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VERSO IL SECONDO PIANO STRATEGICO - Urbact

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ostacoli che illustriamo con l’immagine dell’altezza alla quale è posta l’asticella di un salto da compiere. Possiamo<br />

dire che, allo stato attuale, essa rischi di essere, contemporaneamente, troppo bassa e troppo alta:<br />

- troppo bassa perché la formula dell’Unione (magari all’avanguardia quando fu commissionato lo studio a<br />

Sorace, Dente, etc.) potrebbe essere bloccata dall’imminenza di una costituzione di città metropolitane dettate<br />

dall’alto;<br />

- troppo alta perché il passo successivo all’Unione, cioè appunto l’istituzione di una “città metropolitana”, invece<br />

di corrispondere all’area fiorentina (per cui i tempi sembrano sufficientemente maturi), sembra rimandare,<br />

come si dirà anche di seguito, a una dimensione territoriale notevolmente più ampia, quella dell’Area Firenze-<br />

Prato-Pistoia, su cui il consenso resta ancora in parte da raccogliere.<br />

La “multilevel governance” è un complemento del tutto opportuno, per il quale il Documento offre agli attori<br />

locali un inquadramento generale, a supporto, e anche al di là, delle pratiche personali di relazione con cui gli<br />

intrecci fra i vari livelli di governo e di governance sono usualmente risolti. Anche qui le condizioni per una realizzazione<br />

effettiva sono molte e complesse. Ci vogliono sia una forte volontà operativa sia approfondimenti<br />

conoscitivi e interpretativi. In particolare su questi ultimi, come elemento di sollecitazione per future elaborazioni,<br />

suggeriremmo che l’esame degli strumenti di programmazione, con cui il Piano Strategico può collegarsi (Pit,<br />

Prse, Ptcp, etc.), sia condotto anche in modo da identificare più estesamente le potenziali sinergie e opportunità<br />

di integrazione.<br />

Più in profondità, la stesura di luglio 2008 del Documento rilevava già le “difficoltà di implementazione del Piano<br />

Strategico” (il primo, ma forse ci si riferisce anche alle fasi istruttorie del secondo, dei cui risultati il Documento è<br />

espressione formale e riassuntiva), i “comportamenti particolaristici di alcuni attori”, i problemi di comunicazione,<br />

il basso livello di partecipazione. Questo quadro non può avere avuto modifiche di sostanza in senso positivo<br />

negli ultimi mesi, e quindi non vi sono dubbi che, anche dal punto di vista degli estensori del Documento, perduri<br />

un deficit di adesione intorno agli obiettivi del Piano Strategico, sia da parte della pubblica opinione, sia da<br />

parte di alcuni attori ed enti istituzionali che risultano indispensabili per dare prospettive concrete ai suoi obiettivi.<br />

La difficoltà del passaggio emerge chiaramente nel capitolo 4 (ci riferiamo ancora alla stesura del luglio 2008 del<br />

Documento). Consideriamo qualche esempio:<br />

- La Conferenza dei Sindaci, al centro della governance dell’Unione dei Comuni, rischia di essere una struttura più<br />

simbolica che operativa alla quale sono sottratte varie questioni, per motivi di opportunità; e al tempo stesso,<br />

se interpretata troppo rigidamente e burocraticamente, può diventare ingombrante e perciò indebolire la possibilità<br />

di formazione di una rete di governance più ampia ed extraistituzionale. In mancanza di una ferma e<br />

condivisa volontà operativa rimarrebbe una soggettività debole e incerta che fa poco sperare nella possibilità<br />

di individuare e realizzare strategie.<br />

- Sull’urbanistica da un lato si afferma che i “Comuni hanno iniziato ad affrontare i temi dell’urbanistica … a una<br />

dimensione integrata facilitata dalla presenza di un sentire comune … di una visione condivisa dei problemi<br />

dello sviluppo”; dall’altro, però, si rileva che “ancora sono invece limitati gli sforzi per intervenire congiuntamente<br />

nell’urbanistica: mai è stato fatto un confronto sui dati relativi alle concessioni edilizie e alle strategie di urbanizzazione…”.<br />

Il Piano Strutturale viene evocato come uno strumento irrimediabilmente comunale e interamente<br />

non coordinato con il Piano Strategico. Peraltro la Regione lavora a livello di area metropolitana interprovinciale<br />

FI-PO-PT e a questo proposito occorrerebbe prevedere, entro il quadro degli strumenti disponibili,<br />

un percorso che porti a una strategia correlata, che superi “mancanza di sintonia”, ostacoli e rischi.<br />

- Infine, la questione della partecipazione dei cittadini al processo decisionale, più volte enunciata come principio<br />

del Piano Strategico, viene evocata nell’introduzione del Documento (anche nell’ultima stesura, di dicembre<br />

2008), ma rimane ancora al margine delle linee strategiche, comparendo concretamente solo laddove si<br />

tratta di miglioramento della qualità urbana – contesto nel quale assume logicamente un ruolo costitutivo –<br />

ma con un tono di auspicio più che di progetto.<br />

Senza un chiarimento sul valore politico che si intende attribuire al Documento in esame, alto è il rischio che il<br />

secondo Piano Strategico abbia poche possibilità di incidere.<br />

Seguono alcune note di dettaglio sui contenuti e la struttura dei capitoli.<br />

<strong>VERSO</strong> <strong>IL</strong> <strong>SECONDO</strong> <strong>PIANO</strong> <strong>STRATEGICO</strong> allegati 215

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