirsi degli altri, ma sicuramente non <strong>di</strong><br />
me, indegno. Lui dà preferenza alle persone speciali con<br />
le doti particolari, con le qualità migliori e nella collaborazione<br />
con loro rinnova la Chiesa e il volto <strong>di</strong> questo<br />
mondo». Un giorno però con grande gioia ho scoperto<br />
che Dio non pensa come pensiamo noi e le Sue scelte per<br />
niente assomigliano alle nostre. Ho scoperto che Lui non<br />
dà preferenza a nessuno e ogni uomo su questa terra può<br />
<strong>di</strong>ventare il Suo alleato. Per la Sua opera straor<strong>di</strong>naria,<br />
Dio sceglie persone or<strong>di</strong>narie, persone come te, come me,<br />
come tanti altri fratelli e sorelle che conosco. E non basta<br />
così. Osservando più attentamente ho compreso che Dio<br />
pre<strong>di</strong>lige quelle situazioni della nostra vita dove può manifestare<br />
la Sua forza nella nostra debolezza quali le situazioni<br />
<strong>di</strong> smarrimento, <strong>di</strong> sofferenza dove Lui può rivelare<br />
la Sua potenza. È <strong>una</strong> cosa eccezionale: tu ed io, anche<br />
se deboli o sofferenti, siamo gratuitamente amati da Lui,<br />
salvati da Lui e invitati a collaborare nella Sua grande e<br />
meravigliosa opera. Lo attestano le pagine della Bibbia,<br />
tra le quali quella che racconta la guarigione <strong>di</strong> Bartimeo<br />
(cfr. Mc 10,46-52).<br />
Bartimeo è <strong>una</strong> persona or<strong>di</strong>naria. Il suo nome, “figlio<br />
<strong>di</strong> impuro”, <strong>di</strong> certo non lo rende un can<strong>di</strong>dato adatto<br />
a <strong>di</strong>ventare collaboratore <strong>di</strong> Dio. È un uomo normalissimo,<br />
sofferente perché ha molti problemi. Il più grande è<br />
quello <strong>di</strong> non poter vedere, causa della sua emarginazione<br />
sociale ed esclusione dal culto ebraico; egli infatti non<br />
può recarsi al Tempio <strong>di</strong> Gerusalemme. Deve accogliere il<br />
mandato assegnatogli dagli altri: quello del men<strong>di</strong>cante<br />
espulso fuori città. La sua casa è la strada. Rigettato,<br />
umiliato, ultimo dei citta<strong>di</strong>ni. Nonostante ciò, proprio lui<br />
è scelto da Dio come destinatario della grazia e della<br />
bene<strong>di</strong>zione. Avrà gli occhi nuovi, anche quelli del cuore.<br />
«Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere<br />
i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole<br />
per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo<br />
32 uomini & donne della Bibbia<br />
uomini & donne della Bibbia<br />
è ignobile e <strong>di</strong>sprezzato e ciò che è nulla per ridurre a<br />
nulla le cose che sono, perché nessun uomo possa gloriarsi<br />
davanti a Dio…» (1Cor 1,27-29). Dio ha scelto te,<br />
fratello, sorella, che ti senti or<strong>di</strong>nario, insignificante,<br />
magari come ultimo degli ultimi. Gesù vuole rivelarsi a<br />
te e bene<strong>di</strong>rti. Sì, tu, proprio tu, sei il destinatario della<br />
grazia. Se vorrai, la potrai accogliere nella tua vita e Bartimeo<br />
ti insegnerà come farlo.<br />
I passi da intraprendere sono due. Il primo è: sii perseverante<br />
nel chiedere con forza! La grazia può cominciare<br />
ad agire nella tua vita quando il tuo desiderio della<br />
bene<strong>di</strong>zione è arrivato a tal punto che sei <strong>di</strong>sposto a gridare<br />
per riceverla, proprio come fece Bartimeo. Dio ama<br />
sentire la tua voce, ama la tua preghiera insistente, il<br />
tuo grido deciso e perseverante. Ed essere perseverante<br />
significa non ascoltare coloro che vogliono farti tacere.<br />
Il secondo passo è questo: fidati e sii docile a coloro che<br />
Gesù manda per incoraggiarti! Nel Nuovo Testamento la<br />
parola greca qa/rsei (= coraggio) la sentiamo uscire quasi<br />
esclusivamente dalla bocca <strong>di</strong> Gesù il quale rivolge questa<br />
esclamazione ai bisognosi che lo cercano: al paralitico,<br />
all’emorroissa, a Paolo. Nella storia <strong>di</strong> Bartimeo non è<br />
così. Gesù in<strong>di</strong>ca <strong>una</strong> nuova strada verso la guarigione.<br />
Nonostante le grida del cieco, il Signore non si avvicina<br />
a lui, non risponde, ma permette che siano le persone<br />
circostanti ad esortarlo con la stessa parola: «Coraggio!<br />
Alzati, ti chiama!». Bartimeo ci crede, sa essere docile<br />
agli altri ed è esattamente questo suo atteggiamento che<br />
gli apre la porta alla guarigione! Allo stesso modo può<br />
accadere quando tu perseveri, alzando il tuo grido <strong>di</strong> preghiera.<br />
Gesù non si rende subito presente, ma mette sul<br />
tuo cammino fratelli e sorelle <strong>di</strong> fede che ti in<strong>di</strong>cano la<br />
via verso la bene<strong>di</strong>zione. Questi fratelli per te oggi sono<br />
la comunità dove tu ti puoi fidare e dove trovi il sentiero<br />
giusto per arrivare a Gesù e ricevere la grazia <strong>di</strong> Dio.<br />
L’insegnamento <strong>di</strong> Bartimeo è molto facile ed efficace:<br />
rimani perseverante nel tuo gridare a Gesù, perché Lui<br />
vuole risponderti; circondati delle persone che ti incoraggiano,<br />
unisciti alla comunità, perché là troverai Gesù e la<br />
sua Parola che guarisce e libera.<br />
Te lo consiglia uno che ha camminato su questa via e ha<br />
trovato Gesù. p. Artur Bilski<br />
33
parole profetiche<br />
Tutto posso in Colui<br />
che mi dona lo Spirito Santo<br />
Una delle obiezioni più usate quando ci si trova <strong>di</strong><br />
fronte a delle decisioni o a dei compiti che ci vengono<br />
assegnati è: «Non sono capace!». Affermare<br />
la nostra incapacità è <strong>di</strong>ventato così abituale che<br />
sembra essere parte del nostro bagaglio spirituale a tal<br />
punto da pensare che ciò sia segno <strong>di</strong> umiltà. In realtà<br />
assolutizzare la nostra incapacità è in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> grande sfiducia<br />
in se stessi e nel dono <strong>di</strong> Dio. Quando ci si basa sulle<br />
nostre forze tutto <strong>di</strong>venta impossibile, al contrario quando<br />
ci affi<strong>di</strong>amo al Signore allora tutto <strong>di</strong>venta possibile.<br />
La vera umiltà non consiste principalmente<br />
nell’ammettere la nostra<br />
debolezza, ma nel sperare nel<br />
Signore e nell’affermare che<br />
possiamo fare gran<strong>di</strong> cose proprio<br />
perché deboli e poveri.<br />
Così potremo manifestare il<br />
dono del Signore ed essere<br />
segno <strong>di</strong> speranza per tutti<br />
gli uomini. Dire «non sono<br />
capace» è troppo facile;<br />
<strong>di</strong>re il contrario invece<br />
richiede fede e coraggio.<br />
Spesso mascheriamo la nostra<br />
tiepidezza e la nostra codar<strong>di</strong>a<br />
aggrappandoci tenacemente alle<br />
nostre deficienze mentre sappiamo che<br />
la vita <strong>di</strong> fede esige audacia proprio perché<br />
la forza non <strong>di</strong>pende da noi ma dal Signore. L’apostolo<br />
Paolo sottolinea con forza lo stesso concetto: «Tutto posso<br />
in Colui che mi dà la forza» (Fil 4,13). E chi oserebbe <strong>di</strong>re<br />
che Paolo peccava <strong>di</strong> superbia mentre pronunciava queste<br />
parole? Oppure quando Maria alla voce dell’angelo non esita<br />
a rispondere con quelle parole <strong>di</strong>venute segno inconfon<strong>di</strong>bile<br />
<strong>di</strong> umiltà: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga<br />
<strong>di</strong> me quello che hai detto» (Lc 1,38), chi oserebbe met-<br />
tere in dubbio la sua profonda mansuetu<strong>di</strong>ne? Maria e Paolo<br />
sapevano benissimo quali fossero le loro forze: zero! Ma<br />
non per questo esitarono nel rispondere alla chiamata del<br />
Signore ribadendo con forza che con Dio noi faremo pro<strong>di</strong>gi.<br />
E perché mai allora noi reagiamo <strong>di</strong>versamente? Non è<br />
perché forse ci manca fede? Ho imparato a non confidare in<br />
me stesso, ma nell’aiuto del Signore e per questo <strong>una</strong> delle<br />
mie preghiere preferite è proprio il magnificat: «L’anima mia<br />
magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio salvatore,<br />
perché ha guardato all’umiltà della sua<br />
serva… Gran<strong>di</strong> cose ha fatto in me l’Onnipotente<br />
e santo è il suo nome…»<br />
(Lc 1,46-49). Ho imparato pure che<br />
umiltà significa coraggio e fede<br />
nella potenza dello Spirito<br />
Santo che viene in soccorso<br />
alla nostra debolezza. Con<br />
questo non voglio chiudere<br />
gli occhi <strong>di</strong> fronte alla<br />
realtà e alle mie mancanze,<br />
ma non posso pensare alla<br />
vita cristiana come ad un<br />
continuo lamento incentrato<br />
sulle proprie impossibilità. Ciò<br />
è contrario alla Scrittura. Tutto<br />
posso in Colui che mi dona lo Spirito<br />
Santo: è uno slogan che caratterizza la<br />
vita nello Spirito e così tutta la Koinonia. Ai<br />
giovani insegno a non guardare alle proprie povertà e<br />
paure ma a guardare a Colui che ha vinto il mondo, agli<br />
anziani insegno a non desistere ma a continuare a credere<br />
nella forza che viene dall’alto, ai malati ad attingere forza<br />
nel Signore, ai tribolati a sperare nella misericor<strong>di</strong>a, a tutti<br />
a proclamare che tutto posso <strong>di</strong> Colui che dona lo Spirito<br />
senza misura. Non è un gioco <strong>di</strong> parole, ma è uno stile <strong>di</strong><br />
vita il cui centro è il Signore. p. Ricardo Argañaraz<br />
34 Parole profetiche dalla Sede federale<br />
Sulle rive del lago<br />
la Sede federale<br />
ha <strong>una</strong> nuova casa:<br />
siamo pescatori <strong>di</strong> uomini!<br />
Da anni, ogni volta che costeggiavo il lago, immancabilmente,<br />
il mio sguardo veniva attirato da<br />
un e<strong>di</strong>ficio che si erge sul lago. Erano gli anni<br />
novanta. La casa era <strong>una</strong> rovina, a<strong>di</strong>bita in passato<br />
a casa <strong>di</strong> ricreazione per i burocrati del regime e<br />
poi, più recentemente, dopo essere stata ristrutturata,<br />
era stata trasformata in <strong>una</strong> piccola pensione. Ci piaceva<br />
a tutti noi dell’Oasi <strong>di</strong> Plzeň ed essendo parte della<br />
nostra parrocchia non potevamo se non presentarci ai<br />
proprietari. E così, giorno dopo giorno, i nostri ospiti<br />
sono <strong>di</strong>ventati abituali clienti della pensione sul lago<br />
fino al punto che un bel giorno l’amministratore ci chiese<br />
<strong>di</strong> comprarla. Pensava che con la Koinonia avrebbe fatto<br />
affari. Difatti l’affare l’ha fatto il Signore. Detto, fatto.<br />
In pochi giorni la pensione è <strong>di</strong>ventata nostra. Ma cosa<br />
farne <strong>di</strong> <strong>una</strong> nuova casa? Non ci basta la grande casa<br />
dell’Oasi e il convento francescano <strong>di</strong> Prusiny?<br />
Ma il Signore vede molto più lontano e la pensione ora<br />
è <strong>di</strong>ventata la Sede federale <strong>di</strong> tutta la Koinonia sparsa<br />
nel mondo. Ciò che posso <strong>di</strong>rvi è che è molto bella; <strong>una</strong><br />
casa sul lago da cui in lontananza si vede l’Oasi e il campanile<br />
della chiesa <strong>di</strong> Litice. Ciò che era sogno è <strong>di</strong>ventato<br />
realtà. Il Signore non dona visioni per illudere il Suo<br />
popolo, ma per confermarlo nella speranza e nella fedeltà<br />
alla chiamata. Qui ora si vive e si lavora per la Koinonia<br />
intera e la visita è d’obbligo... e per rendere piacevole la<br />
permanenza abbiamo preso pure un piccolo pedalò e, per i<br />
più capaci, <strong>una</strong> canoa, ambedue ormeggiati al molo pronti<br />
per prendere il largo. E se vuoi puoi anche pescare... Che<br />
non sia <strong>una</strong> conferma per la Koinonia ad essere pronta a<br />
salpare per mari e terre lontane per pre<strong>di</strong>care il vangelo <strong>di</strong><br />
Gesù? Sembra che si ripeta ciò che fu all’inizio per gli apostoli:<br />
<strong>di</strong>ventare pescatori <strong>di</strong> uomini. Il Signore in questo<br />
non cambia mai, è fedele alla chiamata che ci ha fatto e la<br />
nuova Sede federale ce lo ricorda: andate e pre<strong>di</strong>cate! ❏<br />
35
Campagna Abbonamenti 2008<br />
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internazionale e destinata a svilupparsi, crescere e <strong>di</strong>ffondersi sempre <strong>di</strong> più.<br />
Un passo in avanti verso tale sviluppo è proprio l’abbonamento: tale iniziativa è<br />
mirata a garantire lo sviluppo e il perfezionamento della <strong>di</strong>stribuzione al fine <strong>di</strong><br />
ottenere un incremento <strong>di</strong> numeri da produrre e la possibilità che venga <strong>di</strong>ffuso<br />
anche in altre lingue affinché la Parola <strong>di</strong> Dio possa correre veloce ed arrivare fino<br />
agli estremi confini della terra. Compila e spe<strong>di</strong>sci la cedola che trovi all’interno!